|
CAMERA DEI DEPUTATI
| N. 4698 |
L'utile esempio degli altri Paesi a forte connotazione migratoria.
Da diversi decenni, i musei delle migrazioni nei Paesi a forte connotazione migratoria – dal Memorial do Imigrante di São Paulo, al Museo d'immigrazione di Melbourne a quello di Ellis Island, a New York – sono strumenti d'informazione e di sensibilizzazione della società sul ruolo di risorsa e di novità interculturale che il migrante svolge sia nelle società di insediamento
L'offerta del Museo.
Il Museo, lungamente e fortemente richiesto dagli emigrati italiani e dalle loro associazioni rappresentative, vede la luce per offrire un quadro di unità nazionale a una variegata esperienza di emigrazione vissuta su scala regionale e locale e contraddistinta da molteplici specificità. Nel Museo sono così presentati la nascita, le caratteristiche e lo sviluppo della grande emigrazione italiana, anche se il periodo storico abbracciato va dall'Unità d'Italia (con alcuni cenni all'emigrazione precedente) fino ai nostri giorni. Il percorso storico si sviluppa in cinque sezioni cronologiche. La sezione I rappresenta le caratteristiche delle migrazioni pre-unitarie e la realtà italiana sia dal punto di vista economico-sociale-culturale che della politica dello Stato italiano verso l'emigrazione. Nella sezione II, l'emigrazione italiana dal 1876 al 1915 è raccontata attraverso il lavoro e i momenti tipici dell'atto emigratorio: reclutamento, porto d'imbarco, sbarco, abitazione, tipologia di lavoro, vittime del lavoro, discriminazioni, inserimento. La sezione III affronta l'emigrazione nel periodo delle due guerre mondiali (1916-1945) presentando le caratteristiche sociali del periodo e i momenti tipici dell'emigrazione anche in rapporto al fascismo, al colonialismo e alle migrazioni interne. La sezione IV si occupa dell'emigrazione italiana nel secondo dopoguerra (1946-1976) con la trasformazione dei flussi migratori dall'Italia sia
Dopo due anni di vita: la valutazione e le prospettive.
Dal giorno della sua inaugurazione, il 23 agosto 2009, anche grazie alla centralità e al consolidato richiamo storico-culturale del Vittoriano, il Museo ha accolto, gratuitamente per decisione governativa, quasi due milioni di visitatori, con una media di 1 milione di persone l'anno.
Durante la settimana numerose scolaresche accompagnate dai loro insegnanti ripercorrono l'itinerario storico-cronologico del fenomeno migratorio secondo la scansione presente al Museo, riscoprendo così gli elementi caratteristici di quello che dagli studiosi è stato definito «il più grande esodo di un popolo durante la modernità».
Nei week-end sono invece gli individui, le famiglie e i gruppi organizzati, molti dei quali provenienti dall'estero, a usufruire del percorso museale del Museo.
Tale consistente afflusso di visitatori, specie di giovani studenti, è la prova più convincente della necessità e dell'importanza di un luogo della memoria aperto al futuro che è, attualmente, incarnato nei padiglioni del Museo, la cui localizzazione definitiva e la stabile copertura finanziaria meritano di essere garantiti dalla presente proposta di legge.
In effetti, il Museo è già un luogo privilegiato di conoscenza della presenza, storica e attuale, degli italiani e dei loro discendenti nel mondo, di valorizzazione della cultura e della storia del nostro Paese, di apprendimento di relazioni interculturali in un mondo plurale per origini e per appartenenze etniche, culturali e religiose. In effetti, come avvenuto regolarmente nella storia emigratoria italiana, anche l'immigrato che arriva da noi viene spesso guardato con diffidenza e paura, etichettato indistintamente come clandestino, possibile causa di disagi e conflitti sociali, economici, culturali e religiosi. Il Museo, riconfermato nella sua utile funzione di sensibilizzazione e di fucina di integrazione, potrebbe, inoltre, divenire sempre più una struttura di documentazione (in un'ottica museale), ma anche di elaborazione di studi e di ricerche, di promozione di incontri internazionali in Italia e all'estero, di interscambio culturale fra la comunità italiana in Italia e le comunità italiane all'estero, fra le comunità immigrate in Italia e la nostra società di accoglimento, sia ai fini del reciproco interesse culturale ed economico, sia ai fini di una migliore conoscenza dell'Italia da parte degli stessi italiani nel mondo e degli immigrati in Italia.
I passi istituzionali compiuti non garantiscono la continuità del Museo.
Nella legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008) è stato inserito un primo stanziamento destinato alla realizzazione del Museo.
Il 28 gennaio 2008, il Ministro degli affari esteri firma il decreto n. 300/2 con il quale viene istituito il Museo e prevede la costituzione e la convocazione di un comitato scientifico per definire i momenti realizzativi del progetto. Nel frattempo la caduta del Governo, la nuova tornata elettorale e la composizione del nuovo Governo, rallentano le decisioni e gli atti necessari alla fattiva realizzazione del progetto.
Il 30 dicembre 2008, il nuovo Ministro degli affari esteri emana il decreto n. 300/70 con il quale si abroga il precedente decreto n. 300/2 del 28 gennaio 2008 e si definiscono le modalità di realizzazione del Museo tra le quali troviamo:
«In fase di prima applicazione la sede espositiva del Museo è realizzata in Roma, presso i locali della ex Gipsoteca del complesso
«Con successivo provvedimento sarà determinata la sede espositiva del Museo, al termine della fase iniziale di cui al comma 2» (articolo 1, comma 3).
Oltre al fatto che, al momento, non è previsto alcun provvedimento (articolo 1, comma 3) per determinare la sede espositiva del Museo, al termine della fase iniziale (che si concluderebbe a fine 2011, dopo le celebrazioni del 150o anniversario dell'Unità d'Italia), il vero punto debole dell'operazione che ha portato all'istituzione del Museo (e ai primi due anni di
sopravvivenza) è la mancata copertura finanziaria stabile.
In effetti, è previsto che gli oneri finanziari per la realizzazione e per il funzionamento del Museo sono a carico dello stanziamento previsto dall'articolo 2, comma 70, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, iscritto nel bilancio del Ministero degli affari esteri.
Ora, se tale stanziamento una tantum ha coperto la realizzazione e il funzionamento del Museo fino a fine 2011, in assenza di ulteriori provvedimenti legislativi, volti a garantire il funzionamento del Museo negli anni a venire, si rischiano la chiusura e lo smantellamento di quanto realizzato, con importante impegno intellettuale e con notevole onere economico, solo due anni fa.
In assenza di un rinnovato impegno istituzionale nel garantire spazi adeguati e idonei mezzi di sostentamento del Museo è probabile che tutti gli sforzi fatti finora risultino vani e che il tentativo di riconoscere nella nostra emigrazione un elemento essenziale e ineludibile della storia italiana si riveli solo un miraggio presto svanito dinanzi alle inevitabili difficoltà strutturali ed economiche.
In quest'ottica appare perciò opportuno e urgente che il Museo, proprio per l'alto valore culturale e morale della sua azione, possa fruire di una sede definitiva e di appositi finanziamenti da parte dello Stato.
1. È riconosciuto l'alto valore culturale ed è resa stabile l'azione di sensibilizzazione svolta dal Museo nazionale dell'emigrazione italiana, di seguito denominato «Museo», avente le funzioni e le finalità di cui all'articolo 2.
2. La sede espositiva del Museo è fissata in Roma. Per quanto attiene alla specifica localizzazione, è data preferenza ai locali della ex Gipsoteca del complesso monumentale del Vittoriano, piazza Venezia, Roma, attuale sede del Museo, al fine di dare continuità all'originaria progettazione dello stesso complesso espositivo. Laddove si renda indispensabile e necessaria una diversa collocazione, la scelta di quest'ultima deve essere effettuata dal Ministero degli affari esteri, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali, in coerenza con quanto previsto dall'articolo 3.
1. Il Museo, in conformità all'articolo 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, è una struttura permanente del Ministero degli affari esteri, che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio dell'emigrazione italiana.
2. Il Museo, in particolare:
a) recupera la memoria dell'esperienza migratoria dell'Italia, offrendo al pubblico la possibilità di approfondirne la
b) consente al visitatore un percorso attraverso le diverse realtà locali e regionali che hanno fatto da sfondo al fenomeno dell'emigrazione, anche nella sua evoluzione storica fino all'età contemporanea;
c) realizza il collegamento in rete dei musei dell'emigrazione esistenti in Italia e all'estero, consentendo ai visitatori di consultare le banche dati esistenti presso le diverse strutture;
d) elabora studi e ricerche sull'evoluzione dei flussi migratori, delle comunità migranti, dei processi integrativi e delle azioni di cooperazione, di valorizzazione culturale, che interessano l'Italia, sia in uscita che in entrata;
e) promuove incontri internazionali in Italia e all'estero, di interscambio culturale fra la comunità italiana in Italia e le comunità italiane all'estero, fra le comunità immigrate in Italia e la nostra società di accoglimento, sia ai fini del reciproco interesse culturale ed economico, sia ai fini di una migliore conoscenza dell'Italia da parte dei cittadini italiani emigrati e degli immigrati in Italia.
1. La responsabilità del Museo, in particolare per quanto riguarda la sua localizzazione, è attribuita al Ministero degli affari esteri, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali.
1. È istituito un comitato scientifico presieduto da un Sottosegretario di Stato agli affari esteri designato dal Ministro degli affari esteri e composto da:
a) il direttore generale della Direzione generale per gli italiani all'estero e le
b) sette esperti di chiara fama, nominati dal presidente dello stesso comitato, scelti nel numero di tre tra i rappresentanti delle associazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale che studiano il fenomeno dell'emigrazione, nel numero di due tra i direttori dei musei dell'emigrazione realizzati a livello locale o regionale e nel numero di due tra professori universitari e studiosi della materia.
2. Il comitato scientifico formula iniziative e proposte al direttore del Museo di cui all'articolo 2 in merito alle attività scientifiche e didattiche promosse dal Museo e in merito alla raccolta e alla conservazione del materiale documentale presso lo stesso. Il comitato esprime, altresì, proposte e pareri in merito alla ricerca e alla scelta del materiale espositivo.
3. Il comitato scientifico esprime pareri sui progetti di sviluppo del Museo.
4. Il comitato scientifico si riunisce almeno due volte all'anno su iniziativa del suo presidente.
1. Il direttore del Museo è nominato dal Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro degli affari esteri, sentito il comitato scientifico, di cui all'articolo 4, comma 1, e sovrintende all'organizzazione e alla gestione del Museo, coordinandone le attività scientifiche, tecniche e amministrative.
2. L'organizzazione e la gestione dei servizi del Museo, ivi compresi gli eventuali oneri da corrispondere ai componenti degli organi consultivi e di gestione, è definita da un accordo di programma, stipulato tra il Ministero degli affari esteri e il Ministero per i beni e le attività culturali.
1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in 500.000 euro annui a decorrere dall'anno 2012, per l'esercizio ordinario e per il mantenimento della struttura del Museo, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per il medesimo anno dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
|