XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 14 di mercoledì 8 maggio 2013

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

      La seduta comincia alle 15.

      RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

(Iniziative normative urgenti in relazione a provvedimenti conseguenti ad abusi edilizi in Campania – n. 3-00037)

      PRESIDENTE. Il deputato Aniello Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00037, concernente iniziative normative urgenti in relazione a provvedimenti conseguenti ad abusi edilizi in Campania (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione nasce da un'evidenza che vorrei fosse compresa nella sua sostanza: sulla base di provvedimenti legislativi regionali, 5 milioni 700 mila italiani hanno avuto un'opportunità in meno. Sono i campani rispetto ai piemontesi, ai lombardi e così via.
      Ora, senza entrare nel merito sulla condivisibilità o meno di quel provvedimento legislativo regionale, poi caducato, sta di fatto che vi è una situazione di difformità tra gli italiani: 5 milioni 700 mila italiani, i campani, non hanno potuto avvantaggiarsi di un provvedimento di legge nazionale.
      Cos’è successo in conseguenza di ciò ? Chiaramente, un imbarbarimento ulteriore della situazione per quanto riguarda il regime abitativo e dove, insieme, vi sono stati interventi di edilizia abusiva...

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      ANIELLO FORMISANO.... speculativa unita a quella di necessità. Ovviamente, ne ha risentito anche il tessuto economico-commerciale. La richiesta che le formuliamo, e concludo, signor Presidente – grazie per il tempo in più – è quella di capire se, in qualche modo, il Governo, rispetto a questa evidente sperequazione, possa intervenire per rendere meno drammatica la situazione che i sindaci, che sono in frontiera dalle nostre parti, affrontano giorno dopo giorno.

      PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere. Ministro, le ricordo che ha tre minuti a disposizione.

      ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Formisano e agli altri interroganti rilevando preliminarmente che le Pag. 2problematiche dagli stessi evidenziate coinvolgono le competenze di molteplici amministrazioni centrali e locali e necessitano, pertanto, di essere esaminate e valutate congiuntamente agli altri soggetti pubblici interessati.
      In ordine al quadro normativo citato nel question time oggi in discussione, ricordo che il decreto-legge n.  269 del 2003, successivamente convertito in legge, ha introdotto norme sulla sanatoria degli abusi edilizi. In attuazione dell'articolo 32 del citato decreto-legge, la regione Campania ha adottato la legge regionale n.  10 del 2004, peraltro dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale con sentenza n.  49 del 2006.
      Ciò premesso, mi pare doveroso evidenziare che il fenomeno dell'abusivismo edilizio, determinato in alcune realtà locali, come quella campana, anche da necessità di ragioni abitative, va inquadrato nel necessario bilanciamento di diversi valori di rilievo costituzionale, quali, accanto a quelli di natura sociale, quelli connessi alla tutela dell'equilibrata programmazione del territorio e del rispetto del patrimonio archeologico, naturalistico ed ambientale.
      In tale contesto si inserisce la sanzione accessoria di carattere amministrativo che impone la demolizione del manufatto abusivo e, se del caso, il ripristino dello stato dei luoghi rispetto all'oggetto dell'abuso, acquisito ope legis al patrimonio del comune. Ciò non esclude la possibilità che il giudice dell'esecuzione revochi l'ordine di demolizione qualora sopravvenga un atto amministrativo del tutto incompatibile con lo stesso, quale la destinazione, da parte del comune, del manufatto abusivo ai fini di utilità sociale.
      Sulla base di quanto finora rappresentato, ritengo che qualsiasi intervento normativo che vada nel senso richiesto dagli interroganti non possa assolutamente prescindere da una sinergica, congiunta e preliminare attività di ricognizione e valutazione da parte di tutte le competenti istituzioni interessate in ordine alle concrete situazioni abusive poste in essere e al danno effettivamente arrecato al territorio e all'ambiente.

      PRESIDENTE. Il deputato Formisano ha facoltà di replicare, per due minuti.

      ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, Ministro continuo ad essere preoccupato, un po’ meno, ma così come lo ero prima della sua risposta. Il fatto è che è di tutta evidenza che vanno contemperate le esigenze di salvaguarda del territorio, ma quel che è avvenuto è un po’ diverso, nel senso che noi evidenziamo: c’è abusivismo di speculazione, c’è anche abusivismo di necessità. È abusivismo di necessità in assenza di una normazione nazionale che non si è potuto applicare e in assenza, o in presenza di inerzia, di alcune cose che poi andavano fatte. Penso, per esempio, al Piano di sicurezza nazionale. Vi è una serie di strumenti, non soltanto locali, ma anche centrali, che in qualche modo possono aiutare. Così come non sfuggiva a noi che vi fosse competenza di più dicasteri su questa vicenda.
      Mi sarei almeno aspettato che lei, essendo titolare del rapporto diretto con la magistratura, in qualche modo – glielo chiedo formalmente, poi ci ritorneremo, su questo argomento – si fosse fatta parte diligente nel convocare tutti i soggetti interessati, ma lo dico con la preoccupazione di chi in quelle zone capisce che il dramma sta per esplodere ed è un ulteriore dramma rispetto agli altri drammi che la nostra Italia, in particolare il nostro Mezzogiorno, vive. Lì vi sono persone che con i risparmi di una vita hanno fatto una casa e poi vi è una serie immensa di speculatori. Non è pensabile che in un Paese civile tutti e due subiscano la stessa sorte. Questo è quello che chiediamo a questo Governo che dovrebbe essere un Governo, almeno stando alle dichiarazioni che avete presentato quando vi abbiamo dato anche la nostra fiducia, attento a questi fenomeni Pag. 3sociali. Ci ritorneremo, sperando che almeno il Ministro della giustizia in qualche modo metta, lui, intorno allo stesso tavolo tutti quelli che possono fare qualche cosa.

(Iniziative per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga – n. 3-00038)

      PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Fedriga ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00038, concernente iniziative per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
      Ricordo al deputato Fedriga che ha un minuto a sua disposizione.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, il collega che mi ha preceduto, anzi i colleghi hanno utilizzato lo strumento dell'interrogazione per difendere coloro che hanno perpetrato abusi edilizi. Noi, invece, come Lega Nord, vogliamo utilizzare il question time per difendere i lavoratori che vivono uno stato di crisi occupazionale, Ministro. Diciamo questo perché la piccola e media impresa ha risentito moltissimo della crisi e i lavoratori di questa impresa erano esclusi dai cosiddetti ammortizzatori tradizionali. Per questo, il Governo di centrodestra aveva introdotto gli ammortizzatori in deroga, per andare a tutelare anche questa fascia di lavoratori. A tal proposito le domande per questo settore di lavoratori sono già superiori alle coperture economiche messe a disposizione dal Governo per andare a tutelare tutti coloro che rischiano di rimanere da soli. A tal fine chiediamo, come gruppo della Lega Nord, quali iniziative il Governo intenda intraprendere e con quali tempi, per andare a rifinanziare questo strumento che in un momento di crisi è diventato importantissimo per non lasciare da solo nessuno.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere. Ricordo il timing, tre minuti.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, vorrei ringraziare con l'occasione per l'opportunità di illustrare alcuni dei dati che abbiamo a nostra disposizione, un'occasione anche per chiarire alcuni aspetti oggi con le varie richieste, ma anche per impostare un rapporto di forte trasparenza con il Parlamento.
      Il quesito che viene posto dall'onorevole interrogante è volto a conoscere le intenzioni del Governo nella prospettiva di assicurare, anche per il 2013, il reperimento di risorse finanziarie da destinare agli ammortizzatori sociali in deroga, a sostegno dei redditi dei lavoratori dipendenti di imprese in difficoltà economica. Come ha già avuto modo di illustrare il Presidente del Consiglio nelle comunicazioni rese a questa Camera lo scorso 29 aprile, gli interventi in materia di lavoro sono la prima priorità di questo Governo. Tra di essi, costituisce una condivisa priorità proprio la individuazione delle predette risorse finanziarie, nella logica, da un lato, di corrispondere alle difficoltà e alle situazioni di disagio che vengono manifestate da diverse aree del Paese, dall'altro, di preservare gli attuali livelli occupazionali, nell'attesa che possa essere presto superata la perdurante fase di stagnazione. In tal senso, posso assicurare che sono già in corso le verifiche tecniche con gli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di individuare, con l'assoluta urgenza che questo problema pone, le soluzioni più idonee a reperire le risorse finanziarie occorrenti, con l'obiettivo, nel contempo, di assicurare il rispetto della disciplina della finanza pubblica.
      Risulta attualmente, infatti, che le risorse inizialmente disponibili per il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga si rivelano insufficienti se confrontate con gli ultimi dati relativi alla spesa sostenuta nell'anno 2012, nonché con le esigenze manifestate dalle regioni.
      Vorrei in questa sede anticipare brevemente le possibili ipotesi sulle quali si sta Pag. 4lavorando. Naturalmente si tratta di ipotesi, con alcuni elementi positivi, ma anche con alcuni elementi negativi.
      In primo luogo, ricordo la possibilità, prevista dall'ultima legge di stabilità, di potere recuperare una parte di risorse mediante l'utilizzo del 50 per cento del contributo dello 0,30 per cento destinato ai fondi interprofessionali per la formazione continua per i mesi da giugno a dicembre 2013. Tale percorso passerebbe, come noto, attraverso le consultazioni delle parti sociali, che hanno già manifestato, direi correttamente, il timore di sottrarre risorse ad interventi di competenza di altri fondi, funzionali a garantire la riqualificazione professionale e la ricollocazione degli stessi lavoratori.

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Un'ulteriore quota di risorse potrebbe essere resa disponibile per le sole quattro regioni del cosiddetto obiettivo convergenza in relazione alla componente passiva delle misure innovative e sperimentali, ma anche in questo caso rischieremmo di sottrarre risorse ad altri aspetti.
      In conclusione, stiamo lavorando proprio per dare una risposta a brevissimo, però vorrei sottolineare che l'esperienza degli ammortizzatori in deroga ha messo in luce l'esigenza di rivedere assieme alle regioni i criteri di concessione degli interventi di competenza di queste ultime. In tal senso vorrei rassicurare l'onorevole interrogante di avere già attivato le opportune iniziative volte a ridefinire tali criteri.

      PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà di replicare, per due minuti.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, grazie per ricordarmi anche i tempi.
      Ringrazio ovviamente il Governo per l'impegno che ha preso, però vorrei sottolineare quello che abbiamo avuto modo di dire anche quando il Presidente del Consiglio Letta è venuto a fare il discorso di insediamento in questa Camera. Infatti, i buoni propositi non sono stati garantiti da una capacità di individuare le coperture necessarie, soprattutto per quei temi che lo stesso Governo ritiene fondamentali e che noi, come Lega Nord, riteniamo fondamentali.
      Voglio ricordare al Ministro – ma sono sicuro che lo saprà meglio di me – che lo stesso presidente dell'INPS, Mastrapasqua ha ricordato il calo degli ammortizzatori sociali in deroga, anzi, della cassa integrazione in deroga, per questi primi mesi dell'anno, non dovuto ad una minore richiesta, ma ad una mancanza di copertura di questi fondi. E lo stesso presidente INPS dice che «I segnali» – leggo testualmente – «dal mondo delle imprese e del lavoro continuano ad essere assai critici». Quindi dobbiamo metterci nell'ordine delle idee che non possiamo più pensare – e su questo condivido – ad interventi «a tampone», ma che deve essere un intervento di tutela costante di questi lavoratori.
      Ricordo che io vengo dal nordest, vengo dal Friuli Venezia Giulia. Il nordest vive e ha vissuto grazie alla piccola e media impresa ed ha contribuito a mantenere buona parte del Paese grazie alla piccola e media impresa. Abbandonare questi lavoratori adesso sarebbe veramente un'ingiustizia nei confronti di chi si è sacrificato per così tanti anni.
      Concludo, signor Presidente, solamente ricordando che ovviamente non può essere una soluzione immediata, però perlomeno una memoria, a coloro che la scorsa legislatura hanno votato, con le misure del Governo Monti, il blocco del federalismo fiscale, che ad oggi, solamente con l'entrata in vigore dei costi standard previsti dal federalismo fiscale della Lega Nord, ci sarebbe stato un risparmio annuo di 5 miliardi di euro e questi soldi, magari, si sarebbe potuto utilizzarli per andare ad aiutare quei lavoratori che quei 5 miliardi ce li hanno messi, proprio chi ha pagato le tasse e chi ha contribuito allo sviluppo del Paese.

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(Tempi per reperire le risorse volte a finanziare gli ammortizzatori sociali in deroga per il 2013, anche nell'ottica di un più generale intervento di riordino degli strumenti di sostegno del reddito di tutti i lavoratori – n. 3-00039)

      PRESIDENTE. La deputata Bellanova ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00039, concernente tempi per reperire le risorse volte a finanziare gli ammortizzatori sociali in deroga per il 2013, anche nell'ottica di un più generale intervento di riordino degli strumenti di sostegno del reddito di tutti i lavoratori (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      TERESA BELLANOVA. Signora Presidente, signor Ministro, la crisi economica ha fortemente indebolito il sistema produttivo italiano, reso più fragile ed esposto ad una crisi di competitività che si ripercuote sui lavoratori e sul loro posto di lavoro, sempre più a rischio. Per far fronte a quella che si va delineando come una vera e propria emergenza sociale, occorre sfruttare tutti gli strumenti a disposizione dello Stato, al fine di attenuare gli effetti della grave recessione sulle famiglie italiane. Questa situazione ha portato all'esaurimento delle risorse stanziate per la cassa integrazione in deroga. Ad oggi 9 regioni hanno bloccato i pagamenti ed altre hanno un'autonomia di pochi giorni. Ciò sta portando centinaia di migliaia di famiglie nel mare della disperazione. Per questo oggi chiediamo al Governo con quali tempi si intenda intervenire per assicurare le opportune risorse economiche necessarie a rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2013, in prospettiva di un più generale intervento di riordino e universalizzazione degli strumenti di sostegno del reddito di tutti i lavoratori, a prescindere dal settore di appartenenza e dalle diverse tipologie contrattuali applicate.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il tema proposto dagli onorevoli interroganti concerne le iniziative che il Governo intende adottare per garantire a brevissimo termine il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2013. A questo proposito, ribadisco che il Governo, nella piena consapevolezza dell'importanza e dell'urgenza di tale intervento, ha, fin dal suo insediamento, manifestato il massimo impegno per reperire, anche per l'anno in corso, le risorse finanziarie occorrenti al finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga. In tal senso, ha già provveduto ad una prima ricognizione delle risorse attualmente disponibili e di quelle necessarie per il 2013 al fine di valutare con i colleghi di Governo gli interventi immediati necessari a fronteggiare una così ampia emergenza sociale.
      Peraltro, nel rivolgere particolare attenzione alla prospettiva di un generale riordino della disciplina degli ammortizzatori sociali che vada nella direzione auspicata dagli onorevoli interroganti, vorrei ricordare che la riforma del mercato del lavoro adottata con legge 28 giugno 2012, n.  92, ha già introdotto una disciplina anche volta a superare un sistema di ammortizzatori sociali che negli anni passati si è delineato come un insieme di strumenti non organico e poco efficace, caratterizzato da successive sovrapposizioni e da misure spesso sbilanciate e inique, che differenziava i lavoratori in funzione di un elemento dimensionale ovvero dell'appartenenza settoriale dei diversi datori di lavoro.
      L'introduzione dell'ASPI muove proprio nella direzione di superare tali distinzioni, operando come strumento generalizzato di intervento. Inoltre, si è ritenuto di adottare idonee misure a sostegno di quei lavoratori interessati da sospensione del lavoro, prevedendo specifiche forme di Pag. 6intervento che, attraverso l'istituzione di appositi fondi, possano assicurare tutele che tengano conto delle loro esigenze specifiche.
      Naturalmente gli auspicati e condivisi interventi di universalizzazione non possono non tener conto di delicati aspetti che vanno considerati sotto un duplice profilo. Da un lato, gli apporti a carico della finanza pubblica che richiedono un'attenta valutazione in termini di compatibilità di tali misure con l'attuale assetto finanziario del Paese, dall'altro, il concorso dei settori produttivi interessati comporterebbe per i datori di lavoro un incremento obbligatorio delle aliquote contributive, tali da determinare sensibili effetti di aumento del costo del lavoro. E questo proprio in un momento nel quale, invece, si discute di come ridurre il costo del lavoro, ridurre il cuneo fiscale, sia per dare spinta alla domanda attraverso un aumento del reddito delle famiglie, sia per aumentare la competitività del Paese. Da questo punto di vista, quindi, questi sono tutti gli obiettivi che dobbiamo cercare di contemperare bilanciando gli interventi.

      PRESIDENTE. L'onorevole Bellanova ha facoltà di replicare.

      TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, signor Ministro, prendo atto della risposta, come degli impegni assunti giorni addietro dal Presidente del Consiglio, onorevole Letta. Mi preme però sottolineare che la necessità di rifinanziare celermente gli ammortizzatori sociali in deroga deve essere per tutti noi un assillo. Nel nostro Paese sono troppe le imprese che hanno già chiuso i battenti. Tantissime altre oggi si trovano in una condizione di difficoltà enorme. In questi ultimi anni il nostro Paese è stato travolto da una vera e propria emergenza occupazionale.
      Troppi i lavoratori e le lavoratrici che hanno pagato e stanno continuando a pagare a duro prezzo il costo di questa crisi. A queste persone abbiamo l'obbligo di fornire una risposta immediata, seria e concreta. Abbiamo l'obbligo di tutelare queste famiglie che spesso sono monoreddito e che sono chiamate a compiere enormi sacrifici. Abbiamo l'obbligo di intervenire affinché i figli di questi lavoratori non patiscano una condizione della quale purtroppo sono vittime. Questi lavoratori sono volti che spesso incrociamo e che ci urlano in faccia la loro disperazione. Noi queste urla abbiamo il dovere di saperle ascoltare e tradurle perché sono il frutto di uno stato d'animo devastato, di una condizione di vita a metà di coloro che, perdendo il posto di lavoro, perdono un pezzo della propria identità. Per tutto ciò dobbiamo essere consapevoli: siamo dinanzi ad una emergenza non solo economica ed occupazionale ma anche sociale. Sì, signor Ministro, sociale. Perché quando si è costretti a tagliare i beni di prima necessità, quando si è costretti a dire di «no» ai propri figli sulla possibilità di intraprendere percorsi di istruzione volti a realizzare il proprio futuro, noi siamo in presenza di una catastrofe sociale. Di questa emergenza siamo chiamati a farci carico e spero lo faremo tutti responsabilmente, con l'urgenza che questo tema merita e che i cittadini oggi ci chiedono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative per una soluzione strutturale del problema dei lavoratori cosiddetti esodati non ancora salvaguardati – n. 3-00040)

      PRESIDENTE. Il deputato Ragosta ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Migliore n. 3-00040, concernente iniziative per una soluzione strutturale del problema dei lavoratori cosiddetti esodati non ancora salvaguardati (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

      MICHELE RAGOSTA. Signor Presidente, egregio signor Ministro, l'interrogazione a firma di Migliore, Di Salvo e Airaudo, anche a nome dell'intero gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, come lei ben sa, attiene all'enorme e aberrante vicenda degli esodati che continua nel tempo a Pag. 7produrre solo confusione e interpretazioni contrastanti proprio per il pressappochismo con cui i provvedimenti sono stati adottati, senza alcun coordinamento tra i vari enti e poteri e con il solo scopo di far cassa ai danni dei lavoratori che per decenni hanno versato i propri contributi. Infatti, sia la valutazione della Ragioneria dello Stato sia dell'INPS e degli altri enti preposti, hanno sin da subito evidenziato la falsità dei dati esibiti dalla Ministra Fornero al momento dei provvedimenti assunti e, pur tuttavia, anche a fronte di parziali prese di coscienza dello stesso Ministro, nulla è stato fatto per riparare le enormità commesse.

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      MICHELE RAGOSTA. Gli stessi enti preposti alla gestione della questione, nella totale assenza di chiarimenti, sono nella confusione più totale, confusione che viene ad oggi superata solo negando ogni e qualsiasi attività di superamento di tale stato di cose. Nessuna opera di conoscenza degli effetti prodotti da tale disastrosa riforma è fin qui giunta al termine.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti pongono l'accento su una questione di assoluta centralità per l'Esecutivo in quanto coinvolge interessi e valori vitali per l'individuo e in quanto evidenzia una situazione di forte disagio e allarme sociale di cui lo Stato e, per esso, il Governo e, per esso, il Ministro non può in alcun modo disinteressarsi, anzi per il quale sentiamo una vicinanza particolarmente forte.
      È noto – è stato ricordato proprio dagli onorevoli interroganti – che la necessità di una soluzione di tipo strutturale al problema dei lavoratori cosiddetti salvaguardati o ancora da salvaguardare è stata indicata come prioritaria dal gruppo di lavoro nominato dal Capo dello Stato di cui ho avuto l'onore di far parte e, in seguito, dal Presidente del Consiglio nel suo discorso per la fiducia al Parlamento. Molto clamore ha destato negli ultimi mesi l'incertezza sui numeri esatti del fenomeno che è stata ricordata dagli onorevoli interroganti.
      Proprio per questo ritengo che sia necessario operare una prima distinzione senza la quale il rischio di fraintendimenti e mancanze di chiarezza rischia di perpetuarsi.
      I lavoratori cosiddetti esodati sono coloro che risultano espulsi dal sistema produttivo e bisognosi di misure di salvaguardia in termini di requisiti e di accompagnamento alla pensione, qualora gli strumenti di sostegno al reddito non consentano di garantire loro una tutela anche minima, fino al raggiungimento del diritto a pensione entro un termine ragionevole, generalmente 24-48 mesi. Vi è, poi, una seconda categoria che sono i cosiddetti lavoratori bloccati, che interessa coloro i quali sono coinvolti da processi di ristrutturazione, ma non sono ancora espulsi dal mercato del lavoro. Questi soggetti sono lavoratori a tutti gli effetti nel senso che continuano a svolgere la propria attività di lavoro ancorché talora per l'impresa rappresentino solo un peso economico.
      Si impone, poi, un secondo chiarimento concettuale: nel dibattito corrente vi è spesso associata la categoria dei lavoratori cosiddetti esodati all'entrata in vigore della riforma pensionistica. In realtà, l'esodo dei lavoratori dal mondo lavorativo è un dato strettamente collegato alle dinamiche economiche e alle scelte delle imprese e non necessariamente alle norme in materia pensionistica.
      La normativa pensionistica interviene, tuttavia, sulla posizione di tali lavoratori quando decide, con misure più o meno incisive, di farsi carico, per un periodo di tempo più o meno lungo, del periodo di transizione di tali lavoratori dal mondo del lavoro allo stato pensionistico attraverso Pag. 8apposite misure di salvaguardia. Ecco perché ritengo più esatto parlare di lavoratori salvaguardati.
      La complessità dei fenomeni di cui ci occupiamo è stata acuita dal fatto che la riforma pensionistica del 2011 non ha previsto meccanismi di transizione verso il nuovo regime e che ciò ha determinato viva preoccupazione in importanti e larghe fasce di lavoratori. Tuttavia, il tema delle pur comprensibili preoccupazioni connesse con l'andata a regime della riforma pensionistica resta oggettivamente distinto rispetto al tema, che oggi viene in rilievo, delle più adeguate forme di salvaguardia da approntare in favore dei lavoratori richiamati dagli onorevoli interroganti.
      Ad ogni modo, devo comunque confermare che l'esatta delimitazione del fenomeno e l'individuazione degli strumenti giuridici, amministrativi e finanziari per la sua soluzione, non solo rappresentano assoluta priorità del Governo, ma è stata la prima priorità alla quale ho dedicato personalmente attenzione e sulla quale credo avremo a brevissimo delle risposte più certe.

      PRESIDENTE. Il deputato Ragosta ha facoltà di replicare.

      MICHELE RAGOSTA. Signor Presidente, con tutto il rispetto, esimio Ministro, la burocratica risposta, forse dovuta alla ristrettezza dei tempi, non può che trovarmi, non solo in dissenso dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista umano. I disastri dei vari Governi, con mantello magico della crisi, copertura di nefandezze nei confronti dei lavoratori, non possono essere giustificati in nessun modo. L'inadeguatezza delle conoscenze e degli effetti prodotti sui lavoratori è la dimostrazione della meschinità e della rozzezza con cui si è voluto, non solo mortificare la dignità degli stessi (vedi l'abolizione dell'articolo 18), ma negare gli effetti per lungo tempo, così come fatto dalla Ministra Fornero. Si è intervenuto con una didattica sbagliata e pericolosa intervenendo su meccanismi che riguardano la vita delle persone e colpendo, a nostro avviso, indiscriminatamente circa un milione di lavoratori nell'arco della vigenza legislativa.
      Noi non solo non siamo soddisfatti della sua risposta, ma chiediamo che il Governo nella sua interezza venga a riferire in Aula così come intende ripristinare i diritti elementari di persone che hanno lavorato per decenni e che si ritrovano ora senza reddito, senza pensione e senza nessun ammortizzatore, così come anche evidenziato dalla richiesta del nostro gruppo, dall'onorevole Titti Di Salvo, sui provvedimenti di copertura della cassa integrazione fatta il 16 aprile scorso. La leggerezza con cui si affronta per l'ennesima volta il problema è un cattivo inizio per questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Dati in ordine al numero effettivo dei lavoratori cosiddetti esodati non ancora salvaguardati e iniziative al riguardo – n. 3-00041)

      PRESIDENTE. La deputata Bechis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rostellato n. 3-00041, concernente dati in ordine al numero effettivo dei lavoratori cosiddetti esodati non ancora salvaguardati e iniziative al riguardo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

      ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, gli interroganti intendono farsi portavoce di una situazione sociale al limite della sostenibilità. Data l'incongruenza di cifre intercorse tra INPS ed ex Ministro Fornero, si richiede al nuovo Ministro del lavoro, in nome della sua esperienza in materia di stime statistiche, di fornirci, in merito alla riforma delle pensioni inserita all'interno della legge n.  92 del 2012, quanti sono in totale i soggetti penalizzati, in quanto non più titolari di rapporto di lavoro e non ancora titolari di pensione che secondo la previgente normativa ne sarebbero stati titolari, al netto dei 130.130 esodati già salvaguardati; e come Pag. 9intende il Governo intervenire al fine di salvaguardare anche la restante parte.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, anche in questo caso, gli onorevoli interroganti pongono l'accento sulla questione dei lavoratori già salvaguardati o ancora da salvaguardare. Il presente quesito, in particolare, richiama l'attenzione sull'esatta individuazione della platea di lavoratori interessati dalle disposizioni di salvaguardia susseguitesi negli ultimi 18 mesi circa, a fronte di dati diversi e talvolta discordanti che sono emersi all'indomani dell'entrata in vigore della riforma pensionistica del dicembre 2011.
      Si tratta di diversità e discordanze che hanno comprensibilmente destato viva preoccupazione nell'opinione pubblica. In effetti, la richiamata diversità dei dati rappresenta, a sua volta, il risultato di due elementi: il primo, della stessa difficoltà concettuale di individuare i soggetti da salvaguardare. Al riguardo, rinvio a quanto esposto in relazione al precedente quesito. Il secondo punto è l'oggettiva complessità del fenomeno, il quale inserisce una pluralità eterogenea di posizioni che è difficile ricondurre a effettiva unità, perché qui si ricomprendono lavoratori in mobilità, lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria, lavoratori in regime di esonero del servizio, e così via.
      Un ulteriore elemento di difficoltà nella quantificazione deriva dal fatto che non è agevole accedere ad alcuni dei dati rilevanti ai fini dell'esatta quantificazione. Si pensi al caso degli accordi stipulati a livello territoriale o degli accordi individuali tra lavoratore e impresa, che, in quanto tali, non devono essere comunicati alle amministrazioni pubbliche.
      Ad ogni modo, anche per confermare la rapidità di intervento del Governo su questi aspetti, vorrei rassicurare gli onorevoli interroganti circa il fatto che è in fase avanzata l'attuazione e il monitoraggio dei primi due decreti. Anzi, entro oggi, ho dato disposizione all'INPS di pubblicare sul sito Internet, in un'ottica di massima trasparenza istituzionale, i dati relativi all'attuazione dei primi decreti, da cui sarà possibile evidenziare immediatamente le discrepanze tra le previsioni all'epoca formulate e le realizzazioni sulla base delle effettive erogazioni e delle effettive salvaguardie. Inoltre, segnalo che il terzo decreto di salvaguardia – quello previsto dalla legge di stabilità per il 2013 e che ha interessato 10.130 lavoratori – non ha neppure al momento completato l'iter di approvazione, essendo attualmente al vaglio della Corte dei conti.
      Per quanto riguarda, poi, la parte finale del quesito – quella, cioè, relativa all'individuazione di lavoratori ulteriori rispetto ai 130 mila già inseriti nei decreti, che potranno godere di ulteriori misure di salvaguardia –, segnalo che, anche in questo caso, ho dato indicazione all'INPS di effettuare una compiuta istruttoria in relazione alla quale, entro la prossima settimana, mi riservo di fornire ulteriori elementi.

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Anche in questo caso, proprio al fine di evitare in via preventiva equivoci e possibili errori di quantificazione, ho richiesto la precisa individuazione delle diverse platee interessate, focalizzando l'attenzione sui soggetti i quali avessero perso il posto di lavoro e che si trovassero privi di occupazione alla data di entrata in vigore della riforma pensionistica e che, in assenza della riforma, avrebbero maturato il diritto alla pensione entro un ridotto arco temporale.

      PRESIDENTE. La deputata Rostellato ha facoltà di replicare.

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, signor Ministro Giovannini, ovviamente, non siamo pienamente soddisfatti della risposta, però speriamo che a breve ci possa dare dati più corretti, più adeguati Pag. 10alle nostre richieste. In ogni caso, auspichiamo che la politica – sia il Parlamento che il Governo – torni a dare centralità alla persona e alla comunità sociale, con interventi programmatici lungimiranti.
      Evitiamo invece di agire costantemente in emergenza – come è stato fatto – per inseguire il reperimento di risorse finanziarie ed economiche. Puntiamo ad una reale giustizia sociale che sia pienamente rispettosa dei principi costituzionali così come espressi dagli articoli 3 e 4 della nostra Costituzione. Ricordiamo che tutto ciò, finora, è stato disatteso dalle riforme passate del lavoro e della previdenza, che stanno mettendo a rischio la coesione sociale, creando categorie ad hoc di diversamente discriminati e penalizzati. Con ciò, ci riferiamo alle centinaia di migliaia di cittadini che, pur subendo gli effetti della riforma Fornero, vengono totalmente ignorati e sono privi di qualunque tutela. Stiamo parlando dei cosiddetti «esuberati», che aspettano dallo Stato una risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative per il rilancio del mercato del lavoro, con particolare attenzione alla disoccupazione giovanile – n. 3-00042)

      PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00042, concernente iniziative per il rilancio del mercato del lavoro, con particolare attenzione alla disoccupazione giovanile (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, trattando di tema del lavoro il pensiero non può non andare in questo momento a quei lavoratori vittime di questo tragico incidente che c’è stato nella notte a Genova (Applausi), e del quale il Governo ci riferirà di qui a qualche minuto.
      Ministro Giovannini, abbiamo visto anche dalle interrogazioni svolte dai diversi colleghi dei diversi gruppi che sul piano del lavoro ci sono molte questioni importanti sul tappeto, alcune delle quali lei ha già trattato e che verranno affrontate in Commissione. C’è grande volontà, da parte delle forze politiche, di misurarsi con problemi concreti. Sono state trattate le questioni degli esodati, della cassa integrazione in deroga; abbiamo il problema grave della disoccupazione giovanile nel nostro Paese ed è in relazione a questa che il gruppo del PdL ha voluto sottoporle un'interrogazione a risposta immediata.
      Noi riteniamo che si debbano trovare meccanismi, specie in questa fase di recessione, per superare i freni che hanno inibito a tante imprese l'assunzione di giovani a tempo determinato e a tempo indeterminato. È di tutta evidenza che si debba intervenire sulle normative anche in vigore attraverso un lavoro congiunto di Governo e della Commissione lavoro, per permettere il superamento di questi freni, di questi paletti. Dobbiamo rendere meno costosa e più desiderabile l'assunzione, di giovani e di lavoratori disoccupati, a tempo indeterminato, dobbiamo rendere la flessibilità più disponibile per le imprese.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Baldelli pone l'accento su un problema centrale dell'agenda politica del Governo, quello concernente il rilancio dell'occupazione, in particolare quella giovanile, anche alla luce dei dati diffusi recentemente, non solo dall'ISTAT, ma anche dal rapporto dell'ILO, che mette in risalto come possa essere assai prolungato nel termine l'impatto della crisi sull'occupazione giovanile.
      È evidente che affinché si possa rilanciare l'occupazione, in particolare quella giovanile, occorre che l'economia reale ritorni in un ciclo favorevole e non solo per uno o due trimestri, ma in modo stabile, in quanto la sola introduzione di limitate riforme del quadro normativo non Pag. 11è di per sé sufficiente a garantire l'aumento dell'occupazione, ma, tutt'al più, può concorrere a definire condizioni di maggior favore. In tale direzione posso assicurare che il Governo intende affrontare con rinnovato impegno il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, attraverso specifici interventi rivolti ad agevolare la flessibilità nell'entrata del mercato del lavoro. Anche in questo caso ho avuto modo di vedere gli ultimi dati sul monitoraggio, che verranno diffusi nei prossimi giorni, che mostrano cosa è accaduto nel mercato del lavoro nel corso del 2012, in particolare nella seconda parte del 2012.
      In primo luogo, il rafforzamento dell'istituto dell'apprendistato, canale prioritario di assunzione dei più giovani fondato sull'integrazione tra il sistema educativo e formativo e il mercato del lavoro, che già a legislazione vigente gode di rilevanti misure di agevolazione, anche contributiva. In secondo luogo, l'incentivazione di nuove assunzioni a tempo indeterminato attraverso misure di defiscalizzazione e altre forme di abbattimento del costo del lavoro. In terzo luogo, l'individuazione, attraverso il confronto con le parti sociali, di mirate modifiche all'attuale quadro regolatorio, in particolare quelle concernenti forme contrattuali flessibili di entrata nel mercato del lavoro per rimuovere possibili ostacoli a un loro maggior utilizzo, in considerazione dell'attuale congiuntura occupazionale.
      Naturalmente, nello specifico, il Governo lavorerà insieme con le altre istituzioni territoriali per un rilancio dei servizi all'impiego e delle politiche attive nonché degli strumenti che possano migliorare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro; a tale proposito, vorrei ricordare che purtroppo è scaduta la delega prevista nella legge n.  92, di riforma del mercato del lavoro, per la riforma dei servizi all'impiego ed è quindi questo uno dei temi su cui il Governo sta lavorando per riproporre al Parlamento l'attuazione di una nuova delega da realizzare in tempi rapidi. Voglio assicurare gli onorevoli interroganti che il Governo è ben consapevole che lavorare per promuovere l'occupazione giovanile è fondamentale per sviluppare il capitale umano, per dare certezze nel futuro alle nuove generazioni e quindi restituire al Paese la speranza nel proprio futuro; vorrei anche ricordare, e concludo, che accanto ai disoccupati in senso stretto abbiamo tantissimi scoraggiati e non attivi, i famosi NEET, che sono più di due milioni, ai quali dobbiamo ugualmente destinare interventi specifici. Grazie.

      PRESIDENTE. Il deputato Sergio Pizzolante, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

      SERGIO PIZZOLANTE. Grazie Presidente, grazie Ministro. Mi ritengo sostanzialmente soddisfatto per la sua risposta e anche per quanto ha voluto aggiungere rispetto alla delega scaduta per la politica attiva del lavoro, per il sostegno ai servizi all'impiego che sono, come dire, una componente fondamentale per aiutare il lavoro, il lavoro giovanile, e cioè lo strumento attraverso il quale si creano i meccanismi per aiutare chi non ha lavoro a trovare un nuovo lavoro in un momento in cui lo ha perso. Poi è vero, signor Ministro, che non è con una legge che si crea più lavoro ed è vero, noi siamo assolutamente d'accordo, che crescita e sviluppo possono garantire una crescita del lavoro, però ricordo che leggi sbagliate possono avere un effetto negativo sulla occupazione; ricordo anche che con la legge Biagi e con tutti i meccanismi di flessibilizzazione del lavoro in entrata, anche in un periodo di crescita molto debole l'Italia è riuscita a raggiungere un risultato di disoccupazione fra i migliori in Europa, molto al di sotto della media europea, quindi è vero che occorre trovare tutti gli strumenti per sostenere lo sviluppo e la crescita, ma occorre anche fare leggi buone per flessibilizzare l'ingresso al lavoro, per aiutare le imprese che vogliono assumere, ad assumere, e non come è successo invece con Pag. 12la legge Fornero che si è complicata la vita alle imprese e la disoccupazione si è impennata. Grazie.

(Intendimenti del Governo in ordine ad una riforma delle cosiddette pensioni d'oro – n. 3-00043)

      PRESIDENTE. La deputata Meloni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00043, concernente intendimenti del Governo in ordine ad una riforma delle cosiddette pensioni d'oro (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      GIORGIA MELONI. Grazie Presidente. Ministro Giovannini, nell'augurarle buon lavoro noi vorremmo investirla di questa vicenda che ci sta particolarmente a cuore. Noi sappiamo che nel sistema previdenziale italiano esiste di fatto una dicotomia: ci sono quelli che hanno avuto un sistema previdenziale retributivo che vanno in pensione di media a 58 anni con più o meno l'80 per cento delle ultime retribuzioni e poi c’è chi andrà in pensione con un sistema contributivo presumibilmente a 70 anni e forse con il 40 per cento delle ultime retribuzioni; e non è l'unica differenza che esiste. All'interno del sistema retributivo ci sono anche i più uguali degli uguali, perché continua a sopravvivere in Italia la possibilità per alcuni, sulla base di leggi che sono state fatte in anni lontani da questi, di prendere delle pensioni che sono assolutamente surreali per il tempo nel quale viviamo, faccio un esempio brevissimo e chiudo. In Italia ci sono persone che prendono pensioni da 90 mila euro al mese, ci sono persone che prendono pensioni da 40 mila euro, ci sono persone che prendono due o tre pensioni tutte alte, ci sono persone che prendono la pensione dopo aver lavorato un giorno e persone che sono andate in pensione a 29 anni. Quello che vorremmo sapere da lei è se e come il Governo intenda metterci mano.

      PRESIDENTE. Il Ministro Giovannini ha facoltà di rispondere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, gli onorevoli Meloni e Rampelli richiamano l'attenzione del Governo sulle cosiddette «pensioni d'oro», ovvero quelle pensioni il cui elevato importo appare stridente nell'attuale contesto socio-economico e di sacrifici imposti alla generalità della popolazione. È peraltro evidente che non è tanto l'elevato importo a destare l'attenzione, quanto i meccanismi che ad esse hanno dato luogo, in quanto soltanto in minima parte connessi ai contributi effettivamente versati dal lavoratore, e per la maggior parte legati alla peculiarità del sistema. In tale prospettiva, intendo rassicurare gli onorevoli interroganti che il sistema di tipo contributivo, direttamente commisurato agli importi di contribuzione realmente versati, attenuerà progressivamente il fenomeno fino ad eliminarlo, rendendo così trasparente e lineare la corrispettività tra retribuzione percepita, contribuzione versata e trattamento percepito.
      Nell'immediato, però, ogni intervento presenta evidenti complessità, in quanto i trattamenti pensionistici sono goduti sulla base di norme legittime che hanno operato nel tempo, e anche in base ai richiami della Corte costituzionale risulta complesso rispondere alle istanze di equità sociale rappresentate. In tal senso la normativa degli anni più recenti ha introdotto un set di misure volte ad incidere sugli importi pensionistici più elevati, attraverso l'introduzione di un contributo di solidarietà che opera un taglio degli importi più elevati e la predisposizione di interventi sull'indicizzazione dei trattamenti.
      Anche nel primo caso, tuttavia, la disposizione è stata rimessa alla valutazione di legittimità costituzionale della Consulta, in quanto parrebbe incidere su posizioni soggettive consolidate nel tempo. Meno problemi pone invece la misura volta ad incidere sul mancato adeguamento al costo della vita dei trattamenti pensionistici di più alto ammontare, nonché dei vitalizi percepiti da coloro che hanno ricoperto cariche elettive regionali e nazionali; e vorrei ricordare a questo proposito che Pag. 13anche la Francia sta operando esattamente attraverso questo meccanismo, che sul piano costituzionale non pone problemi. È intenzione del Governo verificare in che termini i principi di equità e di solidarietà richiamati dagli onorevoli interroganti, cui tutti siamo chiamati a ispirarci, possano coniugarsi con il vigente quadro costituzionale e con il rispetto delle posizioni esistenti, al fine di adottare possibili misure volte ad attenuare il divario tra i trattamenti pensionistici attualmente erogati.

      PRESIDENTE. La deputata Giorgia Meloni ha facoltà di replicare.

      GIORGIA MELONI. Signor Presidente, Ministro, devo dire che purtroppo mi aspettavo più o meno il tipo di risposta che lei fornisce, cioè da una parte ci racconta quello che è stato fatto finora e dall'altra ci dice che è un po’ difficile intervenire, soprattutto perché quelle pensioni da 90 mila euro al mese eccetera eccetera sono figlie di leggi e quindi sono prese legittimamente. Lei fa quindi riferimento allo stesso principio che fino a ieri ci raccontavano anche i ministri precedenti per intervenire su quella che rimane una assoluta ingiustizia, e cioè il principio dei diritti acquisiti.
      Mi chiedo e le chiedo però se noi possiamo davvero dichiarare un diritto il fatto che qualcuno in Italia prenda una pensione da 90 mila euro al mese che non è minimamente figlia dei contributi che ha versato nella propria carriera, a fronte di intere generazioni che una pensione decente non la prenderanno mai e lavoreranno tutta la vita per pagare i privilegi di qualcun altro. E mi chiedo e le chiedo se non sia invece più giusto, se quelle pensioni sono figlie di leggi che sono state fatte in tempi nei quali si sono spesi anche i soldi delle generazioni successive, e sono leggi ingiuste, chiedersi se non sia una responsabilità di questo Stato correggerle con delle leggi giuste. Perché, vede, lei fa riferimento al prelievo di solidarietà che è stato fatto dal Governo Monti, che era il vostro antesignano, mettiamola così; ma quel prelievo di solidarietà fu fatto sulla base di una battaglia che noi abbiamo svolto in Commissione lavoro, perché il Governo Monti si presentò in Aula con un provvedimento che diceva che si bloccavano le indicizzazioni delle pensioni da 900 euro, e non si chiedeva una lira a chi prendeva pensioni da 90 mila euro al mese !
      Le dico allora qual è la proposta di Fratelli d'Italia. La nostra proposta è: si calcola un tetto anche per le pensioni in essere; oltre quel tetto, si calcolano i contributi. Hai versato i contributi ? Prendi la pensione. Non hai versato i contributi relativi ? La parte che supera il tetto viene tagliata.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      GIORGIA MELONI. E sa che cosa ci si può fare ? Ci si potrebbero per esempio adeguare le pensioni di invalidità quando non arrivano neanche alla pensione minima. Non si può fare perché è incostituzionale, perché lediamo i diritti acquisiti ? Io dico: cambiamo la Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico) !

(Iniziative di competenza per il ripristino delle risorse compensative destinate alle comunità locali interessate dalla Tav Torino-Lione – n. 3-00036)

      PRESIDENTE. Il deputato Vitelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00036, concernente iniziative di competenza per il ripristino delle risorse compensative destinate alle comunità locali interessate dalla Tav Torino-Lione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      PAOLO VITELLI. Signor Presidente, signor Ministro, come ben sa, il CIPE ha rimodulato le risorse del fondo per le infrastrutture ferroviarie e stradali relativo a opere di interesse strategico, stabilendo che i 10 milioni di euro previsti per Pag. 14le misure compensative della TAV tra il 2013 e il 2015 vengano ripartiti in due tranche: 2 milioni di euro nel 2013 e i restanti 8 milioni sul 2016.
      Tale decisione sottrae nel breve le già scarse risorse destinate ai territori interessati dalla realizzazione della Torino-Lione. Risulterebbe inoltre che tale scelta sia stata fatta senza informare il Governo, il commissario Virano e gli enti locali interessati e che parte dei fondi destinati alla Val di Susa sarebbero stati dirottati per il completamento del «Nuovo Auditorium-Teatro dell'opera» di Firenze.
      Desideriamo chiedere al Ministro, nell'ambito delle proprie prerogative, se non ritenga di intervenire in tempi rapidi per ripristinare, nel breve termine, le risorse compensative destinate alle comunità locali interessate dalla TAV.

      PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

      MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, si ritiene opportuno innanzitutto sottolineare che non rispondono a verità le notizie di stampa apparse ieri su alcuni quotidiani nazionali in merito a un dirottamento dei fondi destinati alla Val di Susa per le opere di compensazione della nuova linea Torino-Lione a vantaggio del nuovo auditorium di Firenze.
      Entrando poi nel merito della seconda parte dell'intervento dell'interrogante nel question time preciso che i 10 milioni di euro previsti per le misure compensative per la Val di Susa tra il 2013 e il 2015 sono ora ripartite in due tranche: 2 milioni di euro sul 2013 e i restanti 8 milioni di euro sul 2016. La nuova articolazione temporale delle disponibilità finanziarie sottrarrebbe, a giudizio degli interroganti, le già scarse risorse destinate ai territori interessati dalla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
      In proposito, sottolineo che è opportuno chiarire gli intendimenti dei Governi, prima Berlusconi e Monti, e poi del Governo Letta, sulla continuità tra diverse legislature nel perseguimento degli stessi obiettivi e della consapevolezza della necessità fondamentale di adempiere concretamente a tutti gli obiettivi assunti. Vorrei quindi contestualizzare le motivazioni che hanno portato ad una rimodulazione delle risorse del fondo infrastrutture.
      Nell'aprile 2012, quando il CIPE ha assegnato 10 milioni di euro alle opere di compensazione della Val di Susa, non erano ancora operativi i tagli lineari all'utilizzo delle risorse determinati da iniziative legislative che si sono succedute nel corso del 2012. Il Governo Monti ha salvaguardato gli investimenti destinati alle opere di compensazione della Val di Susa, infatti, nonostante che sullo stesso fondo i tagli lineari abbiano pesato per circa 600 milioni di euro e abbiano interessato in modo rilevante alcune opere, quelle puntuali relative alla Val di Susa sono state tutelate. Per questo ritengo di non dover intervenire per il ripristino di quelle risorse che hanno conservato ammontare e disponibilità.
      Approfitto per segnalare che nell'aprile del 2012 la quota parte di finanziamento di competenza del nostro Paese e destinata alla sezione italiana della nuova tratta Torino-Lione non era ancora disponibile, non era ancora iscritta nel bilancio dello Stato, non era ancora possibile ratificare il trattato internazionale con la Francia. Oggi posso assicurare che la dote assicurata dalla legge di stabilita 2013, disponibilità superiore a 2,9 miliardi di euro, ci consente di sottoporre a questo Parlamento, in accordo con il Ministro degli affari esteri, in tempi assolutamente brevi, il disegno di legge di ratifica del trattato.

      PRESIDENTE. Il deputato Vitelli ha facoltà di replicare.

      PAOLO VITELLI. Signor Presidente, signor Ministro, mi spiace sentire che non c’è l'intenzione di ripristinare la spesa a breve. Una delle conseguenze più immediate di questo provvedimento pubblicato ieri è che stanotte c’è stato un attacco quasi militare di un furgone con degli operai e c’è stato un ferito, questo potrebbe Pag. 15essere l'inizio di una ripresa dei fenomeni che chiamerei quasi terroristici che si verificano nella zona.
      La linea ferroviaria Torino-Lione è un'opera strategica per realizzare uno dei grandi collegamenti est-ovest, che attraversano l'Europa, in particolare il Corridoio 5. Conoscete tutte le problematiche che questa opera ha scatenato e continua a scatenare grandi polemiche, tanto perché non è perfettamente conosciuta la sua utilità strategica e l'impatto ambientale creato nei territori attraversati. Le attribuzioni di fondi compensativi ai comuni della zona sono determinanti per iniziare a trovare il consenso del territorio. I fondi erano stati assegnati per essere spesi già da quest'anno e per il triennio. I comuni hanno fatto affidamento su queste risorse per programmare opere pubbliche utili anche per dar fiato nel breve periodo all'industria edilizia locale che versa in condizioni prefallimentari. Il rinvio di questa spesa può apparire normale in circostanze normali, ma non nel momento cruciale dell'imminente decisione da prendere dell'avvio dei lavori dell'opera. Non è pensabile, infatti, di continuare a lavorare nei cantieri interessati sotto la protezione delle forze dell'ordine, numerosissime e costosissime per lo Stato, come adesso avviene.
      È probabilmente necessario anche rinforzarla, in conseguenza dell'avvenimento di stanotte. Confidiamo, quindi, che il Governo sappia in tempi rapidi dare le risposte che le comunità interessate attendono.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Informativa urgente del Governo sul tragico incidente verificatosi nel porto di Genova.

      PRESIDENTE. Passiamo ora, come già anticipato ai rappresentanti dei gruppi, allo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul tragico incidente verificatosi nel porto di Genova (Il Presidente si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo).
      Prima di dare la parola al Governo, desidero esprimere alle famiglie delle vittime, a nome mio personale e dell'intera Assemblea, la più affettuosa partecipazione al loro grande dolore.
      Ad essi va il nostro pensiero commosso e la nostra vicinanza, che si estende all'intera città di Genova. Al suo sindaco ho già fatto pervenire le più sentite espressioni di cordoglio a nome della Camera dei deputati.
      Chiedo all'Assemblea di osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime di questa tragedia (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi cui si associano i membri del Governo).
      Colleghi, sarebbe buona abitudine abbassare le suonerie dei cellulari (Applausi).
      Darò ora la parola al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Successivamente interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica per cinque minuti ciascuno. Uno specifico tempo è riservato alle componenti politiche nel gruppo misto. Non sono previsti interventi a titolo personale.

(Intervento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro Lupi.

      MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, innanzitutto mi permetta di dire che anche il Governo è vicino – come tutto il Parlamento – ai familiari di coloro che in questa tragedia hanno perso la vita e segue con la massima attenzione lo stato di salute dei feriti.
      A questo proposito – è un impegno anche morale che mi sono preso incontrando i famigliari delle vittime, e credo che su questo abbia l'accordo di tutto il Pag. 16Parlamento – vorrei ricordare che, allo stato, sono decedute sette persone. I nomi di queste sette persone sono: Morella Davide, Fratantonio Daniele, De Candussio Marco, Robazza Michele, Potenza Maurizio, Tusa Giuseppe, Basso Sergio. Risultano feriti: Pecchi Enea, Chiarlone Raffaele, Meo Giorgio, Russo Gabriele. Purtroppo, risultano ancora dispersi: Cetrola Francesco e Iacovello Giovanni.
      Mi sono recato personalmente a Genova, dopo aver sentito in tutta la notte il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro della difesa, e, dopo essere stato sul posto della tragedia con il prefetto di Genova, ho, insieme al sottosegretario Pinotti, presieduto una riunione operativa a cui hanno partecipato il prefetto di Genova, il sindaco di Genova, l'assessore ai trasporti della regione, il capo della direzione marittima del porto di Genova, il comandante generale delle capitanerie di porto, il presidente dell'autorità portuale ed il capo del Dipartimento trasporti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
      Alle ore 23 di ieri sera, nel corso della manovra di uscita dal porto di Genova, la nave porta container Jolly Nero, della società armatrice Messina, urtava la struttura portante della torre di controllo del traffico marittimo portuale, ove ha sede il sistema di controllo radar, gestito da personale del corpo delle capitanerie di porto, e la stazione radio della locale corporazione dei piloti del porto. L'urto ha causato il crollo della parte sommitale della struttura nello specchio acqueo antistante sulla banchina portuale, in prossimità della quale aveva sede la torre. Sulla base delle informazioni pervenute, al momento dell'incidente erano presenti nella torre di controllo 13 persone: 10 militari del corpo delle capitanerie di porto, un pilota, un operatore radio della locale corporazione piloti del porto ed un operatore radio della società affidataria del servizio di rimorchio portuale.
      A seguito delle operazioni di soccorso, immediatamente attivate, risultavano accertati, nelle prime fasi dei soccorsi, tre morti, tutti tra i militari del corpo della capitaneria di porto e della corporazione piloti del porto. Sulla base degli aggiornamenti successivamente pervenuti risultano, purtroppo, aver perso la vita anche altre due persone tra i militari della capitaneria di porto e il personale civile della corporazione piloti e della società di rimorchio portuale, con un bilancio che, al momento, è di sette deceduti, quattro feriti e due ancora dispersi.
      A seguito del crollo si sono interrotte le comunicazioni radio e telefoniche della direzione marittima di Genova, ove ha sede il centro regionale di coordinamento del soccorso, ruolo che, pertanto, è stato svolto avvalendosi degli apparati radio e di comunicazione della capitaneria di porto del porto di Savona, quale centro di coordinamento alternato. Nel corso della notte e per tutta la mattinata di oggi sono state proseguite le operazioni di ricerca dei dispersi, sia nello specchio acqueo portuale sia nell'area di banchina interessata dal crollo. Il dispositivo di soccorso ha visto l'impiego, oltre a due mezzi aerei della guardia costiera, di cinque mezzi nautici e degli operatori dei nuclei subacquei di Genova e Napoli della guardia costiera, mentre in banchina hanno operato, in stretto coordinamento sanitario del servizio, 118, Vigili del fuoco e forze dell'ordine.
      Il mercantile che ha causato il sinistro è stato posto sotto sequestro dall'autorità giudiziaria. Per l'accertamento della dinamica dell'accaduto e delle responsabilità correlate, oltre all'indagine penale è in corso anche un'inchiesta tecnica, condotta da esperti dell'organismo investigativo d'indagine sui sinistri marittimi che opera alle dirette dipendenze del titolare del Dicastero delle infrastrutture e dei trasporti.
      Quanto al mercantile che ha causato il crollo della struttura, si tratta di un porta container Jolly Nero che ieri sera era in manovra per uscire dal porto di Genova, diretto a Napoli per fare poi rotta verso una serie di scali portuali del nord Africa e del sud della Spagna. La nave fa parte della flotta della società armatrice Ignazio Pag. 17Messina, che ha sede a Genova, composta da 14 navi di proprietà e bandiera italiana, più alcune altre noleggiate, tutte specializzate nel settore della movimentazione di container. La Jolly Nero, realizzata nel 1975, ha una stazza lorda di 40.594 tonnellate ed una lunghezza di circa 240 metri. La parte poppiera presenta un'imponente sovrastruttura che ha impattato contro la torre di controllo. La torre di controllo, costruita e realizzata alla metà degli anni Novanta, era alta 50 metri ed ospitava la sala di controllo, alla quota di 40 metri, ed apparati di radiocomunicazione alla sommità.
      Essa si componeva di un fusto cilindrico in cui erano e sono inseriti i collegamenti verticali, ascensore, scala metallica di sicurezza, un vano tecnico e, nella parte più alta, una struttura di forma semicircolare su due livelli. Al suo interno era ubicata la zona operativa vera e propria, con al primo livello i locali e le apparecchiature di supporto e al secondo la strumentazione e gli apparati di comunicazione e controllo per effettuare le diverse operazioni di monitoraggio e gestione del traffico marittimo portuale. In particolare, la sala controllo era provvista di impianti radio VHF per l'ascolto simultaneo dei canali di soccorso e di quelli utilizzati per il traffico portuale, di impianti telex, fax, di una stazione meteoceanografica automatica e dei dispositivi per l'identificazione remota di tutti i veicoli commerciali AIS e per la copertura radio dell'intera area portuale. La struttura crollata era parte di un edificio articolato su due fabbricati distinti, realizzati in acqua su pali di fondazione e destinati ad alloggi per il personale del corpo delle capitanerie e dei servizi portuali. La disciplina locale delle operazioni di ingresso e di uscita delle navi è oggetto delle norme del codice della navigazione e delle ordinanze della locale autorità marittima.
      In particolare, si rileva che il servizio di pilotaggio per le unità mercantili della tipologia della nave coinvolta è obbligatorio, fermo restando che per il codice della navigazione il pilota a bordo assume il ruolo e le responsabilità di un consulente tecnico per la manovra, della quale è comunque, ed in ultima analisi, responsabile in via esclusiva il comandante della nave. Questi può tuttavia sempre provare che il sinistro è stato causato dalle errate indicazioni rese dal pilota. Quanto al servizio di rimorchio portuale, esso è facoltativo e la scelta è demandata al comandante della nave, anche in funzione delle condizioni meteorologiche al momento della manovra e sulla base del parere del pilota del porto una volta che questo sia salito a bordo.
      Nell'incidente occorso, benché risulti che due rimorchiatori operassero in ausilio alla manovra della nave Jolly Nero, alla quale erano collegati mediante appositi cavi di rimorchio, si deve ancora accertare se detti mezzi fossero solo disponibili sotto bordo o già collegati da cavi di rimorchio con la nave assistita. In base a quanto si è potuto apprendere nel corso della riunione di questa mattina dai soggetti rappresentativi delle diverse componenti delle attività marittime e portuali, non si è ovviamente ancora in grado di definire le cause del disastro. Non si possono però escludere allo stato diverse ragioni del sinistro. Tenete conto che le condizioni meteorologiche di ieri sera erano perfette, non c'era maltempo, non c'era vento, quindi erano le condizioni ottimali per poter svolgere in totale sicurezza le necessarie manovre.
      Le cause potrebbero essere: la prima, possibili avarie di propulsione della nave; la seconda, eventuali problemi ai cavi di trazione dei rimorchiatori, eventuali difetti di accosto e/o di velocità della manovra effettuata. Formulo comunque l'impegno di comunicare tempestivamente le conclusioni delle indagini amministrative in corso.
      Ancora una volta un doveroso e commosso pensiero va agli operatori dei servizi nautici portuali deceduti ed ai militari del Corpo delle capitanerie di porto, un corpo che oggi paga un tragico tributo Pag. 18umano nel quadro della missione che vede il personale della Guardia costiera ogni giorno impegnato nel salvare vite umane e nel garantire la sicurezza del trasporto marittimo e dei nostri porti. Un tema che ho voluto approfondire è stato anche in questa riunione quello relativo al ripristino delle attività del porto. A tale proposito, ho avuto assicurazione che già nel corso della mattinata sono state riprese le attività di movimentazione nell'ambito portuale. Inoltre, i contatti radio ed i controlli della sicurezza della navigazione sono garantiti dal porto di Savona attraverso l'apposito sistema VTS e nella mattinata di domani giungerà un'unità di 50 metri della capitaneria di porto che assicurerà ulteriori collegamenti radio. Infine, mi preme ricordare che nel 2012 il porto di Genova ha movimentato 6.600 navi, con circa 14 mila operazioni di manovra. Dal 2008 si sono attivati, per il miglioramento dell'intera infrastruttura portuale, banchine, dragaggi e così via, investimenti per circa 500 milioni di euro. Dalla stessa data non si era più verificato, come ribadito dal presidente dell'Autorità portuale, presente oggi all'incontro, alcun incidente.

Missioni.

      PRESIDENTE. Prima di passare agli interventi dei rappresentanti dei gruppi, vorrei dare la comunicazione sulle missioni.
      Comunico quindi che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Formisano, Franceschini, Lorenzin, Migliore, Orlando e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente diciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende lo svolgimento dell'informativa urgente.

(Interventi)

      PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
      Ha chiesto di parlare il deputato Basso. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

      LORENZO BASSO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ringrazio il Governo per avere informato immediatamente il Parlamento sul tragico incidente avvenuto ieri notte e per essere accorso sul posto per verificare l'incidente. La terribile tragedia che ha colpito il porto di Genova ci lascia sgomenti e addolorati per il pesante sacrificio, ancora una volta, pagato dai lavoratori.
      A nome dei deputati del Partito Democratico, e in particolare, mi sia permesso, dei colleghi liguri, esprimo il più profondo cordoglio ai familiari delle vittime e dei dispersi, ai feriti e a tutta la comunità portuale genovese. Vorrei ringraziare anche il Corpo dei vigili del fuoco e tutto il personale che si è mobilitato prontamente per prestare soccorso ai feriti, per la ricerca dei dispersi e per il doloroso recupero delle vittime.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 16,15).

      LORENZO BASSO. Per ogni genovese la torre di controllo del porto è un simbolo della città che lavora e che nel mare e nel porto fonda la sua economia e la sua storia. Sapere che questo simbolo è crollato, seppellendo proprio gli uomini che garantiscono ogni giorno la sicurezza delle operazioni portuali, è un'ulteriore e profonda ferita per tutta la comunità ligure.
      Il Ministro ci ha relazionato dettagliatamente su quanto avvenuto. Le condizioni meteo marine di ieri notte, come abbiamo ascoltato, erano perfette e la manovra che ha causato l'incidente viene svolta 14 mila Pag. 19volte all'anno, 40 volte al giorno, senza che si siano mai verificati gravi problemi.
      Nell'intero porto di Genova avvengono in media 14 incidenti navali all'anno, uno ogni mille transiti, ma solo ieri le conseguenze sono state tanto drammatiche. Perché ? Le cause di quanto è accaduto e i motivi che hanno portato a un tale inaccettabile sacrificio di vite vanno appurati il prima possibile. Nelle prossime ore, nei prossimi giorni, le inchieste distinte del Ministero e della magistratura ricostruiranno la dinamica degli eventi, stabilendo se si è trattato di un errore umano o di un guasto meccanico.
      Saranno quindi accertate le eventuali responsabilità o la natura fatale di un incidente che non ha però – lo voglio ricordare – precedenti nella storia portuale. Come oggi il Ministro si è già impegnato a fare, chiediamo fin da subito al Governo di informare il Parlamento anche sugli sviluppi dell'inchiesta. Questa tragedia è un colpo profondo al cuore stesso della città. Genova e il porto sono intimamente legati da una storia millenaria.
      Città e porto crescono insieme, lottano e soffrono insieme, come avviene oggi e come sarà domani, giornata di lutto e di riflessione; riflessione, però, che dobbiamo avviare prontamente anche in questa sede. Il lavoro portuale è un lavoro pericoloso: grandi carichi vengono movimentati sulle banchine e sul mare in tempi sempre minori. La sicurezza sul lavoro è una costante preoccupazione per chi opera in porto. Come i militari della Capitaneria di porto e il personale del Corpo piloti, tanto duramente colpiti oggi, tutti gli operatori portuali corrono ogni giorno i rischi di un lavoro duro, difficile e pericoloso.
      Per questo occorre indagare a fondo per capire le cause di ogni incidente e poter così incrementare sempre di più il livello di sicurezza navale e portuale, affinché simili disastri non debbano più ripetersi. Rivolgo, infine, un invito al Governo e alle istituzioni locali affinché non abbandonino le famiglie delle vittime, né una città e un porto già duramente provati dalla crisi. In questo frangente, l'impegno del Governo deve essere solerte e concreto. Anche da questo aspetto si vede la vicinanza delle istituzioni ai cittadini.
      Devono essere presto garantite risorse da investire nella sicurezza della navigazione e del lavoro portuale, che, dopo l'interruzione di questa mattina per solidarietà alle vittime, già oggi riprendono le loro attività per far viaggiare uomini e merci nel mondo, facendo di Genova uno dei motori dell'economia nazionale di questo Paese.
      Ferita nel suo cuore, la nostra città saprà mostrare alle famiglie delle vittime e ai suoi lavoratori la solidarietà e la vicinanza dell'intera comunità, cui, ancora una volta, desidero unirmi personalmente e a nome del gruppo del Partito Democratico (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Michele Dell'Orco. Ne ha facoltà. Ha 5 minuti.

      MICHELE DELL'ORCO. Il Movimento 5 Stelle si unisce al cordoglio dei parenti delle vittime e saremo al loro fianco affinché venga fatta luce il prima possibile sull'accaduto. Attendiamo che le indagini della magistratura facciano il loro corso e che si ricostruisca con più certezza l'andamento dei fatti, per capire se si è trattato di un errore umano o di avaria, ma non possiamo esimerci dal segnalare che riteniamo sia fuori luogo il primo commento delle autorità competenti che hanno dichiarato «Quella nave non doveva essere lì !», quasi ad escludere a priori ogni tipo di responsabilità. Il Gruppo Messina, tra l'altro, ha parlato di usuale manovra di uscita dal porto nel previsto bacino di evoluzione. Ma non è comunque il momento delle polemiche e ci auguriamo che questo grave incidente serva a far luce su alcuni aspetti che riguardano la navigazione e la gestione dei porti.
      Le autorità, secondo la legge 28 gennaio 1994 n.  84 sul riordino della legislazione in materia portuale, hanno anche compito di indirizzo, programmazione e coordinamento, promozione e controllo delle operazioni portuali, con poteri di regolamentazione Pag. 20e di ordinanza anche in riferimento alla sicurezza rispetto ai rischi di incidenti e alle condizioni di igiene del lavoro. Dato che a breve avremo in scadenza i mandati dei presidenti delle autorità portuali di La Spezia, Piombino e Augusta, e che è in procinto di essere avviata la authority dei trasporti, come MoVimento 5 Stelle pensiamo sia di primaria importanza aprire un largo dibattito e approfondimento sull'attività svolta dalle varie authority competenti, sull'efficacia della loro organizzazione e capire se non sia eventualmente il caso di rivederne la struttura affinché svolgano nel miglior modo possibile anche il loro ruolo di prevenzione incidenti.
      D'altronde, la possibilità di potenziare l'economia di un Paese, è legata senz'altro alla capacità di consolidare il binomio «trasporto e sicurezza», cercando di sfruttare le potenzialità derivanti dal contesto organizzativo, normativo e tecnologico. Allo stesso tempo, è necessario garantire la protezione ai lavoratori portuali che operano in un contesto complesso e pericoloso, dove spesso si riscontrano infortuni vari, ma anche, nei casi più gravi, decessi. Infatti il porto è ormai al terzo posto nei primati statistici degli infortuni sul lavoro nel nostro Paese, dopo le costruzioni e la metallurgia.
      Infine sarebbe necessario riflettere sulla necessità di intervenire in materia di navigazione, rafforzando e adeguando i provvedimenti legislativi contro i rischi nelle manovre di entrata e uscita delle navi dai porti. La morte di tanti lavoratori portuali è una notizia che ha segnato tragicamente la prima giornata di lavoro della Commissione trasporti della Camera e proprio pensando a loro e alle loro famiglie raddoppieremo il nostro lavoro sui temi della sicurezza, perché tali tragedie non accadano più. (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sandro Biasotti. Ne ha facoltà. 5 minuti.

      SANDRO BIASOTTI. Grazie Presidente. Esprimo a nome del Popolo della Libertà il nostro più profondo cordoglio per i lavoratori vittime della disgrazia di stanotte a Genova, e la nostra più grande solidarietà alle loro famiglie, con l'augurio che gli ultimi dispersi possano essere salvati e che i feriti possano al più presto guarire.
      È una tragedia che colpisce tutta l'Italia e in modo particolare la mia città, Genova, e il suo grande porto. E se mi è permesso un attimo parlare di me, io in questo porto ho lavorato tutta la vita, già prima vi lavorava mio padre, e quindi conosco probabilmente anche qualcuna delle vittime e soprattutto conosco bene la situazione del porto.
      Siamo grati anche noi a lei, Signor Ministro, per la sua sensibilità e per essersi subito recato a Genova per dimostrare la vicinanza del Governo e la ringrazio anche per le puntuali comunicazioni che oggi ci ha fornito e dalle quali si desume certamente delle avarie che saranno accertate, ma una grandissima fatalità. Per chi non conosce il porto di Genova, in quella zona in cui la nave poteva sbattere per i motivi che accerteranno, è tutta una banchina deserta. Lì ci sono due chilometri di banchine deserte in cui le navi fanno retromarcia, e la sfortuna è stata che essa è andata a colpire solo quei 20 metri in cui c'era la palazzina della Capitaneria del porto. Per tutto il resto si trattava di banchine deserte.
      La magistratura accerterà – e anche il Ministero – le eventuali responsabilità o corresponsabilità, ma io credo doveroso esprimere la mia vicinanza al gruppo Messina, ai 1.200 dipendenti – oltre il 95 per cento italiani – e anche agli armatori, che ho sentito diverse volte questa mattina e che ho sentito disperati, conoscendoli personalmente come persone serie e di grande esperienza, la terza generazione di Pag. 21armatori italiani – ormai sono mosche bianche – e sensibili ai problemi della sicurezza.
      Vorrei evitare polemiche, come mi sembra non ve ne siano, però lei ha rimarcato un aspetto che io vorrei ancora rimarcare. Le navi escono dal porto di Genova e quelle navi lì sono navi medio-piccole: 230 metri è una nave medio-piccola, poco più grande di un traghetto della Tirrenia. Fate conto che le navi delle crociere sono cinque volte più grandi. Questa è una nave che porta 500 container, ma le navi portacontainer ne portano 8 mila, 10 mila, 12 mila e adesso 18 mila. Quindi per l'armatore – e lo conosco anche per la sua sensibilità – è obbligatorio prendere il pilotaggio, ma non obbligatorio prendere due rimorchiatori, che lui ha preso. Questo è un fatto che io tengo a rimarcare.
      Le indagini faranno luce, però io subito approfitto della sua sensibilità per chiedere al Governo di tornare ad investire sui porti, cosa che non hanno fatto gli ultimi due Governi. Negli anni precedenti, ai porti venivano assegnati dai 400 ai 600 milioni l'anno, in questi ultimi anni briciole. Gli investimenti servono anche per la sicurezza. Io non so se si poteva evitare questa tragedia, però – per dare un esempio anche ai colleghi – il porto di Genova è fatto a pettine, ovvero i moli sono fatti a pettine. Il terminal di Messina è l'ultimo a sinistra. Per chi conosce Genova da una parte c’è l'aeroporto, dall'altra parte c’è il salone nautico. Il porto è in lungo. Il terminal di Messina – perché oltre ad essere armatore è anche proprietario del terminal – è l'ultimo a sinistra. Il porto ha due uscite. Nell'uscita di sinistra, praticamente vicino al terminal di Messina, non ci si può transitare, perché bisogna fare il dragage.

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      SANDRO BIASOTTI. Quindi, la nave ha dovuto fare tutto il porto, con una manovra ad U, durante la quale poi ha urtato, per poter uscire.
      Quindi, gli investimenti sono necessari, oltre per questo motivo, signor Ministro, anche per dare importanza e sviluppo alla nostra portualità. Noi non possiamo puntare forse ancora sull'industria, ma possiamo puntare sulla logistica. Il nostro è un Paese che ha una piattaforma formidabile e, quindi, io credo che su questo dovremo ancora discutere, ma soprattutto investire (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Vitelli. Ne ha facoltà.

      PAOLO VITELLI. Signor Presidente, il gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia è vicino al dolore delle famiglie delle vittime, ai feriti, ai lavoratori della nave e del porto ed alla città di Genova per l'incidente avvenuto la scorsa notte nel porto, quando la motonave Jolly Nero, di bandiera italiana, mentre era impegnata nella manovra di uscita dal porto di Genova, ha urtato la torre di controllo, dove è anche ubicata la sala operativa della Guardia costiera, causando il cedimento della struttura.
      Anche io conosco il porto di Genova e voglio sottolineare la casualità estrema di questo evento. Le condizioni meteorologiche erano perfette. Come ha richiamato il Ministro, sono 7 mila i movimenti di navi in entrata e uscita nel porto di Genova. Sulla nave c'era la presenza contemporanea del pilota e del comandante, quindi la doppia sicurezza. La manovra è avvenuta nel bacino naturale, dove avvengono tutte le evoluzioni di direzione, in quanto le navi sono costrette, per le ragioni che ha richiamato l'onorevole Biasotti, a fare un'uscita a marcia indietro. Infine, circostanza dolorosa e straordinaria, nella torre di controllo c'era il doppio delle persone, perché era in corso il cambio di guardia e, invece di cinque persone, in quel momento ne erano presenti dieci.
      Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti la causa risiederebbe in un'avaria del motore o, più probabilmente, dell'apparato di inversione del motore, che avrebbe determinato una propulsione imprecisa, impedendo una corretta gestione del natante da parte dei due rimorchiatori agganciati alla nave, provocando forse la rottura di un cavo di un rimorchiatore.Pag. 22
      Sembrerebbe anzi che la nave sia andata sulla banchina con le eliche in funzione, quindi con l'apparato propulsivo che ha aumentato l'impatto tragico della massa enorme della nave sulla banchina di cemento. Ovviamente l'esame del Voyager data recorder (VDR) della Jolly Nero da parte della procura stabilirà cosa sia accaduto esattamente nei minuti che hanno preceduto il disastro, ma possiamo dire che si è trattato purtroppo di un evento imponderabile, di un tragico sinistro verificatosi nel corso di una delle 14 mila manovre che ogni anno si svolgono nel bacino di evoluzione, assistite da rimorchiatori e con piloti a bordo.
      Un incidente che ha dell'incredibile, di cui dovranno essere sicuramente accertate causa e responsabilità, ma il porto di Genova, che ha già ripreso l'attività – e anche questo è motivo di grande encomio per l'organizzazione del porto – è un porto sicuro, un porto che secondo i dati dell'European Sea Port Organisation ha registrato una crescita maggiore degli altri scali europei, e non è un caso che il leader mondiale del settore dei trasporti container, come la danese Maersk, abbia scelto come porto di ingresso per l'Italia, senza per questo trascurare il tema della sicurezza della navigazione e in generale della sicurezza del lavoro, proprio il porto di Genova.
      Rinnovo, a nome di tutti i deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia, i sentimenti di vicinanza e cordoglio ai familiari delle vittime (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Quaranta. Ne ha facoltà.

      STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi deputati, siamo scioccati e sgomenti. Il primo pensiero va alle famiglie delle vittime a cui a nome del gruppo di SEL esprimiamo il nostro cordoglio. Siamo vicini a tutta la comunità portuale, alla fatica e alla passione di chi svolge un lavoro duro e difficile e un ringraziamento naturalmente a tutti coloro che si sono attivati per garantire un soccorso immediato. La nave container Jolly Nero del gruppo Messina durante una manovra, come si diceva, ha urtato la torre di controllo. Andranno accertate le responsabilità. Chiediamo di essere informati tempestivamente. Nei tanti, troppi incidenti nei porti, mai si ricorda un simile caso. Si può toccare una banchina durante una manovra. Mai è stata coinvolta una struttura di queste dimensioni e così importante come la torre di controllo, di fatto la centrale operativa che regola il traffico e, quindi, il cuore del porto. Siamo al di là dell'incidente sul lavoro, come è del tutto evidente.
      Al di là delle responsabilità, questa strage ci richiama al tema della sicurezza sul lavoro e su quello portuale in particolare, evitando che in un momento di crisi economica si consideri il tema della sicurezza come un orpello, come spesso ci ricordano i sindacati del settore. L'economia portuale dà molto al Paese in termini di ricchezza e occupazione e spesso riceve poco come attenzione delle istituzioni. In questo senso la presenza del Ministro e la risposta tempestiva credo siano apprezzabili.
      Il sindaco di Genova ha proclamato il lutto cittadino per la giornata di domani. La vicinanza delle istituzioni alle famiglie e una risposta immediata, volta al buon funzionamento del porto e alle sue sicurezze, sono assolutamente fondamentali, sono lo risposte che la città si attende.
      Infine, il porto non è solo economia, occupazione, merci ma è anche cultura, è anche apertura verso il mondo, per questo la ferita è più grande e più dolorosa e la mia città si aspetta risposte immediate e contiamo che queste arrivino presto (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Fava. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, non è mai banale unirsi al cordoglio in questa situazione rispetto alle famiglie e alle vittime di questo tragico evento. Quello che a volte però, signor Ministro, rischia di risultare banale, ai limiti dello stucchevole, Pag. 23è il dibattito che segue nelle sedi non competenti. Il gruppo della Lega Nord, che ovviamente dichiara la propria vicinanza alle famiglie delle vittime e ai lavoratori del porto di Genova in generale, si sottrae, in questa fase, dall'entrare nel merito di un dibattito sulle responsabilità. Altre sono le strutture competenti e altri sono i soggetti che dovranno far luce su quali siano le responsabilità e quali siano i diretti responsabili di questa sciagura che ha colpito Genova e il nord del Paese.
      Noi però vorremmo approfittare di questa situazione – ahinoi, non lieta, purtroppo – per entrare nel merito del dibattito che sta intorno al tema delle infrastrutture e delle infrastrutture portuali più in generale. Giusti i richiami dei colleghi al fatto che servono momenti come questi per cominciare a ragionare di sicurezza, di rilancio, di sviluppo. Io però credo che, al contrario, sarebbe anche giusto che questo avvenisse non inseguendo sempre e sistematicamente le tragedie, non inseguendo sempre e sistematicamente le emergenze. Questo è un Paese che ha bisogno di programmazione territoriale, questo è un Paese che ha bisogno di programmazione sul versante infrastrutturale, questo è un Paese che ha la necessità di stabilire quali siano le cosiddette priorità. E in questi anni, purtroppo, abbiamo assistito ad uno stillicidio di iniziative sul territorio che molto spesso venivano individuate come prioritarie nei singoli casi e nei singoli territori specifici ma che non avevano e non davano la sensazione di avere una visione di insieme. Noi dobbiamo chiederci una volta per tutte quale sia la possibilità che il nostro torni ad essere quello che è sempre stato nella storia, cioè un territorio che ospita, dal punto di vista infrastrutturale, la logistica del bacino mediterraneo nei confronti dell'Europa.
      Per farlo serve una profonda riflessione che parte sì da una consapevolezza del fatto che le risorse sono quello che sono, ma serve anche una certa progettualità che fino ad oggi non c’è stata. Noi abbiamo inseguito a tratti la logica dei primi lotti delle opere pubbliche in questi anni, e la logica dei finanziamenti che molto spesso erano di finanza derivata. Ci arrivavano finanziamenti di tipo comunitario e il giorno dopo sceglievamo come investirli. Credo che sia giunto il momento di cominciare a ragionare al contrario, di cominciare a pensare a come questi investimenti debbono essere programmati nel tempo e dove andare a reperire successivamente le risorse, ammesso e non concesso che ci siano oggettive difficoltà nel trovare un riscontro materiale e concreto e nel dare corso alla progettualità stessa. Quindi, io credo che sia necessario un ripensamento generale da parte di un Governo che è all'inizio del suo mandato: Governo che noi abbiamo scelto di non sostenere, ma a cui nemmeno contrapporci in modo netto. È un Governo che ha necessità oggi di porsi dei quesiti e di darci delle risposte.
      Qualche idea ce l'abbiamo, però, signor Ministro; lei che è uomo che conosce bene quella parte di territorio, si ricordi che sul tema delle infrastrutture si gioca molto dello sviluppo del Paese. E le infrastrutture non devono essere sempre e sistematicamente solo viste come forma, da un lato, di interessi precisi e precipui di determinate parti del mondo delle imprese e, dall'altro, in assoluto e totale contrasto con quelli che sono i principi della tutela del territorio.
      Scegliamo le priorità. Stabiliamo quali siano queste. Dateci una politica industriale che abbia una prospettiva di medio e lungo periodo. Non viviamo di emergenze, non inseguiamo le emergenze. Questo è un limite al quale purtroppo siamo stati abituati a lungo e al quale crediamo che, al di là della precarietà dal punto di vista squisitamente politico che ha accompagnato la nascita di questo Governo, possa al contrario essere l'occasione e l'opportunità, visto che avete anche una maggioranza ampia della quale non ci sottrarremo ad essere parte integrante, se fosse necessario, qualora si cominciassero a fare veramente delle scelte che vanno nell'interesse dei territori che le reclamano, della sicurezza dei lavoratori, dello sviluppo e della prosperità di quelle aree Pag. 24e di quelle zone che in questo momento stanno soffrendo oltre misura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Nomina dei componenti del Comitato per la legislazione e sua costituzione.

      PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, in data 8 maggio 2013, ha chiamato a far parte del Comitato per la legislazione, ai sensi dell'articolo 16-bis, comma 1, del Regolamento, i deputati Renato Balduzzi, Francesca Businarolo, Salvatore Cicu, Marilena Fabbri, Aniello Formisano, Andrea Giorgis, Gianluca Pini, Arcangelo Sannicandro, Marcello Taglialatela, Tancredi Turco.
      Per il primo turno di presidenza, ai sensi del comma 2 del medesimo articolo e secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 16 ottobre 2001, è stato chiamato alle funzioni di presidente il deputato Cicu; le funzioni di vicepresidente sono svolte dal deputato Taglialatela (che sarà presidente per il turno successivo); quelle di segretario dalla deputata Businarolo.

Integrazione dell'ufficio di Presidenza della Giunta delle elezioni.

      PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella ripresa serale della seduta di martedì 7 maggio, ha proceduto ad integrare il proprio ufficio di presidenza con l'elezione a vicepresidente del deputato Alessandro Pagano e a segretario del deputato Maurizio Bianconi.

Integrazione della costituzione di una Commissione permanente.

      PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la IV Commissione permanente (Difesa) ha proceduto alla elezione del deputato Paolo Bernini a segretario.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento di sindacato ispettivo (ore 16,40).

      LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      LUIGI GALLO. Signor Presidente, gentili colleghi, come sicuramente tutti sapete, nella giornata di ieri, durante una manifestazione studentesca, ci sono stati degli episodi di repressione. La polizia ha caricato anche un giornalista, a Napoli, che era lì a svolgere il suo lavoro, a documentare la protesta. Sono preoccupato. Vorrei che il Ministro degli esteri Alfano venisse a riferire in Aula rispetto a questi specifici episodi e, in generale, sulle direttive da attuare nella gestione dell'ordine pubblico affinché siano consentite le normali espressioni di dissenso democratico, tutelate dalla nostra Costituzione, anche in considerazione della comprensibile tensione sociale in conseguenza della grave condizione economica e sociale che attraversa il nostro Paese.

      PRESIDENTE. Credo si riferisse al Ministro dell'interno, Alfano. È presente la sottosegretaria per i rapporti con il Parlamento che sicuramente prenderà nota della sua richiesta. Io riferirò alla Presidente.

      EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      EMANUELE FIANO. Signor Presidente, nei giorni scorsi la collega Cimbro, del Partito Democratico, ha presentato un'interrogazione a risposta scritta al Ministro dell'interno Alfano circa la presenza nella città di Bollate di una sede del movimento Skinhouse, un'organizzazione neofascista che fa parte del circuito Hammerskin, che è un'organizzazione neonazista conosciuta Pag. 25da tutte le nostre forze di polizia, alcuni dei cui militanti sono stati condannati per reati molto gravi, che appartiene ad una rete internazionale neonazista. Nel sito americano degli Hammerskin la prima dicitura è che appartiene al circuito del potere bianco. Un'organizzazione suprematista, che afferma la supremazia della razza bianca, violenta, che professa la violenza.
      In questa interrogazione, la collega Cimbro chiedeva al Ministro se non ritenesse e se non ritenga urgente intervenire per verificare se sussistano le condizioni perché tale sede di questa organizzazione, notoriamente neofascista, rimanga aperta in quella città. A seguito di questa interrogazione, un sedicente capo di questa sede locale di tale organizzazione ha rilasciato un'intervista presso un'edizione locale di un giornale nazionale e, riferendosi anche alla collega Cimbro, ha dichiarato che – uso i termini letterali che sono stati utilizzati in questa intervista – «l'unica ad avere paura di loro è Eleonora Cimbro». Segnalo questo caso, intanto perché Eleonora Cimbro non deve avere paura proprio di niente, perché non è sola (Applausi) e noi tutti che sediamo in questi banchi del Parlamento italiano continueremo a condannare ogni forma di discriminazione razziale, di teoria della supremazia della razza bianca, di violenza, di antisemitismo, di razzismo, di discriminazione in ragione del genere o del credo o della fede o del colore della pelle. In secondo luogo, vorrei segnalare alla Presidenza della Camera questo articolo, perché venga segnalato alle autorità preposte perché venga controllato e, in terzo luogo, mi auguro che il Ministro possa darci presto urgentemente risposta a questa interrogazione. E tutta la mia solidarietà alla collega Cimbro deputata del Partito Democratico (Applausi).

      PRESIDENTE. Ovviamente io farò presente alla Presidente la sua richiesta; è presente in Aula la sottosegretaria per i rapporti con il Parlamento e, quindi, prenderà nota sicuramente della sua richiesta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Martedì 14 maggio 2013, alle 10:

      ore 10 (con votazioni a partire dalle ore 15)

      Discussione del disegno di legge:
          Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n.  35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali (C. 676).

      La seduta termina alle 16,45.

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