Allegato B
Seduta n. 355 del 20/7/2010


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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, dottor Giovanni


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De Donato, su richiesta del pubblico ministero Rodolfo Sabelli, ha emesso in data 6 luglio 2010 un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino;
da detta ordinanza (pubblicata anche sui siti internet dei principali quotidiani) emerge che «il giorno 23 settembre 2009 si svolgeva, presso l'abitazione romana del parlamentare Denis Verdini, una riunione alla quale sono invitati, come emerge dalle intercettazioni telefoniche, Flavio Carboni, Pasquale Lombardi, Arcangelo Martino, il senatore Marcello Dell'Utri, il senatore Giacomo Caliendo, Sottosegretario per la giustizia, i magistrati Antonio Martone ed Arcibaldo Miller. I preparativi di tale incontro sono ricostruiti attraverso conversazioni intrattenute nei giorni 22 e 23 settembre, dalle quali, fra l'altro, emerge che fu Lombardi a curare i contatti con il Sottosegretario Caliendo e con i due magistrati»;
l'inchiesta che ha determinato l'arresto di alcuni tra i presenti alla citata riunione (Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi) rappresenta uno stralcio dell'inchiesta principale sull'eolico, già in corso da due anni, in cui sono coinvolti anche l'onorevole Denis Verdini e l'attuale presidente della regione Sardegna, Cappellacci. Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari Giovanni De Donato, sono contestati i reati di associazione per delinquere semplice e violazione dell'articolo 2 della legge 25 gennaio 1982, n. 17 (cosiddetta legge Anselmi), che riguarda le associazioni segrete. L'accusa, in sostanza, è quella di avere costituito una vera e propria associazione segreta, finalizzata ad influenzare decisioni politiche, appalti, processi e a pilotare le nomine di cariche istituzionali di rilievo. In tale contesto, Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi avrebbero tentato, nella primavera del 2009, di avvicinare i giudici della Corte costituzionale per influire sull'esito del giudizio relativo al cosiddetto lodo Alfano, con cui si è introdotta la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato;
nell'ordinanza si dà conto di un interessamento del Sottosegretario Caliendo in merito alla decisione della Corte costituzionale sulla legittimità costituzionale della legge n. 124 del 2008, cosidetto lodo Alfano (pagina 6); in merito all'attività di interferenza nei confronti di componenti del Consiglio superiore della magistratura (pagine 27 e seguenti); in merito al giudizio sull'esclusione della lista «Per la Lombardia» dalle elezioni regionali in Lombardia (pagine 32 e seguenti) ed in merito al possibile invio degli ispettori ministeriali presso la corte di appello di Milano (pagine 35 e seguenti);
le conclusioni alle quali l'ordinanza custodiale addiviene appaiono, in definitiva, piuttosto gravi ed inquietanti. «Si è in presenza di un grave quadro indiziario in ordine a una societas sceleris che, oltre ad avere un chiaro programma criminoso per delitti riguardanti autorizzazioni e concessioni amministrative inerenti all'attività di impresa economica, si occupa in modo ramificato e reiterato anche nel cercare di inquinare le condotte di rilevanti istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, per finalità di acquisizione di potere e di benefici economici, tramite il coinvolgimento illecito (o il concreto tentativo in tal senso) di persone ricoprenti funzioni pubbliche anche di livello costituzionale (dal parlamentare Denis Verdini - coordinatore del partito politico di maggioranza relativa - al senatore Marcello Dell'Utri, dal parlamentare onorevole Cosentino, al presidente della regione Sardegna Cappellacci, al presidente della regione Lombardia Formigoni, dal presidente della Corte di cassazione Carbone ad altri magistrati con delicati incarichi giudiziari o amministrativi presso il Ministero della giustizia, dal parlamentare senatore Giacomo Caliendo, Sottosegretario per la giustizia dell'attuale Governo, ad alcuni membri del Consiglio superiore della magistratura, sino ad un ex presidente della Corte costituzionale)»;


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prosegue l'ordinanza: «Un quadro di tale tipo non può non provocare un forte e giustificato allarme sociale e istituzionale, in quanto il concreto pericolo della prosecuzione dell'attività delittuosa della societas sceleris in contestazione rischia di condizionare gli equilibri istituzionali e l'affidabilità sociale e istituzionale di istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, fra cui d'importanti uffici giudiziari e ciò a prescindere dal fatto, sufficientemente documentato dagli atti del procedimento, che solo in alcuni casi la societas sceleris in oggetto sembra essere riuscita ad alterare le condotte istituzionali, mentre spesso, fortunatamente, le istituzioni pubbliche sottoposte a tali tentativi di condizionamento illecito hanno dimostrato di restare impenetrabili ai detti concreti tentativi»;
il Sottosegretario per la giustizia, senatore Caliendo, è peraltro il delegato del Governo in riferimento all'esame parlamentare del disegno di legge restrittivo in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali. Strumento la cui imprescindibilità, ad avviso degli interroganti, quale mezzo di ricerca della prova, è evidentemente confermata anche dall'inchiesta giudiziaria di cui in premessa;
il comportamento assunto dal Sottosegretario per la giustizia senatore Caliendo, in occasione dei fatti di cui all'indagine in corso - per come esso è desumibile dalle intercettazioni telefoniche trascritte nell'ordinanza custodiale di cui in premessa - non appare consono al sereno e corretto esercizio di tale delicatissima funzione, anche per il solo fatto di aver incautamente esposto se stesso, la sua carica ed il Ministero della giustizia al rischio di imprudenti intromissioni nell'attività di organismi costituzionalmente autonomi;
a prescindere dall'eventuale responsabilità penale del Sottosegretario di Stato Caliendo, da accertare nelle sedi opportune, la sua posizione, ad avviso degli interroganti, indebolisce la forza delle istituzioni, in particolare a fronte di indagini per così gravi delitti e a ridosso di altre che hanno già investito la compagine governativa -:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di salvaguardare il Paese e le sue istituzioni nel loro prestigio e nella loro dignità.
(3-01188)

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le ultime vicende di cronaca relative alla vicenda di Gaetano De Carlo, carrozziere del cremonese con diverse denunce precedenti per stalking, che ha ucciso a colpi di pistola due sue ex compagne, Maria Montanaro e Sonia Balcone, per poi togliersi la vita, portano nuovamente all'attenzione quello che rappresenta un fenomeno preoccupante nel nostro Paese, dove in poco più di un anno sono state denunciate oltre 7.000 persone per il reato di stalking;
sono dati importanti che servono a capire la diffusione e la pericolosità di questo reato, che è stato introdotto nel nostro codice solo nel febbraio 2009 e che ha condotto a buoni risultati, dato che fino a marzo 2010 sono state arrestate oltre 1.200 persone;
grazie alla nuova legge gli atti persecutori rappresentano un reato ben definito


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nel codice penale, punito con condanne da sei mesi a quattro anni di reclusione, con pene aggravate quando il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona legata alla vittima da relazione affettiva, oppure se avviene a danno di minore, di donna incinta o di persona disabile, fino ad arrivare a punire lo stalker con l'ergastolo, se, nell'escalation di atti persecutori accertati, uccide la vittima;
la scelta del legislatore è stata quella di fornire tutti gli strumenti indispensabili, tanto alla magistratura quanto alle forze dell'ordine, per prevenire e combattere un reato tanto odioso, che colpisce non solo donne ma anche uomini;
rimane compito della magistratura applicare la legge e, in presenza di un quadro probatorio consistente e all'esito di un giudizio di pericolosità sociale, adottare tutte le misure previste in via preventiva, come la custodia cautelare in carcere, ove necessaria;
è importante sottolineare come la nuova legge non riguardi solo l'aspetto della repressione penale, ma anche misure indispensabili a contrastare il fenomeno sul nascere, dando molta importanza a norme che hanno una finalità preventiva e anche di educazione culturale, attraverso, ad esempio, l'istituzione di corsi nelle scuole di tutti gli ordini e gradi che insegnino la parità tra uomo e donna e il rispetto reciproco, per poter stroncare sul nascere episodi di violenza;
nel caso riportato, invece, il magistrato procedente aveva disposto un rinvio a giudizio per il quale era stata fissata l'udienza il 7 novembre 2010, nonostante le sette denunce di una delle vittime, terrorizzata dalle continue minacce e persecuzioni che duravano da sette anni, secondo quanto riferiscono oggi parenti e amici;
ancora una volta il triste epilogo di una vicenda che si protraeva da tempo pone l'interrogativo su come sia stato possibile che il De Carlo fosse ancora in libertà e abbia potuto compiere reiterate molestie e minacce nei confronti di una delle vittime, nonostante le numerose denunce e nonostante la legge preveda l'adozione di opportune misure cautelari, nonché specifici obblighi di comunicazione all'autorità di pubblica sicurezza per l'adozione di opportuni provvedimenti in materia di armi -:
se il Ministro interrogato non intenda verificare l'esistenza dei presupposti per le opportune iniziative di sua competenza in merito, anche promuovendo eventuali iniziative disciplinari nei confronti del magistrato procedente.
(3-01189)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOSCA e FARINONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel carcere di Monza i detenuti sono arrivati a quota 835, il 98 per cento in più di quella regolamentare e il 16 per cento in più di quella tollerabile. Proporzioni superiori tanto alle altre carceri lombarde, quanto alla media nazionale;
sussistono condizioni di particolare disagio con celle in cui sono presenti quattro detenuti, anziché i due previsti;
la situazione di sovraffollamento è resa ancora più insostenibile per via del caldo che sta caratterizzando questa stagione estiva;
c'è una situazione di oggettiva tensione nell'istituto penitenziario, come evidenziato dal tentativo di suicidio del 28 giugno 2010;
la situazione degli agenti di polizia penitenziaria è altrettanto allarmante: nel carcere di Monza infatti gli agenti di polizia penitenziaria sono sotto organico da anni - sono scesi infatti al numero di 350, a fronte di un numero stimato come necessario di 450 guardie - e quelli in servizio vengono chiamati a turni massa cranti, con straordinari che spesso non vengono pagati -:
se il Governo abbia in programma, e in quali tempi, la realizzazione di interventi


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attuabili per migliorare e mitigare la situazione di sovraffollamento carcerario attualmente presente nel carcere di Monza;
se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire lo stanziamento di adeguate risorse per garantire l'assolvimento dei compiti istituzionali nel rispetto dei diritti umani e della dignità individuale, superando le attuali carenze di organico, riattivando i laboratori per la riabilitazione attraverso il lavoro, provvedendo agli approvvigionamenti igienico-sanitari ed al sostegno assistenziale minimo oggi non assicurati, superando la situazione di sovraffollamento, e assicurando gli interventi di manutenzione degli immobili necessari a garantire condizioni di abitabilità.
(5-03261)

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, assieme alla segretaria dell'associazione radicale «Il detenuto ignoto» Irene Testa e a Maria Isabella Puggioni esponente radicale di Sassari, il giorno 12 luglio 2010 ha effettuato una visita di sindacato ispettivo presso la casa circondariale di San Sebastiano di Sassari;
sotto la guida del comandante Fusco Cataldo (che non ha ancora avuto il decreto di nomina), l'interrogante ha potuto parlare tanto con i detenuti quanto con gli agenti, verificando le condizioni di esecuzione della pena;
nell'istituto, a fronte di 95 posti letto disponibili nelle celle, sono accalcati 208 detenuti di cui 43 in attesa di 1o giudizio, 32 appellanti, 9 ricorrenti, 121 definitivi, 1 scarcerato «senza uscita fisica»; delle 54 celle dell'istituto, 20 sono interessate da lavori perciò nelle 34 celle disponibili per un totale di 552 metri quadrati si trovano a vivere i 208 detenuti che hanno in media 2,65 metri quadri a testa;
144 detenuti sono tossicodipendenti e anche le diagnosi psichiatriche sono decine; a fronte di un quadro sanitario così compromesso, il personale medico ed infermieristico è del tutto insufficiente e, ad aggravare la situazione, c'è da sottolineare il fatto che ancora non è stato effettuato il passaggio dalla sanità penitenziaria a quella del servizio sanitario nazionale. Ciò determina un quadro di incertezza anche su come nel 2011 avverrà il finanziamento di tutto il settore sanitario del carcere, personale compreso;
i detenuti trascorrono nelle celle sovraffollate 20 ore al giorno senza svolgere alcun tipo di attività; la presenza all'aperto si svolge in passeggi angusti e arroventati perché coperti da una rete metallica arrugginita che con il sole estivo si surriscalda all'inverosimile: il detenuti le chiamano «gabbie»;
nelle celle del piano terra, ciascuna di circa 7 metri quadrati e perciò destinate in origine ad ospitare una persona, convivono tre detenuti; considerata la superficie occupata dal letto a castello, dal tavolo, dagli sgabelli e dai miseri mobiletti, non c'è lo spazio fisico per muoversi. Dato lo scarso rifornimento da parte dell'amministrazione di stracci e detersivi, le celle - già fatiscenti - sono sporche e maleodoranti; la presenza di scarafaggi è all'ordine del giorno e, non di rado, circolano anche topi;
i servizi igienici interni alle celle in tutto l'istituto si caratterizzano per l'assenza di alcun tipo di lavabo e sono costituiti da semplici tazze alla turca che insistono - separati solo da bassi muretti divisori - nello stesso ambiente dove i detenuti cucinano, mangiano, passano il tempo, dormono;
dopo l'ulteriore taglio delle mercedi, sono veramente pochissimi i ristretti che hanno la fortuna di poter lavorare e i pochi che hanno questa opportunità, che


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riguarda esclusivamente impieghi che non offrono alcuna opportunità di imparare un mestiere utile per l'esterno, lo fanno per pochi spiccioli al mese;
fa parte dello sfascio gestionale dell'istituto - privato dall'amministrazione centrale dei mezzi indispensabili di sussistenza - anche la sensibile carenza dell'organico degli agenti di polizia penitenziaria, degli educatori e degli psicologi;
nel quadro sopra descritto, è facile che accadano (e accadono) episodi di inqualificabile disfunzione burocratica che pesano in modo insopportabile dal punto di vista umano sulle già disperate condizioni di vita dei detenuti:
in una cella fatiscente e sporca (ex transito) di circa 24 metri quadrati sono sistemati in 9 in tre letti a castello a due piani e un letto a castello a tre piani; nella cella convivono diverse etnie: 2 nigeriani, 1 liberiano, 4 marocchini e due italiani; solo uno di loro lavora per 3 giorni alla settimana;
in un'altra cella di 7 metri quadrati (secondo braccio) ci sono tre detenuti che dispongono di un letto a castello a tre piani; wc alla turca separato da un muretto; la cella è sporca buia e maleodorante; un detenuto afferma che i topi escono dal gabinetto alla turca e non è raro trovare gli scarafaggi sotto i materassi; anche i piccioni entrano dalle finestre del corridoio del padiglione rilasciando i loro escrementi; per i 23 detenuti del braccio c'è una sola doccia fatiscente; un detenuto racconta che alcuni giorni prima gli era caduto il finestrone della doccia sulle spalle;
al III braccio un detenuto racconta di aver avuto un rapporto disciplinare per aver protestato quando gli agenti hanno portato il terzo «ospite» nell'angusta cella; per punizione è stato escluso dalle attività ricreative per 10 giorni;
cella n. 13: un detenuto racconta «sto morendo giorno dopo giorno» e dice che vorrebbe andare in una casa di lavoro per aiutare con un po' di soldi le sue bambine piccolissime che stanno a Bergamo;
cella n. 16: c'è il muschio alle pareti tanta è l'umidità; un detenuto è affetto da cirrosi epatica e racconta che in cella circolano scarafaggi enormi e vespe;
l'area verde per gli incontri con i figli o parenti minori non esiste;
un nuovo carcere che dovrebbe rimpiazzare l'utilizzo del vetusto carcere San Sebastiano di Sassari (costruzione risalente al XVII secolo) è in costruzione dal 2005 nel vicino comune di Bancali. Secondo le più ottimistiche previsioni, tale nuovo carcere sarebbe dovuto entrare in funzione nel 2011;
quando sarà pronto, il nuovo carcere potrà ospitare 250 detenuti comuni, 100 in alta sicurezza, 15 in semilibertà, 50 protetti, e 15 donne. Inoltre, nel progetto è previsto un caseggiato per gli agenti da 80 posti, e 6 alloggi di servizio. Al momento non sembrano esservi previsioni circa il numero del personale che vi verrà impiegato, né se saranno realizzate le infrastrutture necessarie ad assicurare il trasporto del personale e dei parenti in visita;
l'impresa che sta costruendo tale nuova struttura penitenziaria a Bancali è la ditta Anemone, che per l'opera, i cui lavori sono stati affidati con procedura di urgenza, iniziati nel dicembre 2005 e non ancora conclusi, ha già incassato 26 milioni di euro per stati di avanzamento, ovvero il 35 per cento dell'importo totale dell'appalto;
attualmente i lavori sulla struttura sono però sospesi e la stessa è posta sotto sequestro, per via delle note vicende giudiziarie in cui è implicata la ditta Anemone, né se ne prevede la ripresa da parte della stessa ditta o di altra debitamente incaricata -:
quali provvedimenti intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di San Sebastiano


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e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;
cosa intenda fare per colmare la carenza di organico del personale: agenti, educatori e, nei limiti di competenza, psicologi;
cosa intenda fare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, per accelerare il passaggio della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale e per garantire finanziamenti adeguati per l'anno prossimo;
in che modo si intenda affrontare - nella situazione igienico-sanitaria sopra descritta del carcere di San Sebastiano e, in particolare, nell'attuale periodo estivo - il rischio di diffusione di malattie infettive;
in particolare, quali provvedimenti immediati intenda mettere in atto per aumentare gli spazi di vivibilità delle celle fino a farli divenire degni di un essere umano; per fare in modo che i detenuti non siano costretti a trascorrere nell'ozio e nella sporcizia 20 ore della loro giornata; per stanziare i fondi necessari almeno per la manutenzione ordinaria delle celle, delle docce, dell'immondo spazio wc, dei passeggi e delle caserme degli agenti; per garantire ai minori in visita ai propri genitori detenuti spazi adeguati secondo le normative vigenti;
quali informazioni sia in grado di fornire sul costruendo carcere di Bancali specificando quale sarà l'organico previsto per le diverse funzioni e se si stiano realizzando le infrastrutture necessarie ad assicurare il trasporto del personale e dei parenti in visita nel piccolo comune in provincia di Sassari;
relativamente a quest'ultima struttura, come intenda gestire la fase di completamento delle opere non ancora concluse, entro quali tempi ne preveda il completamento, e quale sarà l'ammontare totale degli investimenti.
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