XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 15 di martedì 14 maggio 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

      La seduta comincia alle 10.

      ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 aprile 2013.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Bray, Brunetta, Carrozza, Casero, Cirielli, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Fassina, Gregorio Fontana, Formisano, Franceschini, Alberto Giorgetti, Kyenge, Letta, Lorenzin, Lupi, Merlo, Migliore, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Rigoni, Santelli e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 10,05).

      PRESIDENTE. Invito la deputata segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

      ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge:
      FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
          misure per il risanamento ambientale dei terreni inquinati della regione Campania, anche per contrastare la diffusione delle malattie tumorali (1) – alla VIII Commissione (Ambiente);
          controlli sulle modalità di affidamento dei servizi di riscossione dei tributi e interventi per contrastare il fenomeno delle cartelle esattoriali inesatte o irregolari (2) – alla VI Commissione (Finanze);
          norme per contrastare gli aumenti delle tariffe elettriche e del gas (3) – alla X Commissione (Attività produttive);
          misure a tutela delle persone anziane sole (4) – alla XII Commissione (Affari sociali);
      LORENZO COMPAGNO, da Vigonovo (Venezia), chiede nuove norme in materia di affidamento dei minori alle madri in caso di separazione dei genitori (5) – alla II Commissione (Giustizia);
      MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede la revoca con effetto retroattivo dei vitalizi dei consiglieri regionali della regione Lazio (6)alla I Commissione (Affari costituzionali);
      VALENTINA VALENTI, da Roma, chiede norme per il riconoscimento dello status di grande invalido alle persone tetraplegiche (7) – alla XII Commissione (Affari sociali);Pag. 2
      MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede misure per incentivare la partecipazione al voto da parte dei cittadini (8) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
      MICHELE VECCHIONE, da Alatri (Frosinone), chiede:
          norme per la riduzione del numero delle province e per l'accorpamento dei comuni con popolazione inferiore ai diecimila abitanti (9) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          l'incremento dell'importo degli assegni di invalidità (10) – alla XII Commissione (Affari sociali);
      CARLO TASCIOTTI, da Roma, chiede la tempestiva approvazione di norme in materia di istituzione di uffici di statistica presso le amministrazioni e gli enti pubblici (11) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
      SALVATORE FRESTA, da Palermo, chiede l'introduzione di un limite al numero dei mandati parlamentari, la riduzione del trattamento economico dei parlamentari, l'incandidabilità dei condannati e la riforma della legge elettorale, per rafforzare il rapporto tra cittadini ed eletti (12) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
      GIUSEPPE BATTIATO, da Augusta (Siracusa), chiede nuove norme in materia di fondo patrimoniale del coltivatore diretto e del piccolo imprenditore agricolo (13) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
      GAETANO GIOACCHINO SALVATORE LECCE, da Catania, chiede nuove norme in materia di inquadramento e avanzamento del personale della Guardia di finanza (14) – alla IV Commissione (Difesa);
      MICHELA GUADAGNINI, da Pistoia, e altri cittadini chiedono la tempestiva approvazione di disposizioni in favore delle persone affette da sindrome da talidomide (15) – alla XII Commissione (Affari sociali);
      EMILIO MANAÒ, da Rimini, chiede:
          il riordino dell'assetto istituzionale della Repubblica, con la creazione della Camera del popolo e del Senato delle regioni, nonché la selezione delle candidature alle elezioni politiche tramite lo svolgimento di elezioni primarie (16) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          l'istituzione di una zona franca nel comune di Rimini (17) – alla VI Commissione (Finanze);
      ANDREA POGGI, da Carmignano (Prato), chiede modifiche al sistema di calcolo delle percentuali di voto, affinché si faccia riferimento agli aventi diritto al voto invece che ai votanti (18) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
      ELVIO GALLO, da Milano, chiede modifiche al codice penale e altre norme per l'attuazione delle norme della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo in materia di tutela degli elementi costitutivi dell'identità del minore (19) – alla II Commissione (Giustizia);
      ANTONIO SPENA, da Napoli, chiede modifiche alla legge n.  40 del 2004 per permettere ai ricercatori l'utilizzo di cellule staminali umane coltivate in laboratori italiani (20) – alla XII Commissione (Affari sociali);
      PAOLO GAROFALO, da Enna, e altri cittadini chiedono modifiche ai vincoli del patto di stabilità per gli enti locali (21) – alla V Commissione (Bilancio);
      LUCA PALA, da Roma, chiede il riordino dell'assetto istituzionale della Repubblica (22) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
      GIUSEPPE CATANZARO, da Tricesimo (Udine), chiede interventi diversi per il superamento della crisi economico-finanziaria del Paese, senza gravare sui cittadini (23) – alla V Commissione (Bilancio);
      MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI, da Roma, chiede la soppressione o la radicale modifica dell'articolo 2 del decreto-legge n.  24 del 2013 (atto Camera n.  734), recante disposizioni transitorie in Pag. 3materia di autorizzazione a trattamenti con medicinali per terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali (24) – alla XII Commissione (Affari sociali).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n.  35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali (A.C. 676-A) (ore 10,10).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n.  676-A: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n.  35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 676-A)

      PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
      Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
      Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
      Ha facoltà di svolgere la relazione il relatore, deputato Marco Causi.

      MARCO CAUSI, Relatore. Signor Presidente, nell'introdurre i lavori di questa giornata, voglio ricordare l'importanza macroeconomica del decreto-legge che l'Aula si appresta ad approvare: è, di fatto, la prima manovra di segno espansivo che diamo all'economia italiana, al sistema economico italiano, negli ultimi anni. È una manovra che inietterà 40 miliardi di euro tramite il pagamento dei debiti commerciali e, quindi, degli arretrati delle pubbliche amministrazioni nei confronti del sistema delle imprese. Si tratta di 40 miliardi di euro così suddivisi: 20 miliardi di euro nel 2013 e 20 miliardi di euro nel 2014 e, come vedremo, anche con la possibilità di ulteriori ampliamenti di questa manovra. Questa manovra di segno espansivo deriva da alcuni spazi che si sono aperti nell'impianto delle politiche di coordinamento dei bilanci dell'Unione Europea, anche se non possiamo dimenticare alcuni elementi critici: prima di tutto che questa apertura, e la manovra relativa agli arretrati di pagamento della pubbliche amministrazioni, forse, avrebbe potuto venire prima anche per il nostro Paese, come prima è venuta, ad esempio, per la Spagna.
      Il secondo elemento critico è che si tratta comunque, ancora, fino ad adesso, di una apertura limitata, lo ricordiamo, a quei pagamenti che incidono per quanto riguarda la parte corrente soltanto sulla dimensione finanziaria dell'indebitamento netto, ma non su quella economica; quindi, questi pagamenti, per quanto riguarda quelli di parte corrente, non vanno a incidere sull'indebitamento netto poiché, essendo i bilanci di parte corrente fatti con il criterio della competenza economica, se ne dovrebbe essere già tenuto conto e, comunque, secondo i criteri contabili dell'Unione Europea se ne è già tenuto conto negli anni passati.
      Un'incidenza, invece, c’è sull'indebitamento netto per quanto riguarda i pagamenti degli arretrati relativi alle spese in conto capitale: essendo contabilizzate per cassa, anche quando si paga un arretrato questo va a incidere sull'indebitamento netto; e su questo, come ci ricorderemo tutti, in quest'Aula abbiamo approvato un aggiornamento dei quadri finanziari, un aggiornamento del DEF che poi abbiamo validato anche con il nuovo e provvisorio DEF che amplia la possibilità di arrivare, Pag. 4per quanto riguarda l'indebitamento netto, dal 2,4 per cento al 2,9 per cento nel 2014 e, quindi, apre uno spazio di mezzo punto di PIL appunto per i pagamenti in conto capitale.
      Un terzo elemento critico, naturalmente, è che non bisogna neanche sovrastimare l'impatto di questa manovra; come ci ricorderemo, quando abbiamo approvato in quest'Aula l'aggiornamento del DEF per fare entrare i 40 miliardi di euro abbiamo valutato alcuni elementi critici, tra cui una certa sovrastima dell'impatto. L'impatto sicuramente sarà positivo, ma non bisogna esagerare.
      Tuttavia questo impatto potrebbe ancora aumentare se, oltre a questi 40 miliardi di euro che ora con questi procedimenti andiamo a pagare, da parte delle pubbliche amministrazioni si riuscisse ad ampliare il plafond di questi pagamenti. Sappiamo per certo che l'ammontare dei crediti vantati dal sistema delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni è superiore a 40 miliardi di euro; anche se c’è incertezza sull'effettivo ammontare, sappiamo che già con i meccanismi attivati da questo decreto-legge le domande da parte degli enti locali per avere le anticipazioni e per lo sblocco del patto di stabilità per procedere poi ai pagamenti sono già oggi superiori al plafond offerto almeno per l'anno in corso, per il 2013, e quindi ci sono numerosi segnali che può essere sensato e utile aprire anche una fase due, andare oltre questi 40 miliardi di euro.
      Nel decreto-legge, voglio dirle, signor Presidente, grazie anche al lavoro della Commissione speciale e della Commissione bilancio, è stato approvato, in Commissione in sede referente, un emendamento che inizia a dare i criteri, gli indirizzi ed i paletti per una «fase due», quindi per ulteriori pagamenti che non abbiano, però, in questo caso, impatto sul debito pubblico, ma che avvengono, invece, tramite un circuito di operazioni finanziarie; un po’ come è successo anche in Spagna.
      Il problema italiano di un eccesso di pagamenti pregressi «incagliati» delle pubbliche amministrazioni ha una doppia origine. La prima origine deriva dal fatto che da molti anni i nostri enti pubblici, in particolare gli enti locali, sono soggetti a forti limiti finanziari tramite il Patto di stabilità interno. Quindi, molti enti locali hanno accumulato delle riserve di cassa e, quindi, pur avendo soldi in cassa non hanno potuto spenderli per i limiti del Patto di stabilità interno.
      Il secondo motivo da cui ha origine questo problema italiano è il fatto che in Italia abbiamo ancora un criterio di competenza giuridica che presiede alla redazione dei bilanci delle pubbliche amministrazioni, piuttosto che, invece, un criterio di competenza economico di cassa, come avviene nel resto dei Paesi europei. Questo lo voglio ricordare perché saremmo ipocriti se dicessimo che, grazie a questo decreto, risolveremo in modo strutturale il problema dei ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni; non basterà neanche il semplice recepimento delle nuove direttive comunitarie che impongono dei limiti temporali ai pagamenti.
      Il vero modo strutturale per risolvere definitivamente il problema è quello di applicare integralmente le previsioni della legge n.  196 del 2009, di contabilità e finanza pubblica, e le stesse previsioni della legge n.  42 del 2009, sul federalismo fiscale, e andare velocemente all'attuazione di quanto previsto in quelle leggi, cioè ad una contabilità pubblica che sia, da un lato, armonizzata, e quindi con medesimi criteri fra Stato, regioni ed enti locali, e, dall'altro lato, che vada verso un criterio di cassa. C’è una sperimentazione in corso e credo che noi dovremmo insistere con il Governo, nei prossimi mesi, affinché questa sperimentazione venga conclusa e, sulla base degli effetti della sperimentazione del bilancio di cassa già fatta su un campione di comuni, di province e di regioni, si vada velocemente all'istituzione definitiva del bilancio di cassa.
      Il decreto apre, quindi, due canali per finanziare gli enti locali e le amministrazioni pubbliche, affinché esse, poi, a loro volta, paghino i loro debiti commerciali. Un canale è lo sblocco del Patto di stabilità Pag. 5interno, che funziona a vantaggio degli enti che hanno già la liquidità. Va detto che già oggi, in base alle domande di sblocco pervenute alla piattaforma centrale del Ministero dell'economia, gli enti locali hanno chiesto uno sblocco pari a circa 3 miliardi e mezzo di euro. Non è poco, anche perché è già superiore al plafond che era previsto per l'anno in corso, ma voglio sottolineare che è un po’ inferiore alle cifre che nella discussione pubblica erano state poste nei mesi passati. L'ANCI, in particolare, ci ha sempre ricordato che i comuni avrebbero «in pancia» una liquidità di 8-9 miliardi di euro, ma solo 3 e mezzo ne sono emersi. Su questa distanza fra il dato sempre definito dall'ANCI e l'effettiva emersione di domanda occorrerà fare una riflessione per capire da cosa dipenda questa discrasia.
      Il secondo canale, accanto quindi allo sblocco del Patto di stabilità interno, è quello di anticipare agli enti che non hanno disponibilità di cassa le risorse per procedere ai pagamenti. Queste anticipazioni verranno fatte dallo Stato e dalla Cassa depositi e prestiti, ed è importante ricordarsi il meccanismo di queste anticipazioni, perché, come dice la parola, sono anticipazioni, che poi gli enti beneficiari dovranno restituire nel corso del tempo con adeguati piani di ammortamento. Questo è un punto molto importante, anche interessante, dell'ingegneria finanziaria del decreto, perché è vero che, da un lato, il Tesoro della Repubblica garantirà questo flusso iniziale di anticipazioni anche tramite un'emissione aggiuntiva di titoli pubblici – fino a 40 miliardi di euro e poi sarà necessario farlo per 40 miliardi meno le disponibilità liquide già esistenti nelle casse delle gli enti locali –, ma poi, le regioni, le province, i comuni, gli enti locali beneficiari di queste anticipazioni dovranno restituirle.
      Questo è un punto importante perché la restituzione permetterà, da un lato, a poco a poco nel tempo, di riassorbire l'aumento di debito pubblico che è stato necessario all'inizio dell'operazione, e dall'altro lato, quindi di rendere questa operazione un'operazione che, nel lungo periodo, ha un minore impatto sul debito pubblico di quanto non ne abbia invece ovviamente all'inizio.
      Questo punto è importante perché molti hanno notato, non a torto, che un'operazione di pagamento dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni così finanziato con l'aiuto dello Stato va alla fine a dare un beneficio aggiuntivo, un beneficio maggiore, agli enti che hanno accumulato troppi debiti; e molto spesso dietro l'accumulazione di tanti debiti ci sono anche elementi di gestione finanziaria dell'ente che non sono abbastanza virtuosi. Questo è un meccanismo, come detto, che avvantaggia di più, beneficia di più gli enti meno virtuosi rispetto agli enti più virtuosi. E, tuttavia, però, va ricordato sempre che, per come è costruita l'ingegneria finanziaria del provvedimento, la restituzione dell'anticipazione è a carico di quegli enti. Pertanto, è vero che l'ente molto indebitato sarà particolarmente avvantaggiato da questo provvedimento, ma è anche vero che quell'ente dovrà ricavare per anni lo spazio nei suoi bilanci per ripagare, tramite ammortamento, ciò che ha avuto come anticipazione. Quindi, alla fine, il costo è a carico degli enti e non a carico dello Stato.
      Nel corso dell'esame in sede referente, per aggiungere un elemento ulteriore, grazie ad un emendamento dei relatori che è stato accolto dal Governo e votato dalla Commissione, si è anche proceduto ad estendere la tipologia dei debiti commerciali che potranno essere pagati, rispetto anche ad alcune tipologie di crediti che, pur essendo giuridicamente collocate come obbligo di pagamento, entro il 31 dicembre del 2012, vengono però perfezionate dal punto di vista giuridico durante il 2013. Ciò permetterà anche ad alcuni enti, chiamiamoli così, più virtuosi, che hanno accumulato in passato pochi debiti commerciali, di partecipare al riparto di questo periodo di pagamenti anche con pagamenti da effettuare durante il 2013.
      Questi due elementi riequilibrano, a mio modo di vedere e a modo di vedere della Commissione, questa possibile critica Pag. 6di un provvedimento che avvantaggia gli enti che si sono in particolare molto indebitati.
      Vi è un ultimo punto, poi passerò la parola al mio collega, onorevole Bernardo, che è appena arrivato. Dico un'ultima cosa sulla questione delle coperture di questo provvedimento. È chiaro che questo provvedimento ha bisogno di una copertura per finanziare l'aumento della spesa per interessi. Infatti, come ho spiegato poco fa, l'aumento del debito pubblico comporterà l'aumento della spesa per interessi almeno fino a quando gli enti a cui sono state date le anticipazioni a poco a poco non ridaranno i soldi allo Stato per il riacquisto, per il fondo di ammortamento del debito pubblico.
      L'aumento della spesa per interessi è cifrato all'incirca in 550-570 milioni di euro e a copertura di questo aumento c’è un meccanismo che va ricordato. Infatti, questo è un Paese un po’ strano: ricordo che noi stiamo facendo una manovra che immette nell'economia 40 miliardi di euro (quindi non una cosa da niente), e poi la discussione pubblica è molto interessata a come finanziamo l'uno per mille, perché quando parliamo per esempio di sigarette elettroniche parliamo di 40 milioni, quindi meno dell'uno per mille di questi 40 miliardi.
      Allora, chiariamo bene gli aspetti di copertura. I 550 milioni di euro di maggiore interesse vengono coperti, nel 2014, in modo automatico dall'impatto stesso di questo provvedimento: come tutti sanno dentro le fatture che verranno pagate c’è anche un'IVA che verrà pagata e, quindi, una parte di questi 40 miliardi ritornerà allo Stato sotto forma di IVA. Se volessimo fare un conto teorico – il Governo su questo è stato giustamente molto prudente – dato che l'IVA media in Italia è pari a un 14 per cento, il 14 per cento di 40 miliardi fa più di 5 miliardi; se guardiamo i primi 20 miliardi, il 14 per cento di 20 miliardi fa un po’ meno di 3 miliardi, quasi 3 miliardi; e se anche adottassimo l'IVA dell'edilizia (che è al 10 per cento), il 10 per cento di 20 miliardi farebbe 2 miliardi.
      Il Governo prudentemente stima che l'incremento di IVA che deriverà dal fatto stesso che queste fatture, che non sarebbero state pagate, verranno pagate, è di 550 milioni, e quindi copre pressoché integralmente le esigenze di copertura per il 2014.
      Dal 2015 in poi, invece, scatta una copertura legata sostanzialmente a rimodulazioni e a riduzioni di spesa. Queste riduzioni di spesa sono state modificate durante l'esame in sede referente in V Commissione (bilancio), escludendo tagli di spesa nel settore istruzione e in tutto il settore trasversale fra i vari Ministeri della ricerca e dello sviluppo, quindi istruzione, università, ricerca e sviluppo, che non vengono ridotti; mentre poi per quanto riguarda il 2014 il Governo, per estremo atto di prudenza, ha deciso di accantonare queste stesse riduzioni di spesa, che però nel 2014 scatteranno soltanto se non verrà realizzato l'incremento dell'IVA.
      I veri tagli e le vere riduzioni partono quindi dal 2015; esse partiranno dal 2014 se e solo se non dovesse aumentare l'IVA connessa a queste fatture. Dato però che l'aumento dell'IVA connesso al pagamento di queste fatture è «cifrato» in modo molto prudenziale, credo che potremo con una certa serenità dire a tutti quelli che ci parlano in queste ore, che abbiamo tempo fino al 2015 per verificare tali coperture, per verificare i tagli di spesa e per augurarci che, se questo provvedimento, insieme ad altri, riuscirà ad avere un effetto di shock e a far ripartire la nostra economia, probabilmente i tendenziali di finanza pubblica al 2013 saranno un pò meno difficili di quanto non siano oggi, e potremo vedere quindi questa riduzione di spesa in un modo più sereno.
      Abbiamo infine accolto come emendamento dei relatori – ne parlerà poi più in dettaglio l'onorevole Bernardo – un importante accordo che giovedì scorso è stato raggiunto nell'ambito della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. Un accordo in cui regioni, province e comuni insieme allo Stato hanno modificato quello che si chiama il loro patto di stabilità Pag. 7verticale, e quindi il modo in cui all'interno di ciascun territorio regionale la regione e gli enti locali che fanno parte di quel territorio si ridistribuiscono gli spazi finanziari in modo da avere una gestione più efficiente degli spazi finanziari possibili nel patto di stabilità, e di avere quindi anche degli spazi in più di spesa, in particolare di spesa sia corrente che per investimenti. Questa sistemazione del patto di stabilità verticale è stata molto importante per acquisire il consenso delle regioni, delle province e dei comuni sull'intero impianto del provvedimento, ma naturalmente determina anche in questo caso un pochino più di spesa locale, e con le attuali coperture, un pochino meno di spesa centrale; quindi la riallocazione di spesa fra centro e periferia, in questo caso di appena 15 milioni di euro nel 2014 e 70 milioni di euro del 2015.
      Le coperture di questo ultimo «pezzetto» di manovra, il Governo, insieme ai relatori, le hanno dovute trovare un po’ in emergenza durante il week end, perché era importante politicamente accettare l'accordo con le regioni. Si tratta però di coperture provvisorie: il Governo già in Commissione (ma invito il Governo a ribadire tale elemento anche in Aula) ha preso l'impegno che le coperture relative a questi 15 e 70 milioni di euro, che incidono su alcuni capitoli anche sensibili di spesa pubblica centrale come ad esempio la cooperazione allo sviluppo, rimangano coperture provvisorie che saranno rivalutate e ridefinite da questo momento alla prossima legge di stabilità (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore Bernardo.

      MAURIZIO BERNARDO, Relatore. Signor Presidente, ringrazio i membri del Governo e i colleghi. Prima di cominciare a fare alcune considerazioni (e ho ascoltato l'amico e collega Causi), vorrei inoltre ringraziare coloro che hanno lavorato all'interno prima della Commissione speciale e poi successivamente della V Commissione (bilancio). Devo dire che sono poi gli stessi protagonisti: come il presidente Boccia sa, e sanno i colleghi che hanno vissuto una stagione, come ha ricordato lo stesso presidente della Commissione bilancio ieri, che è capitata in un momento storico di questo inizio di legislatura che forse non ha precedenti, perché credo che ricorderemo tutti come è nata la Commissione speciale sia in questo ramo del Parlamento che nell'altro, quello che è stato fatto all'interno di quel gruppo di lavoro su un argomento così delicato, e quello che poi noi abbiamo portato avanti, avendo lasciato direi buona parte della metà delle cose da approfondire su un decreto-legge così tanto atteso dal mondo delle imprese.
      Come sappiamo, poi è cambiato, ovviamente, in corso d'opera, il relatore, che è andato a ricoprire posizioni importanti anche all'interno del Governo. Causi ed io ci siamo trovati ad affrontare un testo, direi, per certi aspetti complesso, ma, dall'altro lato, devo riconoscere anche l'impegno che i rappresentanti delle diverse formazioni ci hanno messo, sia nell'epoca in cui abbiamo lavorato come espressione e membri della Commissione speciale, sia, poi, successivamente, come membri della V Commissione (Bilancio).
      Infatti, credo che il metodo che ci siamo dati rispetto a delle risposte di cui il Paese ha avuto e ha bisogno per un rilancio vero dell'economia reale, si sia tradotto in quello che noi abbiamo prodotto, apportando anche contributi che io ritengo importanti, avendo approvato emendamenti che provenivano anche da rappresentanti di formazioni diverse rispetto a quelle che sostengono il Governo, perché fosse un testo ulteriormente migliorativo, e avendo avuto, io credo, indistintamente, la capacità di ascoltare il sistema produttivo, il sistema delle banche, il sistema degli enti locali.
      Qui, oggi, quello che andiamo a realizzare, in un momento come è quello che anche il nostro Paese vive, il fatto stesso che si sia deciso di approvare e di cambiare la calendarizzazione rispetto al Documento di economia e finanza che ha preceduto l'approvazione di questo testo, aveva ed ha un significato preciso rispetto a degli appuntamenti e a degli impegni che Pag. 8ci siamo assunti con l'Europa, rispetto al momento che riguarda la chiusura della procedura di infrazione – noi guardiamo, ovviamente, con interesse a che questo si verifichi nel migliore dei modi – nei confronti del nostro Paese, riconoscendo, ovviamente, meriti a coloro che ci hanno portato e ci portano alla chiusura di tale procedura, allo stesso tempo dovendo rispettare quei parametri che abbiamo concordato in un tempo che sembra a noi distante, oggi, rispetto a quello che viviamo, e che, probabilmente, porterà – ma si tratta del futuro, per quanto prossimo, e certamente non è questo il momento – a rivedere quella che è la posizione del nostro Paese con i nostri partner, capendo se i parametri sono oggi adeguati e idonei rispetto alla crisi, che ha una dimensione di livello internazionale, e, a quel punto, immaginare anche percorsi differenti.
      Venendo al decreto-legge n.  35 del 2013, a quello che è più comunemente conosciuto come il decreto che riguarda il pagamento dei debiti che la pubblica amministrazione ha nei riguardi delle imprese, cominciamo questa legislatura con un provvedimento che dà più che una boccata di ossigeno alle imprese, per il fatto che si prevede che nel corso di questi due anni, 2013 e 2014, vengano assegnate risorse per quell'importo che veniva ricordato prima, pari a 40 miliardi di euro, e per quello che poi significa il generare uno stimolo alla crescita, che non si esaurisce in questi 40 miliardi, che non si esaurisce in quello che accade, probabilmente, per la prima volta nella storia del nostro Paese, andando a pretendere il pagamento dei debiti che l'amministrazione pubblica ha nei riguardi nelle imprese, a parte il tema della certificazione, e quindi i passaggi procedurali e burocratici.
      Si va a comprendere quale sia la dimensione e quali siano le esigenze che questo Paese ha per un rilancio reale e lo si identifica in quello che è emerso nel corso delle audizioni e in quello che noi abbiamo voluto fare nostro attraverso degli emendamenti, e questo ci consente di avere oggi una base di partenza certamente diversa rispetto al passato, perché comunque la dimensione dei debiti, la cui necessaria definizione per il Paese deve essere chiara, è quella che è emersa nel corso di queste settimane.
      Qualcuno ha dato dimensioni diverse. Questi 40 miliardi non sono sufficienti. Certamente anche noi ci rendiamo conto che è un primo passo rispetto ad una risposta giusta, legittima, necessaria. Però, che cosa significa immettere nel sistema economico e produttivo queste risorse, che cosa significa per l'occupazione, nel rapporto rimodulato col mondo del credito, nell'avere agevolato quel rapporto tra sistema del credito e impresa ?
      Certo, meriti importanti vanno riconosciuti alla Banca centrale europea, come ho avuto modo di ribadire anche nel corso del commento che noi abbiamo fatto nell'approvare quel Documento di economia e finanza che risultava elaborato e prodotto dal Governo precedente, con esigenze nuove rispetto a quello che è il prossimo futuro, come ricordavo prima, rispetto all'esigenza che noi abbiamo di costruire un momento nuovo di incontro tra gli enti locali, la semplificazione che noi abbiamo voluto ricercare nell'approvare emendamenti proposti da più forze politiche. Noi avevamo, da una parte, l'esigenza di semplificare la vita alle amministrazioni locali, di non arrivare a sanzionare in maniera così rigida delle responsabilità che noi abbiamo avuto modo purtroppo di verificare in stagioni diverse, ma che oggi portano a scelte comunque differenti rispetto al passato nell'assumersi tutti quanti delle responsabilità, all'interno degli enti locali, dei comuni, delle province, delle regioni. Il fatto stesso che si sia ampliata la platea dei soggetti erogatori, coinvolgendo anche le comunità montane, coinvolgendo anche gli ATO, per certe tipologie di attività industriali, per quello che riguarda anche le cosiddette società in house, che non vengono richiamate in maniera così chiara, ma che contemplano anche questi aspetti, e poi quello che tutti quanti conosciamo rispetto anche ai crediti che vantano le imprese nel sistema sociosanitario, sanitario in particolare. Conosciamo le tempistiche a cui questo Paese Pag. 9si è abituato. La crisi che si è venuta a produrre nel corso di questi anni, di questi mesi, che ha una dimensione che va al di là dei confini nazionali – come tutti quanti sappiamo se affrontiamo le cose con il giusto sguardo – ha riguardato questo aspetto in particolare, perché il tema della salute, il tema delle aziende che operano in questo settore, che hanno una presenza capillare sulla e nella dimensione nazionale, hanno portato a dare queste risposte.
      Quando abbiamo avuto modo di incontrare i sistemi produttivi, le categorie, anche gli ordini professionali, questi ci hanno dato degli spunti importanti per modificare un testo che potesse semplificare, come dicevo, e come diceva appunto anche l'altro collega relatore, la vita nel rapporto tra imprese e pubblica amministrazione, in quella parte che viene richiamata spesso relativa alla documentazione necessaria alla certificazione dei crediti in un aspetto che noi riteniamo importante – e questo devo anche riconoscere al Governo, come i giusti stimoli che, io credo, i singoli parlamentari hanno dato, trovando omogeneità anche nelle intenzioni – rispetto alle compensazioni. Sappiamo come questo testo era partito all'inizio e come è arrivato qui in Aula. Quello che poi significhi arrivare a compensare da una parte i crediti commerciali e dall'altra i debiti fiscali, tributari, riconoscendo anche una dimensione che non riguardi soltanto il rapporto con l'amministrazione finanziaria in una dimensione di Paese, in una dimensione nazionale, perché non dimentichiamo – ma lo sanno i colleghi che più da vicino hanno seguito questo provvedimento – che, inizialmente, la direzione era di riconoscere nell'ambito della compensazione solo il rapporto con le imprese a taglio nazionale, a taglio statale, invece in questo siamo riusciti a coinvolgere anche gli enti locali. Ed è, credo, un risultato davvero importante.
      Penso per un attimo anche a temi complessi quali il pro soluto, il pro solvendo, il rapporto con il sistema delle banche, con il factoring, nel semplificare un approccio diverso. Perché se attraverso questo provvedimento cambia un sistema che ha ulteriormente cose che ci portano a dire che dovranno cambiare, è una base di partenza importante, perché cambia un metodo di lavoro tra il cittadino e la pubblica amministrazione, tra la voglia di intrapresa nel nostro Paese e nel generare nuova occupazione. Forse – e questo caso riguarda le forze più giovani dal punto di vista politico – si immaginava che potessimo utilizzare questo testo per mettere tutto quello che normalmente si compie all'interno di una legislatura che duri, ma gli stimoli che sono venuti saranno, credo, frutto di momenti in cui noi ci troveremo a confrontarci su argomenti che sembrava dovessero sfiorare a distanza le esigenze delle imprese e certamente poi, credo, forse, sarà anche un po’ una sorpresa trovare uniformità su delle scelte che andremo a fare. In questo momento noi dovevamo dare una risposta, offrire alle imprese, al rilancio del nostro Paese, con questo provvedimento così tanto atteso, una semplicità di accesso a risorse che aspettavano da alcuni anni, perché poi sappiamo bene che ci sarà un momento di stimolo continuo, di sollecitazione nei confronti delle pubbliche amministrazioni per decisioni prese a livello di direttive europee dal 2013 in poi, e quale dovrà essere il lasso temporale entro il quale le imprese dovranno essere pagate.
      Ecco perché io esprimo francamente soddisfazione su un testo che in buona sostanza abbiamo condiviso, nel cogliere anche quanto la stampa riportava, quello che abbiamo voluto anche mettere in risalto. Prima il collega faceva riferimento ai temi che riguardano il Patto di stabilità, sottolineando una differenza che è sostanziale, ma che abbiamo voluto anche affrontare da un'ottica diversa a favore delle imprese, tra i comuni virtuosi e quelli non virtuosi, capendo quelli che saranno gli strumenti finanziari a cui potremo ricorrere. Sappiamo che avremmo voluto anche intravedere nel testo qualcosa che fosse anche più chiaro nel ricorso – lo dico un po’ sottovoce – a Cassa depositi e prestiti, ma capiamo il momento, capiamo quella che è l'esigenza primaria del Paese in Pag. 10questo momento rispetto a scadenze temporali che riguardano noi nei confronti dell'Europa, dove però noi chiediamo a noi stessi e al Governo di svolgere un ruolo da protagonisti.
      Allora io credo che occorre dar conto della portata di questo provvedimento, che genera risorse per una parte, e dall'altra un rilancio dell'economia reale che va al di là di quelle che sarebbero le risorse necessarie in un momento come questo, perché i dati che sono arrivati dalla Banca d'Italia e dagli organismi che si occupano di politica economica a livello anche internazionale, in cui l'Italia svolge un ruolo importante, hanno messo in risalto quale sia la dimensione che andrebbe restituita e valutata nella giusta misura da parte delle imprese.
      Ecco perché i vari aspetti che noi abbiamo toccato, dalle semplificazioni, dalla platea più ampia, dall'esigenza che abbiamo di fare velocemente, di prevedere delle scadenze temporali – ravvicinate per un verso, ma dall'altro dilatate, in modo che potesse essere consentito sia a chi eroga sia a chi deve attingere a risorse che sono proprie e la cui risposta non è arrivata nel corso del tempo – ci hanno portato a questo testo.
      Concludo dicendo che l'auspicio, a me sembra, guardando fuori dall'Aula della Camera, dalle Aule parlamentari, è che noi abbiamo la necessità che questo testo venga approvato il più velocemente possibile. Certo, l'auspicio sarebbe che anche questa sera terminasse un percorso, al di là della scadenza che questo provvedimento ha nei primi giorni di giugno e, quindi, il dovere spostarsi nell'altro ramo del Parlamento.
      Se è vero che questo decreto nasceva per dare una risposta alle imprese, io credo che importanti risultati li abbiamo ottenuti, ne potremmo ottenere degli altri. Concludo davvero dicendo una cosa: chi ha avuto modo di amministrare all'interno del Paese, negli enti locali, svolgendo quindi delle funzioni importanti per l'economia complessiva del sistema Paese, sa bene che alcune modifiche che abbiamo apportato, che portano e ci trascinano anche ad una visione culturale diversa da parte delle amministrazioni pubbliche, aprono una stagione nuova da cui noi partiamo rispetto a provvedimenti di cui si dovrà dotare il Parlamento, in particolar modo per dare risposte ai cittadini italiani, ai nostri concittadini e alle imprese, seguendo questo modello e portando questi risultati per una crescita che sia reale (Applausi).

      PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica. È iscritto a parlare l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

      MARCO RONDINI. Signor Presidente, ammettete che al momento non esistono dati certi sull'ammontare dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese. Come ha rilevato la Banca d'Italia, la scarsa efficacia dei provvedimenti sin qui adottati è riconducibile alla complessità delle procedure operative con riferimento alla certificazione, alla rilevanza dei casi di esenzione (regioni sottoposte a piano di rientro ed enti locali commissariati) e, inoltre, alla mancanza di sanzioni per le amministrazioni inadempienti.
      Alcuni aspetti, oggi, sembra che siano stati superati dal provvedimento in esame e, come Lega Nord, non possiamo che guardare con favore alla ratio del provvedimento in esame: l'obiettivo sacrosanto di porre fine alla scandalosa situazione per cui il nostro sistema pubblico, a tutti i suoi livelli, non salda i propri debiti verso i fornitori. Le motivazioni per cui ciò avviene sono molteplici, lo abbiamo più volte ricordato: non solo la oggettiva mancanza di copertura finanziaria, ma da un lato, un sistema di spesa da parte di alcune amministrazioni che non è stato corretto alla luce delle disponibilità di bilancio, dall'altro, una concezione assurda della declinazione del Patto di stabilità tale da impedire anche agli enti virtuosi che avevano disponibilità di cassa di effettuare i pagamenti.
      Condivisibile nell'obiettivo, il provvedimento presentato ha, però, ai nostri occhi limiti gravi, sia sulla portata finanziaria, Pag. 11che sulla tempistica, che sulla metodologia complessa per la certificazione e il pagamento dei debiti. Soprattutto ci si è affidati a una macchina burocratica pubblica di cui tutti stigmatizzato l'inerzia e la tendenza alla scarsa assunzione di responsabilità.
      Abbiamo, tuttavia, partecipato attivamente e propositivamente all'esame del provvedimento, prima in seno alla Commissione speciale, che è stata costituita tempestivamente per affrontare e risolvere, nei limiti del possibile, la situazione dei creditori dello Stato, nonostante l’impasse sulla formazione del Governo, e riconosciamo che alcuni contributi positivi, veicolati anche dai nostri rappresentanti in Commissione, suggeriti dai comuni e dalle regioni, sono stati accolti dal Governo.
      Un sistema di dialogo, a nostro avviso, tutto sommato positivo, che ha avuto luogo anche in Conferenza unificata e che ci auguriamo costituisca un metodo anche per i prossimi provvedimenti, in particolare sul tema del Patto di stabilità interno, che richiede una riforma urgente e profonda al fine di prevenire il continuo accumularsi di ulteriori debiti senza possibilità di uscire da questa spirale negativa. È un tema sul quale ci aspettiamo un impegno serio dal Governo, senza il quale gli enti locali e territoriali, soprattutto alcuni particolarmente virtuosi e bene amministrati, non possono svolgere un ruolo di incentivo e di facilitazione della ripresa economica. Ruolo che potrebbero e vorrebbero svolgere mentre si ritrovano loro malgrado a diventare punto di intoppo e di aggravamento della crisi, laddove i loro fornitori non possono essere pagati e si ritrovano a chiudere e a licenziare non per debiti ma per crediti, un assurdo economico che si verifica solo nel nostro Paese.
      Da parte mia desidero, però, richiamare l'attenzione dell'Aula, accanto ad altri aspetti certamente interessanti ma autorevolmente già approfonditi da altri colleghi, sulle disposizioni contenute nell'articolo 3; in particolare, quella dedicata alle misure per accelerare i pagamenti dei debiti cumulati dagli enti del Servizio sanitario nazionale.
      La disposizione in esame intende rendere stringente l'utilizzo delle quote regionali di finanziamento del Servizio sanitario nazionale ricevute dalle regioni per il pagamento dei fornitori di beni e servizi in ambito sanitario. Infatti, le quote del finanziamento statale del Servizio sanitario nazionale ripartite tra le regioni e regolarmente incassate dallo Stato stanziate nel bilancio regionale, frequentemente non vengono erogate dalle regioni agli enti del proprio Servizio sanitario regionale, finendo per essere utilizzate per finalità extrasanitarie. L'elemento più sorprendente è che occorra un decreto urgente per stabilire una questione che dovrebbe essere invece assiomatica: si impone semplicemente che le quote statali e regionali di finanziamento del Servizio sanitario nazionale siano effettivamente utilizzate per il pagamento dei fornitori di beni e servizi in ambito sanitario. Se occorre una simile norma, è evidente che l'intero sistema di finanziamento del Servizio sanitario nazionale ha più di una lacuna e il solo pensiero che sia pacifico che questi fondi vengano dispersi senza arrivare alla loro naturale destinazione è vergognoso, tenuto conto della delicatezza del settore di cui stiamo parlando.
      Ho chiesto in forma ufficiosa ai servizi competenti di avere un riscontro puntuale, suddiviso per regioni, di come fosse avvenuta questa, chiamiamola così, dispersione di fondi. Pare che una simile contabilità, che evidenzia il comportamento di ogni singola regione, sia di difficile reperimento. Mi dispiace allora due volte, perché questo decreto, accanto alle misure per la certificazione e mappatura di tutti i crediti, avrebbe potuto creare le condizioni anche per accertare dove e perché i fondi destinati al Servizio sanitario nazionale non siano stati impiegati correttamente e magari capire dove siano finiti. Non mi sembra un elemento di dettaglio, a maggior ragione nel momento in cui si chiede di pagare l'arretrato per ripartire con un nuovo metodo, che assicuri per il Pag. 12futuro il puntuale pagamento dei debiti. Senza evidenziare, analizzare e riconoscere le storture fin qui operate, temo sia difficile, al di là delle buone intenzioni, ottenere risultati diversi per il futuro, salvo continuare ad immettere nel sistema nuovi fondi per colmare i vuoti finanziari lasciati in precedenza.
      Spero, invece, che vada a buon fine la previsione del decreto in esame che punta a realizzare finalmente una ricognizione dei debiti esistenti in capo alle regioni entro il 15 di settembre, pur in assenza di un quadro certo di sanzioni in caso di mancato adempimento.
      Il punto essenziale è comunque un altro: questo decreto è nato certamente per rispondere in tempi brevi ad una vera e propria emergenza, con fondi limitati rispetto al reale fabbisogno, e con una procedura ancora macchinosa e complessa, ma siamo sempre fermi, rinchiusi in un circolo vizioso che non potrà porre basi migliori per il pagamento dei debiti, soprattutto sanitari, da qui in avanti, perché manca il vero salto di qualità, una rivoluzione mentale e culturale che faccia imperniare il sistema non sul meccanismo fornitura-pagamento debito-ripianamento, senza controllo e senza alcun meccanismo premiante per gli enti virtuosi, e nessun disincentivo vero per chi amministra male i fondi e la salute dei cittadini.
      La vera svolta si chiama «meccanismo dei costi e fabbisogni standard»: è ormai condiviso da tutti, anche da chi all'inizio ha irriso all'impianto federalista voluto fortemente dalla Lega. Nell'esame di questo provvedimento, sia nelle Commissioni consultive sia nella Commissione bilancio, è stato un continuo richiamo al meccanismo dei costi standard, che sono ad uno stato avanzato di messa a punto sulla base dei decreti legislativi di attuazione della legge n.  42 del 2009 e che potrebbero essere già oggi applicati, se non vi fosse stata la colpevole battuta d'arresto di un anno di Governo tecnico, che ha voluto cancellare l'idea stessa di federalismo, senza capire che essa sola è la risposta ad una finanza pubblica che, a dispetto di reiterati annunci di riduzione dei costi e di spending review, ben poco ha prodotto dal punto di vista dei risultati.
      Concludendo, da noi si dice «Piutost che nient l'e mei piutost», ma in questo caso lo dobbiamo dire con riserva, con grande riserva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rughetti. Ne ha facoltà.

      ANGELO RUGHETTI. Signor Presidente, vorrei iniziare questo breve intervento ringraziando i relatori per il lavoro svolto, prima in Commissione speciale e, poi, in Commissione bilancio, i presidenti Giorgetti e Boccia e tutti i componenti delle due Commissioni che hanno lavorato a questo provvedimento perché quello con cui si è lavorato è uno spirito molto costruttivo, di collaborazione che ha messo un po’ da parte le polemiche sterili e ci ha consentito di privilegiare gli interessi generali. Alla fine, il testo che ne è scaturito è, a mio avviso, un testo migliore rispetto a quello che è entrato. Come già detto dai relatori, il decreto-legge n.  35 del 2013 è un decreto importante perché segna un significativo passo in avanti. L'immissione di 40 miliardi di euro di liquidità nel sistema economico ed imprenditoriale avrà sicuramente degli effetti diretti sull'economia reale, come è stato anche già contabilizzato nel DEF, che quest'Aula ha approvato con la risoluzione di maggioranza la scorsa settimana.
      Nonostante questo sforzo, però, sappiamo tutti che questo provvedimento non è sufficiente a risolvere i tanti problemi che abbiamo davanti. Tutti sappiamo che, per invertire la direzione in cui ci sta portando il piano inclinato dell'austerità, ci vogliono misure forti e strutturali. Quando il precedente Governo presentò questo provvedimento, noi dicemmo che era il benvenuto, ma che forse giungeva in ritardo.
      Infatti, nei mesi precedenti, più parti (associazioni rappresentative degli enti locali e associazioni degli imprenditori) richiesero Pag. 13e sollecitarono il Governo per consentire di smaltire i cosiddetti residui passivi che le pubbliche amministrazioni avevano «in pancia», specificando che il pagamento di questi debiti, essendo un una tantum, non avrebbe avuto effetti negativi strutturali sul deficit. Purtroppo queste richieste non furono ascoltate.
      Spero che con questo decreto si cambi anche il metodo di governo dei processi di finanza pubblica riconoscendo il giusto peso ed il giusto valore a tutte le amministrazioni dello Stato e a tutti i livelli di governo della Repubblica. Per troppi anni abbiamo assistito ad un'eccessiva prevalenza di un'amministrazione sulle altre che ha finito per divenire l'unico luogo decisionale e che ha, di fatto, riscritto la Costituzione materiale di questo Paese. Penso che sia giunto il momento per cambiare e per innovare e questo Parlamento nuovo ne è l'occasione. Inoltre, senza mortificare il ruolo di nessuno, né voler prevaricare e senza voler rispolverare «politiche allegre» nella gestione dei conti pubblici, penso che sia giusto ristabilire un equilibrato rapporto fra amministrazioni e fra livelli di governo, fra il Parlamento e il Governo. Non sarebbero più accettabili diktat ed imposizioni che non riconoscano il ruolo fondamentale del Parlamento.
      Come abbiamo detto, questo provvedimento ha il pregio di rimettere in moto, anche se lentamente, la macchina degli investimenti pubblici e lo fa soprattutto grazie a due accordi interistituzionali, siglati tra Stato e città da un lato e fra Stato e regioni dall'altro, accordi che sono stati inseriti nel decreto durante la discussione grazie a due emendamenti proposti dai relatori con il parere favorevole del Governo.
      Con il primo accordo, già siglato la scorsa settimana, fra ANCI e Governo stesso, vengono finalizzati 5 miliardi di euro, appostati nel decreto, per i pagamenti dei comuni e delle province e viene di fatto prodotto un alleggerimento del Patto di stabilità interno almeno per una serie di comuni virtuosi che avrà, lo speriamo, effetti sulla capacità delle istituzioni di riattivare la spesa in conto capitale; una spesa che negli ultimi anni è stata falcidiata a causa delle regole del Patto di stabilità, che mediamente si è ridotta del 30 per cento e che in alcune amministrazioni è arrivata fino ad una riduzione del 50 per cento. Il Patto fra Stato e regioni, anch'esso siglato la scorsa settimana in Conferenza Stato-regioni, oltre a sbloccare gli 8 miliardi di euro appostati dal decreto per le regioni, consentirà, attraverso il Patto di stabilità verticale, di dare nuovi spazi finanziari ai comuni che potranno avere così potenzialmente ulteriori benefici.
      Penso che su questo tema, sul tema del Patto di stabilità interno, bisognerà fare di più. Abbiamo l'occasione anche in quest'Aula di correggere la norma come è stata approvata in Commissione bilancio sul tema del Patto di stabilità verticale e andrà, penso, da qui in poi, aperto un cantiere per la riforma del Patto di stabilità interno soprattutto per ciò che riguarda i comuni più piccoli che sono veramente messi nell'impossibilità di poter applicare quelle regole. L'approvazione di questi due accordi interistituzionali e la storia per la spesa per investimenti di questo Paese rende evidente che se si vuol far ripartire l'economia occorre puntare sui territori. Penso che non si crei lavoro e fatturato scrivendo norme dentro stanze dei Ministeri, ma serve un pieno coinvolgimento delle città e delle regioni, un nuovo patto per la Repubblica che metta al centro le politiche per investimento.
      Tutti i Paesi nostri competitor, non a caso, hanno puntato sulle città e sullo sviluppo dei distretti urbani, attraverso una politica di specializzazione delle missioni e con l'individuazione di risorse pubbliche e private congrue e certe. In attesa che l'Europa arrivi alla golden rule, l'Italia potrà cominciare ad andare verso questa direzione attraverso l'individuazione di un piano di sviluppo interistituzionale, che metta insieme idee, progetti e risorse, e li trasformi in un vero e proprio progetto-Paese di crescita e di sviluppo.
      Le nostre città sono indietro e perdono terreno rispetto alle capitali europee e Pag. 14mondiali nel trasporto locale, nel turismo, nell'accesso ai servizi e ai beni pubblici. Nell'innovazione non siamo competitivi. Mentre in Italia si discute, Obama ha firmato un nuovo memorandum act sull’open data dedicato all'amministrazione e alla politica, che avrà effetti sull'economia reale. Abbiamo bisogno di riqualificare la nostra spesa e di riqualificare le nostre città. Ad esempio, se investissimo in un piano di illuminazione a basso consumo, avremmo delle spese di investimento nel breve periodo da finanziare, ma a regime risparmieremmo spese correnti e avremmo città intelligenti e più sicure.
      Investire sui territori e consentire ai comuni di riattivare la spesa per investimenti vuol dire mettere in moto 8 mila macchine su tutto il territorio nazionale. L'effetto distributivo è importantissimo ed il moltiplicatore economico sarebbe molto alto: vorrebbe dire far lavorare migliaia di imprese, di artigiani e di professionisti, che, ad esempio, non verrebbero coinvolti se si scegliesse di investire sulle grandi infrastrutture. Per fare questo occorre rivedere le regole del Patto di stabilità, come dicevo prima, che devono diventare regole premianti per quegli enti che spendono bene, secondo costi standard definiti, e che realizzano politiche per investimenti: enti che oggi, invece, sono penalizzati dalle regole attuali.
      Questo decreto-legge, a mio avviso, su due temi poteva fare di più: il primo tema riguarda l'accesso al credito per le imprese. Io penso che sia una vera emergenza nazionale, ma forse la politica non lo gestisce ancora come tale. Io penso che questa del credito sia una sorta di vertenza di lavoro nazionale e, come tutte le vertenze in caso di stato di crisi, lo Stato deve fare da mediatore tra gli ostacoli esistenti e la domanda che viene dalle aziende. Non possiamo limitarci a denunciare il fenomeno in modo più o meno fermo. Su questo versante il Governo potrebbe verificare se ci sono le condizioni per fare di più, per chiamare gli istituti di credito e per capire nel dettaglio e nel concreto quali politiche possano essere realizzate e quali strumenti utilizzare. In Europa e soprattutto negli USA sono stati sperimentati nuovi sistemi di finanziamento privato, cosiddetti fondi di debito, che opportunamente stimolati con politiche fiscali hanno dato risposte molto importanti sul versante finanziario per gli operatori privati.
      Il secondo tema sul quale il lavoro fatto in Commissione è stato molto pesante ma non ha prodotto i risultati sperati riguarda il ruolo della Cassa depositi e prestiti (CDP), come diceva anche prima l'onorevole Bernardo. Ferme restando tutte le cautele del caso e ferma restando la necessità che la CDP resti fuori dal perimetro della pubblica amministrazione, è bene sottolineare che in Francia e in Germania, la Caisse des Dépôts e la KfW hanno un ruolo ed una funzione molto rilevanti, e mettono in atto delle operazioni che hanno effetti molto importanti sui conti dei comuni e dello Stato, senza per questo essere rinchiuse dentro il perimetro della pubblica amministrazione.
      Nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi periodi grazie anche allo stimolo esterno della dottrina e del lavoro del gruppo dirigente dell'attuale Cassa depositi e prestiti, che è meno conservatore del passato, registriamo ancora una timidezza, un blocco quasi ideologico ad un utilizzo della CDP a pieno regime, che in questo decreto-legge poteva essere determinante per far fronte a tutte le richieste che verranno dai comuni e dalle regioni, e che, come è facile prevedere, non saranno soddisfatte dai fondi stanziati nel bilancio dello Stato. Inoltre, aggiungo che un utilizzo intelligente della CDP alleggerisce anche gli oneri e i pesi sul bilancio dello Stato e sull'indebitamento netto.
      Questo decreto-legge, come dicevamo, è un importante passo in avanti, ma sappiamo che non è risolutivo. A settembre, quando avremo chiaro il monte dei debiti certificati, sarà necessario fare il secondo passo e trovare le risorse e gli spazi finanziari per pagare tutti i creditori certificati.
      Nel frattempo penso sia importante lavorare alla revisione del Patto di stabilità e all'individuazione di strumenti innovativi, Pag. 15che consentano alle imprese di accedere con maggiore facilità e minori oneri al credito. In questo modo, aiuteremo le aziende e i lavoratori a ristabilire un rapporto leale con la pubblica amministrazione e aiuteremo, spero, il Paese a uscire dalla crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

      GENEROSO MELILLA. Signor Presidente, per la verità avevo preparato un intervento diverso, che poi farò, ma la manovrina da 600 milioni di euro, a copertura parziale del decreto, mi obbliga ad una premessa diversa...

      PRESIDENTE. Scusi, onorevole Melilla. Potrei pregare per favore ai banchi del Governo... ? Grazie.

      GENEROSO MELILLA. ... ad una premessa diversa dalla condivisione di questo decreto avuta nella Commissione bilancio.
      I tagli che il Governo propone riguardano ministeri, l'8 per mille, l'editoria e gli aiuti ai Paesi poveri in via di sviluppo per 12 milioni. In particolare mi indigna questo taglio alla cooperazione internazionale allo sviluppo.
      Non è passata la nuova tassa sulle sigarette elettroniche, perché al momento non ci sarebbero prove della loro pericolosità per la salute mentre, per il nostro Governo e per i tecnici – presumo – del Ministero dell'economia e delle finanze, l'Italia può ancora ridurre il suo impegno nella lotta alla povertà nel mondo.
      Già oggi l'Italia ha il posto di Cenerentola nel mondo per quanto riguarda la cooperazione internazionale allo sviluppo dei Paesi più ricchi del mondo. Eppure l'Italia ha firmato solenni impegni a livello internazionale che disattende in modo vergognoso. Vorrei sommessamente ricordare che gli stanziamenti per la cooperazione internazionale «a dono» gestiti dal Ministero degli affari esteri sono crollati dai 732 milioni di euro del 2008 ai 179 milioni nel 2011. Si è recuperato qualcosa nel 2013 con 228 milioni di euro, ma la differenza è palmare: da 732 del 2008 ai 228 di adesso.
      Negli incontri internazionali e nelle tante missioni in quei Paesi cui ho partecipato, visto che svolgo una funzione di cooperazione internazionale, mi sono sempre vergognato del comportamento dello Stato italiano, che ha destinato nel tempo sempre minori risorse alla cooperazione internazionale. Ora che sono qui non intendo essere complice anch'io di questo andazzo. Qualcuno può pensare che si tratti di una questione minore, da anime belle. Io non lo penso: chi ha di più deve porsi il problema di aiutare chi ha meno. Vale per le persone, per ognuno di noi nella nostra vita, e vale anche per gli Stati (Applausi del deputato Di Battista). Ognuno di noi si dà delle missioni nella vita. Io me la sono data quando ero giovane e non l'ho mai cambiata.
      Ho iniziato raccogliendo con i miei amici ferro e rame vecchio, il cui ricavato era destinato alla rete di Raoul Follereau per la lotta alla lebbra nel mondo e da allora ad oggi – ho 58 anni – ho continuato a lavorare in questo senso, realizzando con tante associazioni ONG centinaia di scuole, sale parto, centri sanitari, ponti, strade, infrastrutture, centri di formazione, programmi di lotta alle pandemie ed alle grandi malattie e mi sono sempre sentito – lo ripeto – in grande imbarazzo per il ruolo dello Stato italiano e anche per la sottovalutazione generale che c’è rispetto a questi problemi – ripeto – come se fossero questione di un Dio minore.
      Quindi chiedo al Governo di ripristinare questa copertura. Si dice che sia un fatto provvisorio. Io penso che si poteva evitare di fare un'ennesima figuraccia, anche perché tante organizzazioni internazionali ed il volontariato internazionale penso che stamattina si siano indignati leggendo di questo ulteriore taglio di 12 milioni di euro ai fondi per la cooperazione internazionale allo sviluppo.
      Paul Krugman, premio Nobel per l'economia, nel suo ultimo libro che consiglio a tutti di leggere – Fuori da questa crisi, Pag. 16adesso ! –, propone un forte protagonismo dello Stato nell'economia, alternativo alla linea sinora prevalente in Europa dell'austerità, cieca e incapace di farci uscire dalla crisi economica.
      Krugman esemplifica con chiarezza la sua linea keynesiana: abbiamo bisogno che i nostri Governi spendano di più, non di meno perché quando la domanda privata è insufficiente, questa è l'unica soluzione. Bisogna, dunque, assumere insegnanti, e non licenziarli; costruire infrastrutture utili, e non opere faraoniche; pagare le imprese che hanno lavorato per la pubblica amministrazione, e non farle morire tra debiti e speculazioni delle banche; sostenere gli enti locali, e non «stritolarli» tra tagli e vincoli di bilancio insostenibili.
      Il decreto n.  35 che oggi vogliamo convertire in legge va nella giusta direzione: di pagare finalmente 20 miliardi nel 2013 e altri 20 miliardi nel 2014 di debiti commerciali assunti dalle amministrazioni pubbliche, dagli enti territoriali e dal Servizio sanitario nazionale. Immettere nell'economia italiana 40 miliardi, come ha detto giustamente il nostro relatore, ha un impatto positivo sia sul piano congiunturale che strutturale: si torna a dare alle imprese maggiori certezze sulla serietà e affidabilità della pubblica amministrazione e sulla trasparenza dei suoi bilanci.
      Avere debiti da parte dello Stato per circa 90 miliardi – ma sembra che siano anche di più – è uno scandalo: è la resa dello Stato ad un principio di uguaglianza e rispetto verso i suoi cittadini. Non è tollerabile, infatti, che le tasse e i crediti dello Stato siano pagati con lacrime e sangue da parte dei cittadini e delle imprese, mentre i debiti dello Stato sono onorati al rallentatore, spesso, determinando problemi gravissimi per le imprese e i cittadini creditori. Questo comportamento dello Stato, come lo sceriffo di Sherwood, è peraltro inefficace, perché determina crisi e recessione.
      Il Ministro dell'economia e delle finanze ha candidamente osservato che se non si sblocca il pagamento dei debiti, la stima del Governo sul PIL 2013 sarebbe peggiore, arrivando a meno 1,5 per cento. La Banca d'Italia ha stimato che le difficoltà di accesso al credito delle imprese hanno contribuito ad abbattere il prodotto italiano, nel 2012, per circa lo 0,6 per cento. La recessione ha prodotto una forte diminuzione delle entrate fiscali, stimata, per il 2013, in ben 15,7 miliardi in meno. La riduzione della spesa per interessi a seguito del calo di rendimento dei titoli di Stato è valutata in 5,3 miliardi; ma anche questo risultato positivo non può essere certo ascritto alla politica dell'austerità, quanto alla predisposizione della BCE ad agire come prestatore necessario, ossia ad intervenire massicciamente per arginare le speculazioni finanziarie. L'Italia ha un bisogno vitale di un'Europa orientata alla crescita, a coordinare le politiche nazionali per stimolare l'economia e rilanciare la domanda. E, dunque ben venga questa legge, che non deve, però, essere una scelta singolare, isolata, no: dovrebbe essere l'inizio di un cambiamento dell'agenda economica e politica.
      Molti economisti e banchieri, con i loro amici editorialisti, che scrivono sui grandi quotidiani e vanno nei vari talk show televisivi, in questi anni sembravano sapere tutto, come quei pescecani di Wall Street che davano a intendere di capire tutto, mentre distruggevano il mondo, rovinavano milioni di famiglie, togliendo loro casa, lavoro, risparmi. Questi signori non provano nessuna vergogna per quello che hanno combinato in questi anni e vorrebbero continuare a propinarci le loro lezioni, senza dirci quello che hanno combinato, dal Monte dei Paschi di Siena alla FIAT, tanto pronta ieri ad impedire la vendita dell'Alfa Romeo agli stranieri, quanto oggi a «sciogliersi» nella Chrysler, diventando una multinazionale a direzione americana. Sono amministratori delegati, presidenti di banche e grandi imprese, che guadagnano stipendi di milioni di euro e hanno liquidazioni favolose. Ma sono stati evidentemente in buona compagnia nei loro comportamenti immorali, se anche lo Stato si è permesso di non pagare 90 miliardi di debito a chi ne aveva diritto.
      Non sono un fautore dello Stato etico, ma credo che noi, oggi, stiamo ripristinando Pag. 17un principio di legalità, con i 40 miliardi di euro che si pagheranno, contribuendo a dare un sollievo all'economia e al sistema delle imprese italiane.
      Sinistra Ecologia Libertà ha votato a favore in Commissione, come aveva già fatto con la risoluzione del 2 aprile che ha indicato le linee di questo decreto-legge che è stato peraltro migliorato in Commissione, prima nella Commissione speciale e poi in Commissione bilancio, con l'approvazione di vari emendamenti presentati da quasi tutti i gruppi parlamentari. Tra gli emendamenti approvati, di particolare rilievo è quello che consentirà agli enti locali che hanno chiesto alla Cassa Depositi e Prestiti l'anticipazione delle liquidità da destinare al pagamento dei debiti certi ed esigibili, maturati alla data del 31 dicembre 2012, di ottenerla fissando il termine in sessanta giorni.
      Un altro importante risultato è poi quello raggiunto grazie all'accordo con il Governo relativo all'eliminazione di una clausola considerata vessatoria che riguardava i comuni e che prevedeva il congelamento delle loro entrate a fronte di debiti verso creditori.
      Altro effetto positivo che deriva dall'approvazione di una serie di emendamenti riguarda, poi, la semplificazione: si sono eliminati molti lacci e lacciuoli e semplificate molte procedure. È stato approvato, anche, un emendamento che estende la deroga ai vincoli di indebitamento per investimenti in caso di concessione di anticipazione di somme da parte del Ministero dell'economia e delle finanze in favore delle regioni che non possono far fronte al pagamento del debito maturato alla data del 31 dicembre 2012 per carenza di liquidità.
      Un'altra modifica importante riguarda il monitoraggio dell'utilizzo da parte delle regioni delle somme concesse in deroga al Patto di stabilità interno a valere sul cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali. La modifica precisa che tale monitoraggio, effettuato dal Ministero dello sviluppo economico entro il 15 settembre di ciascuno degli anni 2013 e 2014 sull'utilizzo del plafond di spesa assegnato a ciascuna regione e provincia autonoma in deroga al Patto a valere sulle risorse dei cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari, deve fare riferimento alla data del 31 luglio.
      Con un altro emendamento importante è stata introdotta la deroga ai limiti di indebitamento anche per i debiti sanitari.
      Vi è, infine, l'autorizzazione al Governo a promuovere la stipula di convenzioni con le associazioni di categoria del sistema creditizio aventi ad oggetto la creazione di sistemi di monitoraggio per verificare che la liquidità derivante dal pagamento dei crediti ceduti e dal recupero di risorse finanziarie da parte delle imprese la cui posizione si era deteriorata proprio a causa del ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, sia impiegata a sostegno dell'economia reale e del sistema produttivo.
      Naturalmente vi sono anche punti che non sono stati approvati e a cui noi tenevamo in modo particolare come, ad esempio, la scelta dei beneficiari dei pagamenti. Avevamo chiesto di dare priorità al pagamento dei creditori che alla data del 31 dicembre 2012 avessero partecipato a tavoli negoziali per crisi aziendali presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero dello sviluppo economico o a livello di uffici regionali e territoriali. Ciò, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e i diritti dei lavoratori delle imprese in crisi coinvolte.
      Siamo consapevoli che una rondine non fa primavera e che il mostro della recessione ha bisogno di tante altre azioni di contrasto: dal rifinanziamento della cassa integrazione guadagni in deroga al reddito minimo di cittadinanza; da nuove politiche industriali e di riconversione ecologica dell'economia ad un piano straordinario per il lavoro, ma intanto partiamo con la conversione in legge di questo decreto-legge ed è importante che l'abbiamo fatto dando un contributo di merito, al di là della nostra distinta collocazione politica all'opposizione di questo Governo delle strane intese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

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      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Romano. Ne ha facoltà.

      ANDREA ROMANO. Signor Presidente, colleghi deputati, il provvedimento che discutiamo oggi rappresenta un elemento di continuità non solo formale tra due esperienze di Governo: l'esperienza dell'Esecutivo che è stato guidato da Mario Monti e quella del Governo che oggi è presieduto da Enrico Letta. Sono due Governi profondamente diversi per natura, per legittimazione politica, per contesto storico, eppure sono due Governi che hanno in comune qualcosa, qualcosa che non è solo la ricerca per ragioni di emergenza di un clima di concordia tra forze politiche che sono e rimangono diverse e distanti – tra l'altro, un clima di concordia che, come si è visto in questi giorni, è facilmente esposto ai venti distruttivi della propaganda e dell'identità di partiti in crisi –, ma quello che lega e che può legare il Governo Monti ed il Governo Letta è la ricerca pragmatica di soluzioni concrete a problemi reali.
      Oggi discutiamo di un'ipotesi di soluzione concreta ad un problema drammaticamente reale, ovvero il venir meno di una delle condizioni basilari che sostengono qualunque patto di cittadinanza: il pagamento di un debito contratto per l'acquisto di un bene o di un servizio. È una condizione questa cui troppo spesso si è sottratta la pubblica amministrazione italiana – tra l'altro, in opposizione a numerose raccomandazioni dell'Unione europea –, fino ad accumulare, al termine del 2011, come ci ha detto la Banca d'Italia recentemente, un debito pari a circa 90 miliardi di euro nei confronti di chi produce beni e servizi. Nel corso di questo ventennio gli italiani hanno ascoltato dalla politica tutto e il contrario di tutto intorno ai temi dell'impresa. Vi sono stati partiti che hanno impugnato e che ancora impugnano i valori dell'impresa come una spada ideologica, ma che hanno fatto poco per rendere concretamente più facile il produrre valore e lavoro. Ve ne sono stati altri che hanno ritenuto possibile, e continuano a ritenere possibile, il ritorno in Italia di politiche industriali promosse dallo Stato e capaci di sostituire la libera iniziativa imprenditoriale.
      Signor Presidente, noi di Scelta Civica, invece, crediamo che il miglior modo per agevolare chi produce valore e lavoro non sia la rinascita come per incanto di politiche industriali legate ad un'altra epoca della storia italiana ed europea – e, aggiungo, legate anche ad altri livelli di debito pubblico –, ma piuttosto la creazione di un ambiente favorevole all'attività di impresa, nello spirito, tra l'altro, dell'articolo 41 della nostra Costituzione. E un ambiente favorevole all'attività di impresa, è innanzitutto un ambiente nel quale i debiti si pagano, e si pagano velocemente, anche quando quei debiti sono contratti dalla pubblica amministrazione. Ecco perché Scelta Civica oggi sostiene con convinzione il provvedimento che discutiamo, tanto più urgente di fronte alla crisi di liquidità delle imprese e alle difficoltà di accesso al credito che colpisce da troppi mesi le aziende, soprattutto piccole e medie.
      Vi sono state, lo sappiamo, in passato, altre misure legislative che avevano questo stesso obiettivo, ma tutte hanno scontato pesanti limiti di efficacia, sia per la grande quantità di casi di esenzione dietro ai quali potevano nascondersi le pubbliche amministrazioni, sia per l'assenza di sanzioni per le amministrazioni inadempienti. Forse il provvedimento che discutiamo oggi non è perfetto, certamente non esaurisce la massa dei debiti accumulata dalle pubbliche amministrazioni, come pure sarà indispensabile fare al più presto, ma esso introduce alcune positive discontinuità rispetto al passato. Ne sottolineo due tra le più rilevanti.
      La prima discontinuità positiva è la previsione precisa di una responsabilità disciplinare e amministrativa per quelle amministrazioni che non producano un elenco completo dei debiti da onorare e da comunicare alle imprese creditrici entro il 30 giugno di quest'anno, così com’è positiva la previsione di sanzioni pecuniarie per quei dirigenti che siano responsabili e Pag. 19che non provvedano a registrarsi sulla piattaforma elettronica per il rilascio della certificazione dei debiti che sarà approntata dalla Ragioneria generale, laddove, va ricordato, tale registrazione, nei passati provvedimenti, si configurava solo come facoltativa.
      La seconda discontinuità molto positiva riguarda l'introduzione di un regime di monitoraggio continuo ad opera delle stesse pubbliche amministrazioni e attraverso la stessa piattaforma elettronica sui debiti scaduti nei confronti dei fornitori. Si tratta di una misura dovuta all'intervento di Scelta Civica, e in particolare ad una proposta del collega Enrico Zanetti, con la quale di fatto si compie un passo fondamentale verso la parità di diritti tra i contribuenti e i pubblici amministratori.
      Così come i contribuenti devono presentare ogni anno la propria dichiarazione dei redditi, i dirigenti della pubbliche amministrazione dovranno dichiarare ogni anno quali debiti commerciali siano scaduti, con sanzioni amministrative e personali in caso di inadempimento; è una misura che renderà più efficace il monitoraggio della spesa e più rapida l'adozione di provvedimenti di pagamento come quello che stiamo discutendo oggi, ma soprattutto è una misura che realizzerà le basi per quella che dovrà essere una agenzia delle uscite, per combattere sprechi e inefficienze, che dovrà affiancarsi all'Agenzia delle entrate allo scopo di rendere il bilancio dello Stato finalmente ispirato a criteri di trasparenza e di responsabilità. Si tratta, infine, di una misura che è stata fatta propria dal Governo con parere favorevole e che ha costituito lo spunto per l'altrettanto opportuna iniziativa dei relatori di prevedere per le pubbliche amministrazioni l'obbligo di comunicare non solo i debiti, ma anche i pagamenti dei debiti.
      In conclusione, signor Presidente, Scelta Civica legge in questo provvedimento non solo un atto di buonsenso con il quale lo Stato risponde finalmente all'emergenza creditizia e di liquidità del sistema delle imprese, ma anche un primo e significativo passo lungo quel percorso di riforme su cui questo Governo dovrà rapidamente muoversi, come ha ricordato il Presidente del consiglio davanti a questa Camera dei deputati lo scorso 29 aprile, se vorrà evitare di vivacchiare e se vorrà a rispondere all'emergenza economica e sociale con provvedimenti rapidi ed incisivi di riforma. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. La ringrazio. È iscritto a parlare l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

      DANIELE PESCO. Grazie. Signor Presidente, signori ministri, deputati, cittadini, forse siamo finalmente arrivati alla fine dell’iter legislativo; ma perché ci siamo dilungati fino a questo punto ? Perché abbiamo dovuto aspettare un decreto che ora diventerà legge per permettere allo Stato di pagare i debiti ? Due sono le risposte; in un caso le pubbliche amministrazioni non hanno avuto i fondi per poter pagare e questo probabilmente è frutto di una cattiva e inadeguata gestione delle risorse pubbliche, in un secondo caso le pubbliche amministrazioni avevano i fondi per pagare ma per una particolare norma chiamata Patto di stabilità, non hanno potuto farlo. Patto di stabilità che tradotto vuol dire: anche se hai le risorse non le poi spendere.
      Ebbene, un Paese in recessione come il nostro, con un margine stretto di manovra a causa dei vincoli europei, deve essere si rigoroso, ma nel taglio agli sprechi e non agli investimenti; ogni singolo centesimo va investito in piani economici su progetti nel lungo periodo e che siano in grado di generare lavoro duraturo. Solo una logica perversa può pensare che il benessere sia raggiungibile senza fare investimenti, soprattutto in un momento economico critico come quello in cui ci troviamo. Addirittura noi del MoVimento 5 Stelle, che privilegiamo l'utilizzo sostenibile delle risorse finanziarie, sappiamo che Patto di stabilità, pareggio di bilancio e austerity vogliono dire recessione e impoverimento della popolazione, con tutte le conseguenze negative legate alla disoccupazione, al disagio e alla tensione sociale. In un Pag. 20momento storico come questo, dove la maggior parte delle economie extra zona euro, anche se fortemente indebitate, stanno adottando politiche di espansione monetaria per evitare di finire in un vortice recessivo, noi invece continuiamo a vivere nell'immobilismo politico ed economico sia in Italia che in un'Europa fedele alla teoria dell'austerità, facendo di quella poca politica fatta, una politica sbagliata, repressiva e incapace di reagire alla crisi. Le risorse vanno spese in modo sensato ed efficiente, ma vanno spese; il rigore va inteso nel senso della giusta allocazione delle risorse finanziarie, non del risparmio miope e insensato. Miope perché si pensa alle casse della pubblica amministrazione come al portafoglio con il quale viene amministrata una famiglia...

      PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pesco. Pregherei per favore di lasciare libero il banco del Governo. Grazie.

      DANIELE PESCO. Lo Stato per quanto si possa vedere come una grande comunità, dal punto di vista economico, non è una famiglia, ma è un'entità ben più complessa e strutturata. Infatti in una famiglia una volta che quei soldi sono stati spesi, semplicemente gli stessi escono dal bilancio familiare; nel caso dello Stato invece, ciò che si spende per la comunità non esce e basta dal bilancio, ma in un modo diretto o indiretto vi rientra: pensiamo solo al gettito generato da flussi economici come IVA e IRPEF; le risorse spese alla fine del ciclo economico rientrano nel bilancio anche sotto forma di indotto, lavoro e benessere, per non parlare degli investimenti che, se attuati in modo sostenibile, non solo accrescono il valore patrimoniale, bensì generano un indotto tale da avere benefici economici per le stesse casse dello Stato e quindi per i cittadini.
      Aiuto, aiuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Queste parole vi sembreranno quelle di chi critica e basta, di chi non ha le competenze. E invece no: non siamo gli unici portatori di queste idee. Queste sono le espressione di concetti di cinque Premi Nobel – cinque ! –, i quali affermano che l'austerità da sola non basta, e che soffoca l'economia degli Stati in periodi di recessione. Ultimamente anche il Fondo monetario internazionale ha ammesso che vincoli contabili distaccati dall'analisi macroeconomica, sono deleteri per una nazione in crisi. Vogliamo continuare su questa strada ? Vogliamo continuare a far chiudere 50 e più aziende al giorno ? Vogliamo rimanere impassibili e indifferenti verso chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese ? Vogliamo continuare a vedere i giovani andarsene via ? Chi pagherà le pensioni ? Chi sosterrà l'economia e la società, se li facciamo scappare tutti da un Paese vecchio, corrotto ed economicamente blindato ? Il Paese è fermo, ma non per sua incapacità: per l'incapacità della politica di far prevalere un concetto come la piena occupazione, su un concetto meramente contabile come Patto di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Intendiamoci bene quindi su cosa vuol dire smetterla con l'austerità: perché se per cambiare paradigma voi intendete semplicemente allentare un pochino il cappio al collo dei vincoli di bilancio, allora fareste meglio a ripassare il manuale di macroeconomia, magari quello di Blanchard, attuale capo economista del Fondo monetario internazionale, in cui si dice chiaro e tondo che in situazioni di recessione economica si fa spesa anche a deficit, e non cosmetica politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Intendiamoci bene pure su cosa si intende per rigore, che per noi non è un sinonimo di austerità, bensì un concetto giusto e da perseguire se significa eliminare sprechi, corruzione, inefficienza, improduttività e privilegi. Infatti il MoVimento 5 Stelle ha proposto tutta una serie di tagli agli sprechi, e molti nostri suggerimenti sono stati copiati nelle vostre campagne elettorali. Ora vogliamo che si passi dalle parole ai fatti, al più presto e senza indugi. Ad esempio, per restituire i rimborsi elettorali non serve una legge: basta Pag. 21la volontà. Quindi si potrebbe anche farlo oggi stesso, egregi colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Ma veniamo al decreto-legge. Penso che sia chiaro a tutti che il MoVimento 5 Stelle non ha potuto esimersi dal dare una risposta immediata a quelle aziende che da mesi, e alcune da anni, aspettano di essere pagate da parte delle pubbliche amministrazioni. Si è deciso di stanziare 40 miliardi in due anni, ma sappiamo benissimo che ce ne vorrebbero più del doppio. Più volte abbiamo chiesto che il fondo a disposizione potesse essere ampliato per riuscire a pagare tutte le aziende creditrici, e non solo alcune, ma ci è stato risposto che andavano rispettati gli impegni riferiti al Patto di stabilità. Ancora il Patto di stabilità !
      Abbiamo quindi chiesto e ottenuto che fossero le aziende, quanto meno, ad essere pagate in prima istanza, e non le banche, colpevoli di aver chiuso i rubinetti verso le imprese, di avere affossato la produzione interna, di aver preso i soldi della BCE e, al posto di investirli nell'economia reale, di averli utilizzati per tappare i loro buchi di bilancio e per continuare a fare speculazione. Per questo oggi più che mai è necessaria una netta separazione tra banche d'affari e banche di credito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà): questa sì che sarebbe un'azione di politica economica che riqualificherebbe le banche ad un ruolo di erogatore del credito a favore della ripresa, invece di continuare a perdersi nei casinò della finanza speculativa.
      Ma torniamo al decreto-legge. Nell'operazione di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, un ruolo fondamentale lo gioca la Cassa depositi e prestiti, che avrà il compito di gestire le risorse del fondo istituito dal Ministero per finanziare gli enti locali che necessitano di liquidità. Vorrei quindi spendere due parole in più: non sono soldi della Cassa depositi e prestiti, ma sono soldi delle casse dello Stato.
      Tale servizio viene svolto in cambio di 500 mila euro. Non ci interessa la cifra: più che altro ci interessa sapere perché questo lavoro non è stato preso in carico direttamente dal Ministero. Forse si trattava di un lavoro troppo difficile ? O troppo pesante ? O troppo lavoro vero ? Al 15 febbraio si legge sulla Gazzetta Ufficiale che i dipendenti del Ministero dell'economia e delle finanze (contro i quali non recriminiamo nulla) sono quasi 12 mila: possibile che non si riesca ad organizzare una gestione delle risorse economiche destinate ai comuni e alle province, senza passarla ad un altro istituto ? Abbiamo per forza bisogno di utilizzare la Cassa depositi e prestiti ? Non lo può fare il Ministero ? Forse il motivo reale per cui si è usata la Cassa è un altro: poco meno di un mese fa, durante la redazione del decreto-legge, è scaduto il mandato al consiglio di amministrazione della stessa Cassa.
      Noi abbiamo chiesto, in quei giorni, al Ministro dell'economia e delle finanze, che decide i nuovi vertici, di rimandare la decisione al nuovo e imminente Governo, ma il Governo che c'era all'epoca ha deciso, insieme alle fondazioni bancarie socie, di rinnovare le cariche agli amministratori uscenti, dicendoci che questa operazione, legata al trasferimento di risorse svolto dalla Cassa depositi e prestiti, era un'attività, allo stesso tempo, ingente e delicata, che doveva essere guidata da un CdA nel pieno dei propri poteri, e non da un CdA in prorogatio.
      Quindi, ricapitolando, abbiamo un'attività che poteva essere svolta, secondo noi, direttamente dal Ministero e un CdA della Cassa che viene rinnovato per altri tre anni, proprio per svolgere quella singola attività; il tutto con il placet di tutte le altre forze politiche, che non hanno evidenziato alcuna perplessità al riguardo.
      Ma, colleghi, Presidente, Ministri, per chi ci avete preso ? Per degli stolti ? Per gente che non ha occhi per vedere ? È chiaro che il decreto è stato utilizzato anche come copertura per mettere una bella ipoteca triennale sulla guida della Cassa depositi e prestiti e per indirizzare tutte le nomine relative alle partecipate che la stessa ha in seno.Pag. 22
      Siamo alle solite: le cariche nei CdA vengono ricoperte dai pochi noti, generando un giro di affari economico ristretto e, a volte, privilegiato, legato allo scambio di favori tra politici, dirigenze bancarie e solo un piccolo numero di aziende, generando, poi, situazioni di eccessiva fiducia, che, a volte, sfociano in episodi economicamente drammatici, come la vicenda del Monte dei Paschi, ormai caduta nel dimenticatoio mediatico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
      Noi esigiamo che gli incarichi non siano cumulabili e, nel caso questo fosse impossibile, che i compensi siano limitati, per evitare che ci si affezioni troppo alle poltrone. E poi, tornando alle nomine della Cassa depositi e prestiti, se effettivamente questi vertici hanno fatto un lavoro egregio, tale eccellenza sarebbe stata sicuramente premiata con la riconferma in toto da parte del nuovo Esecutivo. Ma, in ogni modo, in quei giorni ci siamo chiesti: chissà quali altre operazioni avranno in mente per organizzare un sistema tanto complicato, fatto di compiti, responsabilità, obblighi e mancati avvicendamenti.
      Un'altra di queste operazioni sicuramente la trovate tra le pagine economiche di tutti i giornali con titoli come «Cassa depositi e prestiti è interessata a Telecom Italia». Ma è solo una, chissà quante ne arriveranno. Questo per dire, egregi colleghi, che Cassa depositi e prestiti amministra tanti soldi e, badate, li sta amministrando, a quanto pare, bene – 2,8 miliardi di euro nel 2012 – ma questi soldi vengono utilizzati principalmente in grosse operazioni.
      Secondo noi, la Cassa depositi e prestiti dovrebbe cercare di finanziare il tessuto economico attualmente più in crisi e che genera – ricordiamolo – la maggiore quota di prodotto interno lordo. Sto parlando delle piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
      In ogni caso, non rammarichiamoci troppo. Quello che, però, non ci piace è il modo subdolo con il quale si sfrutta la necessità delle aziende creditrici dello Stato per mantenere le mani sulla Cassa, sul potere, sul potere dei soldi. Tutto questo non ci piace, non lo vogliamo: continueremo a lottare, e siamo solo all'inizio.
      Ma questo è un discorso che sicuramente riaffronteremo. Ora affrettiamoci, in modo che lo Stato paghi subito e al più presto i suoi debiti. In ogni modo, ringrazio tutti i partecipanti alle varie Commissioni che si sono occupate del decreto per avere recepito anche parte delle nostre osservazioni, anche se riteniamo che vi saranno varie tematiche che dovranno essere approfondite dalle Commissioni bilancio e finanze, in linea con quanto ho appena asserito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

      STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, colleghi, viviamo in un Paese dove l'ovvio è diventato eccezionale. Per ovvio si intende che la pubblica amministrazione si decida ad onorare i contratti che ha sottoscritto. Ancora più paradossale è scoprire che la pubblica amministrazione non conosce quale sia l'entità dei propri debiti. Non sto parlando del totale al centesimo, ma di una somma approssimativa. Le cifre fatte circolare parlano di 70, 90, perfino di 120 miliardi di euro.
      Nell'audizione di Bankitalia sulla Nota di aggiornamento del DEF, l'Istituto ha fatto presente che gli attuali sistemi contabili delle nostre amministrazioni pubbliche non permettono una rilevazione sistematica ed esaustiva dei debiti commerciali. L'ISTAT, lo scorso ottobre, ha fornito ad Eurostat una valutazione dei soli debiti correnti pari a 67 miliardi per il 2011.
      Non è stato in grado di fornire il dato sui debiti in conto capitale. Bankitalia ha quindi compiuto una valutazione dell'ammontare Pag. 23complessivo del debito sulla base dei dati forniti dalle imprese creditrici, dagli intermediari finanziari, dalle segnalazioni di vigilanza e da indagini campionarie compiute su imprese operanti nei settori dell'industria, dei servizi e delle costruzioni.
      Il risultato è stato che il debito della pubblica amministrazione verso le imprese a fine 2011 sarebbe stato pari a 90 miliardi di euro, cioè il 5,8 del PIL, ben lontano dai 70 miliardi individuati dal Governo. Tuttavia, l'Istituto ha precisato che le proprie indagini non hanno rilevato i debiti verso le imprese con meno di 20 addetti e nemmeno le imprese operanti nei settori dei servizi sociali e sanitari, che pure intrattengono scambi intensi con la pubblica amministrazione. Di conseguenza, rischia di essere più vicina alla realtà la valutazione della CGIA di Mestre, l'associazione delle piccole e medie imprese che, come è noto, dispone di un efficiente ufficio studi. In quella nota, diffusa nel mese di aprile, si prendeva atto che le valutazioni sul debito della pubblica amministrazione non comprendevano le piccole e medie imprese; quindi, diciamo che questo debito potrebbe probabilmente valutarsi nell'iperbolica cifra di 120 miliardi di euro.
      Il PdL, quindi, considera molto importanti due risultati raggiunti in Commissione: il primo è che si sia avviata una sistematica rilevazione dei debiti esistenti e il secondo è che nella prossima legge di stabilità sia prevista una norma che disponga ulteriori ingenti risorse da destinare alla copertura dei debiti pregressi.
      Come è noto, dal 1o gennaio 2013 è entrata in vigore la direttiva che impone tempi certi per i pagamenti della pubblica amministrazione. Il Governo Monti, evidentemente per motivi di finanza pubblica, ha deciso che la sua applicabilità fosse limitata ai contratti sottoscritti dal 1o gennaio in poi. Poi, anche su stimolo del nostro Commissario europeo, Tajani, ha concordato con l'Unione europea un piano di rientro del debito pregresso.
      Il DEF di Monti, che abbiamo approvato e che porteremo alla riunione europea di fine maggio, incorpora gli effetti finanziari di questo provvedimento. Le previsioni in esso riportate evidenziano un consistente aumento dell'indebitamento netto per il 2013, rispetto alle previsioni di settembre 2012, cioè meno 2,9 per cento in luogo del meno 1,8 per cento programmato, dovuto per circa 0,5 punti agli effetti di questo decreto-legge e per 0,9 punti alla minor crescita del PIL, parzialmente compensati da una minore spesa per interessi, pari allo 0,3 per cento.
      Al di là degli effetti sull'indebitamento netto di questo decreto-legge, il Governo stima che gli effetti sul PIL di questa immissione di liquidità siano valutabili, al 2014, nello 0,7 per cento del PIL, 1,3 invece che 0,6.
      Gli effetti positivi delle misure di accelerazione dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione influenzeranno l'andamento del prodotto anche negli anni successivi, in cui il PIL è previsto crescere dell'1,5 per cento nel 2015, dell'1,3 per cento nel 2016 e dell'1,4 per cento del 2017.
      Nel DEF gli effetti di questo provvedimento sono registrati anche con riferimento agli investimenti fissi lordi (macchinari, attrezzature, costruzioni, beni immateriali). Dal quadro macroeconomico risulta che con il decreto-legge n.  35 essi si ridurranno del 2,6 per cento. Senza questo provvedimento avremo avuto un meno 3,3 per cento.
      L'esposizione di questi dati ci dà una duplice indicazione. La prima è che questo decreto-legge deve essere convertito al più presto, non solo perché atteso dalle imprese, ma anche perché fa parte del pacchetto di misure che l'Unione europea valuterà per chiudere la procedura di infrazione per eccesso di indebitamento contro l'Italia. La seconda è che non possiamo assolutamente rinunciare agli effetti sull'economia reale di questa salutare immissione di liquidità, effetti che vanno al di là delle nude cifre e che invece fanno riferimento alla maggiore fiducia delle imprese e al circolo economico virtuoso che è possibile avviare.Pag. 24
      Tra gli effetti del decreto-legge n.  35 del 2013 da tenere rigidamente sotto controllo, il più importante è quello sull'indebitamento. Il decreto-legge ci porta al 2,9 per cento per il 2013, quindi ad un passo dalla fatale soglia del 3 per cento prevista dall'Unione europea. Non vorremmo che una procedura di infrazione comunitaria chiusa a giugno venga poi aperta a dicembre.
      Alcuni ulteriori elementi destano preoccupazione. Durante la campagna elettorale, l'esperto economico del PD, Fassina, ha parlato di spese non coperte lasciate in eredità dal Governo Monti. Il recente referto della Corte dei conti sulla copertura finanziaria delle leggi ha messo sotto accusa le ultime coperture del Governo Monti in riferimento ad entrate aleatorie o all'utilizzo di fondi di bilancio non utilizzabili al di sopra di una certa quota. Tuttavia, quello che mi desta maggiore preoccupazione, sono i dati OCSE diffusi ad inizio maggio. In sostanza si dice che nel 2013 e nel 2014 sfonderemo il tetto sull'indebitamento e che a fine 2014 il rapporto debito-PIL sarà del 134 per cento.
      L'Unione europea ha smentito, sostenendo che l'OCSE non ha calcolato gli effetti positivi di questo provvedimento. Rammento anche la decisa presa di posizione del nostro presidente Brunetta, che ha preceduto quella del Ministro Saccomanni. I dati aggiornati mostrano che, grazie all'effetto sull'economia del decreto-legge n.  35 del 2013, l'indebitamento rimarrà nei limiti e il rapporto debito-PIL non supererà il 132,2 per cento nel 2014, quindi correggendo il precedente dato che lo dava al 127 per cento. Tuttavia resta una notevole discrasia tra la valutazione del rapporto debito-PIL al 127 per cento dell'Unione europea rispetto alla valutazione dell'OCSE. Il che porta dritto ad una valutazione totalmente diversa delle capacità di crescita dell'economia italiana tra OCSE ed Unione europea.
      Forse dobbiamo considerare il documento OCSE come un ammonimento; OCSE sottovaluta la capacità dell'economia italiana ma l'ammonimento consiste in questo: c’è un forte rischio di sfondare il tetto dell'indebitamento. Pertanto il gruppo del PdL considera assolutamente necessario un rigidissimo controllo della dinamica del rapporto debito-PIL e dei rischi connessi ad un rapporto di indebitamento così vicino alla soglia dell'infrazione.
      Formulo un'ultima annotazione e mi avvio alla conclusione. Nel Bollettino di aprile della Banca d'Italia si parla di un'eccessiva liquidità nel settore bancario ed interbancario dopo le poderose misure di sostegno della BCE a favore delle banche, al punto che alcune banche hanno già restituito parte dei prestiti.
      Vorrei sottolineare il paradosso di questa situazione: di questa eccessiva liquidità le imprese non hanno visto un euro. È ampiamente documentata la drammatica condizione del credito all'economia reale. Di chi è la colpa ? Del prestatore delle risorse cioè della BCE che non ha vincolato almeno parte delle somme prestate a sostegno delle imprese. Certo l'Italia non poteva farlo da sola. Quindi questa è una questione che andrà immediatamente esaminata dalle istituzioni europee ed invito il Governo, rappresentato, qui in Aula, dal sottosegretario Giorgetti, a porre con forza questa questione, che le somme erogate dalla BCE alle banche siano anche finalizzate all'economia reale (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marcon.  Ne ha facoltà.

      GIULIO MARCON. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, la conversione del decreto-legge che stiamo discutendo avviene in un momento particolarmente importante e di difficoltà della nostra economia. Abbiamo fatto un lavoro sicuramente importante in sede di Commissione, che ha visto la convergenza dei gruppi su importanti punti di questo decreto-legge e siamo veramente rammaricati che il decreto-legge sia stato rovinato alla fine da un dispositivo che prevede la copertura degli oneri di questo provvedimento con dei Pag. 25tagli previsti alla cooperazione allo sviluppo, all'editoria e all'otto per mille.
      È un peccato perché questi tagli per noi sono inaccettabili, non possono essere condivisi, sono dei tagli che colpiscono dei settori e dei capitoli di spesa che già in questi anni sono stati drammaticamente tagliati.
      Con il dispositivo di copertura di questo decreto si taglia di oltre il 10 per cento la dotazione per la cooperazione allo sviluppo, si prendono oltre il 20 per cento di risorse dall'8 per mille e si intacca il Fondo per l'editoria. Ricordo, tra l'altro, che la Commissione speciale ha approvato alcune settimane fa il nuovo regolamento per l'8 per mille e che in tale regolamento invitavamo il Governo a non prendere più soldi dall'8 per mille per finanziare altri provvedimenti. È un atteggiamento un po’ schizofrenico se da una parte noi diamo indicazioni al Governo di non procedere più con questi atteggiamenti e con questi provvedimenti di prelievo dei soldi dall'8 per mille e poi, appena venti giorni dopo, ci si comporta in un modo palesemente opposto.
      Noi crediamo e chiediamo ai parlamentari che hanno aderito al Gruppo interparlamentare per la cooperazione (sono oltre 150, sono parlamentari del Partito Democratico, di Scelta Civica, del Popolo delle Libertà, di Sinistra Ecologia Libertà, del MoVimento 5 Stelle) di dire qualcosa; chiediamo a questi parlamentari di rispondere alle proteste che si stanno levando in queste ore dal mondo delle ONG e della cooperazione, che chiedono di non procedere ad un ulteriore taglio del 10 per cento alla cooperazione allo sviluppo.
      Questo in esame è un provvedimento atteso da molto tempo, arriva con grande ritardo e noi ci chiediamo perché se c'era un'urgenza non l'abbiamo fatto prima, perché il Governo Monti non l'ha fatto prima. Si dice che non l'abbiamo fatto perché dovevamo prima rimettere a posto i conti; in realtà l'abbiamo fatto adesso, dopo esserci accorti che le politiche seguite in questi mesi erano politiche sbagliate, le politiche fondate sull'austerità hanno depresso l'economia, hanno creato maggiore disoccupazione, hanno creato maggiore difficoltà alle imprese, e ci siamo resi conto che era necessario un provvedimento che potesse dare di nuovo fiato alle imprese, che potesse dare ossigeno anche agli enti locali, che in questo modo possono sostenere e realizzare nuove opere per le loro comunità, e perché, diciamo, era necessario in qualche modo rivedere, anche in modo limitato, il Patto di stabilità interno per gli enti locali.
      In sostanza, ci siamo resi conto, il Governo si è reso conto che serviva una politica diversa, una politica espansiva, una politica di sostegno all'economia e alla domanda e questo provvedimento, in parte, risponde a questa esigenza. Il segno, diciamo, di una consapevolezza, ahimè, arrivata in ritardo e, quindi, una consapevolezza di un provvedimento necessario ma ancora timido e insufficiente.
      Timido e insufficiente perché l'impatto di questo provvedimento non va sopravvalutato, intanto perché più del 50 per cento dei debiti che le imprese hanno con la pubblica amministrazione non viene coperto da questo provvedimento: la Banca d'Italia ci dice che sono oltre 90 miliardi di euro i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese e questo provvedimento non arriva a risolvere il problema se non nella misura di meno del 50 per cento delle imprese che ancora godono crediti verso la pubblica amministrazione.
      In secondo luogo, la previsione, come dice il Governo, di un aumento del PIL dello 0,5 per cento grazie a questo provvedimento è una previsione ottimistica, come già ci ha detto, diciamo con toni «diplomatici», l'ex presidente dell'ISTAT e attuale Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professor Giovannini, quando ha dichiarato che l'ISTAT non poteva avvalorare questa previsione e, aggiungeva, sempre il professor Giovannini, che i soldi dati alle imprese non è detto che si tramutino immediatamente in investimenti, che si tramutino immediatamente in nuovi posti di lavoro, ma probabilmente saranno tesaurizzati e saranno utilizzati Pag. 26per far fronte alle emergenze e alle sofferenze che le imprese hanno. Pur essendo questo un provvedimento anticiclico, se non è corredato da politiche anticicliche rischia di produrre un effetto molto limitato e molto modesto e, quindi, l'aumento del PIL dello 0,5 per cento è sicuramente ottimistico.
      Ci sono altri elementi critici che noi abbiamo in qualche modo segnalato. In primo luogo, abbiamo dedicato tantissime riunioni a questo provvedimento, ma la Commissione speciale non ha mai potuto discutere di provvedimenti importanti come quelli del rifinanziamento della cassa integrazione ed altri provvedimenti legati al lavoro.
      Noi abbiamo presentato degli emendamenti che sono stati dichiarati inammissibili per estraneità alla materia, ma ad un certo punto ieri il Governo ci ha chiesto di riammettere un emendamento sulla Croce rossa italiana, un'anticipazione di 150 milioni presso la Cassa depositi e prestiti, e non si capisce perché, se la cassa integrazione era materia estranea, invece la Croce rossa è materia da includere in questo provvedimento. Quindi, esprimiamo il nostro rammarico per queste scelte di dichiarazioni di non ammissibilità rispetto alle proposte che noi abbiamo presentato.
      Altro elemento critico è che i vincoli del Patto di stabilità permangono ancora in larga parte e molte delle proposte che erano state fatte in Commissione speciale non sono state accolte per dare maggiore flessibilità e maggiore possibilità alle regioni ed agli enti locali di utilizzare i margini di revisione del Patto di stabilità, che comunque questo decreto ha in parte introdotto.
      Altro elemento critico è sulle procedure, procedure sulle quali praticamente tutti i soggetti che sono stati auditi (rappresentanti delle imprese, rappresentanti degli enti locali) hanno manifestato criticità e per così dire perplessità rispetto al loro funzionamento. Noi speriamo che queste criticità e queste perplessità siano smentite dai fatti, ma esprimiamo la nostra preoccupazione su quello che potrà succedere.
      L'altro elemento – lo ricordava il collega Melilla – è il criterio con il quale si pagheranno le imprese: il criterio è quello cronologico. Noi avevamo previsto altri due correttivi: un riequilibrio su base regionale, per evitare che i pagamenti alle imprese siano concentrati solamente in alcuni territori, e l'altro quello di privilegiare le imprese che hanno partecipato ai tavoli negoziali, cioè le imprese che si trovano in difficoltà. Entrambe le proposte non sono state approvate, ed anche questo secondo noi è un elemento negativo, poteva essere considerato in modo diverso, vista anche l'importanza di questo provvedimento.
      Per ultimo, altro elemento critico che noi sottolineiamo è che con questo provvedimento il rapporto deficit-PIL arriva al 2,9 per cento, ci avviciniamo al 3 per cento. Tutte le previsioni fatte nei mesi precedenti si sono rivelate ottimistiche. Quindi riteniamo, come anche veniva ricordato in un intervento precedente, che vi è un rischio di sforamento del 3 per cento e, quindi, il rischio di ricorrere al fondo salva Stati e, quindi, il rischio di vederci addossate delle politiche e delle scelte di natura di politica economica e di riduzione della spesa pubblica che legherebbero le mani al Governo rispetto alle politiche che esso stesso si è detto di voler attuare nei prossimi mesi.
      Vado a chiudere: perché non abbiamo provato a dare copertura a questo provvedimento in altro modo ? Perché, se si parla di tagli lineari, non vi è un centesimo che arriva dal Ministero della difesa ? Perché non c’è un centesimo che arriva dalle infrastrutture ? Perché non c’è un centesimo che arriva ad esempio dai sussidi alle scuole private (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? E perché ancora una volta abbiamo preso soldi dall'otto per mille, dalla cooperazione allo sviluppo, dal lavoro, per finanziare un provvedimento così importante ? Noi avevamo proposto coperture, come per esempio l'innalzamento dell'imposizione fiscale sulle rendite finanziarie, come le tasse sui grandi patrimoni, e questo la Commissione non l'ha voluto Pag. 27approvare. Noi riteniamo che sia stato un errore e per questo sosterremo tutti gli emendamenti che verranno presentati in Aula che cercheranno di evitare, almeno in parte, la scelta fatta di coprire il provvedimento con queste modalità.
      Noi riteniamo che la valutazione su questo provvedimento sia legata molto, ovviamente, ai contenuti ed alla finalità che il decreto stesso ha, per le quali noi ci siamo battuti e sulle quali noi riteniamo di aver fatto un lavoro importante in Commissione, però riteniamo che l'altro aspetto, che ricordavo prima, cioè la copertura finanziaria, sia un altro elemento fondamentale. Per questo ci appelliamo al Governo e al Parlamento perché si riveda il meccanismo della copertura finanziaria di questo decreto e si arrivi a trovare delle soluzioni alternative a quelle che sono state individuate.
      Per finire credo che noi dobbiamo prendere spunto da questo decreto per proporre un'inversione di rotta delle politiche economiche seguite fino ad oggi.
      Abbiamo dedicato tanto tempo a questo decreto, ma pochissimo tempo al lavoro e pochissimo tempo a come rifinanziare la cassa integrazione.
      Abbiamo dedicato pochissimo tempo a discutere come sia necessario un piano di investimenti pubblici, anche con le piccole opere, per creare lavoro e per alimentare quella domanda di consumi privati, sociali e collettivi di cui abbiamo bisogno. Abbiamo parlato pochissimo di provvedimenti e di interventi per una politica industriale fondata sull'innovazione, sulla ricerca e sull'economia verde e dobbiamo in qualche modo rimettere al centro, come questo decreto in parte fa, ma solo in minima parte, la revisione radicale del Patto di stabilità interno e, quindi, prevedere, per gli enti locali che hanno risorse, di poterle spendere e permettere a quelli che non le hanno di investire, dir fare investimenti nelle opere pubbliche, in quelle piccole opere a livello locale che possono creare nuova occupazione e dare fiato alle imprese. E abbiamo bisogno di una politica fiscale nuova, diversa, in cui, come noi abbiamo proposto nella discussione sul decreto, si possano recuperare risorse dalle rendite, dai patrimoni, dai consumi ecologici dannosi, invece di toglierle sempre al lavoro, alle imprese ed ai consumi dei cittadini e della comunità.
      Con questo spirito noi ci riserviamo di valutare nel corso del dibattito il nostro atteggiamento, la nostra valutazione finale su questo provvedimento e siamo ancora, come ripeto, rammaricati che un lavoro fatto unitariamente, con grande spirito costruttivo e con un approccio che ha coinvolto tutti i gruppi nel cercare la soluzione migliore possibile, sia stato rovinato con una decisione, giunta all'ultimo momento, di cui pochi si sono resi conto nel corso della discussione ieri sera e che, ovviamente, per noi è un elemento di grande preoccupazione e di grande criticità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Taranto. Ne ha facoltà.

      LUIGI TARANTO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, perché c’è bisogno di una legge per pagare i fornitori ? Anche i grandi manager allargherebbero le braccia di fronte a questa ingenua domanda. Così si apriva un brillante editoriale di Fabrizio Galimberti pubblicato la scorsa settimana sulle colonne del principale quotidiano economico nazionale. Si potrebbe allora ben dire che la conversione in legge del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione rappresenta una tappa importante di un processo che deve tempestivamente avanzare affinché non si debbano più allargare le braccia. Fuor di metafora, si può cioè ben dire che il decreto e la sua conversione in legge rappresentano un tassello importante di quanto occorre urgentemente fare affinché l'attività di impresa possa svilupparsi nel nostro Paese né più né meno che nelle condizioni di un Paese normale.
      Un Paese normale è, dunque, un Paese in cui, per star soltanto alla questione Pag. 28specificamente affrontata con il decreto, l'ammontare dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni non sia soltanto grandezza stimata e sia, invece, materia puntualmente conosciuta, quantitativamente e qualitativamente conosciuta, e puntualmente aggiornata all'insegna del principio enaudiano del conoscere per deliberare. Un Paese normale è, dunque, un Paese in cui le regole contabili, che presiedono alla formazione del conto economico della pubblica amministrazione, siano compiutamente allineate agli standard internazionali. Un Paese normale è, dunque, ancora un Paese – ricordo qui qualche tratto delle considerazioni del parere sul decreto rilasciato dalla Commissione attività produttive – in cui davvero si scelga di sanare la lesione profonda della relazione fiduciaria tra iniziativa privata e funzione pubblica indotta, appunto, dalla questione annosa dei ritardati pagamenti.
      Per queste ragioni, voltar pagina è di straordinaria importanza perché, senza tenuta e rafforzamento di questa relazione, non si danno né efficace contrasto della recessione, della recessione più lunga e profonda della storia repubblicana, né efficace impulso alla crescita e all'occupazione. Voltar pagina, perché alla buona riuscita operativa del decreto sono stati ascritti significativi effetti macroeconomici e incorporati nel quadro previsionale del DEF predisposto dal Governo Monti: due decimali aggiuntivi di PIL per il 2013 e ben sette decimali aggiuntivi per il 2014. E voltar pagina ancora e soprattutto perché assicurare, tra il 2013 e il 2014, il pagamento di debiti certificati per 40 miliardi di euro significa mettere in campo una risposta ragguardevole alla crisi di liquidità che attanaglia tantissime imprese, a partire da quelle piccole e medie imprese per le quali l'accesso al credito resta sfida quotidiana e in troppi casi missione impossibile.
      Valga al riguardo il richiamo agli allarmi della Banca centrale europea e al recentissimo dato della Banca d'Italia sulla contrazione dei prestiti alle imprese nella misura, a marzo, del 2,8 per cento su base annua. Ma valga anche il rinvio alla lettera indirizzata da Diego Mocellini, piccolo imprenditore di Abano Terme al Governatore Visco: «faccio il morto, signor Governatore, perché» – così si legge nella lettera – «voglio essere una testimonianza viva prima che molti altri colleghi si tolgano la vita».
      Tutto risolto, allora ? Certamente no. Come segnalavo in apertura del mio intervento è giusto considerare il decreto-legge come una tappa: la tappa di avvio di un processo. È bene che questo punto sia chiaro e che venga chiarito proprio con la trasparenza ed il rigore del linguaggio sovversivo della verità, per dirla giusto con l’incipit del discorso del Presidente del Consiglio tenuto in quest'Aula in occasione del voto di fiducia.
      Non tutto è risolto, dicevo: fin d'ora infatti sappiamo che ovviamente la dotazione finanziaria del decreto-legge consentirà una risposta parziale, rilevante ma non esaustiva, rispetto al montante storico complessivo dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, sicché fin d'ora ancora sappiamo che di più occorrerà fare, consolidato il raggiungimento dell'obiettivo fondamentale della chiusura della procedura europea per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese, e nel quadro della necessaria, urgente e profonda revisione del Patto di stabilità, comunitario ed interno, in direzione del riconoscimento del primato delle ragioni dell'economia reale e della crescita.
      È questa, peraltro, la prospettiva che delinea anche l'approvato emendamento dei relatori che prevede, quale allegato alla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF) 2013, una specifica relazione sull'attuazione del decreto-legge. Tale relazione dovrà dar conto dello stato dei pagamenti e degli esiti della ricognizione dei debiti, indicando altresì le ulteriori iniziative necessarie, a partire dalla legge di stabilità del 2014 per il completamento del pagamento dei debiti maturati a tutto il 2012.
      Non tutto è risolto perché ancora resta severo il banco di prova della complessa Pag. 29architettura procedurale del decreto-legge e della tenuta della sua tempistica: severità, che, a mio avviso, continua a rendere meritevole di ulteriore attenzione la richiesta venuta dalle associazioni imprenditoriali del più ampio potenziamento dei meccanismi di compensazione tra i crediti certificati e quanto a vario titolo dovuto dalle stesse imprese creditrici alla parte pubblica ancorché non iscritta al ruolo.
      Il processo, comunque, si è avviato e richiede che ciascuno faccia la propria parte, che la facciano le pubbliche amministrazioni, che la facciano il Governo e il Parlamento, vigilando monitorando e, se necessario, intervenendo con tempestività, tanto in relazione al decreto-legge oggi in esame, quanto in riferimento all'effettivo rispetto dei termini di pagamento europei vigenti nel nostro Paese dall'inizio di quest'anno a seguito del recepimento della direttiva comunitaria in materia. E pagamenti delle pubbliche amministrazioni secondo tempi europei si tradurrebbero – vale la pena sottolinearlo – in una riduzione di costi aggiuntivi a carico delle imprese, che, per il 2012, è stata stimata nell'ordine dei 5 miliardi di euro. Anche il ritardato pagamento è, insomma, uno spread, gravoso, che mina la competitività delle imprese italiane e che, una volta di più, sollecita un più marcato ruolo della Cassa depositi e prestiti.
      Tutti facciano allora la propria parte perché serve effettiva convergenza su quanto risulta utile per la tenuta e il rilancio del sistema produttivo del Paese. Il lavoro del Parlamento sulle disposizioni del decreto-legge è stato un buon esempio di questa ricerca di convergenza. Ne sono scaturiti importanti miglioramenti: tra l'altro, l'intervento sostitutivo dello Stato, a fronte di inerzie di regioni ed enti locali, per i pagamenti degli stessi enti locali, l'introduzione del termine perentorio dei 30 giorni dall'erogazione degli anticipi di liquidità, la certificazione dei crediti con indicazione della data di pagamento, la risoluzione del corto circuito del DURC.
      Concludo. «Procurateci buone strade, (...) buona moneta ed un diritto (...) che funzioni con rapidità, per il resto laissez faire»: così rispose – annotava Kant, sul finire del XVIII secolo – un anziano mercante al Ministro francese che chiedeva cosa si potesse fare a vantaggio della prosperità dei commerci della nazione.
      Con una replica durissima, la storia della prima grande crisi della globalizzazione si è incaricata di segnalare, ancora una volta, che il lasciar fare non è la via giusta. Ma quell'ormai lontanissimo appello al buon funzionamento del diritto parla di questioni ancora aperte: qui ed oggi dice dell'importanza di una buona legge, per far sì che d'ora innanzi il tempestivo pagamento di quanto dovuto dalla parte pubblica ai propri fornitori, faccia semplicemente parte della normalità di un Paese normale. In tempi così straordinariamente difficili, già questa normalità sarebbe preziosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.

      GIANFRANCO LIBRANDI. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare è il «testimone» che il Governo Monti ci ha passato, un provvedimento di fondamentale importanza, perché chiude uno dei più aspri contenziosi tra Stato e società civile, un venir meno del patto con i cittadini, che ha contribuito ad aumentare nell'opinione pubblica il sentimento di rancore e di astio verso la politica e le istituzioni.
      Siamo riusciti a ricucire questo strappo grazie al lavoro del precedente Esecutivo, che ha avviato una stagione di riforme, che ha consentito all'Italia di rimettere a posto i conti pubblici e in questo modo di presentarci in Europa a testa alta, potendo tra le altre cose pretendere che il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle aziende venisse conteggiato al di fuori del Patto di stabilità, senza mettere così a rischio il percorso di rientro dalla procedura di infrazione per disavanzo eccessivo.
      Un «testimone», come dicevo, lasciatoci in eredità e che noi abbiamo il dovere Pag. 30di portare fino al traguardo. Si tratta del primo raggio di luce che intravediamo alla fine del tunnel, il primo vero beneficio per i nostri concittadini dopo i sacrifici a cui sono stati costretti, ma non da una politica del rigore fine a se stessa, bensì per colpa di decenni di politiche sconsiderate, utili nell'immediato solo a portare voti a questa o quella parte politica e che hanno provocato il grave dissesto della finanza pubblica italiana, a cui si sta ancora tentando di porre rimedio, nonostante i grandi passi avanti già effettuati.
      Grazie alla precedente compagine ministeriale siamo qui a varare un decreto che rappresenta una prima boccata di ossigeno per il nostro sistema industriale e che porterà crescita e creerà nuovi posti di lavoro. Oggi noi stiamo immettendo liquidità nel sistema economico, favorendo lo sviluppo e dando una concreta speranza alle tante persone che si trovano senza occupazione.
      Le misure in tema di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, di importo pari a circa 20 miliardi nella seconda parte del 2013 e ulteriori 20 miliardi nel corso del 2014, porteranno secondo le stime del Governo ad una maggiore crescita di 1,2 punti nel triennio (0,2 nel 2013, 0,7 nel 2014 e 0,3 nel 2015). In termini di indebitamento netto tale misura determinerebbe un peggioramento del saldo solo nel 2013 per circa 7,8 miliardi, pari allo 0,5 per cento del PIL, mentre non ci sarebbero effetti sul 2014 per il quale si prevede un deficit dell'1,8 per cento.
      Non sono numeri astratti perché questa volta le cose sono state fatte bene. Infatti la vera forza di questo decreto sta nella definizione di criteri e procedure semplici e lineari, a cui le imprese dovranno assolvere per ottenere i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione.
      Finora gli interventi normativi per dare attuazione alla direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, del 29 giugno 2000, e alla successiva direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio 2011 sono apparsi di efficacia limitata a causa della complessità delle procedure operative e dei troppi casi di esenzione – si pensi alle regioni con piani di rientro dai deficit sanitari ed agli enti locali commissariati – senza considerare inoltre la totale mancanza fino ad oggi di sanzioni per le pubbliche amministrazioni inadempienti.
      Con questo decreto, invece, sono stati innanzitutto definiti tempi certi per i pagamenti alle imprese. Lo scorso 30 aprile è scaduto il termine per cui comuni e province hanno dovuto comunicare gli spazi finanziari di cui necessitano, entro i quali sostenere i pagamenti di debiti di parte capitale certi, liquidi ed esigibili alla data del 31 dicembre 2012, ovvero dei debiti di parte capitale per i quali sia stata emessa fattura o richiesta equivalente di pagamento entro il predetto termine. Tali pagamenti, cosa più rilevante, sono esclusi dal vincolo di stabilità interno e questo consente a comuni e province di iniziare da subito a pagare i propri debiti.
      Ricordiamo a questo proposito che il decreto-legge prevede un'esclusione, per il 2013, dal Patto di stabilità interno dei pagamenti di debiti di parte capitale pari ad un importo di 5 miliardi di euro per gli enti locali, di 1,4 miliardi per quanto riguarda le regioni e di 800 milioni per gli investimenti cofinanziati dai fondi strutturali europei. Il decreto istituisce, poi, nel bilancio dello Stato un unico fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili, con una dotazione di 10 miliardi di euro per il 2013 e di 16 miliardi per il 2014. Questo consente a comuni, province e regioni privi di disponibilità liquide di ottenere finanziamenti, che potranno restituire entro un massimo di trent'anni ad un tasso di interesse determinato sulla base del rendimento di mercato dei BTP a cinque anni.
      Noi di Scelta Civica, con i nostri emendamenti, abbiamo voluto rinforzare l'architettura di questo decreto con degli elementi di trasparenza e di certezza. Ad esempio, abbiamo preteso che le pubbliche amministrazioni forniscano, ogni anno, una mappatura dei debiti, così da avere sempre un quadro chiaro ed aggiornato Pag. 31dell'ammontare totale dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della pubblica amministrazione. Inoltre, abbiamo ottenuto che le risorse eventualmente eccedenti non vengano utilizzate per il rimborso o la restituzione delle imposte, ma che siano versate comunque al fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti, in coerenza con gli obiettivi di questo decreto-legge.
      In conclusione, signor Presidente, è indubbio che si tratta di un decreto-legge equilibrato, frutto del lavoro di tutte le forze politiche – PD, PdL, SEL, MoVimento 5 Stelle, Lega Nord, tutti compresi – che in Commissione bilancio hanno dato prova di responsabilità e serietà di fronte ad un problema la cui soluzione non poteva essere più rimandata. Un metodo di lavoro che noi di Scelta Civica rivendichiamo come un successo politico, essendo stati coloro i quali più hanno spinto per la pacificazione tra le maggiori forze politiche del Paese. Un metodo che ci auguriamo prosegua per tutta la legislatura, visto che già da questo primo provvedimento si preannuncia impegnativa e complessa, ma protesa a risolvere le tante questioni lasciate aperte negli anni passati.
      Per chi, come me, viene dal mondo dell'imprenditoria, approvare un decreto di questo genere è motivo di orgoglio e, soprattutto, di reale servizio offerto al Paese, ed in particolare al tessuto produttivo italiano, che, per troppo tempo, è stato trascurato e fortemente tassato. Spero che anche nei prossimi provvedimenti ci sia, in egual modo, una collaborazione generale, ampia, italiana e trasversale per aiutare le nostre imprese, i nostri agricoltori, i nostri commercianti, i nostri artigiani, le nostre famiglie; a partire dalle misure che verranno prese sull'IMU, dove mi auguro siano confermate le informazioni secondo cui si starebbe studiando un rinvio della rata di giugno anche per i beni strumentali, come i capannoni industriali, i terreni agricoli, per i quali i comuni, discrezionalmente, hanno applicato le aliquote massime consentite.
      Questo è esattamente quello che noi abbiamo chiesto e continueremo a chiedere a gran voce, ripetutamente. Dobbiamo creare sviluppo, modernizzazione e posti di lavoro. Il vero motore economico del Paese sono le imprese, dalla più piccola – che è la famiglia –, alle medie, alle grandi. Aiutiamole a sopravvivere, ad internazionalizzarsi e a crescere (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che l'Aula è chiamata ad esaminare oggi è stato profondamente migliorato dai lavori della Commissione speciale e, poi, da quelli della Commissione bilancio, anche attraverso un confronto proficuo con il Governo sul merito delle tante questioni affrontate. È un provvedimento complesso e articolato che, come Popolo della Libertà, ci siamo impegnati affinché risultasse più semplice e immediato possibile.
      Le aziende, le imprese, le realtà produttive del nostro Paese, dovevano e devono essere al centro degli interventi che sono stati decisi. Gli effetti di questo provvedimento si devono avvertire, a nostro avviso, subito e in maniera concreta. Sappiamo benissimo di dover operare in un contesto internazionale particolarmente complicato per la difficile situazione di crisi finanziaria, ma non possiamo attendere che la ripresa avvenga da sé; dobbiamo riuscire, invece, ad intervenire affinché la ripresa venga promossa e sostenuta.
      Il rapporto tra pubblica amministrazione e realtà produttive può e deve essere un rapporto virtuoso, diventando un volano per un nuovo sviluppo, per creare lavoro, ma la pubblica amministrazione deve diventare veloce, efficiente e trasparente; in questo senso dobbiamo continuare ad impegnarci, e come Popolo della Libertà continueremo a pungolare il Governo affinché si muova con determinazione in questo senso, così come fatto nel decreto-legge con le tante modifiche in termini di semplificazione, e mirate ad Pag. 32abbreviare i tempi rispetto all'erogazione di cassa ed ai pagamenti, che sono state fatte.
      In questi anni, la necessità di consolidare i nostri conti pubblici ha provocato una serie continua di manovre imponenti; in particolare abbiamo registrato un aumento insostenibile in termini di pressione fiscale, arrivata ad oltre il 44 per cento solo quella centrale, senza quella decentrata, in consistente e costante aumento rispetto al 42,6 per cento del 2011.
      Come hanno detto in molti, abbiamo fatto i compiti a casa, abbiamo fatto il nostro dovere; ora, però, non possiamo rimanere ancorati al solo rigore dettatoci dall'Europa: l'economia italiana e il nostro Paese hanno bisogno di ossigeno. L'Europa è bene che torni subito allo spirito di costruzione del Patto di stabilità, allo spirito di Jacques Delors che pretese, insieme agli Stati membri, che quella dizione fosse trasformata in Patto di stabilità e di crescita, perché se noi ci fermiamo solo alla stabilità, che peraltro non è neanche stata realizzata, finiremmo per avere solamente una situazione totalmente recessiva e di totale instabilità. Questo provvedimento può rappresentare per il nostro Paese una prima boccata di ossigeno; per le tante aziende attualmente in difficoltà sicuramente costituisce una prima risposta, il punto di partenza per invertire la tendenza.
      Onorevoli colleghi, si tenga presente che attraverso il coinvolgimento dei vari livelli di Governo, con questo provvedimento viene immessa nel sistema una disponibilità aggiuntiva per circa il 40 per cento sugli enti territoriali, cioè comuni e province, in termini di allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno. Più nello specifico, durante i lavori parlamentari abbiamo chiesto e ottenuto che venissero ampliate le tipologie di debiti degli enti locali che possono essere oggetto di rimborso; l'ampliamento a sessanta giorni del termine per la modifica dei piani di riequilibrio da parte di quei comuni che abbiano chiesto l'anticipazione di tesoreria; la previsione che il Governo promuova la stipula di convenzioni con le associazioni di categoria del sistema creditizio volte a verificare che la liquidità ottenuta dalle banche sia effettivamente impegnata a sostegno dell'economia reale e del sistema produttivo e non a risanare i loro bilanci. Su quest'ultimo punto, permettetemi di soffermarmi perché rappresenta un punto qualificante: il credito, le banche, devono tornare al servizio della comunità; la progressiva finanziarizzazione del sistema bancario, avvenuta negli ultimi anni, ha provocato, di fatto, la creazione di un sistema virtuale, quasi del tutto scollegato dalla realtà con fenomeni gravissimi di speculazione. Il credito e il sistema bancario devono tornare a sostenere l'economia reale, devono tornare al servizio delle imprese, delle aziende, delle famiglie e dei cittadini italiani.
      Di particolare rilievo è l'aver previsto che tutti i debiti iscritti a ruolo fino a dicembre 2012 potranno essere portati a compensazione, così come è bene evidenziare che le somme possono essere erogate alle imprese anche in caso di rateizzazione dei debiti fiscali. Inoltre, l'incremento delle somme già rese disponibili, come prevede la conversione del decreto-legge, per il 2013 per il Patto di stabilità verticale è incentivato, ed è da sollecitare anche il Governo a rimodulare nei prossimi provvedimenti finanziari la copertura, così com’è stato da altri colleghi sollecitato, perché solo temporaneamente e solo perché era stato fatto un accordo in Conferenza Stato-Regioni a cui doveva darsi attuazione, è stato necessario intervenire, come Commissione, per trovare la copertura. Così come questo è stato un intervento fortemente richiesto dall'ANCI, ed inoltre anche l'ampliamento a parità di somme da escludere dal Patto della tipologia dei debiti di parte capitale degli enti locali che possono essere oggetto di rimborso, sono compresi così i debiti fuori bilancio riconosciuti legittimi.
      Di particolare interesse è anche l'ampliamento della deroga al Patto di stabilità concesso alle regioni per far fronte al pagamento dei debiti mediante l'anticipazione di liquidità sia per quel che riguarda i debiti commerciali che per i debiti sanitari. Pag. 33Come PdL abbiamo molto insistito per inserire nel decreto-legge la possibilità che tutti i debiti iscritti a ruolo fino a dicembre 2012 possano essere portati a compensazione.
      Non solo, credo che valga la pena ricordare anche altre misure, come quella che prevede la possibilità di un potere sostitutivo del Governo nei confronti e nei casi in cui le amministrazioni non compiano il proprio dovere. È una possibilità questa che rende il provvedimento ancora più incisivo e operativo. Anche in questo caso, come nel caso precedente e in generale in tutto il provvedimento, l'obiettivo per il quale Popolo della Libertà ha voluto lavorare e si è impegnato, è stato quello di mettere al centro delle misure adottate le imprese, i cittadini, le loro effettive necessità. Le risorse stanziate devono arrivare alle imprese e alle aziende in maniera certa, veloce ed efficace.
      Vale la pena ricordare anche l'intervento semplificativo che abbiamo adottato in materia di DURC e l'estensione della platea dei soggetti che potranno pagare i loro debiti, includendo tra questi anche le società in house. Tutti questi interventi sono nati grazie al confronto costante che in queste settimane il nostro gruppo ha avuto con le tante realtà produttive del nostro Paese e con le loro associazioni rappresentative. Le abbiamo volute ascoltare per capire, perché, cari onorevoli colleghi – e mi avvio alla conclusione – è venuto il momento che la politica torni ad ascoltare i cittadini. Dobbiamo recuperare la nostra capacità di ascolto, solo così potremo recuperare la nostra capacità di intervento (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

      ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, la gestione integrata del ciclo dei rifiuti è uno dei problemi irrisolti tra i tanti di questo Paese. Le numerose emergenze di questi anni che hanno investito la Campania, la Puglia, il Lazio, la Sicilia e la Calabria – quest'ultima ormai da più di 12 anni in uno stato emergenziale – testimoniano la grande difficoltà che il nostro Paese ha ad entrare in un contesto come quello europeo, moderno, che è caratterizzato dalla direttiva europea n.  2008/98/CE, che ci indica un percorso chiaro. Una situazione, tra l'altro, che permette il proliferare, come abbiamo avuto occasione di mettere in evidenza nella scorsa bicamerale sulle ecomafie, di affari collegati alla malavita organizzata. Il percorso europeo mette la riduzione della produzione dei rifiuti ed il recupero della materia al centro delle politiche di gestione dei rifiuti. Si badi bene, non una scelta, quella dell'Europa, ambientale in senso stretto, ma una scelta economica, che indica il recupero non solo come una necessità dovuta alla scarsità di materie prime presenti nei Paesi dell'Unione, ma anche una straordinaria opportunità per costruire filiere industriali importanti nel settore della green economy.
      Già ora, a livello europeo, uno dei settori che è sopravvissuto alla crisi è costituito, secondo i dati dell'agenzia europea competente, proprio dal settore del riciclo e del recupero. Ciò significa che la strada è quella giusta, una strada che vuol dire passare da un ciclo industriale della gestione dei rifiuti basato su discariche ed inceneritori, ad un ciclo che comprende impianti di recupero, di selezione, di compostaggio. In questo cammino la fiscalità ambientale è lo strumento principale per indirizzare un cambiamento dei comportamenti, oltre che un indirizzo industriale, ottemperando il principio che chi inquina paga. La Tares, il tributo istituito dall'articolo 14 del decreto-legge n.  201 del 2011, la cui applicazione è riportata nell'articolo 10 del presente decreto-legge, va in direzione opposta a questi principi.
      Già il fatto che sostituisca ben altre tre modalità di applicazione fiscale, come la Tarsu, la TIA1 e la TIA2, indica come sia necessario rivedere non solo le modalità di pagamento da parte dei cittadini, ma anche la natura stessa di questo tributo, che così com’è concepito rappresenta la negazione del principio europeo, appunto, di Pag. 34chi inquina paga, oltre a non rappresentare uno strumento incentivante per indirizzare il mercato dei rifiuti verso il recupero. È pur vero, così come riportato dall'approfondimento effettuato dal servizio studi della Camera, che i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico, possono con regolamento prevedere l'applicazione di una tariffa puntuale avente natura corrispettiva in luogo del tributo, ma questi oggi sono a malapena 124 e rappresentano circa 820 mila cittadini: sono pochissime realtà, sono circa il 10 per cento di chi oggi applica la tariffa. Noi, quindi, riteniamo che per un servizio come quello sui rifiuti la forma più equa, razionale e più in linea con le norme comunitarie, sia proprio quella di una tariffa commisurata ai rifiuti prodotti e al servizio reso.
      Serve uno strumento di trasparenza e di equità economica in grado di guidare l'evoluzione del settore verso l'efficienza ambientale, non l'appiattimento dei pagamenti in una generica e indistinta tassazione su case e servizi che non incentiva i comportamenti virtuosi degli utenti né l'efficienza del sistema industriale. È necessaria una maggiore attenzione a questo tema chiedendo che nell'eventuale riforma sull'IMU non vengano diffuse ipotesi di nuovi tributi e imposte senza prima che siano state valutate attentamente le conseguenze che esse potrebbero provocare. Va evitato il rischio di far scomparire la tariffa rifiuti e va realizzata la sua separazione dal tributo per il servizio indivisibile. Credo sia necessario nelle Commissioni competenti organizzare una riflessione tecnica e di confronto delle buone pratiche nazionali sulla riforma della Tares, che si muova in senso comunitario; è indispensabile, quindi, tenere separata, come ho già detto, la quota dei servizi indivisibili. Penso, e ho finito, che ciò eviterebbe anche una serie di costi amministrativi che peseranno in maniera rilevante sui gestori oltre che sui comuni e quindi sui cittadini.
      Sarebbe poi necessario, e ho finito davvero Presidente, affrontare da subito il tema più generale della gestione dei rifiuti urbani e speciali nel nostro Paese, rivedendone la classificazione e impostando il pieno di riduzione, così come previsto dalla normativa europea, definendo concretamente gli ambiti regionali e andando oltre al tema della autosufficienza provinciale non più sostenibile e facendo una ricognizione dell'impiantistica nazionale e determinando, in collaborazione con le regioni, il reale fabbisogno impiantistico. Si potrebbe, poi, pensare a costituire una sorta di autorità nazionale per determinare qualità di servizio, costi standard di smaltimento e per verificare il raggiungimento degli obiettivi di recupero posti dalle direttive europee.
      Infine, e ho proprio finito, ed è l'oggetto anche di questo decreto-legge, definire un sistema di fiscalità legato al ciclo integrato dei rifiuti che premi chi è virtuoso e penalizzi chi continua ad aumentare le pressioni negative sull'ambiente. Grazie Signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mario Marazziti. Ne ha facoltà.

      MARIO MARAZZITI. Grazie Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge che esaminiamo oggi rappresenta un tangibile e positivo risultato della politica di responsabilità e intelligenza delle cose necessarie, avviata dal Governo guidato da Mario Monti e che oggi il Governo guidato da Enrico Letta è chiamato a inverare, con piena responsabilità delle forze politiche. Si tratta di un provvedimento di significativa entità, 40 miliardi, e il reperire queste risorse è stato possibile solo grazie al lavoro di risanamento fatto e riconosciuto dall'Europa, lo stesso che a fine mese permetterà di uscire dalla procedura d'infrazione e aprire una nuova fase di negoziazione. È la «fase 2»; era stata annunciata, promessa, e avviene. Scelta Civica per l'Italia non è la continuazione del Governo Monti, ma ha fatto della credibilità e della responsabilità la propria identità, non per noi stessi, o per poltrone, ma per gli italiani e il bene comune.Pag. 35
      È vero che tutto questo non può essere autoreferenziale, usciamo dalla crisi ma non per essere un Paese egoista e senza politica estera e di cooperazione internazionale; il taglio all'otto per mille statale per la lotta all'emergenza umanitaria e la fame nel mondo, alle pandemie, per le calamità naturali e la salvezza dei beni culturali, non è accettabile e soprattutto all'ultimo minuto, al pari del taglio della cooperazione. È per questo che anch'io voglio invitare con forza il Governo a trovare il modo, oggi, di restituire i 12 milioni tolti a una cooperazione internazionale già umiliata da molti anni e che solo nell'ultimo anno aveva segnato per la prima volta una piccola ripresa risalendo a 228 milioni di disponibilità. È il minimo indispensabile per evitare un problema, una marcia indietro non necessaria. Ben venga, nel caso, la tassazione delle sigarette elettroniche, se serve non a creare nuova dipendenza e nuovo business, ma magari una scelta civica utile.
      Il provvedimento che discutiamo oggi è un intervento di economia reale per l'economia reale. Per ridare fiato alle imprese e agli italiani, ma anche una grande occasione per avviare i comportamenti virtuosi anche da parte delle pubbliche amministrazioni, il testo di oggi è migliore di quello che abbiamo esaminato in Commissione speciale e poi in quella bilancio.
      Merito del grande lavoro convergente in Commissione speciale, e poi nella bilancio: convergente, sì, in una fase della politica italiana in cui si è forse raggiunto invece all'esterno il massimo della contrapposizione.
      Si ricrea in questo caso una regola fondamentale: che chi lavora viene pagato, e che a pagare regolarmente, come i cittadini, devono essere anche le pubbliche amministrazioni. È il minimo per il recupero della fiducia e della trasparenza: gli obblighi che valgono per i cittadini devono valere anche per le pubbliche amministrazioni. È il primo modo per evitare il sentimento che lo Stato, il pubblico, sia matrigno e patrigno, che vi sia impunità a senso unico: mai una sanzione per chi non offre il servizio per cui esiste. Cominciamo dal fatto quindi che i debiti si devono pagare, con tempi certi e in maniera certa. Per questo oggi il provvedimento apre una pagina nuova, anche culturale, anche della politica.

      PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Marazziti. Onorevole Guerra... addirittura seduto mi sembra... grazie ! Prego, onorevole Marazziti, prosegua pure.

      MARIO MARAZZITI. E poi: soldi subito a chi è molto in difficoltà. Un rientro per l'economia reale in capacità di spesa, che è anche l'inizio un po’ dell'ordine in casa. Non si sapeva qualche tempo fa neppure l'entità del debito delle pubbliche amministrazioni: superiore ai 40 miliardi, 80 secondo la Banca d'Italia, forse di più ma forse in termini di sofferenza reale di meno; il risultato di molti anni di incuria e irresponsabilità. La piattaforma elettronica che è stata avviata anche grazie ai dispositivi incentivanti o sanzionatori previsti dagli emendamenti in Commissione è non più facoltativa, e permetterà d'ora in poi di monitorare la nascita del debito e di gestirne il rientro dagli inizi.
      Abbiamo posto il problema che i primi fondi arrivassero immediatamente alle imprese, per entrare nel circolo dell'economia reale, e che solo in seconda battuta tornassero alle banche esposte per aver offerto credito pro soluto. Abbiamo chiesto che non venissero penalizzati i creditori verso pubbliche amministrazioni non virtuose, in ritardo con la quantificazione e certificazione del debito. Abbiamo offerto soluzioni al problema del pagamento dei debiti verso imprese che vantavano crediti superiori al loro debito tributario, a rischio di esclusione per un DURC non in regola ma in regola al momento dell'inizio del credito. È il tema della compensazione, che è confluito nell'emendamento positivamente considerato dal Governo, illustrato dai relatori Causi e Bernardo, e che porta al 31 dicembre 2012 la platea dei crediti esigibili, introduce una data di certificazione, rende possibile finalmente il calcolo di compensazione con i debiti tributari e contributivi delle imprese, del Pag. 36credito esigibile e della sua restituzione. Questa è economia reale: significa imprese che tornano ad essere regolari per nuovi incarichi di lavoro, dopo essere state irregolari non per colpa propria, e una rapida immissione di liquidità.
      Vado a concludere dicendo che avevo sollecitato un intervento migliorativo per le società in house, costituite da società pubbliche per la gestione esterna delle proprie attività, senza ricorrere al mercato, che però hanno contratto debiti con fornitori esterni. Anche in questo caso un emendamento utile, che dà la priorità al pagamento dei crediti incassati per riversarli sui creditori esterni. Scelta Civica ha introdotto la possibilità di monitoraggio continuo della piattaforma elettronica da parte dei cittadini, con l'obbligo da parte degli amministratori di dichiarare i debiti scaduti incorrendo in sanzioni in caso di non adempienza.
      Allora, due ultimi temi. Il primo, qualificante: abbiamo suggerito la valorizzazione della Cassa depositi e prestiti come volano di sviluppo, con una ricapitalizzazione modesta che, se dell'ordine di 2 miliardi, permetterebbe il pagamento aggiuntivo di una quota di circa 20 miliardi di debito accumulato; le casse di risparmio potrebbero avere un ruolo senza andare ad incrementare il debito pubblico. La fornitura di una garanzia dello Stato su alcuni debiti, con una certificazione capace di avviare una nuova negoziazione del debito ampliando i 40 miliardi di platea disponibile nel biennio con liquidità bancaria, risanamento e ossigeno per le imprese. E il secondo: questo provvedimento deve segnare l'inizio di una armonizzazione tra le diverse contabilità delle pubbliche amministrazioni. Sono disomogenee, più di 20 mila, tali da avere rese incerte la spesa e la consapevolezza del debito.
      È un problema europeo sul quale anche Eurostat sta intervenendo. Concludo dicendo grazie a tutti quelli che hanno lavorato insieme per migliorare questo decreto-legge, è un metodo di lavoro per il Parlamento ma anche lavoriamo insieme per aiutare il Governo a non compiere in extremis un grave errore come quello del taglio per la cooperazione e del taglio all'8 per mille dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

      BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che stiamo discutendo oggi è un provvedimento complesso, articolato, se vogliamo per molti aspetti molto difficile anche da elaborare perché le misure che esso contiene riguardano la vita quotidiana di tante aziende, la vita e il lavoro di tante famiglie e di tanti cittadini, ossia di quella parte fondamentale per l'economia italiana e per tutto il Paese.
      Il lavoro che abbiamo svolto è frutto di un intenso e credo proficuo confronto, sia in Commissione speciale che poi in Commissione bilancio, che ci ha visti impegnati per molti giorni in Parlamento e che ha visto anche il Governo impegnato in prima persona; un confronto che è stato – credo – costruttivo e che io mi auguro possa essere veramente il segno che marca la differenza in quest'Aula, in questo Parlamento, e che ci possa finalmente permettere di entrare nel merito delle questioni che abbiamo di fronte.
      È stato un confronto grazie al quale il testo, così come ci era arrivato all'inizio dell’iter, è stato evidentemente migliorato. Siamo consapevoli che arrivare alla necessità di emanare un decreto-legge per assolvere ai pagamenti dovuti dalla pubblica amministrazione rappresenta un paradosso – come è stato detto da alcuni colleghi – a cui non avremmo voluto arrivare ma, vista l'assoluta necessità di procedere, abbiamo fatto quello che dovevamo e credo che potevamo fare in questo momento.
      Lo abbiamo migliorato, abbiamo migliorato il testo e soprattutto l'abbiamo reso più efficace e soprattutto efficiente. Il risultato che abbiamo ottenuto deve essere considerato il primo passo di un lungo percorso che dovrà vedere impegnato il Parlamento e il Governo nei prossimi Pag. 37mesi; a questo impegno e a questo lavoro è condizionata la fiducia che Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – lo abbiamo detto e lo vogliamo ribadire in questa sede – ha dato al Governo ritenendo che questo fosse il Governo giusto da fare in questo momento affinché si mettessero in campo quelle iniziative necessarie per dare risposte e uscire velocemente dalla crisi economica e far ripartire la crescita.
      Dobbiamo dare risposte ai nostri cittadini, dobbiamo darle in tempi rapidi. Vedete, sono convinta che lavorando così come abbiamo fatto in questi giorni in Commissione bilancio, confrontandoci sui problemi concreti, noi riusciremo a fare la differenza. La politica, del resto, soltanto riappropriandosi del proprio ruolo ossia della capacità di uscire dal proprio recinto, comprendendo anche le ragioni dell'altro, con uno spirito giusto, con lo spirito di essere soltanto al lavoro per il bene comune, può dare le risposte che l'Italia aspetta.
      Allora è per questo che abbiamo lavorato in Commissione, anche con gli emendamenti che abbiamo presentato, per far sì che il provvedimento diventasse più semplice, più immediato, ma soprattutto abbiamo fatto sì che il provvedimento potesse produrre effetti immediati. Questa era la filosofia con cui ci siamo mossi sin dall'inizio e credo che il testo che oggi portiamo in Aula per la discussione sulle linee generali abbia colto l'obiettivo che ci eravamo fissati; un obiettivo che è stato possibile grazie anche al confronto continuo con i rappresentanti delle imprese, delle aziende, delle realtà produttive del nostro Paese, ai quali credo abbia dato finalmente un segnale positivo ma soprattutto abbiamo permesso che arrivasse in Aula un provvedimento dove ci sono tagli ma soprattutto dove non ci sono nuove tasse per gli italiani; credo che questa sia una grande vittoria di tutti noi. Abbiamo stanziato 40 miliardi, 20 per il 2013 e 20 per il 2014, ma sappiamo bene che è solo un primo passo questo.
      Il prossimo deve essere quello di fare emergere, nel più breve tempo possibile, l'ammontare completo dei debiti della pubblica amministrazione. In questa direzione continueremo a lavorare con il massimo impegno, anche a partire dalla norma, che dobbiamo inserire nella prossima legge di stabilità, con la quale consentiremo il pagamento dei debiti fuori bilancio che le amministrazioni detengono.
      Onorevoli colleghi, la pubblica amministrazione può diventare un volano di sviluppo, una fondamentale risorsa per il rilancio del sistema Italia; deve, però, diventare efficiente, veloce e trasparente, perché non è più accettabile che la pubblica amministrazione sia un ostacolo.
      Non è pensabile che vi siano aziende costrette a chiudere perché non sono pagate dallo Stato. Questa è una contraddizione inaccettabile, che non possiamo più permetterci. Ed allora, dalla sinergia virtuosa tra la pubblica amministrazione, gli enti locali e le imprese può nascere una grande spinta per la ripresa della nostra economia e noi dobbiamo sfruttare al massimo questa possibilità.
      È necessario, dunque, riuscire a coordinare gli sforzi e a semplificare e rendere effettivi gli interventi che abbiamo di fronte. Da questo punto di vista, in quest'ottica, abbiamo chiesto e ottenuto l'istituzione di un potere sostitutivo da parte del Governo nel caso di amministrazioni inadempienti, perché, oggi più che mai, è fondamentale garantire i pagamenti.
      Un altro importante risultato, che, come Popolo della Libertà, mi piace sottolineare che abbiamo ottenuto in questo provvedimento, è l'allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno per gli enti locali, dove abbiamo un importo di 5 miliardi di euro che permetterà agli enti di utilizzare le risorse disponibili, contribuendo a rimuovere, in questo modo, una delle principali cause per i mancati pagamenti.
      E permettetemi, proprio con riferimento al discorso del nuovo Patto di stabilità verticale, di fare una riflessione in merito alle coperture che noi abbiamo individuato per il 2013 rispetto ai due Pag. 38miliardi che, grazie alla Ragioneria, abbiamo individuato proprio per arrivare a questa copertura.
      Credo che il Governo dovrebbe, forse, fare una più attenta valutazione, per verificare effettivamente di inserire questa voce, rispetto ai tagli che abbiamo previsto, non sui tagli che oggi risultano nel provvedimento, ma in quelli previsti come copertura dall'articolo 12. Credo che su questo valga la pena di riflettere ancora, tra di noi, per qualche minuto.
      E ancora, un'altra importantissima cosa che abbiamo inserito nel provvedimento è la soluzione di una contraddizione relativa al DURC, in virtù della quale, per colpa di un meccanismo paradossale, molte aziende rimanevano prive dei necessari pagamenti. Ora non sarà più così, perché sarà preso, come riferimento, quello relativo alla data di emissione della fattura o di un'eventuale, equivalente, richiesta di pagamento. Questa è una cosa fondamentale, che le imprese ci chiedevano e che noi siamo riusciti a realizzare e ad inserire in questo provvedimento, migliorandolo ulteriormente.
      Ed allora, e mi accingo alla conclusione, richieste mirate, misure specifiche e calibrate: su questa strada e in questo modo dobbiamo proseguire tutti insieme, con quel senso di responsabilità che ha fatto sì che nascesse il nuovo Governo. Abbiamo ancora molto da fare, tante sono le risposte che dobbiamo dare, le emergenze che dobbiamo contribuire a risolvere.
      Noi siamo consapevoli del nostro impegno, dell'impegno che dobbiamo metterci, e vi è, vi assicuro, la massima determinazione a voler proseguire su questa strada, ma soltanto con il senso di responsabilità e soltanto con un atteggiamento positivo nei confronti di provvedimenti come quello attuale, che mi auguro possa arrivare da tutti i gruppi politici, noi riusciremo a lavorare per il bene dell'Italia e per il bene degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Bini, anche per regolarci, vi informo che questo sarà l'intervento con cui sospenderemo i lavori della seduta antimeridiana di oggi; riprenderemo, poi, alle ore 15, con il seguito degli interventi e le repliche dei relatori e del Governo. È iscritta a parlare l'onorevole Bini. Ne ha facoltà.

      CATERINA BINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che andiamo oggi a discutere è il primo atto davvero importante di questa legislatura. Tocca la vita reale delle persone e delle imprese, restituisce un po’ di linfa a un tessuto economico composto per lo più da piccole e medie imprese che hanno gridato in questi anni tutta la loro sofferenza. Un tessuto di imprese che, con la qualità del loro lavoro, hanno reso l'Italia, nel passato, celebre nel mondo. Un tessuto di imprese composto da imprenditori e lavoratori silenziosi che non hanno mai chiesto, o comunque non nella maggioranza dei casi, favoritismi o scorciatoie. Hanno chiesto invece ormai da anni che si permettesse loro di lavorare, di produrre.
      Seppure nella fase difficile del nostro Paese e nella crisi che lo attanaglia ormai da cinque lunghi anni – crisi che è da tutti considerata la più profonda e complessa dalla seconda guerra mondiale, crisi che non dipende solo da noi e che da soli non possiamo risolvere – noi possiamo avere degli strumenti, delle leve, per consentire, almeno alle imprese che lavorano con qualità e nel rispetto delle regole, di poter andare avanti. Il nostro obiettivo deve essere semplificare loro la vita e il lavoro, cominciando intanto dall'evitare di complicarglielo. Lo possiamo fare con alcuni interventi concreti che mirino soprattutto a semplificare la burocrazia che costringe le imprese, la loro nascita, la loro vita. Lo possiamo fare diminuendo un po’ della pressione fiscale eccessiva che grava sulle loro spalle. Lo possiamo fare, come nel caso del decreto che stiamo discutendo, consentendo loro di riscuotere almeno una parte di quello per il quale hanno già Pag. 39svolto un lavoro. Sembrerebbe una ovvietà, ma purtroppo sappiamo che non è così.
      Se è vero che i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese sono valutati a oltre 100 miliardi di euro, anche se non c’è una stima precisa, dobbiamo intervenire perché almeno una parte di questa enorme falla venga colmata. Per queste ragioni il decreto di oggi è così importante. Non sappiamo quante imprese gravate dalle mancate riscossioni nel frattempo non ce l'hanno fatta. Sappiamo che ce ne sono ancora molte che possiamo salvare e che, se non interveniamo con rapidità, potrebbero anch'esse chiudere i battenti.
      Ovviamente ci troviamo, anche questa volta, come spesso ci accade, a intervenire sull'emergenza. Dobbiamo trovare una strada, a partire dall'allentamento del Patto di stabilità, che consenta di lavorare strutturalmente per evitare questi fenomeni. È inaudito che imprese che hanno lavorato per la pubblica amministrazione mettano a rischio la propria vita perché non riscuotono per lavori già svolti, spesso quando gli enti locali avrebbero in cassa i soldi per pagarle.
      Voglio ringraziare la X Commissione, di cui faccio parte, per il lavoro importante che è stato svolto, un lavoro di condivisione prezioso di cui ringrazio oltre al presidente della Commissione, l'onorevole Epifani, il relatore in Commissione, l'onorevole Taranto, che ha svolto un approfondimento su tutte le questioni preliminari al parere che dovevamo esprimere.
      Permettetemi un ringraziamento anche ai capigruppo in Commissione, dal quale consegue una considerazione politica: il parere è stato votato all'unanimità da tutti i gruppi parlamentari. Questo è il segno, credo, che, quando si lavora nel merito dei problemi che interessano la vita reale delle persone e delle imprese, si possono trovare convergenze ampie che vanno oltre le differenze politiche dentro e fuori la maggioranza che sostiene questo Governo. Questo dovrà essere il nostro metodo di lavoro. Concentriamoci sul merito dei problemi, approfondiamo, facciamo un lavoro vero senza farci prendere da pulsioni elettoralistiche e credo che i risultati saranno importanti come in questa occasione.
      Venendo più puntualmente al decreto in oggetto e al parere che come Commissione abbiamo espresso, ci tengo a sottolineare alcune condizioni da noi poste, sapendo che non tutte sono state accolte, ma che credo siano importanti come contributo al dibattito odierno. La prima: abbiamo chiesto che fosse sancito compiutamente che le risorse mobilitate dal decreto andassero esclusivamente utilizzate per il pagamento dei crediti certificati vantati dalle imprese, non preferibilmente, ma esclusivamente, per evitare ambiguità di ogni genere e che l'effettivo pagamento di detti crediti avvenisse entro i termini temporali massimi di cui al decreto legislativo 9 novembre 2012, n.  192. Ci è sembrato giusto mettere termini temporali massimi conformi a quelli ormai in vigore tra privati, per rendere il sistema dei pagamenti effettivamente efficace e non rinviabile. Abbiamo inoltre chiesto che venissero ricomprese nel novero dei soggetti tenuti all'applicazione delle disposizioni recate dal decreto agli esclusivi fini del pagamento dei crediti alle imprese, le società in house e i consorzi di gestione dei servizi pubblici.
      La seconda condizione è la seguente: abbiamo chiesto che fosse introdotta una clausola di salvaguardia a tutela dei creditori, prevedendo che in casi di ritardi o inerzie da parte delle pubbliche amministrazioni fosse possibile il diretto accesso delle imprese alla piattaforma elettronica per la ricognizione dei crediti, con l'attivazione di una procedura di silenzio-assenso e fosse previsto il ricorso a meccanismi di ampia compensabilità tra crediti commerciali certificati e somme dovute a titolo tributario, previdenziale e assistenziale, nel pieno controllo e rispetto, comunque, delle coperture finanziarie definite e dunque consentendo l'esercizio della compensazione per blocchi di anzianità storica dei crediti certificati. La ragione è semplice: pur chiedendo con la prima condizione un termine temporale Pag. 40massimo in caso di mancati pagamenti, ci è sembrato utile, per garantire le imprese, stabilire forme compensative a loro tutela.
      La terza condizione è la seguente: abbiamo chiesto che fosse stabilito che l'accertamento della regolarità contributiva andasse riferito alla data di emissione della fattura o di equivalente richiesta di pagamento, affinché non fossero escluse dal pagamento dei crediti loro dovuti le imprese sprovviste di regolare DURC proprio a causa dei ritardati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Questa è una condizione molto importante: è chiaro ed evidente che se noi mettiamo come condizione di accesso delle imprese alle forme di riscossione previste dal decreto-legge l'accertamento del loro documento unico di regolarità contributiva, dobbiamo mettere come data di riferimento per tale regolarità il momento in cui l'impresa non aveva ancora subìto eventuali danni dalla mancata riscossione di crediti dalla pubblica amministrazione. Molte imprese, infatti, come dicevo in premessa, hanno nel frattempo mal sopportato la situazione creatasi, e questo non può divenire un ulteriore prezzo da pagare che non consente loro di riscuotere neppure in questa occasione.
      La quarta condizione è la seguente: abbiamo chiesto che fosse prevista, ai fini del tempestivo monitoraggio dello stato di attuazione del provvedimento e dell'effettivo andamento dei pagamenti, la trasmissione alle competenti Commissioni parlamentari di una relazione bimestrale. Come è avvenuto altre volte in passato, infatti, ci rendiamo conto della difficoltà nell'attuazione pratica di misure simili solo in ritardo. Crediamo per questo opportuno verificare e monitorare, in tempi stretti, come il provvedimento stia funzionando, per poter agire con tempestività su eventuali modifiche o revisione delle misure di attuazione.
      Formulo infine alcune osservazioni: appare opportuno prevedere un ruolo più marcato della Cassa depositi e prestiti, al fine di potenziare e di articolare gli spazi di manovra finanziaria dell'intervento, con particolare riferimento all'esigenza di agibilità, anche nel 2014, del pagamento dei crediti riferiti a spese in conto capitale. Per quanto concerne le disposizioni del decreto-legge in materia di TARES e di IMU si segnala la specificità e la profondità dell'impatto di tali tributi sugli immobili destinati all'esercizio dell'attività di impresa, che quindi necessitano che se ne tenga adeguatamente conto. Le imprese sono già assillate da una eccessiva tassazione e sentono gli effetti della crisi da anni. Riteniamo pertanto che questa specificità vada considerata immaginando misure conseguenti.
      Nel decreto-legge si stabilisce che, nelle more dell'adozione dello stesso, i comuni e le province possano comunque iniziare da subito a pagare i propri debiti nel limite massimo del 13 per cento delle disponibilità liquide detenute presso la Tesoreria statale al 31 marzo 2013 e comunque entro il 50 per cento degli spazi finanziari che intendono comunicare entro il 30 aprile 2013. Abbiamo chiesto alla V Commissione (Bilancio) di valutare l'opportunità di un significativo ampliamento del limite del 13 per cento. Questi ed altri temi sono stati oggetto del dibattito costruttivo in sede di Commissione – concludo – e crediamo che possano essere un contributo importante al dibattito odierno per il provvedimento che andiamo a discutere, ma anche per le misure che ci troveremo ad affrontare per il prossimo futuro.
      Intanto oggi ci dichiariamo soddisfatti di questo provvedimento che consentirà l'erogazione di 40 miliardi tra il 2013 e il 2014 di crediti alle imprese, un fatto che in particolare, vista la fase di crisi e la difficoltà crescente nell'accesso al credito, permette di fronteggiare una gravissima carenza di liquidità in specie da parte delle piccole e medie imprese. Inoltre la buona riuscita di questo atto potrà portare, come stimato anche dal DEF del Governo Monti a rilevanti effetti macroeconomici come la crescita di due decimali del PIL nel 2013 e di ben 7 del 2014. Oggi è un primo passo, un primo passo importante, ma un primo passo.Pag. 41
      Dovremo monitorare che funzioni, pronti a correggerlo nel prossimo futuro. Dovremo immaginare misure aggiuntive quando saremo in grado, spero prima possibile, di conoscere a quanto ammonti effettivamente l'entità dei crediti storici delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Dovremo fare in modo che si possano studiare forme per evitare in modo strutturale e preventivo il ripetersi di questi fenomeni, così che non ci si trovi nuovamente ad agire sull'emergenza.
      Dovremo lavorare, come detto dal Presidente Letta nella sua relazione alla Camera per la fiducia, per misure che stimolino la crescita e lo sviluppo e aiutino il superamento della crisi, senza le quali ogni altro sforzo rischia di essere vano. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Consentitemi di salutare gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Ildovaldo Ridolfi di Tuscanica, in provincia di Viterbo. Grazie di aver seguito questa parte dei nostri lavori (Applausi). Come detto il seguito della discussone sulle linee generali riprenderà alle ore 15.

Sull'ordine dei lavori (ore 13).

      VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Mi auguro che gli iscritti a parlare sull'ordine dei lavori riescano a stare nei tempi stretti che ci consentano di sospendere, la seduta come era previsto, solo con qualche minuto di ritardo. Ne ha facoltà.

      VITTORIO FERRARESI. Grazie Signor Presidente. Questo intervento del MoVimento 5 Stelle vuole chiedere al Governo un'informativa urgente sui fatti accaduti lo scorso 11 maggio a Brescia, in cui, appunto, c’è stata una manifestazione contro la magistratura a cui hanno partecipato anche Ministri del Governo, in particolare il Ministro Alfano, che è Ministro dell'interno. Grazie.

      PRESIDENTE. La ringrazio, ovviamente la Presidenza farà sapere al Governo di questa sua richiesta.

      ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori colleghi. Solo per dire questo: stamane ho incontrato al Ministero dello sviluppo economico decine di lavoratori disperati del gruppo Agile ex Eutelia. C’è una vertenza molto lunga che attraversa l'intero territorio nazionale e il destino di 1.100 lavoratori, che vivono oggi una condizione di cassa integrazione e domani, qualora il Governo non intervenga in tempi rapidi, rischieranno di scivolare nella mobilità. Noi chiediamo che ci sia subito il decreto sul rinnovo della cassa integrazione e chiediamo, altresì, che ci sia un coordinamento maggiore tra Ministero dello sviluppo economico e Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per dare una prospettiva ai lavoratori Agile ex Eutelia, un vero e proprio piano industriale e occasioni di lavoro che intreccino le loro competenze e le esigenze degli enti locali e delle regioni.

      GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Credo sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. No Presidente, io desidero invece intervenire sulla protesta dei giovani medici che attualmente sono qui davanti...

      PRESIDENTE. Allora chiedo scusa...

      GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. La ringrazio perché lei, tra l'altro, è stato disponibile a darmi, per pochi minuti, la parola. Volevo riportare qui la protesta che stanno attuando i giovani medici: pongono il tema di una riforma dell'accesso alla scuola di specializzazione, di legare strettamente il mondo della formazione Pag. 42con il mondo del lavoro e superare quindi la fase di precariato. Ma c’è un'urgenza, l'urgenza riguarda le risorse, perché sono stati previsti dei tagli che darebbero sicuramente una picconata ad un settore che invece ha bisogno di essere potenziato perché ci sono branche specialistiche che potrebbero essere utili per rilanciare alcuni settori importanti della scienza medica. Ecco perché volevo segnalare al Governo questa protesta, mi auguro che ci possa essere l'incontro tra una delegazione e il Ministro, perché si possano mettere a fuoco una serie di provvedimenti che potrebbero essere utili per il mondo dei giovani specializzandi.

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Burtone, ovviamente trasferiremo al Governo questa sua richiesta.

      UMBERTO D'OTTAVIO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      UMBERTO D'OTTAVIO. Grazie Presidente. Ho chiesto di intervenire per richiamare la sua attenzione e quella del Governo su una questione che riguarda 40 mila famiglie e per la quale ho già presentato, insieme ad altri colleghi, un'interrogazione al Ministro dell'economia e delle finanze. La vicenda riguarda l'IMU e il fatto che l'articolo 13 del decreto-legge n.  201 del 2011, che ha introdotto l'IMU in sostituzione dell'ICI e ha stabilito la sua applicazione anche sulle abitazioni principali, però non ha riconosciuto agli alloggi delle cooperative a proprietà indivisa l'aliquota prima casa.
      Questa decisione ha comportato per le cooperative e per le famiglie in affitto il pagamento dell'IMU con aliquota di seconda casa. Se si tiene conto che l'assegnazione di questi alloggi – alloggi in affitto, ripeto – è subordinata al requisito di non possedere un altro alloggio, si può meglio valutare come ricada su famiglie già in condizioni economiche non favorevoli un'ulteriore imposta iniqua.
      Avendo il Presidente del Consiglio annunciato il blocco della rata di giugno e la revisione dell'intera imposta, abbiamo chiesto e chiediamo di riconoscere a questa tipologia di alloggi la stessa aliquota dell'abitazione principale o prima casa. Speriamo che il Governo risponda.

      PRESIDENTE. A questo punto, nel sospendere la seduta, mi scuso con i ragazzi: non sono riuscito ad avere la comunicazione di qual è la vostra scuola, ma vi saluto lo stesso. Eccoci, ci siamo: saluto gli studenti dell'istituto comprensivo Leonardo da Vinci, San Giustino di Perugia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e ringrazio anche gli insegnanti per aver partecipato a questa parte dei nostri lavori (Applausi).
      Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione sulle linee generali.

      La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15,15.

      PRESIDENTE. La seduta è ripresa; chiedo scusa per il ritardo ma abbiamo avuto un Ufficio di Presidenza che è andato un po’ per le lunghe. Siccome oltre al Presidente anche i quattro Vicepresidenti sono potuti scendere soltanto adesso, chiedo scusa a tutti i deputati.

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Berretta, Dambruoso, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Pannarale e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 43

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 676-A)

      PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n.  676-A: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n.  35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali.
      È iscritto a parlare il deputato Maurizio Bianconi. Ne ha facoltà.

      MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, intervengo in ordine alla condizione che in sede di parere consultivo ha posto la I Commissione (Affari costituzionali) e, tengo a dirlo, all'unanimità, cioè senza che ci siano state differenze o prese di distanza. Questa condizione mette in rilievo la necessità della semplificazione delle procedure burocratiche relative alla riscossione dei crediti da parte delle imprese, mediante una riduzione significativa degli adempimenti e degli oneri attualmente previsti.
      Guardate, colleghi, che una delle prime riforme che andrà fatta e sulla quale bisogna prendere un impegno comune è una riforma non scritta, è una riforma di comportamento; ci siamo trovati dinanzi ad un provvedimento che tutti hanno dichiarato importante perché metteva in circolo una serie di risorse, avrebbe aumentato il PIL e così via, poi abbiamo visto la stesura di questo provvedimento e ci siamo trovati di fronte ad un provvedimento incomprensibile ai comuni mortali, pieno di percorsi ad ostacoli, una sorta di rebus irrisolvibile per le imprese; addirittura le imprese creditrici si trovavano nelle mani degli enti debitori dei quali dovevano sperare che facessero le incombenze necessarie per riscuotere, una sorta di gioco dell'oca per cui si ripassava sempre dal via senza capire chi lanciava i dadi. Insomma, ci siamo trovati di fronte ad un provvedimento che diceva una cosa: «restituite i soldi alle imprese, pagate i debiti che avete» e in realtà ne predicava un'altra: «non pagate, perché la procedura è talmente complessa che qui non ne toglie le gambe nessuno». Tant’è vero che da un iniziale osservazione sul punto, la Commissione, all'unanimità, l'ha fatta diventare condizione, e quindi mi sono permesso di andare a verificare se questa condizione fosse stata soddisfatta; devo essere sincero ed onesto: la condizione non è stata soddisfatta, ma non perché i colleghi ed il Governo non abbiano fatto i loro sforzi per ridurre le curve assurde di questo provvedimento, ma perché non si è fatta la scelta principale che non era quella di raddrizzare la strada ma era proprio quella di cambiarla questa strada ! D'ora in poi ci aspettiamo da questo Governo l'unica vera riforma plausibile. Guardate, due problemi abbiamo di fronte; uno è il rapporto tra Parlamento e Governo, gravemente compromesso dall'ultimo Governo della scorsa legislatura, per cui il Parlamento era commissariato e si è votato non so se cinquantatré o cinquantasei questioni di fiducia in un avvilimento del suo ruolo da fare spavento. Qui bisogna recuperare la centralità del Parlamento, cosa che mi pare sia la Commissione speciale, sia la Commissione bilancio, sia le altre Commissioni hanno già cominciato a fare.
      C’è poi un secondo punto: il rapporto politica-burocrazia. La politica è responsabile, ci mette la faccia, fa le leggi e ha il diritto che la burocrazia non si ingegni ad ostacolarne le decisioni, ha il diritto che la burocrazia trovi il sistema di soddisfare i percorsi della politica, altrimenti ci troviamo di fronte ad un potere occulto validissimo, efficace, che rimane sempre lì, al posto dei Ministri che cambiano, al posto dei deputati che cambiano e che, irresponsabile di fronte all'opinione pubblica, rende vano il lavoro della politica. Su questo punto bisogna lavorare e bisogna lavorare di più, avendo la coscienza piena che è necessario cambiare strada tutti insieme.Pag. 44
      Di una cosa mi compiaccio, oltre che a dare atto degli sforzi che hanno fatto i colleghi – ripeto – per togliere qualche curva, è che non si sono messe nuove tasse. Abbiamo dato il segnale che si risparmia. C'era quella disavventura che era stata auspicata da qualcuno di mettere l'imposta non so bene se sulle sigarette elettroniche, ma non erano quei soldi che contavano, signor Presidente, era il segnale che ad un Governo che ci ha riempito di tasse, ne sarebbe seguito un altro che continuava con le tasse. Invece abbiamo dato il segnale intelligente che imposte e tasse non ne abbiamo messe e abbiamo cercato il modo di recuperare i denari. Quindi, il lavoro che ci aspetta è anche su questa linea che la I Commissione, insieme, ha segnato, e che io ho ritenuto opportuno segnalare in questa sede, per dargli un crisma d'Aula più che di Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Pregherei tutti di contribuire a tenere più basso il rumore di sottofondo che si sente mentre gli oratori parlano. Magari, se qualcuno ha voglia di parlare, può sempre farlo fuori dall'Aula. È iscritto a parlare il deputato Fragomeli. Ne ha facoltà.

      GIAN MARIO FRAGOMELI. Signor Presidente, colleghi deputati, domani la Camera approverà il suo primo atto politico sostanziale per l'economia del Paese. Come in tutte le partenze, e ancor più in un momento così difficile per il nostro Paese, consapevoli che questo provvedimento utilizza buona parte delle risorse disponibili nel medio e breve periodo, è implicito il forte senso di responsabilità della nostra neo insediata istituzione parlamentare, ed è altrettanto intenso il carico di aspettative del sistema Italia nel suo complesso. Fuori dal palazzo si coglie un sentimento di attesa da parte del cittadino comune e di un sistema produttivo incredulo di fronte al continuo a crescere dello spread tra il tasso della domanda di intervento a sostegno della crescita ed il tasso dell'offerta politico-istituzionale.
      Nel merito, questo complesso decreto-legge – 40 miliardi di euro nel biennio 2013-2014 –, oltre a muovere un'ingente somma di denaro, ha in sintesi l'obiettivo di pagare – sarebbe meglio dire risarcire – il sistema produttivo italiano, che nel momento in cui contratta con la pubblica amministrazione, perde ogni forma di garanzia rispetto al tempo di pagamento per prestazione erogata; di immettere risorse nel sistema economico e frenare il calo del PIL, ormai prossimo al meno 1,2-1,3 per cento; e ancor più di allentare la morsa della capacità di spesa degli enti locali. Sul versante dei pagamenti alle imprese, seppur parziali e rivolti al pregresso, emerge una positiva evoluzione del rapporto pubblico-privato.
      Diversamente e meno rassicurante è la prospettiva futura riguardo allo sviluppo: mancano ancora l'apertura al canale di spesa per gli investimenti degli enti locali, che si sono ridotti del 23 per cento nell'ultimo quinquennio, nonostante le risorse siano presenti nelle loro casse, generando una sorta di asfissia della liquidità di parte della piccola e media impresa locale. Alla stessa stregua, e senza ponderazione dei fabbisogni standard, nell'ultimo triennio la spesa corrente ha subito un taglio per gli enti locali di 6 miliardi e mezzo di euro, al quale si aggiunge un ulteriore insostenibile taglio di altri 2 miliardi e 250 milioni per il 2013. In questo avvio di legislatura non si deve correre il rischio che a farla da padrona sia la politica del rinvio, della sospensione finalizzata al compiacimento elettorale, che soppianta, tra le priorità, le soluzioni dei problemi reali.
      Eppure siamo di fronte ad un Paese che non cresce da anni, con un indebitamento consolidato a oltre il 130%, con il Fondo monetario internazionale che sollecita a portare avanti riforme fiscali che efficientino il sistema fiscale. A tal proposito questo provvedimento si occupa anche della definizione di alcuni aspetti legati all'imposizione locale, come la Tares, che pure secondo le ultime indiscrezioni Pag. 45avrà durata e vita breve. La Tares è un'imposta, tassa che comunque per un comune in termini di entrata finanziaria pesa mediamente quanto l'IMU sulla prima casa. Una tassa che i comuni solitamente incassavano nei primi mesi dell'anno, e forse quest'anno incasseranno in parte a giugno, a luglio, a ottobre, a dicembre, con la possibilità di introdurre maggiori e diverse rateizzazioni, prevedendo un'ipotetica terza rata a dicembre. Sarà la rata dei conguagli o dei rimborsi ? I comuni dovranno adottare dei regolamenti senza sapere cosa avverrà con la rivisitazione del tributo e conseguentemente, quanto dovranno attendere per l'approvazione dei bilanci ? Mi rivolgo in particolare ai colleghi del centrodestra, che da sempre hanno a cuore le sorti delle imprese italiane: cosa diranno alle medesime aziende che a seconda della loro tipologia di attività si troveranno aumenti sulla Tares superiori al 200% ? E gli innati sostenitori del quoziente familiare, come reagiranno ai vertiginosi aumenti che colpiranno le famiglie numerose ? Non ci si potrà nascondere dietro al miliardo mancante per il rinvio della Tares al 2014, perché siamo prossimi al recupero di almeno due miliardi per la sospensione dell'IMU sulla prima casa.
      La congiuntura economica richiede, inoltre, una scelta di campo piena che metta al centro l'incentivazione a produrre reddito di impresa e reddito di lavoro. Oggi il tasso di remunerazione del rischio di impresa in Italia è ai minimi storici, pertanto all'imprescindibile copertura dei costi del rinnovo della cassa integrazione in deroga è auspicabile seguano interventi per l'abbattimento del costo del fattore lavoro, per il blocco dell'esodo delle imprese italiane verso altri Paesi, per la semplificazione non solo per la nascita, ma anche per il mantenimento delle aziende, finanziando il credito di imposta per chi investe in tecnologia e innovazione, rinnovando gli incentivi per la clean economy.
      Complessivamente siamo di fronte ad una serie di istanze del mondo produttivo di sistema pubblico territoriale ancora in buona parte inevase, con aggravante di una modalità difficile da comprendere per chi proviene dall'amministrazione locale, abituato ad operare in termini di programmazione, concretezza e applicazione oculata delle disponibilità di bilancio. Cresce, quindi, la necessità di vincolare sempre più l'attività del legislatore con quella del buon amministratore nazionale, in grado di ancorare l'attuazione dell'interesse nazionale ad un concreto e pragmatico trasferimento degli strumenti e delle risorse necessarie. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luca Pastorino. Ne ha facoltà.

      LUCA PASTORINO. Grazie Presidente. Mi riallaccio all'intervento del collega, in quanto entrambi amministratori locali, e anche al parere che, ho visto, la Commissione ambiente ha espresso relativamente a questo provvedimento. In sostanza io chiedo che il Governo s'impegni ad assumere nel più breve tempo possibile dei provvedimenti per far slittare l'applicazione della Tares al 2014 affinché sia possibile provvedere alla sua sostanziale revisione, mantenendo per quest'anno i vecchi tributi della Tarsu e della TIA. Interventi già disposti dalla legge n.  228 del 2012 e quelli ulteriori stabiliti dal decreto-legge n.  35 del 2013, e contenuti nei commi 2 e 3 dell'articolo 10 del decreto-legge, smussano in effetti molti angoli anche per quanto riguarda gli aspetti amministrativi, ma non risolvono la questione di un tributo che va ad incidere in modo pesante e iniquo sui bilanci di famiglie e imprese in un momento di drammatica crisi economica.
      Il peccato originale della Tares, creata con il decreto-legge «salva Italia» del 2011, è quello di essere nata per sopperire alla riduzione dei trasferimenti dallo Stato verso gli enti locali, non nel quadro di una complessiva revisione e razionalizzazione del sistema tributario a livello statale e locale. La Tares è l'ennesimo esempio di uno Stato che persegue gli obiettivi dell'equilibrio di bilancio, del quale nessuno Pag. 46contesta l'importanza, violando il valore dell'autonomia degli enti locali, altrettanto importante se si considera la quantità e la qualità dei servizi ai cittadini erogati in particolare dai comuni. Questa filosofia forse ha dato dei frutti sul piano meramente matematico dell'equilibrio complessivo di bilancio, ma ha mortificato ogni forma di equilibrio tra livello centrale e locale a discapito di politiche di buona amministrazione del territorio e, in ultima analisi, dello sviluppo del Paese.
      La Tares è anche l'ennesimo esempio di un sistema tributario a dir poco confuso; il tributo in effetti riassume in sé ben due tributi differenti: una tassa o imposta.
      Se la tassa è prevista per dare copertura a tutti i costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani, l'imposta, cioè la maggiorazione di 0,30 centesimi di euro per metro quadro, è stabilita per far fronte genericamente ai costi dei servizi indivisibili comunali, e si configura, in ragione di ciò, come un doppione dell'IMU. La parte del tributo che ha natura di tassa, peraltro, è calcolata secondo dei criteri identificati dal decreto del Presidente della Repubblica n.  158 del 1999, che fanno riferimento a studi sulla produzione di rifiuti delle famiglie e delle imprese risalenti ad oltre vent'anni fa, e comunque dovrà essere aggiornata a tutela dei comuni virtuosi che hanno raggiunto eccezionali risultati sia in termini di economicità dei costi di gestione, sia per quanto concerne il conseguimento di obiettivi importanti di raccolta differenziata.
      La Tares perciò, che è dovuta da chiunque possieda, occupi o detenga a qualunque titolo locali o aree scoperte adibite a qualsiasi uso o suscettibili di produrre rifiuti urbani, andrà a gravare iniquamente sulle spalle delle famiglie e delle imprese in momento tutt'altro che favorevole. Cifre pubblicate sul Sole 24 Ore stimano l'aggravio complessivo del nuovo tributo in un miliardo di euro, che peserebbe tutto nel periodo di fine anno, quando è pure dovuto il pagamento dell'IMU (o perlomeno lo vedremo). Un'elaborazione della Confederazione generale italiana dell'artigianato, calcola l'aumento medio dovuto con l'applicazione della Tares, in ben 946,70 euro, con incrementi compresi tra il 12 per cento al Nord e il 21,7 al Centro.
      Famiglie e imprese sono già duramente provate dalla crisi economica, e soffrono per una ripresa che stenta a manifestarsi. Le politiche del rigore cieco e indiscriminato hanno già causato abbastanza danni in termini di sviluppo e razionalità del sistema fiscale italiano, in particolare sacrificando l'autonomia dei comuni e la quantità e la qualità di tutti i servizi che gli stessi erogano quotidianamente.
      Il decreto-legge per lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione rappresenta il primo passo verso un cambio di rotta: non possiamo permetterci alla fine di quest'anno di sottoporre gli italiani ad un ulteriore inasprimento delle tasse, peraltro mal pensato e peggio costruito.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      LUCA PASTORINO. Per questo il Governo dovrebbe impegnarsi ad aumentare i provvedimenti e le variazioni di bilancio necessari a rinviare di un anno l'applicazione della Tares, mantenendo per il 2013 i tributi esistenti, Tarsu e TIA. Esecutivo e Parlamento devono impegnarsi, nell'anno di tempo guadagnato che permetterà a famiglie e imprese di prendere un poco di fiato, a studiare una complessiva revisione del tributo, inquadrato in una riforma generale del sistema tributario dello Stato e degli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giampaolo Galli. Ne ha facoltà.

      GIAMPAOLO GALLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento di cui discutiamo oggi non basta da solo a far fronte all'intero stock dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese, che è stimato in oltre 90 miliardi. Altri provvedimenti dovranno seguire, perché l'amministrazione pubblica non può mettere in conto di pagare solo una parte di quanto dovuto.Pag. 47
      E tuttavia, pur con questo limite, il provvedimento è di fondamentale importanza per le nostre imprese e per l'intera economia. In un momento di grave carenza di liquidità, specie per le piccole imprese, come ha denunciato anche il presidente della BCE Mario Draghi, iniettare 40 miliardi in due anni significa allentare un vincolo che sta strangolando migliaia di imprese.
      È difficile immaginare un singolo provvedimento che sia altrettanto efficace per attenuare l'intensità della crisi. Anche per questo, il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione era per noi, per il nostro gruppo la priorità assoluta. Esprimiamo dunque soddisfazione per questo primo risultato.
      Come ha affermato la Banca d'Italia, la stima degli effetti economici del provvedimento effettuata dal Governo – due decimi di punto di PIL nel 2013 e sette decimi nel 2014 – è da considerarsi prudenziale. In tempi normali, un'aggiunta pari a circa il 5 per cento alla stock di credito all'economia, aiuta ma non fa una differenza cruciale. Affatto diversa è la valutazione che si deve fare in una condizione nella quale intere filiere produttive sono in grande difficoltà, perché alcuni anelli della catena sono bloccati dalla stretta di liquidità: una condizione nella quale molte imprese si avvitano in una carenza di liquidità, che spesso si trasforma in insolvenza.
      Questi effetti non possono essere valutati con i normali schemi concettuali del credito, della moneta e della domanda aggregata: dobbiamo piuttosto pensare ad un'economia che purtroppo è stata devastata da eventi straordinari, come un terremoto.
      Un'economia che per molti versi va ricostruita e che con questo provvedimento aiutiamo a ricostruire. Più che gli schemi della domanda aggregata è utile pensare in termini di offerta e di interdipendenze strutturali fra settori e filiere produttive.
      Il provvedimento è fondamentale anche da un altro punto di vista: pone le premesse per costruire un rapporto meno squilibrato tra le imprese e lo Stato. Come molti colleghi hanno già sottolineato, uno Stato che non paga i propri debiti fa fatica a trovare la legittimità necessaria a fare ciò che peraltro esso deve fare, cioè pretendere di essere pagato puntualmente dai propri creditori in materia di fisco e contributi previdenziali. Uno Stato che ti pignora i beni se non paghi ma che a sua volta non paga perde legittimità. In uno Stato di diritto il rapporto fra cittadino contribuente e Stato deve essere basato sulla legge e sulla correttezza dei rapporti, non siamo sudditi, le imprese non possono essere trattate come sudditi.
      D'ora innanzi il fenomeno non si deve più ripetere, la nuova direttiva europea sui ritardati pagamenti è ormai legge, essa deve essere attuata con un monitoraggio e, se del caso, dovranno essere introdotti dei correttivi con appropriate sanzioni nei confronti delle amministrazioni che non rispettino i termini di pagamento. Visto in questa chiave, il decreto-legge 8 aprile 2013, n.  35, è più di un provvedimento di emergenza, deve rappresentare e può rappresentare il primo passo di una svolta nel rapporto fra cittadino e Stato.
      Nella sua attuale formulazione, per noi questo è un provvedimento per molti versi imperfetto; per quanti emendamenti migliorativi siano stati approvati in Commissione non è stato possibile risolvere tutti i problemi che ci sono stati sottoposti dalle categorie produttive, dalle associazioni e dalle autonomie locali in ordine soprattutto alla semplificazione delle procedure. Avremmo voluto inserire un principio generale di silenzio-assenso, avremmo voluto ampliare notevolmente le possibilità di compensazione, avremmo soprattutto voluto eliminare molti passaggi intermedi e i successivi atti regolamentari che sono previsti nel decreto-legge, in tutti i gruppi politici è però prevalsa la prudenza per due distinte considerazioni: perché ci trovavamo di fronte ad un Governo dimissionario e il nuovo Governo non poteva certo capovolgere la situazione nel giro di poche ore e per il fatto che il decreto-legge Pag. 48era già operativo e quindi le prime scadenze addirittura erano al 30 aprile e al 15 maggio.
      Quindi c'erano dei buoni motivi per muoversi con prudenza, e pur con questi limiti noi auspichiamo che la Camera approvi il provvedimento con la più ampia maggioranza possibile, se emergeranno dei problemi essi dovranno essere attentamente monitorati e dovremo essere pronti ad apportare i necessari correttivi.
      Signor Presidente, chiedo infine che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 676-A)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Marco Causi, per cinque minuti.

      MARCO CAUSI, Relatore. Signor Presidente, anche a nome dal relatore Maurizio Bernardo, ringrazio tutti i partecipanti alla discussione sulle linee generali e avverto subito che il Comitato dei nove e la Commissione bilancio, nella riunione che abbiamo poco fa svolto, ritengono di poter rispondere a numerose delle questioni specifiche e puntuali di ulteriore miglioramento del testo che sono state poste da numerose colleghe e colleghi che hanno partecipato alla discussione sulle linee generali; quindi rimando poi alla discussione degli emendamenti e di alcuni emendamenti che verranno proposti dalla Commissione per le questioni puntuali.
      Qui mi limito a puntualizzare due questioni generali. La prima questione generale è politica: questo provvedimento, questo decreto-legge rappresenta una sorta di ponte, non soltanto ideale, ma concreto tra la precedente legislatura e questa, tra il precedente Governo, il Governo Monti, e il nuovo Governo. Abbiamo iniziato a lavorarci con il vecchio Governo, lo completiamo con il nuovo Governo. È stato approvato in Commissione – lo voglio ricordare – senza nessun voto contrario, è quindi un provvedimento su cui si può realizzare e si sta realizzando un'ampia condivisione; questo significa che ci sono alcune cose di cui il Paese ha bisogno che si possono fare indipendentemente dal clima di incertezza e di difficoltà politica, che si devono fare e che si possono fare anche velocemente, rispettando tempi e attese, in questo caso del mondo delle imprese e dell'economia, che, in mezzo a così tante difficoltà, aspetta questo decreto-legge in particolare per avere un'iniezione di liquidità – ricordo – di 40 miliardi di euro.
      Le imprese sono molto preoccupate che poi questi soldi arrivino davvero. Sono un po’ bruciate da precedenti esperienze, in particolare in tema di certificazioni, che non hanno sbloccato i pagamenti. Voglio dire oggi qui – spero di parlare a nome di tutto il Parlamento – che non c’è stata da parte degli enti locali e dei Ministeri una non volontà di pagare, ma mancavano le risorse: bisognava sbloccare il Patto di stabilità e, con questo decreto-legge, noi sblocchiamo il Patto di stabilità per i pagamenti in conto capitale; bisognava dare alle amministrazioni che non avevano liquidità nuova liquidità e, con questo decreto-legge, noi diamo liquidità per questi pagamenti grazie alle anticipazioni che il Tesoro farà agli enti che hanno bisogno di liquidità.
      Con il Patto di stabilità sbloccato e con la liquidità del Tesoro, non solo non emergerà la non voglia di pagare, ma questi pagamenti saranno anche veloci: considerate che il 15 maggio, domani, sarà firmato il primo decreto di riparto per la prima somma dei comuni. Il Governo ci ha comunicato informalmente in Commissione che già più di 17 mila amministrazioni si sono segnate sulla banca dati centrale e che già nove regioni hanno firmato e hanno concluso l'accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze Pag. 49per i loro piani di ammortamento. Quindi, non c’è una non voglia di pagare: non si poteva pagare fino a ieri, ma da oggi e da domani, con questo decreto-legge, si potrà pagare.
      Naturalmente – qui concludo – molti hanno sollevato nella discussione sulle linee generali un tema che sia Bernardo, che il sottoscritto avevamo sollevato nella relazione. È molto probabile – già dai primi dati si capisce – che questo plafond di 40 miliardi sarà insufficiente a regime. Se dovessimo estendere all'intero universo i primi dati saremmo sotto del 30-35 per cento ed è probabile che emergerà un ulteriore fabbisogno per debiti pregressi che sta tra i 10 e i 20 miliardi, forse più vicino ai 20 che ai 10. Da questo punto di vista, è molto importante – e qui invito il Governo a lavorarci alacremente – impostare una «fase 2» del pagamento dei debiti pregressi; una «fase 2» che, come abbiamo scritto in questo provvedimento, grazie ad un emendamento elaborato in Commissione e accettato dal Governo, preveda, come punto di riferimento, da un lato il censimento che arriverà il 15 settembre, e, dall'altro, la legge di stabilità, con la quale avviare ulteriori pagamenti grazie a operazioni finanziarie che non abbiano peso sul debito pubblico.
       Infine, naturalmente, Signor Presidente, come è d'uso, un ringraziamento molto forte agli uffici che hanno aiutato in questo lavoro, prima gli uffici della Commissione speciale e poi gli uffici della Commissione bilancio.

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Causi. Ha ora facoltà di replicare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Alberto Giorgetti.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, è doveroso da parte mia innanzitutto, per il Governo, ringraziare sentitamente tutti i deputati che hanno collaborato per il miglioramento di questo testo...

      PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario Giorgetti. Se fosse possibile – visto che il Governo sta anche replicando al dibattito che c’è stato – prestare un po’ più di attenzione, ve ne saremmo grati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Si tratta – come dicevo – signor Presidente, di un testo che è stato migliorato in modo significativo, già nei lavori della Commissione speciale. Quindi, un doveroso ringraziamento al presidente Giancarlo Giorgetti e a tutti i colleghi che hanno partecipato in quella fase ai lavori e alla formazione del pacchetto emendativo, una prima fase di confronto sull'argomento; un particolare ringraziamento ai due relatori, onorevole Causi e onorevole Bernardo, al presidente Boccia e ai gruppi parlamentari.
      Vorrei ricollegarmi subito ad alcune considerazioni di replica dell'onorevole Causi, che faccio immediatamente mie e che ritengo di particolare interesse. Il primo dato è che ci troviamo di fronte ad un primo provvedimento dibattuto in quest'Aula dove esiste formalmente una maggioranza che sostiene il Governo. Ma, io credo che si è riusciti a trovare, con un buon lavoro e un confronto efficace tra Governo e gruppi parlamentari, sostanzialmente un'intesa anche più ampia di quella che è attualmente la maggioranza a sostegno del Governo, a dimostrazione di un valore che viene riconosciuto al contributo parlamentare che anche rispetto a tanti altri provvedimenti – credo per davvero, Presidente – abbia pochi precedenti; pochi precedenti, perché le modifiche sono state per davvero tante e su temi che sono assolutamente pertinenti all'argomento.
      Io vorrei subito dire che per il Governo questo è un decreto che è una prima grande iniziativa rispetto a temi che sono stati, purtroppo, stratificati nel tempo, di un rapporto difficile tra la pubblica amministrazione, la gestione delle finanze ed evidentemente anche le imprese che hanno fornito servizi e prestazioni nei confronti della pubblica amministrazione. Ha trovato una prima risposta molto complessa Pag. 50ma, allo stesso tempo, rispetto ad alcuni momenti di dibattito – lo ricordava prima l'onorevole Bianconi ed altri colleghi che sono intervenuti relativamente al tema delle semplificazioni – hanno pure, in una complessità di struttura, una possibilità di funzionamento e di efficacia che noi consideriamo molto elevata.
      Ricordava prima Causi qual è lo stato dell'arte dell'azione degli enti locali. Gli enti locali si sono organizzati, hanno provveduto agli adempimenti che erano previsti dal decreto; siamo in una fase in cui, tutto sommato, rispetto al tema «le risorse verranno spese tutte ?», possiamo dire, onorevole Causi e colleghi, che queste risorse verranno e verranno spese. Noi siamo convinti che verranno spese sostanzialmente tutte, ma ci impegniamo a valutare eventuali «sfridi», che così possiamo considerare, rispetto all'attività che abbiamo fino ad oggi costruito per procedere, poi, a un ulteriore eventuale rafforzamento di iniziative, proprio perché questo deve essere considerato un primo grande esperimento che ha l'obiettivo di iniettare 40 miliardi di euro di risorse nel mercato nazionale e, quindi, di vederci nelle condizioni e di avere anche uno stimolo significativo ed evidentemente una valvola di sfogo per le imprese che sono in questo momento in grave difficoltà a fronte di una congiuntura così difficile.
      Come tutti i provvedimenti che hanno caratteristiche particolarmente complesse hanno necessità di lavorare in analitico e le modifiche che sono state apportate dalla Commissione hanno queste caratteristiche. Sono caratteristiche tecniche molto puntuali ma che hanno, io credo, colto due aspetti fondamentali che sono stati all'interno di tutto il dibattito, sia in Commissione sia negli interventi in Aula.
      Il primo tema è il Patto di stabilità; Patto di stabilità che va a toccare, ovviamente con i suoi aspetti, limiti e problematiche connesse alla vita degli enti locali e delle autonomie locali, e che va a determinare problemi per la pubblica amministrazione rispetto alla possibilità di spendere. Bene, io credo di poter assicurare l'Aula sul fatto che da parte della Ragioneria generale dello Stato e da parte del Governo è stato scandagliato tutto quello che era possibile all'interno degli impegni che abbiamo assunto in sede europea e all'interno, quindi, del perimetro complessivo che prevede, attualmente, la dotazione delle risorse all'interno del decreto. Dunque, abbiamo utilizzato tutti gli spazi possibili che oggi possono essere immaginati all'interno dei rapporti degli enti locali e nel funzionamento del Patto di stabilità.
      Anche l'emendamento fondamentale del Patto di stabilità verticale, che è stato condiviso con la Conferenza delle autonomie, è evidente che è un'ulteriore prova di questa capacità di riuscire ad andare a prendere spazi di natura finanziaria che, altrimenti, non sarebbe stato possibile andare a coprire nella legislazione ordinaria. Quindi, da questo punto di vista credo che il lavoro che è stato svolto abbia prodotto un risultato concreto, apprezzato dall'accordo nella Conferenza Stato-regioni e che credo oggi possa rappresentare un punto di riferimento assolutamente rilevante.
      L'altra grande questione, che ovviamente torna nel dibattito, è quella della possibilità di avviare sempre di più un'attività di riforma che avevamo già cominciato ad affrontare nella scorsa legislatura, che era quella della riforma dei principi contabili e della riforma più in generale dei bilanci e, quindi, del tema della cassa e della competenza, che i nostri enti locali si trovano a dover affrontare con meccanismi farraginosi che non consentono alle nostre imprese, a fronte di un credito certo, di poter avere certezza rispetto al giorno del pagamento ed al metodo con cui verrà espletato. Quindi, da questo punto di vista, l'altra grande questione che torna è quella di riuscire ad armonizzare nel tempo, con criteri che siano sempre più intellegibili e sempre più chiari, con principi di maggiore trasparenza, i rapporti tra gli enti locali e la pubblica amministrazione e i soggetti privati che forniscono delle prestazioni. Credo che da questo punto di vista molto potrà essere fatto, anche con questa esperienza, per riuscire a migliorare progressivamente i Pag. 51bilanci degli enti locali e soprattutto le procedure di contabilità verso un'armonizzazione, che ha già avviato una fase sperimentale, nel rapporto tra cassa e competenza. Evidentemente...

      PRESIDENTE. Mi scusi. Stiamo crescendo in Aula per fortuna, però aumenta anche il brusio. Tornerei a chiedere per favore di lasciare che il Governo riesca a svolgere il suo intervento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ho citato queste due aree di riferimento, che sono stati i due temi che credo abbiano caratterizzato sostanzialmente il dibattito: il funzionamento dei bilanci con le loro problematiche e allo stesso tempo i margini di azione intorno al Patto di stabilità. Ma l'altro grande tema è quello della trasparenza, trasparenza rispetto sia ai crediti, sia rispetto alle procedure con cui le pubbliche amministrazioni assumono impegni a fronte di prestazioni e trasparenza con cui il Governo e lo Stato adempiranno alla piena destinazione dei 40 miliardi.
      Ecco, tutti questi temi hanno trovato – credo – in una serie di proposte emendative delle risposte che hanno fornito dei passi avanti significativi e che credo potranno essere ripresi successivamente, in una serie di iniziative che sono già state indicate all'interno del decreto-legge, da ordini del giorno che tratteranno l'argomento e che andranno a dare un segnale ulteriore verso la trasparenza, verso meccanismi che diano certezza nei rapporti giuridici, cosa che purtroppo negli anni scorsi non sempre abbiamo vissuto.
      Insomma, ci troviamo di fronte ad una nuova fase che credo stiamo affrontando in questa sede con il giusto spirito e che potrà essere sicuramente importante per riuscire a gestire – mi auguro nel giro di poco tempo, sapendo che il Governo ha fatto un passo importante cercando di sfruttare tutto lo spazio disponibile – ed impostare un rapporto deficit-PIL, che viaggia attorno al 2,9 per cento, ma immaginando anche la possibilità di utilizzare degli spazi di natura finanziaria per il 2014 e per il 2015 in funzione delle politiche di controllo della spesa pubblica, di selettività della spesa, della spesa improduttiva in particolar modo; degli spazi che riusciremo ovviamente – noi speriamo – a procurare immaginando anche un percorso di ripresa.
      Credo che in tutti gli interventi sia emersa la volontà di una sana collaborazione da parte di tutti i gruppi per dare proposte al Governo che possano stimolare la ripresa e, a fronte di una ripresa, per andare a chiudere questa partita che verrà anche definita, così com’è stato ricordato da alcuni di voi, nei prossimi giorni per quanto riguarda la quantità. È indubbiamente sconcertante non riuscire a definire ancora oggi qual è il monte complessivo dei debiti della pubblica amministrazione, che viene effettuato esclusivamente secondo stime. Quindi colleghi concludo, non voglio farla lunga, perché sono questioni che hanno elementi di carattere tecnico molto pregnanti, ma credo che queste siano le aree politiche su cui si è lavorato, su cui si potrà lavorare per il futuro e su cui il Governo soprattutto si impegna, mano a mano che riusciremo a declinare le politiche di rigore temperate non solo ovviamente agli impegni europei e alle necessità del Paese, per riuscire a superare questa congiuntura rilanciando lo sviluppo.
      Credo che il Governo potrà tenere conto di queste valutazioni, di questo provvedimento, con l'obiettivo di chiudere la partita dei debiti della pubblica amministrazione nel più breve tempo possibile. Grazie.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 676-A)

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giorgetti. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 676-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 676-A). Avverto che le proposte emendativePag. 52presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 676-A).
      Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 7.100, 7.101 e 12.100 che sono in distribuzione. Il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato alle ore 17,30 di oggi.
      Avverto inoltre che l'emendamento Marguerettaz 1.11 è stato sottoscritto dai deputati Rosato, Sandra Savino, Blazina e Malisani.
      La Commissione I (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 676-A).
      Ricordo che a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili dalla Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea (e – ove ripresentati – non sono pubblicati).
      Inoltre non sono pubblicati, in quanto non ricevibili:
          gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati;
          i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15.55).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

TESTO AGGIORNATO AL 21 MAGGIO 2013

Si riprende la discussione (ore 15,56).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, onorevole Baldelli ? Perché se è sull'ordine dei lavori la dovrei pregare, come ho fatto questa mattina con altri suoi colleghi – certamente lei non metterà in imbarazzo la Presidenza – di rinviare alla fine della seduta il suo intervento.

      SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente. Allora, io chiedo di intervenire per richiamo al Regolamento, articolo 8.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI (ore 15,57)

      SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente. Intervengo in quest'Aula sul Regolamento, sull'articolo 8, per un intervento che in realtà non vorrei fare. Mi fa piacere che sia arrivata la Presidente Boldrini. Questo intervento io non vorrei farlo, Presidente Boldrini e colleghi, per due ragioni. La prima è per ciò che è accaduto e la seconda è per ciò che non è accaduto. Ciò che è accaduto è ciò che si è verificato sabato scorso a Brescia. Il Popolo della Libertà, 10 milioni di voti in questo Paese, ha scelto di dar luogo a Brescia, sabato scorso, a una manifestazione elettorale per sostenere il proprio candidato a sindaco. Si tratta del sindaco uscente Adriano Paroli. Una manifestazione pacifica, come è nostro costume, come è costume della nostra gente, una manifestazione democratica, un comizio elettorale al quale ha partecipato e preso parte il nostro presidente Silvio Berlusconi. Nel corso di questa manifestazione sono accaduti episodi assai gravi: la contestazione provocatoria e sistematica di gruppi di contestatori, l'insulto costante e continuo nei confronti dei nostri eletti e dei nostri partecipanti alla manifestazione (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il pestaggio, signora Presidente, di un nostro militante, la necessità da parte dei nostri eletti e dei nostri esponenti politici di giungere scortati nel luogo della manifestazione, il pestaggio di un nostro militante che ha riportato una cicatrice grave al volto: ne hanno dato cronaca i giornali.Pag. 53
      E fin qui, signora Presidente, quello che è successo. C’è poi qualcos'altro che non è successo e che ci saremmo aspettati. Vede, quando succedono fatti così gravi, a prescindere dalla distanza di contenuti, di posizioni politiche che è legittima in una democrazia – anche se qualcuno scuote la testa –, questa fa parte della dinamica della diversità delle opinioni, c’è tuttavia un elemento di solidarietà democratica che avviene tra forze politiche quando succedono fatti così gravi e in questo momento io, in quest'Aula, da questi banchi, a nome del mio gruppo, voglio esprimere la solidarietà per gli insulti che hanno ricevuto i nostri militanti ed il nostro militante che è stato picchiato (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) da teppisti della democrazia, esponenti violenti dei centri sociali.
      Grazie alla frapposizione delle forze dell'ordine non è successo qualcosa di più grave. Quando accadono fatti del genere in una democrazia si superano le barriere della differenza di opinioni e viene ad emergere un terreno di solidarietà democratica, per cui tutti gli esponenti politici esprimono solidarietà per quello che è accaduto. Lo abbiamo visto tante volte in quest'Aula e lo abbiamo fatto noi nei confronti di tanti esponenti politici, che sono stati aggrediti in un clima che è quello che è – lo vediamo tutti i giorni – un montare di odio, che ha visto protagonisti e vittime di questi atti di aggressione, seppure verbale, esponenti come l'onorevole Franceschini, l'onorevole Fassina e l'onorevole Polverini più di recente. Ecco, di fronte a tutto questo, purtroppo abbiamo assistito al silenzio della Presidenza della Camera.
      Lo abbiamo chiesto, lo avremmo gradito, lo dico con grande rispetto, Presidente Boldrini: oggi il Presidente del Senato ha pronunciato parole di grave condanna. A fronte di tante questioni che abbiamo sul tappeto, come il suo lodevole impegno nei confronti del femminicidio – e approfitto per annunciare anche un'iniziativa importante del nostro gruppo che avrà la prima firma del presidente Brunetta – e oltre a queste battaglie, Presidente Boldrini, l'articolo 8 del nostro Regolamento della Camera prevede che il Presidente della Camera rappresenti la Camera. Nel rappresentare la Camera – glielo dico senza polemiche, ma con rispetto – è previsto anche un principio di solidarietà democratica verso le forze che all'interno di questa Camera rappresentano la nazione.
      Avremmo avuto piacere di ascoltare le sue parole di solidarietà, immediate e incondizionate, al pari di come sono state immediate e incondizionate le parole di solidarietà che sono state espresse da parte del nostro gruppo nei suoi confronti, di fronte ai fischi che l'hanno ingiustamente e irriguardosamente contestata a Civitanova e di fronte agli insulti ed alle minacce dei quali ella ha dato notizia di avere ricevuto attraverso Internet.
      Questa crediamo sia la solidarietà democratica, che prescinde e va al di là delle opinioni diametralmente opposte che si hanno sulla giustizia, sui processi, sulle questioni sociali ed economiche che inevitabilmente possono dividere il Paese, ma su cui tutti quanti in quest'Aula siamo chiamati a dare testimonianza per ciò che dobbiamo a noi stessi, alla nostra storia ed ai nostri elettori (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Pensavo, come mi era stato detto, fosse un intervento su un richiamo al Regolamento. Evidentemente avevo capito male (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

      SIMONE BALDELLI. Questa è polemica sul Regolamento !

      RENATO BRUNETTA. Omertà ! Omertà !

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 54

      ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo sull'intervento dell'onorevole Baldelli, che giudico inopportuno in questa sede e con queste motivazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). Questo non toglie la nostra solidarietà a chiunque sia vittima di aggressioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà), che è indiscussa e non può essere messa in discussione da nessuno.
      Io, peraltro, non rilevo da parte della Presidenza della Camera omissioni su atteggiamenti nei confronti della difesa dei parlamentari. Penso che invece sia incredibile l'aggressione che la magistratura ogni giorno riceve in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). E penso, signor Presidente, che dobbiamo procedere con dignità nei nostri lavori, senza utilizzare strumentalmente fatti gravi su cui pur le indagini e le forze di polizia e le prefetture devono fare le loro attività di prevenzione e, successivamente, di repressione nei confronti di chi ha commesso reati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, i colleghi del Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente si richiamano al Regolamento, noi in questa Aula richiamiamo la Costituzione: imparate a rispettare le sentenze e la magistratura. E ai cari colleghi del Partito Democratico con i quali siamo d'accordo, ricordiamo che a delle forze che contrastano e attaccano così la magistratura voi avete dato fiducia e voi ci governate assieme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, lei sa, come sanno tutti i colleghi, che di fronte a fatti come quelli avvenuti a Genova è naturale che un parlamentare o una parlamentare chieda al Ministro dell'interno di riferire. Sarebbe giusto così, no ? Sarebbe giusto che si chiedesse al Ministro dell'interno, al Ministro Alfano, di riferire sui fatti di Brescia. Questa è la procedura che sarebbe seguita naturalmente se non fosse che questa procedura oggi apparirebbe paradossale per la situazione che a Brescia si era venuta a creare. Ma detto ciò, naturalmente, io voglio dire due cose.
      La prima, poiché ho avuto uno scambio di opinioni per interposta persona in una trasmissione radiofonica con l'onorevole Santanchè, è che approfitto di quest'Aula per dire che quando si offende una donna in ragione del suo genere io mi sento offesa. Non esiste nessun dubbio da questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà): ogni offesa fatta in ragione del proprio sesso a una donna, la considero un'offesa personale e quindi considero le offese nei confronti delle parlamentari in ragione del loro sesso, le accuse sessiste, una modalità di sentire la dialettica politica assolutamente da reprimere.
      Penso che la Presidente della Camera abbia avuto il grande merito di fare emergere questo tema, cioè quello della violenza nei confronti delle donne in ragione fisica ma anche in ragione delle parole utilizzate come questione non privata, ma politica. Ringrazio quindi molto la Presidente della Camera per aver fatto emergere questo tema dal privato, dando ad esso la dignità che gli spetta di questione politica.
      Approfitto anche per dire che Sinistra Ecologia Libertà ha da sempre detto in modo inequivocabile, e non lo dice a giorni alterni, che è contro ogni violenza. Noi siamo contro la violenza, onorevole Brunetta, non lo siamo a giorni alterni, lo Pag. 55ribadiamo in queste Aule, non consentiamo a lei né a nessuno altro di confondere le bandiere con la violenza (Commenti del deputato Brunetta). Sinistra Ecologia Libertà ha al riguardo un'opinione netta.
      Con la stessa forza con cui ho ribadito la nostra indignazione per gli insulti alle parlamentari e alle donne in generale in ragione del loro sesso, con la stessa nettezza rivendichiamo esattamente questa nostra posizione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PATRIZIA TERZONI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, visto che hanno chiesto solidarietà per gli attivisti attaccati dai gruppi di manifestanti contro l'iniziativa presa dal Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, io chiedo a lei di porre la solidarietà verso la magistratura e tutte le forze dell'ordine che in questo momento sono attaccate e sono qui invece per portare avanti i diritti dei cittadini, far rispettare la Costituzione e la legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intanto le chiedo anche in relazione a come ha gestito oggi l'Aula, di fare intervenire anche gli altri deputati del gruppo della Lega Nord e Autonomie che lo riterranno opportuno, visto che il MoVimento 5 Stelle è intervenuto con due deputati. Ognuno è intervenuto sull'argomento che credeva opportuno e lei invece ha avuto l'accortezza, anche condivisibile, di richiamare all'ordine dei lavori l'onorevole Baldelli, mentre con chiunque altro sia intervenuto non ha avuto tanta accortezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
      Detto questo, però, Presidente, visto che stiamo parlando di temi importanti, sorprende che in quest'Aula nessuno abbia ricordato, e lo ricordo a lei, anche visto le dichiarazioni che ha fatto negli ultimi giorni, e purtroppo alla non presente Ministro Kyenge, quanto avvenuto a Milano con un fatto gravissimo (oggi è anche morta la terza persona) dopo l'aggressione di un immigrato clandestino presente sul nostro territorio. A tal riguardo, mi auguro che invece di contestare uno o l'altro esponente politico, in quest'Aula ci sia l'unanimità nel ridare delle regole al nostro Paese e tutelare i nostri cittadini, rimettendo in atto la sicurezza. Purtroppo messaggi che vengono da una parte, mi auguro, minoritaria di questo Governo non aiutano il quieto vivere, il vivere civile: non a caso, gli sbarchi a Lampedusa sono chiara dimostrazione che una politica, anche se per ora fortunatamente fatta solo di parole, ha degli effetti drammatici, e dico, non soltanto sui cittadini del nostro Paese, ma anche verso quei cittadini che provengono da lontano con una falsa speranza e vengono abbandonati in mezzo a un mare. Quindi, il falso buonismo a noi non piace, chiediamo sicurezza, chiediamo regole, chiediamo un serio contrasto e una lotta all'immigrazione clandestina.(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIAN LUIGI GIGLI. Vorrei riferirmi anch'io al caso triste accaduto a Milano a causa di una reazione, sicuramente di natura psichiatrica, di un giovane immigrato di anni 21, probabilmente sballottato dalla vita, dalle durezze della vita, sulle nostre coste. Bene, mi dispiace smentire l'onorevole Fedriga, ma quella persona era a passeggio proprio per rispetto delle nostre leggi: aveva, infatti, presentato domanda di ricorso contro il decreto di espulsione ed era in attesa, appunto, di decisione.Pag. 56
      Vorrei però sottolineare una cosa, come questa persona rappresenti uno dei tanti punti di fragilità estrema di questo nostro sistema, perché trovarsi, per le necessità della vita, a 21 anni in un Paese del quale forse si conosce a malapena la lingua, in una condizione di disoccupazione, in una condizione probabilmente anche di disperazione...

      NICOLA MOLTENI. Aveva procedimenti penali !

      GIAN LUIGI GIGLI. ...credo che possa far uscire di testa chiunque e non possa in alcun modo essere utilizzato per una polemica politica di profilo molto basso (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

      RENATO BRUNETTA. Deputato Boldrini, visto che lei chiama deputato il sottoscritto che è Presidente di gruppo, io la chiamerò deputato Boldrini (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
      Io a Brescia c'ero e ho dovuto essere scortato, in formazione militare, dalla Polizia e dai carabinieri per poter svolgere le mie funzioni, le mie libere funzioni di rappresentante del mio partito. Io a Brescia c'ero e ho visto a Brescia le bandiere e gli insulti del suo partito, Presidente Boldrini, SEL. Ho visto le bandiere e ho visto i teppisti sotto le bandiere di SEL, li ho visti come sono stati visti da tutti gli italiani. Io a Brescia c'ero e ho visto gli insulti e le bandiere dei militanti del MoVimento 5 Stelle, che insultavano e impedivano lo svolgimento di una manifestazione democraticamente organizzata (Commenti – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Lasciatelo parlare, per favore... per favore, colleghi.

      RENATO BRUNETTA. La ringrazio, la ringrazio per questa concessione, onorevole Presidente, la ringrazio per questa concessione.

      PRESIDENTE. La prego, continui.

      RENATO BRUNETTA. Io a Brescia c'ero e ho sentito il discorso del Presidente Berlusconi sulla riforma della magistratura, sulla riforma della giustizia e quel discorso era un perfetto discorso da campagna elettorale che esprimeva le idee di un leader di partito sulla riforma della giustizia e della magistratura. Non ho sentito a Brescia – e io a Brescia c'ero – nessun insulto alla magistratura.
      Nei giorni successivi non ho sentito da parte sua, onorevole Boldrini, nessuna presa di distanza né dal suo partito, che è qui rappresentato in Parlamento, e che aveva con le bandiere disturbato una democratica manifestazione né ho sentito una presa di distanze sua, onorevole Boldrini, dall'altro partito, qui rappresentato in Parlamento, dal MoVimento 5 Stelle. Chiedo a lei, Presidente Boldrini, ha due pesi e due misure per la solidarietà ? Ha due pesi e due misure ? Questo non è consentito a nessuno. Il suo predecessore, il suo predecessore, onorevole Boldrini, il suo predecessore, del suo stesso partito, Presidente della Camera, si caratterizzava per essere equanime ed equilibrato nella difesa delle prerogative di questa istituzione. Lei non lo ha fatto, Presidente Boldrini, ha sempre tempo e modo di farlo. Grazie, onorevole Presidente Boldrini (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Questo è l'ultimo intervento, poi ne riparliamo a fine seduta.

      ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei chiedere scusa a lei e all'Aula perché evidentemente è mia responsabilità, essendo anche all'inizio di questo mio impegno. Andando via non l'ho informata che la parola era stata data all'onorevole Baldelli esclusivamente per un richiamo al Regolamento e che, anzi, al momento in Pag. 57cui l'onorevole Baldelli mi aveva chiesto la parola sull'ordine dei lavori, esattamente come da lei invitato nella Conferenza dei presidenti di gruppo e come era stato deciso da parte della Conferenza dei presidenti di gruppo stessa, com’è successo questa mattina con alcuni colleghi che mi hanno chiesto la parola sull'ordine dei lavori e io l'ho data ovviamente a fine seduta, così avrei fatto se la richiesta fosse stata sull'ordine dei lavori.
      Non ho avuto modo di dirle che la richiesta dell'onorevole Baldelli non era sull'ordine dei lavori o, meglio, era stata respinta sull'ordine dei lavori ma era per un richiamo al Regolamento e questo ha generato un dibattito assolutamente improprio in un momento nel quale, tra l'altro, dobbiamo entrare nella fase (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)... non l'applauso... chiedo scusa a lei e chiedo scusa all'Aula. Credo, signora Presidente, che proprio partendo dal fatto che quello era un richiamo al Regolamento, forse sarebbe utile adesso procedere con i nostri lavori e rinviare, come ella effettivamente ha detto, alla fine della seduta il dibattito sull'ordine dei lavori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Direi di procedere ma, per fare chiarezza su questo punto, alla fine dei lavori riprendiamo questo tema. Tuttavia, per dare una risposta al presidente Brunetta e ad altri che hanno sollevato la questione, consentitemi di dire due parole sulla mia visione delle cose in merito a questa vicenda.
      Com’è noto l'ordinamento parlamentare assegna al Presidente della Camera il compito di assicurare il buon andamento dei lavori e di far osservare il Regolamento. In questo il Presidente è terzo ed imparziale rispetto alla competizione politica e, per quanto la riguarda, tale intende rimanere la Presidente. Circa le richieste di solidarietà nei confronti delle deputate insultate in quanto donne a Brescia, ricorda che si è già pronunciata chiaramente al riguardo e rassicura tutti di essere attenta e sensibile rispetto a questo tema (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Sulla questione del sessismo, il suo intervento sarà sempre fermo e rigoroso e, in proposito, la Presidente ha già inviato messaggi chiari ed inequivocabili di condanna, lanciando una vera e propria sfida culturale.
      Non si può tuttavia ritenere che la Presidente della Camera debba intervenire per solidarizzare o per condannare in relazione ad ogni episodio che attiene allo svolgimento nel nostro Paese di attività politiche o di partito (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
      In tal caso, finirebbe inevitabilmente per entrare nell'agone politico, a tutto danno del suo ruolo di garanzia, che è invece indispensabile per il buon funzionamento del sistema. Senza contare che il continuo ricorso a dichiarazioni e comunicati stampa tende a creare sempre nuovi terreni di scontro (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
      Rispetto a questa prassi, che a mio avviso è discutibile e sterile, la Presidente si riserva di intervenire quando ciò sia da lei stessa ritenuto strettamente necessario e non su sollecitazioni o pressioni di parte (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Ripresa esame articolo unico – A.C. 676-A)

      PRESIDENTE. Ora riprendiamo l'esame del provvedimento.
      Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti il deputato Girolamo Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Chiudiamo questa parentesi di Governo di larghe intese e riprendiamo a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 58

      PRESIDENTE. Vada avanti però, vada avanti con l'intervento.

      GIROLAMO PISANO. Pur riconoscendo l'impegno che ogni membro ha espresso, prima in Commissione speciale poi in Commissione bilancio e pur riconoscendo il risultato di questo lavoro che è stato fatto, prendiamo atto che né il Governo e neppure le Commissioni sono riuscite a superare il presupposto degli accordi che si svolgono in altre sedi, sia quelle istituzionali (come la Conferenza Stato-città e regioni), sia nelle sedi di bottega o di larga bottega.
      In relazione all'articolo 1 ed al suo importante articolato di commi, attraverso innumerevoli emendamenti al testo, la solita politica egoista, miope e legata troppo ad interessi campanilistici ha mancato di donare ai cittadini italiani per l'ennesima volta un'equa ed equilibrata gestione di questo gigantesco problema dei debiti della pubblica amministrazione. Come sapete, questo decreto da solo vale 40 miliardi, da distribuire fra il 2013 ed il 2014. L'iniquità e la discriminazione questa volta vengono subite dal tessuto delle imprese italiane in prima battuta e dai cittadini in seconda. Sarebbe bastato poco, ovvero comportarsi come un buon padre di famiglia, per evitare tutto ciò. Sarebbe bastato pagare le imprese solo in base all'anzianità del credito maturato, tralasciando alchimie burocratiche tese solo a spartire il bottino e a favorire corruzioni, abusi e ricorsi.
      In Commissione bilancio, il Movimento 5 stelle ha presentato numerosi emendamenti. Tra questi ve ne era uno che è stato respinto senza un concreto motivo ed in una maniera che ci appare evidentemente sintomo di mancanza di coraggio da parte del Governo e dei partiti. Si tratta di un emendamento che modificava il procedimento con il quale lo Stato – il Ministero delle finanze – assegnerà le risorse, cioè gli spazi finanziari e le anticipazioni finanziarie, che ogni ente (regione, provincia o comune) riceverà per saldare i debiti con le imprese. La procedura attuale, stabilita dal decreto legge n.  35, prevede l'intervento della Conferenza città-Stato e Conferenza delle regioni, che indicheranno al MEF come attribuire queste risorse. Ebbene, l'accordo c’è stato ed ha innanzitutto discriminato tra 2 tipologie di imprese: quelle che hanno dei crediti dovuti ad appalti pubblici e tutte le altre. Gli enti locali si sono presi il diritto di pagare prioritariamente le prime e solo dopo le seconde ed il Governo ha lasciato fare. Ci sono quindi imprese di serie A ed imprese di serie B, a cui associamo i relativi posti di lavoro ed i redditi delle famiglie. Ma non basta: l'attribuzione delle risorse rispetterà criteri campanilistici, ovvero proporzionali alle richieste dei singoli enti e non trasparenti nei confronti dei vari soggetti che questa legge avrebbe dovuto tutelare, cioè le imprese italiane.
      Come sapete, in Italia, per via della sciagurata amministrazione spesso adombrata da fenomeni criminali, corruzione e clientelismo, esistono enti efficienti, che sono riusciti ad onorare i propri debiti in tempi decenti ed enti meno efficienti o del tutto inefficienti che non ci sono riusciti e che hanno accumulato ritardi di pagamento elevatissimi, anche di tre anni.
      Secondo lo schema della legge che uscirà da quest'Aula, il MEF concederà spazi finanziari proporzionalmente alle richieste che gli enti locali hanno certificato sulla piattaforma web della Ragioneria dello Stato. Tutti noi sappiamo che l'importo dei debiti commerciali accumulati dagli enti è anche funzione del volume di risorse che l'ente mobilita nel corso dell'anno. La città di Milano, ad esempio, con soli sei mesi di anzianità dei pagamenti, muove una quantità di risorse notevolmente più elevata di un intero anno, o due, di città più piccole poste in zone meno industrializzate del Paese. Quindi, accadrà che aziende sottoposte ad enti virtuosi vedranno onorare i propri crediti anche di scadenza relativamente recente, ad esempio l'ultimo semestre del 2012, mentre altre imprese, colpevoli di essere sottoposte ad enti meno virtuosi, potrebbero vedere onorati solo i crediti relativi al 2011 o prima. Gli spazi finanziari infatti non bastano per pagare tutti i debiti della pubblica amministrazione. In sostanza, è come se un padre di famiglia, che non Pag. 59dispone dei soldi necessari ad onorare tutti i sui debiti, pagasse un po’ tutti senza rispettare quel fornitore al quale deve i soldi da più tempo pur di accontentare anche quello che gli ha fornito la spesa il giorno prima e che, quindi, potrebbe, ragionevolmente, attendere un po’.
      Questo modo strabico di confrontarsi con le proprie responsabilità finanziarie nasce dal fatto che gli enti locali pretendono, in questo decreto-legge, di far valere in primis i propri interessi e non quelli del tessuto produttivo e delle piccole e medie imprese che consente a questo Paese di andare avanti. Questo egoismo politico porterà alla chiusura di altre aziende proprio in quei territori gestiti da enti poco virtuosi dove i cittadini già soffrono per i disservizi causati dagli stessi enti; quei cittadini continueranno a perdere il proprio lavoro perché le imprese continueranno a morire aspettando l'esazione del credito; in quei territori si verificheranno altri provvedimenti civili di recupero crediti con costi immensi a carico delle stesse imprese e a carico dell'erario. Il MoVimento 5 Stelle ha proposto in sede di emendamenti di inserire un criterio semplice, eticamente corretto, che non preveda alcun accordo tra gli enti locali e quindi tra i politici che li amministrano; un criterio che si concentra, come è giusto che sia, esclusivamente sulle imprese, vere vittime dell'inefficienza finanziaria della pubblica amministrazione...

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      GIROLAMO PISANO. ...senza creare alcuna discriminazione tra queste, niente distinzioni geografiche quindi per i nostri debiti ma soltanto cronologiche ovvero di anzianità del credito. Una volta completata la lista di tutte le fatture da pagare, comunicata dai singoli enti, il MEF non avrebbe dovuto fare altro che ordinare cronologicamente, partendo dalla più anziana, e attribuire l'interezza dei fondi disponibili risalendo l'elenco. In questo modo sarebbero state pagate per prime quelle imprese che vantavano crediti più anziani e poi quelle con crediti più giovani. Il risultato di questa operazione, e concludo, sarebbe stato un riequilibrio degli indici di sofferenza creditizia delle aziende italiane sull'intero territorio nazionale, dando ad ognuna di esse la stessa opportunità di ripartire e ad ogni cittadino italiano la stessa tutela del proprio posto di lavoro. Anche nelle Commissioni abbiamo detto «no» alla discriminazione dei debiti della pubblica amministrazione perché nessuno deve restare indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà.

      LAURA CASTELLI. Grazie Presidente, noi oggi vorremmo parlare di pagamenti di debiti e in particolare dell'articolo 5. L'articolo 5 evidenzia il concetto che a noi è molto caro della certezza del pagamento e quindi della prevalenza del concetto di competenza su quello di cassa. Ovvero, se al momento della scelta di fare una determinata spesa, la si è valutata congrua, necessaria e esperibile, di fatto, quella valutazione di merito deve sempre prevalere sulla valutazione contabile. Per questo noi sosteniamo il principio per cui la spesa pubblica deve perseguire degli obiettivi di bilancio e non rispettare dei vincoli che, in sé e per sé, sono solo dei numeri, ovverosia quando si determina una spesa la valutazione da fare è economica e non contabile. Quindi, se il principio economico rileva che, pagando tutti i debiti che la pubblica amministrazione ha con le piccole e medie imprese così facendo si riavvia un ciclo economico virtuoso, poi il problema non può e non deve essere il tanto e inflazionato: «dove si prendono i soldi». I soldi si prendono e ci sono.
      Quello che contestiamo è il voler mettere un limite di spesa o di rifinanziamento, perché anche in questo caso vuol dire perseguire logiche contabili a discapito della ripresa economica. Invece, se la valutazione economica dice che il pagamento totale dei debiti della pubblica amministrazione potrebbe far ripartire l'economia italiana, il pagamento totale è quello che andrebbe fatto subito senza «se» e senza «ma». La domanda da porsi non è dove prendere i soldi, ma: quanti Pag. 60soldi servono ? Il principio del rigore non significa che non bisogna spendere o che bisogna risparmiare o che bisogna tagliare indiscriminatamente; significa che bisogna spendere bene, che vanno fatte le giuste valutazioni, che va perseguita la produttività, l'efficacia e l'efficienza allocativa della spesa, non la sua limitazione di un numero che, in sé e per sé, non significa nulla.
      Razionalizzare o riorganizzare la spesa, come enunciato nell'articolo 5, non significa tagliare da una parte e incollare dall'altra; significa fare un adeguato piano di finanziamento e investimento che produca un funzionamento più efficiente della macchina statale. È proprio su questo principio che bisogna cambiare paradigma economico, dimostrando che nei fatti si può passare da un'impostazione d'austerità (prima risparmio e poi spendo) ad un'impostazione di crescita-sviluppo dove prima investo e poi risparmio o, meglio, conseguo i risultati, anche in termini sociali e, quindi, di fatto, raggiungo il mio intervento. Solo così facendo, si riuscirà realmente ad invertire la rotta e ad iniziare a veleggiare verso acque più sicure, ma se invece la road map continuerà ad essere quella della logica meramente contabile dei vincoli di bilancio, magari un po’ allentata o chiamata con un altro nome o dipinta con un colore diverso, più tenue, andrò sempre a sbattere contro il muro della recessione, perché l'economia non è fatta di cosmetica e di retorica, è fatta di meccanismi abbastanza precisi per cui se nella macchina statale non metti benzina la macchina rimane ferma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

      PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, il comma 6 dell'articolo 11 dispone che la regione Piemonte, al fine di consentire la rimozione dello squilibrio finanziario derivato dai debiti pregressi inerenti i servizi di trasporto locale pubblico su gomma e trasporto ferroviario regionale, provvedesse, entro 30 giorni dall'entrata in vigore del presente decreto-legge concernente disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica prestazione, alla presentazione di un piano di rientro da sottoporre all'approvazione del MIT e del MEF. Il piano di rientro è stato effettivamente presentato il 7 maggio alle competenti direzioni ministeriali, ma bypassando completamente il confronto parlamentare in sede di consiglio regionale. Pur comprendendo le ragioni di urgenza del presente provvedimento, non è giustificabile che misure di così grande importanza per l'economia di un dato territorio vengano assunte dalla giunta regionale piemontese senza un previo confronto con il consiglio regionale, e questo a fronte, come ribadito dalla IX Commissione (Trasporti) nello schema di parere favorevole al provvedimento, dell'eccezionalità e non ripetibilità di un finanziamento come quello utilizzato per ripianare tali squilibri finanziari di 150 milioni di euro fatti valere dal fondo di sviluppo e coesione, destinato, come sappiamo, allo sviluppo economico di un dato territorio e non al ripiano di debiti causati dalla mala politica.
      Lo stesso sottosegretario ai trasporti, l'onorevole Rocco Girlanda, nel suo intervento dell'8 maggio in Commissione trasporti, ha dichiarato di non conoscere tale piano nel suo contenuto effettivo. Stiamo parlando di un piano di rientro che da alcune indiscrezioni prevede tagli ai servizi dei comuni e delle province per 225 milioni di euro e di cui non si conoscono i dati e i contenuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

      CARLA RUOCCO. Signor Presidente, egregi colleghi, l'articolo 10 del decreto-legge n.  35 tocca temi, come quelli della TARES e dell'IMU, che sono particolarmente sentiti da tutti i cittadini. Nel mondo anglosassone c’è un celeberrimo proverbio che recita più o meno così: è impossibile essere sicuri di altro se non Pag. 61della morte e delle tasse. Ebbene, in Italia, invece, anche le tasse sono meno certe che altrove.
      Non mi riferisco soltanto al fatto che il nostro Paese è, secondo l'OCSE, al quarto posto a livello europeo per l'evasione, con più di 180 miliardi di mancate entrate e i tassi in Italia sono incerti anche perché cambiano di continuo e, come un organismo vivente, si evolvono e crescono mutando di forma, nome e contenuto più o meno ad ogni cambio di Governo e, come si sa, nel nostro Paese questo avviene piuttosto di frequente. È questo il caso delle due tasse che sono prese in considerazione appunto dall'articolo 10 del decreto-legge n.  35 del 2013, che sono poi quelle tra le più odiate dai cittadini; da una parte c’è la Tares, introdotta dal Governo Monti, con il consenso di tutti i partiti facenti parte dell'attuale maggioranza, nel decreto «Salva Italia», che era stata preceduta da Tarsu, TIA1 e TIA2, e che dovrebbe coprire i costi relativi al servizio di gestione e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, nonché dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni come, ad esempio, l'illuminazione; dall'altra c’è l'IMU, già nota come ICI, abolita dal Governo di centrodestra e reintrodotta dallo stesso nel 2011 sotto i morsi dello spread (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Essa è stata rivista nel 2012 nuovamente dal Governo Monti; si applica dal 2012 al possesso di immobili intesi come fabbricati, aree fabbricabili e terreni agricoli. Dopo tutte queste giravolte il centrodestra è stato folgorato nuovamente sulla via di Damasco, Silvio Berlusconi ha subordinato all'abolizione dell'IMU la tenuta del già scricchiolante Governo Letta; mentre però i due principali partiti si avvitano su se stessi senza risolvere alcunché, il MoVimento 5 Stelle ha presentato già una proposta di legge di abolizione dell'IMU sulla prima casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) articolata e con relative coperture finanziarie, che ricalca un emendamento già presentato in Commissione speciale.
      Passando alla Tares, la nuova disciplina che ci troviamo a discutere oggi è la testimonianza del completo fallimento di un tributo istituito con la scusa di ricomprendere in un'unica voce il pagamento da parte dei cittadini, come dicevo, della raccolta dei rifiuti da un lato e dei servizi indivisibili come l'illuminazione stradale, polizia locale, anagrafe, manutenzione del verde e delle strade, dall'altro. La realtà, come tutti sanno, è che si è trattato dell'ennesima misura, anche abbastanza rocambolesca, per fare cassa.
      Ciò che viene modificato dal decreto è che, al momento, per il 2013 saranno i comuni a fissare la scadenza e il numero delle rate da pagare, ci si limita invece a rinviare a dicembre la maggiorazione standard, pari a 30 centesimi per metro quadro, che si prospetta come un amaro pacco di Natale per gli italiani. Tale aumento, che fortunatamente almeno per il 2013 non può essere ulteriormente ritoccato dai comuni, rappresenta un'ennesima beffa, perché è la quota che avrebbe dovuto finanziare i servizi indivisibili di cui abbiamo parlato, ma che finisce nelle casse dello Stato.
      Nei 6.700 comuni, l'82 per cento del totale, in cui fino all'anno scorso si pagava la vecchia Tarsu, l'introduzione della nuova imposta sarà una vera e propria stangata; il metodo di calcolo normalizzato che misura la tariffa sulla base della quantità e della qualità media di rifiuti prodotti per unità di superficie oltre a potersi definire, a dir poco, sommario, antieconomico e antiecologico, carica fortemente il conto di alberghi, ristoranti ed esercizi commerciali ponendo in forte difficoltà settori già gravemente provati dalla crisi economica.
      Se ciò si abbina alla vetustà delle attuali valutazioni catastali, spesso non aderenti alla realtà, si comprende l'importanza di una riforma del tributo sulla base di quanto da noi proposto in Commissione; ciò che rifiutiamo infatti, come MoVimento 5 Stelle, è non soltanto l'aggravio dei costi che ricadranno sui cittadini e sulle imprese, ma anche il principio che soprassiede ad un tributo che, come si Pag. 62ricordava, con il cambio della destinazione della maggiorazione di 30 centesimi, ha perso la sua stessa ragion d'essere. La filosofia che aveva ispirato l'evoluzione della tassazione dei rifiuti andava, seppur lentamente, verso una proporzionalità del prelievo rispetto alla quantità del servizio reso, in base al principio europeo del «chi più inquina più paga».
      Quello che avremmo voluto quindi è una misura che premiasse famiglie e imprese che producono meno rifiuti, che riutilizzano ciò che è inutile buttare e che aiutino il riciclo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Avremmo voluto e abbiamo proposto delle misure che manifestassero la preoccupazione di garantire l'equità nella riscossione di questo tipo di tributo, ridimensionando l'importanza della superficie dell'immobile. Tutto questo nel decreto-legge in discussione non c’è.
      Nonostante tutto però non possiamo trascurare che lo spostamento delle scadenze e la possibilità di ridefinire le date sono un passo in avanti, che danno tempo ed ossigeno ai cittadini e ai nostri imprenditori. La speranza è che questo tempo non sia un vuoto procrastinare degli adempimenti, per far dimenticare ancora una volta le responsabilità di chi ha prodotto i guasti a scapito dei contribuenti. Il nostro auspicio è che questo rinvio sia invece l'occasione per rivedere totalmente la questione, pensando ad una tassazione sui rifiuti equa e sostenibile, non solo per l'ambiente, ma anche per le tasche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Sorial Girgis. Ne ha facoltà.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, parlerò abbastanza piano, perché l'intento di questo mio intervento è cercare di raggiungere ogni singolo deputato che è qui seduto, e l'orecchio di ogni singolo deputato, perché l'articolo 12 è l'articolo della copertura finanziaria del disegno di legge che stiamo analizzando oggi.
      La copertura finanziaria è una di quelle tematiche penso fondamentali, perché il decreto-legge n.  35 del 2013 è un decreto-legge che in teoria dovrebbe dare aria all'economia, dovrebbe dare sollievo ai cittadini, dovrebbe dare sollievo alle piccole e medie imprese e alle aziende. Parlo a tutti, ad ogni singolo deputato, anche ai deputati presidenti di gruppo; e ricordo che per l'appunto la copertura finanziaria, dovendo essere un qualcosa che non tocca le tasche dei cittadini, non dovrebbe includere pressione fiscale aumentata, non dovrebbe includere l'utilizzo dei soldi destinati dai cittadini all'8 per mille, non dovrebbe includere i soldi risparmiati da vari comparti e vari Ministeri, quali quello della salute, quello del lavoro e delle politiche sociali, per dedicarli poi invece a opere illusive, come l'Expo per esempio.
      Quando si lavora all'impianto di un decreto-legge e di un disegno di legge come questo, e come abbiamo fatto noi, dando la piena collaborazione per cercare di migliorare quello che è stato detto da tutti, che era un decreto proposto abbastanza fallimentare, abbastanza brutto, e con impianto difficile e complicato; quando si dà una mano in Commissione speciale e, poi, Commissione bilancio, non si accettano certe metodologie di lavoro, e non si accettano certe implicazioni e certi metodi. Perché il lavoro della Commissione speciale, della Commissione bilancio, anche da parte del MoVimento 5 Stelle, voleva portare a migliorare in tutte le sue criticità l'impianto del decreto-legge e quindi il disegno di legge. Ma quando poi si crea confusione, fretta, tempistiche ridotte quasi ad hoc, per riuscire ad inserire all'ultimo momento quello che non si è discusso, quello di cui non si è parlato, allora naturalmente noi del MoVimento 5 Stelle non ci stiamo, perché non riteniamo che sia la metodologia più appropriata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      È un metodo che «non ci frega», non ci appartiene. A poche ore da oggi, dalla discussione in Aula del disegno di legge, viene inserito «in zona Cesarini», come Pag. 63viene detto, tutto e di più, e anche qualche giorno fa sono state inserite delle riduzioni al taglio alle infrastrutture strategiche quali l'Expo; e si prediligono quindi infrastrutture strategiche quali l'Expo a comparti come quello del lavoro, quello delle politiche della salute, perché 12 milioni tolti al taglio dell'Expo, quindi regalati all'Expo, potevano essere invece regalati per esempio alle politiche del lavoro, alla competitività, allo sviluppo delle imprese, dove viene fatto un accantonamento nel 2014 di 16 milioni e nel 2015 una riduzione di due milioni e mezzo.
      Potevano essere regalati, questi soldi, alle politiche per il lavoro, dove nel 2014 vengono tolti due milioni e mezzo di euro in accantonamento e vengono ridotti a un milione e mezzo. Potevano essere regalati questi soldi che vogliamo regalare all'Expo, ai nostri amici, a un'opera che, a sentire la magistratura, a sentire le indagini in corso, è un'opera che prevede una filiera collusa, prevede gare d'appalto che non sono chiare, che non sono trasparenti, allora piuttosto che regalare i soldi a punti di domanda come quelli delle infrastrutture strategiche come l'Expo, si potevano regalare questi benedetti soldi allo sviluppo sostenibile a tutela del territorio e dell'ambiente, dove vengono tolti, in accantonamento, nel 2014 4,8 milioni, e nel 2015 5,6 milioni.
      Si potevano dare alla salute dei nostri cittadini, dove c’è un accantonamento, nel 2014 di 9 milioni, e nel 2015 una riduzione di 10 milioni; invece no, si preferisce, per un mero principio banale e quasi infantile di farsi belli davanti all'Europa con un'opera – quale l'Expo 2015, dove eravamo a competere solo noi e altre poche città dove l'economia è leggermente differente dalla nostra e dove hanno piani strategici leggermente differenti dei nostri – con il vestito, con l'Expo, cercando di attrarre investimenti, cercando di attrarre in modo abbastanza illusionistico degli investimenti che forse non arriveranno, quando il contenuto poi del vestito – il cittadino – non viene preso in considerazione e continuano ad essere fatti questi benedetti tagli, in funzione di cosa ?
      Allora, da una parte facciamo finta di voler dare 40 miliardi ai cittadini, di dare fiato all'economia, speriamo che questi fondi arrivino in qualche modo ai cittadini, ma dall'altra parte non li tuteliamo, dall'altra parte rischiamo di aumentare la pressione fiscale su di loro, dall'altra parte i soldi che loro destinano all'8 per mille li prendiamo e ce li mettiamo in tasca. È questa la strategia politica che vogliamo fare, è questa la collaborazione di cui parlavate ? Perché se questa è la collaborazione di cui parlavate, il MoVimento 5 Stelle non ci sta, il MoVimento 5 Stelle non vuol vedere coperture finanziarie fittizie, non vuole vedere tagli dove i fondi non dovrebbero essere tagliati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      È un ragionamento del togliere da una parte e mettere in tasca dall'altra e non va bene, signori, ma ne parleremo più approfonditamente – vedo che il tempo stringe –, quindi parleremo proprio di questi emendamenti e degli emendamenti all'articolo 12 e spero di avere, come adesso, l'attenzione di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MAURIZIO BERNARDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita il presentatore al ritiro dell'emendamento Marguerettaz 1.1, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Allasia 1.2, 1.3, 1.4, 1.5 e 1.6 e sugli emendamenti Di Salvo 1.7 e Allasia 1.8, 1.9 e 1.10, mentre esprime parere favorevole, con la seguente riformulazione, sull'emendamento Marguerettaz 1.11: «Dopo il comma 17, aggiungere il seguente: 17-bis. Nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome che esercitano le funzioni in materia di finanza locale, gli enti locali effettuano la comunicazione, di cui al comma 2, alle regioni e alle province autonome, che ne curano la trasmissione alla Ragioneria generale dello Stato».Pag. 64
      La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Rughetti 1-bis.1, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Palese 2.1, Di Salvo 2.2 e 2.3, Allasia 2.4, Palese 2.5, Di Salvo 3.1, Palese 3.2, Mazziotti Di Celso 6.1, Di Salvo 6.2 e Allasia 6.3, 6.4 e 6.5.
      La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Palese 6.6, purché riformulato nel seguente modo: «Al comma 5, aggiungere, infine, il seguente periodo: qualora siano stati stipulati accordi di natura transattiva sono sospese le azioni esecutive sulle somme destinate ai pagamenti da effettuarsi in attuazione dei piani di pagamento redatti ai sensi dell'articolo 11, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.  122, e sottoscritti entro la data di entrata in vigore della presente legge, ancorché effettuate presso i tesorieri delle aziende del Servizio sanitario regionale e presso le centrali uniche di pagamento, istituite secondo disposizioni di legge, sono sospese fino alla data del 30 giugno 2014».
      La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Allasia 6.7, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 7.100. Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Fedriga 7.1, 7.2 e 7.3 e Zanetti 7.4. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 7.101. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Allasia 9.1 e Zanetti 9.2, sull'articolo aggiuntivo Sorial 9.01 e sugli emendamenti Allasia 10.1, Faenzi 10.2, Allasia 10.3, 10.4 e 10.5, Caso 12.1 e 12.2, Sorial 12.3 e 12.4 e Allasia 12.5.
      Infine, la Commissione esprime parere favorevole sul proprio emendamento 12.100.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore su tutti gli emendamenti.

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sui pareri.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Volevo chiedere, come è prassi dopo l'espressione dei pareri da parte del relatore e del Governo, una riflessione sul parere che è stato dato sull'emendamento Marguerettaz 1.11.

      PRESIDENTE. Onorevole Rosato, possiamo farlo, però, quando ci arriviamo ?

      ETTORE ROSATO. Come vuole lei. Di solito ci si esprime immediatamente. Comunque, va bene.

      PRESIDENTE. Magari, sarebbe bene quando ci arriviamo.

      ETTORE ROSATO. Va bene, Presidente.

      PRESIDENTE. Riguardo al primo emendamento Marguerettaz 1.1, aveva detto di ritiralo, è così ? È confermato ? Prego, ha facoltà di parlare.

      RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Signor Presidente, in realtà non ritiro questo emendamento perché mi sembra anche qui una questione di equità, se vogliamo dirla in questo modo. L'emendamento è molto semplice e, quindi, non ruberò troppo tempo ai colleghi ma, semplicemente, intervengo per illustrarlo brevemente.
      Si intendeva chiedere di estendere anche alle regioni l'esclusione dal Patto di stabilità dei pagamenti sui residui passivi in conto capitale. Questo perché ? L'obiettivo è molto semplice. È quello di evitare una disparità, appunto, di trattamento tra le imprese e, più precisamente, tra le imprese che vantando crediti dagli enti locali potranno essere saldate e quelle che, invece, vantando uguali crediti dalle regioni non avranno uguale trattamento. Tutto questo, come i colleghi hanno potuto vedere, con un invariato impegno di spesa Pag. 65e prevedendo uno scorporo di un miliardo di euro dai cinque previsti, appunto, a favore delle regioni.
      Mi sembra, come ripeto, una proposta di equità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Sta bene.
      Passiamo ai voti.
      Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marguerettaz 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Duranti, Boccia... Chi altri ? Daniele Farina, Giorgetti, Ferrara, Sannicandro, Catania, Lotti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     563            
            Maggioranza     282            
                Hanno votato
      16                
                Hanno votato no   547).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

      Deputati Di Salvo, Ferrara, Folino, Nicchi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     565            
            Maggioranza     283            
                Hanno votato
      17                
                Hanno votato
no   548).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Chaouki, Nicchi, Abrignani, Censore...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     561            
            Maggioranza     281            
                Hanno votato
      16                
                Hanno votato
no   545).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Colletti, Nicchi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     557            
            Maggioranza     279            
                Hanno votato
      52                
                Hanno votato no   505).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Farina Daniele, Fioroni, Folino, Lotti, Magorno, Piepoli, Sannicandro, Scopelliti, Turco, Lauricella...Pag. 66
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     564            
            Maggioranza     283            
                Hanno votato
    162                
                Hanno votato
no   402).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Nicchi, Marcon, Fratoianni, Farina Daniele, Lavagno, Madia, Sannicandro, Damiano, Folino, Fratoianni... ma come mai il sistema non funziona... Paris, Epifani...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     562            
            Maggioranza     282            
                Hanno votato
    159                
                Hanno votato
no     403).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 1.7.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon.  Ne ha facoltà per cinque minuti.

      GIULIO MARCON. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, sosteniamo questo emendamento e lo abbiamo presentato perché riteniamo sia un modo più congruo e meno estemporaneo di provvedere alla copertura di questo decreto rispetto a quanto previsto dall'articolo 12.
      Sappiamo che l'articolo 12 ha previsto una serie di misure che noi riteniamo estemporanee. Il nostro emendamento propone, invece, alcune misure che riteniamo più eque e più in linea con le scelte che anche il Governo dovrà fare nei prossimi mesi. Proponiamo un'imposta patrimoniale sui grandi patrimoni immobiliari, un aumento dell'aliquota sulle rendite finanziarie e l'introduzione di un canone per le concessioni televisive. Riteniamo che queste tre misure, insieme ad altre, possano essere molto più eque e sostenibili di quanto previsto invece dall'articolo 12 di questo decreto-legge e per questo proponiamo che l'Aula voti a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

      LAURA CASTELLI. Signor Presidente, noi anche sosterremo questo emendamento e vorremmo che tutti quanti leggessero davvero le coperture che con questo emendamento sono proposte. Tante di queste le abbiamo inserite nel nostro DEF, nel nostro «libro dei sogni», come lo abbiamo chiamato. È un emendamento molto lungo, ma vale la pena leggerlo. Potrebbe essere un modo per cominciare a dire «sì» ad alcune cose molto importanti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

      MARCO CAUSI, Relatore. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI, Relatore. Signor Presidente, vorrei mettere al corrente l'Aula della motivazione del parere contrario, che i presentatori conoscono e che ho già detta in Commissione.
      Questo emendamento propone a copertura della manovra una sorta di imponente riforma fiscale con la ristrutturazione del sistema fiscale. Nel merito delle loro proposte, io personalmente non sono molto distante, però riteniamo che non sia questo il veicolo attraverso cui si fa la riforma del sistema fiscale. Speriamo nei prossimi provvedimenti di potere affrontare anche questi temi, ma la motivazione Pag. 67è che non ci sembra congruo con questo emendamento affrontare temi di riforma strutturale del sistema fiscale.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

      MARCO DI LELLO. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare la fondatezza, a nostro avviso, di parecchie delle osservazioni che sono stata fatte, come imposizione sui grandi patrimoni immobiliari e aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie, però riteniamo che non sia questa la sede.
      Quindi, nel sostenere il merito della proposta, voteremo contro, ma considerando questo come un auspicio da dare al Governo per tenerne conto in una prossima riforma fiscale.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Farina Daniele, Scalfarotto, Molteni... hanno votato tutti ? Sannicandro ha votato...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     561            
            Votanti     557            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     279            
                Hanno votato
    145                
                Hanno votato
no   412).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Folino, Cassano, Fratoianni, Brandolin, Di Salvo..., hanno votato tutti ? No ? Deputato Marazziti.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     558            
            Maggioranza     280            
                Hanno votato
      50                
                Hanno votato
no   508).                

      Passiamo all'emendamento Allasia 1.9.

      MARCO CAUSI, Relatore. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI, Relatore. Signor Presidente, il Governo ha chiarito e messo agli atti durante il lavoro della Commissione ed io voglio farlo anche agli atti dell'Aula che anche i comuni dissestati, così come i comuni in procedura di predissesto, possono ordinariamente accedere al programma dei pagamenti e alle anticipazioni. Naturalmente per quanto riguarda i comuni in dissesto nell'accesso per la gestione ordinaria, non per quella commissariata, e per quanto riguarda i comuni in predissesto, il beneficio di questa procedura va comunque conteggiato riorganizzando il piano di ammortamento già definito con il Ministro dell'interno. Quindi invito nuovamente i presentatori di questo emendamento al ritiro, perché questo chiarimento è stato fatto e quindi i comuni in dissesto e predissesto partecipano al piano dei pagamenti.

      PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Allasia 1.9 formulato dal relatore.

      STEFANO ALLASIA. Sì, signor Presidente, lo ritiro.

Pag. 68

      PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 1.10.
      Passiamo ai voti
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Madia, Basilio. Hanno votato tutti.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     558            
            Maggioranza     280            
                Hanno votato
      50                
                Hanno votato
no     508).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Marguerettaz 1.11.

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Volevo chiedere ai relatori e al Governo un'attenzione rispetto alla riformulazione, per la quale già ringrazio; ad ogni modo, è stato risolto parzialmente uno dei problemi citati dalle regioni a statuto speciale che hanno la competenza primaria sulla finanza locale. Tutto il decreto diventa inapplicabile in tutte le regioni a statuto speciale che hanno la competenza primaria sulle finanze se non c’è anche una modifica del comma 5 dell'articolo 17. Infatti, signori relatori, è chiaro che nelle regioni a statuto speciale che hanno la competenza primaria la tesoreria non è la tesoreria dello Stato, ma la tesoreria della regione e quindi, se non si fa un riferimento esplicito alla tesoreria regionale, evidentemente non si può applicare il decreto. Quindi, chiederei o una riformulazione che tenga conto di questa mia osservazione, in cui basta aggiungere le rispettive tesorerie ove la competenza sia direttamente della regione, o un accantonamento sulla materia.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiederei l'accantonamento di questo emendamento: andiamo avanti con i lavori e poi, se dovesse esserci un'interruzione tecnica di qualche minuto, nel Comitato dei nove affrontiamo temi posti molto opportunamente da Rosato.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rughetti 1-bis.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Capone, Segoni.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     555            
            Maggioranza     278            
                Hanno votato
    555                
                Hanno votato
no       0).                

      (I deputati Grassi e Valeria Valente hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

      Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Palese 2.1 lo ritirano.
      Passiamo all'emendamento Di Salvo 2.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

      NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, deputate e deputati, signore e signori del Governo, l'emendamento di cui discutiamo è un emendamento che noi riteniamo molto importante e che riguarda la questione cosiddetta della nettizzazione, Pag. 69della quota di cofinanziamento regionale e statale dei fondi europei, che oggi è, a pieno titolo, conteggiata nel calcolo del Patto di stabilità.
      Questa condizione determina per le regioni in particolare e, ancor di più, per le cosiddette regioni Obiettivo convergenza, le cinque regioni che hanno una quota di fondi comunitari particolarmente rilevante, una condizione particolarmente sgradevole. Ogni anno le regioni si trovano nella condizione di dovere scegliere sostanzialmente se rispettare il Patto di stabilità ed evitare di incorrere nelle sanzioni che la violazione determina o, invece, rinunciare alla spesa integrale dei fondi europei. È del tutto evidente che in un contesto come questo, nel contesto della crisi, in una fase in cui le difficoltà di bilancio rendono sempre più ridotti i trasferimenti dal centro agli enti locali, i fondi europei e il loro corretto utilizzo rappresentano uno strumento formidabile di investimento e una leva formidabile di crescita per i territori del nostro Paese, in particolare per il Mezzogiorno, ma non soltanto.
      Allora crediamo che sia importante intervenire con questo emendamento anche perché esso allude più in generale al tema della ridefinizione del Patto di stabilità e alla necessità di riscriverlo differenziando e separando il calcolo delle spese per investimento dalla spesa corrente. Da questo punto di vista arrivare oggi a una soluzione in quest'Aula, significa liberare un volume rilevantissimo di risorse – ripeto di risorse per investimento e non per la spesa corrente – che darebbero grande fiato al sistema degli enti locali e avrebbero una capacità rilevante di rimettere in moto la dinamica economica, di aiutare il Paese ad uscire dalla propria condizione recessiva. Aggiungo e concludo su questo che anche questo emendamento, come quello su cui è intervenuto prima di me il deputato Marcon, prevede gli stessi strumenti di copertura di spesa e, a questo proposito, vorrei dire ai relatori della Commissione che sono intervenuti sull'argomento, che, se è vero che forse non è questa la seduta più opportuna per discutere di una revisione complessiva del sistema fiscale di questo Paese, è anche vero che, se facciamo così, finisce che non arriva mai il tempo in cui in questo Parlamento si discute di come si riorganizza il sistema fiscale spostando il carico su chi ha di più e abbassandolo, invece, su chi ha di meno (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevoli presentatori, nel ribadire la contrarietà del Governo all'emendamento Di Salvo 2.2, era giusto anche da parte del Governo fare un breve cenno alle considerazioni svolte in materia di copertura e del Patto. Infatti, è assolutamente evidente che se ci fosse stato un perimetro di azione maggiore in termini di potenzialità di spesa, colleghi, (quindi parlo di 700 milioni) su un intento che potrebbe essere anche condivisibile, ma noi abbiamo un perimetro complessivo – lo abbiamo detto più volte – e nel perimetro complessivo il limite è sostanzialmente la spesa più che la fonte di risorse da cui andiamo ad attingere.
      Per quello che riguarda le coperture deve essere chiaro che su questo tema il Governo ha una sostanziale contrarietà sulle coperture proposte. Quindi anche nella futura logica di un eventuale dialogo, deve essere evidente, con il rispetto anche delle considerazioni svolte da parte del relatore, che i tagli proposti sono tagli in buona misura inattuabili, inidonei, non hanno le coperture riguardanti le tabelle dei relativi Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dell'istruzione, università e ricerca, interveniamo sui tagli complessivi alla difesa, aumento su alcuni settori dove abbiamo già cali evidenti di gettito a legislazione invariata. Quindi, sono tutti argomenti, che dal punto di Pag. 70vista prettamente teorico, onorevoli presentatori, possono essere affrontati in un ragionamento accademico. Nella concretezza della necessità da parte nostra di affrontare coperture sostenibili sono in buona misura coperture insostenibili che non determinano gli effetti sperati.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo per precisare che i temi posti in questo emendamento sono temi molto seri e che hanno trovato anche nella discussione dei lavori della Commissione Bilancio anche un certo grado di approfondimento.
      È evidente che questo provvedimento è un provvedimento concentrato sulla trasformazione dei debiti della pubblica amministrazione in liquidità nel più breve tempo possibile, dal 2013 al 2014 (20 miliardi l'anno, come è noto) e la concentrazione del nostro lavoro è stata esclusivamente su questi aspetti, essendo consapevoli che alcune regioni, in particolar modo quelle che fanno del cofinanziamento comunitario una parte consistente della propria attività di stimolo agli investimenti ed anche in alcuni casi di erogazione di servizi, sono nella condizione paradossale di aver risposto positivamente alle indicazioni dell'Unione europea, ma di ritrovarsi a rischio di sforamento del Patto.
      Allora all'onorevole Fratoianni un banalissimo consiglio: questo emendamento riscriveva la manovra, riscriveva una parte del provvedimento, perché come ricordava il sottosegretario Giorgetti di fatto toccava una serie di poste che nulla avevano a che fare non solo con l'origine del provvedimento, ma anche con la natura stessa della finalità a cui faceva riferimento l'onorevole Fratoianni, che è quella di provare a dare una risposta a tutte quelle regioni che, per effetto del cofinanziamento comunitario, si ritrovano fuori dal Patto di stabilità o a sforare il Patto o a subirne le sanzioni.
      Allora da questo punto di vista io posso, Presidente, rassicurare il gruppo di SEL e gli altri gruppi che hanno posto per la verità in Commissione lo stesso tema, che c’è un'interlocuzione continua con il Governo per provare a dare una risposta costruttiva a questo tema, che probabilmente potrebbe essere costituita dalle sospensioni temporanee delle sanzioni in attesa di un riordino complessivo della materia, che mi pare debba essere ad un certo punto affrontato; ma questo emendamento, siccome riscrive una parte del provvedimento e va oltre, mi permetto di dire, inevitabilmente non poteva che avere il parere contrario sia dei relatori sia del Governo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

      LELLO DI GIOIA. Le considerazioni che faceva poco fa il presidente Boccia non mi convincono e per questo io chiedo di poter sottoscrivere questo emendamento e voterò a favore dell'emendamento stesso.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Petraroli, Sannicandro, Malpezzi, Paris, Frusone...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     563            
            Votanti     543            
            Astenuti       20            
            Maggioranza     272            
                Hanno votato
    151                
                Hanno votato
no   392).                

Pag. 71

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Lavagno, Paris, Folino, Malpezzi, Madia, Catania, De Menech...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     550            
            Votanti     548            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     275            
                Hanno votato
    139                
                Hanno votato
no   409).                

      Avverto che è stato presentato il subemendamento Zanetti 0.7.101.1 che è in distribuzione.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Rotta, Fraccaro, De Menech, Latronico, Fratoianni, Marcon... De Menech continua ad avere problemi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     540            
            Maggioranza     271            
                Hanno votato
    148                
                Hanno votato
no   392).                

      Passiamo all'emendamento Palese 2.5.
      Ha chiesto di parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signora Presidente, intervengo per ritirare l'emendamento.

      PRESIDENTE. Sta bene.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Fraccaro, Folino, Manzi, Sannicandro, Fratoianni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     553            
            Votanti     552            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     277            
                Hanno votato
    141                
                Hanno votato
no   411).                

      Passiamo all'emendamento Palese 3.2.

      ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per ritirare il mio emendamento 3.2.

      PRESIDENTE. Sta bene.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Deputato Mazziotti Di Celso, siamo in fase di votazione, mi dispiace.
      Colonnese, Schirò, Pastorino, Catania...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 72

            (Presenti     561            
            Votanti     560            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     281            
                Hanno votato
    140                
                Hanno votato
no   420).                

      GEA SCHIRÒ PLANETA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GEA SCHIRÒ PLANETA. Signor Presidente, ormai non si può recuperare, ma volevo dire che c’è stato un errore di comunicazione, perché era venuta alla Presidenza per segnalare che il collega Mazziotti Di Celso voleva intervenire sul suo emendamento. Mi dispiace, c’è stato un errore.

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 6.2.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, intervengo per sostenere le ragioni del mio emendamento 6.2 ed il motivo è quello di individuare un criterio tra quelli possibili per l'erogazione dei crediti alle imprese. La nostra idea era quella di creare un collegamento con le imprese che hanno avuto tavoli presso le istituzioni per crisi aziendali. Evidentemente, scegliendo ed indicando quelle imprese si crea un collegamento positivo tra i crediti e l'occupazione. La nostra motivazione è questa: trovare un criterio che aiutasse di più e soprattutto prima le imprese che hanno problemi di occupazione e, quindi, dando un solido ancoraggio in termini di tempi che, in questi casi, come si sa, è prezioso, di fronte a crisi aziendali. Questa è la ragione del nostro emendamento e per questo chiedo di rivalutarlo e di riconsiderarlo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

      MAINO MARCHI. Signor Presidente, intervengo su questo e anche su alcuni emendamenti successivi, che però ci riportano ad una tematica simile. Cioè, quando il decreto-legge è stato emanato dal Governo ci sono state diverse critiche, perché era eccessivamente complicato, e abbiamo operato per cercare di raggiungere il massimo di semplificazione possibile. Tra le semplificazioni, c’è anche la questione di aver scelto come criterio, per ogni ente, quello dell'ordine cronologico. Se a questo criterio ne inseriamo altri, o lo facciamo intrecciare con altri che sono proposti in questo emendamento o in alcuni successivi, l'effetto che si ottiene è quello di rallentare tutte le procedure. Quindi, scelto un criterio, quello dell'ordine cronologico, abbiamo ritenuto opportuno che non ce ne fossero altri, che avrebbero determinato, appunto, rischi di prolungare le procedure e quindi di arrivare più tardi nei pagamenti.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 6.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sannicandro, Latronico, Pinna, Miotto, Speranza...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     550            
            Maggioranza     276            
                Hanno votato
      34                
                Hanno votato
no   516).                

      Passiamo all'emendamento Allasia 6.3...

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 73

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, vorrei intervenire per un richiamo al Regolamento. Chiederei cortesemente ai colleghi di non votare per coloro che sono a fianco e sono assenti, cortesemente, per una questione di correttezza. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti).

      PRESIDENTE. Grazie.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 6.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Paris, Petraroli, Cardinale, Basilio, Gutgeld...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     551            
            Maggioranza     276            
                Hanno votato
      16                
                Hanno votato
no   535).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 6.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cesa, Piepoli, Verini, Gutgeld, Vacca, Bonomo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     537            
            Maggioranza     269            
                Hanno votato
    119                
                Hanno votato
no   418).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 6.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gelmini, Paris, Sannicandro, Molteni, Rotta, Marisani, Latronico...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     541            
            Votanti     540            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     271            
                Hanno votato
      16                
                Hanno votato
no   524).                

      (Il deputato Damiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Palese 6.6.
      Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal relatore.

      ROCCO PALESE. Sì, signor Presidente.

      PRESIDENTE. Sta bene.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

      MAINO MARCHI. Signor Presidente, mi sembra opportuno precisare che, siccome vi sono state in passato proposte che prevedevano sospensioni di azioni esecutive proprio in riferimento ai piani di rientro sanitari, e il Partito Democratico è sempre stato contrario, anche nell'ultima legge di stabilità, siamo stati in questo caso favorevoli perché viene circoscritta notevolmente la misura, e si riferisce solo a situazioni in cui vi siano accordi di natura transattiva. Lo preciso anche perché non vorrei che domani, invece di avere il plauso delle imprese per aver finalmente discusso e per accingerci ad approvare un importante provvedimento a favore delle medesime, magari qualcuno dica che invece continuiamo a prevedere misure che sospendono le azioni esecutive per quanto riguarda le imprese stesse. Ribadisco: si Pag. 74tratta di una questione che in questo caso è molto circoscritta, e quindi può avere anche il nostro voto favorevole.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signor Presidente, avevo chiesto la parola per un motivo molto semplice: perché la situazione delle azioni esecutive è comparabile esattamente a quella dei comuni con dissesto finanziario. La norma origina dalla legge n.  144 del 1989, e questa è limitata solo ed esclusivamente ad un contesto di piani di rientro, sia per la parte dei piani di rientro della sanità della regione Campania, sia per la parte della stabilizzazione che hanno poi fatto, anche di natura finanziaria, direttamente con il Governo. È quindi esclusivamente limitata a quell'aspetto, non riguarda tutto il resto delle imprese.

Testo sostituito con l'errata corrige del 21 MAGGIO 2013       PRESIDENTE. Grazie per il chiarimento.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palese 6.6, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).
      Paris, Sannicandro, Verini, Brandolin...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     552            
            Votanti     551            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     276            
                Hanno votato
    501                
                Hanno votato
no     50).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 6.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Basilio, Colonnese, Latronico, Fossati, Palazzotto, Marchi, Martella...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     555            
            Maggioranza     278            
                Hanno votato
    124                
                Hanno votato
no   431).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sorial, Di Lello, Malpezzi, Segoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     550            
            Maggioranza     276            
                Hanno votato
    159                
                Hanno votato
no   391).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 7.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fiano.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     549            
            Votanti     548            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     275            
                Hanno votato
    53                
                Hanno votato
no     495).                

Pag. 75

      (Il deputato Basso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione, accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, D'Uva, Villecco Calipari, Nesci...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
            (Presenti e votanti     547            
            Maggioranza     274            
                Hanno votato
    405                
                Hanno votato
no     142).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 7.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Malpezzi, De Lorenzis...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
            (Presenti e votanti     549            
            Maggioranza     275            
                Hanno votato
      23                
                Hanno votato
no     526).                

      Passiamo all'emendamento Zanetti 7.4.
      PRESIDENTE. Grazie per il chiarimento.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palese 6.6, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Paris, Sannicandro, Verini, Brandolin...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     552            
            Votanti     551            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     276            
                Hanno votato
    501                
                Hanno votato
no     50).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 6.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Basilio, Colonnese, Latronico, Fossati, Palazzotto, Marchi, Martella...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     555            
            Maggioranza     278            
                Hanno votato
    124                
                Hanno votato
no   431).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sorial, Di Lello, Malpezzi, Segoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     550            
            Maggioranza     276            
                Hanno votato
    159                
                Hanno votato
no   391).                

      (Il deputato Basso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 7.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fiano.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     549            
            Votanti     548            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     275            
                Hanno votato
    53                
                Hanno votato
no     495).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione, accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, D'Uva, Villecco Calipari, Nesci...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
            (Presenti e votanti     547            
            Maggioranza     274            
                Hanno votato
    405                
                Hanno votato
no     142).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 7.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Malpezzi, De Lorenzis...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
            (Presenti e votanti     549            
            Maggioranza     275            
                Hanno votato
      23                
                Hanno votato
no     526).                

      Passiamo all'emendamento Zanetti 7.4.

Pag. 75

      ENRICO ZANETTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, intervengo solo per ritirare l'emendamento a mia prima firma 7.4 perché assorbito dall'emendamento 7.101 della Commissione, sul quale mi riservo di intervenire quando sarà posto in votazione.

      PRESIDENTE. Sta bene.
      Passiamo dunque al subemendamento Zanetti 0.7.101.1.
      Chiedo al relatore e al rappresentante del Governo di esprimere il parere su questa proposta emendativa.

      MAURIZIO BERNARDO, Relatore. Signor Presidente, intervengo per chiedere momentaneamente l'accantonamento del suddetto subemendamento, in modo da poterlo rivedere.

      PRESIDENTE. Sta bene, è accantonato pertanto anche l'emendamento 7.101 della Commissione. Passiamo dunque all'emendamento Allasia 9.1.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 9.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ginoble, De Caro, Gitti, Madia, Caso...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     550            
            Maggioranza     276            
                Hanno votato
      50                
                Hanno votato
no     500).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanetti 9.2.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.

      ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, l'emendamento mira a sopprimere il comma 2-bis dell'articolo 9, che è stato inserito in sede di lavori in Commissione. Il comma 2-bis dell'articolo 9 cosa prevede ? Prevede che le imprese o, comunque, in generale i fornitori che non sono stati pagati al 31 dicembre di ogni anno debbano, a quel punto, compilare un prospetto, con i crediti vantati verso le pubbliche amministrazioni non onorati, da allegare alla dichiarazione dei redditi.Pag. 76
      Ora, trovo francamente che il monitoraggio dei rapporti credito-debito tra pubblica amministrazione e fornitori sia fondamentale. Infatti, vi sono altri emendamenti, che sono stati inseriti e in parte già approvati, che affrontano il tema dal lato giusto, cioè prevedere per le pubbliche amministrazioni l'obbligo di fare dichiarazioni annuali di debito. Prevedere, invece, per le imprese, che non sono pagate, di fare degli ulteriori prospetti riepilogativi da trasmettere telematicamente per i crediti che non si vedono pagare a me sembra una follia. I contribuenti, le partite IVA sono già gravati da numerosissimi adempimenti telematici, con cui viene loro chiesto di comunicare dati di ogni tipo.
      Mi viene detto che, però, non sono previste sanzioni in caso di mancato adempimento di questo non obbligo, a questo punto, ma mera facoltà. Bene, ma a maggior ragione è inutile prevederlo, perché l'unica cosa che a questo punto si otterrà sarà al massimo quella di dover, comunque, prevedere dei tracciati software, con relativi costi di sostenimento, per essere potenzialmente pronti, in capo all'anagrafe tributaria, a ricevere dei tracciati che, magari, non si riceveranno. Alla fine, tutto quello che otterremo è dare la sensazione alle imprese che per l'ennesima volta scarichiamo su di loro degli obblighi di comunicazione che non chiediamo alla pubblica amministrazione e questo è paradossale perché, invece, finalmente lo stiamo facendo e, in più, fa spendere loro qualche decina di migliaia di soldi pubblici del tutto inutilmente.
      Chiedo, dunque, che venga seriamente valutato l'accoglimento dell'emendamento che sopprime questo pernicioso comma (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore Causi. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI, Relatore. Signor Presidente, questo comma 2-bis deriva da un emendamento che abbiamo approvato in Commissione. Il ragionamento che ha fatto adesso il deputato Zanetti personalmente mi convince. Io, quindi, vorrei chiedere all'Aula e, soprattutto, a Zanetti stesso se potesse essere soddisfatto del cambiare l'affermazione «allega» in «può allegare». La facciamo diventare pienamente facoltativa e, in questo modo, le imprese creditrici che vogliono, tramite questo strumento, mettere agli atti e ribadire l'elenco dei loro crediti lo faranno e le altre, quelle che non lo vogliono fare, invece non lo faranno.

      ENRICO ZANETTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, sicuramente un passo avanti. Però, pienamente soddisfatto no, per le ragioni che esprimevo in precedenza. Nell'istante in cui viene data questa possibilità, quanto meno dovranno essere predisposti, a livello di anagrafe tributaria, i relativi tracciati software sostenendo dei costi che, per quanto magari non rilevanti, sono assolutamente inutili.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, brevemente. Se la proposta dell'onorevole Zanetti era finalizzata alla semplificazione, è evidente che non raggiungiamo l'obiettivo con questo tipo di intervento. Io, però, mi permetto di sottoporre alla riflessione che mi sembrava che l'emendamento, il testo, fosse finalizzato a un'ulteriore raccolta di informazioni che certificasse, in modo definitivo sostanzialmente, qual era il monte dei crediti delle aziende nei confronti della pubblica amministrazione. Quindi, se mettiamo un'opzione facoltativa non otteniamo né un risultato né l'altro.
      Quindi, francamente il Governo si rimette all'Aula, ma non credo che questa sia una soluzione che faciliti il lavoro alle Pag. 77aziende né dà certezza al Governo sull'entità complessiva dei debiti della pubblica amministrazione. Quindi, personalmente mi rimetto all'Aula, ma non credo che si risolva nessuno dei due problemi.

      PRESIDENTE. Deputato Zanetti, insiste per la votazione ?

      ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, sicuramente io sarei per l'abrogazione secca della norma, anche perché – ripeto – quel tipo di informativa la andremo a raccogliere con le dichiarazioni che annualmente, come è previsto dal decreto-legge in modo opportuno, saranno le pubbliche amministrazioni a rendere per quanto concerne quelli che per loro sono dei debiti.

      PRESIDENTE. Quindi, votiamo o no l'emendamento ?

      ENRICO ZANETTI. Chiedo la soppressione, quindi lo confermo nei termini in cui l'ho presentato (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. La Commissione quindi ribadisce il parere contrario ?

      MAURIZIO BERNARDO, Relatore. Signor Presidente, a questo punto noi avevamo, attraverso l'onorevole Causi, quindi per conto della Commissione, fatto una proposta. Mi pare che l'onorevole Zanetti chieda invece che si prosegua e si ponga al voto, quindi il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, l'elenco di cui parliamo, da allegare alla dichiarazione periodica, che farebbe parte di un certo numero di elenchi che le aziende già hanno introdotto all'interno della loro dichiarazione, è una banalità, cioè per le aziende questa è un'operazione facilissima, quindi non credo che sia assolutamente una complicazione burocratica. Quindi, questo elenco va assolutamente mantenuto obbligatorio. D'altro canto, non ha proprio senso in sede di dichiarazione andare a rendere facoltativa una richiesta dell'Agenzia dell'entrate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetti 9.2, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Bargero, Balduzzi, Richetti, Caso...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     541            
            Votanti     540            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     271            
                Hanno votato
      89                
                Hanno votato
no     451).                

      Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Sorial 9.01.
      Ha chiesto di parlare l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, durante l'esame del decreto-legge in discussione, prima in Commissione speciale e poi anche in Commissione bilancio, il MoVimento 5 Stelle ha presentato la proposta emendativa precedentemente denominata 9.03, che era finalizzata ad istituire un apposito fondo rotativo, ai fini della concessione di un finanziamento alle microimprese ed alle piccole imprese che vantino crediti con la pubblica amministrazione. Ai fini della concessione di questo credito, le piccole imprese possono utilizzare crediti certificati con la pubblica amministrazione e maturati al 31 dicembre 2012 nei confronti dello Stato, di enti Pag. 78pubblici nazionali, delle regioni, delle province, dei comuni e di tutti gli enti del Servizio sanitario nazionale. L'articolo aggiuntivo inizialmente prevedeva l'istituzione dello stesso presso la Cassa depositi e prestiti, ma visti i suggerimenti dei relatori, del Governo e di tutte le forze politiche, che si sono mostrate favorevoli almeno nel merito, il MoVimento 5 Stelle ha provveduto ad una riformulazione della stessa proposta emendativa, che qui vengo a mostrarvi.
      Premettiamo che il Movimento 5 Stelle ritiene che i costi della politica debbano essere ridotti a prescindere dal decreto in discussione. L'articolo aggiuntivo proposto si pone l'auspicio di utilizzare questi fondi per favorire interventi di sostegno alle imprese, soprattutto le micro e medio-piccole imprese che stanno chiudendo per le note difficoltà di accesso al credito, nonché, in maniera indiretta, alle famiglie dei lavoratori.
      In particolare, l'articolo aggiuntivo proposto, in seguito alla riformulazione, conseguente alla discussione in Commissione bilancio, fornisce ai partiti e ad ogni parlamentare la possibilità di rinunciare, su base volontaria, ai rimborsi elettorali e ai rimborsi personali dei deputati, la possibilità, già verificata con il Governo, di poter utilizzare il Fondo di garanzia per il microcredito, già esistente presso il Ministero dello sviluppo economico. Mi rivolgo ai relatori, appunto, e confidiamo che questa nuova formulazione trovi il consenso dei relatori e delle altre forze politiche, affinché si dia concretamente al Paese un segnale di disponibilità a sposare una nuova politica sensibile alle problematiche del nostro apparato produttivo, cardine della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guerra. Ne ha facoltà.

      MAURO GUERRA. Sì, Presidente. Prima dell'intervento, però, vorrei un chiarimento, cioè se stiamo discutendo dell'articolo aggiuntivo Sorial 9.01 oppure di una riformulazione, che però, non essendo stata presentata, non può esser oggetto di discussione come è stata annunciata dal collega che ha presentato l'articolo aggiuntivo stesso.

      PRESIDENTE. Stiamo parlando del 9.01.

      MAURO GUERRA. A maggior ragione allora, intervengo per motivare un parere contrario, ma, più che altro, un invito al ritiro, nel senso che lo stesso presentatore ha proposto qui una diversa formulazione di tutto questo impianto per la costituzione del fondo e per la sua alimentazione attraverso altri finanziamenti. Se resta questo articolo aggiuntivo, noi non potremo far altro che votare contro, per diverse ragioni. Primo, perché esiste già un fondo di sostegno e di garanzia per le piccole imprese; in secondo luogo perché si conta di alimentare questo fondo con l'abrogazione delle norme sul finanziamento pubblico ai partiti con un articolo aggiuntivo che però non abroga il finanziamento pubblico ai partiti. Per cui abbiamo una cosa, rimandando a successivi provvedimenti. D'altro canto, il Governo – e noi siamo impegnati a sostenerlo su questa strada – ha già annunciato che nei primi cento giorni, una delle prime questioni fondamentali che si impegna ad affrontare è esattamente quella dell'intervento sul finanziamento pubblico ai partiti. Credo che sia quella la sede nella quale noi possiamo compiutamente, serenamente e seriamente affrontare un tema molto importante come quello che è stato sottoposto alla nostra attenzione da questo articolo aggiuntivo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

      LAURA CASTELLI. Forse non è chiaro. Proprio perché questo articolo aggiuntivo ha dei problemi, perché l'abbiamo sviluppato in Commissione e perché è un articolo aggiuntivo che per noi è importante, siamo noi a proporre al relatore – come abbiamo già fatto in maniera verbale e Pag. 79abbiamo già fatto anche nei confronti del Governo – una rivisitazione dell'articolo aggiuntivo stesso, fatta insieme, proprio perché questo articolo aggiuntivo – che è così particolare, così importante – per noi è l'occasione di cominciare un ragionamento rispetto a quelli che sono i rimborsi elettorali.
      Quindi siamo noi che chiediamo a voi, relatore e Governo, di riscriverlo insieme. E quando diciamo di riscriverlo insieme, lo diciamo con la consapevolezza di dover effettuare delle correzioni che sono quelle che in Commissione sono state sviluppate.
      Abbiamo, poi, avuto il consenso rispetto a questa rimodulazione da parte del relatore. Aspettiamo invece la risposta del Governo. Quindi, siamo qui a chiedere come possiamo lavorare insieme rispetto a questo argomento molto importante per noi oggi. (Commenti del deputato Maurizio Bianconi).

      MARCO CAUSI, Relatore. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI, Relatore. Signor Presidente, questa riformulazione dell'articolo aggiuntivo in esame i presentatori dovrebbero eventualmente presentarla in Comitato dei nove, ma posso garantire che nell'ultimo Comitato dei nove è stata annunciata, ma non ufficializzata. Durante la pausa tecnica, nel prossimo Comitato dei nove, se i presentatori ci forniscono quest'ulteriore formulazione la valuteremo. In questo momento non siamo in grado di valutare perché non è stato ufficializzato nulla, neanche la nuova riformulazione.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, la riformulazione dell'articolo aggiuntivo è stata ripresentata in maniera verbale in Aula, chiedendo al presidente della Commissione e ribadendo al presidente della Commissione che sarebbe stata portata al Comitato dei nove e così è stato fatto. Per mancanza di tempo lo stesso presidente della Commissione ci ha detto che avremmo avuto la possibilità di presentarla in Aula e alla presenza del Comitato dei nove stesso.
      Leggo brevemente, in modo da facilitare il lavoro a tutta l'Aula, l'articolo e la proposta emendativa: I partiti, i movimenti politici e i singoli parlamentari, in carica e non, possono destinare su base volontaria una quota dei rimborsi elettorali ad essi spettanti, ai sensi dell'articolo 1 della legge 6 luglio 2012, n.  96, ovvero quota parte del contributo unico ai gruppi parlamentari, ovvero altre entrate proprie, a sostegno della microimprenditorialità...

      PRESIDENTE. Concluda, per favore.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... secondo le modalità di cui al presente articolo.
      Vedo che sono presenti il relatore e il presidente della Commissione. Chiedo di confermare quanto è stato detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      MARCO CAUSI, Relatore. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI, Relatore. Signor Presidente, abbiamo lavorato in modo molto ordinato finora, sia in Commissione speciale, sia in Commissione bilancio, sia nel Comitato dei nove e sia in Aula. Non è invece un modo ordinato quello di leggere una riformulazione in Aula senza che essa sia stata ufficializzata (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) o in Commissione o come subemendamento o come proposta alla Commissione in sede di Comitato dei nove.
      Quindi io ribadisco, Presidente, tramite lei, la richiesta al gruppo proponente di presentare questa riformulazione e ufficializzarla nelle sedi proprie, che non è questa, leggendo un foglio di carta che Pag. 80nessuno può verificare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per ribadire che la formulazione in Aula non può essere valutata da noi, perché merita ovviamente approfondimenti di natura tecnica, e per ribadire che c’è l'impegno del Governo a trattare questi argomenti e, più in generale, i tagli dei costi della politica e quello che riguarda anche il trattamento dei parlamentari in una riflessione comune e con provvedimenti specifici, non certamente in questa sede.
      Ricordo, infatti, all'onorevole Sorial che abbiamo tenuto una linea strettamente attinente al provvedimento, ma non abbiamo effettuato coperture o non abbiamo attivato comunque iniziative che prevedessero forme di intervento, seppur su base volontaria così come rappresentata, che potessero essere considerate, per così dire, iniziative che potessero trovare un qualche accoglimento di carattere normativo.
      Quindi, anche così impostata, preannuncio già la contrarietà del Governo, ma anche perché un'iniziativa su base volontaria di destinazione di risorse ad un fondo previsto e già istituito è possibile farla senza norma e non c’è bisogno di metterla ovviamente in un testo come questo.
      Pertanto, quest'iniziativa, anche posta in questo modo, trova il parere contrario del Governo perché si tratta di un intervento di norma che va a complicare esclusivamente questo testo e a distogliere l'attenzione rispetto a problemi che sono strettamente connessi esclusivamente ai debiti della pubblica amministrazione.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, devo rilevare – e mi auguro che sia così – che questo dibattito è già avvenuto in Commissione e si è concluso in Commissione con il voto contrario sulla proposta emendativa, come è riscontrabile dal resoconto scritto e dell'attività della Commissione che, com’è noto, è sempre stata aperta al circuito audiovisivo, innovando anche nel rapporto tra la Commissione bilancio e il mondo esterno. Infatti tutte le singole sedute della V Commissione (Bilancio) sono state seguite all'esterno e così sarà per la prosecuzione dei nostri lavori.
      L'articolo aggiuntivo Sorial 9.01 è stato respinto perché incoerente, è stato respinto perché i tagli previsti toccavano materie che poi venivano regolate da emendamenti successivi e al vicepresidente della Commissione, Sorial, abbiamo chiesto di trasferire una parte di questi temi in un ordine del giorno e non in un'altra proposta emendativa. Tra l'altro ritengo – lo faccio presente agli uffici della Camera – che una proposta emendativa respinta in Commissione dovrebbe essere resa inammissibile per l'Aula, invece me la ritrovo qui tra gli emendamenti di cui stiamo discutendo. Ma questo è un altro tema che attiene alle regole interne dei nostri lavori.
      Ora, nessuno ha vietato, in seno al Comitato dei nove, all'onorevole Sorial di presentare eventuali riformulazioni. Come è noto, avendo accantonato un emendamento prima della chiusura della nostri lavori, il Comitato dei nove sarà convocato per una decina di minuti per chiudere gli ultimi dettagli legati al provvedimento in esame. Faccio fatica francamente a capire, se non per ragioni di mera propaganda, quali siano le istanze poste dall'onorevole Sorial in questo contesto, visto che questa proposta emendativa non è oggetto di alcuna riformulazione. Se ci sono contributi da parte del MoVimento 5 Stelle, il Comitato dei nove è ovviamente apertissimo a riceverli. Le faccio anche notare che il provvedimento in Commissione è Pag. 81passato con il voto favorevole di tutti i gruppi e con l'astensione del MoVimento 5 Stelle. Se ci fossero stati problemi di comprensione è evidente che sarebbero emersi in sede di votazione.
      Lo ripeto: il Comitato dei nove è convocato prima del termine dei lavori dell'Assemblea e quella sarà la sede per fare ulteriori valutazioni su eventuali riformulazioni, ma anticipo che su questo tema non c’è alcuna riformulazione, semplicemente perché quella proposta emendativa è stato respinta in Commissione. Se poi vogliamo aprire un dibattito in Aula – l'Aula è sovrana – sulla natura e sui temi legati a quella proposta emendativa, dovrei ricordare all'Aula e all'onorevole Sorial che nella discussione in sede di Commissione mi sono limitato a far capire la differenza tra emendamento e ordine del giorno, perché si volevano presentare le stesse cose nello stesso momento. L'onorevole Sorial ha ammesso di aver commesso un errore su un tema e ha difatti ritirato una proposta che aveva fatto e che era quella di un eventuale ordine del giorno. Mi sono limitato a ribadire all'onorevole Sorial che i tagli richiesti, per esempio quelli all'Expo, per esempio quelli a cultura e scuola, erano qualcosa che la V Commissione non poteva sostenere e abbiamo respinto un emendamento del MoVimento 5 Stelle che, sulla base di ciò, prevedeva tagli lineari a scuola, ricerca e università e quell'emendamento è tornato al mittente. Se vogliamo aprire un dibattito politico sulla natura degli emendamenti oggetto di riformulazione in sede di Commissione, consiglierei all'onorevole Sorial di guardarsi lo stenografico e di riportare al Comitato dei nove i temi che ancora si possono affrontare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Allora consideriamo l'articolo aggiuntivo Sorial 9.01 accantonato e ne discuterete nel Comitato dei nove (Commenti) ?

      GIANCLAUDIO BRESSA. Ma da quando in qua esistono gli emendamenti orali ?

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, no, c’è un parere contrario su questo articolo aggiuntivo. Dal mio punto di vista dovrebbe essere inammissibile perché già votato in Commissione, però è evidente che Governo e relatori sono sovrani, hanno espresso parere contrario quindi chiederei che sia messo ai voti.

      PRESIDENTE. Sarà pertanto posto in votazione.

      LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Il deputato Castelli ha già parlato.

      ROBERTO FICO. Chiedo di parlare a titolo personale.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROBERTO FICO. Chiaramente rigettiamo tutto quello che ha detto il presidente della Commissione bilancio Boccia, ogni cosa, perché assolutamente non è così. Il relatore era a conoscenza totale, quando abbiamo chiesto a lui la parola, e noi quindi chiediamo che ci sia adesso nel Comitato dei nove l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo e la riformulazione all'interno del Comitato dei nove.

      ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROBERTO GIACHETTI. Presidente, le chiedo scusa, semplicemente per la mia comprensione. Innanzitutto credo, signor Presidente, che sarebbe utile, atteso che Pag. 82noi dobbiamo votare, capire se vi è stato un errore, cosa che capita a tutte le persone umane e soprattutto che si sono trovate a svolgere dei lavori così complessi come quelli che hanno riguardato questo provvedimento. Se effettivamente questo articolo aggiuntivo è stato votato e respinto in Commissione, io non credo che noi possiamo superare l'argomento rivotandolo in Aula, facendo finta di nulla. Quindi, la pregherei, facciamo una verifica: se l'articolo aggiuntivo è votabile lo votiamo, se l'articolo aggiuntivo non è votabile, siccome, ripeto, siamo esseri umani e solo noi sappiamo quanto dobbiamo alla competenza e alla bravura degli uffici, non ci mettiamo nelle condizioni di fare una cosa che non si può fare.
      Seconda questione, e mi taccio Signor Presidente, noi abbiamo una discussione anche appassionata, oltre che appassionante, su un tema che però non è... e, le vorrei dire, mi preoccupo perché è un problema che riguarda la natura delle nostre regole. La riformulazione, signor Presidente, io penso che non possa essere fatta dal deputato che ha presentato la proposta emendativa – per favore, credo che questo aiuti tutti noi –, perché noi in questo momento, signor Presidente, creeremmo le condizioni di superare il limite di emenda che viene posto dai tempi che sono dati ai deputati per presentare emendamenti e poi subemendamenti, ai quali siamo tutti vincolati. È del tutto evidente che se un deputato che ha presentato un emendamento, scaduti i tempi per presentare eventualmente altri emendamenti o subemendamenti, ha la facoltà, ha da parte sua la riformulazione di quell'emendamento, scavalliamo e usciamo fuori da tutte le regole che invece impongono dei limiti. Quindi, io la pregherei, intanto, la verifica sul primo argomento e poi di non usare, come dire, traiettorie in qualche modo non regolamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

      FEDERICO D'INCÀ. Chiedo di parlare a titolo personale.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FEDERICO D'INCÀ. Onorevoli colleghi e Presidente, il nostro comportamento in Commissione bilancio e in Commissione speciale è sempre stato molto corretto e quindi noi vorremmo le scuse del presidente Boccia, in quanto noi abbiamo chiesto di poter discutere con il relatore e il presidente Boccia ha detto, parole testuali, che non c'era tempo perché dovevamo entrare in Aula. Questa era la nostra volontà di chiedere le scuse formali, perché quello che il presidente Boccia ha detto non è corretto. In ogni caso, la nostra volontà è di ritirare e di presentare un ordine del giorno e questa nostra volontà è chiara e voi non vi potete tirare indietro su questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, gli emendamenti che si presentano in Commissione, seppur respinti, possono essere ripresentati in Aula. Va da sé che se vengono ripresentati in Aula e vengono respinti, questo preclude la presentazione di ordini del giorno sulla stessa materia e di identico significato.
      Quindi i colleghi del MoVimento 5 Stelle devono semplicemente in questa occasione, poiché siamo all'inizio della seduta pubblica e ci sono molti colleghi che sono all'inizio della legislatura, approfittiamo di questo momento didattico per tutti, capire e far capire – lo dico senza offesa, tutti quanti siamo stati deputati alla prima legislatura, anche quelli che fanno gli esperti qua dentro – capire semplicemente se voi avete più interesse, visto che c’è stato il parere contrario della Commissione, non di chiedere al presidente della Commissione bilancio di scusarsi perché il presidente della Commissione bilancio sa fare il suo lavoro, è un deputato di lungo corso, credo che lo faccia in maniera equilibrata insieme ai relatori, quindi se è stato dato un parere Pag. 83contrario in relazione alle coperture o altro, questa è questione di merito, i colleghi del MoVimento 5 stelle, che hanno la titolarità di questo articolo aggiuntivo fino a prova contraria, devono farci capire se intendono porlo in votazione ovvero ritirarlo e presentare in luogo di questo articolo aggiuntivo un eventuale ordine del giorno. Questa è la questione.
      Se vi sono altre proposte le formulino ai sensi del Regolamento però, siccome sono venti minuti che siamo fermi su questa cosa, è bene che ci sia chiarezza e che si vada avanti permettendo anche agli altri colleghi che hanno presentato gli emendamenti successivi e alla Commissione che deve riunirsi sugli accantonati, di poter procedere con il proprio lavoro.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, in realtà in Commissione l'unico accordo fatto, se di accordo si può parlare, l'unica intesa fatta era proprio quella cui faceva riferimento ora Baldelli. Per evitare di non consentire la presentazione dell'ordine del giorno, sarebbe stato opportuno non ripresentare la stessa proposta emendativa respinta, così chiariamo anche i passaggi precedenti rispetto al ruolo degli uffici.
      Se i colleghi della Commissione bilancio del MoVimento 5 Stelle ritengono di dover presentare un ordine del giorno è evidente che quella proposta emendativa non doveva essere presentata; se, invece, ritenevano durante il Comitato dei nove – perché penso di capire questo – di poter modificare quella proposta emendativa, devo dire ora all'onorevole Sorial, come ho già detto durante il Comitato dei nove, che c'era comunque il parere contrario, non era possibile effettuare alcuna riformulazione su una proposta emendativa che era già stata respinta dalla Commissione e sulla quale, così come hanno ribadito in Aula i relatori e Governo, c’è il parere contrario e ci sarebbe stato il parere contrario su qualsiasi riformulazione perché è la natura stessa della proposta emendativa che ha portato al voto contrario. Quindi la scelta attuale è o di sottoporre l'articolo aggiuntivo al voto, come io mi auguro, anche in Aula dopo essere già stato votato dalla Commissione, oppure, se c’è il ritiro dello stesso, presenteranno poi l'ordine del giorno.

      FRANCESCO CARIELLO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, volevo rammentare a tutta l'Assemblea che comunque tutti gli emendamenti presentati in questo libretto sono stati bocciati dalla Commissione bilancio e, pertanto, in Aula li stiamo comunque discutendo tutti. Ma voglio aggiungere anche che la nostra proposta emendativa non è più la stessa ed è stato riformulata e in Commissione, nel Comitato dei nove, non è stato possibile vederla con tutti. Pertanto chiediamo che l'Assemblea sia sospesa con una riunione del Comitato dei nove che legga la riformulazione in modo tale da permettere a tutti la conoscenza della nuova proposta emendativa riformulata secondo quanto descritto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Presidente Boccia, quindi lei è contrario all'accantonamento ? Pertanto procediamo al voto oppure il presentatore ritira la proposta emendativa.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Presidente, tutti i lavori della Commissione bilancio hanno avuto come caratteristica la totale disponibilità della presidenza nell'accogliere una serie di proposte ed anche una serie di richieste di interventi che andavano oltre i confini regolamentari. Siccome penso che all'Assemblea sia chiaro il quadro dentro il quale ci stiamo muovendo, se per i colleghi del MoVimento 5 stelle l'obiettivo è quello di sottoporre al Comitato dei nove ancora una volta questo emendamento, io non ho Pag. 84alcun problema nel Comitato dei nove, che è già convocato al termine del voto dell'ultimo emendamento, prima della chiusura, e chiedo ai colleghi di essere pazienti...

      PRESIDENTE. Allora è favorevole ad accantonarlo ?

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. No, guardi, io penso che non abbia alcun senso, però siccome mi sento dire – è una questione di responsabilità – che ritengono di dover sottoporre al Comitato dei nove una formulazione che non sono riusciti a risottoporre, io penso che non cambi nulla se nel Comitato dei nove arrivi per l'ennesima volta l'emendamento. Io ridarò per l'ennesima volta i pareri, ovviamente coadiuvato da Governo e relatori e, siccome noi dobbiamo ritrovarci alla fine dei lavori dell'Aula per un paio di emendamenti, valuteremo e voteremo ancora anche quell'emendamento.
      Intanto, se mi posso permettere, completiamo i lavori e poi il Comitato dei nove valuterà questi due emendamenti accantonati.

      PRESIDENTE. Allora, come proposto dal presidente Boccia, nella pausa ci sarà la discussione e poi procediamo dopo. Adesso direi di andare avanti però.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà, però, per favore, sia veloce perché dobbiamo andare avanti.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intervengo molto velocemente ma per chiarire i lavori da adesso in poi: non è possibile che la riformulazione sia chiesta da chi ha presentato l'emendamento; la può chiedere soltanto il relatore, altrimenti i termini di tutti i colleghi, che hanno rispettato per presentare gli emendamenti, possono essere annullati in qualsiasi momento perché io chiedo la riformulazione da presentatore (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Presidente, o ridiamo delle regole al funzionamento per tutelare i diritti di maggioranza e di opposizione, oppure la mia preoccupazione è che soprattutto i gruppi più piccoli, quelli che non si possono imporre con i numeri, verranno assolutamente annullati, perché, se non vi sono le regole, non vi è il rispetto da parte della maggioranza in particolar modo e mi sorprende che l'eliminazione delle regole venga chiesta da un gruppo, come il MoVimento 5 stelle, che delle regole fa uno dei punti principali del suo programma (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Presidente, se va avanti non ci sono problemi, se il tema resta questo...

      PRESIDENTE. No, andiamo avanti, onorevole Rosato. Allora, passiamo all'emendamento...

      ANGELO CERA. Presidente ! Ho chiesto la parola prima degli altri ! Lei non va a gettoni, lei dà la parola a chi la chiede !

      PRESIDENTE. La prego, io non ho motivo per non darle la parola, ma non mi avevano evidenziato il fatto che lei volesse parlare. Può accettare questa motivazione ? Può accettare che non abbiamo visto ? Prego.

      ANGELO CERA. Non voglio più parlare !

      PRESIDENTE. Non vuole più parlare ? Allora andiamo avanti.
      Passiamo all'emendamento Allasia 10.1.
      Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.Pag. 85
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 10.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cesa, Lotti, Giammanco, Turco, Scopelliti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     534            
            Votanti     533            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     267            
                Hanno votato
      16                
                Hanno votato
no     517).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Faenzi 10.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cesa, Giorgis, Nesi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     534            
            Votanti     531            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     266            
                Hanno votato
    143                
                Hanno votato
no     388).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 10.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Colonnese, Vito, Moretti, Del Basso De Caro...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     530            
            Maggioranza     266            
                Hanno votato
      50                
                Hanno votato
no     480).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 10.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gozi, Tidei...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     531            
            Maggioranza     266            
                Hanno votato
    121                
                Hanno votato
no     410).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 10.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cesa, Giachetti, Cassano, Tidei, Calabrò, Oliverio, Simoni, Rizzetto ...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     537            
            Maggioranza     269            
                Hanno votato
      49                
                Hanno votato
no     488).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Caso 12.1.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

      VINCENZO CASO. Signor Presidente, colleghi deputati, Governo, vi chiediamo una riflessione su questo emendamento e Pag. 86anche su quelli immediatamente successivi. Il relatore Causi nella sua relazione in Aula ci ha ricordato che tra i tagli che sono previsti per una parte della copertura si è deciso di escludere – e ovviamente non si può che essere concordi – i tagli all'istruzione, all'università e alla ricerca. Ci mancherebbe altro, stiamo parlando dell'investimento umano nelle future generazioni e di un comparto che è stato troppo spesso oggetto di tagli. Il relatore ha però dimenticato di dire una cosa: oltre all'istruzione, l'altro taglio che si è evitato di fare è quello relativo ai finanziamenti dell'Expo. Quindi, noi stiamo dicendo che, dopo l'istruzione, l'altro elemento fondamentale per i cittadini italiani è l'Expo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Noi questo non riusciamo ad accettarlo e, guardando l'allegato che contiene gli accantonamenti per il 2014 ed i tagli per il 2015, possiamo notare che ci sono tagli che colpiscono un po’ ovunque, come, solo a titolo di esempio, anche la tutela della salute o le politiche per il lavoro. Con quale faccia andiamo a dire ai cittadini che l'Expo ha questa priorità ? Parliamone di questa Expo: un grande evento. Quanta poca memoria: purtroppo, i grandi eventi, in Italia, sappiamo quanto spreco di denaro pubblico hanno portato. Ci ricordiamo i mondiali del Novanta, le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e anche i recenti scandali nei mondiali di nuoto. Alla favola per cui i grandi eventi e le grandi opere fanno da volano per l'economia non ci crediamo più. Sappiamo, invece, che questo sarà, per la maggior parte, un affare per pochi ed una spesa per molti.
      Ci eravamo impegnati, come cittadini prima e nelle istituzioni poi, con il nostro portavoce in consiglio comunale a Milano, chiedendo un'Expo diversa, visto che non eravamo riusciti a fermarla; un'Expo diffusa e sostenibile, per dare il «la» anche al progetto di città metropolitana, che stenta a decollare, e andare anche oltre, magari, con la riqualificazione dei vecchi edifici abbandonati, che a Milano non mancano. Invece, si è proceduti alla vecchia maniera: cementificando. Per un evento dal titolo: «Nutrire il Pianeta», cementifichiamo oltre 2 milioni di metri quadri di terreno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E tutto questo in un territorio già martoriato dal consumo di suolo.
      Cari colleghi, noi vi chiediamo coscientemente di pensarci, perché è vero che i 12-13 milioni di euro dei tagli in oggetto sono pochi nel complesso del provvedimento, ma quando qualche cittadino si troverà in difficoltà per questi tagli su, per esempio, ripeto, tutela della salute e politiche del lavoro, noi cosa risponderemo a queste persone ? Gli daremo un biglietto omaggio per l'Expo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon.  Ne ha facoltà.

      GIULIO MARCON. Signor Presidente, brevemente solo per preannunziare che Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore di questo e dei prossimi tre emendamenti dei colleghi del MoVimento 5 Stelle per un motivo di carattere generale; gli emendamenti che hanno presentato i colleghi del MoVimento 5 Stelle fanno chiarezza sulla copertura prevista dall'articolo 12 e aggiungono soprattutto con i prossimi emendamenti dall'esclusione dei tagli ambiti molto importanti come quelli della salute, del lavoro e delle politiche ambientali; ecco perché noi voteremo a favore e speriamo che questo sia un modo per fare chiarezza sulla copertura e sulle proposte che abbiamo formulato con gli altri emendamenti.

      VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, intervengo per spiegare i motivi di contrarietà all'emendamento Caso 12.1 avendo adesso ascoltato l'intervento Pag. 87del collega del MoVimento 5 Stelle, le argomentazioni che ha addotto, avendo visto qual è stata la discussione in Commissione bilancio. Credo sia utile una discussione sull'Expo, ma una discussione di carattere generale, come quella che è avvenuta in Commissione bilancio, e come è stata anche riportata poc'anzi dal collega del MoVimento 5 Stelle, non ha il proprio ambito corretto in questo provvedimento e tanto meno ce l'ha all'articolo 12 perché l'emendamento dei relatori, che ha modificato il testo del decreto, interviene in materia di copertura ed individua i tagli lineari, come recita il testo, mediante corrispondente riduzione lineare delle dotazioni finanziarie disponibili iscritte a legislazione vigente in termini di competenza e cassa nell'ambito delle spese rimodulabili; stiamo parlando di spese rimodulabili.
      Presidente, gli impegni per l'Expo sono contenuti nella legge di conversione del decreto del 2008 che assorbe gli impegni tra lo Stato italiano e il bureau internazionale dell'esposizione. Si tratta allora di accordi internazionali e quindi stiamo parlando di spese non rimodulabili; l'emendamento dei relatori, nel testo della Commissione, allora ha carattere interpretativo che rafforza la chiarezza della norma ed esclude incertezze nell'ambito di applicazione di questi tagli lineari.
      E allora, è legittima la contrarietà del MoVimento 5 Stelle sull'Expo, sono legittimi i dubbi che sono stati riportati. Se ritengono, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, promuovano una discussione in quest'Aula con gli strumenti messi a loro disposizione a norma di Regolamento, per esempio propongano, predispongano una mozione, che è quella che vincola il Governo con indirizzi di carattere generale, con impegni stringenti. Il Partito Democratico ha già depositato una mozione sull'Expo per dire non solo che sosteniamo l'Expo ma per fare anche le cose che ancora mancano dopo l'azione importante fatta da parte del Governo della nomina del commissario unico e del decreto che restituisce i poteri speciali al commissario.
      Allora ci confronteremo in quella occasione in quest'Aula, chiaramente tra chi sostiene l'Expo, come noi, che riteniamo che sia un'opportunità e che deve essere colta con il massimo di trasparenza e, come voi, che siete contro l'Expo. Ecco allora ci potremmo confrontare in quest'Aula in quel giorno, ma oggi non è quel giorno. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Io risponderei al mio collega ma, diciamo, condividerei l'osservazione un po’ con tutti. È chiaro che qui adesso non stiamo discutendo soltanto di chi è a favore e di chi è contro l'Expo; stiamo discutendo del fatto che, coperto da motivazioni di copertura, scusate il gioco di parole, è stato introdotto in un decreto che si occupa di pagamenti della pubblica amministrazione per i propri debiti, una esenzione da tagli che nulla ha a che vedere con il testo del decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Quindi noi possiamo sicuramente ritornare sull'argomento, come ha bene esposto il mio collega Vincenzo Caso, però rimane il fatto che stiamo concedendo un'esenzione fuori completamente dal discorso contenuto nel decreto, tra l'altro senza alcuna destinazione sociale o utile ai cittadini. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caso 12.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Saltamartini, Grassi, Scotto, Latronico, Ragosta...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 88
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     516            
            Maggioranza     259            
                Hanno votato
    136                
                Hanno votato
no     380).                

      (Il deputato Carnevali ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Caso 12.2.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, colleghi deputati, volevamo porgere la nostra attenzione su alcune ragioni che a livello culturale portano a sostenere in continuazione modelli come quelli dell'Expo. Noi, in alternativa, vogliamo porre l'attenzione sul fatto che in questo momento la sanità e il concetto di salute non vengono considerati una risorsa, e la salute non viene considerata un modello di vita da poter perseguire.
      Per quanto ci riguarda, non c’è nessun tipo di investimento in prevenzione primaria. Prevenzione primaria significa evitare che le persone si ammalino: stiamo parlando dell'1,2 per cento di 110 miliardi ogni anno. Non c’è nessun tipo di governance per quanto riguarda la presa in carico a livello domiciliare, ambulatoriale di un 4 per cento di malati cronici neurodegenerativi, che si portano via il 30 per cento delle risorse del Sistema sanitario nazionale.
      Questi sono quindi mancati posti di lavoro, che non vengono attivati, perché l'80 per cento delle risorse deve andare negli ospedali, deve andare in quel modello di gestione che è sempre a favore dei potenti, che è sempre a favore della casta e che è sempre a favore di chi è in grado di controllare determinate nomine. Anche questo modello quindi, quello dell'Expo, va sempre a favore dei più forti e dei più potenti, a discapito di chi in questo momento sta rimanendo indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mauri. Ne ha facoltà.

      MATTEO MAURI. Signora Presidente, gentili colleghi, questo tema dell'Expo credo che debba essere visto da un lato dal punto di vista tecnico, come è stato precisato bene dal collega Peluffo prima, e dall'altro anche però delle opportunità. Quando si parla di Expo non si deve pensare che sia un lusso: credo che Expo sia una grandissima occasione, che noi abbiamo di fronte e che non possiamo perdere. E non è solamente un'occasione dal punto di vista territoriale: Milano, la Lombardia, il nord; è un'occasione per tutto il Paese.
      E guardate, non è un'occasione solamente per ciò che lascerà, o un'occasione per il movimento economico che muoverà. Questo, certamente; anche perché parlare di Expo oggi vuol dire parlare del futuro, vuol dire parlare di occupazione, vuol dire parlare di sviluppo. Per cui questi non sono soldi sottratti: questi sono soldi investiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Il Governo e il Presidente Letta ha fatto molto bene, guardate, anche in discontinuità col passato, a mettere il tema dell'Expo al centro della propria riflessione, l'ha fatto nel discorso durante la fiducia, l'ha fatto identificando un sottosegretario specifico per Expo. Investire su Expo significa investire sul futuro.
      Poi, c’è un altro tema e guardate che ha a che fare anche molto con l'ultimo intervento del collega: qui il tema non è esattamente l'energia atomica e gli idrocarburi, qui il tema è nutrire il pianeta, energia per la vita, cioè significa portare un contributo importante a come si ripensa, non solamente nel nostro provincialismo italiano, ma a livello globale, cosa l'Italia porta nella discussione globale sulla nutrizione, sulla produzione, sul consumo, sul fatto che in questo mondo nostro ci sono troppe poche persone che mangiano tanto e tante che mangiano poco.
      Allora, se l'Italia può essere il luogo in cui si discute di questo, alza il livello di Pag. 89discussione internazionale e dà un contributo in più, credo che questo sia un vantaggio per noi, ma per molti altri, soprattutto i più sfortunati. Su questo io una fiche ce la metterei, perché mi sembra una cosa importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.

      RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, colleghi, volevo brevemente approfittare di questa parte della discussione che è andata a toccare i problemi dell'Expo per invitare tutti i colleghi, e in particolare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, a fare insieme uno sforzo, fermo restando il dovere di vigilanza sull'attuazione, ferma restando la massima attenzione su come concretamente questi eventi vengono fatti, ma a focalizzarci sul nucleo di Expo 2015, che è davvero una straordinaria opportunità – veniva in parte già accennato negli interventi precedenti, ma io vorrei proprio sottolineare questo – perché va a toccare per il nostro Paese una delle sue – usiamo una parola abusata – eccellenze, cioè la nostra capacità in tema di sicurezza alimentare, di qualità alimentare, di qualità nutrizionale di essere il punto di riferimento nel mondo intero. Non c’è accordo con gli altri Paesi in materia sanitaria in cui non ci chiedano di mettere a disposizione la nostra competenza in materia di sicurezza e di qualità alimentare, Expo 2015 è questa cosa qui, cari colleghi, non è un evento.
      Allora poi, ferma restando la massima attenzione, io credo che tutti noi dovremmo essere, signora Presidente, cari colleghi, maggiormente attenti a mettere in positivo questa straordinaria opportunità per il nostro Paese.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

      BRUNO TABACCI. Signor Presidente, vorrei solo rilevare qualcosa di molto strano che è emerso nella fase dibattimentale di quest'oggi pomeriggio: io penso che, al di là delle questioni procedurali che sono venute fuori prima in materia di «emendamenti verbali», c’è un problema di sostanza: io non credo che si possano utilizzare le coperture per aprire dei dibattiti su argomenti che sono separati rispetto alla questione principale. È avvenuto prima sulla questione del finanziamento ai partiti e avviene adesso sull'Expo o sulla sanità, stiamo parlando di pagamento dei debiti ai privati da parte della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico) perché diversamente è chiaro che appare come un dibattito strumentale – chi è che non vorrebbe discutere di tutto ? – ma se vogliamo stare qui, piazziamo le tende, ma non è serio il tipo di discussione così come viene impostata.
      Quindi mi permetto di ripetere che forse non è il caso di andare avanti, fermiamoci qui, che siamo già andati oltre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà, per un minuto.

      CARLO SIBILIA. Signor Presidente, vorrei semplicemente ricordare al deputato Tabacci che se noi abbiamo chiamato in causa l'Expo e gli altri ci sono venuti dietro facendo delle osservazioni rilevanti al riguardo significa che effettivamente c’è qualche interesse su questo argomento.
      Inoltre, volevo riportare le parole del procuratore nazionale antimafia vicario, Pierluigi Maria dell'Osso, che cito testualmente: «In un sistema dove circola meno denaro – cioè il sistema attuale – e i soggetti istituzionali, bancari e imprenditoriali sono indeboliti, le mafie trovano terreno fertile per ampliare i loro affari e riciclare denaro». Un evento come quello dell'Expo 2015, dunque, è destinato a suscitare l'interesse di queste organizzazioni. Pag. 90A quanto pare, dagli interventi in Aula, ci sono diverse persone che sono a favore di questo e il MoVimento 5 stelle è completamente contrario. Mi sembra che si può andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fico. Ne ha facoltà, per un minuto.

      ROBERTO FICO. Signor Presidente, volevo ricordare prima di tutto al deputato che ha parlato prima, del Partito Democratico, che il MoVimento 5 Stelle è contro il consumo scellerato del territorio che, in questi anni, tutti i partiti hanno avallato e che noi non siamo dotati, quando parla di energia, di un piano energetico nazionale e che, in quest'Aula, si è consumato qualcosa di terribile rispetto allo sviluppo del futuro del Paese, perché in quest'Aula sono stati votati i CIP 6, i certificati verdi che andavano alle energie assimilate e non alle energie da fonte rinnovabile, come tutto il pianeta, man mano sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Per supportare ancora di più qualcosa che va veramente contro l'Expo vediamo qui che la Commissione sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti, Commissione della legislatura scorsa, ci dice che non appare episodico il coinvolgimento della ’ndrangheta nei lavori dell'Expo 2015. Almeno in due episodi, nella fase iniziale dei lavori, non ha funzionato l'attività amministrativa di prevenzione, volta a impedire l'intervento subdolo e indiretto della ’ndrangheta nell'Expo 2015. Questo lo dice la Commissione che avete formato nella scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caso 12.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Piepoli, Bolognesi, Damiano, Pellegrino, Tripiedi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     520            
            Maggioranza     261            
                Hanno votato
    127                
                Hanno votato
no     393).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Sorial 12.3.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto deputato Sorial. Ne ha facoltà.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, quello che non ci uccide, ci rinforza, oso dire dagli interventi dei miei colleghi prima. Sono molto contento degli interventi che sono stati fatti, proprio perché l'Expo è una questione per noi fondamentale ed è fondamentale per i cittadini, altrimenti non saremmo qui a parlarvene.
      Purtroppo, tra l'altro, la campagna pubblicitaria che è stata appena fatta per l'Expo 2015, implica che ci sia una grandissima strumentalizzazione della campagna, sicuramente non da parte nostra, ma da parte di chi eventualmente – come è già stato detto – ha degli interessi in merito. E purtroppo bisogna ricordare – come è già stato ricordato – come l'Expo per la magistratura abbia una filiera che, comunque sia, in qualche modo, riconduce alla collusione, riconduce ad aste non andate esattamente come sarebbero dovute andare.
      Quindi, ancora una volta vogliamo ribadire a chi dice di fare investimenti che bisogna stare attenti a non fare investimenti nella collusione, sennò si alimenta quel circolo vizioso di cui da anni cerchiamo di uscire e dal quale non riusciamo a uscire.
      Chi dice che bisogna investire sul futuro, ha visto cosa c’è fuori da qui ? Perché noi saremmo più per investire sul presente, su quello che in questo momento Pag. 91non c’è in Italia, sulle politiche del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si investe nel futuro nel momento in cui si ha un presente chiaro, limpido, trasparente e sicuro. Nel momento in cui il presente non c’è, su cosa investiamo ? E per questo, forse, che non c’è comunicazione tra di noi, perché noi continuiamo a pensare e a ragionare in una maniera completamente differente dalla vostra, in una maniera molto più trasparente e in una maniera molto più da gentlemen, cosa che abbiamo capito non può accadere qua dentro. Ricordo, infatti, che per l'articolo 121, comma 4, del Regolamento, non c’è nessun problema a ripresentare gli emendamenti che sono stati respinti in Commissione ed è ciò che stiamo facendo. Quindi, non ci sono errori formali in quello che abbiamo fatto finora.
      Così come abbiamo sempre lavorato in una maniera molto propositiva, ma naturalmente la nostra propositività viene accettata solo quando, magari, gli emendamenti possono fare comodo. Nel momento in cui gli emendamenti non fanno più comodo si ritiene che il MoVimento 5 Stelle non sia più propositivo o non sia più corretto. È questo il comportamento, scorretto, che avete sempre tenuto e che, ribadiamo, rivediamo anche oggi, perché sicuramente se tutti noi qui fossimo un po’ più oggettivi capiremmo che in questo momento un taglio, signori miei, un taglio all'Expo è necessario per poter portare avanti politiche per il lavoro. Stiamo parlando di un decreto che dovrebbe dare aria, dovrebbe dare sicurezza al mondo delle piccole e medie imprese. E cosa facciamo ? Continuiamo a regalare soldi a una maxi-impresa, i cui costi, a preventivo, erano x e adesso, a consuntivo, sono x al cubo.
      Allora, di cosa stiamo parlando ? Cosa vogliamo fare ? Vogliamo mantenere la situazione del nostro Paese così come è ? Vogliamo raccontare questo alle persone disoccupate ? Vogliamo raccontare questo agli esodati ? Vogliamo raccontare questo alle persone che fuori ci guardano con una speranza nei nostri confronti ? Vogliamo parlare dei giochetti che succedono a destra e a manca ? Vogliamo parlare del fatto che non vengono accettati emendamenti ? Vogliamo parlare del fatto che vengono regalati soldi a un'impresa colossale che, ancora una volta, sta favorendo la collusione e la criminalità, e non sono parole nostre, sono parole della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sorial 12.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cassano, Scopelliti... a posto ? Tutti hanno votato ? No. Agostini, Brandolin... allora, hanno votato tutti ? Sì ? Villarosa. Hanno votato tutti, allora.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     511            
            Maggioranza     256            
                Hanno votato
    126                
                Hanno votato
no     385).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sorial 12.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lavagno, Fiano, Dall'Osso...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     519            
            Maggioranza     260            
                Hanno votato
    129                
                Hanno votato
no     390).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 12.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.Pag. 92
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Abrignani, Ruocco...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     525            
            Votanti     522            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     262            
                Hanno votato
      48                
                Hanno votato
no     474).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.100 della Commissione.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mogherini. Ne ha facoltà.

      FEDERICA MOGHERINI. Signor Presidente, è solo per ringraziare i membri della Commissione e il relatore del provvedimento per il lavoro che hanno fatto con questo emendamento, con il quale hanno trovato copertura sostitutiva in modo tale da evitare che si proiettino, seppure su un periodo di molto lungo termine, come il 2015, tagli alla cooperazione internazionale allo sviluppo. Credo che questo emendamento sia molto importante e credo che sia molto importante che escludiamo in questa fase, così come lo facciamo per investimenti su altri settori fondamentali, penso alla scuola e alla ricerca, anche gli investimenti che il nostro Paese fa sulla cooperazione internazionale allo sviluppo, perché non soltanto è un punto di eccellenza della nostra società e del lavoro che l'Italia fa all'estero, ma è anche un interesse strategico dell'Italia come parte integrante della nostra politica estera. Quindi è per ringraziare la Commissione ed i relatori per il lavoro che hanno fatto per garantire con questo emendamento che la copertura non si trovi sul settore della cooperazione internazionale allo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

      MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, anch'io mi unisco ai ringraziamenti ai relatori per il lavoro fatto tempestivamente, perché questa mattina in Aula con i colleghi Marcon e Melilla abbiamo sollevato il problema del taglio per copertura non accettabile per la cooperazione internazionale e per l'8 per mille dello Stato, quindi a danno di interventi importanti umanitari, culturali e per le emergenze.
      Abbiamo detto che il nostro Paese sta uscendo dalla crisi e con il decreto, trasformato in legge, per pagare i debiti, noi stiamo riuscendo a creare una nuova unità nel Paese per lo sviluppo, ma il nostro Paese non può essere un Paese chiuso. Abbiamo appena visto risalire a 228 milioni l'investimento per la cooperazione, dopo un crollo da oltre 700 milioni a meno di 200 milioni. Quindi è un piccolo recupero, ma credo che vada nella giusta direzione. Dobbiamo, penso, anche arrivare a mantenere almeno l'impegno a salire a sopra lo 0,3 per cento, visto che siamo già deficitari verso l'obiettivo che l'Europa si è data dello 0,7. Quindi ringrazio per lavoro il fatto e tempestivamente.

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

      BARBARA SALTAMARTINI. Grazie Presidente. Io volevo ringraziare i relatori per aver accolto quanto oggi già detto nell'intervento in discussione generale che avevo fatto a nome del PdL. Avevamo sollevato il problema delle coperture, immaginando anche di andare a individuare i tagli necessari per evitare, appunto, che fosse colpito il capitolo della cooperazione internazionale, nella misura in cui li avevamo individuati appunto sull'articolo 12. Quindi io, in tal senso, voglio ringraziare i relatori di aver accolto il suggerimento che avevamo lanciato dai nostri banchi e, Pag. 93ovviamente, il Governo per aver dato velocemente seguito alla riflessione che avevamo chiesto. Grazie.

      PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon.  Ne ha facoltà.

      GIULIO MARCON. Mi associo anche io ai ringraziamenti e sono contento che il Governo e la Commissione, la maggioranza della Commissione, abbiano cambiato idea, si siano resi conto di aver fatto una sciocchezza introducendo una copertura di questo tipo. Credo che questo risultato sia dovuto soprattutto agli interventi di questa mattina che con molta forza sono stati fatti in questa Aula per chiedere il ritiro di questo provvedimento, di questa disposizione. E credo che questo sia dovuto anche alla grande mobilitazione che c’è stata questa mattina, delle ONG e delle associazioni di volontariato che hanno fatto cambiare idea al Governo e alla maggioranza e ai partiti di maggioranza che avevano fatto questa scelta e che, per fortuna, è stata accantonata. Grazie.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente. Ritengo anche io che di sciocchezze purtroppo nella copertura finanziaria ce ne fossero parecchie, però non ritengo che siano tutte state, in qualche modo, o giustificate o, insomma, rimesse. Per il fatto che – e volevo capire anche dai relatori e anche dei deputati che ritengono valido questo emendamento, come lo riteniamo valido anche noi – non si capisce con quale ratio si può continuare a toccare i soldi dell'8 per mille e invece, nel momento in cui ci sono questioni in merito alla cooperazione internazionale e quant'altro, questi tagli, che venivano fatti dalla coesione sociale, vengono in qualche modo rivisti – giustamente secondo me, secondo noi del Movimento 5 Stelle –, ma non vengono rivisti i tagli agli indirizzi che vengono dati attraverso l'IRPEF ai propri soldi dai cittadini. Perché nel momento in cui i cittadini destinano una quota della loro IRPEF per una finalità in particolare e lo Stato si arroga il diritto di trattenerli per questioni che ritiene più o meno opportune, allora non vi è probabilmente quella comunicazione che ci dovrebbe essere tra Stato e cittadino, non vi è quella trasparenza, quella correttezza che ci dovrebbe essere tra Stato e cittadino. Allora, a questo punto, chiedo direttamente di poter eliminare l'8 per mille. Destiniamo, apriamo un fondo dove i cittadini volontariamente versano dei soldi per lo Stato e lo Stato poi ne fa l'uso che decide. Anche perché ricordo a tutti che la Commissione speciale ben due/tre settimane fa, proprio durante i propri lavori, ha formulato un regolamento in merito alla destinazione dei fondi dell'8 per mille e solo in caso di emergenza, di straordinaria emergenza era data la possibilità allo Stato di potere in qualche modo riconsiderare una delle quattro quote che venivano inserite all'interno delle finalità dell'8 per mille.
      Le emergenze evidenziate in quella sede erano emergenze di tipo ambientale. Si faceva riferimento diretto, per esempio, alle questioni degli alluvionati, alle questioni dei terremotati, non sicuramente alle questioni per le quali noi non riusciamo a trovare le coperture all'interno di questo palazzo per poter portare insieme a compimento dei disegni di legge che vorremmo portare a compimento.
      Quindi ancora sono molto dubitante proprio su questa questione, proprio in funzione di una questione così fondamentale che penso stia a cuore a molti dei miei colleghi. Ho sentito molti dei miei colleghi, anche in forma privata e personale, parlarmi dell'8 per mille. Vorrei sentire come l'Aula in merito all'8 per mille si espone. Vorrei sentire i miei colleghi deputati, che vengono in qualche modo direttamente colpiti da una questione così fondamentale, come si espongono di fronte ad un problema del genere.
      Non ritengo opportuna in nessun modo la giustificazione, che viene data dal Governo o dal relatore, in merito al fatto che Pag. 94la quota utilizzata dell'8 per mille in futuro venga rimpolpata, ovvero venga ridestinato quello che verrà utilizzato oggi dell'8 per mille. Infatti non lo ritengo opportuno. Purtroppo i cittadini, noi, non ci possiamo fidare di ciò: non possiamo essere sicuri che la quota dell'8 per mille, quella che viene utilizzata oggi, venga poi rimpolpata. Non lo sappiamo, non è mai successo. L’ 8 per mille in passato è stato utilizzato per svariati motivi ed i cittadini sicuramente non erano concordi in merito.
      Quindi il mio non è tanto un invito al voto. È un invito all'esposizione dei miei colleghi proprio in merito ad una questione così delicata come l'8 per mille (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei precisare all'Aula e all'onorevole Sorial che questa copertura, come ricorderanno i colleghi della Commissione, è una copertura che è emersa per necessità tecnica, a fronte del fatto che tutti i gruppi hanno sollevato delle eccezioni relativamente alla copertura proposta dal Governo.
      Pertanto, ben sapendo che si vanno a toccare alcuni elementi di impatto notevole all'esterno e di sensibilità nei confronti dell'opinione pubblica, il Governo ritiene e si impegna formalmente in sede di legge di stabilità per il 2014 – e ovviamente, pluriennale, per il 2015 – a trovare coperture alternative rispetto alle dotazioni che sono state immaginate con i relativi tagli, che sono stati in parte modificati, ma che meritano indubbiamente un'attenzione, in particolar modo la questione dell'8 per mille.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cera. Ne ha facoltà.

      ANGELO CERA. Signor Presidente, sto ascoltando solo gli aspetti negativi del provvedimento. Perché non discutiamo un attimino degli aspetti positivi del provvedimento ?
      È stato forse una delle poche cose, sulla quale non ho sentito lamentele contro il Governo Monti e, pur tuttavia, questo è un provvedimento che va dritto dritto per rilanciare la piccola economia dei comuni. Questo è un provvedimento che aiuta le amministrazioni comunali in difficoltà, quelle che hanno debiti nei confronti delle piccole e medie aziende locali, nei confronti di quei cittadini che hanno svolto un piccolo lavoro per i comuni, che hanno dato una propria, per così dire, fattiva collaborazione nei confronti degli enti pubblici e oggi, dopo anni, si ritrovano a non avere una lira.
      Quante ditte, piccole ditte locali, sono fallite in attesa dei comuni, tutti i comuni ? Sono pochi i comuni che sono fortunati, che hanno i soldi in questo periodo. Per cui parliamo degli aspetti positivi del provvedimento e diamo fiducia in qualche maniera e speranza a chi aspetta sul territorio di essere aiutato dal Governo nazionale.
      Quanti sono stati nel passato i provvedimenti fatti nei confronti di tante categorie che pure hanno avuto delle forzature di copertura ? Nessuno si è lamentato. E allora parliamo di questo aspetto positivo, che è targato, stranamente, da uno dei Governi più contestati.
      Non conviene parlare in questo momento di un Governo contestato, del quale ha fatto comodo a tutti parlare male sotto campagna elettorale. Permettetemi, cari amici del MoVimento 5 Stelle, guardate, io sono un sindaco che probabilmente tra qualche giorno dovrà optare. In un momento in cui la legge mi consentiva di poterlo essere, io sono stato eletto, diversamente da voi, o da tanti altri, scelti su Twitter, io sono stato eletto da parlamentare (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e mi ha votato il mio popolo, diversamente da voi.
      Mi ha scelto il 70 per cento del mio comune. Voi siete stati votati solamente Pag. 95perché cliccati. Detto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), detto questo, detto questo ..., vi prego (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)..., grazie ! Grazie ! Bravi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti) !

      PRESIDENTE. Per favore, colleghi, lasciate concludere (Commenti).

      ANGELO CERA. Bene. Io ho la pazienza di aspettare.

      PRESIDENTE. Per favore, colleghi, lasciate concludere (Commenti).

      ANGELO CERA. Detto questo, Presidente, siccome evidentemente attraverso Twitter, Facebook e altro, vivono nell'iperuranio, che scendessero in mezzo a questi problemi dei piccoli comuni. Vanno in clausura, si vanno a chiudere per parlare degli stipendi dei parlamentari. Incominciate a parlare del regolamento e dei problemi veri del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

      MAINO MARCHI. Signor Presidente, vorrei sottolineare anche io che stiamo parlando dal punto di vista delle coperture di una parte minima, 70 milioni quando questo è un provvedimento da 40 miliardi. Credo però che ugualmente sia stato positivo questo emendamento perché ha tolto in ogni caso dalla discussione una questione che stava assumendo politicamente un aspetto rilevante. Però vorrei anche sottolineare che, per quanto riguarda il Partito Democratico, non ci siamo mai opposti all'eventualità, che era stata ventilata, di una tassa sulla sigaretta elettronica. A quel che ci risulta il problema è nato all'interno del Governo perché il Ministero della salute ha posto un problema, su questo versante, sulla copertura attraverso questa soluzione, perché ha bisogno di verificare ulteriormente quali sono gli eventuali danni sulla salute di questo tipo di sigaretta e credo anche perché probabilmente, da parte del Ministero della salute, si pensa che quando si fanno interventi di questo tipo sia opportuno che le risorse vengano destinate alla sanità e non alla copertura di provvedimenti di altro genere. Però non è certamente venuto da parte nostra un ostacolo ad andare alla copertura nella modalità che era stata inizialmente prevista. Dopo di che sono nati dei problemi e abbiamo dovuto fare una copertura al volo ieri. Adesso rimediamo parzialmente ma con l'obiettivo che abbiamo più volte dichiarato ovvero che poi in sede di legge di stabilità, laddove si è intervenuti sull'editoria o sull'otto per mille, eccetera, ci debba essere il ripristino.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

      ANGELO TOFALO. Signor Presidente, volevo invitarla, lei che è una persona molto equilibrata, ad invitare tutti i colleghi ad avere rispetto soprattutto per chi è qui alla prima legislatura, perché per fortuna ci sono molte persone, anche di altre forze politiche alla loro prima legislatura. Non dico a chi è qui da anni di vergognarsi, ma almeno di avere il buonsenso di tacere, perché il risultato che ci avete lasciato è l'Italia in macerie. Quindi ben venga che ci siano persone nuove qui dentro.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Stefano. Ne ha facoltà.

      MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, è un momento bellissimo questo, perché vorrei ricordare all'onorevole Cera intanto che quando opterà per una delle due cariche sarà sempre benvenuto e poi che il MoVimento 5 Stelle probabilmente è l'unico che vede i suoi parlamentare eletti allo stesso modo in cui lui è stato eletto, ma noi, a differenza, abbiamo anche fatto votare i nostri nomi ai cittadini.Pag. 96
      Siamo gli unici a essere anche settimanalmente per strada....ah sì, dimenticavo che il PD gli ultimi dieci li ha fatti eleggere, dimenticavo.
      Siamo gli unici a essere settimanalmente per strada e aggiungo che se noi parliamo di soldi e di diaria è perché noi la rifiutiamo, voi no, solamente questo, grazie (Proteste e applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.100 della Commissione, accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fratoianni...

      ANGELO CERA. Fatevi conoscere dalla gente !

      PRESIDENTE. Per favore abbassiamo i toni ! Per favore smettiamola !
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     500            
            Votanti     397            
            Astenuti     103            
            Maggioranza     199            
                Hanno votato
    378                
                Hanno votato
no       19).                

      A questo punto dobbiamo sospendere l'esame del provvedimento per consentire al Comitato dei nove di esaminare le proposte emendative accantonate e anche il subemendamento Zanetti 0.7.101.1. Chiedo quindi al presidente della Commissione Boccia di quanto tempo abbia bisogno il Comitato dei nove.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Presidente, così come d'accordo, il Comitato ha bisogno di dieci minuti; poi la valutazione sulla prosecuzione dei lavori è a sua discrezione.

      PRESIDENTE. Sospendiamo per dieci minuti per poi riprendere i lavori.
      La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 19,45, è ripresa alle 20,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

      PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del provvedimento.
      Ricordo che prima della sospensione della seduta sono state accantonate le seguenti proposte emendative: Marguerettaz 1.11, nel testo riformulato; Zanetti 0.7.101.1; 7.101 della Commissione; Sorial 9.01.
      Avverto che la Commissione Bilancio ha presentato l'emendamento 1.100 che è in distribuzione. Avverto che la Commissione Affari costituzionali ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione sull'emendamento 1.100 della Commissione e sul subemendamento Zanetti 0.7.101.1. Invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere i prescritti pareri sulle proposte emendative accantonate nonché sull'emendamento 1.100 della Commissione e sul subemendamento Zanetti 0.7.101.1.
      Qual è il parere della Commissione ?

      MARCO CAUSI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione conferma il parere favorevole sulla riformulazione letta oggi pomeriggio in Aula dell'emendamento Marguerettaz 1.11, nel testo riformulato; raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100; esprime parere favorevole sul subemendamento Zanetti 0.7.101.1. Conferma, inoltre, il parere contrario sull'articolo aggiuntivo Sorial 9.01.

      PRESIDENTE. Onorevole Causi, ovviamente il parere sull'emendamento 7.101 della Commissione è favorevole ?

      MARCO CAUSI, Relatore. Sulla proposta emendativa 0.7.101.1 a prima firma Zanetti è favorevole.

Pag. 97

      PRESIDENTE. Quello è il subemendamento. Sull'emendamento 7.101 della Commissione ovviamente il parere è favorevole. Va bene, la ringrazio.
      Il Governo ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sbrollini... Di Benedetto... Fraccaro... Busto... Businarolo... Segoni... Archi... Mazziotti Di Celso... Nesi... Cicchitto...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti   467            
            Maggioranza     234            
                Hanno votato     371                
                Hanno votato no   96                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Marguerettaz 1.11, nel testo riformulato, su cui la Commissione ha espresso parere favorevole.
      Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione dell'emendamento.

      RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Ringrazio il Comitato ed il Governo per il lavoro che è stato fatto ed accetto la riformulazione.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marguerettaz 1.11, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bolognesi... Verini... Fratoianni... Bombassei...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     487            
            Votanti     386            
            Astenuti     101            
            Maggioranza     194            
                Hanno votato
    386).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zanetti 0.7.101.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gozi... Iori... Colonnese... Latronico... Chiarelli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     493            
            Votanti     392            
            Astenuti     101            
            Maggioranza     197            
                Hanno votato
    392).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.101 della Commissione come subemendamento, accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Capodicasa... Lotti... Magorno... Colonnese... Malisani... Latronico... Petrenga... Caso... Invernizzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     493            
            Votanti     389            
            Astenuti     104            
            Maggioranza     195            
                Hanno votato
    389).                

Pag. 98

      Passiamo all'articolo aggiuntivo Sorial 9.01.

      LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      LAURA CASTELLI. Ritiriamo l'articolo aggiuntivo e presenteremo un ordine del giorno.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno dovrebbe essere pronto in questo momento. Altrimenti rischia di essere tardivo. Bene, prendo atto che l'articolo aggiuntivo Sorial 9.01 è stato ritirato.
      Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 676-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 676-A).
      Il deputato Mazziotti Di Celso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/676-A/21.

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, avevamo presentato un emendamento che è stato respinto che aveva un oggetto collegato e si riferiva all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge che prevede una priorità, nei pagamenti della pubblica amministrazione di tutti i crediti diversi da quelli ceduti pro soluto. Noi abbiamo sottolineato che questo crea un grosso problema per moltissime aziende che vivono finanziandosi con il pro soluto – che non è una forma di pagamento alle banche ma è una forma di finanziamento esattamente come le altre – e che posporre a tutti gli altri crediti i pagamenti di crediti ceduti pro soluto significava, probabilmente, mettere in gravissima difficoltà tutte quelle aziende che vivono di factoring e di cessione di credito pro soluto. Non potendo chiaramente proporre un ordine del giorno che ripeta il contenuto dell'emendamento, abbiamo presentato un ordine del giorno per impegnare il Governo ad adottare soluzioni, anche normative, che consentano, quanto meno, di evitare una discriminazione assoluta di tutte le operazioni di finanziamento pro soluto rispetto alle altre e che consentano, soprattutto, di assicurare la continuità delle operazioni di finanziamento in essere, appunto pro soluto, e cioè senza garanzia dell'incasso del credito da parte di chi ha ceduto il credito, a fronte di una situazione in cui la pubblica amministrazione non pagherà quei crediti finché non avrà pagato tutti gli altri. Riteniamo, quindi, che sia necessario un impegno da parte del Governo ad adottare soluzioni che precludano questo effetto distorsivo che potrebbe avere effetti molto gravi per tutta una parte del mercato e delle imprese italiane. Su questo punto abbiamo anche riscontrato che, dal punto di vista degli imprenditori, esiste un'opinione abbastanza coerente sul fatto che la norma crea una discriminazione sul punto.

      PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Totaro n.  9/676-A/1 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Pastorino n.  9/676-A/2 e Guerra n.  9/676-A/3.
      Il Governo accetta gli ordini del giorno Binetti n.  9/676-A/4 e Marcon n.  9/676-A/5.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Del Basso De Caro n.  9/676-A/6 a condizione che il dispositivo dell'impegno sia riformulato nel modo seguente: «Si impegna il Governo a valutare l'opportunità di Pag. 99sostenere, nel senso sopraindicato, una interpretazione autentica del citato articolo 1 del decreto-legge n.  35 del 2013». Così riformulato il parere è favorevole.
      Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Michele Bordo n.  9/676-A/7.

      PRESIDENTE. Sottosegretario Giorgetti, può dire il nome del primo firmatario degli ordini del giorno ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Chiara Braga n.  9/676-A/8. Il Governo propone la seguente riformulazione dell'ordine del giorno Abrignani n.  9/676-A/9: nel dispositivo d'impegno inserire le parole «a valutare l'adozione di iniziative normative al fine di estendere l'esclusione» e così via. Se così riformulato, il parere sull'ordine del giorno Abrignani n.  9/676-A/9 è favorevole.
      Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Capua n.  9/676-A/10 ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Galgano n.  9/676-A/11. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cariello n.  9/676-A/12, purché riformulato nel seguente modo: nel dispositivo d'impegno, al terzo capoverso, sostituire le parole «a valutare l'opportunità di ridurre» con «a valutare l'opportunità di modificare i parametri di cui all'articolo 91». Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Ruocco n.  9/676-A/13 e Castelli n.  9/676-A/14. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Orfini n.  9/676-A/15 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Giorgis n.  9/676-A/16 e Luigi Bobba n.  9/676-A/17.
      Il Governo esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Censore n.  9/676-A/18. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Miotto n.  9/676-A/19, purché riformulato nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di prevedere strumenti di intesa da concordare in Conferenza Stato-regioni per un indirizzo che tenga conto...» e così via. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Oliverio n.  9/676-A/20, purché sia riformulato il dispositivo d'impegno nel seguente modo: «impegna il Governo a far fronte ai debiti pregressi dell'ex ASSI nonché assicurando la piena attuazione del piano di rientro previsto dal decreto interministeriale 31 gennaio 2013». Inoltre, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n.  9/676-A/21.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Cenni n.  9/676-A/22, purché il dispositivo di impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a garantire la corretta erogazione dei servizi attualmente di competenza» e così via. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Fiorio n.  9/676-A/23, purché il dispositivo di impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare iniziative urgenti volte ad evitare il dissesto finanziario delle province».
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Mogherini n.  9/676-A/24. Il Governo accetta l'ordine del giorno Catanoso n.  9/676-A/25, purché il dispositivo di impegno sia così modificato: «a valutare l'opportunità di attivarsi affinché i comuni in dissesto finanziario» e così via.
      Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Faenzi n.  9/676-A/26, Parisi n.  9/676-A/27 e Garofalo n.  9/676-A/28.
      Il Governo accoglie gli ordini del giorno Palese n.  9/676-A/29, Cicu n.  9/676-A/30 e Nissoli n.  9/676-A/31. Infine, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rubinato n.  9/676-A/32 e accetta l'ordine del giorno Plangger n.  9/676-A/33.

      PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Totaro n.  9/676-A/1, accettato dal Governo.
      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pastorino n.  9/676-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 100

      MAURO GUERRA. Signor Presidente, intervengo sia sull'ordine del giorno Pastorino n.  9/676-A/2 che sul successivo, il mio, n.  9/676-A/3, per chiedere al Governo di valutare la possibilità di riconsiderare l'accoglimento con raccomandazione e di accogliere pienamente questi due ordini del giorno, lo dico perché è l'occasione per quest'Aula per segnalare una volontà che nel corso dei lavori che abbiamo svolto sulla parte del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, è emersa, ripetutamente e diffusamente, come volontà di tutti i Gruppi la richiesta forte in un successivo provvedimento di sottrarre i piccoli comuni, i comuni tra i mille e 5 mila abitanti, dai vincoli del Patto di stabilità, per una condizione di oggettiva insostenibilità, non solo finanziaria, ma anche di ingestibilità tecnica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Noi stiamo condannando a morte migliaia di piccoli comuni che da quest'anno sono completamente paralizzati, non riescono più a coprire una buca nelle strade, perché per bilanci così risicati e rigidi, come sono quelli dei piccoli comuni, è impossibile rispettare gli obiettivi di Patto senza bloccare completamente gli investimenti, e non solo gli investimenti, non riusciranno comunque i piccoli comuni a rispettare questi obiettivi perché hanno, anche i loro investimenti, un andamento erratico; il finanziamento degli investimenti di un piccolo comune, dal punto di vista della cassa, non è nella disponibilità del comune stesso, sono soldi che arrivano da altre parti, da altre fonti e pensare che un comune che magari fa un investimento da mezzo milione di euro ogni cinque anni, possa riuscire nell'anno in cui deve fare quel pagamento di mezzo milione di euro, a raggiungere e conseguire gli obiettivi di Patto magari con un bilancio di un milione di euro complessivamente, è assolutamente impossibile.
      Davvero, con grande passione, chiedo al Governo di valutare la possibilità di accogliere questo ordine del giorno, credo che per come si è svolto il dibattito in queste giornate sarebbe facile chiedere la votazione di questi ordini del giorno e credo che non ci sarebbero difficoltà in quest'Aula a trovare un'ampia maggioranza; oggi su un emendamento che andava in questa direzione abbiamo registrato, non capita spesso, un voto all'unanimità dentro questa Aula, se dovessi chiedere la messa in votazione di questo ordine del giorno non so se saremmo all'unanimità ma sicuramente potrebbe pronunciarsi un'ampia maggioranza dentro quest'Aula,
      Per cui chiedo al Governo di riconsiderare, di cogliere la questione, cogliere la sollecitazione dell'Aula. So che è complesso, so che è una questione difficile che richiede la necessità di reperire risorse, coperture, ma volevo sottolineare il fatto che questa è una volontà ampiamente diffusa in quest'Aula e quindi credo che il Governo debba provare a farsene carico pienamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. La parola al Governo.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ringrazio il collega, il Governo è stato presente durante i lavori quindi è consapevole del problema però non essendo abituato a dare giudizi che poi rischiano di restare un tema appeso, ho trattato questi ordini del giorno con serietà.
      Allora, se il tema è che il Governo si deve far carico di questo argomento, il Governo se ne fa carico, lo fa formalmente in Aula, lo ribadisco in questa sede, sappiamo che c’è questa necessità, che è una necessità ampiamente sollecitata dal Parlamento e di cui ci facciamo carico; non intendo certo su un argomento del genere sfidare l'Aula, ma dobbiamo essere chiari tra di noi che la modifica del parere è in funzione di un quadro più ampio. Sappiamo che bisogna tirare fuori delle risorse, è molto difficile reperirle, è un tema di consapevolezza dei limiti complessivi, non voglio riaprire il dibattito adesso sul tema del Patto di stabilità e del coinvolgimento dei piccoli comuni; io, proprio recependo una sollecitazione ampia dell'Aula, Pag. 101cambio il parere per evitare un voto che ovviamente non sarebbe giusto sapendo, dobbiamo essere chiari tra di noi, quanto è difficile riuscire a risolvere la questione, però assumiamo questo impegno (Applausi).

      MAURO GUERRA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MAURO GUERRA. Visto l'accoglimento, ringrazio anche il Sottosegretario per come ha affrontato la questione, so che non è semplice, ma è un indirizzo molto forte che viene dall'Aula.

      PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno si considera accolto.

      MAURO GUERRA. Non ne chiedo la votazione.

      PRESIDENTE. Sta bene.

      SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, prendo la parola solo per annunciare alla Presidenza che per quanto riguarda gli ordini del giorno a prima firma dei colleghi del mio gruppo, avendoli sentiti personalmente, comunico che c’è la volontà di accogliere le riformulazioni, e comunque anche gli accoglimenti come raccomandazione.

      ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo solo per apprezzare il cambiamento di parere del Governo, e per sottoscrivere l'ordine del giorno a prima firma del collega Guerra.

      PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n.  9/676-A/4, accettato dal Governo.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcon n.  9/676-A/5, accettato dal Governo.
      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Del Basso De Caro n.  9/676-A/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bordo n.  9/676-A/7, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n.  9/676-A/8, accettato dal Governo.
      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Abrignani n.  9/676-A/9, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Capua n.  9/676-A/10, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Galgano n.  9/676-A/11, accettato dal Governo.
      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Cariello n.  9/676-A/12, accettato dal Governo, purché riformulato.

      FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, vorremmo conoscere la riformulazione. Non ci è stata sottoposta.

      PRESIDENTE. È stata letta prima dal Governo. Se il rappresentante del Governo cortesemente la rilegge, grazie.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il terzo capoverso del dispositivo di impegno, cambierebbe così: «a valutare l'opportunità di modificare i parametri Pag. 102di cui all'articolo 91, comma 1» eccetera eccetera «in materia di obbligo di acquisizione dell'informazione antimafia». Andrebbe quindi riformulato in questo modo. Se è così parere favorevole, come raccomandazione.

      PRESIDENTE. Chiedo dunque ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Cariello n.  9/676-A/12.

      ROBERTO FICO. La accettiamo.

      PRESIDENTE. Sta bene.
      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ruocco n.  9/676-A/13, accolto dal Governo come raccomandazione.

      CARLA RUOCCO. Va bene, accetto.

      PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Castelli n.  9/676-A/14, accolto dal Governo come raccomandazione.

      LAURA CASTELLI. Chiedo scusa al Governo: può rileggere la riformulazione ?

      PRESIDENTE. È accolto come raccomandazione. Non è una riformulazione.
      Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Castelli n.  9/676-A/14, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Orfini n.  9/676-A/15, accettato dal Governo.
      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Giorgis n.  9/676-A/16, accolto dal Governo come raccomandazione.

      ANDREA GIORGIS. Signor presidente, chiederei al Governo invece di riconsiderare il parere e accogliere pienamente l'ordine del giorno.
      Intanto, è un ordine del giorno che non comporta alcun aggravio di spesa. E poi, è un ordine del giorno che cerca di invitare il Governo a porre rimedio a una disciplina che è foriera di irragionevolezze assai consistenti, perché in sostanza l'articolo 7 del decreto legislativo n.  39 del 2013, così come formulato, impedisce agli enti regionali, provinciali e comunali di riconfermare nella carica di presidente e di amministratore delegato persone che magari hanno dimostrato invece di ben svolgere il proprio mandato; e quindi non si capirebbe qual è l'interesse generale, e in particolare l'interesse al buon andamento della pubblica amministrazione, ad impedire che ciò avvenga.

      PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non muta il proprio parere e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giorgis n.  9/676-A/16, accolto dal Governo come raccomandazione. Passiamo all'ordine del giorno Bobba n.  9/676-A/17, accolto dal Governo come raccomandazione.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, su questo ordine del giorno ho sbagliato a esprimere il parere, il Governo lo accoglie pienamente.

      PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bobba n.  9/676-A/17, accettato dal Governo. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Censore n.  9/676-A/18 formulato dal Governo.

      BRUNO CENSORE. Signor Presidente, io inviterei il Governo a rivedere la propria posizione, anche perché l'ordine del giorno scaturisce da alcune necessità che molti comuni mi hanno segnalato, comuni che hanno approvato il piano di riequilibrio finanziario o che lo devono attuare. Se a questi enti si concede un congruo Pag. 103tempo, anche in deroga a quanto stabilito dal decreto-legge 6 giugno 2012, n.  74, hanno la possibilità di predisporre un piano veritiero e attendibile, anche alla luce di questo nuovo strumento che noi andiamo ad approvare oggi e quindi dà la possibilità a questi enti di avere maggiore liquidità e quindi evita così il dissesto.
      Quindi, inviterei il Governo a valutare questa possibilità, anche con una riformulazione, perché è una cosa che riguarda due comuni importanti e di grosse dimensioni che me lo hanno sollecitato, altrimenti rischiano il dissesto.

      PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non muta il proprio parere e che il presentatore dell'ordine del giorno Censore n.  9/676-A/18 non insiste per la votazione. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n.  9/676-A/19, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Oliverio n.  9/676-A/20, accettato dal Governo, purché riformulato.

      EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, chiedo cortesemente al Governo di dare spiegazione per questa modifica apportata che viene anche fuori rispetto agli accordi presi in Commissione bilancio dove, anche grazie al lavoro svolto dalla Commissione, siamo arrivati ad una mediazione che ha visto tutti i coinvolti favorevoli.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, tema fondamentale è quello dei debiti pregressi dell'ASSI. Noi ci impegniamo formalmente a far fronte a questi debiti pregressi, ovviamente su tutto l'aspetto relativo all'adeguatezza delle risorse dello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali questo è un tema che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali tratterà con il Ministero dell'economia e delle finanze e su cui non mi sento in questo momento di prendere impegni, perché sono relazioni dirette, possono essere affrontate in questo modo come in altri modi, non voglio vincolarmi i modi, ci assumiamo la responsabilità di far fronte ai debiti e quindi di assicurare la piena attuazione del piano di rientro. Questo sì, mi pare più che sufficiente.

      PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Oliverio n.  9/676-A/20, accettato dal Governo, purché riformulato.

      EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, ringrazio, la replica ci trova soddisfatti.

      PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n.  9/676-A/21, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cenni n.  9/676-A/22 e Fiorio n.  9/676-A/23, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mogherini n.  9/676-A/24, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso n.  9/676-A/25, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Faenzi n.  9/676-A/26, Parisi n.  9/676-A/27 e Garofalo n.  9/676-A/28, accolti dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Palese n.  9/676-A/29, Cicu n.  9/676-A/30 e Nissoli n.  9/676-A/31, accettati dal Governo.
      Passiamo all'ordine del giorno Rubinato n.  9/676-A/32, accolto come raccomandazione.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

Pag. 104

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Signor Presidente, modificherei il parere su questo ordine del giorno perché, rivedendolo, riguarda un argomento che dobbiamo affrontare nei prossimi tempi. Quindi, pieno accoglimento per l'ordine del giorno Rubinato n.  9/676-A/32.

      ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ERMETE REALACCI. Signor Presidente, complimenti al Governo per il saggio cambio di parere. Sottoscrivo questo ordine del giorno e sottolineo che se ne è parlato anche in Commissione Ambiente. Esso riguarda il favore dato alla raccolta differenziata attraverso la tariffa.

      PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n.  9/676-A/32, accettato dal Governo.
      Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Plangger n.  9/676-A/33, accettato dal Governo.
      Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30 con le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,50).

      EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      EMANUELE FIANO. Signor Presidente, vorrei parlare della strage avvenuta a Milano sabato scorso. Ci sono momenti, signor Presidente, in cui le parole non bastano e ci sono momenti in cui le parole...

      PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente, fate esprimere il deputato Fiano, rimanendo ai vostri posti magari per rispetto al suo intervento.

      EMANUELE FIANO. Ci sono momenti – dicevo – signor Presidente, in cui le parole non bastano e ci sono momenti in cui le parole possono aprire nuove ferite e suscitare nuove violenze. Ci sono momenti, come questo, di strazio e di solidarietà in cui sai già per certo che le tue parole non potranno curare le ferite, o asciugare le lacrime di un figlio che sta seppellendo il padre o di un padre che sta seppellendo il figlio, come in queste ore a Milano.
      A Milano, sabato, sono state massacrate e uccise tre persone e altre sono rimaste gravemente ferite dalla furia impazzita di un assassino. Ricorderò i loro nomi alla fine di questo intervento. Va detto però che la politica, invece, ne ha parlato in queste ore anche in quest'Aula – e come se ne ha parlato di questo episodio – e ne ha parlato per via della condizione dell'assassino, per via del fatto che lui era un richiedente asilo in attesa di ricorso, sulla sua richiesta di asilo.
      Sono ore in cui, di fronte a questo terribile omicidio, a questo plurimo omicidio, alle domande che ognuno di noi si è fatto sul come e sul perché possa esplodere tanta violenza, alle domande sulle quali l'intera città di Milano si sta interrogando su come sia stato possibile che per un'ora e mezza nessuno di coloro che aveva visto e che era stato sfiorato dalla tragedia abbia chiamato le forze dell'ordine per interrompere questa mattanza, qualcuno nella politica ha parlato, ha accusato un Ministro di questo Governo di istigazione a delinquere per questo barbaro omicidio, ha accusato in queste ore la Presidente della Camera, l'onorevole Boldrini, di essere mandante morale di questo omicidio. Io mi astengo dal commentare queste parole, non prima di aver solidarizzato col Ministro Cecile Kyenge per l'orribile accusa di cui è stata fatta parte (Applausi), non prima di avere solidarizzato con la Presidente della Camera, Laura Boldrini, per la terribile accusa di Pag. 105oggi di essere mandante morale di questa strage (Applausi) e mi astengo per un principio che io mi auguro appartenga a tutti noi che sediamo in quest'Aula perché sui morti non si fa politica, non si cercano i voti e non si raccolgono le firme per nessun progetto di legge, mai (Applausi) !
      Verrà il tempo, in quest'Aula, di discutere di quale sia la migliore organizzazione, la migliore regolamentazione, la migliore legge per il complicato complesso dei fenomeni che riguardano l'universo dell'immigrazione. Verrà il tempo in cui discuteremo, in quest'Aula, su ciò che serve a questo Paese per regolamentare i diritti che sono connessi alla questione della cittadinanza. Ma quella è la politica, questo è il tempo del lutto e della solidarietà. I nomi dei tre milanesi, senza colpa, che sono caduti sotto la furia del piccone e del bastone sono: Alessandro Carolè, Daniele Carella, Ermanno Masini (Applausi).
      E io chiedo a quest'Aula, signor Presidente, di osservare un minuto di silenzio per ricordare i loro nomi e le loro storie.

      PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza si associa (Si leva in piedi). Osserviamo un minuto di silenzio, se per voi va bene (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

      GERO GRASSI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GERO GRASSI. Signor Presidente, colleghi deputati, l'ordine dei lavori della Camera quest'anno ci porta a ricordare Aldo Moro alcuni giorni dopo il 9 maggio. Credo che commemorare Moro non sia, non possa e non debba essere un esercizio di retorica. Il 9 maggio 1978 con Moro fu ucciso dalla mafia anche Peppino Impastato e io credo che vada ricordato anche lui come vittima della mafia (Generali applausi).
      Il Parlamento, alcuni anni fa, ha voluto approvare una legge che istituisce il giorno della memoria delle vittime del terrorismo, il 9 maggio. Noi quel giorno dobbiamo ricordarlo e ricordare Moro significa ricordare che Moro, nel 1942, ha parlato della sacralità della persona, ha scritto che ogni persona è un universo e che durante i lavori della Costituente è riuscito a convincere quest'Aula, che discuteva della concessione dei diritti alla persona, a trasformare la concessione nel riconoscimento dei diritti della persona, di fatto riconoscendo alla persona in quanto tale – e non al cittadino, che viene dopo – una serie di diritti inalienabili.
      Io credo che noi abbiamo anche il dovere di ripercorrere quella frase detta da un autorevole Presidente della Camera, l'onorevole Pietro Ingrao, quando, a distanza di trent'anni dal 9 maggio 1978, riconobbe pubblicamente che lo Stato aveva fatto poco per salvare Moro. Lui lo ha riconosciuto, altri sono morti prima di poterlo riconoscere. Io credo che lo Stato abbia fatto poco per salvare Moro e Carlo Bo aveva ragione: aveva parlato del caso Moro come delitto di abbandono.
      Qualcuno dice: Moro nelle lettere dal carcere cerca di salvarsi. Io faccio notare che Moro non cercava solo di salvarsi, indicava a noi una strada, la stessa che aveva disegnato ai tempi della Costituente, la strada che dice che la persona viene prima dello Stato. Vorrei ricordare, a me innanzitutto, che questo Stato, questo nostro Stato, ha salvato e ha trattato sul caso del giudice Sossi, la Germania ha trattato sul caso Lorenz, l'Italia ha trattato sul caso Dozier, ha trattato sul caso Cirillo – absit iniura verbis – e ha trattato anche per molti, non tutti, nostri cittadini rapiti nel Medio Oriente. Io credo che il nostro Stato abbia fatto bene a trattare, perché quando uno Stato non è in grado di salvare una vita umana quello Stato è finito. Moro non cercava di salvare se stesso, diceva a noi che lo Stato viene dopo il singolo, la singola persona. Io concludo dicendo: nelle lettere di Moro c’è un messaggio attualissimo. Non lo commento, lo recito, sono quattro parole: questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se non sorgerà un nuovo senso del dovere (Applausi).

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      MARIA MARZANA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARIA MARZANA. Signor Presidente, colleghi deputati, sento doveroso intervenire su una tragedia accaduta nella mia Sicilia. La settimana scorsa un mio conterraneo di quarantaquattro anni, originario di Siracusa, si è tolto la vita mentre si trovava a Malta. Giovanni era un tecnico termoidraulico che stava provando a trasferire la sua azienda all'estero perché, nonostante le energie profuse per la sua attività imprenditoriale, non vedeva più futuro. Qualcosa non ha funzionato, così la sua dignità di uomo e il suo orgoglio hanno ceduto il passo al gesto estremo. Il pensiero che oggi qui manifesto va prima di tutto a lui, al dolore dei suoi familiari e dei suoi amici, poi inevitabilmente alle responsabilità delle nostre decisioni. Verremmo meno al nostro dovere se esprimessimo per questa vittima un generico cordoglio, se chiamassimo in causa solo la semplice debolezza umana o peggio ancora la fatalità. Invece questa, purtroppo, è una tragedia del lavoro, una tragedia che ormai da troppo tempo accomuna tutto il nostro Paese da nord a sud, una tragedia che deve scuotere le nostre coscienze e condurci a compiere meglio il nostro dovere, a meglio tutelare e proteggere la comunità che siamo noi tutti chiamati a servire. Di fronte a questi gesti estremi oggi rimane sempre più forte la consapevolezza che la crisi, prima di essere una questione di spread, di rating e di default, è una questione di lavoro, di lavoro ingrato, di salari compromessi e saccheggiati, di tutele allentate, di diritti negati, di aziende lasciate sole. La morte di Giovanni è l'ultima in ordine di tempo di una sequenza di lutti che non può essere semplicemente ricordata. In questo momento di sofferenza e di smarrimento, che continua ad attraversare la nostra comunità, è necessario che prevalga il senso di umanità e il senso di vicinanza, che ci conduca a non risparmiare sforzo alcuno affinché si giunga alla piena realizzazione del precetto costituzionale che definisce la nostra Repubblica una, indivisibile e fondata sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      FEDERICA DAGA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FEDERICA DAGA. Signor Presidente, prendo la parola per arricchire e portare anche nelle attività di questa Assemblea il ricordo di una giovane donna la cui voglia di vivere, di diritti personali e collettivi, la voglia di garantire un futuro di democrazia in questo Paese è stata fermata a colpi di pistola ormai molti anni fa. Il suo nome è Giorgiana Masi, ed è stata uccisa a poche centinaia di metri da qui, il 12 maggio 1977, in occasione del terzo anniversario della vittoria referendaria per il divorzio e il diritto all'aborto.
      È stata uccisa da mani ignote, sebbene si conoscano i mandanti di quell'omicidio, cioè coloro che hanno voluto ostacolare ogni forma di dissenso sociale, politico e culturale. Su Ponte Garibaldi, ogni anno, il 12 maggio, donne e uomini che non dimenticano Giorgiana Masi e le ragioni del suo assassinio la ricordano, portando avanti dopo 36 anni la difesa di quegli stessi diritti e della libertà di scelta delle donne. Purtroppo domenica scorsa è stata indetta dal comune di Roma una manifestazione sportiva, che è stata lo strumento per consentire al corteo della Marcia per la vita di sfilare dal Colosseo a Via della Conciliazione, bypassando così il protocollo di sicurezza che vieta cortei per manifestazioni politiche, che sono notoriamente interdette nelle vie del centro romano. Un protocollo che il sindaco uscente Alemanno, ora in campagna elettorale, negli anni scorsi non ha mai mancato di sbandierare per una ipocrita tutela del centro di Roma e che invece, in questa occasione, si è speso affinché potesse essere teatro di una manifestazione dalla forte connotazione politica, oscurantista e tutt'altro che sportiva, nella quale anche realtà anticostituzionali di estrema destra hanno sfilato contro alcuni diritti fondamentali delle donne e dei quali è impensabile Pag. 107che l'istituzione democratica che rappresentiamo in questa Aula non abbia a cuore la tutela e l'ulteriore promozione.
      Le donne e gli uomini che sperano, credono e operano per un reale cambiamento che cancelli le voglie di oscurantismo sociale e nuovo medioevo culturale si aspettano che al ricordo di Giorgiana Masi siano garantiti tutto il rispetto e la sensibilità che merita una donna uccisa per difendere i diritti fondamentali. La voglia di diritti e libertà di scelta delle donne ha saputo ricordare la giovane sfilando da Campo dei fiori a Ponte Garibaldi, luogo del suo assassinio.
      La richiesta forte e chiara da parte mia a questa Aula è che non manchi mai più questa istituzione laddove si ricordi una donna uccisa per la sua voglia di cambiamento o semplicemente per la volontà di essere libera e determinare la propria vita con scelte autonome. Non sia negato mai più, quindi, quel diritto di manifestare per cui Giorgiana Masi fu uccisa. In un Paese democratico questa istituzione ha il dovere politico e umano di non permetterlo.
      Presidente, sono quarant'anni che le donne combattono per i propri diritti. In questo Paese però vige una grande e forte mentalità maschilista. Credo che sia il caso di attuare quella rivoluzione culturale di cui tutti abbiamo bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
      PRESIDENTE. Grazie.

      FILIPPO CRIMÌ. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FILIPPO CRIMÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei fare questo intervento per sollecitare il Governo a dare risposta a una interpellanza che insieme ad altri trenta colleghi abbiamo consegnato in marzo, in merito alle borse di studio degli specializzandi in medicina.
      Si è tenuta proprio oggi, questa mattina, una manifestazione in piazza dove si sono riuniti specializzandi, giovani medici e studenti per protestare contro la riduzione del 10 per cento delle borse di specialità ministeriali per l'anno 2013 e per richiedere un esame di entrata in specialità meritocratico e a graduatoria nazionale.
      Il numero di contratti è stato ridotto dal precedente Governo a causa della mancata previsione nel capitolo di spesa dell'attivazione del quinto e sesto anno di corso per le scuole che precedentemente duravano, rispettivamente, quattro e cinque anni. Già le borse emesse ogni anno risultano insufficienti rispetto alle necessità avanzate dalle Conferenze Stato-regioni. In aggiunta, ogni anno, come conseguenza dell'aumento dei posti a numero chiuso per la facoltà di medicina, si laureano sempre più giovani medici che per esercitare all'interno del Sistema sanitario nazionale necessitano e devono avere una specializzazione.
      Invito, quindi, il Governo a prendere in considerazione la questione del finanziamento delle borse di studio perché un mancato adeguamento di questa voce di spesa comporterebbe una diminuzione del numero di specialisti futuri che si tradurrebbe, quindi, in una minore efficienza del Sistema sanitario nazionale, con una ricaduta sul servizio offerto ai cittadini. Inoltre, comporterebbe una penalizzazione di parte dei nostri giovani professionisti, che sarebbero costretti ad emigrare all'estero per terminare il loro iter formativo.
      Un primo passo dovrebbe essere una riduzione degli anni di specialità, riportando la durata delle scuole a quanto previsto dall'Unione europea. Questo permetterebbe di liberare i fondi per finanziare altri contratti.
      In secondo luogo, mi rivolgo sempre al Governo perché venga valutata a breve l'ipotesi di una riforma dell'attuale concorso di specializzazione, con l'introduzione anche di una graduatoria unica nazionale. So che è già in itinere un decreto ministeriale. Questa nuova modalità di esame per l'accesso alle specializzazioni mediche rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione meritocratica. Pag. 108Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. La ringrazio e personalmente conosco anche la vicenda. La invito anche a presentare atti di sindacato ispettivo, perché quello è il modo migliore per chiedere al Governo e per impegnare il Governo.

      FILIPPO CRIMÌ. Ho presentato un'interpellanza con trenta firme, a cui non ho avuto a tuttora risposta.

      TIZIANO ARLOTTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      TIZIANO ARLOTTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in data 3 aprile, insieme alla collega deputata onorevole Petitti, interrogavo il Ministro dell'interno per evidenziare la necessità di garantire, in tempi adeguati, rinforzi estivi per la provincia di Rimini in ragione della peculiare vocazione turistica, meta privilegiata, con addirittura 16 milioni di presenze di turisti anche l'anno scorso.
      È evidente che questo afflusso si collega direttamente anche alla dinamica delittuale su base provinciale. Proprio per questo motivo e per chiedere anche un fattivo intervento già in anticipo, si era chiesto di potere mettere in essere una serie di richieste e una serie di risposte relativamente a quelle che erano ovviamente le esigenze di un territorio, un territorio dove è rilevante l'ordine del pubblico nel periodo estivo. È un luogo di feste, quindi di concerti, di manifestazioni, alcuni importantissime come il Meeting per l'amicizia fra i popoli, come la Notte rosa che è chiamata e ribattezzata il Capodanno dell'estate, con 2 milioni di presenze anche quest'anno, e tutta una serie di interventi ulteriori ed iniziative che sono quelle che riguardano anche il Gran premio motociclistico di San Marino e della riviera di Rimini, così come quello anche di motorbike presso il Misano World Circuit, di Misano appunto.
      Quindi, è del tutto ovvio che c’è necessità di avere un impegno forte per avere un adeguato presidio delle forze di polizia. Sulla base di questo anche la prefettura si è già mossa per avere una risposta dal parte del Ministero. Chiedo, pertanto, che sia sollecitata, rispetto a questa interrogazione, una risposta da parte del Ministro, soprattutto anche per far sì che i posti estivi della polizia di Stato, sia a Riccione che a Bellaria-Igea Marina, ed il posto estivo proprio della polizia ferroviaria in Riccione possano avere una risposta adeguata in tempi adeguati, che possano essere sicuramente prima dell'estate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      FRANCA BIONDELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Vorrei solo avvisare che abbiamo altri otto interventi e magari essere un po’ più brevi ci aiuterebbe.

      FRANCA BIONDELLI. Signor Presidente, sarò brevissima. Il presidente della Croce Rossa Italiana ha dichiarato che il 31 maggio chiuderà il CEM a Roma, Centro di educazione motoria, e l'ambulatorio dall'età evolutiva, ove vi sono 35 bambini gravemente disabili, chiuderà ancora prima, tra pochi giorni, in mancanza di un accreditamento regionale.
      I genitori dei ragazzi del CEM hanno incontrato in questi giorni il presidente del consiglio regionale del Lazio, che avrebbe detto loro che sarebbe stato istituito un tavolo con Croce Rossa Italiana ed i genitori dei ragazzi del CEM. Purtroppo mancano pochi giorni e ancora non è successo nulla. Ritorno a fare questo appello, per l'ennesima volta. Dieci giorni fa, proprio in quest'Aula, ho presentato interrogazioni e lo ho fatto quando ero al Senato e ancora una volta nessuna risposta.
      Con me i genitori di questi ragazzi chiedono veramente di essere ascoltati, però, signor Presidente, abbiamo pochi giorni ed il CEM, questo centro di educazione Pag. 109motoria a Roma, verrà smantellato. Questi genitori veramente stanno manifestando in tutti i posti e in tutte le occasioni, però nessuno li ha ascoltati. Credo sia un atto di civiltà, quindi chiedo che questo tavolo venga istituito entro pochi giorni, 48 ore non di più.

      NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per esprimere, anche a nome del gruppo della Lega Nord e Autonomie, il cordoglio e la solidarietà nei confronti delle vittime del massacro che si è perpetrato nella giornata di sabato a Milano, in zona di Niguarda. Tre persone, tre cittadini italiani, un giovane lavoratore di 21 anni, un pensionato, un disoccupato, sono stati massacrati a picconate da un delinquente, che è anche straniero, è anche irregolare, che ha precedenti penali, che è senza fissa dimora e che giustamente è stato portato nelle patrie galere. È quindi a costoro e a coloro i quali sono stati e sono ancora in ospedale con le lesioni conseguenti a questo massacro che va la nostra solidarietà e la nostra vicinanza. Da parte del gruppo della Lega Nord e Autonomie non c’è stata, non ci sarà, non ci vuole essere alcun tipo di speculazione politica con riferimento a questi fatti.
      Non facciamo demagogia ma vogliamo ricordarlo anche al Presidente Boldrini, rispetto alla quale oggi abbiamo chiesto di intervenire e di manifestare delle parole di solidarietà rispetto a questi fatti, cosa che non ha fatto e non lo ha fatto nemmeno il Ministro dell'integrazione che dovrebbe essere sensibile, che è un Ministro della Repubblica italiana, che dovrebbe avere a cuore la sorte dei cittadini italiani. Non abbiamo sentito da parte del Ministro nemmeno proferire una parola di solidarietà, di indignazione e di sdegno rispetto a questi fatti.
      Voglio però ricordare che poche settimane fa un'altra vittima, una donna, è stata massacrata e strangolata a Castagneto Carducci da parte di un altro delinquente, anch'esso straniero, immigrato e clandestino. La condanna nei confronti di questi gesti non è stata una condanna unanime, perché oggi in quest'Aula abbiamo sentito un nostro collega – invito tutti ad andare a prendersi il resoconto e l'intervento del collega Gigli – il quale non ha condannato il gesto dell'assassino ghanese che ha massacrato tre persone a Milano – ma ha cercato di trovare in modo molto goffo, molto imbarazzante, vergognoso e indecente, delle parole di giustificazione nei confronti di questo massacro.
      Quindi da parte nostra domani sarà in Aula il Ministro dell'integrazione Kyenge. Chiederemo a lei direttamente di proferire delle parole di condanna e di solidarietà nei confronti dei fatti che si sono verificati. È indubbio che, di fronte a questi atti di criminalità e di violenza che vanno condannati indipendentemente dal colore della pelle di colui il quale o di coloro i quali commettono questi reati, in questo momento il tema dell'immigrazione clandestina e quello della sicurezza dei cittadini sono diventati centrali e prioritari nel dibattito politico, anche alla luce delle parole che il Ministro dell'integrazione ha in queste settimane pronunciato, in materia di abolizione del reato di immigrazione clandestina, in materia di cancellazione della legge Bossi-Fini, in materia di modifica della legge sulla cittadinanza, passando dallo ius sanguinis allo ius soli. Chiederemo domani al Ministro che sarà presente in Aula che per noi l'integrazione vera, quella fatta dall'allora Ministro dell'interno Maroni con il permesso di soggiorno a punti e con l'accordo d'integrazione, la si fa in un modo, un unico modo che è quello di rispettare le leggi presenti nel nostro Paese. Quindi ricordando e rinnovando la nostra solidarietà, crediamo che la legalità e il rispetto delle leggi debbano essere principi sacrosanti che devono valere per tutti e in modo particolare per chi entra illegalmente nel nostro Paese e che, se non rispetta le leggi, è giusto che venga cacciato ed espulso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

Pag. 110

      TOMMASO CURRÒ. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente la ringrazio. Mi dispiace intervenire a quest'ora tarda, perché il mio intervento è attinente all'intervento che ha fatto oggi l'onorevole Baldelli del PdL; è inerente in particolare alla manifestazione che sabato scorso c’è stata a Brescia, in presenza del Presidente Berlusconi. Io vorrei esprimere il mio disappunto rispetto, intanto, alle modalità con cui l'onorevole Baldelli è oggi intervenuto, adducendo motivazioni legate al Regolamento e poi, in realtà, intervenendo su un tema che non c'entrava niente con l'argomento in discussione e che per l'ennesima volta ripropone il tema annoso che riguarda il conflitto tra la politica e la magistratura. Io vorrei ribadire in quest'Aula il fatto che politica e magistratura in questo Paese hanno bisogno di ritrovare una nuova forma di collaborazione, una nuova forma di rispetto reciproco e questi fatti, queste manifestazioni che mettono in discussione le sentenze della magistratura sono fatti gravissimi se perpetrati dalla politica, perché minano dal profondo il rapporto normale che ci deve essere, appunto, tra istituzioni.
      Noi oggi viviamo in un Paese con una crisi economica importante; se a questa crisi aggiungiamo ancora una crisi istituzionale tra diversi poteri dello Stato, acuiamo questi problemi, perché miniamo proprio alle fondamenta la vita civile, politica e sociale del Paese. La cosa, però, che io voglio dire in aggiunta e che è ancora più grave il fatto che a quella manifestazione si sono presentati personaggi illustri del Governo, in particolare, chiaramente, il Ministro dell'interno, onorevole Angelino Alfano. Io mi chiedo come sia possibile una cosa del genere: perché l'onorevole Angelino Alfano deve andare in una manifestazione del genere a mettere in discussione una sentenza della magistratura ? Questo lo trovo assai disdicevole e vorrei anche poi colloquiare con i miei colleghi, eventualmente, per presentare un'interpellanza su questa sua condotta (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Faccio notare all'onorevole Currò che sulla questione questa mattina in Aula è stata richiesta un'informativa urgente.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, vorrei riepilogare due questioni: oggi in Aula abbiamo ascoltato due terminologie che sono a noi, MoVimento 5 Stelle, molto legate: trasparenza e cambiamento. In merito a queste due parole, francamente, ritengo ridicolo che ci si venga a dare lezioni di come si debba fare politica, perché chi dice comunque che tutti coloro, e sottolineo tutti coloro, che sono all'interno di questo Parlamento, sono dei nominati, questo è vero, perché eravamo all'interno di liste bloccate. È anche vero che qualcuno all'interno di questo Parlamento ha tentato in qualche modo di raggirare questo sistema balordo elettorale e sicuramente in questo senso non può darci lezioni, soprattutto se è in più vincolato ad un doppio incarico, essendo anche sindaco (ed in quel caso sì che i cittadini ti danno un mandato diretto); a quel punto, sarebbe opportuno rispettarlo quel mandato e non candidarsi per il Parlamento, perché i cittadini ti votano per fare il sindaco, non il parlamentare, senza attendere, magari, che ci si debba dimettere e scegliere una delle due cariche solo e soltanto quando si è obbligati dalla legge a scegliere una piuttosto che l'altra carica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma non solo, voglio aggiungere un'altra cosa, adesso le darò dei numeri. Totale 62: Popolo delle Libertà 36, Fratelli d'Italia 8, Lega Nord 13, Partito Democratico 2. Qualche ora fa, all'interno di quest'Aula, ho dovuto fare un intervento per richiamare i colleghi a non votare per i colleghi non presenti; questi numeri che ho fatto sono ancora i Pag. 111colleghi, sottolineo onorevoli, che ancora non hanno depositato – è vero, non è obbligatorio – le minuzie. Quindi, credo che, a proposito di trasparenza e di cambiamento reale, sarebbe un bel gesto se tutte queste persone davvero depositassero le minuzie, perché in questo modo si otterrebbero due risultati.
      In primo luogo, per la prima volta tutto il Parlamento sarebbe riconoscibile e, quindi, il proprio voto sarebbe veramente il proprio e non avremmo magari qualche voto di persone non presenti.
      In secondo luogo, forse ancora più importante, per davvero, per la prima volta, potremo dire che questo Palazzo comincia ad essere trasparente e i cittadini sapranno che nel momento in cui ci sono stati un «tot» di votanti è perché quelli c'erano davvero. E, inoltre, in merito all'ordine dei lavori e, quindi, anche al procedere dei lavori stessi, quando siamo costretti a richiamare i colleghi per questi comportamenti, non facciamo altro, invece, che rallentare i lavori ai cittadini e anche ai partiti, che ci sono qui nell'Aula, che ci chiedono di essere veloci.
      Allora, chiedo a tutti i colleghi: diamo questo bel gesto ai cittadini, depositiamo tutte le minuzie che mancano e dimostriamo davvero che il cambiamento è in atto, perché a quel punto, se invece questo non avverrà, saremo costretti a dire davvero che l'unica forza qui all'interno dell'Aula, in Parlamento, ad aver depositato tutte le minuzie, assieme a Sinistra Ecologia Libertà, è il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, vorrei chiedere, se possibile, di far giungere – visto che non vedo il Ministro qui presente – al Ministro Bonino la richiesta di riferire all'Aula riguardo il licenziamento dell'insegnante Paolo Mannina che è stato licenziato in tronco dal Ministero degli affari esteri dopo essere stato espulso dall'Eritrea, da Asmara, dove lavorava, in quanto omosessuale. È stato costretto a nascondersi per una settimana intera ad Asmara perché lì vige una legge folle, per cui se sei omosessuale rischi tra i tre e i dieci anni di condanna; è tornato, in quanto espulso, in Italia e in Italia ha avuto questo benservito del licenziamento in tronco per il suo ruolo di insegnante nella scuola italiana di Asmara. Quindi, dico che occorre ovviamente rispettare le leggi dei Paesi con cui noi siamo in rapporti, ma è anche vero che, come ci sbilanciamo in proclami nazionalistici quando si toccano i militari o altri diritti anche nostri, potremmo anche utilizzare la stessa verve quando si violano i diritti umani che la nostra Costituzione sancisce ormai da molto tempo. Quindi chiederei, se possibile, di recapitare questo messaggio al Ministro e gradirei che questo Parlamento si esprimesse di conseguenza, perché lo trovo assai scandaloso per il nostro ordinamento costituzionale.

      PRESIDENTE. La ringrazio, il Governo sarà informato dalla Presidenza.

      WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, solo pochi secondi per dirvi che il MoVimento 5 Stelle come gruppo si associa al dolore dei familiari delle vittime per queste tre morti assurde che si sono verificate a Milano negli ultimi giorni.
       In seconda battuta, volevo anche invitare la Presidenza a ricordare ai colleghi deputati che perlomeno durante il minuto di silenzio sarebbe opportuna la presenza in Aula, anche se l'ora è tarda. Molto spesso, infatti, i cittadini ci guardano rispetto a questo modus operandi e noi dobbiamo dare delle risposte: queste sedie vuote sono la peggiore delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 112

      PRESIDENTE. È doveroso però precisare che questa non è stata un'iniziativa della Presidenza, ma un intervento sull'ordine dei lavori che poi ha portato al nostro minuto di silenzio. Quindi, se fosse stato previsto un momento solenne sicuramente l'Aula sarebbe stata più piena.

      ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, ho chiesto la parola, anche se a quest'ora, perché troppe volte il silenzio ha accompagnato la disperazione. Oggi prendere la parola in quest'Aula è doveroso perché resti l'eco di un gesto disperato, del gesto disperato di quell'uomo che, oggi, davanti all'esecuzione di uno sfratto a Vittoria, in Sicilia, ha deciso di dar fuoco a se stesso coinvolgendo la sua famiglia, sua moglie, le sue due figlie e persino i due poliziotti che sovraintendevano allo sfratto. Questa è la condizione, oggi, del Paese. Questa è la condizione della mia terra, dove ogni giorno la disoccupazione fa aumentare a dismisura gli sfratti per morosità.
      Noi siamo la terra dove tanto si è costruito e dove aumentano sempre i senza casa. Ecco, fuori dalla retorica sulla condizione del Paese fuori da quest'Aula, ritengo che sia utile per tutti noi riportare questo evento dentro le mura di questo palazzo e lo ritengo perché serve a ricordarci che il nostro compito, qui ed ora, è quello di dare risposte ad un Paese che soffre (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Mercoledì 15 maggio 2013, alle 9,30:

      1.  –  Seguito della discussione del disegno di legge:
          Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n.  35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali (C. 676-A).
      — Relatori: Bernardo e Causi.

      (ore 15)
      2.  –  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      La seduta termina alle 21,30.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIAMPAOLO GALLI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE AC. 676-A

      GIAMPAOLO GALLI. Onorevoli colleghi, il provvedimento di cui discutiamo non basta da solo per far fronte all'intero stock dei debiti commerciale della Pa che è stimato in oltre 90 mld. Altri provvedimenti dovranno seguire perché la Pubblica amministrazione non può mettere in conto di pagare solo una parte di quanto dovuto.
      E, tuttavia, per con questo limite, il provvedimento è di fondamentale importanza per le nostre imprese, per tutta l'economia. In un momento di grave carenza di liquidità, specie per le PMI, come ha denunciato anche il presidente della BCE Mario Draghi, iniettare 40 mld in due anni significa allentare un vincolo che sta strangolando migliaia di imprese.
      È difficile immaginare un singolo provvedimento che sia altrettanto efficace per attenuare l'intensità della crisi.
      Anche per questo, il pagamento dei debiti della PA era per noi la priorità assoluta. Esprimiamo dunque soddisfazione per questo primo risultato.
      Come ha affermato la Banca d'Italia, la stima degli effetti economici del provvedimento Pag. 113effettuata dal Governo – 2 decimi di Pil in più nel 2013 e 7 decimi nel 2014 – è da considerarsi prudenziale.
      In tempi normali un'aggiunta pari a circa il 5% allo stock di credito all'economia aiuta, ma non fa una grandissima differenza. Affatto diversa è la valutazione che si deve fare in una condizione nella quale intere filiere produttive sono in grande difficoltà perché alcuni anelli della catena sono bloccati dalla stretta di liquidità. Una condizione nella quale molte imprese si avvitano in una carenza di liquidità che spesso si trasforma in insolvenza.
      Questi effetti non possono essere valutati con i normali schemi concettuali del credito, della moneta e della domanda aggregata. Dobbiamo piuttosto pensare ad un'economia che è stata devastata da eventi straordinari, come un terremoto. Un'economia che per molti versi va dunque ricostruita. Più che gli schemi della domanda aggregata è utile pensare in termini di offerta e di interdipendenze strutturali fra settori e filiere produttive.
      Il provvedimento è fondamentale da un altro punto di vista. Pone le premesse per costruire un rapporto meno squilibrato fra le imprese e lo Stato. Come molti colleghi hanno già sottolineato, uno Stato che non paga i propri debiti fa fatica trovare la legittimità necessaria a fare ciò che peraltro deve fare e cioè pretendere di essere pagato puntualmente dai propri creditori in materia di fisco e contributi previdenziali.
      Uno Stato che ti pignora i beni se non paghi ma che a sua volta non paga perde legittimità. In uno stato di diritto il rapporto fra cittadino/contribuente e Stato deve essere basato sulla legge e sulla correttezza dei rapporti. Non siamo sudditi. Le imprese non possono essere più trattate come sudditi.
      D'ora innanzi il fenomeno non si deve più ripetere. La nuova direttiva europea sui ritardati pagamenti è ormai legge. Essa deve essere attuata. Occorre un monitoraggio. Se del caso, dovranno essere introdotti dei correttivi con appropriate sanzioni nei confronti delle amministrazioni che non rispettano i termini di pagamento.
      Visto in questa chiave, il decreto-legge n.  35 è molto di più di un provvedimento di emergenza. Deve rappresentare il primo passo di una svolta nel rapporto fra cittadino e Stato, quella svolta che è stata messa al centro del programma di Governo da parte del Presidente del Consiglio.
      Nella sua attuale formulazione, per noi questo è un provvedimento largamente imperfetto. Per quanti emendamenti migliorativi siano stati fatti in Commissione, non è stato possibile risolvere tutti i problemi che ci sono stati sottoposti dalle categorie produttive e dalle associazioni delle autonomie locali in ordine soprattutto alla semplificazione delle procedure.
      Avremmo voluto inserire un principio generale di silenzio assenso, in base al quale un'impresa segnala un proprio credito alla piattaforma elettronica presso il Mef e l'amministrazione ha un certo tempo per negare il proprio assenso. Soprattutto avremmo voluto ampliare notevolmente le possibilità di compensazione fra debiti fiscali del contribuente e crediti commerciali verso la PA. Volevano così evitare che si ripetessero casi gravi e purtroppo frequentissimi di imprese che si trovano in difficoltà perché, non riuscendo a riscuotere il dovuto dall'amministrazione, non riescono a far fronte ai propri doveri fiscali o contributivi. Avremmo voluto eliminare molti dei passaggi intermedi e dei successivi atti normativi o regolamentari che sono previsti nel decreto.
      In tutti i gruppi politici, è prevalsa la prudenza per due distinte considerazioni.
      a) Vi era in primo luogo la considerazione che un decreto legge – con evidenti requisiti di necessità e di urgenza – è operativo sin dalla data della sua emanazione e non potevamo bloccare l'operatività delle amministrazioni in attesa della sua conversione in legge. Avremmo generato confusione e comunque un ritardo di ulteriori due mesi che non sarebbe stato accettabile. Ricordo al riguardo che le prime importanti scadenze operative erano quelle del 30 aprile e del 15 maggio. Pag. 114Le stesse organizzazioni di rappresentanza delle imprese ci avevano invitato alla prudenza.
      b) Un provvedimento di questa importanza e complessità richiede una forte assunzione di responsabilità riguardo alla fase attuativa, mentre noi abbiamo lavorato in Commissione, Speciale e Bilancio, in un quadro politico di grande complessità prima con un governo dimissionario e poi con un governo appena insediato, che non poteva certo stravolgere in poche ore l'impianto ereditato dal precedente governo.
      Aggiungo che la RGS ha opposto resistenze alle richieste avanzate dai vari gruppi politici che non sempre ci sono apparse del tutto e chiaramente motivate.
      La RGS rimane una struttura di eccellenza nel panorama della amministrazioni italiane. E sappiamo bene che essa ha difficoltà a dare risposte esaurienti anche perché a sua volta fa fatica a ottenere dalle altre amministrazioni gli elementi conoscitivi che sono necessari per formulare tali risposte. Ma che la RGS abbia bisogno di un rinnovamento appare evidente. Un rinnovamento da cui non possiamo aspettarci miracoli se esso non si accompagna ad un più generale rinnovamento di tutta l'amministrazione pubblica italiana e delle sue procedure contabili.
      Il problema di cui discutiamo oggi, l'accumulo di debiti della PA, e il fatto stesso che non si conosca l'ammontare di tali debiti, ci dice quanto c’è da fare per migliorare la nostra amministrazione, ci dice anche quanto siano potenzialmente distorte le nostre informazioni sulle politiche pubbliche che vengono attuate. Con tutta evidenza, abbiamo speso di più di quanto non risulti dai documenti contabili. Con tutta evidenza, i tagli fatti negli anni passati, pur rilevanti, sono stati meno efficaci di quanto pensassimo.
      Va però detto che da vari anni sapevamo che vi era un debito commerciale, non contabilizzato nelle statistiche del debito pubblico, nell'ordine di 4-5 punti di Pil.
      E con noi lo sapevano i mercati finanziari. Questo è il punto cruciale che rende possibile l'operazione. Il ragionamento è che i mercati non dovrebbero reagire negativamente ad un'operazione che non crea nuovo debito ma fa emergere debito esistente. Che si limita dunque a trasformare un debito commerciale in un debito finanziario. In questo momento l'Italia non ha un problema di liquidità. Sui mercati internazionali vi è abbondante liquidità per via delle politiche espansive delle banche centrali, da ultimo anche della Banca del Giappone. L'Italia deve riuscire a fugare ogni dubbio residuo sulla sostenibilità del suo debito pubblico, ma questo è un altro tema che riguarda i saldi finanziari che generiamo anno dopo anno. E questi saldi sono già stati messi in sicurezza, sul piano programmatico, dalla risoluzione del Parlamento sul Def.
      Non dovremmo dunque avere contraccolpi negativi sul finanziamento del nostro debito.
      Avviandomi a concludere desidero rilevare che su questo provvedimento vi è stata una buona collaborazione fra i diversi gruppi politici. Le forze di maggioranza sono sempre state coese, il che è di fondamentale importanza e fa ben sperare per il futuro.
      Ma vorrei dare atto anche ai gruppi di minoranza, tutti, di avere operato con spirito costruttivo.
      Credo che sia anche giusto prendere nota del fatto che il M5S, composto di persone tutte alla prima esperienza parlamentare, abbia partecipato attivamente ai lavori con proposte e considerazioni spesso di buon livello sul piano tecnico. Alcuni emendamenti del M5S sono stati accolti.
      Certo, è più facile andare d'accordo quando ci sono soldi da dare (e qui erano ben 40 mld, cosa mai successa prima nella storia d'Italia) che quando si devono trovare coperture ai provvedimenti. Comunque registriamo il bicchiere mezzo pieno.
      In conclusione, annotiamo le cose da fare:
          1) Occorre monitorare il flusso dei pagamenti alle imprese. Auspichiamo che il Mef sia in grado di comunicare con la massima frequenza possibile quanto è stato effettivamente pagato alle imprese.Pag. 115
          2) Se il monitoraggio rivelerà l'esistenza di problemi o ritardi il Governo sia pronto a assumere i necessari provvedimenti correttivi. Se necessario tornando in Parlamento. Non possiamo permetterci un risultato mediocre. Sarebbe intollerabile. Dunque dobbiamo essere pronti a correggere il tiro se le cose non andassero nella direzione giusta.
          3) Come detto, 40 miliardi non bastano, dato che i debiti pregressi ammontano almeno a 90 mld. Così come non bastano i 7,5 mld per i pagamenti dei debiti in conto capitale, che si stima siano attorno ai 20 mld. Dovremo quindi prevedere una fase due, verosimilmente con l'aggiornamento al Def che si farà a settembre. Anche a questo serve il monitoraggio della fase che si sta aprendo adesso.

      Auspico dunque che la Camera approvi il provvedimento con una maggioranza la più ampia possibile. Sappiamo che ha dei limiti. Ne abbiamo spiegato la ragione. Se emergeranno dei problemi dovremo essere pronti ad introdurre i necessari correttivi.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  4  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 676-A – em. 1.1 563 563 282 16 547 28 Resp.
2 Nom. em. 1.2 565 565 283 17 548 28 Resp.
3 Nom. em. 1.3 561 561 281 16 545 28 Resp.
4 Nom. em. 1.4 557 557 279 52 505 29 Resp.
5 Nom. em. 1.5 564 564 283 162 402 28 Resp.
6 Nom. em. 1.6 562 562 282 159 403 28 Resp.
7 Nom. em. 1.7 561 557 4 279 145 412 28 Resp.
8 Nom. em. 1.8 558 558 280 50 508 28 Resp.
9 Nom. em. 1.10 558 558 280 50 508 28 Resp.
10 Nom. em. 1-bis.1 555 555 278 555 28 Appr.
11 Nom. em. 2.2 563 543 20 272 151 392 28 Resp.
12 Nom. em. 2.3 550 548 2 275 139 409 28 Resp.
13 Nom. em. 2.4 540 540 271 148 392 28 Resp.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). – C  =  Voto contrario (in votazione palese). – V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A  =  Astensione. – M =  Deputato in missione. – T  =  Presidente di turno. – P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  4  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.1 553 552 1 277 141 411 28 Resp.
15 Nom. em. 6.1 561 560 1 281 140 420 28 Resp.
16 Nom. em. 6.2 550 550 276 34 516 28 Resp.
17 Nom. em. 6.3 551 551 276 16 535 28 Resp.
18 Nom. em. 6.4 537 537 269 119 418 28 Resp.
19 Nom. em. 6.5 541 540 1 271 16 524 28 Resp.
20 Nom. em. 6.6 rif. 552 551 1 276 501 50 28 Appr.
21 Nom. em. 6.7 555 555 278 124 431 28 Resp.
22 Nom. em. 7.1 550 550 276 159 391 28 Resp.
23 Nom. em. 7.2 549 548 1 275 53 495 28 Resp.
24 Nom. em. 7.100 547 547 274 405 142 28 Appr.
25 Nom. em. 7.3 549 549 275 23 526 28 Resp.
26 Nom. em. 9.1 550 550 276 50 500 28 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  3  DI  4  (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 9.2 541 540 1 271 89 451 28 Resp.
28 Nom. em. 10.1 534 533 1 267 16 517 28 Resp.
29 Nom. em. 10.2 534 531 3 266 143 388 28 Resp.
30 Nom. em. 10.3 530 530 266 50 480 28 Resp.
31 Nom. em. 10.4 531 531 266 121 410 27 Resp.
32 Nom. em. 10.5 537 537 269 49 488 27 Resp.
33 Nom. em. 12.1 516 516 259 136 380 27 Resp.
34 Nom. em. 12.2 520 520 261 127 393 27 Resp.
35 Nom. em. 12.3 511 511 256 126 385 27 Resp.
36 Nom. em. 12.4 519 519 260 129 390 27 Resp.
37 Nom. em. 12.5 525 522 3 262 48 474 27 Resp.
38 Nom. em. 12.100 500 397 103 199 378 19 27 Appr.
39 Nom. em. 1.100 467 467 234 371 96 26 Appr.
INDICE  ELENCO  N.  4  DI  4  (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 42)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 1.11 rif. 487 386 101 194 386 26 Appr.
41 Nom. subem. 0.7.101.1 493 392 101 197 392 26 Appr.
42 Nom. em. 7.101 493 389 104 195 389 26 Appr.