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PDL 4965

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4965



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato SBROLLINI

Introduzione dell'articolo 3-bis della legge 3 giugno 1999, n. 157, concernente la destinazione di risorse per accrescere la partecipazione attiva dei giovani alla politica

Presentata il 15 febbraio 2012


      

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Onorevoli Colleghi! — Il rapporto tra i giovani e la politica è in crisi, poca partecipazione e poco interesse. Le giovani generazioni, per le loro forme di militanza civica e sociale, preferiscono l'associazionismo. Rifiutano nettamente l'impegno politico e l'attività nei partiti e nelle istituzioni. Lo fanno come dato culturale ma anche perché si sentono respinte, avvertono verso i rituali della politica un senso di stanchezza e di lontananza. Eppure, se la politica può avere un futuro l'ha nella sua capacità di attrarre le giovani generazioni e di convincerle a portarsi sulle spalle il peso del governo della società. Sta a chi è già dentro la politica, dentro le istituzioni, dentro il sistema dei partiti provare ad aprire le porte, a costruire luoghi e linguaggi, a creare un meccanismo di attrazione.
      Tra i giovani solo 1 su 3 esprime fiducia nella politica. Lo afferma un sondaggio dell'Istituto per gli studi sulla pubblica opinione (ISPO) commissionato meno di un anno fa dal Ministro della gioventù del precedente Governo. A essere intervistato telefonicamente è stato un campione di 800 persone, rappresentativo della popolazione giovane italiana con oltre 17 anni di età divisa per genere, età, professione e area geografica. Nel 58 per cento prevalgono sentimenti di rabbia, diffidenza, disgusto e noia verso la politica. Gli indifferenti sono il 13 per cento. Guarda alla politica con atteggiamenti positivi soltanto il 29 per cento.
      L'istituzione politica per la quale i giovani hanno più fiducia è il Presidente della Repubblica (84 per cento); i partiti politici sono solo al 18 per cento.
 

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      Alla parola politica, quindi, i giovani «scappano».
      Un'ulteriore conferma è arrivata anche da una ricerca del Centro studi Minori&Media, che ha coinvolto un campione di 1.505 studenti fra i 14 e i 20 anni di età. Soltanto 6 ragazzi su 100 si sentono molto attratti dalla politica a fronte dei 61 che rispondono di interessarsi poco o per niente.
      I giovani appaiono sfiduciati e disinformati: la maggioranza (52,7 per cento) non sa cosa significhi par condicio, solo il 19,6 per cento capisce l'espressione «porre la fiducia», solo il 18,9 per cento sa da chi viene eletto il Presidente della Repubblica e il 43,5 per cento sa che le elezioni primarie sono quelle in cui si sceglie il candidato di un partito. Una scarsa conoscenza che segna una netta distanza, quasi una forma di respingimento. I giovani non amano la politica perché, in fondo, è la politica a non amare i giovani.
      Quanto facciamo noi per costruire un modello di società partecipativa, dove sia chiaro che la militanza politica è un modo per governare la società e per incidere sulla vita collettiva? Quanto lavoriamo culturalmente per far passare il messaggio che la politica non è organizzazione delle proprie ambizioni personali ma servizio al Paese?
      Il sistema dei partiti, che raramente ha vissuto un momento di così bassa fiducia da parte della gente, deve trovare il coraggio di riformarsi profondamente. Lo scollamento con le nuove generazioni è il simbolo di quanto distante, ormai, appaia la politica dal sentimento popolare. Ridurre questo divario è un obbligo morale per chi fa già politica. Lo possiamo fare riflettendo criticamente su noi stessi, riformandoci e mettendoci in discussione.
      Uno dei punti più contestati del sistema dei partiti è il finanziamento degli stessi attraverso il meccanismo dei rimborsi elettorali. Una modalità che dovrà andare incontro a una profonda revisione. In questo dibattito, si inserisce la presente proposta di legge, che intende coniugare la necessità di rivedere i meccanismi con quella di allargare le maglie della partecipazione dei giovani alla politica. La presente proposta di legge serve a sottolineare che il tema del finanziamento pubblico ai partiti non è solo una questione di quanti soldi, ma anche di come vengono spesi.
      Sulla qualità della spesa andrebbe avviata una riflessione profonda. Si invocano da più parti sia maggiore trasparenza nell'uso delle risorse pubbliche dei partiti sia modalità rapide di ricambio generazionale.
      La presente proposta di legge punta a imporre a chi usufruisce dei rimborsi elettorali ai sensi della legge 3 giugno 1999, n. 157, di destinare una parte delle risorse per accrescere la partecipazione attiva dei giovani alla politica. Lo si fa introducendo nella legge un articolo che impegna ogni partito o movimento politico a destinare una quota cospicua (pari almeno al 20 per cento dei rimborsi ricevuti per ciascuno dei fondi di cui ai commi 1 e 5 dell'articolo 1 della legge n. 157 del 1999) a iniziative volte ad accrescere la partecipazione attiva dei giovani alla politica. Le modalità e i sistemi con cui, poi, strutturare queste iniziative spettano, chiaramente, all'organizzazione interna dei partiti. Si possono finanziare scuole di formazione, organismi, strumenti di ricerca e di dibattito con i nuovi linguaggi: quello che deve essere chiaro, per obbligo di legge, è che una parte significativa dei rimborsi elettorali sia destinata, in modo vincolato, a iniziative per i giovani, per aggregarli, per aprire spazi e per rimuovere le barriere di accesso alla politica.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Dopo l'articolo 3 della legge 3 giugno 1999, n. 157, è inserito il seguente:
      «Art. 3-bis. – (Risorse per accrescere la partecipazione attiva dei giovani alla politica). – 1. Ogni partito e movimento politico destina una quota pari almeno al 20 per cento dei rimborsi ricevuti per ciascuno dei fondi di cui ai commi 1 e 5 dell'articolo 1 a iniziative volte ad accrescere la partecipazione attiva dei giovani alla politica.
      2. I movimenti e i partiti politici di cui al comma 1 del presente articolo introducono un'apposita voce all'interno del rendiconto di cui all'articolo 8 della legge 2 gennaio 1997, n. 2, e successive modificazioni, al fine di dare espressamente conto dell'avvenuta destinazione delle quote dei rimborsi alle iniziative di cui al medesimo comma 1».


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