XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 41 di mercoledì 26 giugno 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

      La seduta comincia alle 10.

      CATERINA PES, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 10,05).

      MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, volevo chiarire sul processo verbale di ieri il mio pensiero riguardo al mio intervento sull'ordine dei lavori. Sono stato interrotto per questo motivo: perché era previsto nella Conferenza dei presidenti di gruppo che non si dovesse attaccare e creare dibattito in Aula. È chiarissimo, non era quello il mio intervento di ieri. Il mio intervento era per chiarire una cosa: non voleva certamente prendere in giro l'onorevole Boccia, che non conosco e non mi permetterei mai di farlo, ma vorrei che, quando una persona ha un ruolo e l'onorevole Boccia è presidente della Commissione bilancio, ma in generale è un rappresentante politico, si mettesse sempre in primo piano l'informazione, la corretta informazione. Possiamo essere d'accordo o contrari al programma F35, non sono io a dirlo...

      PRESIDENTE. Deputato, lei deve chiarire il suo pensiero, la invito a chiarire il suo pensiero.

      MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, infatti è il mio pensiero di ieri. L'onorevole Boccia ieri ha dichiarato che gli F35 sono elicotteri che trasportano malati e spengono incendi. Ora questa è semplicemente cattiva informazione che muove l'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Volevo soltanto chiarire questo. Poi uno può essere favorevole o contrario...

      PRESIDENTE. La ringrazio. Prendo atto di tale chiarimento, che figurerà nel resoconto della seduta odierna.
      Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Brunetta, Bueno, Centemero, Cirielli, Dambruoso, Dellai, Fedi, Ferranti, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, La Marca, La Russa, Merlo, Migliore, Nissoli, Pisicchio, Porta, Realacci, Sani, Simoni, Sorial e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta Pag. 2dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

      PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 25 giugno 2013, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari sociali):
          «Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2013, n.  72, recante misure urgenti per i pagamenti dei debiti degli enti del Servizio sanitario nazionale» (1260) – Parere delle Commissioni I e X.

      Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Annunzio del conferimento del titolo di Viceministro a sottosegretario di Stato.

      PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 25 giugno 2013, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la S.V. che con decreto del Presidente della Repubblica in data odierna, adottato su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge del 23 agosto 1988, n.  400, della delega di funzioni conferite dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, è stato attribuito il titolo di Viceministro al sottosegretario di Stato presso il medesimo Dicastero senatrice professoressa Maria Cecilia Guerra.
Firmato: Enrico Letta».

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,10).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Ferranti ed altri; Costa: Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (A.C. 331-927-A) (ore 10,11).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn.  331-927-A di iniziativa dei deputati Ferranti ed altri; Costa: Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili.
      Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.

Sull'ordine dei lavori.

      SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non che la Presidenza abbia bisogno di avvocati difensori, ma vorrei semplicemente puntualizzare, dopo la presa d'atto Pag. 3della precisazione del pensiero dell'onorevole Di Stefano, che ieri il Presidente di turno, l'onorevole Giachetti, lo ha richiamato alla questione poiché già in Conferenza dei presidenti di gruppo la Presidente Boldrini aveva sollevato il problema che spesse volte a fine seduta si apre, una specie di sessione a schema libero su diversi temi. Questo comporta un allungamento improduttivo della seduta con l'apertura di una serie di dibattiti non iscritti all'ordine del giorno.
      L'onorevole Giachetti aveva fatto presente al collega Di Stefano che la questione degli F35 era nell'ordine del giorno della settimana e sarebbe stata affrontata nei giorni successivi. Per una questione di opportunità, poiché le precisazioni dell'onorevole Di Stefano giungevano su delle dichiarazioni dell'onorevole Boccia rese non in quest'Aula, ma esternamente – lo dico perché credo che poi, se ci si dà un metodo, si riesca a gestire meglio l'economia dei nostri lavori – credo che probabilmente, a una qualunque dichiarazione, che non necessariamente deve essere condivisa da tutti, si possa propriamente rispondere con una dichiarazione di segno opposto attraverso lo stesso mezzo.
      Infatti, se alle dichiarazioni che vengono fatte alla stampa o su Twitter o su Facebook o su qualunque altro social network ciascuno si sente in dovere di rispondere sempre e comunque in quest'Aula, noi trasformiamo quest'Assemblea nella sala stampa di Montecitorio e facciamo delle sedute parlamentari che divengono, per un verso, infinite e, per un altro, di difficile gestione, proprio da parte della Presidenza di turno, qualunque essa sia.

      PRESIDENTE. La ringrazio e sulla questione ci tengo a ribadire che ho dato la parola al deputato Di Stefano per un intervento sul processo verbale. Quando poi è iniziato il chiarimento del pensiero del deputato Boccia, l'ho interrotto, perché non credevo fosse più opportuno.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 331-927-A)

      PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 331-927-A). Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1 il deputato Ivan Scalfarotto. Ne ha facoltà.

      IVAN SCALFAROTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora onorevole sottosegretario, povero il Paese in cui i diritti si misurano un tanto al chilo, a seconda del numero delle persone i cui diritti sono violati o misconosciuti ! Eppure, purtroppo, la maggior parte delle volte è proprio quello che succede, e dove anche minoranze sostanziose, misurabili in milioni di persone, fanno fatica a conquistare l'attenzione dell'opinione pubblica e la doverosa cura del legislatore, figuriamoci quanto sia duro mettere sotto la luce dei riflettori quei 60 mila esseri umani che vivono nelle nostre carceri.
      Sessantamila persone, una su mille nel nostro Paese, vivono in penitenziari che sono tutti così stipati collettivamente che quello spazio farebbe fatica a contenere anche quelle 44 mila persone che sono il numero massimo che vi dovrebbe stare secondo la capienza ufficiale. Sessantamila persone che rimuoviamo come se le carceri fossero una specie di discarica umana, rifiuti che dimentichiamo esattamente come dimentichiamo tutti gli altri rifiuti una volta che arrivano in discarica.
      Secondo le norme europee, ogni detenuto dovrebbe avere sette metri quadrati di spazio disponibile, uno in più dei sei metri quadrati che, sempre secondo le norme europee, ogni maiale adulto dovrebbe avere in un allevamento, come mi ha fatto amaramente notare Ascanio Celestini in un suo articolo di qualche giorno fa su il Fatto Quotidiano. In realtà, in Italia, spesso a ciascun detenuto non si arriva ad assicurare uno spazio neanche pari alla metà di quello che è riservato ai maiali, tre metri Pag. 4quadrati, con situazioni in cui i detenuti non riescono neanche a scendere tutti contemporaneamente dai propri letti a castello, per mancanza di spazio.
      Le nostre carceri sono indegne di un Paese civile, ha giustamente affermato la Ministra Cancellieri soltanto pochi giorni fa, e ha ragione. Signor Presidente, la giustizia penale costituisce una vera emergenza nel nostro Paese, non per ciò che normalmente giunge alla pubblica opinione e che occupa la maggior parte del tempo nei talk show televisivi circa la situazione processuale di questo o quell'imputato eccellente.
      No, è un'emergenza perché qui abbiamo perso il senso profondo della funzione del processo penale e della pena. Uno Stato che esercita la sua potestà sui cittadini, privandoli della libertà personale, conserva la sua qualifica di democratico solo se riesce a tenere insieme, in equilibrio, varie esigenze. La prima è quella di condannare il reo con una pena, per retribuirlo, come si dice in senso tecnico, per il fatto commesso e per evitare che delinqua di nuovo.
      La seconda è quella di indicare alla società un disvalore rispetto a un dato comportamento, a una data condotta, e di fare in modo che la stessa collettività si senta protetta, dato che chi ha commesso un reato è stato assicurato alla giustizia.
      E poi c’è la terza esigenza, quella che costituisce l'essenza di uno Stato democratico anche quando infligge la perdita della libertà: l'esigenza che la pena non sia fine a se stessa, che non si risolva in una pura afflizione, ma che costituisca e diventi un'occasione per riabilitare e rieducare chi ha commesso un reato, per assicurarne, insomma, il reinserimento nel tessuto sociale.
      Come al solito, non ci sono parole più semplici e belle di quelle della nostra Carta costituzionale. Mi riferisco al terzo comma dell'articolo 27, che vale la pena richiamare in quest'Aula: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Parole altissime e inattuate, Signor Presidente, e, mentre ci accingiamo a cambiare la Costituzione e proprio nei giorni in cui salutiamo l'ultimo dei Padri costituenti, non sarebbe male fermarsi un momento in quest'Aula a pensare a quanta parte della nostra Carta fondamentale non si è mai in realtà trasformata da principio ideale in diritti e opportunità per la comunità dei nostri concittadini.
      Ma in un mondo carcerario dove i detenuti vivono in meno spazio di quello a cui hanno diritto i maiali nell'Unione europea, in un sistema in cui 35 detenuti su 100 sono stranieri e dove tra il 25 e il 30 per cento sono tossicodipendenti, possiamo davvero pensare che le tre esigenze di cui parlavo prima siano tutte rispettate ? In una realtà in cui il 33 per cento dei detenuti compie atti di autolesionismo e il 12 per cento tenta il suicidio, possiamo dire che quelle tre esigenze siano effettivamente tenute in considerazione ?
      Non so quanti di voi, onorevoli colleghi, abbiano esercitato il proprio potere ispettivo, ma basta visitare un qualsiasi carcere del nostro Paese per verificare che il nostro modo di intendere la pena oggi semplicemente non funziona. Non si tratta soltanto del sovraffollamento, ma il dato empirico che si para evidente agli occhi dell'osservatore è che il carcere oggi è di fatto il luogo in cui molti disperati, troppo spesso in custodia cautelare e, quindi, dannati senza mai essere stati condannati, sono reclusi per piccoli o piccolissimi reati e spesso con un residuo pena breve o brevissimo.
      Ricchi no, ricchi se ne vedono pochi, a dimostrazione che la galera spesso è anche il risultato, non della severità della legge, ma della mancanza di un buon avvocato. La legge di cui discutiamo oggi, signor Presidente, non risolve tutti i problemi, ma ci costringe come legislatori a una riflessione fondamentale e ormai ineludibile. La riflessione riguarda questo: se oggi la pena debba consistere solo ed esclusivamente nella detenzione in carcere oppure no, se l'unico modo per sancire l'antigiuridicità di un fatto sia quello di chiudere il reo in prigione possibilmente buttando via la chiave. La risposta che questa legge ci fornisce è che no, non deve essere necessariamente così e Pag. 5che, anzi, attraverso la detenzione domiciliare e la messa alla prova possiamo, in un numero non irrilevante di casi, tenere insieme le tre esigenze di cui facevo cenno (retribuzione, sicurezza e prevenzione, riabilitazione e rieducazione).
      Durante i lavori in Commissione giustizia abbiamo assistito all'ostruzionismo della Lega Nord e, mi dispiace dirlo, all'opposizione del gruppo del MoVimento 5 Stelle rispetto a questo provvedimento. Lo voglio dire con franchezza, ritengo questa una posizione populista nel senso peggiore del termine, una posizione che titilla le più elementari e profonde paure della pancia del Paese a scapito di una riflessione che è sì urgente, ma che per questo non dovrebbe essere meno approfondita e pacata. Una posizione – quella della Lega Nord in particolare – che descrive questa legge liquidandola come una specie di amnistia mascherata, un tentativo di mettere in libertà frotte di delinquenti a detrimento della sicurezza del Paese. Ebbene, non è così; al contrario, perché con questa legge in nessun caso lo Stato abdica in modo generalizzato alla sua potestà.
      Questo è il punto e questo deve chiaramente arrivare alla pubblica opinione. E stupisce che proprio la Lega Nord, che nella scorsa legislatura ha votato tutte le leggi con le quali si è bombardato il processo penale nel tentativo di impedire che arrivasse a sentenza, si accanisca oggi su un provvedimento che non impedisce la valutazione del magistrato sul reo e sulla responsabilità del reo, ma che incide, invece, sulla modalità della pena e sulla riabilitazione del condannato.
      Nella detenzione domiciliare il giudice condanna il reo, ne dichiara la penale responsabilità ma, rispetto a questo, devono essere tenuti presenti i dati sulla recidiva che sono chiarissimi: chi sconta in carcere l'intera pena ha un tasso di recidiva del 70 per cento contro il 20 per cento di chi ha accesso a misure alternative. Ebbene, proprio questi dati sulla recidiva potrebbero creare un effetto che, con ogni probabilità, non sarà un effetto di lassismo ma, al contrario, produrrà una maggiore effettività della pena rispetto ad oggi. Altro che amnistia, altro che indulto ! Di che amnistia parliamo, di che indulto parliamo se sarà sempre il giudice a valutare l'opportunità della detenzione domiciliare ?
      Come ha bene ricordato ieri l'onorevole Rossomando, il magistrato dovrà sempre utilizzare i criteri dell'articolo 133 del codice penale che, guardate, sono criteri molto precisi, molto stringenti: bisogna che guardi alla natura, alla specie, ai mezzi, all'oggetto, al tempo, al luogo, ad ogni altra modalità dell'azione criminosa. Dovrà guardare la gravità del danno, il pericolo cagionato alla persona offesa da reato. Dovrà verificare l'intensità del dolo e il grado della colpa e poi dovrà tener conto anche della persona del colpevole, della sua capacità a delinquere, dei motivi a delinquere, del carattere del reo, dei precedenti penali e giudiziari e, in genere, della condotta e della vita del reo antecedente al reato, della condotta contemporanea o susseguente al reato, delle condizioni di vita individuale, familiare, sociale del reo. Quale amnistia, onorevoli colleghi, quale indulto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?
      E anche per quanto concerne la messa alla prova, guardate che è un istituto che già è stato per lungo tempo testato nel processo minorile con grande successo ed è un istituto conosciuto dalla maggior parte degli ordinamenti dei Paesi che consideriamo di grande civiltà giuridica: anche lì non c’è alcuna automaticità nell'applicazione dell'istituto della messa alla prova, ma vi è un controllo del giudice sulla pericolosità del soggetto sia quando l'imputato richieda la messa alla prova sia quando si debba decidere sulla revoca della stessa nel caso vi siano stati comportamenti incompatibili.
      Ma ciò che più credo valga la pena di sottolineare è che con la messa alla prova l'imputato non viene solo fatto oggetto di un effetto afflittivo, ma deve mettere in atto condotte volte all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato nonché, ove possibile, risarcire il danno cagionato dal reato. Insomma, si parla di un istituto che mira ad un'effettiva riconciliazione anche riparatoria Pag. 6con la vittima del reato e con il contesto sociale. Proprio a questo, onorevoli colleghi, dovrebbe servire la pena.
      La nuova disciplina poi del processo per gli irreperibili produce sostanzialmente l'abolizione del processo per contumacia, la sua fondamentale revisione. Anche questa è una anomalia italiana che ha attratto l'attenzione della comunità internazionale e non sempre in modo lusinghiero, signor Presidente.
      Questa è una buona legge, onorevoli colleghi. È una legge di civiltà, è una legge degna di un legislatore che non ha paura e che sa tenere in conto tutte le esigenze che sono in gioco quando si parla del diritto penale e della pena. Ma sarà una buona legge ed è per questo che è necessaria una delega al Governo, se la visione che incarna sarà organica, sarà chiara, e non sarà frenata da lacci e lacciuoli. Se la civiltà che dimostra non sarà posta nel nulla con tagli e interventi dettati da emergenze o dal sentimento o dall'emozione. L'investimento nella nostra civiltà giuridica e la lotta alla barbarie che oggi purtroppo le nostre carceri rappresentano non dovranno lasciare il passo alla voglia di rivincita e alla richiesta di una soddisfazione che è legittima nelle parti offese da un reato ma è intollerabile quando è fatta propria dallo Stato. La severità e l'effettività della pena non sono beni negoziabili e non lo sono neanche con questa legge. Ma la civiltà del nostro Paese, la solidità dei nostri valori democratici, ebbene quelli non possono essere meno negoziabili. Ricordiamolo al momento di votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo iniziare il mio intervento in altra maniera. Però, dopo aver sentito il collega che mi ha preceduto, di cui comunque ho stima per quello che sono le sue battaglie parlamentari ed extraparlamentari, vorrei partire proprio da quello che ho sentito. Infatti, dal discorso fatto dal collega si capisce che bisogna fare in modo che chi commette reati non vada in carcere e poi comunque ne esca peggio di come è entrato, ma debba avere un percorso riabilitativo.
      Dal suo punto di vista ciò può avere anche una logica, ma la logica secondo me non c’è, perché la stessa persona che ha parlato adesso, ha fatto una proposta di legge in cui sull'omofobia dice l'esatto contrario, cioè va a dire che sulla discriminazione sessuale chi va in carcere può rimanere esclusivamente e solo in carcere e non ci può essere niente di alternativo. Allora, se da una parte il collega dice una determinata cosa, su altri argomenti, dove lui è più, diciamo così, interessato, dice che chi commette un reato deve rimanere in carcere, punto e finito. Questa è la proposta di legge fatta da lui, non è che l'ho fatta io, e si vede in maniera molto semplice come ci sono due pesi e due misure a seconda di dove uno posa il sedere quando deve parlare. È evidente quindi, signor Presidente, che in questa Camera dei deputati ci sono situazioni veramente particolari, perché se egli dice in una sua proposta di legge «niente attenuanti», io mi chiedo in che mondo viviamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), cioè se si parla di gay non ci sono attenuanti sull'omofobia, se si parla di rapinatori, scippatori, di chi fa le truffe, stalking e via dicendo, allora quelli possono avere la riabilitazione e, se anche commettono reati nei sei anni di pena, possono andare a casa tranquillamente, a guardarsi la televisione, a farsi i cavoli loro, e comunque per loro ci può essere una riabilitazione. Per chi invece ha altre idee no, quelli devono rimanere in carcere vita natural durante. Questa è una cosa che, per quanto mi riguarda, fa accapponare la pelle, perché ci si rende conto di come alla fine uno pensa solo ed esclusivamente al suo orticello. Però tutti si dimenticano che bisogna invece pensare ai nostri cittadini, perché poi con questo provvedimento – ed ovviamente io non ce l'ho con le categorie che adesso vado a menzionare, ma comunque mi sembra veramente ci sia un conflitto di interessi – Pag. 7chi fa l'avvocato ha i suoi interessi, perché comunque gli avvocati più lavoro hanno meglio stanno, visto che ce ne sono tanti in Italia, abbiamo un record credo mondiale; i magistrati hanno bisogno di cose alternative e ovviamente sappiamo che i magistrati hanno, per una certa parte, una tendenza politica; poi ovviamente c’è il problema delle carceri quindi, su cui la settimana scorsa al Ministro Cancellieri ho detto, un po’ punzecchiandola, che per il problema delle carceri, se vanno avanti così i nostri governanti, la soluzione migliore sarebbe quella di non arrestare più nessuno, così nessuno va più in carcere e siamo tutti felici e contenti.
      Nella realtà credo che gli unici di cui ci si dimentica sono i cittadini. In questo Parlamento ci sono tante persone che non sanno neanche cosa significa fare l'amministratore nei comuni, non sanno neanche cosa significa stare in trincea, altro che stare qui nel salottino a dirsi le cose e magari poi nell'altro salottino domani mangiarsi la tartina col salmone, il caviale e lo champagne e dire: «Bisogna aiutare i ROM, bisogna aiutare i clandestini, che sono una risorsa». È vero, sono una risorsa i clandestini, ma per la criminalità, non certo per la gente normale. «Non bisogna fare questo, bisogna fare quest'altro» dicono nei salotti. Andassero a fare gli amministratori nelle città, dalla Valle d'Aosta a Lampedusa, senza colore politico, e capirebbero cosa significa invece avere i delinquenti sulla strada, avere gente stufa del fatto di vedere che chi viene arrestato oggi, il giorno dopo è fuori, che chi commette reati dopo una settimana continua a commetterli.
      E la Polizia, i Carabinieri, la Guardia di finanza e tutte le forze dell'ordine si sentono presi per i fondelli, perché oltre ad avere degli stipendi da fame rispetto a quello che fanno, si rendono conto che il loro lavoro è inutile, perché c’è una classe politica che se ne frega di certe cose, perché tanto vive sul pianeta Marte. Invece bisogna vivere sul pianeta Terra e stare sul pianeta Terra significa altro: significa che il cittadino normale, che magari ha lavorato una vita, la vecchietta o il vecchietto, soprattutto delle classi più in difficoltà, se subiscono uno scippo o se c’è un furto in casa, se vedono un delinquente che li attacca, non li vogliono rivedere il giorno dopo per la strada, non vogliono sapere che dopo una settimana magari sono agli arresti domiciliari, perché quello è un insulto. Perché certo, si parla di crisi, è ovvio, la crisi colpisce tutti, colpisce soprattutto le fasce più deboli, però la crisi, ahimè, è una cosa più generale. Ma quando il cittadino viene colpito in maniera diretta e vede che non esiste la giustizia si incazza e ce l'ha con tutti, giustamente.
      E le forze dell'ordine si sentono inermi rispetto a tutto questo, perché si fanno delle leggi o si trovano delle soluzioni che, in realtà, alla fine, uno si sente nella coscienza di dire: ma io a che cosa servo ? Rischio la vita per arrestare uno che poi dopo va a casa a guardarsi la televisione ? Rischio la vita con uno che poi alla fine sta fuori ?
      Ho sentito ieri dire che, se si fanno questi provvedimenti è perché noi dobbiamo modernizzarci, gli altri Paesi lo fanno. Sarà anche vero, ma negli altri Paesi c’è la giustizia che c’è in Italia ? Negli altri Paesi ci sono i tribunali come ci sono in Italia ? Negli altri Paesi ci sono le situazioni che ci sono in Italia, dove per arrivare ad una sentenza magari ci metti otto, dieci o dodici anni, per avere un minimo di giustizia ? No, la risposta è no, se non sei in un Paese africano o nel Bangladesh. Questa è l'evidente situazione del nostro Paese e, invece, io sento discorsi che veramente mi chiedo se sono io che sono un extraterrestre o se ci sono tante persone qui che sono degli extraterrestri. E la risposta, secondo me, visto che sono vent'anni che faccio l'amministratore, è la seconda. C’è troppa gente qua dentro che non sa neanche che cosa significa vivere in mezzo alla gente, perché forse è abituata troppo ad andare in giro con le auto blu anche se non è più ministro. Ieri è venuto fuori – e io presenterò adesso un'interrogazione su questo – che un ex Ministro, Catania, gira ancora con l'auto blu. Giustificazione: ma adesso appena posso non Pag. 8la uso più. Ma come appena posso ? Uno se non è più Ministro non usa più l'auto blu, punto e finito (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle). Vuoi l'auto blu ? La vuoi l'auto blu ? Fai come me. Glielo spiego io, signor Presidente, come ho fatto io. Dieci anni fa mi sono comprato una new beetle blu di seconda mano – ce l'ho ancora adesso, ha 300 mila chilometri – e allora anch'io posso dire di avere l'auto blu. A me non me ne può fregare di meno, mi piace il blu come colore, però se c’è qualcuno che ha la patologia di avere l'auto blu, se la compri blu oppure se la vernici e va in giro con l'auto blu.

      PRESIDENTE. Deputato, è interessante, però restiamo sul tema. È un tema interessante, però direi di restare sul tema su cui sta svolgendo l'intervento.

      GIANLUCA BUONANNO. Direi che è molto interessante. È talmente interessante che vorrei anche capire quanti altri politici o ex ministri girano ancora con l'auto blu perché ci siamo rotti le palle di vedere gente che sfrutta queste cose.

      PRESIDENTE. No, cortesemente. Scusi un attimo. Credo che lei possa esprimere lo stesso contenuto, però con uno stile consono a quest'Aula. La pregherei solo di questo, grazie (Applausi).

      GIANLUCA BUONANNO. Io la ringrazio, signor Presidente, della sua reprimenda nei miei confronti, però io quando vado al bar – che è un po’ la palestra, andare al bar, stare in mezzo alla gente, al mercato – la parola che ho citato prima, e che non cito più perché altrimenti mi sgrida un'altra volta, è una cosa normale. Quello che fa più incavolare non è la parola che ho citato prima, cioè palle, ma, in realtà, quello che si vede nel concerto totale della politica italiana, ossia quello che non si fa. È quello che fa più arrabbiare. Non è che se io vengo qua e dico una parolaccia, sono io il cattivo. Il cattivo è nella sostanza un sistema che non dà le risposte che i cittadini chiedono. Non si danno risposte sul lavoro ? È un problema. Ma se anche nella giustizia non riusciamo a dare risposte e facciamo, invece, provvedimenti che vanno al contrario di quello che la gente si aspetta, è tutto dire.
      Allora, riguardo al problema delle carceri, per tornare all'argomento, 25 mila persone che stanno nelle carceri italiane sono stranieri. Allora, la cosa importante quale sarebbe ? Che se si diminuissero queste 25 mila persone, in Italia non ci sarebbe il problema del sovraffollamento delle carceri. Allora, facciamo in modo che per queste 25 mila persone – si utilizzino gli ambasciatori, si utilizzano tutti quelli che, comunque, sono negli Stati stranieri – la pena venga scontata nei loro Paesi di origine. Perché oltre ad avere fatto dei crimini nel nostro territorio dobbiamo anche mantenerli ? Che tornino a casa loro e stiano là a scontare la pena (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Io con qualcuno ho pure parlato, con i rumeni, i marocchini, i tunisini – gli italiani delinquenti siamo in Italia e ce li dobbiamo tenere – e succede che sapete cosa dicono questi ? (Perché poi vengono anche nel mio ufficio, perché poi hanno bisogno del sostentamento, chiedono aiuto, eccetera, eccetera). Dicono: ma noi stiamo bene qua in Italia, perché se commettiamo gli stessi reati nei nostri Paesi, noi non usciamo più di prigione, mentre qua in Italia, già il 90 per cento dei reati non viene colpito, quando ci colpiscono tanto la facciamo franca molto spesso. Quindi, nella sostanza, trovano il Bengodi qui. Allora, bisogna cambiare ovviamente il modo di agire e di far capire che qui non siamo il Paese di Bengodi, ma che è un po’ diverso. Allora, perché non facciamo in modo che queste 25 mila persone vadano a scontare le loro pene presso i loro Paesi ? Si sarebbe già risolto il problema del sovraffollamento delle carceri.
      Poi, però, volevo anche dire che ieri mi ha stupito un'altra cosa.
      In un dibattito che c’è stato, una polemica, diciamo così, politica – perché, poi, qui, ovviamente, è giusto si parli, c’è il Parlamento, lo dice la parola stessa, in cui uno ha idee differenti rispetto ad un Pag. 9altro, però, si deve rimanere nei termini e nei limiti –, una rappresentante di SEL, quando io ho detto «siete i soliti comunisti», si è arrabbiata e mi ha detto: «io sono orgogliosa di essere stata comunista». Io sono rimasto lì sorpreso e ho detto: «ma come ? Non è più comunista neanche lei ? È cambiato tutto» ! Quindi, se continua a cambiare tutto, io mi chiedo: dei reati, con riferimento ai quali si dovrebbe fare in modo che il giudice possa decidere di mandare agli arresti domiciliari, vorrei elencarne qualcuno, perché, magari, non tutti sanno quali sono.
      Dunque, nei reati considerati c’è, ad esempio, l'attentato contro la Costituzione. Poiché tutti parlano della Costituzione come di una cosa meravigliosa, bella, la più bella del mondo – l'ho sentito anche ieri –, ebbene, tra questi reati, c’è l'attentato alla Costituzione; c’è, ad esempio, la prostituzione minorile, c’è la falsa testimonianza. Ecco, a proposito di questi due ultimi reati che ho citato, mi viene in mente il processo Ruby, che non ha niente di attinente, però, gli elettori di questi partiti sapranno che tra i reati che verrebbero, diciamo così, un po’ condonati ci saranno anche la prostituzione minorile e la falsa testimonianza; e il giorno che lo saprà anche la Boccassini, non so come la prenderà, rispetto a queste persone che vogliono proporre questo tipo di situazioni. E, poi, visto che loro sono contro Silvio Berlusconi, alla fine, mi sembra che, in realtà, cerchino in qualche maniera subdola di invogliare, invece, a fare in modo che questi capi di imputazione vengano sistemati in altra maniera. Quindi, mi complimento con il partito di Vendola che, alla fine, mi sembra più amico di Berlusconi che di altri.
      Poi, abbiamo una serie di situazioni e di reati: ad esempio, gli incendi boschivi. Anche qui, soprattutto al Sud, capita che gli incendi boschivi siano una cosa abbastanza normale. È capitato, molto spesso, di sapere che gli incendi boschivi vengono anche causati apposta in modo da far vedere che servono i forestali, quando, in realtà, sappiamo, ad esempio, che la Sicilia ha più forestali del Canada intero. Quindi, già a pensare che la Sicilia abbia più forestali del Canada, mi viene da ridere, perché, comunque, poi, dobbiamo mantenerli tutti, anche se non servono. Allora, a me pare che...

      PRESIDENTE. Deputati, vi invito a ridurre il brusio, cortesemente.

      GIANLUCA BUONANNO. Ma io non me ne preoccupo, signor Presidente, la ringrazio del suo aiuto.

      PRESIDENTE. Prego.

      GIANLUCA BUONANNO. Come dicevo, se il Canada ha meno forestali della Sicilia, c’è da domandarsi il perché. E gli incendi boschivi sono tra quei reati che verrebbero un po’, tra virgolette, depenalizzati, perché chi causa gli incendi boschivi, alla fine, se gli va male, starà agli arresti domiciliari. Complimenti, complimenti davvero, perché, ancora una volta, si invoglia il criminale a commettere i reati.
      Dunque, io mi pongo anche questo problema, da amministratore e non da deputato: ma se capitasse ad una persona della famiglia di ognuno di noi deputati, se la mia mamma o mia sorella o mio figlio fossero scippati o subissero un furto, se ci fosse la pornografia minorile, se ci fosse un incesto – perché c’è anche questo –, come la prenderei io ? Allora, ogni deputato che è qui dentro, dovrebbe farsi un esame di coscienza e pensare che tutti questi reati, che, comunque, sono qui inclusi con una pena fino a sei anni, potrebbero capitare anche nella propria famiglia. E, allora, a quel punto, quale sarebbe la reazione ? Cosa vorrebbero colui che subisce e il parente che è a lui vicino ? Che cosa si domanderebbero ? Speriamo che colui che ha commesso il crimine vada a casa a guardarsi la televisione o speriamo che rimanga in galera e sconti la pena fino alla fine dei giorni in cui la deve scontare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Questa è la domanda da fare ! E, invece, qui dentro tutti pensano: sì, tanto non riguarda me. E se un giorno riguardasse loro ?Pag. 10
      Bisogna pensare alla gente, non a casa propria. E questo è uno dei problemi che capitano in questo Parlamento, perché la gente vive sul pianeta Marte, perché questo è, perché non sanno cosa significa fare gli amministratori. Se facessi oggi un esame a chi è qui dentro e chiedessi che cos’è una delibera, cosa fa una giunta comunale o che cos’è una determina, il 90 per cento sarebbe bocciato, perché non lo sa neanche, perché vive su un altro pianeta (Commenti) ! Perché questo è !

      PRESIDENTE. Deputato Buonanno, io la prego semplicemente di attenersi al tema e di andare avanti (Commenti del deputato Buonanno). Deputato Buonanno, la prego. Vi prego di essere rispettosi anche nei confronti dei colleghi. La prego, deputato, parli alla Presidenza e continui il suo intervento. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, c’è una deputata di Napoli che, ogni volta che parlo, grida. È quella con il giubbotto...

      PRESIDENTE. Deputato Buonanno, la invito ad andare avanti, grazie. Prego, prosegua.

      GIANLUCA BUONANNO. Mi fa piacere perché così, almeno, la ravvivo un po’... (Commenti della deputata Bossa)

      PRESIDENTE. La prego, deputata, la prego di rispettare quest'Aula, la prego di rispettare quest'Aula, la prego!

      GIANLUCA BUONANNO. È del Partito Democratico solo di nome e non di fatto.

      PRESIDENTE. Deputato Buonanno, può andare avanti con il suo intervento ? Grazie.

      GIANLUCA BUONANNO. Poi ho sentito, anche, un collega del gruppo Scelta Civica per l'Italia, di Monti, che ieri ha fatto un intervento dicendo peste e corna sulla Lega Nord, sugli extracomunitari, dicendo che siamo razzisti e così via. Inviterei il collega del gruppo Scelta Civica a frequentare magari meno tanti industriali o troppi salotti e di farsi un giro dove ci sono le difficoltà vere; per vedere chi fa la vera integrazione e chi non la fa, chi cerca di dare, comunque, una regola di vita nelle proprie comunità e chi non lo fa. Certo è che se si vive, sempre, sulla teoria e non sulla pratica, si faranno sempre dei mostri, perché tante volte qui si legifera facendo dei mostri perché non si conoscono le realtà; le realtà, invece, si conoscono stando in mezzo alla gente. Questo è un problema vero, sacrosanto, di cui la gente si lamenta. Bisognerebbe fare in modo – e questa è una proposta che faccio a lei, Presidente – che nei giorni di vacanza dei deputati ci sia una settimana in cui essi siano obbligati a stare in mezzo alla gente, perché così almeno capirebbero qualcosa di più di quello che pensano le persone, perché non è possibile (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

      PRESIDENTE. Deputati, cortesemente; deputato Buonanno, la invito, veramente, ad andare avanti nell'intervento cercando, anche, di non creare la provocazione perché, altrimenti, non c’è più convivenza civile in quest'Aula. Continuiamo ad alimentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)....
      La pregherei di attenersi all'intervento senza indicare colleghi o fare riferimenti. La ringrazio. Prego, prosegua.

      GIANLUCA BUONANNO. Scusi, Presidente, ogni volta che parlo, mi deve trovare da ridire. Ma non capisco, se dico le cose vere le do fastidio ? Io non so se do fastidio !

      PRESIDENTE. Non la interrompo più, prego, può andare avanti.

      GIANLUCA BUONANNO. La ringrazio, Presidente. Perché poi, se anche i suoi colleghi del MoVimento 5 Stelle fanno versi si chiude un occhio, sennò io parlo come dice lei, mi metto così, allora parlo Pag. 11così, con i paraocchi come i cavalli, non vedo più nessuno (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

      PRESIDENTE. Cortesemente, prego, può andare avanti, deputato, prego.

      GIANLUCA BUONANNO. So che dà fastidio dire delle verità e soprattutto dà fastidio dire le verità a una certa parte politica che pensa di rappresentare il popolo e invece rappresenta il Monte Paschi di Siena e rappresenta le banche e rappresenta tutto lo schifo che c’è in una certa parte politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, colleghi !

      GIANLUCA BUONANNO. Questo è quello che accade, qua. Oppure c’è un'altra parte politica che dice tanto di Taranto e poi, loro, hanno un governatore che non ha fatto un tubo per salvare quelli di Taranto e parlano ancora. A loro interessano i matrimoni degli omosessuali, quello è l'importante !

      PRESIDENTE. Deputato, io direi di attenersi al tema e andare avanti.

      GIANLUCA BUONANNO. Ci sono cose più importanti ! Ci sono cose più importanti ! Molto più importanti ! La gente deve vivere tranquilla e noi invece facciamo provvedimenti con cui i delinquenti sono premiati e la gente onesta deve avere paura di vivere in casa ! Questa è la verità !
      Poi mi chiedo: gli arresti domiciliari ? Benissimo, chi va a controllare questi signori ? Vogliamo fare un altro regalo alla Telecom, che gli abbiamo già regalato un sacco di soldi per i braccialetti che non hanno mai funzionato ? Vogliamo dare un'altra cosa a qualcuno della Telecom, a qualche amico della Telecom, a qualcuno, casualmente, che nella Telecom è ai posti di vertice e casualmente è di una certa parte politica ? Queste cose non le vogliamo dire ? Allora chi controlla chi è agli arresti domiciliari ? Chi li controlla ? Se le forze dell'ordine non hanno neanche la possibilità di fare il minimo indispensabile perché ci sono troppi pochi uomini, perché ce ne sono troppi, purtroppo, negli uffici ? Lo diceva Indro Montanelli; il grande Indro Montanelli diceva che un motivo e un modo per far sì che ci sia più sicurezza nelle strade è quello di fare in modo che, invece di avere troppa gente negli uffici che gira scartoffie sulla burocrazia che questo Parlamento fa, insieme alle regioni che legiferano, facessero meno burocrazia e stessero più nelle strade. Sembra una cosa semplice, da un bambino come mio figlio che ha dieci anni, e invece non si fa, continuiamo a fare scartoffie, per dire cosa ? Se commetti un reato, ti do il cioccolatino. No, se commetti il reato ti do un calcio nel sedere e rimani in galera !

      PRESIDENTE. Deputato Buonanno, concluda, ha esaurito il suo tempo.

      GIANLUCA BUONANNO. Perché se non c’è posto in galera faccio altre carceri !

      PRESIDENTE. Mi dispiace, ha esaurito il suo tempo, se può concludere...

      GIANLUCA BUONANNO. Posso salutare ? Voglio salutare il mio intervento dicendo una cosa che mi ha chiesto di dire la gente fuori: quando fai l'intervento in Aula, dillo.
      E allora glielo voglio dire: vergognatevi di questo provvedimento !

      PRESIDENTE. Deputato, ha esaurito il suo tempo.
      Ha chiesto di parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

      GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Io non avrò battibecchi con lei, perché, pur vivendo al Nord da molti anni, sono anche io nato sotto il Rubicone e, quindi, Pag. 12le sue origini borboniche non mi turbano come evidentemente turbano l'onorevole Buonanno.
      Chiedo scusa per il colorito leggermente verdastro della mia carnagione, ma evidentemente sono uno dei tanti marziani che girano per quest'Aula.
      Vorrei, però, prima di intervenire, rassicurare l'onorevole Buonanno anche su un'altra cosa: pur essendo stato eletto nelle liste di Scelta Civica per l'Italia, posso rassicurarlo che non sono un frequentatore di salotti, di tartine e tantomeno di altri ambienti più esclusivi. Sono sempre vissuto in mezzo alla gente, ho lavorato sempre in grandi ospedali, a contatto con tutte le miserie umane, comprese quelle morali, e ho fatto anche servizio da giovane nelle patrie galere.
      L'articolo 1 di questa delega affida al Governo, appunto, la responsabilità di adottare decreti legislativi per l'introduzione di pene detentive non carcerarie nel nostro codice penale, definendo principi e criteri direttivi ai quali il Governo stesso deve attenersi. Si tratta, a mio avviso, di una delega quanto mai opportuna e di alto valore morale.
      Il nostro sistema carcerario si caratterizza per una situazione complessiva che credo possa, senza timori, innanzitutto essere definita come affetta cronicamente da sovraffollamento. Le ragioni di questo sovraffollamento sono certamente tante e alcune sono state già dette nei precedenti interventi. Sta di fatto, però, che il sovraffollamento esiste e che le nostre carceri contengono al momento il 50 per cento in più di detenuti rispetto al tetto teorico della loro capienza.
      A questo sovraffollamento già penoso per la vita del carcerato, si associa poi la fatiscenza di molte strutture. Noi abbiamo ancora oggi delle carceri alloggiate all'interno di conventi diventati beni dello Stato con la soppressione dei beni ecclesiastici dopo il periodo risorgimentale, abbiamo delle strutture nelle quali i servizi igienici, la possibilità di circolazione e la possibilità di esercizio fisico sono assolutamente limitate, per non parlare della possibilità di effettuare esperienze lavorative utili al reinserimento del carcerato.
      Nell'insieme – e non è una mia teoria, ma sono situazioni che ci sono state proposte con questi nomi, con questo tipo di etichette, dalle istituzioni internazionali – il nostro sistema carcerario potrebbe essere definito come afflitto da una quota non irrilevante di disumanità...

      PRESIDENTE. Deputati, cortesemente, se è possibile... Prego, deputato Gigli.

      GIAN LUIGI GIGLI. Disumanità, dicevo, che ci viene riconosciuta come giudizio negativo dalle istituzioni internazionali e che è indegna del Paese – e direi anche della regione lumbard – che ha dato i natali a Cesare Beccaria.
      Questo sistema carcerario, lungi dall'assolvere a una funzione rieducativa, si è dimostrato del tutto inadeguato ed è capace solo di generare, a sua volta, altra criminalità. Le carceri – e questo lo sanno tutti quelli che vivono in mezzo alla gente – spesso sono una vera e propria scuola di delinquenza, nella quale si entra magari come delinquenti di basso rango e si va incontro a una sorta di cursus honorum.
      In questo Paese, più che dare certezza alla pena e funzione riabilitativa alla pena stessa, ci siamo spesso illusi di limitare la criminalità semplicemente aumentando la severità delle pene. Sembrava che dare più anni servisse a controllare i fenomeni delinquenziali.
      È invece ormai universalmente dimostrato che l'inasprimento delle pene non porta in alcun modo alla diminuzione dei reati. Certi livelli di pena, anzi, contraddicono importanti indicazioni comportamentali desumibili dall'ordinamento giuridico e sono in grado, a loro volta, di stimolare atteggiamenti criminali. Se ne rendeva conto già il lumbard di cui sopra, Cesare Beccaria, che scrisse per esempio a proposito della pena di morte: «Non è utile la pena di morte per l'esempio di atrocità che dà agli uomini».
      Dicevo all'inizio di questo intervento che ho fatto anche da giovane esperienza Pag. 13di medico nelle carceri e sono convinto, proprio per averlo visto di persona, che valgono per il nostro sistema carcerario le considerazioni proposte da un grande letterato, che era al tempo stesso un profondo conoscitore dell'animo umano, Fedor Dostoevskij. Dostoevskij già nel 1860 nelle Memorie da una casa di morti scriveva: «Certo è che la prigione e il sistema dei lavori forzati non correggono il delinquente: si limitano a punirlo e a salvaguardare la società da ulteriori attentati del malfattore al suo quieto vivere. Al contrario, la prigione e lo stesso duro sistema del lavoro coatto servono solo a ingenerare odio, brama di godimenti proibiti e nefasta leggerezza. Comunque, sono profondamente convinto che il famoso sistema carcerario raggiunga soltanto uno scopo fallace, illusorio, di facciata». Credo che queste parole restino ancora oggi di estrema attualità.
      Purtroppo, nelle attuali circostanze, le condizioni del nostro sistema carcerario sono difficilmente emendabili, non foss'altro che per la difficoltà a trovare i fondi sufficienti per un adeguamento e una modernizzazione delle strutture e della organizzazione stessa del sistema carcerario. I problemi economici che il nostro Paese attraversa certamente hanno in questo momento, nell'immaginario collettivo, ben altra scala di priorità, anche se resto convinto che sarebbe opportuno trovare i mezzi e le risorse comunque per arrivare a questo miglioramento. Sta di fatto, tuttavia, che è molto difficile oggi trovare queste risorse.
      Allora, la delega è opportuna per i motivi che abbiamo detto prima, ma è opportuna soprattutto perché sposta l'accento, come è stato detto, da una concezione della pena di tipo meramente punitivo ad un'ottica rieducativa, quale quella che la nostra Costituzione vorrebbe e che dovrebbe essere in un Paese civile.
      Va in tal senso ed è da apprezzare la previsione di lavori socialmente utili. Così come va in tal senso ed è da apprezzare il coinvolgimento di quelle che sono state chiamate ONLUS, e che la nostra Commissione, la XII Commissione, ha chiesto invece più appropriatamente di chiamare associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato e cooperative sociali.
      Io ritengo che, contrariamente a quanto sostenuto dai deputati della Lega, non si tratti di mascherare con questa delega un indulto, come è stato detto, ma si tratta, invece, di offrire la possibilità di una pena di tipo diverso, che si colloca accanto alla pena detentiva e accanto a quella pecuniaria e che mira al reinserimento sociale del condannato certamente più della pena detentiva e certamente più della pena pecuniaria.
      A mio avviso, non è neanche vero che la reiterazione di alcuni tipi di delitti particolarmente pericolosi possa essere facilitata dal regime delle pene non detentive, difatti alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 1 si prevede la sostituzione delle pene detentive non carcerarie con il carcere. Quindi, si ritornerebbe alla pena detentiva, se il condannato mettesse in atto comportamenti contrari alla legge o alle prescrizioni dettate e, quindi, la pena non detentiva fosse incompatibile con la prosecuzione della stessa, anche sulla base delle esigenze di tutela della persona offesa dal reato. Questo vale, per esempio, certamente in situazioni nelle quali vi siano stati casi di violenza privata, stalking, eccetera, dove certamente potrebbe essere ripresa in considerazione, proprio a partire dal dettato di questa legge delega, la possibilità della pena detentiva.
      È anche interessante che la lettera h) dello stesso comma 1 dell'articolo 1 preveda l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 385 del codice penale, cioè quelle relative alla flagranza di reato, nei casi in cui, per esempio, il condannato alla pena non detentiva si allontani dal proprio domicilio.
      Quindi, ci sono già, in questa delega, dei meccanismi che, contrariamente a quanto è stato sostenuto, non vanno certamente nella direzione di lasciare libera circolazione ai delinquenti, ma vogliono dare loro appunto una possibilità e vogliono Pag. 14metterli alla prova, nella speranza che questa prova possa costituire un autentico cammino di riabilitazione.
      Da ultimo, un'altra considerazione riguarda quello che è stato più volte ripetuto a proposito degli extracomunitari, che in maniera abbondante certamente vegetano all'interno delle nostre prigioni: è vero, ce n’è una percentuale elevata, che certamente è legata ai nostri sistemi immigratori, ma anche alle condizioni di emarginazione in cui tanta gente vive, che diventano occasione di reclutamento facile per la delinquenza. Però, io credo che la soluzione di questo problema non possa essere, come è stato detto, quella di rimettere su un aereo e rispedire a domicilio queste persone, non perché non sarebbe opportuno: non è proponibile semplicemente per mancanza degli strumenti e degli accordi che possono permetterlo.
      Vorrei solo ricordare ai colleghi della Lega che nemmeno una persona molto autorevole nel loro partito, come è l'attuale presidente della regione Lombardia Maroni e all'epoca Ministro dell'interno, è riuscita a realizzare questo progetto di trasferire a casa loro gli extracomunitari, probabilmente non per mancanza di volontà, ma per la difficile effettiva situazione nel realizzare gli strumenti che a questo trasferimento avrebbero dovuto portare.
      Infine, mi sia consentito un giudizio su un aspetto, a mio avviso, significativo tra i criteri direttivi della legge. Mi riferisco alle lettere i) ed l) del comma 1 dell'articolo 1, laddove viene detto che si deve prevedere anche di coordinare la disciplina delle pene detentive non carcerarie con quella delle sanzioni sostitutive delle pene detentive. Ecco, c’è qui dentro una visione globale appunto della pena dove, come dicevo prima, accanto alla pena detentiva, accanto alla detenzione non carceraria, che è l'elemento nuovo e significativo che oggi viene introdotto, accanto alla pena pecuniaria c’è appunto certamente anche la pena alternativa non detentiva.
      Quindi, è un complesso di azioni e di interventi che vanno a realizzare una profonda innovazione culturale, un'innovazione culturale che è degna della civiltà giuridica di un Paese che è stato la culla del diritto e che non può diventare certamente la culla di una nuova barbarie, mirante semplicemente all'annichilimento dell'uomo e alla sua restrizione.
      Non approvare questa delega sarebbe solo espressione di paura: noi dimostreremmo, come disse Nietzsche – e qui chiudo – che siamo solo creature spaventate e inconsapevoli, che non sanno difendersi dalla violenza e dalla morte, se non con altra violenza ed altra morte.
      Mi auguro che questo Parlamento voglia legiferare altrimenti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

      IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, io ho la «fortuna» – chiamiamola così – di stare in quest'Aula da un po’ di tempo e ho già visto, quindi, un provvedimento di condono e di indulto passare da quest'Aula e ho ascoltato, già allora, molti degli argomenti che oggi ritornano.
      Anche allora l'argomento era che le carceri sono troppo piene: dobbiamo fare un atto di civiltà, dobbiamo svuotare le carceri – come ha appena detto il collega – per la dignità umana e così via. Anche allora c'erano persone – per la verità assai più numerose di ora, c'era tutto il Popolo della Libertà, che forse allora non era ancora Popolo della Libertà, ma Forza Italia e Alleanza Nazionale – che dicevano che il modo migliore per rendere giustizia a chi sta scontando una pena è quello di farlo vivere in ambienti che abbiano rispetto per la dignità della persona.
      Sono passati tanti anni e le carceri sono peggiorate: non c’è stata responsabilità da parte di tutti i Governi, anche di quelli di centrodestra.
      Nonostante alcune voci – e le assicuro che tra queste c'era la mia –, le carceri sono diventate peggio di prima, non solo per l'affollamento. Le persone – mi pare undicimila, dico bene, Cirielli ? –, che godettero allora di quel provvedimento, in Pag. 15grandissima parte sono tornate in carcere, dimostrando che era inutile quel provvedimento e, dal loro punto di vista, trovando di nuovo condizioni inumane, spesso – non sempre, ma spesso –, all'interno delle carceri.
      Inutilmente, c'era chi – e io ero tra questi – aveva suggerito delle cose che anche oggi si possono fare, subito, che possono alleviare, perlomeno, se non le condizioni, almeno l'affollamento del carcere. Perché non immaginare, per esempio, che i semiliberi – cioè le persone che di giorno sono ammesse al lavoro esterno (e che quindi sono assolutamente libere di giorno), ma che alla sera devono tornare in carcere – anziché tornare in carcere, possano andare in strutture da dove certamente non scappano perché, se volessero scappare, scapperebbero di giorno, dato che non hanno bisogno di scappare la notte ?
      Ne abbiamo di strutture: abbiamo una quantità enorme di edifici non utilizzati di proprietà dello Stato, delle regioni e dei comuni. Perché non immaginare che, qualunque sia il reato commesso, quando si tratta di scontare l'ultimo anno o anche gli ultimi due anni, li si sconti non nelle carceri attuali, ma in strutture leggere, per esempio nelle caserme dismesse ? Bastano due carabinieri, perché non scappa nessuno quando ha da scontare pochi mesi o un anno: si fa il suo carcere, tranquillo, e non va ad affollare le strutture che, invece, hanno bisogno di una sicurezza e di un controllo assai maggiore.
      No, nessuno sforzo è stato fatto per cercare veramente di risolvere il problema delle carceri.
      E invece ancora una volta, pervicacemente, vi è la strumentale utilizzazione dell'affollamento del carcere per compiere un'operazione culturale, che è quella di liberare la massa di persone che hanno violato la legge, ma che in una certa cultura sono giustificate, perché vanno contro l'ordine costituito, magari un ordine borghese, magari un ordine di una società afflittiva per i più deboli e tutto quello che si vuole, dimenticando che vi sono milioni e milioni e milioni di persone oneste che sono nelle stesse condizioni economiche e a volte assai peggiori, anzi sempre assai peggiori di chi delinque senza alcuna giustificazione.
      È un'operazione culturale che porta a prevedere il carcere solo – non voglio dire solo ma, insomma, prevalentemente – per i reati che normalmente vengono commessi dai borghesi, reati che non sporcano le mani, reati che non hanno nulla a che vedere con il furto, con lo scippo, con la rapina o con tutta un'altra serie di reati che noi definiamo di microcriminalità, ma che sono quelli che creano allarme tra milioni di cittadini onesti. Ecco, tutti coloro che compiono quei reati con questo provvedimento, che fa finta di avere alla base la volontà di rendere migliori le condizioni dei detenuti nel carcere, tutte queste persone gireranno libere fino a quando non saranno riprese con le mani nel sacco e torneranno a dover subire un carcere a volte inumano.
      Noi siamo contrari, come lo eravamo l'altra volta e i fatti ci diedero ragione, a provvedimenti di questo genere. Voglio dirglielo con franchezza, Presidente, a lei e all'Aula: nessuno si illuda che noi, per quanto un partito piccolo come Fratelli d'Italia, ma mi auguro non solitario in questa battaglia, deporremo le armi (uso un termine bellico, per fare piacere a chi ha di me un'immagine distorta). Noi, su questo provvedimento, andremo fino in fondo. Aspettatevi la raccolta di firme per un referendum abrogativo, promossa da Fratelli d'Italia con tutti coloro che ci staranno e lancio, sin da adesso, una domanda, una richiesta, ad altri gruppi, a partire dal MoVimento 5 Stelle e agli amici della Lega, perché su questo provvedimento non ci può essere acquiescenza. L'acquiescenza non ci sarà e sicuramente non ci sarà da parte nostra.
      E, signor Presidente, sappiano i colleghi che, anche dal punto di vista della tecnica parlamentare e del rispetto della norma, non chiuderemo un occhio. Nessuno si illuda. Lo faremo anche con l'utilizzo di tutti i tempi a disposizione, anche se mi rendo conto che tra qualche ora questo provvedimento andrà in sonno fino al Pag. 16prossimo mese, quando ci saranno i tempi contingentati. Ma, non si possono contingentare le norme. Questo provvedimento – lo ha già detto l'onorevole Corsaro, intervenendo prima di me – è, neanche mascherato, palesemente non solo un indulto, come ha detto Corsaro, ma è addirittura un'amnistia, senza «se» e senza «ma». È un indulto perché, come abbiamo appena sentito, l'ultimo oratore, che ha parlato prima di me, ha vantato il fatto che viene introdotto un nuovo tipo di pena. Non è l'arresto domiciliare, che viene concesso dopo, né la pena detentiva, ma è l'alternativa a una detenzione carceraria, un altro tipo di detenzione. Viene commutata la pena, esattamente ciò che costituisce elemento fondante dell'istituto dell'indulto, del condono. Questo è un indulto non mascherato, è un indulto.
      Non avete avuto, come al solito, il coraggio di scriverlo nel titolo, ma non c’è studente di terzo anno di liceo scientifico – non so dove si studia diritto, forse all'istituto tecnico al primo anno – o di primo anno di università che non vi sappia dire che questo è un indulto. Ma, c’è di più: questa è anche un'amnistia. Se il mio amico Cirielli mi dà l'articolo da leggere, perché ve lo voglio leggere... è il 168-ter, anzi me l'ero appuntato.
      L'articolo 168-ter del codice penale, previsto con questo provvedimento, dice testualmente, ve lo leggo. Parla della messa alla prova. Vuol dire che ad un certo punto uno dice: voglio essere messo in prova, perché sono diventato buono, non voglio il processo, voglio che mi perdoniate, voglio che capiate che mi sono redento. Prima cosa, tra parentesi, questa richiesta la può fare – a me viene da ridere, Presidente – anche un recidivo, un plurirecidivo, cioè uno che ha commesso ripetutamente reati magari della stessa indole e appena viene per la quarta o quinta volta beccato dice: vorrei essere messo in prova perché improvvisamente mi sono redento; provatemi, controllatemi, guarderete e scoprirete che sono un angelo, che non merito neanche il processo, non la pena, neanche il processo merito.
      Di fatti l'articolo 168-ter dice: l'esito positivo della prova – leggetelo – estingue il reato per cui si procede. Estingue il reato, badate bene, lo estingue, oltretutto, ma questo è ad adiuvandum, senza che neanche ci sia l'obbligo di risarcire il danno, perché un po’ più in alto il provvedimento dice che: ove possibile, bisogna risarcire il danno, ove possibile.
      E il ladro la refurtiva l'ha già dispersa, lo scippatore la borsetta con il contenuto l'ha già dispersa e via di questo passo. Quindi neanche il risarcimento dei danni, ma messa in prova per il recidivo plurimo che se supera la prova – e la supereranno tutti o quasi – gli consente di estinguere il reato.
      Che cos’è l'amnistia ? Primo anno di università: è un istituto che estingue il reato. Allora, qual è la conseguenza ? Non è un fatto lessicale: siamo all'indulto, siamo anche all'amnistia. Il nostro ordinamento prevede che si possa fare un'amnistia, che si possa fare un indulto per carità, ne possiamo persino discutere in determinati momenti, sapendo per quali reati. Qua è praticamente per tutti. Fino a sei anni, non per sette, fino a sei anni, guai se fosse per sette, probabilmente avremmo delle profonde obiezioni, se fosse per sette. È per sei anni, sei sia ben chiaro, lo dico a tutti, tribunale di Milano compreso, sei anni, fino a sei anni. In siciliano si dice: «cu nappi nappi re cassatelle i Pasqua». Chiedo scusa se ho usato una frase dialettale, di una delle mie due realtà. Io amo tanto Milano, ma non dimentico mai le mie origini siciliane. E allora in questo caso l'ordinamento prevede che ogni articolo non di questa legge, della legge che ci proporrà con la delega il Governo, venga approvato con la maggioranza dei due terzi e lo stesso deve avvenire per il voto finale. Cominciatevi a preparare colleghi che oggi avete dei dubbi, se li avete davvero, cominciatevi a preparare.

      PRESIDENTE. Deputato si rivolga alla Presidenza, cortesemente.

      IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, io sono qui da tanti anni, questa Pag. 17norma esiste, ma va interpretata con intelligenza. In questo caso lei non lo ha fatto, me lo lasci dire !

      PRESIDENTE. Prego, vada avanti, cortesemente !

      IGNAZIO LA RUSSA. Non stavo né provocando, né dicendo niente di offensivo.

      PRESIDENTE. Prego, cortesemente.

      IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, la ringrazio molto. Preparatevi colleghi, dica ai colleghi di prepararsi Presidente, le va meglio così ? Dica ai colleghi che si devono preparare, perché ciascuno di noi dovrà di fronte ai propri elettori, di fronte ai cittadini, di fronte anche a quella cosa fantasmagorica piccola o grande che sia che è la Rete, mostrare veramente se preferisce privilegiare coloro che sono in carcere per aver commesso reati anche gravissimi o i cittadini innocenti, che vogliono mantenere un livello accettabile di sicurezza.
      Detto ciò, e quindi avendo dato assicurazione che non deporremo gli argomenti, che diventano armi politiche, dico che mi aspetto, invece, veramente qualcosa a favore dei detenuti. Io sono un avvocato penalista, io so che veramente in carcere vi è una situazione difficile.
      Anziché approvare un provvedimento che rinvii di solo qualche mese la soluzione, perché fra qualche mese le carceri saranno di nuovo piene come oggi, affrontiamo questo tema, costruiamo carceri nuove, apriamo le caserme dismesse a chi deve scontare poco più di un anno, diamo ai semiliberi la possibilità di dormire anche a casa loro. Tanto sono semiliberi: se vogliono scappare, scappano di giorno.
      Vi sono un sacco di soluzioni che non forniscono alibi a chi vuole fare – concludo come ho iniziato – un'operazione culturale che affonda le sue radici in chi ha sempre pensato, scimmiottando Proudhon, che la proprietà è un furto e che chi sbaglia ha sempre una ragione che si annida nelle colpe della società.
      Sarà anche vero, ma, se noi eliminiamo la giusta punizione per chi viola l'ordine costituito, la legge, le regole fondanti della nostra convivenza, noi siamo condannati e saremo condannati all'impotenza, all'anarchia sociale, all'impossibilità di costruire una società migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bragantini. Ne ha facoltà.

      MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questo è un provvedimento che è nato per un motivo molto semplice: le carceri sono piene. Le carceri sono piene, i detenuti stanno male, si è scoperto anche che vi è qualche carcere dove manca la TV al plasma – una cosa gravissima ! – e dunque liberiamo i delinquenti, mandiamoli per le strade.
      In fondo, uno che ha scippato un'anziana, cosa ha fatto ? Ha rubato pochi euro ! Peccato, magari, che quei soldi fossero i risparmi di una vita, della pensione. Magari le aveva rubato quella collanina che le aveva regalato il marito morto, ma chi se ne frega ! È un piccolo reato ! Cosa voleva ? Quello lì era un tossico e gli servivano un po’ di soldi per la dose. Non è colpa sua, è colpa della società !
      Dunque, noi approviamo un provvedimento perché vi è un problema: le carceri sono piene. Giustamente, non dico che bisogna stare male nelle carceri, però devono essere luoghi protetti, luoghi sicuri, dove uno veramente faccia un percorso di recupero. Onestamente, questo non succede nelle nostre carceri, perché non vi è posto.
      Costruiamo nuove carceri, troviamo altre soluzioni ! Ho visto che a Phoenix lo sceriffo, quando ha visto che le carceri erano piene, ha creato una grandissima tendopoli nel deserto, recintata, e ha usato provvisoriamente quello strumento, in modo da non dare l'immagine che, se qualcuno andava nella sua contea, poteva delinquere perché non vi erano posti dove mantenere i delinquenti.Pag. 18
      Oppure, rimandiamo tutti i cittadini extracomunitari che sono in carcere nel loro Paese di origine: gli costruiamo noi le carceri nei Paesi di origine, che ci costano anche meno ! Forse ci costano meno e loro, magari, stando più vicino alle loro famiglie e alla loro popolazione, forse, hanno una possibilità in più di essere redenti, di capire di avere sbagliato.
      Invece, magari, qui nelle nostre carceri pensano che noi siamo cattivi perché li abbiamo messi nelle carceri, noi che stiamo bene. Loro avevano solo rubato ! Questo è un sistema veramente sbagliato, una logica che non funziona. È una logica che non può funzionare, perché abbiamo già visto, in occasione di altri provvedimenti, che semplicemente si liberano le carceri e questi delinquenti ritornano a delinquere.
      Io mi ricordo quando vi è stata l'amnistia – vi erano i casi di cronaca di qualcuno che era in carcere e che era stato liberato, perché qui, in Parlamento, quasi tutte le forze politiche avevano approvato quel provvedimento – e mi ricordo benissimo il caso di quello che era in carcere perché aveva picchiato la moglie. Cosa ha fatto ? È tornato a casa e ha ammazzato la moglie, ha finito il lavoro ! Questo individuo non aveva fatto un percorso di recupero, era ancora una persona pericolosa. Un percorso di recupero si fa individualmente, per vedere se veramente uno ha capito di avere sbagliato. Questo vale anche per la messa in prova.
      Noi non siamo contrari di principio, è una cosa molto importante, funziona in moltissimi Paesi del mondo, soprattutto in quelli scandinavi. Ora funziona se uno, intanto, è stato condannato, ha fatto già un po’ un periodo di carcere e dopo gli si dà la possibilità di vedere l'errore che aveva fatto. Mi ricordo sempre che molto spesso in quei Paesi se uno ha guidato in stato di ebbrezza e ha fatto un incidente creando degli invalidi, lo si manda a fare servizio civile nelle associazioni dove vengono aiutate queste persone.
      Questa è una grandissima soluzione, perché, intanto, si dà una soluzione a un problema vero e poi queste persone molto spesso capiscono l'errore che hanno fatto. Io so che alcuni comuni già adesso utilizzano la messa in prova, per esempio, per chi ha commesso alcuni tipi di reato, funziona, ma per alcuni; perché io quando vedo che questo può essere fatto per tutti i reati che prevedono una pena massima fino a quattro anni ed è il delinquente che può chiederlo, io immagino quello che è stato beccato per prostituzione minorile (articolo 600-bis, comma 2, del codice penale), pornografia minorile (articolo 600-ter, comma 4, del codice penale), impiego di minori nell'accattonaggio (articolo 600-octies del codice penale). Questo dice: «Sì, ho capito di aver sbagliato, mettetemi alla prova, io voglio andare a pulire i giardinetti e tenere puliti i giardini». Benissimo, mandiamolo là a pulire i giardinetti così vede quali sono le prossime vittime.
      Questa non è la soluzione, questa non è certo la soluzione. Oppure, penso ad altri reati gravi, quali lo scippo o il furto. Questi sono i reati per i quali si vogliono semplicemente mettere immediatamente alla prova. Noi siamo veramente contrari e noi non siamo persone che... anche perché questi reati vengono totalmente depenalizzati, scusate, vengono annullati, viene cancellato il reato se uno si dimostra essere una persona brava.
      Bene, allora intanto io immagino questo uomo che è già stato beccato – ed è difficile beccarli – per la pornografia minorile e lo mandiamo nei giardinetti a fare servizio sociale e dopo magari ricade nello stesso reato. Uno dice: «Sì, ma se ripete il reato finalmente andrà in carcere». Sì, ma quei bambini che magari sono stati colpiti, che hanno avuto violenza da questa persona, perché magari da una pornografia minorile è passato a qualcosa di peggio, ce li avete voi sulla conoscenza, non certo noi. Perché è una cosa su cui bisogna ragionare veramente bene.
      Noi dobbiamo dare una seconda possibilità e anche una terza, ma se una persona veramente ha capito di aver sbagliato, se veramente vuole fare un percorso di recupero, e non certamente per certi reati. Noi abbiamo introdotto il provvedimento Pag. 19di stalking e con questo provvedimento lo svuotiamo totalmente, lo svuotiamo già che ci abbiamo messo anni per introdurre questo reato, già che ci metteremo anni per convincere le vittime dello stalking a rivolgersi alle forze dell'ordine prima che sia troppo tardi – perché capita ogni giorno che succeda questa cosa -adesso li liberiamo immediatamente, non adottiamo neanche un semplice deterrente verso questi reati.
      Pensate che gli extracomunitari delinquenti, non tutti, gli extracomunitari che sono delinquenti, che vengono qua in Italia a delinquere lo facciano perché qua in Italia si sta tanto bene, c’è tanta ricchezza ? Forse, ma forse anche perché sanno che in Italia se gli va bene gli si dà un buffetto sulla guancia e gli si dice: «Non farlo più». Se lo fanno nel loro Paese rimangono in carcere, anche per un semplice furto, anni e anni e allora nel loro Paese si comportano bene, quando vengono qua sanno che, in fondo, non rischiano niente o rischiano poco. Intanto bisogna beccarli, le nostre forze dell'ordine sono bravissime a beccarli, ma dopo ci sono tutti i codici e codicilli che permettono di essere liberi. Ma anche se si riescono a trovare tutte le prove per poterli mettere in carcere, cosa succede ? Arriva il Parlamento e si dice: «Ma no, in fondo è un bravo ragazzo, in fondo ha solo rubato la borsetta a un'anziana, cosa volete che sia ? In fondo è solo accusato di incesto, in fondo è solo accusato di bigamia».
      E ce ne sono tanti altri di reati molto gravi: detenzione di esplosivo, fabbricazione di esplosivo. Ma sì, no, è vicino agli estremisti islamici, aveva un po’ di esplosivo in casa, lo stava producendo ma non ha fatto niente; teniamolo a casa, mandiamolo agli arresti domiciliari a far sì che possa vedere la televisione, che possa collegarsi ad Internet e stare in contatto con il mondo, continuamente collegato con le altre cellule eversive del mondo, magari anche passandogli un po’ di informazioni su come si costruisce meglio una bomba perché tanto era stato beccato solo con detenzione di esplosivo o fabbricazione di esplosivo. A casa cosa può fare ? Può fare tantissimo. Può fare tantissimo perché può dare tantissime delle sue informazioni ad altri matti che ci sono nel mondo e, quando si muovono quei matti, non ci si può pensare dopo; ma bisognava pensare, prima che quella persona si facesse esplodere, come ha fatto a costruire l'esplosivo. In fondo, purtroppo, ha ammazzato alcuni bambini, degli innocenti, delle persone. Muoversi dopo non serve a niente.
      Bisogna muoversi prima e, approvando questi provvedimenti, facciamo un danno alla nostra società, alle nostre popolazioni. Questa è una cosa grave ! Capisco che c’è un problema, quello delle carceri piene, ma per risolvere il problema delle carceri piene, bisogna fare altri provvedimenti: costruirne altre, magari anche provvisorie, usare le vecchie caserme, usare le navi – almeno dalle navi non scappano – trovare altre soluzioni. Anche perché se sono agli arresti domiciliari, mi si deve spiegare come funziona il controllo degli arresti domiciliari. Abbiamo pochissime forze dell'ordine e non riusciamo a controllarli. Qualcuno mi dirà «la tecnologia»: sì, è vero, in teoria si vendono in qualsiasi negozio quegli apparecchi per il controllo dei bambini che, se un bambino si allontana di qualche metro, cominciano a suonare. E, invece, per i detenuti cosa ha fatto questo Stato ? Ha comprato dei braccialetti che costavano decine e decine di migliaia di euro e che non hanno funzionato; però hanno reso ricco qualcuno o qualche società. Teoricamente sì, potrebbe funzionare, ma vedendo come funzionano anche questi sistemi tecnologici qua in Italia, servono esclusivamente non per la loro funzione ma per il loro costo e per il guadagno che possono dare a qualcuno.
      Dunque, veramente, con questo provvedimento si vuole rendere ancora più insicura la nostra società. Si vuole ancora aumentare di più i reati. Si vuole dare un messaggio sbagliato verso l'esterno, quello di dire: venite in Italia, venite a rubare che tanto non vi succede niente.
      Mi ricordo ancora quando c'era Castelli, che stava provando e stava portando avanti il concetto di dire che i detenuti Pag. 20stranieri dovessero scontare la loro pena all'estero. Mi ricordo che aveva fatto una proposta e stava riuscendo a realizzarla, solo che in Europa c'era qualcuno che diceva (non mi ricordo se la Corte di giustizia europea o qualche altro organismo) che doveva esserci il consenso dei detenuti. Allora Castelli aveva detto: bene, se voi andate a scontare la pena nel vostro Paese di origine, la pena verrà scontata solo per metà del tempo. I detenuti turchi o di altri Paesi dove le carceri sono ancora più dure delle nostre, hanno detto: no, preferisco stare qua in Italia tanto prima o poi arriva l'amnistia, prima o poi verrò lasciato libero lo stesso, almeno qua sto bene.
      «Farete solo un terzo, andate nel vostro Paese di origine e non ritornate in Italia liberi, però almeno non scontate la pena in un carcere italiano». Qualcuno ha detto: no, preferisco stare in carcere perché almeno ho vitto e alloggio, non si starà benissimo, ma nel mio Paese di origine sto ancora peggio.
      Dunque, bisogna veramente pensarci. Mi ricordo quando vi è stata l'amnistia che qualcuno è stato beccato il giorno dopo essere stato lasciato libero perché, se non ricordo male, era il periodo invernale e aveva voluto farsi beccare a rubare i jeans o qualcos'altro semplicemente perché non sapeva cosa fare. Perché era da qualche anno che era in carcere, non aveva un paracadute familiare, di aiuto e, non sapendo cosa fare, ha preferito ritornare in carcere dove c'era qualcuno che lo ascoltava, qualcuno che gli dava da mangiare, qualcuno che gli dava alloggio.
      Invece noi vogliamo rifare lo stesso errore: rimandiamoli fuori, in modo che queste persone, che non hanno fatto o almeno in questo caso non hanno nemmeno cominciato un percorso di recupero, potranno, se va bene, stare in casa a guardarsi la televisione e quando si stuferanno usciranno, perché tanto nessuno li becca, perché difficilmente si beccano, e si spera che non delinquano. Però questa è una cosa grave, perché qua ci sono reati contro la persona, c’è violenza domestica. È veramente una cosa indecente: cospirazione politica, ma vi rendete conto ? Una cosa veramente grave.
      Noi non siamo – lo ribadisco – per la pena esclusiva solo del carcere, noi non siamo per una pena più alta possibile, ma deve esserci un concetto di pena giusta, di pena giusta che venga scontata fino alla fine. Perché qui in Italia ormai, quando si fanno anche i processi, si dice: bisogna fare in modo che abbia 10 o 15 anni di carcere, perché così forse ne fa 5 e, se è bravo, esce dopo 3. Ma che ragionamenti facciamo ? Sarebbe molto più semplice così: tu fai questo reato ? Ti prendi 5 anni e te li fai tutti. L'ultimo anno, oltre al carcere, fai dei servizi sociali, vai a lavorare, allora forse si fa un percorso di recupero.
      Altrimenti, se semplicemente «percorso di recupero» vuol dire fare delle carceri che devono essere comode, dove deve esserci la televisione, dove c’è la biblioteca, dove c’è il campo sportivo, dove magari si insegna, giustamente, ma non si fanno fare anche dei lavori, allora queste carceri sì che diventano – come ho sentito dire delle carceri californiane – semplicemente delle università del crimine. Perché queste persone – che sono tutto il giorno in carcere e non si fa fare loro niente – passano il tempo in altra maniera, magari scambiandosi informazioni. Magari uno che è dentro per un piccolo reato viene a contatto con un delinquente abituale o violento che gli passa le informazioni. Questo è quello che bisogna fare e per fare ciò non è questo provvedimento la soluzione.
      Questo provvedimento va solo e semplicemente ad aggravare. Già adesso, anche nei Paesi come la Romania, ce lo dicono i rumeni stessi: i moltissimi rumeni onesti che ci sono in Italia ci dicono che i loro concittadini che vengono in Italia a delinquere lo fanno perché nel loro Paese non si permetterebbero mai, perché là le pene sono più severe, perché là le carceri sono più dure, perché là veramente c’è un deterrente, il deterrente della pena, quello che in Italia non c’è.
      Dunque, mi rivolgo al Presidente e a tutti i colleghi, chiedo a tutti i colleghi, Pag. 21anzi spero che tutti i colleghi questa notte e nelle prossime notti si sveglino con le urla dei bambini, le urla delle vittime di questi delinquenti, e si facciano veramente un esame di coscienza, e capiscano che, quando si fanno questi provvedimenti, dopo può darsi che qualcuno ci rimanga, o perché muore o perché è vittima di violenti, anche di un semplice scippo.
      Quando sento parlare della microcriminalità e sento dire che uno scippo non è niente, io vedo e mi immagino sempre quella povera anziana con gli occhi lucidi a cui hanno rubato la borsetta. E noi possiamo dire che è un crimine piccolo, che è microcriminalità ? Io immagino quella anziana che non sa come arrivare a fine mese, che è stata veramente colpita nel suo intimo, nei suoi ultimi anni di vita. E voi ?
      Dunque, mi raccomando: questa notte provate ad immaginare queste vittime, le vittime di pornografia minorile, le vittime di stalking, di violenza domestica e via via, di truffa, perché qua dentro c’è anche la truffa. Uno che va a truffare gli anziani e porta loro via i risparmi di una vita con questo provvedimento se ne va agli arresti domiciliari, magari nella villa che ha costruito con i risparmi rubati. Provate a guardare e ad immaginarvi tutte queste persone normali. Provate a pensare che con questo provvedimento potreste creare ancora delle vittime, potete creare ancora delle vittime per tutti quei delinquenti che ci sono nelle nostre carceri e non hanno fatto un percorso vero di recupero, ma semplicemente, se li lasciamo liberi, ritorneranno a fare quello che hanno sempre fatto: a rubare e a fare tutto quello che hanno fatto.
      Soprattutto, ricordatevi quell'immagine che vi ho detto prima, di quell'uomo che era in carcere perché aveva picchiato la moglie; con l'indulto, grazie al voto di molte forze politiche, non della Lega Nord, è stato lasciato libero, e che cosa ha fatto ? È andato ad ammazzare la moglie. Quelli che hanno votato quel provvedimento, avranno sempre sulla coscienza quella morte perché voi, per un delinquente, avete fatto sì che una persona onesta, una persona innocente, una persona che aveva chiesto aiuto alla giustizia, fosse ammazzata.
      Dunque, prima di votare questo provvedimento, provate a pensarci, provate a leggerlo veramente, provate a ragionare se può essere un provvedimento corretto, se va a risolvere dei problemi veri oppure può creare tantissimi problemi alla vita di tutti i giorni delle vere persone oneste. Infatti, ho parlato qualche settimana fa con una ragazza che aveva appena lasciato suo marito e questo la importunava. Le ho detto di fare una denuncia di stalking e lei mi ha detto: ma tanto non succede niente, i carabinieri gli hanno già parlato, ma prima che vada in carcere, questo se vado avanti mi ammazza. È meglio che io vada in un altro Paese a crearmi un'altra vita con il mio nuovo fidanzato.
      Con questo provvedimento voi, questo reato – che è stato da poco inserito e già deve, a nostro avviso, essere perfezionato – lo depotenziate totalmente. Dunque, pensate e mettete la mano sulla vostra coscienza, per i vostri figli e per le vostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Capozzolo. Ne ha facoltà.

      SABRINA CAPOZZOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la premessa a questo mio breve intervento è che sicuramente non farò mancare il mio voto positivo a questo stesso provvedimento, non solo per rimanere in linea con quella che è la posizione del mio partito, ma anche perché riconosco il grande lavoro che è stato svolto dalla Commissione.
      Tuttavia, la mia coscienza mi pone delle riflessioni. Non mi è molto chiaro se stiamo votando l'ennesima depenalizzazione o stiamo cercando di ovviare all'annoso e devastante problema, dal punto di vista umano, del sovraffollamento delle carceri.
      Nel primo caso, è legittimo valutarne l'opportunità e la fattibilità, ma se è la seconda opzione che vogliamo perseguire con questo provvedimento, allora credo Pag. 22che qualche cosa debba essere ripensato, almeno per il futuro. La mia giovane età forse mi trae in inganno, ma se penso a come risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, la prima cosa che mi viene in mente è quella di procedere iniziando con un piano di edilizia penitenziaria. Voglio dire che la soluzione più ovvia non mi sembra quella di depenalizzare alcuni reati, prevedendo nel sistema l'inserimento di istituti che permettano percorsi alternativi e diversi dalla pena detentiva; piuttosto, cercherei dei percorsi che permettono a coloro che sono stati dichiarati colpevoli di scontare la loro condanna senza perdere quei diritti inalienabili che sono patrimonio tangibile di ogni essere umano.
      Per questo motivo, non trovo onesto far credere agli italiani e a tutti coloro che vivono nel nostro Paese che questo provvedimento, se pur legittimo, è un atto dovuto per porre rimedio alla catastrofica situazione carceraria.
      Inoltre, venendo incontro all'esigenza di sfoltire le carceri, avrei ritenuto più opportuno mettere mano alla grave ingiustizia perpetrata a danno dei cittadini con l'applicazione troppo discrezionale del carcere preventivo. Mi riferisco a quei 28 mila presunti innocenti, che sono circa il 40 per cento della popolazione dei detenuti, che sono privati della loro libertà personale senza essere stati dichiarati colpevoli. Non ci dimentichiamo che il principio di innocenza, fino a condanna definitiva, è un principio costituzionale al pari di quello della rieducazione. Così come andrebbero trovate delle soluzioni per gestire diversamente la popolazione dei tossicodipendenti in carcere che è in continuo aumento e la presenza degli immigrati presenti nelle nostre carceri che rappresentano, anche loro, il 40 per cento totale della popolazione dei detenuti.
      Entrando nel merito, anche volendo scrupolosamente applicare il principio del diritto penale minimo, la deflazione penale per reati che prevedono la pena fino a sei anni mi sembra una forzatura, perché è evidente che siamo fuori dal parametro della pena lieve per la quale è sempre auspicabile il ricorso ad una pena non detentiva. Non dimentichiamo che a non punire chi ha sbagliato si fa un torto a chi è virtuoso. Voglio ricordare, infine, che la rieducazione e la salute del sistema penitenziario in generale dipendono anche dalla sicurezza delle carceri e mi riferisco in questo caso alla grave carenza di organico delle guardie carcerarie che si trovano a subire le inadempienze legislative dello Stato.
      Erano state annunciate, già nel 2010, assunzioni per 5 mila posti per poter gestire l'attuale situazione carceraria. La mia impressione è che si continua a legiferare sempre nella contingenza di un sistema emergenziale, che non risolve i problemi alla fonte, ma cerca di alleggerirne i sintomi.
      Il mio auspicio è che l'impegno della Commissione giustizia possa manifestarsi con la stessa incisività anche nei riguardi della proposta di legge presentata dalla mia collega Ferranti, già incardinata nei lavori della Commissione, per modificare il codice di procedura penale in materia di misure cautelari, garantendo a questo iter la stessa celerità che si è avuta in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

      STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Lega Nord è contraria a questo provvedimento per una serie di ragioni avvalorate da fatti e numeri che, brevemente, vi andrò ad illustrare. È, comunque, un problema grave quello che stiamo affrontando, un problema morale oserei dire, in quanto questo provvedimento pensa più ai delinquenti che hanno commesso reati, anche odiosi e gravi, piuttosto che alle vittime, ai cittadini, alle persone serie, che si sono viste gravemente danneggiate da questi reati e da questi comportamenti delinquenziali.
      Innanzitutto, siamo di fronte, comunque, ad un provvedimento inutile: inutile perché, a differenza di quello che dice la Pag. 23maggioranza, non andrà a risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, se questo è l'intento, ma, anzi, andrà ad aggravarlo. E lo dimostra proprio la ciclicità di provvedimenti come quelli che si stanno trattando qui in Aula oggi.
      Ricordo che il cosiddetto decreto Severino, meglio noto come «decreto svuota carceri», che aveva, appunto, la finalità di venire incontro al sovraffollamento carcerario, non ha risolto questo problema; ed oggi siamo ancora qui ad affrontare lo stesso problema, prevedendo delle soluzioni che non andranno assolutamente a risolverlo. Lo dimostra il numero dei detenuti in esubero, lo dimostra il numero dei detenuti che usufruirebbe dei benefici di questo provvedimento, esiguo rispetto alle problematiche del nostro sistema carcerario.
      Il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani è stato in passato risolto con amnistie e indulti ed altri provvedimenti-tampone, come quello di cui oggi si discute. Ma tali strumenti si sono rivelati del tutto inidonei a risolvere questo problema, tanto che le carceri, nel giro di breve tempo, sono tornate stracolme come prima, creando, però, nel frattempo, ulteriori problemi alla sicurezza dei cittadini. E, infatti, quello di cui stiamo discutendo oggi è un provvedimento molto, molto pericoloso, nel senso che mette in serio pericolo non soltanto il principio della certezza della pena, ma anche la sicurezza stessa dei cittadini, e di questo dobbiamo essere ben consapevoli.
      Con questo provvedimento si assiste ad una vera e propria resa da parte dello Stato alla criminalità, è un atto di abdicazione da uno dei suoi compiti principali: quello di garantire la sicurezza dei cittadini. Ed è anche in questo caso che lo dimostrano i numeri.
      Dopo solo sei mesi dall'indulto del Governo Prodi, che risale ormai al 2006, il tasso di crescita dei delitti era aumentato dal 2,5 per cento al 14,4 per cento. Gli ultimi dati forniti dal Ministero dell'interno ci dicono che la situazione è già grave: nel 2012 i reati sono arrivati a sfiorare i 2,8 milioni con un aumento generale dell'1,3 per cento, con picchi ben superiori per talune tipologie di reato.

      PRESIDENTE. Deputati, vi invito a ridurre il brusio, cortesemente. Prego, deputato Borghesi.

      STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Fra questi reati ricordo proprio i furti in casa e gli scippi, ossia quegli stessi reati ricompresi nel provvedimento oggi all'esame della Camera. Siamo in un momento in cui tutti ci chiedono severità e contrasto alla delinquenza, in primis i cittadini vittime di questi reati, ma questo provvedimento, purtroppo, invece, rappresenta un'ennesima resa dello Stato.
      Con questo provvedimento si attacca, poi, ancora di più e più fortemente, la funzione generale preventiva che dovrebbe esercitare la pena. Che tipo di deterrenza può avere una norma di questo genere, presso chi vuole commettere reati tra cui lesioni personali, percosse, furto con strappo e in abitazione, violenza privata, pornografia minorile, atti persecutori come lo stalking ? Stiamo parlando, infatti, di reati di grave allarme sociale che colpiscono direttamente le fasce più povere e più comuni dei cittadini. Parliamo del furto in casa, del furto con violenza o con destrezza, di quello commesso sui mezzi pubblici, fino ad arrivare agli atti di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi; parliamo della frode nelle pubbliche forniture, della falsa testimonianza e falsa perizia, dell'istigazione a delinquere, dell'incendio boschivo per colpa, e di altri ancora che non sto qui ad elencare, ma sono veramente, veramente tanti e odiosi questi reati per cui è prevista una reclusione fino a sei anni e che verrebbero, quindi, interessati da questo provvedimento.
      Sono altrettanto numerosi e odiosi i reati per i quali è prevista una pena fino a quattro anni e per i quali, con l'articolo 2 di questo provvedimento, verrebbe consentita una vera e propria impunità del delinquente, attraverso l'istituto della messa alla prova. Sono tutti reati, anche questi interessati dall'istituto della messa Pag. 24alla prova, di grave allarme sociale, e qui ne voglio ricordare qualcuno: ad esempio, il peculato mediante profitto dell'errore altrui, l'indebita percezione di erogazione ai danni dello Stato, la corruzione per atto d'ufficio, l'abuso d'ufficio, il commercio di prodotti con segni falsi, la prostituzione minorile, la pornografia minorile, l'impiego di minori nell'accattonaggio, la violenza privata, la violazione di domicilio, il reato di stalking, il reato di invasione di terreni o edifici, la truffa; insomma, tutta una serie di reati di una gravità inaudita che vengono interessati da questo provvedimento che è, a nostro giudizio, un vero e proprio colpo di spugna. Non è possibile che chi compie questi reati, oppure anche solo chi ha intenzione di volerli compiere, sappia, poi, di poter rischiare, al massimo, di tornarsene a casa propria. Non è nemmeno possibile pensare di poter garantire la sicurezza dei cittadini con i braccialetti elettronici o scaricando interamente il problema, di fatto, sulle forze dell'ordine che, allo stato attuale, per carenze di organico, non sono in grado di sorvegliare, adeguatamente, il numero dei detenuti che sconterà la pena agli arresti domiciliari.
      Il problema che stiamo affrontando è serio e va affrontato seriamente con un piano carceri come quello che venne approvato nel 2010 e che prevedeva la costruzione di nuovi penitenziari e l'ampliamento di quelli già esistenti, attivandosi per far scontare ai detenuti stranieri la pena a casa loro.
      Sappiamo che quasi il 40 per cento dei residenti nelle nostre carceri – e in alcuni casi si arriva addirittura al 90 per cento, soprattutto nel nord del Paese – sono stranieri. Citiamo alcuni dati. In Campania, ad esempio, su 8.292 detenuti ve ne sono solo 998 stranieri. Per contro, in Lombardia, su 9.390 detenuti ben 4.202 detenuti sono stranieri. Ancora, per continuare a fare altri esempi: in Liguria, su 1.889 detenuti ben 1.102 sono stranieri. Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della giustizia, al 31 maggio 2013, su 65.886 detenuti nelle nostre carceri ben 23.265 sono stranieri, e questo può dare un'idea delle dimensioni di questo fenomeno. Quindi, se facciamo un rapido calcolo e sottraiamo questi numeri dei detenuti stranieri che sono presenti nelle nostre carceri, avremmo 42.621 detenuti nei nostri penitenziari, una cifra che sarebbe addirittura inferiore – e sottolineo inferiore – alla capienza regolamentare, che ricordiamo essere di 46.995.
      Quindi, sarebbe bene attivarsi per stringere accordi bilaterali con i Paesi di origine, cosa che sarebbe sicuramente un valido strumento per risolvere il problema con effetti non provvisori o temporanei, bensì definitivi o, comunque, di più lungo termine. Invece, questo Governo su questo tema, attualmente, nulla ha fatto e nulla ha detto. Quindi, il nostro giudizio è completamente negativo, perché questo provvedimento è un provvedimento assolutamente inutile perché non va a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, ma, per contro, manda un chiaro messaggio di apertura alla criminalità, non solo italiana ma anche straniera. Infatti, questo provvedimento rischia seriamente di consegnare il Paese al caos e a un'emergenza sicurezza senza pari. Lo dicono anche i responsabili dell'associazione nazionale funzionari di polizia, che hanno chiesto al Governo di prendere coscienza del fatto che lo scorso anno sono aumentati tutti i reati predatori: i furti, gli scippi, i borseggi, le truffe, le rapine, reati odiosi che destano il maggior allarme sociale e per i quali lo stesso provvedimento impegnerà gli agenti di polizia per effettuare i relativi controlli, anziché presidiare il territorio. Infatti, c’è anche questo tipo di problema.
      Inoltre, ci sono già carenze da parte degli organici delle forze dell'ordine, che verranno, appunto, impiegate ancora di più per controllare chi potenzialmente poi dovrà andare agli arresti domiciliari. Se poi, oltre a ciò, andiamo ad analizzare le cifre fornite, si scopre un dato estremamente importante che riguarda il provvedimento in esame: se l'aumento dei crimini denunciati in generale ha avuto un incremento dell'1,3 per cento (circa 2,8 milioni, ossia 36 mila in più rispetto all'anno 2011), dall'analisi per tipologia di Pag. 25reato, il peggioramento più pesante è appunto per questo tipo di reati, ossia quei reati che incidono direttamente sui beni personali, maggiormente legati alle fasi di crisi economica e in grado di destare particolare allarme nella collettività. Quindi, sottolineo di nuovo che si tratta di furti, scippi, borseggi e truffe, che vanno a colpire i singoli cittadini, anche con modalità particolarmente violente, e sono proprio gli stessi reati per cui il provvedimento in esame dispone come pena la detenzione domiciliare.
      Oltre la metà delle denunce, infatti, riguarda la sottrazione di beni, ossia i furti: oltre 1,5 milioni, in aumento del 4 per cento rispetto al 2011. Tra le diverse categorie di furti poi, in negozi, di auto, spiccano ancora di più i furti in casa sia come numero, ben 273 mila, sia come percentuale di incremento, circa il 16 per cento in più; seguono poi i borseggi, che si avvicinano a 140 mila con un aumento dell'11 per cento; sono in aumento anche le frodi, 114 mila con un aumento dell'8 per cento; le rapine, 42 mila con un aumento del 5 per cento; e gli scippi, oltre 20 mila con un aumento del 14 per cento. Se prendiamo poi un altro reato particolarmente odioso come la stalking, anche qui le cifre sono allarmanti: nel 2011 infatti sono state denunciate 8.141 persone, nel 2012 8.821 e solo nei primi mesi di quest'anno ben 7.094, per cui esistono anche delle previsioni che parlano di oltre 20 mila casi a fine anno. Di fronte a questi dati il Governo attuale sembra del tutto distante dalla necessità e richiesta di maggior sicurezza da parte dei cittadini, quindi noi, in questa fase di discussione, andiamo a trattare un provvedimento che riguarda di fatto un indulto, una amnistia per questi tipi di reati, così gravi e così odiosi, che colpiscono i cittadini e colpiscono i più deboli.
      Attuando questo provvedimento, a differenza di quanto ci dice la maggioranza, non verrà assolutamente risolto il problema del sovraffollamento delle carceri, ma questa sarà solo una soluzione tampone che svanirà nel giro di pochi mesi e non farà altro che creare un ulteriore allarme sociale perché potenzialmente potrebbero esserci degli aumenti dei reati che abbiamo appena citato. E inoltre, poi, non si capisce neanche quali saranno gli ulteriori costi oltre che quelli riferiti all'allarme sociale che di fatto poi si scatenerà, anche per quanto riguarda la predisposizione e il lavoro delle nostre Forze dell'ordine che già sono occupate nel combattere la criminalità e che, per forza di cose, verranno poi dirottate a dover controllare e seguire chi verrà messo agli arresti domiciliari.
      Quindi questo è un provvedimento sicuramente pasticciato, è un provvedimento che ci vede fermamente contrari sotto tutti i punti di vista, è un provvedimento che non andrà a risolvere un problema reale, come quello del sovraffollamento delle carceri, che per noi andrebbe risolto costruendo carceri nuove e facendo degli accordi bilaterali con i Paesi di origine degli extracomunitari che oggi stazionano all'interno delle nostre carceri.
      Quindi da questo provvedimento noi non vediamo la nascita di nulla di buono, di nulla di nuovo, anzi un peggioramento di quella che è già una situazione difficile per quanto riguarda la sicurezza e la percezione della sicurezza da parte dei nostri cittadini. Ci sarà inevitabilmente un problema di controlli, di mancanza di controlli rispetto ai delinquenti che di fatto verranno non penalizzati ma premiati attraverso questo provvedimento, e vi sarà, per forza di cose, un ulteriore aggravio e comunque uno spostamento del lavoro delle Forze dell'ordine per cercare di controllare che effettivamente poi questi delinquenti scontino concretamente la pena agli arresti domiciliari.
      Quindi da parte nostra, sotto tutti i punti di vista, vi è una ferma, ferma contrarietà a questo provvedimento in quanto reputato non solo inutile ma addirittura dannoso.
      Infatti per noi la sicurezza dei nostri cittadini è prioritaria, e sicuramente verrà a subire un danneggiamento, verrà a subire un peggioramento dall'approvazione Pag. 26di un provvedimento scellerato come quello di cui stiamo discutendo in Aula oggi.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      STEFANO BORGHESI. Quindi la Lega Nord ribadisce la propria contrarietà, e in sede istituzionale cercheremo di utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione per ribadire questa nostra posizione, e per cercare di essere come sempre dalla parte non di chi delinque, ma dalla parte della brava gente che magari ha subito un reato come quelli di cui stiamo trattando in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

      MILENA SANTERINI. Signor Presidente, colleghi, Scelta Civica dà parere positivo al provvedimento che stiamo discutendo, perché a nostro parere si iscrive nella migliore cultura giuridica e politica del nostro Paese, cioè quella che chiamerei del diritto «mite». La logica del diritto mite è quella che difende la vittima, ma non vuole annientare il reo che ha commesso una colpa. In questo senso non si tratta di un provvedimento «svuota carceri», ma di qualcosa di più: di un provvedimento che vuole affermare questa logica.
      La logica del diritto mite, non dice che il diritto mite sia debole. È un diritto invece che sanziona, punisce, ma in cui la pena non vuole soltanto procurare afflizione: è una pena che cerca altre strade, per punire senza per questo distruggere chi ha sbagliato. In realtà siamo abituati, per pigrizia, per istinto di vendetta, per mancanza di cultura, a una risposta retributiva al reato, cioè strutturiamo la pena dando una sofferenza pari a quella inflitta dal trasgressore. Questa è la logica della pena di morte, che come sappiamo non funziona: non funge da deterrente, non impedisce nuovi reati, imbarbarisce gli Stati che la praticano. È la logica del taglione: se hai dato la morte meriti la morte. Il cardinale Carlo Maria Martini definiva questo tipo di giustizia una giustizia «vendicativa»; ma, se la civiltà di una società comincia dal carcere, non è di giustizia vendicativa che abbiamo bisogno.
      In che senso parlo di giustizia «vendicativa» ? Pensiamo ad esempio ai 2.170 morti in carcere dal 2000 ad oggi, di cui 778 suicidi. Chi sono ? Sono in prevalenza giovani, alcuni stranieri, prossimi alla scarcerazione. Quindi non sono persone distrutte dalla prospettiva di dover vivere in carcere, ma persone che non riescono ad affrontare il futuro, che hanno perso in carcere il senso dell'esistenza. In questo senso parlerei di una giustizia vendicativa.
      Sicuramente approderanno alla Corte europea dei diritti dell'uomo i ricorsi che denunciano le condizioni inumane – se n’è già detto – delle nostre carceri per il sovraffollamento. Aggiungo che le convenzioni europee prevedrebbero almeno 6 ore al giorno fuori dalla cella, quando i nostri detenuti, come sappiamo, passano 21, 22 ore in cella. Ma non si tratta solo di spazio fisico: si tratta di spazio umano, di risorse umane, che non vengono impiegate nel carcere e non vengono sfruttate dando ai detenuti la possibilità di uscire dalla loro condizione.
      Aggiungerei che giustizia vendicativa è quella che non solo non impedisce, ma crea una radicalizzazione nelle carceri: radicalizzazione politica, radicalizzazione religiosa, radicalizzazione degli etnicismi.
      A che serve la detenzione se i detenuti extracomunitari nelle nostre carceri ancora oggi escono con rabbia e frustrazione, avendo maturato non una capacità di vita con gli altri, ma un rafforzamento della loro eticità ?
      Stiamo parlando, quindi, della Convenzione dei diritti dell'uomo, stiamo parlando delle violazioni che l'Italia fa alla Convenzione dei diritti dell'uomo, che proibisce trattamenti inumani e degradanti, e stiamo parlando anche della nostra Costituzione: le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.Pag. 27
      Questa funzione della pena si deve concretizzare in un'offerta di azioni davvero riparatorie. Le azioni riparatorie e tutte le azioni di tipo riparativo, rieducativo, sono già presenti nei nostri ordinamenti da almeno trent'anni. In un'Europa moderna la detenzione deve essere considerata l'estrema ratio di un sistema penale che deve avere altre valide alternative di intervento. Pensiamo alle misure alternative quali le sanzioni di carattere morale, le prescrizioni di condotta, le sanzioni pecuniarie, il lavoro socialmente utile, gli interventi riparatori di diversa natura, la prestazione di servizi in favore della collettività. Stiamo parlando cioè di quell'istituto – della probation – che è largamente utilizzato in Europa, negli Stati Uniti, come misura alternativa offerta al giudice o al pubblico ministero che, ove ritengano che la detenzione sia inappropriata – penso agli aspetti di stigmatizzazione, di deterioramento –, possano evitare la condanna, la detenzione o la prosecuzione dell'azione penale lasciando il soggetto in libertà sotto condizione.
      L'istituto della probation è di grande e profonda civiltà: pensiamo anche alle raccomandazioni del Comitato dei ministri agli Stati membri sulle regole del Consiglio d'Europa, sono tutte sanzioni, attività e interventi che comprendono la supervisione, il consiglio e l'assistenza allo scopo di reintegrare socialmente l'autore di reato nella società e di contribuire alla sicurezza pubblica.
      Quindi, la misura della probation non è affatto una misura che ci mette in una situazione di insicurezza, ma al contrario contribuisce alla sicurezza pubblica, perché ha lo scopo di ridurre la perpetuazione di ulteriori reati, instaurando rapporti positivi con gli autori del reato e favorendo anche la presa in carico delle persone da parte della collettività.
      Sì, stiamo parlando della comunità, della collettività. La comunità deve farsi soggetto partecipe della gestione della devianza; non possiamo lasciare che il carcere sia autoreferenziale, noi dobbiamo farci carico dell'inclusione sociale, non possiamo delegarla in toto all'amministrazione penitenziaria o al sistema giustizia: la comunità deve riappropriarsi del percorso di riabilitazione.
      In questo senso, molto importanti sono le misure alternative per il lavoro che approveremo. Il lavoro sostitutivo della pena detentiva diviene il mezzo con il quale il condannato può prendere coscienza dell'azione criminale e apportare benefici non solo a sé stesso, ma alla comunità. Ricordo, ad esempio, il protocollo firmato tra il Ministero della giustizia e l'ANCI, l'associazione dei comuni, un anno fa, per dare avvio a un programma sperimentale di attività per coinvolgere i detenuti nel lavoro esterno al carcere. L'allora Ministro Severino disse che, se ogni comune decidesse di coinvolgere in lavori esterni dieci detenuti, avremmo di colpo 2 mila reclusi occupati in lavori utili, facendo aumentare così del 20 per cento l'attuale quota di detenuti che usufruiscono di permessi di lavoro. Infatti, ad oggi la quota degli occupati è di poco superiore al 10 per cento.
      Ricordo in questo senso le esperienze virtuose, ad esempio del carcere di Bollate, che ha avviato dei programmi molto utili – e i dati lo dicono – di responsabilizzazione del detenuto. Ricordo le esperienze interessanti del carcere di Torino, con la sua torrefazione, del carcere della Giudecca, con la sartoria per le donne, le esperienze di teatro in carcere (pensiamo a Volterra). Insomma, l'esecuzione della pena viene svolta e sviluppata attraverso il lavoro e questo significa dare un'altra opportunità a chi ha sbagliato.
      Chi di noi non vorrebbe un'altra possibilità ? Lo chiedo a chi vuole votare contro questo provvedimento. Chi di noi non vorrebbe un'altra possibilità ? La messa alla prova costituisce un modo intelligente di sanzionare la colpa, ma dare un'altra opportunità e riportare il colpevole nella comunità.
      Si passa così, gradualmente, da un modello rieducativo a un modello di giustizia riparativa, che ha bisogno delle risorse territoriali. Per questo ridaremo a molte persone la possibilità di rimettersi in gioco. Sono orgogliosa di far parte di un Pag. 28Parlamento che ragiona secondo questa logica e non secondo la logica della vendetta (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). Grazie.
      D'altra parte, che l'istituto della messa alla prova funzioni lo abbiamo visto in questi più di vent'anni, con il processo penale minorile, con il decreto del Presidente della Repubblica n.  448 del 1988. Voi sapete che con questo provvedimento il processo viene sospeso e il ragazzo imputato viene affidato ai servizi minorili dell'amministrazione della giustizia, che, in collaborazione con gli enti locali, attuano un sostegno, un controllo, ed elaborano un progetto che deve essere condiviso dal ragazzo. Insomma, non si interrompe un processo di crescita di un giovane, ma si punta al suo recupero sociale. Si interrompe l'esperienza della detenzione come scuola di devianza.Con la sospensione del processo si apre una parentesi, si apre, insomma, una funzione prettamente educativa, che a mio parere è particolarmente importante.
      Questa esperienza positiva ci dovrebbe incoraggiare nella direzione di una messa alla prova anche per gli adulti. Citavo prima le raccomandazioni europee, in cui si dice che le misure di messa alla prova contribuiscono alla sicurezza collettiva. Ho sentito tanto parlare in quest'Aula di insicurezza, di paura, di anziani depredati, di persone che vengono minacciate in casa. Io vorrei parlare un attimo di quanto questo provvedimento crei, a mio parere, più sicurezza e non meno.
      Che cosa impedisce di superare una visione vendicativa della giustizia ? Io credo che sia la nostra paura. Certo, la paura è comprensibile, in un mondo dove cresce la distanza sociale. Ma, la paura viene fatta anche crescere, la paura è anche un'arma politica. La percezione di insicurezza aumenta o diminuisce non tanto in base al numero effettivo dei reati, ma al clima che creiamo, che creano i mass media, ad esempio: una percezione psicologica, alimentata certo anche dai reati – non lo metto in dubbio –, ma anche dalla maggiore solitudine e distanza tra le persone nelle nostre città e nei nostri paesi.
      Vorrei citare l'ultimo rapporto, la VI indagine, sulla percezione e sulla rappresentazione sociale e mediatica della sicurezza dell'Osservatorio di Pavia, di Ilvo Diamanti, del 2013. Questo Osservatorio ci dice che la nostra paura è condizionata da logiche politiche e dalla cosiddetta narrazione mediatica, ma anche dalla capacità di movimenti e associazioni di mobilitare l'attenzione intorno a certi problemi, movimenti e associazioni che rischiano di alimentare l'insicurezza e non di creare sicurezza.
      Si fa crescere una cultura del nemico, dello straniero, dell'estraneo che viene a depredarci nelle nostre case.
      Vi ricordo che, solo poche settimane fa, abbiamo parlato a lungo in quest'Aula del femminicidio. Bene, tutti noi, tutto l'arco politico ha osservato che la maggior parte dei reati contro le donne e la maggior parte dei reati di pedofilia si svolgono in casa, dentro la casa. Il nemico, l'estraneo, lo straniero morale è tra noi, non sempre va cercato fuori.
      L'Osservatorio di Pavia ci informa che le notizie ansiogene vengono gestite: ad esempio, nei TG sono calate sensibilmente, dal 2011 al 2012, dal 41 al 19 per cento; non solo, ma vengono anche cavalcati determinati temi. Nel 2007-2008 c'era il connubio criminalità uguale immigrazione, nel 2010-2011 c'era la serializzazione dei casi criminali, come il caso Scazzi, e così via, nel 2012 la violenza sulle donne. Insomma, c’è una narrazione della criminalità che condiziona la nostra insicurezza.
      Concludo, dicendo che, per difenderci, noi dobbiamo ricostruire una cultura della fiducia tra i cittadini: il 23 per cento degli italiani afferma di sentirsi solo cinque punti in più di un anno fa e non bastano le forze dell'ordine, per quanto necessarie e indispensabili, ma serve la vigilanza, non certo le ronde, di tutti i cittadini.
      Certo, ci vuole un buon welfare per questo provvedimento: la detenzione a domicilio o presso realtà di accoglienza Pag. 29richiede di potenziare i servizi sociali. Queste misure alternative, per funzionare, hanno bisogno di un welfare che funzioni, di una società disponibile all'accoglienza. La provvidenziale entrata in vigore di queste alternative si deve accompagnare a mezzi adeguati per attuarle: la formazione dei magistrati, degli avvocati, dei servizi sociali.
      Vi ricordo che nelle nostre carceri gli educatori sono presenti dal 1975 in un quadro di strategia di recupero sociale dei detenuti. Oggi, vengono formati dai corsi di laurea in scienze dell'educazione, hanno rapporti con i detenuti, danno un apporto importante per la valutazione alla magistratura di sorveglianza per concedere o no i benefici, creano collegamenti con l'esterno.
      Ebbene, vi informo che, ad esempio, un concorso aperto nel 2003 per 50 educatori penitenziari – dieci anni fa ! – non è ancora concluso, non sono ancora entrati in servizio. Così, accanto a loro, vanno potenziate tutte le figure del servizio sociale, dei criminologi, degli psicologi, tutte quelle figure che permettono davvero al carcere di entrare a far parte della società e della collettività e di non essere un luogo di invisibili.
      Approvare la delega vuol dire, non tanto svuotare le carceri, ma riaffermare, insomma, quei principi di diritto mite e di civiltà scritti nella Costituzione, nei nostri codici e in tutta la cultura europea (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, noi non ci sottraiamo a quello che è il problema alla base di questo provvedimento, ma che qui si tende a confondere.
      Il provvedimento nasce dal problema del sovraffollamento delle carceri, ma qui si parla d'altro: si parla di sistema penale e detentivo in generale, quasi che il nostro sistema non fosse già sufficientemente lassista e a tutela del detenuto e dell'imputato. Di questo, secondo me, non abbiamo bisogno.
      Si getta una cortina fumogena sul problema che sta alla base del provvedimento, si fanno citazioni dotte, si proclamano ideali, si parla di barbarie, sostenendo una mai dimostrata, peraltro, superiorità morale e culturale di una certa sinistra, che noi contestiamo.
      Quello che appunto ci riguarda e riguarda questo provvedimento è il sovraffollamento delle carceri, che qui non si affronta direttamente, ma si usano le solite scorciatoie all'italiana, se mi permettete.
      Mi ricorda il modo di risolvere altre questioni, per esempio in tema ambientale. Quando c’è un livello di un inquinante troppo alto rispetto ai limiti di legge, nell'acqua o nell'aria, non si provvede a risolvere il problema alla base, diminuendo quel fattore inquinante, ma si aumentano i criteri di tolleranza o si aumenta il limite imposto dalla legge. Ecco, qui si fa qualcosa di analogo. C’è il problema del sovraffollamento e cosa facciamo ? Liberiamo i delinquenti e li rimettiamo nelle strade.
      Mi permetta anche di ricordare una cosa: la globalizzazione non funziona solo a livello di sistemi economici, finanziari, fiscali e quant'altro, ma funziona anche nel confronto tra sistemi alternativi penali e di giustizia. Ricordo, per esempio, che in Romania un furto viene punito fino a quindici anni di carcere, che lì si scontano tutti, a differenza di quello che succede in Italia. Secondo voi, se un ladro dovesse decidere dove andare a delinquere, dove andrebbe ? Andrebbe in Italia o lo farebbe nel suo Paese di origine ? Questa è una domanda che dovremmo porci, perché i problemi vanno affrontati nel loro lato pratico e pragmatico, non sbandierando ideali e gettando confusione sulla questione.
      Qui arrivo anche alla proposta della Lega, più volte citata anche dai miei colleghi, che è quella di far scontare la pena dei detenuti, soprattutto extracomunitari, che rappresentano – lo ricordo – Pag. 30circa il 40 per cento dei nostri detenuti, nel loro Paese d'origine. Questo ha due obiettivi: il primo è quello della deterrenza, perché è chiaro che scontare una pena in un Paese dove il regime carcerario è molto più severo e con condizioni ben più disumane, come ho sentito dire, del nostro è un bel deterrente a non commettere il reato; in secondo luogo, si risolverebbe d'incanto il problema del sovraffollamento delle carceri, visto che, se i 20 mila extracomunitari detenuti nei nostri penitenziari fossero rispediti al Paese di origine, avremmo risolto anche il famoso problema del sovraffollamento delle carceri.
      Ma c’è un altro problema di carattere organizzativo e anche economico che secondo noi è stato affrontato con troppa superficialità e senza calcolarne le conseguenze sia organizzative che economiche. Mi riferisco al tentativo di risolvere il sovraffollamento delle carceri creando un carcere diffuso nel territorio, in modo totalmente irrazionale e casuale, rappresentato dalle minicarceri delle abitazioni, scelte come residenza per scontare la pena alla reclusione domiciliare dagli imputati, i quali sono sparsi nel territorio e totalmente diseconomici dal punto di vista organizzativo, che tolgono forze dell'ordine al controllo e alla salvaguardia della sicurezza dei nostri cittadini per controllare le abitazioni dove sono reclusi i nostri carcerati. Questo, secondo noi, è un aspetto che è stato troppo sottovalutato e che porterà delle gravi conseguenze anche dal punto di vista economico e di tenuta del bilancio.
      Vorrei aggiungere che il provvedimento rischia seriamente di consegnare il Paese al caos e ad un'emergenza di sicurezza senza pari. È quanto ha dichiarato anche il segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia (ANFP), Enzo Letizia, chiedendo al Governo di prendere coscienza del fatto che lo scorso anno sono aumentati tutti i reati predatori, furti, scippi, borseggi, truffe e rapine, reati che destano il maggiore allarme sociale, e che lo stesso provvedimento impegnerà gli agenti di polizia ad effettuare i relativi controlli, anziché presidiare il territorio, come ho detto prima.
      I dati parlano chiaro: secondo un articolo apparso su il Sole 24 ore lunedì 17 giugno, che riprende i dati forniti dal Ministero dell'interno riferiti al 2012, sono più di cinque i reati al minuto, quasi 7.700 al giorno per 365 giorni l'anno. Se si vanno ad analizzare le cifre fornite, si scopre poi un dato estremamente importante che riguarda il provvedimento in esame.
      Se l'aumento dei crimini denunciati in generale ha avuto un incremento dell'1,3 per cento – sono circa 2,8 milioni, ossia 36 mila in più rispetto al 2011 – dalle analisi per tipologie di reato il peggioramento più pesante è per i cosiddetti reati predatori, ossia quei reati che incidono direttamente sui beni personali, maggiormente legati alle fasi di crisi economica e in grado di destare particolare allarme nella collettività.
      Si tratta di furti, scippi, borseggi e truffe, che vanno a colpire i singoli cittadini anche con modalità particolarmente violente, e sono gli stessi reati per cui il provvedimento in esame dispone, come pena, la detenzione domiciliare, creando, tra l'altro, problemi di contiguità tra chi compie i reati e la popolazione inerme, come è stato detto giustamente nell'intervento di ieri del collega Attaguile.
      Oltre la metà delle denunce riguarda la sottrazione di beni, ossia furti: oltre 1,5 milioni, in aumento del 4 per cento rispetto al 2011. Tra le diverse categorie di furti, nei negozi, di ciclomotori, di auto, spiccano ancora di più i furti in casa, sia come numero, quasi 273 mila, sia come incremento, circa il 16 per cento in più rispetto all'anno scorso, e i borseggi, che si avvicinano a 150 mila, con un aumento dell'11 per cento.
      In aumento anche le frodi, 114 mila, con un aumento dell'8 per cento, le rapine, 42 mila, con un aumento del 5 per cento, e gli scippi, 20 mila, con un aumento del 14 per cento. Con riguardo allo stalking, anche qui, le cifre sono allarmanti: nel 2011 sono state denunciate 8.141 persone, nel 2012, invece, 8.821, e, solo nei primi Pag. 31mesi di quest'anno, 7.094. Per cui, le previsioni parlano di oltre 20 mila casi a fine anno.
      Di fronte a questi dati, il Governo attuale sembra del tutto distante dalla necessità e richiesta di maggiore sicurezza da parte dei cittadini. Alla luce di questi dati, il Ministro Alfano ha annunciato un piano per la sicurezza nelle città, che sembra, però, più propaganda che una volontà reale di combattere, con fermezza, la criminalità, se poi lo stesso Governo approva un provvedimento, come quello in esame, che dispone la pena della detenzione domiciliare per soggetti che compiano proprio quei reati che sono in aumento e che creano il più grave allarme sociale.
      Secondo i dati del Ministero della giustizia, all'indomani dell'indulto del 2006 la popolazione carceraria era passata dai 61.264 detenuti del giugno ai 39.005 del 31 dicembre 2006. Negli anni seguenti, tuttavia, si è registrato un rapido ritorno alla situazione pre-indulto, con un successivo ulteriore peggioramento dei dati statistici.
      Le presenze, al 31 dicembre 2007, erano già 48.693, a fine 2008 erano 58.127, a fine 2009 erano 64.791 e a fine 2010 erano 67.961. Infine, un altro aspetto collegato al problema del sovraffollamento carcerario è l'eccessivo numero dei detenuti in attesa di giudizio, che, ad aprile 2013, tra italiani e stranieri, erano 12.258, a riprova che vanno parimenti affrontati, e non si può sorvolare al riguardo, il problema della lunghezza dei processi e quello della produttività della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

      PAOLA BINETTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, abbiamo sentito molti interventi in questi giorni...

      PRESIDENTE. Cortesemente, chiedo di liberare i banchi del Governo, se possibile. Prego.

      PAOLA BINETTI. ... e io credo che quello che ha aiutato tutti è stato riflettere in modo un po’ più organico e coordinato sul perché del carcere. È chiaro che la dimensione del carcere come luogo, in qualche modo, di punizione e di segregazione di un soggetto che teoricamente potrebbe essere pericoloso è soltanto una prima valutazione del senso del carcere.
      Se il carcere si fermasse soltanto a questo, non avrebbe raggiunto i suoi scopi, che sono anche quello di rendere onore alla persona che è stata offesa, e quindi, in qualche modo, di farla sentire accolta da una comunità che capisce il suo disagio, capisce la sua sofferenza, e, proprio perché capisce la sua sofferenza, cerca delle misure di riparazione.
      Ma rispetto al soggetto, a colui che offende, non vi è soltanto la dimensione della punizione. Vi è anche la dimensione della riabilitazione, vi è la possibilità di lavorare con lui perché mai più torni a commettere gli stessi reati, perché, in qualche modo, questo resti nella sua vita o nella sua esistenza un fatto isolato, un fatto unico, e non una lunga sequenza di reincidenze.
      E per questo c’è bisogno, una volta che abbiamo messo la persona in condizione di assorbire l'aiuto necessario per poter riparare agli errori commessi, anche di poterla reinserire nella società, reinserirla nella sua famiglia, reinserirla in un contesto di lavoro. Sono questi quattro obiettivi quelli a cui le pene devono rispondere: punire, restituire dignità a chi è stato offeso, riabilitare chi ha offeso e reinserirlo in un contesto sociale che in qualche modo abbia la forza di dissuaderlo dal commettere ancora reati di questo tipo.
      Bene, questa legge è come se spostasse il peso dall'aspetto meramente punitivo a un'ottica più profondamente riabilitativa e di reinserimento. L'interesse di questa norma è quello di riuscire a restituire all'errore commesso la speranza di poterlo riparare, la speranza che, attraverso la propria punizione, si possa tornare a credere in lui e alla sua capacità di vivere una vita normale, una vita come quella di tutti gli altri.Pag. 32
      Perché di fatto questo provvedimento non riduce la pena, la mantiene, ma ne accentua gli aspetti riabilitativi che possono garantire un maggiore e migliore reinserimento. Rispetto alla norma che avevamo approvato nella legislatura precedente, in questo caso non c’è una sorta di automatismo per cui il giudice, in qualche modo, interviene sostituendo una pena detentiva con quella che è, per esempio, una pena agli arresti domiciliari o una pena che, in qualche modo, faccia riferimento più immediatamente al contesto di professionalità con cui il carcerato è messo in condizione di collaborare il prima possibile. Il giudice deve valutare e deve, in accordo con il soggetto, ma anche con il consenso del soggetto offeso, stabilire un nuovo modo di riparare, un'alternativa al carcere.
      È come se si rilanciasse una sorta di alleanza triangolare, un'alleanza che vede impegnato il giudice, che vede impegnato il soggetto che ha sbagliato e vede impegnata anche la persona nei confronti della quale è stato commesso un errore, a cui sono stati provocati dolore, disagio e sofferenza. È per questo che il provvedimento cerca di integrare al meglio due aspetti: la soggettività del giudice, che deve valutare, e l'oggettività della pena, per mantenere appunto il giusto equilibrio tra i diversi interessi di tutti.
      Come se tra queste tre persone – insisto, l'offensore, l'offeso e il giudice – potesse maturare una prospettiva che da qui poi riguarderà l'intera società, in una dinamica e in una logica che tengono conto della possibilità di sbagliare, della fragilità di ognuno di noi, ed anche della possibilità di riparare che è propria della dignità umana.
      È come se in questo modo venissero messe meglio in evidenza quelle che potremmo chiamare la «miseria» e la «nobiltà» dell'uomo: la miseria che ci porta a sbagliare e quella nobiltà che ci porta a riparare, a ricominciare e quindi anche, in qualche modo, a offrire un nostro diverso, più maturo e più completo contributo allo sviluppo della società.
      Le perplessità più rilevanti che abbiamo ascoltato in questi giorni riguardano, quindi, due aspetti fondamentali. Chi saranno le persone che accompagneranno il soggetto in questo suo contesto di recupero (contesto di recupero di capacità, recupero di competenze), ma anche in questa sua necessità di fare i conti con se stesso, di fare i conti con la propria coscienza, di fare i conti con le ragioni che lo hanno spinto a commettere un crimine e, comunque, a creare le condizioni dell'offesa ? E questa è forse la parte oggettivamente più debole.
      In Commissione Affari Sociali, in cui abbiamo letto questo provvedimento soprattutto in questa chiave, ci siamo interrogati su questo aspetto, che è un aspetto anche della formazione di queste persone, che è anche un aspetto della proporzione che ci sarà tra queste persone e le persone che in qualche modo dovranno avvalersi della loro competenza.
      E questo è quello che ci induce a dire attenzione a non considerare quello in esame come un provvedimento che ci fa risparmiare. Non risparmieremo con questo provvedimento, perché noi dovremo garantire ad ogni persona una sorta di tutor, in alcuni casi una specie di coach, che svolga con lui un lavoro di formazione concreta sul campo, proprio una sorta di formazione on the job, per cui non è una formazione collettiva, non è l'inserirlo in una classe. Si tratta di prendere in considerazione la sua storia personale, le capacità che già possiede, le sue difficoltà e intervenire concretamente.
      Direi proprio che questa è la dimensione, da un certo punto di vista, più profondamente riabilitativa perché si tratta di fare un lavoro che tocca l'anima di questa persona, che va a toccare quelle che sono le sue emozioni ferite, che va a toccare quelle che sono le ragioni del suo personale disagio, quelle a cui ha goffamente e malamente inteso trovare una risposta, in realtà invece commettendo una colpa. In questo senso chi lo affiancherà, chi lo accompagnerà deve essere persona di grande qualità. Prima la collega, l'onorevole Santerini faceva riferimento Pag. 33al fatto che molte di queste persone vengono formate come educatori nei corsi di laurea per la formazione primaria, ma diciamo che forse questo è un aspetto importante e ci rammarichiamo molto che un concorso lanciato dieci anni fa poi, di fatto, non sia ancora concluso.
      Ma a noi serviranno anche persone che abbiano le competenze specifiche sul campo; ci serviranno persone esperte nel manifatturiero perché possano mettere queste persone a lavorare davvero su oggetti concreti; ci serviranno persone che siano magari più esperte in tutto quello che è il grande mondo delle nuove tecnologie informatiche, perché possano insegnare e apprendere abilità che poi possono servire successivamente nella loro vita.
      Ci serviranno persone che sappiano insegnare probabilmente anche la lingua, l'italiano, e quelli che sono i fondamenti della nostra Costituzione. Ci serve un insieme di risorse umane che affianchino queste persone e che restituiscano a lui la dignità di sentirsi cittadino e cittadino competente e agli altri la consapevolezza che è stato fatto tutto quello che era possibile perché questo potesse accadere.
      Ma accanto quindi alla formazione di coloro che si prenderanno cura direttamente di queste persone, è necessario prevedere anche i contesti concreti, i luoghi, i laboratori, le officine, gli uffici, dove necessario, dove queste persone potranno lavorare. Abbiamo bisogno di moltiplicare sul campo contesti in cui il dialogo tra queste persone e la società diventi un dialogo amichevole, un dialogo aperto alla speranza, un dialogo in cui loro si sentano accolti, in cui la sicurezza personale cresce ma cresce anche nella prospettiva del bene che si può fare e del far bene le cose che si stanno facendo.
      Non ci si illuda, quindi, di risparmiare soldi, perché i sei anni che queste persone dovranno trascorrere, ad esempio, a livello domiciliare, significano un peso e un carico anche per la famiglia che li accoglie e in questo caso noi dovremo saper offrire a questa famiglia gli strumenti, i mezzi e i modi per il supporto; un supporto che può essere un supporto materiale, un supporto che può essere un supporto psicologico, un supporto che può comunque essere a tutto campo perché non si sentano sole e perché non si sentano loro stesse inglobate in un contesto quasi di carcerizzazione che, mentre trascina fuori una persona dal carcere, crea all'intorno della famiglia una condizione di disagio diffuso. Perché questo non accada – insisto – servono risorse e servono risorse umane.
      Ma ci sono anche altri due punti importanti che questo provvedimento sottolinea: il primo lo voglio mettere bene in evidenza, è quello che riguarda la prevenzione. Se noi voteremo questo testo unificato, come io mi auguro, nella consapevolezza che è un bene, è un bene per il singolo soggetto, è un bene per la nostra società, è un bene perché ha una valenza davvero deterrente rispetto anche alla tentazione che potrebbero avere altri di commettere gli stessi reati, questo accadrà se siamo capaci di fare un lavoro di prevenzione di grande qualità. Sappiamo che molte delle persone che sono in carcere lo sono per il consumo di droga o lo sono perché sono piccoli spacciatori. Questo significa per noi portare un'attenzione molto forte su questo tema. In questi giorni stiamo discutendo in Commissione e stiamo votando anche nelle diverse Commissioni di merito la legge comunitaria. Anche la legge comunitaria, per quello che concerne la parte che riguarda la salute, ha dei passaggi molto concreti, molto forti, molto interessanti sulla prevenzione e, in particolare, sulla prevenzione legata all'uso o al consumo di droghe.
      E questo richiede da parte nostra un intervento concreto, direi quasi statisticamente misurabile, tenendo conto di quante sono le persone che sono in carcere per reati di questo tipo. Certamente la prevenzione è una delle logiche importanti alla base di questa legge, ma c’è anche l'altra. Il principio ispiratore di questa norma è quello che riguarda una nuova dignità della persona: qualunque persona, anche se carcerata, merita tutto il massimo rispetto per la sua dignità. Lo merita anche quando starà agli arresti domiciliari, Pag. 34lo merita quando sarà inserita in contesti di lavoro professionale concreto e specifico.
      Ma questo richiede una cultura, portata a livello della società, che tolga lo stigma, perché se il carcerato di turno dovrà vivere in un contesto in cui il suo modo di essere, il suo modo di fare, la sua colpa, la sua storia costituiscono uno stigma, è difficile che lui possa venire fuori da questi fantasmi interiori che lo accompagnano. Questo significa che oltre a prenderci cura di lui, dobbiamo per così dire prenderci cura del contesto. Mi piace fare un esempio, Presidente, ed è quello del trapianto che si fa quando si trapianta un albero: non si trapianta mai l'albero da solo, anzi, più grande è l'albero – in questo caso specifico potremmo dire: più significativa è la colpa – tanto più intorno all'albero noi prendiamo la zolla che lo circonda, perché soltanto un albero con la sua zolla ha la possibilità, se trapiantato, di prendere, di riprendere e di dare i frutti per cui è stato in qualche modo creato.
      Ecco, noi dobbiamo immaginare che questa operazione è un'operazione che guarda alla dignità di queste persone e guarda alla speranza di queste persone, ma ha profondamente cura di coloro che gli stanno intorno. È come se ci fosse un'etica della relazione che noi dobbiamo mettere al centro dell'attenzione e non soltanto il soggetto nella sua singolarità, con la sua colpa, nel suo dialogo con quel giudice che in qualche modo gli ha offerto la possibilità di avere un'altra opportunità con una pena alternativa.
      Dobbiamo far maturare una cultura diversa e per far maturare una cultura diversa servono molte più cose di quanto un solo provvedimento non possa fare. Io mi auguro, però, che con questo e da questo provvedimento possa partire una cultura che, riconosciuta al soggetto questa nuova possibilità preziosa – veramente preziosa, perché Dio non voglia dovesse recidivare, sappiamo che gli verrà tolta la possibilità di espiare la sua colpa in modi alternativi, di ripagare in modi alternativi, e in modo diverso –, non ci faccia dimenticare anche di coloro i quali in carcere ci stanno e ci stanno per periodi più lunghi di sei anni e anche a queste persone noi dobbiamo riportare il desiderio della dignità di colui che sta in carcere.
      Nessun uomo può mai essere privato della sua dignità. Non c’è colpa che giustifichi il fatto che la dignità di un uomo venga calpestata. Io mi auguro che questo provvedimento serva a farci ragionare e a riflettere per questo, nel pieno, completo e maturo rispetto di coloro che in carcere ci stanno e che ci dovranno stare per periodi più lunghi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caon.  Ne ha facoltà.

      ROBERTO CAON. Signor Presidente, onorevoli colleghi e sottosegretari, io mi accingo per la prima volta ad entrare in questa Camera, però sinceramente comincio a vedere quanto la realtà di questa Camera, di chi siede qui dentro, sia lontana dal popolo, lontana da chi vive in mezzo a dei problemi di micro e macro criminalità. Io la chiamo macro criminalità, perché quando qualcuno ti entra in casa non hai più quella sicurezza e quel modo poi di disporre della tua vita, con il tuo coniuge, con la tua riservatezza: da quel momento lì scatta un problema mentale, scattano dei problemi anche psicologici alle nostre persone, ai nostri cittadini che tutti i giorni lavorano e fanno una vita normale. Voi in questo momento state utilizzando questo provvedimento perché non abbiamo più la possibilità di mantenere le persone in carcere.
      Dobbiamo dire le cose come stanno: oggi si arriva alla Camera a votare questo provvedimento perché ci sono troppi carcerati in Italia. Forse, io dico, ci sono troppo poche carceri in Italia: questo è il problema, non troppi carcerati. È lo Stato che sta fallendo ed ha fallito sotto questo aspetto. Dobbiamo guardare bene se il numero delle carceri è consono rispetto al nostro sistema sociale, perché è impensabile che in questo Parlamento si vada addosso completamente a quel popolo che poi si esprime mandandoci qua e noi gli Pag. 35mandiamo a dire: siccome non riusciamo ad avere i soldi per completare le carceri, allora cosa facciamo ? Facciamo il classico indulto. Io dico, cari colleghi: sbagliare è umano, con l'indulto l'abbiamo già fatto, anzi l'avete già fatto (la Lega quella volta ha votato contro o si è astenuta in altri casi). Voi perseverate, voi avete la coscienza di perseverare in quello che avete già visto che in questi anni avete sbagliato.
      Questa è la verità che voi state portando avanti. E non vi rendete conto, con questo sistema di garantismo, che state garantendo dei passaggi in questo Parlamento veramente svilenti anche per quelle forze dell'ordine che tutto il giorno e tutti i giorni per pochi soldi cercano di mantenere la sicurezza che noi tutti cittadini vogliamo e chiediamo. Questi carabinieri e questa polizia, con che stato d'animo voi pensate di mandarli nella strada a fare il loro lavoro, quando già adesso abbiamo le maglie troppo larghe, già adesso non possono garantire la sicurezza alle nostre famiglie ? Ma come fate a ragionare con questi indulti mascherati ? Come pensate di portare avanti il Paese disciplinandolo, andando dietro ad una globalizzazione e portandoci esattamente all'allargamento delle maglie ? Come pensate di dare i domiciliari a delle famiglie che magari hanno subito, dall'altra parte del pianerottolo, il problema ? Come fate a dare i domiciliari che, magari, nello stesso palazzo ci troviamo tre persone ai domiciliari ? Ma vi rendete conto che nello stesso palazzo, di dieci, quindici appartamenti, ci siano tre o quattro casi ? Perché poi si annidano queste cose qua. E voi date questa possibilità.
      Io mi appello anche al Popolo della Libertà che dice che i giudici hanno troppa discrezionalità. Voi, con questo voto, date ancora la possibilità a questi giudici di utilizzare la legge come vogliono. Ma mi appello anche al partito, che io spero trasversale, delle donne che è in questo Parlamento, che vengono vestite di rosso per dire che è la grande giornata di tutto il popolo europeo tramite quello che è stato fatto dal Parlamento contro il femminicidio. Abbiamo votato tutti qua a favore di quel provvedimento. Però, tutto ad un tratto, ci ritroviamo l'ipocrisia che adesso va bene lo stalking, adesso va bene lo stupro, adesso va bene tutto per le donne per questo progetto di legge. Ma come fate a ragionare oggi da una parte e domani dall'altra ? Non vi rendete conto delle gravità che portate nel territorio ? Non vi rendete conto che le forze dell'ordine già oggi, con gli arresti domiciliari, i carabinieri, le varie caserme di polizia che vanno a mantenere la sicurezza in questo Paese, non hanno la possibilità di riuscire a suonare il campanello a tutti per verificare se in quel momento là sono in casa ?
      Ma, anche a livello pratico, perché qui la praticità in questo Parlamento non esiste. Qui bisogna riportare la praticità delle cose. Noi qua abbiamo bisogno, caro sottosegretario, della praticità e non dei voli pindarici che sentiamo da giorni e da ore, della fantasia. Sì, bisogna fare, bisogna fare l'integrazione, bisogna fare tante cose, ma oggi c’è un bisogno, svuotare le carceri, e come si fa ? Le svuotiamo mandandoli a casa.
      Ma, oltre tutto, io penso che la praticità, vostra in questo caso, di prendere dei detenuti e portarli a casa sia completamente sbagliata. Il popolo ve lo dirà, io sono sicuro di questo. E porto un esempio molto basilare: io penso che noi in Italia abbiamo una materia prima e si chiama turismo. Voi pensate che una volta che avete votato questo provvedimento, dall'altra parte delle Alpi, dove noi abbiamo tutte quelle sacche di turisti che puntualmente vengono qua, siano contenti ? Vengono sereni o stiamo creando un problema anche per il nostro lavoro futuro ? Questa è la verità, perché nei Paesi europei non si fanno puntualmente queste cose, non si va avanti a forza di leggi –, tampone. Si crea quell'organizzazione da qua a vent'anni. E, allora, se abbiamo troppi carcerati, facciamoli lavorare, facciamoli diventare tutti muratori per costruire nuove carceri. Questa è un'idea. Se vogliamo integrarli una volta che hanno finito la pena, dobbiamo farli uscire creandogli...

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      PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a ridurre il brusio, cortesemente.

      ROBERTO CAON. Dobbiamo creargli la possibilità di imparare un mestiere. E noi il mestiere glielo facciamo imparare: chi farà l'imbianchino, chi farà il muratore, chi farà il carpentiere, costruendo quelle carceri in cui domani potrebbero rientrare. Questo è da portare avanti. Noi abbiamo della manodopera che oggi è messa là, ne abbiamo tanta, e non riusciamo neanche a integrarla, non riusciamo a dargli un lavoro. È pensabile che, domani, quando torneranno a casa nel proprio appartamento, si spostino. C’è tutto un discorso relativo al fatto se escono, ai permessi, ai non permessi, se vanno al lavoro, se devono rientrare. Pensateci: è facile controllare ? Questa è la verità che vi voglio portare, terra terra. Voi oggi utilizzate questa maschera, parlando di «svuota carceri», che è per il bene del carcerato, perché c’è bisogno. Ma la verità è che non ci sono più posti e si mandano in casa.
      Poi, signor Presidente, vorrei portare anche la dimostrazione di altre cose. In questo Paese, si utilizzano sempre questi sistemi tampone ma, in realtà, c’è bisogno di un'organizzazione molto più ampia, e i fatti lo dimostrano. Ogni volta – tengo a ripeterlo – che noi facciamo, anzi, più che noi, il Paese fa questi provvedimenti ci ritroviamo l'aumento della criminalità. Già oggi è in aumento la criminalità. Già oggi, tutti i dati ci dicono che stiamo vivendo un problema di criminalità: tornare a commettere reati per queste persone è una cosa normale. Allora, o noi riusciamo a realizzare un sistema educativo dall'interno del carcere o è impensabile riuscire a realizzare un sistema educativo da fuori, magari, creando quei problemi anche a quel sindaco o a quell'amministrazione. Infatti, noi qui legiferiamo, teniamo gli enti locali senza soldi e gli diciamo di fare i controlli, e così via: oberiamo di lavoro gente che già oggi è oberata e che non ha neanche più il finanziamento per altre cose sicuramente molto più importanti per la nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Essendo giunti nell'imminenza delle ore 13, orario per il quale l'ordine del giorno prevede lo svolgimento della votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, sospendiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà a partire dalle ore 16.

Votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (ore 13).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
      Secondo quanto previsto dall'articolo 56, comma 3, del Regolamento, la votazione, che si svolgerà a scrutinio segreto, avrà ad oggetto la seguente lista predisposta dalla Presidente in base alle designazioni dei gruppi, che è in distribuzione: componenti effettivi: Deborah Bergamini, Alessandro Bratti, Elena Centemero, Lorenzo Cesa, Celeste Costantino, Manlio Di Stefano, Sandro Gozi, Michele Nicoletti, Andrea Rigoni; componenti supplenti: Ferdinando Aiello, Anna Ascani, Khalid Chaouki, Eleonora Cimbro, Luca D'Alessandro, Giuseppe Galati, Lia Quartapelle Procopio, Milena Santerini, Maria Edera Spadoni.
      Prego i deputati di prendere posto, prima di passare ai voti.
      Ricordo che il voto è segreto, per questo genere di votazioni. Invito i deputati a prendere posto.

      EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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      EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, volevo sapere se è possibile intervenire per dichiarazione di voto su questa votazione.

      PRESIDENTE. Non è possibile intervenire per dichiarazione di voto su questo genere di votazioni; è una prassi costante ormai consolidata.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla lista predisposta dalla Presidente.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bellanova, Fabbri, Carbone, Cassano, Valiante, Catania, Di Lello, Businarolo... Va bene, adesso arriva il tecnico... Malpezzi, Fontanelli, Businarolo, è spenta la postazione ? Buttiglione... A parte Businarolo hanno votato tutti ? Corsaro, Scalfarotto, Campana, Miccoli, Farina Daniele... Businarolo ha votato, sì ? Hanno votato tutti ? Farina Daniele, Miccoli ancora no, Gutgeld, Fiorio, Zan, Brambilla, Zampa, Allasia...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     498            
            Votanti     482            
            Astenuti       16            
            Maggioranza     242            
                Voti favorevoli     433                
                Voti contrari       49                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

(I deputati Patriarca e Rizzetto hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Marco Di Maio ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

      Proclamo pertanto eletti i componenti effettivi e i componenti supplenti indicati nella lista predisposta dalla Presidente. La delegazione sarà successivamente convocata per procedere alla propria costituzione.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,03).

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io intervengo adesso, conclusa la votazione, per dire che da parte del nostro gruppo, ma penso non solo da parte dello stesso, ci sarebbe l'esigenza – e la manifestiamo pubblicamente – di sollecitare il Senato nella composizione delle altre delegazioni, perché se noi oggi a distanza e in ritardo componiamo la delegazione al Consiglio d'Europa e non abbiamo composto le altre delegazioni, che non sono state ancora annunciate dalla Presidenza, è perché il Senato non ha compiuto ancora le cose che le competono. Io penso che nelle istituzioni internazionali, visto che abbiamo deciso di esserci, è importante che non ci siamo con mesi di ritardo, che risultano assolutamente ingiustificati.

      PRESIDENTE. La ringrazio. Rappresenterò la sua sollecitazione alla Presidenza.

      MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, volevo appoggiare la richiesta appena fatta. Corriamo il rischio di fare una figura veramente pessima, perché dobbiamo presentare la delegazione sostanzialmente entro venerdì. Quindi, ci sarebbe urgenza di spingere al Senato perché si convochi la prima delegazione già domani stesso. Chiediamo, quindi, all'Ufficio di Presidenza di farsene carico e di spingere in questa direzione, per riuscire a fare in modo che l'Italia abbia una rappresentanza già a settembre al Consiglio d'Europa. È importante e, quindi, il MoVimento Pag. 385 Stelle chiede questo. Alla fine è un rispetto sia di prassi che di regole e quindi crediamo sia necessario.

      MARCO DI LELLO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO DI LELLO. Signor Presidente, intervengo sempre sul punto, perché mi risultano esserci Commissioni bicamerali già complete nelle designazioni che tardano all'insediamento ancora a causa di ritardi da parte del Senato. Siccome mi pare veramente difficile da spiegare all'opinione pubblica che per difficoltà non ulteriormente specificate ci siano organi parlamentari che non sono messi in condizione di lavorare, mi aspetto da parte della Presidenza della Camera un forte sollecito, perché quanto prima, almeno le Commissioni già complete si possano insediare e avviare i loro lavori.

      PRESIDENTE. Sì, anche questo sarà rappresentato. Colleghi, vi chiedo di lasciare l'Aula a bassa voce.

      CLAUDIO FAVA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, accanto al problema sollevato da altri colleghi su designazioni ancora non fatte dal Senato, c’è un punto forse più urgente, più delicato e più importante. Questa Camera ha approvato due settimane fa, con un voto unanime, la costituzione di una nuova Commissione di inchiesta sulla mafia: questa legge ha bisogno di un passaggio al Senato che ancora non è stato calendarizzato. Le chiederei di sollecitare la Presidenza del Senato a mettere in calendario questo passaggio, perché avere una legge approvata soltanto alla Camera, per una Commissione d'inchiesta sulla mafia che resta in attesa di questo successivo passaggio al Senato e rischia di slittare fino a settembre, sarebbe un fatto assai grave e poco comprensibile per l'opinione pubblica.

      PRESIDENTE. Sì, nella lista dei solleciti con riferimento al Senato inseriremo anche la sua.

      GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, mi trovo costretto a fare l'ennesimo sollecito per una risposta da parte del Governo a due interrogazioni a risposta scritta, presentate a marzo e a inizio aprile, quindi più di due mesi fa, quasi tre mesi. In particolare, sono la n. 4-00090 e la n. 4-00129. Ricordo che il Regolamento prevede sempre il termine di 20 giorni per la risposta alle interrogazioni, appunto, a risposta scritta. Preannuncio che ho presentato un'apposita interrogazione parlamentare proprio per chiedere al Ministro per i rapporti con il Parlamento il motivo per cui sia questo ritardo, che è cronico, nella risposta alle interrogazioni agli atti di sindacato ispettivo. Quindi, sollecito per l'ennesima volta la risposta. Secondo noi è veramente uno scandalo che il Governo si sottragga a rispondere agli atti di sindacato ispettivo del Parlamento.

      PRESIDENTE. Il suo sollecito sarà inoltrato.
      Comunico che, per un mero disguido, nell'allegato B al resoconto della seduta di ieri, martedì 25 giugno 2013, risulta erroneamente che il deputato Nastri abbia ritirato la sua firma dalla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00118. Il relativo errata corrige sarà pubblicato nell'allegato B al resoconto della seduta odierna.
      Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, per il seguito dell'esame del testo unificato in materia di messa alla prova.

      La seduta, sospesa alle 13,10 è ripresa alle 15.

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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro per la coesione territoriale e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

(Misure per contrastare la diffusione di farmaci falsificati e iniziative per il recepimento della direttiva 2011/62/UE, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano – n. 3-00141)

      PRESIDENTE. Il deputato Andrea Cecconi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00141, concernente misure per contrastare la diffusione di farmaci falsificati e iniziative per il recepimento della direttiva 2011/62/UE, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      ANDREA CECCONI. Grazie, signor Presidente. Gentile Ministro, vogliamo oggi portare all'attenzione dell'Aula e dei cittadini un accadimento della scorsa settimana, quando i NAS di Latina si sono apprestati ad arrestare tre dirigenti della casa farmaceutica Geymonat con l'accusa di contraffazione di farmaco.
      Questo fatto, già sufficientemente raccapricciante in sé, ha un'ulteriore aggravante: infatti il farmaco in questione, signora Ministro, è l'Ozopulmin, uno sciroppo utilizzato per il trattamento e la cura di affezioni respiratorie di bambini e di lattanti. Ancora oggi i NAS stanno provvedendo a rintracciare le oltre 9.500 confezioni del farmaco che si trovano ancora nelle case dei nostri cittadini.
      Siamo certi che la magistratura avrà il suo giusto corso, ma oggi quel che ci preme più sapere è come stanno i bambini che hanno assunto questo farmaco contraffatto e soprattutto ci preme sapere come il Governo e i suoi ministeri intendano affrontare il tema della contraffazione dei farmaci.

      PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, il Ministero della salute dedica già da molto tempo attenzione al problema della contraffazione farmaceutica riguardante prodotti non fabbricati in conformità alle norme GMP, riconosciute a livello mondiale.
      I risultati ottenuti fino ad oggi hanno permesso di tenere sotto controllo il mercato nazionale e, inoltre, l'Italia è considerata tra i Paesi guida nella lotta alla contraffazione farmaceutica. In Italia il fenomeno della contraffazione appare pressoché inesistente; la percentuale dei farmaci contraffatti presenti sul nostro mercato è pari allo 0,1 per 100, grazie principalmente al sistema di tracciabilità del farmaco, che consente il monitoraggio attraverso il bollino a lettura ottica di ogni singola confezione, nonché alle riferite attività di prevenzione e contrasto portate avanti, ormai da diversi anni, dalla task force Impact Italia di cui il Ministero della salute, i NAS, l'AIFA e l'Istituto superiore di sanità fanno parte.
      La task force ha promosso e promuove tuttora una serie di iniziative divulgative di formazione e informazione finalizzate a contrastare il fenomeno. Il rilievo delle attività intraprese è testimoniato anche dal ruolo di coordinamento e presidenza ricoperto dall'AIFA nei principali gruppi di lavoro internazionali che si occupano del contrasto al fenomeno, come quelli che hanno contribuito all'adozione della direttiva 2011/62/UE, che introduce e modifica in chiave anticontraffattiva il codice farmaceutico europeo, che è inserita nell'allegato B alla legge di delegazione europea 2013 attualmente all'esame della XIV Commissione al Senato.
      Il recepimento di tale direttiva costituirà un ulteriore occasione di significativa rilevanza ai fini del contrasto del fenomeno Pag. 40della contraffazione. Ricordo inoltre che la Convenzione Medicrime del Consiglio d'Europa, che introduce norme di diritto penale applicabili nei casi di falsificazione di prodotti sanitari, una volta recepita potrà costituire uno strumento estremamente efficace nel contrasto al fenomeno.
      Le iniziative sopradescritte confermano l'attenzione che il Ministero della salute riserva alle tematiche in questione affinché episodi come quello oggi in esame siano gestiti con la massima efficacia, riducendo al minimo ogni possibile rischio per la salute pubblica, e colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta i NAS.
      Nel merito della specifica questione relativa al farmaco Ozopulmin, si fa presente che l'AIFA ha sul punto avviato nel giugno 2011 un'attività di intelligence immediatamente condivisa con i carabinieri (NAS), dai cui esiti è scaturita la decisione di procedere al tempestivo ritiro del prodotto dal mercato a tutela dei consumatori.
      Gli elementi informativi resi confermano che la conclusione dell'indagine sulla contraffazione del farmaco Ozopulmin più che un segnale d'allarme sulla sicurezza dei prodotti commercializzati in Italia costituisce una conferma della capacità dell'istituzione di tutelare la salute pubblica e di perseguire efficacemente il crimine farmaceutico.

      PRESIDENTE. Il deputato Cecconi ha facoltà di replicare.

      ANDREA CECCONI. Grazie, signor Presidente. Non mi è possibile, signor Ministro, affermare di essere soddisfatto della sua risposta, in quanto per crimini di questo tipo l'unica soddisfazione possibile è quella di sapere che giustizia è stata fatta e che i colpevoli sono stati giustamente puniti.
      Noi ci auguriamo in ogni caso che la direttiva 2011/62/UE, su cui pende un'infrazione da parte della Comunità europea, possa essere prontamente recepita con urgenza. Così come questa direttiva, tante altre direttive che riguardano il suo Ministero devono ancora essere recepite, ci auguriamo che venga fatto, in quanto avere una sanzione da parte dell'Unione europea su tematiche così importanti ci pare altamente lesivo per i cittadini, non solo perché non vengono rispettate le direttive europee, ma soprattutto perché poi sono sempre i cittadini che pagano, sia dal punto di vista economico – perché la direttiva avrà un costo sulla collettività –, ma anche dal punto di vista della salute dei nostri cittadini.

(Iniziative per ripristinare la disciplina sull'orario massimo di lavoro settimanale e sul diritto al riposo per il personale medico e sanitario, in attuazione della direttiva 2003/88/CE – n. 3-00142)

      PRESIDENTE. La deputata Lenzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00142, concernente iniziative per ripristinare la disciplina sull'orario massimo di lavoro settimanale e sul diritto al riposo per il personale medico e sanitario, in attuazione della direttiva 2003/88/CE (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      DONATA LENZI. Signor Presidente, signora Ministro, il problema dell'orario di lavoro dei medici è un problema di dignità ed è un problema di sicurezza: di dignità del lavoratore, come ci ricorda la Comunità europea – vorrei ricordare che la Commissione, pena il possibile deferimento alla Corte di giustizia, ha dato all'Italia due mesi per adeguare la propria normativa a quella comunitaria, che risale al 2003 – secondo cui il tempo di lavoro massimo, compresi gli straordinari, per tutti i lavoratori dovrebbe essere di 48 ore settimanali e dovrebbero essere previste almeno 11 ore di riposo al giorno.
      Con due successivi provvedimenti, che fanno riferimento a due Governi diversi, di segno opposto, l'Italia ha considerato i medici come dirigenti e li ha sottratti a questo vincolo. Allora, mi permetto di ricordare che un medico stanco è anche e Pag. 41inevitabilmente un medico che rischia più facilmente di sbagliare e c’è un problema di tutela della salute.

      PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, la direttiva 2003/88/CE contiene norme in materia di organizzazione dell'orario di lavoro al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. In particolare, essa coordina le disposizioni contenute nella direttiva 93/104/CE alla luce delle successive modifiche ed integrazioni introdotte dalla direttiva 2000/34/CE, rispettandone integralmente la sostanza, limitandosi a raggruppare le tematiche ed apportare le sole modificazioni formali rese necessarie dall'opera di codifica.
      In attuazione delle citate direttive, è stato emanato il decreto legislativo 8 aprile 2003, n.  66, che, nel regolamentare l'articolazione dell'orario di lavoro, detta principi in materia di riposi, ferie, lavoro notturno e straordinario. Tali disposizioni trovano applicazione sia per i dipendenti privati che pubblici, compreso quindi il personale del comparto sanità.
      Orbene, con la legge 24 dicembre 2007, n.  244 (la finanziaria 2008), è stata introdotta una prima deroga al citato decreto relativamente ai riposi per il personale delle aree dirigenziali, degli enti e delle aziende del Servizio sanitario nazionale, prevedendo che le disposizioni di cui all'articolo 7 non si applicano al personale del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale, per il quale si fa riferimento alle vigenti disposizioni contrattuali in materia di orario di lavoro, nel rispetto dei principi generali della protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori.
      Successivamente, con un altro decreto-legge, il decreto-legge 25 giugno 2008, n.  112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.  133, oltre alla normativa sul riposo è stata derogata anche quella relativa al limite massimo dell'orario di lavoro settimanale.
      La menzionata disposizione esclude infatti i dirigenti che operano nel Servizio sanitario nazionale dall'applicazione degli articoli 4, che prevede la durata massima settimanale dell'orario di lavoro, e 7, cioè riposo giornaliero, demandandone la disciplina alla contrattazione collettiva.
      Infatti, il contratto collettivo nazionale di lavoro dell'area della dirigenza medico-veterinaria del Servizio sanitario nazionale, stipulato in data 17 ottobre 2008, regolamenta l'orario di lavoro e di riposo giornaliero dei dirigenti medici nell'ottica di assicurare il recupero psicofisico dei lavoratori, tenendo conto delle relative peculiarità professionali connesse all'esercizio di funzioni dirigenziali a carattere tecnico-professionale.
      A tale riguardo si rappresenta che la Commissione europea, ritenendo che la Repubblica italiana sia venuta meno agli obblighi imposti dalla direttiva 2003/88/CE, con lettera di messa in mora del 26 aprile 2012 ha avviato nei confronti del Governo italiano una procedura di infrazione e ha chiesto chiarimenti in ordine alla mancata applicazione ai dirigenti medici, che operano nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, delle richiamate disposizioni nazionali di recepimento della direttiva comunitaria.
      A seguito di tali rilievi, il Ministero, con nota d'intesa con il Dipartimento della funzione pubblica e l'ARAN, ha provveduto ad inoltrare gli elementi di risposta alla lettera di messa in mora. La Commissione europea, in data 30 maggio, ha comunque emesso parere motivato secondo quanto previsto dall'articolo 258, primo comma, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in ragione del mancato recepimento nell'ordinamento giuridico nazionale degli articoli 3, 6 e 17 della direttiva 2003/88/CE.
      Pertanto, in virtù di quanto sopra, la Commissione stessa invita l'Italia, pena il possibile deferimento alla Corte di giustizia europea, a prendere le misure necessarie per conformarsi alla normativa sopra richiamata, entro due mesi dal recepimento del suddetto parere motivato.Pag. 42
      Tanto rilevato, nella giornata di ieri, ho provveduto a firmare una nota indirizzata al Ministro per gli affari europei con cui ho promosso l'esigenza di avviare un rapido confronto anche con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con il Dipartimento della funzione pubblica e con l'ARAN per condividere soluzioni volte a ripristinare, anche per il personale medico e sanitario, la validità delle disposizioni sull'orario massimo di lavoro settimanale e sul diritto di riposo di cui alla direttiva 2003/88/CE, al fine di garantire la piena rispondenza alla posizioni della Commissione, espresse nel parere motivato formalizzato il 30 maggio.

      PRESIDENTE. La deputata Lenzi ha facoltà di replicare.

      DONATA LENZI. Signor Presidente, devo dire che fino alla frase finale ero preoccupata perché, sì, quella era esattamente la serie del percorso che la domanda voleva ricostruire.
      Quello che chiedevamo – e, quindi, da questo punto di vista, mi dichiaro soddisfatta, prendendolo come un impegno del Ministro – è che la questione venga correttamente affrontata, perché noi sappiamo bene, tutti quanti, che, all'interno di una struttura ospedaliera, l'inquadramento come dirigente del medico di corsia è realtà utile, da un certo punto di vista, quello contrattuale, ma non corrisponde affatto alla possibilità per lui di autorganizzare il proprio lavoro e di scegliere i propri orari. Sappiamo benissimo che in molte strutture ospedaliere e di medicina in Italia gli orari di lavoro sono particolarmente pesanti, anche per il blocco del turnover che lo stesso Ministro ci ha segnalato e ricordato nella presentazione del programma. Questo vuole essere un impegno per permettere che il sistema sanitario possa ridare ai professionisti che vi lavorano tutte le garanzie del caso.

(Iniziative per garantire la diagnosi precoce di patologie in età giovanile – n. 3-00143)

      PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00143, concernente iniziative per garantire la diagnosi precoce di patologie in età giovanile (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

Testo sostituito con errata corrige volante       SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, prevenire è meglio che curare e curare in età giovanile è meglio che curare in un'età successiva.
      Una volta, il ruolo della medicina scolastica, per un verso, e quello della visita militare costituivano una sorta di screening della popolazione giovanile in ordine a malattie relative all'apparato riproduttivo oppure al sistema cardiocircolatorio, o altro genere di patologie, e servivano ad avere, non solo un osservatorio epidemiologico su quella fascia di popolazione e, quindi, a capire quali erano le malattie che incidevano prioritariamente su quella fascia di età, ma anche a prevenire e intervenire in tempo proprio su queste patologie.
      È evidente che si tratta di un meccanismo che contempla anche una campagna di promozione culturale. Chiediamo che cosa intenda fare il Ministero della salute a questo proposito.
      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, prevenire è meglio che curare e curare in età giovanile è meglio che curare in un'età successiva.
      Una volta, il ruolo della medicina scolastica, per un verso, e quello della visita militare per altro, costituivano l'occasione per una sorta di screening della popolazione giovanile in ordine a malattie relative all'apparato riproduttivo oppure al sistema cardiocircolatorio, ad altro genere di patologie, e servivano ad avere, non solo un osservatorio epidemiologico su quel settore di popolazione e, quindi, a capire quali erano le malattie che incidevano prioritariamente su quella fascia di età, ma anche a prevenire e intervenire in tempo proprio su quelle patologie.
      È evidente che si tratta di un meccanismo che contempla anche una campagna di promozione culturale. Chiediamo che cosa intenda fare il Ministero della salute a questo proposito.

      PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, questa interrogazione investe una questione molto importante, che non è solo quella della prevenzione, che ritengo primaria nell'azione del Governo, ma quella della prevenzione sui giovanissimi, in particolare sui giovani maschi.
      Noi abbiamo avuto, a differenza che per quanto riguarda la popolazione femminile, il venir meno di una fase filtro, che si realizzava per la popolazione dei bambini e, soprattutto, per la popolazione degli adolescenti nella famosa visita militare.
      Questo, per le patologie che sono state illustrate nella interrogazione, ha nel Pag. 43tempo fatto venir meno la possibilità di fare uno screening generale sulla popolazione maschile giovane. Nel merito, quindi, abbiamo una serie di misure che stiamo attuando.
      Per quanto riguarda i nodi strategici per l'attività di prevenzione primaria e secondaria nell'età pediatrica e dell'adolescenza dei giovani sul territorio, essi sono costituiti dal dipartimento materno infantile aziendale o del territorio, dal distretto, dal consultorio familiare, dalla pediatria a libera scelta e dai medici di medicina generale: in particolare, sono coinvolti a 360 gradi nella prevenzione, cura e riabilitazione dei bambini e dei ragazzi tra 0 e 14 anni e delle fasce di età più adulta.
      Per quanto riguarda la fascia più giovane della popolazione, ritengo fondamentale il ruolo del pediatra di libera scelta e del medico di medicina generale, che possono intervenire nelle rispettive fasce di età di competenza non solo in ambito diagnostico-terapeutico, ma anche informando ed educando, e consentendo, quindi, di promuovere scelte e stili di vita corretti, in grado di promuovere e tutelare la salute e il benessere dei giovani. Queste attività devono ovviamente trovare interconnessioni e completamento nel ruolo delle famiglie, dell'ambiente scolastico e dell'ambiente di lavoro.
      Stiamo, inoltre, studiando di attivare delle specifiche campagne informative per promuovere, presso i giovani minorenni che si trovino a ridosso della maggiore età, percorsi di prevenzione che implicano controlli sanitari preventivi da compiersi presso i medici e le strutture del Servizio sanitario nazionale, finalizzati alla diagnosi precoce di patologie, anche genetiche, la cui cura può essere facilitata proprio dall'anticipazione della diagnosi e costituire, poi, per l'intero Servizio sanitario nazionale un risparmio molto notevole di costi negli anni successivi.

      PRESIDENTE. Il deputato Calabrò ha facoltà di replicare per l'interrogazione Baldelli n. 3-00143, di cui è cofirmatario, per due minuti.

      RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, grazie Ministro, ho apprezzato molto i due aspetti che lei ha sottolineato nella risposta. Da una parte, vi è l'esigenza di coinvolgere il mondo delle famiglie e il mondo della scuola. Noi non possiamo pensare di fare prevenzione solamente con le strutture sanitarie. La prevenzione parte dall'educazione sanitaria e, quindi, credo che questo sia un aspetto molto importante e spero che si possa investire sul serio in questa direzione.
      Il secondo aspetto, che ha sottolineato verso la fine del suo intervento, mi sembra ancora più rilevante. Credo che bisogna individuare, però, le patologie sulle quali vogliamo lavorare e dove c’è un'epidemiologia più diffusa. Faccio un esempio: diabete giovanile e obesità. Hanno una grande incidenza in rapporto con motivazioni e ordine genetico. Io credo che una volta che abbiamo fatto delle scelte e si può individuare quali sono le linee genetiche attraverso le quali vi è una patologia più grave e più importante, che va precocemente affrontata, credo che sicuramente affronteremo, in maniera definitiva, questa che sta diventando una piaga nel nostro Paese.

(Misure per il rilancio dell'economia della Sardegna, anche con riferimento all'attuazione della cosiddetta continuità territoriale dal doppio binario – n. 3-00144)

      PRESIDENTE. Il deputato Lello Di Gioia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00144, concernente misure per il rilancio dell'economia della Sardegna, anche con riferimento all'attuazione della cosiddetta continuità territoriale dal doppio binario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Ministro, lei sicuramente conoscerà i problemi della Sardegna. L'ultimo rapporto del CRENoS, centro di ricerca economica e scientifica, ha drammaticamente sottolineato i punti di crisi. Abbiamo un Pag. 44aumento della disoccupazione spaventoso, passata da 67 mila unità a 109 mila unità, un reddito pro capite più basso delle altre realtà del Mezzogiorno d'Italia, una situazione, da un punto di vista produttivo, estremamente delicata e fragile. Inoltre, sono aumentate le ore di cassa integrazione enormemente. Insomma, vi sono problemi seri ed è per questo che si chiede al Governo di dare delle risposte immediate e rapide per rilanciare l'economia di quell'isola.

      PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

      CARLO TRIGILIA, Ministro per la coesione territoriale. Signor Presidente, riconosco che la situazione della Sardegna presenta certamente aspetti fortemente critici come, del resto, tutta la situazione del Mezzogiorno, in questo momento, oltre che del resto del Paese (ma, certo, nel Mezzogiorno le cose sono più complicate).
      Devo dire che alcune iniziative sono in corso. Lei saprà – le ricordo – che il CIPE ha assegnato, a favore della regione Sardegna per la realizzazione di interventi infrastrutturali nel territorio regionale, circa 2 miliardi di euro nel ciclo di programmazione 2007-2013. Ricordo che il 6 marzo 2013 è stato sottoscritto un contratto istituzionale di sviluppo per la realizzazione dell'itinerario stradale Sassari-Olbia e l'intero programma di intervento, relativo a questa infrastruttura strategica nazionale, ha un costo di circa 930 milioni di euro.
      Ricordo inoltre i 545 milioni di euro del Fondo sviluppo e coesione, destinati ai settori viabilità, mobilità e idrico, per i quali si aspettano gli specifici accordi di programma quadro. Speriamo di accelerare queste misure perché purtroppo stanno tardando. Il 13 novembre 2012 è stato sottoscritto il protocollo d'intesa noto come piano Sulcis per la definizione di obiettivi e condizioni generali di sviluppo e attuazione dei relativi programmi del Sulcis-Iglesiente.
      Le risorse del Fondo sviluppo e coesione a valere sui cicli di programmazione 2007-2013 e 2000-2006 sono complessivamente pari a circa 260 milioni di euro. Sempre con riferimento al piano Sulcis richiamo l'attenzione su due misure previste nell'ambito degli interventi programmati dal decreto-legge n.  37 del 2012, il cosiddetto decreto «crescita»: la sperimentazione della fiscalità di vantaggio nei ventitré comuni della provincia di Carbonia Iglesias e il relativo decreto ministeriale è stato registrato dalla Corte dei conti; la sperimentazione di zone di esenzione fiscale nelle principali città sarde.
      Ricordo, inoltre, il provvedimento che appena oggi ha preso il Consiglio dei ministri, che riguarderà la possibilità di utilizzare anche in Sardegna risorse del piano per la decontribuzione dell'occupazione giovanile e per interventi a sostegno delle situazioni di povertà estrema.

      PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha facoltà di replicare, per due minuti.

      LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Ministro, io credo che i parlamentari sardi non siano totalmente soddisfatti della sua risposta, perché credo che si stia affrontando questa crisi in modo non determinante e forte. Noi crediamo che vi sia la necessità di intervenire con grande rapidità perché, come sottolineavo in precedenza, vi sono punti che sono estremamente delicati che stanno facendo saltare il sistema sociale all'interno di quell'area. Credo che sia opportuno, per esempio, non soltanto fare in modo che sia determinata un'area di zona franca, di cui qui a fianco vi è il promotore, ma che venga ad essere stabilita anche in questi giorni con grande rapidità la questione della continuità territoriale, per esempio, viaggiando sul doppio binario, realizzando interventi per i residenti e per coloro i quali si apprestano ad andare in vacanza. Certo siamo perfettamente convinti che vi è una grande difficoltà nel Mezzogiorno d'Italia, ma siamo altresì convinti che nel Mezzogiorno d'Italia vi è un altro Mezzogiorno d'Italia e questo Mezzogiorno d'Italia si chiama isola sarda. Io credo che il Governo debba prendere coscienza di questo ed operare Pag. 45affinché in quella realtà si possano determinare quegli interventi seri e non certamente populistici, come generalmente fa il governatore di quell'isola.

(Dati e iniziative in ordine all'utilizzo dei fondi strutturali europei da parte dell'Italia – n. 3-00145)

      PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00145, concernente dati e iniziative in ordine all'utilizzo dei fondi strutturali europei da parte dell'Italia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, l'Italia è ancora oggi fanalino di coda nell'utilizzo dei fondi europei sui ventisette Stati membri. La media dell'Unione europea è abbondantemente al di sopra del 50 per cento, per quanto riguarda l'Italia invece siamo più o meno poco al di sotto del 40 per cento di capacità di spesa.
      Fino al 2015 ci risulta che dovremmo avere a disposizione ancora 31 miliardi di euro di cofinanziamenti a valere sul Fondo sociale europeo e sui Fondi europei per lo sviluppo regionale. Il Ministro dell'economia di recente, al vertice Ecofin, ha dichiarato che l'Italia deve maggiormente concentrarsi per migliorare le sue performance sulla capacità di utilizzo dei fondi comunitari, rimproverando peraltro dei ritardi. La domanda è a quanto ammontano realmente i fondi inutilizzati e quali interventi il Governo vuole mettere in campo per migliorare questa situazione.

      PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      CARLO TRIGILIA, Ministro per la coesione territoriale. Signor Presidente, inizio comunicando il dato richiesto dall'onorevole interrogante: al 31 maggio 2013, a fronte di risorse programmate pari a 49,5 miliardi di euro, comprensivi del cofinanziamento nazionale, rimangono da certificare alla Commissione europea 29,7 miliardi di euro, quindi una cifra ingente, pari a circa il 60 per cento del complesso delle risorse.
      Nonostante le misure messe in atto e l'accelerazione riscontrata nell'utilizzazione dei fondi nell'ultimo anno, il problema è veramente ancora molto consistente. In considerazione di questo fatto, sono state intraprese ulteriori misure di accelerazione della spesa, rendicontate alla Commissione europea al fine di assicurare il pieno utilizzo delle risorse a disposizione del Paese per il periodo 2007-2013. A mio avviso, dobbiamo fare in modo che nessun euro di queste risorse vada perso, perché il Paese, in questo momento, non può permetterselo.
      Da questo punto di vista, abbiamo oggi, proprio con il decreto che ha approvato il Governo sull'occupazione giovanile e misure per l'inclusione sociale, operato una prima operazione di riprogrammazione dei fondi per un valore di circa un miliardo di euro, che riguarda lo spostamento di risorse a rischio di definanziamento da parte dell'Unione europea verso obiettivi relativi alla decontribuzione per far crescere l'occupazione giovanile e altre misure di sostegno dell'imprenditorialità giovanile, della formazione di cooperative nel campo dei beni culturali, dei tirocini per i giovani che non lavorano e non sono in formazione e, infine, per la sperimentazione, estesa a tutti i comuni del Mezzogiorno, degli interventi per l'inclusione sociale, cosiddetta social card.
      Riteniamo che nelle prossime settimane, prima del mese di agosto, sarà necessario intraprendere almeno un'altra riprogrammazione più consistente di fondi per stimolare le economie locali, in modo da impedire che vi sia il rischio di definanziamento dei fondi europei.

      PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di replicare.

      FABIO RAMPELLI. La ringrazio, signor Ministro. Ovviamente, rimangono immutate tutte le nostre preoccupazioni, anche perché ci sembra che questo rapporto tra Pag. 46Italia e Europa continui a fare acqua da tutte le parti, per quanto il Governo si stia impegnando.
      Mi auguro che possa invertire la rotta rispetto al record di assenze da parte degli stessi ministri dal Consiglio europeo. Mi auguro che vi sia anche una capacità di rappresentare in maniera più autorevole e con maggiore forza le istanze della nostra comunità nazionale al cospetto di Bruxelles.
      Ricordo che, più o meno, noi contribuiamo per circa 80 miliardi di euro ogni anno alla programmazione europea. Ricordo che abbiamo, appunto, una capacità di spesa che è inferiore alla metà; quindi, in buona sostanza, 40 miliardi e passa l'anno noi li regaliamo all'Europa, che, a sua volta – già su questo si potrebbe, forse, cercare di invertire la rotta – li distribuisce agli Stati membri che hanno maggiore capacità di spesa, magari senza considerare che, soprattutto per quello che attiene a quei fondi che vengono trasformati o che dovrebbero trasformarsi in opere pubbliche, opere infrastrutturali, noi abbiamo delle complessità geomorfologiche, archeologiche, delle tipicità italiane...

      PRESIDENTE. Deputato Rampelli, concluda.

      FABIO RAMPELLI. ... che rendono sostanzialmente impossibile stare ai tempi. Quindi, forse, questo processo andrebbe sburocratizzato. Bisognerebbe tentare di evitare che i soldi dei contribuenti italiani possano finire ai francesi piuttosto che agli inglesi piuttosto che agli spagnoli, come, purtroppo, è capitato nei decenni trascorsi.
      Penso che sarebbe opportuno anche cercare di strappare dei fondi per quelle che sono le emergenze italiane, che sono, talvolta, anche emergenze europee. Siamo porta di accesso verso il Medio Oriente e l'Africa e abbiamo problemi di gestione e regolamentazione dei flussi migratori.
      Non è qualcosa che attenga soltanto all'Italia, eppure l'Europa non ci finanzia; né lo fa attraverso l'attenzione necessaria verso la prevenzione dei fenomeni dell'integralismo religioso, che poi, spesso, si trasformano in terrorismo internazionale, né vi è attenzione rispetto all'erosione delle coste piuttosto che agli smottamenti e alle frane, che sono figlie delle alterazioni climatiche, su cui l'Europa, attraverso il principio del 20-20-20, ci chiede di intervenire in maniera massiccia, mettendo...

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      FABIO RAMPELLI. ... a repentaglio la stabilità economica delle famiglie e delle imprese italiane. Questo fenomeno, comunque, ci dovrebbe, come minimo, vedere protagonisti di una sorta di risarcimento, visto che siamo le principali vittime dei fenomeni di alterazione.
      Potremmo andare avanti a lungo, ma abbiamo esaurito il tempo. Le chiedo soltanto, con i suoi colleghi ministri, di accentuare il più possibile la capacità negoziale dell'Italia rispetto a Bruxelles.

(Iniziative per evitare disparità di trattamento derivanti dall'applicazione del recente decreto ministeriale riguardante l'ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato – n. 3-00146)

      PRESIDENTE. Il deputato Giancarlo Giordano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boccadutri e Giancarlo Giordano n. 3-00146, concernente iniziative per evitare disparità di trattamento derivanti dall'applicazione del recente decreto ministeriale riguardante l'ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

      GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, signora Ministro, il recente rinvio a settembre delle prove di ammissione ai corsi di laurea a numero programmato di medicina, odontoiatria e architettura e la ridefinizione, per queste prove, del meccanismo di attribuzione dei 10 punti di bonus ai candidati quale valutazione del percorso scolastico, previsti nei mesi addietro Pag. 47dal Ministro Profumo, hanno mantenuto il criterio discriminatore del percentile, come soglia per l'attribuzione del bonus, riferendolo alla commissione e non più alla scuola.
      In talune commissioni, quelle dove vi sono voti nella media più alti, il bonus potrebbe essere attribuito solo agli studenti che si diplomano con il voto di 100/100, mentre in altre, quelle dove vi sono voti nella media più bassi, verrebbe attribuito anche agli studenti che si diplomano con il voto 80/100.
      Le chiedo, Ministro, quali urgenti provvedimenti, anche in via di decretazione d'urgenza, intende adottare per evitare le suddette gravi disparità di trattamento.

      PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come è noto, con il recente decreto ministeriale n.  449 del 12 giugno 2013 sono state definite le modalità di svolgimento delle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato nazionale, di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 2 agosto 1999, n.  264.
      È opportuno sottolineare che tale provvedimento ha dovuto dare attuazione a quanto disposto dall'articolo 4, comma 3, del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n.  21, divenuto vincolante a decorrere dall'anno accademico 2013-2014, in quanto sino ad oggi una serie di interventi normativi ne avevano prorogato l'entrata in vigore.
      La citata disposizione normativa prevede, nell'ambito della definizione del punteggio per l'esame finalizzato all'accesso ai corsi di laurea a numero programmato, la valorizzazione della qualità dei risultati scolastici con la relativa attribuzione di un determinato punteggio in base ai risultati conseguiti dal percorso scolastico.
      Premesso che non si concorda con l'attuale meccanismo di valorizzazione del percorso scolastico, considerata la necessità di dare attuazione alla previsione normativa fissata dall'articolo 4 del decreto legislativo n.  21 del 2008, con il decreto ministeriale n.  449 del 2013, che ha sostituito il precedente decreto ministeriale n.  334 del 24 aprile 2013, si è inteso intervenire sulla modalità di attribuzione del cosiddetto «bonus maturità» per mitigare le criticità che sono state riscontrate nell'applicazione della norma. È stata così prevista una valutazione del percorso scolastico dello studente con l'attribuzione del suddetto bonus ai candidati che abbiano ottenuto un voto all'esame di Stato pari almeno a 80 centesimi e non inferiore all'ottantesimo percentile della distribuzione dei voti della propria commissione d'esame.
      Posticipando a settembre le prove, è stato inoltre possibile considerare, ai fini della valutazione, i voti dell'esame di Stato nell'anno scolastico 2012-2013.
      Nell'ottica di garantire un sistema di accesso ai corsi a numero programmato che sia equilibrato e sia in grado di valorizzare le potenzialità dei candidati, contestualmente all'adozione del decreto ministeriale n.  449 del 2013, è stata inoltre istituita una apposita Commissione, composta da personalità accademiche e della scuola che, alla luce della prima esperienza applicativa del cosiddetto «bonus maturità», formuli delle proposte operative entro il 30 settembre 2013.
      Sempre nell'ottica di migliorare il sistema di accesso ai corsi a numero programmato si intende prevedere che le prove di ingresso siano svolte nel mese di aprile. Ciò consentirebbe di allineare la tempistica con quella delle università straniere ed evitare sovrapposizioni con l'esame di Stato.

      PRESIDENTE. Il deputato Giancarlo Giordano ha facoltà di replicare, per due minuti.

      GIANCARLO GIORDANO. La ringrazio, Ministro, e non mi sfugge lo sforzo che ella sta compiendo e che ha compiuto soprattutto nel, come dire, ritirare il vecchio Pag. 48provvedimento e sostituirlo con quello che ha descritto adesso. È chiaro che anche nella sua descrizione si parla di «mitigare» e quindi non posso ritenermi completamente soddisfatto della risposta. Perché è evidente che se mitiga in alcuni punti, probabilmente acuisce su altri punti, un sistema di disparità di trattamento. Infatti, come è noto, le commissioni sono create all'interno della stessa scuola e possono venire accorpate due classi che hanno un criterio di non omogeneità a livello di preparazione degli studenti. Inoltre, si potrebbe veder favorito chi, per esempio, si sia rifugiato nelle scuole private, per trovare, come dire, un criterio di valutazione della sua formazione, della sua preparazione, meno rigido, meno severo di quello della scuola pubblica.
      Per noi sarebbe un messaggio importante se si andasse, per via di decretazione d'urgenza, al superamento di questo meccanismo e speriamo che lei, con gli sforzi che sta facendo e che le riconosco, possa procedere in questo senso.

(Intendimenti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca in merito all'ipotesi di sospendere il cosiddetto bonus maturità, anche nell'ottica della rideterminazione del numero dei posti disponibili nei corsi di laurea in medicina e chirurgia e della loro distribuzione su base regionale – n. 3-00147)

      PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00147, concernente intendimenti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca in merito all'ipotesi di sospendere il cosiddetto bonus maturità, anche nell'ottica della rideterminazione del numero dei posti disponibili nei corsi di laurea in medicina e chirurgia e della loro distribuzione su base regionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, buongiorno signora Ministro, vorrei parlare anche io con lei di bonus maturità. In questi giorni alcuni studenti che sono impegnati nell'esame di maturità – ai quali, ovviamente, approfitto per fare il mio più sentito in bocca al lupo – una volta superato questo scoglio, poi dovranno cimentarsi con i test di ammissione alle facoltà universitarie a numero chiuso. Quest'anno, per la prima volta, i punti sul voto di maturità incideranno sull'accesso a questo tipo di corsi universitari.
      Chiediamo, pertanto, se non ritenga opportuno, in attesa dell'individuazione di un meccanismo che garantisca omogeneità di valutazione ed attuazione della riforma universitaria, che preveda la rideterminazione del numero dei posti disponibili nei corsi di laurea in medicina e chirurgia, sospendere il bonus maturità in attesa di fare questi importanti adempimenti.

      PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha facoltà di rispondere.

      MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo utile innanzitutto chiarire riguardo ai dati numerici sulla facoltà di medicina e chirurgia che il numero dei posti assegnati con il decreto ministeriale 12 giugno 2013, n.  449, ammonta complessivamente a 10.157 posti, a cui se ne aggiungono 591 destinati agli studenti stranieri non soggiornanti in Italia. Sono, quindi, complessivamente disponibili 10.748 posti, a fronte di un fabbisogno pari a 11.923 unità. Il numero dei posti, quindi, non si è ridotto rispetto allo scorso anno e, anzi, è diminuito il divario tra disponibilità e fabbisogno.
      In particolare, il meccanismo introdotto dal decreto ministeriale n.  449 del 2013, che deriva da quanto previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n.  21, che, come è noto, dopo una serie di proroghe ha trovato applicazione a decorrere dall'anno accademico 2013/2014, è diretto a mitigare quelle che sono state ritenute delle criticità del sistema precedente con riferimento al punteggio Pag. 49da attribuire ai risultati conseguiti nel percorso scolastico.
      Non essendo possibile sospendere con decreto ministeriale una previsione normativa, in vista dell'imminente anno accademico 2013/2014, si è così inteso dare attuazione a quanto previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo n.  21 del 2008. Per la definizione delle modalità di accesso ai corsi a numero programmato per i futuri anni accademici una commissione appositamente costituita individuerà delle proposte per garantire un sistema di accesso ai corsi a numero programmato, che sia in grado di valorizzare al meglio le potenzialità dei candidati, anche, qualora sia ritenuto opportuno, con interventi di modifica alla normativa primaria e secondaria attualmente vigente.
      Quanto all'introduzione della graduatoria unica nazionale si tratta di una innovazione tesa a risolvere le criticità riscontrate con il precedente sistema delle graduatorie locali, vale a dire le situazioni nelle quali, a parità di punteggio conseguito nei test di accesso, il risultato era sufficiente per l'accesso ad alcune sedi del corso ma non lo era per altre.
      Per quanto concerne la programmazione dei posti ai corsi di laurea va ricordato che il relativo decreto annuale può recepire eventuali variazioni del fabbisogno. Dai dati comunicati dal Ministero della salute risulta che il fabbisogno di medici per 2013-2014 subisce una contrazione di circa 500 unità rispetto all'anno accademico precedente. Sul punto giova, infine, ricordare che occorre anche tenere conto sia delle capacità formative dell'università sia del numero di contratti attribuiti annualmente per le specializzazioni che si è attestato, negli ultimi anni, su circa 5.000 contratti a fronte di circa 10.000 studenti immatricolati.

      PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di replicare, per due minuti.

      CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Ministro, purtroppo non posso ritenermi soddisfatto della sua risposta. Ci sono, soprattutto, due ordini di problemi che dovrebbero essere affrontati con urgenza.
      Innanzitutto – è inutile negarlo, lo sappiamo tutti – il voto dell'esame di maturità rischia di essere falsato e inattendibile, perché potrebbe essere influenzato da svariati fattori; cioè potrebbe non tener conto del livello qualitativo medio degli studenti dei singoli istituti, penalizzando di fatto chi frequenta strutture che garantiscono standard elevati, creando quindi disparità.
      Inoltre, purtroppo, il decreto ministeriale ha optato per una graduatoria a livello nazionale. Il che significa che se uno studente non rientra nel numero dei posti previsti per l'ateneo in cui sostiene l'esame, ma col suo punteggio rientra nel numero dei posti totali a livello nazionale, si prenota per un posto in un altro ateneo. Abbiamo visto che tutte le statistiche dimostrano che mediamente i voti dell'esame di maturità sono molto più alti soprattutto nelle scuole del Sud che nelle scuole del Centronord.
      Siamo purtroppo in un momento di crisi. Noi togliamo la speranza anche alle famiglie di vedere magari il proprio figlio frequentare il corso di studi per il quale ha una vocazione e che viene paradossalmente penalizzato per aver frequentato una scuola nella quale vengono richiesti standard più alti, cosicché è più preparato ma meno valutato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

(Iniziative volte a garantire il regolare svolgimento dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria nel prossimo anno accademico – n. 3-00148)

      PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00148, concernente iniziative volte a garantire il regolare svolgimento dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria nel prossimo anno accademico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      MILENA SANTERINI. Signor Presidente, signora Ministro, il diploma di laurea quinquennale in scienze della formazione Pag. 50primaria, come lei sa, costituisce un titolo d'accesso ai concorsi per l'insegnamento nella scuola dell'infanzia primaria, ha cioè un valore abilitante. Per l'accesso a questi corsi è previsto un numero programmato e un test di ingresso. Ad oggi ci risulterebbe che il Ministero non abbia ancora fornito il numero del contingente previsto per il prossimo anno, la data del test, nonché i criteri per l'elaborazione del test. Questo ritardo rischierebbe di compromettere e far slittare di almeno un mese, come già accaduto negli ultimi due anni, l'inizio dell'anno accademico, provocando un certo disagio agli studenti, alle famiglie, agli atenei. Quindi chiediamo se non ritenga opportuno adottare in tempi rapidi iniziative volte a garantire il regolare svolgimento dei corsi.

      PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Carrozza, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      MARIA CHIARA CARROZZA, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, si condivide quanto rappresentato dall'onorevole interrogante riguardo all'importante ruolo rivestito dal corso di laurea quinquennale in scienze della formazione primaria per la formazione teorico-pratica dei futuri docenti della scuola dell'infanzia e della scuola primaria. Il regolare svolgimento dei suddetti corsi accademici assicura la continuità del processo formativo dei futuri docenti di un grado di scuola fondamentale nello sviluppo psicopedagogico dell'individuo.
      L'avvio del prossimo anno accademico nei tempi previsti garantisce senza dubbio gli interessi degli studenti, delle famiglie e degli atenei. Per questa ragione, in relazione a quanto prospettato riguardo ai presunti ritardi della definizione dei provvedimenti necessari per il tempestivo avvio dei corsi del prossimo anno accademico, desidero assicurare che non vi sarà alcun slittamento della data di inizio. Tali provvedimenti verranno infatti adottati in tempo utile a garantire il regolare svolgimento dei corsi in questione. Più precisamente il decreto ministeriale che definisce le modalità e i contenuti delle prove di ammissione al corso di laurea magistrale per l'anno accademico 2013-2014 nonché il relativo decreto ministeriale che definisce i posti disponibili per l'accesso al corso sono in fase di definizione e saranno firmati entro la prima settimana di luglio. Quanto alla data del test di ingresso, è prevista nella prima metà del mese di settembre con un anticipo, quindi, di un mese rispetto all'anno accademico precedente. In relazione alla definizione dei contingenti dei tutor che devono accompagnare gli studenti nel tirocinio presso le scuole, anche tale adempimento è in corso di definizione. Il decreto ministeriale che ripartisce il contingente tra i vari atenei, conferma i tutor in servizio e detta le disposizioni per i nuovi distacchi, verrà chiuso in tempo utile per l'avvio del prossimo anno accademico nonché per l'adozione dei provvedimenti di esonero dei docenti interessati.

      PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di replicare.

      MILENA SANTERINI. La ringrazio, signor Ministro, mi ritengo decisamente soddisfatta della risposta sia per la puntuale assicurazione dell'avvio regolare dei corsi sia perché ha ribadito l'interesse e l'attenzione verso questo corso di laurea che, in qualche modo, è stato negli anni scorsi dimenticato. Forse perché la scuola elementare, la scuola dell'infanzia sono il segmento di qualità nella scuola italiana di cui veramente possiamo essere fieri. Con l'avvio dei corso di laurea noi abbiamo provveduto in questi anni a fornire alla scuola insegnanti preparati e giovani. Ora quindi l'attenzione che vogliamo portare al Governo e al Ministero su questo tema è proprio per un necessario rinnovamento generazionale della scuola.
      Quindi questi corsi abilitanti – in particolare per la formazione primaria, ma anche gli altri, il loro regolare avvio, ma anche la possibilità per gli abilitati di poter accedere realmente alla scuola – Pag. 51sono una garanzia di qualità per la scuola stessa, quindi la ringrazio.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
      Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili.

      La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16.

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Ascani, Baldassarre, Bocci, Bonomo, Calabria, Cirielli, Dellai, Di Lello, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, Lattuca, Antonio Martino, Migliore, Pannarale, Quartapelle Procopio, Ricciatti, Rostellato e Schullian sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n.  331-927-A).

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 331-927-A)

      PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n.  331-927-A: Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili.
      Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, sono proseguiti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.
      Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, come hanno avuto modo di trattare i miei collegi nella giornata di ieri e nella mattinata, questo provvedimento, a differenza di quanto ho sentito dire da esponenti di altri gruppi politici, è chiaramente un indulto mascherato che fa uscire di galera persone che hanno commesso reati gravissimi. I reati di cui si era parlato e si è parlato in queste giornate sono, per esempio, prostituzione minorile, abuso d'ufficio, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, furto, atti persecutori, truffa e quant'altro. Tra questi, Presidente, a sei anni come prevede questa proposta di legge, ci sono anche moltissimi, la gran parte dei reati di tipo finanziario. Invito i colleghi ad avere una particolare attenzione su questo perché, se da una parte si crea e si va a proporre questa sorta di indulto per chi commette questi tipi di reati, dall'altra parte, proprio nella giornata odierna, il Governo va a colpire coloro che i reati non li commettono, ma le tasse le pagano. Infatti, non so se tutti i colleghi sono stati attenti a quanto è avvenuto oggi nel Consiglio dei ministri. Qualche esponente di Governo ha avuto anche il coraggio di fare dichiarazioni di vittoria e molto entusiastiche di quanto è stato proposto per il rinvio dell'IVA. Ma il rinvio dell'IVA è stato fatto colpendo chi le tasse le paga. È stato aumentato, infatti – e questa veramente è una presa in giro per i cittadini e le imprese...

      PRESIDENTE. Deputati, vi invito ad abbassare la voce cortesemente.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. La ringrazio, Presidente, capisco che i temi che Pag. 52sono scomodi alla maggioranza sono poco ascoltati da quest'Aula, però vorrei far presente che i cittadini si troveranno a pagare a novembre un aumento dell'anticipo IRPEF che raggiungerà il 100 per cento e un aumento per le nostre aziende dell'IRES addirittura del 101 per cento. Se questa è la politica che porta avanti il Governo, che aiuta chi commette reati finanziari e tartassa e ammazza le aziende e i cittadini che le tasse le pagano, io credo che questo Governo abbia sbagliato propria strada (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Ho sentito in questi giorni parlare di aiutare queste persone che commettono questi piccoli reati, secondo la maggioranza, perché sono persone che vivono nell'emarginazione sociale, che vivono difficoltà. Sapete che sempre quest'oggi il Governo è andato ad aiutare, seppure in piccola parte, solamente chi vive disagi sociali al Sud con la carta sociale per la povertà, dimenticandosi totalmente di chi vive la povertà al Nord, come al Nord fossero tutti milionari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? È la seconda vergogna. Vorrei sapere i colleghi eletti nei collegi del Nord cosa diranno ai loro elettori che non portano a casa lo stipendio e sono colpiti dalla crisi.
      Oggi ho sentito molta demagogia su questo provvedimento per quanto riguarda sempre queste situazioni emergenziali. Cosa diranno i nostri colleghi del Nord quando il Governo ha messo tre volte i fondi per i giovani disoccupati del Sud e, invece, per i disoccupati del Centro e del Nord un terzo dei fondi messi a disposizione per i disoccupati del Sud ?
      Signor Presidente, anche le misure d'incentivo all'impresa sono solo per il Sud: un fallimento su tutti i fronti. Sono state colpite le imprese, che sono il motore portante e che sono, per la maggior parte, presenti al Nord del Paese, mentre sono stati dirottati fondi solamente verso il Mezzogiorno. Adesso, mi auguro che il Governo Letta verrà a raccontare in Aula, con la stessa sicurezza di ieri, quando il gruppo della Lega gli domandava di non dimenticarsi del Nord e, il giorno dopo – meno di ventiquattr'ore dopo –, ha votato in Consiglio dei ministri un decreto che abbandona aziende e cittadini del Nord. Su questo, le preannuncio già che, se questa è stata un'opposizione a questo provvedimento, sarà uno scherzo rispetto a quanto avverrà quando l'altro provvedimento raggiungerà l'Aula. Perché i cittadini, in un momento di crisi, non possono essere presi in giro: il rinvio dell'IVA vuol dire aumento di tasse, e lo abbiamo dimostrato in questo breve intervento che abbiamo fatto.
      Quindi, invito – e concludo, signor Presidente – i colleghi a fare una riflessione profonda su quanto stiamo votando oggi. Invito i colleghi a prendersi il tempo dovuto per capire l'errore che stanno facendo e, magari, utilizzare questo tempo, invece che per pensare a salvare i delinquenti, per pensare, intervenendo sul Governo, a salvare cittadini e imprese del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere alla Presidenza e all'Assemblea, avendo informalmente ascoltato già alcuni gruppi parlamentari, di sospendere l'esame di questo provvedimento rinviandolo ad altra seduta, e di procedere con il successivo punto previsto all'ordine del giorno. Credo che su questo si possa registrare un consenso molto ampio o, credo, addirittura, l'unanimità dei gruppi parlamentari.

      PRESIDENTE. Sulla richiesta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento, testé avanzata, chiedo ai relatori di esprimere il proprio orientamento, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento. Prendo atto che il parere dei relatori è favorevole.
      Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio del seguito dell'esame darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.Pag. 53
      Chi chiede di parlare contro ? Prendo atto che nessuno chiede di parlare contro.
      Chi chiede di parlare a favore ? Prendo atto che nessuno chiede di parlare a favore.
      Pongo in votazione, con il procedimento elettronico senza registrazione di nomi...

      SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, chiedo scusa, intervengo solo perché, probabilmente, se non c’è nessuno contrario, forse, la Presidenza potrebbe prendere atto, senza procedere ad una votazione, peraltro, senza registrazione dei nomi su una proposta, che vede il consenso di tutti i gruppi. Chiedo alla Presidenza se si possa procedere in questo modo.

      PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni da parte dell'Assemblea, si intende accolta la proposta di rinvio.
      (Così rimane stabilito).

Seguito della discussione delle mozioni Marcon, Spadoni, Beni, Sberna ed altri n. 1-00051, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00118, Formisano ed altri n. 1-00120 e Brunetta e Cicu n. 1-00121, concernenti la partecipazione italiana al programma di realizzazione dell'aereo Joint Strike Fighter-F35 (ore 16,10).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Marcon, Spadoni, Beni, Sberna ed altri n. 1-00051, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00118, Formisano ed altri n. 1-00120 e Brunetta e Cicu n. 1-00121, concernenti la partecipazione italiana al programma di realizzazione dell'aereo Joint Strike Fighter-F35 (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 24 giugno 2013, sono state presentate le mozioni Formisano ed altri n. 1-00120 e Brunetta e Cicu n. 1-00121, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
      Avverto altresì che, in data odierna, sono state presentate le mozioni Rossi e Dellai n. 1-00122 e Scanu ed altri n. 1-00123. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Avverto, infine, che è stata testé presentata la mozione Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio e Formisano n. 1-00125, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni), e contestualmente sono state ritirate le mozioni Formisano ed altri n. 1-00120, Brunetta e Cicu n. 1-00121, Rossi e Dellai n. 1-00122 e Scanu ed altri n. 1-00123.

(Intervento e parere del Governo)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, Mario Mauro, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

      MARIO MAURO, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con queste considerazioni faccio evidentemente riferimento all'importante dibattito che si è svolto, a commento di queste mozioni, due giorni fa; dibattito che ho seguito con profonda attenzione e di cui ringrazio il Parlamento ed i colleghi perché ritengo assolutamente indispensabile dare rilievo alle considerazioni che in quel dibattito sono state svolte e che sono state di una grande profondità. Ringrazio, in questo senso, molti dei colleghi che si sono espressi, non semplicemente limitandosi a delle considerazioni funzionali sul programma cosiddetto F-35 JSF, ma allargando l'orizzonte a quelle che sono le prerogative istituzionali e costituzionali dell'esercizio della difesa, con grande attenzione, anche, a quello che il bene imprescindibile della difesa rappresenta per lo Stato.

      PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente, dobbiamo ridurre il brusio. Vi ringrazio. Prego, Ministro.

Pag. 54

      MARIO MAURO, Ministro della difesa. Grazie, signor Presidente; proprio per questo sono debitore di molte delle considerazioni che sono state fatte di quelli che sono gli elementi più utili, credo, per inquadrare nel modo più giusto i termini del nostro dibattito e per arrivare, velocemente, alle considerazioni che sorreggono i pareri del Governo su questa materia.
      Innanzitutto, desidero ringraziare i colleghi Gero Grassi e Beni per l'attenzione posta all'aspetto, così rilevante, della moralità dell'azione della difesa e quindi di cosa valga la pena porre in essere per difendere il bene più prezioso, che è la pace e la vita umana. Proprio per questo non posso che constatare che tutto quanto fa l'Italia e fanno le sue istituzioni è all'interno di quel patto di libertà che giustifica che garanzie e diritti siano tenuti insieme in un accordo attraverso il quale la Costituzione fissa impegni ben precisi e doveri altrettanto riscontrabili. Proprio per questo mi preme sottolineare che la riflessione che svolgerò, seppur brevemente, sta all'interno del dettato costituzionale ed è il dettato costituzionale che comprende il possibile sviluppo di quei giudizi. Infatti, l'azione della difesa è imprescindibilmente legata al giudizio che l'Italia ha dato e dà, da decenni, che la porta a ripudiare la guerra come strumento per la risoluzione delle controversie e nello stesso tempo rende plausibile, all'interno del nostro ordinamento costituzionale, l'esistenza e il dovere di mantenimento al massimo dell'efficienza delle Forze armate, perché quel compito di ripudiare la guerra, non di rado, significa verificare, e con attenzione, le opportunità della pace. Questa, infatti, è la contraddizione di fondo intorno alla quale siamo chiamati ad esprimerci; è pensabile ed è possibile, se amiamo la pace e vogliamo amare la pace, in alcune circostanze, «armare» le ragioni della pace ? Questo è il cuore del fondo del nostro dilemma ed è il fondo del dibattito che oggi si apre davanti a noi, anche la Costituzione ci sorregge per quello che è stato lo sviluppo storico dell'azione del Governo italiano in tutti questi anni, per dare una risposta certa, che non si presti ad alcuna ambiguità.
      Abbiamo cioè compreso – e l'ha ricordato bene il collega Giacomelli – che nel nesso che c’è tra politica della difesa e politica estera non solo preservare il bene la pace vuol dire difendere i confini del territorio, ma vuol dire altresì contribuire, nell'ottica della volontà della comunità internazionale, al contenimento dei conflitti laddove questi rappresentano un pericolo per la vita e lo sviluppo dell'intera comunità. Ed è proprio per questo che il Governo italiano, a più riprese, è tornato ad esporsi sullo scenario internazionale, assumendo precisi impegni e assumendo chiare responsabilità, nell'ordine di attuare l'articolo 11 e quelli seguenti della Costituzione, che detengono il potere per la tutela del bene della difesa. Ed è in questo senso che va compresa una volta di più che questa responsabilità storica che il nostro Paese esercita è esercitata con tutta l'attenzione possibile a che avvenga in ordine agli accordi politici stipulati da tempo a beneficio del nostro Paese.
      In questo senso mi preme ricordare che nel prossimo dicembre l'Unione europea tornerà a riflettere sul tema della difesa e sul tema della possibilità di costruire, attraverso la difesa, il progetto politico europeo. Questo implicherà un'azione circostanziata che avrà come esito quello di poter garantire una piena integrazione perché possiamo parlare di Europa della difesa, di Europa comune in questo settore strategico. Oggi è doveroso riscontrare che tutto questo non solo non c’è ancora, ma che potrebbe essere l'ennesimo stop a quel processo di integrazione europea che ci appare sempre più spesso più un miraggio agognato che non un bene prezioso da poter tutelare. Voglio essere molto chiaro e spero che i colleghi vorranno seguirmi in questa riflessione. La nostra politica estera dell'Unione europea tentenna e non ha ancora la forza di presentarsi con dignità sullo scenario internazionale. Questo è attestato dal fatto che non abbiamo avuto altra forza che aggiungere alle 27 ambasciate che rappresentavano i Paesi membri Pag. 55dell'Unione europea l'ennesima, che si qualifica, appunto, come Unione europea in sé. Questo ci dice quanto siamo lontani dall'ottenimento di una strategia che, attraverso la realizzazione del processo di integrazione, ci garantisca per il futuro.
      Questo deve chiarire anche quali sono le nostre ambizioni, le ambizioni che mettiamo in campo e che seguono anche con attenzione e con il contributo del Parlamento la messa a punto della nostra strategia per il rinnovamento dello strumento militare. Non avrebbe senso questo rinnovamento e non avrebbe senso una strategia di difesa europea ben coniugata con l'ambizione di difendere la pace, se non sapesse promuovere e portare a compimento quello che è il bene ancora più prezioso dell'integrazione dell'Unione. Ed è proprio in questo senso che le osservazioni ultime che muovo a conclusione di questo dibattito prendono in considerazione quella che è la questione del rinnovamento di una parte del nostro sistema d'Arma, di una parte del nostro sistema militare e dello strumento militare.
      Infatti, noi non capiremmo, e non capiremmo fino in fondo, cosa c’è realmente in gioco se, fatte queste valutazioni, cioè detto con chiarezza cosa andiamo a tutelare in questa perdurante difesa della pace, che giorno dopo giorno i nostri uomini e le nostre donne che prestano servizio nelle Forze armate ottengono attraverso la propria dedizione e il proprio sacrificio, non potremmo aver chiaro quali sono i passi che siamo chiamati a fare, seppure in circostanze di crisi economica e sociale così difficile e così complicata. Gli F-35 sono infatti quegli aerei che devono andare a sostituire gli aerei della difesa italiana che sono arrivati al termine del loro ciclo di vita: sostituiscono i Tornado, sostituiscono gli AMX, sostituiscono gli AV-8B, sostituiscono cioè quegli aerei che per tutto questo tempo hanno garantito, anche nello svolgimento delle missioni internazionali, il concetto di difesa che spiegavo all'inizio.
      Una difesa che non si limita solo alla difesa del proprio territorio, ma che garantisce il contributo dell'Italia, un diritto e ancor più un dovere, di contenere i conflitti e, contenendo i conflitti, contribuire alla pace. Questi aerei sono stati più largamente usati durante la nostra attività di presidio della pace su scala internazionale e questi aerei, che hanno cominciato a volare nel 1974, sono destinati a por fine al loro ciclo di vita nel giro di pochissimi anni. È per questo che i Governi e i Parlamenti che hanno preceduto quelli in carica hanno individuato fin dal 1998 questi strumenti perché contribuendo e collaborando a un ben preciso programma di cui l'Italia è attore intelligente e vivace, possano ottenere nel tempo la sostituzione piena; quindi non c’è nessun velivolo dell'aeronautica militare che si aggiunge a quelli esistenti nell'ottica di una esibizione muscolare, c’è invece la necessità inderogabile, per far fronte ai problemi che sono i problemi della difesa del Paese e delle alleanze stringenti nel settore della politica estera, di portare a compimento quella che è la revisione del nostro strumento militare.
      All'interno di questo giudizio, che è un giudizio già largamente condiviso e a più riprese da questo Parlamento, c’è la messa a punto di quel percorso che ha portato ad identificare l’F-35. Oggi le obiezioni sono sostanzialmente di due tipi, primo: l’F-35 è un aereo cattivo, cioè un aereo che per natura e per dotazione di armamento si opporrebbe ai nostri presupposti costituzionali. La verità che seppur tecnologicamente di gran lunga inferiori gli AMX, i Tornado e gli AV-8B sono aerei della stessa tipologia, sono dei caccia bombardieri ed esercitavano quel ruolo che un domani saranno chiamati a svolgere gli F-35. Non è cattivo l'aereo in sé, è buona invece la democrazia e il Parlamento, che attraverso il suo rigoroso controllo, consente in ogni circostanza della storia di poter disporre dell'uso di questi mezzi per conseguire la difesa della pace.
      La seconda obiezione: l’F-35 è un cattivo aereo, vale a dire un aereo che non funziona o che comunque non funzionerà. Ma l’F-35 è un programma, è il frutto di quel programma che abbiamo cominciato a seguire nel 1998 e che nel suo sviluppo, Pag. 56come nel caso di programmi e di velivoli analoghi, arriverà alla fase operativa avendo risolto, come sta risolvendo, e dimostrando di risolvere attraverso procedure assolutamente trasparenti ed esposte in un ordinamento, come quello anche statunitense, all'iniziativa di class action, una e semplice e necessaria prerogativa, il fatto cioè di essere al massimo dell'efficienza nel momento in cui viene utilizzato.
      Quindi, non è un aereo cattivo e non è un cattivo aereo. E soprattutto è quell'aereo che in tempi non sospetti è stato individuato per quel compito di sostituzione di una generazione di aerei non solo non più utilizzabili per il conseguimento dei fini costituzionali, ma soprattutto nel giro di pochissimi anni non più utilizzabili in nessun senso.
      Ancora un'ultima considerazione, che è quella relativa alle osservazioni poste dal collega Guidesi della Lega Nord e che è legata alle tematiche dello sviluppo industriale e occupazionale, che riguarda non solo il tema dello stabilimento di Cameri e della FACO, ma anche tanti giudizi che vengono dal mondo della piccola e media impresa italiana e che credo possano di per sé rappresentare un chiarimento a riguardo di quello che mi è stato richiesto. Sono le tantissime aziende italiane che sono coinvolte in questo programma che sono evidentemente le prime che mettono in evidenza come il percorso di crescita industriale, di crescita nel patrimonio della ricerca, sono l'altro fattore che contribuisce, e largamente, a ritenere questo programma come condivisibile.
      In questo senso, e concludo, non ho che da ringraziare le forze della maggioranza che nel Parlamento hanno voluto avere attenzione precisa a tutti i termini di questo dibattito e auspicare che questo dibattito coinvolga sempre più il nostro Paese perché nel nostro Paese cresca e maturi una cultura della difesa. Sulla base delle procedure parlamentari, attendo di potere esprimere in forma sintetica, come richiesto dal nostro Regolamento, i pareri sulle diverse mozioni.

      PRESIDENTE. Ministro, in questo momento ci dovrebbe fornire i pareri.

      MARIO MAURO, Ministro della difesa. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio e Formisano n. 1-00125 e, in conseguenza di tale parere favorevole, esprime parere contrario su tutte le altre (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

      IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, ho sentito il Ministro chi ha detto parere favorevole su una mozione e, come conseguenza, parere contrario sulle altre. Ritengo che in termini di Regolamento non ci sia questa consequenzialità e che il Governo debba esprimere un parere su ciascuna delle mozioni, indi motivato (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle) e senza fare conseguire per esclusione al parere favorevole di una, perché la nostra mozione per esempio – ma credo anche quella di altri – non è necessariamente in contrasto per esempio con chi chiede che decida il Parlamento, ma esprime determinate valutazioni, che evidentemente questo Governo vuole tenere sotto il cassetto.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      MARIO MAURO, Ministro della difesa. Signor Presidente, chiedendo scusa all'onorevole La Russa, esprimerò allora nel dettaglio parere favorevole sulla mozione Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio e Formisano n. 1-00125 e parere contrario sulle mozioni Marcon, Spadoni, Beni, Sberna ed altri n. 1-00051 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00118.

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(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà, per sei minuti.

      MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nel poco tempo a mia disposizione proverò a elencare brevemente quelle che a mio avviso sono le ragioni per cui l'Italia deve continuare a fare la sua parte all'interno del programma F-35. Uscendone l'Italia scenderà dal treno della ricerca internazionale, quello dove si condensano le più importanti eccellenze e dove si ragiona nel lungo termine, perché la storia ci insegna che la maggior parte delle scoperte e le principali innovazioni nascono in ambiente militare. Ne cito una su tutte: Internet. Pensate cosa sarebbe stato se anche in quel caso, decine e decine di anni fa, vi fosse stato un programma internazionale di sviluppo e se l'Italia avesse avuto la possibilità di prendervi parte.
      Ecco, io penso questo: dobbiamo stare in quel programma per poi rendere sempre stringente il nesso fra ricerca e innovazione in ambito militare e ricerca e innovazione in ambito civile. Il nostro è un Paese che ha un bisogno tremendo di puntare su queste cose, ai ritardi che scontiamo negli altri ambiti dell'innovazione, dello sviluppo e della ricerca non se ne può aggiungere uno nuovo, che a sua volta rappresenterebbe una vera e propria mannaia per un comparto economico che può essere essenziale per il rilancio della nostra economia e la fuoriuscita dalla crisi.
      Chi era prima in Commissione difesa e ha potuto ascoltare il Capo di Stato maggiore sicuramente avrà capito qualcosa di più. Cito solo qualche dato: 15 mila sono i lavoratori direttamente impiegati nel settore, 40 mila quelli delle imprese appartenenti alla filiera dell'industria aeronautica, per ogni 100 euro di incremento PIL nel settore aeronautico se ne generano 328 nel sistema economico, di cui 95 nei settori manifatturieri. Cento unità di lavoro nel settore aeronautico generano, per effetti diretti e indiretti, 306 unità complessive nel sistema economico.
      Il 62,5 per cento delle imprese del settore vengono classificate come innovatrici.
      Per ragioni di tempo, mi fermo qui: aggiungo solo che, nei prossimi anni, il nostro Paese si occuperà, ad esempio, dell'assemblaggio e della manutenzione degli aerei di alcuni degli altri Paesi che partecipano al programma, generando così un giro economico di gran lunga superiore agli investimenti iniziali. Vi è poi una responsabilità del Paese, del nostro Paese, nel mantenere un rapporto forte con gli altri Paesi, che sono impegnati in tale progetto. Deve restare forte nel Paese, tra i banchi del Parlamento e in quelli del Governo, il pensarsi attore protagonista, giammai spettatore, rispetto alle vicende internazionali. Uscire da quel programma rappresenterebbe un salto indietro per il nostro Paese, sia dal punto di vista delle relazioni internazionali perché, se tutti ci auguriamo che non ci siano più guerre, non dobbiamo dimenticare la funzione di deterrenza, che, con uno smantellamento definitivo del nostro impianto militare, verrebbe del tutto meno, senza dimenticarsi che, già con il Governo Monti, il numero degli F35 è sceso da 131 a 90 e, nei prossimi mesi – lo diceva prima il Ministro – quando 236 mezzi dell'aeronautica andranno in pensione, si passerà a soli settantacinque velivoli, con una riduzione circa del 70 per cento della nostra flotta aerea. Insomma, io credo che il settore abbia già pagato: accanirsi contro oggi vorrebbe dire una serie di no: no al lavoro, no all'innovazione, no alla crescita, no alla ricerca, no all'uscita dalla crisi, no alla credibilità internazionale del nostro Paese. A questi no, io dico «no». L'Italia deve rispettare gli impegni presi, se vuole costruire un'idea di futuro; l'Italia deve pensare ad una sinergia sempre più forte tra industria militare e industria civile, tra le tante aziende italiane impegnate nel settore e il fatto che queste cose debbano Pag. 58generare opportunità di lavoro e di crescita nei territori nei quali si collocano, stabilendo forti raccordi con le università, con i centri di ricerca, con i tessuti economici e produttivi. Non è più tempo di facili demagogie – come quelle che abbiamo sentito dire troppo spesso – ovvero che la sospensione di questo programma...

      PRESIDENTE. Cortesemente, chiedo di liberare i banchi del Governo, se è possibile. Deputato Cera, se è possibile... Prego, deputato Ottobre.

      MAURO OTTOBRE. No, non è possibile: neppure questo sarà possibile. Quello che accadrebbe sarebbe solo un impoverimento su una quantità di fronti, che renderebbero il nostro Paese più solo, più fragile, più lontano dalla fuoriuscita dalla crisi.
      Concludo, portando un auspicio: questo Governo spenda parole chiare e coraggiose sul tema, non scivolando o ammiccando a posizioni ideologiche che portano acqua a qualche mulino, ma non di certo all'interesse generale, che si vada avanti con questo programma le cui ragioni sono le stesse alle basi di questo Governo: la responsabilità diffusa, il rilancio economico, la credibilità internazionale e saper puntare sull'innovazione e sullo sviluppo e sul lavoro come chiave del nostro futuro.
      Signor Ministro, io non vorrei essere ricordato come un deputato del Governo delle proroghe, del Governo della proroga dell'IMU, del Governo della proroga dell'IVA. Bisogna avere coraggio di assumersi le proprie responsabilità di governo. Andiamo avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze Linguistiche e Lega Nord e Autonomie) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà per quattro minuti.

      LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, c’è in questo Paese un'importante industria aeronautica, che ha delle partnership con tutte le più grosse aziende costruttrici di aeromobili, la quale azienda fa parte del gruppo Finmeccanica, su cui ovviamente – credo – nel prossimo futuro bisognerà fare chiarezza per quello che è accaduto e per quello che sta accadendo.
      Credo, altresì, che questa azienda che occupa migliaia di persone, che è di ricerca avanzata, che sta costruendo anche una condizione positiva nel Mezzogiorno d'Italia e anche nel nord del Paese, sia una delle aziende più importanti del nostro Paese. Purtuttavia, questo non ci esime di discutere chiaramente e onestamente con grande responsabilità di un accordo che il Partito Socialista ha ritenuto da sempre un accordo negativo. L'ha ritenuto per molte ragioni, non soltanto perché siamo convinti assertori di costruire nel mondo la pace come bene primario.
      Ma, siamo convinti che questo progetto determina condizioni di difficoltà per il nostro Paese, non crea occupazione aggiunta, non crea ricerca e crea semplicemente condizioni di difficoltà. Ed è per questo che abbiamo, con grande responsabilità, deciso, non da oggi ma da sempre, di portare con fermezza una battaglia di dignità e di responsabilità sulla questione degli F-35.
      Oggi siamo qui a discutere di una mozione, che è stata presentata dalla maggioranza del Parlamento, in relazione alla quale dobbiamo dire, con altrettanta onestà, proprio in virtù di ciò che abbiamo assunto in tempi passati e che abbiamo ripetuto in più circostanze, che abbiamo alcuni dubbi. Però, credo sia un passo avanti nella nostra direzione. Credo sia un passo avanti perché prendere un lasso di tempo, ragionarci, verificare ed essere in linea anche con quei Paesi che hanno disdettato un accordo penso sia importante.
      Per questo motivo, la componente politica Partito socialista italiano del gruppo Misto alla Camera ha deciso convintamente di dare un voto positivo alla mozione Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio e Formisano n. 1-00125 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano).

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      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Formisano. Ne ha facoltà per sei minuti.

      ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, occuperò anche meno del tempo che lei mi ha assegnato perché Centro Democratico ha sottoscritto la mozione unitaria di tutta la maggioranza e perché ritrova nella stessa alcuni dei punti, quelli cardine dal nostro punto di vista, che erano contenuti nella mozione presentata proprio per far sì che si giungesse ad un'ipotesi nella quale si ritrovasse la stragrande maggioranza del Parlamento.
      Devo dire che nel testo, al quale daremo il nostro voto favorevole, vi sono dei punti che ci convincono maggiormente di altri, e sono quei punti che fanno riferimento alla politica di prevenzione dei conflitti, piuttosto che all'altra opposta, e quella parte nella quale prevediamo una forte incentivazione di azioni di cooperazione internazionale e del volontariato civile e religioso impegnato nei teatri di guerra.
      Cosa voglio dire ? Voglio dire che bene hanno fatto le Commissioni parlamentari a ritenere necessario verificare la coerenza della pianificazione dell'investimento del quale stiamo parlando, perché i disegni strategici complessivi in qualche modo impongono che ogni tanto vada fatto il punto e, soprattutto, fanno sì che quello che noi decidiamo in Italia sia inserito, come prevedevamo noi, in un contesto che è quello quanto meno europeo, perché in relazione a determinate azioni bisognerebbe, come dire, entrare nell'ordine di idee che non possono essere più sostenute. Non ha più senso sostenerle a livello nazionale, ma hanno un senso a livello sovranazionale.
      È del tutto evidente che il punto finale della mozione, alla quale daremo il nostro voto favorevole, il punto che riconsegna a questo Parlamento ogni ulteriore decisione su eventuali ulteriori fasi di acquisizione, è il punto che, in qualche modo, fa ritrovare la stragrande maggioranza su una posizione che tenti di mettere insieme le diverse esigenze che erano venute nel corso del dibattito di questi giorni.
      Preannunzio pertanto – e concludo – il voto favorevole del Centro Democratico.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà per nove minuti.

      IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, io sono rimasto molto stupito, onorevole Ministro, del parere contrario sulla nostra mozione perché mi apprestavo a dichiarare, per conto di Fratelli d'Italia, un voto non contrario all'impegno che voi chiedete al Governo, che leggo... non voi, ma che la maggioranza chiede al Governo e che voi approvate, avendo lei espresso parere favorevole. Chiedete che sia dato impulso, a partire dal Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la crescita della dimensione di difesa comune europea.
      È una cosa che diciamo da tempo e mi fa piacere che tutta la maggioranza adesso la pensi in questo modo. Chiedete che ci sia pieno rispetto delle prerogative del Parlamento, ma se anche non lo chiedeste come si fa ad eliminare le prerogative del Parlamento ? Sarebbe come fare una mozione in cui si chiede che dopo la notte spunti il sole. Dopo la notte, anche senza la mozione, il sole spunta per forza. Le prerogative del Parlamento anche senza questa mozione ci sono, rimangono in ogni caso. E poi, in particolare, chiedete relativamente al programma F35 di non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione – ripeto di ulteriore, che vuol dire non quanto già deciso, ma nuove decisioni – senza che il Parlamento si sia espresso nel merito ai sensi dell'articolo 4 della legge n.  244 del 2012, quindi ai sensi di una legge che guai a non rispettare. Io penso che Fratelli d'Italia possa votare a favore di questa mozione, ma dove casca l'asino, come si dice ? Prima di tutto nell'interpretazione di questa mozione. Io ho qui il telefonino e se vuole le leggo le dichiarazioni rese da due presidenti di gruppo che hanno firmato questa mozione. Pag. 60Uno è l'onorevole Brunetta, il mio amico Brunetta, l'altro è il capogruppo del PD – mi pare che sia stato Speranza o comunque un esponente di spicco del PD –, che hanno dichiarato due cose completamente diverse. Dice Brunetta: bene, si va avanti, ma rispettando le prerogative del Parlamento e poi si deciderà di volta in volta, come era previsto, niente di meno di quanto previsto. In particolare, dice che a Cameri si costruiranno le parti di aereo che danno lavoro a molti lavoratori. Dice invece il rappresentante del PD: con questo abbiamo bloccato il programma e per sei mesi, il tempo necessario ad un'indagine eccetera, tutto si ferma. Quale delle due interpretazioni ? Se qualcuno me lo chiarirà potrò confermare o meno il voto favorevole di Fratelli d'Italia ad una mozione che mi sembra fatta, come al solito, per rinviare ogni decisione. Si rinvia se l'IVA c’è o non c’è; lo sapremo tra tre mesi. Si rinvia se l'IMU si paga o non si paga e sicuramente non si restituisce e lo sappiamo già da ora. Si rinvia qualunque decisione che metta in pericolo una – noi l'abbiamo chiamata ammucchiata, ma come la vogliamo chiamare ? – comunità di larghe intese, che forse sono troppo larghe, perché ci passano troppe interpretazioni tra l'una e l'altra. Ma siccome io invece voglio essere chiaro, dico come noi la pensiamo sugli F35. Pochi sanno, signor Ministro, onorevole Presidente, mi rivolgo a lei, o fanno finta di non sapere che questo programma è iniziato quando il Presidente del Consiglio era D'Alema. Il numero di aerei da acquistare è stato fissato allora, nel tempo è stato abbassato prima dal Governo in cui ero Ministro della difesa e su mia proposta: ventuno o ventidue F35 in meno e ventidue Eurofighter in meno, del valore non so se di 4, 6 o 8 miliardi, non lo ricordo nemmeno. Ma quei miliardi – lo dico a chi non l'ha ancora capito –, nonostante i miei sforzi con il Ministro dell'economia perché almeno una parte in qualche modo ricadesse a vantaggio dei cittadini o – io quello chiedevo – di coloro che lavorano nelle Forze armate e hanno retribuzioni da fame, andarono – mi dissero – e possono andare solo ad abbattere il debito pubblico, perché si tratta di investimenti e non possono essere usati diversamente. Quindi, la diminuzione di aerei già operata da me e poi dal Governo Monti non ha influito neanche per un centesimo riguardo a ciò che si può spendere per asili, scuole, strade e ahimè neanche a favore delle Forze armate, che pure sono quelle che facevano – diciamo così – il sacrificio di ridurre gli aerei. Allora io mi chiedo: è possibile sapere se il numero di novanta F35 è giusto o no ? Io affido questo compito e questa valutazione veramente per una volta alle Forze armate.
      Infatti, è bene che il Parlamento lo sappia – lo dico agli antimilitaristi in servizio permanente effettivo, a quelli che, quando sentono che si compra un aereo, non pensano che esso possa servire per la libertà e l'indipendenza del nostro Paese, ma pensano solo che possa servire a bombardare, come se l'Aeronautica, da sola, partisse e bombardasse, senza che il Parlamento abbia deciso niente – e mi chiedo: sapete voi chi è che decide il numero degli aerei ? Certo, le Forze armate ! Ma qualcuno vi ha spiegato che la valutazione più importante è riguardo all'aspetto industriale ?
      Questo è anche lecito, perché dicono che così pagano le tasse, che vendiamo all'estero, che Finmeccanica ha un ritorno che le consente, a sua volta, di pagare le tasse e di mantenere lavoratori, ma, in sostanza, ai fornitori di argomenti antimilitaristi in maniera pregiudiziale, e mi rivolgo ai miei dirimpettai, faccio sapere che l'argomento non è pertinente.
      Personalmente, ed è bene, per quel pochissimo che posso contare, che io lo affermi pubblicamente, ritengo che il numero ordinato allora dal Governo presieduto da D'Alema fosse eccessivo e risentisse delle pressioni e delle necessità, lecite, magari giustificate, del mondo industriale, e non dell'aspetto militare.
      Noi, in Libia, abbiamo usato un numero di aerei sicuramente inferiore a quello di cui oggi dispone l'Aeronautica ed è immaginabile che, salvo conflitti enormi, i 90 aerei da comprare, uniti agli EurofighterPag. 61e agli altri aerei, siano, forse, ancora in eccedenza rispetto al numero minimo indispensabile.
      Ma bisogna sapere che, se per caso poi ne servisse qualcuno in più di aereo – Dio non voglia ! – gli aerei non si comprano nei supermarket. Non vi è un posto dove si va e si dice: per favore, mi dia due Eurofighter, mi dia tre F35, mi dia due caccia. No, gli aerei sono il frutto, la costruzione...

      PRESIDENTE. Deputato La Russa, concluda.

      IGNAZIO LA RUSSA. .... (ho quasi finito), di un programma di lunghissima durata, e quindi bisognerebbe che la valutazione, che vorrei venisse veramente affidata alle Forze armate, e non agli aspetti industriali e basta, magari comprimendo la valutazione militare, tenesse conto della prospettiva e delle decisioni del Parlamento, ad un patto solo: che nessuno pensi che la gloriosa Aeronautica militare, vanto dell'Italia sin dagli anni Trenta, quando fu costituita da Italo Balbo, possa essere cancellata per un ghiribizzo del Parlamento.
      Signor Ministro, la invito a rileggersi la nostra mozione e a ripensarci. Cosa vi è, nell'impegno che noi le chiediamo, che chiediamo al Governo, a cui lei è contrario ? È contrario – noi diciamo – a rispettare gli impegni internazionali ? Penso di no ! Secondo punto, è contrario a proseguire, anche attraverso il raccordo costante con i competenti organi parlamentari, nella valutazione delle modalità di attuazione del programma ? Penso di no, perché parliamo del raccordo con il Parlamento e le diamo la possibilità di valutare.
      È contrario a continuare a sostenere il ruolo dell'Italia, in sede internazionale, in qualità di protagonista e in qualità di partner strategico nella ricerca, individuazione e messa a punto di innovazioni tecnologiche ? Io la conosco, non penso che lei possa essere contrario ! Secondo me, chi le ha dato l'indicazione di dare parere contrario alla nostra mozione o non sa leggere o aveva un pregiudizio politico.
      Per cui, la invito a rileggere la nostra mozione e, se per caso lei confermerà il parere contrario, vorrà dire che l'interpretazione di quella mozione a cui lei ha dato parere favorevole è talmente ambigua che non consentirebbe a noi di darle un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

      GAETANO NASTRI. Signor Presidente, la fornitura dei velivoli F35 venne decisa durante il Governo D'Alema fin dal 1998, con un coinvolgimento, anche economico, del nostro Paese quale partner di secondo livello. Un impegno che è stato confermato nel corso dei successivi 15 anni in modo bipartisan, da Governi di diverso colore politico, che hanno, però, tutti riconosciuto la profonda rilevanza strategica dell'accordo.
      Il programma prevede anche la realizzazione presso l'aeroporto di Cameri, in provincia di Novara, di una linea di assemblaggio finale e di verifica per gli F-35 destinati ai Paesi europei. Questi caccia sono destinati a sostituire in Italia tre diverse tipologie di velivoli, i Tornado, gli Amx e gli AV-8B che usciranno progressivamente dalla linea operativa perché ormai obsoleti. Si prevede quindi di rinnovare 250 velivoli, ora impiegati dalle Forze armate, la cui dismissione per vetustà è inevitabile.
      Attualmente l'ammodernamento e l'aggiornamento dei mezzi in dotazione all'Aeronautica militare costituisce una azione imprescindibile per contribuire, anche attraverso dotazioni all'avanguardia, al sistema difensivo euro-atlantico. Questa azione appare irrinunciabile nell'attuale scacchiere internazionale, nel quale la crescente instabilità e i fuochi rivoluzionari in numerose aree dell'Africa e del Medio Oriente richiedono all'Europa di assumere responsabilità e autonomia crescenti per la difesa internazionale.Pag. 62
      Il sito di Cameri destinato all'assemblaggio degli F-35 può fornire all'economia italiana una importante opportunità di crescita, soprattutto per il settore industriale e per le ricadute occupazionali. Qui è infatti stata avviata un'attività produttiva che vede partecipare le eccellenze dell'industria aeronautica italiana, a partire dall'Alenia e da Avio, capofila di una sessantina di aziende tutte italiane, impegnate in loco per i prossimi anni.
      Per la prima volta di Stati Uniti hanno acconsentito alla realizzazione di un sito produttivo fuori dai loro confini, offrendo all'Italia l'opportunità di collaborare a un polo d'avanguardia. Dal punto di vista occupazionale si tratta innanzitutto di fornire nuovi posti di lavoro per centinaia di giovani ingegneri coinvolti nella fase di studio, progettazione e realizzazione degli F-35. Inoltre, l'attività di assemblaggio e controllo darà lavoro direttamente a millecinquecento persone. Un contributo di rilievo per l'economia del territorio, che diffonderà benefici anche all'indotto locale, con circa diecimila posti di lavoro, e possibilità di lavoro e introiti per 40 anni...

      PRESIDENTE. Colleghi, vi invito ad abbassare il tono della voce, cortesemente.

      GAETANO NASTRI. ... in considerazione della necessaria manutenzione e degli aggiornamenti tecnologici che caratterizzano gli aerei di oggi, in continua evoluzione.
      La collaborazione internazionale che vede coinvolta l'Italia consentirebbe poi un'importante partnership tecnologica all'avanguardia non solo in campo aeronautico, ma anche in altri settori industriali, con riflessi e stimoli positivi per il lavoro e la produzione...

      PRESIDENTE. Collega Fioroni, la prego, se è possibile, di evitare questi capannelli. Prego deputato.

      GAETANO NASTRI. ... quanto mai preziosi in una fase economica delicata e incerta come l'attuale.
      Come risulta dai sopralluoghi effettuati anche dagli americani, l'aeroporto di Cameri, in provincia di Novara, è stato allestito secondo elevati criteri di qualità e sicurezza certificati e, in attesa della realizzazione gli F-35, è già il luogo dove viene effettuata la revisione e manutenzione di altri velivoli. Si tratta di un'area di 500 mila metri quadrati con 20 capannoni e diverse zone operative.
      Quanto alla spesa per l'adozione dei nuovi F-35, il sottosegretario americano ha dichiarato che i costi per ogni aeromobile si stanno riducendo. È bene ricordare inoltre che questi costi saranno suddivisi in 15 anni.
      Ritengo quindi, per i motivi ora illustrati, che l'iniziativa di assemblaggio degli F-35 a Cameri sia una delle più significative occasioni di sviluppo non solo per Novara, ma per tutto il Piemonte e per l'industria e il settore italiano dell'alta tecnologia nel suo complesso.
      Occorre a questo proposito pensare che una azione del genere annullerebbe l'impegno finanziario che l'Italia ha sostenuto a partire dal 1998, e che oggi ammonta a una quota di quasi il 4 per cento dell'investimento totale del programma. Rinunciare ora a questo progetto, con il cantiere di Cameri in avanzato stato di costruzione e già attivo, comporterebbe un costo molto più alto rispetto a quello inizialmente sostenuto per l'avvio dell'iniziativa.
      Un costo innanzitutto in termini di perdita di capacità e declassamento della nostra Aeronautica militare, ma anche la cancellazione di opportunità, di posti di lavoro, di sviluppo per tutto il comparto dell'economia nazionale e non solo. Dotare i propri soldati di equipaggiamenti all'avanguardia e strumentazioni adeguate rappresenta un punto di partenza per garantire un valido sistema di difesa e sicurezza nazionale ed è un dovere di un Governo nazionale rispondere a questa esigenza. Il nostro Paese in questo campo deve sapere camminare al passo degli altri Paesi occidentali, dato che, in un quadro di crescenti tensioni economiche e sociali sia a livello interno che internazionale, le Pag. 63Forze armate restano un punto di riferimento indiscutibile di garanzia democratica.
      In aggiunta, chi critica questo investimento sostenuto dallo Stato contrapponendo l'urgenza di risorse destinate all'occupazione cade in una evidente contraddizione, spinta con molta probabilità da intenti di pura demagogia. In effetti, l'impegno di spesa a Cameri non farà altro che alimentare un eccezionale volano di sviluppo e favorirà l'occupazione in maniera evidente fin dall'inizio per il settore aeronautico, ma anche per l'indotto e per altri comparti industriali.
      Di fronte a questo quadro invitiamo il Governo a rispettare gli impegni internazionali assunti in ordine alla realizzazione del programma, per tutelare l'impegno finanziario finora sostenuto, l'incremento della produzione industriale nazionale ad esso connesso, e i conseguenti effetti occupazionali.
      Chiediamo poi che, anche attraverso un costante raccordo con gli organi parlamentari competenti, si prosegua la valutazione delle modalità con le quali attuare il programma e la scelta degli investimenti da realizzare, sia nel breve sia nel medio periodo, affinché sia assicurata una più efficiente integrazione dello strumento militare italiano nel sistema di difesa euro-atlantica.
      Infine, chiediamo al Governo di sostenere il ruolo dell'Italia a livello internazionale, in qualità di protagonista e di partner strategico nelle fasi di ricerca, individuazione e messa a punto di innovazioni tecnologiche. (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

      STEFANO ALLASIA. Onorevoli colleghi e signori rappresentanti del Governo, anzitutto ringrazio il mio gruppo che mi concede di intervenire su questo tema molto acceso e caldo, essendo io il più pacifista del gruppo della Lega Nord e Autonomie. Ma, entrando nel merito, ancora una volta il Parlamento del nostro Paese è chiamato a discutere il programma F-35 in modo ideologico e senza alcuna considerazione né della realtà geopolitica in cui l'Italia è calata, né delle ripercussioni industriali che avrebbe un eventuale ritiro dalla produzione dei caccia interforze che dominerà le linee di volo occidentali di qui al 2050.
      Le mozioni sulle quali oggi ci confrontiamo sono, in effetti, un capolavoro di demagogia, riproponendo senza alcuna fantasia il confronto tra armi e ospedali, come se la rinuncia all’F-35 potesse tradursi immediatamente in un piano di finanziamento di opere sociali da qui al 2026, senza che si provveda nel frattempo al rimpiazzo dei velivoli che l'Aeronautica e la Marina dovranno pensionare nei prossimi anni.
      Osserviamo con preoccupazione come nel testo sottoposto al nostro esame manchi un qualsiasi riferimento all'attuale situazione politico-strategica, ai rischi e alle minacce che gravano sul nostro Paese e anche alla storia militare recente italiana. Una storia che dal 1991 ad oggi – cioè dalla dissoluzione del blocco sovietico in avanti – ha visto nostre unità militari pressoché costantemente impegnate all'estero in missioni a rischio più o meno elevato.
      È un andazzo che non può piacere e a noi della Lega Nord e Autonomie spesso non è piaciuto, ma che purtroppo non è interamente nella nostra disponibilità di determinare, perché fuori di qui esiste un mondo sul quale esercitiamo un'influenza assai limitata.
      Ci viene detto: «Fermiamo l'acquisizione del caccia, finché non ci verrà spiegato da cosa dobbiamo difenderci e di cosa dobbiamo avere bisogno». Ebbene, non si può fare. Le spese militari, infatti, non funzionano in questo modo o, perlomeno, non funzionano automaticamente così, perché l'acquisizione di capacità è un processo lento, anzi lentissimo e costosissimo nel tempo, mentre le minacce e le sfide sorgono all'improvviso e quando ciò Pag. 64si verifica, non si ha il tempo di rimediare, ma si è costretti ad agire o reagire con ciò di cui si dispone.
      Quanti, ancora nell'estate del 2010, quando a Roma si riceveva con tutti gli onori il colonnello Gheddafi, ipotizzavano che nel giro di un anno sarebbe stato deposto ed ucciso con il concorso determinante del potere aereo nostro e alleato ? E chi oggi è in grado di prevedere cosa accadrà nella scena internazionale nel breve volgere di qualche mese ? Nessun esperto serio potrebbe rispondervi ed infatti nessuno lo fa, perché bisognerebbe avere la sfera di cristallo. Proprio come nessun automobilista sa esattamente se e quando avrà un incidente, ma è saggio assicurarsi per l'evenienza che ciò accada.
      Voi dite nelle mozioni che l'Italia dovrebbe restringere la propria attività militare all'estero al solo peacekeeping, una fattispecie che nessuna norma del nostro ordinamento definisce e che nella prassi può essere elasticamente abbracciata e ricoprire qualsiasi cosa. Ma questo cosa significherebbe ? Rimanere inerti, ad esempio, rispetto all'aggressione perpetrata ai danni eventuali di Paesi nostri alleati nella NATO e nell'Unione europea, perché sostenerli nel bisogno non sarebbe peacekeeping ? Che valore avrebbe allora essere alleati del nostro Paese ?
      Il vostro messaggio è rinviare e poi si vedrà, come se dalla stanza in cui siamo potessimo uscire per poi rientrarvi a piacimento e alle stesse condizioni attuali. Non funziona così, purtroppo. Dobbiamo, pertanto, dirvi di «no» e ve lo diciamo sulla base di molti motivi. Intanto, perché crediamo che il nostro Paese debba tener conto di un dato fondamentale: non è autosufficiente per la propria difesa e non da oggi. Tutta la nostra politica di sicurezza nazionale riflette la necessità di adeguarsi a questo condizionamento di base, ovviandovi con delle alleanze.
      Possiamo difenderci soltanto se partecipiamo ad un sistema di sicurezza collettiva contribuendovi con le nostre capacità. Non possiamo essere di peso ma dobbiamo essere utili specialmente quando e dove serva ai partner di cui abbiamo bisogno.
      Scegliere l’F-35 esprime pertanto un'opzione precisa a fronte della quale voi non esplicitate quale sarebbe l'alternativa. Lo faremo allora noi per voi. L'alternativa implicita nel vostro ragionamento e nelle vostre istanze è quella di un'Italia sganciata dalla NATO, probabilmente anche dalla PESD, e rimessa alla mercé dei primi tiranni di turno, con scarsa capacità di chiedere un sostegno alleato, alla propria sicurezza e, per di più, senza forze aeree veramente operative.
       C’è ancora dell'altro, onorevoli colleghi: alla luce del fatto che le nostre Forze armate dovranno presto pensionare i Tornado che ormai volano da 35 anni, gli Amx, che non sono mai stati gran cosa, e gli AV-8B, senza i quali le nostre portaerei regrediscono ad insignificanti e costosissimi portacontainer militari, la vera scelta che oggi voi dovreste proporci è un'altra. Non è infatti quella demagogica tra gli aerei e gli ospedali che non si è riusciti a realizzare neanche con 800 miliardi di spesa pubblica all'anno, ma tra gli aerei oggi e gli stessi aerei domani. Tra l'acquisto odierno di F-35 che concorreremo a produrre e mantenere con l'unico impianto FACO costruito fuori dagli Stati Uniti, a Cameri, e quello futuro degli stessi aerei già fatti da altri senza alcun nostro concorso. Cioè, rinunciando alla quota di lavoro specializzato italiano che riuscimmo ad ottenere per il nostro Paese negli anni dei Governi della Casa delle Libertà.
      Perché, onorevoli colleghi, alla fine quel velivolo saremmo comunque costretti a comprarlo !
      Ricordiamo inoltre che uscire ora dal progetto F-35 significherebbe altresì perdere un quantitativo importante di denaro: quello stanziato per il progetto negli esercizi finanziari 2010-2013, più di tre miliardi di euro, un sesto di tutto il programma. E poi scatterebbero le penali. E ci sarebbero i posti di lavoro bruciati da qui al 2050, ricordando che ci sono più di Pag. 651.500 persone attive sul territorio italiano, più l'indotto. E noi di lavoro abbiamo oggi bisogno più che mai. Ma di questo voi non parlate nelle vostre mozioni. È quindi forte il sospetto che il vostro documento, con una formula pilatesca, sia solo un assaggio di campagna elettorale o uno strumento per generare spaccature interne al PD, per provocare una crisi politica e magari un cambio di maggioranza.
      Annunciamo il nostro voto contrario alla mozione della maggioranza fino a che il Governo, il Ministro non ci spiegherà con chiarezza quali sono gli intenti dell'Italia e di questo Governo, con il solito atteggiamento pavido, per chiarire e capire quali sono effettivamente gli acquisti nel prossimo futuro.
      Parliamo dei tre F-35 o dei novanta F-35 di cui si parlava a fine 2012 ? Entrando nel merito della mozione le perplessità sono lampanti, per questo ribadiamo il nostro concetto di contrarietà. Nelle premesse la mozione delinea che le Forze armate si considerano come uno stipendificio. Mi dispiace, non è così. La parte più importante della pianificazione militare non è il personale ma l'investimento. Poi, entrando nel dispositivo, al suo interno, ci sono anche frasi poco chiare in cui si parla di Stati neutrali. In riferimento, invece, alla NATO si profila la sospensione della partecipazione italiana che potrebbe anche comportare penali o conseguenze rilevanti ma di questo il Ministro, il Governo non ci ha relazionato. Permetteteci di rovesciare il ragionamento: confermiamo l'acquisto del velivolo oggi senza pasticci e, quindi, poniamoci più seriamente il problema di come usiamo le nostre Forze armate. Non sempre, infatti, le abbiamo spese al meglio ed in modo funzionale ai nostri veri interessi nazionali ma questa è un'altra storia, onorevoli colleghi, una storia che non porta voti e per questo è assai improbabile che susciti lo stesso pruriginoso interesse che vediamo oggi, qui dentro, e nel Paese intorno all’F-35 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon.  Ne ha facoltà.

      GIULIO MARCON. Gentile Presidente, signori del Governo e colleghi deputati, la mozione che vi proponiamo di votare oggi chiede al Governo di interrompere un inutile e costoso sistema d'arma, la costruzione di novanta cacciabombardieri F-35 che non serve al Paese.
      Io vorrei ringraziare intanto i tanti deputati di SEL, del MoVimento 5 Stelle, ma anche diversi deputati del PD e di Scelta Civica, che hanno scelto di sostenere questa mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Vorrei ringraziare anche i senatori di SEL, MoVimento 5 Stelle e i 18 senatori del Partito Democratico, guidati dal senatore Casson, che hanno presentato al Senato una mozione analoga alla nostra. Voglio ricordare anche a qualche collega male informato che questa mozione è stata decisa prima dell'insediamento del Governo Letta, addirittura la sua prima versione è del 18 marzo e che noi abbiamo così risposto solo ad una richiesta, che viene da tanta parte del Paese e da tante associazioni, di porre fine a questa avventura che non condividiamo.
      Ricordo la mobilitazione della Rete disarmo, della Tavola della pace, della campagna Sbilanciamoci !. Il programma F-35 non serve alle persone che sono senza lavoro, ai lavoratori precari, alle famiglie impoverite, ai giovani e non serve nemmeno ad una politica estera di pace, come vuole l'articolo 11 della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
      Spendere tanti miliardi di euro per dei cacciabombardieri che servono a fare la guerra, mentre invece noi non abbiamo i soldi per bloccare l'aumento dell'IVA e sufficienti risorse per il lavoro, è uno schiaffo all'Italia e alle sue sofferenze. Non è serio, cari colleghi, dire una cosa in campagna elettorale e poi, una volta eletti, fare il contrario. Lo dico con tutto rispetto.Pag. 66
      In campagna elettorale il leader di «Italia. Bene comune», Pierluigi Bersani, ha detto che le nostre priorità non sono i cacciabombardieri, ma il lavoro; e il suo concorrente alle primarie, Matteo Renzi, ha detto che non capisce perché bisogna buttare via una dozzina di miliardi per gli F-35.
      Il portavoce di Scelta Civica, Andrea Olivero – a sostegno della campagna «taglia le ali alle armi» – si è fatto fotografare 4 mesi fa sorridente, esponendo un cartello «Stop agli F-35» e persino il presidente del PdL, Silvio Berlusconi, ha affermato nel mese di febbraio che «Gli F-35 servono all'Italia a fare aerei da turismo. Io sono sempre stato contrario agli F-35 e anche alle portaerei». Tutto questo in campagna elettorale. Ma la politica perde credibilità quando si dice una cosa per chiedere i voti e poi dopo tre mesi se ne fa un'altra (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
      Sono state dette tante bugie sugli F-35.
      Si è detto che non possiamo uscire dal programma, perché dovremmo pagare le penali. Falso, non dobbiamo pagare nessuna penale. Si è detto che hanno un ritorno economico superiore all'investimento. Falso, il ritorno economico non supera il 20 per cento.
      Si è detto che potrebbero creare più di 10.000 posti di lavoro. Falso, daranno vita al massimo a 5-600 posti di lavoro, per lavoratori che tra l'altro già lavorano ad altre linee produttive come l’Eurofighter; tra l'altro, con 14 miliardi di euro potremmo creare molti posti di lavoro in più.
      È stato detto che nessun Paese è uscito dal programma. Falso: Canada, Olanda, Australia e Norvegia hanno rinviato, sospeso, opposto dure condizioni al programma e nessuno si è stracciato le vesti.
      È stato detto che non abbiamo alternative. Falso, abbiamo già i Tornado, gli Harrier, e gli Eurofighter, che possono essere adeguati alle nuove esigenze.
      È stato detto che gli F-35 sono dei sistemi d'arma tecnologicamente sopraffini. Falso, basta un temporale per farli atterrare.
      È stato detto – come ha fatto ieri il presidente della Commissione bilancio della Camera, onorevole Boccia – che quest'anno sugli F-35 ci sono «0 di 0 euro». Falso, onorevole Boccia: ci sono 500,4 milioni di euro in bilancio. O lei non ha letto la nota aggiuntiva della difesa o il Governo l'ha informata male e l'ha sviata.
      Vorrei poi dire una cosa in tutta amicizia al capogruppo del PD, Roberto Speranza. Nel suo discorso sulla fiducia al Governo di larghe intese, lei ha citato una frase di don Milani: «È inutile avere le mani pulite per poi tenersele in tasca». Io mi permetto di consigliarle di non scomodare in un modo un po’ azzardato don Milani per giustificare la scelta di stare al Governo con Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle), ma di ascoltare più saggiamente le parole di don Milani contro gli armamenti, contro le spese militari e per il rispetto delle leggi della coscienza di fronte alle scelte ingiuste dello Stato. In certi momenti, ricordava ancora don Milani, bisogna obbedire solo alla propria coscienza. E la vostra coscienza – se la ascoltate sinceramente – non può dirvi che è giusto spendere 14 miliardi di euro per degli aerei da guerra. La vostra coscienza non può dirvi che degli aerei capaci di sganciare degli ordigni nucleari sono degli strumenti di pace. La vostra coscienza non può dirvi che si tratta di una scelta necessaria, quando è necessario salvare milioni di italiani dalla disoccupazione e dalla povertà.
      Con molti di voi ci ritroveremo a marciare alle prossime marce per la pace, da Perugia ad Assisi. Ma cosa direte, cosa diremo agli operatori di pace, ai volontari, ai boy-scout, ai tanti preti di strada, a don Luigi Ciotti, ai frati di Assisi che marceranno insieme a noi e che vi chiederanno, come avete visto hanno fatto nelle ultime edizioni della marcia Perugia-Assisi, cosa avete fatto per fermare l'avventura degli F-35. Si accontenteranno forse di sapere che il Parlamento ha rinviato ulteriormente la decisione senza prendere un orientamento definitivo ? Proprio per questo Pag. 67noi riteniamo che la mozione della maggioranza è insufficiente, non è condivisibile e noi non la voteremo.
      Dopo aver rinviato le decisioni, prima sull'IMU e poi quelle sull'IVA, adesso rinviate anche la decisione sugli F-35. Siete il Governo del rinvio. E mentre rinviate la decisione sugli F-35, rivendicate l'importanza che il Parlamento possa dare il suo giudizio in base al dispositivo dell'articolo 4 della legge n.  244. A parte che quel dispositivo non è in grado di bloccare i programmi pluriennali, ma solo le decisioni dell'anno in corso, quello che non riusciamo veramente a capire perché date tanta importanza a quello che il Parlamento potrà decidere nelle prossime settimane o nei prossimi mesi quando noi oggi siamo qui riuniti come Parlamento per prendere una decisione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Noi siamo il Parlamento ed è ridicolo dire in una mozione parlamentare che deve decidere il Parlamento sulla base di una legge approvata dal Parlamento. Questa è una posizione pilatesca (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
      Vado a chiudere. Cari colleghi, non nascondiamoci dietro l'ipocrisia, anche per gli F-35 vale l'adagio evangelico «sia sì il sì, sia no il no». E a questo proposito vorrei ricordare che dire no agli F-35 non è solo questione di buon senso di fronte alla crisi che stiamo attraversando, ma anche un sì ad un sistema di difesa e di sicurezza fondato sulla prevenzione e la cooperazione. E al Ministro Mauro vorrei dire: lei accusa di demagogia chi ragionevolmente dice che con i soldi di un F-35 si possono fare ottanta asili nido, ma, invece, è proprio lei a fare della demagogia penosa quando definisce gli F-35 uno strumento di pace (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
      Gli F-35, Ministro Mauro, non sono uno strumento di pace, ma uno strumento di guerra ed ecco perché, cari colleghi – e chiudo sul serio – se ascoltate la voce della ragionevolezza politica e di un Paese in ginocchio, ma anche la voce della coscienza del vostro cuore, non potete allora dire di sì agli F-35 buttando dalla finestra altri 13 miliardi di euro. Quei soldi usiamoli per il Paese e per i cittadini. Per questo vi invitiamo a votare la nostra mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rossi. Ne ha facoltà.

      DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, signor Ministro, cari colleghi, Scelta Civica per l'Italia ha dato il proprio convinto contributo nella redazione della mozione di maggioranza perché, a nostro avviso, dà risposta, sia alle esigenze del nostro modello di sicurezza, ma nel contempo ribadisce la centralità del ruolo del Parlamento nella verifica della coerenza dei sistemi d'arma, sia ai contenuti dell'articolo 11 della Costituzione, sia ai compiti istituzionali assegnati alle Forze armate. Riconosciamo, infatti, attraverso la mozione, l'esigenza della sostituzione dei velivoli aerotattici di Marina e Aeronautica in via di progressiva fine della capacità operativa. Questo per preservare l'esigenza del sistema di difesa a meno che per coerenza non andiamo a cambiarne i compiti.
      Un sistema, quello italiano, la cui adeguatezza ed efficienza, non solo è indispensabile per garantire il reale sviluppo del Paese, ma è anche assetto primario di credibilità internazionale. Credibilità internazionale che serve, specie in un momento in cui la difesa degli interessi nazionali travalica le frontiere dei singoli Stati ed assume una dimensione sempre più ampia. Un momento in cui, come dimostra la nostra partecipazione alle missioni internazionali, è stata più volte chiesta all'Italia la disponibilità di un contributo nel quadro delle principali organizzazioni di riferimento (l'Unione europea, l'Alleanza atlantica, l'Organizzazione delle Nazioni Unite).
      Il nostro convincimento, altresì, tiene anche conto del fatto che il programma Pag. 68F-35 è strutturato in varie fasi, che il Paese ha già investito circa 3 miliardi di euro, che la struttura di assemblaggio FACO a Cameri è ormai una realtà in fase di apertura, che la futura evoluzione di questa struttura non solo assicura la presenza del marchio italiano nella realizzazione, ma dà certo occupazione ai nostri lavoratori, ci permette di mettere mano a mezzi e tecniche che da soli non saremmo mai in grado di raggiungere. Non dimentichiamo, inoltre, che la FACO, al momento, è strutturata per rimanere attiva anche per quarant'anni e trasformarsi da assemblaggio in un centro di manutenzione e riparazione per tutta la flotta euromediterranea.
      Ma c’è un altro punto che non bisogna dimenticare. L'Italia è uno dei pochi Paesi che, nel 2012, è già pervenuta alla revisione del nostro strumento militare: una legge di revisione che ha delineato nuove Forze armate, in un quadro di compatibilità finanziaria, con una serie di sistemi di armi compatibili con il quadro finanziario, tra cui anche l’F-35. Ma noi riteniamo, però, che il quadro attuale di riferimento, sulla cui base è stato delineato il nostro modello di difesa e sulla cui base sono stati individuati tutti i sistemi d'arma, non sia immutabile.
      Riteniamo altresì che il Consiglio d'Europa debba costituire un appuntamento fondamentale per dare impulso alla costruzione della difesa europea. È quello l'appuntamento, è quello il momento in cui tutti i Paesi dell'Unione saranno chiamati a trovare una convergenza operativa e industriale. Tutti i Paesi saranno chiamati, nell'attuale quadro finanziario, a generare assetti operativi, assetti addestrativi comuni finalizzati all'interoperabilità, che potrebbero portare anche a riduzioni nelle spese militari dei singoli Stati.
      In sostanza, Scelta Civica vuole puntare decisamente alla difesa europea quale obiettivo che, se prenderà effettivamente corpo, potrà consentire di rivalutare la coerenza dello strumento militare italiano nel suo complesso e, nello specifico, dei singoli sistemi d'arma. Ecco perché è coerente richiamare la legge n.  244 del 2012, perché gli scenari possono cambiare e perché, in funzione della loro evoluzione, il Parlamento deve riacquistare la centralità e, attraverso l'utilizzo della procedura dell'articolo 4, potrà autorizzare le ulteriori fasi di acquisizione degli F-35. Per tutto questo, a nome di Scelta Civica, dichiaro il voto favorevole sulla mozione, che rappresenta un atto di grande responsabilità e anche di equilibrio tra tutte le parti della maggioranza, che hanno messo insieme le diverse sensibilità sull'argomento.
      Pensiamo in questo modo di aver dato non solo prova di responsabilità nei confronti degli impegni internazionali e della nostra politica estera – impegni presi da quasi un decennio –, ma insieme, di aver dato risposta anche alle molte sollecitazioni, sollecitazioni che provengono dai cittadini e dalle associazioni, che sono state volte a richiedere a tutti noi un supplemento di riflessione e di verifica sui modelli di difesa e, con essi, sui sistemi d'arma che vuole avere a disposizione il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cicu. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

      SALVATORE CICU. Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, è innegabile che la situazione del Paese nel suo complesso sia in un momento di crisi, e in un momento di crisi che vede una debolezza strutturale: cercare di portare avanti un progetto, un programma da parte di questo Governo e di questa maggioranza in un contesto eccezionale per trovare soluzioni che riguardano tutti i settori. Certo, la dedizione è stata totale ed è totale rispetto ai problemi dell'occupazione, rispetto ai problemi dell'occupazione giovanile, rispetto ai problemi della fiscalità di vantaggio, in ordine a tutti quei settori che sono vitali e centrali per la vita del Paese.
      Oggi, a mio giudizio, affrontiamo un tema in qualche maniera errata perché abbiamo dovuto richiamare due concetti Pag. 69fondamentali, due articoli fondamentali della nostra Costituzione, nella premessa che riguarda la mozione di maggioranza, che fanno riferimento, uno, all'articolo 11: l'Italia è un Paese di pace che partecipa a missioni di pace e, l'altro, all'articolo 52: difendere la patria e difendere i confini della nostra patria è sicuramente un dovere di tutti i cittadini, e le nostre Forze armate sono in linea con il contesto di istituzione democratica che questo Parlamento rappresenta. È evidente che parlare di una norma che richiama la centralità del Parlamento e il ruolo del Parlamento in questa fase è fondamentale, ma a me piacerebbe parlarne, meglio e di più, rispetto a quelli che sono i cardini fondamentali che riguardano la nostra partecipazione nel contesto internazionale; parliamo cioè di organismi come NATO e ONU, parliamo, ancora di più e meglio, di una partecipazione ad una dimensione europea e ad un sostegno ad un processo che deve vedere sempre più crescere una forza europea di pace che abbia la possibilità di dare autorevolezza e credibilità alla costruzione dell'Europa anche nel sistema della difesa e della sicurezza.
      È chiaro che per parlare di pace e per parlare di confronto, di partecipazione, di condivisione di programmi e di progetti europei e internazionali, bisogna parlare, obbligatoriamente, di strumenti operativi. Oggi, abbiamo ascoltato l'audizione del Capo di Stato maggiore dell'aeronautica che ha sottolineato alcuni dati che ritengo essenziali e fondamentali per la riflessione che stiamo portando avanti. Noi, in questo momento – e se non ovviamo a questa situazione ci sentiremo ancora di più indeboliti ed insicuri – abbiamo una riduzione dell'efficienza del sistema aeronautico del 70 per cento. Non stiamo sperperando, non stiamo destinando risorse che non sono in qualche modo contestualizzate ma rientrano, invece, nel processo di razionalizzazione delle spese di cui il Paese può dotarsi anche in questo settore, perché abbiamo ridotto progressivamente del 5 e del 19 per cento, in questi ultimi anni, la nostra dotazione di destinazione di risorse al settore della difesa e della sicurezza. Quindi, non stiamo parlando di aggiunte o di valutazioni che vanno a discapito di qualche altro settore, ma della valorizzazione, del sostegno, dell'implementazione, dell'arricchimento di un settore che comunque è un nostro fiore all'occhiello e che rappresenta per noi risorse umane, competenze professionali, e che rappresenta per noi sinergie industriali, credibilità e autorevolezza nel mondo rispetto anche agli obiettivi che le nostre Forze armate hanno raggiunto e continuano a raggiungere. Stiamo parlando, cioè, di una necessità che riguarda una sostituzione di strumenti e di una necessità che però, per fortuna, ci vede agganciarci ad un contesto di innovazione, di ricerca, di tecnologia, che non riguarda solo il settore militare ma che si abbina, anche, a quello civile e industriale; che riguarda un contesto di investimento e di occupazione; che riguarda la possibilità di crescita di questo Paese che non è nell'attualità, nell'immediatezza, in questo anno corrente o nei prossimi due anni correnti, ma riguarda una proiezione, una progressione da qui al 2020 ! Rispetto ad altre forze europee come l'Inghilterra che partecipa con un 10 per cento rispetto al programma, l'Italia partecipa con un ben più ridotto 4 per cento. Così, il rapporto tra PIL e debito pubblico ha sempre visto il nostro settore difesa essere penalizzato e limitato rispetto agli investimenti e alle risorse. Allora, vorrei pregare tutti di ridimensionare un po’ quello che ho sentito in quest'Aula e di cercare di capire che il nostro obiettivo è comunque quello di essere presenti nello scenario internazionale, di essere presenti nell'arricchimento e nella crescita della forza comune europea che guarderà anche al prossimo Consiglio europeo sulla sicurezza di dicembre con un'altra valutazione e un'altra riconsiderazione.
      Non dimentichiamoci che noi, negli anni precedenti, abbiamo approvato la revisione dello strumento militare: noi passeremo da 190 mila a 150 mila uomini; noi passeremo anche nella fase dell'ulteriore centralità e valutazione del Parlamento in ordine ai decreti attuativi. Ci Pag. 70saranno le Commissioni competenti che dovranno esprimere i loro pareri, ci sarà, cioè, un coinvolgimento totale che io guardo soprattutto nella logica di una fase di lealtà, di una fase di capacità di capire che qui non ci si può scontrare su una linea di continuità che ha visto questo progetto nascere nel 1998 con Andreatta, proseguire a fasi alterne con Governi diversi e che comunque hanno sempre opportunamente ritenuto di procedere in un approfondimento, in una verifica, in un coinvolgimento parlamentare, ma in linea di continuità con un parere favorevole e un'approvazione del progetto.
      Quindi, oggi c’è un passaggio che noi abbiamo condiviso, che noi abbiamo voluto sottolineare con la nostra posizione politica, il passaggio è quello di guardare ad un'ulteriore verifica. È necessario, è doveroso. La nostra opinione pubblica, il nostro Paese se lo aspettano. Il nostro Parlamento deve assumere anche e soprattutto questo ruolo, un ruolo di coraggio ma anche un ruolo di responsabilità, un ruolo che può e deve trasferire trasparenza, rassicurazione, sul fatto che noi non vogliamo e non possiamo sperperare alcun denaro pubblico in questa fase. Noi vogliamo, casomai, assicurare in questa fase che l'Italia e questo Paese non può uscire fuori da uno scenario di linguaggio universale e sinergia industriale, perché significa innovazione, tecnologia e ricerca da qui al 2020. Se noi restiamo fuori da questa fase resteremo un Paese che non avrà più né credibilità né autorevolezza per crescere e progredire, perché questo è un settore strategico. Non stiamo parlando di cacciabombardieri, stiamo parlando del sistema difesa e sicurezza di questo Paese, è bene che lo capiamo e lo capiamo tutti. Quindi, noi voteremo in maniera convinta questa mozione, perché parteciperemo al confronto – così come ho già detto prima – nelle fasi successive, comunque e in ogni caso per sostenere quello che è un progetto che guarda alla dimensione europea e alla forza europea (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà, per otto minuti.

      MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, quando nel 2001 Stati Uniti ed alleati attaccarono l'Afghanistan, alcuni giornalisti chiesero a Rumsfeld, l'allora Segretario alla difesa USA, che cosa considerasse una vittoria nella nuova guerra degli Stati Uniti contro il terrorismo internazionale. Lui rispose: considero vittoria se tutto il mondo lascerà noi americani liberi di continuare con il nostro stile di vita. Questa frase dimostra perfettamente che tutto quello che è stato detto in quest'Aula a favore del progetto F-35 è falso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      L'Italia non è interessata a esportare la democrazia, l'Italia non è interessata a far sì che altre popolazioni abbiano uno stile di vita migliore o diritti acquisiti o che crescano con più tutele. L'Italia, e assieme a lei Europa e Stati Uniti, ha un solo interesse, che è quello di mantenere uno stile di vita alto, unico e idilliaco. Il nostro stile di vita si basa su fragili equilibri, su alleanze con Paesi amici, su distruzioni e guerre in altri continenti. Non siamo interessati a migliorare le condizioni di vita degli altri, a malapena tuteliamo i diritti nel nostro Paese e abbiamo la presunzione di pensare ai diritti degli altri ? Penso ai bombardamenti italiani compiuti in Afghanistan l'anno scorso, in cui il Ministro Di Paola ha scavalcato il Parlamento e quindi i rappresentanti della nazione autorizzando bombardamenti aerei effettuati dai quattro cacciabombardieri AMX del 51o stormo dell'Aeronautica militare, attivamente impiegati, a partire dal 27 giugno, nell'operazione «Shrimp Net» nella provincia di Farah, una delle quattro del Comando regionale ovest. Il Ministro della difesa di un Governo tecnico legittimato unicamente e solo dai mercati internazionali ha deciso autonomamente di rimuovere completamente i limiti alle regole di ingaggio dei soldati in missione e ha dato il via libera ai bombardamenti aerei del 51o stormo fino ad allora impiegati come Pag. 71semplici ricognitori senza neppure le bombe sotto le ali. Una scelta dall'enorme significato politico ed etico, che avrebbe suggerito almeno un passaggio in Aula giusto per verificare se agli italiani interessava veramente bombardare l'Afghanistan.
      Mi chiedo, cosa avranno pensato i nostri militari impiegati nella cosiddetta missione di pace dal nome evocativo di enduring freedom, libertà duratura, quando hanno dovuto colpire obiettivi di terra ? Mi chiedo, cosa avranno pensato i militari NATO dopo aver saputo che il loro bombardamento aereo in Afghanistan provocò la morte di undici bambini e due donne ? Noi abbiamo idea di cosa voglia dire bombardare una città ? Abbiamo idea delle conseguenze di un bombardamento aereo ? Io credo di no. E credo che le immagini in certe situazioni valgano più di mille parole e svelano molto più del detto, mostrandoci la realtà per come è, cruda e a volte senza senso (Deputati del Gruppo MoVimento 5 Stelle espongono cartelli che riproducono immagini fotografiche).

      PRESIDENTE. Deputati, non è consentito...

      MARIA EDERA SPADONI. Questi sono bombardamenti in Siria e bombardamenti a Gaza compiuti da aerei cacciabombardieri.

      PRESIDENTE. Deputati, cortesemente o abbassate i cartelli o chiedo ai commessi di intervenire. Deputate, cortesemente, abbassiamo i cartelli. Bene, abbassiamo i cartelli. Vi invito a non ripeterlo e farò presente questo episodio alla Presidente. Adesso può continuare, grazie.

      MARIA EDERA SPADONI. Oltre alle immagini credo siano importanti anche le testimonianze di chi la guerra l'ha vissuta e l'ha combattuta sul campo e immagino tanti giovani partire con tanti ideali, con l'assoluta certezza di essere dalla parte del giusto, di essere quelli buoni, quelli che salvano il mondo e quelli che lo rendono migliore.
      Recentemente ho trovato un'intervista di Myke Prysner, un veterano della guerra in Iraq che diceva: «Provo senso di colpa ogni volta che vedo una madre con i suoi figli. Come quella che piangeva istericamente gridando che eravamo peggio di Saddam mentre la obbligavamo ad uscire da casa sua. Provo senso di colpa ogni volta che vedo una ragazzina come quella che ho preso per un braccio e arrestato per strada, dato che ci è stato detto che dovevamo lottare contro i terroristi. Il vero terrorista ero io ed il vero terrorismo era questa occupazione. Quelli che ci mandano in guerra non devono premere il grilletto e usare mortai, non devono lottare nella guerra, devono solo venderla, la guerra. Hanno bisogno di un pubblico disposto ad inviare, a mettere in pericolo i nostri soldati, hanno bisogno di soldati disposti ad uccidere ed essere uccisi senza obiettare. Possono spendere milioni in una bomba, possono inviare l'ultimo soldato in qualsiasi parte del mondo. E la classe dominante, che ottiene benefici dalla sofferenza umana, si preoccupa solo di espandere la propria ricchezza e di controllare l'economia mondiale. Capite che il suo potere sta solo nell'abilità del riuscire a convincerci che la guerra, l'oppressione, l'esplosione è nel nostro interesse, essi capiscono che la loro ricchezza dipende da questa abilità di convincerci a morire per controllare il mercato di altri Paesi e il convincerci ad uccidere o morire è il perno del loro lavaggio del cervello. Convincerci che siamo superiori» (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).
      La superiorità è sempre stata un cruccio dei Paesi occidentali e l'armamento era ulteriore prova di grandezza e superiorità. Anche i cacciabombardieri F-35 non sono da meno, mettendosi tra i primi posti per quanto riguarda la tecnologia. Per esempio, l’F-35 modello A include un cannone a 5 canne da 25 millimetri con centottanta colpi; il modello B include lo stesso canone a 5 canne con duecentoventi colpi. Internamente saranno inseriti fino a due missili aria-aria e due armi aria-terra; nel modello A vengono inserite fino a due bombe Pag. 72da 910 chilogrammi, nel modello B avremo due bombe da 450 chilogrammi l'una. Nel momento in cui leggo mi chiedo come si possa chiamare un armamento del genere «di difesa», credo che missili aria-aria e bombe aria-terra non si possano che considerare vere e proprie armi di attacco. Quindi, i cacciabombardieri F-35 sono aerei da attacco (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).
      Questi armamenti porteranno alla dimostrazione di quanto la Costituzione possa essere calpestata, ripudiata e offesa. Non esiste solo l'articolo 11, esiste anche il concetto di pace più volte ricordato come strumento di armonia tra nazioni, come assenza di tensioni e conflitti. Noi chiaramente voteremo a favore della nostra mozione e contro le altre mozioni, vuote e subdole, perché riteniamo che la pace debba essere un valore unico, condiviso, un valore prezioso che deve essere tutelato e che si deve soprattutto tramandare alle prossime generazioni.
      Su questo tema cinque anni fa, 1.300 bambini di Pavia hanno giocato a riscrivere il finale della canzone La guerra di Piero, del cantautore Fabrizio De Andrè, immedesimandosi nel soldato Piero e nel nemico col suo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore, dipingendo immagini di pace e immagini di guerra, riflettendo sul significato dell'essere «straniero», sui problemi e sulla ricchezza della diversità, sulle nostre piccole guerre quotidiane, sui bambini che nel mondo sono costretti ad imbracciare le armi.
      Immagino che tanti colleghi abbiano apprezzato un grande cantautore come De Andrè che assieme a La ballata dell'eroe espresse in poesia la sua forte convinzione antimilitarista, quindi faccio un appello soprattutto al Partito Democratico: siate disobbedienti, siate sfrontati, siate coraggiosi e votate questa mozione, perché la priorità rispetto al programma F-35 deve essere il lavoro e questo non lo dico io, ma il programma del Partito Democratico che voi avete sottoscritto e dovete onorare (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).
      Mi sento di chiudere con la versione di una bambina della rivisitazione di La guerra di Piero, Carola, che con grazia e delicatezza ha interpretato la guerra, confermandone, attraverso occhi da bambina, la sua inutilità: a un certo punto si sente sparare, ed ecco che Piero si lascia mollare, ecco che scivola stravolto per terra e su un terreno morbido a terra, e mentre sta per fermarsi il suo cuore, prova emozioni di ogni colore, vede la pace che attraversa il mondo e le persone che cantano in tondo, e con un sorriso lui prova a morire e si trasporta senza soffrire, dove si gioca e si corre felici e tutti quanti diventano amici (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, colleghi, anche oggi di nuovo ci troviamo davanti alla pavidità di parte di questo Parlamento, davanti a un largo accordo che rovina completamente il nostro Paese, accordo che è basato sul ricatto, un ricatto che serve a garantire la stabilità a questo Governo, che è decisamente scarso.
      Dopo tre giorni di discussioni, di riunioni, di speranze ci troviamo davanti a un ricatto parlamentare che ha partorito l'ennesimo progetto che, ripeto, affossa il nostro Paese. Dopo anni che con fatica i comitati e i cittadini reperiscono informazioni per mostrare come questo programma sia assolutamente fallimentare, ci troviamo da loro portavoce a poter fermare completamente una spesa che è folle per tutti. È folle per PdL, il presidente Berlusconi disse con precisione: bisogna assolutamente rivedere le spese militari e gli F-35, io ci farei degli aerei da turismo. È folle per il PD, Bersani disse: la nostra priorità non sono i caccia, la nostra priorità è il lavoro.
      Con quale coraggio risponderete ai cittadini quando questo Governo ci presenterà il conto dei tagli ai servizi, alla sanità, Pag. 73al trasporto locale, a quegli investimenti che porterebbero l'Italia a un percorso di sviluppo diverso, ad un futuro non più basato sull'incremento del PIL grazie a strumenti di morte ? Cosa gli diremo, che abbiamo speso 15 miliardi per mille posti di lavoro ?
      Ieri non avevamo nemmeno i Canadair per spegnere 400 ettari di bosco incendiati in Sardegna (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà), vogliamo usare, come suggerisce un nostro collega deputato, questi strumenti multi-ruolo anche per questo ? Ci potete raccontare che servono per il pattugliamento, ci potete raccontare che sono propedeutici ai programmi di Smart Defence della NATO, ci serviranno per difendere come facciamo di già l'Islanda, la Lituania e la Slovenia, come facciamo adesso ? Forse ci serviranno, come ci dice il Ministro, per difendere le basi americane e le nuove strumentazioni USA come il MUOS.
      È questa la risposta che volete dare per attuare gli articoli 11 e 52 della Costituzione ? Ci potete raccontare di tutto, ma non ci potete dire che servono per portare la pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I cacciabombardieri, come ci ha illustrato oggi il Capo di stato maggiore dell'aeronautica, servono non solo per fermare la feccia, ma anche e soprattutto l'arciere.
      Mi dispiace, Presidente, anzi, mi scusi, ne sono fiero, ma il nostro gruppo non è intenzionato ad avallare tanta mancanza di coraggio, tanta incapacità di saper prendere una decisione forte, diversa dal percorso che ci ha portato in questi anni qui, in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      La mozione Speranza Brunetta non sospende un bel niente, rifiutando di votare la nostra mozione, che insieme ai parlamentari di SEL ed anche ad alcuni di voi del PD abbiamo presentato, di fatto voi accelerate l'acquisto degli F-35, come è dimostrato infatti anche dai recenti ordini fatti dal Governo degli Stati Uniti alla Lockheed per l'acquisto di ulteriori sette caccia da sommarsi ai già tre acquistati.
      Concludo, volendo attualizzare un aforisma di John Lennon: combattere per la pace con le armi è come pagare una minorenne perché non si prostituisca (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scanu. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

      GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, signori Ministri del Governo, colleghi, io credo che il modo migliore perché il Partito Democratico possa sottolineare l'importanza di questo momento possa sostanziarsi nella piena disponibilità, sapiente disponibilità, a non raccogliere le provocazioni che, nel corso del dibattito, gli sono state indirizzate.
      Evidentemente, in quest'Aula, sono molti che pensano di raccogliere in bocca il punto di vista di Dio. Giusto per citare quel De Andrè che la collega grillina ha appena citato a proposito de «La guerra di Piero» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Deputati !

      GIAN PIERO SCANU. Oppure, come amabilmente una persona pacifica (Commenti del deputato Fico)...

      PRESIDENTE. Deputati, cortesemente, facciamo esprimere il deputato.

      GIAN PIERO SCANU. ... amabilmente, come una persona pacifica, il collega che è intervenuto per conto di SEL, quando ci invitava a fare un buon uso e un buon esercizio della nostra coscienza. L'obbedienza non è più una virtù, caro collega, visto che lei ha avuto il buon gusto di ricordare Don Milani e il pessimo gusto di fare gli esami di moralità e di coerenza al nostro capogruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Vede, caro collega, cari colleghi, in fondo, sta proprio qui la differenza tra la Pag. 74professione di pace e la costruzione della pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): così come Don Milani, opportunamente ricordato, ha speso la propria vita per portare la conoscenza in quel di Barbiana, consapevole del fatto che il primo nemico da battere dovesse essere l'ignoranza, perché è sull'ignoranza che nasce l'ingiustizia, la prevaricazione, la schiavitù: portare la conoscenza per fare di quei ragazzi, che erano ignoranti, operatori di pace attraverso l'esercizio della conoscenza, anche della conoscenza applicata nella politica. Noi non siamo salvatori della patria, ma non siamo qui per creare un sinedrio, o per arricchire il numero di farisei: sono sufficienti quelli che ci sono fuori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Signor Presidente, signori del Governo, signor Ministro, questo dibattito è, per qualche verso, provvidenziale, perché ci serve un può a chiarirci le idee: la situazione che si è creata con l'entrata in vigore della riforma, la legge n.  244 del 2012, è completamente diversa da quella che è esistita per trent'anni in costanza della cosiddetta legge Giacché. In quei trent'anni, con l'esercizio di un'autoreferenzialità che spesso sconfinava persino nell'arbitrio, i Governi di turno e i consiglieri dei Governi di turno determinavano, perché era nella loro disponibilità, la politica militare, e determinavano il ricorso agli armamenti, nella qualità e nella quantità.
      Oggi, per fortuna, non è più così: oggi è il Parlamento che ha finalmente questa titolarità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      E giusto per sottolineare che da questa parte non si è perso il buon uso del discernimento e l'esercizio della memoria, vorrei ricordare, a chi in Parlamento c'era e a chi non c'era nella passata legislatura, che questa riforma l'ha voluta il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Iniziamo, dunque, a chiarire esattamente come stanno i termini. Noi dobbiamo uscire dall'autoreferenzialità, il che vuol dire che non ci sarà più un Ministro – non me ne voglia, non è la mia una subdola, indiretta osservazione nei suoi confronti, ma lei è Ministro e, quindi, vale anche per lei – che possa dire: «Ho deciso di comprare tanti aerei, tanti carri armati e se poco a poco qualcuno mi provoca ne compro ancora di più». Sarà il Parlamento a decidere se e cosa acquistare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
      E non c’è bisogno di fare esegesi, cari colleghi, visto che è stata messa in rilievo una parolina sulla quale gli ipercritici hanno ritenuto di dover costruire le loro fantasticherie. Quando si parla di ulteriore acquisizione, tanto per essere chiari, si parla del numero dei cacciabombardieri che non sono stati finora acquistati. E benché in questo senso ci sia bisogno – e questo la dice tutta su quanto sia stata provvidenziale la riforma operata dalla legge n.  244 del 2012 – di contare, perché ancora non c’è una contabilità ufficiale, il numero dei bombardieri, degli F-35, effettivamente acquistati, va da sé che se gli F-35 acquistati erano e sono 3, o sono 7, o sono 10, non potrà essere acquistato un solo cacciabombardiere senza che lo abbia deciso il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      E questa non è un'interpretazione originale del nostro partito, questa è una lettura corretta e fedele che come maggioranza riteniamo di dover dare. Il fatto che il nostro partito abbia voluto concorrere, insieme agli altri della maggioranza, alla predisposizione di una mozione unitaria, testimonia della volontà di percorrerla insieme questa strada. E i giorni che il Partito Democratico ha trascorso – giorni – per maturare una propria posizione non sono stati giorni gettati alle ortiche che crescono nel campo dei rissosi. Sono stati giorni di tormento, di partecipazione, di dubbio, di sofferenza. Sono stati giorni nei quali è stata esercitata non solo la ragione, ma anche la capacità del cuore di tener conto di quello che è il mondo che noi stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).Pag. 75
      Perché, signor Ministro, signor Presidente, noi riteniamo che con la parlamentarizzazione di queste procedure si possa finalmente dare una risposta piena al Paese. Il Paese ci chiede di non sprecare i quattrini, il Paese ci chiede di non spendere male i soldi, il Paese ci chiede (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Presidente, è un po’ difficile parlare con queste provocazioni (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Cortesemente. Mi scusi, deputato. Io mi compiaccio del fatto che il suo intervento ha portato una calma insolita in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, la invito ad andare avanti.

      GIAN PIERO SCANU. Grazie, Presidente, il Paese ci chiede di non dare niente per scontato. Il senso della nostra mozione è questo: da oggi in poi cambia tutto, da oggi in poi non ci saranno più santuari e non ci saranno autoreferenzialità, tutte le decisioni saranno prese dal Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Deputati !

      GIAN PIERO SCANU. Quando il nostro Paese, come lo è ora, sarà chiamato ad esercitare il discernimento sulla qualità della spesa da fare, se privilegiare la spesa sociale o la spesa militare, ritengo che il Parlamento, se sarà un Parlamento di donne e di uomini liberi, saprà come scegliere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà, per due minuti.

      EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, noi abbiamo ancora due minuti e mezzo come gruppo e io volevo intervenire perché, dopo aver ascoltato gli interventi della maggioranza, dei gruppi principali della maggioranza, segnatamente del PD, dell'onorevole Scanu, e del PdL, dell'onorevole Cicu, ma anche apprezzando l'impegno del signor Ministro e la sua coerenza per difendere intelligentemente gli impegni internazionali e la difesa della Patria, pur essendo perfettamente convinti della bontà della nostra mozione, intendiamo ritirarla. Intendiamo ritirarla perché ovviamente vogliamo sostenere l'azione del Governo, perché anche noi vogliamo che le scelte strategiche dell'Italia siano assunte in Parlamento e non in altre sedi. Ricordo che nella scorsa legislatura tutti i gruppi della Commissione difesa, con un'indagine conoscitiva, hanno voluto la nuova legge che parlamentarizza le scelte strategiche della nazione in tema di armamenti. Abbiamo sentito molta demagogia e molta ignoranza sul tema specifico. Non voglio utilizzare le parole, non soltanto dei latini, ma di un collega del PD, si vis pacem, para bellum, per dire della bontà della scelta. Mi avvio alla conclusione, ma voglio soltanto dire che il futuro tecnologico è nell'aria e significa un arretramento dell'investimento, significa fare emigrare molti giovani ingegneri se questo progetto verrà bloccato, non soltanto mille posti di lavoro, ma ce ne sono altri 10 mila. E non è vero che non ci sono sanzioni, perché tutti i Paesi impegnati nel progetto potrebbero farci causa. Attualmente dobbiamo mantenere gli impegni già assunti, ed è giusto dire che non ce ne sono di nuovi e non ce ne saranno di nuovi fintanto che il Parlamento non potrà esprimersi, atteso che il tema sicuramente per demagogia è stato ampliato in maniera negativa. Quindi, noi preannunziamo il voto favorevole sulle mozioni di maggioranza.

      PRESIDENTE. La ringrazio e prendo atto del ritiro della mozione del suo gruppo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà, per due minuti. La prego di stare nei tempi.

Pag. 76

      DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, per ragioni di tempo entro solo nel merito del sogno occupazionale, provenendo io dalla provincia di Novara. In provincia di Novara molti sindaci creduloni hanno abboccato all'amo del rilancio occupazionale derivante dal programma F35 per la sede di Cameri. Ormai è chiaro che stiamo parlando solo di spostamento di personale operativo già impiegato altrove. A febbraio 2012 un giornale locale riporta il giudizio lapidario dei sindaci creduloni dei comuni limitrofi all'area militare, ovviamente sindaci non «5 Stelle». È una grande illusione perché in tanti, anche i miei concittadini, ci avevano creduto. Hanno sempre dato numeri molto roboanti che oggi vediamo essere drasticamente smentiti. Arrampicandosi sugli specchi, i sindaci creduloni continuano: sono comunque positive per il territorio quelle legate alla presenza dei lavoratori nei cantieri, penso alle trattorie e ai ristoranti della zona, che già oggi riscontrano un aumento della clientela. Smettiamola di parlare di numeri a caso, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Smettiamola di rimandare scelte in là nel tempo solo per il fatto che arrivate, cari colleghi, impreparati alla questione e, come studenti, a giugno vi rimandate a settembre, sperando che sotto l'ombrellone riusciate a trovare il tempo di studiare per superare il debito formativo maturato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà, per due minuti (Commenti). Colleghi, cortesemente.

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie dell'accoglienza ! Signor Presidente, noi non ce la prendiamo, stavolta, con i deputati del PdL. Loro sono coerenti, gli va riconosciuto: sono in Parlamento per occuparsi dei loro affari e del loro padrone, e lo stanno facendo molto bene (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)...

      PRESIDENTE. Cortesemente, deputati...

      ALESSANDRO DI BATTISTA. ... con sapienza e professionalità.

      MAURIZIO BIANCONI. Imbecille ! Non lo puoi dire !

      PRESIDENTE. Deputato Di Battista, un attimo, si fermi. Le fermo il tempo. (Commenti del deputato Bianconi).
      Deputato, la prego, così sta peggiorando la situazione. Intervengo io ! La prego, sta peggiorando la situazione.

      MAURIZIO BIANCONI. Non gli deve far dire quelle cose lì !

      PRESIDENTE. Deputato Di Battista, la prego di tenere un tono e un'argomentazione consoni a questo dibattito, senza offendere nessuno. Lo stesso vale per lei, però, deputato Bianconi. Non è il caso di urlare e non è il caso di rivolgere queste offese (Commenti del deputato Bianconi). Non è il caso di fare così ! Possiamo andare avanti ? Prego, deputato Di Battista.

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Noi ce la prendiamo con il Partito Democratico, il partito delle deroghe infinite, le deroghe ai propri ideali: partito «derogatico», sarebbe meglio chiamarlo. Il Partito Democratico: il partito delle promesse violate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dell'ipocrisia, dell'ipocrisia, dell'ipocrisia, e l'ho detto tre volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Il partito che emargina la parte migliore e che sottostà ai diktat del presidente Brunetta. Gli F35 sono uno strumento di morte: molti deputati del PD lo hanno dichiarato in campagna elettorale, hanno preso i voti con queste promesse e adesso votano una mozione ridicola, che è una vera e proprio «supercazzola», scusate...

      PRESIDENTE. Deputato !

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      ALESSANDRO DI BATTISTA. ... che dice, dice e non dice niente ! È la verità, è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !

      PRESIDENTE. Così non andiamo avanti !

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Non lo dico più. Era solo per rendere l'idea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Cortesemente...

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Invitiamo i dissidenti del PD a tirare fuori, almeno per questa volta, il coraggio, perché chi nasconde la testa sotto la sabbia non è soltanto pavido, ma è colluso con questo scempio del Governo dell'inciucio perenne (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico), e l'onestà, anche intellettuale, tornerà di moda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico si grida: «Buffone ! Buffone !») !

      PRESIDENTE. No, così non andiamo avanti ! Quando abbiamo finito, cortesemente... colleghi, vi richiamo all'ordine, cortesemente. Questa mattina ho invitato alcuni deputati a non fare interventi che accogliessero provocazioni o che fossero provocatori, e lo stesso vale in questo momento.
      Quindi, andiamo avanti. Cortesemente, vi invito a tenere comunque, nell'interesse dei lavori della Camera, la calma in Aula. Grazie. Credo di avere sempre garantito tutti durante la mia Presidenza. Grazie.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, vorrei riportare questo tema nell'ambito di una discussione di tipo industriale ed economico, senza nulla togliere alle discussioni etiche che sono state fatte, che sono importantissime. Parliamo del piano industriale: questo aereo doveva costare 45 milioni di euro. Ultimamente, si parla di 165 milioni di euro e alcune stime americane parlano di 200 milioni di euro per acquisire un unico aereo.
      Per la sua manutenzione ci vorranno 135 milioni di euro ad aeroplano. Quindi, parliamo di altri 12 miliardi sui 90 aerei previsti. Non saranno mai pronti, e comunque non prima del 2015, e saranno sottoposti a dei tali cicli di manutenzione che non potranno volare più di 15 ore alla settimana.
      Qualsiasi pilota non avrà la possibilità di addestrarsi sufficientemente su questi aerei, ammesso che saranno mai pronti, perché ha bisogno di un periodo di almeno 35-40 ore di volo alla settimana. Vi ricordo che...

      PRESIDENTE. Deputato, dovrebbe concludere.

      GIROLAMO PISANO. .... solo il 70 per cento delle ali di questi aerei verrà prodotto in Italia. Gli ingegneri di Torino hanno definito come «minutaglia» il lavoro che noi faremo in Italia.
      Il costo per posto di lavoro, posti che non supereranno comunque i duemila totali...

      PRESIDENTE. Deputato, ha esaurito il tempo. Le devo togliere la parola, mi dispiace.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin.  Ne ha facoltà.

      ILEANA ARGENTIN. Sì, Presidente, intervengo per dire che sono molto fiera di essere del Partito democratico. Lo sono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e oggi più che mai, e rivendico il fatto che noi abbiamo nel nostro DNA sicuramente una serie di errori, ma la verità è che noi, al di là delle cose, non stiamo dietro né alla sanità né al sociale quando ci fa comodo, ma perennemente, Pag. 78perché non andiamo cercando farisei all'esterno, né tanto meno gente per il consenso.
      Noi oggi siamo qui a dare una prova di responsabilità verso il Paese, che va al di là di quanto continuano a dire e a negare. Ho la vanità di rivendicare fortemente che la nostra decisione è una decisione corretta, democratica e parlamentare, visto che, come partito di maggioranza, non possiamo tirarci indietro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gandolfi. Ne ha facoltà.

      PAOLO GANDOLFI. Rinuncio, Presidente.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Oggi volevo dire che anche noi del MoVimento 5 Stelle siamo fieri, fierissimi di essere nel MoVimento 5 Stelle e anche di essere definiti, da qualcuno che pensa in questo modo di poterci offendere, «grillini», perché il «grillino» è un modo di essere, è un modo di essere che oggi ci porta qui dentro a non accettare alcuna lezione di democrazia da tutti coloro che oggi compongono questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché non accettiamo nessuna lezione di democrazia ? Perché quando si parla degli F-35 come costruzione della democrazia, basta vedere i risultati che l'Occidente ha portato in Iraq e in Afghanistan, quando parliamo di questi mezzi portatori di pace.
      Inoltre, voglio dire una cosa: proprio oggi nel momento in cui si parla dall'alto del Partito Democratico del fatto che i cittadini ci chiedono di spendere questi soldi in maniera attenta, proprio oggi, nel momento in cui il Governo Letta parla di misure sul lavoro, al Senato viene bocciata...

      PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. ... la nostra richiesta – sì, ho terminato, Presidente – di creare in Italia una cosa che, sì, è da Paese civile: il reddito di cittadinanza. E allora io, sì, sono fiero di far parte del MoVimento 5 Stelle e mi vergogno invece delle istituzioni italiane quando fanno questo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti... Marazziti, chiede di intervenire a titolo personale ?

      MARIO MARAZZITI. Sull'ordine dei lavori, la ringrazio, Presidente. Visto che passiamo ai voti. Perché ricordo all'Aula che, se si interviene a titolo personale durante le votazioni, è eventualmente per motivare una posizione diversa da quella del proprio gruppo. La ringrazio.

      PRESIDENTE. Sì, sì, lo sappiamo benissimo. Gli assistenti mi hanno detto il suo nome prima di passare ai voti. Grazie. Passiamo ai voti... Fratoianni, prego.

      NICOLA FRATOIANNI. Mi scusi, Presidente, ma visto che...

      PRESIDENTE. Mi dicono che se ne sono dimenticati... Prego.

      NICOLA FRATOIANNI. Sono rimasto molto colpito dalla discussione che abbiamo fatto e lo voglio dire pur da una posizione evidentemente diversa e nel rispetto di tutte le posizioni – naturalmente ognuno poi si assume le sue responsabilità –: ho molto apprezzato alcuni dei passaggi che l'onorevole Scanu ci ha proposto; in particolare, il suo appassionato appello a un Parlamento che recupera, con la riforma che la legge n.  244 del 2012 ci ha proposto, la centralità del ruolo parlamentare. Lo condivido. Detto questo – e concludo subito, portando via pochissimo tempo –, io avevo capito che questo fosse un Parlamento e quindi, oltre a richiamare la centralità parlamentare, mi sarei Pag. 79aspettato che dal suo intervento fosse uscita qualche considerazione di merito, una valutazione. Non capisco, francamente, non abbiamo capito, perché il Parlamento, che giustamente ha centralità, oggi non può prendere una decisione ed è costretto nuovamente a rinviare (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gandolfi. Ne ha facoltà.

      PAOLO GANDOLFI. Grazie Presidente. Intervengo per fatto personale, in quanto io ero intenzionato ad astenermi sulla mozione presentata da SEL ed altri e l'unica rimasta di opposizione. A seguito anche degli interventi offensivi nei confronti del gruppo e di chi appartiene a quel gruppo, volevo semplicemente comunicare che cambierò il mio voto e voterò contrariamente alla mozione di minoranza, perché la dignità vale per tutti, compreso per noi (Applausi).

      PRESIDENTE. Ovviamente è un intervento a titolo personale, non per fatto personale come lei ha detto. La ringrazio.

(Votazioni)

      PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marcon, Spadoni, Beni, Sberna ed altri n. 1-00051, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Piepoli, Vecchio, Spadoni, Sannicandro, Pagano, Cicchitto, Gasbarra, Vitelli, Baretta...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     516            
            Votanti     514            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     258            
                Hanno votato     136                
                Hanno votato no   378                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      (I deputati Fossati, Gadda, Zampa, Beni e Pastorino hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio e Formisano n. 1-00125, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cani, Taricco, Vitelli, Rocchi, Luigi Gallo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     533            
            Votanti     530            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     266            
                Hanno votato     381                
                Hanno votato no   149.                
      (La Camera approva – Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).

Seguito della discussione delle mozioni Speranza, Brunetta ed altri n. 1-00017, Matarrese ed altri n. 1-00111, Zan ed altri n. 1-00112, Segoni ed altri n. 1-00114 e Grimoldi ed altri n. 1-00117 concernenti iniziative per la tutela e la sicurezza del territorio, con particolare riferimento al dissesto idrogeologico (ore 17,50).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Speranza, Brunetta ed altri n. 1-00017 (Nuova formulazione), Matarrese ed altri Pag. 80n. 1-00111, Zan ed altri n. 1-00112, Segoni ed altri n. 1-00114 e Grimoldi ed altri n. 1-00117 concernenti iniziative per la tutela e la sicurezza del territorio, con particolare riferimento al dissesto idrogeologico (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Ricordo che nella seduta di lunedì 24 giugno 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
      Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Giorgia Meloni e Rampelli n. 1-00124. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Avverto altresì che è stata testé presentata una ulteriore nuova formulazione della mozione Speranza, Brunetta ed altri n. 1-00017, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni), che è stata sottoscritta anche dai deputati Matarrese e Pastorelli, i quali, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il terzo e il quarto firmatario. Contestualmente è stata ritirata la mozione Matarrese ed altri n. 1-00111.

(Parere del Governo)

      PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
      Ministro Franceschini, il Governo ha facoltà di intervenire per esprimere il parere sulle mozioni presentate. Chiedo di liberare i banchi del Governo, perché il Governo dovrebbe esprimere i pareri in questo momento.
      Sottosegretario Cirillo ha facoltà di intervenire, esprimendo il parere sulle mozioni presentate.

      MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, chiederei solo un minuto per prendere visione di quelle mozioni che lei ha citato, di cui non ho il testo.

      PRESIDENTE. Sospendiamo la seduta per cinque minuti.

      La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 18,20.

      PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate. Colleghi, vi invito ad abbassare la voce.

      MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, la ringrazio per la concessione dell'interruzione che mi ha consentito di fare un po’ di ordine vista l'altra mozione presentata.
      Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Speranza, Brunetta ed altri n. 1-00117.
      Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Zan ed altri n. 1-00112 purché sia riformulata nel senso di modificare un paragrafo del dispositivo che inizia con la frase «ad adottare iniziative per provvedere al rifinanziamento del fondo regionale di protezione civile, praticamente azzerato, e che ha finora consentito di realizzare un efficace sistema nazionale di protezione civile articolato sul territorio», aggiungendo le parole: «compatibilmente con le risorse disponibili ed i vincoli di finanza pubblica».
      Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Segoni ed altri n. 1-00114 a causa degli eccessivi rilievi mossi anche da altri Ministeri che sono stati interessati per i diversi paragrafi.
      Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Grimoldi ed altri n. 1-00117 purché sia riformulata relativamente ai seguenti capoversi: al penultimo capoverso del dispositivo, «ad intraprendere specifiche iniziative, anche di natura normativa, volte a prevedere il rifinanziamento del fondo regionale della protezione civile, ovvero l'istituzione di un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, finalizzato alla concessione di indennizzi e per il risarcimento dei danni provocati dalle calamità naturali connessi al dissesto idrogeologico del territorio» aggiungere le parole: «compatibilmente con le risorse disponibili e i vincoli di finanza pubblica». E il capoverso successivo dovrebbe essere riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di assumere Pag. 81iniziative...». E lo stesso capoverso dovrebbe terminare con le parole: «compatibilmente con le risorse disponibili ed i vincoli di finanza pubblica».
      Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00124 purché sia riformulata, nel terzo capoverso, nel modo seguente: «a valutare l'adozione di una nuova legge quadro per il Governo del territorio e in questo ambito a procedere nel senso dell'attuazione del piano Clini compatibilmente con lo stato dell'arte e con il rispetto dei saldi di finanza pubblica».

(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

      ORESTE PASTORELLI. Onorevoli Presidente, onorevoli sottosegretari, onorevoli colleghi, sin dai primi giorni di questa legislatura i parlamentari socialisti, a nome dei quali parlo in questo momento, si sono impegnati con determinazione in ordine alle problematiche ambientali che da anni affliggono questo Paese. Il dissesto idrogeologico è un problema centrale in Italia e lo è da sempre a fronte di ciò, però non si è mai riusciti a governare questo fenomeno, anzi lo si è più o meno apertamente ignorato, incentivando nel tempo un utilizzo irragionevole quanto non propriamente illegale del suolo.
      Inutile dire che a fare le spese di un simile approccio politico e culturale siano stati e siano tuttora i cittadini, a cominciare dalle giovani generazioni, le quali si vedono private della possibilità di un futuro ecosostenibile. I dati sconfortanti forniti dal Ministero dell'ambiente e richiamati dalla mozione di cui si discute parlano chiaro: non c’è più tempo. L'elevata pressione antropica che si registra nell'intero territorio nazionale, con una densità media pari a 189 abitanti per chilometro quadrato, è infatti il risultato finale di anni di abusivismo edilizio, di deroghe alla normativa urbanistica, di condoni edilizi e di politiche incontrollate di cementificazione. Tutto ciò ha procurato una ferita difficilmente guaribile al nostro territorio e le calamità naturali che con cadenza ormai annuale affliggono quest'ultimo ne sono una tragica testimonianza. A riprova di quanto si va dicendo, vale la pena ricordare in questa sede quanto è successo qualche mese fa, nella zona della Val Parma, dove imponenti frane hanno in poche ore compromesso abitazioni civili, reti viarie, infrastrutture ed installazioni industriali, mettendo in ginocchio l'economia di quel territorio. Rispetto a tali calamità, il Parlamento ed il Governo non possono rimanere inerti.
      È evidente però come la logica dell'emergenza non sia più sufficiente, essendo necessario adottare la prospettiva della prevenzione. E la prevenzione passa attraverso la cura e la valorizzazione quotidiana del suolo. A tale riguardo le proposte legislative e le altre iniziative di cui, insieme agli altri onorevoli colleghi del Partito Socialista, mi sono fatto promotore, sono sempre andate nella direzione di un minore consumo del suolo e della valorizzazione di un'agricoltura ecosostenibile come strumento di salvaguardia del territorio, anche sotto il profilo della sua integrità idrogeologica. I disegni di legge da me presentati, come quelli in materia di sfruttamento dei terreni sottoposti al regime del demanio o quelli in materia di affitto a titolo gratuito di fondi rustici in stato di abbandono, hanno come filo conduttore proprio la valorizzazione del territorio, al fine di tutelarne la fragilità. Dunque non sono più rinviabili quelle politiche che leghino in un'ottica sinergica lo sviluppo dell'agricoltura e della tutela dell'ambiente. Solo così, d'altro canto, sarà possibile garantire un futuro dell'ambiente e a coloro che ci vivranno.
      La presente mozione, rispetto alla quale esprimo un convinto voto favorevole, è un primo passo verso la comprensione di questi complessi problemi, le cui soluzioni non possono non passare attraverso il riconoscimento del valore strategico dell'agricoltura...

Pag. 82

      PRESIDENTE. Deputato dovrebbe concludere.

      ORESTE PASTORELLI. ... come presidio del territorio, dell'esigenza di una nuova pianificazione del territorio ispirata alla prevenzione dei rischi idrogeologici, della necessità di ridisegnare il quadro istituzionale delle competenze in materia di tutela dell'ambiente e dal rifiuto di ogni forma di condono edilizio (Applausi di deputati del gruppo Misto).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

      FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, è materia, quella che stiamo trattando, che più volte ha accompagnato il dibattito parlamentare, ma anche il dibattito politico in genere, su cui si sono interrogati intellettuali, ecologisti, geologi, cultori della materia, persone che poi, un po’ per passione un po’ per aver comunque subito sulla propria pelle anche gli effetti del dissesto idrogeologico, hanno cercato comunque di offrire la propria competenza per provare ad innescare dei processi virtuosi.
      È vero che c’è stato un abusivismo edilizio incessante che ha attraversato l'arco dell'intero secondo dopoguerra a fasi alterne, con momenti di maggiore intensità, ma sarebbe banale fermarsi a questo dato perché dobbiamo anche sapere in maniera molto chiara che, talvolta, paradossalmente, il cosiddetto abusivismo di necessità non è stato così impattante come taluni abnormi e mostruosi quartieri, perfettamente regolari, con tanto di concessioni edilizie, perfettamente inseriti nei piani di sviluppo dei comuni, che hanno avuto, viceversa, impatti devastanti sull'assetto del territorio.
      Così come vorrei rammentare che, negli anni più recenti, si è affermata una sorta di urbanistica non più rispondente a quella scienza più o meno esatta che tendeva a disegnare la trasformazione urbana secondo dei criteri scientifici, ma, al contrario, un'urbanistica che piegava la testa rispetto ai grandi poteri che, d'accordo con i proprietari dei terreni, erano quindi nelle condizioni – in una pianificazione che ha avuto anche dei nomignoli irripetibili come i pianificar facendo o l'urbanistica contrattata – di riuscire a collocare delle cubature, anche importanti, in aree persino pregiate.
      Così come è da denunciare o semplicemente da ricordare, anche con l'interfaccia della cosiddetta edilizia sociale, l'aggressione alle aree agricole o ad aree comunque di particolare pregio naturalistico e paesaggistico. Quindi, sono stati molteplici i fattori che sono intervenuti e che hanno reso meno sicuro il suolo. E penso che oggi, al di là delle risorse, sempre assai scarse rispetto alle necessità, che possiamo mettere in campo, c’è bisogno di intervenire con una progettualità nuova, con dei criteri per l'appunto che possano essere maggiormente aderenti alla realtà e ai bisogni del nostro territorio. Dobbiamo liberare le coste dalla cementificazione e per farlo, non potendo evidentemente affidare il compito di agevolare e stimolare il settore edilizio a intervenire con forti iniezioni di finanza pubblica, non possiamo che chiamare a raccolta anche il privato, in una collaborazione pubblico-privato che sia all'insegna della responsabilità e, quindi, anche della sensibilità ecologica e ambientale, anche con i processi di riqualificazione e di recupero urbanistico, con la sostituzione edilizia che significa demolire quello che è nocivo, anche se legale, legittimo e, magari, trasferire le cubature in zone dell'entroterra più stabili, più sicure, sicuramente meno vulnerabili da un punto di vista idrogeologico.
      Penso che queste indicazioni possono rappresentare il futuro verso il quale procedere in maniera dinamica (la sostituzione edilizia, la riqualificazione ambientale, il recupero urbanistico, il recupero dell'abitato laddove esistono zone urbanizzate anche antiche come quelle rappresentate dai centri storici). Operazioni che devono essere fatte, come dicevo poco fa, soprattutto in collaborazione con il privato Pag. 83perché non c’è finanza pubblica che tenga in questa fase, che possa stimolare artificiosamente il settore edilizio a una riconversione da espansione a riqualificazione, ma che vanno fatte anche con grande autorevolezza al cospetto dell'Europa perché sembra paradossale che l'Europa sia riuscita, in buona sostanza, a orientare persino Paesi più poveri dell'Italia – ma anche l'Italia ha avuto più di qualche difficoltà – a sposare la causa della riduzione di emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera attraverso delle procedure altamente costose, procedure e protocolli comunque che intervengono in maniera massiccia sull'economia nazionale, ma anche sull'economia delle singole aziende. L'Europa, o all'Europa se preferite, nessun Governo italiano ha fatto presente che noi siamo le principali vittime delle alterazioni climatiche, che l'innalzamento delle acque penalizza l'Italia prima ancora di qualunque altro Paese europeo, a maggior ragione se si tratta di un Paese che non trova comunque sbocchi sul mare.
      La penisola italiana, per le sue caratteristiche geomorfologiche, per avere tre lati bagnati dal mare, piuttosto che due grandi isole, come la Sardegna e la Sicilia, dovrebbe, al contempo, negli investimenti indirizzati all'abbattimento dell'emissione di CO2 nell'atmosfera, essere risarcita, aiutata e sostenuta dall'Unione europea, se avessimo la capacità, la forza, l'autorevolezza di andare, comunque, a sostenere le nostre ragioni al cospetto di Bruxelles e dei Paesi del nord Europa. Perché gli aspetti dell'erosione dei nostri arenili, gli aspetti delle frane, gli aspetti degli smottamenti, gli aspetti che vengono catalogati sotto la generica definizione di dissesto idrogeologico sono una tipicità prevalentemente italiana e, quindi, non è possibile che all'Italia si chieda di pagare un conto per ridurre le alterazioni climatiche e non venga riconosciuto questo suo stato endemico di enorme difficoltà.
      Quindi, anche qui, si tratta certamente di fare la nostra parte con le casse esangui dello Stato italiano; si tratta di chiamare a raccolta, anche con una premialità, quelle aziende, quella realtà imprenditoriale che sia disponibile a riconvertirsi nel settore edilizio da espansione a riqualificazione e a recupero urbanistico, ma si tratta anche di aprire ancora di più, se possibile, in una nuova stagione di discontinuità, il contenzioso con l'Europa, perché l'Italia avrebbe bisogno di qualche centinaio di miliardi di euro per potersi mettere in sicurezza e poter rispondere positivamente a esigenze che sono disseminate in ogni latitudine geografica del nostro stivale e che, appunto, hanno costi incalcolabili proprio per la natura stessa del nostro territorio.
      Dunque, signor Presidente, colleghi, noi abbiamo presentato, come Fratelli d'Italia, al riguardo una mozione che, nelle premesse, ricalca più o meno tutto ciò che è presente anche nelle altre mozioni, ma che si caratterizza per le cose che ho appena esplicitato; quindi, con una forte accentuazione in relazione all'apertura di un negoziato particolare per l'Europa, ma, soprattutto, per una consapevole trasformazione delle nostre attività di sviluppo economico e urbanistico, tese a coniugare la giusta e necessaria protezione dell'ambiente con una possibilità di sostituzione edilizia, di demolizione delle brutture e delle storture, di far riguadagnare alle zone agricole lo spazio che necessitano, proprio per non vedere disseminati, in maniera disordinata, a macchia d'olio, sul territorio nazionale, tutte quelle cubature, quei fabbricati, che sono fortemente dispersivi, fortemente impattanti e poco razionali, tali, appunto, da intaccare anche, in talune circostanze, in alcuni ambiti, le esigenze di sicurezza del nostro territorio.
      Quindi, noi, ovviamente, voteremo, sosterremo la nostra mozione, ma sosteniamo anche le mozioni che sono state indicate dal Governo. Abbiamo trovato degli spunti significativi e interessanti anche nella mozione su cui il Governo ha espresso parere negativo. Ci asterremo sulla mozione del MoVimento 5 Stelle, perché degli elementi importanti ci sono, anche se si tradisce nella costruzione stessa della mozione, una sorta di rivoluzione, che è anche un po’ demagogica, perché, forse, si è voluto dire troppe cose Pag. 84insieme e si fa fatica, per certi aspetti, anche a poterne approfondire alcuni tratti.

      PRESIDENTE. Quindi, accetta la riformulazione, deputato Rampelli ?

      FABIO RAMPELLI. Sì, signor Presidente, come ho già detto, accetto la riformulazione proposta dal Governo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caon.  Ne ha facoltà.

      ROBERTO CAON. Signor Presidente, ringrazio i rappresentanti del Governo e tutti i colleghi. La posizione della Lega è espressa dal testo della nostra mozione, un testo che stiamo portando avanti già dalla scorsa legislatura. I dissesti idrogeologici, i deboli equilibri tra patrimonio naturale e insediamenti urbani, la forte antropizzazione di alcune aree del Paese rappresentano costanti criticità che, nei casi di eccezionalità degli eventi naturali, spesso, diventano disastrose emergenze. In effetti, la situazione del rischio idrogeologico del territorio italiano è nota e conclamata.
      Uno studio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare evidenzia che il 9,8 per cento della superficie nazionale è ad alta criticità idrogeologica e che sono 6.633 i comuni interessati, pari all'81,9 per cento dei comuni italiani; in particolare il 24,9 per cento dei comuni è interessato da aree a rischio frana, il 19,6 per cento da aree a rischio alluvione e il 38,4 per cento da aree a rischio sia di frane che di alluvioni. Va sottolineato che i veri conoscitori dello stato di salute del territorio e delle relative necessità di interventi per la messa in sicurezza e per la prevenzione dei rischi e dei pericoli derivanti dalle calamità naturali sono gli amministratori locali e, pertanto, sembrerebbe opportuno mettere gli stessi amministratori al centro delle attività relative all'individuazione, alla predisposizione ed all'esecuzione degli interventi di mitigazione allo scopo censiti.
      Per questo, chiediamo al Governo di intraprendere iniziative urgenti finalizzate a modificare l'attuale disciplina in materia di interventi nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico e a salvaguardare la sicurezza delle infrastrutture, il patrimonio ambientale e culturale, evitando sistemi centralizzati di gestione degli interventi e privilegiando la logica della prevenzione rispetto a quella della gestione dell'emergenza.
      Chiediamo, poi, al Governo di sbloccare le risorse già previste nella XVI legislatura dagli accordi di programma già sottoscritti con le regioni per gli interventi prioritari di prevenzione del dissesto idrogeologico e di attivare un organico programma di interventi per il riassetto territoriale delle aree a rischio idrogeologico, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le singole regioni, articolato attraverso azioni che prevedono progetti strategici di difesa dal rischio idrogeologico relativi alle aree urbane e agli insediamenti produttivi di particolare rilievo, interventi puntuali di riduzione del rischio idrogeologico, anche con riferimento ai piccoli comuni, e interventi di manutenzione diffusa nel territorio, nonché di singole opere di difesa esistenti.
      Chiediamo, ancora, al Governo di assumere iniziative volte ad istituire un sistema di finanziamento delle opere basato sia sulla concessione e conseguente erogazione di risorse direttamente ai comuni, alle province, ai consorzi di bonifica, alle comunità montane e agli altri soggetti competenti ai sensi della normativa vigente in materia di difesa del territorio e tutela dell'ambiente, sia sulla concessione di contributi da parte dello Stato pari agli oneri per capitale ed interessi di ammortamento di mutui o di altre operazioni finanziarie che i predetti soggetti possono essere autorizzati a contrarre con la Cassa depositi e prestiti o istituti finanziari, nell'ambito di autorizzazioni di spesa pluriennali a carico dello Stato, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica.
      Chiediamo, quindi, di assumere iniziative normative per prevedere l'esclusione di tali finanziamenti pluriennali e delle Pag. 85risorse provenienti dallo Stato, dalle regioni e di quelle proprie degli enti locali, destinate ad interventi di prevenzione, manutenzione del territorio e contrasto al dissesto idrogeologico, dai vincoli previsti dal Patto di stabilità interno. Così, chiediamo di adottare specifiche iniziative, anche di natura normativa, volte a garantire l'attuazione, da parte degli enti locali, degli interventi di messa in sicurezza del proprio territorio per le aree a rischio prioritario e di interventi di rimboscamento e di riutilizzo dei terreni agricoli abbandonati.
      Ancora, chiediamo di intraprendere specifiche iniziative, anche di natura normativa volte a prevedere il rifinanziamento del fondo regionale della protezione civile, ovvero l'istituzione di un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, finalizzato alla concessione di indennizzi e per il risarcimento dei danni provocati dalle calamità naturali connessi al dissesto idrogeologico del territorio.
      Chiediamo, infine, di assumere iniziative di competenza, anche normative, finalizzate a prevedere che i comuni possano concedere crediti edilizi in favore di soggetti che procedono alla delocalizzazione dei propri immobili, non abusivi, situati in aree classificate a rischio, verso siti sicuri e ad adottare provvedimenti concreti contro l'abusivismo edilizio e per la demolizione degli immobili abusivi in aree soggette a rischio idrogeologico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

      SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, ho accolto con piacere gli interventi durante la discussione in Aula in merito alle mozioni in tema di dissesto idrogeologico.

      PRESIDENTE. Mi scusi deputata. Dovremmo liberare i banchi del Governo, vi prego.

      SERENA PELLEGRINO. E in tema della tutela e messa in sicurezza del nostro prezioso territorio che, giorno dopo giorno, vede perdere importanti porzioni.
      Permettetemi di ricordare in quest'Aula che Sinistra Ecologia Libertà da tempo chiede, ai Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni, di avviare un piano programmatico in tal senso. Presidente, mi pare che il Governo non sia presente.

      PRESIDENTE. Non andiamo da nessuna parte così.

      ERMETE REALACCI. Signor Presidente, avremmo bisogno di sospendere di nuovo la seduta.

      PRESIDENTE. Ancora una sospensione ?

      ERMETE REALACCI. Sì, signor Presidente.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, facciamo terminare l'intervento...

      PRESIDENTE. Sì, logicamente facciamo finire l'intervento, ma poi ha bisogno di una sospensione ?

      MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, se il presidente della Commissione ambiente lo chiede, il Governo acconsente.

      PRESIDENTE. Sta bene. Facciamo finire l'intervento, cortesemente il Governo ascolta e poi sospenderemo la seduta.

      SERENA PELLEGRINO. La ringrazio, Presidente. Accogliamo l'intervento del signor Ministro dell'ambiente che, quando è venuto a riferire in Commissione territorio e ambiente le sue linee programmatiche, ha posto come prioritario proprio questo fondamentale argomento. I numeri parlano Pag. 86chiaro: le aree a rischio idrogeologico sono il 9,8 per cento del territorio nazionale e interessano 6.633 comuni, pari all'81,9 per cento dei comuni italiani. Dal 1950 ci sono state oltre 6.300 vittime; 6 milioni di abitanti vivono nei 29.500 chilometri quadrati a rischio; 1 milione 260 mila edifici ricadono in queste aree, di cui 6 mila sono scuole, 531 ospedali. In premessa vogliamo sottolineare che da sempre quanto speso per provvedere alle emergenze rispetto alla prevenzione è pesantemente sproporzionato a favore della prima voce. A questi dobbiamo sommare le vittime e i danni dovuti ai frequenti terremoti. Di questi giorni è quello della Toscana, che fortunatamente non ha fatto vittime e su cui non voglio dilungarmi, perché desidero che la valutazione venga fatta – perché ne siamo convinti – non sull'onda dell'emozione. Quello dell'Emilia, dell'Abruzzo, del Veneto: vorremmo non essere costretti a dover intervenire e provvedere sempre, come abbiamo fatto anche recentemente, con decreti d'urgenza.
      L'attività sismica in Italia ha una pericolosità ricorrente che riguarda l'intero territorio nazionale e investe un sistema insediativo e abitativo molto vulnerabile. Sinistra Ecologia Libertà – e mi fa piacere dirlo in questa sede – non solo ritiene che la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio sia doverosa, soprattutto per prevenire nuove vittime e ingenti danni al patrimonio edilizio, ma anche a promuovere una straordinaria occasione per la ripresa economica e occupazionale del Paese. Possiamo dichiarare che l'insieme degli interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio siano la vera grande opera strategica di cui l'Italia oggi ha prioritariamente bisogno, dando nuove possibilità di lavoro con una forte innovazione nella formazione delle professioni cosiddette verdi.
      Sono in aumento le università che offrono corsi di laurea in difesa e manutenzione del territorio, mettendo in relazione e creando delle sinergie e confronti tra le varie professioni: geologi, ingegneri idraulici, forestali, architetti del paesaggio, pianificatori territoriali, ingegneri strutturisti, ecologi, agronomi, sismologi, e non ultimi meteorologi e climatologi per lo studio dei cambiamenti climatici, e tutte le associazione di volontariato, la comunità scientifica, i molti portatori di interesse con funzioni di presidio sul territorio. Potrebbe assumere un ruolo fondamentale, in ogni comune o gruppo di comuni a rischio idrogeologici, la figura del geologo condotto. Diventando così la prima e più urgente opera strategica pubblica del Paese e l'asse portante di un piano nazionale verde per il lavoro, questo programma può promuovere un vero e concreto sviluppo sostenibile. Desideriamo far presente, onorevoli colleghi e signor Presidente, che quanto esposto è stato da noi sempre considerato prioritario. Pertanto, con piacere accogliamo le mozioni proposte sia dai gruppi parlamentari che attualmente governano questo Paese sia quelle dell'opposizione, e ci faremo promotori noi stessi di una proposta di legge su questo delicatissimo argomento che preveda l'adozione da parte del Governo di un piano ordinario e decennale innovativo.
      Non possiamo più risolvere facendo muri e argini per la messa in sicurezza del Paese dalle calamità naturali, alluvioni e terremoti, riformulando e dando la sua reale funzione alla «legge obiettivo». Vi proponiamo di porre, come prioritari, i piani stralcio di bacino e una grande opera di restauro dei corsi d'acqua, per realizzare un piano di gestione del rischio alluvioni e promuovere una nuova e reale organizzazione della difesa del suolo fondata sul principio di sussidiarietà, permettendo di coinvolgere tutti i soggetti, sia pubblici sia privati, al fine di sostenere l'attuazione del piano stesso, compresi i comuni e le regioni, soggetti principali e portatori primi di tale opera, a cui deve essere sottratto il vincolo del famigerato e tanto vituperato Patto di stabilità.
      Quale strumento migliore per dare respiro e lavoro a molte piccole e medie imprese collocate sul territorio, poter mantenere e rinaturalizzare fiumi e corsi d'acqua in un quadro organico di reti ecologiche ristabilendo delle aree golenali al naturale allagamento e realizzando la Pag. 87corretta manutenzione degli alvei, degli argini di fiumi, torrenti e di tutti i corsi d'acqua, bandendo per sempre, per sempre – per sempre – progetti di viabilità ed edilizia in aree golenali senza più la paura di esondazioni che pervadano l'intera area urbanizzata ? La riqualificazione di detti corridoi ecologici porterebbe ad un inconsueto e piacevole sviluppo turistico.
      Un altro settore che verrebbe promosso da un sano piano per la messa in sicurezza è il comparto dell'edilizia, da sempre motore principale dell'economia italiana, ma è indispensabile che le regioni e i comuni blocchino nuove costruzioni in tutte le aree a rischio idrogeologico e definiscano misure volte ad arrestare il consumo ulteriore di suolo agricolo, e non solo. La diffusa cultura del cemento, ispirata più dalla rendita che dalla urbanistica, e il frequente mancato rispetto delle regole incentivando, permettetemi un neologismo, la «furbanistica» hanno fatto danni e aumentato indiscriminatamente i rischi. L'industria edilizia quindi va convertita in buona edilizia come assistenza al bene comune e suolo e manutenzione del territorio, qualificando il patrimonio abitativo esistente, in particolar modo quello pubblico, che allo stato attuale è quello maggiormente in sofferenza, dando ovviamente priorità a quelli posti in territori a più alto rischio sismico, un motto per noi: «mai più casa dello studente de L'Aquila».
      Ma perché non promuovere anche il servizio civile giovanile e regionale, signori membri del Governo ? Non possiamo dimenticare che nei momenti di maggiore crisi questa scelta ha prodotto grandi risultati, dando lavoro a centinaia di migliaia di giovani, mettendo allo stesso tempo il territorio in sicurezza, proporre un Green New Deal.
      Questo, signor Presidente, solo per accennare a quanto possa essere realizzato, ma siamo a dirle, e concludo, che Sinistra Ecologia Libertà è disponibile a promuovere e concretizzare un progetto che ci sta particolarmente a cuore, mettendoci a disposizione con idee chiare e fattibili, sostenendo il programma di Governo in questo senso, ma ci teniamo a far presente che vigileremo affinché i provvedimenti siano posti in essere per una concreta messa in sicurezza del territorio, e non per meri fini speculativi destinati ai proventi di pochi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Come richiesto dal Governo, sospendo la seduta per cinque minuti.

      La seduta, sospesa alle 18,55, è ripresa alle 19.

      PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Chiedo di liberare i banchi del Governo e dò la parola al Governo, a questo punto, per i pareri.

      MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, per testimoniare quanto segue relativamente alla mozione dell'onorevole Segoni, la quale in linea di principio è sicuramente accoglibile, come tutte quelle che riguardano le aree a rischio di dissesto idrogeologico e quant'altro, pertanto il Governo potrebbe rivedere il proprio parere a condizione che si inseriscano delle precisazioni rispetto ai soliti vincoli di bilancio e limiti delle risorse e soprattutto vengano espunti dei capoversi per i quali abbiamo avuto parere contrario dai Ministeri competenti.
      Quindi, partendo dall'ultima mia affermazione, il tredicesimo capoverso del dispositivo, che inizia con «a promuovere strumenti che sostengano la creazione di posti di lavoro per giovani operai forestali» andrebbe espunto, perché ovviamente contiene una problematica di copertura finanziaria di altro genere.
      Andrebbe espunto il diciottesimo capoverso, che inizia con «ad offrire più spazio all'educazione ambientale», quindi parliamo di competenze del MIUR, pertanto tale capoverso andrebbe espunto.
      A seguire, il diciannovesimo capoverso, che inizia con «in tale ambito a promuovere una riorganizzazione dei dipartimenti», andrebbe espunto.Pag. 88
      Il ventesimo capoverso, che inizia con «ad accelerare il processo per la valorizzazione della ricerca scientifica», andrebbe espunto. Sono tutti rilievi che ci sono stati già mossi.
      Ovunque si preveda l'impiego di risorse, va sempre inserita una formula «compatibilmente con le risorse disponibili ed i vincoli di finanza pubblica». Questo è il tema, pertanto il quarto capoverso del dispositivo terminerebbe, esattamente come ho detto prima, «compatibilmente con le risorse disponibili ed i vincoli di finanza pubblica». Il sesto capoverso, che inizia con «a predisporre un'attenta pianificazione...» terminerebbe con «nei limiti delle proprie competenze».
      Successivamente, l'ottavo capoverso, che inizia con «ad avviare una concreta ed efficace azione di contrasto al fenomeno dell'abusivismo edilizio», terminerebbe con «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e relativamente alle proprie competenze».
      Successivamente, il dodicesimo capoverso, che inizia con «ad incentivare e sostenere pratiche di cura e salvaguardia del territorio», terminerebbe con «compatibilmente con risorse pubbliche e i vincoli di bilancio».
      Il quindicesimo capoverso, che inizia con «ad assumere iniziative per prevedere un sistema di incentivi fiscali», terminerebbe con «compatibilmente con le risorse disponibili e i vincoli di finanza pubblica».
      Il diciassettesimo capoverso, che inizia con «ad assumere iniziative per prevedere contributi al finanziamento delle reti di monitoraggio», terminerebbe con «compatibilmente con le risorse disponibili e i vincoli di finanza pubblica».
      Pertanto, come vedete, è una mozione che è accoglibile in linea di principio perché fondamentalmente ricalca le altre, per le quali il Governo ha espresso parere favorevole, richiede però una riformulazione. Poi volevo aggiungere una precisazione, relativamente alla mozione Meloni e Rampelli n. 1-00124, che la riformulazione va riferita al quarto capoverso del dispositivo, il quale conseguentemente avrebbe il seguente tenore «a valutare l'adozione di una nuova legge quadro per il governo del territorio e in questo ambito a procedere nel senso dell'attuazione del piano Clini compatibilmente con lo stato dell'arte, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica». È una precisazione.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matarrese. Ne ha facoltà.

      SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il dissesto idrogeologico è una priorità per questo Paese e lo dimostrano i dati che hanno interessato l'Italia, abbiamo diverse regioni come l'Emilia-Romagna, la Campania, la Liguria, interessate costantemente da fenomeni di dissesto idrogeologico e questo testimonia l'importanza che il Governo attui delle politiche di manutenzione preventiva del territorio finalizzate a prevenire questo tipo di problematica e al contempo di garantire anche il lavoro e l'occupazione che sono connesse alle risorse che verranno messe a disposizione.
      È evidente, lo dimostrano i dati, che ad oggi dal 1994 al 2012 abbiamo impegnato circa 240 miliardi sulle problematiche connesse al dissesto idrogeologico, 3,5 miliardi l'anno, ed è evidente che un'azione economica preventiva e soprattutto un programma strutturato ed integrato di interventi da parte del Governo può garantire un risparmio cospicuo e allo stesso tempo garantire occupazione e lavoro, quindi con un ritorno importante per i cittadini, per le collettività e soprattutto per la sicurezza dei cittadini.
      In questo senso, noi riteniamo che l'approccio preventivo sia una priorità per il Paese e lo abbiamo inserito nella nostra mozione, che abbiamo condiviso con le altre forze di maggioranza di questo Governo, trovando condivisione appunto su questi punti.
      È necessario garantire – dicevo prima – un programma integrato di risorse, ma anche una certezza di queste risorse nel tempo, recuperare il piano strategico nazionale, che era stato predisposto dal Governo Pag. 89Monti, rimetterlo in campo, integrandolo con quelle che sono le emergenze che vengono fuori dai territori e, soprattutto, dagli otto bacini idrogeografici che sono stati individuati sul territorio, che stanno monitorando lo stato di attuazione e lo stato di pericolosità dei nostri territori. Quindi, un approccio strutturato ed integrato, nel quale siano chiare le responsabilità nell'attuazione, le competenze e la distribuzione delle azioni sul territorio, un approccio completamente diverso, che è anche una garanzia per garantire ai cittadini un approccio diverso a una problematica che si è dimostrata grave per il nostro Paese perché, molto spesso, ci ha trovato impreparati sia in termini di risorse, sia in termini di azioni.
      Quindi, noi, con molto piacere, accogliamo e voteremo favorevolmente le mozioni, che hanno trovato larga condivisione all'interno delle forze e dei partiti, all'interno di questo Governo e non solo. Chiediamo che ci sia un'azione davvero decisa perché si possa porre rimedio in maniera definitiva a questa problematica, che interessa un po’ tutte le latitudini della nostra nazione.
      Quindi, confermiamo parere favorevole e voto favorevole sulle mozioni, che hanno avuto, del resto, anche l'accoglimento da parte del Governo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

      COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, abbiamo discusso a lungo, quindi proverò a sintetizzare in poche battute quello che è stato anche il contenuto della riflessione che è stata compiuta in questi giorni attorno al tema significativo della difesa del suolo.
      Quello che emerge è che, in questi anni, è mancata una cultura della programmazione strategica, una programmazione che si può alimentare anche finanziariamente, partendo già dai tanti interventi, che pure si realizzano a vario titolo sul territorio, quindi, una cultura che tiene conto delle risorse disponibili, che va recuperando l'impegno a finalizzare le iniziative verso l'obiettivo della prevenzione e dell'efficacia degli interventi stessi, utilizzando i piani di azione da parte dei soggetti, sia pubblici che privati, perché c’è una pluralità di soggetti che già operano. Questi attori devono contribuire a raggiungere in modo sistematico l'obiettivo di un uso appropriato del suolo, contrastando, da un lato, gli sprechi e, dall'altro, una strisciante speculazione che danneggia una risorsa che, invece, è strategica per il futuro del Paese. Questo Governo, in verità, ha già intrapreso questo percorso con l'emanazione delle norme che prorogano il buono fiscale per il quale noi chiediamo un assestamento e una stabilizzazione, con le norme sull'efficientamento energetico, sull'adeguamento sismico dei fabbricati e il disegno di legge varato dal Governo, che ha come oggetto la difesa del suolo, va nella stessa direzione dei contenuti delle mozioni che si discutono questa sera. Ora, noi speriamo che anche questo disegno di legge abbia un percorso parlamentare rapido e possa raggiungere gli obiettivi che vuole raggiungere: mettere in campo, in una parola, politiche di contenimento di un'urbanizzazione spesso spinta insieme ad un grande e diffuso piano di recupero e di riuso del patrimonio esistente, a partire dai centri storici che coinvolgono migliaia di comuni spesso abbandonati. Ecco, questa politica rappresenta un primo ed efficace contributo all'obiettivo largamente condiviso della difesa del suolo. Il suolo è un bene da proteggere e valorizzare per uno sviluppo da interpretare in funzione delle persone, delle famiglie, delle imprese e della comunità, sia nel presente, che nel futuro.
      Al Governo tocca, nell'immediato, mettere in campo un'azione di monitoraggio per verificare lo stato di attuazione dei programmi e dei progetti definiti in questi anni dalle diverse autorità, al fine di garantire il rispetto sia dei tempi fissati sia dell'efficacia degli interventi.
      Abbiamo studiato molto in questi anni. Il deposito delle conoscenze in materia di assetto del territorio è vasto e diffuso. Pag. 90Signori del Governo, oggi dobbiamo provare a concretizzare, valorizzando anche i piccoli e medi interventi, coinvolgendo tutti i settori che interferiscono con la problematica dell'uso del suolo e tutte le autorità distribuite sul territorio, che pianificano e che sono responsabili dell'attuazione degli interventi.
      La risoluzione o le risoluzioni che abbiamo condiviso raccolgono questa preoccupazione. I contenuti che sono emersi nel dibattito, in particolare, sono la larga condivisione dell'idea che le spese e le azioni nel campo della prevenzione strutturale sono, in fondo, un investimento, che mette in sicurezza la vita di persone e delle comunità e, contestualmente, fissa i presupposti per evitare oneri ancora più gravi per la finanza pubblica, come è stato dimostrato, se sarà costretta ad intervenire a posteriori a seguito di calamità, quando accadono, e spesso trovando un territorio o un contesto territoriale fragile e vulnerabile, anche per una prolungata incuria.
      Colleghi, rappresentanti del Governo, dobbiamo lavorare, recuperando una dinamica ordinaria per agire proprio sul contesto, quel contesto territoriale oggi fragile e vulnerabile, perché sia meno fragile e meno vulnerabile. Un grande piano di difesa e di valorizzazione del suolo sarebbe anche una leva per aprire cantieri diffusi in tutta Italia, sostenibili e che aiutino la crescita.
      Questi sono, signor Presidente, gli impegni che, come PdL, affidiamo al Governo e che ci portano a motivare il nostro voto favorevole sulle mozioni condivise (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

      SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, sull'argomento concernente il rischio idrogeologico, sono state presentate mozioni abbastanza simili e, chi più, chi meno, tutte abbastanza forti e organiche. Quindi, sostanzialmente ci sentiamo di appoggiarle tutte.
      Focalizzandoci un attimo sulla nostra mozione, diciamo che, per l'approccio che abbiamo seguito (abbiamo tentato di analizzare il problema nella sua globalità, a 360 gradi), abbiamo presentato una proposta lunga e articolata, in cui è stata prevista, in maniera organica, una serie di interventi che, diciamo così, coinvolgevano sia i privati, con delle agevolazioni, sia gli enti territoriali, con il discorso di svincolarli dal Patto di stabilità, se si investiva in sicurezza del territorio. Anche lo Stato risultava pesantemente coinvolto in varie, diciamo così, competenze. Avevamo individuato alcuni interventi su cui poteva agire il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ad esempio, quello delle politiche agricole, alimentari e forestali e anche, allargandoci più a 360 gradi, addirittura quello dei beni e delle attività culturali, visto che anche l'altro giorno, durante la discussione, avevamo sottolineato come il problema del rischio idrogeologico a volte è anche un problema culturale, in quanto spesso manca la percezione del rischio da parte del cittadino e dell'amministratore pubblico.
      Aver agito in questo modo ci ha portata ad avere una proposta molto complessa e molto articolata, che tecnicamente magari era buona. Non ho l'ardire e la presunzione di dire che era la migliore, come altri magari tendono a rilevare, ma abbiamo ricevuto un attestato di stima da parte delle altre forze politiche. Questo, però, di contro ci ha portato ad avere, come ci è stato rilevato, una proposta di complessa ricezione. Diciamo, dunque, che è in questo senso che andiamo ad accogliere le riformulazioni proposte dal Governo.
      Un'altra cosa che vorrei sottolineare è il fatto che si era instaurato, proprio in virtù del fatto che abbiamo un obiettivo comune molto ben definito e delle proposte da parte delle varie forze politiche abbastanza sovrapponibili e simili, e avevamo intrapreso un percorso di dialogo e di collaborazione per convergere su un'unica mozione condivisa da tutto il Parlamento. Nello stupore generale, ci eravamo resi pienamente disponibili a una soluzione di questo tipo, poi per varie Pag. 91vicissitudini questa soluzione è naufragata, per vari tira e molla da parte di altre forze politiche. Comunque noi, coerentemente con il nostro principio per cui valutiamo le proposte di tutti nel loro merito, tralasciando l’iter che ha portato a questa situazione, coerentemente diciamo che voteremo favorevolmente su tutte le mozioni proposte, perché tutte propongono delle cose buone per risolvere questo problema del rischio idrogeologico. Quindi, noi votiamo «sì» ai contenuti, avremmo voluto votare «sì» anche ad un altro metodo di procedere, ad un metodo più di condivisione, ma va bene, sarà per la prossima volta. Quindi, rimetteremo all'Aula il voto su tutte le mozioni, noi voteremo «sì» su tutte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Braga. Ne ha facoltà.

      CHIARA BRAGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, oggi quest'Aula vota delle mozioni su un tema di riconosciuta rilevanza, su cui, anche grazie al dibattito approfondito che abbiamo fatto all'inizio di questa settimana, abbiamo ritrovato posizioni comuni e importanti. Non nascondo il rammarico personale per il fatto di non essere riusciti in qualche modo ad accogliere la richiesta venuta anche dal Governo di addivenire ad una formulazione unitaria di questa mozione, nonostante gli sforzi profusi dal mio gruppo e anche da alcuni gruppi di opposizione. Evidentemente in alcuni casi sono prevalse alcune difficoltà di riformulare la mozione in maniera unitaria, ma credo che sia comunque positivo il messaggio unanime che esce oggi da questa discussione e dalla votazione che faremo da qui a poco.
      Noi crediamo che quello che oggi esce da quest'Aula, in maniera forte e chiara, è la convinzione che quello di cui il nostro Paese ha bisogno oggi è prima di tutto una grande opera di messa in sicurezza e di prevenzione per il nostro territorio. Non da oggi il Partito Democratico sostiene che gli investimenti fatti sulla manutenzione del territorio per la prevenzione del rischio idrogeologico e sismico nel consolidamento del patrimonio edilizio pubblico e privato debbano tornare in cima all'agenda del Governo e tra le missioni fondamentali che questo Ministero si è dato. In questo senso, crediamo che sia positiva e da raccogliere con favore l'attenzione che da subito il Ministro Orlando ha dimostrato su questi temi e chiediamo che questo impegno non si concluda qui, ma possa concretizzarsi già nelle prossime settimane, perché ci sia un'attuazione immediata delle misure su cui oggi il Governo prende, di fronte a questa Aula, degli impegni concreti. Crediamo che queste azioni sostenute dal Governo non solo possano portare ad occasioni di messa in sicurezza e di rimozione dei rischi così diffusi che ciclicamente colpiscono molte parti del nostro Paese – le immagini drammatiche delle scorse settimane nel nord e nel centro Europa ci hanno dimostrato come quello della sicurezza del territorio sia un tema ormai di rilevanza europea – ma che ci sia la necessità di rilanciare, anche attraverso le politiche di prevenzione e di riqualificazione del nostro territorio, un connubio positivo tra l'azione amministrativa delle varie istituzioni e l'apporto che può venire dalle competenze scientifiche, dal mondo delle professioni e dal ruolo fondamentale delle piccole e medie imprese del territorio, che da queste iniziative possono trarre anche occasioni di rilancio.
      Niente di questo però viene se non si mette mano a quella che è la problematica maggiore del nostro Paese. Dobbiamo tornare a programmare la prevenzione, ad occuparci delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici e ad organizzare, non in maniera estemporanea o sull'onda dell'emergenza, degli strumenti di previsione e di monitoraggio che possano consentire di non incorrere ciclicamente in danni sempre più costosi da sostenere.
      Credo che questo abbia a che fare anche con le modalità di sviluppo che noi abbiamo avuto negli anni passati, che dobbiamo sicuramente correggere per gli Pag. 92anni da qui a venire. Serve che il governo del territorio e le modalità di utilizzo del suolo libero vengano ripensate e che vi sia un impegno prioritario sul tema della riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, anche con un'azione positiva che in Parlamento, nelle Commissioni competenti, in queste settimane, su impulso del Governo, è stata avviata sul tema del consumo di suolo e di una nuova forma di tutela e valorizzazione del suolo agricolo.
      Nella nostra mozione noi abbiamo cercato di contemperare, appunto, la compresenza di aspetti molteplici, che incidono sulla sicurezza del territorio. Abbiamo sottolineato e abbiamo chiesto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'azione congiunta, anche con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, perché, anche nell'ambito della programmazione comunitaria agricola, vi sia una valorizzazione di quello che è l'apporto che l'agricoltura, soprattutto quella di prossimità, può realizzare nel mettere in sicurezza e rimuovere i rischi del territorio.
      Crediamo, però, che la questione di fondo, su cui registriamo un impegno forte e condiviso, sostanzialmente, da tutti i gruppi, attraverso le mozioni che ciascuno di noi ha presentato, sia l'impegno del Governo ad attivare, in tempi che crediamo e ci auguriamo brevi, un fondo nazionale per la difesa del suolo e la riduzione del rischio idrogeologico, perché, finalmente, si possa realizzare non un programma straordinario, ma un piano organico e unitario, che abbia obiettivi a breve e a medio termine per la manutenzione del nostro territorio, che possa consentire non solo di contenere le cause di rischio – su questo, sappiamo che incidono molto anche politiche di sviluppo e di contrasto ai cambiamenti climatici – ma anche di migliorare la capacità dei territori di resistere agli eventi estremi e di reagire secondo un concetto fondamentale, che sta alla base della strategia comunitaria, che è quello della residenza.
      La programmazione di risorse certe e stabili nel tempo, che possano essere rese immediatamente utilizzabili dalle autorità competenti – credo e penso, in particolare, agli enti locali – ci impone anche di valutare queste politiche guardando con attenzione al ruolo che il nostro Paese dovrà giocare sullo scacchiere europeo nelle prossime settimane, perché le politiche per la messa in sicurezza del territorio possano essere, in qualche modo, escluse dall'applicazione dei vincoli del Patto di stabilità, che rischiano di rendere impossibile la realizzazione di opere fondamentali di manutenzione e di prevenzione.
      Nel nostro Paese, purtroppo, sappiamo che, fino ad oggi, le risorse destinate alla prevenzione e alla manutenzione del territorio sono state scarse e limitate, e che, in questo senso, come dicevo prima, occorre dare un segnale di discontinuità. Ma sappiamo anche, e abbiamo cercato di sottolinearlo con particolare forza nella nostra mozione, che questo non è l'unico problema.
      Abbiamo la necessità di valorizzare il lavoro di conoscenza, di rilevazione e di programmazione messo in atto dalle regioni, dalle autorità di bacino, dai consorzi di bonifica e dagli enti locali, in concomitanza e in collaborazione con la comunità scientifica, ma sappiamo anche che serve nel nostro Paese portare a compimento, finalmente, il riassetto delle competenze e degli strumenti attraverso il pieno recepimento delle direttive comunitarie in materia di acqua, in materia di alluvioni, dando finalmente anche al nostro Paese una governance che sia in grado di affrontare in maniera efficace ed efficiente, con il pieno dispiegamento degli strumenti e delle risorse connesse, gli obiettivi di messa in sicurezza idrogeologica del territorio e di riqualificazione dei corsi d'acqua.
      Noi pensiamo che questa non sia una sfida, una battaglia completamente slegata da quelle che sono le priorità di azione di questo Governo. Parlare di messa in sicurezza del territorio, creare le condizioni perché gli enti locali possano realizzare, in tempi utili, questi interventi, significa anche creare occasioni e opportunità di occupazione.Pag. 93
      In questo senso, noi abbiamo chiesto al Governo di valutare, anche in forma sperimentale, le modalità di coinvolgimento di quanti oggi momentaneamente sono esclusi dal mondo del lavoro, – magari perché, diciamo, beneficiari in questa fase di strumenti di protezione sociale –, o della popolazione giovanile, in modo che si possa mettere mano veramente ad un piano unitario e in grado di creare, appunto, sinergie positive sui territori.
      Parlare della sicurezza e della qualità del nostro territorio significa parlare delle caratteristiche che possono contribuire a rendere il nostro Paese anche un luogo di nuovo attrattivo per gli investimenti e vivibile per i cittadini e per le comunità. Il nostro Paese è fatto di ricchezze territoriali, ambientali e paesaggistiche. Penso alle realtà, ad esempio, che continuiamo a ritenere marginali, dei territori di montagna, e che invece devono essere valorizzate, a partire anche dalla piena applicazione di quelle che sono le normative assunte a livello internazionale. E in questo senso un lavoro serio fatto con tutti soggetti che hanno delle competenze, riuscendo a metterle a sistema e a rendere finalmente operativo un piano positivo e ordinario di qualità e di messa in sicurezza del territorio, credo che sia il mandato più forte che oggi diamo al Governo.
      Concludo, signor Presidente, per dire che il tema della sicurezza del nostro territorio non è più soltanto una questione delegabile alle amministrazioni pubbliche. Noi sentiamo – e ne è la dimostrazione anche oggi, della condivisione piena da parte di tutte le forze politiche –, che su questi temi nel Paese c’è una consapevolezza e una sensibilità crescente, che si traduce anche nella piena disponibilità ad assumere responsabilità e impegni concreti da parte, non soltanto delle istituzioni, ma anche degli stessi cittadini. A chi guida questo Paese noi chiediamo oggi di dare continuità e di dare corso agli impegni importanti che questa Aula con il voto, attraverso queste mozioni, consegna al Ministero dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Avverto che, secondo la prassi, gli atti di indirizzo saranno posti in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle precedenti votazioni.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Speranza, Brunetta, Matarrese, Pastorelli ed altri n. 1-00017 (Ulteriore nuova formulazione), accettata dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dambruoso, Carrescia, Gregori, Grillo, Vitelli, Gallo Luigi, Vacca, Capozzolo, Fratoianni... hanno votato tutti ? Invernizzi... hanno votato tutti ? Placido, Marazziti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti     467            
            Maggioranza     234            
                Hanno votato   467.                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zan ed altri n. 1-00112, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sannicandro, Nuti, Vitelli, Impegno, Cecconi, Sanga... hanno votato tutti ? Invernizzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti     467            
            Maggioranza     234            
                Hanno votato   467.                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

Pag. 94

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Segoni ed altri n. 1-00114, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Businarolo, Baruffi, Schirò, Malpezzi, Fratoianni, Invernizzi, Calabria.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     468            
            Votanti     460            
            Astenuti         8            
            Maggioranza     231            
                Hanno votato     410                
                Hanno votato no       50.                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grimoldi ed altri n. 1-00117, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dambruoso, Fraccaro, Vacca, Toninelli, Di Salvo, Gribaudo.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti     470            
            Maggioranza     236            
                Hanno votato     470.                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giorgia Meloni e Rampelli n. 1-00124, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malpezzi, Brugnerotto, Turco, Bargero, Di Salvo, Petrenga, Cecconi.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     468            
            Votanti     463            
            Astenuti         5            
            Maggioranza     232            
                Hanno votato     463.                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

      PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 26 giugno 2013, il deputato Franco Bruno, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica «MAIE – Movimento associativo italiani all'estero».
      Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,35).

      FRANCO BORDO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCO BORDO. Signor Presidente, cari colleghi, il 26 giugno è la Giornata mondiale contro la tortura. In cento piazze italiane oggi si raccolgono le firme per introdurre questo reato nel codice penale nel nostro Paese, perché l'Italia non ha ancora adempiuto agli obblighi internazionali, sottoscritti nel lontano 1998.
      Cari colleghi, tortura vuol dire violenza consapevolmente ripetuta su soggetti inermi da colui che ne ha obbligo di tutela e custodia. Tortura e violenza per fare male, per annichilire. Tortura e violenza fredda e spietata...

      PRESIDENTE. Colleghi vi invito ad abbassare il tono della voce, cortesemente.

Pag. 95

      FRANCO BORDO. ... spesso è morte. Tortura è sinonimo di Stefano, Federico, Giuseppe, Michele, Bernardino, Luciano e tanti altri. In questo Parlamento sono già depositate varie proposte di legge.
      Ma bisogna muoversi, perché non approvare la legge sulla tortura è come continuare a negarne l'esistenza. Non approvare la legge sulla tortura vuol dire togliere ai giudici le armi per combatterla, come è successo per la Diaz, per Bolzaneto e in molti casi ancora. Non approvare la legge sulla tortura vuol dire sapere perfettamente che essa esiste, ma che è meglio voltarsi dall'altra parte. Colleghi, non approvare la legge sulla tortura vuol dire assumersi la responsabilità morale della sua impunità, ogni qual volta essa viene drammaticamente alla luce. Insomma, non approvare questa legge è semplicemente vergognoso e ci rende tutti complici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      MONICA GREGORI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MONICA GREGORI. Signor Presidente, volevo segnalare in quest'Aula che a seguito di un'interpellanza urgente da me presentata dove il Governo ha espresso già il proprio parere in merito al mausoleo dedicato al generale Rodolfo Graziani, un criminale di guerra, presso il comune di Affile nella provincia di Roma, purtroppo siamo venuti a conoscenza che, sabato prossimo, ci sarà una manifestazione proprio nel territorio pubblico dov’è il mausoleo, una manifestazione dove parteciperanno dei personaggi purtroppo noti alla giustizia, che sono Augusto Sinagra, legale di fiducia di Licio Gelli e asserito membro della loggia P2, e Mario Merlino indagato per la strage di Piazza Fontana.
      Penso che questo sia un affronto allo Stato, al Governo, alla democrazia. Penso che sia un'offesa alla memoria di coloro che hanno dato la vita per la libertà e per la Repubblica italiana e, pertanto, invito la Presidenza e il Governo a sollecitare il prefetto di Roma su questo tema, anche a seguito di una lettera che è stata inviata oggi stesso con la mia firma e la firma di altri deputati perché venga ritirata l'autorizzazione a quella manifestazione, in quanto avviene in luogo pubblico. E tutti sappiamo – lo ha ribadito anche il Governo – che tali manifestazioni, che vanno contro quella che è la democrazia e la Repubblica, non possono essere manifestazioni pubbliche fatte da persone pubbliche e da associazioni, ma semplicemente possono essere fatte da privati. Quindi, sollecito affinché il prefetto, tramite il Governo, prenda atto di questa situazione e ritiri immediatamente nelle prossime ore l'autorizzazione alla manifestazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante       CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, deputati colleghi, ieri sono rimbalzati sui media e anche via web le dichiarazioni di una collega, la deputata Marianna Madia, appartenente al gruppo del Partito Democratico, espresse in occasione di una iniziativa locale del suo partito, martedì scorso, a Roma. La collega deputata ha fatto affermazioni di merito riguardo al suo gruppo parlamentare che riteniamo abbastanza gravi e per le quali il MoVimento 5 Stelle desidera coinvolgere la Presidenza della Camera. La deputata, parlando del comportamento del suo partito all'interno del Parlamento, ha dichiarato, testualmente: «Ho visto opacità, ho visto un sistema che non chiamerei neanche di correnti, ma di piccole e mediocri filiere di potere. Ho visto veti incrociati per mantenere tutto questo, e tutto questo l'ho visto da chi oggi ancora ci dirige. Se poi vado al locale, parlando di Roma – non ho paura a dirlo – ho visto delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio». La collega Madia, inoltre, ha dichiarato anche: «Venendo al tema del finanziamento, ci sono nel Partito Democratico campagne elettorali che Pag. 96hanno a disposizione centinaia di migliaia di euro e, invece, campagne che vivono con la mediocrità dei mezzi in modo trasparente e pubblico».
      Bene, voglio adesso ricordare le parole del Presidente del Consiglio, Letta, che fa parte dello stesso partito della collega.
      Sono parole che stridono con quello che ha descritto la collega. Letta, al momento del suo insediamento, affermava che è importante collegare il tema del finanziamento ai partiti a quello della democrazia interna, attuando finalmente i principi della sua democrazia interna, incorporati nell'articolo 49 della Costituzione, stimolando quindi la partecipazione dei militanti e garantendo trasparenza delle decisioni e delle procedure. Il MoVimento 5 Stelle chiede dunque alla Presidenza che si faccia carico, nell'ambito delle sue prerogative, di fare luce sulle dichiarazioni e sui fatti anche criminosi denunciati dalla collega, per verificarne la fondatezza ed in modo che quest'Aula possa essere deliberatamente informata...
      CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, deputati colleghi, ieri sono rimbalzati sui media e anche via web le dichiarazioni di una collega, la deputata Maria Anna Madia, appartenente al gruppo del Partito Democratico, espresse in occasione di una iniziativa locale del suo partito, martedì scorso, a Roma. La collega deputata ha fatto affermazioni di merito riguardo al suo gruppo parlamentare che riteniamo abbastanza gravi e per le quali il MoVimento 5 Stelle desidera coinvolgere la Presidenza della Camera. La deputata, parlando del comportamento del suo partito all'interno del Parlamento, ha dichiarato, testualmente: «Ho visto opacità, ho visto un sistema che non chiamerei neanche di correnti, ma di piccole e mediocri filiere di potere. Ho visto veti incrociati per mantenere tutto questo, e tutto questo l'ho visto da chi oggi ancora ci dirige. Se poi vado al locale, parlando di Roma – non ho paura a dirlo – ho visto delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio». La collega Madia, inoltre, ha dichiarato anche: «Venendo al tema del finanziamento, ci sono nel Partito Democratico campagne elettorali che Pag. 96hanno a disposizione centinaia di migliaia di euro e, invece, campagne che vivono con la mediocrità dei mezzi in modo trasparente e pubblico».
      Bene, voglio adesso ricordare le parole del Presidente del Consiglio, Letta, che fa parte dello stesso partito della collega.
      Sono parole che stridono con quello che ha descritto la collega. Letta, al momento del suo insediamento, affermava che è importante collegare il tema del finanziamento ai partiti a quello della democrazia interna, attuando finalmente i principi della sua democrazia interna, incorporati nell'articolo 49 della Costituzione, stimolando quindi la partecipazione dei militanti e garantendo trasparenza delle decisioni e delle procedure. Il MoVimento 5 Stelle chiede dunque alla Presidenza che si faccia carico, nell'ambito delle sue prerogative, di fare luce sulle dichiarazioni e sui fatti anche criminosi denunciati dalla collega, per verificarne la fondatezza ed in modo che quest'Aula possa essere deliberatamente informata...

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      CRISTIAN IANNUZZI. ... su cosa succede in uno dei partiti di maggioranza, che indirizza l'attività legislativa del Parlamento e guida il Paese con suoi uomini al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Sullo stesso argomento ?

      ETTORE ROSATO. Sì.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Se l'argomento è stato ritenuto dalla Presidenza meritorio di tanto tempo, cosa che francamente mi ha meravigliato, voglio intervenire anch'io sullo stesso argomento, dicendo al collega che, se questa è l'ora della lettura di qualche gossip, noi siamo poco interessati. Può leggere l'intervista della collega Madia sul Corriere della Sera, che ha smentito tutte quelle dichiarazioni che sono state lette (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      La collega Madia è una collega seria che lavora in questo Parlamento, lavora seriamente sui problemi e non si occupa di mediocri polemiche che sono state invece strumentalmente fatte in quest'Aula. E comunque nel nostro partito c’è ospitalità per tutti: c’è ospitalità per chi dissente e c’è ospitalità per chi consente la linea del partito. Ci sono altri partiti che, invece, questa libertà di opinione non la manifestano e le dichiarazioni che abbiamo sentito vanno proprio in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). E sul finanziamento pubblico, noi abbiamo un bilancio certificato, che è depositato e messo in regola. Il MoVimento 5 Stelle non è stato capace neanche di rispettare la legge, facendo presentare a Grillo i redditi e le dichiarazioni patrimoniali, così come la legge prevede (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Quindi, non accettiamo lezioni da nessuno, né su questo né su altri temi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia) !

      GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA PINI. Signor Presidente, oggi durante la seduta della Commissione finanze abbiamo proposto un question-time.

      EMANUELE FIANO. Alza la voce !

      GIANLUCA PINI. Ho la voce che ho, se fate silenzio si ascolta.

      PRESIDENTE. Basterebbe abbassare un po’ la voce in Aula e lo sentiamo tutti, grazie.

Pag. 97

      GIANLUCA PINI. Abbiamo svolto un question-time un po’ singolare, un po’ particolare, pur sapendo che il Ministero poteva dare delle risposte molto elusive, come ci saremmo aspettati. Invece, in maniera devo dire molto corretta, il sottosegretario Baretta – mi sembra che fosse lui il rappresentante del Governo presente – ha risposto in maniera molto puntuale a quesiti riguardanti ciò che noi abbiamo sempre ritenuto una sorta di doping amministrativo all'interno del mondo dello sport. In particolare, il riferimento è al ruolo di Monte dei Paschi ed al ruolo di Unicredit all'interno di tre strutture sportive, anzi di tre società sportive: l'A.C. Siena calcio, la Mens Sana basket Siena e l'A.S. Roma. Nelle risposte che sono state date, onestamente, finalmente sono state fornite delle cifre che mai fino ad ora erano state fornite. Senza andare nei dettagli, io vorrei investire la Presidenza di una richiesta specifica, pur sapendo che proprio oggi sono state redistribuite le deleghe della dimissionaria Ministra Idem. Vorrei chiedere a chi ha le deleghe – perché non si è ben capito a chi sono state distribuite le deleghe specifiche in materia di supervisione delle varie federazioni o relativamente al CONI – di venire in Parlamento a riferire sulle cifre vere che sono state elargite, in termini di sponsorizzazioni, a queste società da parte di società non private (che è una loro scelta), ma da parte di società ed istituti di credito che di fatto sono partecipati dallo Stato. Infatti, nel momento in cui, così come è avvenuto con Monte dei Paschi e così come è avvenuto con Unicredit, si danno soldi pubblici perché le banche devono essere salvate, è un qualcosa di inverosimile che, se la tabella – e non ho dubbio che sia vera – che ci è stata fornita...

      PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

      GIANLUCA PINI. Concludo. Parla di 345 milioni di euro di sponsorizzazioni date da Monte dei Paschi negli ultimi sette anni. Qualcuno deve venire a chiarire perché questi soldi, che sono soldi di fatto pubblici, vengono utilizzati per dopare quelli che sono i campionati, sia di basket che di calcio. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, voglio essere propositivo in questo mio intervento, ma nel vero senso della parola. Innanzitutto, le voglio fare i complimenti perché è tutto il giorno che fa il Presidente, quindi bravo, senza neanche prendere qualche integratore.

      PRESIDENTE. Prego, vada avanti.

      GIANLUCA BUONANNO. Allora, io volevo fare due proposte, anzi in realtà tre. La prima l'avevo già fatta al Presidente della Camera ed è di verificare un po’ il consumo dell'energia elettrica di tutti questi palazzi dove rimane la luce accesa, anche quando non c’è nessuno, in tutti i piani, dal mattino alla sera, con una dispersione di energia notevole e, quindi, con un consumo che non ha modo di essere e che potrebbe essere un risparmio. Non ho ancora ricevuto risposta, sono passati ormai venti giorni da quando ho fatto questa richiesta al Presidente della Camera.
      Poi vorrei sottolineare una cosa che si vede costantemente tutti i giorni. Con il cambiamento che c’è da parte del ristorante della Camera, c’è oggi un assembramento di persone che devono perdere anche del tempo per poter andare al self service. Io vorrei fare la proposta al Presidente della Camera e a lei come componente della Presidenza di fare in modo che il self service vi sia, sia sotto che sopra, perché oggi c’è tutta la gente sotto, pochi sopra e sopra non si lavora e c’è una dispersione di spazio. Si potrebbe fare in modo che, sopra e sotto, facessero tutto self service e non ci siano più persone di «serie A» e di «serie B» e tutti insieme possano andare a mangiare in maniera Pag. 98normale, sia i dipendenti, sia i deputati, in una maniera consona, senza fare distinzioni e avendo degli spazi decisamente migliori, sia per quelli che vanno sotto, che per quelli che vanno sopra, aiutando anche la gente che ci lavora a non perdere il posto di lavoro. Infatti, se va avanti così, quelli che lavorano sopra probabilmente andranno anche a casa. Invece, se si fa una cosa molto più congrua, si può trovare una soluzione buona per tutti. E credo che i deputati possano tranquillamente mangiare al self service senza avere il ristorante, serviti e riveriti, perché non gliene frega niente a nessuno, almeno per quanto ci riguarda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

      GIANLUCA BUONANNO. Sì, scusi, tanto sono cose propositive, non sto facendo polemica.

      PRESIDENTE. No, non è una questione di polemica; è che, essendo terminato il tempo ed essendo questa materia del Collegio dei questori, potremmo anche affrontarla in altra sede.

      GIANLUCA BUONANNO. La terza questione gliela dico in trenta secondi. Ci sono delle sale a disposizione dei deputati a Palazzo Marini che, in realtà, vengono usate dai deputati anche per fini privati o commerciali. Sarebbe il caso, innanzitutto di fare in modo che queste sale vengano usate per questioni politiche, se vengono usate, e se qualcuno le vuole usare per questioni private o commerciali, si faccia pagare il dovuto perché queste sono cose che non vanno bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, se ci sono delle cose pubbliche, vengano pagate, se sono questioni dei deputati, a questo punto è un altro discorso. Ma se lei va a controllare, vedrà che tanti usano queste sale in maniera non corretta.

      PRESIDENTE. Il suo sollecito ovviamente sarà inviato al Collegio dei questori che, invece della Presidenza, è la sede competente per queste richieste.

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Giovedì 27 giugno 2013, alle 10:

      Svolgimento di interpellanze urgenti.

      La seduta termina alle 19,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  1  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Elezione Delegazione CDE 498 482 16 242 433 49 55 Appr.
2 Nom. Moz. Marcon e a 1-51 516 514 2 258 136 378 49 Resp.
3 Nom. Moz. Speranza e a 1-125 533 530 3 266 381 149 49 Appr.
4 Nom. Moz. Speranza e a 1-17 u.n.f. 467 467   234 467   49 Appr.
5 Nom. Moz. Zan e a 1-112 rif. 467 467   234 467   49 Appr.
6 Nom. Moz. Segoni e a 1-114 rif. 468 460 8 231 410 50 49 Appr.
7 Nom. Moz. Grimoldi e a 1-117 rif. 470 470   236 470   49 Appr.
8 Nom. Moz. Meloni G. e a 1-124 rif. 468 463 5 232 463   49 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.