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PDL 5246

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 5246



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

DOZZO, BITONCI, BRAGANTINI, CALLEGARI, DAL LAGO, DUSSIN, FABI, FORCOLIN, GIDONI, GOISIS, LANZARIN, MARTINI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, STEFANI

Modifica all'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, in materia di riconoscimento, tutela e valorizzazione del patrimonio linguistico, storico, letterario e filologico della lingua regionale veneta

Presentata il 30 maggio 2012


      

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Onorevoli Colleghi! — Nella risoluzione adottata il 16 marzo 1998 il Consiglio d'Europa afferma, nel preambolo della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie fatta a Strasburgo il 5 novembre 1992, «il diritto imprescrittibile delle popolazioni ad esprimersi nelle loro lingue regionali o minoritarie nell'ambito della loro vita privata e sociale». Ne consegue che «la difesa e il rafforzamento delle lingue regionali o minoritarie nei vari paesi e nelle varie regioni d'Europa rappresentano un contributo importante all'edificazione di un'Europa basata sui princìpi di democrazia e di diversità culturale». Un rafforzamento di tale principio è stato ribadito il 13 dicembre 2001 alla fine dell'Anno europeo delle lingue, quando il Parlamento europeo approvò una risoluzione in cui si raccomandava di adottare misure atte a promuovere le diversità linguistiche presenti nell'Unione europea.
      La lingua veneta è considerata lingua minoritaria meritevole di tutela dal Consiglio d'Europa, anche per la constatazione del radicamento geografico particolarmente netto che la contraddistingue.
      In linea con la politica europea, lo Stato italiano, con la legge 15 dicembre 1999, n. 482, recante «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», ha riconosciuto dodici lingue da tutelare e da valorizzare, escludendo però
 

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irragionevolmente la lingua veneta, tutelata dunque come lingua dalla regione Veneto (che ne afferma il carattere composito), ma non dallo Stato italiano, pur essendo compresa fra le lingue minoritarie dall'UNESCO, che l'ha inserita nel suo «Red Book of Endangered Languages».
      La regione Veneto, dal 1999, ha intrapreso la strada che ha portato al riconoscimento della lingua e dell'identità veneti con l'approvazione, da parte del consiglio regionale, di una risoluzione (n. 262 del 1999) che chiede allo Stato italiano di riconoscere il veneto come lingua.
      Un passo concreto in tal senso è rappresentato dall'articolo 22 della legge regionale 14 gennaio 2003, n. 3, rubricato «Iniziative di promozione e valorizzazione dell'identità veneta» che prevede che: «La Giunta regionale promuove e favorisce iniziative di ricerca, di divulgazione e di valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico su cui trova fondamento l'identità veneta mediante l'organizzazione di convegni, seminari, mostre, ricerche, pubblicazioni ed eventi finalizzati a far conoscere la complessità culturale e linguistica nella quale si possono riconoscere l'espressione e i segni dell'identità veneta».
      Un altro momento significativo nel riconoscimento della lingua è rappresentato dalla legge regionale 13 aprile 2007, n. 8, approvata il 28 marzo 2007 dal consiglio regionale del Veneto a larghissima maggioranza, recante «Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale veneto», che si richiama ai princìpi della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Pur non riconoscendo alcuna ufficialità giuridica all'impiego della lingua veneta, essa diviene oggetto di tutela e di valorizzazione quale componente essenziale dell'identità culturale, sociale, storica e civile del Veneto. Con tale normativa, infatti, la regione Veneto ha definito il Veneto e le parlate storiche delle terre venete senza ombra di dubbio come «lingua» e non come dialetto, attivandosi nella sua salvaguardia e stanziando fondi per la sua tutela. Questo riconoscimento è stato accolto con favore da molti docenti universitari e istituti del mondo.
      L'intervento della regione, tramite l'opera del consiglio regionale, sottolinea come «gli Stati più avanzati e rispettosi dei diritti delle minoranze hanno capito che quando un popolo è cosciente della propria identità, è più disponibile alla comprensione delle culture altrui». La citata legge regionale n. 8 del 2007 presenta alcuni aspetti di base della lingua veneta. L'articolo 2, infatti, definisce che cosa è da intendere per lingua veneta indicando: «Le specifiche parlate storicamente utilizzate nel territorio veneto e nei luoghi in cui esse sono state mantenute da comunità che hanno conservato in modo rilevante la medesima matrice».
      All'articolo 5 è poi istituita la Festa del Popolo Veneto: «Al fine di favorire la conoscenza della storia del Veneto, di valorizzarne l'originale patrimonio linguistico, di illustrarne i valori di cultura, di costume, di civismo, nel loro radicamento e nella loro prospettiva, nonché di far conoscere adeguatamente lo Statuto e i simboli della Regione», che ricorre il 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia.
      I restanti articoli disciplinano le azioni che la giunta regionale può realizzare al fine di favorire la conoscenza e la diffusione del patrimonio linguistico veneto.
      Dal punto di vista letterario, è interessante notare che il lettore veneto contemporaneo riesce ancora oggi a capire il contenuto di testi scritti anche nel XIII secolo, a dimostrazione della resistenza dell'idioma veneto, sconosciuta ad altre lingue.
      La lingua veneta è una lingua romanza usata da alcuni milioni di parlanti, circa quattro, in sei Stati diversi. Circa la metà dei parlanti si trova in Italia nella terraferma della ex Repubblica di Venezia e principalmente nella regione Veneto, dove la lingua è abitualmente parlata da sette abitanti su dieci, ma anche in Trentino e in Friuli Venezia Giulia. La metà rimanente si trova all'estero, principalmente in Istria, con comunità minori in Dalmazia, Romania, Brasile, Messico e in numerose altre località in tutto il mondo, oggetto di
 

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emigrazione. La diffusione dell'idioma veneto al di fuori dell'area storica dei veneti si ebbe con il progressivo sviluppo della Repubblica veneziana, che lo utilizzava come lingua ordinaria insieme al latino e al toscano.
      Le opere in veneto più significative furono scritte da autori quali il Ruzante (Angelo Beolco) nel XVI secolo, Giacomo Casanova e Carlo Goldoni, uno dei più grandi commediografi di tutti i tempi; in quest'ultimo caso l'uso del veneto era limitato a buona parte delle commedie teatrali, soprattutto per rappresentare il popolo e la borghesia. Di particolare rilievo per l'utilizzo in ambito scientifico è la stampa nel 1478 de «L'Arte dell'abbaco», opera meglio nota in ambito accademico come «Treviso Arithmetic», scritta da un anonimo insegnante in lingua veneta, primo testo stampato conosciuto del mondo occidentale di insegnamento dell'aritmetica e della matematica e uno dei primi testi stampati scientifici di tutta Europa. Esso era rivolto particolarmente all'educazione della classe media e in particolare al mondo mercantile.
      In veneto è scritta una parte cospicua dei documenti che riguardano la stessa storia d'Italia, quella fatta delle relazioni dei diplomatici della Serenissima, la più longeva Repubblica dell'umanità. In veneto, prima ancora che esistesse l'italiano, sono stati scritti per secoli i contratti commerciali internazionali, custoditi in Grecia, in Turchia e in tutta l'area del Mediterraneo. In veneto tuttora scrive uno dei più grandi poeti viventi, Andrea Zanzotto.
      Scrive il sociologo Sabino Acquaviva: «Se non viene tutelata la lingua, l'identità muore. Ricordo che quando i genitori parlano con i figli una lingua che non è la loro, quando impediscono ai figli di parlare la loro lingua, quando gli dicono che non è corretto esprimersi in quello che ritengono un dialetto, e soprattutto quando i figli si vergognano di parlarlo fuori casa, a quel punto la sopravvivenza dell'identità di quel popolo è alla fine. Quindi il veneto è una lingua che va tutelata e insegnata a scuola, e non un'ora alla settimana, massicciamente, quasi come l'italiano». (S. Acquaviva, «Identità veneta», Venezia 1999, pagina 27).
      Riteniamo dunque che questa lingua, fondamentale pilastro storico e culturale, che ha contribuito allo sviluppo dello Stato italiano, meriti un riconoscimento che non intacca minimamente l'unicità e la diffusione della lingua nazionale, ma consacra la ricchezza spirituale e linguistica del nostro popolo, rendendolo finalmente partecipe della propria eredità.
      È dall'orgoglio per il proprio passato che si ricava la forza per affrontare il presente. È dal ritrovato amore per le lingue storiche che si ricava la volontà di riconoscere e di curare la lingua nazionale.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. All'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, è aggiunto, in fine, il seguente comma:
      «1-bis. Le disposizioni della presente legge si applicano anche alla lingua regionale veneta, costituente un patrimonio linguistico, storico, culturale, letterario e filologico inalienabile in Italia e all'estero».

      2. Il comma 1-bis dell'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, introdotto dal comma 1 del presente articolo, entra in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione della presente legge nella Gazzetta Ufficiale.


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