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Seduta del 19/1/2010


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Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento, Stefano Dragone.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento, Stefano Dragone. Con l'audizione odierna la Commissione inizia l'approfondimento sulla situazione relativa alle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Trentino-Alto Adige.
Domani, mercoledì 20 gennaio, alle ore 14, si svolgerà l'audizione del Presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai. Successivamente, l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, stabilirà le modalità con le quali proseguirà l'approfondimento, nell'ambito del quale la Commissione si recherà anche in missione in Trentino-Alto Adige.
Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
Abbiamo avuto sollecitazioni per aprire un'inchiesta sulla situazione del Trentino, in particolare con riferimento all'ex cava di Monte Zaccon. A questo si è aggiunta nel mese di dicembre un'importante operazione effettuata dalla Procura della Repubblica in relazione al traffico e smaltimento di rifiuti speciali o comunque pericolosi. Chiederemmo al nostro ospite nell'ambito di ciò che può riferire se vi siano inchieste in corso sulla questione dell'ex cava di Monte Zaccon, ma anche su questa grossa operazione che pare coinvolgere una serie di regioni al di fuori del Trentino.
Do la parola all'onorevole Izzo per una comunicazione.

COSIMO IZZO. Signor presidente, consegno la documentazione avuta dal senatore Santini insieme a una serie di articoli di giornale, che hanno riportato anche l'attività della Procura ed evidenziato il


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problema del quale stiamo parlando, come anche uno studio fatto dall'Associazione dei medici per l'ambiente.

PRESIDENTE. Grazie, se non vi sono obiezioni la Commissione acquisisce la documentazione. Cedo ora la parola al dottor Dragone, che ringrazio per la sua presenza.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. I filoni di indagine sono due: uno riguarda i fumi delle acciaierie della Valsugana, filone per cui le indagini sono ancora in corso. Il sequestro preventivo richiesto è stato concesso dal GIP e in sede di riesame il provvedimento è stato confermato.
La Procura ha avanzato riserve per modalità esecutive più che altro formali, in quanto il GIP, nell'ottica peraltro commendevole di non emettere un provvedimento che mettesse sul lastrico i lavoratori, ha deciso di affidare le acciaierie a un custode, che dovrà riferire periodicamente al GIP sulle iniziative che l'acciaieria adotta per eliminare questo sversamento di fumi. La Procura ha fatto appello evidenziando come si tratti di un provvedimento atipico, perché si deve sequestrare o non sequestrare, ma il tribunale ha dato torto alla Procura. Oggi, quindi, è in atto il provvedimento di sequestro preventivo, con un custode che deve vigilare e periodicamente riferire, perché vi è stata una rilevante contaminazione di diossina nelle vicinanze dell'area dell'acciaieria.
L'altro filone investigativo, di cui posso citare i principali elementi d'indagine, perché ho seguito le indagini, è quello dello sversamento dei rifiuti. Tre personaggi vengono in questione: Gosetti Simone, Boccher Franco e Boccher Luciano. È stato contestato non il reato di associazione a delinquere, anche se il fenomeno è di rilevante entità, ma la violazione dell'articolo n.260 del decreto legislativo n. 286 del 1998, che, per l'entità della pena, da uno a sei anni, permette le intercettazioni telefoniche.
Queste sono state particolarmente utili, laddove, mentre da una parte i cittadini si lamentavano di questo flusso continuo di camion che portavano materiale puzzolente, dall'altra parte si rilevava l'accompagnamento di documentazione formalmente regolare. Le intercettazioni hanno permesso di accertare gli aggiustamenti operati per far apparire regolare questo trasporto e per consentire lo sversamento.
Sempre con riferimento a Monte Zaccon, può essere meritevole di considerazione il motivo per cui la Procura ha ritenuto di avvalersi dell'opera del Corpo forestale dello Stato, scelta da cui è nata una grossa polemica fra la Procura, che si è avvalsa dei mezzi più utili di cui ha ritenuto disporre, e la Provincia. I giornali hanno puntualmente riportato dichiarazioni alle quali ho ritenuto di dover dare riscontro. Su questo tema sono stato sentito anche da una Commissione in Provincia.
Come già in quella sede ribadisco che non vi è nessuna pregiudiziale nei confronti dei servizi di polizia giudiziaria della Provincia, ma che allo stato dell'arte non vi è la possibilità di adoperare proficuamente le risorse della Provincia per fronteggiare fenomeni illeciti di questa portata.
In parte ho accennato il problema al Presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, il quale ha convenuto sull'esistenza di queste problematiche. Gli agenti della Provincia possono infatti operare soltanto nell'ambito del territorio provinciale, perché quando si tratta di effettuare intercettazioni o viaggi da una provincia all'altra, anche ammesso che la Provincia sia attrezzata con un corpo specializzato in materia, non può essere efficiente. La Provincia ha preso atto di questa situazione e promosso una legge per monitorare la raccolta delle denunce di reato.
Dal punto di vista operativo, però, siamo ancora a un punto fermo. Ho suggerito l'introduzione da parte della Provincia di un'aliquota o di qualche personaggio del Corpo forestale affiancato all'aliquota, sezione ambiente, in modo che in indagini di più ampio respiro si possa realizzare una utile partecipazione del corpo provinciale. La Provincia ha sempre


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cercato di evidenziare la fattiva collaborazione dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (APPA) in alcune indagini. Da anni conosco l'ambiente trentino, ove un asettico controllo al vertice sarebbe opportuno. Nell'ambiente ci si conosce tutti, quindi il sospetto investigativo che anima il carabiniere e che va a fondo, chiedendo il contenuto delle analisi che accompagna il materiale, talora può essere mancato e può essersi verificata una disattenzione.
Queste indagini sul Monte Zaccon sono infatti nate dalle lamentele dei cittadini di Roncegno, che vedevano passare di continuo camion carichi di materiale puzzolente e si rivolgevano ai vigili urbani e alla polizia provinciale, ma nessuno interveniva. Hanno quindi avuto l'idea geniale di rivolgersi al vicino Corpo forestale dello Stato di Enego, in provincia di Vicenza. Il Corpo forestale dello Stato ci ha offerto massima collaborazione, ma adesso si chiede perché debba lavorare sempre per Trento, avendo anche altre indagini da svolgere.
La situazione richiede un mio intervento per fare in modo che il Corpo forestale dello Stato continui a prodigare le sue risorse e le sue iniziative e che, quando si svolgono indagini di inquinamento che la Provincia può fare da sola, se mi indicano le risorse, possiamo delegare le indagini al Corpo forestale della Provincia. Oggi, infatti, questo non è attrezzato per svolgere indagini al di là del modesto sversamento di petrolio da parte di una pompa di benzina, perché si occupa di caccia e di controllo del territorio in realtà piuttosto modeste, quali quelle delle singole stazioni. In fondo, tranne nella valle del Brennero, la Valsugana, si tratta di piccole realtà limitate.

PRESIDENTE. Passerei ai temi specifici. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

COSIMO IZZO. Mi è parso di capire che esista un contrasto tra l'azione posta in essere dalla polizia provinciale di Trento e il Corpo forestale dello Stato, che vi siano distonie tra le analisi del Corpo forestale dello Stato e quelle della polizia provinciale. Vorrei sapere dunque se questo mio dubbio sia motivato.
Vorrei chiedere inoltre se, laddove si siano verificate queste diversità di analisi, sia stata avviata un'indagine e siano stati già emessi provvedimenti. Atteso che gli indagati sono Gosetti Simone, Boccher Franco e Boccher Luciano, vorrei sapere se questi siano i responsabili dell'azienda e vi siano anche imputati dell'amministrazione provinciale di Trento o del Corpo forestale della provincia, e in questo caso se l'attività investigativa si sia conclusa con l'individuazione di precise responsabilità di pubblici amministratori e con quali capi di accusa o se l'indagine sia ancora in corso.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Per quanto riguarda lo sversamento dei rifiuti, non vi è nessun indagato della pubblica amministrazione. I certificati che riteniamo falsi provengono tutti dal laboratorio ARES di Brescia e il titolare o l'analizzatore è indagato per violazione dell'articolo n. 260.
L'attenzione della Procura si è soffermata sulla posizione degli amministratori relativamente all'inquinamento dell'aria, perché l'autorizzazione a rilasciare fumi concessa dall'APPA non è apparsa legittima. Abbiamo chiesto quindi - non mi risulta che siano state fornite risposte - di spiegare le ragioni del rilascio di questa autorizzazione, che permette uno sversamento superiore al tetto consentito dalla legge. Ci è stato informalmente risposto che la legge consentiva questa autorizzazione. È stato quindi contestato l'articolo n.323 (abuso in atti d'ufficio), ma il dolo del concorso non risulta. Il 323 è stato contestato come iscrizione, ma non c'è un'imputazione.

COSIMO IZZO. Nei confronti di qualcuno o dell'intera giunta provinciale?

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di


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Trento. No, stiamo parlando dell'APPA che ha dato le autorizzazioni a rilasciare i fumi.

COSIMO IZZO. Solitamente l'APPA fa gli accertamenti, ma l'autorizzazione viene concessa dall'amministrazione provinciale sulla falsariga dei risultati dell'APPA.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Sì, ma l'APPA ha rilasciato un'autorizzazione a emettere fumi con una determinata percentuale di sostanze genericamente nocive. Sulla base di questo è stata rilasciata anche un'autorizzazione provinciale. Ne abbiamo attribuito la responsabilità esclusivamente all'APPA. La delibazione che abbiamo fatto è quella di un errore, non di un dolo.

COSIMO IZZO. Gli indagati sono quindi il laboratorio ARES che ha fornito le certificazioni all'azienda e l'APPA...

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. L'ARES riguarda i camion che trasportano le scorie, perché nei documenti si afferma che le quantità di cromo e zolfo contenute in queste scorie sono modeste, mentre nelle telefonate intercettate si chiede di abbassare i livelli. Le analisi riguardano le certificazioni dei laboratori fatte all'esterno.
Da un punto di vista investigativo, all'APPA si contesta di non aver assunto alcuna iniziativa per fermare un camion e analizzarne il contenuto, visto che i cittadini si lamentavano, ovvero di non essere stati più realisti. Nel processo scorie l'APPA non è coinvolta.
Nel processo per i fumi abbiamo contestato all'APPA di aver rilasciato un'autorizzazione a emettere fumi fino a un certo livello. Non ho portato la documentazione, ma, se la Commissione lo ritiene, posso inviare il materiale relativo alle autorizzazioni.

PRESIDENTE. Successivamente le chiederemo il materiale.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Questo è il capo di imputazione redatto per ottenere il sequestro preventivo delle acciaierie.

SERGIO DIVINA. Se mi consente, vorrei fare una brevissima introduzione, visto che il regime della Provincia autonoma di Trento non è così conosciuto. Il Procuratore Dragone ha preferito avvalersi nel corso delle indagini di una stazione del Corpo forestale di Enego. Il Presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, ha subito contestato questo modo di agire, in quanto nella Provincia autonoma di Trento esiste un Corpo forestale provinciale.
I problemi probabilmente nascono proprio da questa struttura, nel senso che la giunta della Provincia autonoma di Trento con totale capacità deliberativa e con competenze primarie in materia legislativa ha il potere di nominare addirittura l'organo di vigilanza territoriale.
Tutti i vertici del Corpo forestale provinciale sono di nomina verticistica dell'ente giunta provinciale. Nell'APPA, che sarebbe l'equivalente dell'ARPA a livello regionale, i vertici dell'azienda sono nominati dall'organo giunta provinciale.

ALESSANDRO BRATTI. In tutta Italia è così.

SERGIO DIVINA. Fermiamoci su questo. In provincia autonoma di Trento tutte le concessioni minerarie, concessioni estrattive, cave, autorizzazioni all'esercizio di cave o di discariche sono deliberate dalla giunta provinciale.
Il procuratore dichiara che l'APPA è stata distratta e che il Corpo forestale forse non è troppo efficiente. Capisco il procuratore, perché forse non gli competerebbe dire più di tanto, ma ritengo ci sia stato qualcosa in più ovvero, se non un abuso, sicuramente una omissione nelle competenze, perché la polizia territoriale forestale non vigila sulle gestioni territoriali, l'ente che avrebbe dovuto fare polizia o comunque vigilanza ambientale, l'APPA, non ha effetuato alcuna verifica, fidando


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che i campioni di analisi forniti rispettassero la norma e fossero regolari. Per quanto riguarda la Valsugana...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, senatore, ma dovremmo tendere a porre delle domande al nostro ospite, salvo poi formulare tutte queste considerazioni in sede di formulazione della nostra relazione. Questa è la nostra prassi. Le chiedo soltanto di arrivare alla domanda per il nostro ospite.

SERGIO DIVINA. In questo breve tratto che va da Trento a Bassano del Grappa succede di tutto, con una regia variegata. Quello che preoccupa ancor di più di questa cava dove è arrivato di tutto, e lei, procuratore, sa che per far rientrare nella norma basta prendere un campione e diluirlo o mescolare il contenuto di un camion fuori norma con terreno neutrale, è quanto è successo nel campo delle bonifiche.
Ho dovuto rivolgermi alla Procura perché non avrei avuto altri modi per intervenire, ma la nota inviatami era indirizzata anche ai Carabinieri e alla Procura. Ignari cittadini venivano allettati a creare bonifiche da un'organizzazione con varie funzioni. Una bonifica agraria riguarda un terreno praticamente improduttivo, che portando un po' di terra vegetale viene reso economicamente utilizzabile.
Tutte le migliorie in casa o in campagna vengono effettuate pagando una ditta. Stranamente, però, venivano proposte bonifiche agrarie non solo a costo zero, ma pagando i contadini, cioè i proprietari che cedevano queste aree.
Ho quindi voluto guardare nel dettaglio e ho scoperto che, soprattutto nel greto del fiume che taglia la valle, nel Brenta, per cui in terreni alluvionali, ghiaiosi, veniva chiesto di asportare un metro di terreno arido riportando un metro di terreno vegetale. Questi privati, che hanno sporto denuncia e per conoscenza inviato rimostranze anche a chi vi parla, hanno dichiarato che, anziché un metro di materiale, ne hanno portati via tre o quattro. Si è trattato dunque non di attività di bonifica, ma di attività estrattiva. Né APPA né Forestale si sono mai accorti di nulla, sebbene queste bonifiche si siano verificate in maniera copiosa in questo breve tratto di vallata.
Abbiamo voluto vederci chiaro, come la Procura sa perché anche la stampa ne ha dato notizia, e abbiamo scavato fino a quattro metri per vedere che cosa ci fosse. Abbiamo trovato di tutto: materiali di risulta, rifiuti non conferibili in campagna, rifiuti speciali da conferire in siti appositi.
Ci chiediamo se a queste persone fosse possibile offrire denaro per bonificare, perché si asportava terreno arido e ghiaia con un valore economico in edilizia, coprendo con materiale che avrebbe dovuto essere portato in discarica, con conseguenti costi.
Quando scoppia il caso della discarica del Monte Zaccon e corollariamente di questa polverizzazione di microaree, che chissà quanto saranno diffuse, perché quelle di cui abbiamo conoscenza sono certo inferiori a quelle reali, siamo indotti a chiederci chi abbia orchestrato questa operazione. Vorrei sapere se la Procura si stia movendo anche in questo filone, che in quanto diffuso e polverizzato è quasi più pericoloso di quello del Monte Zaccon, dove si potrebbe al limite realizzare una bonifica non semplice, ma comunque circoscritta. Non tocco la parte acciaierie perché apriremmo la discussione. Il procuratore ha parlato di disattenzione, ma secondo noi c'è stato qualcosa di più.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Per quanto riguarda la disattenzione, mi riferivo al fatto che nessuno desse ascolto ai cittadini di Roncegno rispetto alla denuncia del fenomeno di numerosi camion che andavano avanti e indietro. Si sono rivolti al Corpo forestale dello Stato, alla stazione dei Carabinieri di Enego, i quali poi a loro volta si sono rivolti al Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (NIPAF) del Corpo forestale dello Stato.
Per la verità, il tipo di indagine proposta dal senatore non è stato affrontato


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per una ragione più che altro operativa perché dovremmo avere la disponibilità di un Corpo che ci segua in questo tipo di azione ad ampio raggio, mentre la legge provinciale del Trentino Alto Adige prevede allo stato la creazione di una cabina di regia per monitorare i fenomeni. Per essere operativo, però, ho esclusivamente le risorse di una sezione della polizia ambientale costituita da tre persone, di cui una è un vigile urbano e le altre non sono del Corpo forestale della Provincia, ma sono due dipendenti della Provincia. Per cui, presumibilmente, questa ricognizione del territorio va fatta, però bisogna...

ALESSANDRO BRATTI. Vorrei sapere se l'APPA abbia ufficiali di polizia giudiziaria.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. No. Ho due dipendenti della Provincia e un vigile urbano. Il funzionario dell'APPA può essere ufficiale di polizia giudiziaria nell'ambito delle sue competenze, ma non mi risulta che nella mia sezione vi sia aggregazione di PG.

ALESSANDRO BRATTI. Non c'è aggregazione, ma nelle altre ARPA regionali, visto che quasi ognuna ha una sezione di ufficiali di polizia giudiziaria, quando il procuratore attiva indagini anche autonomamente nell'agenzia, utilizza direttamente gli operatori di polizia giudiziaria. Nelle altre regioni funziona così, non so se in Trentino...

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Nell'ambito di specifiche indagini abbiamo chiesto all'APPA di fare delle analisi.

PRESIDENTE. Scusi, la domanda è diversa: riguarda la possibilità di servirsi ai fini delle indagini di ufficiali di polizia giudiziaria aggregati all'APPA o dell'APPA. Spesso, quando chiediamo perché non sia stato fatto qualcosa, solitamente ci viene risposto per mancanza di strumenti e di uomini. Anche in base alla domanda posta dal senatore su un fenomeno estremamente grave, perché diffuso sul territorio e non concentrato in un posto, anche per la nostra responsabilità di legislatori e di pubblici amministratori vorremmo sapere se esistano strumenti per effettuare questo tipo di indagine, considerato che vi sono ufficiali di polizia giudiziaria dell'APPA.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Non mi risulta che allo stato vi sia la possibilità che l'APPA svolga, di iniziativa o comunque su delega, un'indagine di questa complessità. Ho parlato in termini generali dell'esigenza di essere più penetranti nel territorio, e ho suggerito al Presidente Dellai di mandarmi uno o due uomini in più, in modo da richiamare la mia sezione di PG e indirizzarla su questo, ma mi ha risposto che avrebbe esaminato la questione, senza citare la possibilità che l'APPA faccia indagini.

PRESIDENTE. Mi scusi, ma questo non dipende né dal Presidente della Provincia, né dal Presidente della Regione. L'APPA come ufficiale di polizia giudiziaria dipende dalla Procura della Repubblica.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Sì, non c'è dubbio. Non mi risulta però che la struttura personale dell'APPA sia in grado di fare un'indagine di questo genere.
A un certo punto, infatti, vi era la necessità di indagini che comprendessero intercettazioni, pedinamenti e riprese, per cui non abbiamo affatto pensato di ricorrere all'APPA.
Se però mi si chiede se l'APPA di iniziativa faccia qualcosa, rispondo affermativamente, perché nel caso di uno sversamento di petrolio si occupa delle indagini.

PRESIDENTE. Certo, se chiediamo di combattere il fenomeno dello smaltimento dei rifiuti con un piccolo sversamento di petrolio, non compiamo grandi passi avanti.


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STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Ritengo comunque che l'APPA non possa svolgere un'indagine di questo genere.

ALESSANDRO BRATTI. Considero opportuno approfondire questa notitia criminis riguardante una serie di operazioni del tutto abusive distribuite sul territorio che possono avere un risvolto ambientale e non sono legalmente consentite.
Per quanto riguarda le altre due questioni, è giusto occuparsene se si rilevano probabili mancanze e reati legati al fatto che l'APPA non ha controllato, che i funzionari dell'APPA o della Provincia sono collusi con qualcuno, con conseguenti indagini in corso, altrimenti mi sembra che questa situazione leggermente preoccupante da un punto di vista ambientale non abbia risvolti penali.
Il mancato controllo capillare da parte dell'organo che deve controllare si verifica anche altrove. Il personale delle agenzie è assolutamente limitato per il tipo di controllo e ciò accade in tutta Italia, anche nelle regioni più virtuose, rispetto a quello di cui ci sarebbe necessità. Non è un caso che nella scorsa Commissione sia emersa con forza l'indicazione di potenziare questi organismi, perché non di riesce a rispondere alle diverse esigenze.
Sarebbe opportuno capire bene la questione delle emissioni anche se non è tipica del lavoro della Commissione, perché ci occupiamo di rifiuti. Un errore speriamo non doloso in un'autorizzazione di questo genere appare abbastanza preoccupante.
Vorrei sapere se esista un ipotetico rapporto di collusione tra pezzi dell'amministrazione pubblica (APPA o Provincia) e i gestori di queste attività illecite.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. No, lo escludo.

COSIMO IZZO. Le indagini si sono concluse o sono ancora in essere?

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Sono quasi tutte chiuse.

ALESSANDRO BRATTI. Le sto chiedendo rispetto al fenomeno che ha visto esplodere sui giornali una serie di polemiche da settembre a novembre, per cui lei ha citato questi tre personaggi, la preoccupazione riguarda eventuali collusioni tra amministrazione pubblica e gestori dell'azienda.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Non mi risulta e sono in grado, se la Commissione lo richiede, di mandare gli avvisi di conclusione delle indagini, da cui risultano le imputazioni, ma non l'inclusione.
Nel caso della diossina, quindi delle acciaierie, l'APPA aveva rilasciato un'autorizzazione che prevedeva un certo tetto. Dalle intercettazioni telefoniche e dagli atti risulta che il direttore tecnico per l'enormità di questa autorizzazione si era spontaneamente abbassato, cosa che gli abbiamo contestato. Questo è stato il tema più singolare, che non ha nulla a che vedere con i rifiuti solidi e inquinamento, sequestro preventivo, indagini in corso. Il sequestro preventivo è abbastanza recente.

PRESIDENTE. Vorrei porle alcune domande rapidissime. Le acciaierie che smaltivano costituiscono un elenco cospicuo, ma vorrei sapere dove si riteneva che venissero smaltiti i rifiuti pericolosi. Queste non sono indiziate, né indagate, ma per essere smaltiti questi dovevano andare in un sito idoneo, altrimenti erano consapevoli di quello che succedeva. Vorrei sapere inoltre per quanto tempo sia stato effettuato questo smaltimento di rifiuti in un luogo visibilmente non idoneo, perché doveva essere una cava.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Questo era un sito di recupero ambientale, un'ex cava di porfido.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda i Carabinieri, la Guardia di Finanza, i vigili urbani e tanti altri, se in un luogo di recupero ambientale passano decine e decine


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di camion senza che nessuno si preoccupi di conoscerne la destinazione, vorrei sapere a chi si attribuisca la responsabilità almeno per omissione? I camion andavano infatti verso un luogo che certamente non poteva essere discarica neanche per rifiuti normali, perché è un luogo di recupero ambientale.

GIOVANNI FAVA. Lei, presidente, ha già anticipato le mie domande. Da cento anni è noto che, come dimostrano le analisi esistenti, buona parte dei rifiuti provenienti da acciaierie è sicuramente inerte, quindi probabilmente andavano bene per il ripristino, altra parte, in particolare i fumi, è costituita da materiali che, se mescolati agli inerti, alterano tutto.
Mi chiedo come sia possibile che, rispetto a un mercato con determinati costi nello smaltire i rifiuti, venisse adottata una soluzione improvvisata di gran lunga più economica senza che nessuno di coloro cui veniva promesso di trasformare magicamente i loro rifiuti in qualcosa di utile per ripristinare una vallata si ponesse il problema che questo potesse avvenire fuori dalle regole della legge. Mi chiedo come sia possibile che i produttori che normalmente effettuano controlli interni dei rifiuti e hanno protocolli più specifici al cui rispetto sono tenute soprattutto le acciaierie non fossero a conoscenza del fatto che qualcuno manipolasse le analisi, ovvero come si possa pensare che le analisi venissero manipolate semplicemente per iniziativa di un laboratorio che parlava con l'impianto, e che il produttore non fosse a conoscenza del fatto che i propri rifiuti non andavano bene. Questo è molto strano, procuratore, e ci lascia dubbiosi.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Riconosco che questo versante delle indagini non è stato trattato, perché fra Monte Zaccon, che è Valsugana, e Sardagna, vicino a Trento, rifiuti, scorie non trattate, scorie di diverse da quelle delle acciaierie sono mescolati, perché non è stata fatta un'analisi committente.
Ci sono Acciaierie Venete, Acciaieria Valsugana, Alfa Acciaio, Riva Acciaio, Acciaierie Venete di Padova, Acciaieria Arvedi Spa, Acciaierie Olifer Spa, Bisaccia, Agrideco, Marcegaglia, Comuni di Canazei, di Moena, di Pozza di Fassa, Provincia autonoma di Trento, Fonderie del Montello, Gima Cantiere e Teseco, Comune di Bologna, Lucchini lavori stradali. Insomma, questo tipo...

GIOVANNI FAVA. Allora lei non nega che poteva far comodo che ci fosse una soluzione a basso costo, soprattutto perché questo avviene nel momento della più grande crisi del settore metallurgico italiano. Non è un caso che questo avvenga a cavallo fra 2008 e 2009, nel momento in cui le nostre aziende, ancora prima della crisi della Lehman Brothers, hanno cominciato ad avere una rilevante flessione di mercato e hanno cercato qualche scorciatoia, soluzioni più convenienti.
Non posso credere che i produttori non fossero a conoscenza di quello che smaltivano.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Ne prendo atto. Non c'è dubbio che questo aspetto non sia stato trattato nell'indagine che si è conclusa.

PRESIDENTE. Ci sono sempre gli stralci.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Sì, non c'è dubbio. Ma dovremmo fare uno stralcio eliminando i comuni! Se dobbiamo rispettare i tempi di una certa ragionevolezza, dobbiamo anche valutare dove l'indagine possa essere più proficua. Comunque, è un punto che la Commissione mi rappresenta e di cui prendo atto.

PRESIDENTE. La ringraziamo dell'attenzione su questo punto, della sua collaborazione e dei dati forniti, che le chiediamo eventualmente di completare con materiale cartaceo.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di


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Trento. Posso inviare alla Commissione tutti gli avvisi di conclusione delle indagini.

PRESIDENTE. Gli avvisi ci servono relativamente, perché vogliamo conoscere i fatti.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. I fatti sono questi. Avete bisogno di una relazione?

PRESIDENTE. Ci sarebbe molto utile.

STEFANO DRAGONE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Non c'è problema.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il Procuratore Dragone, dichiaro conclusa l'audizione.

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