III Commissione - Mercoledì 4 giugno 2008


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ALLEGATO

Sulla missione a Bruxelles (26-27 maggio 2008) in occasione della Riunione interparlamentare sui Balcani occidentali.

COMUNICAZIONI

Nei giorni 25 e 26 maggio scorsi si è svolta a Bruxelles presso il Parlamento europeo una riunione interparlamentare sui Balcani occidentali dal titolo Achieving the European Perspective for South East Europe, organizzata congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Parlamento sloveno.
Alla riunione hanno preso parte i rappresentanti dei Parlamenti dei 27 Paesi membri dell'Unione europea, dei Paesi candidati all'adesione (Croazia, Turchia e ex Repubblica Yugoslava di Macedonia), nonché degli ulteriori Paesi dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia), oltre ai rappresentanti dell'Assemblea parlamentare del Kosovo, istituita nell'ambito del mandato di UNMIK.
Per quanto concerne la delegazione parlamentare italiana, alla riunione hanno partecipato, per la Camera dei deputati, la Vicepresidente della Commissione Affari esteri, onorevole Fiamma Nirenstein, e l'onorevole Mario Barbi, e per il Senato il senatore Giuseppe Saro, componente della 1a Commissione Affari costituzionali, e la senatrice Francesca Maria Marinaro, componente della 3a Commissione Affari esteri, emigrazione.
La riunione - i cui lavori si sono articolati in una sede plenaria e in tre gruppi di lavoro sui temi del ruolo dei Parlamenti nell'integrazione europea dei Balcani occidentali, dello sviluppo economico e della prospettiva europea per il Sudest europeo, nonché della sicurezza e della giustizia, con particolare riferimento all'immigrazione e alla politica dei visti - ha consentito di delineare un quadro della situazione regionale, dello stato dei rapporti tra i Paesi balcanici e l'Unione europea e delle prospettive di integrazione, alla luce dei rilevanti eventi che si sono susseguiti nell'anno in corso (con particolare riferimento alla dichiarazione di indipendenza del Kosovo, avvenuta lo scorso 17 febbraio, alle elezioni presidenziali e politiche in Serbia, alla definizione della missione dell'Unione europea EULEX) e in considerazione della posizione prioritaria assegnata a tali temi dalla presidenza slovena di turno dell'Unione europea.
Alla riunione sono intervenuti, oltre al Presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pöttering, il Presidente dell'Assemblea Nazionale della Slovenia, France Cukjati, il ministro degli esteri sloveno, Dimitrij Rupel, il Commissario europeo responsabile per l'allargamento, Olli Rehn, quindi il Coordinatore Speciale del Patto di Stabilità per l'Europa Sudorientale, Erhard Busek. Nella sessione conclusiva dei lavori sono intervenuti il primo ministro sloveno, Janez Jansa, e il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso.
Appare opportuno segnalare che la riunione si è svolta negli stessi giorni in cui si è tenuto il Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne (CAGRE) che ha formalizzato proprie conclusioni sui Balcani Occidentali e in generale in materia PESD, con specifici riferimenti alle missioni Althea e EUFOR in Bosnia Erzegovina e a EULEX.
In generale, occorre sottolineare che la riunione ha rappresentato un evento di particolare rilievo nel quadro degli sforzi compiuti dalla presidenza di turno slovena


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per l'accelerazione del processo di integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea. La riunione ha in particolare consentito di coinvolgere, nel medesimo contesto istituzionale europeo, rappresentanti dei Parlamenti di Serbia e Kosovo e di assistere ad un confronto qualificato e sereno su questioni complesse e controverse, quale il tema del riconoscimento della nuova entità statuale kosovara, nella piena condivisione della prospettiva europea per tutta l'area.
Passando ai contenuti più significativi dei diversi interventi, il presidente del Parlamento europeo Pöttering ha posto l'accento sul nuovo ruolo dei Parlamenti nazionali dopo l'entrata di vigore del Trattato di Lisbona, già ratificato da 15 Paesi dell'Unione europea (Ungheria, Slovenia, Malta, Romania, Francia, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Portogallo, Danimarca, Austria, Lettonia, Lituania, Germania, Lussemburgo). I parlamenti nazionali sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità, considerato che la transizione dalle dittature alla democrazia passa attraverso le assemblee rappresentative e se si considera che l'Unione europea è chiamata a prendere decisioni che riguardano un numero sempre crescente di cittadini. Per tali ragioni i parlamenti devono essere dotati delle risorse adeguate al pieno esercizio delle loro funzioni e prerogative. Per quanto concerne il contesto balcanico, il Presidente Pöttering ha sottolineato l'esigenza di procedere alla formazione di una rete parlamentare regionale e alla predisposizione di programmi di cooperazione rivolti ai parlamenti nazionali dei Balcani.
Il presidente del Parlamento sloveno France Cukjati ha dato conto dei progressi realizzati dall'avvio del processo di allargamento ad oggi in termini di rafforzamento dell'Unione europea e di superamento delle divisioni interne: la prospettiva europea resta ancora oggi un efficace acceleratore dei processi di democratizzazione e di crescita economica. Cukjati ha auspicato che nel corso della presidenza di turno francese si possa pervenire alla individuazione di una data per l'avvio dei negoziati di adesione della Macedonia, Paese candidato dal 2005. Ha ricordato il valore della sottoscrizione di Accordi di Stabilizzazione e Associazione con l'Albania, il Montenegro e, da ultimo, la Serbia e ha auspicato la sottoscrizione dell'accordo con la Bosnia Erzegovina nel corso del mese di giugno 2008. Dopo avere, infine, dato conto dei notevoli sforzi compiuti dal Kosovo, ha segnalato come i Balcani occidentali richiedano il pieno sostegno dell'Unione europea per proseguire nel proprio percorso di pacificazione e nel segno del consolidamento degli obiettivi della stabilità e della sicurezza su tutto il continente europeo.
Passando al contributo del Commissario europeo per l'allargamento, Olli Rehn, è stato sottolineato il ruolo dei parlamenti nazionali dei Paesi membri come di quelli candidati, insieme al Parlamento europeo, nel processo di allargamento, auspicando una accelerazione del processo di ratifica degli Accordi di Stabilizzazione e di Associazione conclusi con taluni Paesi dell'area balcanica. Il Commissario ha ricordato la conclusione dell'accordo con la Serbia per la facilitazione dei visti e ha preannunciato quale imminente impegno la definizione di una road map. Ha inoltre richiamato l'impegno finanziario annuo dell'Unione europea a favore di Balcani, pari a 1 miliardo di euro per il 2008. In generale, Rehn ha richiamato come la strategia dell'Unione europea in tema di allargamento si fondi sulle decisioni assunte a Salonicco nel 2003 e riconfermate nel 2006: l'agenda del processo di allargamento è consolidata, non prevede nuovi impegni ma il consolidamento di quelli già assunti, che includono la Croazia e la Turchia. Ha poi descritto lo stato dei rapporti tra l'Unione europea e i singoli Paesi dell'area. Per la Croazia ha preannunciato per l'autunno del 2009 la definizione di una road map condizionata per la conclusione del negoziato; per la Macedonia ha prospettato l'avvio di un negoziato sulla base di un preciso nucleo di priorità da seguire. Per l'Albania e il Montenegro ha auspicato che la definizione degli ASA proceda con successo soprattutto nei settori del consolidamento


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dello stato di diritto, della lotta contro la corruzione e il crimine organizzato. Per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina, i progressi maturati nel campo delle riforme politiche consentiranno di concludere l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione per la metà del mese di giugno. Proprio nei giorni della riunione sono stati avviati i negoziati per la facilitazione dei visti, considerata impensabile fino a pochi mesi fa. Il Commissario si è soffermato sull'importanza della Serbia per la stabilità dello scacchiere balcanico: in vista della formazione del nuovo governo serbo, la conclusione degli ASA e l'esito delle consultazioni elettorali hanno confermato la vocazione europeista di tale Paese. Al riguardo l'Unione europea ha la possibilità di accelerare il processo in atto garantendo la pace e lo sviluppo interno del Paese e ponendo al Kosovo precise condizioni in termini di rispetto delle minoranze.
Nel complesso, ha sostenuto Rehn, la regione balcanica fa registrare progressi costanti ma anche una condizione di fragilità, su cui è necessario incidere a più livelli. Il percorso ottimale per ogni Paese dei Balcani dovrebbe comportare la conclusione dell'accordo di stabilizzazione e associazione, quindi un accordo di libero scambio ampliato per dare sostegno agli strumenti di tipo bilaterale. Ha inoltre prospettato la proposta di un accordo regionale in materia di trasporti.
Nel corso del dibattito si sono susseguiti interventi dei Presidenti dei Parlamenti dell'area Balcanica che hanno illustrato questioni attinenti ai propri Paesi. Tra questi si segnala l'intervento della presidente del Parlamento albanese, Jozefina Topalli, che ha ricordato l'invito rivolto dalla Nato all'Albania e alla Croazia, ai progressi registrati nel raggiungimento degli standard politici ed economici e alla pacificazione dell'area balcanica con la formazione del più giovane Stato del mondo, ovvero il Kosovo. La presidente Topalli ha ricordato come ad oggi ben 22 Paesi dell'Unione europea abbiano ratificato l'ASA (tra cui l'Italia) e come l'obiettivo più ambizioso sia rappresentato dall'adesione agli accordi di Schengen. La fase attuale è in generale decisiva per il futuro dell'Unione europea e richiede scelte coraggiose, quali l'Europa nel proprio passato è stata in grado di assumere.
Il Presidente del parlamento della Bosnia Erzegovina, Niko Lozancic, ha sottolineato gli sforzi fatti dal suo Paese sulla via per la democrazia e le grandi aspettative che si nutrono nei confronti dell'Europa, a partire dalla possibilità di concludere l'ASA entro il mese di giugno 2008. Il Presidente del Sabor croato, Luka Bebic, ha auspicato per il secondo semestre dell'anno in corso la fissazione di una data per la conclusione del processo di adesione entro il 2009. Il presidente del parlamento della Serbia, Oliver Dulic, ha richiamato i problemi che il suo Paese sta affrontando e per i quali è fondamentale fare leva sull'elevato grado di coesione interna che caratterizza la società serba: la maggioranza dei cittadini serbi si è espressa a favore della prospettiva europea e l'entrata in vigore dell'ASA consentirà di migliorare le condizioni di vita dei serbi e la prestazione economica del Paese. Il nuovo governo esprimerà questa visione e tutti i partiti presenti nelle istituzioni sapranno da prova di forte coesione. Sulla questione kosovara, il presidente Dulic ha chiesto all'Unione europea il rispetto della propria decisione sul mantenimento di una posizione di neutralità: occorre che l'integrità territoriale della Serbia sia rispettata non considerando l'indipendenza del Kosovo come un fatto acquisito. Il Presidente del Parlamento del Montenegro ha ricordato i progressi del suo Paese in termini di incremento del grado di cooperazione parlamentare. Ha tuttavia prospettato i rischi di nuove divisioni connesse alla questione del Kosovo.
Il Presidente del Parlamento del Kosovo, Jakup Krasniqi, ha sottolineato il valore della riunione quale occasione per rilanciare la cooperazione tra i Parlamenti dell'Europa. Il Kosovo è impegnato per la costruzione della democrazia e intende rispettare i criteri per l'integrazione, avviando il processo che potrà portare alla conclusione di un Accordo di Stabilizzazione


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e Associazione con l'Unione europea. Ciò che occorre in questa fase è l'incremento degli investimenti stranieri e il sostegno dei Paesi donatori e, in generale, superare l'attuale fase di empasse politica consentendo al Kosovo di procedere nel suo cammino nella direzione delle istituzioni euroatlantiche. Tra i diversi interventi si segnalano i ripetuti richiami da parte dei rappresentanti del Parlamento greco al rispetto del nome della ex Repubblica Yugoslava di Macedonia, da tenere distinta dalla regione greca della Macedonia. Si tratta di una questione cruciale per la Grecia, che sostiene con convinzione il processo di integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea, e che intende non solo tutelare propri interessi strategici ma anche scongiurare derive irredentiste e nuovi nazionalismi connessi a tale querelle.
Nel contesto di uno scambio di vedute sulla stipula il 14 aprile scorso di un importante Memorandum of Understanding per i Paesi del Sud Est europeo è intervenuta la Vicepresidente della Commissione Affari esteri, on. Nirenstein, per dare risalto al clima costruttivo e di grande speranza verso il futuro che ha contraddistinto i lavori della riunione, facendo emergere l'impegno collettivo per la costruzione di una solida democrazia europea come sistema di valori vincenti.
Il ministro degli esteri sloveno, Dimitrij Rupel, ha ribadito le priorità già segnalate dal Commissario Rehn in tema di allargamento e ha ricordato la proposta per il lancio di una nuova dimensione orientale dell'UE, avanzata da Svezia e Polonia, da affiancare alle ulteriori «dimensioni» europee: quella sudorientale-balcanica, quella mediterranea e quella transatlantica. Il 2008 sarà un anno fondamentale per l'Unione europea e per i Balcani occidentali che si vanno lasciando alle spalle le incomprensioni del passato e procedono con successo verso l'obiettivo dell'integrazione europea. Per quanto concerne il processo in atto in Kosovo, si tratta di una dinamica irreversibile per la quale è necessario garantire al più presto l'avvio della missione EULEX. Dal Kosovo l'Unione europea attende il rispetto degli impegni sul terreno della tutela delle minoranze, con particolare riferimento alle comunità serbe presenti nel nord del Paese.
Gli interventi della prima giornata di lavoro si sono conclusi con la relazione del Coordinatore del Patto di Stabilità per l'Europa Sudorientale, Erhard Busek, che ha delineato un quadro della cooperazione a livello subregionale. Busek si è espresso a favore della prosecuzione del mandato di UNMIK anche alla luce della recente conclusione del Memorandum di aprile che apre una nuova stagione dei rapporti tra le diverse realtà della regione. Occorre che il Parlamento europeo si adopri per promuovere l'istituzione di un'associazione di libero scambio europeo estesa ai Balcani occidentali. In generale, Busek ha lamentato la mancanza di progetti concreti rivolti alla regione, considerata l'attuale disponibilità di risorse finanziarie per i Balcani.
Tra gli esiti del primo gruppo di lavoro, sul tema del ruolo dei parlamenti nazionali nell'integrazione europea, al quale hanno preso parte la vicepresidente Nirenstein e la senatrice Marinaro, è da segnalare la proposta di realizzazione di progetti di collaborazione/assistenza interparlamentare del tipo twinning, di costituzione di gruppi di amicizia come di avvio di programmi di scambi e visite di studio tra parlamenti, anche al fine di esercitare un influsso positivo sulla formazione del consenso da parte delle opinioni pubbliche nei conforti del processo di allargamento. È emersa l'opportunità di istituire un gruppo di lavoro sui Balcani presso il Parlamento europeo, in analogia con la commissione ad hoc istituita presso il parlamento sloveno, e di promuovere la cooperazione tra gruppi parlamentari nazionali ed europei. Da questo punto di vista è essenziale sviluppare fino in fondo le nuove competenze che il Trattato di Lisbona prevede per i Parlamenti nazionali, evitando egoismi e particolarismi. Sono state, inoltre, descritte le iniziative della Conferenza degli organi parlamentari competenti in materia di integrazione europea


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degli Stati che partecipano al processo di stabilizzazione e associazione (Western Balkans COSAP), la cui prima riunione si è svolta a Sarajevo nel giugno 2005. Da allora si sono tenuti altri due incontri (a Zagabria e a Skopje), nel corso dei quali si è evidenziata, tra l'altro, la necessità di stabilire forme di collaborazione stabili della Conferenza con la COSAC, quale elemento chiave per il rafforzamento del ruolo dei parlamenti nazionali ed un sempre maggiore avvicinamento all'UE. Si tratta di un'esperienza positiva di grande utilità nella fase che precede l'adesione. È stato altresì proposto che i Paesi che aderiscono all'Accordo Centro europeo di Libero Scambio (CEFTA) provvedano a costituire un forum di cooperazione interparlamentare, sotto il monitoraggio del Parlamento europeo. Infine, è emersa l'esigenza di snellire le procedure necessarie per accedere ai finanziamenti dell'Unione europea.
Il secondo gruppo di lavoro, sul tema dello sviluppo economico e delle prospettive di adesione per i Balcani occidentali, ha segnalato che i dati positivi relativi alla crescita economica di tali Paesi sono da inquadrare in un contesto di grave deficit di sviluppo economico e sociale. La lotta alla povertà è un fattore chiave per lo sradicamento di tendenze nazionaliste ed ha ripercussioni dirette sulla questione dei profughi. Occorre promuovere la crescita delle infrastrutture e dei trasporti inquadrando lo sviluppo dei Balcani nell'area socio-economica danubiana. Occorre infine promuovere lo sviluppo di PMI, la digitalizzazione dei media e modernizzare la pubblica amministrazione.
Gli esiti del terzo gruppo di lavoro, sui temi della sicurezza e dell'immigrazione, cui hanno partecipato l'onorevole Barbi e il senatore Saro, hanno riguardato innanzitutto la questione della liberalizzazione dei visti, a partire dalla conclusione degli accordi di facilitazione con la Serbia, da estendere il più possibile a tutti i Paesi dell'area. Si tratta di un tema su cui occorre preparare adeguatamente l'opinione pubblica. Occorrerà lavorare con determinazione contro l'immigrazione clandestina, il lavoro nero ed ogni possibile violazione dei diritti umani, con particolare riferimento ai diritti dei lavoratori. È stata auspicata la ratifica da parte di tutti i Paesi europei della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti, scongiurando ogni confusione tra coloro che chiedono asilo e i migranti per ragioni economiche. La delegazione francese ha annunciato per il semestre di presidenza di turno francese dell'Unione europea la proposta di un «patto europeo» in materia di immigrazione e di visti.
La riunione si è conclusa con gli interventi e il dibattito alla presenza del Primo ministro della Slovenia, Janez Jansa, e del Presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso.
Il Premier Jansa, dopo avere richiamato le novità di Lisbona per il ruolo dei Parlamenti nazionali e il positivo procedere del processo di ratifica del Trattato, ha sottolineato che la politica dell'Unione europea per i Balcani si fonda su due presupposti: il primo è che la sicurezza dell'Unione è intimamente legata a quella di questa regione; la seconda è che la prospettiva europea è l'unica alternativa possibile per tali Paesi. A cinque anni di distanza da Salonicco sono stati compiuti progressi eccezionali e con il prossimo Consiglio europeo si potrà concludere il periodo positivo di «nuova attenzione» rivolta ai Balcani. Ha auspicato l'avvio del processo di adesione per la Macedonia, anche alla luce della importante fase politica che tale Paese sta attraversando e della necessità di procedere senza conflitti alla soluzione della controversia sull'uso della denominazione di «Macedonia». Per quanto concerne il Kosovo, il Consiglio europeo del dicembre 2007 ha inteso evitare un percorso destabilizzante per la regione e la scelta appare premiata se è vero che non si è avverato alcun fenomeno di frammentazione etnica della regione. Su questo punto il nuovo assetto costituzionale sembra avere tenuto. Sarebbe auspicabile potere pervenire ad una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e che la comunità serba del


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Kosovo comprendesse l'importanza della missione EULEX, considerato che si tratta di un impegno su cui l'Europa ha deciso di investire molto in termini di risorse e di ruolo internazionale.
Il Presidente Barroso ha posto l'accento sulla necessità di un ampio coinvolgimento dei Parlamenti nazionali sui temi dell'integrazione e dell'allargamento nel quadro degli sforzi per la difesa dei valori europei e della gestione degli effetti della globalizzazione. Nel citare Jean Monet che nel 1954 precorse i tempi dichiarando l'inadeguatezza degli Stati nazionali ad affrontare le sfide della globalizzazione e di realtà emergenti come la Russia, l'India o la Cina, Barroso ha enfatizzato la dimensione continentale dell'Unione europea, che con i suoi circa 500 milioni di abitanti rappresenta il partner commerciale più importante al mondo. L'Unione europea può oggi contribuire all'ordine mondiale e la sua apertura verso est, avviata a partire dal 2004, la rende un patrimonio essenziale per i Paesi vicini. In tale contesto, l'integrazione dei Balcani occidentali è necessaria per completare il lavoro. I Paesi dell'area hanno ben compreso il valore di questo obiettivo che richiede decisioni coraggiose. Occorre considerare, ha sottolineato il Presidente Barroso, che un Paese che chiede di aderire all'Unione europea è un Paese che non solo intende riconciliarsi con i propri vicini ma intende abbracciare una particolare visione della politica globale. Barroso ha poi segnalato tre sfide che tutti i Paesi europei devono affrontare insieme e che sono fondamentali per l'agenda dell'Unione europea: l'ambiente e la questione dei cambiamenti climatici; la riforma del sistema giudiziario e la lotta al crimine organizzato transnazionale; i grandi flussi migratori. Per quanto concerne la prima sfida, Barroso ha indicato che in questa fase l'obiettivo che l'Unione persegue è il raggiungimento di un accordo al quale possa aderire anche la Bielorussia. Se la seconda sfida attiene ai presupposti della democrazia, la terza sfida riguarda il contatto tra i popoli e la capacità che dall'incontro tra le culture derivino effetti positivi. Su tale tema è in via di definizione una comunicazione in tema di integrazione, politica dei visti e coordinamento a livello di governance. Nel ricordare come il 70 per cento dei serbi minori di 25 anni non si sia mai recata all'estero, Barroso ha sottolineato come la scelta in favore dell'Unione europea per la Serbia avrà un impatto sulla libertà personale dei cittadini. In vista dell'attuazione del Trattato di Lisbona, occorre che i leader dei Paesi europei sviluppino una visione comune e una capacità di compromesso nella consapevolezza che nel mondo globalizzato la scelte a favore dell'Unione europea costituiscono un atto di realismo. Infine, a conclusione del dibattito, il Presidente Barroso ha preannunciato per il semestre di presidenza francese l'adozione di un «pacchetto» in materia di immigrazione e che, pur avendo portata generale essendo volto a definire una politica europea in tale settore, avrà conseguenze dirette sull'area balcanica.
Nel corso del dibattito l'onorevole Barbi, intervenendo a nome della delegazione italiana, ha sottolineato l'importanza della condivisione della prospettiva europea, sulla base di valori comuni in tema di democrazia e di diritti umani. Ha ricordato che il Parlamento italiano sostiene e promuove il processo di integrazione europea dei Balcani occidentali, come ha dimostrato la sollecita ratifica dell'Accordo di Stabilizzazione e Associazione tra l'Unione europea e l'Albania. La sigla dell'ASA con la Serbia costituisce un passo fondamentale per l'intera regione ed è auspicabile che la scelta della Serbia in favore dell'Unione europea sia sempre più netta e convinta, anche nell'assunzione delle proprie responsabilità. Sulla questione dei flussi migratori ha osservato che l'Unione europea deve sviluppare una politica comune anche in materia di visti e contrastare il traffico di essere umani e il fenomeno dell'immigrazione clandestina. La collaborazione tra i Parlamenti può incidere sul consenso dei cittadini e promuovere il dialogo politico, con particolare riferimento ai programmi di assistenza ai parlamenti delle democrazie emergenti.


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Nel corso del dibattito sono intervenuti, tra gli altri, i rappresentanti del Parlamento turco che hanno sottolineato come la questione della liberalizzazione dei visti sia di fondamentale rilievo per il processo di adesione della Turchia all'Unione europea. Sembra altresì significativo segnalare che i rappresentanti dell'assemblea albanese hanno sottolineato che il futuro non è più rappresentato da modelli, come la «grande Albania» o la «grande Serbia», ma dalla «grande Europa» e che in questa prospettiva i Balcani occidentali non rappresentano più una sorta di isola nel cuore dell'Europa ma un realtà pienamente integrata sul piano dei valori euroatlantici e dell'attaccamento alla democrazia.
La delegazione parlamentare ha concluso il proprio lavoro con un incontro presso la Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, cui hanno preso parte l'Ambasciatore Rocco Cangelosi e alcuni funzionari, sui temi della riunione e sugli esiti del CAGRE che si è svolto in quei giorni e che ha dedicato una particolare attenzione all'analisi della prospettiva post-elettorale in Serbia, considerato il ruolo guida che la Serbia esercita rispetto ai Paesi dell'area balcanica. È subito emerso che in questo contesto l'Italia svolge un ruolo cruciale anche a favore dell'avvio della missione PESD EULEX. Nella fase attuale il principale nodo politico per la comunità internazionale è rappresentato dall'avvicendamento tra UNMIK e EULEX: occorre individuare la strada per eliminare gli elementi ibridi senza determinare rotture in seno al Consiglio di Sicurezza e senza pregiudicare i delicatissimi equilibri di sicurezza nelle regioni del Kosovo settentrionale, tenendo nel giusto conto la particolare sensibilità dell'Albania. In questa fase di transizione, è prevedibile la difficoltà di mantenere la scadenza del 15 giugno inizialmente fissata per il passaggio di consegne UNMIK-EULEX. Nel corso dell'incontro la vicepresidente Nirenstein ha sottolineato come i lavori della riunione abbiano contribuito a rafforzare la sensazione che la situazione è in bilico e questo appare allarmante se si considera che il tema dei Balcani occidentali rappresenta una questione qualificante per l'agenda internazionale dell'Italia.
Per quanto concerne EULEX i diplomatici italiani hanno confermato la prospettiva di un rinvio della missione e di un suo dispiegamento in due fasi successive, a partire dal sud del Paese. Il senatore Saro ha svolto osservazioni sulle azioni poste in essere dall'Unione europea per esprimere il proprio sostegno alle tendenze europeiste presenti in Serbia, conciliando le diverse forze politiche soprattutto sul tema della consegna dei criminali di guerra.
L'Ambasciatore Cangelosi ha sottolineato come la sigla dell'ASA a una settimana dal voto abbia influito in modo determinante sul suo risultato. Nel segnalare la necessità di pervenire ad un accordo tra Tadic e i socialisti, l'Ambasciatore Cangelosi ha anche ricordato le importanti novità in materia di visti (facilitazioni e liberalizzazioni, gratuità per alcune categorie, come imprenditori, studenti, artisti). Si tratta di passi che muovono nella direzione di promuovere una visione della Serbia come entità distinta dal Kosovo. Qualora poi la collaborazione con il Tribunale dell'Aja crescesse, allora si potrebbe pervenire in tempi rapidi alla concessione dello status di Paese candidato, in realizzazione di uno dei maggiori obiettivi dell'Unione europea. Peraltro il Tribunale dell'Aja, in scadenza nel 2011, potrebbe essere rinnovato dal Consiglio di Sicurezza fino alla definitiva consegna dei criminali. Indubbiamente l'Unione europea invia diversi segnali alla leadership serba, a partire dalle stesse conclusioni del CAGRE che rappresentano un importante strumento nella comunicazione tra Unione europea e Serbia. Anche la recente visita del leader socialista serbo in Grecia rappresenta un passo significativo sul piano bilaterale.
Un'ulteriore questione trattata nel corso della riunione, su sollecitazione del senatore Saro e dell'onorevole Barbi, ha riguardato il tema della lotta contro l'immigrazione clandestina e della politica dei visti con attenzione al ruolo della Croazia


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e alla necessità che tale Paese svolga accurati controlli sulle proprie frontiere. L'Unione europea attua una politica selettiva in materia di visti nei confronti della Serbia e di tutti gli interlocutori dell'area e le autorità dei singoli Paesi sono chiamate ad esercitare le proprie funzioni nel settore con la massima severità. Vi sono poi dei sistemi tecnici che l'Unione europea adotta per il controllo dei propri confini, anche marittimi, con particolare riferimento al monitoraggio dei cosiddetti overstayers e al sistema FRONTEX (per il quale è stato previsto un raddoppiamento delle risorse). Inoltre, l'adesione all'UE è cosa disgiunta dall'adesione a Schengen. Il processo di liberalizzazione dei visti con la Serbia è peraltro soggetto comunque ad una road map che non consente di stabilire fin da ora tempi certi per la conclusione degli accordi. Richiamando le osservazioni svolte da Barroso sulla necessità di una politica europea in materia di immigrazione che non sia fondata su standard minimi, la senatrice Marinaro ha richiamato la necessità che gli strumenti e la strategia attuata dal nostro Paese in questo settore sia conforme agli indirizzi dettati dall'Unione europea.
L'ambasciatore Cangelosi, su domanda del senatore Saro, ha inoltre indicato tra i fattori che faciliterebbero il consenso della Russia sul nodo kosovaro la predisposizione di un sistema di garanzie per la minoranza serba in Kosovo, tenendo conto che per la Russia il dossier Kosovo si colleca in un contesto generale che attiene al particolare ruolo che la Russia aspira ad esercitare nel quadro politico internazionale.
La riunione si è conclusa con un riferimento alle nuove competenze previste dal Trattato di Lisbona per i Parlamenti nazionali e al nuovo rapporto di collaborazione che il Trattato prevede tra questi e il Parlamento europeo. Si tratta di un versante su cui la Rappresentanza permanente intende garantire ampia collaborazione anche in vista dell'esame parlamentare del disegno di legge di ratifica del Trattato.