TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 543 di Giovedì 27 ottobre 2011

.

MOZIONI CONCERNENTI MISURE A FAVORE DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE

   La Camera,
   premesso che:
    il 15 settembre 2011 la Conferenza delle regioni e delle province autonome, all'indomani dell'approvazione definitiva dell'ultima manovra per la «stabilizzazione finanziaria» (decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011) varata dal Governo, ha diffuso un documento su «manovra economica 2011 e risorse finanziare per il trasporto pubblico locale», nel quale sono segnalati una serie di dati ed elementi di eccezionale gravità che dimostrano, in modo inequivocabile, quanto già denunciato dal gruppo dell'Italia dei Valori nel corso della XVI legislatura, ossia che gli interventi di finanza pubblica adottati durante l'ultimo biennio colpiranno pesantemente le risorse destinate al trasporto pubblico locale, pregiudicandone, di fatto, non tanto la qualità del servizio, quanto piuttosto la stessa sopravvivenza;
    alla luce di quanto denunciato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, il taglio complessivo dei trasferimenti destinati al settore ammonta a 1.665 milioni di euro, anche se, in realtà, sono 1.700 milioni di euro le risorse richieste per rispondere in modo concreto alle effettive esigenze del comparto;
    in assenza di provvedimenti urgenti, le regioni saranno costrette a causare il totale azzeramento dei servizi, l'azzeramento degli investimenti per il rinnovo materiale rotabile, l'ulteriore ed insostenibile aumento delle tariffe, il licenziamento di migliaia di dipendenti del comparto del trasporto e, infine, l'aumento del contenzioso con le aziende ferroviarie e del trasporto pubblico locale per l'impossibilità di garantire il rispetto dei contratti di servizio sottoscritti nel corso di questi anni;
    tale situazione deve essere letta alla luce dei tagli definiti dal Governo nei trasferimenti alle regioni e agli enti locali, che, solo nel 2012, saranno pari a 4,2 miliardi di euro e che, in assenza di adeguati correttivi, si abbatteranno negativamente, oltre che sul settore dei trasporti, anche su quello della difesa del suolo, della formazione e dell'energia, sommandosi ai tagli già decisi per l'anno 2011;
    il 19 settembre 2011, anche l'agenzia di rating Moody's ha confermato quanto da giorni stanno sostenendo regioni ed enti locali, ovvero che l'ultima manovra economica varata dal Governo, e non solo, avrà un impatto fortemente recessivo per le economie dei territori;
    al riguardo, il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, Vasco Errani, è intervenuto sottolineando come, purtroppo, oggi ci si trova di fronte ad un impianto legislativo totalmente iniquo, con tagli sproporzionati sul versante delle autonomie locali e senza alcuna misura tesa a favorire la crescita e lo sviluppo;
    la Costituzione italiana, così come le altre Costituzioni degli Stati di democrazia liberale, garantisce la libertà di circolazione (si veda l'articolo 16 della Costituzione, secondo cui «Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità e di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvi gli obblighi di legge»);
    l'Unione europea è nata intorno ad alcuni grandi principi ed obiettivi, fra i quali va evidenziato, nell'ottica della costruzione di un mercato concorrenziale delle merci e delle prestazioni lavorative, il principio della libera circolazione di merci e persone nel territorio degli Stati membri;
    nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, ora incorporata nel Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, la libertà di circolazione è garantita all'articolo II-105 (che recita: «Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri. La libertà di circolazione e soggiorno può essere accordata, conformemente al Trattato che istituisce la Comunità europea, ai cittadini dei Paesi terzi che risiedono legalmente nel territorio di uno Stato membro»);
    il nostro Paese, nel corso di questi ultimi anni, ha garantito, sia pure con difficoltà, l'esercizio del diritto alla mobilità dei cittadini. Tuttavia, l'attuale assenza di certezza di risorse finanziarie adeguate per il settore dei trasporti e della circolazione rischia di pregiudicare in modo inevitabile l'esercizio di tale diritto, colpendo particolarmente le fasce meno abbienti della popolazione e i pendolari che saranno costretti a subire tutte le conseguenze di tale situazione;
    appare quanto mai urgente dare seguito a quanto recentemente denunciato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome in relazione ai tagli dall'attuale Governo nel settore del trasporto pubblico locale, sia per far fronte alla crisi attuale, sia per provvedere alle inevitabili necessità future,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative immediate volte:
    a) ad incrementare, come richiesto dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, la dotazione del fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, di cui all'articolo 21, comma 3, del decreto-legge n. 98 del 2011, di 1.700 milioni di euro, al fine di dare attuazione a quanto previsto dall'articolo 32, comma 4, del decreto legislativo n. 68 del 2011, che ha disposto la fiscalizzazione, a decorrere dal 2012, di tutti i trasferimenti statali per il trasporto pubblico locale, aventi carattere di generalità e permanenza;
    b) a prevedere l'esclusione dell'utilizzo delle suddette risorse, pari a 1.700 milioni di euro, dai vincoli derivanti dal patto di stabilità interno; 
    c) a fiscalizzare il 90 per cento del totale dei trasferimenti statali per il trasporto pubblico locale aventi carattere di generalità e permanenza e, conseguentemente, a ripartire il rimanente 10 per cento fra le regioni, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, sulla base di criteri premiali individuati da un'apposita struttura paritetica da istituire senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica;
   ad assumere iniziative volte a reperire le risorse economiche necessarie, anche eventualmente ricorrendo:
    a) al fondo per gli interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, fondo che l'articolo 1, comma 25, del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011, ha incrementato di ben 2 miliardi euro per l'anno 2012 e che più recentemente l'articolo 40, comma 1, del decreto-legge n. 98 del 2011 aveva già incrementato di 835 milioni di euro per il 2011 e di altrettanti 2.850 milioni di euro per l'anno 2012;
    b) alla soppressione dei finanziamenti che il Governo ha previsto per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, pari complessivamente a 1 miliardo e 770 milioni di euro, di cui 470 milioni per il solo anno 2012 quale contributo ad Anas s.p.a. per la sottoscrizione e l'esecuzione – a partire dal 2012 – di aumenti di capitale della società Stretto di Messina s.p.a.
(1-00713)
«Borghesi, Monai, Donadi, Evangelisti, Di Pietro, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».
(22 settembre 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    le spese di trasporto pubblico locale sono prestazioni sociali «essenziali», a norma dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione: nel rispetto della Costituzione occorre, pertanto, garantire la maggiore possibile copertura finanziaria della spesa, anche mediante un'integrazione straordinaria delle risorse finanziarie destinate a tale servizio;
    negli ultimi anni il settore dei trasporti pubblici locali è stato interessato da logiche di contenimento dei costi e riduzione della spesa pubblica, che, avulsi da qualsiasi riflessione di contenimento selettivo, di rilancio del settore e miglioramento del servizio pubblico universale, sono, senza alcun dubbio, alla base delle gravi inefficienze e degli ostacoli che non assicurano al cittadino la garanzia del diritto alla mobilità individuale, soprattutto in relazione alle fasce di popolazione più deboli, come studenti e anziani;
    le gravi inefficienze del settore, l'inadeguatezza e lo stato di usura del materiale rotabile rendono particolarmente disagevole l'utilizzo dei mezzi di trasporto da parte dei numerosi cittadini che sono costretti a servirsi quotidianamente, per studio o lavoro, del servizio pubblico, che, in quanto tale, dovrebbe al contrario rispettare precisi obblighi nei confronti della collettività, derivanti tanto dalla legislazione nazionale, quanto dal diritto comunitario, tra i quali: l'universalità e la continuità del servizio senza interruzioni; la qualità - che è un requisito fondamentale nel diritto comunitario nella regolamentazione dei servizi di interesse generale, in cui è ricompreso il settore dei trasporti pubblici locali; l'accessibilità; la tutela degli utenti;
    la definizione dei confini del servizio pubblico in relazione al settore dei trasporti pubblici locali rappresenta uno dei principali adempimenti per gli enti locali, che sono chiamati a svolgere un ruolo di primo piano proprio nell'individuazione e nell'erogazione del servizio pubblico; tale compito è stato profondamente minato dalle politiche del Governo sulla mobilità e sui trasporti pubblici locali. Oggi quei cittadini, che utilizzando il servizio pubblico dei trasporti effettuano una scelta conveniente per l'intera collettività in termini di minor costo ambientale e sanitario, lo fanno in condizioni di estrema difficoltà, a causa del sovraffollamento dei mezzi, della carente pulizia, dell'inadeguatezza degli orari, della mancanza di sicurezza delle stazioni, soprattutto nelle ore serali, della mancanza di capillarità del servizio e della mancanza di competitività per quanto riguarda i tempi di percorrenza;
    l'evoluzione e il rinnovamento del settore dei trasporti pubblici locali e la realizzazione di un sistema di mobilità pubblica moderna ed efficiente ha subito un brusco arresto per l'assenza, in questi anni, di investimenti per la modernizzazione e il miglioramento dell'offerta di trasporto pubblico locale e per la concomitante decisione di sottrarre ingenti risorse al settore;
    il decreto-legge n. 78 del 2010, infatti, ha stabilito la riduzione delle risorse statali a qualunque titolo spettanti alle regioni a statuto ordinario in misura pari a 4.000 milioni di euro per l'anno 2011 e a 4.500 milioni annui a decorrere dal 2012, a titolo di concorso alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2011-2013. Di tali risorse, in particolare, 1.181 milioni di euro rappresentano i trasferimenti per le esigenze connesse al trasporto pubblico locale, ex articolo 9 del decreto legislativo n. 422 del 1997, che avrebbero dovuto essere trasformati in fiscalità dal 2011, ai sensi dell'articolo 1, comma 302, della legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007). La norma del secondo Governo Prodi, che il decreto-legge n. 78 del 2010 ha soppresso contestualmente alla riduzione dei trasferimenti per il trasporto pubblico locale, prevedeva che i trasferimenti statali per il trasporto pubblico locale fossero sostituiti, adeguando corrispondentemente la compartecipazione al gettito dell'accisa sul gasolio per autotrazione;
    con l'accordo Stato-regioni e province autonome del 16 dicembre 2010, il Governo ha assunto l'impegno di reintegrare i trasferimenti alle regioni per un importo di 400 milioni di euro per l'anno 2011; il Governo è, inoltre, chiamato a reintegrare i finanziamenti per il trasporto pubblico locale di ulteriori 25 milioni di euro, sempre per l'anno 2011, a favore delle regioni a statuto ordinario, con le modalità disposte nella legge di stabilità 2011; a tal fine il decreto-legge n. 98 del 2010, all'articolo 21, comma 3, dispone, dal 2011, l'istituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze del fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario, con dotazione di 400 milioni di euro annui, il cui utilizzo è escluso dai vincoli del patto di stabilità;
    dall'anno 2012 tale fondo sarà ripartito, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, sulla base di criteri premiali individuati da un'apposita struttura paritetica che dovrà svolgere compiti di monitoraggio sulle spese e sull'organizzazione del trasporto pubblico locale; il 50 per cento delle risorse del fondo è attribuito, in particolare, a favore degli enti collocati nella classe degli enti più virtuosi; tra i criteri di premialità è, in particolare, previsto che l'attribuzione della gestione dei servizi di trasporto avvenga con procedura ad evidenza pubblica;
    il nuovo fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale è del tutto insufficiente a compensare il taglio operato fino ad ora, ma è anche di molto inferiore al fabbisogno del trasporto pubblico locale registrato negli ultimi anni;
    il fabbisogno del settore è rilevante, pari ad un minimo di 1,5 miliardi di euro; le regioni, inoltre, indicano un fabbisogno ancora maggiore pari a 1,9 miliardi derivante dall'onere dei contratti stipulati con le aziende di trasporto, che sono contratti pluriennali e impegnano, in media, appunto, risorse per 1,9 miliardi di euro: si tratta di risorse essenziali per lo svolgimento del servizio secondo gli standard attuali, senza considerare i fondi necessari allo sviluppo del trasporto per far fronte alle esigenze emergenti dei cittadini e delle imprese;
    a fronte di tale fabbisogno, le risorse rese disponibili dal Governo per finanziare il trasporto pubblico locale sono solo 400 milioni; come denunciato dalle autonomie territoriali, in molte regioni il taglio dei finanziamenti per il trasporto pubblico locale è compreso tra il 70 e l'80 per cento delle risorse prima disponibili: è di tutta evidenza che in assenza di nuove risorse le regioni non potranno più far circolare autobus e treni locali, a danno della collettività e del diritto alla mobilità, o saranno costretti ad aumentare il prezzo del servizio a livelli inaccessibili per la stragrande maggioranza dell'utenza;
    parimenti, in assenza di adeguato reintegro delle risorse, non si può escludere che le imprese di trasporto pubblico locale non siano più in grado di far fronte ai costi del personale e di funzionamento, con inevitabili e gravi conseguenze sul piano occupazionale;
    nel maggio 2011 è stato approvato il decreto legislativo n. 98, «Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario», che dovrebbe assicurare autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e un equivalente soppressione degli attuali trasferimenti statali;
    il decreto legislativo, oltre a ribadire che le spese di trasporto pubblico locale sono prestazioni sociali «essenziali», come previsto dall'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, con l'articolo 40 disciplina specificamente il trasporto pubblico locale, prevedendo che, al fine di garantire un'integrazione straordinaria delle risorse finanziarie da destinare al trasporto pubblico locale e al fine di garantire la maggiore possibile copertura finanziaria della spesa per gli ammortizzatori sociali, il Governo promuova il raggiungimento di un'intesa con le regioni affinché sia prorogato sino al 31 dicembre 2012 l'accordo con le regioni di utilizzare per tali spese il fondo sociale europeo per gli anni 2009-2010 e sia modificata la regola di riparto del concorso finanziario delle regioni alle spese previste dal programma comunitario;
    per la collettività e l'intero Paese, i costi economici dell'assenza di adeguate politiche di trasporto pubblico sono enormi: si stima che la congestione urbana costi 10 miliardi di euro l'anno; la congestione nel trasporto merci costi 56 miliardi di euro; l'incidentalità in ambito urbano ha determinato 2.200 morti solo nell'ultimo anno. Un modello inadeguato di mobilità urbana ha anche un costo sanitario enorme; in Italia in 62 capoluoghi di provincia si superano i valori limite di inquinamento per 54 giorni all'anno, ignorando la direttiva dell'Unione europea che prevede l'obbligo di adottare misure per evitare che i valori limite di inquinamento siano superati per più di 35 giorni all'anno; infine, la mobilità in ambito urbano rappresenta un quinto del consumo energetico globale del Paese: questo è un costo economico insostenibile in un Paese che paga l'energia il 40 per cento in più dei Paesi confinanti;
    la mancanza di investimenti per la modernizzazione e il miglioramento dell'offerta di trasporto pubblico locale e la riduzione delle risorse al settore produce rilevanti effetti recessivi anche sul sistema industriale del trasporto: è di questi giorni la decisione della Fiat di dismettere l'azienda italiana Irisbus, che produce autobus, per assenza di commesse che risultano insufficienti a garantire la sopravvivenza dell'azienda, con inevitabili e gravissime conseguenze sul piano occupazionale per i 700 lavoratori dipendenti dell'impresa irpina e i 300 lavoratori dell'indotto;
    in occasione dell'approvazione definitiva della manovra finanziaria di agosto 2011, di cui al decreto-legge n. 138 del 2011, è stato votato e approvato l'ordine del giorno n. 9/4612/136, che impegna il Governo «a garantire al trasporto pubblico locale risorse sufficienti alla fornitura di un livello adeguato del servizio su tutto il territorio nazionale», prevedendo la copertura anche dei «costi del personale e di funzionamento» del trasporto pubblico locale;
    il medesimo ordine del giorno, inoltre, impegna il Governo a «sostituire tali trasferimenti solo dopo aver assicurato, a regime, adeguate e congrue fonti autonome di finanziamento sufficienti alla copertura delle spese di parte corrente e in conto capitale del servizio di trasporto pubblico» e a «dare attuazione alle disposizioni di cui agli articoli 20 e 21 della legge 42 sul federalismo fiscale affinché nella fase transitoria si provveda al recupero del deficit infrastrutturale per i servizi essenziali, (...) disponendo risorse adeguate e interventi finalizzati agli obiettivi di sviluppo, coesione e solidarietà sociale, tenendo conto “anche” della virtuosità degli enti nell'adeguamento al processo di convergenza ai costi o al fabbisogno standard, nel pieno rispetto dell'articolo 119, quinto comma, della Costituzione»;
    da notizie diffuse dal Ministro dello sviluppo economico il successo registrato dall'asta per l'assegnazione delle frequenze dei telefonini di quarta generazione sta determinando, ad oggi, un'eccedenza di entrate, rispetto a quelle preventivate e pari a 2,4 miliardi di euro, di oltre 1 miliardo; una parte di queste risorse potrebbero essere messe a disposizione delle regioni per reintegrare le risorse del trasporto pubblico locale, garantendo il servizio pubblico per milioni di pendolari e scongiurando il rischio che la grave fase di emergenza mini la coesione sociale,

impegna il Governo:

   a dare, entro termini ravvicinati e certi, piena attuazione agli impegni assunti con l'ordine del giorno 9/4612/136;
   ad utilizzare le maggiori entrate accertate, rispetto a quelle iscritte in bilancio, derivanti dall'asta delle frequenze analogiche per reintegrare le risorse per il trasporto pubblico locale necessarie a garantire la continuità del servizio pubblico e superare la grave emergenza del momento, anche favorendo interventi per il rinnovo del parco circolante;
   ad assumere le necessarie iniziative normative coerenti con gli obiettivi e le finalità individuate a livello comunitario con il piano d'azione sulla mobilità urbana, nonché con le indicazioni delineate nel parere espresso dalla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati, approvato all'unanimità nella seduta del 21 luglio 2010, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, in occasione dell'esame del suddetto piano;
   a definire un piano di politica industriale nel settore dei trasporti pubblici che incentivi la ricerca e l'utilizzo delle modalità a più basso impatto ambientale.
(1-00715)
«Meta, Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Lovelli, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Tullo, Velo, Morassut, Pompili, Marco Carra, Graziano».
(14 settembre 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    il trasporto pubblico locale in tutto il mondo adempie la funzione sociale di garantire a tutti i cittadini un adeguato diritto di mobilità, in particolare nelle aree urbane e metropolitane;
    la carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e l'articolo 16 della Costituzione riconoscono il principio di libera circolazione e garantiscono la libertà di soggiorno e di mobilità per ogni singolo cittadino;
    recentemente la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha lanciato l'allarme sulla negativa incidenza degli ultimi provvedimenti finanziari disposti dal Governo sul settore del trasporto in generale e, in particolar modo, sul trasporto pubblico locale, denunciando un considerevole taglio alle risorse che compromette fortemente la qualità del servizio se non addirittura il totale azzeramento dei servizi;
    il rendiconto dello Stato per l'anno 2010 e la successiva nota di aggiornamento evidenziano come nell'ambito della missione relativa al «Diritto alla mobilità» gli stanziamenti di competenza iscritti diminuiscono di più del 30 per cento, passando da 8.381 milioni di euro nel 2009 a 5.109,3 milioni di euro nel 2010;
    con il decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, si è adottato un intervento indirizzato al trasporto ferroviario regionale, attribuendo più di 1.400 milioni di euro alle regioni per consentire la definizione di contratti pluriennali, ma il successivo decreto-legge n.78 del 2010 ha azzerato i trasferimenti alle regioni per il trasporto pubblico locale per 1.635 milioni di euro;
    molte regioni sono state costrette ad un incremento delle tariffe e ad un esborso di risorse proprie per coprire i costi di mantenimento del servizio a causa del mancato trasferimento di risorse, pari a più di 1.300 milioni di euro, promesso dal Governo nell'accordo siglato nel dicembre del 2010 con le stesse, ma mai in realtà ad oggi assegnato;
    risultano ancora non completamente attuate le disposizioni previste dal decreto legislativo n. 68 del 2011 che, tra l'altro, ha disciplinato il trasporto pubblico locale nella parte in cui si prevede, al fine di garantire un'integrazione straordinaria di risorse, che il Governo promuova intese con le regioni per prorogare al 31 dicembre 2012 l'accordo per l'utilizzo del Fondo sociale europeo per gli anni 2009-2010;
    il decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, contenente ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011, non ha previsto disposizioni e impegni di spesa da riferire al settore del trasporto pubblico locale;
    i tagli delle risorse al settore e quelli sostenuti dagli enti locali nell'ambito delle due manovre estive porteranno, entro breve, alla paralisi totale del sistema, alla sospensione di un servizio costituzionalmente garantito e alla perdita di numerosi posti di lavoro di dipendenti del comparto;
    l'insufficiente erogazione di fondi al comparto del trasporto su ferro penalizza investimenti in funzione dell'adeguamento tecnologico del materiale rotabile e delle vetture e delle misure volte alla sicurezza e alla manutenzione degli stessi, nonché al rispetto dei parametri ambientali a fronte invece delle realtà dei maggiori Paesi europei (Francia e Germania tra tutti) che hanno concluso accordi-quadro con l'industria nazionale per svariati miliardi di euro;
    sono sempre più numerosi i disagi e i disservizi, non degni di un Paese occidentale, denunciati da milioni di cittadini che ogni giorno necessitano dell'utilizzo dei mezzi di trasporto per raggiungere il proprio posto di lavoro, di studio o i luoghi di interesse sociale diffusi nel territorio;
    negli ultimi allegati infrastrutture al documento di economia e finanza si è ribadito che quella del trasporto pubblico locale rappresenta l'emergenza più grave dell'intera offerta trasportistica, ammettendo inoltre una netta responsabilità del Governo nel definire un'azione organica mirata al superamento dell'emergenza;
    l'attuale assenza di risorse finanziarie adeguate per il settore dei trasporti e della circolazione colpisce, in particolar modo, le fasce meno abbienti della popolazione;
    poiché oltre i due terzi della spesa sostenuta complessivamente per il servizio sono garantiti dall'intervento pubblico e solo la restante parte deriva dai proventi del traffico, è necessario avviare una riforma organica mirata alla riorganizzazione dell'intero comparto;
    garantire un'elevata qualità del servizio di trasporto regionale consente una riduzione di oltre il 30 per cento del costo che le famiglie pagano annualmente per le proprie esigenze di trasporto in ambito locale (dato quantificato dal recente allegato infrastrutture in 38 miliardi di euro circa),

impegna il Governo:

   ad assumere le necessarie iniziative dirette a destinare urgentemente adeguate risorse finanziarie per realizzare i necessari investimenti nel settore, al fine di garantire ai cittadini un'adeguata offerta del servizio e il mantenimento di elevati standard di qualità ed efficienza;
   a valutare l'opportunità di destinare prioritariamente al settore del trasporto regionale su rotaia e su gomma una quota delle risorse introitate con il superiore gettito dell'iva stabilito dai recenti provvedimenti di stabilizzazione finanziaria;
   a promuovere iniziative mirate all'ottimizzazione della spesa relativa al servizio di trasporto pubblico locale, al fine di migliorare sia il beneficio per l'utenza sia il rapporto costi-benefici del servizio stesso;
   a promuovere misure di defiscalizzazione a favore delle regioni per favorire il recupero delle risorse anticipate e garantire l'offerta di trasporto pubblico locale;
   a promuovere, d'intesa con le regioni, politiche volte a rendere più efficiente il settore del trasporto collettivo su gomma in ambito extra-urbano e il trasporto urbano su gomma e su guida vincolata in funzione di:
    a) individuare su scala nazionale le soglie che caratterizzano i livelli legati all'offerta di servizio pubblico;
    b) garantire il ripiano del disavanzo;
    c) favorire l'aggregazione delle aziende regionali preposte alla gestione;
    d) garantire un riassetto generale delle reti secondarie;
    e) programmare interventi in materia di sicurezza dei sistemi di trasporto.
(1-00723)
«Mereu, Compagnon, Galletti, Ciccanti, Volontè, Naro, Anna Teresa Formisano, Libè, Occhiuto».
(10 ottobre 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    il trasporto pubblico locale rappresenta oggi il più significativo generatore di spesa pubblica nel settore dei servizi pubblici locali. I costi di produzione del servizio, che risultano essere doppi rispetto ad esempio al Regno Unito e più elevati rispetto agli altri Paesi europei, derivano da una serie di elementi legati, molte volte, alle problematiche inerenti alla scarsa capacità delle imprese e delle amministrazioni di contenere i costi di produzione del servizio;
    il trasporto pubblico locale, in tutto il mondo, è caratterizzato dalla funzione sociale di garantire a tutti i cittadini un adeguato diritto alla mobilità, in particolare nelle aree urbane e metropolitane. In un momento di crisi economica internazionale ed in condizioni di ristrettezze economiche, quali quelle che si riscontrano nell'attuale fase congiunturale del Paese e nell'economia mondiale, risulta difficile pensare a nuove espansioni del servizio;
    è anche necessario riflettere sulle possibili aree di ottimizzazione della spesa in un settore in cui oltre i due terzi della spesa sostenuta complessivamente per il servizio sono garantiti dall'intervento pubblico e solo un terzo deriva dai proventi del traffico. Quindi, è opportuno considerare se esistano servizi scarsamente utilizzati che possono essere adeguatamente riorganizzati, al fine di migliorare sia il beneficio per l'utenza sia il rapporto costi-benefici del servizio stesso. Questo obiettivo è in gran parte oggi affidato alla potestà regolamentare delle regioni e degli enti locali, chiamati a concorrere, assieme allo Stato, all'allineamento ai parametri economici, che garantiscono il rispetto dei vincoli per la stabilità economica del Paese;
    è, quindi, necessario riconsiderare le risorse complessive di cui il settore abbisogna per sostenere adeguati livelli qualitativi e quantitativi di offerta di servizi in un quadro di crescente processo di liberalizzazione dei servizi socialmente sostenibile e consentire uno sviluppo qualitativo e quantitativo delle infrastrutture e dei servizi finalizzato alla massimizzazione dei benefici per gli utenti e per tutti i cittadini e da realizzarsi attraverso il riequilibrio e l'efficientamento del sistema;
    in questo quadro economico c’è l'esigenza di realizzare un metodo programmatorio nel settore del trasporto pubblico locale che è determinato dalla necessità di dare all'azione della mano pubblica un'ordinata coerenza con gli obiettivi più generali di sviluppo di un settore che assorbe risorse finanziarie sempre più rilevanti a tutti i livelli di spesa sia centrali che periferici;
    il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, all'articolo 21, comma 3, ha istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze il fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario, con una dotazione di 400 milioni di euro annui, il cui utilizzo è escluso dai vincoli del patto di stabilità. Dall'anno 2012 il fondo è ripartito, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, sulla base di criteri premiali individuati da un'apposita struttura paritetica da istituire senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il 50 per cento delle risorse può essere attribuito, in particolare, a favore degli enti collocati nella classe degli enti più virtuosi; tra i criteri di virtuosità è, comunque, inclusa l'attribuzione della gestione dei servizi di trasporto con procedura ad evidenza pubblica;
    l'obiettivo principale, in questo contesto di crisi economica internazionale, che genera evidenti problemi sul bilancio dello Stato, è proprio quello di ridurre l'incidenza finanziaria in tale settore sul bilancio pubblico, anche favorendo una maggiore concorrenza fra operatori e, di conseguenza, migliorando l'efficienza dei servizi a disposizione dei cittadini;
    è in ogni caso anche da sottolineare che il trasporto pubblico locale è un settore in cui va valorizzata la procedura di gara ad evidenza pubblica per permettere un'effettiva concorrenza tra i soggetti affidatari in modo da ridurre gli sprechi e i costi di gestione. Sarebbe, quindi, importante anche intervenire normativamente attraverso la privatizzazione delle imprese pubbliche che gestiscono tali servizi, garantendo il superamento degli aspetti monopolistici, introducendo regole di concorrenzialità nell'affidamento dei servizi ed incentivando l'incremento della qualità, dell'efficacia, efficienza ed economicità;
    è, inoltre, opportuno, alla luce della crisi economica internazionale, imprimere nuovo slancio a processi di liberalizzazione socialmente sostenibili in un quadro di necessaria riconsiderazione delle risorse complessive di cui il settore debba poter disporre per sostenere adeguati livelli qualitativi e quantitativi di offerta dei servizi;
    è necessario, quindi, assicurare regole chiare e risorse certe, compatibilmente con le esigenze di bilancio, a sostegno di un reale processo di efficienza e di liberalizzazione,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa idonea a ricercare, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, le risorse necessarie a garantire nell'immediato la regolarità e la continuità dei principali servizi pubblici di trasporto esistenti;
   a definire un piano di politica industriale nel settore dei trasporti che incentivi la ricerca e l'utilizzo delle modalità a più basso impatto ambientale, che non prescinda da un'efficace riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico locale, anche avvalendosi di strumenti quali l'osservatorio sul trasporto pubblico locale, istituto ai sensi dell'articolo 1, comma 300, della legge n. 244 del 2007;
   ad assumere le necessarie iniziative coerenti con gli obiettivi e le finalità individuate a livello comunitario con il piano d'azione sulla mobilità urbana, nonché con le indicazioni delineate nel parere espresso dalla Commissione trasporti della Camera dei deputati, approvato all'unanimità nella seduta del 21 luglio 2010, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, in occasione dell'esame del suddetto piano;
   a prevedere una politica di integrazione tariffaria tra le varie modalità di trasporto diretta anche ad un adeguamento delle tariffe ai livelli medi europei;
   a procedere, nell'ambito di una politica di liberalizzazione e rilancio del settore del trasporto pubblico locale, all'attivazione di una politica industriale connotata dall'esigenza di determinare processi di aggregazione aziendale tali da assicurare una sufficiente competitività anche a livello europeo, anche al fine di superare l'attuale livello di parcellizzazione degli operatori del settore.
(1-00724)
«Valducci, Desiderati, Pionati, Baldelli, Bergamini, Garofalo, Simeoni, Biasotti, Bernardo, Marsilio».
(10 ottobre 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    è ampiamente riconosciuto che per uscire positivamente dalla crisi il Paese ha bisogno di riforme economiche e sociali strutturali, incentrate anche su riconversioni produttive, e di nuovi stili di vita dei cittadini;
    quello del trasporto pubblico locale è uno dei settori fondamentali sui quali operare per realizzare un moderno sistema necessario allo sviluppo del Paese, intervenendo con scelte politiche strategiche che assicurino il diritto alla mobilità per tutti i cittadini attraverso il trasporto intermodale collettivo ferro-gomma e il trasporto merci, sempre più orientato all'utilizzo di un adeguato sistema ferroviario e marittimo. Ciò consentirebbe di contenere l'uso del mezzo individuale, realizzando nel contempo una sensibile riduzione della spese per le famiglie, una forte riduzione di consumi energetici di cui il Paese ha bisogno, un forte contenimento dell'inquinamento delle nostre città, una consistente riduzione dei costi sanitari e produttivi, una migliore qualità della vita e della salute dei cittadini;
    un trasporto pubblico efficiente è un modo concreto ed immediato per migliorare la qualità della vita dei cittadini e per ridurre il traffico privato e l'inquinamento delle città;
    la recente manovra economica adottata dal Governo per il contenimento della spesa pubblica e la conseguente e consistente riduzione di trasferimenti alle regioni e agli enti locali vanno, invece, nella direzione opposta e rischiano di produrre ripercussioni pesantissime, sia sul versante della spesa di gestione che su quello dell'investimento del trasporto pubblico locale, con un impatto che avrà effetti negativi sulla quantità e sulla qualità dei servizi: una riduzione di risorse non assorbibili da semplici manovre di efficientamento e di incremento della produttività, che pure è necessario perseguire, che comporterà una profonda ristrutturazione del sistema dell'offerta dei servizi;
    per la parte a carico di regioni ed enti locali, quest'ultima manovra prevede nuovi tagli al trasporto pubblico locale, aggiungendoli a quelli già determinati dalla manovra correttiva dell'estate 2010, oltre a cancellare i provvedimenti di parziale rifinanziamento previsti dalla legge di stabilità 2011 e dal cosiddetto decreto-legge mille proroghe 2011;
    le residue risorse che l'ultima manovra economica lascia nella disponibilità delle amministrazioni locali per l'erogazione dei servizi indeboliscono fortemente la mobilità locale collettiva, arrivando a determinare un taglio del servizio fino al 50 per cento dei livelli attuali, imponendo pesanti incrementi tariffari, colpendo così, in modo insostenibile, attraverso il peggioramento del servizio e l'aumento del prezzo di biglietti ed abbonamenti, l'utenza pendolare, le fasce sociali più deboli, gli studenti, nonché i livelli occupazionali del settore e del sistema dell'indotto di forniture di mezzi e di servizi accessori;
    i suddetti tagli, infatti, non riguarderanno solo una riduzione degli sprechi, ma implicheranno soppressioni del servizio di base, costituito da treni ed autobus, senza i quali a milioni di famiglie verrà impedito di spostarsi per raggiungere scuole e luoghi di lavoro;
    l'obiettivo di ridurre le risorse statali nella misura prevista è stato perseguito dal Governo anche attraverso il sacrificio di quelle misure di federalismo fiscale, già introdotte nell'ordinamento sin dal 2008, che erano intese a garantire risorse finanziare proprie delle regioni per il trasporto ferroviario regionale di Trenitalia, come quelle previste dall'articolo 1, comma 302, della legge n. 244 del 2007, legge finanziaria per il 2008, successivamente abrogato dall'articolo 14, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010;
    per tali ragioni e per denunciare quanto il peso dell'ultima manovra economica, drammaticamente sproporzionata e tutta a carico delle autonomie locali, li esporrà, al punto da non poter più garantire le funzioni di governo, i presidenti delle regioni italiane, in segno di protesta ed in attesa di risposte concrete, hanno simbolicamente riconsegnato nelle mani del Governo i contratti per il trasporto su ferro e gomma, non essendo in alcun modo possibile, da parte loro, adempiere alle relative obbligazioni, una volta venute meno le risorse sulle quali era stato posto legittimo affidamento;
    negli ultimi anni il settore del trasporto pubblico locale è stato il destinatario di un'intensa produzione normativa, con leggi, decreti e regolamenti rivolti più a sconfessarsi l'un l'altro che a disegnare un quadro chiaro e definitivo, all'interno del quale rilanciare un settore ormai stabilmente in crisi;
    i contratti di servizio per il trasporto ferroviario regionale di Trenitalia attualmente vigenti sono stati sottoscritti dalle regioni sulla base di una norma di legge statale che ne ha previsto espressamente la stipula, quale è l'articolo 25, comma 2, del decreto-legge n. 185 del 2008, e riponendo oggettivo affidamento sulla norma prevista dall'articolo 1, comma 302, della legge n. 244 del 2007, successivamente abrogato dall'articolo 14, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010, che, attraverso la fiscalizzazione delle risorse necessarie a decorrere dal 2011, garantiva risorse certe e continuative;
    gli interventi di finanza pubblica adottati nel corso dell'ultimo biennio hanno sovvertito il quadro di riferimento finanziario, che, pur con le sue criticità, ha governato per molti anni la materia del trasporto pubblico locale. Più precisamente, essi hanno pesantemente inciso sulla disponibilità di risorse finanziarie per il settore, avendo, da un lato, drasticamente ridotto i trasferimenti statali destinati al pagamento dei servizi di trasporto pubblico, ormai limitati a circa un quarto, e, dall'altro, interrotto il già previsto completamento del processo di fiscalizzazione che avrebbe condotto, per questa materia fondamentale per regioni ed enti locali, al passaggio dal sistema di finanza derivata al sistema di finanza propria;
    nel 2010 per finanziare il trasporto pubblico locale le regioni avevano a loro disposizione 1.714 milioni di euro. Con la manovra per il 2011 gli stessi stanziamenti erano diminuiti, potendo confidare in 977 milioni di euro (di cui 425 milioni ottenuti solo dopo le proteste dei presidenti delle regioni, ma in realtà mai trasferiti alle regioni). Per il 2012 i presidenti delle regioni dovranno accontentarsi di soli 400 milioni di euro;
    l'attuale quadro delle risorse finanziarie per il trasporto pubblico locale dal 2012 in poi è costituito proprio dall'articolo 21, comma 3, del decreto-legge n. 98 del 2011, che ha istituito il fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario, con dotazione di 400 milioni di euro annui, il cui utilizzo è escluso dai vincoli del patto di stabilità;
    il suddetto ammontare complessivo delle risorse da fiscalizzare risulta essere assolutamente inadeguato alle esigenze reali del settore del trasporto pubblico locale, così come risultanti dalla spesa sostenuta nel corso degli anni;
    i cittadini e le imprese del Mezzogiorno si confrontano tutti i giorni con un'offerta di servizi di trasporto pubblico locale decisamente inferiore, sia dal punto di vista quantitativo, in termini di vetture-chilometri, che qualitativo, in termini di età media del materiale rotabile, puntualità e tecnologie, rispetto al resto del Paese, che pure offre mediamente standard di servizio ben al di sotto dei livelli medi europei,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative volte a ristabilire le misure di federalismo fiscale, già introdotte nell'ordinamento sin dal 2008, che erano intese a garantire risorse finanziarie proprie delle regioni per il trasporto ferroviario regionale di Trenitalia, in particolare quelle di cui all'articolo 1, comma 302, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008), abrogato dall'articolo 14, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010;
   ad assumere iniziative per incrementare, al fine di soddisfare il fabbisogno finanziario del settore la dotazione del fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, di cui all'articolo 21, comma 3, del decreto-legge n. 98 del 2011, di 1.700 milioni di euro, portandola almeno ad un totale di 2.100 milioni di euro;
   a rispettare l'intesa già sottoscritta con le regioni per la fiscalizzazione del trasporto pubblico locale, unica misura in grado di riorganizzare il settore, completandone il processo normativo e prevedendone la messa a regime a partire dal 1o gennaio 2012.
(1-00728)
«Commercio, Lo Monte, Lombardo, Oliveri, Brugger».
(10 ottobre 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    la profonda crisi finanziaria internazionale che colpisce il Paese pesa non soltanto dal punto di vista dei mercati, ma produce anche gravi ripercussioni sulla realtà quotidiana dei cittadini. La dura politica del rigore e del contenimento della spesa, infatti, è avvenuta mettendo a rischio diritti fondamentali e servizi essenziali, come il trasporto pubblico locale e la mobilità, un settore tra i più colpiti dalle politiche del Governo;
    le manovre economiche sin qui approvate hanno introdotto tagli drastici alle risorse degli enti locali, ormai impossibilitati ad assolvere le loro funzioni perché privi dei mezzi necessari a garantire servizi adeguati ed efficienti. Per questa ragione nelle ultime settimane si sono registrate continue manifestazioni da parte degli amministratori locali, che hanno denunciato la drammatica situazione in cui versano le casse degli enti locali e lanciato l'allarme sulle conseguenze che le politiche di tagli indiscriminati hanno provocato;
    i dati forniti dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome mostrano un quadro allarmante: il decreto-legge n. 78 del 2010 ha prodotto una riduzione dei trasferimenti statali riferiti ai trasporti pubblici locali pari a 1.635 milioni di euro; nell'accordo Governo-regioni del 16 dicembre 2010, proprio per far fronte ai tagli effettuati, era stato previsto il recupero di risorse pari a circa 1.300 milioni di euro, che, tuttavia, è stato per gran parte disatteso dal Governo stesso;
    il decreto-legge n. 98 del 2011 ha previsto dal 2011 l'istituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze di un fondo per il trasporto pubblico locale, anche ferroviario, con una disponibilità pari a 400 milioni di euro annui, che, secondo la Conferenza, costituiscono l'unica risorsa certa nel 2012. Il risultato delle manovre economiche approvate, pertanto, equivale ad un taglio complessivo nel settore dei trasporti pubblici locali pari a 1.665 milioni di euro;
    le cifre indicate sono ben lontane da quelle necessarie per soddisfare le esigenze minime di un settore fondamentale quale quello dei trasporti pubblici locali;
    il risultato di queste misure si tradurrà inevitabilmente in un pesante aumento delle tariffe, a fronte di una riduzione e di un peggioramento del servizio. Saranno, pertanto, le fasce più deboli della popolazione, come i giovani, gli studenti e gli anziani e, più in generale, le famiglie, a subire le conseguenze più gravi. Saranno pesanti le ripercussioni anche in termini di occupazione: secondo quanto riportato dalla Conferenza, il taglio dei servizi darà vita all'esubero di migliaia di dipendenti del comparto;
    in assenza di misure adeguate le regioni non avranno la possibilità di rispettare gli impegni già sottoscritti con le aziende ferroviarie e le aziende del trasporto pubblico locale, andando incontro a possibili contenziosi;
    la mancanza di risorse adeguate, inoltre, impedisce ogni possibilità di investimento nello sviluppo tecnologico dei mezzi e dei materiali rotabili, nelle attività di manutenzione degli stessi e nei livelli di sicurezza per gli addetti del settore e gli utenti;
    gli obiettivi del contenimento della spesa e del risanamento dei conti pubblici, motivo dell'ulteriore taglio apportato dall'ultima manovra del Governo alle risorse destinate a regioni ed enti locali e finalizzate al trasporto pubblico, benché costituiscano una tappa obbligata dell'economia italiana, non possono ricadere unicamente sulle spalle delle famiglie, che assisteranno giorno dopo giorno ad una limitazione dei loro diritti essenziali a causa di servizi pubblici sempre più inadeguati e incapaci di soddisfare le pur minime esigenze di mobilità e trasporto,

impegna il Governo:

   a dare seguito integralmente agli accordi intercorsi con le regioni nel dicembre 2010;
   ad assumere le necessarie iniziative per aumentare le risorse destinate al fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, al fine di continuare a garantire la funzionalità del settore e il mantenimento di adeguati standard qualitativi nella prestazione dei servizi;
   a prevedere, nell'ambito delle proprie competenze, misure di sostegno al comparto della mobilità e dei trasporti attraverso incentivi destinati ad investimenti e volti a garantire un sistema di mobilità sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico.
(1-00729)
«Mosella, Tabacci, Lanzillotta, Pisicchio, Vernetti, Brugger».
(11 ottobre 2011)


MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE RELATIVE ALLE PROCEDURE PER IL VOTO DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO, ALLA LUCE DELLE VICENDE DELLE ULTIME CONSULTAZIONI REFERENDARIE

   La Camera,
   premesso che:
    lo svolgimento delle ultime consultazioni referendarie ha confermato le disfunzioni legate alle procedure di voto all'estero, in particolare per quanto riguarda l'invio e la ricezione dei plichi elettorali e, in alcuni casi, la riconsegna degli stessi;
    è nota l'incertezza venutasi a creare a seguito dell'invio agli elettori della scheda contenente il quesito sull'energia nucleare, formulato facendo riferimento a una normativa superata e formalmente diverso da quella su cui, a seguito della decisione della Corte di cassazione, si sono, invece, espressi i cittadini residenti sul territorio nazionale;
    la serietà delle disfunzioni verificatesi può essere evidenziata da alcuni esempi: nella circoscrizione di competenza del consolato di Monaco di Baviera 2.000 plichi sono stati inviati a indirizzi errati, in ragione dell'inesatta menzione del cognome del coniuge sulla busta; nella circoscrizione di competenza del consolato di Berlino centinaia di elettori hanno ricevuto il plico elettorale contenente due buste di uguali dimensioni, senza l'indirizzo del consolato e senza affrancatura; nella circoscrizione del consolato di San Paolo sono pervenuti plichi privi del certificato elettorale; sono molto numerosi i casi di elettori che iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) da diversi mesi o cancellatisi da tempo da tali liste non hanno potuto votare né all'estero, né in Italia;
    altri casi di disfunzioni elettorali negli ultimi giorni sono rimbalzati anche sui maggiori organi d'informazione, come Il Corriere della Sera, La Stampa e la Repubblica, che hanno riportato le testimonianze di connazionali impediti ad esercitare il loro fondamentale diritto di voto;
    la non sempre corretta gestione delle operazioni elettorali rischia ingiustificatamente di sollevare ombre sullo stesso esercizio del voto dei connazionali all'estero;
    al di là degli aspetti di gestione procedurale, persiste comunque una questione di fondo, attinente all'incompiuto allineamento dei dati di competenza del Ministero degli affari esteri con quelli dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) gestiti dal Ministero dell'interno;
    nonostante una progressiva riduzione delle posizioni disallineate, persiste, tuttavia, una forbice consistente riguardante al 2010 circa 355.402 situazioni di cittadini presenti solo nell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), senza riscontro negli schedari consolari, e ben 588.587 situazioni di soggetti presenti negli elenchi consolari, ma non in quelli dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire);
    il numero delle persone alle quali di fatto sono negati l'esercizio del voto e la fruizione degli altri servizi consolari o comunali resta preoccupante: 943.989 cittadini, equivalenti a oltre il 20 per cento degli iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire);
    il mancato allineamento, peraltro, rappresenta un'obiettiva ragione di scarsa partecipazione al voto e un fattore d'insicurezza nello svolgimento delle operazioni elettorali, dal momento che centinaia di migliaia di plichi vengono indirizzati a persone di cui è incerto il recapito e addirittura l'esistenza in vita;
    oltre all'allineamento dei dati dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), un contributo essenziale a una maggiore regolarità e certificazione delle operazioni di cittadini italiani all'estero può venire da un intervento di modifica della legge n. 459 del 2001, le cui linee sono contenute nelle proposte di legge già assegnate alla Commissione affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni della Camera dei deputati,

impegna il Governo:

   a presentare nelle competenti sedi parlamentari un'attendibile documentazione dell'andamento del voto all'estero nelle ultime consultazioni referendarie, comparandola con quello degli ultimi appuntamenti elettorali;
   in tale occasione, ad accompagnare la documentazione sull'esperienza acquisita con indicazioni relative ai punti da affrontare prioritariamente in sede di modifica della legge n. 459 del 2001;
   ad adottare un piano straordinario d'intervento volto al superamento del divario tra i dati dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) e quelli degli schedari consolari, prevedendo anche nei prossimi documenti finanziari la spesa necessaria per ovviare in tempi brevi alle situazioni che anche nelle ultime consultazioni si sono manifestate.
(1-00655)
«Garavini, Amici, Barbi, Bressa, Gianni Farina, Fedi, Narducci, Pistelli, Porta, Tempestini, Zacchera».
(16 giugno 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi dell'articolo 48 della Carta costituzionale italiana «sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività»;
    ai sensi della normativa vigente, anche gli italiani residenti all'estero ed iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), nonché particolari categorie di italiani temporaneamente all'estero, come disposto dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 37 del 2011, hanno potuto partecipare alle consultazioni referendarie indette in Italia il 12 e il 13 giugno 2011, esprimendo il proprio voto per corrispondenza;
    entro il 25 maggio 2011 ciascun consolato italiano di riferimento ha inviato a ciascuno degli elettori sopra indicati, presso il domicilio, il plico elettorale contenente le schede e le istruzioni sulle modalità di voto;
    stando alla normativa di riferimento, le schede votate dagli italiani residenti all'estero pervenute ai consolati entro le ore 16 del 9 giugno 2011 sono state poi trasmesse in Italia, dove ha avuto luogo lo scrutinio a cura dell'ufficio centrale per la circoscrizione estero, istituito presso la corte di appello di Roma;
    già a poche ore dalla conclusione delle procedure di trasmissione dei plichi elettorali presso i singoli consolati si sono moltiplicate in ogni area della circoscrizione elettorale estera le denunce di plichi smarriti, di plichi mai recapitati, di refusi ortografici ed anagrafici sulle schede trasmesse nei plichi ai singoli cittadini presso il loro domicilio;
    migliaia di cittadini italiani residenti oltre confine hanno segnalato ai consolati, ai parlamentari italiani eletti oltre confine, alle redazioni dei giornali dell'emigrazione, nonché ai vari social network il mancato recapito del plico elettorale e la conseguente impossibilità ad esercitare il proprio diritto di voto;
    il moltiplicarsi dei refusi anagrafici che ha contribuito al mancato recapito dei plichi, nonché – in alcuni casi – all'invalidamento di alcuni voti espressi, evidenzia un chiaro problema gestionale presso le anagrafi consolari, che in taluni casi risultano aver registrato informazioni diverse rispetto a quelle contenute nelle liste dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) dei comuni italiani di provenienza dei cittadini residenti oltre confine;
    in virtù dei molteplici errori di archivio molte schede sono state inviate alle donne italiane residenti oltre confine ed iscritte all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), indicando, però, il loro cognome da nubili, con la conseguenza che ad oggi sono migliaia i plichi mai recapitati o ritornati presso i consolati, in considerazione del fatto che in Paesi, come Germania, Belgio e Australia, le donne coniugate assumono il cognome del marito e, dunque, il domicilio indicato sui plichi non coincide con il nominativo corrispondente;
    in data 8 giugno 2011, nell'ambito dello svolgimento di un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea il deputato Aldo Di Biagio ha evidenziato talune criticità in merito alla gestione e alle modalità di esercizio del diritto di voto dei connazionali residenti all'estero, chiedendo al Ministro dell'interno «quali iniziative a carattere urgente si intendano predisporre al fine di garantire la legittima espressione del diritto di voto in capo ai nostri connazionali nell'ambito delle consultazioni referendarie, eventualmente attraverso la salvaguardia delle preferenze già espresse e la rettifica degli errori di procedura maturati nelle dinamiche di trasmissione dei plichi elettorali presso i domicili dei connazionali residenti oltre confine»;
    in occasione del sopra indicato confronto istituzionale, il Ministro Elio Vito, chiamato a rispondere per conto del Ministero dell'interno, ha evidenziato che con riguardo all'inconveniente tecnico che ha determinato la restituzione dello 0,8 per cento dei circa 485.000 plichi inviati in Germania, il Ministero degli affari esteri fa sapere di essere immediatamente intervenuto, dando puntuali istruzioni ai consolati interessati per risolvere il problema. I plichi restituiti dalle poste tedesche sono stati, quindi, prontamente registrati in un apposito elenco e, dopo la sostituzione della busta esterna e l'apposizione del corretto cognome del coniuge delle elettrici, sono stati nuovamente recapitati alle destinatarie in tempo utile per la restituzione entro il termine del 9 giugno 2011;
    inoltre, secondo il Ministero degli affari esteri non risulterebbero problematiche analoghe in altri Paesi, come, ad esempio, in Belgio e in Australia;
    le dichiarazioni dei Ministeri coinvolti, manifestando, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, completa disinformazione riguardo agli eventi esposti in premessa, lasciano emergere un evidente scollamento tra amministrazione e società civile, caratterizzato – a detta dei firmatari del presente atto di indirizzo – da un completo disinteresse, unito ad una deprecabile superficialità manifestata nella gestione delle dinamiche di esercizio del diritto di voto di oltre tre milioni di cittadini aventi diritto;
    secondo i dati del Ministero dell'interno, i cittadini italiani residenti oltre confine aventi diritto all'esercizio del voto in occasione del referendum del giugno 2011 risultano 3.300.496;
    stando ai dati ufficializzati dal Ministero dell'interno, all'indomani delle operazioni di scrutinio, i cittadini italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) e quelli residenti temporaneamente all'estero che hanno esercitato il diritto di voto per le consultazioni referendarie 2011 risultano essere circa 762 mila, per un totale di circa il 23,07 per cento di votanti;
    il sopra indicato dato lascerebbe emergere un netto calo nelle affluenze rispetto ai dati delle elezioni politiche del 2008, in occasione delle quali i cittadini italiani residenti all'estero votanti ammontavano a circa 1.100.000 per un totale di circa il 39 per cento di votanti;
    in considerazione delle criticità che hanno accompagnato la distribuzione dei plichi elettorali e ogni fase della gestione dell'esercizio del diritto di voto dei sopra indicati cittadini, appaiono chiare le cause che hanno condotto ad un ridimensionamento di circa il 15-16 per cento del numero dei cittadini votanti e che vanno rinvenute certamente non nella mancata volontà da parte degli stessi di partecipare alla vita democratica del loro Paese;
    in data 13 giugno 2011 un referente diplomatico in Venezuela – dove la comunità italiana risulta tra le più vessate in termini di negazione o complessità nell'esercizio del diritto di voto in questo referendum – ha evidenziato che una delle cause dei problemi verificatisi andava ricercata nel lavoro della ditta che si è occupata di stampare le schede, che, stando alla dichiarazione, non avrebbe rispettato un contratto, commettendo, dunque, un errore grave;
    la vergognosa impasse che ha contraddistinto la gestione della sopra indicate dinamiche elettorali referendarie lascia emergere un doppio livello di criticità, sebbene esse siano strettamente interconnesse. Da un lato, l'evidente debolezza normativa di una legge – la n. 459 del 2001 – che, sebbene sia storicamente e normativamente encomiabile, necessita, come ha dimostrato l'attualità, di essere perfezionata sotto più profili. Dall'altro, le evidenti difficoltà gestionali in capo alle strutture consolari che hanno dimostrato in questa occasione elettorale, confermando una certa tendenza già consolidata in precedenti consultazioni, di avere difficoltà nel disbrigo delle procedure basilari dell'esercizio di voto, con la conseguenza di incorrere in grossolani quanto incostituzionali vizi di procedura;
    alla luce di tali criticità, emerge, dunque, anche l'esigenza di rivedere la legge n. 459 del 2001, la cosiddetta legge Tremaglia, in virtù dell'oggettiva lacunosità nel sistema di controllo, monitoraggio ed organizzazione delle operazioni preliminari e successive all'esercizio del voto per i nostri connazionali;
    le principali criticità, riscontrate nelle consultazioni elettorali che hanno coinvolto la circoscrizione estero, afferiscono per l'appunto alle modalità di gestione – spesso poco trasparenti – delle schede elettorali nel passaggio consolato-elettore, ma anche, e soprattutto, alle dinamiche attinenti alla stampa del medesimo materiale elettorale, che, nell'attuale disposto legislativo, spetta al consolato di riferimento;
    sarebbe auspicabile rendere più fruibile e maggiormente trasparente la partecipazione alle elezioni nazionali ed ai referendum dei cittadini italiani residenti all'estero, al fine di legittimare un chiaro e fondamentale adempimento costituzionale sancito dall'articolo 56 della Costituzione, oltre a creare uno strumento concreto attraverso cui sia possibile materializzare il legame tra le nostre comunità oltre confine e la terra di origine,

impegna il Governo:

   a riferire al Parlamento in merito a quanto verificatosi nella circoscrizione estero e descritto in premessa;
   ad avviare – nell'ambito delle proprie competenze – un'indagine che coinvolga la rete diplomatico-consolare italiana oltre confine, le modalità di gestione da essa utilizzate, nonché gli appalti da essa affidati a società esterne per il disbrigo delle procedure di stampa e di distribuzione, al fine di chiarire le ragioni e le responsabilità inerenti alle lacune e alle mancanze segnalate in premessa;
    ad assumere in tempi rapidi iniziative normative volte a modificare la disciplina del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, al fine di approdare ad un testo di riforma, completo ed esaustivo, tale da rendere maggiormente trasparente un istituto partecipativo costituzionalmente sancito, garantendo la massima sicurezza del procedimento, attraverso le necessarie garanzie per la segretezza, la genuinità e l'efficacia del voto dei nostri connazionali oltre confine.
(1-00663)
«Di Biagio, Della Vedova, Zacchera».
(21 giugno 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 48 della Costituzione prevede il diritto di voto per ogni cittadino italiano, residente sia in Italia che all'estero;
    le attuali norme per l'esercizio del voto per i cittadini italiani residenti all'estero prevedono il voto per corrispondenza, in base al quale ogni connazionale restituisce al consolato di appartenenza una doppia busta contenente le proprie schede votate, sia in occasione delle elezioni politiche che dei referendum;
    in particolare, il voto degli italiani all'estero può essere fondamentale per il raggiungimento o meno del quorum per rendere validi i referendum abrogativi previsti dalla Costituzione;
    anche in occasione dello svolgimento dell'ultima consultazione referendaria sono stati sollevati molti problemi circa l'esercizio del diritto di voto all'estero; sono state denunciate irregolarità e disservizi, mancato arrivo dei plichi elettorali, difformità delle anagrafi consolari e altro;
    in passato, soprattutto in occasione delle elezioni politiche, si sono evidenziati veri e propri brogli elettorali che impongono adeguate ed immediate contromisure per assicurare – anche in continuità con la legge vigente – una maggiore trasparenza del voto all'estero,

impegna il Governo:

   a fornire elementi in merito alle disfunzioni segnalate nel voto all'estero anche in occasione dei recenti referendum;
   ad avviare in tempi brevi un'indagine consolare per verificare, caso per caso, quale sia il grado di trasparenza del voto, quanti siano i plichi inviati e ritornati, se vi sia o vi sia stato il fondato sospetto di operazioni irregolari da parte di singoli candidati o schieramenti;
   a promuovere una riforma della legge in vigore per adeguare le operazioni di voto a criteri di trasparenza, segretezza, tempestività nell'esercizio del voto all'estero.
(1-00672)
«Zacchera, Pittelli, Berardi, Minasso, Cassinelli, Lisi, Ventucci, Cristaldi, Torrisi, Vitali, Stracquadanio».
(30 giugno 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    come già riscontrato in occasione delle elezioni politiche del 2006 anche nel corso delle ultime consultazioni referendarie si sono registrate inefficienze e disorganizzazione rispetto all'invio e alla ricezione dei plichi contenenti il materiale elettorale per l'esercizio del voto da parte dei nostri concittadini residenti all'estero;
    attualmente l'esercizio del voto per i cittadini italiani residenti all'estero si svolge per corrispondenza, attraverso l'invio presso le sedi consolari dei plichi contenenti le schede contrassegnate dal voto;
    oltre alla cattiva gestione della corrispondenza, esiste anche un problema di scarsa sincronizzazione tra le banche dati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) e quella del Ministero dell'interno;
    si tratterebbe di una forbice che, anche qualora fossero eliminate le difficoltà di recapito dei plichi, comporterebbe la negazione del diritto di voto ad una consistente percentuale di cittadini italiani residenti all'estero (si stima un buon 20 per cento);
    la non corretta o scarsa partecipazione al voto rappresenta un vulnus all'applicazione dell'articolo 48 della Costituzione che prevede il diritto di voto per ogni cittadino italiano, residente sia in Italia che all'estero;
    nel caso dei referendum, poi, tale problematica ha un'ulteriore implicazione in quanto determina il raggiungimento o meno del quorum,

impegna il Governo

ad adoperarsi per evitare ulteriori inefficienze organizzative in previsione dei prossimi appuntamenti elettorali nazionali, europei o referendari, al fine di tutelare l'esercizio del diritto di voto costituzionalmente garantito, per eliminare alla radice possibili brogli elettorali e per un più generale principio di trasparenza ed efficienza della pubblica amministrazione.
(1-00716)
(Nuova formulazione) «Tassone, Adornato, Mantini, Volontè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Ricardo Antonio Merlo».
(27 settembre 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    il primo periodo del terzo comma del vigente articolo 48 della Costituzione impone alla legge, oltre a stabilire i requisiti e le modalità per l'esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero, di «assicurarne l'effettività»;
    nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento del 2006 è stata applicata per la prima volta la legge n. 459 del 2001, che ha disciplinato l'esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero: a prescindere dalla scelta, di natura politica, del voto per corrispondenza le prime difficoltà emerse sul voto nella circoscrizione estero, di natura tecnica ed organizzativa, sono le medesime con le quali ci si deve confrontare oggi;
    alla prima applicazione della legge hanno fatto seguito la denuncia di presunti brogli, l'attenzione di inchieste giornalistiche, le dichiarazioni di testimoni diretti, la loro diffusione mediatica attraverso video e su internet, oltre all'emersione di criticità tecniche, confermate anche nel corso di audizioni in Parlamento dei responsabili dei procedimenti elettorali;
    la tornata elettorale estera del 2008 confermò i problemi e la loro natura: dagli organi mediatici si possono trarre casi più o meno documentati di vendita di schede, di una loro stampa in esubero, di presunta corruzione di addetti postali e di funzionari consolari, di fascicoli aperti dalle procure in seguito a diversi esposti relative a presunte irregolarità, di fascicoli aperti finanche prima delle consultazioni estere: il «caso» più eclatante, tuttavia, fu quello che occorse alla circoscrizione estero del Senato della Repubblica, nella quale un senatore – nel prosieguo del procedimento giudiziario arrestato per violazione della legge elettorale e di scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso – riuscì ad essere candidato ed eletto in assenza dei requisiti prescritti dalla legge;
    il «caso» Di Girolamo indusse, un anno or sono, giornalisti, politici e giuristi a chiedere dei correttivi alla legge sul voto all'estero; il «caso», infatti, oltre a mostrare la tensione permanente in cui versa la normativa per il voto degli italiani all'estero, ha dimostrato la fragilità del sistema elettorale, diventando un caso non solo giudiziario, ma giuridico e politico;
    le notizie più recenti in ordine all'elenco degli italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) risalgono a molti mesi fa - nel frattempo, si sono succedute diverse interrogazioni parlamentari indirizzate ai Ministri dell'interno e degli affari esteri; nel novembre 2010, in accordo con il Ministero degli affari esteri, il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno ha inviato la «circolare urgentissima n. 33», con la quale tutti gli enti competenti dell'amministrazione centrale erano chiamati a vigilare sulla regolare tenuta ed aggiornamento delle anagrafi degli italiani residenti all'estero e sul corretto e tempestivo invio dei propri dati da parte di tutti i comuni all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) centrale; la circolare assegnava precisi compiti in ordine alla verifica della correttezza dei dati, al fine di evitare sottostime dei dati, mancate cancellazioni, posizioni duplicate; la circolare, inoltre, invitava le amministrazioni centrali competenti e le singole amministrazioni locali a «valutare gli interventi organizzativi necessari per risolvere eventuali situazioni di arretrato, sia a livello anagrafico che a livello di trascrizione degli atti di stato civile»;
    da gennaio 2011, con la dichiarazione di ammissibilità dei quesiti referendari in materia di servizio idrico, legittimo impedimento e produzione di energia nucleare, al Governo è stato noto che gli italiani residenti all'estero sarebbero stati chiamati a votare, al più tardi, alla metà di giugno 2011;
    nel corso delle consultazioni referendarie, il Ministro dell'interno rilasciò la seguente dichiarazione: «la proiezione fatta dagli esperti del Ministero dell'interno rispetto al dato di ieri fa pensare che si raggiungerà il quorum per tutti e quattro i referendum anche senza considerare il voto degli italiani all'estero e questo risolve un problema non da poco»;
    la questione è, infatti, tutt'altro che marginale, poiché la dimensione del corpo elettorale non corrisponde a tutti gli aventi diritto e ciò determina – e ha già determinato – rilevanti problemi in occasione delle consultazioni referendarie abrogative, per le quali è previsto un quorum strutturale, ma è suscettibile di crearne ogni qual volta il corpo elettorale estero sia chiamato a votare;
    i problemi endemici del voto dei nostri connazionali all'estero restano e l'ampia maggioranza che ha caratterizzato l'avvio della XVI legislatura può aver dato agio ad una certa trascuratezza nel risolverli;
    il raggiungimento del quorum ha messo al riparo le recenti consultazioni referendarie dalle conseguenze delle anomalie del «sistema» di voto estero, ma, stando alle denunce dei comitati referendari, alle segnalazioni di plichi non recapitati, ricevuti incompleti, tornati indietro per invii errati, le anomalie, i problemi ed i ritardi si sono, in realtà, riproposti, semplicemente non hanno avuto conseguenze;
    la legge n. 459 del 2001 ha mostrato dal principio e continua a mostrare profili di criticità, sia con riferimento alle garanzie previste per il voto per corrispondenza, sia per l'efficienza del procedimento elettorale nel suo complesso;
    oltre i confini, nella circoscrizione estero sono iscritti oltre tre milioni di elettori, il cui voto è un diritto sancito dalla Costituzione; l'obbligo di garantirne la possibilità e l'effettivo esercizio spetta alla legge;
    questione dirimente è il meccanismo di voto, che ha mostrato gravi lacune e causato irregolarità anche gravi; questione cruciale è l'individuazione del corpo elettorale, a fronte del disallineamento tra i dati dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) e i dati degli schedari in possesso dei consolati, dall'intreccio dei quali dipende la predisposizione delle liste elettorali da parte del Ministero dell'interno;
    le maggiori criticità si rinvengono: nella lacunosità dei controlli e nell'organizzazione delle operazioni elettorali preliminari e successive al voto, nelle modalità di gestione delle schede elettorali e della stampa delle stesse, nel loro passaggio dal consolato all'elettore,

impegna il Governo

ad avviare un'indagine sulle modalità di organizzazione e svolgimento delle operazioni di voto inerenti alle ultime consultazioni referendarie – che preveda il coinvolgimento della rete consolare e di tutti gli uffici competenti e coinvolti – ed una disamina delle maggiori criticità, e a riferire sui risultati in Parlamento, fornendo anche elementi utili e proposte per l'adozione di una più adeguata normativa e di meccanismi migliorativi per garantire la massima regolarità del sistema di elezione.
(1-00717)
«Leoluca Orlando, Borghesi, Donadi, Favia».
(27 settembre 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    i referendum del 12 e 13 giugno 2011 hanno messo in evidenza tutte le criticità e le difficoltà delle procedure di voto degli italiani residenti all'estero;
    l'articolo 48 della Costituzione è chiaro nel garantire il diritto di voto a tutti i cittadini, compresi quelli residenti all'estero: il primo periodo del terzo comma afferma, infatti, che «la legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività»;
    a tal fine, secondo la normativa vigente – che assegna agli italiani che risiedono all'estero iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) e a particolari categorie di italiani temporaneamente all'estero il diritto di partecipare al voto – i consolati italiani hanno inviato entro il 25 maggio 2011 i plichi con i quattro quesiti referendari;
    le schede utilizzate per esprimere il voto dovevano essere restituite ai consolati entro le ore 16.00 del 9 giugno 2011, per poi essere inviate in Italia per lo scrutinio affidato all'ufficio competente per la circoscrizione estero, istituito presso la corte d'appello di Roma;
    ciò nonostante non sono mancati problemi e disfunzioni già con riferimento al fatto che i residenti all'estero hanno votato un quesito, quello sul nucleare, diverso da quello votato in Italia, a seguito della riformulazione da parte della Corte di cassazione;
    moltissime, inoltre, sono state le segnalazioni e le denunce relative alla mancata ricezione dei plichi contenenti le schede per votare, alla scarsa diffusione di informazioni, alla presenza di vistosi errori di carattere anagrafico, che hanno, di fatto, impedito ai molti connazionali presenti all'estero di esprimere il proprio voto;
    l'esempio più significativo è l'episodio che si è verificato in Germania, dove risulta che «l'inconveniente tecnico», come definito dal Ministro Vito nel corso dello svolgimento di un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea alla Camera dei deputati nel mese di giugno 2011, «ha determinato la restituzione dello 0,8 per cento dei circa 485.000 plichi inviati in Germania». «I plichi restituiti dalle Poste tedesche sono stati, quindi, prontamente registrati in un apposito elenco e, dopo la sostituzione della busta esterna e l'apposizione del corretto cognome del coniuge delle elettrici, sono stati nuovamente recapitati alle destinatarie in tempo utile per la restituzione entro il termine del 9 giugno»;
    appare, pertanto, evidente che sussistono gravi problemi di organizzazione e gestione delle procedure necessarie per consentire il voto degli italiani all'estero: un sistema macchinoso a cui si aggiunge la mancata corrispondenza dei dati posseduti dal Ministero degli affari esteri con quelli registrati dall'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), che rappresenta un ostacolo all'esercizio del sacrosanto diritto di voto;
    secondo il Ministero dell'interno, le ultime consultazioni referendarie hanno interessato 3.300.496 cittadini residenti all'estero, con una partecipazione del 23,08 per cento, pari a 761.752 votanti. Si tratta di un dato importante, che non può essere in alcun modo sottovalutato, ma che, al contrario, va incentivato e valorizzato attraverso una migliore organizzazione dei meccanismi di votazione,

impegna il Governo:

   a svolgere presso le competenti sedi le indagini necessarie per approfondire quanto accaduto in occasione delle ultime consultazioni referendarie;
   a promuovere una revisione della normativa in materia, al fine di migliorare e rendere più certi ed affidabili i meccanismi di votazione degli italiani che risiedono all'estero, non solo semplificando le modalità di voto, ma soprattutto garantendo loro l'eguaglianza nelle condizioni di voto con i cittadini residenti in Italia;
   a prevedere una revisione dei dati in possesso dei consolati e una riorganizzazione dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), al fine di consentire una reale corrispondenza tra i dati in possesso degli uni e dell'altra.
(1-00718)
«Mosella, Lanzillotta, Pisicchio, Tabacci, Vernetti, Brugger».
(27 settembre 2011)

   La Camera,
   premesso che:
    i cittadini italiani residenti all'estero possono esercitare il diritto di voto nel luogo di residenza sia per le elezioni del Parlamento europeo che per le elezioni politiche nazionali, i referendum abrogativi e quelli costituzionali indetti rispettivamente sulla base dell'articolo 75 e dell'articolo 138 della Costituzione;
    per le elezioni politiche nazionali e i referendum, ciò è stato reso possibile dall'entrata in vigore della legge 27 dicembre 2001, n. 459, e del relativo regolamento attuativo (decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2003, n. 104). Essi hanno dato attuazione alle modifiche dell'articolo 48 della Costituzione (legge costituzionale 17 gennaio 2000, n. 1) e degli articoli 56 e 57 della Costituzione (legge costituzionale 23 gennaio 2001, n. 1) che hanno istituito la circoscrizione estero;
    i cittadini italiani residenti all'estero sono iscritti nelle liste elettorali della circoscrizione estero e votano per corrispondenza;
    l'elettore, una volta espresso il voto, spedisce la scheda elettorale votata all'ufficio diplomatico consolare nella cui circoscrizione è residente. Spetta poi ai consolati inviare le suddette buste in Italia;
    problemi e inefficienze del sistema e veri e propri brogli si sono riscontrati in occasione delle ultime tornate elettorali per le elezioni politiche ed irregolarità, disservizi e difformità delle anagrafi consolari sono stati sollevati a seguito della recente consultazione referendaria,

impegna il Governo:

   ad attivare presso le sedi competenti le indagini necessarie per verificare e approfondire quanto accaduto in occasione delle ultime consultazioni politiche e referendarie;
   ad avviare iniziative normative volte a modificare la disciplina del diritto di voto degli italiani residenti all'estero al fine di assicurare trasparenza e regolarità a procedure di voto garantite costituzionalmente, prevedendo al contempo che vengano assicurati insieme il diritto al voto e alla sua segretezza, nonché quello alla tempestività e correttezza dello scrutinio.
(1-00727)
«Lo Monte, Commercio, Lombardo, Oliveri, Brugger».
(10 ottobre 2011)


INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   è stato pubblicato dal sito web del settimanale L'Espresso un video girato a Barra, un quartiere della periferia di Napoli, durante la tradizionale festa dei Gigli, svoltasi domenica 25 settembre 2011, in cui si vede la folla acclamare due esponenti della criminalità organizzata;
   in particolare, si vede una lussuosa Rolls Royce bianca sfilare tra la folla plaudente. Seduto sul sedile posteriore c’è Angelo Cuccaro, un boss di camorra, uscito recentemente di prigione, dopo aver scontato una pena di dieci anni; con lui il padre Antonio Cuccaro. L'auto avrebbe fatto una vera e propria sfilata nel quartiere, durante la festa, partendo da via Ceccarelli e arrivando fino a via Bruno Buozzi, raccogliendo applausi, strette di mano, perfino saluti dai microfoni dello speaker della festa, che a un certo punto ha addirittura chiesto «un minuto di raccoglimento per ricordare i nostri morti»; a questo invito ha fatto seguito la benedizione del parroco e una ancora più netta espressione dello speaker, che ha detto: «Guardate come sono belli nostri padrini!»; il camorrista sarebbe successivamente sceso tra la folla, abbracciando la gente e baciando pubblicamente sulla bocca alcuni affiliati;
   la festa dei Gigli a Barra è una tradizione secolare; è nata, infatti, nel 1822, in onore di Sant'Antonio. Attualmente è organizzata da sei comitati spontanei, che hanno noleggiato la cosiddetta paranza, cioè un gruppo di 120 «cullatori», persone che portano a spalla il Giglio (un grosso obelisco di legno decorato) per le strade del quartiere;
   più volte, in passato, sulle modalità di organizzazione della festa si sono appuntate le attenzioni degli inquirenti; pare, infatti, che i comitati siano stati in alcune occasioni infiltrati dai clan e che il contributo volontario per le spese della festa, di cinque o dieci euro, che viene chiesto a residenti e commercianti, non sia sempre stato così «spontaneo»;
   la presenza tra la folla, in un momento di festa collettiva, di un boss della camorra, che sfila in un'auto lussuosa, abbraccia la gente, bacia i suoi affiliati, è un chiaro segno volto a sottolineare potenza e controllo, per rimarcare il potere sul territorio, in barba alla presenza sia dello Stato sia dei clan (rivali e alleati), che pure dettano legge nei quartieri vicini;
   la presenza contestuale di rappresentanti della Chiesa, di rappresentanti delle istituzioni, di agenti della polizia municipale segna, ad avviso degli interpellanti, una sorta di subordinazione visibile al potere della camorra sul quartiere; di fatto, avalla il tentativo del crimine organizzato di controllare il tessuto sociale anche per mezzo di comportamenti «simbolici» –:
   se il Ministro interpellato non ritenga di assumere notizie in merito, soprattutto rispetto alla possibilità che fatti del genere possano avvenire senza alcun presidio territoriale delle forze di polizia, e, in particolare, quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, affinché episodi del genere, che consegnano al territorio l'immagine di uno Stato subordinato alla criminalità organizzata, non abbiano più a verificarsi.
(2-01229)
 «Bossa, Piccolo, Iannuzzi, Zaccaria, Giovanelli, Benamati, Cardinale, Pizzetti, Lo Moro, Laganà Fortugno, Samperi, Nannicini, Bindi, Bernardini, Cuomo, Boffa, Ciriello, Farina Coscioni, Nicolais, Fluvi, Bonavitacola, Veltroni, Luongo, Andrea Orlando, Picierno, Mario Pepe (PD), Gozi, Colombo, Rubinato, Zampa, Rampi, D'Antona, La Forgia, Villecco Calipari».
(6 ottobre 2011)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   risulterebbero, da articoli di stampa, 32 mila i bambini sottratti dall'autorità giudiziaria alla famiglia e affidati di norma ai sindaci;
   la decisione della magistratura minorile viene prevalentemente presa e ratificata in base alla sola relazione dell'assistente sociale;
   il costo per lo Stato sarebbe valutato in 70 euro al giorno per bambino, pari a 2.100 euro mensili per ogni bambino affidato: globalmente una spesa di 2.240.000 euro ogni giorno, per un totale annuo di 817.600.000 euro –:
   se non sia necessario istituire un'apposita commissione di indagine amministrativa, anche in vista di ogni opportuna iniziativa normativa, sugli affidamenti dei minori (sottratti alla famiglia di origine), al fine di verificare puntualmente la congruità delle procedure in base alle quali si arriva alla sentenza di sottrazione, quali siano le tutele riservate ai bambini stessi che chiedono di non essere strappati alla propria famiglia, quale peso abbiano le testimonianze dei genitori e di terzi sul procedimento dell'autorità giudiziaria, su quali norme si fondi la relazione spesso inconfutabile dell'assistente sociale e, infine, se non sia opportuno indirizzare sulle famiglie in difficoltà la spesa sopra esposta.
(2-01241)
 «Bocciardo, Barani, Mancuso, Di Virgilio, Berruti, Scandroglio, Ciccioli, Palumbo, Fucci, Vessa, Patarino, Porcu, Lunardi, Gibiino, Barba, Luciano Rossi, Bonciani, De Nichilo Rizzoli, Tommaso Foti, Castellani, Girlanda, Marsilio, Ghiglia, Mussolini, Germanà, De Luca, Pizzolante, Giammanco, Vincenzo Antonio Fontana, Massimo Parisi, Abelli, Mazzuca, Gioacchino Alfano, Antonione, Cazzola, Cosenza, De Camillis, D'Ippolito Vitale, Faenzi, Holzmann, Mannucci, Milanese, Scapagnini, Traversa».
(19 ottobre 2011)