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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Il viceministro dell'economia e delle finanze, onorevole Miccichè, ha facoltà di
GIANFRANCO MICCICHÈ, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, vorrei fare una premessa prima di dare corso alla risposta. È evidente come, rispetto ad interrogazioni di questo tipo, gli uffici del Ministero preparino risposte formalmente ineccepibili relativamente a tutti i documenti a disposizione. Tuttavia, non posso nascondere che un'analisi più approfondita della questione posta dall'onorevole Vito, sarà necessaria, probabilmente. Non so se il Ministero dell'economia sia quello competente per questo tipo di ulteriori indagini o se, invece, non sia maggiormente competente il Ministero dell'ambiente. Credo che effettivamente, rispetto a quanto chiesto dagli interroganti, sia necessario svolgere qualche analisi più approfondita successivamente.
Con l'interrogazione, l'onorevole Vito pone quesiti in merito al risanamento ambientale ed alla bonifica delle aree di Bagnoli.
Al riguardo si fa innanzitutto presente che la società Bagnoli Spa, dopo essere stata indicata dall'IRI quale soggetto attuatore dell'intervento di risanamento e bonifica delle aree industriali ex Ilva ed ex Eternit, ha provveduto ad assumere, ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile e dell'articolo 1 della legge n. 582 del 1996, dall'Ilva Spa, dalla Sidermontaggi Spa, dall'Icrot Spa, tutte in liquidazione, dalla
Steelworks Sud Srl, e da Il Gabbiano, il personale operante nell'area dell'ex centro siderurgico, dopo accordi sindacali sottoscritti.
Tale personale, provenendo da società siderurgiche e da società di servizio e manutenzione del settore, con profonda conoscenza dell'assetto impiantistico e produttivo dell'area, è stato sottoposto ad azioni formative mirate alle professionalità richieste dalle attività di bonifica e risanamento e ha positivamente risposto ai piani di cantiere, come riconosciuto anche dal Comitato di coordinamento ed alta vigilanza, in qualità di organo di controllo.
Il piano definitivo dell'intervento di risanamento e bonifica delle aree ex industriali di Bagnoli è stato redatto sulla base del decreto ministeriale n. 471 del 25 ottobre 1999 del Ministero dell'ambiente e della normativa sugli appalti pubblici.
La società Bagnoli Spa, dal suo avvio operativo ad oggi, ha appaltato lavori ai sensi sia dell'articolo 1, comma 1, della citata legge n. 582 del 1996, sia delle disposizioni dell'articolo 2 della legge n. 109 del 1994, la cosiddetta legge Merloni-bis e successive modifiche, sia di quanto stabilito dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 157 del 1995 e successive modifiche e dal decreto legislativo n. 358 del 1992 e successive modifiche.
Ai sensi delle citate leggi, la Bagnoli Spa è tenuta all'indizione di gare pubbliche per lavori, servizi e forniture, quando gli importi in gara superino, singolarmente, le soglie comunitarie o rientrino nelle elencazioni tipologiche previste dalle stesse leggi, vale a dire per i lavori per i quali l'importo è pari e/o superiore alla soglia del milione di ECU.
Per gli appalti di importo inferiore alle soglie comunitarie e/o per tipologie non disciplinate dalle leggi - i cui importi, però, risultano essere significativi - la società Bagnoli Spa ha adottato procedure di gara aperte al pubblico, secondo il seguente meccanismo: i bandi vengono pubblicati su almeno quattro quotidiani; le offerte, in busta chiusa, vengono recapitate presso uno studio notarile di Napoli; il notaio provvede all'apertura delle buste, alla collocazione delle offerte e alla relazione del relativo verbale. Per le gare con il metodo della trattativa privata, la società invita un numero minimo di offerenti, pari a quello fissato dalla normativa sugli appalti pubblici. Per quanto concerne alcune censure mosse dalla commissione degli esperti e dal comitato di coordinamento, riguardanti affidamenti afferenti agli stati di avanzamento ai sensi della legge n. 582 del 1996, la società Bagnoli Spa, dopo aver verificato che le proprie controdeduzioni non avevano ottenuto effetto conclusivo, ha presentato ricorso al TAR della Campania.
Per evitare rischi di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata, la società Bagnoli Spa - oltre ad applicare costantemente la relativa normativa, dandone riscontro alle autorità preposte - ha adottato procedure rigorose, certificando, non solo gli interlocutori in regime di appalto, ma anche coloro che acquistano materiale rinveniente dalle attività di demolizione e smontaggio.
Le commissioni di collaudo sono state nominate dalla Bagnoli Spa, quale committente, ai sensi degli articoli 3 e 28 della legge n. 109 del 1994. Per quanto riguarda il collaudo tecnico-amministrativo da parte del comitato di coordinamento e della commissione degli esperti, si fa presente che, ai sensi dell'articolo 4, comma 3, del decreto-legge n. 130 del 1997, convertito nella legge n. 228 del 16 luglio 1997, le commissioni di collaudo sono state nominate dalla Bagnoli Spa, anche in base a direttive del comitato di coordinamento e di alta vigilanza, che hanno preso atto della regolarità della nomina e dei criteri di formalizzazione delle stesse.
Per quanto attiene ai verbali delle riunioni della commissione degli esperti e del comitato, i testi, debitamente sottoscritti dai partecipanti alle riunioni, sono stati trasmessi alla società Bagnoli. Inoltre, come previsto dalla legge n. 582 del 1996, la commissione degli esperti ha tenuto periodiche conferenze informative sui contenuti dell'attività conoscitiva e dei siti di bonifica progressivamente realizzati ed è stato allestito un apposito locale all'interno
dello stabilimento, quotidianamente aperto al pubblico, per il continuo aggiornamento di dati e situazioni.
Il comitato di coordinamento, ai sensi della citata legge n. 582 del 1996, ha presentato al Parlamento quattro relazioni sull'avanzamento dei lavori, riferite, rispettivamente, agli anni dal 1997 al 2000.
Per quanto attiene alle spese generali, queste sono pari a quelle previste dal piano approvato dal CIPE nel dicembre del 1994, ossia il 15 per cento del finanziamento disposto dalla legge n. 582 del 1996. Le spese di consulenza sono, invece, limitate alla supervisione tecnico-scientifica, necessaria per l'elaborazione del piano di completamento di bonifica e risanamento dell'area.
Gli emolumenti ai membri del consiglio di amministrazione della società sono determinati dall'assemblea dei soci, ai sensi dell'articolo 2389 del codice civile. Il costo del personale in forza è pari mediamente a 6 milioni lordi al mese pro capite, comprensivi degli oneri sociali; in merito al numero dei dipendenti si precisa che il personale della società, ai sensi sia dell'articolo 1 della legge n. 582 del 1996 che dei correlati accordi del 1997, era di 579 unità ed è attestato, attualmente, sui 167 lavoratori.
La riduzione della forza lavoro si è avuta per effetto degli esodi conseguenti all'applicazione dai benefici previsti dalla normativa sull'amianto e sulla mobilità, con accordi sindacali conclusi, nel corso degli anni, presso la direzione dell'ufficio del lavoro di Napoli. La bonifica integrale dell'area e la sua progettazione hanno formato oggetto di specifica richiesta rivolta alla società Bagnoli da parte del Ministero dell'ambiente, che, in sede di conferenza di servizi, il 18 luglio ultimo scorso ha approvato il piano di completamento dell'intervento di risanamento e bonifica, comprensivo della bonifica integrale della colmata.
Per quanto concerne, più in generale, il piano di completamento della bonifica e del recupero ambientale dell'area industriale di Bagnoli, giova precisare che la legge finanziaria per l'anno 2002 non ha previsto alcun ulteriore finanziamento, mentre la legge finanziaria 2001 (la n. 388 del 2000), all'articolo 114 ha autorizzato un finanziamento di 150 miliardi di lire, nel triennio 2001-2003...
GERARDO BIANCO. Che non arrivano! Spero che ci sia una risposta.
GIANFRANCO MICCICHÈ, Viceministro dell'economia e delle finanze. ...ed ha stabilito che il Piano: deve essere predisposto dal soggetto attuatore del piano CIPE del 1994; deve comprendere il completamento degli interventi previsti dalla legge n. 582 del 1996, recante disposizioni urgenti per il risanamento dei siti industriali delle aree di Bagnoli e di Sesto San Giovanni, nonché la conservazione di elementi di archeologia industriale; deve fissare un termine per la conclusione dei lavori finanziati; deve contenere in allegato una relazione tecnico-economica sullo stato degli interventi già realizzati ed un cronoprogramma dei lavori futuri; deve essere corredato da un motivato parere del comune di Napoli.
Tale società ha predisposto il progetto definitivo di bonifica del sito di Bagnoli, il cui costo, con gli ultimi aggiornamenti richiesti nel corso dell'istruttoria, è preventivato in circa 383 miliardi di lire, importo superiore alle disponibilità finanziarie previste dalla citata legge n. 388 del 2000.
Al progetto è stato allegato il cronoprogramma e la relazione tecnico-economica sugli interventi realizzati. In proposito, il Comitato di coordinamento ed alta vigilanza, istituito ai sensi della legge n. 582 del 1996, il quale cesserà le funzioni all'entrata in vigore del decreto di approvazione del piano di completamento in questione, ha espresso una valutazione favorevole sulle attività già realizzate al 31 dicembre 2000, rilevando la corrispondenza con quanto certificato dalla commissione di controllo e la coerenza con l'intero assetto attuativo del piano CIPE del 1994.
Anche l'IRI, per la conclusione della bonifica in questione, ha rappresentato
l'esigenza di ulteriori finanziamenti rispetto al suddetto piano CIPE.
Quali residui dei finanziamenti del piano CIPE 1994 restano circa 40 miliardi di lire, di cui circa 30 miliardi relativi al contributo pubblico sul capitolo 9170 dello stato di previsione di questo Ministero ed il restante importo relativo al contributo IRI.
Il dipartimento di urbanistica del comune di Napoli ha fornito un parere motivato sul piano di completamento, suggerendo l'approvazione di un piano da realizzare per stralci funzionali, che corrispondano alle bonifiche di aree, considerate prioritarie, da rendere disponibili per i successivi interventi di riconfigurazione urbanistica.
Si precisa che, a tutt'oggi, non è stata definitivamente conclusa l'istruttoria; infatti, nell'ultima riunione della conferenza dei servizi, tenutasi il 18 luglio ultimo scorso, il piano, benché approvato sotto il profilo tecnico, presenta elementi di incertezza circa la quantificazione dei costi, in relazione al costo relativo alla bonifica integrale dell'area di colmata, previsto in circa 90 miliardi di lire, che potrebbe essere ridotto o completamente annullato in relazione all'analogo intervento da effettuare nel porto di Napoli e agli oneri relativi alla conservazione dei 16 manufatti di archeologia industriale che, secondo il ministro dell'ambiente, sembrano essere notevolmente sottostimati.
Allo stato, comunque, gli stanziamenti non sono utilizzabili, in quanto, per i motivi citati, non è stato ancora emanato il decreto di approvazione del piano.
Si soggiunge, infine, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, al fine di risolvere le citate problematiche, ha comunicato che sono in corso iniziative volte ad esaminare ulteriormente la situazione e a valutare la possibilità di utilizzare anche altre sinergie.
Il Ministero dell'economia, al pari del Ministero dell'ambiente, ritiene che tale situazione meriti ulteriori approfondimenti che, al di là dell'interrogazione in esame, saranno comunque effettuati.
PRESIDENTE. L'onorevole Alfredo Vito ha facoltà di
ALFREDO VITO. Desidero ringraziare l'onorevole Micciché per la risposta, argomentata e puntuale, fornita questa mattina in aula e, soprattutto, perché l'interrogazione richiamava più propriamente le competenze del Ministero dell'ambiente e, solo marginalmente, quelle del Ministero dell'economia che, comunque, ha svolto un'istruttoria puntuale e precisa.
Sono soddisfatto, soprattutto, dell'inizio e della fine del suo intervento, quando il viceministro ha affermato che questa questione merita ulteriori approfondimenti.
La vicenda Bagnoli è sintomatica di come, in questi ultimi anni, le cose non funzionino in Italia.
Sono stati stanziati circa 340 miliardi per effettuare un'opera di bonifica, senza che ci fossero un piano preventivo e un piano esecutivo dell'opera; tale somma è stata spesa quasi completamente e, per valutazione comune, la bonifica è appena al 30, 35 per cento. Pertanto, la cifra di 383 miliardi, che sarebbe necessaria per il completamento dell'opera, è del tutto priva di fondamento, a parere di chi vi parla. Si è proceduto senza un piano durante tutti questi anni; è stato assorbito il personale ex Italsider e sono state fatte anche alcune assunzioni con modalità che meriterebbero un approfondimento. Tuttavia, nonostante la presenza di una grande quantità di personale, a Bagnoli si è preferito procedere attraverso appalti a ditte esterne: si è proceduto quasi sempre attraverso la trattativa privata, quasi mai attraverso pubbliche gare. Le trattative private sono state svolte con il metodo della consultazione di poche ditte, sempre le stesse, le quali si sono aggiudicate lavori che partivano per importi minimali - 2 milioni e mezzo, 3 milioni, 3 milioni e mezzo, 5 milioni - per arrivare, attraverso successivi incarichi, a cifre di un miliardo e mezzo, 2 miliardi, 3 miliardi. Tra le ditte, alcune certamente provengono da zone della Campania ad altissima densità camorristica: nei cantieri di Bagnoli sono
stati commessi omicidi e, più volte, atti che hanno interessato l'autorità giudiziaria competente.
Le commissioni di collaudo sono state insediate, certamente, nel rispetto della legge: tuttavia, di queste commissioni fanno parte medici, geometri, insegnanti di ginnastica; le competenze dei consigli di amministrazione sono state erogate, certamente, secondo le leggi: tuttavia, il presidente del consiglio d'amministrazione percepisce uno stipendio di 25 milioni al mese.
Tutto questo rende necessaria un'indagine di gran lunga più approfondita di quella che è stata fin qui espletata; le responsabilità non sono soltanto della società Bagnoli: bisogna andare a monte, verificando le responsabilità politiche che operano dietro alla società; bisogna capire quali indicazioni politiche siano pervenute dal comune di Napoli e dalla regione Campania; bisogna cercare di comprendere perché a Bagnoli si sia speso tanto, senza realizzare alcunché. Ancora oggi si parla di un preventivo in cui le cifre non sono chiare; si parla di una colmata a mare; si parla di un risparmio nelle attività di bonifica perché la colmata a mare competerebbe al porto; si parla di bonifica di tutto il territorio salvo i siti archeologici. Oltretutto, il numero dei siti archeologici è ballerino: nella relazione del viceministro si è fatto riferimento a 16 siti; al comune di Napoli se ne citano 43. Sui siti archeologici, probabilmente, è in corso una forte opera di speculazione edilizia.
Tutto questo, onorevole viceministro, richiederebbe l'istituzione di una commissione d'inchiesta su Bagnoli e su tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi, per poter guardare con serenità e tranquillità a tutto quello che sarà fatto domani.
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