INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il settore agroalimentare è stato assoggettato nel corso del 2000 ad una profonda crisi che è stata particolarmente grave per alcuni comparti quale il lattiero caseario;
il comparto ovino è quello più coinvolto, con particolare riferimento alla Sardegna dove viene realizzato circa il 50 per cento della produzione lorda vendibile del comparto nazionale e dove operano circa 17.000 aziende;
gli interventi predisposti celermente dalla Commissione europea per fronteggiare la crisi del latte mediante la stabilizzazione del mercato non hanno comunque riguardato la crisi delle produzioni agricole lattiere casearie del comparto ovicaprino;
ad oggi, la crisi del comparto ovino ha raggiunto un'intensità non più sostenibile mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di migliaia di aziende;
dopo un lungo periodo caratterizzato da importanti ed impegnativi investimenti nelle aziende ovicaprine, sia nelle strutture sia nel miglioramento genetico e nella salute animale, ed a seguito di un lungo periodo di stagnazione della contrattazione tra le parti per la determinazione del prezzo del latte, il comparto agropastorale versa oggi in una crisi gravissima, con la gran parte delle aziende agropastorali che producono praticamente in perdita;
nelle regioni italiane a vocazione agropastorale la crisi del comparto ovino colpisce il cuore del sistema agricolo in termini economici e occupazionali e la cultura stessa di quei popoli, mettendo in discussione anche alcuni tratti fondamentali delle loro identità;
l'allevamento ovicaprino svolge, inoltre, un ruolo ambientale fondamentale, tra cui la preservazione naturale di zone meno fertili e la salvaguardia del paesaggio e di ecosistemi sensibili; spazi naturali, come i pascoli, si sono preservati per secoli grazie all'allevamento ovicaprino; inoltre il comportamento alimentare degli animali in questione, che sono soliti brucare, contribuisce a mantenere la biodiversità della flora, a proteggere la fauna selvatica e a ripulire gli spazi naturali dalla materia vegetale secca, il che è essenziale, nei Paesi mediterranei, ai fini della prevenzione degli incendi;
il settore ovicaprino dell'Italia, concentrato soprattutto nelle zone svantaggiate, sta subendo un grave declino in termini di produzione e un esodo di produttori che denota un'assenza totale di attrattiva per i giovani allevatori ovicaprini;
le proteste dei pastori e del mondo delle campagne di queste settimane rappresentano il sintomo di una crisi grave e di lungo periodo e la preoccupazione di chi non riesce più a vivere pur lavorando duramente;
da lungo tempo il punto debole della filiera del comparto ovicaprino è rappresentato dalla gestione del mercato e dalla programmazione delle produzioni, certificando così la debolezza e la crisi strutturale dell'operato dei soggetti che, operando a valle delle aziende pastorali, sovraintendono alla trasformazione del latte, alla commercializzazione dei formaggi e alla programmazione delle produzioni;
negli ultimi dieci anni il sistema delle imprese di trasformazione è stato destinatario di un consistente piano di investimenti finalizzati soprattutto alla modernizzazione degli impianti e alla diversificazione produttiva, senza che si riuscisse ad ammodernare anche l'intero sistema di mercato e, con ciò, si facesse registrare alcuna ricaduta positiva, diretta o indiretta, sul sistema delle imprese agropastorali che, anzi, hanno assistito ad un costante calo del prezzo del latte, fermo ai livelli dei primi anni Novanta, ed al raddoppio dei costi di produzione;
nonostante il settore lattiero caseario ovino rappresenti una delle punte di diamante dell'export agroalimentare italiano, negli ultimi anni le aziende agropastorali hanno potuto sopravvivere solo grazie agli aiuti comunitari, mentre l'abbandono della strategia di valorizzazione del ruolo delle organizzazioni dei produttori, perseguito negli ultimi tempi, ha coinciso con il riacutizzarsi della crisi del settore;
per uscire da una situazione di costante penalizzazione degli interessi dei pastori, è necessario altresì spingere tutti gli attori in campo a contribuire affinché il prezzo del latte venga determinato sulla base dei prezzi di mercato delle quattro maggiori categorie merceologiche dei formaggi pecorini (pecorino romano quotazione USA, pecorino romano quotazione Italia, pecorino sardo e altre specialità tipiche semistagionate e formaggi a pasta molle) e da un sistema di calcolo che tenga conto dei costi di produzione, delle rese e dei cali di peso delle diverse tipologie, ossia dell'insieme dei diversi costi di filiera, in piena trasparenza, nell'ambito di un'intesa di filiera che porti alla sottoscrizione di un contratto quadro e di contratti di fornitura tra le parti che diano garanzie ad entrambe, secondo la legislazione vigente;
l'assenza nelle varie realtà regionali di un'adeguata politica del credito in agricoltura ha reso debole la situazione finanziaria delle aziende pastorali e ha rafforzato il ruolo dei mediatori e accaparratori di latte con nessun beneficio per i pastori e con danno evidente del sistema;
la tutela degli interessi legittimi degli allevatori passa in particolare attraverso il potenziamento e il rilancio su basi nuove dell'associazionismo, con particolare riferimento alle organizzazioni dei produttori, indispensabili per realizzare tutta la filiera, compresa la commercializzazione, al fine di garantire il massimo delle ricadute a favore degli allevatori medesimi;
è necessario definire una serie di proposte finalizzate a rispondere nell'immediato all'emergenza, ma rivolte anche alla soluzione di nodi storici irrisolti, alle novità maturate negli ultimi anni con la globalizzazione e l'evoluzione mondiale del settore;
l'health check della politica agricola comune (Pac) ha introdotto una nuova forma di sostegno, chiamata sostegno specifico, prevista dall'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009. Mediante tale sostegno si ha la possibilità di finanziare ben cinque tipologie di misure, molto diverse tra di loro;
una delle cinque misure è specifica per attivare un sostegno mirato alla zootecnia estensiva (vacche nutrici, ovicaprini), con il triplice obiettivo del miglioramento dell'ambiente, della qualità del prodotto e dell'attivazione delle economie locali;
il sostegno alla zootecnia estensiva è una delle più importanti misure assunte dalla Francia, che manterrà un premio accoppiato per vacche nutrici ed ovicaprini; la Francia è un Paese direttamente concorrente dell'Italia per la zootecnia, per cui è auspicabile creare condizioni di parità nell'ambito delle politiche di sostegno;
una seconda misura, adattabile alle realtà agropastorali, consentita dal sostegno specifico dell'articolo 68, è quella che consente di erogare pagamenti supplementari a favore di produttori dei settori lattiero caseario, delle carni bovine, delle carni ovicaprine e del riso in zone vulnerabili dal punto di vista economico o sensibili dal punto di vista ambientale;
questo sostegno è molto importante per l'Italia, che potrà utilizzarlo per salvaguardare la zootecnia da latte e da carne in montagna, soprattutto per arginare le conseguenze di una maggiore competitività nel settore lattiero caseario dopo l'eliminazione delle quote latte;
l'articolo 68 si presenta come una nuova forma di sostegno della politica agricola comune, con un importo finanziario abbastanza importante, circa 430 milioni di euro di cofinanziamento nazionale e oltre 693 milioni di euro di risorse assegnate dall'Europa all'Italia, risorse la cui programmazione avviene esclusivamente a livello nazionale al fine di fare una politica che tenga conto delle specificità nazionali;
l'articolo 68 andrebbe, quindi, utilizzato al massimo livello finanziario e scegliendo attentamente le misure da attuare, le imprese e i territori da sostenere, i contributi da concedere, evitando la suddivisione del sostegno tra tante misure;
la possibilità per l'Italia di decidere l'allocazione di risorse importanti è un'occasione da non perdere. Ma occorre una politica nazionale coraggiosa, in grado di fare scelte virtuose evitando le erogazioni a pioggia;
ad esempio, le risorse dell'articolo 68 andrebbero concentrate sulla zootecnia di montagna e delle zone svantaggiate e, in particolare, sulla zootecnia delle produzioni ovicaprine, al pari di quanto fatto dalla Francia di Sarkozy;
ad oggi, questo purtroppo non avviene e lo schema nazionale di riparto delle risorse dell'articolo 68 per l'anno in corso assegna alla zootecnia ovicaprina pochissime risorse, pari a 10 milioni di euro su un plafond di oltre 300 milioni di euro, non sufficienti nemmeno per affrontare l'emergenza di questi giorni;
il tavolo tecnico per risolvere la crisi del comparto ovicaprino, istituito il 6 settembre 2010 presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del Ministero, i rappresentanti delle regioni Sardegna, Toscana e Lazio, l'Agea e il consorzio del pecorino romano, potrebbe rappresentare il luogo ideale in cui fare la scelta di concentrare le risorse dell'articolo 68 sulla zootecnia di montagna e, in particolare, sulla zootecnia delle produzioni ovicaprine, al pari di quanto fatto dalla Francia;
il lavoro del tavolo tecnico è altresì importante alla luce delle evoluzioni che si registrano a livello europeo; infatti, a seguito della situazione di crisi in cui si è venuto a trovare tutto il mercato lattiero nell'anno 2009, il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Ciolos ha istituito un gruppo di esperti di alto livello sul latte, incaricato di analizzare i provvedimenti da adottare a medio e lungo termine per il settore lattiero caseario;
costituito da rappresentanti degli Stati membri e presieduto dal direttore generale per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Jean-Luc Demarty, il gruppo di alto livello ha ricevuto ed esaminato contributi scritti e orali da parte dei maggiori gruppi europei di portatori di interesse del settore lattiero-caseario, oltre ad autorevoli contributi di esperti invitati del mondo accademico, di rappresentanti di Paesi terzi, della direzione generale della concorrenza, delle autorità nazionali preposte alla concorrenza e della direzione generale Agri rispetto a talune questioni specifiche;
il gruppo di alto livello è stato invitato a esaminare soluzioni normative per stabilizzare il mercato e i redditi dei produttori e migliorare la trasparenza del mercato. Nel giugno 2010 il gruppo ha presentato una relazione, approvata all'unanimità, in cui si riassumevano i risultati dei lavori e si formulavano alcune raccomandazioni;
il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos, ha dichiarato: «Mi complimento per il lavoro del gruppo di alto livello e per la sua relazione. Intendo studiarla in maniera approfondita per presentare proposte legislative entro la fine dell'anno. Il mio principale obiettivo è quello di proporre misure a medio e lungo termine che tengano conto degli insegnamenti tratti dalla crisi dell'anno scorso per strutturare meglio il settore nel suo insieme.»;
risulta, pertanto, fondamentale che vengano individuate le misure necessarie per fronteggiare l'emergenza e per offrire prospettive efficaci di rilancio e sviluppo produttivo del comparto lattiero caseario ovicaprino, dando così seguito ed attuazione alle numerose iniziative chieste dal Parlamento europeo con la risoluzione del 19 giugno 2008 sul futuro del settore ovicaprino in Europa, al fine di negoziare con l'Europa un pacchetto di misure specifiche da inserire nelle proposte legislative che il commissario Dacian Ciolos intende presentare entro il 2010;
accanto alle misure del sostegno specifico e, soprattutto, del futuro pacchetto legislativo europeo per il comparto lattiero caseario, sarebbe opportuno esaminare e individuare anche delle risposte immediate per ricondurre l'emergenza delle produzioni agricole ovicaprine a una dimensione sostenibile; sarebbe pertanto importante verificare se esistano i presupposti per attivare alcune misure vigenti che potrebbero aiutare le aziende agropastorali, sostenendone i redditi e stabilizzando il mercato delle produzioni interessate;
innanzitutto, sarebbe necessario chiarire l'effettiva operatività dello strumento della dichiarazione dello stato di crisi di mercato per specifiche produzioni agricole di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 28 febbraio 2005 n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2005, n. 71; tale strumento utilissimo in situazioni come quella delle produzioni ovicaprine di fatto non è mai stato utilizzato e sembrerebbe che nemmeno la necessaria notifica alla Commissione europea sia mai stata effettuata;
sarebbe poi importante verificare la disponibilità del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ad intervenire sia per incrementare le risorse del regime di aiuti de minimis di cui al regolamento (CE) n. 1535/2007 mediante parte delle quote disponibili della riserva nazionale, di cui all'articolo 2, comma 3 del decreto ministeriale 30 marzo 2009, sia per negoziare in sede europea la possibilità di ampliare il plafond del regime de minimis destinato all'Italia;
un'altra misura di efficacia immediata per il settore ovicaprino che si chiede di assumere è la possibilità di un ammasso straordinario privato per le eccedenze di pecorino romano, sollecitando il Ministero ad aprire un negoziato con la Commissione europea basato sia sulle recenti iniziative autorizzate per il burro, per il quale è stato reintrodotto un ammasso privato per il periodo da gennaio 2009 a febbraio 2010;
andrebbe, inoltre, valutata la possibilità di chiedere alla Commissione europea l'applicazione alle produzioni del comparto ovicaprino della cosiddetta clausola d'urgenza di cui all'articolo 186 del regolamento (CE) n. 1234/2007 (regolamento unico OCM), come modificato dal regolamento (CE) n. 1140/2009 del Consiglio, che consente alla Commissione di intervenire immediatamente in caso di turbolenze di mercato permettendo, tra le altre cose, agli Stati membri di acquistare con risorse comunitarie i prodotti lattiero caseari per un migliore equilibrio di mercato;
infine, risulta di fondamentale importanza che le produzioni lattiero casearie del comparto ovicaprino siano interessate da un intervento diretto di acquisto da destinare agli indigenti nella Comunità europea e ai Paesi in via di sviluppo, ai sensi del regolamento comunitario del 14 settembre 2010, n. 807, che disponga, per il tramite di Agea, un acquisto di almeno 30.000 quintali di formaggio pecorino romano (e formaggi diversi dal romano), anche al fine di favorire la diversificazione produttiva;
il regolamento (CE) n. 807/2010 prevede che gli Stati membri comunichino la loro volontà di attuazione entro il 1o febbraio dell'anno di riferimento, informando più dettagliatamente la Commissione entro il successivo 31 maggio. Entro il 1o ottobre la Commissione europea adotta il piano annuale di distribuzione; al momento non sono noti i prodotti alimentari che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha comunicato alla Commissione al fine di inserirli nel piano annuale, né è nota la programmazione dei futuri piani annuali di distribuzione;
con la legge finanziaria per il 2010 (legge 23 dicembre 2009, n. 191, articolo 2, comma 57) si è autorizzata una spesa pari a 10 milioni di euro, per il solo esercizio 2010, destinati all'erogazione di contributi alla produzione per i prodotti agricoli che hanno necessità di una stagionatura prolungata e che si possano fregiare di una denominazione protetta dop o igp. Sono compresi in tale definizione alcune categorie di formaggi e alcuni prodotti a base di carne. Nel comparto lattiero caseario ovicaprino rientrano nella categoria talune varietà a stagionatura prolungata come il pecorino romano da grattugiare (almeno 8 mesi) o quello sardo maturo (che può arrivare a 12 mesi);
la norma prevedeva che entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge, un decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze definisse le modalità d'attuazione e l'erogazione delle risorse -:
se il Ministro interpellato ritenga che esistano i presupposti per decretare la dichiarazione dello stato di crisi di mercato per le produzioni di formaggio pecorino ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 28 febbraio 2005 n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2005, n. 71, e, in caso affermativo, se la misura sia di immediata applicazione o, al contrario, necessiti ancora dell'iter di notifica presso le sedi comunitarie;
se il Ministro interpellato, nell'ambito e nei limiti del regime di aiuti de minimis di cui al regolamento (CE) n. 1535/2007 e nell'ambito dei nuovi importi di aiuto previsti dalla Commissione europea nella comunicazione 2009/C/261/02, intenda intervenire per sostenere la produzione agricola del pecorino mediante prestiti agevolati, contributi in conto interessi, sovvenzioni in denaro o esenzioni fiscali limitate, utilizzando a tal fine parte delle quote disponibili della riserva nazionale di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto ministeriale 30 marzo 2009 e nel caso in cui, come risulta da affermazioni fatte dal presidente della regione Sardegna, tale ipotesi sia concretamente realizzabile quale sia l'ammontare delle risorse che il Ministero intende mettere a disposizione;
se il Ministro interpellato, a fronte delle pesanti ripercussioni sul comparto ovino caprino derivanti dalla crisi economica, ritenga praticabile negoziare in sede europea la possibilità di ampliare il plafond del regime de minimis destinato all'Italia di cui al regolamento (CE) n. 1535/2007;
se il Ministro interpellato ritenga possibile che si realizzi una maggiore razionalizzazione degli interventi finanziati con il cosiddetto aiuto specifico, previsto dall'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 e introdotto dall'health check della politica agricola comune (Pac), e in tale contesto prevedere una concentrazione delle risorse disponibili per il comparto ovicaprino;
a che punto sia il lavoro del tavolo tecnico istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per superare la grave crisi del comparto ovicaprino e se siano già state individuate le misure con cui dare risposte concrete alle aziende agropastorali;
su quali misure di rilancio del settore ovinocaprino il Ministro interpellato intenda avviare un negoziato con la Commissione europea nell'ambito dell'obiettivo dichiarato dal Commissario Dacian Ciolos di predisporre proposte legislative entro il 2010 di sostegno e rilancio dell'intero settore lattiero-caseario;
se sia intenzione del Ministro interpellato negoziare con l'Unione europea un ammasso straordinario privato per le eccedenze di pecorino romano per congrui quantitativi e adeguata remunerazione, al pari di quanto avvenuto per il burro per il quale la Commissione europea ha autorizzato, in maniera eccezionale per stabilizzare il mercato, la reintroduzione dell'ammasso privato per il periodo da gennaio 2009 a febbraio 2010;
se il Ministro interpellato intenda chiedere alla Commissione europea l'applicazione alla cosiddetta clausola d'urgenza di cui all'articolo 186 del regolamento (CE) n. 1234/2007 (regolamento unico OCM), come modificato dal regolamento (CE) n. 1140/2009 del Consiglio per i prodotti lattiero caseari del comparto ovicaprino;
se il Ministero abbia già previsto l'acquisto di formaggi, in particolare di formaggio pecorino, nelle comunicazioni inviate alla Commissione europea, negli scorsi mesi di febbraio e di maggio, in attuazione del regolamento (CE) n. 807/2010 recante modalità d'esecuzione delle forniture di derrate alimentari provenienti dalle scorte di intervento a favore degli indigenti e, in caso contrario, se non ritenga urgente autorizzare per il tramite di Agea un acquisto di almeno 30.000 quintali di formaggio pecorino romano, e formaggi diversi dal romano, anche al fine di favorire la diversificazione produttiva;
se il decreto di attuazione di cui all'articolo 2, comma 57, delle legge 23 dicembre 2009, n. 191, relativo all'erogazione di contributi alla produzione per i prodotti agricoli a stagionatura prolungata con denominazione protetta dop o igp sia stato emanato e, in caso negativo, quali siano state le cause ostative e, soprattutto, se si intenda procedere celermente all'attribuzione delle risorse al fine di evitare che le risorse autorizzate per il solo esercizio di bilancio 2010, vadano in economia;
quali siano gli effetti che la mancata proroga delle agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo nelle modalità più vantaggiose previste dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito con modificazioni, dalla legge n. 81 del 2006 nelle zone di montagna e svantaggiate, venuta meno il 31 luglio 2010, sulla crisi del settore lattiero caseario e in che modo intenda intervenire, anche alla luce dei risultati della simulazione fatta dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sulla base dei parametri indicati dall'Unione europea in ordine all'iter di ridefinizione delle zone svantaggiate in Europa.
(2-00826)
«Calvisi, Ventura, Marrocu, Soro, Fadda, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Schirru».
(21 settembre 2010)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
per i lavori condotti in amministrazione diretta il Corpo forestale dello Stato impiega da anni personale assunto con contratto di diritto privato;
il rapporto di lavoro di tali lavoratori è definito dalla legge (speciale) 5 aprile 1985, n. 124, e la loro utilità di impiego è ribadita dalla legge di riordino del Corpo forestale, (legge n. 36 del 6 febbraio 2004) la quale conferma all'articolo 5, comma 1, che «per consentire il supporto alle attività istituzionali del Corpo forestale dello Stato continuano ad applicarsi le norme previste dalla legge 5 aprile 1985, n. 124»;
rientrano in tale fattispecie circa 1.700 operai forestali che svolgono il proprio lavoro presso gli uffici territoriali per la biodiversità a protezione di importanti zone di interesse naturalistico del patrimonio forestale italiano;
a quattro anni di distanza e nonostante quattro giornate di sciopero nazionale ed altre a livello locale la situazione non è minimamente mutata e gli operai sono ancora senza contratto;
si evidenzia, inoltre, che, nonostante l'impegno sottoscritto 16 gennaio 2008 dal capo del Corpo forestale, dottor Cesare Patrone, che prevedeva l'erogazione dei buoni pasto a partire dal mese di maggio 2008, nulla è successo sempre per mancanza di risorse;
il giorno 6 ottobre 2010 è stata proclamata una nuova giornata di sciopero con manifestazione a Roma per chiedere la risoluzione delle problematiche sopra elencate -:
se non ritengano di avviare iniziative concrete volte a dare una soluzione rapida alle problematiche suesposte, eliminando evidenti discriminazioni tra lavoratori che godono di tutele, in virtù di un rapporto di lavoro pubblico, e lavoratori assunti con rapporto di natura privata cui le stesse non sono assicurate;
se non ritenga, altresì, di prevedere le risorse necessarie per garantire l'erogazione dei buoni pasto al pari degli altri lavoratori.
(2-00832)
«Pezzotta, Adornato, Binetti, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».
(28 settembre 2010)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
in data 4 maggio 2010 il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, in seguito alla vicenda che lo ha coinvolto nell'ambito dell'acquisto di abitazioni con presunti fondi neri, è stato costretto a dimettersi dall'incarico;
in data 5 maggio 2010 il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha assunto ad interim l'incarico di Ministro dello sviluppo economico nell'attesa di individuare e proporre un nuovo Ministro;
dopo più di quattro mesi ancora il Ministero risulta carente del suo esponente maggiore, con ciò creando palesi difficoltà decisionali, operative, organizzative all'intero personale del dicastero;
la mancanza del Ministro non evidenzia difficoltà esclusivamente nell'ambito ministeriale, ma in modo più accentuato produce effetti problematici sulla politica industriale del Paese e, dunque, sulle aziende italiane, viste le peculiari e fondamentali funzioni di indirizzo strategico dello sviluppo economico;
a testimonianza di quanto siano palpabili disordine e confusione all'interno del dicastero, sarebbe stata conclusa tra il direttore generale dello sviluppo economico, Gianluca Maria Esposito, e il Ministro per il turismo, Michela Brambilla, un'intesa per destinare al Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo circa 800 milioni di euro inizialmente destinati alle regioni (secondo le indiscrezioni degli organi di stampa) nell'ambito di un piano straordinario per il turismo;
tale accordo ha causato diverse polemiche in sede parlamentare, a causa dell'anomala interferenza ministeriale in una materia, come il turismo, la cui competenza è appannaggio delle regioni;
anche sul tema degli incentivi alle imprese, l'evidente stallo, percepito dal mondo imprenditoriale, sta causando enormi intoppi ai fini della realizzazione degli investimenti agevolati: il 24 giugno 2010, infatti, circa 150 imprenditori vincitori delle agevolazioni previste dal piano «Industria 2015» hanno espresso il loro malcontento nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri perché, dopo oltre 15 mesi, non hanno ricevuto le risorse economiche dovute e necessarie al corretto completamento dei piani d'investimento intrapresi;
dalle precedenti considerazioni si comprende come oggi la politica industriale del nostro Paese sia completamente ferma, soprattutto con riferimento alle mancate scelte in tema di liberalizzazioni e di concorrenza, oltre all'energia, vista l'importante svolta a cui l'Italia è chiamata a far fronte nel settore; la volontà del Governo Berlusconi di puntare, ad esempio, sul ritorno dell'energia nucleare, dopo aver correttamente posto le basi con la cosidetta legge sviluppo del 2009, adesso sembra aver subito un inspiegabile arresto, in seguito all'assenza della figura maggiormente di spicco dedita alla fase attuativa dei piani già previsti;
a parere degli interpellanti particolarmente evidente è una sorta di «spezzatino» che gli altri dicasteri stanno attuando a discapito del Ministero dello sviluppo economico, sia in termini di sottrazione di risorse che in termini di sottrazione di competenze;
a testimonianza di quanto suddetto, la manovra economica di recente approvazione nelle aule parlamentari, ha ridotto di circa 900 milioni di euro l'ammontare di risorse economiche a disposizione dell'ex Ministero dell'industria;
alcune funzioni di primaria importanza sono state assegnate ad altri dicasteri: la gestione del Fondo per le aree sottoutilizzate e dei Fondi dell'Unione europea è stata delegata dal Ministro ad interim Berlusconi al Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale Fitto, divenuto responsabile del dipartimento per le politiche dello sviluppo; sempre il Ministro Fitto dovrà varare il Piano per il sud che inizialmente rientrava tra le competenze del Ministro Scajola;
anche il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta occupando uno spazio tradizionalmente affidato al Ministro dello sviluppo economico, come nelle vertenze Fiat-Pomigliano, Glaxo e Telecom;
il potere di nomina relativo alla Sogin ed alla Sace, in origine nelle competenze del Ministero dello sviluppo economico, oggi è stato assegnato al Ministero dell'economia e delle finanze, come evidente è la volontà del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare di assumere maggiori poteri nella nomina dei componenti dell'Agenzia di sicurezza sul nucleare -:
quali siano le reali intenzioni del Presidente del Consiglio dei ministri, per quanto di competenza, in merito alla nomina del nuovo Ministro dello sviluppo economico;
quali elementi intenda fornire in merito alle vicende che hanno visto ridestinare risorse e competenze, fino a due mesi fa assegnate al Ministero dello sviluppo economico, ad altri dicasteri;
quali siano le reali intenzioni del Governo in tema di politiche industriali e di sviluppo per il Paese, con riferimento in particolar modo alle strategie in tema di energia, liberalizzazioni, politiche per il Mezzogiorno, incentivi alle imprese e destinazione del Fondo per le aree sottoutilizzate.
(2-00834)
«Libè, Casini, Galletti, Rao, Occhiuto, Compagnon, Anna Teresa Formisano, Pezzotta, Ruggeri, Tassone, Ciccanti, Naro».
(28 settembre 2010)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e per le politiche europee, per sapere - premesso che:
in seguito agli allargamenti dell'Unione europea del 2004 e del 2007, gran parte dei rom europei sono divenuti cittadini dell'Unione europea e godono pertanto, assieme ai loro familiari, del diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri: un diritto che costituisce un aspetto fondamentale della cittadinanza europea quale è definita dai trattati e attuata dalla direttiva 2004/38/CE;
tale direttiva prevede limitazioni della libertà di circolazione dei cittadini dell'Unione europea soltanto in casi eccezionali, e impone limiti chiari e precisi a tali misure, prevedendo in particolare, agli articoli 28, 30 e 31, che i provvedimenti di allontanamento debbano essere valutati e decisi singolarmente, tenendo conto delle circostanze personali e assicurando garanzie procedurali e mezzi di impugnazione, mentre la mancanza di mezzi economici non può assolutamente giustificare l'espulsione automatica di cittadini dell'Unione europea ai sensi dell'articolo 14;
a seguito delle numerose espulsioni avvenute recentemente ad opera del Governo francese, il 9 settembre 2010 il Parlamento europeo ha approvato, con 337 voti a favore, una risoluzione con la quale, dopo aver espresso viva preoccupazione per i provvedimenti adottati dalle autorità francesi, nonché da altri Stati membri nei confronti dei rom, ha esortato gli Stati membri non solo a rispettare pienamente gli obblighi emananti dalla normativa dell'Unione europea, eliminando eventuali incongruenze nell'applicazione, ma anche a rivedere e revocare le leggi e le politiche che discriminano, direttamente o indirettamente, i rom sulla base della razza e dell'origine etnica;
il 14 settembre 2010, la Commissaria europea Reding alla giustizia, dopo aver usato toni molto duri sulla politica del Governo francese sulla questione delle recenti espulsioni dei rom, ha preannunciato l'apertura di una procedura d'infrazione per un'applicazione discriminatoria della direttiva sulla libertà di circolazione dei cittadini comunitari e per la mancata trasposizione delle garanzie procedurali e sostanziali previste dalla direttiva 2004/38/CE;
il 16 settembre 2010 durante il pranzo con i leader dei 27 Stati membri in occasione del Consiglio europeo, si è verificato uno «scontro verbale molto acceso» tra il Presidente della Commissione europea Jose Manuel Durão Barroso - tramite la portavoce della Commissione che ha ribadito che la posizione della commissaria Reding sulle espulsioni dei rom corrisponde a quella dell'intera Commissione - e il presidente francese Sarkozy - che ha considerato le espressioni usate, come «oltraggiose» e ha dichiarato che la Francia continuerà a smantellare tutti i campi illegali;
è sembrato così profilarsi l'avvio di un possibile scontro istituzionale tra alcuni membri del Consiglio dell'Unione europea, da un lato, e la Commissione dall'altro, mentre secondo l'agenzia France Presse, che cita fonti anonime del Dipartimento di Stato, Washington ha invitato il Governo francese e quello di altri Paesi a «rispettare i diritti dei rom»; da rilevare anche la posizione tedesca, con la cancelliera Merkel che si è dichiarata d'accordo con la Commissaria Reding sulla sostanza, anche se ha specificato di non approvare i toni usati;
il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, al termine del vertice, ha dichiarato che «si discuterà della problematica dell'integrazione dei rom in uno dei prossimi Consigli», e ha enunciato le conclusioni di principio a cui sono giunti i 27 Stati membri dopo l'acceso dibattito sui rom ossia: che «uno stato membro ha il diritto di applicare la legislazione nazionale e prendere misure per fare rispettare lo stato di diritto sul suo territorio»; che «la Commissione ha il diritto, e anzi il dovere, di vegliare sul rispetto del diritto comunitario da parte degli Stati membri, in particolare sul rispetto dei diritti fondamentali e della direttiva sulla libera circolazione, e di aprire un'inchiesta se lo ritiene necessario»; che «gli Stati membri hanno preso nota della dichiarazione del Presidente della Commissione a nome dell'intero Collegio dei commissari, che ha preso le distanze dalle affermazioni fatte dalla commissaria Reding»; e che «il rapporto tra gli Stati membri e le istituzioni europee, in particolare la Commissione, deve essere improntato al reciproco rispetto»;
in questo difficile contesto l'Italia ha appoggiato senza indugi, in un'intervista rilasciata dal Presidente del Consiglio il 9 settembre 2010 al giornale Le Figaro, la linea seguita sui rom dal Governo francese, affermando, tra l'altro, che la Commissaria europea meglio avrebbe fatto a trattare la questione in privato con i dirigenti francesi, piuttosto che renderla pubblica come ha fatto;
già il 21 agosto 2010, il Ministro dell'interno aveva dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera che «la Francia non sta facendo altro che copiare l'Italia» e che semmai occorre fare un passo ulteriore arrivando «alla possibilità di espellere i cittadini comunitari come già previsto per i clandestini»; in occasione di un seminario sull'immigrazione tenutosi a Parigi, prima del Consiglio europeo del 6 settembre 2010, il Ministro, annunciava che la proposta di adozione di provvedimenti di «espulsione e rimpatrio anche per i cittadini comunitari» sarebbe stata avanzata formalmente alla Commissione europea;
lo stesso Ministro in un'altra intervista del 9 settembre 2010, ricordando le passate censure della Commissione europea sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008 e sulle conseguenti ordinanze che dichiaravano lo stato di emergenza sulla questione dei rom in Lazio, Lombardia, e Campania (nn. 3676, 3677 e n. 3678) - e che prevedevano tra l'altro la possibilità di procedere a censimenti di tutti i presenti nei campi rom, anche tramite il rilevamento delle impronte digitali, persino se in presenza di soggetti minori - ha ribadito che le censure a livello europeo sarebbero state fondate su un «pregiudizio politico negativo»;
venerdì 17 settembre 2010 una decina di nomadi milanesi, attraverso i loro legali, hanno presentato ricorso al tribunale civile di Milano sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2008 e sull'ordinanza relativa alla Lombardia, chiedendo, da un lato, l'accertamento del carattere discriminatorio dei provvedimenti del Governo sull'emergenza nomadi, e la loro immediata sospensione; dall'altro, di sollevare la questione alla Corte di giustizia dell'Unione europea, qualora il magistrato lo ritenga necessario per l'interpretazione delle normative comunitarie;
l'ex presidente della Corte costituzionale, Valerio Onida, in qualità di rappresentante della Organizzazione americana Open society justice initiative, che assiste legalmente i nomadi milanesi, ha dichiarato che il censimento previsto nelle ordinanze costituirebbe un controllo a carattere discriminatorio avendo per destinatari delle minoranze, quali i rom e i sinti;
in attesa della nuova udienza prevista per il 5 novembre 2010, nella quale il giudice dovrà anche decidere se inoltrare l'istanza alla Corte europea di giustizia, prima di poter emettere una decisione sul carattere discriminatorio dei provvedimenti adottati, resta il giudizio fortemente negativo per la policy adottata dal nostro Governo nei confronti di queste minoranze, «una politica discriminatoria nei confronti di una popolazione, che, sostanzialmente, non si è riuscita a gestire attraverso canali che sono soprattutto di tipo sociale, di tipo scolastico e di accompagnamento» come dichiarato dal direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana -:
quali siano le iniziative in materia di politiche nei confronti dei rom che il Governo italiano ha già assunto in analogia al Governo francese o che intende assumere, e se i Ministri interpellati ritengano che tali misure siano compatibili con le disposizioni dell'ordinamento comunitario e non rischino di portare all'apertura di una procedura di infrazione anche nei confronti dell'Italia.
(2-00829)
«Gozi, Damiano, De Torre, Peluffo, Tullo, Tocci, Gentiloni Silveri, Marco Carra, Martella, Maran, De Pasquale, Pompili, La Forgia, Losacco, Gianni Farina, Lovelli, Castagnetti, Sani, Gasbarra, Servodio, Pizzetti, Sposetti, Lo Moro, Morassut, D'Antona, Minniti, Ceccuzzi, Motta, Amici, Albonetti, Sereni, Bachelet, Baretta, Bindi, Bratti, Capodicasa, Causi, Cenni, Coscia, Fiano, Fluvi, Melandri, Meta, Nannicini, Schirru, Villecco Calipari».
(22 settembre 2010)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
il colonnello pilota Gianmarco Bellini in forza all'Aeronautica militare italiana prendeva parte alla guerra del golfo nel 1990-1991;
la sera del 17 gennaio 1991 fu comandato di partecipare alla prima ondata del primo attacco, decollò col suo tornado e, unico a poter eseguire il rifornimento, proseguì l'azione da solo fino all'obiettivo stabilito;
dopo l'attacco fu abbattuto dal nemico e fatto prigioniero per 47 giorni, in cui fu sottoposto a torture fisiche e psicologiche;
liberato il 3 marzo 1991, fu ricoverato su una nave militare Usa come «prigioniero di guerra liberato» e gli venivano diagnosticate due fratture alla colonna vertebrale ed una alla mandibola;
tornato in patria il Presidente della Repubblica volle insignirlo di medaglia d'argento al valor militare, con la seguente motivazione: «Comandante di "Tornado" impegnato nella sua prima, difficile operazione bellica notturna contro obiettivi militari fortemente difesi, riusciva ad effettuare, in presenza di condizioni meteorologiche avverse, il previsto rifornimento in volo e decideva, con chiaro sprezzo del pericolo e senza esitazione, di continuare da solo la missione che gli era stata affidata. Raggiungendo l'obiettivo, subito dopo aver sganciato il carico bellico a bassissima quota su un deposito di munizioni iracheno, veniva fatto segno ad intenso fuoco contraereo. Sceso ulteriormente di quota sul deserto in piena oscurità, veniva colpito dalla violentissima reazione contraerea che rendeva ingovernabile l'aeromobile. Lanciandosi assieme al navigatore veniva fatto prigioniero. Manteneva, in mani nemiche, un contegno fermo ed esemplare, nonostante le violenze fisiche e morali subite. Chiaro esempio di professionalità, dedizione e coraggio, degno erede di una luminosa tradizione.» - Cielo del Kuwait, 18 gennaio 1991 -:
se sia stato riconosciuto sullo stato di servizio del colonnello Gianmarco Bellini il periodo di guerra cui ha preso parte con l'operazione Onu in Iraq, denominata «Locusta», dal 25 settembre 1990 al 7 marzo 1991;
conseguentemente, se le ferite riportate in combattimento riconosciute dalla commissione medica militare siano state messe a matricola e conteggiate come tali, ex articolo 93 del regolamento per la disciplina delle uniformi;
in caso contrario per quale motivo vi sia questa evidente quanto ingiusta discrasia.
(2-00798)
«Gidoni, Brigandì, Luciano Dussin».
(27 luglio 2010)
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la recente vicenda che ha interessato il canale satellitare Italiani nel mondo channel, di cui si è avuta eco anche sui mezzi di informazione quotidiana del nostro Paese, desta particolare preoccupazione dato il contenuto pornografico delle trasmissioni offerte ai connazionali all'estero, una variazione nel classico e previsto palinsesto dell'emittente che secondo alcune affermazioni è da ricondursi ad un attacco di presunti hacker;
l'attacco dell'hacker «televisivo», in genere, è di breve durata e giunge ad interrompere le normali trasmissioni, mentre le affermazioni del direttore editoriale della rete televisiva satellitare Italiani nel mondo channel, attestano la chiusura delle trasmissioni dal mese di giugno 2010. Sembra, pertanto, strano che al momento della prima trasmissione di contenuto pornografico i responsabili dell'emittente non abbiano prontamente provveduto a denunciare l'accaduto al gestore ed alle autorità competenti;
tale mancanza è aggravata dal fatto che le dette trasmissioni sono state più di una, configurando pertanto almeno un'omissione nel dovuto esercizio di controllo da parte del responsabile dei contenuti dell'emittente. Le trasmissioni apparse sulla televisione satellitare Italiani nel mondo channel, canale satellitare 888, risulterebbero avere carattere piuttosto «commerciale» e non di mero intrattenimento socio-culturale;
il danno d'immagine per il nostro Paese, non solo tra le comunità italiane emigrate, è particolarmente grave ed è pertanto necessario fare chiarezza sull'intera vicenda, sia dal punto di vista gestionale che dell'attività redazionale e di vigilanza, essendo stati lesi anche gli obiettivi fissati dall'emittente per l'informazione diretta agli italiani residenti all'estero;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nel 2009 aveva deliberato le deroghe al canale satellitare sugli obblighi di programmazione e di investimenti in opere cinematografiche di espressione originaria italiana, in quanto dedicata per oltre il 70 per cento all'attualità e all'approfondimento socio-culturale. L'effettiva attività di informazione e approfondimento socio-culturale e il rispetto dei canoni che presiedono l'attività di tale settore ed una corretta organizzazione redazionale sono, d'altronde, le condizioni necessarie affinché una televisione privata ottenga finanziamenti pubblici;
secondo la stessa delibera n. 607/09/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, concernente il rilascio di deroga dagli obblighi di programmazione e investimento, «La società Italiani nel mondo radio e Tv s.r.l., autorizzata alla trasmissione del canale satellitare Italiani nel mondo, è tenuta a comunicare, entro 30 giorni dal verificarsi della circostanza, qualunque variazione concernente la programmazione o la linea editoriale tematica del suddetto canale, che modifichi quanto dichiarato dalla stessa società in sede di richiesta di deroga o nel corso del conseguente procedimento» -:
quali iniziative siano state assunte per fare chiarezza sulla vicenda e quali iniziative si intendano assumere affinché in futuro non si ripetano tali episodi che ledono fortemente la dignità di un territorio e dei cittadini italiani residenti all'estero, posto che il Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) nella prossima sessione assembleare provvederà ad acquisire tutti gli elementi di conoscenza possibili sul caso;
in questa era di rivoluzione informatica, quali azioni di monitoraggio intendano porre in essere sulle attività editoriali delle emittenti televisive che trasmettono all'estero in lingua italiana affinché vi sia un effettivo rispetto delle disposizioni in materia.
(2-00821)
«Narducci, Vannucci, Strizzolo, Barbi, Touadi, Mattesini, Tempestini, Fassino, Rugghia, Froner, Lulli, Fogliardi, Porta, Bucchino, Zucchi, Zunino, Servodio, Vico, Scarpetti, Lolli, Bossa, Rampi, Fadda, Piccolo, Cardinale, Melis, Bellanova, Benamati, Losacco, Cuomo, Nicolais, Verini, Rossa, Rosato, Lucà, Fontanelli, Marantelli».
(16 settembre 2010)