TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 380 di Giovedì 7 ottobre 2010

INTERPELLANZE URGENTI

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
i fatti e i misteri di Reggio Calabria rischiano di condizionare la vita civile e democratica dell'intera regione;
l'attentato al procuratore generale presso la corte d'appello di Reggio Calabria è sconcertante e mette in luce il tipo di impegno che il Governo garantisce nell'offerta di beni pubblici essenziali come la giustizia nel Mezzogiorno. Il Governo, ad avviso degli interpellanti, si è dimostrato non in grado di proteggere adeguatamente il procuratore generale dopo ben due attentati, mentre la magistratura calabrese è privata dei mezzi più elementari per poter funzionare: manca perfino la benzina ai mezzi di servizio, non sono utilizzabili gli strumenti di lavoro quotidiano, l'organico delle procure risulta scoperto al 60 per cento, le forze dell'ordine non sono messe nelle condizioni di agire, tutte le promesse fatte e gli impegni presi in tal senso dal Governo risultano al momento inevasi;
la regione Calabria nella precedente legislatura si era dovuta perfino fare carico di un intervento finanziario di 5 milioni di euro per fare fronte a delle urgenti necessità delle forze dell'ordine e della sicurezza;
a Reggio Calabria non è chiaro il ruolo dei servizi segreti che, a sentire autorevoli magistrati (si vedano le dichiarazioni alla stampa di Cisterna) e importanti giornalisti (Galullo del Il Sole 24 Ore), sono sempre presenti, a vario titolo, nelle vicende di snodo della città: dal ruolo avuto nelle elezioni comunali del 2002 e riportato nelle inchieste giudiziarie, alla vicenda del tritolo a palazzo San Giorgio, alle vicende di questi giorni;
la vicenda del presunto attentato all'allora sindaco Scopelliti non è mai stata chiarita, mentre le cronache giudiziarie, nonché espliciti reportage giornalistici mai contestati, evidenzierebbero rapporti e legami di amicizia tra lo stesso ed esponenti della criminalità organizzata;
il clima torbido venutosi a creare in questi anni cerca di mettere sullo stesso piano lettere anonime, che puntualmente arrivano quando serve distogliere l'attenzione da altro, e bombe e minacce vere -:
cosa intenda fare il Governo, per quanto di competenza, per far luce sugli inquietanti fatti che accadono a Reggio Calabria: dal ritrovamento su segnalazione dei servizi del tritolo a palazzo San Giorgio, alle bombe presso la corte d'appello di Reggio Calabria e davanti all'abitazione privata del procuratore generale;
quali misure intenda adottare per proteggere adeguatamente i magistrati esposti nella lotta alla criminalità;
cosa intenda fare per coprire l'organico delle procure e dei tribunali calabresi e per dotare la magistratura, le forze dell'ordine e le istituzioni impegnate nella quotidiana lotta alla criminalità organizzata dei mezzi finanziari e strumentali necessari all'affermazione dello Stato di diritto.
(2-00839) «Laratta, Angela Napoli, Barbato, Andrea Orlando, Giachetti, Motta, Losacco, Mattesini, Laganà Fortugno, Esposito, Oliverio, Misiani, Berretta, Grassi, Agostini, Marco Carra, Lo Moro, Cesare Marini, Bellanova, Capano, Trappolino, Villecco Calipari, Minniti, Siragusa, Tullo, Razzi, Zazzera, Messina, Cambursano, Di Stanislao, Scilipoti, Misiti, Servodio».
(4 ottobre 2010)


B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
organi d'informazione (la Repubblica del 5 ottobre 2010, edizione di Palermo e Striscia la notizia del 4 ottobre 2010) riportano la notizia secondo la quale alcuni beni confiscati alla mafia e assegnati dal comune di Palermo a due cooperative e alla fondazione Padre Puglisi sarebbero finiti, di fatto, nella disponibilità di soggetti legati alle cosche mafiose;
più precisamente, la fondazione Padre Puglisi e le associazioni Solaria e Live Europe, tutte gestite da don Golesano, assegnatarie di appartamenti e magazzini, annoveravano sino ad ottobre 2008, tra i soci, personaggi come Roberta Bontade (figlia di Giovanni Bontade noto mafioso), Stefano Marcianò (imparentato con il boss Francesco Maggiore) e tale Giuseppe Provenzano, prestanome del boss Matteo Messina Denaro;
il 16 ottobre 2008, una nota riservata della prefettura di Palermo indirizzata al comune di Palermo, denunciava la presenza di tali personaggi nella compagine sociale delle predette associazioni e suggeriva al comune di Palermo di procedere alla revoca delle assegnazioni;
è stato accertato, secondo quanto riportato dalla stampa, che il giorno dopo l'iscrizione al protocollo del comune della nota della prefettura, furono cambiati tutti i soci sospetti;
l'amministrazione comunale, ignorando la modifica, provvedeva quindi a revocare tutte le assegnazioni dei beni confiscati alle predette associazioni, esponendosi, purtroppo, al ricorso di don Golesano e dei suoi amministratori che, fidando proprio sul cambiamento dell'assetto societario, riusciva ad ottenere una pronuncia favorevole dal Tribunale amministrativo regionale della Sicilia che ordinava al comune di restituire i beni revocati;
la fuga di notizie, dopo appena ventiquattro ore dall'assunzione a protocollo della nota prefettizia, è stata determinata, ad avviso degli interpellanti, da infiltrati mafiosi nell'amministrazione comunale -:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti e per quali motivi, all'epoca delle assegnazione dei beni alle associazioni gestite da don Golesano, la prefettura di Palermo non accertò preventivamente la composizione delle compagini sociali;
quali iniziative intenda adottare per accertare la sospetta infiltrazione mafiosa nell'amministrazione comunale di Palermo e le responsabilità politiche e amministrative nella incredibile vicenda che vede, purtroppo, coinvolto il nome di un martire della lotta alla mafia come Don Puglisi, nel nome del quale don Golesano gestiva le predette associazioni.
(2-00844) «Bocchino, Lo Presti».
(5 ottobre 2010)