![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. L'onorevole Diana ha facoltà di
LORENZO DIANA. Signor Presidente, signor sottosegretario, con la nostra interpellanza abbiamo inteso richiamare l'attenzione dei ministri dell'interno e della giustizia sulla grave recrudescenza di omicidi e di violenze camorristiche e sulla grave situazione sociale della provincia di Caserta, sesta provincia del Mezzogiorno per abitanti, riguardo alla quale notiamo la disattenzione e la sottovalutazione degli eventi da parte del Governo.
È forte l'allarme sociale e, soprattutto, è forte la preoccupazione dei sindaci, specie all'indomani del massacro consumato dalla camorra il 27 settembre scorso a Villa Literno, dove alcuni killer hanno sparato all'impazzata più di 150 colpi nel pieno centro della cittadina, davanti alla chiesa, uccidendo due giovani e ferendone tre dopo averli inseguiti fin dentro un'abitazione privata, alla presenza di inermi cittadini; pochi giorni dopo, vi è stato un altro assassinio a Marcianise, una delle principali città industriali del sud, dove nel gennaio del 1998 il prefetto dovette arrivare addirittura a proclamare il coprifuoco in un paese moderno come l'Italia.
Prima ancora, a Mondragone è stata ammazzata un'altra persona. Il sottosegretario Mantovano ha avuto modo di interessarsi dell'assassinio del sindacalista Federico Del Prete, che fu ucciso mentre esercitava la sua attività sindacale all'interno della sua sede.
Gli omicidi delle ultime settimane sono solo la spia di una più generale ripresa dell'attività della camorra nel casertano, ove nel 2002 (cito i dati del Ministero dell'interno) si è registrato un aumento del totale generale dei delitti nella misura quasi del 10 per cento (esattamente del 9,83 per cento).
Sono in netto aumento le rapine: basti pensare che vi è una rapina ogni 483 abitanti, a fronte di una rapina ogni 2 mila abitanti che è la media nazionale. Sono in aumento le estorsioni ai danni di aziende agricole (quest'estate molti sono stati gli incendi) e le estorsioni ai danni di cantieri, di ditte edili, ma anche di industrie, con gravi danni per lo sviluppo della provincia di Caserta, che vede così scappare diversi imprenditori i quali non ritengono tale provincia tranquilla e sicura.
I venti clan che operano nella provincia di Caserta hanno ripreso a sparare ed a minacciare per rafforzare ed estendere il loro controllo del territorio, per impossessarsi degli appalti e degli affari legati, in particolar modo, al ciclo dei rifiuti solidi urbani, ma anche ai rifiuti tossici. È noto il fenomeno dell'ecomafia nella provincia di Caserta.
La camorra in alcune parti della provincia ha rialzato talmente la testa fino al punto da sfidare le istituzioni locali. Vorrei ricordare che sono 19 gli scioglimenti di consigli comunali nella provincia di Caserta su 104 consigli e 5 decreti si sono ripetuti per due volte con riferimento a 5 consigli comunali.
È bene anche ricordare la sfida lanciata alla magistratura: prima dell'estate è stata rubata ed incendiata l'auto blindata di un magistrato impegnato in un processo di camorra per intimidire la magistratura. La camorra arriva persino a voler condizionare l'informazione finanziando ed intrecciando interessi economici con un quotidiano. Nella provincia di Caserta si corrono ormai seri rischi per la vita democratica e per la sicurezza dei cittadini.
Nella metà degli anni novanta lo Stato seppe sferrare duri colpi alla camorra, seppe arrestare centinaia di affiliati e molti capi clan, ma molti di questi sono tornati di nuovo in libertà; infatti, gran parte dei processi non sono stati conclusi per carenze di organico evidenti del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha lo stesso carico di lavoro del tribunale di Palermo.
In questi ultimi mesi la magistratura è stata capace di raggiungere altri risultati. Basti pensare agli arresti nel clan La Torre di Mondragone, il cui capo oggi è collaboratore di giustizia.
Tuttavia, ormai si corre il rischio di disperdere questi grandi risultati dello Stato, perché non si concludono i processi e, quindi, si assiste passivamente alle scarcerazioni di pericolosi esponenti della camorra che si danno alla latitanza, come è capitato con il cugino del capo clan Schiavone.
Si mostra sempre più un allentamento della tensione con la riduzione di fatto degli organici di polizia: siamo a un quinto degli organici in meno. Il commissariato di polizia di Aversa tre anni fa aveva 92 unità, oggi ne ha 71; quello di Castelvolturno prima aveva 11 unità in più.
Ciò fa comprendere come si sia ormai indebolito il lavoro di intelligence e di controllo del territorio da parte delle forze di polizia e come sia fortemente ridotto il lavoro concernente le misure patrimoniali. Basti pensare che appena 15-20 unità della squadra mobile di Caserta si dedicano ad indagini relative alla camorra. Chi dovrebbe cercare i latitanti in provincia di Caserta? Basti pensare che i più pericolosi capi clan sono ancora in libertà e possono organizzare di nuovo le fila dei propri clan.
Mi avvio a concludere ricordando che non servirà qualche misura ispirata all'emergenzialismo, come un mese di «Alto impatto» nella provincia di Caserta. Infatti, i territori bonificati vanno presidiati, altrimenti ritornano nelle mani della camorra. Il sindaco di Castel Volturno ed altri dieci sindaci hanno incontrato proprio il sottosegretario Mantovano, assieme a noi parlamentari casertani, a luglio, ma attendiamo ancora risposte. Vi è bisogno di adeguare la presenza dello Stato.
Per questo chiediamo al sottosegretario Mantovano, che qui rappresenta il Governo, come intenda affrontare la grave situazione della provincia di Caserta, quale risposta intenda dare al potenziamento degli organici delle forze di polizia, come voglia ripristinare un controllo del territorio da parte dello Stato al fine di garantire al meglio la sicurezza dei cittadini.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Mantovano, ha facoltà di
ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, la provincia di Caserta, come è scritto nell'interpellanza, è caratterizzata da un'alta penetrazione della criminalità organizzata e dalla presenza di
diversi clan camorristici con autonome zone di influenza e con modalità operative estremamente preoccupanti. La maggior parte di tali clan si ricollegano, in posizione di subordinazione, al gruppo cosiddetto dei Casalesi che costituisce il raggruppamento di gran lunga più potente sotto l'aspetto organizzativo, «militare» ed economico-finanziario, nonostante lo stato di detenzione del capo, Carmine Schiavone, detto Sandokan, ed i numerosi sequestri di beni che lo hanno colpito.
Al cartello dei Casalesi aderiscono almeno 11 «famiglie criminali» operanti nei singoli comuni dell'agro aversano e nella zona a sud del fiume Volturno, fino al litorale. Ogni «famiglia» ha un «capofamiglia» eletto come referente dai vertici dell'organizzazione.
Allo stesso cartello fanno riferimento altri sei gruppi, con rapporti di collaborazione o di non belligeranza: i principali sono il gruppo Belforte, predominante nella zona di Marcianise e capeggiato da Luigi Trombetta; il gruppo La Torre, predominante a Mondragone e capeggiato da Augusto La Torre che, come è stato ricordato, è divenuto collaboratore di giustizia nei primi mesi dell'anno; il clan Esposito, predominante a Sessa Aurunca e capeggiato da Gualtiero Esposito, latitante, e da Gaetano Di Lorenzo, catturato in Spagna.
Negli ultimi mesi, a partire dall'omicidio di Giuseppe Mancone, affiliato al clan La Torre, ucciso il 14 agosto scorso, si è registrata una recrudescenza dei fatti di sangue, sintomatica del riacutizzarsi dei conflitti tra le varie consorterie dopo un periodo di relativa «pace», nel quale il numero degli omicidi aveva visto un'apprezzabile diminuzione. Il gruppo La Torre aveva stipulato una sorta di patto di non belligeranza con il gruppo di Schiavone, e attraversa oggi un momento di difficoltà, a seguito della decisione di collaborare con la giustizia assunta dal suo capo clan.
Non elenco i fatti criminali delle ultime settimane: sono noti e non lasciano presagire nulla di buono su ciò che potrà accadere nell'immediato futuro.
La Direzione investigativa antimafia sta svolgendo un'attività di analisi sui tentativi di infiltrazione camorristica negli appalti pubblici e nelle attività economiche di queste aree. Ciò è particolarmente necessario dopo lo stanziamento di 503 milioni di euro disposto lo scorso mese di settembre con la firma di un piano di riqualificazione della zona Pinetamare di Castel Volturno da parte dei rappresentanti dello stesso comune di Castel Volturno, del comune di Villa Literno e della provincia di Caserta.
A seguito dei delitti cui si è fatto cenno sono stati potenziati i servizi di controllo del territorio orientando nelle zone di Marcianise e di Villa Literno l'attività dei reparti prevenzione crimine aggregati alla questura di Caserta dal 30 giugno scorso, con posti di blocco mirati, perquisizioni sul posto e domiciliari, controllo dei soggetti ritenuti vicini ai gruppi criminali coinvolti nei recenti fatti di sangue, nonché delle persone scarcerate di recente, che potrebbero alimentare conflitti.
Al momento vengono impiegati 23 equipaggi di tali reparti prevenzione crimine, dislocati nelle aree di maggiore problematicità della provincia, secondo una pianificazione operativa meticolosa.
Per quanto riguarda i risultati conseguiti nel corso del 2003, nella zona di Marcianise sono stati tratti in arresto Michele Froncillo, al momento della cattura reggente del clan Belforte, cinque aderenti al clan Piccolo e, da ultimo, il 7 ottobre scorso, sono stati arrestati tre affiliati al clan Belforte per estorsione. Nell'agro di Villa Literno sono stati arrestati, lo scorso settembre, Pasquale Cristofaro, Franco e Giovanni Letizia (questi ultimi due cugini del boss Domenico Bidognetti) per l'omicidio di Nicola Di Maio, verificatosi lo scorso anno. Nel 2002, in tale agro, erano stati arrestati i latitanti Gennaro Iovine, responsabile di diversi omicidi, e Francesco Cirillo, responsabile di estorsioni. Vanno inoltre segnalati i recenti arresti dei latitanti Antonio Basco e Giuseppe Russo, imputati nel procedimento penale Spartacus 1, in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere,
eseguiti in collaborazione con la polizia tedesca, rispettivamente nel mese di giugno e di settembre. Sottolineo questi aspetti, che possono apparire di dettaglio - ma che in realtà non lo sono -, proprio ad evidenza del fatto che i latitanti vengono individuati, rintracciati e arrestati.
Per quanto riguarda le misure di prevenzione personali, nei primi sette mesi del 2003 sono stati emessi 127 avvisi orali (il 56,79 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2002), 221 rimpatri con foglio di via obbligatorio (il 5,23 per cento in più) e sono 29 provvedimenti di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza (il 61,11 per cento in più). Tra le persone destinatarie dei provvedimenti adottati figurano elementi di vertice di vari clan, tra i quali Pasquale Piccolo, Pasquale Cirillo, Bruno Buttone, Michele Froncillo e Gaetano Piccolo.
Quanto alle misure di prevenzione patrimoniali, la Direzione investigativa antimafia ha proceduto, nell'anno in corso, al sequestro di beni di appartenenti ad organizzazioni criminali casertano per un valore complessivo di 7 milioni 220 mila euro, in esecuzione di provvedimenti giudiziari originati da proposte avanzate nella seconda metà degli anni novanta e per ulteriori 2 milioni 250 mila euro a titolo di sequestro preventivo nell'ambito di nuove attività di polizia giudiziaria. Ciò conferma l'effettività dell'azione di contrasto nei confronti di una delinquenza che teme la sottrazione dei beni illecitamente percepiti molto più di quanto non tema l'arresto dei propri affiliati.
Per quanto riguarda gli organici della Polizia di Stato, alla data del 1o settembre 2003 erano in servizi, nei vari uffici e reparti della provincia di Caserta, 997 unità di personale, a fronte di una previsione delle piante organiche di 923, con un'eccedenza quindi di 74 unità, che non mi pare sia segno di sottovalutazione. Nel corso del 2003 è stata disposta l'assegnazione, ai vari uffici e reparti della Polizia di Stato operanti nella provincia, di 24 dipendenti appartenenti al ruolo degli assistenti ed agenti; si tratta di dipendenti non provvisori, come invece è stata l'operazione «alto impatto», circoscritta nel tempo.
Sul piano più generale, il Governo - quindi con le inevitabili ricadute sul piano territoriale - sta operando concretamente per affrontare le esigenze del personale delle forze di polizia, con l'avvio di un rilevante programma di assunzioni anche per compensare il venire meno del personale di leva, come disposto dalla legge n. 331 del 2000, approvata nella scorsa legislatura. In particolare, nell'ambito delle autorizzazioni alle assunzioni di personale nella pubblica amministrazione per l'anno in corso, previste dalla legge finanziaria per il 2003, con decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio è stata autorizzata l'assunzione di 1465 operatori per la Polizia di Stato e 1435 per l'Arma dei carabinieri, oltre a qualche centinaio per Guardia di finanza, Polizia penitenziaria e Corpo forestale dello Stato.
Per quanto riguarda più specificatamente la Polizia di Stato, al contingente cui si è già fatto riferimento va aggiunto quello di 1000 agenti, stabilito con decreto-legge n. 253 del 10 settembre scorso, approvato ieri al Senato e prossimo all'esame da parte della Camera, che ne prevede il reclutamento con procedure accelerate, utilizzando risorse appositamente stanziate dalla citata legge finanziaria. Per quanto attiene alla situazione degli organici degli uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere, il Ministero della giustizia riferisce che la pianta organica del tribunale nel 2001 è stata ampliata di 4 posti di giudice e di 1 posto di presidente di sezione, beneficiando, in anticipo rispetto ai normali tempi di attuazione, delle disponibilità di nuove risorse organiche assicurata dalla legge n. 48 del 2001. Attualmente la dotazione del tribunale, complessivamente di 85 unità, risulta vacante di 1 unità di presidente della sezione lavoro e di 3 unità di giudice. Sono stati tuttavia assegnati 3 uditori giudiziari che prenderanno le funzioni dal 13 al 20 di questo mese.
La procura della Repubblica è dotata di un organico di 28 magistrati e, al momento,
non risultano vacanze. È superfluo ricordare che gli episodi criminali alla base dell'interpellanza formano oggetto di procedimenti penali riguardanti i reati di competenza, nella fase delle investigazioni, della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Tale ufficio ha comunicato che, in relazione agli ultimi fatti di sangue, le investigazioni sono tutte in corso e che capita non infrequentemente che la durata dei processi, negli uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere, sia tale che molti imputati sono ancora in stato di detenzione soltanto perché raggiunti da successive misure cautelari per delitti diversi da quelli di cui ai processi originali.
L'Ufficio di sorveglianza è dotato di un organico di 3 magistrati e, al momento, non si rilevano vacanze. L'Ufficio del giudice di pace presenta 17 unità su un organico di 20.
Il Ministero della giustizia informa inoltre che, in occasione della predisposizione degli ulteriori interventi di ripartizione dei posti di magistrato ancora da effettuare in attuazione della legge n. 48 del 2001, potrà essere ulteriormente valutata la situazione degli uffici giudiziari presenti nella provincia di Caserta. Si tratta di 312 unità sull'intero territorio nazionale.
Con questi dati, è difficile parlare di una sottovalutazione da parte del Governo, il quale è vicino alle forze di polizia in una realtà difficile come quella del casertano. Inoltre, l'esecutivo è consapevole che la sicurezza non è l'esito del lavoro esclusivo delle forze di polizia - che è importante e prioritario -, ma è la risultanza dell'impegno di un insieme di componenti che comprendono i ruoli svolti dalle polizie municipali, dagli enti territoriali, dagli istituti di vigilanza privata e che comprendono anche la prontezza e l'efficacia della risposta da parte dell'autorità giudiziaria, sia inquirente sia giudicante e, soprattutto, la collaborazione della gente, che costituisce il moltiplicatore più efficace del lavoro delle forze di polizia.
Proprio nell'agro del casertano si sta verificando l'ipotesi di unificare o comunque coordinare, dal punto di vista operativo, le forze delle polizie municipali di comuni vicini. Qualche elemento di maggiore chiarezza sul fronte della vigilanza privata deriverà certamente dal disegno di legge sulla sicurezza sussidiaria, che in questo momento è in discussione - alla stregua di un disegno di legge presentato dal Governo - nella I Commissione della Camera.
Personalmente, sono stato a Caserta in più di una circostanza ed ho avviato un dialogo con gli amministratori del territorio, ai quali ho assicurato una presenza nella zona appena saranno assunte ulteriori informazioni ed iniziative.
Ritengo che, nell'ottica di una collaborazione più ampia da parte della popolazione residente, vi sia la necessità di sollecitare e di sostenere l'associazionismo antiracket che, certamente, può favorire le denunce.
In conclusione, non trascurerei il ruolo che, nella zona, ha svolto, svolge e svolgerà il cosiddetto Programma operativo nazionale sulla sicurezza nel Mezzogiorno (POM sicurezza), che ha previsto l'utilizzazione, proprio nel casertano, di fondi comunitari in attività di prevenzione del crimine e di coordinamento delle forze di polizia.
PRESIDENTE. L'onorevole Diana ha facoltà di
LORENZO DIANA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, prima di essere insoddisfatto sono rammaricato perché quanto rappresentato nell'interpellanza non è la realtà di tabelle da rispettare, non si tratta di essere a posto con le tabelle, ma di essere a posto con la realtà di cittadini che sono tartassati dalla presenza oppressiva della camorra.
Onorevole sottosegretario, sento leggere le tabelle da molti anni e so come vengano redatte. Per un periodo siamo stati entrambi componenti della Commissione antimafia, dunque sono molti anni che trattiamo questi dati statistici. Ma c'è un dato: se l'azione di contrasto dello Stato nel casertano fosse sufficiente e adeguata, non avremmo i problemi di cui parlavamo
poco fa e che sono stati richiamati anche dal sottosegretario Mantovano.
Si registra una ripresa delle violenze, degli omicidi, del controllo del territorio da parte della camorra, di attività che recano minaccia all'ambiente e alla salute dei cittadini con i traffici di ecomafia e dunque di una realtà che diventa sempre più insopportabile per la coscienza civile. Non si tratta di richiamare tabelle: gli organici di fatto nei presidi di polizia, che sono gli avamposti nei territori più a rischio (quelli dell'agro aversano, del litorale domizio, del marcianisano), avevano più uomini tre anni fa, oggi ne hanno un quinto in meno. Chiediamo non di limitarsi alle tabelle, ma di disporre una forte azione dello Stato e di dare una risposta. Non si può non parlare di sottovalutazione e di disattenzione di fronte al fatto che l'operazione «Alto impatto» parta con 1.500 uomini tra la provincia di Napoli e quella di Caserta e si concluda con 500 uomini lasciati in una soltanto delle due province, escludendo quella di Caserta che viene indicata dalla Procura nazionale antimafia, dalla Commissione antimafia e dal Ministero dell'interno quale una delle realtà più gravi, come lei ha confermato in quest'aula.
Per questo siamo insoddisfatti e chiediamo che sia garantito ai casertani per lo meno lo stesso trattamento che è stato riservato alla città e alla provincia di Napoli, vista la maggiore gravità dei rischi derivanti dalla camorra che sussiste nella nostra provincia.
Concordo sul fatto che sia necessario il concorso di più componenti per accrescere la sicurezza e la legalità, che certamente non possono essere demandate soltanto alle forze di polizia. La fiducia dei cittadini è fondamentale, la collaborazione altrettanto, ma c'è anche bisogno di alimentare tale fiducia. Vorrei ricordare, onorevole Mantovano, che la prima associazione antiracket della regione Campania è nata nel casertano, a Trentola Ducenta e Parete, comuni nei quali dominavano e imperversavano i più pericolosi camorristi. Tale associazione antiracket ora è lasciata sola, e talvolta gli estorsori sono in libera circolazione e sbeffeggiano le vittime delle estorsioni che fanno parte dell'associazione.
A nostro parere, è necessario un maggiore sforzo per poter dare la caccia anche ai più pericolosi latitanti. È vero, sono stati conseguiti risultati notevoli, l'ultimo dei quali l'arresto di Russo Giuseppe detto «o' padrino», ancora detenuto in Germania. Tuttavia, sono in libertà i più pericolosi capi del cartello dei Casalesi, i quali sono in grado di reggere egregiamente le fila e di rendere molto forte e minacciosa la presenza dei clan in quei territori.
Concludo sottolineando come altri sforzi possano essere fatti. Abbiamo avuto un incontro, una settimana fa, al Ministero dell'interno, all'indomani di una manifestazione con oltre 3.000 cittadini, e non è facile portare 3.000 cittadini ad una manifestazione in una terra in cui si versa tanto sangue. All'indomani di tale manifestazione più di quindici sindaci e il presidente della provincia, di tutti i colori politici, hanno avanzato l'ulteriore richiesta di un incontro con il ministro dell'interno e anzi hanno chiesto che il ministro si rechi in quella provincia, perché vi manca da due anni. Ciò al fine di poter affrontare i temi degli organici, dell'azione di contrasto, della presenza dello Stato e di poter affrontare anche la programmazione dei fondi comunitari nell'ambito del programma operativo nazionale per la sicurezza.
Solo con uno sforzo reale, e attrezzando una più incisiva presenza dello Stato nella provincia, sarà possibile avere maggiore fiducia, più collaborazione e, quindi, avere quella sinergia virtuosa che è fondamentale per costruire le migliori condizioni di sicurezza e di legalità nella provincia di Caserta.
![]() |
![]() |
![]() |