TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 472 di Giovedì 5 maggio 2011

INTERPELLANZE URGENTI

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
le lesioni che coinvolgono il midollo spinale o il plesso pelvico possono compromettere la funzione erettile e una particolare forma di disfunzione erettile da neuro lesione di importante impatto sociale e clinico è quella da chirurgia pelvica o da terapia radiante;
la disfunzione erettile legata all'asportazione radicale della prostata per carcinoma è la più importante e la sua prevalenza dipende dal tipo di intervento eseguito;
i farmaci in grado di indurre un'erezione sono di due tipi: per soluzione iniettabile (aprostadil, contenuto nel caverjet) e per via orale (sildenafil, vardenafil, tadalafil);
ai sensi della nota 75, emanata dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) il 4 gennaio 2007, soltanto il caverjet rientra tra i farmaci di fascia A (rimborsabili) a carico del sistema sanitario nazionale e soltanto per disfunzione erettile da lesioni permanenti e complete del midollo spinale o del plesso pelvico iatrogene, traumatiche o infiammatorie/degenerative (tra le quali rientra senza alcun dubbio l'asportazione della prostata per carcinoma);
per i farmaci da assumere per via orale, invece, è necessario un piano terapeutico del medico specialista e la loro rimborsabilità deve essere concordata insieme all'azienda titolare del medicinale -:
come il Governo intenda intervenire per permettere anche ai farmaci per via orale diretti alla riduzione della disfunzione erettile di rientrare nella fascia A limitatamente alle gravi patologie citate in premessa.
(2-01039) «Gava, Lazzari, Golfo, Vignali, Pelino, Vincenzo Antonio Fontana, Mario Pepe (IR), Grassano, Mistrello Destro, Milanato, Scandroglio, Catanoso Genoese, Torrisi, Bocciardo, Cassinelli, Dell'Elce, Lehner, Ventucci, Scapagnini, Aracu, Garagnani, Antonio Martino, Abrignani, Nicolucci, Cazzola, Minardo, Sammarco, Gottardo, Barbaro, Barani, Ascierto, Simeoni, Abelli, Bellotti, Di Virgilio, Galati, Giorgio Conte».
(5 aprile 2011)

B)

I sottoscritti chiede di interpellare i Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il gruppo San Raffaele di Roma rappresenta una fondamentale realtà nel campo della sanità a livello nazionale, con diversi centri di riconosciuta eccellenza nel Lazio e in Abruzzo, specializzati soprattutto nei settori della riabilitazione ad alta specialità e della lungo degenza;
nei giorni scorsi, con una lettera inviata a tutte le autorità e istituzioni coinvolte, San Raffaele spa, ha preannunciato la cessazione di tutte le proprie attività sanitarie, a partire dal 15 aprile 2011, in conseguenza del collasso finanziario venutosi a determinare per la mancata soluzione delle numerose problematiche concernenti la riorganizzazione del gruppo stesso nell'ambito del complessivo riordino della sanità laziale e per il mancato pagamento delle prestazioni sanitarie già rese dalle strutture ospedaliere;
ciò comporterà un gravissimo danno per l'intero tessuto sociale del Lazio: al licenziamento dei 3171 lavoratori del gruppo si aggiunge, infatti, la necessità di procedere, da parte delle Asl di competenza, alla presa in carico dei 2283 assistiti attualmente ricoverati, al fine di garantire loro la necessaria continuità assistenziale;
è ben nota la situazione della sanità laziale, ormai giunta al collasso, che non può quindi ritenersi in grado di far fronte ad una «tragedia» di tali proporzioni;
in particolare, secondo il gruppo San Raffaele, alla situazione descritta si sarebbe giunti a causa dell'inerzia della regione Lazio, che si protrae ormai da due anni, in merito sia alla sottoscrizione di intese per la riorganizzazione del gruppo, sia ai pagamenti delle prestazioni rese;
quanto alla prima questione, la proposta di un protocollo di intesa per la riconversione dell'attività sanitaria è stata presentata dal gruppo San Raffaele a più riprese: ad ottobre 2009, ad ottobre 2010 e infine a marzo 2011, senza che nulla si sia mai determinato al riguardo;
detto protocollo presupponeva il trasferimento e la riconversione di posti letto in attuazione del decreto commissariale n. 80/2010, nonché la definizione dell'assetto dell'Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) San Raffaele Pisana con l'attribuzione dei posti letto di alta specialità, ma a tale richiesta non si è dato seguito;
sempre in merito all'Irccs, nonostante le reiterate richieste, non è stato mai possibile definire gli appositi accordi previsti dalla normativa nazionale inerenti allo svolgimento dell'attività e alle modalità di remunerazione;
dal decreto commissariale n. 9/2011, uno dei provvedimenti attuativi del decreto commissariale n. 80/2010, emerge poi chiaramente la disparità di trattamento tra l'Irccs Santa Lucia, che si è vista attribuire ben 160 posti letto di alta specialità riabilitativa sui 200 disponibili, e l'Irccs San Raffaele Pisana a cui non ne è stato assegnato alcuno. Ed, anzi, all'Irccs San Raffaele Pisana sono stati tagliati 93 posti letto di riabilitazione corrispondenti ad un terzo della propria capacità ricettiva;
peraltro, risulta agli interpellanti che in quella struttura siano attivi reparti di riabilitazione cardiorespiratoria, per le disabilità pediatriche gravi, per le malattie neuro-degenerative quali la sclerosi laterale amiotrofica (sla) e il parkinson, supportati da un centro di ricrea all'avanguardia in sede nazionale ed internazionale, che, ovviamente, dovrebbero rientrare nella qualifica di «alta specialità riabilitativa»;
sempre con riferimento all'Irccs San Raffaele Pisana la regione non sta ottemperando alla recente sentenza del consiglio di Stato n. 3083/09 e alla sentenza del Tar Lazio n. 30406/2010 in merito all'accreditamento e al relativo finanziamento delle attività di specialistica ambulatoriale, relativamente alle strutture di specialistica ambulatoriali afferenti all'Irccs San Raffaele Pisana;
quanto invece al blocco delle certificazioni e delle liquidazioni, va segnalato che la necessità manifestata dalla regione di procedere ad una verifica tecnico-contabile sulle attività rese dalla casa di cura San Raffaele Cassino nel periodo 2007-2009 (verifiche più volte sollecitate dalla stessa casa di cura) ha di fatto portato al blocco finanziario relativo a tutte le attività sanitarie della struttura, ritenendo la regione di dover compensare il credito certo della casa di cura con quello presunto (20 milioni di euro) nascente da un eventuale esito negativo delle verifiche, e ciò ben oltre il danno massimo ipotizzato dalla stessa regione: infatti, attualmente il blocco dei pagamenti ha riguardato oltre 40 milioni di euro, pari al doppio del presunto credito vantato dalla regione;
oltre a contestare la legittimità stessa della compensazione effettuata, il gruppo San Raffaele sottolinea come essa non sarebbe stata necessaria se la regione e l'Agenzia di sanità pubblica del Lazio avessero effettuato tempestivamente i controlli, che, di fatto, dopo quattro anni non sono ancora definiti ma solo recentemente iniziati a seguito dei reiterati solleciti da parte del gruppo stesso;
il blocco delle certificazioni e delle liquidazioni ha così determinato una sospensione delle risorse finanziarie provenienti da Unicredit Factor con conseguenti effetti negativi anche sulle altre strutture del gruppo San Raffaele;
nel luglio 2010 presso la regione Lazio si è tenuta una riunione tra i tecnici della Asl di Frosinone, i rappresentanti della casa di cura San Raffaele Cassino e i dirigenti regionali all'esito della quale la regione, di fatto riconoscendo l'abnormità delle trattenute effettuate sui crediti correnti della casa di cura, ha convenuto: il ripristino della regolare fatturazione mensile a decorrere da gennaio 2010; lo sblocco delle liquidazioni per fatture pregresse fino al 2009; il mantenimento del blocco su una parte delle liquidazioni pregresse 2009 con accantonamento di 6 milioni di euro a riserva, in attesa della verifica sulla valorizzazione dell'effettiva produzione; l'attivazione di un gruppo di lavoro composto da tecnici dell'Asl di Frosinone, dell'Agenzia di sanità pubblica del Lazio e della casa di cura per il controllo delle schede nosologiche e la valorizzazione delle prestazioni di riabilitazione;
tuttavia, detto accordo è rimasto inspiegabilmente senza alcun seguito da parte della regione;
altre disposizioni mai attuate parte della regione sono poi quelle relative a: riprendere le liquidazioni nel limite dell'80 per cento della remunerazione riconoscibile entro i livelli massimi di finanziamento previsti per l'anno 2009; procedere alla liquidazione e pagamento per l'anno 2010, nei limiti della valorizzazione consentita dal budget contrattato e dal sistema di remunerazione regolamentato dai provvedimenti regionali, accantonando, anche per il 2010, un'ulteriore riserva pari a complessivi 6.000.000 euro e di procedere analogamente nell'anno 2011 qualora, a seguito delle risultanze del gruppo di lavoro, l'importo da recuperare presentasse un'ulteriore esposizione;
inoltre, a ottobre 2010 il Tar Lazio ha emesso un'ordinanza in cui, dando atto dell'accoglimento del ricorso al Tar presentato dalla società San Raffaele, ha disposto di dare esecuzione al provvedimento del commissario ad acta con cui venivano assegnati alle strutture San Raffaele fondi per prestazioni di alta specialità, ammontanti a 7.329.278 euro: anche in questo caso si è ancora in attesa dell'erogazione dei fondi da parte della regione, nonostante i solleciti e gli atti di diffida già notificati;
l'inerzia della regione Lazio nei confronti del gruppo San Raffaele sembra essere in contrasto con l'atteggiamento tenuto invece dalla medesima regione nei confronti di altri soggetti privati operanti nella sanità laziale, che stipulano regolarmente intese con le autorità regionali e in tempi rapidissimi;
ove ciò rispondesse al vero, si tratterebbe di un gravissimo atteggiamento discriminatorio nei confronti di un gruppo che dà lavoro a 3171 persone e che assiste 2283 pazienti ricoverati nelle proprie strutture, per non parlare delle migliaia di prestazioni assistenziali rese in sede ambulatoriale;
appare inoltre evidente come il blocco delle liquidazioni e il continuo rinvio, da circa due anni, della stipula di intese con il gruppo San Raffaele da parte della regione Lazio abbiano creato un danno patrimoniale sempre maggiore all'intera realtà assistenziale del San Raffaele, con inevitabili ripercussioni in termini di assistenza ai malati e di occupazione, rendendo ormai insostenibile per detto gruppo il regolare pagamento degli stipendi, dei farmaci, dei presidi sanitari e di quanto altro necessario per una corretta assistenza, anche in ragione della conseguente indisponibilità degli istituti di credito a concedere ulteriori finanziamenti;
ad ulteriore riprova di quanto sopra esposto, basti considerare la mobilitazione che in questi giorni ha visto protagonisti sia i lavoratori delle strutture coinvolte che le associazioni dei parenti dei malati, che hanno inviato alla stampa e alle autorità competenti numerose lettere di protesta contro l'inerzia regionale e di solidarietà e supporto alla meritoria attività svolta quotidianamente da medici, infermieri e operatori sanitari di tali strutture -:
quali iniziative il Governo intenda porre in essere, per quanto di propria competenza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, al fine di dirimere l'annosa questione descritta in premessa ed impedire così che migliaia di lavoratori restino senza stipendio e migliaia di malati restino senza un'adeguata assistenza.
(2-01047) «Mario Pepe (IR), Sardelli».
(7 aprile 2011)

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali - direzione generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi - ufficio V - del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha inoltrato a tutte le scuole statali di ogni ordine grado presenti sul territorio nazionale il bando per il programma «Patto per la Scuol\@ 2.0». Tale bando con protocollo n. 2221 veniva inviato a tutti gli istituti scolastici, a mezzo posta elettronica, il giorno 20 aprile 2010, data in cui gli istituti scolastici erano in procinto di interrompere le normali attività didattiche per la pausa delle festività pasquali;
il bando prevedeva come termine per la presentazione delle domande di partecipazione il 2 maggio 2011, dando, dunque, agli istituti scolastici un preavviso di appena 3 giorni lavorativi, considerando la suddetta chiusura festiva;
con tale programma, che intende proseguire il percorso di innovazione didattica e di trasformazione degli ambienti di apprendimento attraverso l'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione avviato con il Piano nazionale scuola digitale, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca punta a realizzare 10 scuole 2.0, contando su un sistema di cofinanziamento con amministrazioni locali e regionali. Il programma prevede, tra l'altro, che il numero delle scuole 2.0 potrà essere aumentato in ragione delle risorse finanziarie che si renderanno disponibili, anche da parte di altri soggetti pubblici o privati;
la rappresentazione della proposta di partecipazione da parte delle scuole doveva pervenire da parte degli interessati esclusivamente via mail, con richiesta di conferma di avvenuta lettura del messaggio all'indirizzo di posta elettronica ufficio.schietroma\@istruzione.it entro il 2 maggio 2011, entro le ore 16;
le modalità di partecipazione prevedevano che le istituzioni scolastiche interessate producessero:
a) l'impegno scritto di ente locale, provincia o comune di riferimento, nonché dell'assessore regionale di competenza a supportare la scuola, anche in termini finanziari, in questa iniziativa;
b) una dichiarazione riguardante eventuali fonti aggiuntive di cofinanziamento a sostegno dell'iniziativa da parte di soggetti terzi;
c) un report dettagliato sulle iniziative di innovazione didattica e organizzativa realizzate negli ultimi tre anni;
d) la descrizione dettagliata delle tecnologie già installate e funzionanti;
e) una dichiarazione di disponibilità a realizzare, con la collaborazione e il coordinamento di organi e istituzioni individuate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la progettazione pedagogico-didattica e la strutturazione dei modelli di organizzazione delle risorse umane, strutturali ed infrastrutturali dell'istituzione scolastica stessa;
f) una dichiarazione di disponibilità a partecipare al monitoraggio di enti individuati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca delle soluzioni progettuali adottate;
g) una dichiarazione del dirigente scolastico che assicuri la permanenza delle condizioni infrastrutturali, organizzative e di sicurezza durante l'intero periodo del progetto;
h) un'attestazione dell'idoneità dei locali;
i) la delibera di partecipazione del collegio dei docenti;
l) la delibera del consiglio di istituto con la quale si richiede di partecipare garantendo che tutte le condizioni richieste siano presenti nella scuola;
le proposte di partecipazione saranno esaminate da un'apposita commissione nazionale nominata dal capo del dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
i lavori della commissione nazionale avranno termine il 7 maggio 2011 -:
quale criterio sia stato adottato per:
a) proporre alle scuole statali di ogni ordine e grado presenti sul territorio nazionale il bando «Patto per la Scuol\@ 2.0», inviando una circolare agli istituti scolastici a mezzo posta elettronica il 20 aprile 2011 e prevedendo la scadenza del bando il 2 maggio 2011;
b) richiedere che le domande fossero corredate da tutta una serie di attestazioni da parte degli enti locali territoriali referenti degli istituti scolastici interessati a partecipare, nonché da parte degli stessi collegi scolastici dei medesimi istituti in così breve lasso di tempo;
quali siano i parametri di qualità che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si attende dai progetti presentati dagli istituti scolastici;
quale obiettivo di miglioramento, confrontabile con altre esperienze europee, si attenda il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
(2-01068) «De Torre, Bachelet, Coscia, Pes, De Pasquale, Cavallaro, Giovanelli, Nicolais, Strizzolo, Corsini, Castagnetti, La Forgia, Rossa, Giulietti, Fadda, Ghizzoni, Giacomelli, Sereni, Nannicini, Boccuzzi, Piffari, Aniello Formisano, Cimadoro, Marchioni, Baretta, Duilio, Vannucci, Pollastrini, Siragusa, Giorgio Merlo».
(3 maggio 2011)

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
ad onta dell'interpretazione costantemente avanzata dalla sinistra che l'immigrazione costituisca in ogni caso un «valore» o una «risorsa» e come tale arricchisca il Paese, dalla mera lettura della «direttiva generale» del 2010 del Ministero dell'interno e dei documenti del bilancio dello Stato, e senza tener conto delle risorse per la sicurezza e l'integrazione accantonate nei bilanci regionali e comunali, risulta che il costo annuale di gestione di flussi migratori, ovvero controllo delle frontiere, identificazione dei clandestini, espulsione, eventuali politiche di integrazione per coloro che sono in regola, ammonta annualmente a 460 milioni di euro;
si registrano, peraltro, fenomeni di sottodotazione, come accade, ad esempio, al fondo destinato all'accompagnamento tramite vettore aereo del clandestino nel proprio Paese, che si esaurisce rapidamente, impedendo, di fatto, il rimpatrio di gran parte di coloro per i quali la misura è stata predisposta; si registrano casi di spreco obbligato di risorse, in quanto, a causa della normativa comunitaria, il clandestino trattenuto nei centri di identificazione ed espulsione non può essere trattenuto per più di sei mesi, decorsi i quali, se non si è riusciti ad identificarlo, deve essere lasciato libero di circolare sul territorio nazionale;
ogni immigrato clandestino ospitato nei centri di identificazione ed espulsione, attualmente presenti sul territorio, costa allo Stato italiano circa 45 euro al giorno, comprensivi di vitto, alloggio, assistenza sanitaria; ogni clandestino rimane mediamente nei centri di identificazione ed espulsione per l'identificazione 150 giorni e costa all'Italia circa 7 mila euro; la gestione completa di un immigrato irregolare, dal fermo fino all'espulsione effettiva, è valutabile in 10 mila euro, tenendo conto delle spese per il volo di rientro e la scorta degli agenti impiegati nei rimpatri. La sola pratica legale si aggira intorno ai 650 euro; ogni clandestino costa allo Stato italiano oltre il doppio della spesa per l'istruzione di un bambino della scuola elementare, che non supera di molto i 4 mila euro annui;
per quanto riguarda la spesa sanitaria, che non è registrata a bilancio, da una stima ricavata dai dati delle singole aziende sanitarie locali l'assistenza agli stranieri irregolari costerebbe al sistema sanitario nazionale circa 250 milioni di euro l'anno;
con il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 e approvato con legge 18 febbraio 2009, n. 7, praticamente all'unanimità dal Parlamento, si è stabilita la collaborazione tra i due Paesi nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina, promuovendo la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche; nei due anni trascorsi dalla sua approvazione il Trattato ha registrato ottimi risultati, letteralmente azzerando i flussi migratori clandestini attraverso il Mar Mediterraneo; la cooperazione e l'amicizia della Libia per il rimpatrio immediato dei barconi diretti in Italia è stata ottenuta in cambio di un'offerta di 177 milioni di euro l'anno, per un totale di 5 miliardi di dollari in 20 anni, per nuove infrastrutture. L'Italia si è impegnata, inoltre, a sostenere il 50 per cento dei costi di pattugliamento, con mezzi tecnici e uomini;
a febbraio 2011, di fronte ai primi segnali dalla Tunisia che indicavano la fuga di migliaia di giovani verso Lampedusa, il Governo ha previsto una spesa straordinaria del Ministero dell'interno di circa 6 milioni di euro, più 15,1 milioni di euro per il lavoro della Croce rossa e per l'invio in Sicilia di 200 militari, oltre a 1 milione di euro affidato alla gestione del commissario straordinario;
per l'emergenza profughi che si sta delineando in questi giorni dalla Libia sono stati già ulteriormente stanziati oltre 20 milioni di euro; il numero dei profughi è attualmente valutato in 50.000 (cifra presumibilmente stimata per difetto), con un costo di 2,5 milioni di euro al giorno: un costo insostenibile per il Governo italiano per un periodo troppo prolungato;
il Ministro dell'interno Roberto Maroni sta chiedendo con insistenza all'Europa di distribuire tra tutti i Paesi dell'Unione europea profughi che chiedono asilo appena sbarcati; i suoi lodevoli tentativi sono stati sinora senza esito; ad oggi i fondi offerti dall'Unione europea all'Italia per l'intero anno al capitolo rimpatri e profughi ammontano rispettivamente a 12 milioni e 3 milioni e 300 mila euro, cioè meno di quanto l'Italia ha stanziato per la primissima emergenza -:
se non ritengano opportuno:
a) adottare con urgenza ogni utile iniziativa in sede di Unione europea, al fine di imputare le spese sostenute per l'emergenza profughi ed immigrazione clandestina a decorrere dal gennaio 2011 come oneri spettanti all'Unione europea, prevedendo la possibilità di scomputare le somme necessarie, salvo la quota a carico dell'Italia, direttamente dalle risorse economiche che annualmente l'Italia trasferisce al bilancio comunitario;
b) adottare le iniziative di competenza per introdurre una specifica voce di classificazione nei bilanci degli enti territoriali e degli altri enti pubblici, a cominciare dalle aziende sanitarie locali, che individui le spese sostenute a qualsiasi titolo per l'immigrazione (con suddivisione tra immigrazione legale e clandestina), al fine di individuare con precisione gli oneri sostenuti annualmente dal sistema Italia per il mantenimento di questa (presunta) risorsa;
c) in considerazione delle polemiche, sia interne che internazionali, sollevate contro l'attuale Governo in relazione al mancato sostegno alle etnie rom e sinti, ad adottare le iniziative di competenza per l'attuazione dell'ordine del giorno 9/1366/59 Marinello, accolto il 16 luglio 2008, che impegnava il Governo ad introdurre in sede di contabilità pubblica nazionale, ma soprattutto locale, un'apposita voce di classificazione tramite la quale individuare i costi complessivi connessi alla gestione degli interventi assistenziali e di sostegno a favore delle suddette etnie.
(2-01053) «Carlucci, Vella, Aprea, Centemero, Tommaso Foti, Ghiglia, Marinello, Germanà, Iannarilli, Berardi, Luciano Rossi, Ceroni, Marsilio, Palmieri, Minardo, Barba, Murgia, Del Tenno, Milanese, Leo, Botta, Speciale, Mazzoni, Holzmann, Giulio Marini, Cicu, Paroli, Romele, Scalera, Garagnani».
(14 aprile 2011)

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il decreto legislativo in materia di «Autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario» approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri il 31 marzo 2011, ma non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, interviene, tra l'altro, sui tributi connessi al trasporto su gomma;
in base all'articolo 13, il finanziamento delle province si incentra anche sull'imposta sulle assicurazioni per la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei motori (rc auto), che diviene tributo proprio derivato con aliquota del 12,5 per cento, manovrabile dal 2011 in aumento o in diminuzione nella misura di 3,5 punti percentuali, nonché sull'imposta provinciale di trascrizione (ipt), di cui peraltro viene previsto un riordino finalizzato, per gli atti soggetti all'Iva, al passaggio dall'attuale pagamento in misura fissa a quello di una tariffa modulata sulle caratteristiche di potenza e portata dei veicoli;
i trasferimenti regionali destinati al finanziamento delle spese provinciali sono soppressi, con compensazione, dal 2013, mediante istituzione di una compartecipazione provinciale al gettito della tassa automobilistica regionale; il gettito di tale compartecipazione affluisce, in misura non superiore al 30 per cento, ad un fondo sperimentale di riequilibrio regionale, di durata triennale, per essere poi devoluto ad ogni singola provincia, previo accordo;
l'attribuzione dell'autonomia di entrata alle province in forma territorialmente equilibrata dovrebbe essere garantita - solo dal 2012 - mediante un fondo sperimentale di riequilibrio provinciale, di durata biennale, alimentato solamente con le entrate derivanti dalla compartecipazione provinciale all'Irpef; nessun meccanismo di perequazione viene previsto in merito alla prevista devoluzione del gettito della circolazione dei motori (rc auto) e dell'imposta provinciale di trascrizione (ipt);
l'articolo 13 prevede la possibilità di aumentare o diminuire l'addizionale sul premio della circolazione dei motori (rc auto) nella misura di 3,5 punti percentuali e questo implica un rincaro dell'importo netto che le compagnie assicurative incassano come premio che sarà inevitabilmente trasferito sugli automobilisti; questo determinerà un inevitabile incremento dei premi assicurativi; il costo medio della responsabilità civile in Italia è già molto più elevato che in altri Paesi europei: circa 400 euro contro i 200 euro del resto d'Europa;
il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha prospettato «una rivisitazione complessiva del meccanismo assicurativo» volta all'abbassamento dei premi assicurativi;
occorre, inoltre, sottolineare che esiste una forte sperequazione nella distribuzione regionale dell'intero gettito delle tasse automobilistiche e, in particolare, del gettito sulla responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, nonché una forte sperequazione della distribuzione su base regionale del gettito dell'imposta provinciale di trascrizione;
dai dati del sistema di gestione archivio tasse automobilistiche (Sgata) dell'Agenzia delle entrate risulta, infatti, un'ingente sperequazione tra il gettito di una regione come la Lombardia che ha 986,7 milioni di euro e quello di altre regioni come la Liguria che ha 134,9 milioni di euro, come la Toscana che ha 414,9 milioni di euro, come l'Umbria che ha 89,7 milioni di euro, come la regione Molise con appena 26,8 milioni di euro;
dal 1994 al 2010 i premi per la responsabilità civile dell'auto sono aumentati del 180 per cento; con la manovra finanziaria per il 2011 le autonomie hanno subito pesanti tagli dei trasferimenti e, secondo alcuni calcoli, il federalismo fiscale determinerà una perdita di 4,5 miliardi di euro di risorse per le province; pertanto è verosimile ipotizzare che tali enti saranno costretti ad applicare per intero la flessibilità fiscale loro concessa -:
se i Ministri interpellati non ritengano di promuovere il riordino dell'imposta provinciale di trascrizione mediante un'apposita iniziativa normativa e non mediante la legge di stabilità che, in base alle regole sull'emendabilità dei documenti di bilancio, non può contenere norme di natura dispositiva o ordinamentale, integrando anche quanto disposto al comma 5-bis dell'articolo 13, di cui in premessa, sul passaggio dall'attuale pagamento dell'imposta provinciale di trascrizione (ipt) in misura fissa a quello di una tariffa modulata sulle caratteristiche di potenza e portata dei veicoli, allo scopo di esentare dall'imposta provinciale di trascrizione (ipt) gli acquirenti di veicoli nuovi o usati di piccola potenza (utilitarie) o media potenza e gli autoveicoli classificabili come beni mobili strumentali.
(2-01069) «Velo, Berretta, Lulli, Vico, Meta, Marchignoli, Cenni, Ciriello, Froner, De Biasi, Margiotta, Rampi, Scarpetti, Giovanelli, Pizzetti, Sanga, Damiano, Tidei, Carella, Fontanelli, Naccarato, Brandolini, Rossomando, Mariani, Braga, Lovelli, Zunino, Tullo, Bordo, Ginefra, Recchia, Pes, Marantelli, Marco Carra, Schirru».
(3 maggio 2011)