TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 142 di Lunedì 9 marzo 2009

MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE PER IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI E DELLE LIBERTÀ DEMOCRATICHE IN TIBET

La Camera,
premesso che:
nel mese di marzo 2008, in occasione del 49o anniversario dell'insurrezione nazionale tibetana contro l'amministrazione cinese, vi sono state manifestazioni di massa nella regione autonoma del Tibet e in regioni limitrofe da parte di cittadini di etnia tibetana;
le autorità cinesi hanno represso con la violenza tali manifestazioni, impedendo l'esercizio della libertà di manifestazione;
secondo i dati forniti dal Governo tibetano in esilio, la repressione delle autorità cinesi avrebbe provocato oltre 200 morti, oltre 1.000 feriti e migliaia di arrestati, mentre secondo le autorità cinesi i morti sarebbero solo 20 e provocati dai manifestanti tibetani;
Sua Santità il Dalai Lama ha ribadito in ogni occasione di essere contrario all'indipendenza nazionale e quindi alla secessione del Tibet dalla Cina, di essere, invece, a favore di una soluzione politica che garantisca un'autentica autonomia culturale, politica e religiosa ai cittadini tibetani e che ciò debba valere per tutti i cittadini cinesi;
nonostante il credito e l'apertura compiuta dalla comunità internazionale nei confronti della Cina, con l'assegnazione dei giochi olimpici 2008, anche dopo gli impegni assunti dal Governo di Pechino per un maggiore rispetto dei diritti umani, né durante, né dopo la fine dei giochi olimpici le autorità di Pechino hanno mostrato maggiore rispetto per i diritti umani fondamentali, come la libertà di manifestazione e di espressione;
dopo la fine dei giochi olimpici di Pechino le autorità cinesi hanno continuato ad attaccare violentemente il Dalai Lama, accusandolo di mentire e di puntare alla secessione del Tibet, nonostante la politica per l'autonomia della regione del Tibet all'interno della Repubblica popolare cinese sia consolidata da ormai 20 anni da parte delle autorità tibetane in esilio;
a seguito di tale atteggiamento da parte delle autorità cinesi è fallito il round negoziale con le autorità del Governo tibetano in esilio, svoltosi a fine del mese di ottobre 2008;
le autorità tibetane in esilio hanno reso pubblico nelle scorse settimane il memorandum per l'autonomia del Tibet, quale proposta ufficiale effettuata nei confronti del Governo di Pechino, che è stata formalmente rigettata dal Governo cinese;
a seguito dell'annuncio dell'incontro tra il Presidente di turno dell'Unione europea Sarkozy e il Dalai Lama, le autorità cinesi hanno deciso di annullare il vertice Cina-Unione europea previsto per il 1o dicembre 2008 a Lione;
è inaccettabile che i leader europei e, in particolare, la Presidenza di turno dell'Unione europea possano essere soggetti a ricatti politico-economici da parte delle autorità cinesi su tematiche relative al rispetto dei diritti umani e per la difesa del popolo tibetano;
si ritiene molto importante la decisione presa dal Presidente francese Sarkozy di non cedere alle minacce di ritorsioni politiche ed economiche da parte del Governo cinese nei confronti della Francia,

impegna il Governo:

a reiterare al Governo cinese le richieste del Parlamento europeo e dell'Ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani a favore dell'apertura di un'indagine indipendente sui tumulti e la repressione in Tibet, da svolgere sotto gli auspici delle Nazioni Unite, e a sollecitare le autorità cinesi a rivolgere un invito permanente all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e ad altri organi delle Nazioni Unite a visitare il Tibet per monitorare il rispetto dei diritti umani;
a esprimere la solidarietà del Governo italiano nei confronti del Presidente francese Sarkozy per la scelta di incontrare il Dalai Lama e a dare la disponibilità del Governo italiano a reiterare tale incontro alla prima occasione possibile;
a ricercare una posizione comune in sede europea a favore di colloqui costanti e coordinati delle autorità europee e dei singoli Governi nazionali con le autorità del Governo tibetano in esilio e con il Dalai Lama e a promuovere un'iniziativa internazionale che faccia luce e accerti la verità sui negoziati tra le autorità cinesi e gli inviati del Dalai Lama in questi anni.
(1-00089) «Mecacci, Zacchera, Barbieri, Vernetti, Evangelisti, Della Vedova, Migliori, Nirenstein, Vannucci, Colombo, De Biasi, Concia, Corsini, Laratta, Barbi, Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco, Beltrandi, Calvisi, Sarubbi, Farina Coscioni, Strizzolo, Giachetti, Porta, Motta, Mogherini Rebesani, Delfino, Boniver».
(19 dicembre 2008)



MOZIONI CONCERNENTI MISURE A FAVORE DELL'EFFICIENZA E DELLA FUNZIONALITÀ DELLE FORZE ARMATE

La Camera,
premesso che:
le Forze armate della Repubblica sono lo strumento indispensabile per dare efficacia e credibilità alla politica estera italiana ed assolvono, nell'ambito ed a sostegno delle organizzazioni internazionali, funzioni fondamentali sia per la sicurezza e la difesa del Paese e delle alleanze di cui esso è parte, che per la salvaguardia dei diritti fondamentali degli uomini e dei popoli, nonché per lo sviluppo socio-economico dell'Italia e della comunità internazionale;
l'impegno qualitativo e quantitativo dello strumento militare nazionale negli attuali teatri operativi costituisce, oggi ed in prospettiva, nel quadro del processo di profonda trasformazione degli equilibri internazionali in corso, insostituibile presidio di sicurezza ed irrinunciabile condizione e premessa per una pacifica convivenza e per lo sviluppo di numerose ed importanti aree di crisi;
i tagli al bilancio della difesa, previsti per i prossimi anni, sono destinati ad incidere quasi esclusivamente sui settori del reclutamento e dell'addestramento e, pertanto, penalizzeranno sensibilmente soprattutto la componente operativa delle Forze armate, sia sul piano della disponibilità numerica e della preparazione del personale per l'impiego nei teatri di crisi e sullo stesso territorio nazionale, che su quello complementare del mantenimento in efficienza e della sicurezza dei materiali, degli equipaggiamenti e dei mezzi,

impegna il Governo:

ad adottare in tempi rapidi misure atte a salvaguardare la funzionalità e le capacità operative di intervento dello strumento militare garantendo le peculiari caratteristiche delle Forze armate, finalizzandole, oggi ed in previsione delle future esigenze, ai compiti che esse svolgono nelle aree di crisi presenti nel mondo, nonché per la sicurezza e lo sviluppo del nostro Paese;
a rivedere e ad ottimizzare, coinvolgendo pienamente il Parlamento, il quadro normativo per l'impiego e la gestione delle Forze armate e del comparto difesa nel suo complesso, garantendone la capacità di corrispondere alle esigenze di difesa nazionale ed agli impegni internazionali, operando le necessarie scelte nei settori tecnico-amministrativo, del personale, della logistica e della organizzazione delle Forze armate sul territorio nazionale;
a tenere presente l'esperienza ormai ultradecennale acquisita negli interventi fuori area caratterizzati dalla necessità di disporre di consolidate capacità di proiezione esterna e di mantenimento di consistenti forze di terra su teatri operativi impegnativi anche in situazioni di conflitto a bassa e media intensità e per periodi di tempo prolungati;
a rimodulare gli investimenti, secondo criteri e priorità strettamente fondati sia sui compiti effettivamente svolti oggi dallo strumento militare in questo periodo storico, sia su quelli, ad alta intensità, che un possibile deterioramento del quadro strategico potrà costringere ad affrontare, sulla base delle risorse realisticamente disponibili;
a destinare in via prioritaria le risorse disponibili e quelle eventualmente recuperate da altre aree ai settori del reclutamento e dell'addestramento, essenziali per il mantenimento delle capacità operative;
ad assicurare, nel tempo, stabilità e coerenza all'assegnazione delle risorse per il comparto difesa, quale presupposto di base per l'efficiente ed economica finalizzazione dei programmi di trasformazione e razionalizzazione delle Forze armate.
(1-00093) (Nuova formulazione) «Casini, Vietti, Bosi, Tassone, Compagnon».
(27 gennaio 2009)

La Camera,
premesso che:
le Forze armate italiane costituiscono oggi una componente essenziale per il controllo della conflittualità, il mantenimento della sicurezza e il rispetto della legge dovunque ciò impegni la comunità internazionale;
in questo momento più di 9000 soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri operano al di fuori del territorio nazionale, in teatri di crisi che vanno dai Balcani al Mediterraneo e all'Afghanistan. Il loro impegno e quello di tutte le Forze armate che li sostengono si caratterizza per alti livelli di efficienza, preparazione e professionalità;
in tutti questi contesti operativi è sempre apprezzata la professionalità e l'umanità che i militari italiani sanno esprimere a contatto con le popolazioni civili vittime dei conflitti, garantendo loro un quadro di sicurezza e riaccendendo la speranza di una vita normale e di un futuro dignitoso;
una politica di attenzione verso le forze armate deve, pertanto, garantire un quadro stabile di risorse finanziarie idoneo ad assicurare certezza ai programmi di investimento, adeguati standard di efficienza compatibili con i crescenti ritmi di impiego e adeguati livelli di formazione e addestramento del personale militare. In particolare, appare necessario che vengano sempre preservate le spese di esercizio, ossia quelle risorse che, incidendo sull'addestramento e sui mezzi, influenzano più direttamente la vita stessa del personale militare;
occorre, poi, ricordare che le Forze armate rappresentano un'istituzione fondamentale per la sicurezza del Paese, ma al tempo stesso rappresentano anche un aggregato sociale all'interno del quale sono presenti numerose famiglie monoreddito. Il fattore umano è l'elemento centrale di ogni strumento militare. Agli uomini e alle donne in divisa e alle loro famiglie deve essere, quindi, assicurata serenità e condizioni di vita adeguate,

impegna il Governo:

ad avviare ogni iniziativa di propria competenza per rafforzare ed affinare ulteriormente lo strumento militare, affinché possa assolvere al meglio alle numerose missioni assegnate al nostro Paese, pur nella piena consapevolezza che le risorse disponibili per la spesa pubblica sono risorse limitate che richiedono grande capacità di selezione;
ad avviare ogni iniziativa di propria competenza, anche di carattere normativo, volta ad assicurare la migliore razionalizzazione delle risorse a disposizione del Ministero della difesa;
a garantire al personale, nella quotidianità del servizio prestato, i livelli di formazione e addestramento necessari a svolgere le impegnative attività operative ad esso affidate in Italia e nell'ambito delle missioni internazionali;
ad avviare una nuova stagione di attenzione ai problemi della difesa affinché quanto prima possano trovare soluzione i numerosi e seri problemi che affliggono il comparto difesa e sicurezza e si giunga al pieno riconoscimento della professionalità e specificità del personale delle Forze armate che ne assicuri prospettive di crescita e sostegno.
(1-00126) «Cirielli, Cicu, Ascierto, De Angelis, Fallica, Mazzoni, Moles, Paglia, Petrenga, Luciano Rossi».
(5 marzo 2009)



MOZIONE CONCERNENTE MISURE DI SOSTEGNO AL REDDITO ATTRAVERSO L'ISTITUZIONE DI UN ASSEGNO MENSILE DI DISOCCUPAZIONE E INIZIATIVE PER UN'ORGANICA RIFORMA DEL SISTEMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

La Camera,
premesso che:
la crisi economica internazionale, come ampiamente previsto, da mesi sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese. Gli ultimi dati, recentemente resi noti dal Servizio studi della Confindustria, configurano il 2009 e il 2010 come due anni di recessione con conseguente tracollo dei posti di lavoro: secondo gli stessi dati nell'anno in corso saranno 600mila i lavoratori che perderanno il posto di lavoro e la disoccupazione salirà all'8,4 per cento. Solo nel mese di dicembre 2008, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria da parte delle aziende ha conosciuto un incremento pari al 526 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Dati questi che prefigurano un anno particolarmente nero per l'occupazione italiana;
in questo quadro, già di per sé abbastanza fosco, si inserisce il problema dei lavori con contratto a termine, i lavoratori cosiddetti precari, che nel nostro Paese riguarda un lavoratore su 8. Un fenomeno molto vasto ed in costante crescita: il lavoratore atipico è molto più frequente nel Sud del Paese, ma avanza anche nelle regioni del Nord: secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre i lavoratori precari in Italia ammontano a 2 milioni 812mila, circa il 12 per cento degli occupati. Negli ultimi cinque anni, il lavoro precario nel Nord è aumentato del 17 per cento - contro un modesto 3,1 per cento di contratti a tempo indeterminato - con punte, però, del 24,6 per cento solo nel Nord-est;
si tratta di migliaia di lavoratori privi di tutele, che saranno i primi a pagare gli effetti della crisi economica. Si stima che sono circa 305mila i contratti scaduti solo al 31 dicembre 2008 ai quali il decreto del Governo, il cosiddetto «sostegno all'economia», ha previsto un sussidio poco più che simbolico e comunque non ancora operativo, pari al 10 per cento sull'ultima retribuzione. Inoltre, la platea dei precari che beneficerà delle norme contenute nel decreto non sarà superiore al dieci per cento del totale dei lavoratori precari. Mentre in un recente studio pubblicato dall'Università la Sapienza di Roma, si calcola che siano oltre 800 mila gli atipici a «rischio precarietà», vale a dire con un solo contratto e un solo committente;
a fronte di questa situazione le misure predisposte dal Governo si sono rivelate secondo i firmatari del presente atto di indirizzo totalmente inefficaci a contrastare la profonda crisi in atto. Gli stanziamenti previsti e la platea alla quale si riferiscono i benefici, in particolare del decreto-legge n. 185 del 2008, appaiono sottostimati e totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale che sta già investendo il nostro Paese e che perdurerà almeno per i prossimi due anni. Per di più, con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, è stato abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato con le due leggi finanziarie del Governo Prodi, e ciò determinerà la perdita del lavoro di oltre 60 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;
a distanza di pochi mesi, si evidenzia tutta la fondatezza delle critiche mosse dal Partito Democratico alle misure del Governo che hanno distolto ingenti risorse per interventi inefficaci o iniqui come l'eliminazione dell'ici o la detassazione degli straordinari. Una misura, quest'ultima, assolutamente inappropriata perché in un momento di crisi economica e di rischio occupazionale gli straordinari sicuramente non sono una misura alla quale ricorrono le aziende in difficoltà. Queste risorse avrebbero potuto invece essere indirizzate verso gli ammortizzatori sociali, vera e propria emergenza dell'anno in corso;
manca, a tutt'oggi, una strategia condivisa di sostegno all'occupazione, così come non è stata data attuazione ad un disegno organico di riforma degli ammortizzatori sociali, secondo le linee guida concordate tra Governo e parti sociali, con il Protocollo del 23 luglio 2007;
in questo quadro gli interventi proposti dal Governo ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo sono tardivi ed ancora una volta inefficaci: anche l'accordo recentemente raggiunto con le Regioni non si propone di avviare la riforma degli ammortizzatori sociali, cosa che è diventata urgente, ma si limita ad intervenire sui vecchi strumenti, aumentando le risorse sulla cassa integrazione in deroga;
appare necessario approntare, con strumenti eccezionali, misure che assicurino forme di tutela economica, tramite un assegno mensile di disoccupazione, pari almeno al 60 per cento della retribuzione percepita ogni mese nell'ultimo anno lavorativo, per quei lavoratori che, in caso di licenziamento, fino ad ora risultano esclusi dall'accesso agli ammortizzatori sociali, vale a dire: i lavoratori a tempo determinato e indeterminato appartenenti ai settori ed alle imprese che non risultano destinatari di alcun trattamento di integrazione salariale, i dipendenti da imprese nel settore artigiano; gli apprendisti; i titolari di partita Iva, in regime di monocommittenza, con un reddito inferiore ad una determinata soglia; i soggetti iscritti alla gestione separata Inps di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;
in coerenza con tale impostazione il Partito Democratico ha già avanzato precise proposte, sia in occasione dell'esame del citato decreto-legge n. 185 del 2008, sia con appositi progetti di legge volti ad assicurare l'estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori esclusi dall'applicazione degli strumenti previsti in materia di ammortizzatori sociali. Si tratta dei progetti di legge presentati rispettivamente al Senato il 14 ottobre 2008 a firma Finocchiaro, Treu e altri (A.S. 1110) e alla Camera il 23 gennaio 2009 a firma Damiano e altri (A.C. 2100);
gli interventi previsti nel Protocollo tra Governo, Regioni e Province autonome del 12 febbraio 2009 riguardano esclusivamente i lavoratori coinvolti in trattamenti in deroga ai sensi dell'articolo 19, comma 8, del decreto-legge n. 185 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009 e che quindi escludono i soggetti iscritti alla gestione separata Inps di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;
gli effetti della crisi economica non possono essere fatti gravare esclusivamente sui lavoratori ed in particolare sui lavoratori più deboli, quali risultano i lavoratori precari e i lavoratori delle imprese artigiane e delle piccole imprese industriali;
le misure di sostegno al reddito dei disoccupati sono uno strumento di giustizia sociale e insieme di sostegno ai consumi e alla domanda che contribuirà al rilancio dell'economia,

impegna il Governo:

ad adottare, entro il 31 marzo, misure volte ad assicurare per l'anno 2009 forme di sostegno del reddito, attraverso l'istituzione di un assegno mensile di disoccupazione, pari almeno al 60 per cento della retribuzione percepita ogni mese nell'ultimo anno lavorativo, per tutti quei lavoratori attualmente esclusi dall'accesso agli strumenti previsti dal sistema di ammortizzatori sociali e che hanno perso il posto di lavoro dal 1o settembre 2008;
ad estendere a tutti i lavoratori le tutele della cassa integrazione previste nei casi di crisi temporanea e di sospensione del lavoro, considerato che oggi i dipendenti delle piccole imprese e i precari sono largamente privi di tutela, con la conseguenza che anche crisi temporanee hanno effetti sociali gravi, lasciano senza reddito i lavoratori e costringono spesso le imprese a licenziare i dipendenti, disperdendo così risorse umane preziose, necessarie per la futura ripresa;
a procedere, con il coinvolgimento delle parti sociali, al varo di un disegno organico di riforma degli ammortizzatori sociali attraverso le linee guida concordate tra Governo e parti sociali con il Protocollo del 23 luglio 2007 e indicate nei progetti di legge del Partito Democratico sopra ricordati, che preveda forme di attivazione per la ricerca di impiego e per la formazione da parte dei lavoratori beneficiari delle tutele al reddito (Patto di servizio);
a prevedere, quale copertura degli oneri dell'assegno mensile per i disoccupati:
a) il riavvio delle politiche anti-evasione, a cominciare dalla tracciabilità dei corrispettivi, dal limite massimo dei trasferimenti in contanti e dal ripristino delle sanzioni per le imposte evase, posto che lo smantellamento ha portato, al netto della crisi economica, ad una perdita di gettito quantificata, in via prudenziale, sulla base dei dati contenuti nei «Conti economici nazionali» comunicati dall'Istat il 2 marzo 2009, in 7 miliardi di euro per il 2008;
b) l'introduzione della centrale unica per gli acquisti nelle pubbliche amministrazioni centrali e regionali (con operatività estesa agli enti locali presenti sul territorio regionale e alle società in house degli enti territoriali);
c) l'individuazione di programmi di spesa da eliminare e riorganizzare, in alternativa agli iniqui, inefficienti ed inefficaci tagli lineari al centro della manovra di finanza pubblica di cui al decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 e, a tal fine, la ricostituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze della Commissione per la spending review allo scopo di completare l'analisi avviata nel 2007;
d) l'utilizzo immediato delle risorse di competenza nazionale, previste nel Protocollo tra Governo, Regioni e Province autonome del 12 febbraio 2009, non impegnate nell'erogazione di trattamenti in deroga ai sensi dell'articolo 19, comma 8, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 2009.
(1-00125) «Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Letta, Damiano, Bersani, Baretta, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Cesario, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Ventura».
(4 marzo 2009)