XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 144 di domenica 22 dicembre 2013

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

      La seduta comincia alle 12.

      RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Bindi, Brunetta, Caparini, Cicchitto, Costa, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Orlando, Pannarale, Realacci, Sani, Sisto, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,07).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2013, n.  126, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio (Approvato dal Senato) (A.C. 1906-A) (ore 12,08).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n.  1906-A già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2013, n.  126, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 1906-A)

      PRESIDENTE. Avverto che nella giornata di ieri sono state presentate le questioni pregiudiziali Giancarlo Giorgetti ed altri n.  1, Dadone ed altri n.  2, che sono pubblicate nel fascicolo n.  1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1906-A).
      Avverto altresì che in data odierna è stata presentata la questione pregiudiziale Palese e Milanato n.  3 che è in distribuzione (vedi l'Allegato A – A.C. 1906-A).
      Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno solo dei proponenti (purché appartenenti a Pag. 2gruppi diversi) per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
      Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
      Il deputato Nicola Molteni ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Giancarlo Giorgetti n.  1, di cui è cofirmatario.

      NICOLA MOLTENI. Signora Presidente, illustro la questione pregiudiziale di costituzionalità di questo decreto-legge. Mi sia consentito nell'arco di dieci minuti di fare alcune considerazioni che sono ovviamente legate ai profili e ai vizi di illegittimità e di incostituzionalità che questo decreto-legge presenta, ma non potrò, ovviamente, non entrare anche nel merito sebbene in modo non esaustivo, poiché ci saranno poi le ore successive per poter entrare nel merito del decreto-legge stesso.
      Questo decreto-legge è stato ribattezzato da tutti, dai più, come il decreto «salva Roma». Avremo poi, evidentemente, modo di entrare e di capire il perché. Ma non è solo il decreto «salva Roma», questo è anche il decreto «salva Calabria», è il decreto «salva Campania», è il decreto «salva sprechi», è il decreto «marchette», è il decreto «a trazione meridionale», è il decreto «parassiti» come ieri, giustamente, ricordavo sulla legge di stabilità. Questa è la continuazione della legge di stabilità di ieri. È un decreto-legge immorale, è un decreto-legge sanatoria, è un decreto-legge condono, è un decreto-legge che regolarizza le immoralità ed è un decreto-legge che, proprio per tutte queste caratteristiche, rappresenta proprio l'opposto del federalismo fiscale. Il federalismo premia la virtuosità, premia la responsabilità; questo decreto-legge va esattamente nella direzione opposta e quindi è un decreto-legge antifederalista per eccellenza. È un decreto-legge antivirtuosità perché, anziché premiare, aiutare e sostenere quelle amministrazioni locali virtuose che gestiscono bene e in economia i propri bilanci, questo decreto-legge va, invece, a sanare tutti gli sprechi che vengono esercitati all'interno delle pubbliche amministrazioni. Quindi, io credo che con questo decreto-legge non solo si dovrebbe vergognare il Governo a presentare un testo di questo tipo, ma a maggior ragione ancor di più si dovranno eventualmente vergognare quelle forze politiche e quei singoli parlamentari che questo decreto-legge voteranno.
      Certamente questo non varrà per quanto riguarda la Lega. Utilizzate nuovamente il meccanismo e l'iter della decretazione d'urgenza. È evidente che questo decreto presenta una palese violazione dell'articolo 77 della Carta costituzionale: non ci sono i presupposti per la decretazione d'urgenza, perché il decreto-legge possa essere presentato; mancano i requisiti della straordinarietà, manca il requisito dell'urgenza e manca il requisito della necessità. Per l'ennesima volta, ancora una volta, continuamente, utilizzate il decreto svuotando la decretazione d'urgenza, svuotando le prerogative tipiche del Parlamento. Il Governo si assume la responsabilità normativa e per l'ennesima volta utilizzate questo strumento esautorando il Parlamento, i parlamentari, l'organo legislativo delle proprie competenze. È un provvedimento totalmente disomogeneo, è un provvedimento occasionale, esattamente l'opposto di quello che dovrebbe essere un decreto-legge. Presidente, non chiedo l'attenzione del Parlamento, ma almeno dai banchi del Governo un minimo di attenzione su questa pregiudiziale...

      PRESIDENTE. Sì, scusate. Prego, vada avanti, deputato Molteni.

      NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente. Quindi, dicevo che per l'ennesima volta portate alla nostra attenzione un decreto-legge che rappresenta l'ennesimo tentativo di esautorare la funzione normativa, la funzione legislativa del Parlamento. È un decreto rispetto al quale mancano – sono totalmente carenti, assenti – i presupposti che portano al decreto-legge medesimo: Pag. 3manca la straordinarietà, manca l'urgenza, manca la necessità. Appare hic tu oculi come un decreto assolutamente disomogeneo, occasionale. Vi sono norme eterogenee e anche lo stesso parere che è stato formulato dal Comitato per la legislazione rappresenta una censura netta rispetto a questo decreto. Evidenzio semplicemente la parte finale del parere formulato dal Comitato per la legislazione, in cui si dice: «abbia cura il legislatore di introdurre, per quanto possibile, interventi stabili e a regime, evitando il ricorso sistematico a una legislazione provvisoria, temporanea, sperimentale o fatta di mere proroghe che, nell'incorporare già all'origine la previsione di successivi interventi integrativi correttivi o comunque a regime, confligge con le esigenze di stabilità, di certezza e di semplificazione della legislazione».
      Quindi, una censura netta rispetto a questo decreto. Non vi è la straordinarietà, proprio perché questo tipo di interventi a pioggia, clientelari e assistenziali, che vengono esercitati soprattutto a beneficio di alcune amministrazioni non virtuose e direi addirittura parassitarie del Mezzogiorno, rappresentano ormai uno strumento assolutamente ordinario e tipico di questo Governo e di questa maggioranza. Non vi è nessuna motivazione legata all'urgenza; non vediamo e non capiamo quale sia l'urgenza di stanziare 500 milioni di euro per la torre anticorsara di Melfi; non capiamo quale sia l'urgenza, la necessità e la straordinarietà di investire 1 milione di euro a beneficio del comune di Sciacca per il restauro e la sistemazione della casa comunale.
      Quanti di noi vivono in un comune rispetto al quale sarebbe necessario un intervento per riammodernare e ristrutturare il proprio comune ? Per il mio comune, il comune di Cantù, a bilancio di questo decreto vi sono zero lire, per il comune di Sciacca, invece, vi è 1 milione di euro. Quindi, credo che ognuno di voi, quando tornerà sul territorio dovrà rendere conto di ciò. Ovviamente non chi vive nel comune di Sciacca o in prossimità del comune di Sciacca, che potrà portare la «bandierina» del milione di euro portato, però credo che tutti gli altri parlamentari dovranno poi rendere conto ai propri cittadini e ai propri elettori di questa ennesima mancetta, di questa ennesima «marchetta», di questa ennesima regalia a beneficio di alcuni comuni. O ancora, 1 milione di euro a beneficio del comune di Frosinone; o ancora, 50 milioni di euro per la rete ferroviaria della Campania.
      O ancora, i 28 milioni di euro per i rifiuti, non di Napoli, solitamente noi eravamo abituati a mettere soldi per la gestione dei rifiuti del comune di Napoli questa volta invece li mettete – e ve ne assumete ovviamente la responsabilità davanti ai cittadini – per i rifiuti di Roma. O ancora, la vergogna delle vergogne, il capolavoro dei capolavori, altri 115 milioni di euro per il debito a bilancio del comune di Roma. Ci sono già i 22 miliardi del passato, spalmati sui 500 milioni di euro che ogni anno lo Stato dà al comune di Roma, a Roma Capitale, alla capitale immorale del Paese e ne mettete lì altri 115 per sanare i debiti di destra e di sinistra, Rutelli, Alemanno, Veltroni, senza alcuna distinzione. La logica di gestione e la logica amministrativa è stata comunque, a prescindere dalle appartenenze politiche, di cattiva e mala gestione delle risorse pubbliche tanto poi c’è Roma, tanto poi c’è Pantalone che paga, tanto poi c’è il nord che lavora e che paga per tutti. O ancora il milione di euro per il teatro San Carlo di Napoli e potrei ancora continuare.
      Quindi dei provvedimenti che non hanno una struttura organica, per i quali non c’è uno sviluppo rispetto al decreto e quindi vi è una palese violazione dell'articolo 77 della Costituzione. Ma non solo, non solo viene violato in maniera sistematica e continua l'articolo 77 della Carta costituzionale perché, ripeto, non ci sono i profili e le argomentazioni e i presupposti per poter avviare questo decreto-legge, ma vi è anche una pacifica e palese violazione dell'articolo 3 della Carta costituzionale.
      Tutti i cittadini italiani sono uguali di fronte alla legge. È evidente che con questo decreto la palese violazione è sotto gli occhi di tutti. Ancora una volta abbiamo Pag. 4cittadini di serie A e cittadini di serie B, ancora una volta abbiamo i cittadini del nord che lavorano e pagano e abbiamo i cittadini del sud e alcuni comuni e alcune amministrazioni del sud che invece beneficiano di misure clientelari e assistenziali. In poche parole abbiamo quelli che lavorano e pagano, i fessi, e abbiamo ancora i furbi invece che beneficiano di questi meccanismi. Quindi anche qua abbiamo una palese violazione di un articolo costituzionale fondamentale.
      Cozza e stride ovviamente con il titolo del decreto stesso il contenuto del medesimo decreto perché quando voi presentate un decreto che porta a titolo «misure urgenti in favore di regioni ed enti locali» qualunque persona dotata di un minimo di intelletto e di buonsenso penserebbe che questi tipi di interventi, soprattutto in questo momento di grande, grandissima difficoltà degli enti locali dovuti da un lato alla diminuzione dei trasferimenti da parte del Governo centrale, dall'altro lato dalla mancata applicazione dei meccanismi virtuosi del federalismo fiscale – che noi abbiamo fatto e che voi avete opportunamente rimesso nel cassetto – e col Patto di stabilità dall'altro lato che non è stato assolutamente ammorbidito, vadano nella direzione di aiutare e sostenere gli enti locali e le amministrazioni virtuose del nord o del sud.
      Va esattamente nella direzione opposta, insistiamo, e concludo Presidente, ovviamente perché non si proceda alla discussione e al dibattito di questo decreto-legge. Siamo a Natale, a Natale si fanno i regali, a me hanno insegnato però che i regali vanno fatti solo ed esclusivamente a coloro i quali i doni se li sono meritati.

      PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.

      NICOLA MOLTENI. Qua in pochi giorni avete dato regali ai detenuti, regali agli immigrati e oggi regali alle amministrazioni non virtuose del sud.

      PRESIDENTE. La deputata Fabiana Dadone ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Dadone ed altri n.  2.

      FABIANA DADONE. Signor Presidente, a pochi giorni dalla fine del 2013 è arrivato, prossimo alla scadenza prevista per il 30, il decreto omnibus di fine anno, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio.
      Il titolo è piuttosto vago e non si ravvisa corrispondenza infatti tra esso e il contenuto a dimostrazione del fatto che gli uffici delle Commissioni affari costituzionali e bilancio non sapevano a quale delle due Commissioni sarebbe stato assegnato il provvedimento in sede referente. Se vero è che il titolo, estremamente vago, del provvedimento permette l'individuazione di un nesso tra disposizioni tanto diverse è altrettanto vero il fatto che non se ne scorge né la straordinaria necessità né tantomeno l'urgenza.
      Il contenuto risulta, lo ripeto, un cosiddetto omnibus, un mille proroghe delle feste, con norme che vanno dalla procedura per cessione di edifici tra pubbliche amministrazioni, misure di armonizzazione della contabilizzazione dei bilanci degli enti locali, dissesto idrogeologico, sanatoria per le opere di concessione demaniali, patto per Roma, al comitato per la dismissione delle partecipazioni azionarie statali, agli interventi relativi all'Expo 2015, immancabili.
      C’è di tutto dentro, insomma; e il problema, Presidente, sta proprio lì. La presente pregiudiziale, infatti, ha tutt'altro che scopi ostruzionistici o dilatori dei lavori dell'Aula, ma è necessaria visti i profili critici di legittimità costituzionale del decreto-legge in esame. Esso infatti è fortemente disomogeneo nel contenuto, non solo per quanto riguarda le diverse materie, ma anche in riferimento alle specifiche tematiche contenute in ciascuno dei commi. Il difetto di omogeneità si è acuito anche a causa delle ampie modifiche intervenute nel corso dell'esame presso l'altro lato del Parlamento, contenenti disposizioni fortemente eterogenee, prive dei requisiti di necessità ed urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione e lesive dei principi della legge ordinamentale n.  400 del 1988.Pag. 5
      Secondo la giurisprudenza costituzionale, la preesistenza di situazioni di fatto comportante la necessità e l'urgenza di un provvedimento tramite l'utilizzo di uno strumento eccezionale quale appunto quello del decreto-legge, costituisce requisito di costituzionalità dell'adozione dell'atto. L'urgente necessità può riguardare una pluralità di norme, accomunate dalla natura unitaria o dall'intento di fronteggiare di situazioni complesse, ma devono essere indirizzate all'unico scopo di apportare rimedi urgenti. Il decreto-legge dev'essere oggettivamente o teologicamente unitario. Presidente, sono consapevole di sembrare un pelino monotona, ma io qui non vedo requisiti che dovrebbero essere previsti da legge: ci sono solo un elenco di aggiustamenti. Lo chiamerei addirittura un'accozzaglia a macchia di leopardo di interventi fatti un po’ qui e un po’ lì: si parla di Expo, di enti per i trasporti locali... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), di gestione concessionari di Roma Capitale, privatizzazione dell'acqua nonostante il referendum, di personale delle agenzie fiscali, proroga dei termini per le finanze a seguito del sisma, concessioni per il gioco, dimissioni immobiliari, Fondazione Teatro San Carlo, rideterminazione di tasse per il fumo e tutta una serie di altre cose.
      Oltre a tutto ciò, ovviamente, c’è la presenza delle proroghe: siamo a fine anno, immancabili le proroghe. Che però non risolvono assolutamente i problemi dei ritardi e degli inadempimenti della pubblica amministrazione. Diciamocelo, Presidente: non è certo mancata l'immaginazione al Governo; ciò che è mancato del tutto, però, è il principio di omogeneità previsto dall'articolo 77 della Costituzione.
      Ricordo a quest'Aula, Presidente, che se non erro siamo al diciottesimo decreto-legge in nove mesi: una media veramente invidiabile. Peccato che l'attribuzione della funzione legislativa in capo al Governo dovrebbe avere carattere derogatorio rispetto all'essenziale attribuzione al Parlamento della funzione di proporre norme. Da eccezione, l'uso della decretazione d'urgenza è diventato una regola, e per definizione una regola non può avere il carattere di necessità, straordinarietà ed urgenza, perché è una regola: altrimenti si chiamerebbe eccezione, mi pare evidente.
      Ecco perché riteniamo di dover continuare a porre il problema dello svuotamento delle competenze da parte del Parlamento, che si limita semplicemente a continuare a ratificare decreti-legge del Governo, e a modificare – tra l'altro, nottetempo – a proprio uso e consumo gli stessi; tanto dentro c'entra tutto, per cui non ci sono problemi.
      Così questo Governo ha voluto chiudere l'anno: con un decreto-legge omnibus. Noi vorremmo invece chiuderlo con l'approvazione da parte di quest'Aula di una pregiudiziale di incostituzionalità. Vorremmo vedere rispettati per una volta i dettati costituzionali, vorremmo restituire il presente decreto-legge al mittente; con l'auspicio che nell'anno venturo si ridurrà l'abuso della decretazione d'urgenza da parte dell'Esecutivo, e che il Parlamento finalmente inizierà a legiferare al posto del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. La deputata Lorena Milanato ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Palese n.  3, di cui è cofirmataria.

      LORENA MILANATO. Signor Presidente, il decreto-legge n.  126 che è oggi in discussione in quest'Aula, nella versione licenziata dal Consiglio dei ministri, si componeva di soli tre articoli riguardanti misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati sul territorio.
      Nel corso dell'esame al Senato – come spesso accade, purtroppo – sono stati introdotti dieci nuovi articoli e sessantasette nuovi commi, che hanno trasformato il testo del disegno di legge di conversione del medesimo decreto in un provvedimento omnibus caratterizzato da disomogeneità, disorganicità, esso è completamente diverso rispetto al provvedimento originario. A seguito di questa integrazione operata dal Senato sono state inglobate nel Pag. 6decreto-legge materie ulteriori rispetto a quelle trattate nella versione licenziata dal Consiglio dei ministri, modificandone ovviamente anche il titolo, con l'aggiunta del riferimento a proroghe di termini previsti da disposizioni legislative.
       Del resto – qualcuno lo ricorderà – il Governo aveva già tentato di inserire il classico «mille proroghe» di fine anno all'interno del disegno di legge di stabilità, ma non era andata a buon fine. L'Esecutivo, allora, ha scelto di forzare la mano su un altro testo. Forse – viene il dubbio – perché elaborare un testo dedicato alle sole proroghe – come del resto hanno sempre fatto tutti i Governi negli ultimi anni – avrebbe significato per questo Governo dover affrontare un ulteriore provvedimento.
      La scelta, allora, è stata invece quella di inserirlo in questo provvedimento. Sembra infatti che questa scelta sia derivata dal fatto di non voler affrontare molti provvedimenti nelle Aule parlamentari; questo forse per non rompere i delicatissimi e precari equilibri su cui poggia la propria azione questo Governo. Tutto ciò ovviamente si riflette in modo innegabile nella propria modalità di legiferare, che è diventata totalmente schizofrenica, rendendo tutti le gli atti viziati e illegittimi, come quello che oggi l'Aula si appresta ad esaminare e su cui il gruppo di Forza Italia ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità. Alcune proroghe introdotte, tra l'altro, fanno riferimento a norme che risultano già abrogate come ha fatto rilevare il servizio studi della Camera. Altre norme invece sono già contenute nella legge di stabilità approvata venerdì dalla Camera, tra cui le disposizioni sulle università che hanno sede nei territori colpiti dal sisma.
      Più in generale, il testo presenta un contenuto estremamente vasto e articolato, recando un insieme di misure che incidono sulla finanza degli enti locali, nonché su specifici interventi in favore dei territori.
      A tali ambiti materiali non appaiono riconducibili però – anche a voler intendere le suddette materie in senso estremamente lato – diverse disposizioni inserite dal Senato che rendono il contenuto del decreto confuso e disomogeneo, come – solo per citarne alcune – gli accreditamenti presso le strutture sanitarie private, gli stabilimenti termali, l'istituzione della sezione operativa DIA presso l'aeroporto di Milano Malpensa, norme sull'accesso alla professione di revisore contabile, o ancora lanterne semaforiche, norme sulla prevenzione degli incendi, modalità di composizione dei seggi elettorali, strutture della Croce Rossa, fino ad arrivare alla famigerata norma sulle slot machine, quest'ultima fortunatamente poi finalmente abrogata in Commissione Bilancio questa notte.
      Da quanto sopra richiamato, si evince la totale disorganicità ed eterogeneità del contenuto del decreto, nonché l'assenza dei presupposti di necessità e urgenza che, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, comma secondo, devono essere straordinari per molte parti del testo in esame, rendendo il testo non conforme a quanto stabilito dalla Costituzione in materia di decretazione d'urgenza.
      I contenuti normativi del disegno di legge in esame configgono, quindi, con le regole giuridiche anche di rango costituzionale, che presiedono alla redazione dei provvedimenti d'urgenza.
      Tra l'altro, come indicato espressamente dal Presidente della Repubblica con lettera del 15 luglio 2009, provvedimenti eterogenei nei contenuti e frutto di un clima di concitazione e di vera e propria cogestione sfuggono alla comprensione dell'opinione pubblica e rendono sempre più difficile il rapporto tra il cittadino e la legge.
      A tal riguardo, la Corte costituzionale, con la recente sentenza n.  220 del 2013 ha rilevato che, ai sensi del secondo comma dell'articolo 77, i presupposti per l'esercizio senza delega della potestà legislativa da parte del Governo, riguardano il decreto-legge nella sua interezza, inteso come insieme di disposizioni omogenee per la materia o per lo scopo.Pag. 7
      L'assenza di quell'omogeneità conduce alla rilevazione della mancanza dei presupposti del decreto-legge ex articolo 77, secondo comma, della Costituzione.
      Per questi motivi, signor Presidente, abbiamo deciso di presentare questa questione di costituzionalità e voteremo a favore delle pregiudiziali di costituzionalità presentate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gregorio Gitti. Ne ha facoltà.

      GREGORIO GITTI. Signor Presidente, rinuncio.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enzo Lattuca. Ne ha facoltà.

      ENZO LATTUCA. Signor Presidente, le tre pregiudiziali che qui esaminiamo invocano, come principale vizio di legittimità costituzionale di questo decreto-legge, la disomogeneità delle norme contenute nel decreto e l'assenza dei requisiti previsti dall'articolo 77 della Costituzione, di necessità ed urgenza.
      Ora, non è la prima volta che in quest'Aula ci troviamo a dibattere sull'utilizzo che ci troviamo a fare delle leggi di conversione dei decreti-legge e non è la prima volta che riflettiamo sulla necessità impellente delle riforme istituzionali, della revisione della seconda parte della Costituzione, in particolar modo del superamento del bicameralismo, che è l'unico modo e l'unica via che ci può consentire di ristabilire un rapporto dialettico sincero e funzionale tra Parlamento e Governo e un rapporto non conflittuale tra Stato e regioni nella normazione dei diversi ambiti.
      Vedremo, Presidente, nei prossimi mesi e nelle prossime settimane chi, dopo avere invocato l'inefficacia dell'attuale sistema, si sottrarrà e si tirerà indietro rispetto a quella che è l'unica via e l'unico modo per superare e per non trovarci più in queste situazioni, che tutti noi vorremmo evitare.
      Ma, il Paese, signora Presidente, ha bisogno di risposte e noi non ci possiamo sottrarre dal dare queste risposte ai cittadini e agli enti locali. Non è questo decreto, che è stato, in maniera sbrigativa, definito dai giornali – e non solo – il «decreto salva Roma». È vero che ci sono norme che riguardano i comuni in dissesto. Non è la prima volta e mi sorprende che il gruppo della Lega Nord sia quello che invoca, con grande scandalo in quest'Aula, l'illegittimità costituzionale di norme per ripianare il dissesto dei comuni dopo che loro, per primi, hanno inaugurato questa pratica e ora non si vergognano di fare notare che ciò avviene ancora.
      Ci sono norme fondamentali e risposte ai cittadini che non possiamo non dare. Ci sono norme che consentiranno di far funzionare in maniera più efficiente il trasporto regionale ferroviario in Campania. Ci sono norme per il trasporto regionale locale della regione Calabria e norme sull'Expo, che sono state richiamate, che consentono e consentiranno assunzioni a tempo determinato ma che consentono, altresì, l'istituzione di una sezione operativa della DIA nell'aeroporto di Malpensa e tante volte in quest'Aula sono stati evocati i rischi che ci possono essere dietro un evento così importante e così impattante dal punto di vista economico come l'Expo. Dunque, ora non ci possiamo sottrarre dall'obbligo di istituire, appunto, questa sezione operativa della DIA all'aeroporto di Malpensa. Ancora, ci sono norme fondamentali e necessarie, di assoluta necessità, per frane, per il terremoto in Emilia, per l'alluvione a Pescara o quello in Sardegna, per le bonifiche dei danni ambientali di Crotone e Brindisi e potrei continuare. È facile ricordare solo quelle norme che si ritengono inutili o poco importanti, ma ce ne sono anche di tanto importanti.
      Il lavoro rapido che la Camera è riuscita ad effettuare e sta effettuando in queste ore è sì un lavoro rapido e sbrigativo, in qualche maniera, ma è un lavoro anche efficace.
      Quando si discutono così tante materie allo stesso momento, è facile correre il rischio di creare pasticci, ma una rivendicazione Pag. 8io credo che in quest'Aula, dopo le sedute delle Commissioni, la Commissione bilancio e la Commissione affari costituzionali, di ieri sera, la possiamo fare.
      In Commissione bilancio, grazie all'emendamento presentato a prima firma dal nostro capogruppo Roberto Speranza, è stata espunta dal testo del decreto-legge quella norma che andava a penalizzare gli enti locali che hanno tentato, in questi anni, di limitare il fenomeno della ludopatia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Grazie al Partito Democratico, siamo riusciti a correggere questo pasticcio, che è stato creato al Senato, e grazie alla condivisione, non solo del Partito Democratico, ma di tutti quei gruppi con i quali, in Commissione affari costituzionali, ieri sera, in tarda serata, abbiamo valutato i profili di legittimità costituzionale di questo provvedimento, e il parere favorevole è stato approvato praticamente all'unanimità (vi sono state astensioni e pochissimi voti contrari), grazie, appunto, al lavoro delle Commissioni di ieri sera...

      PRESIDENTE. Deputato, concluda.

      ENZO LATTUCA. ... abbiamo votato, quasi all'unanimità, delle condizioni che chiariscono alcuni punti prescrittivi di questo decreto che ritenevamo problematici.
      Signor Presidente, concludo dichiarando e confermando quello che è il nostro voto contrario a queste questioni pregiudiziali e con i migliori auguri di buone feste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.

      RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, vi è una generale insoddisfazione su come facciamo il nostro mestiere di legislatori. È un'insoddisfazione che è facilmente percepibile quando ci incontriamo tra parlamentari, quando parliamo con i membri del Governo, quando parliamo con i componenti dell'Ufficio di Presidenza della Camera.
      Sotto questo profilo, credo che questa debba essere un'ulteriore occasione per darci, per i prossimi mesi, un programma di lavoro che riesca a far venire meno questa insoddisfazione generale. Non è più tollerabile ! Come facciamo a rapportarci con i cittadini nella misura in cui tutti noi, e non ci sono i buoni e i cattivi qui, condividiamo e diamo, quasi inconsapevolmente, un aiuto a questa generale insoddisfazione ?
      Detto questo, siccome ci stiamo occupando del profilo di costituzionalità ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, vorrei fare una considerazione molto semplice. Una cosa è il profilo di costituzionalità, altra cosa è il profilo di merito; una cosa è il profilo di incostituzionalità di un insieme di disposizioni relative a un atto come questo, una cosa è l'incostituzionalità di singole disposizioni. Se non facciamo questa distinzione, il nostro ragionamento non ha senso.
      Cosa è successo nell'ordinamento italiano sui decreti-legge ? All'inizio degli anni Ottanta vi era il problema dell'abuso...

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po’ di silenzio !

      RENATO BALDUZZI.. .. soprattutto legato alla reiterazione. Questo è andato avanti un quindicennio, fino a che, nell'autunno del 1996, la Corte costituzionale mise un blocco, disse che non era più possibile reiterare i decreti-legge, a meno che non avessero un contenuto normativo sostanzialmente diverso e nuove ragioni di urgenza.
      Decisione saggia, ma che, per l'eterogenesi dei fini, che spesso accade, ha comportato nel tempo, e noi ne viviamo drammaticamente, in questi anni, le conseguenze, che i decreti-legge non sono diminuiti. Non vengono più reiterati, perché, altrimenti, decadono, ma sono diventati, da iniziativa legislativa rafforzata, Pag. 9come diceva un ex presidente della Corte costituzionale, Enzo Cheli, tanti anni fa, una sorta di procedimento strano, una corsia preferenziale con voto quasi bloccato, assolutamente divergente rispetto a quello che, a nostro parere – ma a parere, direi, generalizzato anche degli studiosi – è il senso di un decreto-legge.
      Noi, cioè, con il decreto-legge abbiamo sopperito ad altre funzioni: da una parte, abbiamo risposto alla nostra insaziabile «bulimia legislativa», dall'altra, abbiamo risposto a una debolezza delle regole parlamentari e della loro applicazione e interpretazione per quanto riguarda il Governo in Parlamento. Ma di tutto questo, incolpare il decreto-legge n.  126 francamente è andare a immaginare che questa cosa che stiamo oggi apprestandoci a votare sia un unicum.
      Purtroppo, Presidente, non è un unicum: è l'ennesimo «decreto omnibus». Se e nella misura in cui all'interno ci siano delle disposizioni che non hanno alcun nesso con il pur ampio spettro teleologico del decreto, sarà importante sottolinearlo, e sarà anche probabilmente un compito di altri organi costituzionali dello Stato quello di metterlo in evidenza.
      Però, non possiamo confondere i due tipi di ragionamento: una cosa è la costituzionalità, altra cosa è il merito; una cosa è la costituzionalità dell'atto, altra cosa è la costituzionalità di singole disposizioni.
      D'altra parte, io ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. Parlo dei colleghi che hanno proposto la questione pregiudiziale. Si è trattato di interventi che inevitabilmente andavano nel merito, e sul merito ci confronteremo di qui a qualche momento, perché sul merito c’è da confrontarsi, ma dal punto di vista della legittimità costituzionale, l'unica cosa che mi sento di dire in conclusione, signora Presidente, è: alla svelta occupiamoci, con il metodo e il procedimento dell'articolo 138 della Costituzione, di razionalizzare questo procedimento legislativo ormai intollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia, e di deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

      DORINA BIANCHI. Signora Presidente, volevo ricordare anche io che noi siamo qui in votazione sulla questione pregiudiziale a questo decreto-legge, che reca misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali e interventi localizzati nel territorio, nonché proroghe di termini previsti da disposizioni legislative.
      Il contenuto di tale provvedimento, pur eterogeneo, ha lo scopo ultimo di introdurre delle misure finanziarie a favore degli enti territoriali e di adottare interventi economici e interventi di sostegno del territorio. Infatti, anche come puntualmente rilevato dalla I Commissione affari costituzionali nella premessa al parere espresso sull'argomento, il provvedimento è riconducibile a diverse materie: sistema tributario e contabile dello Stato, tutela della concorrenza e perequazione delle risorse finanziarie, rimesse alla competenza legislativa esclusiva dello Stato (articolo 117, secondo comma lettera e) della Costituzione), organi dello Stato e relative legge elettorali rimesse alla competenza legislativa esclusiva dello Stato (articolo 117, secondo comma lettera f) della Costituzione), determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione), armonizzazione dei bilanci pubblici, ordinamento ed organizzazione amministrativa a tutela dell'ambiente e coordinamento della finanza pubblica.
      La necessità e l'urgenza di intervenire in favore delle regioni e degli enti locali è testimoniata da alcune misure assunte in favore di questioni che non possono essere differite nel tempo, ma che vanno al contrario, affrontate con urgenza.
      Noi siamo consapevoli del fatto che le misure sono diverse e, come prima diceva qualcun altro, poi entreremo nel merito nel momento in cui andremo a discutere il provvedimento.Pag. 10
      Ci sono comunque alcune situazioni che non possiamo definire inutili, come l'autorizzazione delle risorse per la regione Calabria, quale contributo straordinario per la copertura dei costi del sistema di mobilità regionale e di trasporto pubblico locale, perché questa regione comunque ha delle difficoltà oggettivamente maggiori rispetto ad altre regioni, oppure le anticipazioni di cassa per il finanziamento del piano di rientro per quanto riguarda la regione Campania, le norme per la gestione commissariale di Roma Capitale e le norme per la gestione dei rifiuti della stessa, gli interventi per l'Expo di Milano, il pagamento dei debiti scaduti per gli enti dissestati, le misure in materia di dissesto idrogeologico.
      Si tratta, quindi, di un provvedimento che presenta indubbiamente delle norme di diversa natura, ma accomunate dallo scopo finale ultimo del decreto-legge e dall'intento di fronteggiare situazioni straordinarie, complesse e variegate in realtà, interventi oggettivamente eterogenei afferenti quindi a materie diverse, ma indirizzati all'unico scopo di approntare rimedi essenziali e urgenti a gravi situazioni che si sono venute a determinare.
      La Corte costituzionale, pur intervenendo in termini critici rispetto all'eterogeneità delle norme inserite nei provvedimenti, ha ribadito che le misure contenute nei provvedimenti medesimi possono essere diverse purché accomunate da uno scopo unitario. Quindi, l'illegittimità costituzionale delle norme sussiste quando si tratta di norme del tutto estranee allo scopo e alla finalità del decreto-legge.
      Nella circostanza noi ci troviamo di fronte ad un decreto-legge che ha i requisiti di necessità e di urgenza e nel quale sono inserite misure, pur di diversa natura, tese però a perseguire un unico scopo, ovvero quello di adottare interventi economici e misure di sostegno al territorio; elementi che giustificano, proprio per lo scopo ultimo che si intende perseguire, le disposizioni contenute nel decreto-legge in questione. Quindi, pur riconoscendo che nel provvedimento ci sono situazioni diverse, è evidente che esiste un filo conduttore. Quindi, per tale motivo, esprimiamo il voto contrario alle questioni pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

      GIANNI MELILLA. Signor Presidente, nel merito parleremo nella discussione generale e nella discussione degli emendamenti. Quindi, io mi voglio qui limitare esclusivamente a questa questione pregiudiziale di costituzionalità, che noi voteremo perché riteniamo, come gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, che non sussistano i casi straordinari di necessità e di urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione.
      Non esistono in modo del tutto evidente quelli di urgenza. Addirittura ci sono provvedimenti all'interno di questo decreto che non hanno assolutamente una scadenza temporale prossima. Ci sono anche disposizioni – come quella riguardante la portata retroattiva di una incompatibilità – che, secondo me, minano l'esigenza anche di una certezza giuridica in un campo estremamente delicato come è quello delle incompatibilità. Quindi, pongono un problema di tutela dell'affidamento legittimamente posto della certezza dell'ordinamento giuridico, come più volte la Corte costituzionale ci ha detto con ripetute sentenze del 2009, la n.  236, del 2010, la n.  209, del 2011, la n.  272.
      Infine, sull'eterogeneità, questo decreto impropriamente viene chiamato «salva Roma» e ho visto che sono echeggiate anche nel dibattito delle frasi abbastanza irritanti sulla nostra capitale. Questa eterogeneità mi spinge a dire che questo non è un decreto «salva Roma». Anzi, Roma ha un aspetto del tutto marginale in questo decreto, che purtroppo si è composto, dopo l'intervento del Senato, di 12 articoli e di una serie infinita di commi aggiuntivi (67), che hanno fatto di questo decreto e dell'articolato di questo decreto-legge veramente un mostrum pasticciato ed eterogeneo. E questo è un altro dei motivi di cui la Corte costituzionale spesso ci ha parlato.Pag. 11
      Infine, vorrei manifestare apprezzamento per le osservazioni fatte dal collega Balduzzi. Io ritengo che sia indispensabile andare nella direzione che lui ci ha proposto. Aggiungerei anche che, non solo con le modifiche costituzionali e il superamento del bicameralismo, ma anche nel quadro dell'attuale ordinamento costituzionale, noi possiamo, attraverso delle modifiche virtuose dei Regolamenti parlamentari, determinare dei comportamenti diversi, che non siano cioè ispirati al peggiorare la funzione del Governo attraverso un sistematico ricorso alla decretazione di urgenza e al voto di fiducia, con il risultato doppio di peggiorare anche l'azione del Parlamento e, in particolare, di quell'azione di controllo che la Costituzione esalta, soprattutto, nella funzione delle opposizioni.
      E qui io ritengo che le modifiche regolamentari debbano affrontare questo tema ispirandosi ad un doppio criterio; primo: aiutare il Governo a governare, ma aiutare anche il Parlamento ad esercitare le sue funzioni di controllo.
      Per questi motivi, noi voteremo la pregiudiziale di incostituzionalità di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
      Passiamo ai voti.
      Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Giancarlo Giorgetti ed altri n.  1, Dadone ed altri n.  2, Palese e Milanato n.  3.
      Affrettatevi colleghi.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Misuraca ? Di Battista ? Santerini ? Lorenzin ? Cera ? Cenni ? Cesa ? D'Ambrosio ? Fauttilli ? Raciti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
            (Presenti e votanti     429            
            Maggioranza     215            
                Hanno votato
    129                
                Hanno votato
no     300).                

      (Le deputate Carfagna e Bergamini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e il deputato Fadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1906-A)

      PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
      Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
      Avverto, altresì, che la Commissione bilancio si intende autorizzata a riferire oralmente.
      Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Rughetti.

      ANGELO RUGHETTI, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, io penso che il lavoro svolto in Commissione, anche se con tempi ristretti, abbia prodotto dei risultati e di questo vorrei ringraziare tutti i colleghi di tutti i gruppi parlamentari che questa notte si sono dimostrati seri e responsabili, nonostante l'ora tarda, e lo stesso Governo, che ci ha seguito e con il quale abbiamo lavorato fattivamente.
      Il decreto-legge contiene molte disposizioni che cercano di risolvere le tante questioni aperte che in questo tempo e in questo periodo riguardano i comuni e gli enti locali in generale. È un decreto-legge, come ho detto anche nella relazione in Commissione, che conferma la necessità di migliorare il nostro ordinamento e il nostro modo di fare le leggi, perché attraverso il cosiddetto bicameralismo perfetto noi oggi abbiamo delle Camere che, a volte, rischiano di inseguirsi nella legislazione, Pag. 12mentre abbiamo sempre più bisogno di una Camera che legiferi e dia la fiducia politica e di una Camera che, invece, sia sempre di più la rappresentanza dei territori. E questa riforma penso che diventi, come prima diceva anche il collega Balduzzi, sempre più urgente.
      Rispetto ai contenuti del decreto-legge, vorrei sottolineare alcune norme che, secondo me, sono migliorative e positive. Mi riferisco, in particolare, a quelle che riguardano le disposizioni in materia di sistemi contabili degli enti locali. Infatti, gli enti che stanno sperimentando la nuova contabilità avranno degli effetti positivi. Mi riferisco a quelle sul trasporto pubblico locale e regionale. Sono degli interventi, anche in questo caso, che aiuteranno le comunità locali. Mi riferisco alle norme sul terremoto della regione Emilia-Romagna, delle province di Modena, Ferrara e Bologna. Mi riferisco alle norme sugli eventi alluvionali della Sardegna. Una norma importante, che avevamo richiesto anche qui alla Camera, che riguarda la centrale unica di acquisto per i piccoli comuni. O ancora, le norme sulle dismissioni immobiliari con l'obiettivo, appunto, di semplificarle e facilitarle per avere prima i risultati. Un'altra norma molto importante, che secondo me non è stata valorizzata, è quella che riguarda il trasferimento dei beni confiscati per mafia agli enti territoriali.
      È vero, sono norme che a volte non sono connesse oggettivamente, ma non c’è dubbio che raggiungono dei bisogni effettivi e veri che stanno sul territorio. Non sono frutto di immaginazione o soltanto di lobby politiche o private.
      In particolare, però, secondo me, ci sono tre cose che abbiamo fatto in Commissione che vanno sottolineate. La prima riguarda la cosiddetta norma sulle slot machine. Questa era stata introdotta al Senato e conteneva una penalizzazione per gli enti territoriali che regolamentavano riducendo la possibilità di accedere agli strumenti del gioco d'azzardo. Era una norma che, quindi, alla fine disincentivava l'intervento del pubblico per regolamentare un settore che determina gravi conseguenze dal punto di vista sociale, se non addirittura sanitario, ma che determina conseguenze dentro le comunità ed è giusto che siano le amministrazioni che sono più vicine al territorio a dovere e a potere intervenire.
      La norma che era stata introdotta al Senato era una norma sbagliata. Lo abbiamo detto subito ed è stata una norma sulla quale ci siamo impegnati e questa notte la Commissione su questo, con il Governo, ha raggiunto un risultato importante, sostanzialmente unanime, perché l'ha abrogata. Il testo che oggi quest'Aula è chiamata a votare non la contiene più.
      La seconda disposizione è quella contenuta nell'articolo 1, comma 20-sexiesdecies, che è quella relativa ai cosiddetti contratti di affitto. In particolare, in questo caso noi avevamo già prodotto qui alla Camera una norma molto positiva che è quella che consentiva alle pubbliche amministrazioni che erano titolari di contratti di locazione troppo onerosi di poterli rescindere in modo semplificato e senza dover far ricorso a delle penali. Al Senato è stata introdotta una norma che, sostanzialmente, abrogava questa disposizione e questo avrebbe prodotto degli effetti negativi perché anche quelle pubbliche amministrazioni che avevano cominciato la procedura per rivedere i contratti, si sarebbero dovute fermare. E questa era una norma che era stata anche apprezzata e valorizzata dal punto di vista degli effetti finanziari. Quindi, l'intervento che è stato fatto, anche su questo in Commissione, per abrogarla, è un intervento positivo che penso la Camera debba ascrivere tra le cose utili che ha fatto.
      La terza è quella forse più rilevante dal punto di vista dell'impatto politico perché è quella che riguarda Roma Capitale. Su questo penso sia utile e corretto che ciascuno di noi dica le cose come stanno e mi riferisco soprattutto ai colleghi della Lega Nord che so che su questo tema sono particolarmente sensibili. Allora, in questa norma non c’è un euro per Roma Capitale, non c’è un centesimo che viene preso dal bilancio dello Stato e trasferito, in termini finanziari, alle casse della città di Roma Pag. 13Capitale. C’è un'altra cosa, c’è una regolazione diversa dei rapporti economici e finanziari tra il commissario e il comune.
      E per forza di cose deve esser così e per forza di cose è un «cammino», perché da quando si è attivata la gestione commissariale non si è avuta una distinzione netta tra quali sono le attività pregresse imputabili a quelle del commissario e quali sono invece le attività da imputare all'amministrazione comunale. Quindi, non ci sono risorse, ma c’è uno scambio nuovo di rapporti tra il commissario e il comune.
      Ci sono norme specifiche perché è giusto che ci siano norme specifiche per Roma Capitale perché questa ha un ordinamento costituzionalmente rilevante (articolo 114 della Costituzione) e perché Roma Capitale subisce effetti negativi dall'essere la capitale del nostro Paese.
      Come avviene in tutti i Paesi europei, è giusto che vi siano, quindi, norme specifiche. Ma questa volta, a differenza di quanto hanno fatto in passato alcuni Governi e alcuni Ministri dell'economia, facciamo un passo in avanti perché non c’è soltanto la voce «dare» ma ci sarà anche la voce «avere». Infatti, il comune di Roma sarà chiamato a presentare un piano pluriennale attraverso il quale dimostrare una serie di azioni vere, reali, concrete di riduzione del debito e di miglioramento dei saldi di bilancio che potrà essere misurato dallo stesso Ministero dell'economia.
      Questo è un fatto nuovo, importante, che dà garanzie al Parlamento e al Governo. Il comune di Roma si dovrà attivare per uscire da quella che in questi anni è stata un'emergenza latente. Noi siamo costretti a fare interventi continui perché non si è mai fatta una programmazione vera e reale di quelle che sono le condizioni del comune. È un piano talmente forte, talmente cogente che la I Commissione lo ha ritenuto addirittura invasivo dell'autonomia comunale e, non a caso, tra le condizioni poste vi era proprio la necessità di cancellare due commi dell'articolo 1, comma 5-ter, le lettere e) ed f) in particolare di questo comma. Ora, se la Commissione ha ritenuto queste norme così importanti e così forti, mi stupisco che ci sia qualcuno, qualche gruppo parlamentare che, invece, ritiene che noi stiamo facendo un regalo al comune di Roma. E mi stupisco ancora di più se penso che l'abrogazione delle lettere e) ed f) e il parere della I Commissione sia stato votato anche da questi gruppi che poi dicono che queste norme rappresentano soltanto un regalo.
      Ritengo, dunque, che la norma che riguarda il comune di Roma sia una norma equilibrata e giusta, così come sono equilibrate le norme che riguardano l'Expo contenute in questo decreto-legge, che vanno a raggiungere e a premiare una giusta necessità e una giusta specificità della regione Lombardia e del comune di Milano; e su questo non ci sono battaglie da fare tra territori, ma c’è soltanto la necessità di assumere la consapevolezza che un Paese, quando ha delle diversità e delle eccellenza su cui contare, ha necessità di metterci gli investimenti e di metterci la massima attenzione. E, quindi, penso che questo decreto-legge vada considerato così nel suo complesso perché bisogna rendersi conto di qual è la situazione reale del Paese e bisogna rendersi conto di quali sono le risposte che questo decreto-legge dà con i limiti che riguardano il modo attraverso il quale facciamo le leggi, ma con i pregi dei contenuti che esso contiene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire ora il relatore di minoranza, Stefano Borghesi.

      STEFANO BORGHESI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, siamo qui oggi ad esaminare questo decreto-legge detto anche decreto «salva-Roma», un decreto che nel suo complesso, permettetemi di dirlo, è davvero un cattivo, anzi un cattivissimo esempio di esercizio del potere di decretazione del Governo, un «mosaico» di fine anno che mette varie e costose pezze a tutti i buchi e alle voragini prodotti irresponsabilmente da amministratori Pag. 14di vario livello, dai comuni alle regioni, alle agenzie fiscali, alle società strumentali dei Ministeri. Qui non ci facciamo mancare davvero niente.
      Questo è il decreto «salva dissestati», che copre, con fondi della collettività, i comportamenti dissennati di pochi ma, allo stesso tempo, continua a permettere a zone del Paese di perpetrare condotte irresponsabili mentre il resto del Paese e dell'Europa si rende conto che la situazione economica e sociale generale impone un totale cambio di mentalità.
      Questo provvedimento, oltre che dannoso per i conti pubblici, è profondamente immorale. Nulla è cambiato in questo Paese, nonostante il crollo del PIL, dell'occupazione, della speranza nel futuro, nonostante i suicidi e le tragedie della povertà. Ricordiamo che stiamo attraversando un momento di crisi senza eguali, senza precedenti. Tutti i principali dati economici, indici settoriali sono di segno negativo: anche quest'anno ci sarà una riduzione del PIL che si attesterà intorno al 2 per cento; una disoccupazione che, ormai, ha sfondato ogni record: ricordiamo che la disoccupazione giovanile ha superato la cifra del 40 per cento; vediamo che le nostre imprese sono sempre in maggiore difficoltà, purtroppo, continuano a delocalizzare; vi sono, ormai, delle condizioni che impediscono in tutti i modi ai nostri imprenditori di poter fare impresa e di continuare a dare lavoro alla nostra gente.
      Ma, nonostante ciò, vediamo che qui nulla è cambiato, in quella parte di Paese che si ritiene in diritto di sperperare fondi destinati ai servizi pubblici, che ha consuetudine con grandi portatori di interessi, più o meno legittimi, ma certamente molto privati, per assecondare i quali è disposta, senza tanti scrupoli, a penalizzare gli amministratori onesti che hanno a cuore il bene dei propri amministrati.
      Questo potrebbe essere definito il decreto del «cattivo esempio», un decreto per salvare il bilancio di una capitale, che non è la guida del Paese, non è il punto di riferimento delle altre amministrazioni, ma che si è data uno status di capitale definito per legge, interpretando quel titolo come diritto all'impunità e all'egoismo nei confronti del resto del Paese. Una capitale dovrebbe essere un emblema, dovrebbe essere un biglietto da visita, dovrebbe essere la prima immagine di un Paese nel mondo. Questo imporrebbe dei doveri e imporrebbe delle responsabilità, dei quali gli amministratori di questa capitale non si curano affatto.
      Per tutti, di qualunque colore politico, amministrare la capitale ha sempre significato semplicemente alzare la voce e battere cassa allo Stato per sanare i propri debiti, anziché mettere mano alla riorganizzazione e alla razionalizzazione del bilancio, anche a costo di aumentare gli oneri fiscali per i propri residenti, cui spetta una realtà democratica di giudicare con il voto i propri amministratori.
      Il Governo negli ultimi cinque anni è già stato costretto a ripianare i debiti del comune di Roma per quasi 13 miliardi: 13 miliardi, avete capito bene ! 13 miliardi è una cifra enorme, è l'ammontare di due, tre finanziarie, e tutti sappiamo che non è finita qui e che la voragine capitolina fagociterà altri fiumi di denaro. Un debito del genere è assolutamente al di fuori di qualsiasi congiuntura sfavorevole e di qualunque esigenza straordinaria. Questo è chiaramente un debito generato con colpa e per incapacità, senza porsi alcun freno.
      È un debito di cui gli amministratori romani hanno una responsabilità grave ed evidente. Eppure, nessuno viene chiamato a risponderne, il succedersi di amministrazioni diverse che scaricano le colpe sulle amministrazioni che le hanno precedute diventa, così, la panacea assoluta per tutti, perché nessuno viene chiamato a rispondere di questi ammanchi. Con quale faccia, mano a mano che si insediano personaggi nuovi, fanno spallucce sul debito pregresso e chiedono nuovi finanziamenti ? Nuovi finanziamenti per coprire i debiti delle partecipate; nuovi finanziamenti per i rifiuti; nuovi finanziamenti per la raccolta differenziata. Mi sa dire quanti altri comuni bussano al Ministero dell'economia e delle finanze per organizzare la propria raccolta differenziata ?Pag. 15
      Quello che, tuttavia, riesce ancora a stupire è la spudoratezza con cui chi ha prodotto un simile sfacelo di bilancio impone, con propri emendamenti, che a fronte di un impegno del bilancio dello Stato per coprire i debiti di Roma non vi sia nessun aggravio di addizionale Irpef, ossia non sia possibile chiedere un aumento dell'addizionale Irpef ai propri cittadini. Non ci si nasconda dietro alla pressione fiscale; i cittadini devono rendersi conto della cattiva gestione dei propri amministratori e potere, con il proprio voto, punirli per la propria condotta.
      Naturalmente il cattivo esempio della capitale, purtroppo, non è l'unico ed è prontamente emulato da altri territori che, peraltro, continuiamo a citare ripetutamente in questa Aula. Non è un accanimento il nostro, ma è l'obbligo derivante dal fatto che in tutti i provvedimenti che esaminiamo ci sono fondi, eccezioni, regalie, sempre per gli stessi territori. Va da sé che ciò, in un bilancio magro e pieno di paletti comunitari e nazionali, può avvenire solo a discapito di altri. È il caso ad esempio della Calabria, alle prese da anni con l'assoluta incapacità di gestire, come fanno le altre regioni e seppure con grave difficoltà, il trasporto pubblico locale, un servizio importante ed essenziale per i cittadini. Il decreto-legge in esame autorizza la regione ad usare ulteriori 20 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2007 al 2013.

      PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, concluda.

      STEFANO BORGHESI, Relatore di minoranza. Non trovo, invece, in questo decreto-legge alcun riferimento all'assoluta necessità di applicare al più presto, anche nel trasporto pubblico locale, i costi standard per evitare che i costi di servizio siano del tutto incongruenti con la qualità del servizio reso e affinché tutte le regioni gestiscano i servizi in maniera efficiente e a parità di condizioni.
      La gestione del trasporto regionale ferroviario della Campania è invece già commissariata ma con questo decreto-legge si è voluto precisare che il commissario ad acta deve avere una struttura di supporto e che lui e la sua struttura devono essere spesati e remunerati; il che se è stato stabilito con decreto di fine anno deve essere davvero la decisione più necessaria ed urgente che si potesse assumere per risolvere il problema della gestione del trasporto ferroviario della Campania... La cattiva prassi, quindi, di attribuirsi benefici e favori a discapito di altri ed in barba alla austerità richiesta al resto del Paese prosegue a tutti i livelli.

      PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, concluda.

      STEFANO BORGHESI, Relatore di minoranza. Le agenzie fiscali hanno ritenuto di attribuirsi avanzamenti di livello e dal relativo inquadramento economico in base ad un'autonoma definizione delle mansioni svolte dai dipendenti. Ancora, vengono elargiti 13 milioni di euro alla società strumentale del Ministero del lavoro per i costi generati di struttura, una struttura elefantiaca, se questo è il suo costo annuale: 13 milioni di euro sottratti al fondo sociale per l'occupazione...

      PRESIDENTE. Concluda.

      STEFANO BORGHESI, Relatore di minoranza... che dovrebbe servire per promuovere politiche dell'occupazione e non per occupare e pagare stipendi di uno dei tanti carrozzoni di questo sistema istituzionale.

      PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, sottosegretario Baretta, si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
      È iscritto a parlare il deputato Marco Causi. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI. Signora Presidente, il circuito fra comunicazione e politica nel nostro Paese ogni tanto va fuori registro: tutti chiamano questo decreto «salva Roma», ma su 46 pagine fitte fitte di Pag. 16norme, la norma su Roma ne occupa soltanto una, una e qualche riga. In questo provvedimento c’è di tutto, l'hanno già detto i relatori: norme per enti locali, sul trasporto pubblico locale, sul trasporto ferroviario; ci sono due importanti norme su Milano: una relativa all'Expo, con un esborso aggiuntivo di 25 milioni di euro, e un'altra relativa all'autorizzazione ad aprire una sezione DIA a Malpensa, nell'ambito delle importanti attività doganali e di controllo relative all'Expo. Ci sono norme importanti per la Sardegna, in relazione all'alluvione, e per il terremoto dell'Emilia.
      Ci sono norme regolamentari, armonizzazione dei bilanci, contratti delle Ferrovie dello Stato, norme sugli albi dei revisori contabili. Ci sono norme per lo Stato; il decreto dice «enti locali», ma molte norme sono per lo Stato: Comitato per le privatizzazioni, dismissioni, ANAS, personale Agenzie fiscali.
      Ci sono norme sui giochi e una, in particolare, abbiamo fatto bene, ieri notte in Commissione, a cancellarla; era una norma, quella che penalizzava i comuni e gli enti locali che entrano nella regolamentazione del settore dei giochi, che fa a pugni – faceva a pugni, perché l'abbiamo cancellata stanotte – con gli indirizzi già votati da questo Parlamento sulla delega fiscale; indirizzi che vanno verso una razionalizzazione del settore dei giochi e verso un potere regolamentare dei comuni che, come abbiamo scritto in quest'Aula, saranno chiamati a fare dei veri e propri piani regolatori della localizzazione dell'offerta dei giochi. Altre norme sui giochi, invece, rappresentano una coerente attuazione della delega fiscale.
      Invece chiamiamo questo decreto «salva Roma». Andiamo a guardare quindi questa norma che, appunto, occupa solo una pagina su 46. Innanzitutto va detto che questa norma su Roma non costa un euro alla finanza pubblica. Leggo dalla relazione tecnica: la norma su Roma capitale non comporta effetti negativi sui saldi di finanza pubblica, in quanto restano invariati sia il contributo a carico del bilancio dello Stato destinato annualmente al finanziamento del piano di rientro dell'indebitamento pregresso 2008-2009, sia gli spazi finanziari di cui dispone la gestione commissariale. Quindi questa norma sta utilizzando, ai fini dell'equilibrio di bilancio 2013-2014 del comune di Roma, gli spazi finanziari già esistenti nell'ambito dei provvedimenti presi nel 2008 e nel 2009 sul cosiddetto piano di rientro dall'indebitamento pregresso.
      Da questo punto di vista, la norma, così com'era stata originariamente posta dal Governo, mancava di prospettiva, mancava di futuro: usiamo per quest'anno risorse già esistenti – e poi vedremo un po’ come mai queste risorse sono così abbondanti –, ma cosa succede in futuro ? Io credo abbia fatto bene il Senato a intervenire e a introdurre dei migliorativi dicendo: in primo luogo, il comune deve, entro 60 giorni, fornire un rapporto sull'evoluzione delle spese e delle entrate e su come mai si è riformato questo equilibrio strutturale dopo gli interventi del 2009; in secondo luogo, sempre entro 60 giorni, fare un vero e proprio piano di rientro triennale, quindi una prospettiva per il futuro. Naturalmente, in questa prospettiva per il futuro forse le indicazioni successive erano troppo puntuali, ledevano, come ci ha detto la I Commissione del Parlamento, l'autonomia del comune. Siamo intervenuti ieri notte in Commissione bilancio a eliminare alcuni di questi punti. Ma io penso che questi indirizzi, che mettiamo nell'articolo 5-ter, vadano considerati dal comune di Roma alla stregua di indirizzi programmatici.
      Noi dobbiamo da qui invitare il comune e l'amministrazione capitolina a farlo un vero piano di rientro, perché è dentro il piano di rientro che si potrà capire quali sono le leve sia sui costi e sia sulla valorizzazione degli attivi che possono essere messe in moto per andare verso un riassorbimento di questo riequilibrio.
      Lo squilibrio si è riprodotto a 3-4 anni dalle norme del 2009; e voglio ricordare ai colleghi della Lega, che quelle norme sono state volute e votate dalla Lega. Noi qui, infatti, stiamo parlando di un commissariamento Pag. 17straordinario sul debito pregresso ante 2008 voluto e votato dal Governo Berlusconi e voluto e votato dalla Lega. Bene, i colleghi della Lega piuttosto che lamentarsi dei soldi per Roma dovrebbero riflettere: cos’è che non ha funzionato di quel piano ? Perché se dopo tre anni ci ritroviamo con problemi simili, qualcosa di quel lavoro non ha funzionato. Io ho una risposta: avendo nel 2008-2009 liberato il bilancio del comune dall'intero debito storico, che era molto pesante e comportava un carico molto rilevante di pagamenti per mutui e per interessi, il bilancio del comune ha avuto un vincolo molto meno forte negli anni successivi, e se guardiamo il bilancio del comune dal 2008 al 2012 vediamo un aumento delle spese correnti di un miliardo di euro su 3 miliardi, da 3 a 4 miliardi di euro di spese correnti.
      Quindi il commissariamento del 2008 e 2009 ha allentato il vincolo di bilancio negli anni successivi e ha fatto correre troppo la spesa negli anni successivi e gli attuali amministratori hanno quindi un grosso compito tramite il piano di rientro: risistemare i costi, frenare l'andamento della spesa corrente, frenare l'andamento dei contratti di servizio con le aziende, riportare sotto una buona governance tutte le aziende fornitrici di servizi pubblici locali.
      D'altra parte questa riflessione sull'operazione del 2009 ci deve anche portare a dire che, se oggi la gestione stralcio del bilancio ante 2009 può permettersi di dare 115 milioni per l'equilibrio di bilancio di questi due anni, può permettersi di assorbire nuovi debiti dando credito al comune e addirittura di riprendersi il contributo straordinario versato nel 2009 – e che il comune aveva già restituito e adesso gli viene ridato – ma allora vuol dire che le risorse, che abbiamo dato nel 2009 a quella gestione straordinaria, erano troppe.
      Quella gestione straordinaria era eccessiva, la conta di quella massa di debito, che quella gestione avrebbe dovuto riassorbire, era una conta, come dissi allora, «montata un po’ come la maionese» per dimostrare questi grandissimi numeri del fallimento delle precedenti amministrazioni capitoline.
      Oggi è sempre su quelle risorse che andiamo a risanare il bilancio del comune e quindi probabilmente ieri ne abbiamo date troppe di risorse alla gestione straordinaria. Naturalmente, e mi avvio alla conclusione, non dobbiamo mai dimenticarci le specificità strutturali della finanza comunale a Roma. Io invito tutti i colleghi non romani a ragionarci con freddezza, con serenità.
      Se voi prendete il perimetro amministrativo del comune di Roma, in quel perimetro entrano i perimetri amministrativi delle 12 più grandi città italiane, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, le prime 12 stanno dentro Roma. È un'area immensa in cui ogni giorno 400 mila persone entrano dentro e la sera escono fuori: è come se un'intera città come Bologna vi si riversasse.
      È una città in cui noi ospitiamo, con orgoglio nazionale e non cittadino, tre circuiti di ambasciate: quelle presso l'Italia, quelle presso la Santa Sede e quelle presso la FAO. Ospitiamo istituzioni internazionali, ospitiamo lo Stato della Città del Vaticano.
      Storicamente la finanza comunale di una città così grande, così importante è sempre stata sottodimensionata. Basta guardare il dato del trasporto pubblico locale; lo dico agli amici milanesi, noi abbiamo qui in Parlamento molti colleghi che sono stati amministratori a Milano e chi è stato amministratore a Milano sa che il comune di Milano non deve mettere un euro sul trasporto pubblico locale di Milano perché il contributo che viene dato al comune dalla regione Lombardia è più che sufficiente a esaurire il fabbisogno di finanziamento dell'intero TPL milanese.
      Non è così a Roma, storicamente: il comune di Roma, invece, deve mettere di suo 200 milioni di euro, perché i finanziamenti al TPL che arrivano dall'Italia al Lazio e dal Lazio a Roma sono storicamente insufficienti.
      Concludo. Non credo – e lo vediamo oggi, in questo passaggio – che abbiamo Pag. 18risolto i problemi della finanza locale a Roma con l'operazione del 2008-2009, con l'operazione del commissariamento straordinario; e questo passaggio ce lo ricorda, e ci deve far riflettere su questo, anche se stiamo utilizzando quelle risorse adesso per combattere e risolvere l'emergenza. Però adesso abbiamo l'opportunità per fare un passo avanti: c’è l'opportunità di scrivere un vero piano di rientro, con un approccio da costi standard, con un framework sulle grandi città, con l'introduzione anche di innovazioni gestionali.
      C’è la grande opportunità – e questa ogni tanto ce la dimentichiamo – di dare piena attuazione ai decreti legislativi di Roma Capitale, e soprattutto al secondo, il n.  61. Io da qui voglio invitare il Governo da un lato, e l'amministrazione capitolina dall'altro, a ricordarsi che quasi da due anni ormai è in pista il decreto legislativo n.  61, che dà a Roma Capitale numerosi strumenti propri del suo ruolo, e cogenti e coerenti con il nostro ordinamento, e che sono strumenti da attivare: costi Roma Capitale, partecipazione al CIPE, accordi di programma per le opere pubbliche.
      In terzo luogo, bisogna andare ad un'equa ripartizione a livello nazionale e a livello locale delle risorse per il trasporto pubblico locale. E infine, bisogna fare, da qui a due mesi, da qui a quando il piano di rientro del comune di Roma verrà reso pubblico, e intorno a questo verrà organizzata un'azione amministrativa importante per i prossimi anni, una riflessione sulle risorse della gestione commissariale e su come fare in modo che le risorse della gestione commissariale facciano sinergia con le risorse della gestione ordinaria.
      Ho concluso, Presidente: mi lasci soltanto fare un'ultima considerazione politica. Mi rivolgo a lei, ma naturalmente voglio parlare agli amici della Lega Nord, a cui tra l'altro mi lega un importante lavoro fatto da anni sul federalismo fiscale in Commissione bicamerale. È evidente che dal punto di vista del pregiudizio politico Roma è per il partito della Lega un «drappo rosso»; io però invito gli amici della Lega, e anche tutti quanti gli amici, anche non della Lega e del nord, a guardare al problema di Roma come ad un problema nazionale. Credo che il Partito Democratico e il centrosinistra, che oggi hanno il carico e la responsabilità del governo locale di questa grande area metropolitana, devono mettersi a correre «pancia a terra» in una prospettiva di medio termine per la soluzione dei problemi che abbiamo indicato; ma credo anche che tutti dobbiamo sapere e ricordare che Roma non è una questione locale. Roma è la capitale d'Italia, Roma è una città che evoca in tutto il mondo valori storici, ideali di altissimo livello, Roma non è derubricabile a questione locale, Roma è e sarà una grande questione nazionale. I gruppi dirigenti locali vanno stimolati, come facciamo con il 5-ter, a risolvere i problemi, ma vanno anche aiutati a risolvere un problema che, se risolto, aiuta tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Federica Daga. Ne ha facoltà.

      FEDERICA DAGA. Signor Presidente, siamo stati bravissimi: abbiamo trattato il provvedimento in esame in sole 48 ore, un record direi. I servizi pubblici di Roma: questo era l'obiettivo dell'emendamento presentato nella Commissione bilancio da Linda Lanzillotta al Senato, vincolare i fondi per la capitale alla vendita delle tre aziende ACEA, ATAC, AMA e di tutta la città. Una mossa maldestra ed aggressiva, di colei che è già stata artefice di una prima ondata di privatizzazioni a Roma, che non fa altro che riaprire una partita sui servizi pubblici e i beni comuni. Ma del resto questa stessa partita si sta giocando in sordina in molte altre grandi città italiane, da Genova a Torino, da Firenze alla Campania.
      Provvedimenti singoli, singole vertenze, ma una sola traiettoria: privatizzare i servizi pubblici. Un'unica strategia in linea con quello che il Governo Letta aveva dichiarato in più occasioni: la strada delle cosiddette liberalizzazioni. Eppure l'articolo 119 della Costituzione afferma che i comuni, le province, le città metropolitane Pag. 19e le regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea.
      La realtà, purtroppo, ci parla di una diffusa convinzione della presunta liberalizzazione del settore dei servizi pubblici locali e del conseguente obbligo, anch'esso presunto, per gli enti locali di ricorrere esclusivamente alla messa a gara dei servizi quale unica forma possibile di gestione degli stessi, che rischia di influenzare impropriamente le scelte degli enti locali sulla base di non meglio precisati obblighi, che sarebbero stati introdotti dalla normativa comunitaria.
      Il 12 e il 13 giugno del 2011 si è tenuta una consultazione referendaria avente ad oggetto l'abrogazione dell'articolo 23-bis, recante servizi pubblici di rilevanza economica. Tale consultazione referendaria ha visto la partecipazione di 27 milioni di cittadini, tra i quali un milione e 200 mila romani, che hanno votato contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
      Il luogo dove viviamo è un inferno; l'acqua nessuno può averla in casa; la luce illumina solo un quarto dell'acquedotto; dove c’è la scuola si va avanti con il gas; l'umidità ci tiene compagnia per tutto l'inverno e il caldo soffocante l'estate. I pozzi neri si trovano a pochi metri dalle nostre cosiddette abitazioni; tutto il quartiere viene a scaricare ogni genere di immondizia a cento metri dalle baracche. Siamo in continuo pericolo di malattie: quest'anno all'acquedotto due bambini sono morti per malattie, come la broncopolmonite che, nelle baracche, trovano l'ambiente più favorevole per svilupparsi. Questa era Roma quarant'anni fa, come descritta nella lettera al sindaco, scritta dai ragazzi di Don Sardelli, una Roma che con gran fatica e non poche contraddizioni seppe organizzarsi, rimboccarsi le maniche, dotarsi di servizi pubblici locali che garantissero alla città di vivere dignitosamente, di avere l'acqua e le fognature, i trasporti pubblici e la raccolta dei rifiuti in ogni quartiere.
      Certo, l'intento con cui nacquero è stato poi negli anni svilito dal peggior pubblico che conosciamo, quello delle parentopoli, dei megadirigenti strapagati, degli investimenti mancati, che hanno rovinato il servizio e la credibilità nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Eppure, crediamo fermamente che per salvare Roma, salvare i cittadini e le cittadine che la vivono servano ben altro che privatizzatori senza scrupoli. Gruppi economici come Suez sono stati cacciati persino da Parigi perché si occupavano esclusivamente del loro profitto, piuttosto che di garantire un servizio efficiente alla popolazione.
      Noi, dopo quarant'anni, cosa facciamo per salvare Roma ? Rischiamo di mettere all'asta, anzi di svendere, scusate di dismettere quanto di più prezioso: l'accesso ai servizi essenziali, strozzando le partecipate del comune ai maledetti vincoli del Patto di stabilità, licenziando i lavoratori e liberalizzando tutto il possibile.
      Come cittadini che si preoccupano della cosa pubblica, guardiamo con interesse il dibattito di gran moda in questi giorni sul futuro dell'ATAC. L'opera di rigorosa ristrutturazione della spesa e il riordino delle società municipalizzate, che tutti reclamano a gran voce in questi mesi, non è stata neanche presa in considerazione. Il sindaco ha parlato di una moralizzazione dell'ATAC, innescata dal momento del suo ingresso in Campidoglio. Peccato che nessuno se ne sia accorto. Ci si aspettava un segnale di discontinuità con il passato attraverso l'emarginazione di personaggi collusi con le precedenti gestioni e una presa di posizione chiara a favore dei lavoratori che vedono peggiorare le condizioni del loro lavoro.
      Ricordiamo di aver visto in questi lunghi anni una continuità nella malagestione Rutelli, Veltroni e, infine, Alemanno, esclusivamente attribuibile alle politiche di precarizzazione dei lavoratori e a un peggioramento del diritto ad una mobilità accessibile, efficiente e sostenibile. Il trasporto pubblico è da anni in totale default per i diritti dei lavoratori e i disservizi Pag. 20degli utenti, utenti stremati dal traffico, dai cantieri eterni, dagli scandali, dagli sprechi di risorse pubbliche, dall'aumento del titolo di viaggio a fronte del servizio pessimo che viene fornito, soprattutto in periferia.
      Il diritto alla mobilità, per centinaia di migliaia di pendolari, non è neanche minimamente garantito. Il debito ATAC non si misura con le inefficienze dei lavoratori, o con il mancato pagamento dei biglietti, come ci vogliono far credere, ma con i 70 milioni di euro di biglietti falsi l'anno prodotti proprio dalle tipografie interne all'ATAC, che andavano a rimpinguare le casse dei partiti, delle parentopoli di Alemanno, degli stipendi d'oro dei suoi dirigenti, degli appalti gonfiati dal taglio dei finanziamenti pubblici dati dalla spending review negli ultimi Governi multicolore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Per non parlare dell'indegna pratica della svendita, della dismissione del patrimonio pubblico in una città dove l'emergenza abitativa sta raggiungendo livelli record. Il diritto all'abitazione rientra nella categoria dei diritti fondamentali della persona, come previsto dall'articolo 2 della Costituzione e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
      Infine, il Patto di stabilità interno è stato il principale responsabile delle politiche restrittive cui sono andati incontro i comuni e gli enti locali di questi anni. Il mancato rispetto del Patto comporta conseguenze pesanti: limitazioni delle spese di parte corrente, divieto di ricorrere all'indebitamento per rifinanziare gli investimenti, divieto assoluto di procedere ad assunzione di personale a qualsiasi titolo.
      Visto e considerato che questo Governo dalle larghe intese non rappresenta quanto hanno espresso i cittadini alle urne, è difficile aspettarsi che tenga conto delle regole democratiche e si attivi per mettere in pratica quanto chiesto, a gran voce, da 27 milioni di italiani con il referendum del 2011. Eppure, ciò che andrebbe fatto per salvare dal degrado e dalla catastrofe sociale una città storicamente importante come Roma, una città in cui lontano dagli occhi di tutti esistono posti come il CIE di Ponte Galeria, una vergogna per questo Paese, in cui cinque migranti sono stati costretti a cucirsi la bocca perché le propria grida ricevessero ascolto.
      Ebbene, se il Governo avesse a cuore i cittadini, dovrebbe emanare quanto prima provvedimenti volti ad avviare processi di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ed avviare una efficace politica di riqualificazione del patrimonio immobiliare per uso abitativo, che coinvolga attivamente nel processo la popolazione. Occorre salvaguardare il patrimonio immobiliare pubblico, prediligendo politiche di diritto alla casa piuttosto che politiche di svendita del patrimonio comune, e restituire il pieno controllo del patrimonio immobiliare nelle mani del popolo, applicando il principio di trasparenza in tutte le fasi di gestione di tale patrimonio. Questo è ciò che si dovrebbe fare, invece di approvare in tutta fretta un testo indecente come quello che stiamo qui a discutere oggi.
      Il referendum del 2011 era contro la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, quindi acqua, rifiuti e trasporti in primis. Non mi basta sapere che Acea resterà per il 51 per cento del comune di Roma, perché questa è già la situazione attuale. Ed è da delinquenti insistere a dichiarare che Acea sia rimasta pubblica. La Spa, s-p-a, è un'azienda di diritto privato è il suo scopo è quello di realizzare utili da distribuire agli azionisti. Se fossimo di fronte ad un'azienda speciale di diritto pubblico e magari anche controllata...

      ANDREA ROMANO. Presidente, è stato usato il termine «delinquente»...

      PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Romano, facciamo finire l'intervento (Commenti del deputato Andrea Romano).

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, lo richiami all'ordine !

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento Pag. 215 Stelle). Onorevole Romano, faccia finire l'intervento e poi interverrà lei ! Poi interverrà. Faccia terminare l'intervento, onorevole Romano. La prego, la prego ! Vada avanti, deputata Daga.

      FEDERICA DAGA. Se fossimo di fronte ad un'azienda speciale, quindi di diritto pubblico, e magari anche controllata e partecipata dai lavoratori e dai cittadini romani, tutti gli introiti resterebbero in mano al comune, che potrebbe aumentare gli investimenti nei servizi che eroga. Oltre alla questione referendum, qui c’è un deliberato tentativo di vendere tutta la città, anche il patrimonio pubblico, con il conseguente messaggio che se si può fare nella capitale allora lo si può fare ovunque nel Paese.
      Ma, non ho capito una serie di cose. Il PD al Senato approva il comma 5-ter, a prima firma Lanzillotta. La settimana precedente, nel disegno di legge di stabilità, il Governo dà parere negativo sull'emendamento a prima firma Capezzone, per la privatizzazione del trasporto pubblico locale a livello nazionale, ma dà parere favorevole per privatizzarlo a Roma. La campagna elettorale del sindaco Marino prevedeva la non privatizzazione dei servizi pubblici locali e, quindi, della città. E la scorsa settimana il comune di Roma ha approvato una mozione per il ritiro dell'emendamento Lanzillotta. Questa notte siamo riusciti ad evitare la privatizzazione dei servizi pubblici locali, acqua, trasporti e rifiuti – e meno male ! –, qui alla Camera, ma restano licenziamenti e vendita del patrimonio pubblico. Ho difficoltà a comprendere cosa stia succedendo.
      È sicuramente necessario capire da cosa è stato causato l'aumento del debito spropositato negli ultimi anni. Bisogna essere trasparenti nella gestione della cosa pubblica e qui lancio l'iniziativa, già nata nei vari comitati in tutta Italia, di istituire delle «auditorie» sul debito del proprio comune e attivare strumenti di reale partecipazione della cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non mi accontento più di quanto previsto dalla Costituzione e dal testo unico degli enti locali sulla partecipazione cittadina (per intenderci, le raccolte firme). C’è bisogno di maggiore controllo da parte della cittadinanza che subisce le decisioni politiche, giuste o sbagliate che siano. A maggio 2012 una grande mobilitazione cittadina ha impedito l'ulteriore vendita di una quota del 21 per cento in mano al comune di Roma dell'Acea, anche occupando la sala «Giulio Cesare» per più di quattro mesi.
      Questo ha fatto sì che l'opposizione facesse l'opposizione. Questo Governo utilizza il patrimonio pubblico per fare doni natalizi agli amici speculatori: abbia chiaro che da questo immorale giro di slot otterranno una montagna di carbone da parte dei cittadini. Bisogna assumersi la responsabilità di scegliere da che parte stare: o con i profitti o con gli interessi comuni della collettività, e, come per tutti i comuni d'Italia, Roma non si vende (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      ANDREA ROMANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. A che titolo ?

      ANDREA ROMANO. Signor Presidente, è l'ennesima volta nella quale i colleghi del Movimento 5 Stelle (Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: «A che titolo ?»)...

      PRESIDENTE. No, a che titolo, onorevole Romano ?

      ANDREA ROMANO. È stato usato un termine evidentemente diffamatorio (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: «A che titolo ?»)...

      PRESIDENTE. Aspetti, lasci fare alla Presidenza. Se si tratta di una richiesta di intervento per fatto personale, lo svolgerà alla fine della discussione sulle linee generali; altrimenti, lasci gestire alla Presidenza, onorevole Romano (Commenti del deputato Andrea Romano). Lasci gestire Pag. 22alla Presidenza, la prego (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, per favore, sedetevi.
      Se si tratta di un intervento per fatto personale, avverrà alla fine della discussione sulle linee generali, onorevole Romano; per il resto, lasci fare a me. Adesso io sono tenuta ad andare avanti nella discussione sulle linee generali.
      Chiederei al suo collega di gruppo, iscritto a parlare, di iniziare il suo intervento. Prego, onorevole Balduzzi.

      RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, abbiamo superato poco fa le questioni pregiudiziali di incostituzionalità dicendo che i problemi di questo provvedimento stavano, da una parte, sul fronte dell'insoddisfazione dell'esito del procedimento legislativo, e, dall'altra, relativamente ad alcuni profili di merito.
      Veniamo allora al merito. Un decretone, una volta di più, che i mass media hanno faticato a qualificare, inizialmente, salvo poi approdare alla qualificazione riduttiva di «salva Roma», utile sicuramente perché era difficile concentrare in poche parole una congerie di interventi, alcuni buoni e ineccepibili, altri di interpretazione più complessa, Presidente.
      È proprio qui che viene fuori il problema di fondo. È un decreto omnibus, un decreto omnibus parallelo alla legge di stabilità, con il paradossale risultato di renderla meno stabile. Una sorte di «legge di instabilità» che ci fa pensare neanche al deprecato «liberiamo i cassetti», ma piuttosto al legiferare alla carta, al legiferare al bisogno, se non, qualche volta, al desiderio.
      Così, accanto a disposizioni che rispondono a principi di senso e di buonsenso, per esempio tutto quello che serve a responsabilizzare le autonomie locali, vorrei, pacatamente, colleghi, richiamare l'attenzione sul fatto che le disposizioni su Roma capitale sono tutte improntate a questo principio: responsabilizzare maggiormente il comune più importante del nostro Paese, finalmente assegnando tempi, obiettivi, principi e controlli rispetto a quello che, per troppo tempo, abbiamo lasciato andare, salvo poi, periodicamente, ripianare e lamentarci del fatto che andavamo a ripianare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 13,50)

      RENATO BALDUZZI. Allora, nel momento in cui si cerca, direi, per la prima volta, con un'intenzione complessiva, di sistema, di ricondurre anche il comune più importante della Repubblica alle regole generali che riguardano gli enti locali, forse è il caso di apprezzare questo profilo, invece di demonizzare.
      Mi permetta, Presidente: credo davvero che dovremmo, tra di noi, anche rispetto a colleghi dell'altro ramo del Parlamento, avere comunque sempre un grande rispetto. Dopodiché c’è la critica politica, ammessa, ma non è con degli epiteti di tipo personale, inaccettabili, come giustamente sottolineava il collega Romano, che noi possiamo andare a capire ciò che stiamo facendo, ciò di cui stiamo discutendo.
      Dicevo che, accanto a norme sicuramente di buonsenso, troviamo norme davvero problematiche. Sto pensando alla pioggia asistematica di interventi senza ragione, almeno senza ragione evidente, se non di andare a vedere che c’è qualcuno più influente di altri, che c’è qualcuno più uguale di altri. Ma questo sicuramente non è quello che noi dobbiamo fare, se vogliamo rimettere a posto questo Paese. Ecco perché preannuncio che, in ordine ad alcuni emendamenti che sopprimono alcuni di questi interventi asistematici, cioè di cui non è chiara la ragione, Scelta civica si asterrà; non andrà oltre l'astensione, ma certamente questo è un segnale per dire che dobbiamo cambiare metodo prima ancora che contenuto della nostra legislazione.
      Per non parlare poi di quelle norme che rallentano percorsi già avviati. Forse per compiacere interessi particolari ? Sto Pag. 23pensando alla norma che rallenta il percorso di privatizzazione della Croce rossa, perché c’è privatizzazione e privatizzazione. Concedetemi un minuto sulla Croce rossa, perché è qualcosa di cui evidentemente, da Ministro della salute, avevo promosso ciò che tutto il mondo della Croce rossa internazionale ci chiedeva: togliere la politica dalla Croce rossa, «depubblicizzare» la politica dalla Croce rossa e ridare ai volontari della Croce rossa la possibilità di poter andare a viso alto e aperto in giro per il mondo, perché abbiamo forse una delle migliori Croce rossa volontarie di cui il mondo possa disporre.
      Ma ci dicono sempre: «Ma voi siete legati al potere politico che cambia i commissari, che fa questo e fa quest'altro». Abbiamo con fatica, l'anno scorso, modificato, provveduto al riordino della Croce rossa e vediamo adesso questo riordino faticare. È su questo che dovremmo andare a portare la nostra attenzione, su quello che è stato fatto per riformare questo Paese e che è sempre molto difficile, perché evidentemente riformare va a toccare interessi precostituiti.
      La stessa cosa – ma ormai è l'ennesima vicenda – in materia di gioco d'azzardo: vi è sempre alla fine di qualche provvedimento più o meno importante una manina che interviene. L'abbiamo stoppata ancora una volta, ma questo dà il segno di come dei percorsi avviati sia sempre difficile portarli avanti, e ci voglia vigilanza da parte di tutti.
      Oppure, quando troviamo disposizioni che consentono la creazione di strutture di supporto ad organi straordinari o ad organi ordinari, apparati amministrativi di supporto esterno, quando noi abbiamo in quegli apparati certamente un ceto dirigenziale, sovente ben incentivato e retribuito, che non si capisce per quale ragione non sia chiamato a responsabilizzarsi in ordine a percorsi innovativi e a percorsi di buona amministrazione. Facciamo prima questo tipo di controlli, poi si potrà pensare a normative di supporto e di aiuto esterno. E anche su questo, mi permetto di anticipare che noi avremo un'attenzione particolare in ordine ad alcuni emendamenti soppressivi.
      Vi è però, signora Presidente, intervento e intervento. Io non credo di poter lasciare senza commento un passaggio dell'intervento del rappresentante della Lega Nord quando, con riferimento ai comuni dissestati, diceva: «Ecco, quelli che hanno fatto male vengono premiati». Non è così, signora Presidente ! Non è questo il modo in cui leggere le norme in questione.
      Le norme in questione sono norme che aiutano i comuni andati in dissesto, per le cause più varie, che magari hanno rinnovato l'amministrazione che non aveva colpa di quel dissesto, e che vogliono iniziare comportamenti virtuosi, a poterlo fare senza andare a finire nei meandri di un crogiuolo di norme spesso contraddittorie. Se io non do ai comuni virtuosi la possibilità di riscattarsi, anzi paradossalmente li condanno a immolarsi alla loro antica non virtuosità, non faccio una buona cosa.
      Allora, io non posso andare a fare disposizioni che salvino chi ha mal fatto, ma devo fare disposizioni che aiutino chi, avendo capito dove stanno i suoi problemi, vuole uscire e vuole davvero razionalizzare, riequilibrare, vuole riqualificare e riorganizzare i servizi. E io devo dare questa possibilità.
      Qual è il limite, signora Presidente, di queste norme ? Che sono ancora una volta spot, sono norme puntuali, vanno a chiudere un buco. Non sono un riordino complessivo delle norme sul dissesto finanziario degli enti locali, necessario, a maggior ragione, dopo che, nello scorso anno, il nostro ordinamento ha introdotto norme sul pre-dissesto. Come si fa a non mettere insieme le norme sul pre-dissesto e le norme sul dissesto ? Se non le metto insieme, finisco paradossalmente per creare delle contraddizioni interne alla norma.
      Concludo, signora Presidente, mi veniva in mente, mentre preparavo questi pochi appunti, la definizione che Alessandro Manzoni dà del romanzo storico: un componimento misto di storia e di invenzione. Pag. 24Ecco, colleghi, signora Presidente, qui dentro, in questo decreto-legge, come arricchito – ma è un eufemismo – nella discussione parlamentare, c’è un po’ di tutto. C’è molta storia, c’è molta storia buona del nostro Paese, molti territori che cercano di riemergere, cercano di fare la propria parte in un Paese che vuole rialzare la testa. Ma qua e là c’è anche molta invenzione, molta estemporaneità, molti provvedimenti di cui non è chiaro il loro ricondursi a sistema.
      Ecco, noi come Scelta Civica, mentre diamo il nostro plauso a tutta la buona storia di cui è intessuto anche questo provvedimento, del quale pure abbiamo censurato i limiti tecnici e di inquadramento al sistema, vogliamo prendere le distanze in modo netto da tutto quanto è invenzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

      STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, la discussione che si sta portando avanti, definita anche – come detto da alcuni illustri colleghi, che hanno già discusso – un ipotetico ostruzionismo della Lega, è realistica, perché non abbiamo intenzione di fare, come è stato definito da altri, un «costruzionismo». Qua c’è da distruggere il provvedimento in esame perché è una nefandezza.
      È stato definito un «decreto omnibus», dove venivano inserite varie marchette – perché dobbiamo essere realisti e dire quello che sta avvenendo –, ma noi non dovremmo definirlo «omnibus» o un decreto «unicum», ma un decreto «diabolicum», perché si sta ripartendo l'ennesimo regalino al sud, per cosa ? Sicuramente per Roma capitale e tante altre città del sud, perché ben poco si sta dando al nord da decenni, anche se abbiamo governato noi come Lega, abbiamo incominciato una stagione, con il PdL, con l'allora Forza Italia, di aiuti a città come Roma, e non solo. Ma indiscutibilmente non si può dire che erano provvedimenti della Lega. Erano provvedimenti di coalizione dove la Lega per diritto di cronaca li ha sostenuti. Li ha sostenuti perché erano comprensivi in un disegno più globale, un disegno politico.
      Sulla conversione in legge in esame – riprendendo le parole dell'illustrissimo collega, di cui mi onoro dell'amicizia, Stefano Borghesi –, sul decreto nel suo complesso, dobbiamo dire che è davvero un cattivo esempio di esercizio del potere di decretazione del Governo. Un puzzle di fine....
      Presidente, mi scusi....

      PRESIDENTE. Sì, ha due colleghi veramente indisciplinati. Per favore !

      STEFANO ALLASIA. Ho diritto e spero che mi venga tolto dal tempo generale...

      PRESIDENTE. Sì, sì. Però dica loro anche di smettere.

      STEFANO ALLASIA. Ma non sono io il maestro, è lei la cattiva maestra, mica io.

      PRESIDENTE. Lo faccio io. Onorevole Prataviera, onorevole Buonanno non disturbate il collega Allasia.

      STEFANO ALLASIA. Sono del mio gruppo perciò io ci devo anche convivere con loro.

      PRESIDENTE. Vada avanti. Lo so, la vita è difficile. Prego, continui deputato Allasia.

      STEFANO ALLASIA. Un puzzle di fine anno che mette varie e costose pezze a tutti i buchi o alle voragini prodotte irresponsabilmente da amministrazioni di vario livello, dai comuni alle regioni, alle agenzie fiscali e alle società strumentali di Ministeri.
      Questo è il decreto «salva dissesti», che copre con fondi della collettività i comportamenti dissennati di pochi, ma allo stesso tempo continua a permettere a zone del Paese di perpetrare condotte irresponsabili, mentre il resto del Paese e dell'Europa Pag. 25si rende conto che la situazione economica e sociale generale impone un totale cambio di mentalità.
      Questo provvedimento, oltre che dannoso per i conti pubblici, è profondamente immorale.
      Nulla è cambiato in questo Paese, nonostante il crollo del PIL – e del sistema tecnologico della Camera, sento – dell'occupazione, della speranza del futuro, nonostante i suicidi e le tragedie della povertà.
      Nulla è cambiato in quella parte di Paese che si ritiene in diritto di sperperare fondi destinati ai servizi pubblici, che ha «consuetudine» con grandi portatori di interessi, più o meno legittimi, ma certamente molto privati, per assecondare i quali è disposto, senza grandi scrupoli, a penalizzare gli amministratori onesti, che hanno a cuore il bene dei propri amministrati.
      Questo è il decreto del cattivo esempio, un decreto per salvare il bilancio di una capitale che non è la guida del Paese, il punto di riferimento delle altre amministrazioni, ma che si è data uno status di capitale – definito per legge – interpretando quel titolo come diritto all'impunità e all'egoismo nei confronti del resto del Paese.
      Una capitale è un emblema, è un biglietto da visita, è la prima immagine di un Paese nel mondo.
      Questo impone dei doveri e delle responsabilità di cui gli amministratori della capitale non si curano affatto.
      Per tutti, di qualunque colore politico, amministrare la capitale ha sempre significato semplicemente alzare la voce e batter cassa allo Stato per sanare i propri debiti, anziché metter mano all'organizzazione ed alla razionalizzazione del bilancio, come fanno tanti altri comuni nel nord, anche a costo di aumentare gli oneri fiscali per i propri residenti, cui spetta, in una realtà democratica, di giudicare con il voto i propri amministratori.
      Il Governo, negli ultimi 5 anni, è già stato costretto a ripianare i debiti del comune di Roma per 12 miliardi. Dodici miliardi è una cifra enorme, sono due o tre finanziarie e tutti sappiamo che non è finita qui e che la voragine capitolina fagociterà altri fiumi di denaro.
      Un debito del genere è al di fuori di qualunque congiuntura sfavorevole e di qualunque esigenza straordinaria, è un debito generato con colpa ed incapacità, senza porsi alcun freno.
      È un debito di cui gli amministratori romani hanno una responsabilità grave ed evidente, eppure nessuno viene chiamato a rispondere. Il succedersi di amministrazioni diverse, che scaricano le colpe sulle amministrazioni che le hanno precedute, diventa così la panacea assolutoria per tutti. Perché nessuno viene chiamato a rispondere di questa ammanchi ?
      Con quale faccia, mano a mano che si insediano personaggi nuovi, fanno spallucce sul debito pregresso e chiedono nuovi finanziamenti ? Nuovi finanziamenti per coprire i debiti delle partecipate, nuovi finanziamenti per i rifiuti, nuovi finanziamenti per la raccolta differenziata. Mi sa dire quanti altri comuni bussano al Ministero dell'economia per organizzare la propria raccolta differenziata ?
      Quello che, tuttavia, riesce ancora a stupire è la spudoratezza con cui senatori in carica, che sono allo stesso tempo ex assessori di un comune che ha prodotto un simile sfacelo di bilancio, impongono con propri emendamenti che, a fronte di un impegno del bilancio dello Stato per coprire i debiti di Roma, nessun aggravio di addizionale IRPEF possa essere chiesto ai cittadini. Non ci si nasconda dietro la pressione fiscale: i cittadini devono rendersi conto della cattiva gestione dei propri amministratori e poter con il proprio voto punire la loro condotta.
      Naturalmente, il cattivo esempio della capitale è prontamente emulato da altri territori, che peraltro continuano a citare ripetutamente in quest'Aula.
      Non è accanimento il nostro, ma l'obbligo derivante dal fatto che in tutti i provvedimenti che esaminiamo ci sono fondi eccezionali, regalie, sempre per gli stessi territori. Va da sé che ciò, in un Pag. 26bilancio magro e pieno di paletti comunitari e nazionali, può avvenire solo a discapito di altri.
      È il caso della Calabria, alle prese da anni con l'assoluta incapacità di gestire, come fanno le altre regioni, se pur con gravi difficoltà, il proprio trasporto pubblico locale, un servizio importante ed essenziale per i cittadini. Il decreto-legge in esame autorizza la regione ad usare ulteriori 20 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2007 al 2013.
      Non trovo, invece, alcun riferimento, nel decreto-legge, all'assoluta necessità di applicare al più presto, anche nel TPL, i costi standard per evitare che i costi di servizio siano del tutto incongruenti con la qualità del servizio reso e affinché tutte le regioni gestiscano i servizi in maniera efficiente a parità di condizioni.
      La gestione del trasporto regionale ferroviario della Campania è, invece, già commissariata, ma con questo decreto-legge si è voluto precisare che il commissario ad acta deve avere una struttura di supporto e che lui e la sua struttura devono essere spesati e remunerati, il che, se è stato stabilito con decreto-legge di fine anno, deve essere davvero la decisione più necessaria ed urgente che si possa assumere per risolvere il problema della gestione del trasporto ferroviario della Campania, invece di risolvere un problema che avete creato voi come gli esodati.
      La cattiva prassi di attribuire benefici e favori a discapito di altri e in barba all'austerità richiesta al resto del Paese, a una parte Paese, a quella del nord, a quella produttiva, prosegue a tutti i livelli. Le agenzie fiscali hanno ritenuto di attribuirsi avanzamenti di livello e del relativo inquadramento economico in base ad un'autonomia di definizione delle mansioni svolte dai dipendenti. Certo, questo piacerebbe a tutti e ovunque ci sono persone che svolgono egregiamente il proprio lavoro, ma solo le agenzie fiscali si permettono avanzamenti di carriera perché i loro stipendi sono a carico della collettività.
      E, ancora, vengono elargiti 13 milioni di euro alla società strumentale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Italia Lavoro Spa, per i costi generati di struttura, una struttura elefantiaca, se questo è il costo annuale. Si tratta di 13 milioni di euro sottratti al Fondo sociale per l'occupazione che dovrebbe servire per promuovere politiche dell'occupazione e non occupare e pagare stipendi di uno dei tanti carrozzoni di questo sistema istituzionale.
      Vedendo questo susseguirsi di disposizioni mirate, posso immaginare come al Senato la relatrice abbia potuto ritenersi autorizzata ad inserire, a sua volta, tutta una serie di regalie a questo o a quel comune, tutti rigorosamente del centro e del sud Italia, piccole e tante vituperate mancette certamente salutate con gioia dai destinatari.
      Ma gli altri comuni del Paese non hanno forse scuole da ristrutturare ? Le altre regioni del Paese non hanno subìto i danni da calamità ? Gli altri municipi del Paese non hanno bisogno di restauri ? Non esiste in questa classe politica e di Governo la lungimiranza minima di capire che, se si continua a buttare soldi qua e là, senza una visione complessiva, non si risolvono i problemi e, anzi, si aumentano le disparità e si distrugge la coesione sociale ? No, anzi, la corsa alle marchette vi ha accecato, tanto che la gara tra Camera e Senato a chi ne inseriva di più nel decreto-legge «salva Roma» o nella legge di stabilità ha prodotto il risultato che, in alcuni casi, le marchette sono uscite doppie, come per il SIN di Brindisi che ha ottenuto 25 milioni di euro in questo decreto-legge ed altrettanti nella stabilità. Forse, un emendamento doppio presentato per errore o per il «non si sa mai».
      In altri casi, si è giocato di sponda. Complimenti ! Mentre nella legge di stabilità si stanziava un milione di euro per il teatro San Carlo di Napoli, in questo decreto-legge si prevedevano deroghe al tetto massimo dei suoi consiglieri di amministrazione. Ma alcuni capitoli dell'iter di questo provvedimento credo sinceramente Pag. 27che resteranno negli annali delle mostruosità peggiori che si siano viste in questo Parlamento.
      Vergognoso il fallito giochetto della rescissione di locazioni onerose di immobili da parte delle pubbliche amministrazioni, ma non posso esimermi da definire criminale la norma che era stata introdotta al Senato sulle slot-machine e sulla quale il Governo ha fatto marcia indietro non per una crisi di coscienza ma solo per lo scandalo sollevato da questo dispositivo nell'opinione pubblica. Minacciare penalizzazioni finanziarie per i comuni e le regioni, che si trovano da soli in prima linea nell'affrontare il devastante problema delle ludopatie, è vergognoso. Inaccettabile è l'inversione dei canoni di bene e di male. E, alla fine, lo Stato è «liquefatto» nelle mani dei grandi interessi lobbistici disposti a calpestare l'essere umano.
      C’è da vergognarsi. Non c’è altro da dire se con citare l'articolo di un giornale nazionale Libero – sicuramente non posso prendermi l'onere di leggere un ottimo quotidiano come la Padania, che saluto e ringrazio e rivolgo l'augurio di Buon Natale alla direttrice del giornale che sta cercando di seguire costantemente e in modo impeccabile il lavoro politico del nostro Paese, del Nord e del Sud – in cui si citano proprio i 16 miliardi di buco del comune di Roma e proprio nell'articolo viene citato pesantemente l'ammanco di quasi 22 miliardi di euro.
      Cito l'articolo perché è stato eseguito in maniera ineccepibile, anche se non è leghista dobbiamo essere coscienti della bontà, così come del buon lavoro che stanno svolgendo i sottosegretari che sono onnipresenti, alle volte, noi della Lega, ci domandiamo, perché conosciamo il lavoro che state svolgendo, se venite indennizzati maggiormente rispetto ad altri perché i vostri Ministri non li vediamo quasi mai, soprattutto lei sottosegretario, Amici, il suo Ministro.
      Cito: «Il pronto soccorso del Premier Enrico Letta è andato a vuoto: i conti del comune di Roma continuano ad essere in bilico. In veste di rianimatore il Governo ha provato a dare un aiutino al sindaco Ignazio Marino» – per quelli che non lo conoscono, è del PD – «mostrando il semaforo verde per alzare l'aliquota dell'addizionale Irpef dallo 0,9 all'1,2 per cento. Un toppa al buco dei conti di quest'anno che avrebbe consentito al medico democratico di andare avanti. Adesso, invece rischia grosso perché al fotofinish, durante la discussione al Senato del decreto-legge salva-Roma, la stangata Irpef è stata evitata».
      L'articolo è di ieri, 21 dicembre. Lo stop è arrivato giovedì sera. Marino a questo punto è in seria difficoltà: deve trovarsi rapidamente circa 135-150 milioni di euro per mettere in regola il bilancio del 2013, cosa che stanno cercando di fare tutti i comuni del Paese e dire che non ha il problema pregresso, anche se quella zavorra sulla capitale resta.
      Stiamo parlando di oltre 16 miliardi di euro: una montagna di quattrini che si è accumulata nel tempo, negli ultimi 15-20 anni, e sfido chiunque a dire che è colpa della Lega anche perché, mi sembra, la Lega non mi pare abbia mai vinto le elezioni a Roma, forse si è presentata ma non le ha mai vinte. Faccio riferimento a periodi in cui le giunte erano di sinistra: Francesco Rutelli e Valter Veltroni che ricordo, a memoria storica, erano e sono del PD, con l'eccezione della parentesi di Gianni Alemanno tra il 2008 e il 2013.
      Alle volte le parentesi storiche sono quelle più dannose però queste sono altre considerazioni personali, e che continua a creare più di un grattacapo a Massimo Varazzani. È stato l'ex direttore generale della Cassa depositi e prestiti che, dal 2008, governa la bad company del bilancio di Roma, ad alzare il velo sui numeri: 22,4 miliardi di debito lordo; 5,7 miliardi di crediti e 16,7 miliardi di debito effettivo. Parliamo di miliardi, rileva la relazione firmata da Varazzani e presentata in Parlamento.
      Il sindaco, come accennato, non se ne è mai occupato e non se ne occuperà mai: Irpef o no, il bilancio del Campidoglio continua a fare acqua. Anche se trattasse trasferimenti da parte dello Stato, le entrate non mancherebbero, anzi. Il budget Pag. 28preventivato per il 2013 è stato approvato solo pochi giorni fa, tra polemiche e lotte intestine al Partito Democratico, che hanno a più riprese minacciato il cammino della giunta. Del resto, i conti non tornavano e, quando si tratta di soldi, gli stracci, alla fine, volano sempre; e i soldi in questione non erano nemmeno pochi: all'appello mancavano circa 867 milioni di euro. La soluzione, alla fine, è stata trovata: una fetta del deficit 2013 verrà trasferita alla bad company di Varazzani, una parte era stata coperta dalla stangata Irpef. Ora, serve un piano «B» d'emergenza per uscire da questa impasse e le proteste in Campidoglio sono delle opposizioni.
      Dal balzello, che è stato applicato all'imposta sui redditi delle persone fisiche, limitando l'analisi solo agli ultimi sei anni, nelle casse di Roma sono arrivati oltre 2 miliardi. L'aumento dell'aliquota varato da Letta e, poi, azzerato a Palazzo Madama, avrebbe dovuto portare il gettito del 2013 a 556 milioni, a fronte dei 418 milioni nel 2012. Nel 2008, prima che l'aliquota si muovesse dalla soglia base dello 0,5 per cento, l'incasso era assai più basso, cioè 221 milioni. Quei 2 miliardi di addizionale Irpef fanno parte di un gettito tributario più ampio, che vale sempre nei sei anni sotto la lente: 9,1 miliardi solo nei dodici mesi in corso. I cittadini e le imprese di Roma hanno versato 2,6 miliardi di tasse, e non è tutto.
      Tra il 2008 e il 2013, Roma ha potuto contare complessivamente su 6,6 miliardi di cosiddetti trasferimenti dello Stato, denaro che arriva grazie agli assegni che, periodicamente, si staccano principalmente dal Viminale; certo, questi stanziamenti sono stati progressivamente tagliati dal Governo, ragion per cui Marino – del PD –, in compagnia degli altri sindaci d'Italia, batte spesso i pugni sul tavolo. I negoziati con Letta, nonostante la coalizione in casa PD, si traducono in una débacle. È il caso della proposta targata Marino, volta ad intervenire sul costo del lavoro con 4 mila prepensionamenti; una manovra che richiederebbe un decreto del Governo con una deroga alla riforma Monti-Fornero. Ma da Letta è arrivato un «no» categorico: i prepensionamenti – 2.700 nelle società municipalizzate e 1.300 nelle amministrazioni comunali – avrebbero consentito di risparmiare 360 e 200 milioni; alternative, per pareggiare i conti non ci sono. E, con la finanza creativa, passata di moda, la bancarotta è sempre meno un classico esempio da manuale. Questo è un articolo di Libero in cui vengono citati tutti i bilanci di spesa degli ultimi cinque anni, in cui la somma globale è miliardaria.
      A nostro avviso, è da ritenere inutile questo provvedimento, perché oltre a dare un contributo per cercare di appannare momentaneamente il problema, si cerca, indubbiamente, di portare avanti il comune di Roma con il dissesto in corso, senza istradarlo sulla retta via.
      Oltre a questo – il decreto in esame non è solo, come è stato definito da tanti, un «decreto omnibus», ma io posso definirlo un decreto «diabolicum», come ho già detto in precedenza – , c’è la necessità di far capire ai cittadini che cosa si sta facendo, sicuramente con un'azione violenta come quella che stiamo facendo, cercando di portare avanti la discussione in giornate particolari come questa, essendo oggi il 22 dicembre. Fra qualche giorno, si festeggerà il santo Natale e si spera che esso possa un santo Natale: al riguardo, rivolgo un augurio, che deve essere unanime e caloroso, verso tutti, indubbiamente, per chi sta lavorando qui con noi... che in Aula mi sembra che l'interesse non sia proprio così plateale.
      Vedo anche il sottosegretario Giorgetti, qua davanti a me, di Verona, che saluto – Alberto Giorgetti, tra i due noi abbiamo quello buono – e sicuramente il sottosegretario Baretta che anche lui costantemente è presente, bisogna riconoscergli un premio produttività, perché se dovessimo contare le ore che fanno qua i tre sottosegretari Baretta, Amici, Giorgetti, sicuramente sarebbe una cosa molto positiva per il Paese perché stanno cercando di lavorare. Dovreste tirare maggiormente le orecchie ai vostri Ministri perché li vediamo un po’ latitanti, forse sono a fare Pag. 29spese natalizie, ma questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)....

      PRESIDENTE. Stia al tema, deputato Allasia.

      STEFANO ALLASIA. Siamo sul tema, sarebbe da capire dove sono, poi, valuteremo successivamente negli interventi. Abbiamo giornate davanti a noi di discussione perciò possiamo tranquillamente valutare la cosa.
      Come stavo dicendo, scusi se ho perso un attimo il filo del discorso, ma tanto si riprende velocemente, qualsiasi cosa si apra, nel fascicolo del decreto-legge, si vede che è una porcata immane, una dietro l'altra. Tuttavia, citando alcuni finanziamenti, alcune marchette che siete andati a finanziare esclusivamente al Sud, posso citare quella della Campania, della Calabria, come è stato già detto, su Roma capitale, senza aumentare le tasse ai cittadini romani. Indubbiamente, anche noi come cittadini di questo Paese, essendo ancora oggi, 21 dicembre 2013, un Paese unico – non c’è stata ancora nessun tipo di secessione o indipendenza da parte del Nord – dovremmo essere gente che paga un po’ meno le tasse rispetto agli altri, ma così non avete voluto e ve ne assumete le responsabilità politiche.
      Sulle marchette ricordo un contributo straordinario di un milione di euro al comune di Marsciano per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici inagibili presenti nel territorio del medesimo comune colpito dal sisma del 15 dicembre 2009; e qui mi sembra che nel frattempo ci siano stati altri sismi anche al Nord, in Piemonte, in Lombardia, in Veneto, in Emilia, purtroppo il territorio in cui viviamo è quello che è e dobbiamo darci una mano tutti, però mi sembra che il Governo stia dando una mano normalmente più a una parte del Paese rispetto all'altra. Come sta cercando, questo Governo, con questo decreto-legge, di assegnare un aiuto straordinario – perché così cita il provvedimento – un’una tantum di un milione di euro per il restauro e la messa a norma del palazzo municipale. In questo caso non del comune di Roma o del comune di Torino, di cui mi onoro di essere un cittadino, non proprie esemplare, ma comunque un cittadino, ma del comune di Sciacca. Nel comune di Menfi invece il contributo straordinario pari a 0,5 milioni di euro è per il restauro della torre anticorsara di Porto Palo ed il consolidamento del costone franoso.
      Ci fosse stata la volontà da parte di questo Governo e di questa maggioranza di fare una mappatura reale delle tante centinaia, per non dire migliaia, di torri anticorsare che esistono nel nostro Paese, sarebbe stato possibile fare una valutazione più complessiva e sicuramente ci sarebbe stata anche la possibilità da parte della Lega di un aiuto in questo senso al Governo.
      Non bevo in servizio...Come nel comune di Menfi anche in altre città del Nord ci sono torri anticorsare. Nel comune di Frosinone il contributo straordinario di un milione di euro per la ricostruzione del viadotto Biondi e la messa in sicurezza delle aree urbane interessate dalle frane verificatisi nel mese di marzo 2013, e l'edificio sede della prefettura. Questo indiscutibilmente è un vanto per il Governo, perché effettuare dei finanziamenti straordinari per eventi che sono avvenuti qualche mese fa, nel marzo 2013, è esemplare, perché mi sembra che tanti comuni del nostro Paese, dell'Italia, stiano aspettando da decenni.
      E laddove ci sia stata la possibilità, con forze anche decise dei nostri amministratori locali di mettersi con impegno diretto ad «autocostruire», come è successo nel cuneese, in provincia di Cuneo, in Piemonte, il Governo ha danneggiato, cercando alle volte anche di ostacolare queste opere autonome senza aiuti di Stato. Vi sono 3 milioni di euro alla provincia di Pescara per il finanziamento di interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguente agli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito il territorio della medesima provincia nel mese di dicembre 2013. Anche a questo va un plauso, però ricordo che centinaia di comuni stanno Pag. 30ancora aspettando finanziamenti per le alluvioni di anni pregressi, non di qualche mese fa.
      Poi, sui 25 milioni di euro al SIN di Brindisi, abbiamo già relazionato, così come sui 2 milioni di euro ad Assisi, al fine di superare la situazione di crisi derivante dal mancato completamento dei lavori di sistemazione idrogeologica dei versamenti di frana. Ovviamente, è una città a noi tutti cara che deve essere tutelata perché patrimonio dell'umanità, come anche la città di Roma, ma non capiamo perché si devono dare soldi, miliardi, alla città di Roma o al comune di Assisi e non a tanti altri comuni che stanno aspettando da decenni. Poi, lo stipendio al commissario straordinario del SIN di Crotone parla da sé, per non parlare degli enti dissestati che andate ad aiutare. Io mi accingo a concludere, perché voglio lasciare spazio ad altri interventi.

      PRESIDENTE. Concluda.

      STEFANO ALLASIA. Ho finito il tempo. Porto solo un augurio a tutti i presenti in Aula, che hanno avuto il piacere di ascoltarmi nella mia illustrazione. Faccio gli auguri anche a chi ci sta ascoltando alla radio, su Radio Padania Libera, che stanno cercando di capire cosa sta facendo questo Governo contro i loro interessi. Faccio gli auguri a tutti i ladroni che voteranno questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Onorevole Allasia, lei aveva terminato il suo tempo, però richiamo lei, per richiamare quelli che interverranno dopo di lei, a tenere all'inizio, durante e anche alla fine dell'intervento un linguaggio consono al Regolamento e all'Aula.

      NICOLA MOLTENI. Non può fare un richiamo preventivo.

      PRESIDENTE. Faccio un richiamo preventivo perché vale per tutti, mica vale solo per quelli del vostro gruppo. State attenti.
      È iscritto a parlare il deputato Vignaroli. Ne ha facoltà.

      STEFANO VIGNAROLI. Signor Presidente, volevo parlare del comma 9, in particolare del finanziamento per la raccolta differenziata a Roma, che di per sé va bene, però qualche domanda me la pongo. Innanzitutto non so se il Governo sa che il patto per Roma, che, di fatto, imponeva la raccolta differenziata al 65 per cento entro il 2016, era già in deroga al Testo unico ambientale, che imponeva tale percentuale già ad oggi, però si sa che le leggi sono scritte per non essere rispettate. Zingaretti, giorni fa, ha mostrato le nuove linee guida del piano regionale – e lui è uno dei responsabili di questa situazione emergenziale a Roma, in quanto era anche presidente della provincia – e ha dichiarato che nel 2020 si raggiungerà il 65 per cento. Quindi, perché c’è questa difficoltà di puntare alla raccolta differenziata ? Quindi mi domando: questi soldi andranno veramente per la raccolta differenziata ? Qualche domanda me la pongo perché innanzitutto c’è un monopolista dei rifiuti che punta su discariche e inceneritori e già nel piano regionale si vuole spingere per aprire altre due linee, sempre a Malagrotta, dello stesso imprenditore, e sempre nella Valle Galeria, che è già disastrata. Una linea che doveva essere già attiva, ma che non funziona e non si sa se mai funzionerà, per la quale si sono già spesi diversi soldi; anche il GSE e con un accesso agli atti che abbiamo fatto noi del MoVimento 5 Stelle, abbiamo visto che la situazione è compromessa. È compromessa perché la tecnologia è sperimentale e ci sono dei diritti della Thermoselect che ne ha costruite altre in Germania che sono fallite.
      Sono fallite le imprese, si sono licenziati i lavoratori, quindi non si riesce a farlo partire e nonostante questo si vuole investire nuovamente in altre due linee che sono praticamente identiche. Poi non si parla ovviamente di impianti di riciclo, la raccolta differenziata non è sinonimo di riciclo per cui già questo è un grosso Pag. 31difetto di questo piano, ecco perché poi questi investimenti sulla raccolta differenziata spesso sono a perdere perché poi non c’è un mercato del riciclo che recuperi e guadagni dei soldi su questi investimenti.
      Si parla, inoltre, di nuove volumetrie cioè di ampliamenti di discarica, si parla sempre della discarica di Malagrotta, di un allargamento a Cupinoro, insomma in tutto il Lazio aleggia questo problema dei siti. Non solo, l'Europa ci dice che entro il 2020, data entro la quale noi diciamo di raggiungere un 65 per cento di raccolta differenziata – non si sa come – non dobbiamo più bruciare rifiuti differenziabili e compostabili.
      Quindi qualche domanda me la pongo. Già quindi se nei piani non si arriva alla totale differenziazione del rifiuto, siccome noi spesso gli obiettivi che ci poniamo non li rispettiamo mai di certo noi nel 2020 non potremo rispettare nemmeno questa direttiva europea.
      Poi mi faccio delle domande: questi soldi innanzitutto sono dei soldi pubblici e in teoria, secondo sempre un principio europeo del «chi inquina paga», dovrebbe essere chi inquina a pagare; e chi è che inquina ? Anche i produttori di imballaggi, solo che il CONAI, che raccoglie i soldi di questi produttori, si vanta anche di far pagare bassi contributi, i più bassi d'Europa insieme alla Bulgaria, e riversa ai comuni una cifra molto piccola di questi introiti che prende, circa il 30 per cento (mentre in Francia per esempio è più dell'80 per cento). Per cui i comuni sono sempre in difficoltà sia come bilancio che come risorse per effettuare la raccolta differenziata. Quindi invece dovrebbero essere anche i produttori di rifiuti a pagare e invece pagano sempre i cittadini.
      Faccio un esempio: nel Testo unico ambientale c’è il 178-bis che invita il Governo a emanare dei decreti per far pagare i produttori dei rifiuti; cioè se io produco dei rifiuti inutili, dei prodotti che magari vanno subito nella discarica, giustamente devo pagare una tassa, altrimenti non ho nessuno stimolo a produrre meno rifiuti. Bene, il Testo unico ambientale è stato approvato nel 2006 e il Governo ancora non ha fatto nemmeno un decreto al riguardo, quindi qui si vede come c’è la forza e la volontà di cambiare strada.
      Non solo, l'Europa ci impone anche un piano di riduzione dei rifiuti e fino adesso è stato fatto soltanto un piano molto generico e superficiale senza nemmeno un investimento, per cui non serve fare la raccolta differenziata se mancano gli impianti di riciclo e soprattutto, e l'Europa ci impone una certa gerarchia, l'incenerimento e la discarica sono soltanto l'ultimo stadio, bisogna ridurre i rifiuti e riciclare e quindi fare la raccolta differenziata.
      Per cui a Roma nulla di questo è stato fatto e quindi tutti i territori sono allarmati da trent'anni di mala gestione politica che stiamo pagando sempre noi cittadini e quindi la fine dell'emergenza ancora è lontana perché non si può sperare di mandare i rifiuti fuori pagando delle cifre enormi all'infinito. Ecco perché probabilmente presto verranno nuovi inceneritori e nuove discariche, ecco perché si punterà soprattutto alla discarica.
      Infatti il commissario dell'emergenza rifiuti, il dottor Goffredo Sottile, è stato pagato semplicemente per non fare nulla. Perché ? Praticamente ha indicato un solo sito, situato sopra una falda acquifera, sempre dello stesso monopolista proprietario della discarica di Malagrotta, a fianco della discarica di Malagrotta, senza la regolare VIA e quindi con tutte le procedure che sono bypassate da questo commissariamento e ha autorizzato un tritovagliatore. Ora, io mi sono incontrato diverse volte con il ministro, ho fatto presente che l'Europa non considera il tritovagliatore come un pretrattamento dei rifiuti, tanto è vero che il 6 agosto il ministro ha fatto una circolare in cui diceva che la tritovagliatura del rifiuto non è un pretrattamento, pure smentendo di fatto il suo commissario, perché che l'ha nominato lui.
      Quindi meno male che adesso se ne è reso conto, che questa situazione è insostenibile: tanto è vero che dal 7 gennaio non verrà rinnovato il commissario.
      Adesso la palla spetta alla regione, che è competente per il piano rifiuti. Visti però Pag. 32i precedenti e vista la situazione, siamo molto preoccupati; e noi vigileremo affinché questi soldi vadano nella giusta direzione, affinché si cambi direzione. Finché tutti questi attori, che sono sempre gli stessi, che stanno sempre lì e occupano le stesse poltrone, non se ne andranno a casa, noi vigileremo affinché si cambi direzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimiliano Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, in questo mio intervento vorrei prima fare un passaggio su come si sono svolti i lavori di questo decreto-legge. Abbiamo avuto modo di parlare in diversi incontri, nella Commissione, nell'Ufficio di Presidenza; e come opposizione faccio presente in particolar modo ai gruppi di maggioranza, che sono convinto essere sensibili anche alle istanze dell'opposizione, essendo stati nella scorsa legislatura, per un buon lasso di tempo, opposizione loro stessi. E vi domando se è accettabile che, per problemi esclusivamente interni alla maggioranza, si chieda e si voglia fare approvare questo decreto-legge nel giro di meno di ventiquattr'ore.
      Ricordo che è arrivato l'altro ieri, trasmesso dal Senato, alle 21,40, ed è dovuto appena andare al vaglio della Commissione bilancio, ovvero la Commissione referente, mentre oltretutto l'Aula stava analizzando un altro provvedimento. Questo ritardo ovviamente è stato anche conseguenza di una legge di stabilità, che abbiamo votato due giorni fa (anzi ieri il voto finale sul bilancio, l'altro ieri sulla legge di stabilità stessa), la quale, sempre per problemi interni alla maggioranza, è stata all'interno della Commissione per molti giorni, sopra qualsiasi tipo di previsione, ma sempre per contrasti interni alla maggioranza.
      E poi, Presidente, se mi permette una piccola parentesi, se questi contrasti fossero stati per grandi norme di principio importanti, che potevano cambiare le sorti del Paese, a quel punto avremmo anche potuto condividere la battaglia magari di qualche esponente di maggioranza. Ma la cosa grave è che per la maggior maggior parte di questi grandi lotte intestine al PD, il problema era a quale microintervento settoriale di quale territorio, ovviamente quasi esclusivamente del Sud, bisognava dare la mancia al fine di garantirsi un pacchetto di voti.
      Ebbene, questa confusione della legge di stabilità si ripercuote direttamente sul decreto-legge che oggi stiamo analizzando. Un decreto-legge che ha moltissime criticità: criticità che sono date un po’ dall'impianto originario della norma, ma principalmente da altri interventi microsettoriali... Presidente, non le chiamo «marchette», perché mi hanno detto che è un termine non elegante.

      PRESIDENTE. Grazie.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. A lei. Però, che all'interno dell'esame del Senato sono state inserite. Prima fra tutte, ricordo, era presente la cosiddetta norma sulle slot, che andava a penalizzare quegli enti locali che cercavano, giustamente, di impedire l'insediamento di nuove sale giochi nel loro territorio. Una norma introdotta dal Senato, una norma votata dalla maggioranza, una norma sulla quale noi ci siamo battuti in modo fortissimo già nelle aule dell'altro ramo del Parlamento...

      PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fedriga: i colleghi dovrebbero parlare un po’ più sottovoce. Grazie. Prego.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. La ringrazio, Presidente. Una norma, le dicevo, che già nell'altro ramo del Parlamento ci siamo battuti in modo fortissimo per bloccare; dopodiché è sembrato particolarmente singolare che colui il quale è il responsabile del partito che ha votato quella norma si erga ad eroe per l'eliminazione di quella norma: ovvero il segretario del Partito Democratico Renzi.
      Allora sono due cose: o dica che lui è un segretario – lo può dire pubblicamente Pag. 33– «fantoccio», con i gruppi parlamentari che non rispondono al suo volere, oppure, seconda ipotesi, da segretario del principale partito di maggioranza non conosce le norme che Senato e Camera votano; oppure, terza ipotesi: sta bluffando spudoratamente. Non esistono altre strade: o non è competente, o è falso, o non è il vero segretario, perché i gruppi non gli rispondono. Non esistono altre strade, Presidente, quindi siamo stufi anche di mezzi di informazione molto affini al segretario Renzi, tanto affini che, nella legge di stabilità gli si regalano 22 milioni di euro, togliendoli dagli oneri di urbanizzazione – e sto parlando del gruppo di De Benedetti – che fanno passare coloro che hanno messo la norma, come gli eroi che la tolgono.
      Sembra veramente ridicolo, e in un Paese normale tutti gli riderebbero in faccia. Invece, alcuni grandi mezzi di informazione e importanti mezzi di informazione titolano: «Renzi contro la norma», ma Renzi è il segretario del partito che ha votato la norma.
      Ma non solo, questo provvedimento non si limitava solamente a questa vergogna, che fortunatamente è stata tolta anche grazie a pressioni del nostro gruppo e di altri gruppi, nella Commissione referente, ma ce ne sono moltissime altre. Non è che togliendo la norma sulle slot machine si risolve il problema del decreto. Ce ne sono moltissime altre: ho sentito interventi anche di colleghi di maggioranza sul fatto che non è più accettabile che esista un comune che può non rispettare alcun tipo di vincolo di bilancio, che può continuare a perpetrare gli sprechi e che può continuare a utilizzare i soldi prodotti in altre aree del Paese per pagare i propri buchi. Non ci stiamo più. Qualcuno ci ha accusato, della maggioranza che era al Governo, ma proprio per questo noi lo diciamo, lo diciamo perché noi, con grande senso di responsabilità, senza questo alone con cui ci dipingono come contrari a qualsiasi cosa che non venga dal Nord, avevamo provato a dare una speranza, una speranza di risanamento dei conti. Questa speranza di risanamento dei conti è stata ripagata con un ulteriore buco. Allora, è arrivata l'ora di dire basta. Non possiamo mettere altri 400 milioni di euro: parlo di 400 milioni di euro malgrado la stessa relazione messa a disposizione dei deputati, fatta dai tecnici della Camera dei deputati, dica che non sono quantificabili i soldi che si danno a Roma. Come possiamo votare un provvedimento nel quale non si sa neanche quanti soldi vengono regalati a Roma ? Ebbene, dicevo che non è più accettabile che un comune utilizzi dei soldi prodotti dalle realtà del Paese e che questi vengano riversati per coprire i buchi dello stesso comune. Ovviamente sto parlando del comune di Roma, ma non solo, perché in questo provvedimento si decide di dare anche altri 60 milioni di euro per il trasporto pubblico locale della Calabria. Ricordo che, sommati ai 40 milioni di euro già destinati, arriviamo a 100 milioni di euro per il trasporto pubblico della Calabria.
      Non solo: si è deciso di dare altri 50 milioni di euro alla regione Campania, Insomma, tutte misure per andare a sanare con i soldi delle aree che producono gli sprechi non di investimenti per risollevare aree in difficoltà, ma per continuare a tutelare dei bacini di voto improduttivi con l'assistenzialismo e lo sperpero di denaro pubblico.
      Però, evidentemente, alcuni colleghi del Senato, non soddisfatti di ciò, hanno detto: «perché non dare qualche mancia anche al mio bacino elettorale» ? Allora, sono cominciate le norme, presenti nel testo pervenutoci dal Senato, come il milione di euro a Masciano, il milione di euro a Sciacca, i 500 mila euro a Melfi, il milione di euro a Frosinone, i 3 milioni di euro a Pescara; addirittura i 25 milioni di euro dati a Brindisi due volte – fortunatamente tolti, perché questo tipo di intervento clientelare era stato già dato nella legge di stabilità – 2 milioni di euro ad Assisi, lo stipendio straordinario per il commissario straordinario del SIN di Crotone, 100 milioni di euro per l'anno 2013-2014 per i comuni che abbiano dichiarato dissesto finanziario. Ovviamente, i comuni non Pag. 34virtuosi li andiamo a premiare, o meglio li andate a premiare, dopo che sono stati tolti i fondi per i comuni virtuosi.
      Così state legiferando, e mi domando anche con riguardo a quei comuni amministrati magari anche da qualche sindaco che non è della Lega Nord – ma immagino che sia qualche sindaco di maggioranza o del Partito Democratico del Nord, che fa fatica a chiudere i bilanci di fine anno e che cerca di tenere i conti in ordine – con che coraggio e come, di fronte ai propri cittadini, ai cittadini che l'hanno votato e sono colpiti dai tagli che i comuni virtuosi devono fare per le politiche portate avanti da questo Governo, giustificheranno quei tagli quando votano in quest'Aula gli sprechi, i continui sprechi dei comuni in deficit.
      Ma, non solo. In questo provvedimento si prevede anche che le agenzie fiscali e le amministrazioni economico-finanziarie possano dare ai proprio dipendenti – e badate bene: per legge e in base assolutamente ad un'arbitraria valutazione – un inquadramento e uno stipendio superiore, semplicemente valutando le mansioni da loro svolte e le professionalità conseguite, (insomma con questa definizione generica). Noi per legge stiamo dando un aumento stipendiale.
      Adesso, io domando veramente, senza animo provocatorio, ai colleghi di maggioranza: forse non sarebbe utile fare decadere questo decreto ? Ne avete l'opportunità. Verrà fatto un altro decreto correttivo sulla legge di stabilità appena approvata e che il Governo deve già correggere – ma lasciamo perdere – e perlomeno potrete inserire le cose che voi riterrete necessarie e fondamentali, ma eliminando queste vergogne. Noi stiamo veramente, a fine anno, portando avanti un decreto che utilizza soldi pubblici. Ricordo, infatti, che i soldi pubblici non è che siano dello Stato; non è che i soldi pubblici compaiano magicamente nelle casse dello Stato, ma sono soldi dovuti al lavoro e ai sacrifici che i nostri lavoratori e i nostri imprenditori fanno. Pagano le tasse e con questi soldi si dovrebbero andare a finanziare dei servizi e delle risposte alle esigenze che hanno i cittadini e non degli sprechi e dei premi a coloro i quali continuano a cercare, con una logica della vecchia politica, di portare avanti un mercato del voto basato sulle mance.
      Pensate, come sapete meglio di me, che al Senato, oltretutto per quanto riguarda la questione di Roma, hanno deciso, una parte politica e, devo dire, anche con l'appoggio di una parte dell'opposizione, ma non con quello della Lega Nord, che anche in questo caso si è battuta in modo aspro, di non aumentare l'Irpef per i cittadini di Roma al fine di riandare a ripagare il debito. Si parla di 150 milioni di euro. Adesso, guardate bene, noi non vogliamo colpire i cittadini di Roma; viceversa, vogliamo andare a colpire gli amministratori che amministrano male e i cittadini, se l'amministratore amministra male ed è costretto, per i buchi che ha in bilancio, ad aumentare l'Irpef, che lo caccino e lo mandino a casa.
      Ma, non si può pensare di fare pagare questi 150 milioni ancora una volta, come drammaticamente avverrà se questa maggioranza e questo Governo andranno avanti, a qualcun altro, ovvero a coloro che cercano, oltretutto, di andare avanti con sacrifici per tenere in ordine i conti e i bilanci del proprio comune, cercando di fornire i servizi necessari, ma tenendo sempre d'occhio la cassa, che non può essere utilizzata come prelievo per alimentare l'assistenzialismo.
      Oltretutto, in articoli di giornale di questi giorni – che i miei colleghi hanno già avuto modo di leggere – e in un articolo interessante pubblicato su Libero, che evidentemente parla, almeno per questa circostanza, un po’ più liberamente, perché non ha avuto l'esenzione dagli oneri di urbanizzazione, si è parlato chiaramente dell'istanza, che arriva dal sindaco di Roma, di mandare addirittura in prepensionamento dipendenti del comune di Roma. Ricordo che il comune di Roma, tra dipendenti diretti e controllate, ha un numero di dipendenti che si aggira intorno ai 50 mila.
      Adesso, Presidente, mi auguro che Governo e maggioranza, malgrado ricordo Pag. 35che il sindaco di Roma sia uno degli esponenti principali del Partito Democratico, non provino nemmeno a discutere una norma di questo tipo, perché sarebbe non solo incomprensibile ma ci sarebbe veramente – e sa che io di solito non uso termini forti – da gridare alla rivolta, se venissero lasciati per strada gli esodati del nostro Paese e si mandassero in prepensionamento i dipendenti del comune di Roma. Sarebbe una misura che griderebbe vendetta al cielo, perché fare favori al comune di Roma, facendo pagare a tutti tali prepensionamenti lasciando per strada coloro i quali sono stati lasciati per strada dalla stessa maggioranza che oggi vorrebbe fare un'operazione di questo tipo, per noi risulta assolutamente inaccettabile.
      Presidente, annuncio a lei e al Governo che noi la battaglia su questo decreto non la molliamo.
      Noi andiamo avanti. Non ci preoccupano – state tranquilli – le ferie natalizie, non ci preoccupa di rimanere qui a Roma. Noi stiamo in Aula, cerchiamo di fare il nostro lavoro nel miglior modo possibile e cerchiamo di fare emergere questi problemi, che per noi sono inaccettabili.
      Infatti, non sono nemmeno frutto di un errore di valutazione normativa: in quel caso, ovviamente, con una contrarietà dell'opposizione, il lavoro potrebbe, però, concludersi in una discussione costruttiva.
      In questo caso, si tratta di provvedimenti vergognosi, scritti ad hoc e consapevolmente. Per questo, noi cercheremo, ovviamente, di motivare al meglio tutti gli emendamenti che la Lega ha presentato, tutti gli emendamenti che gli altri gruppi parlamentari hanno presentato, al fine, magari, di far capire che, con i «provvedimenti mancia», non si va avanti.
      Avevamo appena detto, con la legge di stabilità, e devo dire che anche la maggioranza aveva fatto un mea culpa, che in questo modo non si poteva andare avanti. Il presidente Boccia, quando era intervenuto in Aula, proprio per quanto riguarda la legge di stabilità, su questo tipo di argomenti, si era alzato dicendo: «Sappiamo che è sbagliato, ma funziona così, è andata così, ha funzionato così».
      Il presidente Boccia ci aveva promesso, anzi, di portare una relazione comparata con gli altri anni sulla legge di stabilità. Non ho visto la relazione comparata: la stiamo ancora aspettando, però la legge di stabilità è stata approvata. Le ammissibilità comparate delle scorse legislature non sono arrivate. Evidentemente, le leggi di stabilità, quando la presidenza era diversa e quando il Governo era diverso, erano un pochino più rigorose; anzi, presidente Boccia, lei non ci ha portato le ammissibilità comparate: se vuole, le porto io uno speech del presidente che l'ha preceduta che rendeva inammissibili moltissimi interventi di questo tipo.
      Lei mi sta guardando con aria un po’ sufficiente, però la invito, visto che sono passati tre giorni, a presentarmi questo documento che contiene la comparazione delle ammissibilità. Sono passati tre giorni: aveva detto che lo presentava durante la discussione della legge di stabilità, ma io non l'ho visto. Forse, ce l'ha nascosto da qualche parte, ma qui non lo vedo. Evidentemente, le comparazioni, quando non sono funzionali alla vostra tesi, finiscono in un bel cassettino.
      Insomma, il presidente Boccia, comunque, aveva, malgrado queste contraddizioni, ammesso che in questo modo non si poteva andare avanti. Ebbene, tre giorni dopo, arriva un decreto, che la stessa Commissione bilancio analizza, e, invece di far passare a maggioranza gli emendamenti soppressivi, che, perlomeno, erano coerenti, dopo che si era detto: «Va bene, la legge di stabilità era l'ultima occasione delle “leggi marchetta”, adesso cominciamo a fare le cose seriamente», la maggioranza decide di non approvare gli emendamenti soppressivi di tutte le «marchette» presenti, ma decide di andare avanti, come se nulla fosse, come se nulla fosse.
      E ci ritroviamo, tre giorni dopo, a vedere le stesse identiche cose che la stessa maggioranza aveva detto che erano accadute per l'ultima volta. Insomma, è una situazione assolutamente imbarazzante. Guardate, noi siamo all'opposizione, alziamo la voce, cerchiamo di farci sentire, Pag. 36ma è imbarazzante il fatto che, prima di tutto, ad alzare la mano e a dire: «Per favore, intervenite», dovrebbero essere i deputati di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
      Quando qualcuno dice che i deputati sono liberi, che non rispondono agli ordini e, quando c’è qualcosa di vergognoso, alzano la mano, malgrado gli ordini di partito, in questo caso, come è avvenuto, purtroppo, nelle occasioni precedenti, mi sembra che ciò non avvenga assolutamente. Nessuno che si alzi e dica: «Bene, anche la maggioranza dice che le cose non possono andare avanti così. Togliamo tutto quello che non va bene, rimettiamo l'aumento IRPEF per il comune di Roma, finiamola di alimentare gli sprechi».
      Invece, nulla ! Probabilmente, quando ci sarà la votazione finale – non so tra quanti giorni - di questo decreto, ci sarà anche qualcuno della maggioranza che si alzerà e dirà: «Effettivamente, potevamo fare un provvedimento migliore, però questo è un buon provvedimento», come abbiamo sentito in occasione della legge di stabilità: «Noi siamo quelli che vogliono costruire e non vogliono distruggere. Noi siamo quelli che non fanno la protesta, ma vanno avanti a governare il Paese». Bene, se questo è il governo del Paese, per favore, toglieteci il governo di questo Paese.
      Infatti, se i risultati sono questo decreto «salva Roma» e «salva marchette», allora è chiaro che avanti non si può andare. Avanti non si può andare perché io credo che, in questo momento nel quale abbiamo più del 40 per cento di disoccupazione giovanile (malgrado le dichiarazioni del Ministro Giovannini, la disoccupazione giovanile esiste ed è molto ampia; sembra l'unico a non accorgersene, anzi continua a dire che c’è una ripresa, ma lasciamo perdere !), il 12,5 per cento di disoccupazione generale, imprese che chiudono ogni giorno, imprese che delocalizzano, lavoratori che non hanno ammortizzatori sociali perché il Governo non li finanzia (anzi, ricordo che, nella legge di stabilità, si è deciso di aumentare il costo del lavoro per le imprese dello 0,5 per cento e si è anche andato a prelevare nelle tasche dei lavoratori), i soldi per gli sprechi però si trovano sempre. Io non sono uno che pensa che esista la bacchetta magica dei miliardi di euro per risolvere tutti i problemi, però, vi prego, veramente rivolgo una preghiera alla maggioranza: fate il conto delle norme che potevano, anzi dovevano essere tolte nella legge di stabilità e in questo decreto. Vi assicuro che si potevano salvare migliaia, migliaia di esodati in più. Vi assicuro che non serviva aumentare il costo del lavoro per le imprese e i lavoratori. Dopo, magari, non tagliavamo il cuneo fiscale di migliaia di euro, ma almeno andavamo verso misure di giustizia, si finivano di finanziare gli sprechi e quei pochi soldi a disposizione si mettevano nelle cose che servono veramente ai nostri cittadini. Non possiamo pensare di dare ancora milioni di euro per questi sprechi. Sommate questo, sommateli ai 215 milioni di euro per i lavoratori socialmente utili di Calabria e Sicilia, sommateli e vedrete quanti milioni di euro si riescono a trovare per stanziarli a favore di misure utili al Paese.
      Quindi, non continuiamo a dire: «Siamo in un momento di difficoltà economica; quando miglioreremo metteremo i soldi dove servirà», perché non sarà così ! Perché, se i soldi che ci sono già adesso non si stanziano per quello che serve al Paese, e mi riferisco anche al dramma che stanno vivendo le nostre famiglie e i nostri cittadini, quando ci saranno, semplicemente ci saranno più soldi per gli sprechi (se ci saranno mai, e io ho i miei seri dubbi). Ci saranno più soldi per gli sprechi, non più soldi da investire per sviluppare il Paese e trovare una via di uscita da questa crisi che non vede una luce.
      Non bastano – avviso il Governo – le dichiarazioni che dicono «Il prossimo anno avremo l'1 per cento di crescita», perché è una balla ! Se non ci sono gli investimenti nelle cose giuste, la crescita non è che non sarà dell'1 per cento, ma non sarà nemmeno dello 0,1. Non basta che il Ministro del lavoro dica: «Si vedono timidi segnali; il prossimo anno crescerà il Pag. 37lavoro e grazie alle nostre misure sono aumentati i posti di lavoro !», anche questa è una balla colossale ! Non voglio nemmeno entrare nel merito che le misure, per esempio, sul lavoro che avete fatto sono sbagliate. Sono sbagliate perché non procurano un posto di lavoro in più: come dicono tutti i dati, gli incentivi al cambiamento a tempo indeterminato non portano un lavoro in più e non portano una stabilizzazione in più. Lo dicono tutti i dati di tutti i Paesi europei ! L'unica via per uscirne è abbattere il costo del lavoro, è abbattere il costo per le imprese – non di 17 euro, magari un po’ di più – e rendere competitive le imprese, in grado di produrre e rilanciare il mercato interno. È l'unica via.
      E guardate, vi dico altrettanto chiaramente che, malgrado il vostro nuovo segretario dica che con la riforma del lavoro si rilancerà e ci saranno milioni di posti di lavoro in più, mi dispiace deluderlo, ma non sarà così. E lo dico prima di leggere la vostra proposta, che mi sembra già abbastanza nebulosa, perché voglio essere proprio onesto intellettualmente: la migliore riforma del lavoro possibile, anche se si trovasse – non credo che la troverà Renzi, almeno con le proposte che ho visto, ma anche se si trovasse – non porta un posto di lavoro in più. O rilanciamo l'economia e facciamo produrre le imprese o anche con la migliore riforma del lavoro possibile non è che le imprese possano dire: «Incominciamo ad assumere !», perché se non hanno nulla da produrre, si può dare loro il miglior contratto, ma non possono prendere una persona a lavorare.
      Ripeto, ho fatto questa piccola digressione per dire che anche in queste misure, sbagliate, perlomeno, forse ingenuamente, voglio vedere la buona fede: non sapete come si governa il lavoro del Paese, ma non lo sapete in buona fede. Ma le misure di questo decreto non sono in buona fede.
      Neanche un bambino potrebbe credere che il milione di euro per il restauro del palazzo municipale di Sciacca sia dato in buona fede. E mi auguro che neanche il Governo lo creda. Ma allora di cosa stiamo discutendo ?
      Abbiate un sussulto di orgoglio. Mancano pochi giorni al Natale, facciamo un regalo al Paese: facciamo vedere che questo Parlamento e i parlamentari di questo ramo del Parlamento sono in grado di legiferare nella giustizia e non nelle mance. Facciamolo vedere, malgrado i diktat, malgrado ci dicano: «Guardate che, se lo cambiate, al Senato ve lo rimanderanno di nuovo». E pace ! Ce lo rimanderanno, faremo qualche altra giornata tra Natale e Capodanno qui, però sapendo di aver fatto un buon servizio, piuttosto che chiudere le porte di quest'Aula, passando qualche giorno con le nostre famiglie, però con milioni di euro della fatica che fanno i nostri cittadini sprecati.
      E badate bene, non è un discorso che vale solo per i cittadini del nord, che ovviamente sono molto sensibili a questi discorsi e a questi principi, ma io penso che valga anche per le centinaia di migliaia, anzi per i milioni di cittadini onesti del Mezzogiorno che continuano a vedere, magari come ha dichiarato ieri il Ministro D'Alia, i 24 mila precari della regione Sicilia che continuano a persistere in questo bacino elettorale, che vuole garantirsi qualcuno in quell'area geografica.
      Io penso che anche i cittadini del Mezzogiorno che non trovano lavoro non siano particolarmente contenti, anzi siano assolutamente arrabbiati, delle 27 mila guardie forestali della regione Sicilia che continuano ad esserci, malgrado i proclami, malgrado ricordo il segretario del PD Renzi, che andava in giro, per le primarie precedenti, a dire nei suoi discorsi: «Questi sprechi devono essere tagliati». Non è stato tagliato nulla. Cambiano la facce, ma la musica è sempre la stessa: la musica degli sprechi, la musica dell'assistenzialismo, la musica dei bacini di voto garantiti.
      Io, Presidente, mi dispiace – forse oggi ho un po’ l'ossessione, ma mi arrabbio vedendo i titoli di giornale – se faccio questa piccola digressione, però, se mi permette, vorrei fare pubblicamente anche una domanda ai cittadini di Firenze: se il loro sindaco amministra da Lampedusa o amministra dalla Terra dei Fuochi... perché Pag. 38sicuramente sono cose utili ma non penso che sia competenza di una persona che viene pagata – pagata – per fare il sindaco di Firenze.
      Detto questo, è un altro spreco di questo Paese. Dia le dimissioni da sindaco, legittimo, faccia a tempo pieno il segretario del PD, vada dove vuole, ma oggi ho sentito addirittura che si vuole ricandidare. La situazione ormai è imbarazzante, ma i mezzi di informazione di questo non parlano. Non ne parlano, tranne alcuni, e tutto sembra andare bene.
      Non va bene, e noi siamo arrivati anche a proporre e vogliamo proporre anche forse una misura che potrebbe sembrare forte, ma secondo me potrebbe dare un forte segnale. Facciamo fallire il comune di Roma. Non ne usciamo da questi buchi del comune di Roma: facciamolo fallire come avviene in tutti i Paesi normali del mondo. Ricordo che negli Stati Uniti è stato fatto fallire uno Stato, è stato fatto fallire uno Stato. Uno Stato che non riusciva a tenere i conti in ordine è stato fatto fallire. Ovviamente, bisognerà garantire i servizi ai cittadini, cercare di fare le cose perché le persone che non hanno colpa non siano colpite, ma bisogna avere il coraggio di mettere in campo misure drastiche per situazioni irrisolvibili in altro modo.
      E – ripeto – parliamo anche da gruppo che ci ha provato. Ci abbiamo provato a mettere le cose a posto e a dare un'ulteriore fiducia a debiti pregressi, a sprechi pregressi. Così qualsiasi persona può venire e dire: «È colpa del predecessore», ma le cose continuano esattamente nella stessa maniera, uguali identiche. Non cambia nulla. Il debito corrente è continuato a salire a Roma, malgrado avessimo depurato il debito pregresso. Di cosa stiamo parlando ? Come possiamo pensare che ancora, foraggiando con altri soldi, le cose si possano risolvere ? Non si risolveranno mai, o ne prendiamo atto, e allora veramente forse riusciremmo a cambiare l'andazzo, non solamente di Roma, ma di tutto il Paese, oppure non ne usciamo.
      Mi sembra che all'interno di questo Palazzo, ma principalmente di Palazzo Chigi, non ci si stia rendendo conto di cosa sta vivendo la gente fuori di qui. Malgrado le dichiarazioni che vedo sui giornali – «Dobbiamo essere vicini ai cittadini», «Dobbiamo essere vicini alle persone che soffrono», «Dobbiamo essere vicini alle imprese che chiudono» –, però le cose, rientrati nei portoni dei palazzi, continuano esattamente nella stessa maniera.
      Una maniera che è chiaro che è incontrollabile.
      Presidente, vado a concludere perché mi segnala giustamente che i tempi stanno finendo, ma guardate che quando sento dire qualcuno: «Mi raccomando, le proteste devono essere civili, poi ovviamente le condividiamo appieno, proteste civili, non ci deve essere violenza e quant'altro», però se non si prendono misure urgenti che riportino sui binari giusti, la colpa non potremo darla più a nessun altro, se non a noi stessi, ed in principal modo a chi ha in mano le redini del Governo.
      Non possiamo pensare che chiunque sia disposto ad accettare qualsiasi cosa. Adesso è arrivato il momento di dire basta.
      Magari se cominciamo a dire basta all'interno di quest'Aula, qualcuno non dirà basta al di fuori di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Signora Presidente, oggi siamo qui per salvare veramente Roma dalla svendita, dal vostro salva-Roma, che si dovrebbe chiamare svendi-Roma, che pone dei soprusi su tutti quei servizi, dall'acqua, ai trasporti, ai rifiuti, proprio tutti quei punti decisi da 27 milioni di cittadini, che avevano detto di farli tornare pubblici e partecipati, e non delle Spa divoratrici e devastatrici, con soprusi finanziari, per un'economia pubblica e partecipata che possa essere lontana dal profitto, un profitto generato da nomi che abbiamo incominciato a conoscere e che abbiamo il coraggio di dire: Caltagirone, Tonelli, Tagliaferri (Applausi Pag. 39dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Stiamo preparando un elenco: cerchiamo di vedere quello che ci minaccia il bene della collettività.
      Tornando al discorso della discussione del decreto-legge adesso in atto, il provvedimento in esame come al solito è un minestrone dal sapore acre: si adotta la logica della riparazione emergenziale con un'eterogeneità, senza puntare affatto alla programmazione e ad un'ipotesi di futuro. Si proferisce di norme riguardanti la dismissione di edifici pubblici, di beni di tutti, ma anche di azioni di bonifica, come per esempio l'area SIN di Brindisi, fino ad entrare nella contabilizzazione dei bilanci di enti locali. Come nei decreti-legge che sono passati da queste parti, si snatura il potere esecutivo del Parlamento, quasi fosse un problema incurabile delle istituzioni. Basterebbe trovare una cura a questo problema incurabile. Basterebbe che la materia del decreto-legge fosse omogenea, come prevede il nostro dettato costituzionale. Allora il Parlamento si ritroverebbe a convertire un disegno di legge con una migliore determinazione.
      Il tutto ci appare con una continua presenza di proroghe, che sono l'espressione evidente dell'incapacità di fornire soluzioni di lungo respiro per risolvere problemi accidentali. Prima abbiamo sentito Causi che ci ha spiegato come nel 2008 fosse stata creata la bad company e la good company al comune di Roma per risolvere i problemi dei debiti di Roma e ha omesso di dire che fino a quel momento, con l'arrivo di Alemanno, quel buco – che poi è stato richiesto a Berlusconi di sanare – era stato creato dalle amministrazioni del centrosinistra, che aveva creato e che a sua volta usufruiva di ingenti somme destinate dal Governo e dallo Stato per sopperire a tutte quelle difficoltà di cui parlava Causi. Ebbene, su questo mi fermerò un pochino più avanti.
      Quindi, dicevamo di esperti per le privatizzazioni e di fama internazionale, e qui non è un caso che mi fermo al deputato Causi, perché tutti gli amministratori locali di Roma sanno che il deputato Causi è considerato una sorta di «gran visir» a Roma, quindi non è una questione di dare degli stimoli agli amministratori locali, come ho sentito nel suo intervento. Qui è una questione di prendersi delle responsabilità, di voler fare un certo tipo di amministrazione, di voler stare dalla parte del pubblico, e non dalla parte del privato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      È qui che si continua a creare la zona grigia. Infatti, il PD ha fatto una potente campagna elettorale, cercando di affermare che era dalla parte del pubblico, come ha fatto nell'ultima parte della campagna referendaria sull'acqua pubblica, in cui è uscito fuori dal cappello – non si sa bene dove stava prima – all'ultimo momento, schierandosi a favore del referendum. E ancora una volta disattende se stesso.
      Gli esperti per le privatizzazioni di fama internazionale si muovono, quindi, nel mare magnum delle privatizzazioni perenni, con il rischio altissimo di adesione al lobbismo internazionale. Abbiamo così un «fritto misto» con molte questioni, come l'Expo 2015, dove potremmo cambiare lo slogan da «Nutrire il Paese» a «Nutrire gli amici». In dettaglio, misure economiche e finanziarie urgenti, volte a favorire le esecuzioni delle opere dell'esposizione universale di Milano con gravi problemi economici e di pianificazione urbana che ricadranno nel tempo nel e sul territorio di Milano e nel nostro Paese. A livello economico, parliamo di un miliardo 468 milioni di euro distribuiti dal 2008 ad oggi, e di un enorme consumo di suolo. Anche la Corte dei conti si è espressa nel merito sull'acquisizione dei terreni, sull'aspettativa del futuro aziendale, e potrei dire molto altro.
      Infine, il problema degli appalti, senza una vigilanza sulle procedure di affidamento e qui mi soffermerò tra poco. Oltre agli 1,5 miliardi di euro citati, troviamo che l'articolo 1, comma 7, precisa che, per l'anno 2013, è attribuito al comune di Milano un contributo di 25 milioni di euro a titolo di concorso al finanziamento delle spese per la realizzazione. Non sarebbe Pag. 40meglio indirizzare questa cifra verso servizi di primaria importanza, non in un'esposizione partita già fallimentare ? Le promesse sono sempre le stesse: lavoro, ricchezza, benefici per l'intera città, ma la realtà è differente. Dal punto di vista lavorativo (vedi articolo 1, comma 8), si parla di assunzioni a tempo determinato fino al 2016 e oramai tutti gli italiani hanno capito che questi contratti a tempo determinato servono per favorire la logica delle clientele (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché se io non vengo votato alla prossima tornata elettorale, dice il vecchio politico navigato, può darsi che non ti verrà rinnovata la commessa, il tuo appalto non avrà la commessa. E, quindi, come facciamo, chiede il vecchio politico navigato ? Mettiamoci d'accordo. No, non ci stiamo.
      Quindi, instabilità lavorativa come modello da seguire per tutto il Paese. Sul lato economico, sappiamo che in Europa le esposizioni degli anni precedenti sono state un fallimento economico. L'esempio è quello di Lisbona. Dinanzi a tale evidenze viene, allora, da chiedersi: un Paese stremato, impoverito, con costanti tagli alle risorse più essenziali come sanità e istruzione, un Paese interessato da un debito pubblico senza precedenti storici, un Paese in cui per far quadrare i conti si continua ad esercitare una pressione fiscale ormai intollerabile per gran parte della popolazione, riuscirà ad affrontare gli investimenti ingenti che un progetto come Expo 2015 richiede, traendone profitto reale, senza incorrere nel pericolo di un ulteriore fallimento ? Si ha la forte sensazione che si va avanti a tentoni dinanzi allo sfacelo economico, sociale e morale di questo Paese. Il nostro Esecutivo ha perso persino la più tenue velleità di poter mettere in atto riforme incisive, condivise e soprattutto coraggiose. Non si ha uno sguardo rivolto al futuro, non vengono messi in atto interventi di lungo periodo che mirino ad evitare il dissesto idrogeologico, che tutelino la salute e la vita delle persone in ogni sua forma. Si autorizza e si attua la cementificazione di immensi territori, che poi devono essere riparati con provvedimenti tampone estremamente dispendiosi.
      Torniamo al decreto che, in quanto tale, a norma di legge, secondo la Costituzione, deve essere imprescindibilmente legato ad elementi di necessità e di urgenza. Ammesso che il titolo, estremamente vago, del provvedimento possa utilizzare l'individuazione di un nesso tra disposizioni tanto diverse, non se ne scorge, né la straordinaria necessità, né ancor meno l'urgenza, come se il buco lasciato dall'amministrazione di Alemanno, di 860 milioni di euro fosse qualcosa di non prevedibile, come se a un certo punto si sa che lo Stato deve andare a sopperire a questo tipo di amministrazione locale. I commi 1 e 2 dell'articolo assicurano indennizzi in relazione allo svolgimento di opere strategiche. Siamo davanti a disposizioni che si era tentato di inserire in un altro testo e che ora si trovano nel decreto-legge in esame.
      Queste misure urgenti di compensazione per le imprese danneggiate dai fatti dolosi legate alle proteste per la realizzazione della TAV sono state giustificate da esponenti del Governo, con il rischio concreto di una estesa delocalizzazione delle aziende, con conseguente perdita di base imponibile che, indirettamente, si rifletterebbe in modo negativo sulle entrate degli enti territoriali. Continuiamo con queste «supercazzole» (mi scusi il termine, ma ormai è entrato nel nostro idioma populista): l'urgenza non dovrebbe riguardare le grandi opere, ma una moltitudine di micro-opere disseminate nel paese (come la riqualificazione degli acquedotti senza la privatizzazione dell'acqua così come richiesto da 27 milioni di cittadini) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) pensando di dare un lavoro a migliaia di cittadini, artigiani e maestranze che sono alla base per il risanamento ed il mantenimento conservativo dell'immensità che abbiamo in questo paese; lo ribadisco, parlo di immensità, perché dobbiamo essere in grado di attuare politiche che siano in grado di agire e prospettare degli interventi di ampio respiro che vedano Pag. 41il futuro come una prospettiva di vita non a tempo determinato, politiche che vadano dal territorio al cittadino per salvaguardare la stessa vita sociale e culturale del nostro paese. Invece qui dentro, in questo cimitero sconsacrato, stiamo diventando veramente schiavi di questo ritmo, che non ci permette di analizzare a fondo i decreti-legge. Dovremmo calendarizzare in Aula dei decreti-legge che ci permettano di lavorare seriamente e non nel modo fino ad oggi voluto, pensato e pervertitamente seguito.
      Nel provvedimento si evince come il Governo stia usando i comuni per raccogliere imposte da mettere a bilancio senza lasciare nulla per gli amministratori locali e tagliando in modo drastico i trasferimenti verso gli enti locali. Ricordo a tutti che nel 2009 e nel 2010 i comuni gestivano l'ICI, un'entrata allora a beneficio dei soli comuni. Nel 2011 l'ICI fu abolita, nel 2012 viene introdotta l'IMU, del cui gettito un'importante fetta spetta allo Stato. Nel 2012 veniva inoltre introdotta la TARES per il 2013, senza dimenticarci anche della TARSU: la logica pertanto è sempre la stessa, quella di usare i comuni come «cravattari» dello Stato. Questo non mi sembra federalismo fiscale, questo non mi sembra uno Stato che dà il buon esempio strangolando anche e soprattutto i comuni virtuosi.
      Ma continuiamo, perché questo provvedimento è impressionante, presenta un contenuto vasto ed articolato recando un insieme di misure che incidono sulla finanza degli enti locali, nonché specifici interventi in favore di alcuni territori; vi sono inoltre disposizioni che prorogano regimi transitori e che in alcuni casi prorogano persino regimi transitori che fanno riferimento a norme che risultano abrogate. Nel corso dell'esame al Senato sono state persino introdotti al comma 3 le proroghe di tre termini delega in dispregio dell'articolo 15, comma 2, lettera a) della legge 23 agosto 1988 n.  400, la quale vieta che il Governo possa, mediante decreto-legge, conferire deleghe legislative ai sensi dell'articolo 76 della Costituzione. Siamo quindi al paradosso, un Governo che attraverso un decreto legge delega se stesso: è come un malato che fa la diagnosi a se stesso e si scrive la ricetta medica di proprio pugno.
      È molto importante a questo punto fare una piccola parentesi, perché da questo tipo di delega sappiamo scaturire tutta la materia del gioco d'azzardo, che rappresenta un'enorme filiera di denaro da cui lo Stato ha deciso, in una zona grigia di lobby non ben specificata, di non attingere in maniera adeguata con annualità in cui, a fronte di un aumento del giocato, diminuisce ciò che lo Stato incassa. Vengono analizzati i trend da parte dei professionisti e dei colletti bianchi in cui viene detto al Governo di aumentare le tasse dei giochi che, praticamente, diminuiscono il giocato, mentre nei casi in cui il gioco è in crescita viene chiesto al Governo di diminuire le tasse. Questo è un vecchio gioco in cui voi praticamente potete cantarvela dicendo di aver aumentato le tasse sulle slot machine dello 0,4: di fatto però le slot machine sono in calo; quelli in crescita sono i giochi on line, il poker on line, i casinò on line e le videolottery, che sappiamo bene essere una sorta di slot machine 2.0, in cui poter fare giocate da 10 euro a partita, senza tempi minimi tra una giocata e l'altra, in cui si inseriscono banconote, e sono aumentate in maniera praticamente spropositata negli ultimi anni.
      Sappiamo bene che, quindi, ha tutte le informazioni, perché, quando noi andiamo a vedere le leggi, le leggi sono estremamente bene articolate e sono chiuse dentro un sistema di scatole cinesi, per cui noi sappiamo che non potremo intervenire per aumentare le leggi sulle slot, sulle video lottery terminal (VLT) e sul gioco online...

      PRESIDENTE. Colleghi, c’è molto brusio, cerchiamo di stare...

      MASSIMO ENRICO BARONI. ...perché è tutta materia su cui ha un potere assoluto e regale il Governo, e non passa attraverso il Parlamento. Questo è stato già oggetto di diverse osservazioni.
      Sappiamo che importanti dirigenti dell'Amministrazione autonoma monopoli di Pag. 42Stato (AAMS), che si sono occupati di giochi d'azzardo, hanno ricevuto delle condanne da parte della Corte dei conti per omesso controllo e dolo nella famosa multa dei 98 miliardi, eppure sono ancora alti dirigenti dell'Amministrazione autonoma monopoli di Stato, addirittura sono componenti di un osservatorio per la prevenzione sul gioco d'azzardo patologico: cioè, le stesse persone che, praticamente, dall'interno, spingono per aumentare il raccolto del giocato, sono le persone che ci dovrebbero aiutare a prevenire una malattia.
      Io, veramente, non ho parole su questo. Il vostro gioco è stato scoperto: continuate a dissimulare, credete che non abbiamo i numeri, credete che non abbiamo le informazioni e proponete aumenti a carico delle tasche dei cittadini. Abbiamo scoperto che praticamente voi avete determinato, su un raccolto di oltre 16 miliardi di euro, una tassazione dello 0,6 per cento – io questo non finirò mai di ripeterlo – e lo avete fatto attraverso un decreto direttoriale dell'AAMS – un decreto direttoriale dell'AAMS ! –, non avete neanche avuto il coraggio di inserirlo dentro al Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS), che praticamente regola tutto il settore.
      E, quindi, noi sappiamo che adesso la prossima mossa sarà mettere tutto all'interno della delega fiscale, perché sappiamo che non potrà essere oggetto di rinegoziazione in Parlamento. Quello è un settore su cui, se noi vi diamo dei «lobbisti», ci sono tutti gli elementi convergenti affinché questa cosa venga confermata. Guardatevi allo specchio ogni tanto, perché i cittadini sono molto arrabbiati su questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Quindi, oggi siamo qui per bloccare il guadagno incessante dei concessionari e dire «sì» a 27 milioni di cittadini e cittadine che hanno detto che bisogna rendere pubblica l'acqua perché è un bene comune, e fermare la devastazione del consumo di suolo e cercare di generare altre metodologie e lavori che siano differenti dalle grandi opere, come la TAV o l'Expo suddetta del 2015, e piuttosto fare interventi su tutti gli acquedotti e le fognature italiane, che sapete bene quanto sia importante per i luoghi rurali e i luoghi a rischio idrogeologico. Potremo continuare ed estendere a un'infinità di punti, ma questi sono solo discorsi da gente inesperta onesta e voi siete esperti dissimulatori.
      Io su questo punto voglio leggere le parole che Letta ha detto il 6 maggio 2013 a Sky TG24: è fondamentale, su Expo 2015, l'attenzione massima e ci metteremo la massima attenzione, sia per quanto riguarda il tema del controllo, perché nessuno attorno a questa vicenda possa pensare di fare il furbo, di infilarsi, per fare attività illecite ed illegali. Adesso vedrò, signor Letta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Lo slogan di Expo 2015 è «Nutrire il pianeta. Energia per la vita», lo abbiamo già detto, per noi è «nutrire gli amici». L'elenco delle principali imprese aggiudicatarie degli appalti: appalto numero uno, Ingeco Srl, interventi specialistici nell'edilizia civile e industriale, società coinvolta in episodi di corruzione di funzionari ANAS per eludere le normali procedure di gare ed appalti, per esempio sulla SS 340 di Como; il processo penale si conclude nel 2005, con condanna definitiva per: corruzione propria, abuso d'ufficio, truffa, ricettazione, riciclaggio e turbata libertà degli incanti.
      La, un po’ più famosa, CMC, appalto numero 2, aderente alla Legacoop, alle cosiddette cooperative rosse vicine al PD. Il bando di gara viene pubblicato nell'agosto 2011; la base d'asta è di 90 milioni di euro e la CMC se l'aggiudica con un ribasso del 42 per cento, cioè per 58 milioni di euro; salvo poi, un anno dopo, nel novembre 2012, andare da Expo Spa, l'ente gestore, e chiedere extracosti per 30 milioni di euro, cioè la stessa cifra del ribasso con cui la CMC vinceva l'appalto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), nonostante una relazione riservata del direttore dei lavori che dice che di questi extracosti ne sono giustificabili 3,5 milioni di euro, non 30 milioni Pag. 43di euro. La CMC li ottiene tutti senza ulteriore bando con una variante ad hoc del progetto. Nel maggio 2012 la procura di Milano ha aperto un'inchiesta per turbativa d'asta; il sospetto è che le aziende che hanno concorso nella prima grande gara di Expo, tra cui la CMC, abbiano creato un cartello per fissare l'offerta da fare nella gara d'asta; il limite legale di ribasso era stato fissato al 43 per cento.
      Consorzio Stabile Litta, subappalto di CMC, è un gruppo di imprese costituito da Fratelli Baronchelli Srl, Gi.Ma.Co. Costruzioni, Impresa Litta, Vivai Saldini, che fanno riferimento a Compagnia delle opere vicina a Comunione e Liberazione, Assoverde e Assimpredil. Il suo vice presidente, Nicola Di Rosario, è a processo con altri diciotto imprenditori con l'accusa di aver creato un cartello di aziende per spartirsi gli appalti nell'ambito del verde a Monza. Di Rosario, nel 2009, viene indagato dalla procura di Milano per una tangente di 10 mila euro al consigliere regionale Giammario, PdL. Le indagini, chiuse nel febbraio 2013, hanno accertato il pagamento della tangente. Scusate, so che per voi non è scontato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A processo per turbativa d'asta nella stessa vicenda ...

      PRESIDENTE. Onorevole Baroni, concluda il suo intervento rivolgendosi alla Presidenza.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Credo di avere ancora tempo a mia disposizione.

      PRESIDENTE. Sì, sì, ha tempo, la invito solo a rivolgersi a me. Ha ancora nove minuti.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Vorrei informare i cittadini oltre ai colleghi del PD di prima legislatura, di prima elezione...

      PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

      MASSIMO ENRICO BARONI.... perché magari non sanno esattamente da chi sono contornati (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dobbiamo informarci fra di noi, voi potrete controllare i nostri scontrini.
      «A processo per turbativa d'asta nella stessa vicenda, Achille Baronchelli sarebbe l'organizzatore del cartello di imprese che decideva la partecipazione alle gare distribuendo agli associati i ribassi d'asta da presentare, stringendo accordi di non belligeranza, seguendo i criteri di spartizione territoriale e per singole stazioni appaltanti; trattenendo, altresì, rapporti con esponenti della regione Lombardia e dirigenti pubblici in grado di favorire le attività delle imprese» – questo è tutto virgolettato, non è roba mia – «sia nella fase di aggiudicazione delle gare sia nella fase di esecuzione dei lavori».
      Angelo Giammario, consigliere regionale in Lombardia ed ex sottosegretario della giunta Formigoni, nel 2010 corre per vedersi riconfermare la poltrona di consigliere, obiettivo centrato: settemila preferenze, un tesoretto elettorale incassato, in parte, grazie al sostegno della mafia, racconterà poi il PM Alessandra Dolci durante la requisitoria al processo «Infinito».
      Passiamo al Tubosider Spa, subappalto CMC. L'azienda è stata condannata nel 2012 con altre imprese del consorzio Comast per aver messo in atto un meccanismo anticoncorrenziale nel mercato delle barriere stradali e autostradali tra il 2003 e il 2007, relativa anche a gare pubbliche. Il consorzio Comast, in questi anni, ha ottenuto il 95 per cento degli appalti nazionali sulle barriere autostradali, niente lobbismo, quindi. Tubosider Spa effettuò due versamenti di denaro a beneficio dell'ex presidente della provincia di Milano, Filippo Penati, PD, 80 mila euro tra il 2009 e il 2011 a «Fare Metropoli», associazione di Penati, e altri 30 mila euro alla lista «Penati presidente».
      Appalto quattro: ATI Mantovani. L'appalto più importante se lo aggiudica la Pag. 44cordata con a capo il gruppo Mantovani Spa, affiancata da Coveco, Ventura Spa, Sielv Spa, SO.CO.STRA.MO Srl.
      Ho quasi finito, Presidente. Magari evitiamo di vedere una puntata di Report. L'Ati Mantovani, nell'ottobre 2012, è indagata per turbativa d'asta sull'assegnazione dell'appalto Expo. L'inchiesta è nata dalle dichiarazioni dell'imprenditore Locatelli, terzo nella prima gara d'appalto, coinvolto nell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex consigliere lombardo Nicola Cristiani (PdL), accusato di traffico illecito di rifiuti e corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulla società Brebemi e sulla discarica di amianto di Cappella Cantone.
      Il presidente del consiglio di amministrazione della Mantovani era Piergiorgio Baita, sostenitore del PdL Veneto, amministratore di altre aziende del gruppo con Claudia Minutillo – chiedo scusa a Minutillo – l'ex segretaria dell'onorevole ed ex Ministro, Galan (PdL-Forza Italia). Baita, la Minutillo e il direttore finanziario, Nicolò Buson, sono stati arrestati nel 2013 con l'accusa di frode fiscale e false fatturazioni.
      Nell'ottobre 2013 vengono arrestati due manager della Fip (gruppo Mantovani), con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per un cantiere della variante di Caltagirone, vicino Catania. Il prefetto di Venezia, nell'ottobre 2013, ha congelato il certificato antimafia della Mantovani – un momento di cautela –, che continua però a lavorare nei cantieri Expo.
      Coveco, subappalto di Ati Mantovani. Il Consorzio Veneto Cooperative aderisce alla Legacoop, ha lavorato nell'appalto per la costruzione del porto di Castellammare del Golfo (Trapani). Presidente all'epoca dell'appalto era Antonella Colavizza, che agli atti giudiziari risulta essere stata denunciata per altri appalti per turbata libertà di incanti e associazioni per delinquere.
      SO.CO.STRA.MO Srl, subappalto Ati Mantovani: società controllata da Erasmo Cinque, costruttore romano, sponsor e promotore della «Fondazione della libertà per il bene comune» dell'ex Ministro Matteoli (PdL-Forza Italia) e coinvolto in un'inchiesta per corruzione sulla ristrutturazione della caserma Montebello, un mega appalto assegnato – perché poi, tra l'altro, volete anche privatizzare le caserme – quando il provveditore alle opere pubbliche in Lombardia e Liguria era Francesco Errichiello, poi consigliere per Expo dell'ex Ministro Corrado Passera.
      Ventura Spa, subappalto Ati Mantovani. La Ventura Spa è un'azienda siciliana con sede legale a Messina e sede operativa a Milano. È legata alla Compagnia delle Opere, il braccio economico di Comunione e Liberazione. Sono emerse le frequentazioni con le cosche messinesi in diverse inchieste della DDA: Gotha, Gotha III e Vivaio, che hanno collegato la Ventura nel giro di imprese legate ai boss e alla grande spartizione di appalti pubblici in tutto il messinese. Sebastiano Ventura è finito in un'altra inchiesta, sul cartello di aziende che nel 2005 a Milano e provincia aveva messo le mani su 33 appalti di manutenzione di strade.
      È un sonno che gli serve per non guardare. La prefettura avrebbe dovuto segnalare eventuali irregolarità entro 45 giorni dall'assegnazione dell'appalto, ma in questo caso l'interdittiva antimafia è arrivata dopo quasi sei mesi.
      Nel giugno 2013 – ci avviciniamo ai giorni nostri, perché sono tutti nuova politica – il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dalla Ventura Spa, riammettendola ai lavori per l'Expo 2015, rimandando la questione al TAR della Lombardia per ulteriori approfondimenti. Il 24 aprile 2013, nel suo ultimo Consiglio dei ministri, il Governo Monti approva in tutta fretta la legge speciale sull'Expo insieme ad una serie di norme di emergenza. Viene istituita la figura di un supercommissario con poteri speciali, tra cui quello di accelerare le procedure per assegnare appalti, in certi casi di non fare le gare, ma di dare i lavori attraverso procedure direttamente negoziate con chi andrà ad aprire i cantieri. Dopo Expo i terreni Pag. 45agricoli e circostanti su cui verrà realizzato l'evento verranno in buona parte cementificati.
      Gli appalti pubblici in Italia costano mediamente il 40 per cento in più della media europea a causa della corruzione. In Italia, solo per i sovraccosti della pubblica amministrazione vengono letteralmente bruciati in corruzione 60 miliardi, il che significa che la metà del volume di tutto il malaffare nell'Unione europea, ossia 120 miliardi di euro, è in Italia. Ma misteriosamente questa non è mai la priorità né per il Governo né per i mass media di regime in Italia. Forse perché sono controllati entrambi da referenti degli stessi partiti e comitati ? Fuori i mercanti dal tempio, fuori i lobbisti dal Parlamento, libera informazione in uno Stato che sia una comunità di beni comuni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io intervengo ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento per chiedere il taglio di questa discussione sulle linee generali. Noi abbiamo, come è giusto che sia, dato ampio spazio, nei tempi limitatissimi che ci sono consentiti e che sono dovuti all'arrivo del decreto in prossimità della scadenza, al dibattito sia in sede di Commissione sia in sede di Aula questa mattina. Abbiamo concordato un percorso nella Conferenza dei presidenti di gruppo che prevede una riunione per le 18, ed è giusto che sia così; abbiamo consentito che tutti i gruppi si esprimessero per dare le loro valutazioni, anche quelle che condividiamo di meno, come quelle dell'ultimo collega del MoVimento 5 Stelle, ascoltando con attenzione i contenuti di tutti coloro che hanno ritenuto di intervenire.
      Adesso credo però che sia necessario, perché a questo Parlamento è demandato di assumere decisioni non solo di fare discussioni, procedere con l'esame di questo provvedimento. Quindi per consentire di chiudere la discussione, di far riunire la Commissione e il Comitato dei nove per gli adempimenti procedurali necessari e dare la possibilità alla Conferenza dei presidenti di gruppo di riunirsi con un pezzo importante del percorso fatto, noi chiediamo che ci sia un taglio della discussione sulle linee generali e di conseguenza che i provvedimenti della Presidenza vengano adottati.

      PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1 del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare contro.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sembra alquanto particolare che la maggioranza dica che ha dato i tempi necessari per discutere questo provvedimento, ma penso che la stessa maggioranza sia in imbarazzo a sostenere che i tempi sono stati necessari per discutere un decreto che, ricordo, è stato trasmesso a questo ramo del Parlamento l'altro ieri alle 21,40 ed è andato nelle Commissioni nella notte, anzi nella mattina di quest'oggi – perché è finita alle 2 di notte la Commissione – e oggi siamo ripiombati in discussione generale in questa Aula.
      È chiaro quindi che noi siamo profondamente contrari a questo taglio anche considerando, Presidente, e vorrei sottolinearlo per quei colleghi che non hanno avuto modo di vedere l'elenco degli interventi mancanti, che il nostro gruppo come tutti gli altri gruppi, sia di maggioranza che di opposizione, non avevano iscritto tutti i propri parlamentari nella discussione generali. La Lega, per quanto riguarda il nostro gruppo, ne aveva ancora due, altri gruppi ancora di meno e quindi Pag. 46non vediamo assolutamente la necessità di andare a tagliare adesso la discussione generale.
      Ciò ribadendo il fatto che non abbiamo avuto modo di discuterne nella Commissione con i tempi ed anche, se permette Presidente, con i modi necessari per un provvedimento di questo tipo, in modo approfondito e anche per far riflettere meglio chi sta votando inconsciamente un decreto di questo tipo.
      Lo dico perché i colleghi della Commissione bilancio, che hanno affrontato questa mattina il decreto in Commissione, sono gli stessi che hanno affrontato per diverse nottate, per problemi all'interno della maggioranza, la legge di stabilità. Noi abbiamo detto che nelle ore notturne, anzi della mattinata, l'una, le 2 di notte di oggi, questi colleghi che, a causa di problemi interni alla maggioranza, hanno dovuto trovarsi all'interno della confusione generalizzata della legge di stabilità anche questa notte hanno dovuto lavorare, adesso si ritrovano in Aula sulla discussione generale a sentirsi dire che ci hanno dato il tempo sufficientemente necessario per discutere il provvedimento. Ecco, mi sembra assolutamente fuori luogo, invito ovviamente i colleghi dell'opposizione e i colleghi della maggioranza che sanno che prima o poi anche loro saranno all'opposizione, malgrado Renzi, a votare contro questa richiesta di chiusura della discussione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Prendo atto che nessun deputato chiede di parlare a favore.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lenzi, Dellai, Di Battista, Simone Valente...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     417            
            Votanti     416            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     209            
                Hanno votato
    290                
                Hanno votato
no     126).                

      (Il deputato Crippa ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario, la deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Carfagna ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ha facoltà di parlare, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento, e per non più di 30 minuti, un deputato fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.
      Per il gruppo Lega Nord e Autonomie ha chiesto di parlare il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

      MARCO RONDINI. Signor Presidente, potranno festeggiare il Natale, grazie a questo provvedimento omnibus, di cui si fatica a rintracciare l'omogeneità, gli amministratori privilegiati, che naturalmente si trovano a Roma e dintorni. Ed è così che aumenta la quantità di debito di Roma, che viene spostato dal bilancio di Roma al bilancio del commissario, e cioè passa semplicemente dal comune allo Stato. Oggi già 16 miliardi sono nella gestione commissariale, e per essa lo Stato versa ogni anno 500 milioni. Si calcoli che il bilancio del comune è di circa 7-8 miliardi, quindi il suo debito e più di due volte il bilancio.
      Il comune di Roma ha 24 mila dipendenti, oltre 50 mila se si considerano le municipalizzate: tant’è che Marino vorrebbe chiedere 4 mila prepensionamenti per ottenere un risparmio fino a 200 milioni l'anno per il comune, ovviamente Pag. 47spostandolo sull'INPS. Non si capisce neanche di preciso quanti soldi questo decreto-legge dia alla capitale, perché le norme sono scritte in maniera incomprensibile, e come lo stesso Servizio studi ha evidenziato, non vi è chiarezza sulle cifre: tant’è che si chiedeva sul punto chiarimenti, mai arrivati da parte del Governo.
      Le ricostruzioni della stampa stimano un totale di 400 milioni di euro: 115 milioni di euro vengono direttamente presi dal debito di Roma e spostati al commissario, cioè alla bad company a carico dello Stato. Poi si dà facoltà al comune di assumere le partite creditorie che esso ha verso le partecipate, dispositivo di per sé assurdo, perché se sono crediti di Roma verso le partecipate sono già partite creditorie del comune. Ma probabilmente si intende così fittiziamente spostare debiti delle partecipate al comune, per poi farli transitare alla gestione commissariale. Si calcoli che la sola ATAC ha più di 1 miliardo di debiti, e negli ultimi tre anni ha avuto un passivo stabile dell'ordine dei 250 milioni di euro.
      Infine si autorizza il commissario ad iscrivere nella massa passiva – cioè, ancora una volta, a metterli a carico dello Stato – una somma non precisata di somme erogate al comune negli anni 2008 e 2009, a titolo di anticipazione per ripianare i disavanzi. A ciò si aggiungono 28,5 milioni per il triennio 2013-2015 per la gestione dei rifiuti nel territorio di Roma; o meglio, per fronteggiare lo stato di crisi nella gestione dei rifiuti urbani nel territorio della provincia di Roma. Era il 22 luglio 2011 quando è stato dichiarato lo stato di emergenza ambientale, e ad oggi la situazione presenta ancora il carattere di grave criticità: caratteristica che è tipica della gestione di queste situazioni a certe latitudini. Ci aspettiamo, prima o poi, che venga avanzata la proposta, come ieri era avvenuto per soccorrere la negligenza dei cattivi amministratori della Campania e di Napoli, di trasportare magari i rifiuti al Nord.
      Oltre a questi fondi, era previsto nel testo originario che il comune di Roma potesse alzare l'addizionale IRPEF dallo 0,9 all'1, 2 per cento per il rientro dall'indebitamento. Questo dispositivo è stato eliminato al Senato, causando anche indirettamente un ammanco di circa 150 mila euro al bilancio del comune. Questi fondi andranno trovati in altro modo e, ancora una volta, 150 milioni graveranno su tutti i cittadini italiani.
      Ed, ancora, questo decreto-legge stabilisce uno stanziamento di fondi per emolumenti e spese del commissario e della sua struttura di supporto che prima erano senza oneri a carico del bilancio dello Stato. In più, prevede anticipazioni per il trasporto campano, a valere sui fondi per lo sviluppo e la coesione. Naturalmente, non è scritta la cifra. In teoria, possono prendere subito tutta la quota che spetterebbe alla Campania fino al 2020 ed è evidente che, una volta finiti quelli, essendo anticipazioni, dovranno essere trovati altri fondi.
      Oltre a questo, il decreto-legge fa sì che tutti i 50 milioni del fondo per i piani di rientro delle regioni in dissesto vadano tutti e solo alla Campania.
      Inoltre, è stabilito un contributo straordinario in Calabria per la copertura dei costi del trasporto pubblico locale: 20 milioni all'anno per ciascuno degli anni dal 2013 al 2015, 60 milioni di euro totali, che si sommano ai 40 milioni già presi dalla Calabria per lo stesso motivo per gli anni 2013-2014. Dunque, la Calabria ha avuto ben 100 milioni di euro per il trasporto pubblico. Voi stanziate soldi per il trasporto ferroviario, intervenite per risolvere il problema del trasporto ferroviario in Campania e date un contributo per la copertura dei costi del trasporto pubblico locale in Calabria, come se la mobilità su rotaia non conoscesse problemi anche in altre realtà e ad altre latitudini.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 15,50)

      MARCO RONDINI. A titolo di esempio, si potrebbe citare la situazione che vivono i pendolari che ogni giorno si riversano a Pag. 48Milano per lavoro costretti a sopportare mille disagi a causa degli scarsi mezzi di finanziamento per garantire l'ammodernamento della rete ferroviaria locale, oppure, sempre titolo di esempio, si potrebbe ricordare che le speranze di chi si aspettava i prolungamenti delle metropolitane milanesi, la M2 e la M3 – in particolare il prolungamento che va da Cologno nord alla città di Vimercate e il prolungamento della M3 da San Donato milanese a Paullo – ebbene quelle speranze non troveranno risposte, o perlomeno – per usare le parole del Ministro Lupi, interrogato sulla questione – allo stato attuale, è concreta, diceva il Ministro, la possibilità che gli interventi relativi alla realizzazione delle tratte metropolitane M2 e M3 non potranno essere completati per le scadenze temporali dell'Expo 2015. Tutto ciò per indisponibilità di fondi.
      Non si capisce la logica che presiede le vostre scelte, se non rintracciandola nel solco della politica assistenziale, che mai passa e che caratterizza la politica italiana da tanti e troppi anni.
      Ed, ancora, naturalmente prevedete degli interventi a favore solo di alcuni comuni. Sembra incredibile, ma riuscite a stanziare per il comune di Marsciano un contributo straordinario di un milione di euro per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici inagibili presenti nel territorio del medesimo comune, colpiti dal sisma del 15 dicembre 2009. Ebbene, un intervento sicuramente necessario, ma sicuramente nella stessa situazione versano altre centinaia di comuni sparsi per la penisola e magari molti di questi comuni, quelli soprattutto concentrati magari in Emilia Romagna o nella zona del mantovano, che hanno vissuto le vicende del sisma recente, non si sono visti regalare da questo provvedimento dei finanziamenti per fare degli interventi sull'edilizia scolastica necessaria anche in quei territori.
      Ed, ancora, stanziate per il comune di Sciacca un contributo straordinario di un milione di euro per il restauro e la messa a norma del palazzo municipale. Anche qui, una cosa incredibile: ci sarebbe da organizzare poi una visita al termine dei lavori per vedere quale meraviglioso palazzo è stato realizzato con un milione di euro, come se – torno a dire – anche altre realtà, magari in Lombardia, piuttosto che in Veneto, non abbisognassero di interventi di questo tipo.
      Ed ancora, per il comune di Menfi un contributo straordinario pari a 0,5 milioni di euro per il restauro della Torre anticorsara di Portopalo e per il consolidamento del costone franoso. Anche qui un intervento probabilmente per un bene che ha sicuramente le caratteristiche del patrimonio storico-culturale, che va salvaguardato. Ma, chissà quanti altri comuni abbisognerebbero di interventi di questo tipo.
      Ed ancora, per il comune di Frosinone stanziate un contributo straordinario di un milione di euro, per la ricostruzione del viadotto Biondi e per la messa in sicurezza dell'area urbana interessata dalla frana verificatasi nel mese di marzo 2013 e dell'edificio sede della prefettura.
      Ed ancora, 3 milioni di euro alla provincia di Pescara per il finanziamento degli interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito il territorio della medesima provincia nel mese di dicembre 2013.
      Ed ancora, 25 milioni al SIN di Brindisi, il sito di interesse nazionale, poi soppresso in Commissione perché naturalmente vi eravate sbagliati e avete inserito lì uno stanziamento di 25 milioni, non ricordandovi che lo avevate già inserito nella legge di stabilità. Ed ancora, naturalmente, andrebbe ricordato che di siti di interesse nazionale che attendono di essere bonificati e che attendono magari da questo Stato centrale una maggiore attenzione ve ne sono tantissimi, concentrati soprattutto in Lombardia, in Veneto ed in Piemonte. Però, per quei siti naturalmente non vi è l'interesse da parte di questo Governo.
      Ed ancora, 2 milioni di euro li stanziate per Assisi, al fine di superare la situazione di crisi derivante dal mancato completamento dei lavori di sistemazione idrogeologica Pag. 49dei versanti di frana, e in più stanziate uno stipendio per il commissario straordinario del sito di interesse nazionale di Crotone. Anche qui, ancora, ci sarebbe da chiedersi come mai riuscite a trovare fondi solo ed esclusivamente per alcune realtà del Paese, soprattutto concentrate, guarda caso, solo in alcune latitudini.
      La politica che portate avanti, con provvedimenti come questo, naturalmente penalizza fortemente una parte del Paese a vantaggio di un'altra e vale la pena di ripetere che non possiamo che credere che questo tipo di interventi e di provvedimenti viaggino nel solco di quella politica clientelare che ha caratterizzato la storia di questo Paese per tanti, troppi anni. Magari, ad esempio, fate solo una politica miope, come quella che si sostanzia in provvedimenti come questi, ingiusta e assistenzialista, che ha potuto magari bocciare, come è avvenuto al Senato, un emendamento con il quale chiedevamo uno stanziamento di 10 milioni per i comuni virtuosi, quelle realtà amministrate dai sindaci che avevano deciso, contro il loro interesse, di non aumentare l'IMU sulla prima casa per aiutare i propri cittadini. Come al solito, il Governo ha scelto di proseguire sulla strada dell'irresponsabilità, premiando sempre chi non sa fare gli interessi dei cittadini dei territori che amministra.
      Ce ne sono diverse di vergogne contenute in questo provvedimento, come quella, ad esempio, per citarne un'altra, che vede l'intervento sulla cosiddetta social card. Naturalmente prevedete – e lo avete previsto già – l'ampliamento della platea di coloro i quali potranno accedere ai benefici della social card, estendendo quella platea ai cittadini stranieri che hanno in tasca un permesso di soggiorno di lungo periodo.
      Oggi noi sappiamo che molti cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale hanno perso il lavoro. Sono circa 500 mila i disoccupati migranti presenti sul nostro territorio nazionale e sicuramente queste persone, con la famiglia a carico, potranno accedere più facilmente al fondo e potranno magari, a spese nostre, soggiornare ancora sul nostro territorio.
      Noi crediamo invece che in una fase storica e in un momento particolare come questo, quel tipo di intervento sociale andava fatto e doveva garantire la sostenibilità della vita dei cittadini e delle famiglie italiane.
      Noi sappiamo dai dati ISTAT che circa il 30 per cento dei cittadini italiani oggi versano in una situazione di grave difficoltà economica e sappiamo che faticano ad arrivare alla fine del mese. Ebbene, ancora una volta invece, con provvedimenti come il vostro, vengono schiaffeggiati, e le loro attese e le loro speranze sono rivolte a quello Stato sociale, costruito grazie al fatto che per generazioni i loro genitori e i loro nonni hanno pagato e contributo alla sua edificazione. Oggi su quello Stato sociale, naturalmente, grava il peso di una politica che è tesa a favorire magari gli immigrati presenti sul territorio nazionale. Noi crediamo invece che in un momento come questo probabilmente andava data la priorità ai nostri cittadini.
      Ebbene, per concludere, non possiamo che denunciare il fatto che questo provvedimento è informato della peggiore politica clientelare, che naturalmente non può non essere rintracciata nella storia di questo Paese, una politica clientelare che caratterizza la storia del Bel Paese da ormai più di un secolo.
      Quindi, possiamo ripetere le parole di Gaetano Salvemini, che era un meridionalista che di certo non faceva sconti al Meridione. Egli denunciò, quasi un secolo fa, quel patto scellerato che legava la politica clientelare tesa a favorire alcune aree del Paese, cioè soprattutto e in particolare il Meridione. Diceva Salvemini: i Governi italiani per avere i voti del Sud concessero i pieni poteri alla piccola borghesia (quella che ancora oggi riesce a vedere garantiti magari i propri interessi, magari con provvedimenti come questo), piccola borghesia delinquente e putrefatta, spiantata, imbestialita, cacciatrice di impieghi Pag. 50e di favori personali, ostile a qualunque iniziativa potesse condurre ad una vita meno ignobile e più umana.
      Ecco è passato più di mezzo secolo, ma voi quel patto scellerato proseguite ad onorarlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame vede modalità metodologiche e procedurali che hanno caratterizzato tutto il suo iter sia al Senato sia adesso alla Camera dei deputati. Somiglia cioè fortemente al disegno di legge di stabilità del 2014, approvato in seconda lettura proprio qualche giorno fa. Le similitudini, le affinità e i parallelismi tra il provvedimento di manovra economica e il presente decreto-legge risultano a mio avviso sorprendenti per i criteri e la metodica da parte del Governo e della maggioranza, nell'esaminare un testo proveniente dal Senato, che inizialmente prevedeva una serie di disposizioni, peraltro fortemente discutibili, nei riguardi delle regioni e degli enti locali, con misure rivolte alle politiche del territorio, ma che incredibilmente nel corso dell'esame qui alla Camera, sia in sede referente che successivamente e attualmente in Assemblea, è stato non modificato nel suo contenuto, ma direi stravolto per il numero di nuove disposizioni contenute. Sono norme, onorevoli colleghi, appena arrivate dall'altro ramo del Parlamento, così eterogenee, tra le più disparate, che non hanno nulla a che vedere con i requisiti previsti dal nostro ordinamento in tema di decretazione d'urgenza.
      Una miriade di nuove disposizioni che abbiamo dovuto esaminare in maniera così improvvisa e confusa che, francamente, non dobbiamo meravigliarci se le critiche che ci rivolgono dall'esterno sull'impostazione dei programmi di lavoro nell'esame dei provvedimenti e sulla scarsa qualità della legislazione non sono da respingere o da ritenersi eccessive.
      Siamo di fronte, infatti, onorevoli colleghi, a un decreto-legge per cui, dall'analisi delle disposizioni contenute, occorre, a mio avviso, procedere non solo a singole e limitate modificazioni del testo, ma a una completa revisione del contenuto dello stesso, proprio a causa dell'inserimento, direi in blocco, di ulteriori e articolate norme, anch'esse microlocalistiche e settoriali, come per il disegno di legge stabilità 2014, che andrebbero, peraltro, cassate.
      Pertanto, occorrerebbe una decadenza del provvedimento, al fine di una migliore e, direi, più decorosa ripresentazione di un nuovo testo a gennaio. Aggiungo, colleghi che ritengo sia francamente risibile e sorprendente come, nell'ambito dei criteri regolamentari, si sia evidenziata una serie di criticità in ordine all'ammissibilità delle proposte emendative presentate ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento, per cui non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alla materia oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera.
      Tale criterio risulta più restrittivo di quello dettato con riferimento agli ordinari progetti di legge dall'articolo 89 del medesimo Regolamento, il quale attribuisce al presidente della Commissione la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che siano estranei all'oggetto del provvedimento, ricordando, inoltre, la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa, che precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia debba essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo.
      Ebbene, signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei che qualcuno spiegasse all'Assemblea le motivazioni per le quali i medesimi criteri regolamentari, che ho in precedenza riportati, a cui si aggiungono quelli dettati dalla Costituzione in tema di omogeneità delle norme, a cui si aggiunge anche il messaggio del 29 marzo 2002, con il quale il Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 74 della Costituzione, ha Pag. 51rinviato alle Camere il disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 gennaio 2002, n.  4, e successivamente ribadito nella lettera del 22 febbraio 2011, inviata dal Capo dello Stato ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio dei ministri, non sono stati correttamente e coerentemente impiegati anche per il disegno di legge di stabilità 2014 e per l'attuale decreto-legge in discussione, oggi, qui, alla Camera.
      Anche in questa sede, ovvero nella sessione di bilancio, i principi regolamentari e la disciplina normativa in tema di criteri di ammissibilità prevedevano espressamente l'esclusione di norme di carattere ordinamentale o organizzatorio, anche qualora esse si caratterizzino per un rilevante miglioramento dei saldi, e che le norme di delega, nonché quelle relative ad interventi di natura localistica o microsettoriale, sono da ritenersi inammissibili, e che pertanto gli interventi di sostegno e sviluppo dell'economia dovranno trovare collocazione in appositi disegni di legge collegati, al di fuori della legge di stabilità.
      Eppure, nonostante tutto, signor Presidente, onorevoli colleghi, come è noto a tutti, la legge di stabilità 2014 ha previsto al suo interno norme che tutti sappiamo essere solo un assalto alla diligenza, manovre e misure clientelari. Una miriade di norme eterogenee, fra le più disparate, al cui interno affiorano i reperti di una strategia dimostratasi fortemente negativa per il tessuto economico e la società del nostro Paese.
      Questo decreto-legge, in data odierna, riesce nell'incredibile impresa di superare, in peggio, anche la legge di stabilità 2014. Pertanto, tale modo di procedere, che evidenzia due pesi e due misure, altro non comporta, a mio avviso, se non rendere più confuso e disorientato il comportamento a dir poco schizofrenico e disorientato con cui il Governo e la maggioranza hanno gestito tutta questa ultima fase, con questi provvedimenti.
      Siamo di fronte ad un provvedimento fortemente disomogeneo, senza capo né coda, con norme localistiche, clientelari e settoriali, a cui in corso d'opera si sono aggiunte disposizioni di proroga e che, nel complesso, intende salvare un po’ tutti, da Roma capitale alla Calabria, alle costruzioni di opere pubbliche danneggiate dal sisma del maggio 2012 nei comuni di Modena, Bologna, Reggio Emilia, agli stanziamenti per la frana di Assisi, e ancora per il trasporto ferroviario siciliano e della Val d'Aosta, e in materia di Expo 2015. Stiamo esaminando, in sostanza, una moltitudine di norme e di disposizioni in materie e ambiti, tra l'altro, affrontati e trattati fin dall'inizio della legislatura in maniera specifica e mirata, diverse volte, alcune delle quali addirittura contenute proprio nella legge di stabilità 2014, approvata pochissimi giorni fa. È veramente grave e paradossale che ci siano due interventi che, contestualmente, sono stati approvati sia nella legge di stabilità sia in questo decreto, e che riguardano un finanziamento di 25 milioni di euro – non è che parliamo, quindi, di cifre di poco conto – e il trasporto pubblico locale e si è provveduto a questo grande errore, a questa grande confusione, a questa grande disorganizzazione da parte del Governo, cioè della maggioranza, che replica le norme in un contesto in cui non era dato sapere se ci fosse una duplicazione di finanziamenti, un errore, oppure se il finanziamento fosse uno. Finalmente, grazie al nostro intervento, alle nostre segnalazioni, il Governo e la maggioranza hanno provveduto a determinare che trattasi di un unico finanziamento che riguardava questi aspetti e questi interventi.
      La prima considerazione spontanea è quella legata alla copertura finanziaria degli oneri derivanti dalla moltitudine di norme di spesa sul provvedimento. Noi riteniamo veramente imprudenti sia la legge di stabilità sia questo decreto-legge, dal punto di vista delle coperture finanziarie. Sicuramente non saranno realizzate le entrate stimate nei due provvedimenti, e sicuramente avremo brutte sorprese dal punto di vista della tenuta dei conti pubblici. L'impianto di questo provvedimento di conversione, così come della legge di stabilità 2014, è impostato pericolosamente Pag. 52su un binario così rischioso e titubante sul fronte della spesa e dell'incertezza nella copertura finanziaria, la cui sicurezza può derivare soltanto attraverso la copertura dovuta al solito aumento della pressione fiscale. In caso contrario, le disposizioni previste per questa ennesima «legge mancia», a partire dal 2014, saranno fortemente traballanti, con probabili richiami da parte della Ragioneria generale dello Stato e della magistratura contabile.
      Quanto alla parte dispositiva, cosiddetta «salva Roma» ricordo come soltanto per il 2013 il comune di Roma presenta un buco di bilancio, per quello che è dato sapere, pari a 867 milioni di euro, tale da determinare per qualunque altro ente la dichiarazione di dissesto ed il conseguente commissariamento dell'amministrazione di default. Nel solo caso della capitale, però pare che il concetto di commissariamento assuma un significato del tutto diverso da quello che avrebbe per il resto del Paese: non una gestione affidata ad un rappresentante dello Stato, incaricato di rimettere in ordine i conti, applicando sui cittadini romani le maggiorazioni fiscali previste dalla legge, imponendo ristrutturazioni e tagli delle municipalizzate ed in genere applicando misure di austerità a carico di coloro che hanno determinato o beneficiato di politiche di bilancio troppo superficiali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 16.10)

      ROCCO PALESE. Nel caso di Roma, gestione commissariale significa scorporare i passivi del comune e inserirli in una contabilità diversa, e in sostanza rovesciarli sul bilancio dello Stato, cioè su tutto il resto del Paese. Su questo aspetto vorrei agganciarmi proprio al problema più volte evocato della formazione del debito per quanto riguarda Roma capitale. Direi che, con dovizia di particolari, di cifre e quant'altro, la formazione nel tempo del debito di alcune società romane rappresenta il punto negativo più netto in cui emerge il quadro della situazione regionale. Proprio in tema di public utility avevamo avanzato la nostra proposta emendativa al disegno di legge di stabilità, proprio per dare un taglio netto ad una situazione ormai ingestibile per la finanza pubblica. Avevamo infatti previsto la liquidazione e il relativo commissariamento per tutte le società, limitatamente a quei comuni che, alla data del 31 dicembre 2013, non avessero provveduto allo scioglimento o, in alternativa, alla privatizzazione delle società direttamente o indirettamente controllate da amministrazioni pubbliche. Ma anche questa proposta non fu accettata. E proprio sulla situazione di Roma è bene ricordare che bisogna cercare di mettere anche un punto fermo, perché nessuno può dimenticare aspetti essenziali. Adesso siamo in questa situazione quasi di precommissariamento del comune di Roma per il noto dissesto finanziario.
      Anni fa si è avuto anche il dissesto finanziario del policlinico Umberto I, anche in quel caso con un commissario straordinario liquidatore a fronte di tutte le situazioni debitorie di miliardi e miliardi di vecchie lire. La regione ha il suo commissariamento per quanto riguarda la sanità e io penso, insomma, che debba essere pure affrontato in maniera più puntuale l'aspetto essenziale di tutto ciò.
      Per tale motivo siamo fortemente critici rispetto anche al percorso di questo provvedimento e di questo disegno di legge, per un motivo molto semplice: perché il Senato ha introdotto in questo provvedimento legislativo, varato dal Governo, una miriade di norme. È diventato un nuovo sostanziale provvedimento omnibus, un nuovo assalto alla diligenza da parte della maggioranza al Senato, che si è concretizzato poi nel «libro» attuale, nel volume che è qui a disposizione, e soprattutto un altro assalto alla diligenza da parte della maggioranza, che, grazie al nostro intervento duro e preciso, nella nottata in Commissione Bilancio non è stato per niente accettato.
      Noi sollecitiamo la maggioranza, insieme al Governo, a riflettere e ad asciugare Pag. 53per quanto possibile, a stralciare da questo provvedimento una serie di norme assolutamente non urgenti e non necessarie, perché questa sarebbe la strada più opportuna per il proseguimento dei lavori di quest'Aula, per l'approvazione di questo decreto e anche per il Paese, perché un provvedimento che determina una serie di situazioni contraddittorie tra di loro, che duplicano norme recentemente approvate o da un ramo o dall'altro del Parlamento è una confusione, un guazzabuglio che il Paese chiaramente non si può permettere. Per questo motivo noi riteniamo di mantenere il nostro atteggiamento critico e di contrarietà a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi svolti a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 1906-A)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza Stefano Borghesi, se intende replicare. Prego, onorevole Borghesi.

      STEFANO BORGHESI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, ho avuto modo di ascoltare i diversi interventi che si sono susseguiti durante questa discussione sulle linee generali e devo ribadire quanto già da me prima espresso, ossia che questo decreto, nel suo complesso, non può che essere definito un cattivo esempio dell'esercizio del potere di decretazione del Governo, anche perché vediamo che, al proprio interno, questo decreto contiene delle misure chiaramente assistenziali e chiaramente clientelari, partendo dalle misure che riguardano la capitale, in quanto si aumenta la quantità di debito che Roma può spostare dal bilancio al bilancio del commissario.
      Oggi ci sono già 16 miliardi di euro all'interno della gestione commissariale, per la quale oggi lo Stato versa ogni anno 500 milioni di euro. Ma non è finita qui, in quanto 115 milioni di euro vengono direttamente presi dal debito di Roma e spostati al commissario, cioè alla bad company a carico dello Stato.
      Quindi, noi riteniamo che questo decreto sia un decreto assolutamente negativo, sia un decreto che lancia dei segnali assolutamente negativi, in quanto vediamo che chi non ha bene amministrato le proprie risorse, come al solito, viene premiato. Purtroppo, non è la prima volta, in quanto questo modo di fare, purtroppo, viene ulteriormente amplificato e continuato con l'approvazione e la messa in discussione del decreto stesso.
      Quindi, partendo dai segnali assolutamente negativi riferiti alla capitale, che continua quindi, nella sua gestione commissariale, ad assumersi centinaia di milioni di euro di debito, ai quali poi si aggiungono anche i riconoscimenti dei crediti verso le società ad essa partecipate, vediamo che purtroppo questo decreto non si limita solo ed esclusivamente a misure relative alla capitale di tipo – ripeto – assolutamente assistenzialista e clientelare, ma contiene poi tutta una serie di misure che vanno in questa direzione e che riguardano anche comuni minori, come ad esempio il comune di Marsciano, che riceve un contributo straordinario di un milione di euro per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici inagibili presenti nel territorio, come ad esempio il comune di Sciacca...

      PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, lei avrebbe esaurito il suo tempo, quindi la prego di concludere.

      STEFANO BORGHESI, Relatore di minoranza. ... il comune di Sciacca riceve un contributo straordinario di un milione di euro per il restauro e la messa a norma del palazzo municipale.
      Concludendo, quindi sono tante purtroppo queste misure, tutta una serie di agevolazioni che sono riferibili solo a comuni del centro e del sud e che si dimenticano dei comuni ben amministrati, che sono per la stragrande maggioranza presenti nel nord del Paese.

Pag. 54

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, deputato Rughetti.

      ANGELO RUGHETTI, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, io volevo ribadire alcune questioni che avevo già sottolineato nella relazione introduttiva e che poi ho sentito essere riprese dai colleghi. Rispetto alle misure su Roma capitale, confermo che questa è la prima volta che il decreto non si limita soltanto a prevedere maggiori garanzie e maggiore flessibilità, ma è la prima volta che si chiede al comune di fare anche un piano di rientro. Mi stupisce che le critiche arrivino dai gruppi di Forza Italia e della Lega Nord, che sono stati quelli che, per primi, hanno attivato le misure di sostegno al comune di Roma e sono i gruppi che poi guidavano i Governi che hanno portato l'Italia a subire una procedura di infrazione per deficit eccessivo, quindi è un po’ particolare che da questo pulpito si levi la critica alla malagestione.
      Per quanto riguarda poi gli interventi a pioggia, cosiddetti «marchetta», soltanto andando a sfogliare le ultime finanziarie, le finanziarie dei Governi di centrodestra, finanziaria per il 2010 e per il 2011, se volete, vi posso fare un breve elenco delle cose che sono state finanziate. Posso partire dalla scuola della moglie di Bossi, scuola Bosina di Varese, per 800 mila euro l'anno.

      NICOLA MOLTENI. È stata archiviata la cosa, non lo sai ?

      ANGELO RUGHETTI, Relatore per la maggioranza. No, non è un problema di reato, è un problema di finanziamento. Non è un problema di reato, ma di finanziamento (Proteste di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Lasciate parlare l'onorevole Rughetti ! Deputato Molteni, lasci parlare ! Abbiamo tutti ascoltato con attenzione tutti gli interventi. Prego, deputato Rughetti.

      ANGELO RUGHETTI, Relatore per la maggioranza. Oppure il finanziamento dato alla tratta Cancello-Frasso Telesino; o l'opera strategica che riguarda Apice-Orsara; o i 470 milioni sullo stretto; o i 250 milioni dati alla zona di Reggio Calabria; o i 350 milioni buttati per la banca del Mezzogiorno; se volete, vado avanti, queste sono le vostre finanziarie, quelle che avete preparato e votato.
      Quindi, prima di adottare una posizione diciamo così solo tattica, cerchiamo di stare ai contenuti delle cose, discutiamo degli emendamenti e cominciamo a votarli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Il Governo si era riservato di replicare al termine. Prego, sottosegretario Baretta, né ha facoltà.

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, si possono fare molte critiche a questo provvedimento, salvo due. La prima che ho sentito è che sia stato dettato il nostro comportamento dalla fretta. Siamo a ridosso della scadenza formale del decreto, siamo qui, siamo qui ad ascoltare, a discutere, affaticati ma tranquilli e siamo disponibili a restare e a completare l'iter finché sarà necessario.
      La seconda critica che francamente mi sembra esagerata è quella per la quale il decreto è stato conosciuto e cioè il «salva Roma».
      Devo dire la verità: è più merito degli interventi dei colleghi della Lega Nord il fatto che si parli di Roma su questo provvedimento, che non per la pagina che la contiene. Per alcune precise ragioni. E non parlo del passato, ovviamente, parlo di questo provvedimento. La prima ragione è che non ci sono risorse specifiche che sono, invece, presenti per altre istanze territoriali. La seconda è che le condizioni poste per la prospettiva del comune di Roma sono legate ad un piano di rientro. La terza è che stabilisce dei limiti rigidi al comportamento. Devo dire alcuni anche molto rigidi come, in primo luogo, l'impossibilità Pag. 55di usufruire sulla flessibilità dell'intervento dell'IRPEF, che non va certo a favore del comune di Roma, e in secondo luogo, quello di un intervento controllato sulle partecipate nei termini in cui si è discusso in questo provvedimento. Il Senato aveva raggiunto un punto di equilibrio; ieri alla Camera si è, in maniera ampia, raggiunto un punto di equilibrio più avanzato anche in collegamento a quanto ci ha detto la Commissione affari costituzionali. Si è intervenuti nel correggere due commi, il comma e) e il comma f), abrogandoli e, quindi, realizzando un ulteriore elemento di precisazione. Si passa, quindi, dal finanziamento straordinario alla prospettiva di risanamento che è un pò il criterio che dovremmo adottare in maniera generale.
      Oltre a Roma, però, quello che emerge da questo provvedimento e dall'insieme della discussione che c’è stata, è che la questione dei bilanci comunali si pone in tutta la sua complessità e in tutta la sua contraddittorietà. Ci sono comuni virtuosi, ci sono comuni in difficoltà, ci sono comuni in dissesto e in pre-dissesto, in tutto il territorio italiano. Forse, anche questo provvedimento e l'intero dibattito che abbiamo avuto in questi mesi – e l'IMU è stato un terreno di discussione anche approfondita sul punto –, ci portano a dire che è arrivato il momento di affrontare con più decisione l'insieme di questa materia in ordine ad almeno tre aspetti che cito, ovviamente, solo per titolo. Il primo è la revisione del Patto di stabilità. Si è iniziato, abbiamo messo nella legge di stabilità un miliardo di euro per allentare il Patto, ma sappiamo che non basta. A questo punto c’è un problema di riorganizzare e riformare il Patto. Il secondo è tutto il complesso dei problemi sui piani di rientro e di riparto. Credo che dobbiamo assumere definitivamente l'orientamento dei costi e dei fabbisogni standard come criterio che può dirimere molte delle discussioni che abbiamo sentito anche questa mattina. Il terzo è prendere solennemente l'impegno che non ripetiamo l'esperienza di quest'anno sulla proroga illimitata dei bilanci preventivi che sono arrivati il 30 novembre. L'altro giorno, nella riunione Stato-città, abbiamo convenuto che il 28 febbraio è il massimo termine. Spero che possiamo tutti, Parlamento, Governo e comuni mantenere questo riferimento.
      Ma la Camera si è mossa ieri anche su alcuni altri interventi, per la verità, avendo fatto una scelta in Commissione bilancio che a me è parsa equilibrata, cioè quella di muoversi solo su interventi abrogativi e non su interventi emendativi e, quindi, rendendo più chiaro l'approccio con il quale la Camera si è mossa. Alcuni sono solo tecnici, correggono materie che, o non erano oggetto di bollinatura, o erano doppioni con la legge di stabilità, altri, invece, sono scelte politiche fatte. Ne cito due, sostanzialmente, ben precise, che sono quelle su cui si è concentrata l'azione emendativa della Camera attraverso l'intervento di soppressione. Quella relativa ai giochi e alle slot. Su questo io voglio soltanto dire che quello che abbiamo fatto ieri ha ricostruito un equilibrio che probabilmente sembrava non esserci.
      Invito il Parlamento – noi siamo disponibili – ad una discussione compiuta, non soltanto sull'onda delle pur comprensibili polemiche, perché questa è una materia molto delicata che sta a cavallo tra legalità ed illegalità. Il ruolo dello Stato va discusso e va chiarito: noi stiamo facendo, qualsiasi cosa se ne pensi, una battaglia contro l'illegalità e ci stiamo muovendo con tenacia per ridurre lo spazio dell'azione illegale su questa materia. Conosco e ammetto la contraddittorietà del tema, ma proprio per questo è opportuna una discussione, sino al punto che io credo che un rapporto più stringente tra il Parlamento e il Governo sia necessario (penso, ad esempio, dato che in alcuni casi si tratta di vere e proprie infiltrazioni mafiose, anche ad una collaborazione più stretta con la commissione antimafia per poter discutere insieme quali siano le regole del gioco da darsi su questo delicatissimo tema).
      La seconda è quella degli affitti, dove si è ristabilita una prerogativa per lo Stato: quella di non perdere i vantaggi che derivano dal dover risparmiare e mettere in Pag. 56ordine i propri conti, anche talvolta derogando a regole generali quali quella che vuole che i contratti stipulati non si tocchino potendo invece decidere di scioglierli quando sono particolarmente onerosi. Questa è la scelta che abbiamo compiuto ieri pomeriggio, scelta che ci sembra essere assolutamente coerente e condivisa dall'insieme della Camera. Credo anche, e lo dico anticipando anche delle osservazioni che sono emerse nel corso di questo scorcio di discussione, che se ci fossero delle norme in contrasto con questa scelta che è stata fatta ieri dalla Camera, dobbiamo affrontarle per omogeneizzarle. Questo è infatti un indirizzo principale che, secondo l'intenzione del Governo, completa un itinerario legislativo contraddittorio che c’è stato in queste settimane.
      Concludo dicendo anche che il dibattito ha sollevato alcune questioni generali che meriteranno di essere riprese; la prima è il rapporto tra Camera e Senato, già esplosa in occasione dell'esame del provvedimento del fare. Bene, vi sono problemi di rapporti politici, che possono essere regolati soltanto dall'autonoma capacità di rapporto fra i gruppi parlamentari; vi sono poi problemi di rapporti istituzionali: personalmente non mi stancherò, come deputato prima ancora che come rappresentante del Governo – la Presidente Sereni, d'altra parte, conosce bene l'argomento – di raccomandare il più presto possibile una discussione sulle norme e sui Regolamenti; faccio soltanto un esempio: le diverse norme sull'ammissibilità tra Camera e Senato provocano dei problemi interpretativi anche alla stessa azione di Governo; quindi, se ne evince la necessità.
      La seconda osservazione, più generale, è quella della qualità della produzione legislativa: il rischio di eccessiva disomogeneità dei provvedimenti. Questo è un problema molto serio che coinvolge tutti; sicuramente coinvolge il Governo, coinvolge le Commissioni parlamentari, coinvolge l'Aula.
      Mi sembra che su questi temi ci debba essere, anche alla luce della discussione di oggi, un impegno reciproco a ritornarci il più presto possibile.

      PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione degli articoli del decreto-legge. Tuttavia, poiché il Comitato dei nove deve ancora riunirsi per esprimere il parere sugli emendamenti presentati, dobbiamo sospendere la seduta, per consentire tale adempimento. Chiedo al presidente della Commissione bilancio, Francesco Boccia, di quanto tempo necessiti il Comitato dei nove per esaminare questi emendamenti.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, non più di 30 minuti.

      PRESIDENTE. Sospendo, allora, la seduta, che riprenderà alle ore 17,05.

      La seduta, sospesa alle 16,30 è ripresa alle 17,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

      PRESIDENTE. Colleghi, mi è stata riportata un'intesa tra i gruppi di prolungare la sospensione fino alla fine della Conferenza dei presidenti di gruppo. Quindi, se non ci sono obiezioni, sospendo la seduta e ci riaggiorniamo al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.

      La seduta, sospesa alle 17,16, è ripresa alle 18,50.

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Bindi, Bocci, Boccia, Brunetta, Caparini, Carrozza, Costa, D'Alia, Dellai, Di Lello, Epifani, Gregorio Fontana, Formisano, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Leone, Realacci, Sani, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 57
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

      PRESIDENTE. Riprendiamo, colleghi, il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n.  1906-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2013, n.  126, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 1906-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 1906-A), approvato dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 1906-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 1906-A). Ricordo che gli emendamenti presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 1906-A).

(Posizione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1906-A)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, deputato Dario Franceschini. Ne ha facoltà.

      DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo. Signor Presidente, purtroppo prendo la parola perché, come i deputati sanno bene, stanno, credo, vivendo una situazione di indeterminatezza, essendo in conflitto l'incrocio tra più provvedimenti e il calendario e le giornate che abbiamo davanti a noi.
      La Commissione bilancio della Camera ha fatto un lavoro importante sul testo del decreto-legge, approvando alcuni emendamenti soppressivi su materie che erano state introdotte dal Senato. È stato posto in quest'Aula, alla Conferenza dei presidenti di gruppo, un tema assolutamente serio, che il Governo è il primo a condividere, e su cui è il primo a chiedere un approfondimento, e cioè il fatto che i criteri della omogeneità di materia e dell'urgenza, che sono i requisiti di un decreto-legge, che secondo le sentenze della Corte costituzionale si devono applicare anche alle leggi di conversione, ovviamente, in realtà nei decreti-legge, che partono forse già con qualche contraddizione rispetto a questi principi, queste contraddizioni – sui requisiti di omogeneità e di urgenza – vengono aggravati nel percorso parlamentare. Tanto è vero che su questo decreto-legge la Camera ha approvato emendamenti soppressivi – la Commissione bilancio – non del testo base ma di norme aggiunte dal Senato.
      L'incrocio del calendario parlamentare, l'incrocio con la legge di stabilità, e l'incertezza, non essendo stato possibile raggiungere alcuna intesa sul calendario a livello di Conferenza dei presidenti di gruppo, spingono il Governo a porre la questione di fiducia sul decreto-legge; sapendo che peraltro in queste ore è emerso un problema non su questo provvedimento, ma sulla legge di stabilità che è stata approvata ieri, problema secondo il quale appare che vi sia contrasto tra una norma (che è quella relativa ai fitti degli immobili), su cui la Commissione bilancio ha approvato un emendamento soppressivo, e una norma contenuta nella legge di stabilità, che non si può modificare in questo provvedimento, perché la legge di stabilità non è ancora in vigore. E quindi, nel momento in cui metto la fiducia, e l'ho annunciato alla Conferenza dei presidenti di gruppo, prendo l'impegno del Governo di approfondire, durante la pausa che il Regolamento impone rispetto al voto di fiducia, come è possibile verificare se esiste questa contraddizione e, nel caso, come intervenire per correggerla, evidentemente Pag. 58nel primo dei provvedimenti di urgenza che il Governo sarà chiamato ad approvare dopo l'entrata in vigore della legge di stabilità.
      Per questi motivi, quindi, a nome del Governo, autorizzato appositamente dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n.  1906-A di conversione del decreto-legge n.  126 del 2013, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio, nel testo della Commissione.

      PRESIDENTE. Avendo il Governo posto la questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n.  126 del 2013 nel testo della Commissione, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di domani, 23 dicembre, a partire dalle ore 18,50.
      Quindi, le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia avranno inizio alle ore 16,45.
      Dopo l'appello nominale avranno luogo l'esame e la votazione degli ordini del giorno, il cui termine di presentazione è fissato per domani, alle ore 10, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

      RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Devo dare atto al Ministro Franceschini della onestà intellettuale con cui ha informato l'Aula...

      PRESIDENTE. Prego, presidente Brunetta.

      RENATO BRUNETTA. Gradirei la sua attenzione, grazie. Do atto al Ministro Franceschini della sua onestà intellettuale con cui ha informato l'Aula su quanto è avvenuto e su quello che ovviamente dovrà avvenire, non solo per il decreto-legge cosiddetto «Roma» ma anche per le modifiche eventuali alla legge di stabilità che si renderanno necessarie, dopo aver fatto una verifica sul testo appena deliberato proprio ieri da questa Camera.
      Io volevo riferirmi soprattutto a un problema di carattere strutturale, di cui avevamo parlato anche nella Conferenza dei presidenti di gruppo, che riguardava l'asimmetria regolamentare tra Senato e Camera che è alla base di questo collasso, chiamiamolo così, procedimentale. Un'asimmetria che noi avevamo incontrato in questa legislatura, all'inizio di questa legislatura, con il cosiddetto «decreto terremoto» – se si ricordano i colleghi –, che era stato assolutamente infarcito di norme al Senato e che ci è stato imposto, a questo ramo del Parlamento, con l'impossibilità di reintervenire in ragione della sua scadenza.
      Questa è stata una prima ferita al bicameralismo perfetto, per cui un ramo del Parlamento che possiede una maggiore flessibilità regolamentare di fatto ha un rapporto opportunistico nei confronti dell'altro ramo del Parlamento. Questo mi dispiace molto dal punto di vista istituzionale e questo non è accettabile.
      Oggi in quest'Aula noi stiamo vivendo questo caos regolamentare. Ne deriva che l'impegno che noi dovremo prendere è quello di una omogeneizzazione regolamentare da realizzare al più presto, proprio per evitare collassi come questo che abbiamo di fronte. A questo punto è bene che l'opinione pubblica ne sia informata, che sia informata dei comportamenti assolutamente opportunistici o devianti che si possono realizzare in questa fase, con questi regolamenti differenti, e che su questo si possa fare una riflessione regolamentare al più presto.
      Per quanto riguarda il secondo problema, di cui il Ministro Franceschini ha parlato – e proprio perché ne ha parlato io intervengo –, occorre anche su questo avere chiarezza e, cioè, se la cattiva scrittura del testo dell'emendamento è contenuta all'interno della legge di stabilità, a mio modo di vedere, è la legge di stabilità Pag. 59che deve essere cambiata al Senato e, quindi, il Governo deve impegnarsi, con la sua maggioranza, a cambiare ulteriormente la legge di stabilità, anche con il risultato che la legge di stabilità debba tornare nuovamente in questo ramo del Parlamento.
      Tutto questo per la chiarezza e per la trasparenza dei rapporti tra maggioranza e opposizione.
      Tutto questo anche a dimostrare lo stato comatoso in cui è il Governo e in cui è questa maggioranza: Governo delegittimato, maggioranza delegittimata, che subisce le scorrerie burocratiche anche all'interno di provvedimenti come la legge di stabilità, che dovrebbero essere i provvedimenti cardine di un anno di lavoro parlamentare. Proprio per questa ragione io chiedo che il Governo si esprima con molta chiarezza e al più presto anche sul secondo punto indicato correttamente dal Ministro Franceschini e che si possa pianificare, attraverso una Capigruppo al più presto, l'iter parlamentare anche del secondo provvedimento, cioè la legge di stabilità che, modificata al Senato, debba tornare qui alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sono contento che sia lei qua a presiedere oggi la seduta. Abbiamo visto ancora una volta l'incapacità di questo Governo nel riuscire a portare a termine un provvedimento che ovviamente noi della Lega osteggiamo in tutti i modi, e siamo contenti comunque che ci sia nella sostanza anche un ravvedimento, perché la confusione regna sovrana.
      Però vorrei sottolineare, e non andare nel dettaglio, che questo Governo comunque, visto che parla sempre di rigore, parla sempre di equità, dice sempre che questo Paese è un Paese che deve essere rilanciato, anche con questi provvedimenti, si capisce che è invece un Governo di falliti. È un Governo di falliti politicamente perché non si è capaci neanche di fare un minimo di provvedimento. È un Governo di falliti perché mette una norma e poi mette un codicillo che riprende quella norma, facendo vedere al pubblico che si tira via una cosa e se ne mette un'altra. Si prendono accordi magari con dei gruppi e poi questi gruppi si sentono presi in giro, proprio perché questo Governo dice una cosa e ne fa un'altra.
      Poi ci si chiede perché la gente al di fuori di questo Palazzo si arrabbia. Poi ci si chiede perché la gente non ne può più. Poi si vede che ci sono Ministri che si atteggiano a fare in modo che ci siano i killer che possono andare fuori di galera e nessuno dice niente e poi invece c’è la brava gente che viene bastonata, tra virgolette, perché devono pagare sempre tasse su tasse su tasse. Allora, signor Presidente, io voglio prendere spunto – e chiudo il mio intervento – dalle parole... Se posso parlare, signor Presidente, perché non capisco, c’è un po’ di brusio.

      PRESIDENTE. C’è sempre, purtroppo.

      GIANLUCA BUONANNO. Sì ma quando c’è per gli altri li fa tacere, quando c’è per me evidentemente no.

      PRESIDENTE. No, minimamente. Colleghi, per favore ! Prosegua, onorevole Buonanno.

      GIANLUCA BUONANNO. Mi dispiace perché da lei mi aspettavo un trattamento diverso. Io la tratto bene, lei mi tratta male.

      PRESIDENTE. Io non la tratto mai male, continui pure.

      GIANLUCA BUONANNO. Meno male. Dicevo, signor Presidente, che voglio prendere spunto in maniera chiara da quello che ha detto il Santo Padre proprio oggi. Il Santo Padre oggi ha detto che bisogna combattere, ma non bisogna usare la violenza. C'era anche proprio nella piazza di San Pietro chi comunque osteggia le istituzioni e dice che deve essere cambiato Pag. 60tutto, tipo il popolo dei forconi. Ebbene, io voglio dirvi questo: in questo Palazzo, in quest'Aula, ci sono tante persone che sono staccate da quella che è la realtà di tutti giorni. Ci sono tante persone che fanno gli amministratori locali che si rendono conto che qui si vive sul pianeta Marte, non sul pianeta terra, e non c’è nessuna soluzione, perché fate esclusivamente delle norme dove non si capisce niente. Ecco che allora io voglio portare un messaggio di pace e di solidarietà e anche un messaggio di voglia di cambiare le cose. Allora, io il forcone lo porto adesso e questo è il forcone della libertà (il deputato Buonanno mostra un cartone che riproduce la forma di un forcone).

      PRESIDENTE. Tolga quel forcone, onorevole Buonanno ! Ma la prego !

      GIANLUCA BUONANNO. Con le tasse che devono essere abbassate e con un modo di fare...

      PRESIDENTE. I commessi intervengano ! Tolga quel forcone, per favore (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, quelli che sono fuori giustamente li vogliono mandare a casa e voi dovete andare a casa con un Governo del genere...

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buonanno, andiamo avanti.
      Ha chiesto di parlare il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

      FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, quello a cui abbiamo assistito in queste ore ha dello scandaloso, grida vendetta. Noi ci troviamo nella situazione per cui questo Parlamento, che è già illegittimo per altri motivi, è anche preso in giro, Presidente. Noi siamo davanti ad una situazione scandalosa, perché, all'interno della legge di stabilità, è stato inserito, con un obbligo da parte della Ragioneria dello Stato, dal relatore questo che è sicuramente un comma particolare, in quanto va a convalidare quello che noi abbiamo cercato di modificare in tutto questo periodo: la situazione degli affitti d'oro che molto spesso noi ci troviamo davanti in tante amministrazioni pubbliche.
      La cosa scandalosa è che anche in Conferenza dei presidenti di gruppo non riusciamo a porre una modifica nella legge di stabilità al Senato. Questo ci pare pericoloso per i nostri lavori, pericoloso per il Paese intero. La nostra volontà era molto semplice, lo avevamo detto anche prima.
      Io stesso ho relazionato in Conferenza dei presidenti di gruppo. Mi rivolgo a questo Parlamento, che adesso è distratto, perché pensa, sicuramente, alle vacanze, e non ha, forse, il desiderio di esprimere quella correttezza nei confronti dei cittadini che dipendono da noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): noi abbiamo la possibilità di poter cambiare il futuro di questo Paese, se abbiamo, fin da oggi, questa possibilità di poter modificare, dando un esempio concreto, il testo della legge di stabilità.
      Lo possiamo fare al Senato, e quindi quello che, in questo momento, voglio dire nei confronti dei parlamentari qui presenti – siamo in 630, forse qualcuno in meno – è che ognuno abbia l'obbligo morale di poter chiamare il capogruppo dalla parte opposta, al Senato, chiedendo che venga modificata la legge di stabilità e che venga modificato il testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in maniera da abrogare lo scandalo di questo inserimento del comma 254-ter.
      Signor Presidente, so che lei è distratta, in questo momento, perché parla con l'onorevole Rosato, ma chiedo l'attenzione di entrambi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e chiedo la cortesia...

      PRESIDENTE. Presidente D'Incà, stiamo tutti lavorando. Mi creda, la situazione è difficile per tutti. Sto facendo più di una cosa insieme, lei prosegua.

Pag. 61

      FEDERICO D'INCÀ. Presidente, io ho lavorato fino alle tre questa notte in Commissione bilancio.

      PRESIDENTE. Non è il solo !

      FEDERICO D'INCÀ. Lo so perfettamente di non essere il solo, sicuramente ha ragione, ma noi chiediamo, in questo momento, a tutti qui dentro, a tutti, ve lo ripeto, a tutti, di prendervi la responsabilità di modificare il testo della legge di stabilità e di portarlo in questa Camera, una volta per tutte, modificato nel modo e nella maniera corretta. Torneremo il 27: è un atto e un esempio per questo Paese. Dovete farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      LORENZO DELLAI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà, presidente Dellai.

      LORENZO DELLAI. Signor Presidente, devo dire che, questa volta, è difficile non dire che i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno un qualche fondamento per essere arrabbiati, per il metodo di fronte al quale non solo loro, ma direi tutti i gruppi parlamentari che avevano sottoscritto quell'emendamento, sono stati posti.
      Mi pare che il Governo abbia assunto, con molta chiarezza, l'impegno a superare questa situazione incresciosa che si è creata. Vi sono due strade: o la modifica della legge di stabilità al Senato oppure il Governo propone un'altra strada, altrettanto efficace, cioè quella di modificare il testo all'interno del decreto di fine anno. Mi pare anche abbastanza evidente, di conseguenza, che, comunque, noi non riusciremo, pur avendo il Governo posto la questione di fiducia, ad esaurire nella giornata di domani l'esame del decreto cosiddetto «salva Roma».
      Di conseguenza, proporrei alla signora Presidente di riconvocare, dopo la sospensione dei lavori di quest'Aula, una Conferenza dei presidenti di gruppo per prendere atto di questa cosa e concordare con le opposizioni delle modalità ragionevoli per le quali, primo, i parlamentari possano usare al meglio possibile il tempo in questo periodo, secondo, dare all'opposizione la garanzia che questo decreto non verrà approvato prima che il Governo non modifichi il testo impropriamente cambiato e, in secondo luogo, però, dare anche un po’ di razionalità ai nostri lavori.
      Dunque, penso che sarebbe ragionevole, per esempio, sospendere la seduta domani dopo il voto di fiducia e riprendere i lavori il 27 su questo decreto. Nel frattempo, il Governo, in un modo o nell'altro, risolve la questione e noi, credo, potremo almeno gestire con maggiore ragionevolezza e buon senso il nostro tempo in questo periodo.
      Quindi, le propongo, Presidente, di riconvocare la Conferenza dei presidenti di gruppo per concertare un pochino più precisamente, alla luce di questi fatti, anche l'orario di voto della giornata di domani, che potrebbe essere, magari, anticipato, in accordo con i colleghi dell'opposizione, ove fosse chiaro che, comunque, dopo si sospende la trattazione del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Signor Presidente, faccio anch'io alcune considerazioni a nome del mio gruppo, per dire che noi siamo ben consapevoli che siamo in una fase complicata, complessa, in cui stiamo prendendo in esame, abbiamo approvato la legge finanziaria, provvedimenti legislativi importanti come quello delle province, questo decreto, e che l'accavallamento dei tempi con quelli del Senato ha oggettivamente messo sotto stress il lavoro di questo Parlamento. Mi sembra utile, corretto e giusto riconoscere a tutti i gruppi parlamentari che sono qui presenti, il contributo che hanno dato, al di là delle posizioni politiche legittime e diverse, a questi lavori, perché, se noi siamo stati in grado di approvare la legge di stabilità, la legge sulle province e oggi Pag. 62siamo qui a discutere di questo provvedimento, in pochi giorni, con un lavoro intenso e complesso delle Commissioni, è perché tutti i gruppi parlamentari vi hanno contribuito. È chiaro che oggi il MoVimento 5 Stelle ha sollevato un problema reale e concreto, di cui noi ci facciamo carico: lo ha detto il Ministro Franceschini nel suo speech iniziale, ma è stato detto e riferito anche in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo, così come lo ha fatto anche il sottosegretario Baretta, intervenendo nel merito sulla vicenda più tecnica. Io penso che ci sia l'interesse di tutti di andare in fondo a questa situazione e trovare una soluzione, che deve essere una soluzione equilibrata che risponda alle esigenze di trasparenza che tutti i provvedimenti della pubblica amministrazione e, in particolare quelli approvati da questo Parlamento, devono avere. Quindi, è stata posta la questione di fiducia su questo decreto, che è una valutazione politica frutto anche di un dibattito che si stava un po’ dilungando anche per il numero di emendamenti presentati, ma, all'interno di questo dibattito, all'interno di questi tempi che abbiamo davanti, anche all'interno delle ventiquattr'ore che caratterizzano la pausa dei lavori sulla fiducia, per noi è necessario trovare una soluzione per quei problemi che sono stati individuati. Quindi io utilizzerei questo tempo per fare questo tipo di lavoro. Chiederei anche la collaborazione di tutti i gruppi, affidandoci alla Presidenza che sempre ha dimostrato in queste fasi complicate di gestire al meglio i lavori di quest'Aula, per trovare una soluzione che consenta a questa Camera di fare il suo dovere, ma anche di renderlo compatibile con il lavoro del Senato, perché è chiaro che noi non possiamo pensare che il nostro «fare» qui non abbia delle conseguenze anche sul calendario del Senato. Quindi, penso che alla fine riusciremo a trovare nelle modalità corrette (anche tenendo conto e rispetto di tutti i colleghi parlamentari che non hanno più un calendario personale, perché siamo qui senza sapere cosa accade oggi, domani, e credo che di questo bisogna farsi carico perché si tratta di correttezza anche in questo caso) una soluzione per far sì che, nelle prossime ore, venga definito un calendario che consenta a tutti di fare il loro lavoro e anche possibilmente di tornare a casa almeno per il 25 e il 26, ma di far corrispondere a questo anche un lavoro che consenta al Senato di approvare i documenti che noi abbiamo ancora in carico in queste ore.

      TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signora Presidente, intervengo per dire due cose. La prima è unirmi alla sottolineatura che altri colleghi hanno fatto prima di me sulla necessità di correggere un comma, il 254-ter della legge di stabilità che effettivamente produce un danno serio. Voglio dire che produce un danno serio alla credibilità di ciascuno di noi, perché scoprire in ritardo che il problema esiste forse dà conto anche di un lavoro troppo concitato, di un lavoro troppo notturno, di una fretta forse non necessaria (io non voglio pensare ad altre cause), ma mi pare sia importante però valorizzare una cosa e cioè che quest'Aula sta dicendo comunemente tutta insieme che quel comma va cambiato. A me sembra importante valorizzare questa comune volontà e ringrazio il MoVimento 5 Stelle per averci aiutato ad arrivare a questo, cioè a far emergere il problema. Mi pare altrettanto importante valorizzare il fatto che tutti stiamo dicendo che quell'errore va risolto, perché è un errore.
      E questo è il frutto di un lavoro, di una riflessione comune, che è importante che tutti ci riconosciamo. Detto questo, ci sono ovviamente due strade per risolvere questo problema, è stato detto.
      Ma io ci tengo – ed è l'ultima cosa che voglio dire – a che tutti tengano in conto l'umanità delle condizioni di ciascuno. Io penso che sia importante stabilire un calendario che dia certezza alle persone della loro vita da qui in avanti nei prossimi Pag. 63giorni. È un elemento, quello della cura delle persone, altrettanto importante. Non si tratta di svalorizzare il lavoro politico, tutt'altro, noi qui siamo, ma di dire anche che c’è una cura di rispetto tra di noi e per le persone che ciascuno di noi ha intorno a sé, le proprie famiglie, i propri cari. E, secondo me, questo elemento di umanità è altrettanto importante. Ci tenevo a sottolineare entrambe le cose (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Nuovo Centrodestra).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

      ANDREA ROMANO. Signor Presidente, sottolineo tre punti. Il primo è che c’è stato evidentemente un ingorgo di attività parlamentare sulla base di provvedimenti, come quello di cui discutiamo oggi, di cui tutti abbiamo sofferto, soprattutto coloro che si sono impegnati, come la grandissima parte dei parlamentari in quest'Aula, nei lavori della legge di stabilità. Io auspico davvero che anche da parte del Governo vi sia tutto l'impegno necessario, nelle prossime settimane, affinché non si riproducano scenari così complicati come quello che abbiamo vissuto in queste settimane, in questi giorni in particolare.
      Il secondo punto è che tutti stiamo convenendo – mi pare – sul fatto che il MoVimento 5 Stelle abbia meritoriamente colto un possibile punto problematico nella legge di stabilità, relativamente alla questione degli affitti, su cui – devo dire ed è importante dirlo – anche il gruppo di Scelta Civica aveva presentato un emendamento per la soppressione di quel punto del decreto-legge Roma, che è stato poi accolto dalla Commissione Bilancio. Proprio perché noi stiamo riconoscendo questo aspetto positivo del lavoro del MoVimento 5 Stelle, mi permetto di proporre, attraverso di lei, Presidente, al MoVimento 5 Stelle che il MoVimento 5 Stelle conceda, per quanto lo riguarda naturalmente, la sua disponibilità alla deroga al voto di fiducia e, quindi, sia possibile, proprio perché siamo in giorni particolarmente impegnativi per tutti noi e per le nostre famiglie, votare la fiducia nella mattinata di domani e non nella tarda sera di domani, impegnando in questo caso tutti noi, costringendo tutti noi a tornare alle nostre famiglie nella giornata di dopodomani.
      Infine, Presidente, sono molto d'accordo con quanto detto poco fa dal collega Dellai. Ovvero, se questa deroga non fosse concessa dal MoVimento 5 Stelle o da altri gruppi di opposizione, certamente sarebbe del tutto ragionevole, a questo punto, rimandare alla giornata del 27 la discussione degli ordini del giorno e la conclusione della discussione su quel provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia e di deputati del Partito Democratico).

      LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      LUIGI DI MAIO. Non intervengo a fini politici, lo ha già fatto il mio capogruppo. Semplicemente, siccome c’è una richiesta da parte degli altri capigruppo delegati d'Aula, dal momento che noi abbiamo bisogno di prendere una decisione, le chiedo, qualora avesse intenzione di convocare la Conferenza dei capigruppo subito dopo la seduta, di non convocarla immediatamente. Noi la informeremo velocemente, con i tempi opportuni per decidere, di quali sono le nostre intenzioni sulla questione della deroga e il resto.
      Fermo restando che tutto quello che ci siamo detti nella Conferenza dei capigruppo, che è stato un momento comunque di confronto, resta per gli impegni e i non impegni che ci siamo presi.

      PRESIDENTE. Scusate, se capisco bene, bisogna riconvocare un'altra Conferenza dei capigruppo prima di dare lettura dell'ordine del giorno, perché non si può fare, altrimenti. Allora, io devo convocare un'altra Conferenza dei capigruppo, appena Pag. 64uscita dalla Conferenza dei capigruppo, per ristabilire l'ordine del giorno.

      SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, oltre alla posizione della questione di fiducia da parte del Governo mi sembra che siano emersi diversi elementi, che, pur presenti nel dibattito della Conferenza dei capigruppo, erano stati un po’ «strozzati» dall'esigenza di porre la questione di fiducia in tempi stretti.
      Mi pare di comprendere che il gruppo del MoVimento 5 Stelle abbia tutta l'intenzione di partecipare alla Conferenza dei capigruppo, ma chieda che la Conferenza dei capigruppo non si riunisca immediatamente, ma concedendo al gruppo del MoVimento 5 Stelle venti minuti, Mezz'ora ? Mezz'ora di tempo per poter svolgere una riunione e prendere una posizione.
      Allora, Presidente, la proposta che farei alla Presidenza più che all'Assemblea, è quella di sospendere la seduta, di aspettare mezz'ora, convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo e, al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, dare la comunicazione qualora si raggiungesse un accordo che permettesse di derogare alle 24 ore. Questo certamente verrebbe incontro a diverse esigenze poste dai gruppi in questa sede.

      PRESIDENTE. Allora, questa è la sua proposta. A questo punto vediamo se i gruppi sono d'accordo. Il PD è d'accordo ? Il MoVimento 5 Stelle ? D'accordo. Per l'Italia ? Scelta Civica ? Forza Italia ? Nuovo Centrodestra ? SEL ? La Lega ? Ci sto arrivando: siete sempre nei miei pensieri. Siete d'accordo ?
      Va bene, sospendiamo e la Conferenza dei presidenti di gruppo si riunirà tra mezz'ora.
      Sospendo la seduta.

      La seduta, sospesa alle 19,20, è ripresa alle 20,25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Sui lavori dell'Assemblea.

      PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che domani, a partire dalle ore 12,30 avranno luogo le dichiarazioni di voto sulla fiducia posta oggi dal Governo sull'articolo unico del disegno di legge n.  1906 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2013, n.  126, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio. Proroghe di termini previsti da disposizioni legislative (approvato dal Senato), cui seguirà alle 14,30 la relativa votazione per appello nominale.
      I lavori dell'Aula sul medesimo disegno di legge di conversione riprenderanno venerdì 27 dicembre alle ore 12 con l'esame e la votazione degli ordini del giorno, cui seguirà il voto finale, previe dichiarazioni di voto.
      Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato per le ore 13 di domani.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,27).

      DAVIDE MATTIELLO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DAVIDE MATTIELLO. Signor Presidente, nel 1952 a Trappeto, in Sicilia, moriva un bambino, moriva un bambino di stenti e, a quel punto, un uomo che aveva deciso di vivere e di lottare con gli ultimi di Trappeto fece una scelta clamorosa, decise di sdraiarsi sul pagliericcio Pag. 65dove era morto questo bambino e di cominciare uno sciopero della fame per provocare l'intervento delle istituzioni. Quell'uomo era Danilo Dolci. Mi è tornato in mente Danilo Dolci, oggi, quando ho saputo che il nostro collega parlamentare, l'onorevole Chaouki, ha deciso di chiudersi all'interno del CIE di Lampedusa fintanto che i profughi siriani ed eritrei non saranno trasferiti, l'autore del video non sarà trasferito e quelle condizioni insostenibili di vita e di lavoro a cui abbiamo assistito non saranno sanate.
      Il punto è che tra il gesto clamoroso di Danilo Dolci e quello del nostro collega, l'onorevole Chaouki, sono passati più di sessant'anni. Oggi, gesti come questo non dovrebbero più essere necessari. Se qualcuno sente il bisogno di porre in essere un gesto del genere è perché le soluzioni tante volte annunciate si fanno, drammaticamente, attendere.
      Ecco, Presidente, e mi avvio a concludere, i CIE, i CARA, i centri di prima accoglienza sono ancora un concentrato troppo grande di sofferenza; una sofferenza odiosa che offende le persone lì costrette e che offende le persone che ci lavorano, ed è una sofferenza tanto più odiosa perché non è figlia di una tragica fatalità, ma di una scelta politica, una scelta politica della quale noi abbiamo soprattutto la responsabilità e di questa sofferenza ci dobbiamo sentire tutti quanti investiti. Anche per questo ho consegnato una interrogazione urgente per il Ministro dell'interno Alfano per capire come e quando intende porre rimedio a questa situazione anche in coerenza con quanto egli stesso ha detto recentemente, intervenendo in Aula.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cominardi. No, rinuncia, ci facevano segno...è stato iscritto a sua insaputa.

      ALFREDO BAZOLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALFREDO BAZOLI. Signor Presidente, pur al termine di questa giornata di lavori un po’ convulsa credo che sia interessante e utile ricordare che la mattina del 22 dicembre di sessantasei anni fa, in quest'Aula, venne approvata la Costituzione della Repubblica italiana, come è ricordato in questa targa, in questa effige che c’è qui accanto a me e che ricorda, appunto, che esattamente sessantasei anni fa, in quest'Aula, 453 deputati della Costituente approvarono la nostra Carta costituzionale. Di quella giornata e di quella Assemblea facevano parte personaggi di grandissima levatura, da Moro a Lazzati, Mortati, Calamandrei, Labriola, La Pira e potrei andare avanti a citarne tantissimi, perché erano veramente, credo, gli uomini migliori del Paese e lo ricordo con emozione perché, ci tengo a dirlo, anche mio nonno ebbe la fortuna di partecipare ai lavori di quell'Assemblea.
      Forse è anche l'occasione per ricordare alcune parole che vennero pronunciate in quest'Aula proprio quella mattina di sessantasei anni fa, che forse sono utili anche a tracciare una rotta in questo momento difficile che sta vivendo il nostro Paese.
      Ricordo, dunque, che Meuccio Ruini, che fu presidente della Commissione dei 75, disse quella mattina: «Questa Carta che stiamo per darci è, essa stessa, un inno di speranza e di fede. Infondato è ogni timore che sarà facilmente divelta, sommersa e che sparirà presto. No; abbiamo la certezza che durerà a lungo e forse non finirà mai, ma si verrà completando e adattando alle esigenze dell'esperienza storica. Pur dando alla nostra Costituzione un carattere rigido, come richiede la tutela delle libertà democratiche, abbiamo consentito un processo di revisione che richiede meditata riflessione, ma che non la cristallizza in una statica immobilità. Vi è modo di modificare e di correggere con sufficiente libertà di movimento». Ecco, queste parole che ci richiamano a quanto accaduto sessantasei anni fa forse ci danno anche una strada e un indirizzo da percorrere in questo momento difficile del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 66

      DAVIDE TRIPIEDI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, io invito la Presidenza a sollecitare il Governo a rispondere alle interrogazioni, perché non è possibile. Invito anche i Ministeri di competenza ad essere più chiari, perché nell'unica risposta ad un'interrogazione che ho ricevuto non si è capito nulla, e non mi hanno dato risposta all'interrogazione che ho posto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Lunedì 23 dicembre 2013, alle 12,30:

      Seguito della discussione del disegno di legge:
          S. 1149 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2013, n.  126, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio (Approvato dal Senato) (C. 1906-A).
      – Relatori: Rughetti, per la maggioranza; Borghesi, di minoranza.

      La seduta termina alle 20,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  1  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1906-A - Quest. preg. n. 1,2,3 429 429 215 129 300 34 Resp.
2 Nom. Ddl 1906-A - Chiusura disc. gen. 417 416 1 209 290 126 33 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.