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PDL 4698

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4698



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

NARDUCCI, BENAMATI, BOBBA, MARCO CARRA, CASTAGNETTI, COLUCCI, D'ANTONA, DE CORATO, DE MICHELI, DELFINO, FARINONE, FEDI, LAGANÀ FORTUGNO, LO MONTE, LUCÀ, MARANTELLI, MARCHI, CESARE MARINI, MELIS, MOTTA, OLIVERIO, MARIO PEPE (PD), RAMPI, RIGONI, RUBINATO, RUGGHIA, TIDEI, TOUADI, ZACCHERA

Disposizioni per l'organizzazione e il funzionamento del Museo nazionale dell'emigrazione italiana

Presentata il 19 ottobre 2011


      

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Onorevoli Colleghi! — Il 23 ottobre 2009, presso il Vittoriano a Roma, è stato inaugurato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con la partecipazione del Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e del Ministro per beni e le attività culturali, Sandro Bondi, il Museo nazionale dell'emigrazione italiana, di seguito «Museo», promosso dal Ministero degli affari esteri con la collaborazione del Ministero per i beni e le attività culturali.

L'utile esempio degli altri Paesi a forte connotazione migratoria.

      Da diversi decenni, i musei delle migrazioni nei Paesi a forte connotazione migratoria – dal Memorial do Imigrante di São Paulo, al Museo d'immigrazione di Melbourne a quello di Ellis Island, a New York – sono strumenti d'informazione e di sensibilizzazione della società sul ruolo di risorsa e di novità interculturale che il migrante svolge sia nelle società di insediamento

 

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che in quelle di origine. Il museo diventa, così, l'elemento capace di mettere in relazione il passato e il presente, la memoria storica e la comprensione della realtà, l'appartenenza identitaria locale, regionale e nazionale e l'incontro con le molteplici appartenenze culturali presenti nelle società plurali.
      Ora, se in molti Paesi del mondo le storie migratorie sono entrate appieno nella coscienza collettiva, in Italia, invece, mancava ancora – almeno fino alla realizzazione del Museo – quel riconoscimento ufficiale che un museo nazionale avrebbe potuto dare a un fenomeno, quello migratorio di oltre 29 milioni di italiani in centocinquanta anni, che ha segnato tutta la storia dell'Italia, soprattutto dalla seconda metà del XIX secolo fino ai giorni nostri.
      In realtà, anche in Italia, nell'ultimo decennio del secolo scorso, sono sorti diversi musei (una trentina circa) dell'emigrazione. Alcuni sono nati dall'azione di associazioni di emigranti e di centri di studio e di documentazione, spesso come prolungamento di mostre fotografiche, documentarie ed esposizioni temporanee, con l'obiettivo di non disperdere la memoria storica dell'emigrazione che, pur avendo forgiato l'identità di un popolo, rischia di essere reclusa nella sezione degli oggetti folcloristici di un lontano passato.
      Si sono, così, moltiplicate le iniziative locali e regionali caratterizzate dalla conservazione della memoria dell'esodo, dalle raccolte documentarie (oggetti, foto, lettere, carteggi, materiali visivi e audiovisivi) relative alla formazione di comunità in emigrazione e dal rafforzamento dei rapporti degli emigrati e dei loro discendenti con le realtà di origine.
      In questo contesto frammentato e disperso, l'istituzione di un museo nazionale dava anche all'Italia un luogo pubblico della memoria e dell'attualità delle sue migrazioni oltre a rappresentare un momento importante di raccordo e valorizzazione delle iniziative locali e regionali.
      Oggi, i fenomeni migratori italiani (in partenza e in arrivo), oltre a non essersi del tutto esauriti, presentano diverse sfide: le nuove mobilità, le fughe dei cervelli, i «rientri», i legami con le seconde, le terze e le quarte generazioni di italiani, sono solo alcuni temi di nuova emigrazione italiana che meritano di essere studiati e inseriti in un percorso museale nazionale che non si limita alla sola celebrazione del passato, ma è capace di rileggere la storia per meglio capire e gestire il presente, che sempre più vede mescolarsi i flussi emigratori dall'Italia con i numerosi arrivi di immigrati nel nostro Paese.

L'offerta del Museo.

      Il Museo, lungamente e fortemente richiesto dagli emigrati italiani e dalle loro associazioni rappresentative, vede la luce per offrire un quadro di unità nazionale a una variegata esperienza di emigrazione vissuta su scala regionale e locale e contraddistinta da molteplici specificità. Nel Museo sono così presentati la nascita, le caratteristiche e lo sviluppo della grande emigrazione italiana, anche se il periodo storico abbracciato va dall'Unità d'Italia (con alcuni cenni all'emigrazione precedente) fino ai nostri giorni. Il percorso storico si sviluppa in cinque sezioni cronologiche. La sezione I rappresenta le caratteristiche delle migrazioni pre-unitarie e la realtà italiana sia dal punto di vista economico-sociale-culturale che della politica dello Stato italiano verso l'emigrazione. Nella sezione II, l'emigrazione italiana dal 1876 al 1915 è raccontata attraverso il lavoro e i momenti tipici dell'atto emigratorio: reclutamento, porto d'imbarco, sbarco, abitazione, tipologia di lavoro, vittime del lavoro, discriminazioni, inserimento. La sezione III affronta l'emigrazione nel periodo delle due guerre mondiali (1916-1945) presentando le caratteristiche sociali del periodo e i momenti tipici dell'emigrazione anche in rapporto al fascismo, al colonialismo e alle migrazioni interne. La sezione IV si occupa dell'emigrazione italiana nel secondo dopoguerra (1946-1976) con la trasformazione dei flussi migratori dall'Italia sia

 

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verso l'estero che all'interno del Paese, la ricostruzione e il decollo economico, l'accrescimento della legislazione e dell'organizzazione sociale a protezione del migrante. Infine, nella sezione V viene presentata l'attuale realtà degli italiani nel mondo e il mondo accolto dall'Italia dal 1977 ai giorni nostri: come le comunità italiane si sono evolute e sono alimentate dalla sempre più consistente presenza di «emigrati ad alta qualificazione» e come l'Italia è divenuta sempre più Paese di immigrazione a partire dagli anni settanta.
      In questo lungo processo di unificazione che ha portato gli italiani a sentirsi popolo, un ruolo importante è stato, infatti, giocato da 29 milioni di contadini, operai e piccoli imprenditori che, proprio con la loro particolare esperienza migratoria, hanno contribuito al processo di definizione dell'identità italiana. Questi emigranti – anche nell'indifferenza delle istituzioni – hanno saputo combinare la memoria dolorosa di una terra avara lasciata alle spalle con la speranza di una vita migliore da creare altrove, hanno saputo unire le diverse regioni di provenienza in un'identità condivisa di «italiani all'estero», hanno, infine, saputo legare tra loro Paesi diversi (quelli di arrivo e quello di partenza) in un continuo rapporto di conoscenza e di scambio reciproco.
      Questa storia non è però né conosciuta né valorizzata dall'Italia restata in Italia, soprattutto dalle giovani generazioni. Infatti, se sfogliamo i testi scolastici scopriamo che all'emigrazione si dedicano poche righe e alcune grandi enciclopedie sono state, addirittura, capaci di raccontare la storia d'Italia senza nemmeno nominare la parola emigrazione. Quando poi si è chiesto agli alunni di una scuola superiore di Padova (nel Veneto che è stata la regione che ha inviato più emigranti nel mondo: 3,2 milioni di persone) di indicare alcuni esempi di emigrati, gli unici nomi ricordati erano quelli di alcuni calciatori o allenatori di calcio che oggi lavorano in Inghilterra o in Germania.
      Il Museo ha voluto, allora, squarciare il velo di silenzio che ha accompagnato l'emigrazione italiana in questi centocinquanta anni, come se coloro che sono partiti non contassero niente per l'Italia. Al contrario, senza il riconoscimento del ruolo svolto dall'emigrazione, la storia d'Italia è incompleta e sbagliata. Per conoscere come è cresciuto il Paese, per capire come si sono sviluppate l'economia e la società italiane è indispensabile ricordare, invece, che milioni di contadini sono stati cacciati dalle loro terre, che altri milioni di lavoratori hanno preferito lasciare volontariamente un Paese che non offriva prospettive e che si serviva dell'emigrazione per mantenere bassa la pressione sociale. A questi italiani che, da lontano, hanno contribuito a creare quello che siamo oggi, l'Italia, facendo ammenda degli errori e delle omissioni del passato, dedica il Museo, riconoscendo, così, nell'esperienza migratoria un elemento fondamentale della propria identità nazionale.
      Questi emigrati italiani non solo hanno fatto grandi i Paesi di destinazione, ma hanno contribuito a fare grande la stessa Italia. In un periodo storico in cui l'Italia, da Paese di emigranti, è divenuta anche Paese di vita per milioni di immigrati, sono proprio le vicende – spesso dolorose ma anche di successo – dell'emigrazione a offrire solidi anticorpi culturali contro ogni forma di xenofobia e di razzismo. Ripercorrendo le foto, i video e le testimonianze dei nostri connazionali che, partendo da Genova o da Napoli, sbarcavano a San Paolo o a New York, che vivevano nelle baracche, in Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Argentina e Brasile, scopriamo nei volti e nelle storie degli emigrati italiani lo stesso desiderio di giustizia sociale, di un avvenire migliore per loro e per la loro famiglia, di una migliore qualità della vita che, in tanti casi, scorgiamo negli occhi di quanti vengono oggi in Italia, spinti unicamente dalla speranza di poter trovare un futuro migliore.
      Fare «memoria» di questa realtà non significa fossilizzare in alcune (benché suggestive) immagini o filmati di repertorio un’ avventura considerata finita. Significa, invece, dotarsi di uno strumento che aiuti oggi a vivere positivamente le nuove
 

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sfide che le migrazioni continuano a riproporre. Si tratta, infatti, di un'opportunità, soprattutto per giovani, di un luogo in cui passato, presente e futuro sono legati insieme da quel filo vitale rappresentato dalla memoria che non è mai solo «ricordo nostalgico di tempi andati», ma sentirsi a casa anche tra persone di origini e di esperienze diverse.

Dopo due anni di vita: la valutazione e le prospettive.

      Dal giorno della sua inaugurazione, il 23 agosto 2009, anche grazie alla centralità e al consolidato richiamo storico-culturale del Vittoriano, il Museo ha accolto, gratuitamente per decisione governativa, quasi due milioni di visitatori, con una media di 1 milione di persone l'anno.
      Durante la settimana numerose scolaresche accompagnate dai loro insegnanti ripercorrono l'itinerario storico-cronologico del fenomeno migratorio secondo la scansione presente al Museo, riscoprendo così gli elementi caratteristici di quello che dagli studiosi è stato definito «il più grande esodo di un popolo durante la modernità».
      Nei week-end sono invece gli individui, le famiglie e i gruppi organizzati, molti dei quali provenienti dall'estero, a usufruire del percorso museale del Museo.
      Tale consistente afflusso di visitatori, specie di giovani studenti, è la prova più convincente della necessità e dell'importanza di un luogo della memoria aperto al futuro che è, attualmente, incarnato nei padiglioni del Museo, la cui localizzazione definitiva e la stabile copertura finanziaria meritano di essere garantiti dalla presente proposta di legge.
      In effetti, il Museo è già un luogo privilegiato di conoscenza della presenza, storica e attuale, degli italiani e dei loro discendenti nel mondo, di valorizzazione della cultura e della storia del nostro Paese, di apprendimento di relazioni interculturali in un mondo plurale per origini e per appartenenze etniche, culturali e religiose. In effetti, come avvenuto regolarmente nella storia emigratoria italiana, anche l'immigrato che arriva da noi viene spesso guardato con diffidenza e paura, etichettato indistintamente come clandestino, possibile causa di disagi e conflitti sociali, economici, culturali e religiosi. Il Museo, riconfermato nella sua utile funzione di sensibilizzazione e di fucina di integrazione, potrebbe, inoltre, divenire sempre più una struttura di documentazione (in un'ottica museale), ma anche di elaborazione di studi e di ricerche, di promozione di incontri internazionali in Italia e all'estero, di interscambio culturale fra la comunità italiana in Italia e le comunità italiane all'estero, fra le comunità immigrate in Italia e la nostra società di accoglimento, sia ai fini del reciproco interesse culturale ed economico, sia ai fini di una migliore conoscenza dell'Italia da parte degli stessi italiani nel mondo e degli immigrati in Italia.

I passi istituzionali compiuti non garantiscono la continuità del Museo.

      Nella legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008) è stato inserito un primo stanziamento destinato alla realizzazione del Museo.
      Il 28 gennaio 2008, il Ministro degli affari esteri firma il decreto n. 300/2 con il quale viene istituito il Museo e prevede la costituzione e la convocazione di un comitato scientifico per definire i momenti realizzativi del progetto. Nel frattempo la caduta del Governo, la nuova tornata elettorale e la composizione del nuovo Governo, rallentano le decisioni e gli atti necessari alla fattiva realizzazione del progetto.
      Il 30 dicembre 2008, il nuovo Ministro degli affari esteri emana il decreto n. 300/70 con il quale si abroga il precedente decreto n. 300/2 del 28 gennaio 2008 e si definiscono le modalità di realizzazione del Museo tra le quali troviamo:

          «In fase di prima applicazione la sede espositiva del Museo è realizzata in Roma, presso i locali della ex Gipsoteca del complesso

 

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monumentale del Vittoriano, Piazza Venezia» (articolo 1, comma 2);

          «Con successivo provvedimento sarà determinata la sede espositiva del Museo, al termine della fase iniziale di cui al comma 2» (articolo 1, comma 3).

      Oltre al fatto che, al momento, non è previsto alcun provvedimento (articolo 1, comma 3) per determinare la sede espositiva del Museo, al termine della fase iniziale (che si concluderebbe a fine 2011, dopo le celebrazioni del 150o anniversario dell'Unità d'Italia), il vero punto debole dell'operazione che ha portato all'istituzione del Museo (e ai primi due anni di
sopravvivenza) è la mancata copertura finanziaria stabile.
      In effetti, è previsto che gli oneri finanziari per la realizzazione e per il funzionamento del Museo sono a carico dello stanziamento previsto dall'articolo 2, comma 70, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, iscritto nel bilancio del Ministero degli affari esteri.
      Ora, se tale stanziamento una tantum ha coperto la realizzazione e il funzionamento del Museo fino a fine 2011, in assenza di ulteriori provvedimenti legislativi, volti a garantire il funzionamento del Museo negli anni a venire, si rischiano la chiusura e lo smantellamento di quanto realizzato, con importante impegno intellettuale e con notevole onere economico, solo due anni fa.
      In assenza di un rinnovato impegno istituzionale nel garantire spazi adeguati e idonei mezzi di sostentamento del Museo è probabile che tutti gli sforzi fatti finora risultino vani e che il tentativo di riconoscere nella nostra emigrazione un elemento essenziale e ineludibile della storia italiana si riveli solo un miraggio presto svanito dinanzi alle inevitabili difficoltà strutturali ed economiche.
      In quest'ottica appare perciò opportuno e urgente che il Museo, proprio per l'alto valore culturale e morale della sua azione, possa fruire di una sede definitiva e di appositi finanziamenti da parte dello Stato.

 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Riconoscimento del valore e della struttura del Museo nazionale dell'emigrazione italiana).

      1. È riconosciuto l'alto valore culturale ed è resa stabile l'azione di sensibilizzazione svolta dal Museo nazionale dell'emigrazione italiana, di seguito denominato «Museo», avente le funzioni e le finalità di cui all'articolo 2.
      2. La sede espositiva del Museo è fissata in Roma. Per quanto attiene alla specifica localizzazione, è data preferenza ai locali della ex Gipsoteca del complesso monumentale del Vittoriano, piazza Venezia, Roma, attuale sede del Museo, al fine di dare continuità all'originaria progettazione dello stesso complesso espositivo. Laddove si renda indispensabile e necessaria una diversa collocazione, la scelta di quest'ultima deve essere effettuata dal Ministero degli affari esteri, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali, in coerenza con quanto previsto dall'articolo 3.

Art. 2.
(Funzioni e finalità).

      1. Il Museo, in conformità all'articolo 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, è una struttura permanente del Ministero degli affari esteri, che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio dell'emigrazione italiana.
      2. Il Museo, in particolare:

          a) recupera la memoria dell'esperienza migratoria dell'Italia, offrendo al pubblico la possibilità di approfondirne la

 

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tematica, sia sotto il profilo storico, sia sotto l'aspetto sociologico;

          b) consente al visitatore un percorso attraverso le diverse realtà locali e regionali che hanno fatto da sfondo al fenomeno dell'emigrazione, anche nella sua evoluzione storica fino all'età contemporanea;

          c) realizza il collegamento in rete dei musei dell'emigrazione esistenti in Italia e all'estero, consentendo ai visitatori di consultare le banche dati esistenti presso le diverse strutture;

          d) elabora studi e ricerche sull'evoluzione dei flussi migratori, delle comunità migranti, dei processi integrativi e delle azioni di cooperazione, di valorizzazione culturale, che interessano l'Italia, sia in uscita che in entrata;

          e) promuove incontri internazionali in Italia e all'estero, di interscambio culturale fra la comunità italiana in Italia e le comunità italiane all'estero, fra le comunità immigrate in Italia e la nostra società di accoglimento, sia ai fini del reciproco interesse culturale ed economico, sia ai fini di una migliore conoscenza dell'Italia da parte dei cittadini italiani emigrati e degli immigrati in Italia.

Art. 3.
(Responsabilità del Museo).

      1. La responsabilità del Museo, in particolare per quanto riguarda la sua localizzazione, è attribuita al Ministero degli affari esteri, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali.

Art. 4.
(Comitato scientifico).

      1. È istituito un comitato scientifico presieduto da un Sottosegretario di Stato agli affari esteri designato dal Ministro degli affari esteri e composto da:

          a) il direttore generale della Direzione generale per gli italiani all'estero e le

 

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politiche migratorie del Ministero degli affari esteri;

          b) sette esperti di chiara fama, nominati dal presidente dello stesso comitato, scelti nel numero di tre tra i rappresentanti delle associazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale che studiano il fenomeno dell'emigrazione, nel numero di due tra i direttori dei musei dell'emigrazione realizzati a livello locale o regionale e nel numero di due tra professori universitari e studiosi della materia.

      2. Il comitato scientifico formula iniziative e proposte al direttore del Museo di cui all'articolo 2 in merito alle attività scientifiche e didattiche promosse dal Museo e in merito alla raccolta e alla conservazione del materiale documentale presso lo stesso. Il comitato esprime, altresì, proposte e pareri in merito alla ricerca e alla scelta del materiale espositivo.
      3. Il comitato scientifico esprime pareri sui progetti di sviluppo del Museo.
      4. Il comitato scientifico si riunisce almeno due volte all'anno su iniziativa del suo presidente.

Art. 5.
(Direttore).

      1. Il direttore del Museo è nominato dal Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro degli affari esteri, sentito il comitato scientifico, di cui all'articolo 4, comma 1, e sovrintende all'organizzazione e alla gestione del Museo, coordinandone le attività scientifiche, tecniche e amministrative.
      2. L'organizzazione e la gestione dei servizi del Museo, ivi compresi gli eventuali oneri da corrispondere ai componenti degli organi consultivi e di gestione, è definita da un accordo di programma, stipulato tra il Ministero degli affari esteri e il Ministero per i beni e le attività culturali.

 

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Art. 6.
(Copertura finanziaria).

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in 500.000 euro annui a decorrere dall'anno 2012, per l'esercizio ordinario e per il mantenimento della struttura del Museo, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per il medesimo anno dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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