XII Commissione - Mercoledì 2 luglio 2008


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ALLEGATO 1
Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013 (Doc. LVII, n. 1).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XII Commissione,
esaminato per le parti di competenza il Documento di programmazione economica e finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013;
premesso che nel settore sanitario, il DPEF 2009-2013 propone un'azione correttiva avente come obiettivo principale il conseguimento di risparmi per circa 3 miliardi a partire dal 2010;
premesso che tale azione correttiva presuppone l'avvio di un progetto di informatizzazione, incentrato sulla prescrizione telematica delle prestazioni e sulla relativa diffusione sempre in via digitale delle informazioni sanitarie relative ai cittadini;
premesso che il suddetto percorso di stabilizzazione della spesa sanitaria si pone in linea con la più generale manovra di finanza pubblica, da realizzarsi essenzialmente attraverso un'azione di contenimento della spesa, per un valore percentuale dell'1 per cento annuo, mentre l'azione sulle voci di entrata non prevede l'introduzione di nuove o maggiori imposte, ad eccezione degli interventi di perequazione tributaria già contenuti nel decreto-legge n. 112 del 2008;
premesso che è opportuno interpretare tale impegno programmatico estendendo l'impegno a non introdurre nuove o maggiori imposte anche alle forme di compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini,
esprime:

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
l'azione correttiva da realizzarsi a partire dal 2010 nel settore sanitario sia perseguita esclusivamente attraverso interventi di monitoraggio della spesa, al fine di promuoverne l'appropriatezza e di contenerne le inefficienze, evitando l'introduzione di nuovi o maggiori forme di compartecipazione alla spesa, a carico degli utenti del servizio.


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ALLEGATO 2

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013 (Doc. LVII, n. 1).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAL DEPUTATO LIVIA TURCO

La XII Commissione,
esaminato per le parti di competenza il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica (DPEF) per gli anni 2009-2013;
premesso che il DPEF 2009-2013 è presentato congiuntamente al decreto-legge n. 112, del 25 giugno 2008, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione delle finanza pubblica e la perequazione tributaria»;
premesso che, a legislazione invariata e a regolamenti parlamentari vigenti, la sessione di bilancio ha regole ben precise, nei tempi e nei modi, prevedendo che:
entro il 30 giugno sia presentato il DPEF (che indica gli andamenti tendenziali e programmatici) e il disegno di legge di assestamento di bilancio per l'anno in corso;
entro il successivo 30 settembre siano presentati il disegno di legge di bilancio e contestualmente il disegno di legge finanziaria, nonché la Relazione previsionale e programmatica e l'eventuale nota di aggiornamento al DPEF;
premesso che l'approvazione da parte delle Camere del DPEF, mediante una risoluzione con cui si impegna il Governo sui saldi e, eventualmente, sui contenuti della manovra, non rappresenta un atto formale a carattere meramente programmatico, ma costituisce l'atto di codeterminazione di decisioni vincolanti per la fase di bilancio che, di norma, è successiva;
premesso che, paradossalmente, stavolta la tempistica viene invertita: è la manovra che anticipa e vincola il DPEF e non il contrario, ciò che rappresenta una grave violazione delle prerogative del Parlamento, cui la Costituzione attribuisce, con l'articolo 81, una funzione di indirizzo e controllo in ordine alla destinazione e allocazione delle risorse pubbliche in relazione ai fini da perseguire nell'interesse della collettività;
considerato che la politica economica del Governo, illustrata dal DPEF 2009-2013, non è all'altezza dei problemi del Paese ed è controproducente ai fini dell'aggiustamento della finanza pubblica: essa non affronta le vere priorità, e cioè l'anemia della produttività e la perdita di potere d'acquisto dei redditi da lavoro e pensione;
considerato che l'assenza di interventi significativi per lo sviluppo e per il sostegno al potere d'acquisto delle famiglie è riflessa dalle previsioni sull'andamento della produttività e del PIL nell'arco temporale della legislatura: anche per l'ultimo anno della previsione (2013), l'aumento della produttività è inferiore all'1 per cento e permane un significativo differenziale di crescita con i Paesi dell'«area euro»;
considerato che sull'andamento dei redditi da lavoro e, conseguentemente, della domanda interna, pesa l'obiettivo di inflazione programmata: il Governo ha


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indicato un'inflazione programmata dell'1,7 per cento per l'anno in corso e dell'1,5 per cento dal 2009 in poi, un livello troppo basso per essere credibile e che potrebbe generare conflittualità, incertezze, ritardi nella negoziazione e, inevitabilmente, effetti negativi sugli investimenti e sui consumi;
considerato che, per quanto riguarda la finanza pubblica, la correzione per il 2009 avverrà attraverso un aumento della pressione fiscale, che nel quadro programmatico rimane significativamente al di sopra degli andamenti tendenziali, e una riduzione delle spese per gli investimenti, nonostante l'enorme deficit infrastrutturale di cui soffre il Paese: esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario per rilanciare l'economia;
considerato che, infatti, nonostante l'ipotizzata riduzione della spesa per 35 miliardi, l'impegno di riportare il bilancio in pareggio nel 2011 non avviene attraverso riduzioni di imposte, che anzi vengono aumentate per oltre 5 miliardi a partire dal 2009;
considerato che l'azione correttiva si concentrerà principalmente sulla spesa pubblica: oltre ai previsti risparmi di spesa per le amministrazioni centrali per un ammontare pari a circa 14,5 miliardi nel triennio, di cui circa 5 miliardi nel 2009, il DPEF prevede misure specifiche, con un effetto di recupero pari nel triennio a circa 20 miliardi, che si concentreranno in particolare nei settori del pubblico impiego, della finanza decentrata (dalla quale dovranno provenire 9,2 miliardi di euro di risparmi nel triennio, di cui un terzo nel 2009), della sanità (che dovrà fornire risparmi per 3 miliardi dal 2010) e della previdenza;
considerato che, essendo molti servizi sociali forniti dagli enti territoriali, questo si tradurrà in una riduzione dei servizi e delle garanzie sociali essenziali;
considerato che, sul piano della crescita economica, le stime del DPEF vanno dallo 0,9 per cento del 2009 all'1,5 per cento del 2011, con una media nel triennio dell'1,2 per cento: una crescita così bassa che rivela implicitamente lo scetticismo dello stesso Governo circa l'efficienza della manovra a favore dello sviluppo e tale da far sembrare irrealizzabili gli obiettivi di finanza pubblica, primo fra tutti il pareggio di bilancio nel 2011;
considerato che sono completamente assenti misure di rilancio dei consumi interni mediante un incremento del reddito disponibile della famiglie;
ritenuto, con particolare riferimento alle parti di competenza della XII Commissione, che la manovra di bilancio rimetta in discussione il Patto per la salute siglato tra lo Stato e le regioni nel 2006 e interrompa quel percorso di condivisione, collaborazione e responsabilità tra Stato e regioni che aveva come fine ultimo quello di garantire un governo integrato del Servizio sanitario nazionale da parte di tutti i soggetti interessati, prefigurando un assetto in cui, a fianco dell'autonomia gestionale e della responsabilità di bilancio delle regioni, lo Stato avrebbe svolto un ruolo, essenziale per l'unitarietà del sistema, di coordinamento degli obiettivi di salute, di promozione dell'appropriatezza delle prestazioni e di rigore finanziario;
considerato che alla sanità è assegnato il compito di assicurare ulteriori risparmi rispetto al tendenziale che dovrebbero assommare a 2 miliardi di euro per il 2010 e a 3 miliardi per il 2011, senza tener conto che il settore ha già contribuito al riequilibrio dei conti pubblici nel 2007, grazie alla diminuzione del tasso d'incremento pari ora allo 0,9 per cento nonché ad una riduzione del rapporto tra spesa sanitaria pubblica e PIL che è passato dal 6,85 per cento nel 2006 al 6,66 per cento nel 2007;
considerato che il recupero del controllo della spesa sanitaria è il frutto di quel «Patto per la salute» che ora, unilateralmente, si vuole modificare, in quanto esso ha colmato il disavanzo sanitario apertosi nel periodo 2000-2006, combinando un adeguamento ex ante delle


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risorse a disposizione del Servizio sanitario nazionale e la loro stabilizzazione in quota di PIL con un insieme di misure di riduzione delle spese e soprattutto con un rafforzamento dei vincoli di bilancio regionali in termini di copertura di spese non programmate e automatismi fiscali a carico delle regioni;
considerato che i finanziamenti al Servizio sanitario nazionale cui concorre lo Stato per gli anni 2010 e 2011, aggiuntivi rispetto a quelli previsti per il 2009, sono condizionati alla sottoscrizione di una nuova intesa Stato-Regioni entro il 31 luglio prossimo, determinando quindi tensioni tra i due soggetti interessati nonché una probabile una rottura della strategia di «governo condiviso» che ha consentito nell'ultimo anno il recupero della spesa sanitaria;
considerato che non vengono individuate le risorse necessarie, pari a 843 milioni di euro annui, per la proroga della sospensione del ticket di 10 euro sull'assistenza ambulatoriale specialistica, che vedrà la sua scadenza il 31 dicembre 2008;
considerato che non vengono individuate risorse aggiuntive rispetto ai 23 miliardi di euro complessivi previsti dal precedente Governo Prodi per il rilancio degli investimenti strutturali nell'edilizia sanitaria per l'ammodernamento delle strutture sanitarie, per la costruzione di nuovi ospedali e servizi territoriali, per il rinnovo delle tecnologie mediche, per la messa in sicurezza delle strutture e la realizzazione di residenze per anziani, ma si prevede quale unico momento di ammodernamento l'attuazione del «Progetto Tessera Sanitaria» ed in particolare il collegamento telematico in rete dei medici e la ricetta elettronica, per altro già individuata dalla legge 24 novembre 2003, n. 326;
considerato che le politiche di tipo sanitario, previste nel DPEF, si riducono a solo poche righe e tutte improntate alla logica del contenimento dei costi e nulla dicono della capacità di fornire risposte positive e propositive in ambiti fortemente reclamizzati in campagna elettorale, come l'applicazione della legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza, sulla ricerca in campo clinico ed in particolare sulle malattie genetiche, sulle patologie di tipo neuro-degenerativo o ancora sul disagio mentale, solo per citare alcuni punti della cosiddetta «quarta missione» del programma elettorale del attuale Governo Berlusconi;
valutato che nel DPEF manca una politica di salvaguardia dalla perdita del potere d'acquisto dei redditi da lavoro e da pensione e non vi è complessivamente alcuna politica di tutela dei ceti meno abbienti, ma solo l'istituzione di un Fondo speciale destinato al soddisfacimento delle esigenze di natura alimentare ed energetica dei cittadini, i quali potranno beneficiare di questi finanziamenti attraverso il rilascio di una carta per l'acquisto di tali beni e servizi;
valutato che manca qualsiasi previsione di finanziamento di una politica di tutela delle persone con disabilità e che, addirittura, nel decreto-legge collegato si prevede il venir meno del certificato di ottemperanza per di datori di lavori previsto dalla legge n. 68 del 1999 sul collocamento obbligatorio e la rimodulazione delle modalità di fruizione dei permessi previsti dalla legge n. 104 del 1992, prevedendo che da ora in poi potranno essere richiesti solo in ore e non più alternativamente in ore e giorni;
considerato che manca una politica a tutela della famiglia, laddove nel programma elettorale dell'attuale Governo Berlusconi si affermava che la famiglia sarebbe stata al centro del programma di governo attraverso misure che detassassero il nucleo familiare, che migliorassero i servizi sociali e che mettessero i giovani nella condizione di costruire il loro futuro;
considerato che manca una politica dell'immigrazione che non sia vista solo in termini di sicurezza ma anche d'integrazione, sebbene quest'ultima diventi la prima forma di sicurezza sociale, che consente attraverso un processo biunivoco,


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tale da coinvolgere sia la società d'accoglienza sia i cittadini stranieri, nella consapevolezza reciproca di obblighi e diritti di ambo le parti, di giungere alla piena partecipazione da parte dell'immigrato alla vita sociale, economica, culturale e civile della società d'accoglienza e all'accesso ai beni e servizi, a pari titolo e con pari dignità rispetto agli altri cittadini,
esprime:

PARERE CONTRARIO


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ALLEGATO 3

DL 92/2008: Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (C. 1366 Governo, approvato dal Senato).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XII Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, il disegno di legge n. 1366 Governo, approvato dal Senato, recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica»;
valutata l'importanza e la straordinaria necessità di introdurre disposizioni volte a tutelare la sicurezza della circolazione stradale, in relazione all'incremento degli incidenti e delle relative vittime, attraverso modifiche al codice della strada e al codice penale, anche mediante l'inasprimento delle pene per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti;
apprezzata la scelta di stabilire la precedenza nei ruoli d'udienza per la trattazione dei processi di maggiore allarme sociale, come i reati commessi in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro,
esprime:

PARERE FAVOREVOLE