XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 161 di martedì 28 gennaio 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

      La seduta comincia alle 10.

      DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 10,05).

      FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, intervengo per fatto personale e per chiarire una questione. Innanzitutto, io mi sono rivisto ieri in video: avevo detto «l'ordine del giorno n.  9/1941/119». I redattori del resoconto stenografico sono stati corretti e hanno scritto «n.  9/1941/120» e per questo li ringrazio.
      Volevo poi chiarire una questione. I colleghi intervenuti prima di me dopo il loro intervento hanno alzato un cartello con la scritta «Giù le mani da Banca d'Italia» e io volevo chiarire anche questa questione con coloro che ci hanno guardato da casa. Mi hanno infatti scritto su Facebook e sul cellulare: «Perché, Gallinella, tu non hai alzato il cartello ?». Io lo avrei voluto alzare, ma purtroppo, per motivi tecnici (perché erano finiti i cartelli), non l'ho potuto fare. Chiedo che sia messo agli atti che lo avrei voluto fare, per chiarire che, come gruppo del MoVimento 5 Stelle, siamo contro la svendita della Banca d'Italia. Io sono contro la svendita della Banca d'Italia, però non ho potuto segnalare all'Aula questa cosa, proprio per mancanza del materiale. Solo questo. Grazie, Presidente, della possibilità.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Battista, sempre sul processo verbale, immagino. Ne ha facoltà.

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, ieri, come si ricorda, durante il mio intervento per illustrare il mio ordine del giorno, anche io ho mostrato quel cartello che lei giustamente mi ha detto di rimuovere. Si è avvicinato un commesso, gliel'ho dato gentilmente e con educazione, e gli ho detto una frase: «Lo dia a suo figlio». Intendevo non soltanto «lo dia fisicamente, il cartello», ma «spieghi a suo figlio che questo Parlamento sta svendendo la Banca d'Italia e lo sta attuando, in sostanza, tramite una riqualificazione delle azioni della Banca stessa in mano alle banche private, regalando 7,5 miliardi di euro». Dato che si tratta del futuro di questo Paese, del futuro delle nuove generazioni che probabilmente non avranno una banca pubblica e nazionalizzata, ci tenevo che il commesso, che come sempre con estrema educazione si è avvicinato a me, non soltanto desse il cartello a suo figlio, ma gli spiegasse il contenuto dello stesso. Questo per precisare.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

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      VEGA COLONNESE. Signor Presidente, volevo specificare che quando mi riferivo a un tweet, era il tweet di Ettore Rosato del PD, in cui dichiarava che noi volevamo far pagare l'IMU. Non so se è stato specificato nel resoconto, perché poi ho avuto dei commenti che non mi facevano capire bene se si fosse compreso il mio intervento. Quindi, vorrei sottolineare anche il nome, Ettore Rosato del PD, e chiedere, se possibile, di specificare «delegato d'Aula del PD», giusto per dare anche concretezza a quel messaggio, perché poi, quando si fanno le distinzioni, bisogna anche capire gli incarichi delle persone che dicono delle falsità. Questa è proprio una mia necessaria esigenza, dato che poi i social spesso non si sanno usare bene e, quindi, non si capisce bene qual è il messaggio.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

      PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, io ieri ho illustrato il mio ordine del giorno che parlava di aree naturali protette. Da commenti che ho ricevuto ieri però, mi sono resa conto che una cosa non era chiarissima, per cui volevo che fosse messo a verbale. Con l'ordine del giorno che ho presentato praticamente chiedo al Governo di adottare tutte le iniziative necessarie affinché, nell'istituzione delle nuove aree parco, sia garantita la cogestione e la partecipazione dei cittadini. È poi seguita da parte mia una spiegazione, un'illustrazione di quelle che sono le aree naturali protette. Questa voleva essere una premessa per meglio illustrare il contenuto dell'ordine del giorno. Mi sono però resa conto, dai commenti che ho ricevuto, che probabilmente non ero stata abbastanza chiara, perché il mio ordine del giorno si riferiva non o non solo alle aree naturali protette già esistenti, ma alle nuove aree naturali protette che ci saranno.
      Inoltre, mi sono accorta di aver detto una cosa non esatta e vorrei che fosse messo a verbale: ho detto che attualmente il numero di aree protette in Italia è 871. In realtà, questo «attualmente» non è propriamente corretto perché l'elenco delle aree naturali protette in Italia risale ancora al 2010 (l'ultimo elenco ufficiale delle aree naturali protette è del 2010). Pertanto quell’«attualmente» detto adesso, nel 2014, forse non è propriamente corretto. Volevo fare questa specificazione e volevo che fosse messa a verbale, visto che non era del tutto corretto ciò che avevo detto.

      PRESIDENTE. Avverto che, poiché sono state formulate una serie di richieste di interventi sul processo verbale per chiarire il proprio pensiero da parte di una pluralità di appartenenti al medesimo gruppo, analogamente a quanto verificatosi anche di recente in occasioni come queste (ricordo da ultimo, in particolare, le sedute del 7 e 13 aprile 2011, nonché la seduta del 15 dicembre 2011), la Presidenza ha concesso cinque minuti al primo dei deputati che ha chiesto di intervenire e un tempo inferiore, pari a un minuto, per gli interventi successivi. Voi state già rispettando i tempi, ma ve lo volevo comunque dire.
      Ha chiesto di parlare il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

      MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, io volevo fare un intervento per specificare. Ieri ho detto che ero preoccupato per il PD. Volevo aggiungere a verbale che non sono preoccupato per Forza Italia, perché so che, comunque, Forza Italia è d'accordo con i condoni, lo ha sempre detto palesemente, mentre il PD continua a fingere sul territorio e poi viene qui a votare questi condoni.
      Inoltre, Presidente, volevo chiederle riguardo l'espulsione. Non ho capito, mi sembra che è stato annunciato che sono stato espulso, ma non mi risulta.

      PRESIDENTE. È stato richiamato, non è stato espulso, altrimenti se ne sarebbe accorto.

      MASSIMO FELICE DE ROSA. Ho capito male, grazie.

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      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

      ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, volevo precisare che nell'intervento di ieri sull'ordine del giorno n.  9/1941/95, in cui si chiede che eventuali sanatorie non possano essere adottate per immobili in aree protette, ho fatto l'esempio di un comune dove c’è una zona definita sito di interesse comunitario (SIC), che è Sestri Levante, in provincia di Genova, e ho detto che le amministrazioni locali da anni non stanno più tutelando queste aree protette. Addirittura è stata recentemente trovata una discarica di amianto sulla spiaggia di Riva Ponente ed è grave proprio perché è una zona già segnata gravemente dai danni da amianto. Il registro mesoteliomi Liguria parla di 1.800 decessi da quando esiste, da circa diciotto anni, di cui 600 legati alla cantieristica navale, molto presente in quella zona. La discarica di amianto insiste su una zona dove è stato demolito un piccolo cantiere navale e questa demolizione è avvenuta più di un anno e mezzo fa. Quindi, per un anno sulla spiaggia c’è stato questo rischio. Aspettiamo che l'amministrazione comunale chiarisca, perché il sindaco abita a 50 metri dalla discarica.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

      GIULIA DI VITA. Signor Presidente, io volevo fare due correzioni. Leggendo il resoconto stenografico, si riporta nel mio intervento la frase in cui dico: «Certo, il ridicolo lo stiamo discutendo con questo decreto». Effettivamente mi sono sbagliata, perché in realtà volevo dire: «Certo, il ridicolo lo stiamo superando con questo decreto». Quindi, chiedo che venga messo agli atti.
      Poi c’è una seconda correzione. Nel mio intervento do praticamente le indicazioni per leggere autonomamente il parere della BCE che il Governo non ha rispettato. E praticamente ho detto: «Cercando su google: parere della Banca centrale europea del 27 dicembre 2013, relativo all'aumento di capitale della Banca d'Italia». Volevo specificare che su google basta cercare anche semplicemente la frase «parere della Banca centrale europea del 27 dicembre 2013», e si trova comodamente, o comunque – ripeto – visitando direttamente il sito della Banca centrale europea.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

      CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io volevo chiarire in merito al passaggio che faccio in riferimento al filosofo Chomsky, quando parlo di tecnica del diluvio. In realtà, io ho citato le due tecniche modificandone l'ordine della citazione. Infatti, quando parlo della tecnica di problema, reazione e soluzione, è quella in realtà che doveva essere trasferita sul concetto della tecnica del diluvio. Infatti, la strategia di problema, reazione e soluzione è quando si crea un problema, cioè una situazione che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desidera far accettare, come, ad esempio, quando si crea una crisi economica per fare accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali o lo smantellamento dei servizi pubblici. Mentre, per quanto riguarda la tecnica del diluvio o dell'inondazione di distrazioni continue di informazioni insignificanti, la strategia opera in questo modo. La strategia, quindi, è anche il fatto di aumentare il più possibile le informazioni che vengono date al pubblico, così da distoglierlo da tutti i campi essenziali della scienza, come l'economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

      MATTEO MANTERO. Signor Presidente, io volevo rettificare quanto è riportato nel resoconto stenografico perché ieri ho erroneamente detto che il Governo sta rubando agli italiani 7 miliardi di euro. In realtà, sta rubando 7 miliardi e mezzo di euro. Quindi, vorrei essere più preciso su Pag. 4questo aspetto. Soldi che, peraltro, derivano dalla ricapitalizzazione della Banca d'Italia in cui il capitale sociale passa dagli attuali 156 mila euro – i vecchi 300 milioni di lire – ad appunto 7 miliardi e mezzo di euro. Ma questa ricapitalizzazione deriva dagli utili ottenuti dalla Banca d'Italia in un regime di monopolio e, quindi, in realtà, deriva da utili che sarebbero degli italiani e che sono regalati alle banche e agli istituti di credito privati. Ci terrei, quindi, che ci fosse questa precisazione.
      Inoltre, ieri lei mi ha gentilmente espulso dall'Aula, ma io ritengo che questa cosa sia stata scorretta perché mi ha richiamato solo due volte. Inoltre, nell'intervento di Silvia Giordano, in cui io ho ricevuto il primo richiamo gentile da parte sua, io ho esposto un cartello con scritto l’hashtag «SOS Bankitalia» e questo non è riportato nel resoconto stenografico e gradirei che fosse riportato in modo che sia giustificato il motivo sia del primo richiamo, sia del secondo richiamo.

      PRESIDENTE. Quanto alla questione del richiamo, l'articolo 60 nel nostro Regolamento è molto chiaro: dopo un secondo richiamo all'ordine avvenuto nello stesso giorno, ovvero nei casi più gravi anche indipendentemente da un precedente richiamo, il Presidente può disporre l'esclusione dall'Aula.
      Ha chiesto di parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, confermo, innanzitutto, che questo intervento è sul processo verbale, quindi non su altro. Mi sembra opportuno specificarlo. Volevo, inoltre, dire che leggendo la trascrizione del resoconto stenografico ci è sorto un dubbio, a me e al mio collega Simone Valente. A pagina 50 del resoconto stenografico c’è scritto che i deputati Vacca e Simone Valente espongono un cartello recante la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia». Secondo me erano due i cartelli, uno ciascuno. Chiedo, quindi, magari di verificare se si può rivedere la registrazione video. E poi su Internet mi sono arrivate molte richieste sul significato del termine pastiche che ieri ho utilizzato parlando appunto del decreto-legge. Essendo un insegnante di italiano ho utilizzato un termine mutuato dalla letteratura italiana. Tra le varie definizioni che ci sono su Internet mi sembra più opportuno citare quella della Treccani e non quella di Wikipedia. Forse è meglio chiarire così specifichiamo un po’ per tutti. Il pastiche è un'opera letteraria, artistica e musicale in cui l'autore ha volutamente imitato lo stile di un altro autore...

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

      PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, ho visto che c’è un errore nel resoconto stenografico, a pagina 58. Dopo la frase: (Il deputato De Rosa espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani della Banca d'Italia»), il Presidente afferma: «Onorevole De Rosa, riponga il cartello. Onorevole De Rosa». Non è proprio andata così perché è stato richiamato l'onorevole Totaro di Forza Italia, erroneamente, e, quindi, è stato detto: «Onorevole Totaro, riponga il cartello. Onorevole Totaro». Poi dopo l'assistente parlamentare ha detto che non si trattava di Totaro, bensì di De Rosa e io ho detto: «Totaro non siede qui, ma siede là». Quindi, De Rosa non è stato chiamato due volte, ma è stato chiamato una volta perché prima era stato richiamato erroneamente l'onorevole Totaro. Chiedo, quindi, di poter scrivere in maniera specifica come è andata la questione quel giorno e in caso anche di ricontrollare la seduta video perché io me la sono rivista e...

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

      ROBERTO FICO. Signor Presidente, ieri alla fine del mio intervento ho dimenticato di mostrare il cartello: «Giù le mani da Banca d'Italia». Volevo ribadire quindi, in modo forte e determinato: giù le mani Pag. 5da Banca d'Italia. Anche perché se un Paese che gestisce la politica monetaria e, quindi, dove c’è la sovranità monetaria, delega la politica monetaria e parte della politica fiscale ad altre banche e non le tiene più in modo razionale, allora non possiamo andare assolutamente da nessuna parte. Il MoVimento 5 Stelle vuole una banca pubblica e nazionalizzata.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

      LUCA FRUSONE. Signor Presidente, circa il mio ordine del giorno, il n.  9/1941/119, dai commenti che ho ricevuto forse non ho specificato bene quello che volevo fare intendere. Infatti, al comma 2-quinquies dell'articolo 3 io parlavo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che non andava a svendere gli immobili, ma doveva identificare, sentendo le voci di altri enti come regioni, comuni e altri enti locali, e delle associazioni, quei beni di rilevante interesse ambientale che non voleva vendere.
      Quello che volevo dire io è che non è il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che dovrà dismettere questi beni, ma è proprio il Ministero dell'ambiente che, invece, dovrà identificare quelli che non devono essere dismessi e, quindi, mantenere quelli di pregio, anche se per me, visto che si parla di ambiente, tutti sono di pregio e nessuno dovrebbe essere dismesso e poi...

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.

      FRANCESCA BUSINAROLO. Si Presidente, grazie, volevo specificare: siccome ho fatto un richiamo ad una pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di due decreti del Ministero dell'economia e delle finanze che ha autorizzato la vendita a trattativa privata di alcuni immobili, volevo specificare che sono caserme, magazzini, campi sportivi militari e altre strutture. In particolare sono il palazzo degli esami di Stato e l'ex fabbrica d'armi a Roma, l'ex scuola di sanità militare, villa Tolomei, il complesso Bardini a Firenze, le isole di Sant'Angelo della Polvere e di San Giacomo in Palude a Venezia.
      L'altro decreto è quello del 20 dicembre 2013 che ha autorizzato la provincia di Torino, i comuni di Torino, Venezia, Verona e Firenze e la regione Lombardia a vendere degli immobili individuati dalle delibere assunte dagli enti stessi. Grazie Presidente.

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

      FERDINANDO ALBERTI. Grazie Presidente, volevo che fosse messo agli atti il fatto che ieri non ho utilizzato tutti i miei cinque minuti per fare l'intervento. Mi scuso con i colleghi del MoVimento 5 Stelle. Inoltre non ho nemmeno sollevato il cartello alla fine del mio intervento perché ancora il cartello non l'avevo a disposizione e, quindi, mi scuso ancora con i miei colleghi e, se ho ancora tempo, volevo far presente ai ragazzi che ci seguono dagli spalti che non stiamo impazzendo: tutti questi interventi che stiamo facendo sono per il vostro bene perché i danni che stanno facendo qua dentro li pagherete voi. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie Presidente, ieri nel mio intervento sull'ordine del giorno ho parlato dell'agricoltura in Italia. E notizia di oggi è che alla facoltà di agraria, a Bari, è stato cancellato l'esame di olivicoltura. Potete immaginare quanto sia importante per la nostra terra, nella patria dell'olio d'oliva il fatto che sia stato cancellato questo esame. Quindi io voglio ribadire il fatto che invece di svendere Banca d'Italia e regalare 7,5 miliardi ai privati, forse sarebbe meglio che il Governo si occupasse dell'economia vera e reale che è sul territorio. Perché le conseguenze le pagheranno tutti i cittadini, Pag. 6tutti i nostri figli, tutti i nostri nipoti, perché questo è quello che si sta facendo. E inoltre volevo che si mettesse agli atti il fatto che non ho potuto sollevare il cartello perché, siccome sono stato tra gli ultimi ad intervenire, erano terminati perché i commessi li avevano portati via tutti.

      PRESIDENTE. Grazie onorevole L'Abbate. In proposito però vi devo rileggere il comma 3 dell'articolo 32 del Regolamento, sulla base del quale state prendendo la parola, così da non creare ulteriori precedenti: «Sul processo verbale non è concessa la parola se non a chi intenda proporre una rettifica o a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, oppure per fatto personale». Quindi vi do la parola ma vi pregherei di stare al comma 3 dell'articolo 32 del Regolamento.
      Ha chiesto di parlare il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.

      MICHELE DELL'ORCO. Grazie Presidente, ieri appena finita l'Aula, appena ho finito l'intervento, mi sono accorto che avevo sbagliato un dato. Poiché sono preciso, adesso volevo correggermi. E sempre stamattina mentre guardavo il resoconto, mi sono accorto che, nella parte dove mi riferivo al riesumare la norma della prima Repubblica varata addirittura dal Governo Craxi, con il risultato di mettere insieme in maniera sleale per i cittadini l'attesa abolizione dell'IMU con operazioni discutibili, poi ho detto – mi sembra – anche «porcate» però va bene anche «discutibili», come la privatizzazione di Bankitalia è appunto l'ennesimo regalo agli abusivi che si ritroveranno premiati vedendo di colpo aumentare il valore del loro immobile. Allora, a un certo punto, mi sono chiesto: ma quanti sono gli abusivi che godranno di questa nuova norma, abusivi edilizi su terreni pubblici che godranno di questa norma ? Io ho detto sembrerebbero, dico le parole testuali, circa 500 localizzati per lo più in Calabria e in Veneto.

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

      LOREDANA LUPO. Grazie Presidente, io ieri sono intervenuta per illustrare l'ordine del giorno n.  9/1941/122, a pagina 104, e volevo correggere: nel primo rigo, al posto di «signor Presidente» potreste inserire «gentile»; al terzo rigo, anziché «promuovere», «incentivare», al quinto rigo...

      PRESIDENTE. Onorevole Lupo, questo è il resoconto stenografico...

      LOREDANA LUPO. Ah, mi scusi, perché siccome, appunto, anziché «valutando», volevo semplicemente mettere «analizzando», se era possibile, e poi volevo fare una precisazione, perché...

      PRESIDENTE. Per rettificare le sue parole, può correggerle mandando agli uffici del Resoconto un testo scritto diverso...

      LOREDANA LUPO. Sì. Inoltre, vorrei mettere agli atti che per quanto riguarda, quando ho specificato che la questione sul territorio...

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare la deputata Giordano. Ne ha facoltà.

      SILVIA GIORDANO. Grazie Presidente, rileggendo il resoconto stenografico, leggo che durante il mio intervento ho detto: «approfitto di questi pochi secondi, per dare tutto il mio appoggio al PdL e al PD per la venuta meno, da un lato, dall'ex Ministro De Girolamo e, dall'altro, del decaduto sindaco De Luca». Ora vorrei un attimo fare una precisazione perché mi sono sbagliata su una cosa. Quando dico «e, dall'altro, del decaduto sindaco De Luca», vorrei aggiungere: il decaduto, in prima sezione civile del tribunale di Salerno, grazie al MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

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      MATTEO DALL'OSSO. Buongiorno Presidente, guardi, ricordandole sempre l'appello, che avevo fatto alla dottoressa onorevole Presidente di Camera Boldrini, che tutte le minacce fatte online lasciano una traccia e, quindi, sono perseguibili, vorrei rettificare quello che l'altro giorno ci siamo detti, visto che parlavo io, poi mi interrompeva lei, poi parlavo io, mi interrompeva lei, eccetera.
      In particolare, un attimo che leggo lo stenografico, io semplicemente dopo questo appello dissi: «le chiedo...», e lei di nuovo: «continui, onorevole...», e io nuovamente: «volevo un po’ di silenzio, grazie», e lei di nuovo: «lo chieda ai suoi colleghi il silenzio, però» e io allora, a quel punto, mi sono fatto scappare: «ragazzi, silenzio, per favore, sto parlando» e le persone del MoVimento non so per quale motivo mi abbiano applaudito...

      PRESIDENTE. Grazie.
      Ha chiesto di parlare il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

      CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente, ha detto deputato, vero ? La ringrazio perché solitamente usa l'espressione onorevole e vorrei che continuasse a usare quella di deputato, anche perché onorevole, dall'etimologia della parola, significa degno di rispetto, quindi bisogna guadagnarselo...

      PRESIDENTE. Lei lo è sicuramente. Prego, onorevole Cominardi.

      CLAUDIO COMINARDI. Vorrei fare una rettifica rispetto a quanto detto ieri in quest'Aula, ovvero vorrei fare una precisazione. Ho detto che questo Governo ha un nome, è il Governo delle banche, un Governo Sachs, un Governo Goldman Sachs. In realtà con questo decreto si vanno ad aiutare molte banche private, italiane e straniere. Quindi è riduttivo chiamarlo Governo Goldman Sachs, sarebbe meglio chiamarlo Governo Unicredit, Intesa San Paolo e così via. Quindi preferirei che questa cosa fosse messa a verbale, in modo tale da offrire un contenuto molto più ampio, dettagliato e preciso rispetto a quanto abbiamo discusso ieri e stiamo discutendo anche quest'oggi in Aula.

      PRESIDENTE. Grazie.
      Ha chiesto di parlare il deputato Da Villa. Ne ha facoltà.

      MARCO DA VILLA. Grazie Presidente, il mio intervento è per specificare meglio il mio pensiero durante l'illustrazione del mio ordine del giorno, che è il n.  9/1941/81 e si può trovare alle pagine 24 e 25 del resoconto stenografico. In particolare, citando la nota vicenda del cosiddetto buco del Palazzo del cinema di Venezia, sono stato impreciso – quindi vorrei precisare meglio – nel citare alcuni dati. In particolare, per quanto riguarda il costo dello scavo di 3 metri, estrazione amianto e ricopertura di tale buco, il costo è di 37 milioni di euro e non di 40 milioni di euro come avevo detto, quindi con un'errore del nove per cento...

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.

      MARCO BRUGNEROTTO. Grazie Presidente, semplicemente per dire che ho letto il resoconto stenografico e va benissimo così, niente da eccepire. Una piccola precisazione: quando parlavo di vera opposizione è sottinteso che, oltre ad una vera opposizione, c’è anche una finta opposizione all'attuale Governo. E per capire la differenza fra l'una e l'altra basta semplicemente guardarsi attorno. Grazie mille (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

      ANGELO TOFALO. Grazie Presidente, volevo chiarire alcuni concetti. Leggendo il resoconto stenografico nella parte che mi riguarda, ieri, lei mi ha richiamato giustamente perché io sono intervenuto relativamente alla faccenda dei marò prima di introdurre il mio ordine del giorno. Bene, Pag. 8era doveroso, perché lei stessa, Presidente, aveva nominato tra i deputati in missione il collega Daniele Del Grosso: per cui era strana la cosa che, poi, lo stesso collega chiamato da lei in Aula risultasse assente, così ha detto lei. Quindi, poi, ci tenevo ancora a ringraziare il collega, perché, dopo due anni di chiacchiere, ha portato finalmente i parlamentari italiani lì a fare qualcosa di concreto. E ci voleva il MoVimento 5 Stelle per fare questo.
      Detto ciò, andando avanti, volevo precisare un'altra cosa. Io, nella spiegazione dell'ordine del giorno, facevo riferimento ad un certo «Vincenzino l'abusivo»: mi riferivo all'ormai quasi ex sindaco di Salerno, che continua ad aggrapparsi alla poltrona come una piovra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

      ARIANNA SPESSOTTO. Grazie Presidente, anch'io ho letto il resoconto ho stenografico e mi sono accorta che, a pagina 84, dove si illustra, appunto, il mio ordine del giorno, è stato fatto un errore. Alla quarta riga, dove è scritto: «dietro la pretesa di abolirne la seconda da rata», quel «da» deve essere tolto, perché io non l'ho detto.
      Poi volevo anche precisare, con riferimento all'intervento che ha fatto il collega di SEL, Melilla, in cui, appunto, ha voluto precisare in merito al mio intervento, quando io me ne ero già andata, che in merito al Ministro Scajola, proprio ieri mattina, il tribunale di Roma lo aveva assolto, io voglio solo dire che nel mio intervento avevo semplicemente detto che l'ex Ministro Scajola è famoso soprattutto per vivere in una casa pagata a sua insaputa. Non ho detto niente di che.

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

      DALILA NESCI. Sì, Presidente, nel fascicolo dove è riportato il mio intervento, praticamente a metà del mio intervento, ho parlato genericamente di una contestazione del MoVimento 5 Stelle all'autonomia di Banca d'Italia: invece, dovevo precisare che mi riferivo proprio all'interrogazione del MoVimento 5 Stelle, ad un'interpellanza, in cui proprio contestiamo l'assoluta inefficienza dei controlli da parte di Banca d'Italia, che, per il 90 per cento, è di proprietà delle banche private e controllate. Quindi, questa è una precisazione dovuta, in quanto il MoVimento 5 Stelle non arriva a contestare il decreto-legge così, dall'oggi al domani, ma c’è stato un percorso, un lavoro molto importante che ha fatto questo gruppo e, in particolare, mi riferisco alle quote di Banca d'Italia che, prevalentemente, sono di banche e assicurazioni private, quindi, in realtà non ha il potere di vigilare l'indipendenza. E mi riferisco – e questo deve essere inserito – all'ex articolo...

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO CARIELLO. Grazie Presidente, una precisazione relativa all'intervento sull'ordine del giorno di ieri, perché nel resoconto stenografico è venuta tronca l'ultima parte che, evidentemente, ho detto a microfono spento. Era importante perché manca praticamente l'impegno indicato nel nostro ordine del giorno: quindi gli obiettivi di quell'impegno, ci tengo ad aggiungerlo, sono i seguenti. Noi parlavamo, appunto, di una trasparenza, di una maggiore trasparenza nella comunicazione delle aree naturali protette contenute nel decreto e, quindi, gli obiettivi sono: aiutare i cittadini e le imprese a capire il vero valore delle aree mantenute in proprietà dallo Stato e vincolate ad aree naturali protette; ridurre l'impatto ambientale della produzione e dei consumi, soprattutto, per quanto riguarda i prodotti alimentari, l'edilizia e i trasporti; assicurare che i rifiuti siano gestiti come una risorsa e, quindi, ad applicare la strategia e la filosofia «rifiuti zero»...

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

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      CHIARA GAGNARLI. Signora Presidente, anche io mi sono accorta di essere stata poco precisa, ieri, quando ho elencato le percentuali di possesso della Banca d'Italia; infatti, ho detto che il Governo aveva stabilito che nessun azionista potesse possedere più del 3 per cento della banca centrale rispetto al 5 per cento e Intesa e UniCredit insieme ne avevano in mano più del 64 per cento. In realtà dovevo dire che Intesa detiene il 42 per cento e quindi acquisisce un valore di poco più di 3 miliardi di euro, mentre UniCredit il 22,1 per cento e acquisisce poco più di un miliardo e mezzo di euro. Vorrei risottolineare come appare incredibile che a tutti gli azionisti vengano riconosciuti ancora i dividendi relativi alle quote eccedenti e che nel 2012 Bankitalia avesse distribuito complessivamente solo 70 milioni di euro.

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Signora Presidente, ieri, parlando di questi 7 miliardi e mezzo di euro che vengono regalati alle banche private ne ho fatto l'elenco, cioè ho fatto l'elenco dei detentori del capitale di Banca d'Italia, ma non era un elenco esaustivo, e quindi voglio completare tale elenco leggendolo in ordine di quote possedute: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Assicurazioni Generali, Cassa di Risparmio di Bologna, INPS, Banca Carige Spa, Banca nazionale del lavoro Spa, Banca del Monte dei Paschi di Siena, di cui non si parla più sui titoli dei giornali, chissà perché, Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, Cassa di Risparmio di Firenze, Fondiaria-SAI, Allianz, Banca Popolare, Cassa di Risparmio del Veneto, Cassa di Risparmio di Asti, Cassa di risparmio di Venezia, Banca delle Marche...

      PRESIDENTE. Onorevole Scagliusi, almeno manteniamo la forma; state facendo interventi di segno ostruzionistico e io vi do la parola, ma almeno rispettate l'articolo 32, comma 3, del Regolamento precisando il vostro pensiero. Se aggiungete elementi nuovi al vostro pensiero è chiaro che siete fuori da quell'articolo. Almeno manteniamo la forma.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Il mio elenco non era completo e ho specificato che non era completo.

      PRESIDENTE. No, se non era completo è un altro intervento, non è una rettifica del suo pensiero. Comunque, ha finito il suo tempo.
      Ha chiesto di parlare il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

      DANIELE PESCO. Signora Presidente, anche io mi sono reso conto che dal mio intervento purtroppo non si capisce bene il mio pensiero in quanto mancava una premessa che è questa: «premesso che il contenuto del decreto-legge n.  133 del 2013 è vergognoso soprattutto nella parte riferita a Banca d'Italia e che tutti coloro che si sono resi responsabili della conversione in legge di questo decreto-legge devono essere considerati ladri o complici di un furto di una parte delle riserve della Banca d'Italia pari a 7,5 miliardi di euro destinati in primis al capitale sociale e successivamente al pagamento delle eccedenze delle quote sopra il 3 per cento dei diversi soci, introduco il mio ordine del giorno». Grazie.

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Signora Presidente, capisco l'ostruzionismo, lo rispetto, però bisogna saperlo fare, se uno non lo sa fare, allora, non lo faccia. L'articolo 32 è chiarissimo, lei lo ha richiamato più volte. L'ultimo intervento dimostra che l'articolo 32 non è stato letto. Uno non può spiegare cosa avrebbe voluto dire l'altro giorno o ieri e non è riuscito a dire perché si era dimenticato il foglio a casa, deve illustrare il pensiero che c'era nel suo intervento per Pag. 10precisarlo rispetto al verbale. Se non è capace di farlo vuol dire che rinuncia al suo intervento.
      Inoltre, Presidente, io le dico che rileggendo il verbale, invece, ho trovato molte occasioni in cui alcuni deputati del MoVimento 5 Stelle sono stati più volte richiamati per aver esposto dei cartelli con una violenza nei confronti della Presidenza che io non considero accettabile. Quei deputati avrebbero dovuto essere puniti in maniera sicuramente più rigorosa di come è stato fatto e quindi mi aspettavo che oggi il richiamo al Regolamento – e il richiamo al verbale – venisse fatto tutto con un'altra logica, cioè quello di scusarsi del comportamento che in quest'Aula il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha assunto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, il richiamo è, nello specifico, all'articolo 32 del Regolamento – come da lei citato –, comma 3. Rispetto a quanto appena affermato dal collega Rosato, io penso che tutti gli interventi da parte del MoVimento 5 Stelle rientrino in questa categoria, soprattutto nel comma 3, che, ricordo, non dice soltanto «non è concessa la parola se non a chi intenda proporvi una rettifica», ma anche: «o a chi intenda chiarire il proprio pensiero». Quindi, noi stiamo facendo esattamente questo, Presidente. Ringrazio, tra l'altro, il deputato Rosato, che ci sta dando una mano per portarci avanti un po’ con i lavori, con la tempistica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Andrei avanti. Deputato Rizzetto, ora sarebbe previsto un suo intervento sul processo verbale.

      LUCA FRUSONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Quanti richiami al Regolamento vogliamo fare, onorevole Frusone ? La Presidenza si è pronunciata, il tema è lo stesso, quindi andiamo avanti. Onorevole Rizzetto.

      WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, quindi, in base all'articolo 32, comma 3, vado a rettificare quanto da me espresso e stenografato ieri, quando dico nel mio discorso: «andiamo a dirlo agli imprenditori». Bene, io vorrei rettificare questa frase, dicendo ai colleghi onorevoli che coloro che perpetreranno la svendita della Banca d'Italia per 7,5 miliardi di euro andassero a dirlo non agli imprenditori, ma, viste le ultime notizie di stampa, ai lavoratori della sede Electrolux di Porcia, che da 1.400 euro al mese passeranno a 700 euro al mese, portando di fatto gli stipendi dei polacchi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà.

      TATIANA BASILIO. Signor Presidente, ascoltando la lettura del processo verbale che è stata fatta precedentemente, questa mattina, non ho sentito il mio nome tra le persone che sono state richiamate ieri in quanto hanno esposto un cartello con la scritta: «Giù le mani dalla Banca d'Italia». Abbiamo esposto questi cartelli, ieri, in quanto la nostra intenzione era quella di far passare un messaggio ben chiaro, ossia i 7,5 miliardi di euro che sono stati in regalo a istituti privati.
      Quindi, mi spiace che il mio nome non sia stato citato fra quelli letti questa mattina e vorrei chiedere a lei se risulta questo, perché, altrimenti, non vorrei che nessuno in quest'Aula pensasse che il Presidente di turno di ieri potesse aver fatto un favore a me o che potessi godere di un privilegio in questo senso.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

      SIMONE VALENTE. Signor Presidente, ieri, durante il mio intervento ho citato il Pag. 11caso del pregiudicato Berlusconi, dicendo che è stato dichiarato decaduto dopo lunghissime discussioni. Dopo queste due parole ho ricevuto tanti messaggi da cittadini i quali mi hanno accusato di aver allungato i tempi; hanno accusato il MoVimento 5 Stelle. Vorrei chiarire, invece, che queste due frasi erano riferite ai partiti che durante vent'anni hanno mantenuto in vita Berlusconi non cacciandolo dal Parlamento. Invece, il MoVimento 5 Stelle è stato l'unico che ha richiesto il voto palese per cui Berlusconi è decaduto. Voglio anche dire, tramite lei, Presidente, all'onorevole Rosato, che non è il MoVimento 5 Stelle che si deve scusare con qualcuno, ma è il suo partito che si deve scusare con i cittadini italiani perché ha governato con un condannato che sta facendo la legge elettorale con Matteo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

      SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, io invece volevo un chiarimento. Durante la seduta di ieri lei mi ha richiamato dicendomi: «Onorevole Battelli, chiuda il computer; la richiamo all'ordine». E io le ho risposto: «Adesso mi sono perso, aspetti». E lei mi ha di nuovo detto: «La richiamo all'ordine e a un linguaggio consono, onorevole Battelli». Quindi, volevo sapere qual è la frase poco consona che ho detto ieri. Mi aiuti lei a capire, perché non riesco a trovarla nel verbale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

      ANDREA CECCONI. Signor Presidente, a seguito dell'intervento del collega Baroni, lei mi ha richiamato all'ordine perché avevo esposto un cartello, ma nel resoconto, tra parentesi, c’è scritto: Il deputato Baroni espone un cartello; dopo di che intervengono i commessi.
      Vorrei che ci fosse una rettifica al resoconto, perché, se lei richiama me e poi c’è scritto che il cartello ce l'aveva in mano il collega Baroni, evidentemente non si giustifica il perché lei abbia richiamato me, e non solo il collega Baroni. Perché, in verità, io ho alzato il cartello, poi lo stesso cartello è stato preso dal collega e l'ha esposto anche lui. Quindi, vorrei che nel resoconto ci sia scritto che sia io, sia il collega Baroni esponevamo il cartello.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

      ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, per non perdere tempo faccio due interventi in uno. A pagina 138 c’è un errore materiale, poiché il mio cognome è Colletti con due «l» e non con una «l», vorrei specificare. E poi vorrei meglio specificare il mio pensiero, poiché ieri su un intervento a fine seduta ho citato il Presidente della Repubblica, però non era assolutamente mia intenzione ledere la sua onorabilità, perché noi sappiamo che è l'onorabilità del nostro amatissimo Presidente della Repubblica. Quindi volevo specificare questo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

      NICOLA BIANCHI. Signora Presidente, volevo implementare il mio discorso, perché ad un certo punto qua, spiegando che il Governo, seppur sempre più a pezzi e ormai naviga praticamente a vista, volevo aggiungere anche, perché sono stato interrotto diverse volte dai colleghi, che brancola al buio, continuando a fare decreti-legge omnibus e incostituzionali. Inoltre volevo spiegare a tutti i miei amici che sui social network scrivono e che mi hanno scritto perché non ho mostrato il cartello «Giù le mani dalla Banca d'Italia», perché comunque i miei colleghi li hanno ultimati, e di conseguenza sono stato impossibilitato nel mostrarlo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

      DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo rettificare il mio intervento di ieri, Pag. 12in quanto alcuni attivisti mi hanno detto che sono stato un po’ troppo democristiano; e considerando questa richiesta di chiarimento mi sembrava doveroso farla. Il fatto è che ieri ho detto, in maniera chiara ma probabilmente non troppo, il fatto che il condono edilizio lo sta facendo il PD: dopo anni in cui assistiamo al fatto che i condoni edilizi li facevano i Governi Berlusconi, per cui vedevamo i finti indignati colleghi del PD battersi contro i condoni edilizi, oggi l'onorevole Realacci, presidente della Commissione ambiente, non l'ho visto così tanto indignato nel vedere che la pubblica amministrazione può condonare i propri immobili abusivi.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.

      IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, leggevo dal resoconto che ieri ho detto: «Ma quand’è che i due condannati si sono visti per scrivere questo decreto-legge ?» I due condannati, Silvio Berlusconi e Dudù Renzi il suo cagnolino. Sono stato chiamato successivamente da associazioni animaliste, che si sono sentite offese perché ho chiamato un cagnolino col nome di Renzi. Infatti dopo il Presidente mi dice: «Si rivolga con delle parole rispettose». Penso che anche lei voleva appunto tutelare l'onorabilità del cagnolino Dudù (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

      PRESIDENTE. Deputato Della Valle... Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, anch'io devo fare una precisazione sul processo verbale. Volevo intanto ricordare a Rosato di pesare le parole, perché la violenza è quella che stanno usando loro con questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pesiamo le parole !
      Punto secondo. L'articolo 32 specifica che, se un deputato non sente di aver chiarito completamente il proprio pensiero, può chiederne la correzione. Ebbene, se una frase è monca, è normale che possa non essere stato chiarito al 100 per cento il pensiero che si voleva dare: aggiungere parti all'interno del processo verbale dovrebbe quindi essere consentito. Nella parte in cui dicevo: «Verrete pervasi da una nuova sensazione che credo non conosciate», volevo aggiungere questa parte, perché è fondamentale: «Una nuova sensazione che credo non conosciate, una sensazione nuova questa che sento, ed è...».

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Villarosa. Ha chiesto di parlare la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

      MARIA MARZANA. Signor Presidente, come ricorderà, lei ieri non è stata molto generosa nei miei confronti, visto che non mi ha concesso gli ultimi trenta secondi per terminare il mio intervento e, quindi, ne approfitto adesso per chiarire il mio pensiero. Allora, dicevo che, a fronte di 440 milioni che si farebbero risparmiare ai cittadini, abolendo la seconda rata dell'IMU, si danno 7 miliardi e 500 milioni alle banche. Quindi, dicevo, il senso del decreto che stiamo esaminando si può riassumere tutto in due sole parole e cioè: esproprio, l'ennesimo che si compie ai danni dei cittadini, e regalo, che invece si fa alle banche e che si unisce a tanti altri regali che nei vari decreti il Governo ha confezionato per amici, lobby, gruppi di potere e che continua instancabilmente...

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marzana. Ha chiesto di parlare il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

      VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, volevo esprimere il mio pensiero in riferimento all'illustrazione dell'ordine del giorno di ieri. Lei mi ha interrotto quando, parlando del Governo, di chi appunto ha previsto una sospensione fiscale di sei mesi e 19 milioni di euro per le zone alluvionate, che noi riteniamo un provvedimento ridicolo rispetto ai reali danni che stiamo subendo, io ho usato la parola «vomitevoli» e volevo specificare che non è una Pag. 13bestemmia né una frase ingiuriosa; semplicemente significa che fa venire il vomito per quanto è brutto, sgradevole, repellente, che suscita ribrezzo, repulsione, specificazione anche in senso intellettuale e morale per un'azione vomitevole. Quindi, secondo me, non c'era bisogno di interrompermi, anche perché io avevo altri venti o trenta secondi per continuare...

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferraresi. Ha chiesto di parlare la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

      TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, rileggendo il resoconto stenografico mi sono resa conto che il mio esempio non l'ho chiarito bene. Ieri facevo l'esempio della Francia che, per rilanciare la produzione, l'occupazione e la crescita, aveva varato, istituito la banca pubblica di investimento per le piccole e medie imprese. Quindi, comparando la situazione italiana, dicevo che in Italia invece si fa l'esatto contrario e si privatizza la Banca d'Italia. Quindi, specificavo anche cosa si intendeva per banca pubblica: una banca al servizio dei cittadini, senza finanza e senza speculazioni di mezzo, dove l'unico utile che dovrebbe perseguire una banca pubblica è l'interesse comune; quindi la banca pubblica dovrebbe prestare e riscuotere a tassi, condizioni e fini etici. Pertanto, una banca pubblica dovrebbe saper fare...

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di intervenire per un richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, la mia era una correzione, visto che lei aveva preso la parola e aveva dato delle chiarificazioni sull'articolo 32. Per darmi la possibilità di chiarire il concetto non ho potuto finire la frase che sono due righe, molto veloci...

      PRESIDENTE. Va bene, ma non ha la parola però ora (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Non è un richiamo al Regolamento. State già forzando il Regolamento. All'articolo 32 avreste dovuto prendere la parola non sul resoconto stenografico, come è chiarissimo, ma sul processo verbale letto dal segretario di Presidenza. Quindi, sul verbale e non sul resoconto stenografico.

      PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, io volevo semplicemente far notare che siccome ieri non sono potuto intervenire...

      PRESIDENTE. Mi scusi, ma lei non può prendere la parola. Mi stavano facendo notare esattamente questo: che non essendo lei ieri intervenuto non può prendere la parola. Mi dispiace. Anche all'elasticità c’è un limite, non può prendere la parola sul resoconto.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

      SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, volevo precisare una cosa a pagina 106, riga 12. Volevo rendere più esplicito il riferimento normativo al decreto-legge n.  269 del 2003, che appunto parla di disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici. All'articolo 32, in specifica, vi sono: misure per la riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica, per l'incentivazione dell'attività di repressione dell'abusivismo edilizio, nonché per la definizione degli illeciti edilizi e delle occupazioni demaniali.
      Dal momento che la politica dovrebbe essere un più chiara, ritengo giusto dare anche un riferimento normativo per i cittadini che volessero informarsi...

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

Pag. 14

      LUIGI GALLO. Signor Presidente, ieri nel mio intervento sottolineavo come questa Repubblica parlamentare è diventata la Repubblica delle porte girevoli, dove i personaggi si interscambiano, quindi persone che erano prima direttori generali della Banca d'Italia diventano Ministri, persone che prima erano politici vanno nelle partecipate a controllare soldi pubblici e privati e magari a fare assunzioni senza possibilità di controllo pubblico. Quello che voglio precisare nel processo verbale è che Annamaria Tarantola, la presidente RAI, non era un funzionario generale di Banca d'Italia ma il direttore generale di Banca d'Italia di un reparto specifico. Questo è da chiarire sul processo verbale, perché c’è un errore.

      GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Deputato Vacca, che sta di nuovo agitando il Regolamento, su quali articoli ?

      GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, sull'articolo 59.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA VACCA. Poiché lei ha parlato di forzatura del Regolamento che, a suo dire, stiamo facendo, allora le chiedo, visto che ieri sono stato richiamato all'ordine due volte per avere esposto un cartello insieme anche ad altri miei colleghi, l'articolo 59 dice che: «se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo».
      Allora ieri in Aula c'eravamo soltanto noi, solo i deputati del MoVimento 5 Stelle, e l'esposizione dei cartelli non ha in nessun modo turbato la discussione e l'ordine della seduta. Quindi a quale titolo lei ci ha richiamati all'ordine una o anche due volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

      PRESIDENTE. Deputato Vacca, lei è libero di avere un'opinione, ma l'esposizione di cartelli in quest'Aula è una modalità non consentita e la Presidenza ha interpretato correttamente il Regolamento. Ha chiesto di parlare sul processo verbale il deputato Fantinati. Ne ha facoltà.

      MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, volevo fare una correzione e chiarire alcuni concetti riguardanti il mio intervento a pagina 20 e 21. Io, per solidarietà, come politico ho detto che noi stiamo svendendo l'Italia, stiamo svendendo le nostre aziende, stiamo svendendo il nostro made in Italy, stiamo svendendo il nostro patrimonio. Io qui vorrei rettificare, proprio perché sono stufo di questa solidarietà, è necessario che le persone si prendano le loro colpe. Allora io vorrei rettificare con: voi state svendendo l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), voi state svendendo le nostre aziende, voi state svendendo il nostro made in Italy, voi state svendendo il nostro patrimonio. Perché, se qualsiasi zona industriale di Shanghai la facciamo domani mattina in qualsiasi parte del mondo, il made in Italy...

      PRESIDENTE. Grazie, ha esaurito il suo tempo. Ha chiesto di parlare la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

      MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, allora, a pagina 102, quando io ho detto: «ma ricordate che quello che avete commesso altro non è che un crimine economico contro gli italiani», poi tra parentesi è stato inserito: «Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle». Ecco, io volevo sottolineare che non tutti i deputati del MoVimento 5 Stelle applaudivano, alcuni esponevano anche i cartelli con su scritto: «giù le mani da Banca d'Italia». Inoltre – e questo non lo trovo scritto – la collega Silvia Giordano gridava: «Brava !». Ora, questo aggettivo naturalmente non era rivolto a me ma era riferito al concetto espresso, cioè che quello che state commettendo è un reato contro tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 15
      Inoltre, nella parte in cui dico: «Cosa ci si poteva aspettare dal Governo delle furberie illegali e dei favori alle lobby, che rifinanzia le guerre e acquista F35 ?» Ecco, dopo «F35», vorrei che fosse aggiunto: «nonostante in campagna elettorale avevate fatto»...

      PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato De Lorenzis per un richiamo al Regolamento. A quale articolo si riferisce ?

      DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, mi riferisco all'articolo 32, comma 3, del Regolamento: «Sul processo verbale, non è concessa la parola, se non a chi intenda proporvi una rettifica o a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, oppure per fatto personale».
      Evidentemente, è vero, il mio collega Parentela ieri non è intervenuto, ma a pagina 4 del resoconto stenografico è citato il suo nome, quindi probabilmente il mio collega voleva intervenire per fatto personale e credo che ne abbia la facoltà.

      PRESIDENTE. Non è consentita la parola sul processo verbale a persone che non sono intervenute.
       Per fatto personale, il deputato Parentela può prendere la parola a fine seduta.
      Ha chiesto di parlare il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

      SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, mi è sembrato che ieri l'intervento sul mio ordine del giorno possa essere foriero di alcune incomprensioni. Cercherò di spiegarlo meglio, in modo che venga messo agli atti. Sostanzialmente, dicevo che non doveva essere fatto il condono per edifici che gravavano su un territorio ad alto rischio idrogeologico. Mi riferisco, per fare un esempio, così si chiarisce, a territori come Maierato o Cavallerizzo: in quest'ultimo caso, addirittura, è stata costruita una città nuova, spostata di 400 metri rispetto alla città cosiddetta fantasma poiché è franata letteralmente una montagna su quella città. Ovviamente, anche la new town, così chiamata, è a rischio frana per cui anche lì il Governo dovrebbe interrogarsi sul bell'affare che ha costituito e non vorrei che uno di quegli edifici possa essere miracolosamente resuscitato e ovviamente provocare ulteriori disagi per chi possa poi entrarne in possesso perché si tratta di case che potrebbero...

      PRESIDENTE. La ringrazio.
      Ha chiesto di parlare il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

      DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, mi scusi ma avevo problemi con il microfono.
      Allora, io noto un errore quando ho suddiviso il discorso in numeri. Quando io cito la Banca d'Italia, prima di «Banca d'Italia» c’è scritto 1). Stessa cosa nel paragrafo successivo. Quindi, io chiederei una correzione del resoconto stenografico e chiederei l'elencazione numerica perché io voglio essere molto chiaro. La Banca d'Italia è istituto di diritto pubblico e, con questa mossa, si sta cercando di svenderla letteralmente ai privati, alle banche private. Io voglio raccontare anche alle persone che ci stanno seguendo quello che sta facendo questo Governo: praticamente, di fatto, sta svendendo Bankitalia a tutte le banche private. A un certo punto...

      PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Vignaroli. Ne ha facoltà.

      STEFANO VIGNAROLI. Signor Presidente, innanzitutto ieri nel mio discorso, parlando del mio ordine del giorno, non ho specificato che si trattava dell'ordine del giorno n.  9/1941/97 e i numeri sono importanti. Poi volevo specificare e forse chiarire meglio il mio pensiero.
      Ieri, mi ha chiamato il proprietario di una a pizzeria di Torino dicendomi: «grazie di avermi fatto pubblicità». Io, in realtà, ho citato il termine aumma aumma: questo è un termine napoletano, che significa «di nascosto». Solo questo volevo specificare: che non si trattava di una pubblicità.

Pag. 16

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Agostinelli. Ne ha facoltà.

      DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, rileggendo il resoconto stenografico, mi sono accorta di non essere stata chiara ieri nel mio pensiero perché purtroppo ho utilizzato tutto il tempo che avevo a disposizione e non ho chiarito bene che cosa intendevo.
      Dunque, quando io dico: «c’è perfino l'inganno, il gioco di prestigio», a cosa mi riferisco ? Mi riferisco al fatto che, nell'ordine del giorno da me illustrato, facciamo riferimento all'articolo 3, comma 1, in cui l'estensione del condono edilizio ai beni immobili facenti parte del patrimonio pubblico che siano alienati a privati viene giustificata anche allo scopo di prevenire nuove urbanizzazioni e di ridurre il consumo del suolo.
      Ecco perché poi in effetti, come si specifica nel resoconto stenografico, si aggiunge che in pratica una misura, quella del condono edilizio, potenzialmente in contrasto con l'interesse generale ad un ordinato sviluppo urbanistico del territorio, viene giustificata invocando proprio l'interesse generale.

      PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Agostinelli. Ha chiesto di parlare il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, io voglio fare notare che ieri, quando illustravo l'ordine del giorno, effettivamente esponevo un cartello recante la scritta «Giù le mani da Banca d'Italia», ma lo facevo più volte, mentre qui risulta che io l'abbia fatto solo una volta e poi lei mi ha richiamato. C’è da dire che in realtà – se non fosse stato per il collega Rosato, che ringrazio, evidentemente era l'unico che mi seguiva, quindi lo ringrazio davvero – io l'ho esposto più volte senza che lei se ne accorgesse. Vorrei tanto che venga fatta una correzione e venga scritto che io esponevo questo cartello anche in altre parti del discorso.
      Dopodiché, volevo concludere quello c’è scritto lì, perché altrimenti è frammentato: dopo le parole «della quota», vorrei fossero inserite le seguenti: «causerà una moltiplicazione di controllati che posseggono parte delle quote del controllore, con il serio rischio di permettere a norma di legge che il controllore sia il controllato, con un evidente conflitto di interesse, colonna portante della nostra Repubblica». Io credo che, facendo questa correzione, si faccia giustizia a quello che è il mio pensiero...

      PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO BERNINI. Signora Presidente, anche io ho una piccola rettifica del testo del mio intervento, per quanto riguarda le ultime due righe. Vorrei modificarle in questa maniera: ristabilendo il senso di giustizia e di dignità nei confronti di tutti i cittadini italiani. Questa modifica è necessaria per chiarire meglio il concetto che volevo esprimere.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

      DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io volevo chiarire in merito al processo verbale e quindi allo stenografico alcuni concetti che ho espresso leggendo l'impegno dell'ordine del giorno che illustravo. Io avevo fatto riferimento a soggetti pubblici o privati aventi sede in paradisi fiscali o che abbiano usufruito negli ultimi vent'anni di procedure di scudo fiscale. Ora, affinché nulla sia lasciato al caso, volevo ricordare che, per esempio, tra i paradisi fiscali c’è lo Stato del Jersey, dove i Riva hanno messo la parte restante dei soldi che non vi hanno dato, che non hanno dato a questi partiti.
      Ancora, riguardo allo scudo fiscale, quello del 2009 del Governo Berlusconi, io volevo ricordare che c'erano anche degli assenti al momento del voto finale e, guarda caso, erano assenti dell'opposizione, cioè del PD che oggi ha la maggioranza e tra gli assenti c'erano Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucchino, Angelo Capodicasa, Enzo Carra...

Pag. 17

      PRESIDENTE. La ringrazio, ha esaurito il suo tempo. Ha chiesto di parlare la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà.

      CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, era soltanto per apportare una correzione al mio intervento che vedo nello stenografico. Infatti ieri, quando è iniziato il mio intervento, ho subito detto che volevo ribadire un concetto nella maniera più chiara possibile, e la maniera che ho ritenuto insomma la più efficace a fare questo era quella di esporre un cartello che riportasse appunto le parole «Giù le mani da Banca d'Italia». Lei mi ha richiamato all'ordine per due volte e, quindi, sono stata costretta a ritirare il cartello e non sono riuscita forse ad esprimere il concetto nella maniera più chiara. Ma in ogni caso la correzione che volevo apportare riguarda pagina 48, quando dico che la risposta che ci è stata data è che «stiamo cercando di sanare un torto commesso ai danni dei soci della banca». In realtà, avrei dovuto dire che «stanno cercando di sanare un torto». Infatti, questo concetto viene più chiaramente espresso qualche riga dopo, quando dico che, però, nel frattempo, ovviamente i disoccupati, i cassintegrati e i lavoratori possono tranquillamente ancora attendere i vostri comodi e questo ancora non importa. Quindi, chiedo cortesemente che venga modificato dalla prima persona plurale alla terza persona plurale.

      PRESIDENTE. Prendo atto di tutti i chiarimenti svolti, che figureranno nel resoconto della seduta odierna. Il processo verbale si intende, quindi, approvato.

      GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Mi scusi, non era nell'elenco di coloro che avevano chiesto di parlare. Sul processo verbale ? Guardate, avete alzato la mano in molti, ed è possibile che i commessi non se ne siano accorti. Prego, onorevole Grillo, non facciamo un caso per un intervento di un minuto. Ha facoltà di intervenire.

      GIULIA GRILLO. Ho alzato la mano quattro volte. Poi se sono invisibile, non mi risulta.

      PRESIDENTE. Non è stata notata dai commessi e, quindi, io non l'ho segnata.

      GIULIA GRILLO. Ancora non sono diventata trasparente, per fortuna.

      PRESIDENTE. Prego, onorevole Grillo.

      GIULIA GRILLO. Volevo dire questo, che ieri non ho specificato nel mio intervento: oltre a mettere giù le mani dalla Banca d'Italia, dovreste mettere giù le mani anche da Poste, da ENAV e da Ferrovie dello Stato, da quelle aziende di Stato che producono servizi e beni pubblici. E lo dovreste fare perché l'idiozia fantomatica che state portando avanti, secondo cui vendendo aziende di Stato si paga il debito pubblico, è veramente da gente con la terza elementare, di una ignoranza paurosa.
      Non si può pagare il debito pubblico vendendo le aziende di Stato. È come pensare di svuotare l'oceano levando una goccia alla volta. Voi ci state impoverendo, esattamente come è successo in Cile e in Argentina, con i famosi economisti di «Chicago Boys». Adesso voi la dovete smettere. Napolitano deve sciogliere le Camere. Dobbiamo andare a votare, perché ci state rovinando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul processo verbale la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

      MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, colgo l'occasione, anche perché è intervenuta la mia collega, Grillo, per apportare una modifica. Nel momento in cui nel discorso di ieri parlavo del controllo del possesso delle quote del capitale di Banca D'Italia, parlavo anche di un punto 4). Vorrei rettificare il punto 4) nel modo seguente: «quando consentono il coordinamento della gestione dell'impresa con quella di altre imprese per uno scopo Pag. 18comune, sono attribuiti poteri nella scelta degli amministratori o dei consigli del consiglio di sorveglianza o dei dirigenti delle imprese a soggetti diversi da quelli legittimati, in base alla titolarità delle partecipazioni e quando esiste una direzione comune in base alla composizione degli organi amministrativi».
      Infine, concludo il discorso dicendo che questo decreto è una schifezza. Ovviamente è un turpiloquio per dire che il decreto non è adeguato alle esigenze in questo momento di questo Paese.

      PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sul processo verbale, prendo atto di tutti i chiarimenti svolti, che figureranno nel resoconto della seduta odierna. Il processo verbale si intende quindi approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Michele Bordo, Carbone, Damiano, Ferrara, Gutgeld, Pagano, Portas, Ruocco, Speranza, Tofalo, Venittelli, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Per un'inversione dell'ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

      DALILA NESCI. Signor Presidente, mi appello all'articolo 41 del Regolamento. Vorrei chiedere a lei e all'Assemblea se non sia forse opportuno rivedere l'ordine del giorno. A noi sembra assurda questa forzatura nel volere a tutti i costi, con velocità, approvare il decreto-legge «IMU-Banca d'Italia». Siccome quando è arrivato il provvedimento sulle emergenze ambientali, il cosiddetto decreto «Terra dei Fuochi», sembrava urgentissimo e improcrastinabile, allora io non capisco perché all'improvviso si è cambiato l'ordine del giorno e siamo ripartiti dal decreto «IMU-Banca d'Italia».
      Quindi, per logica e razionalità, come gruppo chiediamo l'inversione dell'ordine del giorno e pertanto in questo caso vorremmo che tutti i gruppi si esprimessero su questo, per capire se è più urgente la rivalutazione di Banca d'Italia, che regala 7,5 miliardi di euro dei cittadini alle banche private, oppure se è più urgente il decreto sulla Terra dei Fuochi. Lascio a voi la risposta e a lei, Presidente, di accogliere la nostra proposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, sui richiami sull'ordine dei lavori, quale quello con cui la collega Nesci ha chiesto ora l'inversione dell'ordine del giorno, il Presidente ha facoltà di decidere direttamente ovvero di chiamare l'Assemblea a decidere, come precisato anche dalla Giunta per il Regolamento nel parere del 24 ottobre 1996.
      Come precisato, in particolare, nella seduta della Giunta del 25 febbraio 2004, leggo testualmente: «Il Presidente, ove ritenga, in applicazione dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento di chiamare l'Assemblea a deliberare su richieste avanzate in tal senso, valuterà la congruità delle richieste stesse rispetto all'andamento complessivo dei lavori, in relazione alle decisioni assunte in sede di predisposizione del calendario dei lavori e in funzione del principio di buon andamento dell'attività della Camera».
      In questo caso, ricordo che il decreto-legge in esame è in scadenza nella giornata di domani e che è in corso una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo proprio per decidere in ordine all'iter di Pag. 19questo provvedimento. Alla luce di tali elementi, non ritengo di dover porre in votazione la proposta della deputata Nesci.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,18).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
      Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,45.

      La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,45.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n.  133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (A.C. 1941) (ore 11,46).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n.  1941: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n.  133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia.
      Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e il rappresentante del Governo ha espresso il relativo parere.

      IVAN DELLA VALLE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, ne farò due di richiami al Regolamento, sull'articolo 41 e sull'articolo 59, su cui mi era stato impedito prima di intervenire. L'articolo 41 recita: «I richiami al Regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale». Ho tenuto un quarto d'ora il Regolamento così, cosa devo fare ? Gridare ? Venire ai banchi del Governo ? È stata data la parola a due miei colleghi, dopo che io ho chiesto la parola sul Regolamento, senza che mi sia stata data assolutamente la parola. La pregherei, quindi, di far rispettare l'articolo 41 e di dare la parola prima a chi chiede di parlare per richiamo al Regolamento rispetto al resto dei lavori. La ringrazio.
      L'articolo 59 recita: «Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo». Il comma 2 recita: «Ciascun deputato che sia richiamato all'ordine, qualora intenda dare spiegazioni del suo atto o delle sue espressioni, può avere la parola, alla fine della seduta, o anche subito, a giudizio del Presidente». Ieri sono stati fatti molti richiami e anche delle espulsioni dall'Aula, ma non è mai stata data la parola per spiegare le motivazioni del gesto. Questo ha portato, quindi, che oggi, questa mattina, sul verbale purtroppo molti nostri colleghi sono dovuti intervenire per spiegare quel gesto. La pregherei di far rispettare il Regolamento e dare la possibilità, o durante la seduta o a fine seduta, ai deputati che vengono richiamati per dei gesti di spiegare il motivo per cui, ad esempio, mettono fuori un cartello con scritto: «Non svendete Bankitalia», altrimenti non viene rispettato il Regolamento e si perde poi tempo il giorno successivo.

      PRESIDENTE. Onorevole Della Valle, le faccio notare che l'eventuale richiesta di intervento dopo il richiamo spetta al deputato, non certo alla Presidenza della Camera, che non può concedere la parola quando il deputato non la chiede. La Pag. 20Presidenza avrebbe valutato se concederla immediatamente o al termine della seduta. In ogni caso questo non c'entra nulla con gli interventi che sono stati fatti questa mattina sul processo verbale.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1941)

      PRESIDENTE. Riprendiamo quindi l'esame degli ordini del giorno (Vedi l'allegato A – A.C. 1941). Passiamo, quindi, all'ordine del giorno Palmizio n.  9/1941/1, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Onorevole Palmizio ?

      ELIO MASSIMO PALMIZIO. Signor Presidente, lo ritiro.

      PRESIDENTE. Va bene, è ritirato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fragomeli n.  9/1941/2, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Schullian n.  9/1941/3, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo n.  9/1941/4, non accettato dal Governo. Prego, onorevole Paglia, ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, stupisce sotto molti aspetti un parere contrario su questo ordine del giorno. Io capisco che rispetto a come si è messo il dibattito in quest'Aula e al tipo di provvedimento che viene portato all'attenzione di quest'Aula, il nostro ordine del giorno appaia eterodosso e in qualche modo contraddittorio con quella che è l'impostazione che il Governo ha deciso di dare alla materia.
      Tuttavia noi, con questo ordine del giorno, altro non facciamo che chiedere al Governo di impegnarsi affinché nel capitale di Banca d'Italia possano entrare anche le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Ovvero cerchiamo di ripristinare un principio che tenga conto del fatto che Bankitalia sia un soggetto pubblico e, quindi, debba essere partecipato essenzialmente da altri enti di natura pubblicistica, in particolar modo in questo caso dalle regioni. Perché dico che il parere del Governo in qualche modo mi sembra eterodosso ? Perché noi non possiamo comunque dimenticare che fino ad oggi era vigente una legge del 2005 la quale, senza mezzi termini, dichiarava che lo Stato e comunque il pubblico dovesse rientrare in possesso del 100 per cento delle quote di Bankitalia. Ora, come abbiamo già avuto modo di dire, è lo Stato ad essere inadempiente. Quello che ci si aspettava dal Governo è che finalmente prendesse l'iniziativa per mandare avanti il processo di rivalutazione e di valutazione delle quote in modo tale da sapere a quale valore lo Stato potesse adempiere a quello che era il dovere normativo che aveva e, quindi, rientrare in possesso del 100 per cento del capitale. Ora questa valutazione è stata fatta. Come sappiamo è stata fatta anche con criteri che sono discutibili, con criteri che hanno persino lasciata aperta una forbice rispetto al valore di Bankitalia non sottile, perché parliamo di una valutazione che parte da un minimo di 5 miliardi ad un massimo di 7,5 miliardi. È stata scelta la quota dei 7,5 miliardi. Ripeto che si poteva fare anche molto diversamente: c'era anche chi sosteneva che si potesse stare al valore originale e, quindi, richiedere... Presidente, si sente molto male... Presidente, può richiamare l'Aula all'ordine, per cortesia ?

      PRESIDENTE. Sì, ha ragione, onorevole Paglia, scusatemi. Siamo entrati in una fase in cui ci saranno interventi e votazioni. Quindi l'Aula è giustamente affollata, però bisogna che consentiamo a tutti i colleghi di ascoltare gli interventi. Questo vale anche per le persone che stanno in mezzo all'emiciclo e che contribuiscono... Prego, onorevole Paglia, continui.

      GIOVANNI PAGLIA. Quindi, come stavo spiegando, credo che anche in una Pag. 21ottica, diciamo, di modifica, che a posteriori dovremo apportare a questo decreto e che sicuramente ci porterà nella direzione di dover ampliare il rango e il numero dei soggetti che possono partecipare al capitale della banca – perché con quelli attualmente intervenuti non si garantisce un mercato sufficientemente ampio a garantire il riacquisto di quelle quote eccedenti il 3 per cento – allora, dato che ci dovremo tornare sopra a breve – per non parlare poi delle modifiche che ci sono state richieste dalla Corte europea, e presumibilmente dalla BCE, rispetto alla nazionalità dei possibili acquirenti –, se ci dobbiamo tornare sopra, noi vorremmo, e riteniamo che sarebbe molto opportuno, che la possibilità di entrare nel capitale di Banca d'Italia venisse appunto estesa anche a soggetti pubblici come le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Non è una richiesta stravagante, è una richiesta che va nella direzione di una legge vigente di fatto ad oggi se non fosse intervenuto questo decreto. Chiediamo che l'Aula possa, a questo punto in modo informato, esprimersi su questo, e ci auguriamo che, anche contro il parere del Governo, si possa arrivare ad un voto positivo.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Airaudo n.  9/1941/4, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

       Bossa, Blazina, Latronico, Ghizzoni, Marroni, Busto... aspettiamo perché è il primo voto... Parentela... però chiedo ai colleghi, ovviamente, di... Busto, non sfili la tessera, mi dicono... proviamo a vedere che succede... Parentela, De Lorenzis... adesso arrivano i tecnici... Bobba, Anzaldi, Piepoli, Simone Valente, Carfagna... un momento, perché c’è un cambio di macchinario, di terminale, intanto i colleghi si affrettino... Parentela, Busto... aspettiamo ancora che l'onorevole Busto cambi la tessera, vediamo se si può sbloccare... Calabria, Distaso, Losacco... si può cambiare la postazione dell'onorevole Busto ? Può votare da un'altra parte, intanto ? No, è un problema di tessera che non funziona... ecco, invece ha funzionato, siete stati tutti smentiti.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     401            
            Maggioranza     201            
                Hanno votato
    115                
                Hanno votato
no     286).                

      (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'ordine del giorno Piazzoni n.  9/1941/5, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Le ricordo che avrebbe solo un minuto, se parla lei, se invece parla un altro collega... prego, usi questo ultimo minuto e poi non parla più per tutti gli ordini del giorno...

      GIOVANNI PAGLIA. Mi fa tacere per sempre, Presidente !

      PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. È un ordine del giorno semplice – diciamo anche questo – che ci serve, però, a chiarire un punto molto preciso. Noi abbiamo detto che è stato fatto un regalo, un grande regalo, agli istituti di credito con questo provvedimento, che si sostanzia, tra le altre cose, in una cosa molto banale. Quando si fa la rivalutazione di una quota di una partecipazione messa a bilancio, questa dovrebbe pagare normalmente l'IRES, l'IRAP ed entrare nel bilancio a tutti gli effetti. Con questo decreto-legge si è permesso che si paghi semplicemente un'imposta Pag. 22sostitutiva del 12 per cento, cioè un'imposta sostitutiva che è persino inferiore a quella che normalmente viene pagata sulle rendite finanziarie del 20 per cento, che già è basso. Noi chiediamo, con un ordine del giorno, molto semplicemente che si reintervenga su questo e si assoggetti alla normale tassazione quello che è, a tutti gli effetti, appunto, un intervento di comodo fatto a tutela del sistema bancario. L'Aula ha la possibilità di esprimersi: se non accoglierà questo ordine del giorno, si prenderà un'ulteriore responsabilità in una direzione sbagliata.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piazzoni n.  9/1941/5, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Taricco, Tancredi, De Lorenzis, Giuditta Pini, Rughetti, Frusone, Mogherini, Gregori, Sberna... Ci siamo ? Cani, Balduzzi, Paglia...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     412            
            Maggioranza     207            
                Hanno votato
    120                
                Hanno votato
no     292).                

      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n.  9/1941/6, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Passiamo all'ordine del giorno Duranti n.  9/1941/7, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

      FABIO LAVAGNO. Grazie, Presidente, stiamo sempre parlando delle quote eccedenti il 3 per cento e di come questo acquisto da parte di Banca d'Italia potrà avere un effetto fondamentalmente di finanziamento dei grandi gruppi che attualmente hanno le quote principali dell'istituto della Banca centrale e, quindi, un ritorno immediato enorme, in particolare, per due gruppi bancari: Banca Intesa e Unicredit.
      Quindi, noi proponiamo con questo ordine del giorno che Banca d'Italia, anziché finanziare l'istituto di credito sino a 4,2 miliardi, provocando un danno a quelle che sono le casse pubbliche, lo possa fare attraverso l'acquisto di quote eccedenti attraverso la Cassa depositi e prestiti. Ed è su questo che invitiamo, impegniamo il Governo ad operare: quindi, a fare iniziative affinché la Cassa depositi e prestiti acquisti quelle quote eccedenti il 3 per cento, così come previsto nel decreto – 3 per cento che, ricordiamo, è stato abbassato nel passaggio in prima lettura al Senato –, che costituisce uno dei punti principali di opposizione nostra a questo tipo di decreto, a questo tipo di gestione della nuova compagine societaria di Banca d'Italia.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duranti n.  9/1941/7, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Moretti, Tancredi, Monchiero, Gigli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     426            
            Votanti     425            
            Astenuti     1            
            Maggioranza     213            
                Hanno votato
      80                
                Hanno votato
no     345).                

      (Il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Fava n.  9/1941/8, con il parere contrario del Governo.Pag. 23
      Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n.  9/1941/8, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Moretti, Folino, Marco Di Stefano, Rizzetto, Marchi, Carfagna, Gallinella, Mogherini, Rocchi, Iacono, Leva, Terzoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     430            
            Votanti     420            
            Astenuti       10            
            Maggioranza     211            
                Hanno votato
      77                
                Hanno votato
no     343).                

      (Il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Ordine del giorno Ferrara n.  9/1941/9: il Governo ha espresso parere favorevole, con la riformulazione: «a valutare l'opportunità di». Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.
      Ordine del giorno Costantino n.  9/1941/10: accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
      Ordine del giorno Nardi n.  9/1941/11: il Governo ha espresso un parere favorevole con la riformulazione: «a valutare l'opportunità di». Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.
      Ordine del giorno Pellegrino n.  9/1941/12: il Governo ha espresso un parere favorevole con la riformulazione: «a valutare l'opportunità di». Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.
      Ordine del giorno Nicchi n.  9/1941/13: il Governo ha espresso un parere contrario.
      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.

      MARISA NICCHI. Signora Presidente, buongiorno, oggi la Banca d'Italia ha presentato la situazione del nostro Paese in modo drammatico: povertà e disuguaglianza crescono in modo vertiginoso. Questo tema ha a che vedere con il provvedimento che oggi noi discutiamo, perché all'articolo 1, quando si dispone la sospensione della seconda rata dell'IMU del 2013, si ribadisce una linea che vuole non affrontare i temi della giustizia sociale e della lotta alle disuguaglianze. Infatti, viene cancellata una tassa patrimoniale, in parte patrimoniale, presente in tutta Europa, in modo indiscriminato per tutti i contribuenti proprietari di prima casa in forma lineare, senza alcun collegamento con i reali valori e quindi con la capacità contributiva degli stessi. Si viola in modo manifesto i principi di capacità contributiva e di progressività delle imposte sui quali si fonda il nostro sistema tributario. Infatti, questo tributo, questa cancellazione del tributo sgancia il valore patrimoniale dalla capacità contributiva del singolo proprietario e quindi prevede un'aliquota unica. Si cancella questa tassa che mette in discussione il principio della progressività del sistema e si attacca il principio dell'uguaglianza perché è stato visto e valutato che più della metà del gettito dell'IMU sulla prima casa proviene da coloro che guadagnano di più. La sua abolizione tout court, quindi, alleggerisce il peso fiscale delle famiglie benestanti, di chi è già «avvantaggiato» e colpisce e non affronta il tema invece dei ceti meno abbienti. Il nostro ordine del giorno vuole reintrodurre questo tributo legandolo alla equità del sistema, in modo tale che cresca in misura proporzionale al crescere della ricchezza imponibile.
      Infatti, noi vogliamo introdurre elementi di giustizia e di equità personalizzando l'imposta, stabilendo agevolazioni aggiuntive per situazione particolari, prevedendo un sistema di deduzioni e detrazioni collegate a determinate soglie ISEE, collegandola ad un eventuale mutuo per la prima casa, nonché a situazioni particolari all'interno dei nuclei familiari quali, per esempio, la presenza di persone anziane, Pag. 24disoccupate e persone disabili. Un principio di progressività, perché con questo modo si fa la lotta alla disuguaglianza e per la giustizia sociale, perché non c’è cosa più ingiusta che fare parti uguali tra chi è disuguale.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicchi n.  9/1941/13, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bossa, Folino, Oliaro, Paola Bragantini, Rocchi, Galperti, Busto, Fitzgerald Nissoli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     438            
            Votanti     434            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     218            
                Hanno votato
    110                
                Hanno votato
no     324).                

      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giancarlo Giordano n.  9/1941/14, Di Salvo n.  9/1941/15 e Lavagno n.  9/1941/16, accolti dal Governo come raccomandazione.
      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Kronbichler n.  9/1941/17, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

      FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere la nostra sorpresa, perché con questo ordine del giorno vogliamo soltanto impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni al fine di prendere le opportune iniziative per sottoporre le plusvalenze derivanti dal decreto al nostro esame all'IRES, all'IRAP e alle eventuali addizionali.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Kronbichler n.  9/1941/17, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Capezzone, Vitelli, Sorial, Bossi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     437            
            Maggioranza     219            
                Hanno votato
    130                
                Hanno votato
no     307).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Giorgia Meloni n.  9/1941/18, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

      FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, prendo la parola intanto per comprendere meglio da parte del Governo la motivazione per la quale è stato espresso parere contrario, nella speranza che il Governo abbia distrattamente espresso un parere, perché penso che nel merito ci siano poche cose da aggiungere. Anche nelle conversazioni che ci sono state, abbiamo avuto ampie rassicurazioni. Parliamo delle riserve auree custodite in gran parte dalla Banca d'Italia, e in parte sembrerebbe comunque ancora ricadenti in territori stranieri.
      Parliamo della necessità di formalizzare – se vogliamo essere seri, in modo tale che rimanga agli atti della Repubblica italiana e di questo Parlamento – che, in una fase in cui la natura giuridica della Banca d'Italia, pur rimanendo pubblicistica, si modifica e c’è una sostanziale privatizzazione dell'istituto, in questa fase penso sia indispensabile acclarare – lo Pag. 25dico parlando davvero a ciascun deputato, a prescindere dalle provenienze, dalle convinzioni, dalle sensibilità – che queste riserve ammontano ad un «tesoretto» importante; parliamo allo stato attuale di circa 110 miliardi di euro: sono la vera nostra ricchezza ! Siamo in buona sostanza il terzo Paese al mondo per consistenza di riserve auree, dopo gli Stati Uniti e la Germania. Quindi, non credo che faccia male a nessuno stabilire oggi che queste riserve appartengono al popolo italiano, e quindi dare per scontato che questo passaggio possa essere formalizzato in un intervento della Camera dei deputati.
      Vorrei anche precisare, Presidente, colleghi, che forse sarebbe stato opportuno, nella discussione in ordine a questo decreto-legge, che il Presidente del Consiglio in persona o anche il Ministro Saccomanni... visto che stiamo parlando di questioni che tutti, pure coloro che l'hanno voluto sostenere, questo decreto-legge, hanno ritenuto comunque particolarmente importanti; ebbene, non abbiamo avuto la possibilità di avere la compagnia né del Presidente del Consiglio né del Ministro dell'economia e delle finanze.
      Se quindi il merito di questa vicenda è esattamente come è descritto da parte nostra sull'ordine del giorno e nella consapevolezza che abbiamo presentato, come Fratelli d'Italia, un unico ordine del giorno, proprio per tentare di migliorare il provvedimento, e nella consapevolezza che l'ordine del giorno in quanto tale non ha valore di legge, ma è solo un'indicazione del tutto simbolica che viene data, anche se ha la forza di un voto parlamentare, non capisco quindi: è accaduto altre volte che il Governo è venuto in Aula e poi si sia reso conto che un parere magari è stato dato, lo ripeto, distrattamente, guardando più alla parte politica che l'ha presentato che non alla sostanza e al contenuto dell'ordine giorno stesso. Mi appello quindi al Governo, affinché intanto ci faccia capire se c’è un margine.
      Nelle cose che noi chiediamo, nel dispositivo dell'ordine del giorno ci sono due aspetti: il primo, già l'ho annunciato, è già stato detto e chiarito e cioè che queste riserve auree, così cospicue, appartengono al popolo italiano e in questa riconfigurazione giuridica della Banca d'Italia non saranno certamente di proprietà delle banche private. L'altro aspetto è quello di far rientrare le riserve auree eventualmente ricadenti su territori stranieri. Noi abbiamo detto entro 12 mesi. Il Governo ci potrebbe dire che sono troppo pochi, può dilazionare questo termine, portarlo a 24, a 36 mesi, ma non credo che possa essere messo in discussione neanche questo presupposto, questa richiesta: ciò che appartiene all'Italia deve stare nelle disponibilità del popolo italiano, sul suolo italiano.
      Quindi, si può discutere della tempistica, non credo si possa discutere del merito. Allora, per quale motivo su queste due richieste, che noi riteniamo persino banali, il Governo esprime un parere negativo ? C’è qualcosa che ci sfugge.
      Speriamo davvero che ci sia a un errore di valutazione da parte del Governo di questo ordine del giorno e che non ci sia altro. Perché nel caso in cui dovessimo accertare che le riserve auree, pari agli importi che ho già citato, non dovessero appartenere al popolo italiano ma dovessero essere nella disponibilità delle banche che oggi entrano prepotentemente...

      PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rampelli.

      FABIO RAMPELLI. Oppure, nei casi in cui volessimo lasciare queste riserve in territorio straniero, la cosa sarebbe davvero ben grave.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, come ha correttamente espresso il collega Rampelli, il gruppo Fratelli d'Italia ha concentrato la sua attenzione in questa fase di dibattimento degli ordini del giorno sulla presentazione di un unico ordine del giorno, Giorgia Meloni n.  9/1941/18, nel quale chiediamo Pag. 26che sia resa esplicita la proprietà delle riserve auree contenute nella Banca d'Italia, allo Stato e, quindi, al popolo italiano.
      Lo abbiamo fatto perché ci sembrava che, tra le tantissime, inaccettabili storture contenute all'interno di questo decreto, questo elemento fosse sintomatico di quello che sta per accadere. L'abbiamo fatto, quindi, rinunciando ad una fase più estesa di opposizione generale, come avremmo potuto fare con la presentazione di un numero superiore di ordini del giorno, perché pensavamo e continuiamo a ritenere, che il tema che poniamo all'attenzione sia degno almeno di una valutazione attenta da parte del Governo, che peraltro mi pare in questo momento telefonicamente impegnato, secondo gli insegnamenti del Ministro della giustizia.
      La valutazione che noi facciamo, onorevole Presidente, e che abbiamo già avuto modo di esprimere in fase di dibattimento sul provvedimento è che in questo decreto si allarga la platea dei soci potenziali della Banca d'Italia ad una serie di istituti, assicurazioni, fondi pensione, banche di natura privatistica sin dalla loro fondazione, in tal modo facendo venir meno quell'interesse pubblico, quella caratteristica di istituto pubblico che aveva dato vita alla Banca d'Italia, se è vero come è vero che, in sede di istituzione della Banca d'Italia, le attuali aziende di credito titolari del capitale sociale erano divenute tali solo in quanto all'epoca erano istituti di credito di diritto pubblico e che, nella successiva fase di privatizzazione dei soci della Banca d'Italia – proprio per non far venir meno quella caratteristica pubblicistica collegata alla Banca d'Italia – erano stati messi loro dei vincoli al tetto di partecipazione al capitale sociale, al divieto di distribuzione dei dividendi e alla transazione delle quote.
      Con questo decreto non solo si libera la partecipazione del capitale sociale a enti e soggetti di natura chiaramente ed esplicitamente privatistica.
      Si rendono appetibili sotto il profilo commerciale le quote giacché per la prima volta viene consentito un rendimento del 6 per cento del capitale, atteso che viene stabilito che la Banca d'Italia potrà deliberare di anno in anno la corresponsione di dividendi fino a un limite massimo del 6 per cento del capitale, tal che le banche che oggi si trovano il regalo di 7 miliardi e mezzo di capitale potranno, già da quest'anno, incassare 450 milioni all'anno di dividendo, oltre ad avere in regalo l'ipervalutazione, e questo rende evidentemente appetibili nel mercato i trasferimenti di quote.
      È un tema che riteniamo necessario sottoporre all'attenzione di tutti i colleghi dell'emiciclo, ma se mi permettete in particolare dei colleghi della parte sinistra dell'emiciclo, in particolare del Partito Democratico, perché davvero non riusciamo a comprendere come, per il solo vezzo di dover seguire il diktat di un Governo che palesemente non sta facendo gli interessi dell'Italia, si possa, partendo dalle logiche politiche di impostazione culturale della sinistra, accettare la svendita della Banca d'Italia e come si possa accettare che, all'interno della svendita della Banca d'Italia, sia implicitamente iscritta la privatizzazione delle riserve auree, cioè di quella dotazione di ricchezza dello Stato che era fin qui valsa allo Stato italiano la possibilità di poter esporre una propria credibilità nei confronti del mercato del credito e di quanti acquistano i titoli del debito pubblico emessi di volta in volta dal Tesoro. È francamente incomprensibile come da sinistra si possa accettare una scelta di questo genere. Noi chiediamo...

      PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Corsaro.

      MASSIMO ENRICO CORSARO. ...un atto di resipiscenza da parte dei colleghi del Partito Democratico, che vogliano rendersi conto di quello che sta per avvenire. In particolare, ci rivolgiamo al Governo e chiediamo al sottosegretario Baretta se vuole rivedere la posizione del Governo perché almeno la titolarità allo Stato, la titolarità pubblica delle riserve auree sia mantenuta, nonostante lo scempio che state per compiere sulla patrimonializzazione della Banca d'Italia.

Pag. 27

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con il Trattato di Maastricht le riserve auree sono passate alle banche centrali e servono a sostenere il sistema monetario europeo, quindi da questo punto di vista la prima questione è risolta a monte dal Trattato di Maastricht.
      Seconda osservazione: il decreto-legge che stiamo approvando prevede espressamente che i nuovi azionisti non abbiano nessun diritto sul patrimonio della Banca d'Italia. Quindi, da questo punto di vista, le riserve auree di proprietà della Banca d'Italia a sostegno del sistema monetario europeo sono salvaguardate perché nessuno dei nuovi azionisti avrà diritti; hanno diritto solo al dividendo delle quote ma non a interventi patrimoniali.
      Queste sono le ragioni per le quali l'ordine del giorno è stato considerato da noi non accoglibile, perché a monte è risolto il problema attraverso una normativa prima europea; e poi vi è la salvaguardia che questo provvedimento prevede, migliorando addirittura la situazione precedente (cioè quella ancora in vigore finché non lo approviamo) per la quale invece gli stessi azionisti di Banca d'Italia qualche diritto l'avrebbero sulla parte patrimoniale; il che viene invece escluso con il provvedimento in questione.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

      GIORGIA MELONI. Signor Presidente, verrebbe da dire, dopo l'intervento del sottosegretario Baretto, Baretta, insomma, che era meglio prima, meglio non sapere quale fosse la motivazione del Governo rispetto al parere contrario a questo ordine del giorno. Io, colleghi, sinceramente vi chiedo un attimo di attenzione su questa questione, perché all'interno di quella che si sta consumando in quest'Aula, che è già una rapina, si consuma un atto ancora più grave.
      Molto velocemente: l'Italia è la terza nazione al mondo per consistenza di riserve auree, noi abbiamo, cioè, circa 2 mila 500 tonnellate di oro, pari a circa 110 miliardi di euro che sono, per intenderci, l'unica garanzia e l'unica ricchezza, ancorché relativa, rimasta agli italiani e sono anche una delle pochissime garanzie che abbiamo a tutela della nostra autonomia e indipendenza. Perché il problema che pone il decreto sulla Banca d'Italia non è solo il problema legato a regalare miliardi di euro alle banche – a questo siamo abituati – ma il problema che pone il decreto sulla Banca d'Italia è che noi stiamo espropriando il popolo italiano e lo stiamo espropriando della sua sovranità monetaria e della sua sovranità nazionale.
      Allora, perché noi abbiamo presentato questo ordine del giorno che era, secondo me, un ordine del giorno banale che serviva semplicemente a mettere un punto e ad avere una certezza ? Che cosa dice questo banale ordine del giorno ? Dice che è importante chiarire e specificare – se vogliamo – una cosa che tutti sanno e cioè che, indipendentemente dal mutare del capitale di Bankitalia e del possesso del capitale di Bankitalia, è evidente che queste riserve di oro rimangono di proprietà del popolo italiano. Questo dice l'ordine del giorno sul quale il Governo ha dato parere contrario. Dice: possiamo mettere nero su bianco che queste riserve auree cioè questo oro che è frutto del sudore degli italiani rimane di proprietà del popolo italiano ? Si può mettere nero su bianco una cosa così banale e si può, già che ci siamo, chiedere il rientro di quella parte dei nostri lingotti d'oro, per intenderci, che dovessero essere detenuti fuori dai confini nazionali e riportarli all'interno dei confini nazionali ?
      Il sottosegretario Baretta non risponde a questa banale domanda, ma ci dice: certo che è così. Ma la domanda viene spontanea, sottosegretario: se è così, cosa osta scriverlo ? Se è così, perché lei dà un parere contrario su una cosa banale che Pag. 28tutti sappiamo ? Faremo una sottolineatura superficiale, ma per qualcuno potrebbe essere importante. Altrimenti lei comprende che il fatto di non voler mettere nero su bianco una cosa così banale lascia adito a pensare che le cose non stiano esattamente come voi andate dicendo e cioè che il vostro secondo passo, dopo avere rivalutato le quote del capitale di Bankitalia, che significa svendere la nostra banca centrale, sia anche regalare sempre ai vostri amici banchieri, amici del Governo anche l'oro della Banca d'Italia, anche l'oro degli italiani (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e questo sarebbe l'ultimo atto di tradimento di questo Parlamento nei confronti degli italiani.
      Allora, una cosa banale, colleghi: siccome penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che l'oro che è custodito nei sotterranei della Banca d'Italia, e non solo, è di proprietà degli italiani, potete cortesemente votare a favore di questo ordine del giorno, cosicché noi facciamo una cosa banale che però ci mette al riparo dall'accusa di alto tradimento, e cioè ribadire che l'oro che sta nel sottoscala della Banca d'Italia e non solo è di proprietà degli italiani e in nessun caso può essere toccato da questi nuovi proprietari della nostra Banca centrale ?

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

      IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno sottolineato che Fratelli d'Italia ha presentato un unico ordine del giorno perché a volte non c’è bisogno di stressare l'Aula, di esagerare o non esagerare con l'ostruzionismo, a volte basta mettere il dito sulla piaga.
       Io non invidio il povero sottosegretario Baretta che, orfano del Ministro, orfano del Presidente del Consiglio, orfano degli altri sottosegretari del suo Dicastero, essendo pure una brava persona, si deve arrampicare sugli specchi.
      Vede, sottosegretario, c’è una parola che non hanno ancora sottolineato i miei colleghi.
      Noi impegniamo il Governo neanche ad adottare tempestivamente un atto chiaro che dica: «sì, le riserve auree sono di proprietà degli italiani», ma lo impegniamo a valutare, cioè a pensarci, a riflettere un momento. La legga la parolina: «a valutare». Voi non volete neanche valutare, cioè non volete neanche soffermarvi a pensare se stiamo compiendo uno sfregio del diritto degli italiani di avere una certezza sulle riserve auree, che non sono state scavate da questi Ministri in qualche miniera di oro, ma sono il frutto di generazioni e generazioni, di una ricchezza che si è accumulata, relativa, ma che si è accumulata nei decenni, nei secoli ormai addirittura.
      Voi non avete la voglia neanche di valutare se sia o no il caso di riaffermare, con un provvedimento, che non le stiamo regalando né all'Europa né ai banchieri privati. Infatti, mi ha preoccupato il suo richiamo a Maastricht. Certo che sono a garanzia del sistema bancario europeo, ma rimangono o non rimangono di proprietà ? E se noi uscissimo dal sistema europeo ? E se noi uscissimo fuori e se noi volessimo riacquistare la sovranità anche su questo terreno ? Che cosa ci dice lei, che non vuole affermare che si tratta di un bene di tutti gli italiani ?
      Allora, sottosegretario Baretta – non Baretto, come per errore l'aveva chiamato l'onorevole Meloni, perché lei semmai sarebbe un grande bar, non un piccolo bar – io le chiedo: poiché è da solo qui a prendere questa decisione, si metta un attimino a valutare ciò che le abbiamo chiesto o, almeno, rimetta all'Aula la decisione e avrà sgravato la coscienza sua, non essendo possibile sgravare quella del Governo che non c’è l'ha.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

      MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, colleghi, noi ci troviamo ad Pag. 29affrontare in Aula, su un argomento di particolare importanza e di particolare sensibilità per le sorti e l'autonomia economica della nostra nazione, un tema sul quale il Governo ha posto la fiducia. Ed il motivo per il quale gli ordini del giorno che sono stati presentati alla fine rivestono una particolare importanza è proprio questo elemento: il dibattito non c’è stato con la possibilità di modificare il testo del decreto, perché il Governo ha posto la fiducia. E ha posto la fiducia con la scusa che il decreto stava per scadere e stava per scadere il provvedimento che riguarda l'IMU.
      Anche da questo punto di vista, è bene ricordare a tutti quanti voi, a tutti i colleghi parlamentari, che siamo in presenza di un decreto che ha certamente le caratteristiche di eterogeneità che dovrebbe determinare la non ammissibilità dell'urgenza, una eterogeneità che mette insieme gli argomenti dell'IMU e cioè della casa, delle tasse per gli italiani, ad un argomento molto più significativo e importante, che è quello relativo alla riforma della Banca d'Italia.
      Allora, sottosegretario, il tema è stato posto in maniera chiara e lei ha dato una risposta che evidentemente le è stata eteroguidata da qualche parte. Io spero che sia una guida nazionale e non internazionale, perché, se la posizione fosse di un divieto internazionale, è evidente che il tema della sovranità sarebbe ancora più importante e significativo, ancora più sensibile.
      Io quindi mi rivolgo non a lei, ma ai colleghi, e lo faccio cercando di togliere le bandierine dagli ordini del giorno e cercando di rendere un servizio all'Italia, che noi qui rappresentiamo. Noi vogliamo rimarcare, sottolineare, un elemento, ossia che – per quello che ci riguarda e sono convinto che riguardi la stragrande maggioranza di tutti quelli che rappresentano la nazione – l'oro che fino a un po’ di tempo fa rappresentava la copertura alle banconote convertibili in oro, quelle che erano convertibili in oro nella vecchia politica, quell'oro, possa rappresentare ancora una difesa per la nostra economia.
      E quindi mi auguro, e mi appello ai colleghi, affinché l'ordine del giorno, indipendentemente dal parere del Governo, possa essere approvato dall'Aula. È un ordine del giorno che vuole rimarcare la nostra sovranità. È un ordine del giorno che vuole rimarcare la proprietà di quell'oro alla disponibilità dell'Italia, indipendentemente dal fatto che sia stato posto, per effetto del Trattato di Maastricht, a copertura e a garanzia della Banca centrale europea. Qui il ragionamento è diverso e chiedo ai colleghi di poter votare in modo libero sull'ordine del giorno presentato da Fratelli d'Italia.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Ne ha facoltà.

      ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, mi rivolgo al signor sottosegretario. Signor sottosegretario, guardi se riesce a seguirmi un attimo: lei ha detto alcune cose secondo noi inesatte prima, quando ha parlato della Banca centrale europea. Le riserve auree della Banca centrale europea sono circa 502 tonnellate. La parte di riferimento, la quota italiana di queste riserve auree, ammonta a circa 60 tonnellate sulle 2.452 che sono della Banca d'Italia e quindi dei cittadini italiani. Quindi, noi le chiediamo ancora con maggior forza di accogliere il nostro ordine del giorno, che abbiamo presentato come Fratelli d'Italia pur consapevoli di trovarci a parlare con un Governo che in questi mesi, che in questi anni ormai di cosiddette «larghe intese» o di Governi tecnici, ha dato sempre qualcosa alle banche. Noi ci rivolgiamo ai vostri amici banchieri (perché di fatto lo sono, in quanto hanno sempre usufruito dei vantaggi di una certa politica fatta dai Governi che si sono succeduti, quanto meno nell'ultimo anno). Noi vogliamo veramente fare un appello, caro Sottosegretario, perché i dati sono questi, a proposito del riferimento che lei ha fatto alla Banca europea. Oltre al fatto di cui parlava prima l'onorevole La Russa, precedendomi con il suo intervento, cioè Pag. 30che noi potremmo decidere di uscire fuori dall'Europa e rivendicare quello che è di proprietà dei cittadini italiani e che ci deve essere restituito.
      Quindi fare chiarezza su questo è importante. E faccio un appello alla sinistra che nel corso degli anni ha fatto di queste battaglie sempre una ragione di essere, una ragione di esistere di quella parte, che ora è silente, che è in silenzio totale su queste cose. Io rimango stupito: telefonate semmai al vostro segretario nazionale che è fuori da quest'Aula, al mio concittadino, al sindaco della mia città; in quale veste, non lo so, ma lo chiamate e gli chiedete un consiglio. Perché lui si batte contro i poteri forti, contro i politicanti, i politici che devono tornare a lavorare (eccetto lui, logicamente). Allora, chiamatelo e fatevi dare un consiglio. Chiamatelo, telefonategli. Non so lei prima, sottosegretario, con chi stesse parlando, se con Letta o con Renzi, ma si informi. Anche su questo servirebbe chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Facciamo un appello al vostro segretario nazionale che è fuori, al convitato di pietra di quest'Aula, che è fuori di qui. Lo chiamate e vi fate dire che cosa fare, perché sta sempre dalla parte dei cittadini, fuorché in questo caso – se non lo fa – quando si tratta di difendere gli amici banchieri che avete fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
      Allora, vi facciamo un appello, colleghi: votate il nostro ordine del giorno, altrimenti sarà chiaro da che parte state, non dalla parte dei cittadini, ma dalla parte di altri che gestiscono il potere ormai di questa nostra povera Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

      MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, in quest'Aula abbastanza rassegnata a tutti i torti e alle angherie, abbastanza prona ai voleri di chi decide per noi e le cui decisioni noi ratifichiamo da troppo tempo, non fa impressione che, con questo provvedimento, dalla sera alla mattina, le banche, le solite banche, avranno la loro partecipazione aumentata in Banca d'Italia di «soltanto» quarantasette volte.
      Il nostro Governo assicura alle banche, proprietarie della Banca d'Italia, un incremento azionario di 47 volte, senza porre alcuna condizione e senza sborsare un euro, perché questa è l'operazione. Ci siamo abituati. Le banche ci hanno regalato Ministri, le banche ci hanno regalato politiche, la Banca d'Italia ci sta oggi propinando un altro prodotto della sua scuola.
      Tutto nasce da lontano. Ricordo agli amici di questa politica dissennata, per la quale l'economia e le banche hanno ridotto alla povertà l'Italia e umiliato questo Parlamento, quanto disse Prodi a suo tempo: «Andiamo nell'euro. Lavorerete un giorno di meno e guadagnerete come se aveste lavorato un giorno di più». Oggi vorrei vedere Prodi all'Electrolux dire esattamente queste cose. Vediamo un pochino cosa gli fanno.
      Siamo abituati a tutto, ci hanno «cloroformizzato». Ma che si possa accettare che 110 miliardi di euro di riserve aure e di questo Paese vadano a far parte del patrimonio di banche private, spossessando completamente l'Italia della sua sovranità patrimoniale, è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo di Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! Siamo al furto organizzato ! Siamo all'alto tradimento ! Voi dite che non siamo in guerra e che l'alto tradimento è un reato che non si persegue: è una guerra ! È una guerra dei popoli, della libertà, delle Camere contro i poteri finanziari che si sono impossessati di tutte le nostre libertà. Voi siete passibili di alto tradimento se date 110 miliardi del popolo italiano in mano alle banche (Applausi dei deputati del gruppo di Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
      Sottosegretario, lei fa come quelli che sono istruiti e vanno nei paesi a spiegare ai bambini e alle persone che Cristo è morto dal sonno e spiega le cose non vere. Pag. 31Il fatto che un bene sia a garanzia non significa che ne è passata la proprietà. Significa che quel bene viene utilizzato a garanzia, ma la proprietà resta di colui che lo ha dato a garanzia. E se lei lo dà alla Banca d'Italia, lo dà ai privati, lo toglie al popolo. Altro che a garanzia ! Non ci può prendere in giro ! Non ci può prendere in giro !
      Siete una manica di traditori. Questa è la verità: siete colpevoli, colpevoli di questo reato ! E io dico a Renzi, ci stai gonfiando le scatole che risparmierai 1 miliardo di euro chiudendo il Senato, cosa ci dici di questi 110 miliardi di euro che ti lasci scippare al popolo ? Non dici neanche una parola ? Dove sei ? Sei forse a studiare la legge elettorale più comoda per te ? E dico a quelli che hanno combattuto per non avere 4 miliardi di euro di IMU, dove siete ? Vi fate rubare 110 miliardi di euro senza battere ciglio. Io, noi siamo stanchi di questa inerzia, di questo sogno, di questa vergogna. Reagiamo ! Ci stanno spossessando di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Nuovo Centrodestra e MoVimento 5 Stelle).

      MARCO CAUSI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo soltanto per tranquillizzare i firmatari di questo ordine del giorno e l'intera Aula, perché, dal punto di vista fisico, i lingotti d'oro che fanno parte delle riserve aurifere della Banca d'Italia sono quasi tutti, nella stragrande maggioranza, fisicamente conservati nei sotterranei di Palazzo Koch, qui a via Nazionale a Roma, e soltanto una piccola parte (Commenti del deputato Bianconi)...

      PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, lasci parlare l'onorevole Causi. Lei ha già parlato per cinque minuti, anche lui ha i suoi cinque minuti. Prego, onorevole Causi.

      MARCO CAUSI. ...sta a Fort Knox, negli Stati Uniti, come effetto di antiche e anche più recenti regolamentazioni finanziarie con la Federal Reserve. Ma fisicamente stanno in Italia, stanno dentro i confini nazionali.

      GIORGIA MELONI. Ma allora perché avete dato parere contrario ?

      PRESIDENTE. Onorevole Meloni, la risposta è già stata data dal Governo.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giorgia Meloni n.  9/1941/18, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fanucci... Folino... Di Battista... Capezzone... Marti... De Rosa...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     441            
            Votanti     435            
            Astenuti         6            
                Maggioranza     218            
                Hanno votato
    176                
                Hanno votato
no     259).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Scotto n.  9/1941/19, su cui c’è il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, francamente non comprendiamo il «no» del Governo a questo ordine del giorno, che prova a segnalare un problema estremamente serio, che riguarda l'adeguamento dello statuto di Banca d'Italia. Nell'adeguamento è saltato un principio, che noi riteniamo fondamentale, che è quello dell'annullabilità delle quote cedute da Pag. 32Banca d'Italia a soggetti acquirenti privi di un requisito fondamentale, che è quello dell'onorabilità.
      Faccio un esempio che potrà apparire forse eccessivo, ma che secondo me è molto calzante: immaginiamo soltanto se venisse modificato in questo senso, come è previsto, lo statuto della Banca d'Italia, cosa avrebbe potuto fare Michele Sindona, potendosi appropriare del diritto di diventare azionista della Banca d'Italia. Su questo punto non capiamo per quale motivo il Governo abbia dato parere contrario al nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Guardi, potrei chiederle un invito al ritiro, perché quello che lei richiede è già previsto dagli ordinamenti, sia della Banca d'Italia sia degli eventuali partecipanti, perché il requisito di onorabilità è una norma che è prevista già. Questa è la ragione per la quale noi consideriamo: giusto per correttezza informativa, è già previsto.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

      NAZZARENO PILOZZI. Sottosegretario, allora il Governo può dare parere positivo se, come dice lei, è già previsto. Ad abundantiam, diciamo così.
      Siccome in Italia noi sappiamo bene che cosa avviene e cosa è avvenuto, noi riteniamo che ci sia bisogno, rispetto ai requisiti di onorabilità e ai requisiti che sono previsti per esempio in alcune leggi importanti come la legge Prodi sulle grandi aziende in crisi che, con una norma chiarificatrice, questi requisiti vengano messi nell'ordinamento come principio generale e valgano sempre. Questa è l'idea del nostro ordine del giorno. Per questo noi riteniamo che si debbano fare passi ulteriori su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scotto n.  9/1941/19, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino... Gutgeld... Gandolfi... Morassut... Garavini...

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     443            
            Votanti     439            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
    173                
                Hanno votato
no     266).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n.  9/1941/20, accettato dal Governo, purché riformulato, nel senso di «a valutare l'opportunità di...».

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, io avevo già formulato degli ordini del giorno mesi fa, a maggio, ed erano stati accolti con lo stesso parere. Chiedevo, invece, di dare seguito ai pareri accolti.

      PRESIDENTE. Chiede, quindi, al Governo di accoglierlo senza riformulazione. Governo ?

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Pag. 33Signor Presidente, no, senza riformulazione no, però ha ragione l'onorevole che ci sono ordini del giorno precedentemente approvati sulla valutazione di opportunità. Se lei è d'accordo, quindi, io proporrei la seguente riformulazione: «a dare seguito agli impegni già presi in materia di riconoscimento dell'abitazione principale delle unità immobiliari possedute» eccetera.

      PRESIDENTE. Onorevole Fitzgerald Nissoli ?

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, va bene, grazie.

      PRESIDENTE. La nuova riformulazione, dell'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n.  9/1941/20 è accettata dai proponenti.
      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rossi n.  9/1941/21, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Quaranta n.  9/1941/22, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n.  9/1941/23, non accettato dal Governo.

      FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, è chiaro che in questo passaggio ci sono dei lati oscuri e qualcuno ha definito questi passaggi oscuri, i passaggi di compagine proprietaria, dei veri e propri regali. E l'aspetto sulle quote eccedenti al 3 per cento e la modalità di divisione dei dividendi in qualche modo accentuano questa tendenza e la difficoltà nel non definire regali ai grandi gruppi bancari la revisione della compagine societaria della Banca d'Italia. È singolare, pertanto, che per le quote in eccesso al 3 per cento nei 36 mesi non è consentita la quota rispetto al voto, ma sono riconosciuti i relativi dividendi, ed è altrettanto evidente come l'imposta sostitutiva su quei dividendi per le quote eccedenti venga garantita ai grandi gruppi bancari beneficiari di questo aspetto con l'aliquota al 12 per cento in tre rate.
      Quello che noi chiediamo è di rendere meno evidente questa azione di favore nei confronti dei grandi gruppi societari e dei grandi gruppi bancari e assicurativi che si trovano in questa situazione privilegiata e di pretendere quanto meno in un'unica soluzione questa imposta sostitutiva del 12 per cento, e non in tre rate invece come viene garantito attualmente dal testo del decreto-legge. È su questo che impegniamo il Governo. Sarebbe un'azione di correttezza, di trasparenza e di decenza rispetto a come, invece, l'impostazione del decreto-legge ci consegna questo dibattito.

      PRESIDENTE. Passiamo quindi ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paglia n.  9/1941/23, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Artini, Greco, Manfredi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     441            
            Maggioranza     221            
                Hanno votato
    175                
                Hanno votato
no     266).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Daniele Farina n.  9/1941/24 e Piras n.  9/1941/25, accolti dal Governo come raccomandazione.
      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Lacquaniti n.  9/1941/26, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

      GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, non so se il sottosegretario ci dirà che anche questo è previsto da qualche Pag. 34patto, però, con questo ordine del giorno, vorremmo che almeno il Governo prendesse le opportune iniziative per porre limiti più stringenti in riferimento ai dividendi annuali da distribuire ai possessori di quote del capitale della Banca d'Italia.
      Diciamo questo perché, come sottolineato dal Governatore, il capitale massimo viene portato a 7,5 miliardi e l'ammontare massimo quindi dei dividendi distribuibili ai partecipanti dovrebbe essere di circa 450 milioni di euro annui. Rispetto alla situazione attuale, si passa quindi da un dividendo ridotto ma crescente indefinitamente negli anni futuri, a uno oggi più elevato ma soggetto a un tetto fisso nel tempo, mantenendo l'equivalenza tra il valore attuale dei due flussi di pagamenti. Gli articoli 39 e 40 dello statuto della Banca d'Italia prevedevano in passato la possibilità di accantonare annualmente alle riserve importi fino al 40 per cento degli utili netti dell'esercizio (nel nuovo statuto, tale misura è abbassata al 20 per cento). L'articolo 39 prevedeva in particolare che ai partecipanti fossero distribuiti dividendi per un importo fino al 10 per cento del capitale (ossia sino a un massimo di 15.600 euro; oggi, come già detto, tale limite è al 6 per cento, cioè pari a 450 milioni di euro). L'articolo 40 stabiliva la possibilità, dai frutti annualmente percepiti sugli investimenti delle riserve, su proposta del Consiglio superiore e con l'approvazione dell'assemblea ordinaria, di prelevare e distribuire – in aggiunta a quanto previsto dall'articolo 39 – una somma non superiore al 4 per cento dell'importo delle riserve medesime, quali risultano dal bilancio dell'anno precedente. I partecipanti potevano quindi ricevere una somma aggiuntiva, prelevata dai frutti degli investimenti delle riserve, ma non superiore al 4 per cento di queste ultime; tale somma aggiuntiva – come evidenziato dal Rapporto sull'aggiornamento del valore delle quote di capitale della Banca d'Italia già citato – ha costituito la vera remunerazione dei partecipanti negli ultimi decenni. L'importo distribuito si è sempre collocato su valori di gran lunga inferiori al limite massimo del 4 per cento delle riserve (negli ultimi 14 anni si è commisurato allo 0,5 per cento); per il 2012 sono stati distribuiti a tale titolo circa 70 milioni di euro. La rivalutazione e i dividendi fanno capo alla funzione pubblica di Banca d'Italia, e non si capisce perché i benefici di tale funzione pubblica (utili fatti comprando titoli – di Stato e non – in momenti di stress di mercato; utili derivanti dalla gestione del patrimonio conferito) devono andare ai privati. Gli utili delle banche centrali vengono distribuiti allo Stato, tuttavia, non tutti gli utili della Banca d'Italia vengono distribuiti allo Stato, perché una parte significativa è accantonata a riserva. Lo statuto della Banca d'Italia prevede, infatti, che possano essere accantonati a riserva fino al 40 per cento degli utili. Le riserve sono investite in asset che generano a loro volta interessi e proventi, che si sommano ai ricavi derivanti dal diritto di signoraggio. In sostanza, tutti gli utili della Banca d'Italia derivano direttamente o indirettamente dallo sfruttamento di un bene pubblico.
      I soggetti privati titolari delle quote del capitale della Banca d'Italia non possono, dunque, vantare alcun diritto sui quegli utili; le norme contenute dall'articolo 40 dello statuto della Banca d'Italia, nella sua precedente formulazione, prevedevano di distribuire una somma, prelevata dai frutti degli investimenti delle riserve, non superiore al 4 per cento delle riserve stesse; permane in capo al Consiglio superiore della Banca il potere di determinare discrezionalmente l'importo dei dividendi da distribuire annualmente, e, dunque, nonostante le assicurazioni fornite in merito dall'istituto stesso, non può sussistere a oggi alcuna garanzia circa le decisioni che verranno in concreto assunte al riguardo, risultando pertanto del tutto incerto se i partecipanti accetteranno un basso livello di dividendi; la maggior parte degli utili della Banca d'Italia derivano dal signoraggio da essa esercitato in qualità di istituto di emissione; nell'ultimo bilancio, essi sono ammontati a circa 2,5 miliardi di euro, dei Pag. 35quali solo 70 milioni sono stati distribuiti come dividendo ai soggetti partecipanti al capitale...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      GIORGIO AIRAUDO. Concludo...laddove, invece, a seguito dell'aumento del capitale disposto dal decreto-legge, secondo quanto affermato dallo stesso Ministro, gli utili potenzialmente distribuibili ammonteranno a 450 milioni di euro.
      È necessario, quindi, chiarire meglio il meccanismo di determinazione degli utili, la cui distribuzione ai partecipanti in misura più elevata che in passato ridurrà le entrate dello Stato e sottrarrà impropriamente fondi all'autofinanziamento della Banca.
      Non capisco perché lo respingiate, credo che dovreste approvarlo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lacquaniti n.  9/1941/26, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Capezzone, Marco Di Stefano, Della Valle, Misuraca, Fucci...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     434            
            Maggioranza     218            
                Hanno votato
    170                
                Hanno votato
no     264).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Aiello n.  9/1941/27, accolto come raccomandazione...

      GIOVANNI PAGLIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Paglia, lei ha finito i suoi tempi, non posso farla parlare.

      FABIO LAVAGNO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Lavagno, anche lei ha parlato due volte. Possono essere fatti...

      FABIO LAVAGNO. Perché ?

      PRESIDENTE. Guardi, le leggo l'articolo del Regolamento...

      FABIO LAVAGNO. Noi, noi chiediamo il perché...

      PRESIDENTE. Scusate, non avevo capito, pensavo che chiedesse «perché» a me. Chiedono il perché, ma il rappresentante del Governo non è obbligato a rispondere. Se il rappresentante del Governo non vuole parlare, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione, non posso fare altro, io.

      GIOVANNI PAGLIA. Sennò, lo mettiamo in votazione !

      PRESIDENTE. Se insiste per la votazione, però, a quel punto il parere del Governo temo diventi contrario. Prendo, dunque, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aiello n.  9/1941/27, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Passiamo all'ordine del giorno Pannarale n.  9/1941/28, su cui c’è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Franco Bordo. Ne ha facoltà.

      FRANCO BORDO. Signor Presidente, il comma 4 dell'articolo 4 del provvedimento individua le categorie di investitori che possono acquisire le quote di partecipazione al capitale dell'istituto. Si tratta in particolare di: banche aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia; imprese di assicurazione aventi sede legale e amministrazione centrale in Pag. 36Italia; fondazioni bancarie; enti e istituti di previdenza ed assicurazione aventi sede legale in Italia.
      La norma, inoltre, chiarisce che tutte le banche possono partecipare al capitale dell'istituto, invece il comma 4-bis dispone che, ove le banche e le imprese di assicurazione partecipanti al capitale della Banca d'Italia dovessero perdere il requisito di sede legale o di amministrazione centrale in Italia, si proceda alla vendita delle quote a favore di un soggetto in possesso dei requisiti di territorialità richiesti dalle norme, con sospensione del relativo diritto di voto fino alla vendita delle predette quote.
      Di conseguenza, con le modifiche apportate al Senato viene esclusa la possibilità che banche, assicurazioni e fondi pensione di Stati membri dell'Unione europea partecipino al capitale della Banca. Si sottolinea il caso di istituti quali BNL – BNP Paribas o Assicurazioni Generali, che hanno sede in Italia, ma il cui capitale azionario è in possesso di società non italiane.
      Dunque, se si vuole applicare realmente la disposizione di cui al comma 4 dell'articolo 4 ed assicurare il possesso di quote della Banca esclusivamente da parte di società italiane, bisognerebbe effettuare verifiche puntuali sul controllo di fatto esercitato da società o gruppi stranieri sui partecipanti al capitale della Banca. In ogni caso, sarebbe opportuno prima verificare la compatibilità della modifica così intervenuta con la disciplina europea.
      Per cui, Sinistra Ecologia Libertà chiede di impegnare il Governo a chiarire con un'apposita comunicazione al Parlamento se gli organismi dell'Unione europea autorizzano la messa in opera di tale disposizione, ed in caso affermativo, come intenda procedere per rendere effettiva l'applicazione di tale disposizione e quale amministrazione pubblica intenda attivare per compiere verifiche sul controllo di fatto esercitato o meno da società o gruppi stranieri sui partecipanti al capitale della Banca d'Italia. Onestamente e sinceramente non capiamo perché il Governo abbia potuto dare un parere negativo a tale logica richiesta.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pannarale n.  9/1941/28, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Segoni, Sannicandro, Capezzone, Marzana, Melilli, Crimi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     439            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
    173                
                Hanno votato
no     266).                

      (La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Pilozzi n.  9/1941/29, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.

      NAZZARENO PILOZZI. Grazie Presidente, con questo ordine del giorno noi cerchiamo di entrare, anche per quanto riguarda il Ministero dell'economia, nell'esplicitazione migliore in questo Paese di una legge sul conflitto d'interessi, perché noi riteniamo che non sia possa far sì che al Ministero dell'economia e delle finanze sieda chi, magari, fino a qualche giorno prima è stato in Banca d'Italia con i ruoli apicali. E siccome questo avviene nel nostro Paese per molte Authority indipendenti, noi riteniamo che la stessa cosa debba avvenire anche per quei ruoli che, negli ultimi anni, nel nostro Paese sono stati oggetto di scambio: e, cioè, si passava da Bankitalia direttamente al Ministero dell'economia, Pag. 37mettendo a repentaglio quelli che dovrebbero essere, invece, due ruoli ben distinti e, soprattutto, mettendo a repentaglio quell'autonomia della Banca centrale, perché aveva come contraltare al Ministero un funzionario che, per molti anni, era stato funzionario apicale della Banca stessa.
      Quindi, ciò proprio per cercare nel nostro Paese di mettere finalmente a regime una legge seria sui conflitti d'interesse, perché i conflitti di interesse nel nostro Paese sono molti: ci sono sicuramente quelli più conosciuti dall'opinione pubblica, che in vent'anni non si è riusciti a risolvere, ma ce ne sono anche molti altri. E io credo che non si sia voluto risolvere il conflitto di interessi principale che il nostro Paese ha vissuto negli ultimi vent'anni, proprio perché in molti hanno voluto tutelare i propri piccoli conflitti d'interesse.
      Quindi, per evitare questo, io credo che un primo passo dovrebbe essere, appunto, l'impegno del Governo a mettere fine a questa pratica, a nostro avviso, non nella massima trasparenza, di avere le stesse persone che, a seconda del periodo, ricoprono il ruolo di controllori e controllati.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maietta. Ne ha facoltà.
      Provi a cambiare microfono... è una specie di scherzo...lei si sposta e il microfono si spegne...

      PASQUALE MAIETTA. Signora Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia su questo ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro, ma ha esaurito i suoi cinque minuti, non può più parlare.

      MASSIMO ENRICO CORSARO. A titolo personale, signora Presidente.

      PRESIDENTE. Non esiste il titolo personale. Sono consentiti massimo due interventi, per massimo cinque minuti. Avete tutti parlato per cinque minuti tranne l'onorevole Maietta che, in effetti, ancora può parlare per un altro ordine del giorno.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pilozzi n.  9/1941/29, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Baruffi, Taglialatela, Rabino, Nesci...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     426            
            Maggioranza     214            
                Hanno votato
    166                
                Hanno votato
no     260).                

      (La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Marcon n.  9/1941/30, che il Governo propone di accogliere come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
      Ordine del giorno Ragosta n.  9/1941/31: accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
      Ordine del giorno Boccadutri n.  9/1941/32, con il parere contrario del Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno. Airaudo, ha parlato... ha esaurito il suo tempo; mi dispiace, onorevole Airaudo, ha esaurito i suoi cinque minuti.
      Deputato Scotto ? Ha due minuti e mezzo, perché ha già parlato una volta sul suo ordine del giorno, credo. Anzi, ha tre minuti e mezzo.
      Prego, ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, sarò rapidissimo. Questo ordine del giorno prova a segnalare a questo Parlamento i Pag. 38rischi che questo provvedimento cela: quando la ricchezza accumulata dalla Banca d'Italia appartiene ai cittadini italiani e non può andare a dei privati, quegli utili rischiano di essere non più sfruttati come un bene pubblico, ma di finire nelle tasche di soggetti privati titolari di quelle quote e che possono scegliere di farne quello che vogliono.
      Noi chiediamo che il Governo vigili, anche prendendo le opportune iniziative legislative, affinché le quote azionarie rivalutate facenti riferimento al capitale della Banca d'Italia e possedute dagli istituti di credito, non siano valutate ai fini della determinazione del capitale di riserva degli istituti stessi prima di 35 mesi, ovvero prima del prossimo esercizio finanziario del 2017.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccadutri n.  9/1941/32, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Baruffi, Capezzone, Abrignani, Folino...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     423            
            Maggioranza     212            
                Hanno votato
    152                
                Hanno votato
no     271).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratoianni n.  9/1941/33, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Capezzone, Locatelli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     420            
            Maggioranza     211            
                Hanno votato
      81                
                Hanno votato
no     339).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Melilla n.  9/1941/34, accettato dal Governo, purché riformulato nel seguente modo: fermarsi alle parole «attuali rendite» e cancellare il capoverso successivo da «ed eccentuate» sino alla fine.
      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Placido n.  9/1941/35, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

      ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, in realtà non ci meraviglia affatto che il parere del Governo sia contrario, perché quest'ordine del giorno propone la reintroduzione dell'IMU. È noto a tutti, e anche in questo Parlamento, che l'abolizione dell'IMU è uno dei «frutti avvelenati» che il Governo delle larghe intese ha regalato a questa nazione ed è una delle ragioni per le quali gli enti locali, la finanza locale, versa ormai in una situazione disastrosa.
      Forse, però, non è altrettanto noto che l'insieme dei provvedimenti assunti a seguito dell'abolizione dell'IMU, e segnatamente questo decreto e ciò che è contenuto, in relazione a questa materia, nella legge di stabilità, producono anche pesanti effetti redistributivi per così dire rovesciati. Si prevede addirittura che sia ammessa alla detrazione, oltre che all'aliquota agevolata, finanche la prima abitazione censita come residenza signorile.
      Noi, dunque, proponiamo, da un lato, di reintrodurre l'IMU e, dall'altro, di coniugarla ad una detrazione aggiuntiva elevata a 600 euro che vari in relazione inversa all'indicatore ISEE, che è il meccanismo Pag. 39oramai utilizzato correntemente per l'erogazione delle prestazioni sociali, quelle di welfare. Ciò in maniera tale da restituire agli enti locali la possibilità di governare le comunità e i territori senza dover ricorrere alle pezze a cui si è costretti quando si inventano TARES, TARI e gabelle ulteriori di questo genere e, per un altro verso – di questi tempi forse il più rilevante –, per fare in modo che il tributo locale agisca, come dice la Costituzione, in direzione progressiva e per una corretta redistribuzione dei redditi.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Placido n.  9/1941/35, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bossa, Cariello, Rizzetto, Capezzone, Tidei, Peluffo, Rocchi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     426            
            Votanti     344            
            Astenuti       82            
            Maggioranza     173            
                Hanno votato
      24                
                Hanno votato
no     320).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Mi dispiace: stava entrando il collega Romano, non l'avevo visto.
      Passiamo all'ordine del giorno Matarrelli n.  9/1941/36 sul quale vi è un parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nardi. Ne ha facoltà.

      MARTINA NARDI. Signora Presidente, in effetti noi non capiamo perché questo ordine del giorno viene «respinto». Banalmente, abbiamo lavorato, comunemente a tutti colleghi di quest'Aula, alla revisione del catasto e alla delega fiscale; abbiamo anche contribuito notevolmente anche come gruppo parlamentare.
      Una delle questioni che abbiamo trattato in quella sede era proprio quella relativa ai valori OMI. Tutti quanti noi sappiamo che una delle questioni di criticità, di difficoltà della base imponibile dell'IMU, è data da valori che sono oggettivamente sperequati, cioè i valori catastali attuali. Si troverebbero migliore efficacia ed efficienza, ed anche congruità sicuramente, e si toglierebbe quell'elemento sperequativo che è diffuso su tutto il territorio nazionale, e soprattutto nelle città, tra immobili, sostituendo i valori catastali con i valori dell'OMI; sapendo bene che la delega fiscale, la revisione del catasto indicava una serie di parametri, tra cui anche l'incrocio con i valori dell'OMI.
      Però questo avrà tempi lunghi, colleghi: quindi noi chiediamo – e non capiamo il «no» del Governo – di sostituire i valori che sono oggettivamente, come dicevo prima, sperequativi, con valori che perlomeno assottigliano queste differenze, cioè i valori OMI. In via transitoria: fino a che poi la delega non avrà compimento e ci sarà una normativa più chiara e più netta rispetto alla determinazione dei parametri di base.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matarrelli n.  9/1941/36, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Rizzetto...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     421            
            Votanti     339            
            Astenuti       82            
            Maggioranza     170            
                Hanno votato
      44                
                Hanno votato
no     295).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 40

      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Palazzotto n.  9/1941/37 su cui vi è il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

      ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, adesso arriviamo a compimento, dopo circa un anno, della vicenda annosa dell'IMU nel nostro Paese: perché è esattamente dalla nascita di questo Governo che non si fa altro che discutere dell'abolizione dell'IMU. La potremmo definire un fattore costituente di questo Governo, che è stato alla base dell'accordo tra il Partito Democratico e Silvio Berlusconi.
      Noi abbiamo discusso per un anno di IMU senza affrontare i problemi reali del Paese: come se il problema delle famiglie che non arrivano a fine mese fosse stata la tassa sull'IMU in Italia.
      Abbiamo visto come, per recuperare questi 4 miliardi di euro, che servivano a pagare l'esenzione dell'IMU sia stato raschiato il barile, siano stati fatti ulteriori tagli e non sia stato possibile fare degli investimenti che probabilmente servivano, invece, a rilanciare il Paese e a fare ripartire la nostra economia.
      Mentre noi discutevamo qua dentro di questo balzello, fuori, nel Paese, succedeva, come accade ancora oggi, che le nostre aziende delocalizzano e quando non riescono a delocalizzare, come accade nel caso della Electrolux, allora provano a rilocalizzare l'assenza dei diritti e le condizioni peggiorative che stanno in altri Paesi a carico dei lavoratori.
      Ecco, se entriamo nel merito di questo provvedimento che arriva qui oggi in Aula nell'ultimo giorno utile e con un altro imbroglio, quello di inserire qui dentro senza nessuna urgenza la privatizzazione della Banca d'Italia, noi ci rendiamo conto di qual è la reale condizione di questo Paese.
      Allora, se andiamo a vedere a chi serve l'abolizione dell'IMU, scopriamo che, dagli stessi dati del MEF, il grande risparmio sull'IMU l'hanno avuto i più ricchi di questo Paese perché ai più poveri di questo Paese, alle famiglie con un reddito sotto i 10 mila euro si è fatto risparmiare appena 180 euro sul pagamento dell'IMU, mentre a quelle tra i 75 e 120 mila euro di reddito, 455 euro, per non dire che a quelle sopra i 120 mila euro di reddito annui si è fatto risparmiare più di 600 euro.
      Il punto è l'effetto regressivo che questa cancellazione ha sul sistema tributario italiano e quello che noi chiediamo con questo ordine del giorno è di ritornare a un modello progressivo del sistema tributario così come previsto dall'articolo 53 della Costituzione, in cui si dice che il sistema tributario è informato a criteri di progressività e che tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
      Quello che stiamo facendo oggi è invertire questo principio e fare pagare di più a chi ha di meno e fare pagare di meno a chi ha di più, ai ricchi e agli amici del signor Berlusconi.
      Per questo, signor Presidente, noi chiediamo con questo ordine del giorno che il Governo si impegni in futuro a ripristinare la tassa dell'IMU, a metterla in condizioni che possa essere progressiva e, quindi, semmai ad abolirla per chi ha un reddito inferiore in questo Paese e non per tutti, perché i ricchi, se hanno la possibilità, devono contribuire in un momento di crisi a salvare il Paese.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palazzotto n.  9/1941/37, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Tartaglione, Di Lello, Locatelli, Marco Di Stefano, Simone Valente...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 41
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     420            
            Votanti     417            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     209            
                Hanno votato sì       22                
                Hanno votato
no     395).                

      (I deputati Tripiedi, Gribaudo e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n.  9/1941/38, accettato dal Governo.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Petrini n.  9/1941/39, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marco Di Maio n.  9/1941/40, accettato dal Governo.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Causi n.  9/1941/41, accettato dal Governo.
      Onorevole Caon, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/1941/42, accettato dal Governo, purché riformulato introducendo l'espressione: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica» ?

      ROBERTO CAON. Signor Presidente, l'ordine del giorno accettato è già una bella cosa visto che ieri non era stato accolto l'emendamento; dobbiamo tenere in considerazione che tutto quanto ruota attorno a questi capannoni. Noi abbiamo una finanza, abbiamo un sistema socio-economico che è basato su queste aziende.
      Se noi andiamo a impoverire e a cercare le finanze che mancano allo Stato sempre da questi imprenditori è difficile che poi le nostre aziende possano riprendere quella via virtuale per portare fuori dalla crisi la nostra nazione.
      Tengo anche a precisare che rivedere e rimodulare è una cosa basilare, assolutamente basilare, perché è proprio una richiesta fatta dalle nostre imprese. Sono tanti anni che continuano a pagare e a versare dei contributi, ma per i servizi e le possibilità di queste imprese diventa sempre più difficile rimanere in Italia.
      Perciò, è proprio la partenza, far vedere la buona volontà di qualsiasi Governo si possa susseguire, per far vedere che c’è questa volontà di credere ancora in queste imprese e credere in queste partite IVA; sennò vediamo che, tra IRAP, TASI, TARSU (insomma ne avete inventate di tutti i colori e di tutte le sigle), è anche un po’ difficile stare dietro a tutte queste novità che state portando avanti. All'imprenditore stesso viene meno quella voglia, quella grinta, quell'orgoglio di portare avanti la sua azienda quando vede uno Stato che magari non si rende conto di cosa sta portando o di cosa sta creando in queste imprese.
      Cosa dire di più ? Io spero veramente e vivamente che questo Governo si metta una mano sul cuore per queste imprese e per questi possessori di capannoni che in tutti questi anni hanno portato solo benessere e hanno portato avanti questa rete di imprese che era un po’ invidiata negli anni, fino a qualche anno fa.
      Ricordo che quando il Presidente Clinton venne in Italia, disse che per creare un tenore di un certo livello bisognerebbe copiare il modello del nord-Italia, quel modello chiamato «nord-est», quel modello tanto invidiato.
      Oggi, tramite uno Stato sordo e un po’ troppo «mangione», si sono mangiati questa rete di imprese. Perciò potete fare solo una bella cosa: riuscire a sgravare il più possibile da tasse e da balzelli queste imprese.

      PRESIDENTE. Onorevole Caon, ho capito che accetta la riformulazione. Sta bene.
      Ordine del giorno Marcolin n.  9/1941/43, su cui vi è un parere contrario del Governo.Pag. 42
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vogliamo stabilire anche un senso di giustizia. Innanzitutto ristabilire in qualche modo, in modo parziale almeno, la verità su questa IMU, che viene appunto definita imposta municipale, ma municipale non è, almeno per quanto riguarda una categoria molto importante che è quella dei fabbricati accatastati alla lettera d).
      Con questo ordine del giorno chiediamo semplicemente che, nella valutazione della ripartizione del fondo di solidarietà comunale, si tenga conto della parte che i comuni che sono appunto interessati a questo fondo di solidarietà versano direttamente allo Stato, in quanto appunto la parte relativa agli immobili accatastati alla lettera d) va direttamente allo Stato.
      Sappiamo che in certi comuni questa imposta ha un valore molto elevato, occupa una parte consistente di questi territori, magari piccoli comuni che hanno vaste zone industriali. Quindi questo vale a titolo in qualche modo risarcitorio per i comuni nel valutare appunto la ripartizione del fondo di solidarietà dei comuni.

      PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n.  9/1941/43, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     410            
            Votanti     408            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     205            
                Hanno votato
    156                
                Hanno votato
no     252).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DANILO TONINELLI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 86 comma 8. Faccio questo richiamo al Regolamento, collegandomi ad un episodio che è accaduto stamattina alla ripresa della Commissione Affari costituzionali sui lavori relativi alla legge elettorale.

      PRESIDENTE. Stiamo per interrompere i lavori. La farò intervenire alla fine della seduta perché non è pertinente adesso. La farò intervenire non alla fine della seduta questa sera, ma tra poco. Prego.

      DANILO TONINELLI. Presidente, sarò molto breve con questo richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Non è pertinente a quello che sta accadendo in Aula. Per questo le dico che non è un richiamo al Regolamento...

      DANILO TONINELLI. Lei è molto gentile. Sarò molto breve perché concluderò chiedendo una convocazione della Giunta per il Regolamento.
      In pratica, ieri sera alle 23 sono stati consegnati gli emendamenti alla legge elettorale, sono state date alcune ore per il deposito dei subemendamenti e questa mattina alle 8,45 ci siamo ritrovati in Commissione. All'inizio dei lavori della Commissione, il presidente della Commissione, Sisto, ha indicato il ritiro di circa 50 emendamenti da parte del Partito Democratico. Su buona parte di questi 50 emendamenti, noi del MoVimento 5 stelle Pag. 43nella notte – abbiamo lavorato questa notte e solo noi abbiamo subemendato – abbiamo fatto subemendamenti, appunto a questi circa 50 emendamenti ritirati. Al che, siamo intervenuti e abbiamo chiesto, a norma dell'articolo 86, comma 8, di poter fare nostri alcuni di questi emendamenti. Sappiamo, Presidente, che l'articolo 86, comma 8, si rifà all'esame in Assemblea, ma sappiamo anche che, per analogia, nel caso in cui non vi siano norme previste esplicitamente per i lavori di Commissione, vengono utilizzate quelle esistenti per i lavori d'Aula e, infatti, lo dice lo stesso comma in questione: «chi ritira un emendamento ha diritto di esporne la ragione» (...) e «un emendamento ritirato dal proponente può essere fatto proprio (...)» e così via. Se questa norma si riferisce all'Assemblea e se invece è stato permesso al Partito Democratico in Commissione e non in Assemblea di ritirare gli emendamenti significa che, nella stessa maniera, deve essere permesso ad un altro gruppo parlamentare di farli propri.
      Se non mi darà una risposta positiva, chiedo ufficialmente, o meglio il MoVimento 5 Stelle chiede ufficialmente, e prima della ripresa dei lavori della Commissione in merito alla legge elettorale, la convocazione della Giunta per il Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Grazie per il tempo.

      PRESIDENTE. Onorevole Toninelli, solo perché qualcuno di voi pensa che io usi il Regolamento a mio uso e consumo, ma non è così, solo per dire per quale motivo non le avrei voluto dare la parola, questo è il parere della Giunta per il Regolamento, che lei invocava sull'articolo 41, del 24 ottobre 1996. In questo si dice: «Gli interventi incidentali, ai sensi dell'articolo 41, comma 1 del Regolamento, sono linea generale ammissibili soltanto quando i richiami al Regolamento o per l'ordine dei lavori vertano in modo diretto e univoco sullo svolgimento e sulle modalità della discussione o della deliberazione, o comunque del passaggio procedurale nel quale al momento in cui vengono proposti sia impegnata l'Assemblea o la Commissione».
      Quindi, avevo ragione io a non darle la parola prima, tuttavia poiché abbiamo ascoltato, sulla materia di cui lei ha parlato faremo degli approfondimenti. Riferirò ovviamente alla Presidenza e acquisiremo tutti gli elementi necessari.
      Torniamo agli ordini del giorno. Ricordo che l'ordine del giorno Prataviera n.  9/1941/44 è inammissibile.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Guidesi n.  9/1941/45 e Invernizzi n.  9/1941/46, su cui il Governo ha espresso parere favorevole. L'ordine del giorno Allasia n.  9/1941/47 è inammissibile. Onorevole Rondini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.  9/1941/48, su cui il Governo ha espresso parere favorevole ?

      MARCO RONDINI. Signor Presidente, ci fa piacere che il Governo abbia accolto il nostro ordine del giorno. Chiediamo però che si faccia in fretta, siccome la questione è nell'impegno che abbiamo previsto per il Governo rispetto all'accoglimento di questo ordine del giorno, che questi tempi siano tempi veramente certi, soprattutto perché oggi rivedere le rendite catastali si rende assolutamente necessario. Da più parti, come dicevamo nella premessa dell'ordine del giorno, è stato evidenziato come l'attuale sistema di calcolo dell'imposta ha generato numerose situazioni di sperequazione tra gli immobili, con proprietari di edifici dal valore catastale inferiore che hanno dovuto pagare un'imposta maggiore di proprietari di edifici di maggior pregio. È capitato, ad esempio, che un immobile accatastato di recente, con un maggiore valore di mercato, paghi la stessa imposta di un immobile analogo ma accatastato anni prima. Ebbene, noi crediamo che la correzione delle rendite, che sono «scollate» Pag. 44dal valore di mercato degli immobili e non riflettono le condizioni economiche dei proprietari, sia e debba essere veramente un'urgenza.

      PRESIDENTE. Onorevole Rondini, ho capito che la sua era solo una sottolineatura e non chiede di votare. Sta bene, prendo atto che l'onorevole Rondini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno accolto dal Governo.
      L'ordine del giorno Grimoldi n.  9/1941/49 è inammissibile.
      Sospenderei a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14,30. La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 14,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonifazi, Michele Bordo, Di Lello, Epifani, Fico, La Russa, Leva, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Realacci, Sani, Speranza, Tabacci, Valeria Valente e Vitelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 30 GENNAIO 2014

Si riprende la discussione.

      PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta hanno avuto inizio le votazioni sugli ordini del giorno.

      FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, volevo solo segnalare che alcuni miei colleghi sono ancora in Commissione. So che le Commissioni – mi hanno comunicato – ancora non sono state sconvocate. Quindi, se volesse attendere l'ufficialità, insomma, della sconvocazione delle Commissioni per riprendere i lavori dell'Assemblea, sarebbe corretto.

      PRESIDENTE. Proprio a fronte dell'insolito orario di inizio della seduta pomeridiana, la Presidenza si era cautelata nel domandare agli uffici, in precedenza, se fossero state sconvocate tutte le Commissioni. Gli uffici ci confermano che le Commissioni sono sconvocate.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io le chiederei la sospensione dei lavori dell'Aula per cinque minuti, semplicemente perché anche se le Commissioni sono state sconvocate, sono state sconvocate un minuto fa. Adesso i deputati sfortunatamente non hanno ancora il dono del teletrasporto e non riescono dalle Commissioni ad essere presenti in Aula per l'inizio della discussione pomeridiana.
      Lavorare in questo modo già è molto difficile. Fare il lavoro delle Commissioni in tre quarti d'ora è molto difficile. Adesso almeno ci auguriamo che i deputati possano essere presenti in Aula alla ripresa dei lavori pomeridiani.

      PRESIDENTE. Le Commissioni risultano sconvocate. Poiché, però, mi sembra di buon senso, anche a fronte del fatto che i lavori di alcune Commissioni sono terminati adesso, se non vi sono obiezioni sospendo la seduta e riprenderemo i lavori tra cinque minuti esatti, anche perché mi sembra che l'Aula non sia particolarmente gremita. Pag. 45
      A questo punto sospendo la seduta, per riprendere alle ore 14,45.

      La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 14,45.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1941)

      PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Fedriga n.  9/1941/50.
      Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n.  9/1941/50, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n.  9/1941/50, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Essendo il primo voto della ripresa pomeridiana della seduta, sapete che prima di una mezz'ora è difficile che riusciamo a... però confidiamo, confidiamo. Aspettiamo, vi sono colleghi che stanno arrivando. Su, colleghi. Abbiamo votato tutti ? No ? Immaginavo ! Ci siamo ? Onorevoli Barbanti, Biasotti... forza, colleghi, anche per rispetto a quelli che erano presenti alla ripresa pomeridiana della seduta. Velocemente, perché chiudo la votazione. Onorevoli Cesaro, Melilla... abbiamo altri colleghi che sono fuori. Veloci, su. Abbiamo votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     294            
            Votanti     293            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     147            
                Hanno votato
    121                
                Hanno votato
no     172).                

      (I deputati Lodolini, Carlo Galli e Fanucci hanno segnalato che non sono riusciti a votare e il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n.  9/1941/51, accolto dal Governo come raccomandazione.

      STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, non riusciamo a capire come mai questo ordine del giorno venga accolto solo come raccomandazione, in quanto quello che abbiamo chiesto era solo un impegno che noi giudicavamo essere assolutamente condivisibile...

      PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, ci deve dire se insiste per la votazione del suo ordine del giorno; in questo caso, vi sarebbe il parere contrario. Poi, se intende intervenire per dichiarazione di voto, le do anche la parola, però prima mi deve dire se accoglie la raccomandazione.

      STEFANO BORGHESI. No, non accolgo la raccomandazione.

      PRESIDENTE. Non la accoglie. Quindi, intende intervenire per la dichiarazione di voto oppure lo poniamo direttamente in votazione ?

      STEFANO BORGHESI. Intendo intervenire per dichiarazione di voto. Scusi, Presidente, non avevo inteso la procedura. Dicevo che non si riesce a capire perché il Governo voglia accogliere questo ordine del giorno solo come raccomandazione, in quanto, dal nostro punto di vista, questo ordine del giorno andava a chiedere un impegno che ci sembrava essere una cosa minimale, una cosa sacrosanta e che non dovrebbe richiedere alcun tipo di problema o alcun tipo di riflessione.
      Infatti noi chiedevamo solo ed esclusivamente di valutare la possibilità di applicare già dal 2014 l'entrata in vigore della disciplina contabile in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio.Pag. 46
      A noi sembrava una richiesta di assoluto buon senso, una richiesta sulla quale noi ci aspettavamo un parere assolutamente positivo da parte del Governo. Quindi, questo ulteriore parere, non fa altro che aggravare una situazione, un giudizio, da parte nostra, su un provvedimento, che già, dal nostro punto di vista, a nostro modo di vedere, è un provvedimento assolutamente pessimo ed insufficiente. È un provvedimento che non va in alcun modo a proporre delle soluzioni rispetto agli effettivi problemi che questo Paese sta attraversando in questo momento. Questo è un provvedimento che di sicuro non prevede alcun miglioramento e che anzi va ad aumentare la tassazione. È un provvedimento che non ci vede assolutamente d'accordo, neppure per quanto riguarda le disposizioni inerenti la Banca d'Italia. È un provvedimento che dimostra ancora l'inefficienza e l'inadeguatezza di questo Governo nell'affrontare un tema che è diventato ormai una barzelletta, come è stato il tema dell'imposta sulla casa, il tema dell'IMU, che qui viene ribadito attraverso questo provvedimento come abolizione della seconda rata del 2013, ma comunque alcuni cittadini vengono obbligati a versare un'ulteriore rata che viene denominata mini-IMU. Questo è un provvedimento che prevede tutta una serie di disposizioni (tra l'altro è l'ennesimo provvedimento omnibus), che prevede tutta una serie di normative, che non vanno assolutamente ad aiutare la nostra gente, non vanno assolutamente a risolvere i problemi reali che la nostra gente incontra al giorno d'oggi, i problemi della crisi, i problemi della disoccupazione e i problemi del mondo del lavoro, ma va ulteriormente ad aggravare una situazione che già è grave di suo.
      Quindi, si tratta dell'ulteriore presa di posizione anche su questo ordine del giorno, che di fatto viene rifiutato: un ordine del giorno che, ci tengo a ribadire, non prevedeva nulla di strano e nulla di inconcepibile, ma andava bensì a chiedere una chiarezza, fin dal 2014, in merito alla possibilità di applicare già da quest'anno una disciplina contabile in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio che dovrebbe partire invece, stando a quanto questo provvedimento dice, dal 2015. Dal nostro punto di vista, quindi, era solo un'anticipazione di una cosa dovuta, di un atto di trasparenza che, se fosse partito già da quest'anno, avrebbe ottenuto almeno dei risultati positivi.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n.  9/1941/51, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevole Laffranco, provveda personalmente all'adempimento... Campana, Manfredi, Gigli, Petraroli, Bombassei, Cardinale, Giuliani...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     365            
            Votanti     364            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     183            
                Hanno votato
    138                
                Hanno votato
no     226).                

      (I deputati Airaudo, Marcon e Boccadutri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bossi n.  9/1941/52, non accettato dal Governo. Chiedo ai colleghi della Lega, se intendete intervenire, fatemelo sapere prima che apra la votazione, altrimenti poi non vi do la parola.
      Ha facoltà di parlare il deputato Allasia.

      STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, le scuse le accetto, ma aspettavo che Pag. 47almeno finisse la frase prima di chiedere di intervenire. Comunque, in merito all'ordine del giorno a prima firma Bossi e sottoscritto anche da me, con un parere negativo, non capisco le motivazioni di questo parere e chiedo che l'Aula si possa esprimere, perché poi, a conti fatti, come già ho espresso nell'illustrazione dell'ordine del giorno nella giornata di ieri, c’è un impegno formale da parte del Governo per cercare di arrivare a compimento di quello che tanti colleghi della maggioranza hanno sempre ribadito nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sugli eventi del sisma del 20 e 29 maggio 2012, proprio per evitare che gli immobili toccati dal sisma venissero toccati da tassazione e ci fosse un effettivo rimborso, dato che c'era stata una spiacevole situazione in quegli anni di disordine economico, dovuta al fatto che c'era un'instabilità di Governo e non c'era chiarezza di chi faceva cosa.
      Oggi come oggi, non che siano cambiate le situazioni, perché non possiamo sicuramente rallegrarci di questo Governo, che è altalenante e continua a proporre decreti-legge urgenti. Ma anche laddove non vi è urgenza, li propone per cercare di mettere una toppa sulla crisi politica che sta sostenendo, che hanno i partiti all'interno di questa maggioranza.
      Perciò è evidente che dobbiamo fare mente locale su cosa è avvenuto, cercare di correggere gli errori del passato e non commetterli più. Perciò, la mia richiesta è che ci sia un ripensamento da parte del Governo, in primis, per cercare almeno di fare una valutazione oggettiva dell'ordine del giorno stesso, per fare attuare almeno una raccomandazione. Ma laddove non ci possa essere chiediamo che l'ordine del giorno si metta ai voti e l'Aula si esprima.
      Sicuramente con una valutazione del voto d'Aula potremmo anche rivedere le posizioni sugli ordini del giorno successivi, perché effettivamente ci potrebbe essere un impegno sostanziale da parte di questa maggioranza e dell'Aula stessa, che democraticamente si esprimerà.

      PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bossi n.  9/1941/52, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     381            
            Votanti     380            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     191            
                Hanno votato
    113                
                Hanno votato
no     267).                

      (La deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Attaguile n.  9/1941/53, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sottanelli, Abrignani, Giammanco...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     380            
            Votanti     305            
            Astenuti       75            
            Maggioranza     153            
                Hanno votato
      70                
                Hanno votato
no     235).                

      (Il deputato Palma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      L'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n.  9/1941/54 è accolto dal Governo.

      EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Su quale ?

Pag. 48

      EMANUELE PRATAVIERA. Sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n.  9/1941/54.

      PRESIDENTE. Prego, per che cosa ?

      EMANUELE PRATAVIERA. Per richiamare l'attenzione del Governo, ma un po’ di tutto il Parlamento, sull'urgenza di provvedere...

      PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, le chiedo scusa. L'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n.  9/1941/54 è accolto dal Governo. Lei ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n.  9/1941/54: per che cosa ?

      EMANUELE PRATAVIERA. Per richiamare la necessità di...

      PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, facciamo così: do la parola all'onorevole Fedriga su questo.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, chiediamo che sia messo ai voti.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

      EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, noi siamo favorevoli su questo ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

      PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi chiediamo il voto su questo ordine del giorno, perché va nella direzione di sottolineare quanto l'IMU sia stata una tassa iniqua, soprattutto per le attività che forniscono servizi e per le attività di produzione, cioè per le aziende, per le cosiddette partite IVA. Noi di questo ordine del giorno chiediamo la votazione anche perché ci teniamo a ribadire e a denunciare che in nessun modo le aziende, sia quelle che producono sia quelle che danno servizi, hanno beneficiato di alcuna attenuazione dell'imposta, né nella fase di determinazione della base imponibile da parte dello Stato, né in fase di determinazione delle aliquote da parte dei comuni. Di conseguenza, quando noi parliamo del problema dell'occupazione, tendiamo, evidentemente poi con gli atti che variamo da questo Parlamento, a dimenticarci chi è che dà occupazione. E chi è che dà occupazione ? Le aziende, quelle che danno servizi o quelle che fanno produzione. Quelle che, tra l'altro, fanno produzione e che, a volte, esportano, portano tra l'altro soldi a casa nostra, trovandosi a competere sui mercati internazionali, dove l'IMU di turno, il più delle volte, non esiste; eppure, cercano di stare sul mercato e sono concorrenziali.
      Però, in un momento di crisi, queste tasse mettono in difficoltà le aziende. Le nostre non sono parole gratuite, perché, nell'ordine del giorno noi sottolineiamo come questa tassa sia legata alla stessa sopravvivenza delle imprese. Infatti, da quando è stata prevista, i dati sulla mortalità aziendale indicano che, nel 2012, ha chiuso l'8,4 per cento delle imprese artigiane, mentre le previsioni per il 2013 sono peggiori – e già non erano particolarmente allegre nel 2012 –, paventando un tasso di mortalità addirittura del 10 per cento.
      Io ricordo come queste aziende tengano in piedi tutto il sistema Paese con il lavoro che danno e con le tasse che pagano. Se noi, anche sui loro stabili, che già pagano altri tipi di tasse, facciamo gravare anche l'IMU e non chiediamo in nessun modo che questa venga tolta, le mettiamo in serie difficoltà.
      Io vorrei ricordare che, tra l'altro, gli immobili strumentali delle imprese, che sono destinati alla produzione, sono già sottoposti ad imposizione attraverso la tassazione dell'IRPEF o quella dell'IRES, per il reddito che contribuiscono a generare. Quindi, noi ci troviamo nella singolare fattispecie per cui queste aziende vengono tassate due o tre volte per i loro immobili e poi chiediamo loro di generare Pag. 49occupazione o, viceversa, siamo stupiti del fatto che, in questo Paese, occupazione non ce ne è; c’è una disoccupazione imponente e ci stupiamo. Non dovremmo stupirci, dovremmo semplicemente togliere queste tasse alle attività produttive e ai loro capannoni, cercare di gravare meno su chi lavora e chi produce, ed ecco che si genera inevitabilmente un indotto virtuoso, che può sì portare all'occupazione.
      Non è continuando ad aumentare le tasse e mantenendo le spese inutili dello Stato che possiamo poi sperare di creare ricchezza. Anche perché la pseudo occupazione che, invece, tende a fare lo Stato, garantendo magari qualche occupazione di comodo, soprattutto in certe regioni del Paese, è comunque riconducibile a quello che, nei decenni scorsi, erano l'assistenzialismo e il clientelismo che comunque non generano ricchezza e valore aggiunto. Di conseguenza, dovremmo interrogarci tutti quanti anche su quale politica economica porre in essere per generare ricchezza a trecentosessanta gradi. La posizione della Lega Nord è chiara, è quella di togliere l'IMU e tutte le tasse inique sulle piccole e medie aziende che sono la colonna portante dell'economia di questo Paese per aiutare, quindi, l'occupazione. Questa è la nostra ricetta da sempre.
      Dirlo è facile, farlo è molto più difficile e ce ne rendiamo conto. Ci auguriamo anche per questo che il Governo passi finalmente dalle parole ai fatti sulla cosiddetta spending review e magari sui cosiddetti costi standard per riuscire a trovare quelle risorse, da far risparmiare allo Stato, che possano generare l'abbassamento della pressione fiscale a trecentosessanta gradi. Non possiamo oggi più permetterci certi sprechi, e mi riferisco ad esempio al fatto che una siringa o una garza, in certe regioni, costano dieci, quindici volte di più rispetto ad altre più virtuose. Risparmiamo questi soldi e abbassiamo le tasse.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n.  9/1941/54, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fitto, Gutgeld, Stumpo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     401            
            Votanti     399            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     200            
                Hanno votato
    394                
                Hanno votato
no         5).                

      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Busin n.  9/1941/55, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n.  9/1941/56, accolto dal Governo come raccomandazione.

      MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, chiedo che venga posto ai voti, perché mi sembra veramente una presa in giro. Questo ordine del giorno chiede semplicemente di fornire delle garanzie affinché non succeda, come è successo quest'anno, ma come è successo purtroppo anche altri anni, che i comuni non sappiano quali siano le proprie entrate, quelle da tributi locali, perché come Parlamento e come Governo, ogni due o tre mesi, si è cambiata l'aliquota, si è cambiato quanto rimaneva ai comuni, si è cambiato addirittura il nome. Siamo passati dall'IMU, alla IUC, alla TUC, nel mezzo la Tasi, che, in Veneto, fa molta presa perché «tasi» vuol dire stare zitto, proprio come molte volte noi diciamo, ossia che Roma ha chiesto ai cittadini di stare zitti e pagare ed essere semplicemente dei servi dello Stato. Non riusciamo, dunque, a capire la motivazione di questo diniego, di accogliere l'ordine del giorno solo come raccomandazione. Chiediamo che ci siano delle regole certe. Che un sindaco e un'amministrazione comunale all'inizio Pag. 50dell'anno sappiano quali siano le proprie entrate tributarie, sapendo quindi quanto si potrebbe incassare in quell'anno e potendo programmare i lavori per l'anno in corso, mi sembra che sia il minimo. Infatti, se diciamo, a dicembre, di quanti soldi potevano disporre per fare i lavori nell'anno che ormai è passato, è una presa in giro; vuol dire, non riuscire a organizzare un lavoro sia per quanto riguarda le spese correnti, ma soprattutto per le spese di investimento. Infatti, se le spese di investimento si fanno con i soldi praticamente dell'anno prima per l'anno in corso vuol dire che in un mese i comuni dovrebbero correre per riuscire a spendere gli ultimi soldi. Sarebbe veramente un'organizzazione schizofrenica, un'organizzazione che non ha senso. Veramente, dunque, chiediamo che si diano date certe.
      Se vuole cambiare le normative, se vuole cambiare le leggi, per carità, il Parlamento è sovrano ma almeno diamogli il tempo di organizzare il bilancio, dicendo dunque: dall'anno prossimo le regole sono cambiate e non frasi del tipo: a novembre o a dicembre, per l'anno in corso, perché è veramente una cosa assurda. Già lo si fa ed è un fatto veramente deprecabile che le nostre imprese, ogni due o tre mesi, debbano cambiare il piano economico perché ci sono nuove tasse, nuovi obblighi, nuovi obblighi di burocrazia. Almeno ai comuni diamo questa certezza: entro il 1o gennaio possono fare il bilancio, anzi – sarebbe meglio – entro il 31 dicembre dell'anno precedente possono fare un bel bilancio preventivo, avendo delle certezze. Se vi sono dei cambiamenti questi dovranno entrare in vigore l'anno successivo.
      In questo modo, potremmo essere molto più efficaci e molto più efficienti e mi ricollego ad un altro discorso: troppo spesso questo Stato non calcola i costi della burocrazia. Quando, certe volte, diciamo: non è un costo, non c’è un aumento di spesa per lo Stato perché attribuiamo maggiori funzioni ai nostri funzionari è una cosa totalmente falsa: infatti, se noi diamo nuove funzioni ai nostri funzionari, ai nostri dipendenti, ciò vuol dire che vi è un aggravio e, dunque, un aumento del costo per questi dipendenti. Oppure, vuol dire che abbiamo troppi dipendenti che non hanno tante cose da fare e, dunque, hanno tanto tempo libero e bisogna attribuirgli altre funzioni e anche questo sarebbe grave e assurdo.
      Oltretutto è un costo gigantesco per le aziende perché vi sono aziende, piccole e medie imprese, aziende artigiane che hanno due, tre dipendenti per quanto riguarda il loro core business e mi riferisco, ad esempio, al loro lavoro di idraulici, di elettricisti e via dicendo, e che devono avere due o tre dipendenti che seguono tutta la parte normativa della burocrazia, delle tasse; ciò, vuol dire ovviamente non rendere competitive le nostre aziende rispetto al resto del mondo perché qualsiasi azienda nel mondo ha nel core business il 60, il 70, l'80 per cento dei dipendenti e solo una minima parte serve per la parte burocratica e di organizzazione necessaria a dare delle risposte o delle carte allo Stato. Infatti, molte volte, si chiedono alle aziende tantissimi documenti, carte e studi che, dopo, vanno a finire nei «dimenticatoi» oppure servono a qualche dipendente per dire: «Io ho questa pratica da studiare», la tiene lì, studiandola 6-7 mesi, così è a posto.
      Dunque, facciamo questo ragionamento e chiedo al Governo di cambiare parere e di non accogliere l'ordine del giorno solo come raccomandazione dal momento che non comporta un impegno così gravoso ma un impegno di buon senso.

      PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n.  9/1941/56, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Capezzone... Piccolo... Gnecchi...Chimienti... Donati... Maietta...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 51
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     409            
            Votanti     408            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     205            
                Hanno votato
    158                
                Hanno votato
no     250).                

      (Il deputato Cani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n.  9/1941/57, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
      Sarebbe opportuno che l'onorevoli Gianluca Pini ci facesse sapere se l'accoglie.

      GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, che sia l'onorevole Guidesi o Pini ...Comunque, la riformulazione non è accolta e chiediamo di porlo ai voti così com’è. Chiediamo di metterlo ai voti così com’è, proprio perché quest'Aula e questa maggioranza confermi la volontà, che si era evidenziata in una mozione con riferimento all'applicazione dei decreti del federalismo fiscale; una mozione che quest'Aula aveva approvato quasi all'unanimità e che, invece, poi, nel prosieguo dei lavori dei mesi scorsi, si è tradotta in un inasprimento dei vincoli del Patto di stabilità per gli enti locali e nella cancellazione dei premi di virtuosità per quegli enti locali che avevano rispettato i vincoli, che avevano avuto una gestione estremamente corretta. Oggi ci troviamo in una situazione in cui, ancora una volta e ancora quest'anno, grazie ai provvedimenti di questo Governo, agli enti locali viene chiesto di fare solo ed esclusivamente gli esattori per lo Stato centrale.
      Questa è una situazione alla quale bisogna porre assolutamente rimedio, perché gli enti locali non riescono più a rispondere alle esigenze sociali delle loro comunità, siano essi di centrodestra siano essi di centrosinistra: o, meglio, siano essi di Forza Italia o del PD, visto che si sta cercando, attraverso la nuova legge elettorale, di riservare la gestione di tutto l'apparato politico e amministrativo di questo Paese solo ed esclusivamente a due partiti. Ma, dicevo, che sarebbe estremamente opportuno fare una valutazione nello specifico: è una cosa che ci continuiamo a dire nelle singole Commissioni, ci continuiamo a dire qui in Aula, il lamento dei sindaci si è fatto notevolmente forte, e anche, a tratti, dirompente, in assenza di risposte da parte di questo Governo.
      Noi, attraverso questo ordine del giorno, non facciamo altro che chiedere ciò che era anche negli impegni programmatici del Governo Letta, ante segreteria di Matteo Renzi del Partito Democratico – per cui, magari, sono cambiati –, che è quello di mettere, certificare, trasformare tutte le imposte locali in un'unica imposta, un'imposta chiamata service tax, che vada effettivamente a finire nelle casse dei comuni e non nelle casse dello Stato centrale, in maniera tale che i municipi, i comuni e le amministrazioni comunali possano effettivamente rispondere alle esigenze della gente; esigenze che, dal punto di vista sociale, sono diventate molto, molto più elevate rispetto a prima per la questione della crisi occupazionale, della crisi economica, che questo Governo non ha fatto altro che aggravare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

      EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente, intervengo per associarmi alla posizione del collega Guidesi, ma anche per richiamare l'attenzione dei sindaci o degli ex sindaci o degli ex amministratori locali che sono presenti in tanti qui dentro: richiamarli sulla necessità, visto che quando si è a casa, poi, come abbiamo avuto modo di discutere ieri nella discussione sulle linee generali, tutti ci prodighiamo nella ricerca di una medicina che Pag. 52possa curare i tagli della spesa pubblica a livello comunale: il livello più vicino ai cittadini, ma anche quel livello con riferimento al quale i cittadini vedono concretamente se le persone a cui hanno dato il voto lavorano o meno.
      Ma ultimamente si addita il Governo centrale, lo Stato, di non lasciar lavorare questi amministratori locali proprio per colpa dei limiti del Patto di stabilità. Quindi, con questo nostro ordine del giorno – su cui io voterò favorevolmente così come è stato presentato da noi e non come è stato riformulato dal Governo –, noi vorremmo invertire la rotta, accelerando sul processo di riforma federale fiscale, in maniera particolare quel federalismo fiscale tanto apprezzato da tutti nelle parole, ma non nei fatti, e dando ai comuni, di fatto, la possibilità di rispondere ai cittadini per le tasse che pagano: cosa che adesso non avviene, perché, di fatto, la maggior parte dei sindaci, oltre a dover rispondere ai limiti del Patto di stabilità, è costretta a rispondere alle regole che la maggioranza al Governo ha voluto introdurre nel regime dei bilanci pubblici dei comuni, facendo in modo che, di fatto, i sindaci e le amministrazioni comunali diventassero dei gabellieri veri e propri che rubano le tasse dei territori per darle al Governo centrale.
      Per farlo avete istituito anche la cassa centrale togliendola dalle piazze dei municipi dove era presente la maggior parte delle tesorerie dei comuni. Quindi, mentre prima la tesoreria era a pochi metri dal municipio, nella maggior parte dei casi ora è a centinaia di chilometri di distanza.
       Quindi, noi diciamo che va bene la vostra promessa di invertire la rotta, che da novembre 2011 la maggior parte dei partiti che sono nella maggioranza in questo momento ha deciso, all'epoca del Governo Monti, di assecondare, cioè di fermare e di mettere un macigno al piede del corridore promesso, cioè il «corridore» federalismo fiscale, che avrebbe fatto accelerare il nostro sistema Paese; invertite la rotta, ma fate in modo anche che le tasse pagate dai cittadini concretamente rimangano nel territorio, a disposizione, da una parte, degli amministratori regolarmente eletti con le preferenze – cosa che in particolare era cara al PD fino a pochi giorni fa, adesso sembra che non sia più la battaglia della vita con questa legge elettorale – e, soprattutto, che i cittadini, le persone che hanno votato, dando anche la preferenza, abbiano la possibilità di veder spesi i propri soldi.

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Prataviera.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n.  9/1941/57, con il parere contrario del Governo, giacché la riformulazione non è stata accolta.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     421            
            Votanti     341            
            Astenuti       80            
            Maggioranza     171            
                Hanno votato
      43                
                Hanno votato
no     298).                

      (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi).

      Ordine del giorno Caparini n.  9/1941/58 con il parere favorevole del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

      NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, chiediamo comunque di mettere ai voti questo ordine del giorno. Due parole per illustrare l'ordine del giorno e per spiegare il motivo per cui chiediamo di metterlo ai voti. Noi siamo assolutamente consapevoli dell'importanza residuale degli ordini del giorno rispetto a un emendamento o a un altro atto di indirizzo però crediamo che Pag. 53questo ordine del giorno, in cui noi chiediamo al Governo l'opportunità di valutare la possibilità che le dichiarazioni IMU vengano presentate in contemporanea rispetto alle dichiarazioni dei redditi, vada nella direzione di quella procedura di semplificazione con cui spesso e volentieri ogni forza politica, non solo durante le campagne elettorali, ma anche durante la normale attività d'Aula, si impegna nei confronti dei cittadini. Proprio perché noi sappiamo che il meccanismo della semplificazione è una di quelle richieste che spesso e volentieri viene avanzata dai cittadini, dalle famiglie, in modo particolare dalle imprese in un Paese come il nostro che ha un tasso di burocratizzazione particolarmente accentuato. Quindi, la necessità di poter semplificare da questo punto di vista credo che sia un'esigenza e una necessità soprattutto per le imprese, a fronte del fatto che noi oggi assistiamo a un meccanismo tale per cui tante delle nostre imprese – e riprendo gran parte delle considerazioni che sono state fatte dai colleghi della Lega negli interventi precedenti – tendono a prendere la via di delocalizzare la propria attività spostandola in altri territori proprio perché il meccanismo della semplificazione, il meccanismo della procedura burocratica è molto meno accentuato rispetto all'Italia.
      La lotta alla burocrazia, l'investimento, l'incentivo sulla semplificazione rappresenta sicuramente uno di quei tasselli necessari e fondamentali per poter far ripartire il sistema economico del Paese, e del Nord in modo particolare. Ed è per questo che, vista la valenza dell'ordine del giorno, credo che sia opportuno far seguire alle parole, alla manifestazione di buona volontà manifestata dal Governo, anche il voto dell'Aula. Ciò proprio per caratterizzare e sottolineare in modo particolare l'importanza, rispetto anche a chi ci sta sentendo e a tutta quell'attività economica e a quelle piccole e medie imprese che reggono il sistema Paese, di cui il 90 e passa per cento sono concentrate in modo particolare al Nord. In tal modo questi soggetti possono avere cognizione e contezza dell'attività e dell'impegno non solo verbale, ma anche manifesto con un voto importante. Quindi noi crediamo che questo sia un voto fondamentale, rispetto ovviamente alla residualità dello strumento, che conferma però una volontà e un indirizzo da parte del Governo, e in modo particolare da parte della Lega Nord, che questo ordine del giorno l'ha presentato e chiede pertanto che sia votato.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n.  9/1941/58, col parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Prego i colleghi che sono seduti nei banchi laterali e che hanno la cattiva abitudine di lasciare le borse o altri oggetti nel corridoio di toglierli cortesemente, perché rischiamo che qualche collega rotoli...
      Alberti, Busto...provi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     421            
            Votanti     418            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato
    414                
                Hanno votato
no         4).                

      Passiamo all'ordine del giorno Buonanno n.  9/1941/59.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, volevo chiedere al collega Buonanno, ma che non vedo in Aula Pag. 54e quindi lo farò a qualcuno del gruppo, che il Governo potrebbe cambiare il parere esprimendo parere favorevole qualora si accettasse questa riformulazione: «impegna il Governo a prevedere, per gli edifici accatastati in categoria «D» e dichiarati inagibili, causa per la quale è stata dichiarata la calamità naturale, la completa esenzione di versamento», e quindi a seguire. Se accetta questa riformulazione il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, prego.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi accettiamo la riformulazione proposta dal Governo, però chiediamo venga messo ai voti, come riformulato dal Governo, vista anche l'importanza della materia che stiamo trattando.
      Il nostro ordine del giorno prevedeva inizialmente che questa misura fosse introdotta particolarmente per i territori colpiti dal sisma dell'Emilia. È chiaro che se viene esteso a tutti gli altri casi dove ci sono state calamità naturali di questo tipo, non possiamo che vedere questa introduzione con favore. Perché chiediamo il voto ? Chiediamo il voto perché per troppo tempo si è perso tempo – scusate la ripetizione – senza incidere veramente per tutti quei fabbricati ad uso produttivo, ad uso commerciale, che allo stato attuale non sono assolutamente agibili, e quindi non possono essere utilizzati per la funzione alla quale servivano, ma la proprietà deve continuare a pagare l'IMU. In un momento di particolare difficoltà economica, che ormai da troppi anni sta vivendo il nostro Paese, penso che sia una misura necessaria e di buonsenso andare ad intervenire per esentare i proprietari di questi immobili dal pagare l'IMU stessa.
      Se permette, Presidente, proprio ricollegandomi a quanto appena detto sul momento di difficoltà economica che ovviamente questo ordine del giorno vuole andare ad affrontare, anche se in parte per particolari situazioni drammatiche che hanno vissuto le nostre popolazioni, io tengo anche a sottolineare che il Governo ha dato parere contrario e la maggioranza ha votato contro ordini del giorno che, ad esempio, andavano a chiedere anche l'abbattimento del cuneo fiscale.
      Noi non possiamo agire in modo così difforme rispetto alle parole che gli stessi esponenti della maggioranza dicono. Io voglio ricordare che, in questi giorni proprio il Ministro Zanonato, Ministro delle attività produttive, ha dichiarato che il costo del lavoro è troppo alto nel nostro Paese e non riusciamo ad essere competitivi. Avete votato contro un ordine del giorno – precisamente il numero 50 – che prevedeva il taglio del cuneo fiscale in un momento nel quale Electrolux dice che bisogna tagliare il costo del lavoro abbattendo il salario netto dei lavoratori. Questa è la coerenza, purtroppo, che esiste nella classe politica attuale. Per questo mi auguro che perlomeno in questo ordine del giorno la coerenza sia mantenuta. Noi chiediamo il voto e che la maggioranza voti coerentemente.

      PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buonanno n.  9/1941/59, col parere favorevole del Governo così come da riformulazione che risulta accettata.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Garavini, Di Lello, Gitti...

      CRISTIAN IANNUZZI. C’è un rosso lassù senza la persona.

      PRESIDENTE. Al quinto settore, all'ultima fila... È riemersa l'onorevole Marzano che aveva destato le perplessità, i sospetti e anche le preoccupazioni dei colleghi del gruppo MoVimento 5 Stelle, ma siamo tutti rincuorati dalla sua riemersione.
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 55
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     415            
            Votanti     414            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     208            
                Hanno votato
    412                
                Hanno votato
no         2).                

      (I deputati Cardinale e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

      Ordine del giorno Molteni n.  9/1941/60 sul quale vi è una proposta di accoglimento come raccomandazione, intende intervenire onorevole Molteni ? Prego, onorevole Molteni, lei ha ancora un minuto e mezzo. Ne ha facoltà.

      NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, utilizzo il tempo residuo per dire che non accettiamo la raccomandazione e ovviamente chiediamo di mettere ai voti l'ordine del giorno. Lo diciamo perché, e mi auguro che l'Aula possa votare questo ordine del giorno, con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo una attenzione particolare al fine di poter avere e creare un quadro chiaro e di certezza nelle finanze degli enti locali.
      Presidente, questo lo dico alla luce del fatto che, come tutti sanno, domani i sindaci di tutti i colori politici – di destra, sinistra, della Lega – guidati dal presidente dell'ANCI, il sindaco di Torino del PD, Fassino, manifesteranno e organizzeranno una mobilitazione a Roma proprio per attirare e sollecitare il Governo ad avere maggiore attenzione nei confronti degli enti locali, delle autonomie locali e dei comuni in modo particolare. Ciò proprio per la situazione di grave, anzi di gravissima difficoltà in cui gli enti locali stanno versando e perché ormai gli enti locali, come è stato già detto e come verrà poi ripetuto dai miei colleghi, svolgono una funzione di gabellieri e di esattori in nome e per conto dello Stato.
      Quindi questo ordine del giorno vuole essere un ordine del giorno di sostegno e di supporto all'azione e alla mobilitazione che tutti i sindaci domani faranno a Roma. Un voto contrario sarebbe ovviamente un voto contro questa mobilitazione.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, colgo l'occasione con questo ordine del giorno per ribadire che le prime vittime di questo comportamento improvvisato e assolutamente inadeguato del Governo nei confronti di un'importante entrata per i comuni qual è l'IMU sono stati i comuni stessi, i quali – ne approfitto per ribadirlo – sono stati costretti, non per volontà propria, ad approvare i bilanci preventivi del 2013 dei loro enti entro il 30 novembre dello stesso anno. Allora se questo non è un paradosso...un paradosso, è un'anomalia che tende a indebolire i rapporti che devono sussistere fra lo Stato centrale e gli enti territoriali quali sono i comuni, quasi una mancanza di rispetto che va a incrinare quei rapporti che invece devono essere saldi in uno Stato di diritto che voglia essere definito tale.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, rubo pochi secondi soltanto per rileggere all'Aula l'impegno, dopo ognuno voterà coerentemente con quanto detto anche ai propri sindaci e molti rappresentanti di quest'Aula sono sindaci, sono stati sindaci e hanno dei sindaci ai quali devono rispondere.
      L'ordine del giorno prevede semplicemente un impegno che dice: «a prevedere, per l'esercizio finanziario 2014, un quadro normativo di finanza per gli enti locali chiaro e coerente con la attuale situazione economica, evitando un nuovo aggravio sulla finanza locale ed escludendo continue modifiche normative in ambito di programmazione economico-finanziaria dei medesimi enti».Pag. 56
      Io vorrei sapere chi voterà contro un ordine del giorno che prevede un impegno di questo tipo. Se volete dare un quadro confuso, frastagliato, che si modifica continuamente agli enti locali, che non riescono nemmeno a fare i bilanci per l'anno in corso, ne prenderemo atto. Però insomma penso che anche in questo caso – non mi sembra un ordine del giorno rivoluzionario, ma semplicemente di buonsenso – chiederei la coerenza dei colleghi di quest'Aula.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

      CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, ovviamente anch'io annuncio il voto favorevole, mio personale, a questo ordine del giorno che, come è già stato sottolineato anche negli interventi che mi hanno preceduto, è un ordine del giorno – chiamiamolo così – di indirizzo, un ordine del giorno che non impegna in chissà quale modo il Governo ma che dice semplicemente e ricorda a questo Governo la situazione drammatica e paradossale nella quale versano tutti coloro che in questi anni difficili sono impegnati nello straordinario, importante e complicato ruolo di amministratore locale.
      A breve inizierà una campagna elettorale, forse due, anzi forse tre, vedremo quello che accadrà in queste settimane all'interno di quest'Aula, ma sicuramente la campagna elettorale per le amministrative di questa primavera che vedrà coinvolte parecchie migliaia di comuni e che sicuramente vedrà impegnati nel territorio anche tutti noi che sediamo in quest'Aula. Faremo campagna elettorale come l'abbiamo sempre fatta, gireremo per i vari comuni a supporto delle varie liste più o meno riferentesi ai nostri gruppi politici e faremo propaganda pertanto per coloro che decideranno di mettersi in prima linea e di affrontare il difficile compito di amministrare le loro comunità per i prossimi cinque anni.
      Molte volte qua dentro ci si vanta di avere, giustamente, anche a mio avviso, un passato politico di impegno all'interno delle amministrazioni locali; ci si vanta, giustamente, perché questa è una palestra importantissima, ma tutti noi sappiamo, lo sapete anche voi di maggioranza, che veramente fare l'amministratore locale oggi è equiparabile quasi ad un impegno di tipo umanitario, di tipo veramente eroico.
      I nostri sindaci e i nostri amministratori, per un rimborso in alcuni casi meramente simbolico, si trovano quotidianamente a dover affrontare e a confrontarsi con i cittadini. I sindaci e gli amministratori locali sono coloro che vengono fermati quotidianamente quando sono in piazza, quando stanno andando presso il municipio ad esercitare la loro funzione, sono coloro che, in molti casi, anzi quasi sempre vengono anche visitati direttamente a casa dai cittadini che suonano e chiedono la risoluzione dei problemi. Sono veramente – lo dico sempre e lo sappiamo tutti – sicuramente delle persone che lo fanno non per arricchirsi, o per chissà quale brama di potere, ma perché vivono in una comunità, magari da parecchi anni, anzi nella stragrande maggioranza dei casi da sempre, amano quella comunità, amano il proprio comune e cercano di dare il meglio.
      Ebbene, ultimamente qui abbiamo preso purtroppo una brutta abitudine, innanzitutto di scaricare sugli amministratori locali, l'ultima ruota del carro – lo diciamo in termini di prestigio e di potere –, l'incapacità della politica di rinnovarsi. Lo vedremo e l'abbiamo già visto anche per esempio con il progetto di riforma sulle province, che vedrà impegnati in prima fila proprio gli amministratori locali e ovviamente, così per dare una risposta all'antipolitica dilagante in questo momento, ovviamente dovranno fare gli amministratori non soltanto comunali, ma anche provinciali e dovranno farlo a titolo gratuito e sicuramente lo faranno. Oltre a questo, quindi oltre a chiedere innanzitutto di fare da argine contro la protesta che ormai sta montando – lo sappiamo tutti – all'interno del nostro Paese, oltre a chiedere loro di occuparsi adesso dell'organizzazione provinciale a titolo – lo ripeto Pag. 57– assolutamente gratuito, oltre a tutto questo, oltre a questi sacrifici, diamo comunque la dimostrazione che sappiamo quello in cui sono impegnati e chiediamo pertanto a tutti voi di votare, di appoggiare favorevolmente e di considerare con un voto favorevole questo ordine del giorno che – lo ripeto – è una mozione di principio che impegna il Governo a far sì che i nostri amministratori possano portare a termine il loro impegno all'interno di un quadro normativo chiaro e coerente. Si chiede solo questo: siete stati amministratori, avete molti amministratori che fanno riferimento anche a voi; date dimostrazione, votando favorevolmente su questo ordine del giorno, di conoscere l'argomento in questione, poiché in questo modo si darà importanza al lavoro degli amministratori locali.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, se il collega Molteni accettasse questa riformulazione, il parere del Governo diventerebbe da accoglimento come raccomandazione a parere favorevole, inserendo solo questo inciso, dopo «un nuovo aggravio sulla finanza locale»: «nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica» e poi resterebbe tutto uguale. A questo punto, il parere del Governo diventerebbe favorevole.

      PRESIDENTE. Onorevole Molteni, accetta la riformulazione ?

      NICOLA MOLTENI. Va bene. Accetto la riformulazione del mio ordine del giorno n.  9/1941/60.

      PRESIDENTE. Sta bene.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caon che vi rinuncia e l'onorevole Prataviera, a cui comunque non avrei potuto dare la parola perché ha già svolto due interventi nell'ambito di questa fase.
      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Molteni n.  9/1941/60, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Passiamo all'ordine del giorno Luigi Di Maio n.  9/1941/61.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, su questo ordine del giorno a firma Di Maio, a cui segue una serie di ordini del giorno molto affini nella materia e con un'ulteriore specificazione di tipo settoriale, il Governo esprimerebbe parere favorevole, contrariamente a quanto è stato annunciato nella descrizione iniziale, se il collega Di Maio accettasse questa semplice riformulazione del dispositivo: «a valutare ogni provvedimento anche normativo diretto ad evitare che la norma (...)». Togliamo il verbo «scongiurare», sostituendolo con il verbo «evitare», proprio perché renderebbe nella platea molto precisa di descrizione dei riferimenti normativi un elemento molto chiaro e molto netto.
      Ed è del tutto evidente, proprio per non intervenire ed appesantire, che su tutti gli altri ordini del giorno che hanno la stessa incidenza sul quadro normativo e che evitano le sanatorie ovviamente il Governo formulerebbe un invito al ritiro ai colleghi, proprio perché questa rappresenta la norma madre che tutti li contiene.

      PRESIDENTE. Sottosegretario Amici, per chiarezza, anche a fronte del fatto che la riformulazione deve essere inequivoca. Quali sono le altre parti simili ?

Pag. 58

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Nessuna, solo questa: togliere le parole «a scongiurare», sostituendole con le parole «ad evitare». Ad esempio, gli ordini del giorno Agostinelli n.  9/1941/62, Baldassarre n.  9/1941/65, Barbanti n.  9/1941/66, Baroni n.  9/1941/67, Basilio n.  9/1941/68, Battelli n.  9/1941/69 e Bechis n.  9/1941/70.

      PRESIDENTE. Quindi, sottosegretario, questa riformulazione si intende proposta per tutti gli ordini del giorno con questa analoga...

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. No. Tutti gli altri ordini del giorno successivi a quelli di Di Maio...

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se teniamo più basso il tono della voce riusciamo a capire più facilmente tutti quanti.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.. .. intervengono sulla stessa materia, che è quella di evitare la sanatoria in riferimento alle questioni del codice dei beni culturali, della vicinanza ai fiumi e al mare. Ed è evidente che sono, come dire, ordini del giorno a scalare. Mentre l'ordine del giorno Di Maio li contiene tutti, questi altri ordini del giorno hanno solo questa particolarità (abitazioni vicino alle sponde fluviali, a un porto fluviale). È evidente, quindi, che è una norma che viene superata da quella di Di Maio, che invece fa un riferimento generale.

      PRESIDENTE. Il Governo ha terminato ?

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, signor Presidente.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, siccome la sottosegretario si rivolgeva verso di lei, non si riusciva a sentire parte del discorso. Chiedo cortesemente e sommessamente, se è possibile, di ripetere quello che è stato detto, perché mancavano delle parole.

      PRESIDENTE. Sottosegretario Amici, quindi sostanzialmente c’è una richiesta di riformulazione a fronte dell'ordine del giorno Di Maio n.  9/1941/61, che inizialmente aveva parere contrario. Se il sottosegretario intende...

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. L'impegno del Governo dell'ordine del giorno Di Maio dice: «ad adottare ogni provvedimento, anche normativo, diretto a scongiurare (ed è questa la proposta del Governo: di sostituire la parola «scongiurare» con la parola «evitare») che la norma in esame sia interpretata nel senso di consentire la sanatoria edilizia su immobili vincolati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, della legge quadro sui parchi, di ogni altra legge statale, regionale e di strumenti urbanistici diretti alla tutela di interessi storici, artistici, architettonici, archeologici, paesistici, ambientali, idrogeologici, anche a difesa delle coste marine, lacuali e fluviali».
      Se il collega Di Maio accetta questa riformulazione – al posto di «scongiurare», la parola «evitare» – il parere del Governo è favorevole. Il sottosegretario Baretta sui successivi ordini del giorno – alcuni che afferiscono alla stessa identica materia – ha espresso un parere contrario. È del tutto evidente che quando si fa riferimento, ad esempio, per farmi capire, all'ordine del giorno Baroni n.  9/1941/67: «impegna il Governo ad adottare ogni provvedimento normativo, diretto ad escludere la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate nella fascia entro 300 metri dalla spiaggia del mare», questo verrebbe assorbito dall'ordine del giorno Di Maio, che è molto più completo. Questo era semplicemente per non dare parere contrario e, quindi, si Pag. 59formulava un invito ai colleghi che hanno presentato ordini del giorno che sono contenuti nella norma molto più ampia dell'ordine del giorno Di Maio.

      PRESIDENTE. Per chiarezza, anche per come procedere. Atteso che sull'ordine del giorno Di Maio c’è una riformulazione, sugli altri le valutazioni che ella ha svolto sono valutazioni di natura politica e di merito che il Governo fa.
      Pur tuttavia, su ciascuno di essi noi manteniamo il parere oppure il Governo ha facoltà di cambiarlo, nel senso che può formulare un invito al ritiro. Qualora il proponente lo accogliesse si procede oltre.
      Quindi, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n.  9/1941/61 c’è una richiesta di riformulazione da parte del Governo. Non intervenendo il collega Luigi Di Maio, che non vedo in Aula, che pure avevo prenotato per gli interventi, ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, la proposta di riformulazione va bene, però vorrei comunque spiegare un attimo anche un'altra preoccupazione che era insita in questo ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Diciamo che lo spiega nella dichiarazione di voto, formalmente.

      GIROLAMO PISANO. Sì, esatto.

      PRESIDENTE. Però, lei ci deve dire prima se accetta la riformulazione proposta dal Governo ...

      GIROLAMO PISANO. Accetto la riformulazione, ma chiedo che sia posto in votazione.

      PRESIDENTE. Lo immaginavo. Prego, onorevole Pisano, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

      GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, in sostanza c’è una possibilità, seppure possa sembrare artificiosa, relativa al meccanismo che si crea tra il momento del sequestro sostanzialmente, della confisca del bene abusivo e, quindi, dell'assegnazione. In questo momento, venendo questi immobili venduti ai privati per fare l'operazione di privatizzazione (per fare cassa), con questa particolare previsione normativa, così come è adesso formulato l'articolo 3, accadrebbe, quindi, che chi riacquista l'immobile abusivo confiscato ha diritto al condono.
      Quindi, è un'operazione molto delicata, perché chiaramente può essere fonte di una architettura e di scelte, da parte di costruttori, malavita e quant'altro, che addirittura provocano la confisca del bene abusivo e poi ovviamente con dei meccanismi, soprattutto nei bandi di gara, abbastanza conosciuti riescono a riacquisire l'immobile come parte privata dallo Stato, che in quel momento li sta privatizzando, incamerando anche il diritto al condono.
      Quindi, questa è anche un'altra preoccupazione, che non è soltanto legata alla tutela di beni paesaggistici, storici e quant'altro. Però, forse il Governo è un attimo occupato...

      PRESIDENTE. Onorevole Baroni, onorevole Baroni...

      GIROLAMO PISANO. ... so che sono i miei stessi colleghi, però vorrei che...

      PRESIDENTE. Sì, ha ragione. Questo a prescindere dal gruppo di provenienza del collega che parla con il Governo. Prego, onorevole Pisano.

      GIROLAMO PISANO. Quindi, sostanzialmente volevo ricordare al Governo anche questa possibilità, cioè della riacquisizione da parte di privati di beni confiscati per abusivismo che, però, incamerano anche il condono. È un meccanismo che può sembrare complicato, come dicevo prima, ma in realtà non lo è, perché sappiamo tutti che spesso nelle aste pubbliche vi sono certe dinamiche, a livello locale, per cui ci sono strutture della criminalità organizzata che in qualche maniera riacquisiscono il bene e, quindi, lo riacquisirebbero con ulteriori vantaggi a Pag. 60favore del privato. Dunque, c’è un doppio meccanismo e ci appelliamo affinché ci sia una tutela.
      Ciononostante, siccome mi interessa che siano valutati anche gli ordini del giorno degli altri miei colleghi, io rinuncio alla votazione e ritiro l'ordine del giorno Luigi Di Maio n.  9/1941/61.

      PRESIDENTE. Mi faccia capire, onorevole Pisano. Lei ritira l'ordine del giorno Luigi Di Maio n.  9/1941/61. Va bene. Contento lei...
      Passiamo all'ordine del giorno Agostinelli n.  9/1941/62, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.

      DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, noi insistiamo sul contenuto di questo ordine del giorno. Stiamo parlando dell'articolo 3 del decreto-legge, un articolo contenente norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, sia dello Stato che degli altri enti territoriali. È una disposizione la cui ratio va rinvenuta, evidentemente, nell'esigenza di risanamento della finanza pubblica. Cioè, che cosa vogliamo dire ? Il Governo, in sostanza, vuole fare cassa, facilitando la dismissione del patrimonio immobiliare pubblico. A questi beni immobili il comma 1 dell'articolo 3 estende le norme sul condono, di cui all'articolo 40 della legge n.  47 del 1985, riguardante gli immobili trasferiti in seguito a procedure esecutive, a condizione che la domanda di sanatoria sia presentata entro un anno dall'alienazione.
      L'ordine del giorno presentato, con riguardo a questa disposizione, mira, dunque, innanzitutto a precisarne la portata applicativa.
      Questa disposizione, infatti, così come formulata, risulta alquanto vaga ed indeterminata. Quali sono gli elementi di indeterminatezza e vaghezza riscontrati ? Ad esempio, non viene indicata la superficie massima condonabile, che, a nostro avviso, dovrebbe essere non superiore a 750 metri cubi. Non vengono indicate le tipologie di intervento condonabili, sicché rischiano di essere ricomprese nella sanatoria anche ristrutturazioni edilizie pesanti, che, invece, a nostro avviso, andrebbero escluse.
      Sul piano temporale, poi, non vengono indicati quali sono i manufatti abusivi passibili di sanatoria, che, sempre a mio avviso, dovrebbero essere solo quelli realizzati non oltre il termine del 31 ottobre 1983, cioè il termine di cui alla legge n.  47 del 1985. Inoltre, la disposizione in esame non chiarisce se sono condonabili anche gli abusi ricadenti in aree sottoposte a vincolo paesaggistico-ambientale o, addirittura, in zone a rischio sismico o idrogeologico. Inoltre, così come riformulato, il comma 1 dell'articolo 3 consente il condono dell'illecito con effetto non solo sul piano amministrativo, ma anche su quello penale. Insomma, una vera manna per gli speculatori edilizi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Si tratta di profili di indeterminatezza che vanno assolutamente eliminati, chiarendo e precisando la portata applicativa della sanatoria, dunque, sotto ogni aspetto, onde evitare che la disposizione in parola si risolva in una generalizzata sanatoria di qualsiasi scempio urbanistico, paesaggistico e ambientale.
      Non si tratta di apportare semplici miglioramenti stilistici ad una formulazione non soddisfacente sul piano estetico. Qui – lo voglio ribadire con forza – si tratta di determinare meglio una disposizione che potrebbe avere effetti pregiudizievoli dirompenti sull'ordinato sviluppo urbanistico del nostro già martoriato territorio. Eppure, non viene indicata neanche la superficie massima condonabile.
      Allora, per tutte queste ragioni, dovrebbe essere introdotto quanto meno il limite di 750 metri cubi di superficie condonabile, il limite che è indicato nell'ordine del giorno presentato. Quindi, insisto per la votazione e insisto in senso positivo per la votazione di questa disposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 61
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n.  9/1941/62, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevole Laffranco, si trattenga ! Onorevoli Gigli, Russo, Carfagna, Rotondi... velocemente, su. Hanno votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     416            
            Maggioranza     209            
                Hanno votato
    106                
                Hanno votato
no     310).                

      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Alberti n.  9/1941/63, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

      FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte all'ennesimo decreto non urgente, non omogeneo, non straordinario, anche se qualcosa di urgente per la verità c’è, e lo hanno esposto chiaramente i miei colleghi con gli interventi precedenti, anche dei giorni scorsi.
      Il decreto-legge n.  133 tratta tre temi: l'abolizione della seconda rata IMU, la dismissione di immobili pubblici e la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia. Come ci è stato confermato anche dal Ministro Saccomanni in persona, i primi due argomenti nulla hanno a che vedere con la riforma della Banca d'Italia. Nemmeno per le coperture la Banca d'Italia è stata utilizzata per l'abolizione della seconda rata IMU.
      In realtà, un collegamento tra banche, cioè i diretti interessati dalla riforma della Banca centrale, e il resto del decreto lo possiamo trovare. Infatti il Governo, con una mano, chiede e ottiene un piccolo favore agli istituti di credito e assicurativi, cioè un aumento dell'anticipo IRES e IRPEF già fissato al 101 per cento per tutte le imprese con il primo decreto IMU, e adesso portato al 128,5 per cento solo per tali istituti. Ma con l'altra mano il Governo ripaga abbondantemente lo sforzo fatto dalle banche, grazie alla rivalutazione delle quote della Banca centrale di 48 mila volte il valore originario, e a superdividendi fino al 6 per cento senza rischio. Questo è il collegamento celato, ma nemmeno troppo, nel decreto, tra IMU e Banca d'Italia, o forse sarebbe meglio dire tra IMU e banche.
      Ma perché fare oggi un decreto avente ad oggetto una riforma così importante come quella della Banca d'Italia, ossia la banca che dovrebbe essere degli italiani ? Bella domanda. L'abbiamo posta più volte ai rappresentanti del Governo, al Ministro Saccomanni, al relatore Causi e alla maggioranza, e le risposte sono state, in estrema sintesi, che stiamo sanando un torto involontariamente commesso ai danni dei soci della Banca. In altre parole, siccome il capitale sociale della Banca d'Italia non è mai stato rivalutato da settantasette anni a questa parte, ovvero dal momento della sua costituzione nel 1936, al Governo è sembrato giusto e dirimente adoperarsi oggi, in questo preciso momento storico, per sanare un'anomalia – anomalia – che durava da troppo tempo. Nel frattempo, i disoccupati, cassintegrati, lavoratori possono attendere, magari non settantasette anni, qualcosa meno: sessantasette penso che possano bastare.
      Ma torniamo a noi: di quanto hanno rivalutato il capitale ? Potevano secondo voi accontentarsi applicando una rivalutazione che seguisse il costo della vita, ovvero applicando un banale indice ISTAT ? Ovviamente no. Questa opzione non è stata presa in considerazione, perché facendo un piccolo calcola l'ammontare del capitale sociale sarebbe stato rivalutato a soli 1,5 miliardi. Secondo i banchieri, invece, la rivalutazione avrebbe dovuto aggirarsi tra 5 e 7,5 miliardi di Pag. 62euro, tenendo conto degli utili generati nel corso degli anni e di quelli che si potranno generare nel futuro grazie alle attività proprie della Banca, che, ricordiamolo, non sono attività convenzionali, ma funzioni uniche e speciali concesse ad un ente privato che sfrutta un bene pubblico in regime di monopolio.
      Ovviamente il Governo poteva scegliere la cifra più bassa tra 5 e 7,5 ? Ovviamente no. Anche questa scelta i nostri governanti dovrebbero motivarla, se non a noi, perlomeno ai cittadini.
      Ma non è finita qui, perché il bello deve ancora venire. Trattandosi di fatto di un aumento di capitale, come avviene in ogni società di capitali che si rispetti, l'azienda avrebbe dovuto bussare alle porte dei soci per chiedere la liquidità necessaria per l'aumento di capitale. Questo però non è avvenuto per Banca d'Italia, anzi sta avvenendo l'esatto contrario: sarà la Banca stessa a mettere a disposizione parte del proprio tesoretto accumulato nel corso degli anni per la ricapitalizzazione.
      Il tesoretto da cui attingono i fondi si chiama riserva, che per definizione è dello Stato; può esser utilizzato dalla Banca centrale in caso di emergenza, e non è, ripetiamolo, non è, nella disponibilità dei soci. Le riserve sono nostre e dei cittadini italiani. Le riserve ammontano a circa 27 miliardi di euro e derivano dall'accantonamento di una quota, pari al 40 per cento, dell'utile derivante dall'attività di emissione della moneta. Questo tesoretto, ricordiamolo ancora una volta, non è proprietà dei soci privati, ma è proprietà dello Stato. Questo principio è così chiaro e condiviso dai soci della Banca, che il Consiglio superiore nel 1999 fece, con il beneplacito di Governo e Parlamento, una modifica all'articolo 40 dello statuto della Banca, introducendo un dividendo massimo del 4 per cento calcolato sulle riserve. Con una modifica allo statuto si autorizzava a distribuire ai soci parte di ciò che a loro non spettava, cioè le riserve. Assurdo ! Il problema per loro è che dal 1999 ad oggi i dividendi sulle riserve sono sempre stati ben al di sotto del limite massimo del 4 per cento, e per fortuna per noi.
      Ma questo per loro è un motivo sufficientemente valido per andare a bussare alla porta del Ministro Saccomanni e pretendere un giusto indennizzo, quantificato nella modica somma di soli 7,5 miliardi di euro. Come dire: non solo gli facciamo un regalo annualmente concedendogli un dividendo che non gli spetta, ma questi ci fanno pesare anche il fatto che quello che illegittimamente hanno guadagnato non era all'altezza di quello che si aspettavano, questi banchieri.
      Quindi, volendo rispondere alla domanda che ho posto all'inizio, e cioè perché stiamo procedendo per decreto-legge alla rivalutazione delle quote di Banca d'Italia, la risposta è chiara: stiamo rimediando ad un danno fatto ai soci della Banca centrale, cioè alle banche.
      Ma ammettiamo per un attimo che tutto questo sia giusto e dovuto, ammettiamo che effettivamente un danno è stato compiuto e che, pertanto, un rimedio debba essere concesso, mi chiedo e chiedo a lei, Presidente, se questo rimedio non sarebbe stato più opportuno che giungesse in un altro momento, magari con altri metodi. Mi chiedo cioè se l'istituto della decretazione...

      PRESIDENTE. Concluda.

      FERDINANDO ALBERTI. ... d'urgenza sia il mezzo migliore per procedere ad una riforma così importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberti n.  9/1941/63, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 63
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     418            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato
    110                
                Hanno votato
no     308).                

      Passiamo all'esame dell'ordine del giorno Artini n.  9/1941/64, accolto come raccomandazione. Non essendo in Aula l'onorevole Artini, passiamo oltre.
      Passiamo all'esame dell'ordine del giorno Baldassarre n.  9/1941/65, accolto come raccomandazione. Non essendo in Aula l'onorevole Baldassarre, passiamo oltre.
      Passiamo all'esame dell'ordine del giorno Barbanti n.  9/1941/66, non accettato dal Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

      SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, come abbiamo già detto molte volte in sede di Commissione, per noi questo decreto-legge non è migliorabile in alcun modo. Solo e soltanto cancellando la vergognosa, quanto inutile, riforma di Banca d'Italia avremmo garantito un rapidissimo passaggio in Aula. Sì, cancellazione della parte relativa alla Banca d'Italia, perché noi vogliamo che l'IMU non venga fatta pagare agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Diversamente da quanto alcuni esponenti di altri partiti stanno dicendo in giro, per coprire la brutta figura fatta con questo decreto-legge e con i tempi per il suo esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), gli stessi partiti che hanno avallato il pasticciaccio della mini-IMU, loro sì che l'hanno fatta pagare l'IMU agli italiani e che hanno avuto il coraggio di bocciare un nostro emendamento per la totale cancellazione dell'IMU, attraverso la tassazione del gioco d'azzardo. Non sono bastati i 2 miliardi di euro che gli avete regalato ad ottobre. Non sono bastati, ora gli fate anche quest'altro regalo, e chi paga sono sempre i cittadini italiani.
      Che ha fatto, quindi, il Governo ? Ha detto che avremmo potuto dire la nostra attraverso gli ordini del giorno. E di ordini del giorno noi ne abbiamo presentati tanti, e li abbiamo anche illustrati tutti, durante la scorsa giornata. Sappiamo, però, che gli ordini del giorno non valgono sostanzialmente nulla. Com’è che si dice qui ? Un ordine del giorno non si nega a nessuno. E noi ne abbiamo molte prove.
      Vi racconto la mia esperienza diretta. Mi fu chiesto dal Governo di presentare un ordine del giorno per l'abolizione dell'IMU per le case dei terremotati, perché un emendamento mi fu fatto ritirare. Ho presentato l'ordine del giorno e il Governo lo ha accolto. Mi aspetto a questo punto, anzi mi sarei aspettato a questo punto che nel prossimo provvedimento ci sarebbe stato quanto diceva l'ordine del giorno. E invece no ! Non ho trovato nulla. Ho ripresentato l'emendamento ed è stato ribocciato dal Governo. A questo servono gli ordini del giorno. Anzi, perdonatemi, forse questa volta serviranno.
      Sapete a che cosa serviranno ? A fare decadere questo obbrobrioso e inutile decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Noi staremo qui ! Vi portiamo finiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Ma vediamo ora quali impegni abbiamo chiesto al Governo attraverso gli ordini del giorno e voglio l'attenzione dell'Aula, affinché possano votare favorevolmente. Ad esempio, vi è un ordine del giorno a mia prima firma, cioè quello che limiti la portata dell'ennesimo condono edilizio, affinché esso non possa operare in zone dove grava un elevato rischio idrogeologico.
      Infatti la norma in questione detta disposizioni in materia di dismissioni di immobili pubblici, semplificando la procedura relativa alla vendita a trattativa privata, anche in blocco. Si prevede infatti che possano essere interessati dalla vendita in blocco a trattativa privata gli immobili ad uso prevalentemente non abitativo appartenenti al patrimonio pubblico, i quali comprendono anche accessori, anche locali accessori destinati al custode. La Pag. 64norma in esame prevede che all'alienazione di tali immobili è possibile applicare un provvedimento, secondo il quale l'immobile rientri nelle previsioni di sanabilità e sia oggetto di trasferimento derivante da procedure esecutive. Può essere presentata quindi domanda di sanatoria.
      Sempre il provvedimento prevede un termine di centoventi giorni dall'atto di trasferimento dell'immobile per la presentazione della domanda di sanatoria. Tale termine viene peraltro derogato dal decreto-legge in esame, che consente di presentare la domanda di sanatoria entro un anno dall'atto di trasferimento.
      Non vogliamo ovviamente che vengano messi in mezzo anche immobili che rischiano, per la loro ubicazione in un territorio altamente franoso o a rischio idrogeologico.
      Ma quali sono stati altri impegni, ad esempio ?
      Sapete che la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia è stata affidata a un trio di saggi, visto che va molto di moda, dove c'era anche un certo Papademos. Con dei metodi particolari matematici e statistici, su cui qui non mi dilungo, è stato stimato il valore della Banca d'Italia in una forchetta che andava da 5 miliardi e mezzo a 7 miliardi e mezzo.
      Ebbene, qual è stato il valore considerato ? Quello di 7 miliardi e mezzo.
      Allora, una cosa che è scritta anche negli ordini del giorno è far sì che questo invece venga rivalutato ad un miliardo e cento, ovverosia la rivalutazione, secondo criteri ISTAT, dei vecchi 136 mila euro.
      Ma andiamo avanti: c’è il problema dei 36 mesi, perché per 36 mesi le banche possono detenere le quote di Banca d'Italia anche eccedenti il 3 per cento, maturando non diritti di voto, ma diritti economici, e quindi riusciranno ad incassare anche i dividendi.
      Questo in un articolo è stato smentito, ma nell'articolo successivo si è subito andati in deroga.

      PRESIDENTE. Concluda.

      SEBASTIANO BARBANTI. Questo ovviamente non comporterà la cessione immediata delle quote, che era invece nel dispositivo originale, era nelle intenzioni originali, così come anche il Ministro Saccomanni ha detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)....

      PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbanti n.  9/1941/66, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Caon ? Tolga armamentari vari, lasci la tessera e provi a votare con le dita.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     419            
            Votanti     418            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato
    108                
                Hanno votato
no     310).                

(La deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Baroni n.  9/1941/67, su cui c’è il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, quando prima ho chiesto la parola dicendo che non sentivo, forse probabilmente avevo sentito fin troppo bene, perché a quanto mi risulta c’è stato in questo momento un tentativo di negoziazione «occulta», in cui nessuno si è accorto che il Governo stava dicendo: noi accettiamo il vostro ordine del giorno Di Maio, tutti gli altri ordini del giorno successivi vengono considerati contenuti nell'ordine del giorno Di Maio.
      E, quindi, se voi rinunciate agli ordini del giorno successivi, noi ci esprimeremo favorevolmente rispetto all'ordine del Pag. 65giorno Di Maio. Io probabilmente non ci volevo sentire, ma non ci voglio sentire nemmeno adesso perché nel momento in cui stiamo parlando della privatizzazione della Banca d'Italia, non mi stupisco di questo modo di fare. Questa negoziazione un po’ becera e schizoide personalmente non la farei nemmeno con mio figlio se stiamo parlando di che ora dobbiamo andare a letto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Personalmente, quindi, ribadisco che il problema è culturale: continuiamo queste negoziazioni commerciali di bassa lega. Il nostro ordine del giorno è chiaro: noi chiediamo che non venga applicato, nelle aree attorno ai 300 metri, vicino alla spiaggia, questo tipo di gioco delle tre carte. Il gioco delle tre carte lo rispiego ancora una volta, perché riguarda un'area non normata del decreto-legge. Praticamente noi presupponiamo che il pubblico ha fatto un abuso edilizio e, nel momento in cui presupponiamo che il pubblico ha fatto un abuso edilizio, lo diamo a un privato per fare in modo che il privato faccia la sanatoria. Ripetiamo, quindi, che non possiamo pretendere di dire che vogliamo vivere in un mondo migliore in cui c’è una programmazione ambientale.
      Noi abbiamo un'attenzione costante. È inutile che il PD e PdL si straccino le vesti dicendo: il nuovo condono edilizio....questo è un condono edilizio degno del meglio giocatore di poker. Degno del meglio giocatore di poker (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E l'ultima mano l'ha fatta adesso il Governo dicendo: noi valuteremo positivamente questo ordine del giorno. Adesso abbiamo rinunciato all'ordine del giorno Di Maio e il Governo si è espresso contrario. Mi scusi, Presidente, perché io non dovrei usare la parola «porcata» ? Mi scusi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Poi potrei andare anche oltre perché potremmo dire che, va bene, è nella logica delle parti che state cercando di far passare questo decreto-legge ed è ovvio che noi, mentre vi stiamo fermando per questo scempio, stiamo anche informando i cittadini su ogni piccola, piccola cosa che viene inserita in questi decreti, che sono i favori agli amici degli amici, perché qui, sulle spiagge, stiamo parlando di infiltrazioni camorristiche, stiamo parlando di situazioni che sono già state negoziate sul territorio a fronte di consiglieri municipali vostri, ricattati, ricattati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Io qui concludo: fatevi un esame di coscienza e, per favore, votate a favore di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baroni n.  9/1941/67, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bratti, Bolognesi, Gallinella, Spessotto, Abrignani, Colletti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     412            
            Maggioranza     207            
                Hanno votato
    121                
                Hanno votato
no     291).                

      (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n.  9/1941/68, non accettato dal Governo.

      TATIANA BASILIO. Signor Presidente, su questo decreto noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato 106 ordini del giorno in quanto, come già ampiamente detto da tutti i miei colleghi, e precedentemente detto anche dal mio collega Alberti, ci troviamo di fronte ad un ennesimo decreto che non è urgente, non è omogeneo e non è assolutamente straordinario.
      Non c'era assolutamente la straordinarietà e l'urgenza di questo decreto-legge. Pag. 66Ma l'unica cosa di urgente che in questo decreto c’è, è l'eliminazione della seconda rata dell'IMU che non doveva essere assolutamente mescolata con la privatizzazione della Banca d'Italia, con l'ennesimo regalo che stiamo concedendo dal Governo ai privati.
      Vorrei che fosse chiaro il quadro del perché abbiamo presentato questi ordini del giorno. Anche in questo caso l'uso di questo decreto-legge, sottoposto peraltro al voto di fiducia, è stato impossibile da sviscerare, discutere e modificare e si dimostra, quindi, uno strumento di aggiramento di qualsiasi dinamica democratica. Voglio portare l'attenzione di questa Assemblea parlamentare sul fatto che i poteri del Parlamento vengono sistematicamente annullati ma ormai lo ripetiamo da mesi ma sembra che nessuno ci ascolti e siamo tutti sordi qua dentro. Ormai fungiamo solo da pigiabottoni e sembra che siamo veramente ed esclusivamente in questo posto per fare i pigiabottoni e null'altro perché ci arrivano decreti su decreti, noi dobbiamo studiare, dobbiamo portare e proporre emendamenti, poi arriviamo in aula, si mette la fiducia e non si fa più niente. Vorrei che ci soffermassimo sui valori concreti, che vanno verso il bene comune, verso la miglioria del tenore di vita dei nostri cittadini italiani e non si possono portare dei decreti che sono mascherati da una finta urgenza, da una finta decretazione d'urgenza. Purtroppo l'unico mezzo che abbiamo per discutere, far capire ai cittadini cosa questo Governo abbia combinato per l'ennesima volta, per recuperare qualche quattrino qua e là, è stato quello di illustrare i nostri ordini del giorno, non c'era altro modo, non ci avete dato altra possibilità; prendere tempo, quel tempo che dovrebbe essere un diritto di un parlamentare, un diritto di ognuno di noi, il quale dovrebbe discuterne liberamente in aula e in Commissione di competenza. Quel tempo che speriamo serva a far decadere questo scempio di decreto-legge, l'ennesimo scempio di decreto che avete presentato a quest'aula e a tutti i cittadini italiani. Non possiamo non rilevare la non conformità di tale decreto all'ordinamento vigente e non possiamo ancora tollerare tale modo di procedere e l'inopportunità di tale provvedimento per i cittadini italiani. Avevate promesso di togliere l'IMU e, invece, ce la siamo ritrovata sotto il nome di mini-IMU però sembra che «mini» sia più carino e che magari gli italiani l'accettino molto più volentieri. Quindi togliete solo una parte per il momento e l'altra quando, quando la toglierete ? Le coperture le avevamo trovate, le abbiamo proposte in Commissione e i miei colleghi in Commissione finanze avevano proposto le coperture attraverso l'incremento del prelievo del gioco d'azzardo. E, non contenti, state cercando di svendere la Banca d'Italia ad altre banche le quali non attendevano altro che l'ennesimo regalino da parte vostra, da parte di un Governo che, devo dire, non mi rappresenta come non rappresenta migliaia di altri cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non rappresentate milioni di cittadini italiani ed è giunto il momento che voi vi rendiate conto che non ci rappresentate perché ne state combinando veramente troppe e, quando è troppo, è troppo.
      In questo decreto-legge esistono articoli che aumentano il valore delle quote della Banca centrale in mano agli azionisti privati ossia le maggiori banche. Diamo di nuovo beni dei cittadini, beni comuni di nuovo in mano ai privati. Ma non siamo arrivati al punto veramente di guardarci allo specchio e di vergognarci ? È una vergogna !
      Alle assicurazioni, all'INPS e all'INAIL, le banche private devono gestire i risparmi dei cittadini, non devono fare assolutamente altro, dobbiamo mettercelo in testa. Uno dei compiti principali della nostra Banca d'Italia è il controllo del sistema creditizio e, più in particolare, voglio ricordare, la vigilanza sull'intero sistema bancario. Ma come potrà farlo se la stiamo, se la state privatizzando: voi la state privatizzando e noi vi stiamo dicendo no. Stiamo cercando di portare questo scempio al di fuori di quest'aula, al di Pag. 67fuori del Governo. Stiamo cercando, con questi 106 ordini del giorno, di spiegare ai cittadini italiani cosa state facendo.
      Un altro aspetto davvero preoccupante è la possibilità dell'ingresso di stranieri nella proprietà. Il sospetto, signor Presidente e cari colleghi di quest'aula, (ci nasce spontaneo data l'assurdità di questa operazione completamente inutile) è che il nostro caro Governo magari si sia già accordato con la cara Germania per portare a termine questa operazione di svendita. Forse avete preso spunto probabilmente dal periodo dei saldi che c’è in questo periodo nei negozi italiani ma non è così, non potete svenderla. Le riserve costituite da profitti che, nel caso della banca centrale, sono un bene pubblico – voglio sottolinearlo: un bene pubblico – non privato, vostro del Governo, che, a vostro piacere, ne potete fare quello che volete: non è così. Rappresentano una proprietà di tutta la collettività, un bene comune che sta per svanire sotto i nostri occhi e la stampa compiacente e connivente ha tentato di tacere tutto ciò sulla «porcata» a favore delle banche ed istituti privati.
      Ma non ce l'hanno fatta, non ce l'avete fatta, perché noi abbiamo deciso di lottare, di essere dei guerrieri in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Probabilmente, Presidente, ci accuseranno di non voler tagliare la seconda rata dell'IMU 2013...

      PRESIDENTE. Concluda.

      TATIANA BASILIO. ...ma noi abbiamo le spalle larghe e ci siamo abituati, non cadremo sotto i colpi del fuoco bugiardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Grazie dell'intervento, è stato «largo».
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Basilio n.  9/1941/68, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ci siamo ? Come mai non ci siamo ? Che succede lassù ? Colleghi, per favore ! Vignaroli. Veloci, su.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     409            
            Maggioranza     205            
                Hanno votato
    119                
                Hanno votato
no     290).                

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, a nome del MoVimento 5 Stelle, vorremmo che lei ci facesse da tramite nei confronti della Presidente Boldrini, affinché vi possa essere adesso, in occasione della Conferenza dei presidenti di gruppo prevista alle 16,30, la sospensione dei lavori dell'Aula. Noi siamo qui a chiedere questo ennesimo rispetto anche di quelle che sono le prerogative dell'opposizione, affinché, Presidente, una volta per tutte, si decida in Capigruppo quello che...

      PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi, per favore. Onorevole Abrignani, onorevole Palese, per favore: il collega sta intervenendo sull'ordine dei lavori e, forse, interessa anche a voi. Onorevole Bianconi, per favore. Onorevole Bianconi, per favore. Prego.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Dicevo, Presidente, che all'interno della Capigruppo ci saranno decisioni importanti, decisioni che vanno oltre, probabilmente, anche il destino di questo decreto che stiamo discutendo in questo momento all'interno di quest'Aula. Quindi, per quanto ci riguarda, è essenziale comprendere qual è il calendario dei lavori e le decisioni che verranno assunte all'interno della Capigruppo, soprattutto, Pag. 68perché siamo ormai stanchi di tutto quello che sta accadendo. Visto che all'interno della Capigruppo uno degli argomenti più importanti, essenziali direi, sarà la discussione riguardo il calendario dei lavori della legge elettorale, noi siamo stanchi di quello che stiamo subendo con le violazioni di ogni tipo di Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), di quello che sta accadendo in Commissione affari costituzionali, con addirittura la Presidente che continua a convocare il presidente della nostra Commissione, che non si presenta. Quindi, una volta per tutte, chiediamo la sospensione dei lavori dell'Aula: si va in Capigruppo, i gruppi si confrontano, si decide un calendario condiviso e, a quel punto, procediamo possibilmente serenamente in maniera condivisa nei lavori da proseguire. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole D'Ambrosio, come lei sa bene, la Conferenza dei presidenti di gruppo può svolgersi tranquillamente anche durante i lavori dell'Aula, a maggior ragione a fronte della situazione attuale, del numero degli iscritti e della contingenza. Pur tuttavia, se questa è la proposta – quella di sospendere i lavori dell'Aula per lo svolgimento della Capigruppo –, è di tutta evidenza che la Presidenza può porla in votazione e, se vi fosse il consenso dell'Assemblea, questo avverrebbe.
      Però, a questo punto, devo dare la parola ad un oratore a favore e ad un oratore contro: immagino si intenda che lei si sia espresso favorevolmente. C’è qualcuno che si esprime in maniera contraria, che chiede di intervenire ? Onorevole Rosato, ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Grazie Presidente, noi generalmente cerchiamo sempre di accogliere le richieste quando arrivano dai gruppi – è indifferente se di maggioranza o di opposizione – che tendono a migliorare la qualità dei nostri lavori d'Aula.
      In questo caso mi sembra che sia un ennesimo tentativo di strumentalizzazione per guadagnare tempo in un tentativo di far decadere questo decreto-legge. Non possiamo certo contribuire a questo. Peraltro, dico che chi sta tirando il Regolamento sopra ogni termine in tutte le modalità, lecite e illecite, non è certo la maggioranza, ma sono alcuni dei gruppi di opposizione che, come abbiamo visto anche oggi, il Regolamento non lo vogliono rispettare. Quindi, noi siamo contrari, confidiamo che ci sia un ragionamento proficuo nella Conferenza dei presidenti di gruppo e dopo ne prenderemo atto, proseguendo questi lavori e convertendo in tempo utile questo provvedimento.

      PRESIDENTE. A favore, invece, della proposta dell'onorevole D'Ambrosio ha chiesto di intervenire l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi siamo d'accordo perché sappiamo perfettamente che le procedure, il Regolamento, consentirebbero di fare diversamente, ma mi sembrerebbe un elemento di tensione che si aggiungerebbe a quelli che già ci sono. Mi sembrerebbe un atto di riconoscimento e di attenzione alle opposizioni la sospensione dei lavori e lo svolgimento in serenità di una capigruppo che già di per sé sarà una capigruppo abbastanza complicata. Per questa ragione noi siamo a favore.

      IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Onorevole Abrignani, su che cosa ?

      IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, volevo soltanto ricordare che l'altra volta era stata chiesta dal mio gruppo questa sospensione e ci era stata concessa, per cui noi siamo favorevoli...

      PRESIDENTE. Onorevole Abrignani, al di là delle circostanze differenti però io ho dato la parola ad un oratore a favore e ad un oratore contro. A questo punto, essendo Pag. 69chiare le posizioni io la proposta dell'onorevole D'Ambrosio la metto in votazione.
      Quindi, chi è a favore della sospensione voterà a favore, chi è contro la sospensione voterà contro e l'Assemblea deciderà.
      Passiamo ai voti.
      Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di sospensione della seduta avanzata dall'onorevole D'Ambrosio.

      La Camera respinge per 91 voti di differenza (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      Ordine del giorno Battelli n.  9/1941/69, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

      SERGIO BATTELLI. Grazie, Presidente, un decreto-legge e un'altra fiducia. Il Governo Letta è come un disco rotto bloccato sulla stessa traccia, sulla stessa pessima traccia. Il Governo ha forzato per l'ennesima volta la mano su un provvedimento, calpestando ancora una volta il ruolo del Parlamento. Il decreto IMU-Banca d'Italia prevede l'abolizione della seconda rata della tassa sulle abitazioni principali, restano invece la cosiddetta mini IMU che i contribuenti erano chiamati a pagare entro il 24 di gennaio, l'incremento degli acconti IRES e IRAP e rivede l'assetto delle quote di partecipazione in Banca d'Italia. Tutto questo in apparenza, ma scendendo nel dettaglio scopriamo che la cancellazione dell'IMU, compensata dalla mini IMU è soltanto la copertura che nasconde il vergognoso regalo da 7,5 miliardi alle banche e alle assicurazioni azioniste di Banca d'Italia. Si tratta di un vero e proprio furto delle riserve della Banca nazionale, dei soldi degli italiani costretti venerdì scorso a mettersi in fila per assolvere agli obblighi di un fisco vessatorio e caotico reso incomprensibile e ispirato spesso da ragioni clientelari.
      L'accordo tra Banca d'Italia e BCE porta i soldi degli italiani fuori dall'Italia, consegnandoli in mano a tedeschi, a cinesi e ad americani. Questo è quello che state facendo. I cittadini devono saperlo. Devono capire che mentre sui loro investimenti prendono lo 0,0001 per cento, questo decreto-legge garantirà agli azionisti un rendimento addirittura del 6 per cento e senza rischi. Bravi, complimenti !
      Sono sicuro che se uscissi da qui e chiedessi al primo passante quali sono secondo lui le priorità del Paese, mi risponderebbe: il reddito minimo garantito, soldi per la scuola, alzare le pensioni minime, investire nella piccola e media impresa e dare lavoro ai giovani. Per voi invece la cosa più importante e urgente è garantire a istituti di credito privati come Intesa e Unicredit investimenti sicuri. Ma di cosa stiamo parlando ? Vi dovete vergognare per quello che state facendo agli italiani, vi dovete vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Dovete sapere, cittadini che ci state guardando, che il Governo non ha ammesso il nostro emendamento con il quale chiedevamo di annullare la discussa rivalutazione delle quote Bankitalia, che garantirà appunto ad Intesa ed Unicredit, i due più importanti azionisti, e alle altre banche private un guadagno compreso tra 2,7 e i 4 miliardi. Abbiamo poi proposto un emendamento volto a coprire la mini-IMU, applicando una tassazione sulle concessionarie del gioco d'azzardo: un emendamento proposto dai sindaci dell'Emilia-Romagna, i sindaci del PD, i vostri sindaci !
      Ovviamente ci avete sputato sopra, dimostrando ancora una volta, se ce ne fosse ancora bisogno, che per voi la priorità non è il vostro territorio e i cittadini da difendere, ma gli interessi delle lobby che tenete sotto braccio nei corridoi del Parlamento ! Parlo dei concessionari del gioco d'azzardo, assicuratori, banche, speculatori edilizi, colossi dell'energia fossile. Mentre i comuni cercano di battersi per contrastare il fenomeno del gioco d'azzardo...

      PRESIDENTE. Collega Battelli, mi perdoni se la interrompo. Gli onorevoli Bernini Pag. 70e Basilio sono pregati di non esporre cartelli, devo richiamarvi... Prego. Prego, continui.

      SERGIO BATTELLI. Riparto dalla frase iniziale.
      Parlo dei concessionari del gioco d'azzardo, assicuratori, banche, speculatori edilizi, colossi dell'energia fossile. Mentre i comuni cercano di battersi per contrastare il fenomeno del gioco d'azzardo, che sta distruggendo migliaia di famiglie, voi pensate a difendere chi vi finanzia !
      Le banche pagheranno 900 milioni per avere 7 miliardi e mezzo: un regalo che il Governo ha fatto loro, spostando i soldi dalla riserva capitale, facendo incassare agli azionisti attivi su Banca d'Italia da circa 70 milioni all'anno a 450, soldi sottratti a quella parte che andava allo Stato.
      Scusi, Presidente, quanto tempo mi rimane ?

      PRESIDENTE. Un minuto e dieci.

      SERGIO BATTELLI. Un minuto e dieci, grazie.
      Come hanno già spiegato i miei colleghi della Commissione finanze, con tale operazione l'Italia non ce la farà comunque: svendete a chi offre di meno; anzi a chi offre qualcosa, basta poco. Tutto vien bene ora, state grattando la crosta, state svendendo il patrimonio di tutti gli italiani. Voi non avete il diritto, voi non potete e voi non dovete farlo !
      Sapete quanto ci metterà il nostro Stato ? Ben 370 milioni l'anno per mancato gettito ! Questo provvedimento uccide il Parlamento, consegnando la Banca d'Italia all'insaputa dei cittadini ai privati e alle assicurazioni, rischiando così un grave ed ulteriore colpo alla nostra sovranità economica. Voi siete in malafede e siete i colpevoli di questo disastro. Voi tutti dovrete rispondere agli italiani per quello che state facendo; ma siamo sicuri che come al solito voi non lo farete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Battelli n.  9/1941/69, col parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Mauri, Frusone... però colleghi, non possiamo tutte le volte aspettare che tutti i colleghi che sono usciti rientrino in aula, lo facciamo all'inizio della seduta, altrimenti ogni votazione diventa una tragedia vera e propria... Incerti, non riesce a votare, provi... ma se estrae la tessera ricomincia da capo... Ascani... Incerti, provi a votare... ha messo qualcosa di carta dentro per votare ? Sta arrivando il tecnico.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     409            
            Votanti     407            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
    122                
                Hanno votato
no     285).                

      (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Bechis n.  9/1941/70 sul quale vi è il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà.

      ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, volevo solo ribadire l'impegno che noi abbiamo chiesto al Governo di adottare ogni provvedimento normativo, diretto ad escludere la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate su edifici vincolati per ragioni storiche, architettoniche e archeologiche, in quanto questo provvedimento che noi stiamo andando a trattare ha come oggetto la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, a partire dall'abolizione Pag. 71della seconda rata dell'IMU dovuta per l'anno 2013, pertanto, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, infine, una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia.
      Quindi, all'articolo 3 del suddetto decreto-legge troviamo delle norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali. Quindi, con questo mio intervento vorrei chiedere ai colleghi di votare in modo favorevole a questo ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bechis n.  9/1941/70, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevole Pesco...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     389            
            Maggioranza     195            
                Hanno votato
    111                
                Hanno votato
no     278).                

      Passiamo all'ordine del giorno Benedetti n.  9/1941/71, sul quale vi è un parere contrario del Governo.
      Onorevole Benedetti, chiede di intervenire ? Prego, ne ha facoltà.

      SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, come dicevo già ieri, questo decreto-legge riapre le porte al condono edilizio. Sappiamo bene che in Italia, un'apertura qua e una là, si finisce poi per lasciare carta bianca per ogni tipo di irregolarità, senza mai trovare poi la soluzione a qualunque tipo di annosa questione. Continua il permissivismo, con costruzioni in luoghi all'origine del pericolo o che con le nuove costruzioni diventeranno pericolosi. Non a caso impegnandosi con l'ordine del giorno che ho presentato, il Governo potrebbe escludere la possibilità di utilizzare la sanatoria per condonare opere realizzate in una fascia di 300 metri dalle rive dei laghi, cosa resa possibile spesso dalla sconsideratezza delle amministrazioni comunali.
      Impegnandosi poi con tutti gli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle in materia di condono edilizio, questo Governo potrebbe rimediare a quello che è un assurdo passo indietro della politica che non riesce a dire un «no» compatto e deciso all'abusivismo. Ma abbiamo visto che un «no» deciso è sempre difficilmente pronunciabile da parte di forze politiche che devono accontentare i vari interessi delle proprie cricche.
      Tornando all'abusivismo edilizio, è di pochi giorni fa la notizia di 360 procedure pendenti in Liguria, procedure che implicano provvedimenti di demolizione: 40 a Genova, 51 a Savona, 5 a La Spezia, 9 a Imperia, 35 a Sanremo, 229 a Massa. L'abusivismo edilizio è una delle forme di illegalità ambientale che più ha devastato l'Italia; ricordiamo che alimenta il business della criminalità organizzata ed è responsabile di immense tragedie, contribuendo ad aggravare pesantemente i danni e i pericoli causati dal maltempo e dal dissesto idrogeologico. Contemporaneamente, vista la votazione favorevole al Senato del «ddl Falanga», ne approfitto per chiedere un'assunzione di responsabilità al Parlamento, affinché la Camera respinga poi il condono approvato ieri, cancellando i vincoli burocratici che ritardano e complicano il lavoro delle Procure contro gli abusi edilizi, grazie anche al prevedibile aumento degli interventi sospensivi da parte dei TAR.
      Questo sarebbe un tentativo di regolarizzazione degli abusi presenti negli immobili pubblici alienabili, e come dicevo ieri, la norma in questione non chiarisce neanche se si possono condonare abusi in area vincolata, per quali superfici massime è possibile farlo, né se c’è un termine finale per terminare il fabbricato. Quindi, come anche dicevo ieri e voglio ribadire Pag. 72oggi, il risultato è il fiorire delle interpretazioni nell'applicazione della norma suddetta.
      Questo per quanto riguarda la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici, ma, come sappiamo, questo decreto si caratterizza per la revisione della normativa sulla tassazione degli immobili, l'IMU, che avrebbe dovuto essere l'unico argomento, nonché per una serie di disposizioni normative sulla Banca d'Italia, che è invece il vero nocciolo della questione.
      E poi vorrei anche ricordare, se avete visto il resoconto stenografico, è anche quello per cui noi in questi giorni stiamo facendo «costruzionismo». Lo potete leggere in ogni momento nel resoconto stenografico: un deputato del MoVimento 5 Stelle espone un cartello recante la scritta «Giù le mani da Banca d'Italia», perché questo è il vero nocciolo di questo decreto.
      Altra cosa, quello che volevo sottolineare è che usate sempre questa decretazione d'urgenza, e ci domandiamo per quali urgenze, perché le urgenze dell'Italia secondo noi sono altre – e non solo secondo noi –, e per l'ennesima volta dimostrate di non saper rispondere a quelle reali. Voi siete interessati unicamente alle vostre urgenze. E vediamo quali sono invece quelle reali del Paese: come già ribadito prima, il Paese necessita di misure di prevenzione del rischio idrogeologico e di messa in sicurezza del territorio, la vostra urgenza invece sta nel proporre nuove forme di condono edilizio, che va proprio nella direzione opposta, visto che l'edilizia è la principale causa di alluvioni e inondazioni che minacciano costantemente il nostro Paese. Poi, il Paese ha urgenza di una banca che sia degli italiani, per gli italiani, la vostra urgenza invece è la svendita della Banca d'Italia. Poi, ancora, le aziende hanno bisogno urgente di credito, la vostra urgenza invece sta nel regalare 7 miliardi e mezzo di euro (soldi degli italiani) ai soci privati della Banca d'Italia. Poi ancora c’è l'urgenza di tutelare, proteggere, promuovere il nostro patrimonio, la vostra urgenza è quella di svenderlo. Pagate milioni di euro in affitti per utilizzare i palazzi che ci ospitano e svendete i nostri palazzi, i palazzi dello Stato, persino anche la banca dei cittadini. Ecco, queste sono le vostre urgenze.

      PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benedetti n.  9/1941/71, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dall'Osso...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     402            
            Maggioranza     202            
                Hanno votato
    117                
                Hanno votato
no     285).                

      (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Paolo Bernini n.  9/1941/72. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

      PAOLO BERNINI. Signor Presidente, vi chiedo di votare favorevolmente a questo ordine del giorno che impegna il Governo ad adottare ogni provvedimento, anche nominativo, diretto a chiarire che il condono in parola serve a sanare l'immobile soltanto sotto un profilo amministrativo. Le azioni penali da esercitarsi nei confronti dei responsabili degli abusi devono rimanere salve e impregiudicate, infatti il decreto-legge IMU-Banca d'Italia concede margini di sanatoria degli immobili pubblici alienabili. La norma mira a favorire la vendita degli immobili pubblici per obiettivi di finanza, ma anche a prevenire nuove urbanizzazioni e limitare il consumo di suolo, o almeno quest'ultimo è l'alibi utilizzato dal Governo per giustificare Pag. 73questo decreto-legge vergognoso ! Noi siamo assolutamente contrari a questo approccio del Governo che in sintesi dice: lo Stato ti aiuta se compri i suoi beni, anche se ci sono problemi di abuso demaniale. Non ti preoccupare che il condono in parola ti viene in aiuto.
      In quest'ottica il decreto-legge concede a chi acquista l'immobile pubblico un anno di tempo per inoltrare le domande di sanatoria relative alla presenza di eventuali opere realizzate senza autorizzazione. Ciò significa che i privati che acquisteranno dallo Stato un immobile con degli abusi avranno un anno di tempo per chiederne la regolarizzazione. Per l'ennesima volta la politica delle deleghe e delle deroghe si mostra nella sua inconcludenza, inserendo un condono camuffato da svendita. Le larghe intese sono servite alla sinistra italiana per insegnare al centrodestra come si gioca un jolly senza tanti proclami.
      Bisogna essere subdoli e guardinghi dopo l'era Berlusconi. Conosciamo bene sia il modo in cui in Italia si vendono pezzi di Stato – vedi Banca d'Italia – sia come la politica ha gestito le grandi privatizzazioni, vedi IRI o, l'ultima, Alitalia. Ed oggi dovremmo fidarci di un «governicchio dell'inciucio» per consentire l'ennesima regalia per gli amici degli amici ? Capisco che il commercio è in crisi e siamo in periodo di saldi, ma pensate davvero di poter continuare indisturbati a svendere servizi essenziali e pezzi di sovranità ? Più volte, vi abbiamo dimostrato con un referendum e mobilitazioni che la nostra idea è diversa e nessun decreto urgente può arrogarsi il diritto di andare contro la volontà degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Quindi, ricapitolando, vi volete vendere la Banca d'Italia, volete far credere agli italiani che non pagheranno la seconda rata dell'IMU, continuate a svendere immobili pubblici, regalate condoni mortificando chi si comporta a norma di legge, e non fate pagare i colpevoli dei reati contro il bene comune.
      Io vi chiedo solo, per senso comune della decenza, che non siano condonate le responsabilità penali di chi viola le regole in un Paese dove andare in galera è già impossibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Baroni ?

      MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, sull'ordine del giorno. Ho ancora un minuto a mia disposizione.

      PRESIDENTE. Sì, ho capito, ma siccome il suo gruppo ha iscritto preventivamente tutti quanti a parlare, era opportuno magari, se intendeva intervenire, visto che il suo collega ha parlato cinque minuti, alzare la mano prima. Comunque, prego.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. In merito a questo emendamento...

      PRESIDENTE. Onorevole Baroni, è un ordine del giorno !

      MASSIMO ENRICO BARONI. ... cercando di porre l'attenzione sull'aspetto penale della questione, perché ci sono delle situazioni che entrano gravemente nel settore penale.
      Quindi, noi crediamo veramente che questo sia un colpo di spugna o un atto di distrazione clamoroso nel momento in cui non venga accettato questo ordine del giorno, perché, non lo so, ma forse questo potrebbe permettere di rimettere la foglia di fico di fronte a questo provvedimento scandaloso.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 74
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Bernini n.  9/1941/72, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fanucci, D'Uva, Tripodi, Simoni, Molteni, Fedriga, Bragantini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     407            
            Votanti     406            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
    118                
                Hanno votato
no     288).                

      (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Businarolo n.  9/1941/73, con il parere contrario del Governo.

      FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno volevo richiamare ancora l'attenzione sull'articolo 3, comma 1, che contiene norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali.
      Il comma 1, in particolare, estende il condono edilizio previsto dal comma 6 dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n.  47, previsto solo per gli immobili soggetti a procedure esecutive, anche agli immobili pubblici acquistati dai privati.
      Questa disposizione dimentica di effettuare gli opportuni coordinamenti con le preesistenti fonti normative sulle quali interviene con modifiche non testuali. Com’è possibile ? Dimenticando di fatto di chiarire questo aspetto, scaricate la responsabilità sugli addetti del settore, che si trovano ancora una volta ad applicare norme che cozzano con altre. Per quanto ancora dovremo sopportare queste negligenze ? Per quanto ancora dovremo accontentarci di una modalità di produzione normativa così superficiale ?

      PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Businarolo.
      Colleghi, onorevole Taglialatela, per favore, si sente fino a qui... Vi prego di tenere un tono di voce più decente. Prego.

      FRANCESCA BUSINAROLO. L'obiettivo del MoVimento 5 Stelle è quello di semplificare e riordinare la legislazione vigente, il vostro di accumulare leggi in contrasto fra di loro e di fatto inapplicabili. A titolo esemplificativo, come già ho avuto modo di segnalare in sede consultiva, in Commissione giustizia, l'articolo 1, comma 12-bis, cozza con la legge di stabilità, anch'essa recentissima, a dimostrazione della scarsa capacità di memoria recente del Governo.
      L'articolo prevede infatti che non sono applicabili sanzioni e interessi nel caso di insufficiente versamento della seconda rata dell'imposta municipale dovuta per il 2013, qualora la differenza sia versata entro il termine del 24 gennaio 2014. Viene stabilito in sostanza che non sono applicate sanzioni ed interessi nel caso di insufficiente versamento della seconda rata dell'IMU dovuta per il 2014, qualora la differenza sia versata entro il termine del 24 gennaio 2014. È evidente il problema di coordinamento normativo con la legge di stabilità, che all'articolo 1, comma 728, prevede che, in caso di insufficiente versamento della seconda rata, la differenza può essere versata entro il 16 giugno 2014 senza sanzioni e interessi.
      La vostra negligenza ingenera imbarazzo e molteplici difficoltà applicative da parte degli operatori del settore. Un grido di allarme in questo senso è stato lanciato dalle più disparate categorie professionali. In particolare, il consiglio dell'ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili, anche di Verona, ha deciso di esternare il disagio e le difficoltà di dover lavorare in tale situazione di grave incertezza normativa, Pag. 75pubblicando un appello alle istituzioni sull'ultima pagina di un giornale locale lo scorso mercoledì 22 gennaio, per denunciare, appunto, la grave incertezza dovuta in particolare ai termini di scadenza e alla corretta determinazione degli importi di IMU e mini-IMU.
      Caro Ministro, manca, e lo sapete, un sistema efficace ed efficiente di tassazione e di accertamento e di riscossione delle imposte, minato da un sistema burocratico che ha raggiunto i massimi livelli di intollerabilità. Ogni giorno per chi applica le vostre leggi è una trincea, una continua lotta contro l'incertezza e la complicazione del sistema normativo italiano, in cui le leggi, i decreti, gli emendamenti, le interpretazioni, spesso emanati con efficacia retroattiva, sono finalizzati unicamente a recuperare gettito fiscale. Sembra che il vostro obiettivo sia la complicazione delle norme. Dovreste invece rispettare lo statuto del contribuente. Siamo stanchi del vostro modo di operare, soprattutto del modo in cui vi comportate con i cittadini come se fossero i vostri sudditi. Noi non siamo i vostri sudditi, siete voi i nostri dipendenti, volete capirlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
      L'articolo 3, comma 1, di questo decreto-legge, così com’è, lascia spazio alle più contrastanti interpretazioni. La norma infatti non specifica se si possono condonare abusi in area vincolata, per quali superfici massime, secondo quali criteri economici, né se ci sia un termine massimo per terminare il fabbricato. Allora, il Governo deve adottare un provvedimento per chiarire che le somme da corrispondere ai fini della sanatoria siano almeno quelle di cui al decreto-legge n.  269 del 2003, convertito dalla legge n.  326 del 2003, come applicato dalle diverse normative regionali, altrimenti risponderà ai cittadini per l'ennesima sua negligenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Businarolo n.  9/1941/73, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ventricelli, Moretti, Madia, Lacquaniti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     418            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato
    122                
                Hanno votato
no     296).                

      (I deputati Albanella, Lacquaniti e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Nicola Bianchi n.  9/1941/74, accolto dal Governo come raccomandazione (Il deputato De Lorenzis espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»). Onorevole De Lorenzis, la richiamo !

      NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, rifiuto la riformulazione e spiego il perché.

      PRESIDENTE. Non è una riformulazione, abbia pazienza, è un accoglimento come raccomandazione, lei può decidere se va bene oppure no.

      NICOLA BIANCHI. No, non va bene.

      PRESIDENTE. Quindi, lo poniamo in votazione, con il parere contrario del Governo.

      NICOLA BIANCHI. No, prima voglio spiegare il perché, signor Presidente.

      PRESIDENTE. Certo. Lei fa la sua dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

Pag. 76

      NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, sappiamo benissimo quanto vale un ordine del giorno. Quindi, togliere le parole «impegna il Governo» secondo noi è davvero sminuire l'ordine del giorno e, di conseguenza, non ha senso portarlo avanti, da questo punto di vista. Sarebbe proprio svuotarlo del suo significato, anche considerato che questo ordine del giorno, a nostro avviso, era un ordine del giorno di buon senso, che andava nella direzione anche della trasparenza, perché è un diritto di tutti i cittadini conoscere il patrimonio degli edifici statali che, appunto, il Governo vuole mettere in vendita. Quindi, noi chiediamo, con questo ordine del giorno, di fare un censimento, e di conseguenza è di buon senso, perché non si può vendere qualcosa se non sappiamo quanto abbiamo di nostra proprietà.
      A questo punto, poi, volevo anche pormi delle domande in merito a questo decreto e chiedere perché vendere i gioielli di Stato. La scusa che il Governo ha utilizzato è quella del debito pubblico. Sappiamo che noi abbiamo un debito pubblico che supera abbondantemente i 2 mila miliardi, con interessi di 100 miliardi l'anno. Quindi, secondo noi davvero è un pretesto ridicolo, perché è come svuotare un oceano con un cucchiaino, per fare un esempio.
      Dopo questa considerazione secondo me bisogna farne un'altra, ovvero che noi vendiamo questi immobili e, quindi, lo Stato vende al privato l'immobile ma poi capita, come le assurdità più totali, che lo Stato vada di nuovo a riprendere lo stesso immobile prendendolo in affitto e ovviamente sborsando soldi pubblici per un valore molto, molto più alto dello stesso immobile.
      Dopo di che vorrei continuare dicendo che questo decreto è un decreto che, ovviamente, non ha nessuna urgenza, che vede argomenti come l'IMU e come la riforma della Banca d'Italia. Ovviamente è incostituzionale e, secondo noi, andava diviso in due parti ed è davvero privo di ogni senso. È un decreto che nasconde ai cittadini, con la scusa dell'eliminazione della seconda rata dell'IMU, la vera «marchetta», ovvero il regalo alle banche di 7,5 miliardi. È questo che noi cerchiamo di combattere ed è questo che noi davvero cerchiamo di fare capire ai cittadini, che bisogna veramente dire «basta»: basta a questi decreti e basta a questo modo di fare delle «marchette».
      Concludo. Quindi, con questo ordine del giorno chiedo veramente ai miei colleghi di votarlo favorevolmente, perché è un ordine del giorno di buon senso e che va nell'ottica della trasparenza, perché tutti i cittadini devono veramente sapere quanti edifici sono a disposizione e, soprattutto, in che stato sono questi edifici, perché noi stiamo andando a vendere un qualcosa di cui non sappiamo. È come se io dovessi vendere la mia casa e non sapessi neanche la grandezza né in che stato versa. Quindi, davvero votate con coscienza.

      PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicola Bianchi n.  9/1941/74, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevole Fanucci... onorevole Garavini... Con la preghiera, però, che quando avete dentro le palline di carta e non riuscite a votare almeno estraete la pallina di carta. Onorevole Rotta...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     415            
            Maggioranza     208            
                Hanno votato
    121                
                Hanno votato
no     294).                

      (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto tecnico commerciale «Antinori» di Matelica, in provincia di Macerata, Pag. 77e gli studenti e gli insegnanti dell'istituto alberghiero «Crocetti-Cerulli» di Giulianova, in provincia di Teramo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Bonafede n.  9/1941/75, accettato dal Governo, purché riformulato.

      ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, non accetto la riformulazione. Presidente, colleghi, mai come oggi l'ostruzionismo è «costruzionismo», mai come in questa seduta la lettura e l'illustrazione degli ordini del giorno rappresenta un vero e proprio presidio di legalità e difesa dei diritti calpestati dei cittadini. Al collega Rosato voglio ricordare che questa è la seconda volta che il PD vota sfavorevolmente rispetto a una nostra richiesta di sospensione dei lavori, e ricordo, allo stesso tempo, che il PD votò favorevolmente quando il PdL chiese la sospensione dei lavori parlamentari per un intero giorno perché a Silvio Berlusconi, con il quale, evidentemente, vi era già perfetta sintonia, avevano semplicemente anticipato l'udienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Ora, quando accadono queste cose, mi chiedo se manchino nel lessico politichese del PD e del centrosinistra parole come «coerenza» o come «decenza». E visto che ci siamo, voglio ricordare, sempre al PD, che queste non sono solo parole, ma sono anche valori: coerenza e decenza politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Grazie.

      ALFONSO BONAFEDE. Presidente, l'accusa per cui noi staremmo portando avanti una strumentalizzazione del Regolamento con azioni illecite deve essere respinta e rigettata al mittente, visto che stiamo semplicemente rispettando il Regolamento. Quindi, fino a quando non eliminerete completamente il Regolamento alla Camera, noi vantiamo i nostri diritti e ci permettiamo di rispettarlo.
      Basterebbe ascoltare le proposte espresse in ciascuno di questi ordini del giorno, che derivano da emendamenti bocciati in Commissione dalla maggioranza e strozzati in Aula dal Governo con il ricorso all'ennesima questione di fiducia, basterebbe ascoltare i contenuti degli ordini del giorno per comprendere che lasciare il decreto così come è uscito dal voto di fiducia sarebbe una sconfitta del Parlamento, la resa di un'istituzione che è il luogo della tutela e rappresentanza del pubblico interesse.
      La maggioranza comprenda che rigettare questi ordini del giorno vuole dire rinunciare anche ad esercitare l'ultimo degli strumenti parlamentari per dare una svolta ad un decreto sbagliato e dannoso ed è un ulteriore insulto a noi cittadini, di cui vi dovrete assumere le responsabilità. Nell'illustrazione di questo mio ordine del giorno ho ricordato, come tanti miei colleghi, i tratti clamorosi della svendita del patrimonio pubblico immobiliare cui si darà luogo con l'entrata in vigore delle disposizioni contenute nell'articolo 3.
      E ancora, in questa sede ribadisco l'assoluta necessità di fermarsi a riflettere su quello che si vuole realizzare con questo provvedimento. Non si possono svendere gli immobili degli enti locali dichiarandoli inutilizzati, sanandone le eventuali irregolarità a beneficio dei privati, privando, appunto, porzioni di patrimonio pubblico all'uso collettivo, senza, peraltro, nessuna certezza di conseguire realmente gli attesi risultati economici.
      I supposti benefici finanziari previsti non possono in ogni caso controbilanciare il danno, questo sì immediatamente tangibile, per i cittadini, che saranno estromessi dalla fruizione di spazi e luoghi pensati per l'uso pubblico. E allora mi appello a tutti i colleghi: perché non sfruttare l'occasione di questo decreto scellerato per sancire almeno un principio di buona amministrazione a favore di tutti, e cioè che, nell'opera di razionalizzazione, e non di svendita, del patrimonio immobiliare pubblico, gli immobili degli Pag. 78enti territoriali, qualora inutilizzati o considerati da dismettere, rimangano e siano recuperati all'uso sociale ?
      Siano, quindi, reimmessi nel circuito virtuoso delle attività rivolte al miglioramento della collettività e del tessuto sociale locale, siano sottratti alle piccole e grandi speculazioni immobiliari dal corto respiro finanziario e dall'impercettibile vantaggio generale, per essere affidati, con un concreto investimento strategico, ad associazioni no profit operanti nel campo culturale e sociale.
      Si sfruttino gli immobili inutilizzati di proprietà degli enti territoriali per ricavare spazi da destinare al social housing, per contribuire a sviluppare nuove politiche abitative per le nuove generazioni, per calmierare affitti ormai insostenibili. Tutte ricette, queste, adottate... ho ancora un minuto, Presidente...

      PRESIDENTE. No, le mancano venti secondi, onorevole Bonafede.

      ALFONSO BONAFEDE. Tutte ricette, queste, adottate negli ultimi dieci anni in maniera efficace e diffusa nelle politiche pubbliche di molti Paesi del nord Europa, compresa la Germania, a cui sembra che noi guardiamo soltanto per gli obblighi e mai per provare a focalizzare i punti da cui potremmo trarre vantaggio.
      Spero che voterete a favore, ma, come al solito, credo che questa sia più un'utopia che una speranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Prendo atto che lei non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/1941/75 e insiste per la votazione.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonafede n.  9/1941/75, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     411            
            Maggioranza     206            
                Hanno votato
    103                
                Hanno votato
no     308).                

      (I deputati Airaudo e Marcon hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Brescia n.  9/1941/76.
      Ha chiesto di parlare l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

      ROBERTO FICO. Signor Presidente, ci troviamo a dover trattare l'ennesimo decreto-legge, ovvero il decreto-legge n.  133 del 2013, recante disposizioni concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia, che abusa del concetto di urgenza e lo sfrutta per far passare qualcosa che di urgente in realtà non ha proprio nulla.
      Le urgenze, lo sappiamo tutti, sono altrove, ma questo Governo finge di non saperlo. Intanto però sfrutta questi provvedimenti come strumenti per tutelare ben determinati interessi. Per me, con questo voto, oggi quest'Aula tradisce lo Stato italiano e tutti i suoi cittadini. Vi accuso di essere dei traditori dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Onorevole Fico !

      ROBERTO FICO. Lo abbiamo visto con la legge di stabilità e lo vediamo oggi con il decreto-legge «IMU-Banca d'Italia». L'obiettivo primario del Governo sembra essere quello di soddisfare unicamente le lobby, a danno dei cittadini. Il potentato del giorno è quello delle banche, a cui questo Governo, come quelli precedenti, non smette di fare regali. E se non era per il MoVimento 5 Stelle fuori dalla Commissione bilancio, questo ennesimo scandalo Pag. 79non usciva fuori in questo Paese. Noi siamo un'operazione, in questo momento, «bassa marea»: facciamo venire a galla tutto quanto e i cittadini se ne accorgeranno e vi porteranno il conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Qual è l'omaggio questa volta ? I cittadini devono sapere che l'urgenza del decreto è dettata dalla necessità di rivalutare il capitale sociale della Banca d'Italia, operazione che non era mai stata fatta in settantasette anni e non era più procrastinabile, a quanto pare. Non si poteva aspettare ancora un po'di più, in modo da dare priorità ad altre questioni che meritano forse soluzioni più tempestive e urgenti ? No, andava fatta adesso. È giunto il tempo di sanare questa anomalia, facendo contenti gli istituti di credito e assicurativi.
      Vede, Presidente, in genere in qualsiasi società di capitali, quando si deve procedere alla rivalutazione del capitale, è l'azienda che chiede ai soci la liquidità necessaria per l'aumento di capitale. Qui, invece, è la stessa Banca centrale a mettere a disposizione parte delle proprie riserve per la ricapitalizzazione. Cosa significa tutto ciò ? Significa che, con l'approvazione – sempre se ci riuscite – del provvedimento, istituti come Intesa e Unicredit, che sono in testa tra i soggetti azionisti di Bankitalia, incasseranno un guadagno compreso tra 2,7 e 4 miliardi di euro, e sentitamente ringraziano i Governi a servizio delle banche private. Chi non ringrazia sono, invece, i disoccupati, i cassintegrati, i lavoratori con redditi bassi, le cui urgenze non hanno, a quanto pare, bisogno di risposte celeri. Possono aspettare, come sempre. Guai a prendere in considerazione una forma di sostegno a loro indirizzata come quel progetto di reddito di cittadinanza che noi del Movimento 5 Stelle abbiamo presentato e che voi non volete minimamente esaminare e prendere considerazione ! Ovvio, permetterebbe di aiutare quella lobby così poco potente che è quella dei cittadini di questo Paese, che si trovano in difficoltà e che non possono arrivare non all'ultima settimana del mese, signor Presidente, ma alla seconda.
      Paradosso dei paradossi è che con la conversione in legge di questo decreto-legge Bankitalia si potrebbe trovare nella posizione di dover acquistare, in un secondo momento, le proprie quote poco dopo averle vendute – il mondo al contrario ! – e le dovrà comprare a un prezzo superiore rispetto a quello al quale poi le potrà vendere nuovamente. Il Governo ha, infatti, stabilito che nessun azionista di Bankitalia potrà possedere più del 3 per cento della Banca centrale. E così Intesa e Unicredit, che insieme hanno in mano più del 64 per cento del capitale, oltre a rivalutare contabilmente le loro quote, dovranno metterle sul mercato. Se nessuno si farà avanti per comprarle, sarà la stessa Banca d'Italia ad acquistarle e a tenerle temporaneamente in mano fino all'arrivo di nuovi ed adeguati compratori. O peggio, le quote extra potrebbero finire a soggetti controllati da banche straniere, rischiando un altro colpo alla nostra sovranità economica, con il beneplacito di Letta e del suo Governo.
      Fortunatamente adesso in Parlamento c’è anche il MoVimento 5 Stelle, che, per la prima volta da decenni, si batte in quest'Aula come una vera opposizione deve fare e si fa carico degli interessi delle lobby dei cittadini, scarsamente rappresentate nei corridoi e nelle sale di questo palazzo. In vent'anni avete fatto una falsa opposizione: la destra verso la sinistra e la sinistra verso la destra.
      Questa è la ratio degli ordini del giorno che noi del MoVimento abbiamo presentato. Abbiamo preso un impegno con le persone, con lo Stato, che amiamo, e denunceremo tutto ciò che qui dentro viene deciso a scapito della collettività. E, potete contarci, ci spenderemo fino all'ultimo per rimediare ai disastri che voi ogni giorno fate, ma non ve lo permetteremo più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ricordo che sono dichiarazioni di voto sul singolo ordine del Pag. 80giorno. Quindi, al di là del fatto che la Presidenza non ha facoltà di sindacare il merito degli interventi, invito anche i colleghi ad attenersi al merito dell'ordine del giorno che si pone in votazione.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo per spiegare le ragioni per cui io non voterò questo ordine del giorno. Io ammiro molto l'ardore con il quale i colleghi del MoVimento 5 Stelle vogliono difendere i diritti dei cittadini. Bravi ! Però prima bisognerebbe capire il provvedimento del quale si parla, perché, vedete, qual è il contenuto di questo provvedimento ? Voi dite: «Regalate un sacco di soldi ai ricchi che sono le banche». Forse non avete seguito il fatto che il sistema bancario italiano oggi è messo davanti a una prova difficile ed è in grande difficoltà, affronta gli stress test e rischia di poter andare in rovina trascinando milioni di italiani nella rovina. Hanno un problema fondamentale (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

      PRESIDENTE. Colleghi, allora !

      ROCCO BUTTIGLIONE. Le banche europee tutte, quelle italiane anche ovviamente, hanno un problema fondamentale, quello di rafforzare il capitale. E stiamo provvedendo a rafforzare il capitale con molte misure.
      Questa misura che stiamo prendendo è una misura la quale aiuta a rafforzare il capitale di alcune banche in modo che possano reggere gli stress test che sono predisposti dalla unione economica europea. Non solo, ma è anche un'occasione per utilizzare le riserve della Banca d'Italia permettendo allo Stato nazionale di prelevare una forte quantità di tasse su queste riserve, in modo da diminuire un poco lo stress test a cui sono sottoposte non le banche, ma invece i contribuenti.
      Ora, o capiamo queste cose e ragioniamo oppure stiamo qui a ripetere. Ma, quando io ero bambino mi hanno insegnato che con la ripetizione una cosa sciocca non diventa intelligente.

      MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Baroni ?

      MASSIMO ENRICO BARONI. Sull'ordine del giorno, trenta secondi.

      PRESIDENTE. Onorevole Baroni, lei ha già esaurito i due interventi. Onorevole Baroni, non funziona così. Funziona che ciascun deputato non può fare più di due interventi e che, complessivamente, questi due interventi non possono superare i cinque minuti. Ma se uno fa due interventi, ancorché di trenta secondi, ha esaurito la possibilità di intervenire in questa fase.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brescia n.  9/1941/76, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Marazziti ? Provate a votare senza mettere niente dentro la postazione. Carella ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     417            
            Maggioranza     209            
                Hanno votato
    103                
                Hanno votato
no     314).                

      (I deputati Cimbro e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

      Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Cominardi n.  9/1941/76, sul quale il Governo ha espresso una richiesta di riformulazione.

Pag. 81

      CLAUDIO COMINARDI. Assolutamente no e vorrei fare anche un appunto: vorrei capire per quale ragione il Governo mi chiede di eliminare la parte in cui si chiede di effettuare un'iniziativa di tipo legislativo, perché è come svuotare di senso l'impegno stesso. Quindi, se mi potesse dare una risposta anche rispetto a questo le sarei grato.
      Vorrei un attimo articolare il discorso: complessivamente oggi è una triste giornata; come ieri, il Governo non intende fare marcia indietro su un decreto che truffa ancora una volta gli italiani. Questo decreto – lo abbiamo detto mille volte e mille volte lo ripeteremo – è un decreto porcata in materia di IMU e alienazione del patrimonio pubblico, tema vergognoso che avevo già trattato nella seduta di ieri e oggetto dell'ordine del giorno che ho presentato.
      Non è tutto: con questo decreto il Governo svende la Banca d'Italia. Questo non è un provvedimento urgente come previsto dalla Costituzione. Invece di approvare provvedimenti importanti per i cittadini italiani – quali il reddito di cittadinanza, per esempio – proseguite nel distruggere quel briciolo di democrazia che è rimasto in questo Paese, incentivando il colonialismo dei grandi gruppi finanziari.
      Questo Paese sembra essere in guerra, un'economia di guerra, perché i dati sulla disoccupazione sono impressionanti. Infatti, l'ISTAT poche settimane fa ha pubblicato i dati sulla disoccupazione in Italia, che si attesta sopra al 12 per cento, oltre al 40 di quella giovanile.
      Il centrodestra e il centrosinistra sono sempre uniti quando si tratta di fare regali alle banche e togliere attenzione ai cittadini. Molti elettori di sinistra hanno capito la vera natura del termine «compagni»: oggi, con il decreto sulla Banca d'Italia, i deputati della sinistra sono divenuti compagni delle banche. Cento anni fa un'azione del genere sarebbe stata riconosciuta come il più grave attacco alla democrazia ed alla sovranità del nostro Paese.
      Ma passiamo al decreto vergogna che i compagni delle banche stanno portando avanti: con questo decreto-legge, e precisamente nella notte del 27 novembre, sono state rivalutate le quote di Banca d'Italia. Ad oggi le quote sono valorizzate a 156 mila euro, ovvero 300 milioni delle vecchie lire, valutazione del 1936. Dopo questo intervento il capitale della banca passerà da 156 mila euro a 7,5 miliardi di euro.

      PRESIDENTE. Mi perdoni onorevole Cominardi: colleghi, abbassiamo il tono della voce. Onorevole Palese ! Colleghi !

      CLAUDIO COMINARDI. Un bel regalo che avete deciso di fare alle banche private, azioniste della Banca d'Italia. Nel silenzio dei media, le banche si ritrovano nei loro bilanci un aumento di valore confluito da capitale di proprietà dello Stato. Dicevo, appunto, nel silenzio dei media e qui vorrei fare giusto un'osservazione: noi sappiamo bene che nei consigli di amministrazione della stampa, spesso anche della carta stampata, siedono proprio le banche o sono addirittura compartecipi di queste e probabilmente un conflitto di interessi dietro c’è, anche rispetto alla qualità dell'informazione che viene fatta rispetto a questi decreti. Lo ripeto: dello Stato italiano e quindi dei cittadini. Il PD, Letta, il Governo, Renzi, tutti voi state regalando soldi alle banche. I partecipanti della Banca d'Italia potranno ottenere da questa operazione numerosi vantaggi patrimoniali. La rivalutazione delle quote permetterà di distribuire maggiori utili alle banche private sino al 6 per cento (prima era lo 0,5). Insomma, un istituto di diritto pubblico viene smembrato dagli azionisti privati.
      Sarebbe interessante capire quale sia la ragione di questo provvedimento. Invece di aumentare il sostegno alle famiglie, aumentiamo la ricchezza di coloro che già percepiscono stipendi di 400 o 500 volte superiori a quelli di un lavoratore. Non ci sono soldi per le imprese, non ci sono soldi per le famiglie, ma si continua a speculare nel mercato della finanza per Pag. 82continuare a produrre utili su utili. La finanziarizzazione dell'economia, insieme ai partiti, sono la causa della crisi. Lasciate il Paese quanto prima e andate tutti a casa! Prima ovviamente applicheremo il politometro.
      Per il Governo è urgente agevolare la distribuzione dei premi ai top manager del mondo della finanza, 7 miliardi e mezzo di euro, una cifra importante. Ma non finisce qui il progetto «porcata» della svendita della Banca d'Italia. Le quote della Banca d'Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari. Come ho ricordato ieri, stiamo vendendo noi stessi alle banche. La troika ci guarda ed è contenta. Alla troika diciamo che il MoVimento 5 Stelle entrerà in Europa per cambiarla per sempre.
      Questo della Banca d'Italia sembra un affare, ma non è un affare per i comuni mortali, assolutamente no. Questo è un affare solo per i lobbisti. Esigiamo che si torni ad applicare l'articolo 19 della legge n.  262 del 28 dicembre 2005, abrogato con il decreto-legge che stiamo discutendo oggi, dove si chiedeva sostanzialmente il ritorno alla pubblicità dell'assetto della Banca d'Italia. Il MoVimento 5 Stelle non vuole che la Banca d'Italia sia venduta ai privati con i soldi dei cittadini italiani.
      Allora, chiedo all'Aula di votare questo ordine del giorno che impegna in questo modo il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative affinché il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo creino un apposito registro, al quale dare ogni forma di pubblicità idonea, dove gli interessati possano depositare e visionare le richieste di mantenimento della proprietà pubblica degli immobili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n.  9/1941/77, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     416            
            Maggioranza     209            
                Hanno votato
    112                
                Hanno votato
no     304).                

      (I deputati Richetti e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

      Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Corda n.  9/1941/78, accolto dal Governo come raccomandazione.

      EMANUELA CORDA. Signor Presidente, chiedo che sia messo comunque in votazione, grazie. Vorrei illustrarlo, se possibile.

      PRESIDENTE. Sì, ma se viene messo in votazione il parere è contrario.

      EMANUELA CORDA. Non l'accetto, allora.

      PRESIDENTE. Va bene, questo è chiaro.

      EMANUELA CORDA. Innanzitutto, vorrei ringraziare il collega Buttiglione perché ha precisato che questo è l'ennesimo favore che stiamo facendo alle banche che giustamente sono in sofferenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'avevamo capito, grazie ed è per questo che siamo fermamente contrari a questo provvedimento scandaloso. All'articolo 3 sono contenute norme dirette a facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, Pag. 83quello dello Stato, ma anche quello degli enti territoriali. Quindi, con questo ordine del giorno noi vogliamo in realtà evitare che siano disperse le risorse che deriverebbero da questa ennesima operazione di svendita di considerevoli porzioni del nostro patrimonio pubblico. Siamo ancora una volta qui a discutere un provvedimento che cela insidie e trabocchetti per i cittadini, inconsapevoli di ciò che accade nelle sedi istituzionali di questo Paese. Perché inconsapevoli ? Perché il Governo, invece che informare ed operare nella piena e corretta trasparenza, agisce nell'ombra emanando decreti pieni di qualsiasi cosa per mescolare le carte e far confondere le idee persino a noi parlamentari. Ormai siamo ridotti a meri spettatori, totalmente esautorati dei nostri poteri. Siamo costretti a fare gli Sherlock Holmes nel tentativo di svelare e sventare le magagne nascoste ad arte tra un comma e l'altro.
      Con i nostri ordini del giorno possiamo solo tentare di tamponare le vergogne di questo decreto, tra le quali emerge lo scempio della Banca d'Italia con lo scippo di oltre 7 miliardi e mezzo di euro di denari pubblici a favore delle banche private, perché giustamente le banche stanno soffrendo e il Governo ovviamente le vuole salvare. Il tutto edulcorato dall'eliminazione della rata dell'IMU, autentica foglia di fico per coprire l'inganno. Ma se dovessimo dar retta al collega Fassina del PD, gli ordini del giorno non dovremmo neppure presentarli perché, come per sua stessa ammissione in quest'Aula, gli ordini del giorno non servirebbero a nulla. Ovviamente, siamo consapevoli anche della scarsa utilità di questi ordini del giorno. Questa di Fassina sembra quasi un'ammissione di colpa.
      Ma siamo venuti qui per lavorare e per utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione, anche questi inutili ordini del giorno. Ben vengano dunque, anche se non è facile impegnarsi nelle istituzioni e al contempo ritrovarsi a combattere un nemico invisibile, l'ipocrisia, quando invece nel pieno delle nostre prerogative parlamentari dovremmo poter collaborare, maggioranza ed opposizione, ai buoni provvedimenti, a prescindere da chi siano presentati. Ma questo sarebbe possibile se vivessimo in un Paese normale. In Italia, invece, la campagna elettorale non sembra mai aver fine. Continua anche nelle sedi istituzionali e dobbiamo sempre guardarci le spalle per evitare le pugnalate che arrivano da destra, sinistra e centro. È un continuo rimpallarsi di responsabilità, un agire sotterraneo tra maggioranza e finte opposizioni che, come atomi impazziti, si muovono secondo convenienza.
      In questo caos partitico e istituzionale ci ritroviamo a dover far fronte all'emergenza democratica causata, invece, da chi invece che rappresentare i cittadini ha letteralmente occupato le istituzioni, ignorando i propri doveri. Ecco perché continueremo ad affrontare ogni provvedimento, come questo, come fosse l'ultimo colpo di coda di un demone che non vuole arrendersi all'evidenza della sua fine imminente.
      Il decreto in oggetto non è molto diverso da quelli presentati a questo Governo sino ad oggi, almeno nella struttura. Mescola più elementi, più elementi discordanti, così da rendere meno evidenti le contraddizioni. Vi ritroviamo la normativa sulla tassazione degli immobili, la modifica della disciplina in materia di alienazione di immobili pubblici e, come ho già detto poc'anzi, le sciagurate normative sulla Banca d'Italia: un unico pacchetto per mettere in vendita un Paese allo stremo. Non troviamo la definizione migliore per un provvedimento pieno di criticità ed insidie, non riusciamo davvero a capacitarci del perché la politica si sia ridotta a questo punto.
      Siamo costretti ad assistere continuamente a siparietti televisivi penosi sulla legge elettorale, con tanto di riflettori puntati a reti unificate, su improbabili leaderini bipartisan – mi avvio a concludere – che dettano le regole al Governo dallo scranno di una segreteria di partito. L'obiettivo è sempre lo stesso: gettare fumo negli occhi della gente comune e nel frattempo «spolpare» il Paese fino all'osso. Ma se qualcuno si è convinto che Pag. 84questo attacco mass-mediatico potente ed invasivo, orchestrato ad arte dai signori del partito unico possa impedirci di combattere ebbene la risposta è: mai, non ci arrenderemo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

      WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori dopo questo voto.

      PRESIDENTE. Va bene. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corda n.  9/1941/78, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione)

      Marzano...Malisani... Abrignani...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti      400            
            Maggioranza     201            
                Hanno votato
      93                
                Hanno votato
no     307).                

      (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, su che cosa ?

      WALTER RIZZETTO. Sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori sì, ma su che cosa ?

      WALTER RIZZETTO. Mi spiego immediatamente, signor Presidente.

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.

      WALTER RIZZETTO. Noi abbiamo concluso la seduta alle 13,45 per poi andare in Commissione fino alle 14,30 per riprendere immediatamente i lavori d'Aula. Ora, al netto dello stakanovismo, di tutti colleghi qui presenti in Aula, le chiedo formalmente una pausa almeno di dieci minuti, un quarto d'ora semplicemente per andare al bagno, e spero che non faccia fare un intervento a favore e uno contro rispetto a questa mia richiesta, perché qui c’è gente che non ce la fa più (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, è evidente che queste poi sono proposte che dovrebbero semmai concordare i gruppi tra di loro, non è che ciascun deputato può alzarsi per proporre la sospensione per andare in bagno. Abbiamo respinto la proposta di sospensione per la Conferenza dei presidenti di gruppo. Se non vi sono obiezioni, io sospendo cinque minuti ma se, invece, ci sono obiezioni andiamo avanti.
      Ordine del giorno Crippa n.  9/1941/79, accolto dal Governo come raccomandazione. Onorevole Crippa, ho il vago sospetto che ella invece intenda proseguire...

      DAVIDE CRIPPA. Perspicace, Presidente.

      PRESIDENTE. Sospettoso più che altro, ma vedo che a pensare male ci si indovina. Prego, ne ha facoltà.

      DAVIDE CRIPPA. Non accettiamo assolutamente la raccomandazione perché ricordo, come se fosse ieri, detto dal sottosegretario Vicari: gli ordini del giorno sono tipo i panini. Qui non è una panineria, quindi neanche essere considerato come accoglibile o addirittura «rimandato» ad una raccomandazione è qualcosa di ancora più triste. Questo ordine del giorno chiede una cosa abbastanza chiara ovvero che il Governo si impegni ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative Pag. 85legislative affinché il valore degli immobili pubblici oggetto di sanatoria sia stabilito dalla filiale dell'Agenzia del demanio competente per territorio. Questa credo sia una stima di buon senso, per cui non facciamo fare la stima a degli uffici che probabilmente non ne hanno contezza, non hanno la certezza di quale sia il valore di quegli immobili, ma la demandiamo all'ufficio del demanio che sicuramente è in grado di capire la qualità e l'appetibilità, sul mercato, dell'immobile.
      Quello che chiediamo, inoltre, è relativo agli immobili da sanare, sì perché ricordo ai più distratti e anche al pubblico presente in Aula che il PD sta votando una sorta di condono edilizio per gli immobili pubblici da sanare, per il quale addirittura arriviamo a dire che, se li saniamo, al di là del fatto che non sappiamo in base a che criteri quantitativi, qualitativi, oltretutto non sappiamo nemmeno se l'amministrazione pubblica sarà tenuta a pagare la sanzione, cioè quella famosa sanzione che in qualche modo odiavate quando il Governo Berlusconi condonava gli immobili e faceva cassa con le speculazioni del territorio e oggi voi dite: quegli immobili dello Stato che sono da condonare, va bene li condoniamo. Allora io credo che la coerenza si sia persa per strada, però almeno proviamo a recuperare il recuperabile, cioè nel momento in cui un immobile viene svenduto e non ha tutte le pratiche edilizie annesse, tutte le pratiche catastali annesse in regola, sia compito dell'amministrazione, nel momento in cui lo cede, cederlo sanato. Cioè non demandiamo al fatto che il mercato compra qualcosa di non sanabile. La questione è la seguente: si deve occupare l'amministrazione pubblica di vendere e di cedere qualcosa di vendibile. Se viene venduto qualcosa che è viziato, evidentemente, da errori molto grandi, come quelli di incongruità edilizia, catastale, urbanistica, tali per cui spesso potrebbero anche pregiudicarne la struttura stessa dell'edilizia, oppure, peggio ancora, potrebbero pregiudicarne l'esistenza, tale per cui debba essere demolito, allora chiediamo che questo fatto lo faccia l'amministrazione. Faccia un mea culpa almeno, perché se noi lo demandiamo al fatto che l'acquirente, il privato arriva a trattativa privata davanti a due «tarallucci», riusciamo a contrattare un prezzo, a questo punto sarà compito suo stabilire e adeguarlo dal punto di vista edilizio. No, come strumento e come funzione pubblica, nel momento in cui si vende un immobile, questo deve essere privo di vizi, altrimenti il buon esempio non sappiamo neanche da che parte sta di casa.
      E state facendo la stessa questione, parallela, sulla certificazione energetica, cioè svendete il patrimonio edilizio, la certificazione energetica la fate postuma, cioè dopo che avete venduto, fate la certificazione a carico dell'acquirente perché siete in braghe di tela, avete lasciato questo Paese in braghe di tela e direi anche al collega Buttiglione – che prima ci ha fatto un esempio preciso di come lui intende oggi il decreto «salva banche» – che una buona parte della responsabilità bipartisan ce l'avete all'interno di questo Parlamento. Io credo che lo strumento sia quello di iniziare a essere un attimino intransigenti e un attimino precisi.
      Ovvero, se vendiamo qualcosa, questo oggetto da vendere e da sanare deve essere almeno corretto, deve essere sanato prima di cederlo al mercato, altrimenti stiamo facendo per l'ennesima volta cassa ai danni dei cittadini, speculando sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, ritengo questo ordine del giorno particolarmente importante, e invito tutti a rivedere il proprio giudizio; anche perché la svendita del patrimonio immobiliare, che è prevista in questo decreto-legge, oltretutto, a quanto pare, potrebbe colpire anche gli immobili di particolare valore culturale e artistico: è vero che si prevede una sorta di sanatoria per questi immobili, in quanto deve essere comunicata una lista di Pag. 86edifici che i Ministeri, in particolare il MIBACT, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ritengano degni di essere salvati dalla svendita.
      Però tutto questo è subordinato alla solita clausola, cioè alla salvaguardia dei conti. Questo vuol dire che, se il Governo non dovesse raggiungere gli obiettivi previsti, si potrebbero vendere anche gli immobili, potrebbe decidere di vendere anche quegli immobili sottoposti al vincolo da parte dei due Ministeri.
      È la solita logica: svendiamo il nostro patrimonio per fare cassa, e magari coprire un pochino di debito pubblico; ma sappiamo benissimo che si tratta di briciole e che non risolveremo il problema. Invito quindi tutti quanti a rivedere il proprio giudizio su questo ordine del giorno, che ritengo fondamentale, e ritengo anche una clausola di salvaguardia che potrebbe sanare anche solo parzialmente le conseguenze nefaste di questo decreto-legge.

      PRESIDENTE. Poiché l'onorevole Crippa non ha accettato la riformulazione, passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n.  9/1941/79, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     420            
            Maggioranza     211            
                Hanno votato
    102                
                Hanno votato
no     318).                

      (Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Currò n.  9/1941/80.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Currò. Ne ha facoltà.

      TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, faccio un intervento sull'ordine del giorno a mia firma, sottolineando che l'ordine del giorno è riferito all'articolo 3 del decreto-legge in corso di conversione, il cui comma 1 prevede l'applicazione nel processo di dismissione degli immobili pubblici dell'articolo 40 della legge 28 febbraio 1985, n.  47. Il citato articolo dispone che ai fini della valorizzazione degli immobili pubblici, in relazione ai processi di dismissione finalizzati agli obiettivi di finanza pubblica, anche allo scopo di prevenire nuove urbanizzazioni e di ridurre il consumo del suolo, si prevede la possibilità di sanare le irregolarità successivamente al trasferimento dell'immobile. Per velocizzare la dismissione immobiliare si applica una sanatoria che implica una regolarizzazione priva di ogni possibile controllo e senza adeguate garanzie: motivo per il quale il presente ordine del giorno impegna il Governo ad adottare misure, anche di carattere legislativo, volte a bloccare la procedura di sanatoria in presenza di provvedimenti sanzionatori non ancora eseguiti, oppure in sede di impugnazione.
      Cari colleghi, ci sono voluti 11 anni, ma alla fine è rispuntato il condono edilizio, con buona pace degli ambientalisti del PD.
      Nel decreto-legge cosiddetto «IMU-Bankitalia», all'articolo 3, comma 1, sono stati riaperti i termini del condono edilizio. Non per tutti, beninteso, ma solo per chi compra un immobile dallo Stato o da enti pubblici. Questa norma, è chiaro a tutti, riaprirà gli appetiti di condono edilizio generalizzato, il malcostume italiano, e smentisce clamorosamente coloro che, quando erano all'opposizione, si stracciavano le vesti al grido: «nuovo condono mai più».
      Ma le cose cambiano, le parole date in campagna elettorale pure, basta inserire le eccezioni. Per cui la situazione di crisi giustifica qualsiasi cosa. Il «fare cassa» oggi serve a rendere più appetibile l'acquisto di immobili pubblici (ma, guarda caso, si applica anche a chi l'immobile lo Pag. 87ha già comprato da un anno), domani servirà a giustificare il condono edilizio generalizzato. Il problema, come si è spesso detto, è culturale. In questo caso, lo Stato perde ogni credibilità. Come può criticare chi è abusivo, applicargli sanzioni penali, minacciare di demolirgli gli immobili, e poi, quando è lui stesso abusivo, non applicare a sé le medesime regole ?
      La norma in questione è così sgangherata che non chiarisce neanche se si possono condonare abusi in area vincolata (ipotesi esclusa dall'ultimo condono del 2003), per quali superfici massime, né se c’è un termine finale per terminare il fabbricato (il termine massimo previsto dall'ultimo condono era il 31 marzo 2003). Si opera un semplice quanto improvvido rinvio all'articolo 40, comma sesto, della legge n.  47 del 1985, che si applica alla, del tutto residuale, ipotesi di immobili oggetto di procedure esecutive (fallimenti o esecuzioni immobiliari) ed è assolutamente povero di indicazioni. Pertanto, per come è formulata questa norma di mero rinvio, si afferma che l'abuso edilizio potrà essere condonato anche se realizzato successivamente all'acquisto da parte del privato, basta che si rispetti il termine di un anno per presentare la relativa domanda di sanatoria. È il due per uno dello Stato, è l'ennesima prova di pochezza morale, ancor prima che legislativa, del Governo.
      Mai come nel caso del condono edilizio i partiti sono tutti d'accordo, non c’è destra né sinistra, tutti uguali. Nessun partito, a parte il MoVimento 5 Stelle, ha depositato un emendamento per sopprimere questa norma. Tutti hanno taciuto, soltanto noi abbiamo depositato 34 emendamenti, poi decaduti in seguito alla proposizione della questione di fiducia, per cercare di sopprimere o almeno limitare gli effetti di questa norma scellerata.
      Solo la Lega ha presentato un emendamento, fra l'altro per chiarire che si possono condonare gli abusi anche in zona vincolata. A parte gli ordini del giorno del MoVimento dunque nessuno ha presentato ordini del giorno su questa infamia, a parte l'ordine del giorno Realacci che afferma che il decreto è opportuno e basta fare un monitoraggio del condono edilizio. A noi ci sembra che questo sia troppo poco perché tutto sia lecito.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Currò n.  9/1941/80, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Molea, Tinagli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     407            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
    111                
                Hanno votato
no     296).                

      Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto «Domenico Zaccagna» di Carrara e dell'Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri «Enrico Fermi» di Pontedera, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Onorevole Da Villa, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.  9/1941/81 ?

      MARCO DA VILLA. Signor Presidente, esprimo la mia perplessità rispetto alla valutazione del Governo in merito al mio ordine del giorno, che semplicemente chiedeva che, nell'ambito delle azioni di perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, l'alienazione degli immobili pubblici avvenisse con bando pubblico e che il prezzo di vendita degli stessi immobili fosse determinato secondo criteri e valori di mercato, e quindi sinceramente non vedo cosa ci sia di non accoglibile rispetto a questo ordine del giorno.
      Vorrei però anche approfittare della mia dichiarazione di voto, ovviamente a favore del mio ordine del giorno, per rispondere – ovviamente sicuramente Pag. 88non direttamente, ma facendomi tramite con la Presidenza – all'intervento precedente del collega Buttiglione. C’è da dire che effettivamente in questo provvedimento che riguarda la svendita – dal nostro punto di vista – di Banca d'Italia, c’è un secondo fine nascosto. Il secondo fine della vostra rivalutazione era quello di preparare le banche azioniste della Banca d'Italia a fronteggiare meglio la cosiddetta «asset quality review» e i connessi stress test che verranno effettuati sul loro patrimonio da parte della BCE. Speravate di portare le plusvalenze – conseguite, non quelle realizzate – nell'aggregato Common Equity Tier 1, detto CET1, che è quello su cui si esercita la vigilanza, ossia speravate di portare un'immensa boccata d'ossigeno nell'attivo delle banche a spese della collettività. Per poter stringere i tempi al massimo – lo afferma ufficialmente la BCE stessa nella sua nota – avete violato il Trattato dell'Unione europea che prevede la comunicazione dei provvedimenti alla BCE con un anticipo di entità congrua a farle formulare un parere avveduto. Ci avete provato in ogni modo, insomma, ma come vi succede ormai sempre non ci siete riusciti, perché questo trucco non si può fare. La BCE ha chiaramente ricordato che, secondo le regole contabili internazionali, la voce in cui le quote iper-rivalutate andranno inserite per almeno due anni non potrà essere quella degli attivi detenuti per la negoziazione, come avevate scritto nel decreto-legge. Certamente, nel 2013 e molto probabilmente anche nel 2014, quell'attivo gonfiato non potrà pertanto fare numero per gli stress test, e se anche nel 2015 dovesse finalmente entrarci, con le plusvalenze si dovrà includere anche il 100 per cento delle minusvalenze conseguite e non realizzate, limitando, se non azzerando, il beneficio sperato.
      Questa ridicola tragedia ha un grottesco parallelismo sotto il profilo del bilancio pubblico: la rivalutazione infatti farà affluire un'imposta sul capital gain, da voi ridotta per l'occasione a un livello privilegiato del 12 per cento, con un introito di 900 milioni di euro per le casse dello Stato; l'utile netto da versare ha un tetto massimo del 6 per cento del capitale nominale, ovvero potenziali 450 milioni di euro annui. Nel 2012, tanto per fare un esempio, sono stati circa 70 milioni, meno di un sesto. Entro due-tre anni quindi l'operazione andrà realisticamente in perdita, ma non basta, la partecipazione massima fissata al 3 per cento per ogni azionista significherebbe che qualcosa come il 56 per cento del capitale, per un controvalore nominale rivalutato di circa 4,192 miliardi di euro in base al decreto-legge in conversione, risulterà eccedente rispetto al frazionamento perseguito con questo decreto-legge.

      PRESIDENTE. Onorevole Da Villa, la invito a concludere.

      MARCO DA VILLA. Signor Presidente, vado a concludere e mi riservo di ampliare nella dichiarazione di voto finale. In mancanza di acquirenti disposti a rilevare le eccedenze degli attuali azionisti al prezzo da questi richiesto la Banca d'Italia stessa è tenuta a un riacquisto temporaneo delle loro quote in eccedenza rispetto al 3 per cento a un prezzo che potrà raggiungere il valore nominale. Ripeto, parliamo di circa 4,2 miliardi di euro che Banca d'Italia dovrebbe temporaneamente assorbire con risorse proprie, cioè di noi cittadini italiani, per impegnarsi poi a ricollocare le quote corrispondenti con la sostanziale certezza di doversene disfare a un valore inferiore al prezzo pagato per quel temporaneo riscatto.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo per il collega, che finalmente ha mostrato che almeno un «grillino» capisce di cosa stiamo parlando. Bravo !

Pag. 89

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,55)

      ROCCO BUTTIGLIONE. Tra il tenore del tuo intervento, collega, e quello degli altri, che hanno fatto i tuoi colleghi prima, c’è un abisso. Il problema è questo: in parte, le osservazioni che fai non sono prive di senso, in parte, anche se basta un minimo di buonsenso per capire che se è il 2015 il momento in cui vanno valutate le minusvalenze è anche il 2015 il momento in cui è più importante rafforzare patrimonialmente le nostre banche. Ma comunque il problema è quello: avrà sbagliato il Governo tecnicamente nel modo di farlo – può darsi, non ne sono convinto – ma parliamo di questo ! Risparmiateci invece la litania di una serie di attacchi i quali ignorano i dati elementari del problema. Il dato elementare del problema è che il sistema bancario europeo è in crisi, quello italiano meno di altri sistemi ma è pure in crisi. Quindi, rafforzare il patrimonio delle banche non è regalare denaro ai banchieri: è una vergogna, un'offesa al Parlamento e all'intelligenza degli italiani fare gli interventi che avete fatto finora dicendo che regaliamo denaro ai banchieri ! Rafforziamo patrimonialmente le banche. Potevamo farlo meglio ? Forse. Si potrebbe fare in un modo più intelligente ? È probabile, ma questo è il tema. Cerchiamo di smetterla con la ripetizione e con la demagogia e magari, una volta, troviamoci a parlare sul serio dei problemi.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella, che non è ancora intervenuto sugli ordini del giorno. Vi ricordo che potete parlare due sole volte in dichiarazione di voto sugli ordini del giorno per un complessivo tempo di cinque minuti. Ne ha facoltà.

      FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, articolo 8 e seguenti, perché mi sento offeso dalla battuta del collega Buttiglione perché ha detto: «almeno un grillino capisce». Il Presidente non è intervenuto e quindi...

      PRESIDENTE. Onorevole Gallinella, il Presidente era in cambio di turno. In ogni caso, se dovessimo richiamarci per tutte le battute più o meno gradevoli di questa Aula, saremmo sempre a richiamarci.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Da Villa, ma è già intervenuto. Per fatto personale parla alla fine della seduta.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Da Villa n.  9/1941/81, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Russo... Collega Brandolin, capisco che è lei persino dalla voce, anche senza considerare il dialetto...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     410            
            Maggioranza     206            
                Hanno votato
    107                
                Hanno votato
no     303).                

      Passiamo all'ordine del giorno Daga n.  9/1941/82, che il Governo vorrebbe accogliere come raccomandazione.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

      PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, volevo solo parlare a nome della mia collega Federica Daga per illustrare l'ordine del giorno.
      Lo scorso 28 ottobre 2013 è stato convertito in legge il decreto-legge 31 agosto 2013, n.  102, recante «Disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di Cassa integrazione e di trattamenti pensionistici». Pag. 90A parte il fatto che è dal 31 agosto che siamo ancora qui a parlare di IMU, quindi significa che il Governo non è poi riuscito a risolvere questo problema, ma in questo decreto n.  102 si prevedeva un tampone all'emergenza abitativa e alle difficoltà di accesso ai mutui, con un plafond casa di due miliardi di euro volto a favorire l'accesso di cittadini a mutui per l'acquisto di immobili ad uso abitativo.
      Ora, signor Presidente, a tre mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto-legge n.  102, non è stato pubblicato ancora l'elenco delle banche contraenti; elenco indispensabile ai cittadini per accedere al mutuo. Ora, perché parlo di questo ? Semplice, signor Presidente, forse se mi ascolterebbe (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) sarebbe anche un po’ più...

      PRESIDENTE. Colleghi, tranquilli, va bene, succede.

      PATRIZIA TERZONI. Mi sto accorgendo, Presidente, che sta parlando con altri. Signor Presidente, dicevo che questo vergognoso Governo si è dimenticato dei cittadini, ma non delle banche.

      PRESIDENTE. Colleghi, fate parlare la collega Terzoni.

      PATRIZIA TERZONI. Finge di occuparsi dei cittadini con la piccola foglia di fico dell'abolizione della rata dell'IMU, ma si dimentica di aiutare i cittadini per accedere ai mutui, dopo che si è tanto pavoneggiato di occuparsene nel plafond casa. Però, non si dimentica e non lascia indietro le banche, rivalutando la Banca d'Italia con 7,5 miliardi, prendendoli dalla riserva della Banca; 7,5 miliardi, soldi dei cittadini, dati via così, ma ancora non si sa che fine hanno fatto quei 2 miliardi del plafond casa. Questo Governo sta lasciando indietro i cittadini, non deve essere lasciato indietro nessuno, signor Presidente. Il mio ordine del giorno chiede semplicemente di ricollocare le sedi degli enti pubblici... Signora Presidente, però così non si può andare avanti, c’è il PD che sta facendo troppa confusione.

      PRESIDENTE. Colleghi, c’è troppo rumore di sottofondo. Abbiate pazienza, dovete avere pazienza.

      PATRIZIA TERZONI. Forse non gli interessa che i cittadini non hanno più una casa, forse interessano più le banche...

      PRESIDENTE. Lei non raccolga le provocazioni, continui.

      PATRIZIA TERZONI. Continuo. L'ordine del giorno chiede semplicemente di ricollocare le sedi degli enti pubblici in immobili di proprietà pubblica e non in affitto, perché sono altri soldi che si stanno sottraendo alle tasche dei cittadini. Perché non basta regalare 7,5 miliardi di euro alle banche, no, non basta, c’è anche l'alienazione degli immobili pubblici venduti così, senza neanche essere a norma, e si prevede pure un condono successivo alla vendita al privato che lo acquista. Questa, signor Presidente, è una svendita essa stessa, perché l'emergenza abitativa in Italia è ai massimi livelli e lo Stato, invece di trasformare per esempio vecchie caserme in abitazioni pubbliche, per riconoscere l'emergenza abitativa, che cosa fa ? Le svende al miglior offerente. Ma chi le compra più le case, se la gente non arriva neanche a metà mese ? Come fa un cittadino a scegliere se pagare le tasse o comprare il cibo ai propri figli ? E non venitemi a dire che ora almeno non pagherà più l'IMU, perché subdolamente questo Governo gli ha solo cambiato nome. Ecco la parola giusta, signor Presidente, subdoli. Questo Governo e questa maggioranza sono subdoli, stanno prendendo in giro tutti i cittadini e i propri elettori.

      PRESIDENTE. Onorevole Terzoni, io dal suo intervento deduco che la proposta del Governo di accogliere questo ordine del giorno come raccomandazione non va bene.

Pag. 91

      PATRIZIA TERZONI. L'accetto.

      PRESIDENTE. Sta bene, quindi non lo mettiamo in votazione.

      MARCO DA VILLA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Deputato Da Villa, non può parlare, ha esaurito il suo tempo e oltretutto non possiamo comunque dare ancora la parola per un ordine del giorno che non voteremo.
      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Dall'Osso n.  9/1941/83, accolto dal Governo come raccomandazione.

      MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, solo per dire che le raccomandazioni non mi sono mai piaciute e, quindi, chiedo all'Aula di poterlo votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi, Presidente, se posso anche dire che cosa si vota prima, la mia dichiarazione.

      PRESIDENTE. Chiedo al Governo di sapere se sull'ordine del giorno Dall'Osso n.  9/1941/83, sul quale non viene accolta la proposta di raccomandazione, il parere è favorevole o contrario. Prendo atto che il Governo dà parere contrario sull'ordine del giorno Dall'Osso n.  9/1941/83, per cui a lei la parola per dichiarazione di voto.

      MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, che dire ? Cosa posso dire, ma davvero ? Cioè, qui si sta parlando di risorse pubbliche, dei cittadini. Avete presente i vostri simili, che ogni tanto guardate dalla televisione dall'alto verso il basso ? Ecco, si sta parlando di loro. Incredibile, incredibile come si possa essere contrari.
      Magari ogni tanto sbagliamo anche qualche congiuntivo, però chi vi sta parlando è laureato a 24 anni, ha preso una borsa di studio «Marie Curie». Da ricercatore – scusi – all'estero, all'estero dove parlavo inglese per capirci qualcosa, perché lì si parlava tedesco. Ora, non è che siamo i primi stupidi arrivati qui e quindi la nostra la vorremmo dire. Dunque, invito tutti davvero a votare favorevolmente sul mio ordine del giorno, che è a favore dei cittadini. Ve lo ripeto: a favore dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dall'Osso n.  9/1941/83, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Prego i colleghi di prendere posto rapidamente, quelli che devono votare, altrimenti vorrà dire che vi rinunciano. Gadda non riesce a votare. Aiutate l'onorevole Gadda e l'onorevole Fossati. Hanno votato. D'Ambrosio... Se avete qualcosa dentro la postazione toglietela, perché quello crea un involontario blocco. Ecco, perfetto.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti      418            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato
    100                
                Hanno votato
no     318).                

      (La deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Rostellato n.  9/1941/84, su cui il Governo ha espresso parere favorevole con una riformulazione che consiste nel togliere la parola: «legislative».
      Onorevole Rostellato, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/1941/84, accettato dal Governo, purché riformulato ?

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, non accetto la riformulazione perché Pag. 92non capisco proprio questa riformulazione, nel senso che questo ordine del giorno vorrebbe andare a incidere sull'articolo 3 del provvedimento e, quindi, sull'articolo che riguarda la dismissione degli immobili pubblici. Attualmente è previsto che i soggetti condannati con sentenza irrevocabile per reati fiscali o tributari non possano accedere all'acquisto di questi immobili. Noi chiedevamo, con questo ordine del giorno, di allargare il divieto di vendita anche ai condannati per reati societari. Chiedo, però, al Governo, se non vuole agire tramite dei mezzi legislativi, come prevede di andare ad aggiungere questa limitazione.
      Tra l'altro, appunto, riteniamo che siano dei reati molto gravi, perché stiamo parlando di false comunicazioni sociali, di omissione di informazioni, indebita restituzione dei conferimenti ai soci, illegale ripartizione degli utili e delle riserve, illecite operazioni su azioni e quote sociali della società controllata, aggiotaggio, influenza sull'assemblea e altro ancora.
      Però, la dismissione degli immobili è solo uno dei tre argomenti che vengono trattati in questo decreto-legge. Gli altri due, come penso ormai sappiamo tutti a memoria, sono l'abolizione della seconda rata dell'IMU e la rivalutazione sulle quote della Banca d'Italia. Sono tre argomenti che, come sempre, non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro. In realtà, però, rileviamo che un collegamento tra le banche e il resto del decreto si possa trovare. Infatti, il Governo con una mano chiede e ottiene un piccolo favore dagli istituti di credito e assicurativi, cioè un aumento sull'anticipo Ires e Irpef già fissato al 101 per cento per tutte le imprese con il primo «decreto IMU» e che adesso viene portato addirittura al 128,5 per cento solo per questi istituti.
      Ma, con l'altra mano, il Governo ripaga abbondantemente lo sforzo fatto dalle banche grazie alla rivalutazione delle quote della Banca centrale di 48 mila volte il valore originario e super dividendi fino al 6 per cento del rischio. Questo è il collegamento celato, ma nemmeno troppo, nel decreto tra IMU e Banca d'Italia, o forse sarebbe meglio dire tra IMU e banche.
      Ci chiediamo perché fare oggi un decreto avente ad oggetto una riforma così importante come quella della Banca d'Italia, ossia la Banca che dovrebbe essere degli italiani. Ma lo è veramente ? Abbiamo posto questa domanda più volte ai rappresentanti del Governo, al Ministro Saccomanni, al relatore Causi, alla maggioranza, e le risposte sono state, in estrema sintesi, che stiamo sanando un torto involontariamente commesso ai danni dei soci della Banca.
      Praticamente, siccome il capitale sociale della Banca d'Italia non è mai stato rivalutato da 77 anni a questa parte, ovvero da quando è stata costituita nel 1936, al Governo è sembrato giusto muoversi oggi, in questo particolare momento storico, per sanare questa anomalia, che durava da troppo tempo. Il problema è che andiamo a preoccuparci di queste cose, ma non ci preoccupiamo dei disoccupati, dei cassintegrati e dei lavoratori, che, ovviamente, possono attendere.
      Ma, tornando al decreto, di quanto è stato rivalutato il capitale ? Potevamo accontentarci, secondo voi, di applicare una rivalutazione che seguisse il costo della vita o un banale indice ISTAT ? Ovviamente no, questa opzione non è stata presa in considerazione, perché, facendo un piccolo calcolo, l'ammontare del capitale sociale sarebbe stato rivalutato solo di 1,5 miliardi.
      Secondo i banchieri, invece, la rivalutazione avrebbe dovuto aggirarsi tra i 5 e i 7,5 miliardi di euro, tenendo conto degli utili generati nel corso degli anni e di quelli che si potranno generare nel futuro grazie alle attività proprie della Banca, che, ricordiamolo, non sono attività convenzionali, ma funzioni uniche e speciali, concesse ad un ente privato che sfrutta un bene pubblico in regime di monopolio. Ovviamente, il Governo poteva scegliere la cifra più bassa tra 5 e 7,5 miliardi di euro ? Ovviamente no, e anche questa scelta i nostri governanti dovrebbero motivarla, Pag. 93se non a noi, perlomeno ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rostellato n.  9/1941/84, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gutgeld, Ruocco, Greco...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti      413            
            Maggioranza     207            
                Hanno votato
    111                
                Hanno votato
no     302).                

      (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Cozzolino n.  9/1941/85, che, nella versione corretta, reca al secondo e terzo capoverso della premessa il riferimento al comma 2-septies e non più al comma 2-sexies.
      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Cozzolino n.  9/1941/85, accolto dal Governo come raccomandazione.

      EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, ci fa, ovviamente, piacere che il Governo abbia accettato come raccomandazione questo ordine del giorno, perché, sinceramente, riteniamo che intervenga su un tema niente affatto banale e sul quale, se fosse stato possibile, ci sarebbe piaciuto svolgere una discussione di merito, nel corso dell'esame, con un emendamento vero e proprio, piuttosto che, come siamo stati costretti a fare, con un ordine del giorno, che vale carta straccia.
      È per questo, Presidente, che, pur ringraziando il Governo, anche se ha proposto di accettarlo come raccomandazione, chiedo che questo ordine del giorno sia comunque sottoposto al voto dell'Aula e, prima che l'Aula si pronunci, ne approfitto per svolgere una breve dichiarazione di voto.
      Non è cattiva fiducia da parte nostra, ma, avendo potuto toccare con mano quanto peso dia il Governo agli ordini del giorno e, soprattutto, constatando la necessità di dover accelerare i lavori per questioni di calendario, nonché per scadenze inderogabili fissate per motivi di propaganda dal neosegretario del Partito Democratico, ci viene il sospetto che l'accoglimento degli ordini del giorno da parte del Governo non nasca da una reale condivisione, ma dalla volontà di evitare votazioni e dichiarazioni di voto che allunghino ulteriormente lo svolgersi dei lavori d'Aula.
      Questo ordine del giorno interviene su un tema estremamente rilevante e che riassumo brevemente all'Aula, per chi non avesse ascoltato l'illustrazione. Il tema è quello ormai annoso della dismissione del patrimonio pubblico per fare cassa e per ridurre il debito pubblico. All'articolo 3 vi sono due commi che prevedono, a nostro avviso, due disposizioni di buonsenso perché, in sostanza, dicono di attribuire ai Ministri dei beni culturali e dell'ambiente un potere di veto sulla dismissione dei beni pubblici che siano ritenuti di estrema rilevanza nei rispettivi ambiti di competenza. Quindi non svendiamo beni culturali da cui potremmo guadagnare e ridurre il debito. Vi è però un terzo comma che di fatto mette in dubbio quanto affermato in precedenza, perché stabilisce che quanto sopra si può fare a patto che non si produca una riduzione in merito agli introiti attesi dal complesso dell'alienazione dei beni pubblici. Insomma, non serve a niente.
      Poiché è forte il rischio di incongruenza tra le disposizioni, il nostro ordine del giorno chiede al Governo di rivedere l'ultima disposizione, prevedendo che gli eventuali minori introiti dovuti ad una mancata alienazione di immobili nel settore culturale e ambientale siano coperti con proventi della spending review, questo fantasma, ormai. Si creerebbe un Pag. 94caos normativo, ma alla fine è un anno che continuiamo a dire che togliamo l'IMU e lo rimettiamo, cambiamo i nomi alle tasse e restano sempre le stesse, se non aumentano.
      Il Governo ha detto di accettare l'ordine del giorno come raccomandazione, ma noi chiediamo un formale impegno dell'Aula con un voto in grado di rendere parzialmente più cogente il dispositivo di questo ordine del giorno.
      Riteniamo inoltre che approvare con un voto questo ordine del giorno possa costituire uno stimolo ad avviare una macchina della quale si parla sempre, ma che rimane sempre in garage, sotto un telone, come è la spending review. Ci verrebbe da dire, colleghi: «Salvate il soldato Carlo», dove Carlo è ovviamente il supercommissario Cottarelli, l'ennesimo incursore che il Governo paracaduta dietro le linee nemiche della spesa pubblica, questa sconosciuta, e che, come i suoi predecessori, rischia seriamente di scomparire, vittima dei guerriglieri della spesa, ma anche, in questo caso, di una certa irritazione prodotta da alcune sue iniziative mediatiche in chi lo ha nominato in quel posto.
      Ci auguriamo ovviamente che nessuno, per fare dispetto al MoVimento 5 Stelle, ne approfitti per votare contro un ordine del giorno sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, anche se come raccomandazione, mandando sotto un Esecutivo talmente fragile come quello di Letta, che rischia grosso anche con un semplice e innocuo ordine del giorno.
      Invito quindi i colleghi a votare positivamente.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cozzolino n.  9/1941/85, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Paglia, Lavagno, De Mita, Bragantini Paola, Mucci...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti      405            
            Maggioranza     203            
                Hanno votato
    111                
                Hanno votato
no     294).                

      Passiamo all'ordine del giorno Dadone 9/1941/86 sul quale il Governo ha espresso parere favorevole sul dispositivo, a condizione che sia riformulato espungendo, quindi, le premesse.
      Chiedo alla deputata Dadone se intende accogliere questa proposta di riformulazione che consiste nell'espungere le premesse.

      FABIANA DADONE. Signor Presidente, no, non intendo accoglierla, e francamente sono anche abbastanza stupita dalla richiesta di riformulazione, anche perché l'ordine del giorno semplicemente illustra la situazione e chiede al Governo un impegno a rispettare, nell'emanazione della decretazione d'urgenza, i requisiti dell'articolo 77 della Costituzione. Per cui ci mancherebbe altro che fosse stato dato parere contrario ! Quello che si chiede, anzi quello che si premette, è semplicemente il fatto che non ci siano i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza e che non si rispetti la sentenza della Corte costituzionale n.  22 del 2012, che chiede che non siano adottate norme di evidente estraneità rispetto alla materia disciplinata da altre disposizioni del decreto-legge.
      Quindi, è proprio il caso in questione. Non vedo perché stralciare questa prima parte. Che il parere sia favorevole..., ci mancherebbe altro ! Vorrei che, però, a votare l'ordine del giorno fosse l'Aula. Le dico, sarei curiosa di vedere una votazione francamente in contrasto con il parere del Governo.
      C’è stato un richiamo da parte del Presidente Napolitano il 27 dicembre sull'abuso della decretazione d'urgenza e ci siamo messi, vi siete messi tutti subito impettiti a rispettare quanto detto dal Presidente della Repubblica, giustamente. Pag. 95Noi, infatti, avevamo presentato la questione pregiudiziale di costituzionalità, ma tutti votarono contro.
      Ora, voglio vedere che cosa vota l'Aula di fronte a questa richiesta di impegno, anche perché ci troveremo ad affrontare una notevole decretazione d'urgenza nei prossimi mesi e voglio vedere se questa votazione verrà contraddetta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n.  9/1941/86, non accettato dal Governo, ancorché credo che resti agli atti la posizione del Governo testé espressa.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Palma.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     407            
            Votanti     406            
            Astenuti          1            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
    137                
                Hanno votato
no     269).                

      Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Nuti n.  9/1941/87, accettato dal Governo, purché riformulato.

      RICCARDO NUTI. Signor Presidente, chiedo di metterlo ai voti e di fare la mia dichiarazione di voto.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego.

      RICCARDO NUTI. In questo decreto-legge si tratta di IMU e IRES (in particolare gli articoli 1 e 2 del decreto). L'abolizione della seconda rata dell'IMU è sicuramente un atto importante per i cittadini italiani, già oberati dall'insostenibile volume delle tasse e, non da ultimo, dai rincari causati anche grazie alla legge di stabilità per il 2014. Peccato che subito dopo si trova, all'interno del testo, un enorme favore alle banche private, proprietarie della Banca d'Italia.
      Vi avevamo proposto una più equa tassazione sul gioco d'azzardo. Siete solo riusciti ad accampare scuse e motivazioni, alquanto incredibili, pur di respingere i nostri emendamenti. Insomma, se volevate dichiarare che siete comandati dalle lobby, di cui quella sul gioco d'azzardo è solo una goccia nel mare dei gruppi di interesse che stanno rovinando questo Paese, ci siete riusciti perfettamente. Siete talmente attaccati ai vostri interessi che avete preferito obbligare le imprese italiane, ovvero il nostro motore economico, a pagare ad inizio dicembre anticipi IRPEF e IRES a dir poco insostenibili.
      Dov’è Berlusconi – resuscitato pochi mesi fa da Renzi –, che ha impostato la sua credibilità politica sulla restituzione totale dell'IMU ? Sembra quasi di vedere la storia dell'ICI, ve la ricordate ? Berlusconi ci vinse la campagna elettorale del 2008 ed effettivamente l'abolì, per poi reintrodurla, grazie anche a Monti, nel 2011 con il nome di IMU.
      Ed eccoci nuovamente ad oggi, con una sostanziale differenza. L'IMU, già aumentata rispetto all'ICI, non è stata completamente abolita, ma è sopravvissuta la sua versione mini. Per non parlare poi di questa misteriosa IUC, anch'essa con importi superiori rispetto all'IMU. Senza contare le sconosciute sorti della tassa sui rifiuti. Chissà che alle prossime elezioni Berlusconi, o chi per lui, non ne prometterà la restituzione.
      Utilizzando i vostri slogan mediatici, che bene si addicono ai dannosi, quanto inutili, contenuti dei vostri provvedimenti, avete cercato di rintontire un intero popolo con la frottola della mini IMU, come se il Governo stesse dicendo ai cittadini: «Come siamo bravi ! Invece che farvi pagare l'IMU, questa odiosissima tassa, vi faremo pagare solo una piccola parte e non a tutti: la mini IMU».
      Ma veniamo alle cifre: quanto è l'importo complessivo di questa mini IMU ? Di Pag. 96quante decine di miliardi stiamo parlando ? Qual è la cifra per la quale tutte le forze politiche si sono scannate in queste settimane ? 400 milioni di euro. Questo slogan elettorale è il risultato della vostra incapacità e inadeguatezza a governare. Avete sventolato ai quattro venti l'abolizione dell'IMU, per poi accorgervi che non eravate in grado di fare due semplici conti. Mancava infatti all'appello una parte delle coperture e così avete deciso che, nei comuni governati da quelle amministrazioni assetate, che avevano aumentato l'aliquota, lo Stato avrebbe provveduto solo alla copertura parziale del 60 per cento, mentre il 40 per cento sarebbe rimasto a carico ovviamente del cittadino.
      In pratica ci state dicendo che la maggioranza ha deciso di non provvedere alla copertura di 400 milioni di euro e preferisce mantenere una tassa così ingiusta come quella sull'abitazione.
      Se volessimo usare un poco di malizia, potremmo pensare che questa non è altro che un'altra trovata elettorale, una carta da giocare durante le prossime elezioni, quando tutte le forze politiche faranno a gara a chi urlerà più forte la propria ferrea volontà di restituire o abolire o abrogare o quello che volete la cosiddetta «mini IMU».
      La storia dell'IMU è solo l'ultima di una serie troppo lunga di azioni da parte di questo Governo, volte a rendere sempre più complicata la vita delle imprese italiane, costrette non solo dalla crisi economica, ma anche dai vostri ciechi provvedimenti, a chiudere a centinaia e centinaia ogni settimana. In Italia, non in qualche altro strano Paese.
      Questo ordine del giorno vuole solo mettere una piccola pezza ai vostri vergognosi provvedimenti, chiedendo al Governo semplicemente di rispettare i principi, i diritti e le prescrizioni fissate dal nostro ordinamento in materia fiscale, evitando sovrapposizioni di versamento di tasse e acconti su acconti ed una preoccupante mancanza della certezza del diritto, fondamento di qualsiasi ordinamento giuridico, civile e democratico.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nuti n.  9/1941/87, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gutgeld ? Toninelli ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti      402            
            Maggioranza     202            
                Hanno votato
    109                
                Hanno votato
no     293).                

      (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Scagliusi n.  9/1941/88, su cui c’è un parere favorevole del Governo con riformulazione: «a valutare l'opportunità di». Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Scagliusi n.  9/1941/88.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Non accetto la riformulazione.

      PRESIDENTE. Scusi, non ho sentito: vuole parlare per dichiarazione di voto ? Ne ha facoltà.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Allora: disposizioni urgenti concernenti IMU, alienazione di immobili pubblici e Banca d'Italia. Presidente, il titolo di questo decreto dice tutto: si baratta, con una finta abolizione di quello che resta di una rata di IMU, la svendita della Banca d'Italia, con annesso regalo di 7,5 miliardi di euro alle banche private.
      Dato che i giornali e le TV parlano solo della proposta di legge elettorale del condannato e del pregiudicato, tra l'altro già incostituzionale, e dell’ IMU o di quello che ne resta, dato che ne è sopravvissuta Pag. 97una costola, la cosiddetta mini IMU, e dimenticano tutto il resto, come la vergognosa svendita a cui assistiamo oggi della Banca d'Italia, cercherò di fare un po’ di chiarezza. Il decreto-legge autorizza Banca d'Italia ad aumentare il proprio capitale mediante l'utilizzo delle riserve di deposito, dell'importo di 7,5 miliardi di euro.
      Prima valeva 156 mila euro.
      Le riserve sono costituite da profitti che, nel caso di una banca centrale, sono un bene pubblico e che rappresentano una proprietà della collettività, perché i profitti di una banca centrale sono ottenuti attraverso le sue funzioni pubbliche in regime di monopolio.
      Sono soldi dei cittadini, su cui i banchieri vogliono mettere le mani.
      Ma facciamo un passo indietro, specificando questa situazione paradossale: la Banca d'Italia nella governance ha azionisti privati. Un istituto di diritto pubblico è partecipato da banche private, che a loro volta sono detenute da fondazioni controllate dai partiti.
      Si stabilisce che l'aumento di capitale è rappresentato da una quota di nuova emissione pari a 25 mila euro. Prima ogni quota valeva 52 centesimi di euro. Inoltre, vengono distribuiti ai partecipanti dividendi annuali per un importo massimo del 6 per cento del capitale. Alle banche private viene garantito un dividendo, quindi, del 6 per cento, una remunerazione senza eguali sul mercato per quanto riguarda i free assets. Si intascano, dunque, sino a 450 milioni di euro sui profitti della Banca d'Italia. Si stabilisce anche che ogni partecipante può detenere una quota di capitale massima del 3 per cento. Qual è il trucco ? Il problema è proprio insito nella norma. Al completamento della ricapitalizzazione scatterà l'obbligo per gli azionisti della cessione delle quote superiori al 3 per cento. Un bel problema per banche come Intesa Sanpaolo e UniCredit che, in quanto titolari del 64,62 per cento della Banca d'Italia, subito dopo aver beneficiato della rivalutazione della loro partecipazione e della relativa plusvalenza di almeno 2,3 miliardi di euro, dovranno cercare un compratore delle quote in eccesso. Un'impresa difficile vista l'assenza di un mercato per questo tipo di beni. E così il Governo ha ben pensato di trovare una scorciatoia. Ad acquistare le quote in un primo momento sarà la stessa Banca d'Italia la quale, al fine di favorire il rispetto dei limiti di partecipazione al proprio capitale, può acquistare temporaneamente le proprie quote di partecipazione e stipulare contratti aventi ad oggetto le medesime, come si dice nel decreto-legge. In pratica, quindi, Bankitalia dalla ricapitalizzazione in poi avrà facoltà di versare a tutti i suoi azionisti sopra il 3 per cento, Intesa Sanpaolo e UniCredit in primis...

      PRESIDENTE. Un momento, onorevole Scagliusi, un momento... Concluda, ha ancora un minuto per concludere. Colleghi, tranquilli perché adesso il collega è stato portato fuori e speriamo che non sia successo niente di serio. Prego, onorevole Scagliusi.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Insomma, i regali per gli amici non finiscono mai, nonostante siano passati il Natale e l'Epifania. Poco importa che nel frattempo Berlusconi sia decaduto e che il PDmenoelle abbia cambiato segretario. La direzione di questo Governo è sempre la stessa.

      PRESIDENTE. Colleghi, riducete il brusio. Lei ha trenta secondi, prego.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Non si riesce a parlare. I grandi banchieri possono brindare a champagne, mentre i cittadini ne escono sempre più impoveriti. Questi soldi dati ai banchieri privati, infatti, sono sottratti alle casse dello Stato dove erano destinati fino ad oggi. Citando Bertolt Brecht: «Che cos’è rapinare una banca in confronto a fondarla ?» Ma non finisce qui, anzi la fine è peggio dell'inizio perché Pag. 98un'altra incredibile novità di questo magnifico provvedimento è che le quote della Banca d'Italia...

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      EMANUELE SCAGLIUSI. ... potranno essere vendute anche a soggetti stranieri purché comunitari. Viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo delle banche centrali. Immaginate quanto potrà contare se la sua banca centrale sarà di proprietà degli stranieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scagliusi n.  9/1941/88, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bossa, Colonnese, Sannicandro, Caso, Cera, De Rosa, Grillo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     405            
            Votanti     404            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     203            
                Hanno votato
    116                
                Hanno votato
no     288).                

      (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n.  9/1941/89, non accettato dal Governo.

      CARLO SIBILIA. Signor Presidente, dunque sarebbe opportuno oggi spiegare agli italiani per quale motivo ci sarebbe oggi l'urgenza di ricapitalizzare Banca d'Italia. Pensate che è dal 1936 che il capitale di 156 mila euro non viene toccato. È un capitale che è sopravvissuto alla seconda guerra mondiale e poi oggi, nel 2014, sentite l'urgenza di aumentarlo. Quindi, c’è qualcosa in atto che è più grave della guerra ? È possibile ? Perché non lo dite ai cittadini se questa è la situazione attuale ? In nome di quale mandato elettorale oggi regalate 7,5 miliardi di euro alle banche private ? Quale mandato elettorale vi è stato dato per fare questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché non l'avete detto ai vostri elettori in campagna elettorale ? Chi vi avrebbe votato allora ? Ve lo dico io perché: perché voi non rispondete ai vostri elettori. Voi rispondete ai bankster che è un termine americano che nella fusione tra banchieri e gangster ai quali vi siete venduti per le vostre grasse indennità da casta da 15 mila euro al mese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Quindicimila euro al mese, che noi ci dimezziamo. Perché non lo fate anche voi ? Fa comodo avere una poltrona da quindicimila euro al mese, bravi ! Oggi ai bankster, ai bankster regalate 7,5 miliardi di euro dei soldi dei cittadini. Voi ingannate i vostri elettori da sempre. Chi avrebbe votato Renzi alle primarie del PD se avesse detto la verità, cioè di voler fare la riforma della legge elettorale con il pregiudicato Berlusconi, creatore del porcellum (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Neanche il Gabibbo lo avrebbe votato, neanche il Gabibbo. E oggi lui ci offende chiamandoci stupidi e violenti, ma è lui, con le sue scelte stupide, che usa violenza nei confronti dei tanti delusi del Partito Democratico, che è il più incoerente della storia, al quale era stato chiesto di superare Berlusconi ma che, invece, lo tiene in vita e se lo porta pure in casa. Bravi, bravissimi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti) ! Ma del resto, per due euro vi aspettavate uno statista, dico io ? Cioè è normale che vi arrivi una cosa del genere.
      Voi non rappresentante nessuno. L'unica urgenza, che vi siete ovviamente guardati bene dal trattare su Banca d'Italia, è la ricostruzione del sistema nazionale di vigilanza in materia bancaria e finanziaria, in merito al quale bisogna tenere conto anche di una notizia, a dir poco clamorosa e sconvolgente, che naturalmente non leggiamo nei giornali, appresa dal verbale dell'ultima assemblea del Pag. 9928 dicembre 2013 dalla vostra Monte dei Paschi di Siena, che mi sembra non si senta più sulle televisioni e sui giornali: è sparito il problema Montepaschi, vero ? Questo verbale è stato pubblicato qualche giorno fa dalla banca senese. Essa riporta in maniera completa i dati impressionanti della speculazione bancario-finanziaria avvenuta due anni fa in borsa tra il 9 e il 20 gennaio 2012 nell'aumento di capitale sociale fino a 7,5 miliardi di euro della prima banca italiana, l'Unicredit, forse il più mastodontico e raffinato caso speculativo bancario-finanziario dal dopoguerra ad oggi. Perché è la verità: noi siamo in guerra, siamo in guerra e in quel verbale sono stati anche resi pubblici tutti i dati ufficiali dell'aumento di capitale di Unicredit, dai quali si evincono le colossali oscillazioni fino al 600 per cento in soli 12 giorni in borsa, nelle quotazioni di diritti di opzione tra un minimo di 0,43 euro, del 9 gennaio 2012 ad un massimo di 2,93 euro, del 19 gennaio 2012. Ovviamente Buttiglione diceva che noi non ci abbiamo capito niente e c'era forse soltanto un grillino, ma tra voi non ce n’è neanche uno che ha capito cosa sta succedendo qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      E questa megaoscillazione del 600 per cento, se rapportata al rendimento dell'interesse annuo, realizza lo stratosferico tasso di interesse di periodo del 18.249 per cento, 18.249 per cento: non mi sono sbagliato, basta andare a controllare. Allora, ditemi voi, in questa operazione e in tutto ciò che l'ha preceduta, chi ha speculato e guadagnato sopratutto sulla pelle dei soci risparmiatori ? I bankster, i vostri padroni, quelli per cui Fassino e Consorte si chiamavano al telefono e si dicevano: «Abbiamo una banca !», ve lo ricordate cari amici del PD ? Non ve lo ricordate o fate finta di non ricordare ?
      Comunque, è già riuscita una prima volta una simile operazione superspeculativa; è stata proposta da Alessandro Profumo, l'ex amministratore delegato super retribuito di UniCredit ed ora presidente della Banca Monte dei Paschi...

      PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, deve concludere, ha esaurito il suo tempo.

      CARLO SIBILIA. Arrivo alla conclusione; oggi presidente della Banca Monte dei Paschi e compartecipe al giornale online L'Inchiesta...

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sibilia.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n.  9/1941/89, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lavagno, Marco Di Stefano, Latronico, Dall'Osso... è lei che non riesce a votare ? Non capisco se è lei perché vedo... D'Incà, no, no, è Baroni... lì dietro... non la vedevo, mi scusi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     407            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
      82                
                Hanno votato
no     325).                

      (Il deputato Sibilia espone un cartello recante la scritta: «Giù le mani da Banca d'Italia»).

      Tolga il cartello, onorevole Sibilia...
      Passiamo all'ordine del giorno Spadoni n.  9/1941/90, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Che però non vedo... Non c’è. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
      Allora passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spadoni n.  9/1941/90, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 100

      Lavagno, Alberti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     406            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
      81                
                Hanno votato
no     325).                

      Passiamo all'ordine del giorno Tacconi n.  9/1941/91, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tacconi. Ne ha facoltà.

      ALESSIO TACCONI. Intervengo solo per chiedere di metterlo in votazione.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tacconi n.  9/1941/91, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bossa, Lavagno, Nardi, Simone Valente, Brugnerotto...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     405            
            Maggioranza     203            
                Hanno votato
    110                
                Hanno votato
no     295).                

      Passiamo all'ordine del giorno Tofalo n.  9/1941/92, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante       PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, chiedo all'Aula per le ragioni elencate nella presentazione preliminare e per quelle che andrò ad elencare nei prossimi minuti, di votare favorevolmente a questo ordine del giorno. La domanda che vi pongo non è né di destra né di sinistra, è solo una domanda di buonsenso. Ora che gli equilibri si sbilanciano verso le banche private sarebbe equo per voi agganciare i compensi spettanti ai consiglieri superiori, ai sindaci, ai reggenti delle sedi e ai consiglieri delle succursali della Banca d'Italia agli utili della banca stessa. Mi domando ancora se dietro questo nuovo asset si nasconda l'ennesimo colpo gobbo utile a massimizzare i profitti dei soci, aumentando tempestivamente i dividendi delle banche private e lasciando pubblici solo i rischi e la gestione del personale. Ancora, verrà usata per depotenziare questa istituzione la solita precarizzazione di una struttura organizzativa che, nonostante tutto, è ancora oggi importantissima e ricopre una funzione di controllo ? Già prima di questo decreto la Banca d'Italia viveva alcune forti contraddizioni. In tante occasioni infatti abbiamo fatto emergere quello che noi riteniamo essere un conflitto di interessi, conflitto di interessi che è un tema tanto caro alla sinistra, ma solo in campagna elettorale.
      Mi riferisco ovviamente al conflitto tra la composizione societaria e le funzioni di controllo che la Banca d'Italia deve garantire al sistema bancario.
      Oggi chiediamo che alcune garanzie siano messe sul piatto del ragionamento nelle sedi istituzionali, per equilibrare il colpo che il Governo sta dando ad un asset strategico del nostro Paese, con il solito ricatto al Parlamento: o votate la fiducia o andate a casa; e chissà se sarete rieletti, e chissà se vi ricandideremo con i nuovi listini bloccati dal gatto e la volpe nella sede del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con noi non attacca; anzi, Presidente, se serve una sedia, una poltrona, prenda questa: preferisco rimanere in piedi per non abituarmi a questo palazzo, in cui regna il ricatto continuo. Se avrà modo di parlare con il signor Letta, gli dica che usare l'IMU come foglia di fico per far passare queste porcate sulla Banca d'Italia è la classica mossa democristiana, che ci saremmo aspettati da lui ovviamente, e che purtroppo già immagino anche come Pag. 101andrà a finire. Non sono Nostradamus, ma è ormai chiaro il vostro modus operandi: staccare il cordone dello Stato per chiudere un occhio quando serve, liberare dalle regole il sistema bancario con una decisione d'urgenza del Governo, senza concedere al Parlamento la possibilità di renderlo più equo attraverso le proprie prerogative.
      Voterò «sì» a questo ordine del giorno, spera non solo con i miei compagni di battaglie, ma con tutti i parlamentari della Repubblica italiana che avevano già sentito odore di naftalina nella gestione mediatica di Renzi, e che oggi, con questo decreto si rendono conto che la puzza di pasticcio istituzionale è forte almeno quanto i roghi tossici insabbiati da questa classe politica nella «Terra dei fuochi», e non solo. Vediamo se dopo questa votazione si vorrà distribuire qualche timida garanzia al popolo italiano, o se tutto si semplifica in una marchetta finanziaria blindata dalla sudditanza psicologica di una maggioranza debole con i forti e forte con i deboli.
      Forse avete capito che la nostra battaglia contro i rimborsi elettorali è agli sgoccioli e correte ai ripari, aiutando gli amici degli amici: quelli che attraverso le fondazioni sono sempre stati fedeli, quelli che «abbiamo una banca», o quelli che mangiano e bevono, per poi essere salvati della BCE garantendo l'acquisto di qualche titolo dello Stato. Fate bene a tutelarvi: stiamo chiudendo i rubinetti d'oro che vi hanno dissetato per anni e anni, ed ora, come si dice dalle mie parti, «l'acqua è poca e la papera non galleggia», e bisogna dimostrare la propria amicizia a chi dovrà finanziare il dopo.
      Presidente, dica al caro Letta che noi ai ricatti non ci pieghiamo, perché a differenza di tanti eteroguidati in questo Parlamento abbiamo la fortuna di essere cittadini liberi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Testo sostituito con l'errata corrige del 30 GENNAIO 2014       PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, chiedo all'Aula per le ragioni elencate nella presentazione preliminare e per quelle che andrò ad elencare nei prossimi minuti, di votare favorevolmente a questo ordine del giorno. La domanda che vi pongo non è né di destra né di sinistra, è solo una domanda di buonsenso. Ora che gli equilibri si sbilanciano verso le banche private sarebbe equo per voi agganciare i compensi spettanti ai consiglieri superiori, ai sindaci, ai reggenti delle sedi e ai consiglieri delle succursali della Banca d'Italia agli utili della banca stessa? Mi domando ancora se dietro questo nuovo asset si nasconda l'ennesimo colpo gobbo utile a massimizzare i profitti dei soci, aumentando tempestivamente i dividendi delle banche private e lasciando pubblici solo i rischi e la gestione del personale. Ancora, verrà usata per depotenziare questa istituzione la solita precarizzazione di una struttura organizzativa che, nonostante tutto, è ancora oggi importantissima e ricopre una funzione di controllo ? Già prima di questo decreto la Banca d'Italia viveva alcune forti contraddizioni. In tante occasioni infatti abbiamo fatto emergere quello che noi riteniamo essere un conflitto di interessi, conflitto di interessi che è un tema tanto caro alla sinistra, ma solo in campagna elettorale.
      Mi riferisco ovviamente al conflitto tra la composizione societaria e le funzioni di controllo che la Banca d'Italia deve garantire al sistema bancario.
      Oggi chiediamo che alcune garanzie siano messe sul piatto del ragionamento nelle sedi istituzionali, per equilibrare il colpo che il Governo sta dando ad un asset strategico del nostro Paese, con il solito ricatto al Parlamento: o votate la fiducia o andate a casa; e chissà se sarete rieletti, e chissà se vi ricandideremo con i nuovi listini bloccati dal gatto e la volpe nella sede del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con noi non attacca; anzi, Presidente, se serve una sedia, una poltrona, prenda questa: preferisco rimanere in piedi per non abituarmi a questo palazzo, in cui regna il ricatto continuo. Se avrà modo di parlare con il signor Letta, gli dica che usare l'IMU come foglia di fico per far passare queste porcate sulla Banca d'Italia è la classica mossa democristiana, che ci saremmo aspettati da lui ovviamente, e che purtroppo già immagino anche come Pag. 101andrà a finire. Non sono Nostradamus, ma è ormai chiaro il vostro modus operandi: staccare il cordone dello Stato per chiudere un occhio quando serve, liberare dalle regole il sistema bancario con una decisione d'urgenza del Governo, senza concedere al Parlamento la possibilità di renderlo più equo attraverso le proprie prerogative.
      Voterò «sì» a questo ordine del giorno, spera non solo con i miei compagni di battaglie, ma con tutti i parlamentari della Repubblica italiana che avevano già sentito odore di naftalina nella gestione mediatica di Renzi, e che oggi, con questo decreto si rendono conto che la puzza di pasticcio istituzionale è forte almeno quanto i roghi tossici insabbiati da questa classe politica nella «Terra dei fuochi», e non solo. Vediamo se dopo questa votazione si vorrà distribuire qualche timida garanzia al popolo italiano, o se tutto si semplifica in una marchetta finanziaria blindata dalla sudditanza psicologica di una maggioranza debole con i forti e forte con i deboli.
      Forse avete capito che la nostra battaglia contro i rimborsi elettorali è agli sgoccioli e correte ai ripari, aiutando gli amici degli amici: quelli che attraverso le fondazioni sono sempre stati fedeli, quelli che «abbiamo una banca», o quelli che mangiano e bevono, per poi essere salvati della BCE garantendo l'acquisto di qualche titolo dello Stato. Fate bene a tutelarvi: stiamo chiudendo i rubinetti d'oro che vi hanno dissetato per anni e anni, ed ora, come si dice dalle mie parti, «l'acqua è poca e la papera non galleggia», e bisogna dimostrare la propria amicizia a chi dovrà finanziare il dopo.
      Presidente, dica al caro Letta che noi ai ricatti non ci pieghiamo, perché a differenza di tanti eteroguidati in questo Parlamento abbiamo la fortuna di essere cittadini liberi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, chiedo all'Aula per le ragioni elencate nella presentazione preliminare e per quelle che andrò ad elencare nei prossimi minuti, di votare favorevolmente a questo ordine del giorno. La domanda che vi pongo non è né di destra né di sinistra, è solo una domanda di buonsenso. Ora che gli equilibri si sbilanciano verso le banche private sarebbe equo per voi agganciare i compensi spettanti ai consiglieri superiori, ai sindaci, ai reggenti delle sedi e ai consiglieri delle succursali della Banca d'Italia agli utili della banca stessa. Mi domando ancora se dietro questo nuovo asset si nasconda l'ennesimo colpo gobbo utile a massimizzare i profitti dei soci, aumentando tempestivamente i dividendi delle banche private e lasciando pubblici solo i rischi e la gestione del personale. Ancora, verrà usata per depotenziare questa istituzione la solita precarizzazione di una struttura organizzativa che, nonostante tutto, è ancora oggi importantissima e ricopre una funzione di controllo ? Già prima di questo decreto la Banca d'Italia viveva alcune forti contraddizioni. In tante occasioni infatti abbiamo fatto emergere quello che noi riteniamo essere un conflitto di interessi, conflitto di interessi che è un tema tanto caro alla sinistra, ma solo in campagna elettorale.
      Mi riferisco ovviamente al conflitto tra la composizione societaria e le funzioni di controllo che la Banca d'Italia deve garantire al sistema bancario.
      Oggi chiediamo che alcune garanzie siano messe sul piatto del ragionamento nelle sedi istituzionali, per equilibrare il colpo che il Governo sta dando ad un asset strategico del nostro Paese, con il solito ricatto al Parlamento: o votate la fiducia o andate a casa; e chissà se sarete rieletti, e chissà se vi ricandideremo con i nuovi listini bloccati dal gatto e la volpe nella sede del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con noi non attacca; anzi, Presidente, se serve una sedia, una poltrona, prenda questa: preferisco rimanere in piedi per non abituarmi a questo palazzo, in cui regna il ricatto continuo. Se avrà modo di parlare con il signor Letta, gli dica che usare l'IMU come foglia di fico per far passare queste porcate sulla Banca d'Italia è la classica mossa democristiana, che ci saremmo aspettati da lui ovviamente, e che purtroppo già immagino anche come Pag. 101andrà a finire. Non sono Nostradamus, ma è ormai chiaro il vostro modus operandi: staccare il cordone dello Stato per chiudere un occhio quando serve, liberare dalle regole il sistema bancario con una decisione d'urgenza del Governo, senza concedere al Parlamento la possibilità di renderlo più equo attraverso le proprie prerogative.
      Voterò «sì» a questo ordine del giorno, spera non solo con i miei compagni di battaglie, ma con tutti i parlamentari della Repubblica italiana che avevano già sentito odore di naftalina nella gestione mediatica di Renzi, e che oggi, con questo decreto si rendono conto che la puzza di pasticcio istituzionale è forte almeno quanto i roghi tossici insabbiati da questa classe politica nella «Terra dei fuochi», e non solo. Vediamo se dopo questa votazione si vorrà distribuire qualche timida garanzia al popolo italiano, o se tutto si semplifica in una marchetta finanziaria blindata dalla sudditanza psicologica di una maggioranza debole con i forti e forte con i deboli.
      Forse avete capito che la nostra battaglia contro i rimborsi elettorali è agli sgoccioli e correte ai ripari, aiutando gli amici degli amici: quelli che attraverso le fondazioni sono sempre stati fedeli, quelli che «abbiamo una banca», o quelli che mangiano e bevono, per poi essere salvati della BCE garantendo l'acquisto di qualche titolo dello Stato. Fate bene a tutelarvi: stiamo chiudendo i rubinetti d'oro che vi hanno dissetato per anni e anni, ed ora, come si dice dalle mie parti, «l'acqua è poca e la papera non galleggia», e bisogna dimostrare la propria amicizia a chi dovrà finanziare il dopo.
      Presidente, dica al caro Letta che noi ai ricatti non ci pieghiamo, perché a differenza di tanti eteroguidati in questo Parlamento abbiamo la fortuna di essere cittadini liberi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tofalo n.  9/1941/92, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Albanella...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     394            
            Maggioranza     198            
                Hanno votato
      78                
                Hanno votato
no     316).                

      Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Turco n.  9/1941/93, formulato dal Governo.

      TANCREDI TURCO. Signor Presidente, non lo ritiro, e nonostante il parere contrario del Governo, chiedo di metterlo in votazione, dopo ovviamente aver fatto il mio intervento in dichiarazione di voto.
      Francamente ieri sera, alla lettura dei pareri del sottosegretario Baretta, sono rimasto francamente e sinceramente sorpreso e basito quando il Governo ha dato come parere un invito al ritiro o, altrimenti, parere contrario al mio ordine del giorno, e questo perché ritengo il mio ordine del giorno francamente di assoluto buonsenso; quindi chiedo al Governo e al sottosegretario Baretta magari dopo di dirmi e di spiegarmi il motivo di questo parere contrario.
      Vado a leggerlo questo ordine del giorno, al fine di rendere edotti i colleghi ed invitarli a votare positivamente. Con questo mio ordine del giorno si impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative, affinché la Banca d'Italia, quale autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico europeo, sia soggetta al dovere di cooperazione in buona fede e all'obbligo di scambio di informazioni.
      Questo mio ordine del giorno va in qualche modo a coordinarsi e ad integrarsi, Pag. 102come già avevo detto ieri durante l'illustrazione dell'ordine del giorno, con una risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 12 settembre 2013 sulla proposta di regolamento del Consiglio che attribuisce alla BCE compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza.
      Ecco, in questa risoluzione, appunto, questi indirizzi erano dati alla BCE, ma credo che possano essere validi anche per quanto riguarda la Banca d'Italia. E vado a leggere alcuni di questi principi contenuti in questa risoluzione che, secondo me, sono validi e devono essere validi anche per la Banca d'Italia. È importante che le autorità di vigilanza bancaria cooperino tra loro e con le autorità di vigilanza delle assicurazioni e dei mercati finanziari per trattare questioni di interesse comune e per assicurare una vigilanza adeguata sugli enti creditizi attivi. E ancora: dovrebbe essere inoltre tenuta a cooperare con le pertinenti autorità di risoluzione delle crisi e con i meccanismi che finanziano assistenza finanziaria pubblica diretta o indiretta.
      È, quindi, un ordine del giorno che va a garantire l'attuazione di una vigilanza piena ed efficace nell'ambito del meccanismo di vigilanza unico.
      Le autorità di vigilanza nazionali vantano competenze importanti e consolidate nella vigilanza sugli enti creditizi e sul rispettivo territorio e nelle relative peculiarità economiche, organizzative e culturali. Ai fini di una vigilanza di elevata qualità a livello dell'Unione, è opportuno che le autorità nazionali competenti siano responsabili dell'assistenza della BCE nella preparazione e nell'attuazione degli atti inerenti all'assolvimento dei suoi compiti di vigilanza, tra cui in particolare la valutazione giornaliera della situazione di un ente creditizio e le relative verifiche in loco.
      Quindi, ribadisco: un ordine del giorno di assoluto buonsenso; io invito tutti i colleghi a valutarlo positivamente e a votarlo positivamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Turco n.  9/1941/93, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sannicandro, Biondelli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     397            
            Maggioranza     199            
                Hanno votato
      94                
                Hanno votato
no     303).                

      Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro – altrimenti il parere è contrario – dell'ordine del giorno Simone Valente n.  9/1941/94, formulato dal Governo.

      SIMONE VALENTE. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SIMONE VALENTE. Signor Presidente, ci troviamo dinanzi all'ennesimo decreto «macedonia» che mette dentro le più svariate e composite materie. Affronta la questione della Banca d'Italia, prevedendo un incisivo mutamento degli assetti strutturali di questa istituzione che ribadisco essere indipendente e degli italiani. La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico, come stabilito dalla legge bancaria del 1936 e dallo stesso statuto all'articolo 1, e come ribadito anche da una sentenza della Corte di Cassazione, che il 21 luglio 2006 ha affermato come Bankitalia, cito, «non è una società per azioni di diritto privato bensì un istituto di diritto pubblico secondo l'espressa indicazione dell'articolo 20 del regio decreto del 12 marzo 1936».
      Rammento, proprio perché voglio che gli italiani sappiano cosa il Governo e Pag. 103questa maggioranza intendano compiere, che l'articolo 4 del suindicato decreto autorizza l'aumento del capitale sociale mediante l'utilizzo delle riserve statutarie dell'importo di 7,5 miliardi di euro.
      Le categorie di investitori che possono acquisire le quote di partecipazione al capitale dell'istituto sono banche, assicurazione e fondi pensione con una sede legale in Italia. Queste disposizioni contengono numerose criticità che per ristrettezza di tempo non posso esporre come meritano, tuttavia un gravoso rischio, derivante dalla conversione in legge del decreto-legge, potrebbe essere quello per cui Banca d'Italia si troverebbe ad acquistare, una volte vendute, le proprie quote a un prezzo superiore a quello al quale le dovrà rivendere in un momento successivo, e mi domando se questo allora non sia un paradosso, o meglio un'ingiustizia e una presa in giro a scapito degli italiani e delle loro tasche.
      La legge n.  262 del 2005, mai attuata, costituiva un presidio certamente robusto dell'autonomia della Banca d'Italia rispetto alle banche private, essa prevedeva la ridefinizione dell'assetto partecipativo dell'istituto mediante un regolamento governativo da emanarsi entro tre anni dall'entrata in vigore della legge stessa. Bene, la delega operata dalle legge n.  262 del 2005 è dunque venuta a scadenza senza che sia stato emanato il regolamento. Con tale operazione il Governo saccheggia 7,5 miliardi dalle riserve della Banca centrale, soldi – come già detto – di tutti i cittadini perché si tratta di utili realizzati con l'attività in regime di monopolio, e li regala con noncuranza a banche e assicurazioni private. Il pretesto ? La rivalutazione arbitraria e contestata delle quote di Banca d'Italia, ferme ai 156 mila euro di valore del 1936. Di solito sono i soci che sborsano denaro per ricapitalizzare la loro azienda, qui invece funziona al contrario: alle banche sarà garantito un dividendo del 6 per cento e dunque intascheranno sino a 450 milioni di euro sui profitti della Banca d'Italia. Allo Stato invece andranno gli spiccioli.
      La ratio degli ordini del giorno presentati dal MoVimento 5 Stelle consiste proprio nell'evitare che si compia un tale scempio, la rivalutazione del valore delle quote di Banca d'Italia è un'operazione furba. In un primo momento può generare maggiori entrate tributarie ed essere impiegata dalle banche azioniste per rinforzare la patrimonializzazione, ma ahimè, come tutte le italiche furbizie, il vantaggio di breve periodo rischia di diventare una perdita nel lungo periodo. In effetti pure nel documento di valutazione dell'operazione, preparato dalla stessa Banca, si riconosce l'importanza della piena indipendenza.
      Ora, se c’è un'azienda in Italia che deve essere in mano pubblica, questa è la Banca d'Italia. L'attività della regolamentazione, vigilanza, politica monetaria e così via richiede la massima indipendenza della Banca centrale rispetto ai soggetti regolati. L'azionariato pubblico non è condizione necessaria affinché ciò accada e nemmeno sufficiente, però è sicuramente meglio di un azionariato privato dove gli azionisti sono tra l'altro i soggetti controllati.
      Per questa revisione, voluta dal decreto-legge in oggetto, si richiama ripetutamente il modello statunitense di public company. È vero che anche Federal Reserve, ossia la Banca centrale statunitense, ha un azionariato privato, ma il Governatore rimane in carica per quattro anni, viene nominato dal Presidente degli Stati Uniti e il Senato lo deve confermare. Sul nome del candidato i partiti politici si scontrano apertamente, il candidato dovrà tornare in Parlamento almeno due volte l'anno per testimoniare sulla conduzione della politica monetaria...

      PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Valente, ha finito il suo tempo.

      SIMONE VALENTE. Concludo allora dicendo ancora una volta il nostro messaggio: giù le mani dalla Banca d'Italia, giù le mani dalla Banca centrale...

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Valente. Passiamo dunque ai voti.Pag. 104
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simone Valente n.  9/1941/94, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Spessotto, Rampelli, Dambruoso, Tidei...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     408            
            Maggioranza     205            
                Hanno votato
    101                
                Hanno votato
no     307).                

      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Zolezzi n.  9/1941/95, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

      ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, anch'io invito il Governo a rivalutare un attimo la posizione negativa su questo ordine del giorno, che a me pare di buon senso perché si chiede di escludere dalla domanda di sanatoria gli immobili insistenti su aree protette ai sensi della legislazione vigente, perché questo decreto affronta anche il tema degli immobili pubblici e non, cioè anche degli immobili privati da sanare.
      Secondo me, Presidente, c’è una corrente politica trasversale tra vari partiti legata all'imperatore Nerone, la corrente neroniana e la vedo anche in questo decreto-legge. La corrente neroniana, per esempio, si occupa di valorizzare i rifiuti: l'unico modo di valorizzare i rifiuti secondo alcune correnti è quello di termovalorizzarli e quindi di disperdere tutta l'energia per cercare un piccolo guadagno immediato e tanto inquinamento per la popolazione esposta. Nell'articolo 3 dell'Atto Camera che stiamo analizzando si prevede di valorizzare gli immobili pubblici, ma con la stessa filosofia con cui si vogliono valorizzare i rifiuti, quindi di venderli in qualche modo e di cercare di incassare poche lire che non si sa bene chi vadano a favorire e poi dopo magari ci si trova a riaffittare questi immobili pubblici, vedi l'esempio di palazzo Marini e del signor Scarpellini che abbiamo già affrontato nelle precedenti puntate.
      Faccio qualche esempio anche di altre realtà: anche nella città di Mantova, dove risiedo succede questo: si vuole vendere palazzo della Cervetta, diverse caserme, si vuole spostare il tribunale dal centro della città per portarlo in periferia, in un'area chiamata Cittadella dei servizi: praticamente il tribunale verrebbe messo a fianco della casa dell'ex presidente del tribunale Scaglioni, che adesso è entrato in consiglio comunale e forse cercherà di portare avanti il suo progetto. Quindi, anche in questo caso il palazzo storico che ospita adesso il tribunale verrebbe svenduto a privati per fare miniappartamenti.
      La tutela del patrimonio storico e degli immobili secondo noi deve essere fatta in maniera molto diversa. La corrente neroniana si esprime anche perché l'imperatore Nerone amava molto il gioco, in qualche modo rabboniva la popolazione di Roma con i giochi.
      Noi infatti abbiamo chiesto di tassare il gioco d'azzardo per rinserire in questo modo a dare la copertura per evitare la mini-IMU, ma non siamo stati ascoltati.
      È sufficiente anche leggere l'interrogazione che ho citato ieri, la n. 4-03214, perché è sufficiente andare a vedere alcuni illeciti, come quelli che sembra compiano i centri di trasmissione dati facendo scommettere per trovare la copertura di 400 o 450 milioni di euro all'anno per queste cose. Si scommette e si cerca di far scommettere: una delle scommesse che trova Mantova è quella di andare in stazione e trovare, per esempio, un treno. Alla stazione di Mantova i treni possono esserci, ma anche no, possono essere in ritardo di un'ora, di un'ora e mezza, non si può sapere neanche se arriveranno mai a prendere una coincidenza, perché ormai Mantova forse vuole valorizzare la sua tradizione equestre: i Gonzaga amavano andare a cavallo e, in effetti, ci vogliono Pag. 105due ore e mezza per andare a Milano con il treno, mentre probabilmente a cavallo nel Medioevo ci mettevano di meno.
      Lo stesso vale per andare a Verona: ci vuole davvero tanto tempo, ma non ci si riesce più a collegare. Adesso segnalo quello che è comparso oggi sul giornale, sulla Gazzetta di Mantova, che hanno messo un autobus per Verona che dovrebbe arrivare a Verona tutte le mattine alle 9,30, ma forse chi va lì per lavorare avrebbe bisogno di altri servizi, oppure semplicemente ci sarebbe bisogno di coinvolgere un po’ di più i cittadini.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zolezzi n.  9/1941/95, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Garofani, Cassano...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     395            
            Maggioranza     198            
                Hanno votato
    108                
                Hanno votato
no     287).                

      (I deputati Airaudo e Molteni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e il deputato Gandolfi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Chi non riesce a votare scende qui e lo dice. Io ho spiegato prima che, se uscite e poi dovete rientrare tutte le volte, non ce la facciamo, quindi prego i colleghi di rimanere in Aula il più possibile, grazie, perché chi ci rimane vota sempre.
      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n.  9/1941/96, accolto dal Governo come raccomandazione.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, è per me doveroso fare una premessa riguardo alla relazione effettuata dalla maggioranza, perché i cittadini non si meritano tale disinformazione. Il relatore nella sua relazione di presentazione del presente decreto recita: non è la prima volta che l'Assemblea della Camera stretta dai tempi di conversione di un decreto-legge già esaminato e modificato dal Senato si trova di fronte alla difficile alternativa fra l'approvazione del testo senza apportarvi ulteriori modifiche e il rischio di generare le condizioni per la decadenza del decreto. Allora, cari signori, tempi per la modifica c'erano, ma voi avete dichiarato questo decreto come blindato. Voi lo sapete ed è agli atti. Proprio per venirvi incontro in Commissione abbiamo presentato solo due emendamenti e lo sappiamo tutti qua dentro, e qui non si tratta di fare interpretazioni, non potete interpretare niente. Avevate la possibilità, grazie ad un nostro emendamento, presentato anche dall'Associazione dei comuni italiani in Emilia, di non far pagare la mini-IMU, facendola pagare ai concessionari del gioco d'azzardo, che pagano delle tasse ridicole. Tutto questo alla faccia di quei pensionati che sono costretti, grazie a voi, a vivere con 500 euro al mese.
      Dopo queste continue delusioni spero veramente che queste associazioni non solo smettano di salutarvi, ma anche di prendervi in considerazione. Il relatore continuava: quando i decreti contengono molte materie oppure, come nel nostro caso, quando contengono materie di grandissimo rilievo, penso alla riforma della struttura proprietaria della Banca d'Italia... Quindi, voi stessi parlate di materie di grandissimo rilievo. Si parla della riforma della struttura proprietaria di una banca, la banca nostra, la Banca d'Italia. Ma davvero avete il coraggio di approvarla in Pag. 106sessanta giorni, con in mezzo le festività natalizie ? Questa è follia pura. Prima dite che sono riforme strutturali importanti e poi fate di fretta e furia ? Ma chi volete prendere per i fondelli ?
      Il relatore recita poi: molti parlano di regalo alle banche – collega Buttiglione, per favore, se mi ascoltasse non sarebbe male –, il regalo contenuto in questo decreto, ma dimenticano che la copertura finanziaria per l'abolizione dell'IMU sulla prima casa di dicembre deriva proprio dal settore bancario.
      Questo recitava il relatore. Ma davvero pensate di volerci prendere in giro ? Ma davvero con tanta spudoratezza ? Quindi voi dite che non è un regalo alle banche perché avete chiesto loro un anticipo dell'anno successivo ? Un anticipo significa che l'anno dopo non lo pagherò. Si chiama anticipo. Quindi, voi giocate con le parole per trarre in inganno i cittadini. Noi questo non lo permetteremo e comunque alle banche, in ogni caso, arrivano 7,5 miliardi di euro. Quant’è la copertura di questo decreto ? Un decimo. Voi state dando alle banche 7,5 miliardi di euro delle nostre riserve (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E questo concetto spero non venga più messo in discussione: le riserve sono nostre !
      Ormai, tanto lo sanno tutti: nessun giornale si è permesso di dire che non si tratta di un favore alle banche. I giornali pensano al ciuffo del gattino Fuffy ma alla Banca d'Italia niente. Inoltre, raccontiamo agli italiani perché. Vi posso assicurare che sono all'oscuro di tutto e me ne accorgo perché nelle piazze, quando facciamo le agorà pubbliche, le facciamo certe domande. Sono ancora convinti, i nostri cittadini, che la Banca d'Italia è nostra, mentre voi l'avete già regalata alle banche private. E le banche private – raccontiamo anche questo ai cittadini – percepiranno utili – e già lo fanno – sulla base dei risultati della creazione di moneta, volgarmente chiamata signoraggio.
      Eh sì, cari cittadini, ogni volta che creiamo moneta qualcuno ci guadagna e quindi sì, esistono aziende private che esercitano il loro potere anche sulla nostra nazione. Le banche private stanno al di sopra della nostra nazione...

      PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Villarosa.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Concludo. Chi ha permesso tutto ciò ? Voi neanche c'eravate, ma sicuramente oggi ci state passeggiando a braccetto. Vergogna !

      PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, non la stavo ascoltando così attentamente da aver compreso tutte le sue parole, però invito, tramite lei, tutti i colleghi a usare un linguaggio consono per l'Aula (Commenti del deputato Villarosa). Onestamente non ho sentito. Mi è stato segnalato e quindi se ho sbagliato e ho capito una parolaccia me ne scuso. Ma tanto domani lo vedremo dal resoconto (Commenti del deputato Villarosa). Non ha la parola, onorevole Villarosa...

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. A lui no, vero ? Prima no. Prima ha detto che lei non l'avrebbe segnalato... Cos’è ora...

      PRESIDENTE. Non ho capito. Ne parliamo dopo.
      Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n.  9/1941/96, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     404            
            Votanti     402            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     202            
                Hanno votato
    100                
                Hanno votato
no     302).                

Pag. 107

      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Vignaroli n.  9/1941/97.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignaroli. Ne ha facoltà.

      STEFANO VIGNAROLI. Signor Presidente, prendo la parola per chiedere l'accoglimento di questo ordine del giorno, il n.  9/1941/97, con il quale chiedo con fermezza e convinzione, al Governo di intervenire per emanare norme più precise, in modo da evitare speculazioni in relazione alla vendita di immobili pubblici e al loro cambio di destinazione d'uso.
      Ancora una volta abbiamo l'ennesimo decreto omnibus, tramite decreto d'urgenza – senza in realtà averne di urgenza – e per di più blindato da fiducia. Questo decreto cerca di mettere le mani su Bankitalia, offuscando la vista dell'opinione pubblica attraverso la parziale abolizione della seconda rata IMU. È un decreto che non risolve la situazione di debito italiana, ma saccheggia 7,5 miliardi delle riserve della Banca centrale per regalarli alle banche e alle assicurazioni private e che contiene, all'articolo 3, anche disposizioni in materia di immobili pubblici (o forse dovremmo dire in materia di svendita di immobili pubblici).
      In questo decreto si vuole rovinosamente reintrodurre l'opportunità per i possibili acquirenti di beneficiare del condono edilizio fino ad un anno dal trasferimento dallo Stato, termini che sono scaduti e che hanno portato in passato a regolarizzare illegalità diffuse su tutto il territorio italiano. Se questi termini si riaprissero lo scempio continuerebbe. È un enorme incentivo con cui il Governo vuole omaggiare i soliti gruppi privati e lobby che a Roma chiamano «palazzinari».
      Lo scopo dell'articolo 3 è lampante: agevolare la dismissione di immobili pubblici caratterizzati da una situazione di non conformità edilizia. Si parla di stabili ad uso prevalentemente non abitativo, appartenenti al patrimonio pubblico, per i quali l'Agenzia del demanio è stata autorizzata a vendere, con trattative private anche in blocco, senza chiare regolamentazioni.
      Tale possibilità, con apposita delibera, viene data nel decreto anche agli enti territoriali. Mi soffermo sull'avverbio «prevalentemente», perché non è stato inserito a caso, ma con il chiaro intento di agevolare la complicata vendita di stabili ad uso non abitativo, che comprendono, ad esempio, locali adibiti a custodia o foresteria. In questo gruppo rientrano anche le caserme dismesse, sulle quali sono stati redatti dai comuni fior fiore di progetti, come nel caso anche del Campidoglio, per riqualificare questi spazi e restituirli alla cittadinanza.
      La cittadinanza, vi ricordate ? Il bene della cosa pubblica vi dice qualcosa ? In questo ordine del giorno mi appello a voi perché vorrei che si intervenisse contro questo scempio, per avere una normativa in materia di dismissione degli immobili pubblici e cambio di destinazione d'uso che sia chiara e trasparente, e non fumosa come quella attuale, che rende da decenni più agevole l'attuale speculazione edilizia.
      L'ordine del giorno che presento si caratterizza per un chiaro buonsenso, come i tanti altri presentati in questa sede dai miei colleghi del MoVimento 5 Stelle; per cui, vi chiedo il voto favorevole da parte delle altre forze politiche. Vogliamo legittimare ancora una volta l'illegalità e lo sfruttamento in campo urbanistico, come lamentavate a Berlusconi ? A questo il MoVimento 5 Stelle dice no: per noi esiste una sola strada, quella della riqualificazione e valorizzazione del bene pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vignaroli n.  9/1941/97, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 108

      Rotondi, Basilio...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     370            
            Maggioranza     186            
                Hanno votato
      94                
                Hanno votato
no     276).                

      (La deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Vallascas n.  9/1941/98.

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, modifico il parere del Governo da accoglimento come raccomandazione a favorevole.

      PRESIDENTE. Va bene. Onorevole Vallascas, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.  9/1941/98, sul quale vi è il parere favorevole del Governo ?

      ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, ringrazio il Governo. In ogni caso, insisto per la votazione e vorrei svolgere anche la mia dichiarazione di voto.

      PRESIDENTE. Prego.

      ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, noi, con i nostri ordini del giorno, cerchiamo di impegnare il Governo ad attuare quelle misure correttive e, secondo noi, necessarie a questo atto. Avremmo preferito emendare invece che presentare degli ordini del giorno, ma voi, come maggioranza, lo avete impedito attraverso l'apposizione della fiducia a questo decreto.
      Infatti, ancora una volta, si usa il metodo della decretazione per piegare il Parlamento ad approvare e tacere, privandolo della possibilità di esercitare il suo ruolo in questo che è l'ultimo degli innumerevoli atti aventi forza di legge; illegittimo, perché, nella stessa Costituzione, vengono prescritte le condizioni che devono ricorrere per l'uso di questo strumento: la necessità e urgenza.
      Segnalo, tra l'altro, che è in arrivo il provvedimento «Destinazione Italia»: cambia il nome, ma, alla fine, la sostanza è la stessa. Comunque, nel provvedimento in esame si mescolano due materie che nulla hanno a che vedere tra loro, se non la necessità dello Stato di fare cassa, per obbedire, senza dignità, ai diktat imposti dai Trattati europei truffaldini.
      È questo l'unico filo conduttore che lega il provvedimento sulla mini IMU all'ulteriore cessione di sovranità sulla governance della Banca d'Italia: il filo sottile dei bilanci in ordine che i filoeuropeisti di questo Governo devono presentare ai loro padroni di Berlino per persuadere i cittadini che il problema non sia l'insostenibilità della moneta unica e gli squilibri da essa generati, ma la spesa pubblica e il debito sovrano. Si rapinano i cittadini attraverso un sistema bancario «vampiro» per rimpinguare gli appetiti degli speculatori del sistema creditizio nazionale e internazionale.
      Questo decreto è un bel regalo alle banche azioniste dell'istituto, Intesa e Unicredit in testa, che dal provvedimento incasseranno un malloppo compreso tra 2,7 e 4 miliardi. Eccovi la necessità e l'urgenza ! L'iter della normativa varata, ricordiamolo, dal Consiglio dei ministri il 27 novembre scorso mentre tutti erano concentrati sulla decadenza di Berlusconi in grande fretta, produrrà un unico effetto: grazie al provvedimento, non dimentichiamo, fortemente voluto da Saccomanni, una rivalutazione contabile più moneta sonante come pioggia su Unicredit e Intesa, che arriveranno agli esamini della BCE bene equipaggiati grazie ai soldi di tutti cittadini.Pag. 109
      Avanziamo poche, ma fondamentali richieste che affrontino i temi della valorizzazione degli immobili, della sanatoria edilizia e Bankitalia, continuando a opporci non alla vendita, ma alla svendita del patrimonio immobiliare dello Stato e dunque del nostro patrimonio – intendendolo di tutta la totalità dei cittadini –, con il solito vecchio pretesto della riduzione del debito, ponendo un'ipoteca sul futuro e sulla disponibilità immobiliare degli italiani di oggi e di quelli che verranno.
      Qual è la direzione di questo Governo ? Ma ne ha realisticamente una ? O è più semplicemente aggrovigliato su quisquilie elettorali, concentrato sul nodo del «pastrocchium» italico, per dirla alla Sartori, mentre i due «Eva» della sinistra riconoscono questa come unica priorità del Paese ?
      Ma dove sono i cittadini ? E qui vengo al mio ordine del giorno. Dove sono le agevolazioni per consentire ai comuni, laddove vi sia la necessità, di intervenire per permettere a tutti quei giovani e famiglie, in generale, che non hanno lavoro, che non hanno un reddito sufficiente e che si trovano ad alloggiare in sistemazioni di fortuna, di poter finalmente avere una loro abitazione ?
      La cosa che ci preme di più è evitare le speculazioni edilizie ed economiche sui beni pubblici, mentre i cittadini sono distratti dalla lotta di potere tra i due salvatori della patria, Letta e Renzi, e da questo assurdo teatrino che ha come unico oggetto una lotta di potere che nulla ha a che fare con il Paese reale e le sue sofferenze. Questa è una delle nostre richieste, relative a questo atto. Con l'approvazione del disegno di legge n.  1941 ci accingiamo ad assistere ad una colossale sottrazione di beni materiali e diritti a danno dei cittadini.
      Noi non possiamo né vogliamo stare a guardare, mentre i vostri giornali e le vostre televisioni riempiono le teste degli italiani sull’«Italicum» come unica panacea in grado di farli guarire da ogni male.
      Facciamo qualcosa di concreto. Chiedo, anzi chiediamo, che l'Aula si esprima favorevolmente su questo ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vallascas n.  9/1941/98,con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Brandolin, Fanucci, Terzoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     388            
            Votanti     387            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     194            
                Hanno votato
    342                
                Hanno votato
no       45).                

      (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vacca n.  9/1941/99, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vacca n.  9/1941/99, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ventricelli, Gitti, Sannicandro...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     381            
            Votanti     376            
            Astenuti         5            
            Maggioranza     189            
                Hanno votato
    358                
                Hanno votato
no       18).                

Pag. 110

      Passiamo all'ordine del giorno Tripiedi n.  9/1941/100.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

      DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, io sono senza parole. Voi non chiudete Equitalia e state svendendo la Banca d'Italia. Siete assolutamente dei criminali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Presidente, procedo con leggere l'ordine del giorno presentato dal sottoscritto sugli articoli 4 e 5 del decreto-legge, nella parte ove si tratta il capitolo Banca d'Italia.
      Gli articoli 4 e 5 del provvedimento in titolo si riferiscono alla governance della Banca d'Italia, modificando il quadro normativo concernente il capitale della Banca d'Italia nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione. È assolutamente non condivisibile lo strumento del decreto-legge su una questione delicata e strategica, che avrebbe dovuto essere oggetto di ampio approfondimento e dibattito nelle sedi consone. Qui, in Parlamento, si discute ma voi non siete abituati a discutere e fate sempre quello che volete.
      Con questo ordine del giorno si impegna il Governo ad adottare, per quanto di sua competenza, le iniziative, anche legislative, finalizzate affinché sia previsto che, a decorrere dall'esercizio in corso alla data del presente provvedimento, i partecipanti al capitale della Banca d'Italia trasferiscono le quote, ove già non incluse, nel comparto delle attività finanziarie detenute per la negoziazione, ai medesimi valori di iscrizione del comparto di provenienza.
      Analizzando gli articoli 4 e 5 del decreto-legge IMU-Banca d'Italia, citati nell'ordine del giorno appena trattato, si legge che: «La Banca d'Italia, istituto di diritto pubblico, è la banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali ed autorità nazionale competente nel meccanismo di vigilanza unico, di cui all'articolo 6 del regolamento dell'Unione Europea n.  1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013. È indipendente nell'esercizio dei suoi poteri e nella gestione delle finanze.
      La Banca d'Italia è autorizzata ad aumentare il proprio capitale mediante l'utilizzo delle riserve statutarie all'importo di 7 miliardi e 500 milioni di euro. A seguito dell'aumento il capitale è rappresentato da due quote nominative di partecipazione di 20 mila euro ciascuna.
      Ai partecipanti possono essere distribuiti esclusivamente dividendi annuali, a valere sugli utili netti, per un importo non superiore al 6 per cento del capitale. Le quote di partecipazione al capitale possono appartenere solamente a: banche aventi sede legale in Italia ovvero aventi sede legale e amministrazione centrale in uno Stato membro dell'Unione europea diverso dall'Italia; imprese di assicurazione e di riassicurazione aventi sede legale in Italia ovvero aventi sede legale e amministrazione centrale in uno Stato membro dell'Unione europea diverso dall'Italia; fondazioni di cui all'articolo 27 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n.  153».
      Cito il decreto legislativo: «Partecipazione al capitale della Banca d'Italia. Le fondazioni che hanno adeguato gli statuti ai sensi dell'articolo 28, comma 1, sono incluse tra i soggetti che possono partecipare al capitale della Banca d'Italia, a condizione che abbiano un patrimonio almeno pari a 50 miliardi; operino, secondo quanto previsto dai rispettivi statuti, in almeno due province ovvero in una delle province autonome di Trento e Bolzano; prevedano nel loro ordinamento la devoluzione ai fini statutari nei settori rilevanti di una parte di reddito superiore al limite minimo stabilito dall'Autorità di vigilanza ai sensi dell'articolo 10. Il trasferimento delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia agli enti di cui al comma 1 non costituisce presupposto per l'applicazione dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche, dell'imposta regionale sulle attività produttive, dell'imposta sul valore aggiunto e delle altre imposte sui trasferimenti.
      Ulteriori condizioni e requisiti per l'ammissione delle fondazioni al capitale della Banca d'Italia e per il trasferimento Pag. 111delle quote possono essere previsti dallo statuto della Banca, approvato con regio decreto 11 giugno 1936, n.  1067, e successive modifiche ed integrazioni, in particolare al fine di mantenere un equilibrato assetto della distribuzione delle quote e dei relativi diritti.
      Restano fermi i poteri che lo statuto della Banca d'Italia attribuisce agli organi deliberativi della stessa in materia di cessione delle quote di partecipazione al capitale della Banca».
      Proseguendo con la lista, chi riuscirà ad avere agevolazioni dalla svendita di Banca d'Italia ?

      PRESIDENTE. Deve concludere onorevole Tripiedi: ha concluso il suo tempo.

      DAVIDE TRIPIEDI. Riassumendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

      PRESIDENTE. No, non c’è proprio più tempo per riassumere. Grazie.
      Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tripiedi n.  9/1941/100, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sannicandro ? Dambruoso ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            (Presenti     366            
            Votanti     358            
            Astenuti         8            
            Maggioranza     180            
                Hanno votato
      86                
                Hanno votato
no     272).                

      La Camera respinge (Il deputato Gigli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario – Vedi votazioni).

      Passiamo all'ordine del giorno Terzoni n.  9/1941/101, sul quale c’è un parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

      PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signora Presidente, anche questa volta il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle ha dato prova di grande compattezza, portando avanti un duro ostruzionismo contro un provvedimento che andrebbe abrogato in toto. La sua incostituzionalità è talmente manifesta che diventa difficile soffermarsi su un singolo aspetto. Norme tributarie che hanno un notevole impatto sul bilancio dello Stato, norme ordinamentali e ad effetto pluriennale che vanno ad incidere su discipline addirittura risalenti a prima della seconda guerra mondiale: disomogeneità del testo, insomma.
      Ci troviamo di fronte nuovamente ad un testo raffazzonato e pericoloso, frutto di un Governo allo sbando, ormai prossimo al capolinea.
      È stato già ripetuto mille volte in quest'Aula: un decreto-legge deve avere i caratteri di necessità ed urgenza, aspetti che questo provvedimento non presenta nemmeno lontanamente. Sorvolo sul nuovo caso dell'IMU prima casa, che ormai è l'arma di «distrazione di massa» di questo Governo per nascondere agli italiani le sue vere «porcate», pur accettando il fatto che occorreva scongiurare l'abolizione della seconda rata IMU, che poi nei fatti non è stata per moltissimi italiani scongiurata. In cosa si caratterizza la necessità e l'urgenza della riforma del capitale sociale della Banca d'Italia, rimasto invariato dal 1936 ? Oppure dove sta l'urgenza nella valorizzazione di immobili pubblici oggetto di dismissione, dove si consente, in spregio alla Carta costituzionale e al buonsenso, la sanatoria di irregolarità in materia edilizia, utilizzando disposizioni risalenti al 1985 ? Insomma, qui ci troviamo davanti ad un abuso di potere del Governo, che si arroga il diritto di autoqualificare i propri provvedimenti come necessari ed urgenti in base alle sue necessità ed urgenze. E sappiamo quali sono, e lo dirò più avanti.
      Di questo passo tutti i provvedimenti sono necessari ed urgenti. Per chiarire Pag. 112questi aspetti è intervenuta più volte la Corte costituzionale, stabilendo che la decretazione d'urgenza ha la sua ragion d'essere non tanto nella necessità ed urgenza, perché tutti i provvedimenti lo sono, ma nella straordinarietà del suo utilizzo. Non può quindi caratterizzarsi come uno strumento ordinario, volto solo a bypassare velocemente il controllo del Parlamento.
      Inoltre, oltre ai criteri di straordinarietà, necessità ed urgenza, sempre la Corte costituzionale ha posto il rilevante tema dell'omogeneità del decreto-legge. Cosa hanno a che fare l'IMU, la vendita degli immobili pubblici e la Banca d'Italia ? Ripeto: cosa c'entra la Banca d'Italia con la vendita degli immobili pubblici e con le disposizioni concernenti l'IMU ? La risposta è semplice: niente.
      Il presente decreto-legge interviene a disciplinare una pluralità di ambiti che difficilmente possono ragionevolmente considerarsi unitari. Ma vi è di più: questo provvedimento pone non solo problemi di metodo, ma più gravi questioni di merito.
      In particolare, gli articoli dal 4 al 6 del decreto-legge, che recano disposizioni in materia di governance della Banca d'Italia, si apprestano ad essere il più clamoroso regalo alle banche che sia mai avvenuto nella storia del nostro Paese. Come altro definire un provvedimento che con un tocco di bacchetta magica autorizza la Banca d'Italia ad aumentare il proprio capitale mediante l'utilizzo delle riserve statutarie, portando l'importo dagli originari 156 mila euro a ben 7 miliardi e 500 milioni di euro ? In concreto questo cosa significa ? Lo capiamo andando al comma 5 dell'articolo 4 del presente provvedimento quando si dispone che ciascun partecipante non può possedere, direttamente o indirettamente, una quota di capitale superiore al 3 per cento. La ratio vorrebbe che il legislatore provvedesse a far liberare le quote eccedenti il 3 per cento prima della rivalutazione e non dopo. Invece no, Intesa Sanpaolo, che detiene attualmente una quota del 30 per cento, dovrà cedere il 27 per cento, per un valore prima della ricapitalizzazione di 47 mila euro, ma che lievita a 2 miliardi e 276 milioni di euro dopo l'operazione, con un ricavo per la banca di oltre 2 miliardi di euro.
      Stesso rilevante beneficio va ad UniCredit, che avrà un potenziale ricavo di quasi un miliardo e mezzo di euro e ad altre banche presenti nel capitale di Banca d'Italia. Insomma, altro che Pinocchio che sotterrava le monete d'oro, di colpo le banche si sono trovate un valore spropositatamente accresciuto del loro capitale. Gli istituti di credito privati detengono il 95 per cento della Banca d'Italia; Intesa Sanpaolo ha il 30,3 per cento, UniCredit il 22 per cento, Generali oltre il 6 per cento. Come la Cassa di risparmio...

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paolo Nicolò Romano.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Terzoni n.  9/1941/101, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Brandolin, Lavagno, Pesco, Villarosa, Tancredi, Monchiero...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     383            
            Maggioranza     192            
                Hanno votato
    118                
                Hanno votato
no     265).                

      (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Chiedo alla presentatrice se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Spessotto n.  9/1941/102 formulato dal Governo.

Testo sostituito con errata corrige volante       ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha cercato fino a questo momento di illustrare degli ordini del giorno che avessero come finalità Pag. 113quella di migliorare il più possibile il decreto-legge in esame. Non ci è stata data, infatti, in questo Parlamento, la possibilità di un confronto costruttivo con le forze di Governo, volto a modificare le numerose criticità presenti nel decreto-legge. Il MoVimento 5 Stelle ha sostenuto a più riprese come quella contenuta nel provvedimento in oggetto fosse una materia che non avrebbe dovuto essere affrontata in un decreto-legge. Ma il nostro lavoro da parlamentari è stato per l'ennesima volta svalutato e umiliato e l'unico strumento cui possiamo appellarci adesso è quello della presentazione degli ordini del giorno, pur consapevoli dello scarso valore che questi rivestono per il Governo, come ben ci ha ricordato anche il Viceministro Fassina pochi mesi fa.
      Nonostante gli sforzi compiuti dal MoVimento 5 Stelle, le nostre proposte finalizzate ad eliminare totalmente l'IMU, tassando il gioco d'azzardo, come, tra l'altro, chiesto a gran voce dagli amministratori locali, sono state ignorate ed il Governo ha voluto nascondere i provvedimenti in materia di Banca d'Italia e la sua scandalosa riforma dietro la foglia di fico della cancellazione dell'IMU. Il MoVimento 5 Stelle ha, infatti, presentato diverse proposte di legge per abolire l'IMU sulla prima abitazione, delineando un quadro più chiaro e rimediando ai numerosi errori compiuti dal Governo in materia, come l'introduzione della cosiddetta mini-IMU. Riteniamo, infatti, che il Governo, qualora intenda eliminare un'imposta, debba farsene carico completamente, senza lasciarne in piedi una parte che continua a gravare sui cittadini. D'altra parte, le conseguenze negative derivanti per i contribuenti dal fatto che sono stati costretti a versare la mini-IMU in tempi molto ristretti sono sotto gli occhi di tutti.
      Questo decreto-legge non fa altro che confondere i contribuenti e distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica rispetto alle misure recate dal decreto-legge sul capitale della Banca d'Italia che viene sostanzialmente svenduto ad investitori privati, anche stranieri.
      In particolare gli articoli 4, 5 e 6 del decreto in esame, ai quali questo ordine del giorno fa riferimento, suscitano perplessità e domande alle quali non sono state date risposte certe e chiare da parte dal Ministro dell'economia e delle finanze. Il MoVimento 5 Stelle, dissentendo completamente dalle considerazioni circa l'impossibilità temporale di prevedere un'ulteriore lettura al Senato, ha preso atto dell'indisponibilità della maggioranza del Governo a modificare il decreto-legge. Non è certamente una responsabilità imputabile alla Camera se l'altro ramo del Parlamento ha impiegato circa per 45 giorni nell'esame di un provvedimento che riteniamo assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze del Paese. E quindi eccoci qui a proporre ordini del giorno che, come sappiamo, anche se accolti, hanno un valore molto limitato, se non praticamente nullo. Vorremmo che, una buona volta, il Governo smentisse la prassi, ormai purtroppo invalsa, secondo la quale gli impegni assunti dall'Esecutivo attraverso gli ordini del giorno non hanno, in realtà, alcun effettivo valore. Ma il MoVimento 5 Stelle ha ugualmente presentato i suoi ordini del giorno, perché ritiene che anche questo sia il ruolo dell'opposizione.
      Per quanto riguarda l'ordine del giorno a mia firma chiedo al Governo di adottare le opportune iniziative, anche legislative, affinché venga precisato che i senatori e i deputati e tutte le altre persone che dedicano la loro attività al disimpegno di carattere politico, non possono far parte dei consigli di amministrazioni delle banche.
      In Italia la commistione tra politica e finanza è cosa nota. A guidare le nostre banche troppo spesso sono chiamati non tanto i manager più preparati e capaci quanto quelli più disponibili altresì alle richieste del politico di turno. Bisogna infatti considerare che i criteri utilizzati da una banca per concedere un prestito sono molto delicati e un uso inappropriato di questi criteri può creare privilegi. È venuto il momento di cambiare ed è arrivato il giorno di opporsi a questi intrecci di potere, che vedono sempre e Pag. 114comunque il cittadino soccombere. Per il bene del nostro Paese i politici devono uscire dai consigli di amministrazione delle banche, per il bene del nostro Paese le banche devono essere indipendenti dalla politica e devono basare delicate scelte di credito sui progetti imprenditoriali presentati utilizzando criteri economici e non politici. Per il bene del nostro Paese Bankitalia deve essere nazionalizzata e deve tornare allo Stato, cioè ai cittadini. Questo ordine del giorno contiene semplicemente una richiesta di buon senso. Ci auguriamo che almeno in questa fase di discussione finale del provvedimento ci sia una collaborazione e un dialogo da parte di questa Camera.
      Concludo dicendo che non ritiro questo ordine del giorno e mi appello dunque ai colleghi rimasti in quest'Aula a votare questo ordine del giorno a mia firma, perché contiene una richiesta ragionevole che va nella direzione di migliorare questo decreto nell'interesse dello Stato e di tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha cercato fino a questo momento di illustrare degli ordini del giorno che avessero come finalità Pag. 113quella di migliorare il più possibile il decreto-legge in esame. Non ci è stata data, infatti, in questo Parlamento, la possibilità di un confronto costruttivo con le forze di Governo, volto a modificare le numerose criticità presenti nel decreto-legge. Il MoVimento 5 Stelle ha sostenuto a più riprese come quella contenuta nel provvedimento in oggetto fosse una materia che non avrebbe dovuto essere affrontata in un decreto-legge. Ma il nostro lavoro da parlamentari è stato per l'ennesima volta svalutato e umiliato e l'unico strumento cui possiamo appellarci adesso è quello della presentazione degli ordini del giorno, pur consapevoli dello scarso valore che questi rivestono per il Governo, come ben ci ha ricordato anche il Viceministro Fassina pochi mesi fa.
      Nonostante gli sforzi compiuti dal MoVimento 5 Stelle, le nostre proposte finalizzate ad eliminare totalmente l'IMU, tassando il gioco d'azzardo, come, tra l'altro, chiesto a gran voce dagli amministratori locali, sono state ignorate ed il Governo ha voluto nascondere i provvedimenti in materia di Banca d'Italia e la sua scandalosa riforma dietro la foglia di fico della cancellazione dell'IMU. Il MoVimento 5 Stelle ha, infatti, presentato diverse proposte di legge per abolire l'IMU sulla prima abitazione, delineando un quadro più chiaro e rimediando ai numerosi errori compiuti dal Governo in materia, come l'introduzione della cosiddetta mini-IMU. Riteniamo, infatti, che il Governo, qualora intenda eliminare un'imposta, debba farsene carico completamente, senza lasciarne in piedi una parte che continua a gravare sui cittadini. D'altra parte, le conseguenze negative derivanti per i contribuenti dal fatto che sono stati costretti a versare la mini-IMU in tempi molto ristretti sono sotto gli occhi di tutti.
      Questo decreto-legge non fa altro che confondere i contribuenti e distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica rispetto alle misure recate dal decreto-legge sul capitale della Banca d'Italia che viene sostanzialmente svenduto ad investitori privati, anche stranieri.
      In particolare gli articoli 4, 5 e 6 del decreto in esame, ai quali questo ordine del giorno fa riferimento, suscitano perplessità e domande alle quali non sono state date risposte certe e chiare da parte dal Ministro dell'economia e delle finanze. Il MoVimento 5 Stelle, dissentendo completamente dalle considerazioni circa l'impossibilità temporale di prevedere un'ulteriore lettura al Senato, ha preso atto dell'indisponibilità della maggioranza del Governo a modificare il decreto-legge. Non è certamente una responsabilità imputabile alla Camera se l'altro ramo del Parlamento ha impiegato circa per 45 giorni nell'esame di un provvedimento che riteniamo assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze del Paese. E quindi eccoci qui a proporre ordini del giorno che, come sappiamo, anche se accolti, hanno un valore molto limitato, se non praticamente nullo. Vorremmo che, una buona volta, il Governo smentisse la prassi, ormai purtroppo invalsa, secondo la quale gli impegni assunti dall'Esecutivo attraverso gli ordini del giorno non hanno, in realtà, alcun effettivo valore. Ma il MoVimento 5 Stelle ha ugualmente presentato i suoi ordini del giorno, perché ritiene che anche questo sia il ruolo dell'opposizione.
      Per quanto riguarda l'ordine del giorno a mia firma chiedo al Governo di adottare le opportune iniziative, anche legislative, affinché venga precisato che i senatori e i deputati e tutte le altre persone che dedicano la loro attività al disimpegno di carattere politico, non possono far parte dei consigli di amministrazioni delle banche.
      In Italia la commistione tra politica e finanza è cosa nota. A guidare le nostre banche troppo spesso sono chiamati non tanto i manager più preparati e capaci quanto quelli più disponibili a dire sì alle richieste del politico di turno. Bisogna infatti considerare che i criteri utilizzati da una banca per concedere un prestito sono molto delicati e un uso inappropriato di questi criteri può creare privilegi. È venuto il momento di cambiare ed è arrivato il giorno di opporsi a questi intrecci di potere, che vedono sempre e Pag. 114comunque il cittadino soccombere. Per il bene del nostro Paese i politici devono uscire dai consigli di amministrazione delle banche, per il bene del nostro Paese le banche devono essere indipendenti dalla politica e devono basare delicate scelte di credito sui progetti imprenditoriali presentati utilizzando criteri economici e non politici. Per il bene del nostro Paese Bankitalia deve essere nazionalizzata e deve tornare allo Stato, cioè ai cittadini. Questo ordine del giorno contiene semplicemente una richiesta di buon senso. Ci auguriamo che almeno in questa fase di discussione finale del provvedimento ci sia una collaborazione e un dialogo da parte di questa Camera.
      Concludo dicendo che non ritiro questo ordine del giorno e mi appello dunque ai colleghi rimasti in quest'Aula a votare questo ordine del giorno a mia firma, perché contiene una richiesta ragionevole che va nella direzione di migliorare questo decreto nell'interesse dello Stato e di tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spessotto n.  9/1941/102, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione)

      Bossa... Dall'Osso... Iannuzzi Tino...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            (Presenti e votanti  375            
            Maggioranza     188            
                Hanno votato
    117                
                Hanno votato
no     258).                

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Sorial n.  9/1941/103, formulato dal Governo.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ci troviamo oggi, signor Presidente, a dover trattare l'ennesimo decreto-legge, il n.  133 del 2013, recante disposizioni su IMU e alienazioni di (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Sento disturbi dal suo partito, signor Presidente.

      PRESIDENTE. Continui, continui, non si preoccupi.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Sento fischi dal suo partito.

      PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lasciate parlare l'onorevole Sorial. Continui.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Se i suoi colleghi mi permettono di parlare, io continuo.

      PRESIDENTE. Continui. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghi, lasciate finire il deputato Sorial...

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Hanno deciso di fare ostruzionismo con noi ed evitare la tagliola, li ringraziamo per questo (Dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico si grida: Boia !).

      PRESIDENTE. Colleghi, colleghi ! Non siete obbligati ad ascoltare, ma siete pregati di farlo parlare (I deputati del gruppo Partito Democratico escono dall'Aula – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: Aria ! Aria !). Prego, onorevole Sorial.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Io continuo, Presidente, non so se aspettare che i colleghi...

      PRESIDENTE. No, no, lei deve continuare, i colleghi sono pregati di uscire in maniera silenziosa, cosa che stanno facendo. Prego... fate silenzio, se volete uscire, uscite !

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Io aspetto che i colleghi del PD di Renzi e tutti gli altri colleghi escano così continuerò....

Pag. 115

      PRESIDENTE. Lei ha la parola, sta correndo il suo tempo. Onorevole Sorial, sta correndo il suo tempo...

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... anche gli altri colleghi... perché mi sembra che in questo Parlamento se si dicono le cose come stanno, da trent'anni a questa parte, poi in qualche modo si ricordano le malefatte di qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Continuo, Presidente.

      PRESIDENTE. Onorevole Sorial, prego.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Le urgenze, lo sappiamo tutti, sono altrove, ma questo Governo finge di non saperlo. Intanto però sfrutta questi provvedimenti come strumenti per tutelare ben determinati interessi che sono gli interessi di cui abbiamo parlato in questi mesi, sono gli interessi delle lobby a cui voi fate in qualche modo i soliti favori, sono gli interessi dei soliti capi politici che si intascano milioni di rimborsi elettorali e sono gli interessi di quelli che oggi, condannati entrambi, vogliono dare una legge elettorale a questi cittadini, ma naturalmente non capiscono che i cittadini si sono stufati dei condannati e si sono stufati di chi ci ha portato in questa condizione.
      Per questo motivo l'ordine del giorno di oggi, Presidente, sul decreto-legge per l'appunto citato, vuole sottolineare una situazione paradossale, ossia la situazione del fatto che i partiti vanno in televisione e raccontano di voler risparmiare miliardi di euro per i cittadini, vogliono risparmiare milioni di euro per varie azioni nei confronti dei cittadini e poi si perdono in un bicchiere d'acqua, creando questo decreto-legge fatto ad hoc per regalare svariati miliardi alle banche, alle banche private e alle assicurazioni. Probabilmente continueranno a fare decreti-legge anche per regalare soldi a quei famosi lobbisti, a quei famosi capi partito come quelli de L'espresso, come De Benedetti, come quelli della Sorgenia e come tutti gli altri lobbisti che purtroppo voi avete fatto entrare in questo Parlamento e che noi sistematicamente cacciamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Per questo motivo, Presidente, l'ordine del giorno è chiaro, lo si può leggere, e chiedo di metterlo in votazione.

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sorial. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ambrosio. Su cosa, onorevole D'Ambrosio ?

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, chiedo immediatamente la verifica del numero legale in Aula.

      PRESIDENTE. Non esiste questa possibilità, adesso noi votiamo. La verifica si fa attraverso la votazione, onorevole D'Ambrosio, siamo in fase di votazione (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sorial n.  9/1941/103, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiuda ! Non siamo a inizio seduta !

      PRESIDENTE. No, no, non siamo a inizio seduta, è chiaro...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti  296            
            Maggioranza     149            
                Hanno votato
      99                
                Hanno votato
no     197                
      Sono in missione 83 deputati).

      (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole Pag. 116e i deputati Scalfarotto, Carlo Galli e Antezza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Segoni n.  9/1941/104. Aveva chiesto di parlare l'onorevole Segoni, che però non è presente in Aula. Colleghi, colleghi, per favore ! Colleghi, abbiamo ancora almeno due ore di voti da fare. Per cui...
      Vi prego di calmare i bollenti spiriti. Colleghi !
      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Segoni n.  9/1941/104.
      Nessuno chiede di intervenire ? Ha esaurito il suo tempo, onorevole Sorial... Ha un minuto. Ha un minuto: se vuole parlare sull'ordine del giorno... Su cosa... Su cosa intende parlare ? Sull'ordine del giorno Segoni n.  9/1941/104. Sta bene: ha un minuto e trenta secondi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, vorrei ricordare quello che ho già detto prima: ossia che probabilmente l'uscita dall'Aula dei deputati renziani, piddini e tutti gli altri dimostra che hanno dei problemi quando noi dichiariamo la verità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Onorevole Sorial ! Onorevole Sorial !

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Presidente, mi stanno interrompendo.

      PRESIDENTE. Parli dell'ordine del giorno Segoni n.  9/1941/104, però, lei.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Io parlerò anche dell'ordine del giorno Segoni n.  9/1941/104, Presidente.

      PRESIDENTE. Ci provi, almeno !

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ho tutto il diritto di esprimere il mio pensiero, se lei mi lascia finire !

      PRESIDENTE. Deve esprimersi sull'ordine del giorno Segoni n.  9/1941/104. Ha la parola su quello !

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Se lei mi censura è l'ennesima ghigliottina, come la chiamate voi, perché voi avete coniato questi termini, ed è l'ennesima tagliola e l'ennesima censura anche della Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
      L'ordine del giorno... Noto con piacere che hanno deciso di rimanere in Aula ad ascoltare le mie parole, e io quindi parlerò tranquillamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Onorevole Sorial, sta esaurendo il suo tempo.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Senza «onorevole», Presidente: va benissimo «deputato Sorial».

      PRESIDENTE. Deputato Sorial, sta esaurendo il suo tempo.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Il deputato Sorial, che non è nessuno, vi spiega che 7,5 miliardi di euro regalati alle banche, signori miei, è una vergogna ! È una vergogna che in dieci mesi non avete fatto niente, non si sono visti provvedimenti che avessero questa capienza; eppure voi in un attimo decidete di fare decreti perché servono a voi, servono a garantirvi le vostre poltrone, servono a garantirvi l'ipocrisia in cui vivete tutti i giorni andando in televisione, raccontando frottole ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      L'ordine del giorno...

      PRESIDENTE. Grazie, deputato Sorial, ha esaurito il suo tempo.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Segoni n.  9/1941/104, con il parere contrario del Governo.Pag. 117
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Colletti, Dall'Osso, Giordano...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     380            
            Maggioranza     191            
                Hanno votato
      97                
                Hanno votato
no     283).                

      DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Su cosa ?

      DANILO TONINELLI. Signor Presidente, per richiamo al Regolamento, articoli 46 e 47.
      Poco fa il mio collega D'Ambrosio ha richiamato questo articolo per la verifica del numero legale di quest'Aula, che prevede evidentemente la presenza della maggioranza dei suoi componenti perché ci sia un voto valido. Ovviamente il collega D'Ambrosio in quel momento rappresentava i 20 deputati necessari, in quanto in quest'Aula c'erano ben più di 20 deputati del gruppo di cui lui appartiene, ovverosia del MoVimento 5 Stelle. Lei, Presidente, non ha tenuto in considerazione una richiesta formale, che rispettava il Regolamento, e richiedeva semplicemente, tramite un appello, di verificare il numero legale. Ha permesso la votazione, ha permesso ai membri del PD, che in quel momento erano usciti, di rientrare, ovviamente disattendendo quella che è una norma regolamentare. Le chiederei una spiegazione in merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Onorevole Toninelli, nel momento in cui si procede ad una votazione c’è automaticamente la verifica del numero legale. Poiché avevo messo in votazione l'ordine del giorno in questione, è automatico ed è un'economia procedurale che si è sempre adottata nel caso in cui si sia in votazione.
      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Sarti n.  9/1941/105.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

      CARLA RUOCCO. Noi, con i nostri ordini del giorno, stiamo cercando di preservare l'autonomia e l'indipendenza della nostra Banca Centrale. Per noi questo è un argomento fondamentale. Io capisco che a voi dell'Italia non interessa proprio nulla; non è stato difficile capirlo dal primo momento che sono entrata qui dentro. Veramente già da quando ero fuori la situazione era ben chiara. Ma vedervi qua dentro, come operate, con assoluto egoismo, senza avere una minima pietà per le generazioni future mi atterrisce. Io avevo preparato un discorso, ma quello che vedo va sempre al di là anche dei discorsi preparati.
      Ringrazio i miei colleghi, invece, i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché in questi giorni noi stiamo facendo una battaglia e io spero che arrivi a 60 milioni di italiani questa battaglia, nel cuore di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Arriveremo nel cuore e nelle coscienze di tutti, io ne sono sicura, sicurissima perché la ragione è dalla nostra parte. Perché non esiste Stato civile al mondo che rinunci così facilmente alla propria Banca Centrale. Non esiste, non esiste uno Stato civile al mondo dove un Parlamento si comporti in questo modo, regali con una facilità, con un decreto-legge «vergogna» 7 miliardi e mezzo col decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ma l'avete letto l'articolo 77 della Costituzione ? Lo conoscete ? Qualcuno lo conosce qui dentro, a parte i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle, l'articolo 77 ?
      L'articolo 77 parla di necessità ed urgenza, in un Paese dove le necessità e le urgenze sono all'ordine del minuto-secondo. La vostra necessità è regalare 7 miliardi e mezzo alle banche e non è vero che la questione riguarda l'IMU. L'IMU è Pag. 118un discorso a parte, noi non vogliamo che gli italiani paghino né l'IMU, né la mini-IMU, né la TASI né null'altro. Noi vogliamo che gli italiani si liberino di voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      È per questo motivo che io ringrazio uno ad uno i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle: Donatella Agostinelli, Ferdinando Alberti, Massimo Artini (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Marco Baldassarre (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Sebastiano Barbanti (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Tatiana Basilio (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Sergio Battelli (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Eleonora Bechis (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Silvia Benedetti (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Paolo Bernini (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Massimiliano Bernini (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Nicola Bianchi (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)... Alfonso Bonafede (Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: «Olè»)...

      PRESIDENTE. Colleghi, possiamo evitare questa «ola» da stadio ? A lei chiederei di stare all'ordine del giorno ... Onorevole Ruocco, non so se aveva finito, ma le chiederei di stare all'ordine del giorno il più possibile !

      CARLA RUOCCO. No, no, l'elenco fortunatamente è lungo e nella prossima legislatura sarà ancora più lungo (Applausi polemici e commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ruocco. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarti n.  9/1941/105, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Silvia Giordano, Marzana, Fossati...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     385            
            Maggioranza     193            
                Hanno votato
    108                
                Hanno votato
no     277).                

      (La deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, l'articolo che intendo richiamare è l'articolo 8 e cioè la sua funzione in questa Aula: Il Presidente rappresenta la Camera. Assicura il buon andamento dei lavori, facendo osservare il Regolamento, e dell'amministrazione interna. Sovrintende a tal fine alle funzioni attribuite ai Questori e ai Segretari. In applicazione delle norme del Regolamento, il Presidente dà la parola, dirige e modera la discussione, mantiene l'ordine, pone le questioni, stabilisce l'ordine delle votazioni, chiarisce il significato del voto e ne annunzia il risultato.
      Alla luce di quanto prescritto dal Regolamento, Presidente, io ho almeno tre appunti da farle.
      Il primo, durante l'intervento del mio collega Giorgio Sorial la Presidenza ha detto che il mio collega aveva un minuto, mentre il mio collega aveva un minuto e trenta, e lei ha riconosciuto evidentemente che quello che aveva dichiarato non corrispondeva al vero. Ancora, ha permesso a quest'Aula, sempre contravvenendo a quanto da lei dichiarato, di prolungare il tempo della votazione perché alcuni deputati si erano allontanati dall'Aula. Ancora, terzo e ultimo, ha permesso che Pag. 119quest'Aula diventasse uno stadio, non in qualche modo sanzionando o richiamando all'ordine il suo partito politico, in questo modo manifestando la completa parzialità della Presidenza durante questa seduta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Lorenzis, ci rifletterò. Passiamo all'ordine del giorno Ruocco n.  9/1941/106. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

      PAOLO BERNINI. Signor Presidente, in merito all'ordine del giorno, questo ordine del giorno impegna il Governo ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative legislative, affinché sia precisato che nell'esercizio delle proprie funzioni, la Banca d'Italia e i componenti dei suoi organi operino con autonomia e indipendenza nel rispetto del principio di trasparenza, e non possano sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati.
      Quindi, non vorremmo rivedere i crack Parmalat, Cirio, e altri crack finanziari che sono stati portati avanti anche da membri della Banca d'Italia.

      PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruocco n.  9/1941/106, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bellanova, Colletti, Lavagno, Allasia...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     383            
            Maggioranza     192            
                Hanno votato
      96                
                Hanno votato
no     287).                

      (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Rizzetto n.  9/1941/107. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

      WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, questo ordine del giorno a mia prima firma va nella direzione e va fatta comunque una premessa prima di inoltrare l'impegno, ovvero gli articoli 4 e 5 del provvedimento stesso, e quindi in titolo, ridefiniscono la governance della Banca d'Italia, modificando il quadro normativo – come c’è scritto nell'ordine del giorno – concernente il capitale della Banca d'Italia nonché le disposizioni relative alla sua organizzazione. Questa è una cosa non condivisibile, a nostro avviso, cioè lo strumento del decreto-legge su una così questione delicata e strategica, avrebbe dovuto essere comunque oggetto di ampio e approfondito dibattito nelle sedi più consone, quali la sede parlamentare.
      Quindi con l'ordine del giorno, per spiegarlo e affinché tutti cerchino di capire la bontà dello stesso per poi porvi un voto positivo, cerchiamo di impegnare il Governo ad adottare – vado a recitare – per quanto di competenza, le iniziative, anche regolamentari ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n.  400, previo chiaramente parere delle competenti Commissioni parlamentari per ridefinire l'assetto proprietario della stessa Banca d'Italia, e disciplinare le modalità di trasferimento, entro tre anni, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.
      Che cosa significa ? Come già detto, la legge n.  262 del 2005 proponeva una sorta di protocollo, una sorta di intesa da dover applicare alla stessa e quindi anche per la Banca d'Italia stessa entro tre anni, quindi entro il 2008 a tutti gli effetti doveva essere portato avanti e portato a casa questo tipo di protocollo. Questo non è accaduto, lasciando di fatto i soldi degli italiani, i soldi pubblici in mano alla Pag. 120Banca d'Italia i cui soci, rispetto ai fondi, sono le banche private. Quindi per l'ennesima volta ci troviamo a cavallo tra pubblico e privato, ovvero i soldi dei contribuenti e di coloro che ci hanno messo dei denari all'interno di Banca d'Italia o quanto meno nei fondi, come ho detto, sono gestiti da enti terzi alla stessa Banca d'Italia, perché se i principali azionisti di tutto questo sono le banche private, è vero che loro possono disporre, più o meno insomma, possono fare quello che vogliono rispetto ai propri denari.
      Quindi, il Movimento 5 Stelle si oppone a questo modus operandi, si oppone al fatto che i soldi siano gestiti dalle banche private. La Banca d'Italia – lo diciamo tutti – dovrebbe essere una banca nazionale, dovrebbe continuare a essere chiaramente una banca nazionale, dovrebbe essere una banca pubblica. Tra l'altro, una cosa interessante è che la Banca d'Italia riconosce un dividendo del 6 per cento rispetto alle banche stesse. Quindi, andiamo a dirlo ai cittadini, andiamo a dirlo ai correntisti che hanno magari un piccolo conto corrente e su questo conto corrente prendono lo 0,5 per cento, l'uno per cento tra l'altro lordo. La Banca d'Italia invece dà il 6 per cento di interesse free risk, nel senso che non ci sono rischi su questo tasso di interesse. Bene: evidentemente noi non siamo d'accordò con quanto è stato fatto e con quanto molto probabilmente si farà.
      Ricordiamo – lo hanno già ricordato dei miei colleghi – si vuole passare da 156 mila euro a 7 miliardi e mezzo, facendo leva sulla conseguente imposta dovuta, ridotta nella misura del 12 per cento come incentivo alla bontà dell'operazione e alla necessità impellente del Governo di battere cassa, insomma, una valutazione ferma a 78 anni fa. Ripeto: andiamo a dire – e chi avallerà questo passaggio dovrà andare a riferire ai contribuenti, ai correntisti, alle aziende, alle aziende che chiudono e alle aziende che non ce la fanno dovrà andare a dire – che noi andiamo a svendere Banca d'Italia per 7 miliardi e mezzo. Se questa è la sintesi rispetto al lavoro parlamentare, invito il Governo, invito l'Esecutivo a farsi un bell'esame di coscienza e, visto che state vivendo in seno a questo provvedimento una fase drammatica della vostra esistenza e sopravvivenza politica, a questo punto, il Primo Ministro Letta prenda coraggio, vada da Napolitano e, una volta per tutte, rassegni le dimissioni perché questo non è più un Esecutivo che dà ossigeno al Paese – non lo è mai stato tra l'altro – e davvero non è più un Esecutivo che può dare delle garanzie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Testo sostituito con l'errata corrige del 30 GENNAIO 2014       PRESIDENTE. La ringrazio.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n.  9/1941/107, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).
      PRESIDENTE. La ringrazio.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n.  9/1941/107, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 30 GENNAIO 2014       Matteo Bragantini, Lavagno, Dall'Osso, Colonnese, Rotondi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
            (Presenti     392            
            Votanti     391            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     196            
                Hanno votato
      83                
                Hanno votato
no     308).                

      (La deputata Piccioni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
      Matteo Bragantini, Lavagno, Dall'Osso, Colonnese, Rotondi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     392            
            Votanti     391            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     196            
                Hanno votato
      83                
                Hanno votato
no     308).                

      (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Testo sostituito con l'errata corrige del 30 GENNAIO 2014       Passiamo all'ordine del giorno Nesci n.  9/1941/108, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nesci. Ne ha facoltà.
      Passiamo all'ordine del giorno Nesci n.  9/1941/108, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

      DALILA NESCI. Signor Presidente, non riesco a non manifestare il mio imbarazzo per la situazione di prima e spero che, prima o poi, la Presidenza prenda anche Pag. 121dei provvedimenti visto che ogni volta che c’è un po’ di nervosismo in Aula, dagli scranni del Partito Democratico arrivano sempre minacce ai miei colleghi. Quindi, spero che si prenderanno provvedimenti anche in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Soprattutto, siccome poco fa per chiudere la votazione lei, Presidente, ha aspettato che rientrassero uno ad uno i deputati del Partito Democratico che si erano allontanati dall'Aula, spero...

      PRESIDENTE. Onorevole Nesci, poi andremo a vedere i tabulati e vedrà che non è così. Resti all'ordine del giorno.

      DALILA NESCI. Deduco comunque che farà lo stesso quando succederà la stessa cosa ai deputati del Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Resti all'ordine del giorno !

      DALILA NESCI. Tornando al merito dell'ordine del giorno, non comprendo la contrarietà del Governo, proprio perché l'impegno era quello di adottare un provvedimento finalizzato a differire semplicemente di un lasso di tempo congruo i termini dei pagamenti delle imposte recentemente modificate. Quindi, era semplicemente chiedere al Governo di impegnarsi a prevedere delle scadenze più ragionevoli. D'altronde, i nostri ordini del giorno sono tutti quanti di buon senso, come per esempio obbligare il Governo affinché garantisca la massima trasparenza sulle operazioni riguardanti la Banca d'Italia, la piena concertazione sul punto degli organi di competenza e soprattutto l'adozione di una scelta razionale in materia di IMU, dettata dal buon senso.
      Per quanto riguarda le vicende di Banca d'Italia, l'impressione è che il Governo, con lo strumento del decreto-legge, usato in modo improprio anche questa volta, stia letteralmente tentando di rassicurare il profitto dei vertici bancari, peraltro blindando, forse per sempre, l'attuale sistema di vigilanza.
      Ancora una volta ci troviamo a dover approntare una difesa, una resistenza in sede parlamentare utilizzando lo strumento dell'ordine del giorno per spingere il Governo a cambiare direzione. Per quanto concerne l'IMU abbiamo osservato da principio che la sbandierata abolizione era soltanto una trovata mediatica infondata, lanciata per calmare le acque in un momento di forte crisi della parte vitale del Paese. Abbiamo tentato di agire dunque utilizzando gli spazi che ci sono consentiti, quelli del Regolamento della Camera, fin quando esisterà. Infatti, noi non siamo in maggioranza e le nostre proposte, come per esempio il reddito minimo di cittadinanza, sono sempre accantonate, ostacolate o ridicolizzate da un regime, un regime di complicità tra poteri ubicati anche fuori da questi palazzi. Lo abbiamo denunciato più volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Allora abbiamo pensato naturalmente che l'IMU non può essere modificata come è avvenuto, cioè con una confusione incredibile. I cittadini devono avere regole certe e voi – mi riferisco al Governo e alla sua maggioranza cangiante – state sottovalutando questo aspetto fondamentale, cioè state sottovalutando la necessità della certezza del diritto. Per esempio, lo avete fatto in altra forma con gli esodati, senza curarvi delle conseguenze, della confusione, della rabbia e della sfiducia che avete prodotto. Così con l'IMU, che è una tassa ingiusta e disumana, non siete stati affatto chiari. Prima avete illuso il popolo italiano con l'abolizione, poi ne avete cambiato ogni volta le modalità facendo in modo che i cittadini aspettassero con ansia estrema di sapere se, quanto e come pagarla. Le varie norme, il rinvio al ruolo dei comuni e le sovrapposizioni avvenute hanno generato ulteriore inquietudine e profonda confusione.Pag. 122
      È opportuno adesso, come abbiamo suggerito nei nostri ordini del giorno, che si ponga rimedio, innanzitutto rinviando l'imposta per un tempo idoneo, che si dia respiro agli italiani per evitare le corse agli sportelli bancari.
      A proposito di questo, appare inopportuna tutta la vostra operazione sulla rivalutazione delle quote di Banca d'Italia, una rivalutazione che gioverà per l'ennesima volta alle banche private, una rivalutazione di cui i cittadini non conoscono le ragioni e i dettagli, non ne comprendono il significato e soprattutto l'urgenza, l'urgenza di sconvolgere a tutti i costi il calendario della Camera e in tutta fretta approvare questo decreto. Ovviamente, il mio voto sugli ordini del giorno che abbiamo presentato, non può che essere di sostegno a tutti quelli del mio gruppo...

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Nesci.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nesci n.  9/1941/108, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dambruoso... Onorevole Galperti, poteva scegliere un posto più lontano ? Forza.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Ah no, non ha votato, porca miseria, scusi, questa volta mi sono veramente sbagliata.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     379            
            Votanti     360            
            Astenuti       19            
            Maggioranza     181            
                Hanno votato
      97                
                Hanno votato
no     263).                

      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Pesco n.  9/1941/109.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

      DANIELE PESCO. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli ordini del giorno per dire che questo decreto-legge, il n.  133 del 2013, è un decreto che andrebbe chiamato...

      PRESIDENTE. È in dichiarazione di voto sul suo ordine del giorno n.  9/1941/109.

      DANIELE PESCO. Ho anche l'opportunità di intervenire sul complesso degli ordini del giorno.

      PRESIDENTE. No, questa è solo la fase delle dichiarazioni di voto su ogni singolo ordine del giorno. Prego.

      DANIELE PESCO. Va bene. Questo decreto andrebbe chiamato «decreto vergogna», in quanto rappresenta una vera e propria rapina ai danni delle casse delle riserve della Banca d'Italia. La rapina viene perpetrata non da gente incappucciata, non da gente con una calza in testa bensì da persone vestite da deputati che stanno in quest'Aula perché sono complici, perché non si oppongono alla conversione in legge di questo decreto e questo è veramente vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Ma come si attua questa rapina ? Si attua con delle modifiche allo statuto della Banca d'Italia, delle modifiche contenute in questo decreto. La modifica principale è quella riferita al capitale sociale, il quale viene rivalutato a 7,5 miliardi di euro. Questa modifica viene fatta grazie a una stima eseguita da tre persone. In pratica, voi vi state fidando di una stima fatta da tre persone. State spostando 7,5 miliardi di euro dalle riserve della Banca d'Italia, fidandovi di una stima fatta solo da tre persone e senza nessun altra garanzia. Sempre in Commissione finanze non avete compiuto nessun approfondimento per vedere se questa stima era corretta o no e questa è una vostra responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento Pag. 1235 Stelle). Avete permesso che in Commissione finanze venisse solo il Ministro dell'economia e delle finanze, il quale non conosceva neanche tutto il decreto. Molte misure contenute nel decreto non erano conosciute dallo stesso Ministro e questa è una cosa scandalosa.
      Ma, come si attua questa vera e propria rapina ? Si attua, appunto, con i 7,5 miliardi in quanto le banche, proprietarie del capitale sociale della Banca d'Italia, otterranno tre tipi di benefici. Il primo è rappresentato dal fatto che sui loro bilanci troveranno delle cifre gonfiate rispetto alle attuali, per quanto riguarda la voce riferita a quote della Banca d'Italia (e questo è il primo vantaggio). Il secondo è proprio rappresentato dal fatto che sempre nello statuto, che è stato modificato, vi è scritto che la Banca d'Italia dovrà acquistare, nel periodo transitorio di 36 mesi, le quote, le stesse quote che adesso varranno molto di più. Quindi, in pratica 7,5 miliardi vengono trasferiti dalle riserve della Banca d'Italia al capitale sociale, ma altri 7 miliardi circa verranno utilizzati per pagare gli attuali azionisti della Banca d'Italia. In pratica, dalle riserve della Banca d'Italia verranno sottratti circa 14 miliardi, se non di più, e guarda caso è quasi lo stesso valore delle attuali riserve ordinarie e straordinarie della Banca d'Italia. Per fortuna c’è ancora l'oro, ma sappiamo che a breve metterete le mani anche su quello. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Ma l'avidità delle banche e l'avidità dei deputati che non si oppongono a questo decreto non è ancora appagata. C’è molto di più nelle modifiche dello statuto della Banca d'Italia, in quanto è scritto che gli utili saranno pari al 6 per cento del capitale sociale. Ma se il capitale sociale vale 7,5 miliardi, vuol dire che gli utili saranno di quasi 450 milioni, gli utili massimi che otterranno, contro gli attuali 40 milioni. Ma, sapete cosa vuol dire questo ? Vuol dire che nelle casse dello Stato, dell'erario, entreranno in meno circa 400 milioni rispetto ad adesso. Sono 400 milioni in meno che non potranno essere utilizzati per le scuole, per le strade, per gli asili. Questa è una vera e propria vergogna. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Ma non siete ancora paghi e neanche le banche sono paghe, perché queste modifiche le hanno scritte loro, lo sappiamo benissimo. Non siete ancora paghi perché viene fatto un altro favore alle banche perché la rivalutazione delle quote sociali della Banca d'Italia, la plusvalenza che generate nei bilanci delle varie banche non viene tassata al 20 per cento, come qualsiasi altra plusvalenza, ma viene tassata al 12 per cento, grazie a quello che avete inserito nella legge di stabilità di quest'anno. Al 12 per cento, e questo è il terzo favore che avete fatto.
      In pratica, signori, siete la prova che voi non siete capaci ad amministrare delle banche. Lo state facendo con la Banca d'Italia, che è la banca di tutti i cittadini, e lo avete già fatto con la banca Monte dei Paschi di Siena, là dove il principale azionista è una fondazione e in questa fondazione le principali cariche sono scelte dai partiti che hanno governato la provincia di Siena e il comune di Siena. Quindi, vuol dire che il principale azionista, che ha deciso le scelte della banca, è stato scelto da voi. È stato scelto da voi e sappiamo benissimo il danno che è stato creato. Non ho null'altro da aggiungere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n.  9/1941/109, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lavagno, Gigli, Dall'Osso, Colonnese, L'Abbate, Bosco...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 124
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     392            
            Votanti     391            
            Astenuti  1            
            Maggioranza     196            
                Hanno votato
    117                
                Hanno votato
no     274).                

      Avverto che l'ordine del giorno Pinna n.  9/1941/110 è stato ritirato dalla presentatrice.
      Onorevole Prodani, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n.  9/1941/111, sul quale vi è il parere favorevole del Governo ?

      ARIS PRODANI. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.

      PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

      ARIS PRODANI. Signor Presidente, questo ordine del giorno a mia firma fa riferimento all'articolo 4 del provvedimento in esame, che, insieme ad altre disposizioni, ridisegna la governance e il regime delle partecipazioni al capitale della Banca d'Italia.
      Quest'istituto di diritto pubblico – a volte lo si dimentica, e quindi è il caso di ribadirlo – è Banca centrale della Repubblica italiana ed ente preposto alla vigilanza bancaria nell'ambito del sistema di vigilanza unico in vigore. Nello specifico, la norma in questione, ampiamente modificata durante il passaggio al Senato, prevede la rivalutazione delle quote tramite l'aumento del capitale, fino all'importo di 7 miliardi di euro, ricorrendo all'utilizzo di riserve statutarie dell'istituto.
      A seguito dell'aumento previsto, il capitale è rappresentato da quote nominative di partecipazione di nuova emissione, pari a 25 mila euro ciascuna, che possono appartenere solo a banche, imprese di assicurazione, fondazioni bancarie, fondi pensione, enti ed istituti di previdenza ed assicurazione che abbiano sede e amministrazione in Italia. La partecipazione diretta o indiretta al capitale, per la quale era precedentemente fissata la soglia del 5 per cento, è stata ragionevolmente ridotta al 3 per cento.
      Il possesso delle quote, inoltre, dà diritto a lauti dividendi annuali sugli utili netti, che possono arrivare fino al 6 per cento: un rendimento di tutto rispetto, che avrebbe potuto essere a vantaggio della collettività, se la vendita fosse stata indirizzata in favore degli enti pubblici. È paradossale che il denaro relativo all'aumento del capitale sarà reso disponibile dalle riserve statutarie accantonate da Bankitalia, riferite all'esercizio della funzione pubblica della gestione monetaria.
      Sarebbe stato il caso di rivolgersi agli azionisti, invece di adottare una disposizione a tutto vantaggio delle banche private: l'Esecutivo ha ormai deciso di trasformare la Banca d'Italia, il nostro istituto finanziario centrale – ricordiamolo sempre –, in una società ad azionariato diffuso in cui il controllore si confonde sempre di più con il controllato.
      Non bisogna dimenticare, infatti, che in precedenza le quote della Banca d'Italia erano detenute da numerose casse di risparmio pubbliche, circostanza che non si prestava a nessuna criticità giuridica o a valutazioni di opportunità, visto che era del tutto naturale avere come soci le banche pubbliche. A partire dagli anni Novanta, invece, a seguito di privatizzazioni e fusioni, le quote delle banche pubbliche sono passate gradualmente in mano ad organi privati, al punto che oggi l'Italia è uno dei Paesi con il più alto tasso di istituti di credito privati.
      È in questo quadro che si inserisce il comma 6-bis dell'articolo 4, introdotto durante il passaggio al Senato, che prevede l'obbligo dell'istituto di riferire annualmente alle Camere sulle operazioni di partecipazione al proprio capitale. Con il mio ordine del giorno ho proposto di estendere quest'obbligo di trasparenza, fondamentale in un Paese civile e democratico, impegnando il Governo ad acquisire e a pubblicare sul proprio sito Internet l'intera documentazione trasmessa al Parlamento in merito alle operazioni di Pag. 125partecipazione al capitale di Bankitalia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prodani n.  9/1941/111, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malisani, Rizzetto, Dambruoso, Turco...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti  372            
            Maggioranza     187            
                Hanno votato
    336                
                Hanno votato
no       36).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'ordine del giorno Massimiliano Bernini n.  9/1941/112.
      Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, chiedo comunque che il mio ordine del giorno venga messo in votazione e chiedo poi di parlare per dichiarazione di voto.

      PRESIDENTE. No, prima deve parlare per dichiarazione di voto e poi la facciamo votare.

      MASSIMILIANO BERNINI. Prima faccio la dichiarazione di voto e poi lo mettiamo in votazione. Va bene, d'accordo.

      PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno il Governo ha espresso parere contrario.

      MASSIMILIANO BERNINI. Sì, ne sono consapevole. Con l'ordine del giorno a mia firma, Presidente, chiedevo al Governo di adottare ogni provvedimento normativo affinché, nella cessione degli immobili pubblici viziati da irregolarità edilizie o urbanistiche, il responsabile di queste irregolarità, diciamo, il responsabile, motivi le ragioni per le quali non abbia provveduto a mantenere nel migliore dei modi queste strutture che, fino a prova contraria, sono di proprietà del popolo italiano. Il principio di questo ordine del giorno è quello di responsabilizzare i dirigenti pubblici e di sanzionare tutti coloro che hanno condotto i beni che gli sono stati affidati in modo a dir poco superficiale o con imperizia.
      Con il mio ordine del giorno chiedo inoltre che, nel caso questo bene venga ceduto, l'acquirente si impegni al ripristino dello stato dei luoghi, secondo le vigenti prescrizioni urbanistiche ed edilizie, stabilendo un termine dei lavori che sia possibilmente congruo. Questo, perché gli immobili pubblici, benché vengano venduti o meglio svenduti, come è accaduto frequentemente in questi anni, continuano ad assolvere una funzione pubblica, visto che diventano sedi di uffici o enti che offrono servizi per i cittadini.
      Tra le principali irregolarità edilizie e urbanistiche riscontrabili, ricordo la mancanza delle condizioni di igiene e salubrità delle strutture, l'assenza delle condizioni minime di risparmio energetico, termico ed elettrico, l'inadeguato dimensionamento delle strutture sulla base dell'affollamento previsto, la mutazione delle destinazioni d'uso senza autorizzazione, la mancanza di parcheggi, di fognature, di illuminazione pubblica, la presenza di barriere architettoniche e così via.
      Ovviamente, noi del MoVimento 5 Stelle siamo assolutamente contrari alla cessione del patrimonio pubblico ai privati per ripianare un debito che nessuno di noi ha sottoscritto, visto che questa vendita poi, negli ultimi anni, ha assunto letteralmente le dimensioni di un regalo, un regalo di 7,5 miliardi di euro che stiamo facendo oggi alle lobby dei banchieri e delle fondazioni con la svendita della nostra banca nazionale.Pag. 126
      Stiamo perdendo, colleghi, colpo su colpo, tutta la nostra sovranità, partendo da quella monetaria fino ad arrivare a quella alimentare, rendendo la nostra nazione – e i suoi cittadini – schiava e succube delle decisioni che vengono prese altrove, magari nelle sedi della finanza internazionale, che per sua natura non ha a cuore i destini e il progresso sociale dell'umanità.
      Insomma, Presidente, si continuano a fare regalie al 10 per cento della popolazione che secondo i dati ISTAT di questa mattina detiene il 46,6 per cento della ricchezza nazionale, spogliando e impoverendo il restante 90 per cento.
      Noi del MoVimento 5 Stelle stiamo qui per questo, per cercare di rappresentare questa moltitudine che incontriamo quotidianamente per strada e che ci chiede di non svendere i beni della collettività guadagnati a colpi di dure battaglie.
      Per tutte queste ragioni, Presidente, mi rimetto la volontà dell'Aula e chiedo la votazione del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n.  9/1941/112, con il parere contrario Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Colonnese...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            (Presenti     372            
            Votanti     369            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     185            
                Hanno votato
      98                
                Hanno votato
no     271).                

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
      Passiamo all'ordine del giorno Brugnerotto n.  9/1941/113, non accettato dal Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.

      MARCO BRUGNEROTTO. La richiesta che rivolgo al Governo, mediante la presentazione del mio ordine del giorno, nasce dalla constatazione e dalle notizie che sporadicamente emergono in relazione alla cattiva gestione dell'immenso patrimonio immobiliare pubblico. Di tanto in tanto riemerge nel nostro Paese la vecchia storia delle locazioni passive, ovvero dei contratti di affitto che lo Stato centrale stipula per poter avere a disposizione immobili nei quali svolgere le proprie attività istituzionali. Parliamo di questure, Ministeri, prefetture, uffici territoriali, caserme delle forze dell'ordine, Agenzie delle entrate, sedi decentrate sul territorio dei vari Ministeri.
      Mentre, da un lato, vengono certificati migliaia di beni statali lasciati all'abbandono e al degrado, dalle strutture penitenziarie a quelle scolastiche, dalle caserme agli uffici, dai tribunali costruiti nel deserto ai palazzi locali del potere, dall'altro, invece che riconvertire queste strutture ad un uso appropriato, si preferisce pagare miliardi di euro in affitti.
      I vari e saltuari tentativi di effettuare il censimento dei contratti per programmare le spese, sono rimasti inattuati, senza ricevere neanche risposte dalle amministrazioni statali interessate. Si sa solo che le cifre generali fanno rabbrividire: circa 6.500 (6.428, per la precisione) sono i contratti di locazione in tutta Italia, per una spesa di oltre 10 miliardi di euro. Si pensi a quanti sacrifici in meno si potrebbero chiedere ai cittadini italiani e alle imprese: minori tasse e minori prelievi su pensioni e stipendi.
      Oltre a una cattiva gestione, ci sono poi pure gli sprechi: abitazioni assegnate decenni fa e ancora utilizzate da amici, amici di amici e parenti dell'avente diritto, non si sa a che titolo, uffici di centinaia di metri quadrati utilizzati per pochi impiegati. Altro che ottica di contenimento della Pag. 127spesa pubblica ! Altro che appelli di Ministri di turno per avere notizie !
      Riuscire ad effettuare un censimento, che porti ad una razionalizzazione e ad un pieno ed efficiente utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico, potrebbe contribuire ad eliminare tante incongruenze. Riusciamo a smobilitare le caserme delle Forze armate, salvo poi pagare milioni di affitto per una questura o una caserma di polizia o una caserma di carabinieri, tanto per segnalarne una. Il bello è che lo Stato è pure in arretrato nel pagamento degli affitti anche di anni, così si pagano pure gli interessi e la morosità. Manca qualsiasi organismo di controllo, ma soprattutto la volontà politica per ordinare le verifiche. In fondo non gliene frega nulla a nessuno da decenni, tanto sono soldi pubblici ! Certe volte per riammodernare una struttura di proprietà basterebbe una cifra pari a tre anni – solo tre anni – dell'affitto che si paga per altri locali. Ma fare un minimo ragionamento, un ragionamento facile nella burocrazia Italia è ormai cosa preclusa.
      Ecco alcuni dati dell'Agenzia del demanio sui contratti di affitto divisi per regione, quindi quanti contratti regione per regione: Lazio 686 contratti, pari a 4,1 miliardi di euro; Lombardia 666 contratti, pari a 877 milioni di euro; Campania 465 contratti, per 608 milioni di euro; Toscana 442 contratti, per 509 milioni di euro; Sicilia 539 contratti, per 496 milioni di euro; Veneto 436 contratti, per 468 milioni di euro e via così. Saranno prezzi giusti le cifre che si pagano ? Sono prezzi adeguati ? Chi lo saprà mai ! Qualcuno lo avrà certamente firmato il contratto, questo è l'unico dato certo. Che a livello centrale poi qualcuno lo abbia rapportato alle quotazioni di mercato, gli italiani hanno buone ragioni per dubitarne – validissime ragioni per dubitarne – visto che nessuno risponde persino alle richieste di censimento dell'Agenzia centrale del demanio. Intanto mentre avviene tutto ciò si chiedono ai soliti noti, ai cittadini italiani, i soliti pesanti sacrifici !

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugnerotto n.  9/1941/113, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione ? Grassi ? Marazziti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            (Presenti e votanti  357            
            Maggioranza     179            
                Hanno votato
    109                
                Hanno votato
no     248).                

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (I deputati Argentin, Rampi e Cimbro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Di Benedetto n.  9/1941/114.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà.

      CHIARA DI BENEDETTO. Signora Presidente, per la dichiarazione di voto volevo riprendere e rifarmi all'intervento che ho fatto ieri nell'illustrazione dell'ordine del giorno. Prima che lei mi togliesse la parola, stavo appunto spiegando cos'erano le riserve, ovvero il tesoretto della Banca d'Italia. Le riserve ammontano a circa 23 miliardi di euro e derivano dall'accantonamento di una quota, ovvero il 40 per cento, degli utili derivanti dall'attività di emissione della moneta. Questo tesoretto, così come l'ho definito ieri – è bene ricordarlo ulteriormente – non è proprietà dei soci privati, ma è proprietà dello Stato. Questo principio è così chiaro e condiviso dai soci della banca che il consiglio superiore, nel 1999, fece, con il beneplacito di Governo e Parlamento, una modifica all'articolo 40 dello statuto della banca, introducendo un dividendo massimo del 4 per cento calcolato sulle riserve. In Pag. 128altre parole, con una modifica allo statuto si autorizzava a distribuire ai soci privati parte di ciò che a loro non spettava.
      Quindi, volendo in qualche modo rispondere alla domanda che mi ponevo ieri e che pongo ancora oggi, ovvero perché stiamo procedendo per decreto alla rivalutazione delle quote di Banca d'Italia, la risposta appare molto chiara in realtà, perché stiamo appunto, come dicevo ieri, rimediando ad un danno fatto ai soci della nostra banca centrale.
      Mi chiedo Presidente, lo chiedo anche a lei e in realtà a tutta l'Aula, se questo rimedio non sarebbe potuto giungere appunto in un momento successivo, un momento migliore, invece che proprio in questo preciso momento.
      Mi chiedo se l'istituto della decretazione d'urgenza sia il mezzo migliore per procedere ad una riforma così importante.
      Mi chiedo inoltre qual è il messaggio che state dando a milioni di italiani, che fuori da queste mura non arrivano nemmeno alla seconda settimana del mese.
      Mi chiedo quale possa essere la relazione, ad esempio, dei tanti disoccupati che si sentono dire che questa settimana è stata approvata una riforma importantissima, ovvero che si stanno dando 7,5 miliardi di euro di denaro pubblico alle banche.
      Forse qui dentro bisognerebbe tenere in considerazione un po’ di più la vita quotidiana di 60 milioni di italiani.
      In ogni caso, giusto per ricordarlo e ribadirlo, che non fa mai male, volevo riportare un po’ di dati ISTAT del secondo trimestre del 2013, che rilevano che ci sono circa 3 milioni di disoccupati e circa 3 milioni sono le persone che non cercano impiego, ma sono comunque disponibili a lavorare.
      In ambito pensionistico si rileva che, su 7,2 milioni di pensionati, il 17 per cento può contare su un reddito sotto i 500 euro, il 35 per cento ha una pensione tra i 500 e i 1.000 euro e soltanto il 2,9 per cento ha una pensione che va oltre i 3 mila euro.
      Nel 2013 sono 4 milioni i cittadini italiani che per sfamarsi sono costretti a chiedere aiuto, con un aumento del 10 per cento rispetto allo scorso anno e del 4 per cento rispetto al 2010.
      È bene ricordare ogni tanto questi dati in quest'Aula, Presidente. Le persone che si trovano al di sotto della soglia di povertà relativa sono 9 milioni e 563 mila, ovvero pari al 15,8 per cento della popolazione. Nel biennio 2012-2014 la contrazione complessiva dei consumi delle famiglie italiane ammonterà a circa 60 miliardi di euro influendo significativamente in modo negativo ancora sulla produzione e sull'occupazione. La contrazione del potere d'acquisto delle famiglie si è determinata anche in relazione al recente incremento dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto le cui ricadute in termini annui comporteranno per ogni famiglia un aggravio di 207 euro, pari, cioè, allo 0,80 per cento di aumento del tasso di inflazione. La riduzione della domanda interna è stato il fattore determinante del calo dell'attività economica. L'occupazione è calata del 7,2 per cento, ma potrei andare avanti e continuare per ore, signor Presidente.

      PRESIDENTE. Ha 20 secondi.

      CHIARA DI BENEDETTO. Sì, va bene, con questi 20 secondi che mi rimangono allora voglio nuovamente incitare quest'Aula a votare favorevolmente il mio ordine del giorno, che è il numero 114.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Benedetto n.  9/1941/114, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tripiedi, Ferraresi, Colonnese, Garavini...Pag. 129
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            (Presenti e votanti  356            
            Maggioranza     179            
                Hanno votato
    106                
                Hanno votato
no     250).                

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (Le deputate Argentin e Amoddio hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

      Chiedo alla presentatrice se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Di Vita n.  9/1941/115, formulato dal Governo.

      GIULIA DI VITA. Signor Presidente, io non accetto l'invito al ritiro. Volevo, anzi, capire il motivo per cui non è possibile accettare questo ordine del giorno che, come ricordo a tutti, semplicemente impegna il Governo a fare in modo che la Banca centrale possa inviare delle relazioni semestrali al Parlamento e alle Commissioni competenti riguardo alle attività della Banca d'Italia e soprattutto sul parere della BCE che non avete preso in considerazione. Infatti, volevo sottolineare proprio questo aspetto, come ho illustrato anche ieri, leggendo proprio le parole del parere della BCE in cui viene detto che in molteplici altri pareri la BCE stessa ha sottolineato che anche in casi di estrema urgenza le autorità nazionali non sono esonerate dall'obbligo di consultare la BCE e di accordarle un tempo sufficiente a consentire che il suo parere sia tenuto in considerazione. Poiché l'approvazione di disposizioni normative prima della pronuncia del parere della BCE o della scadenza del termine stabilito equivale a un caso di non consultazione – quindi praticamente la BCE non è stata consultata – la BCE stessa desidera richiamare l'attenzione del Ministero circa il rispetto della procedura di consultazione, tenuto conto, in particolare, della rilevanza della normativa per la Banca d'Italia e l'Eurosistema.
      Quindi, che si debba tenere conto del parere della BCE è un fatto e che questo aspetto sia stato tralasciato è un altro fatto. Tuttavia, entrando nel merito del parere – è appunto la richiesta dell'ordine del giorno quella di tenere in particolare considerazione questo aspetto – la BCE ci dice che il principio dell'indipendenza finanziaria, che costituisce uno degli aspetti dell'indipendenza delle banche centrali che fanno parte del Sistema europeo delle banche centrali, esige che una banca centrale disponga dei mezzi sufficienti non soltanto ad espletare i compiti connessi al Sistema europeo delle banche centrali o all'Eurosistema, ma anche quelli previsti nel proprio ambito nazionale, quali il finanziamento della propria gestione e delle proprie operazioni. L'indipendenza finanziaria implica, altresì, che la banca centrale (quindi la Banca d'Italia) sia sempre – sempre – sufficientemente capitalizzata. In particolare, la BCE ritiene che più elevati sono i livelli di capitale, riserve e accantonamenti a copertura dei rischi finanziari, maggiori sono le garanzie nel caso di future perdite.
      Le banche centrali devono quindi essere libere di costituire liberamente accantonamenti e riserve per salvaguardare il valore reale del proprio capitale e delle proprie attività. In aggiunta gli Stati membri non devono ostacolare le banche centrali nella costituzione del loro capitale di rischio a livello necessario per uno Stato membro dell'Eurosistema ad adempiere i propri compiti.
      Inoltre viene specificato che, con riguardo all'indipendenza finanziaria, si fa presente che Banca d'Italia dovrebbe essere sempre sufficientemente capitalizzata e trovarsi sempre in condizione di creare, consolidare e ricostituire riserve appropriate e commisurate al livello di rischio emergente dalla natura delle sue attività, incluse le riserve costituite da utili non distribuiti al fine di preservare un adeguato livello di capitalizzazione. Poiché al fine di finanziare l'aumento del capitale, le riserve statutarie esistenti saranno parzialmente nel capitale azionario della Banca d'Italia, le modifiche normative dovrebbero Pag. 130garantire in vista dell'obiettivo di salvaguardare l'indipendenza finanziaria della Banca d'Italia che tali riserve siano gradualmente ricostituite nell'arco di un periodo di tempo adeguato fino all'ammontare ritenuto necessario a salvare il capitale e le attività della Banca d'Italia.
      Inoltre la BCE considera importante, sotto il profilo dell'indipendenza finanziaria, quindi un concetto ripetuto più volte, che siano preservati i meccanismi per assicurare il trasferimento di una parte degli utili netti annuali alle riserve della Banca d'Italia, attualmente previsti dall'articolo 39 dello statuto della Banca d'Italia. Firmato Mario Draghi, ex Governatore della Banca d'Italia. Quindi ci chiediamo ancora perché non è stato tenuto in adeguata considerazione questo parere della BCE dal momento che, a quanto pare, ce lo chiede l'Europa.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vita n.  9/1941/115, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Petraroli... Tripiedi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti  366            
            Maggioranza     184            
                Hanno votato
    115                
                Hanno votato
no     251).                

      (La deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e le deputate Argentin e Amoddio hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno D'Incà, n.  9/1941/116, sul quale il Governo ha espresso un parere favorevole come raccomandazione. Prego, onorevole D'Incà.

      FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, la necessità di tener conto delle segnalazioni oltre che da regioni, enti locali e associazioni portatrici d interessi diffusi, anche dei comitati dei cittadini residenti nell'area ove sia localizzato l'immobile o il bene che risulti di rilevante interesse ambientale, è ritenuta indispensabile, al fine di garantirne la compatibilità della destinazione d'uso, senza che le esigenze di fruizione della collettività ne risentano.
      Tale convinzione si fonda sul principio e sull'esigenza, qualora necessarie, di effettuare alienazioni caso per caso, vagliando attentamente la realizzazione di un giusto equilibrio tra le esigenze di tutela e lo smobilizzo di beni che per la loro diffusione e il loro valore, possano anche essere posseduti da privati, senza che però le esigenze di fruizione della collettività ne risentano. Questa esigenza nasce anche perché le ricadute di tali operazioni di dismissione, coinvolgono in prima battuta proprio i cittadini che vivono l'ambiente urbano limitrofo al bene alienato o trasformato. Pertanto ritengo, che l'eventuale dismissione, ripeto «qualora necessaria» potrebbe generare un impatto positivo, solo con il coinvolgimento di chi quotidianamente vive i disagi e manifesta i bisogni all'interno di un determinato spazio urbano, ossia la cittadinanza che lo usa.
      Personalmente credo che il processo di alienazione possa raggiungere dei vantaggi significativi, solo se ne fornisce altrettanti alla comunità locale, cercando di tendere, per questa via, quantomeno, verso un processo di «alienazione sostenibile». A questo punto il coinvolgimento della popolazione e della comunità più prossima ai beni potenzialmente vendibili, diventa imprescindibile, per l'attuazione di scelte politiche.
      Le comunità locali, che costituiscono la cosiddetta componente economico-sociale, infatti, possono giocare un ruolo determinante anche nel recupero dei beni stessi in relazione al processo della loro alienazione.
      Non bisogna escludere poi il fatto che esse saranno le future fruitrici dei servizi Pag. 131annessi alle trasformazioni. Coinvolgere, quindi, le comunità locali, ovvero i comitati dei cittadini residenti nell'area, migliora la coscienza del bene pubblico, ne aumenta il senso di appartenenza, il rispetto e ne potrebbe, quindi, decurtare anche i costi di manutenzione. Ad esempio, la comunità facendosi carico di una parte dei costi del bene, otterrebbe in cambio il godimento di un nuovo spazio comune. Per tale via, infatti si potrebbe effettuare dapprima una individuazione di beni che risultano utili, integrati e funzionali per la popolazione residente, e successivamente una programmazione nella quale si possano individuare i beni, le funzioni e le localizzazioni e procedere alla valutazione economica e alla scelta di quali beni possano essere inseriti nella lista di quelli da alienare, e quali siano invece necessari al raggiungimento di finalità collettive.
      Per tale via si verrebbe così, sicuramente, a ridurre il numero elevato dei beni destinati all'alienazione, evitandone la svalutazione per eccesso di offerta, perché non vincolati alla vendita entro una scadenza temporale precisa, solo per far fronte a necessità finanziarie e di bilancio. In conclusione, è possibile ottenere una certa libertà dalle logiche di «necessità» che ne comprometterebbero il beneficio alla collettività, ripristinando il fine originario della costruzione ed esigenza di tali beni.
      Per chiudere, ritornando ancora una volta per quanto riguarda il decreto-legge, visto che oggi sta proseguendo la nostra motivazione della contrarietà a questo decreto-legge, crediamo corretto che anche domani vi sia la possibilità di poter avere una possibilità di andare nella spiegazione della nostra obiezione sul decreto IMU-Banca d'Italia. Quindi è necessario che vi sia la completa possibilità di operare questa descrizione e questi nostri pareri all'interno dell'intera giornata, nella speranza quindi che non vi sia nessun comportamento che possa andare a ricattare o a chiudere la possibilità di parlare, e quindi di parola all'interno del Parlamento, delle opposizioni. Nella speranza che domani vi sia una gestione corretta e di garanzia da parte dei Presidenti e dell'Aula.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Incà n.  9/1941/116, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti   352            
            Maggioranza     177            
                Hanno votato
    109                
                Hanno votato
no     243).                

      (Le deputate D'Incecco e Argentin hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Fantinati n.  9/1941/117.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fantinati. Ricordo che il Governo lo accoglie come raccomandazione. Prego, a lei la parola.

      MATTIA FANTINATI. Signora Presidente, questo ordine del giorno, che impegna il Governo ad adottare le misure per mettere in luce quali siano i criteri attraverso i quali definire le associazioni portatrici di interesse, va verso la trasparenza, perché la trasparenza non è solo un requisito per chi fa politica, ma è il requisito di chi fa politica.
      Volevo fare un passo indietro ed entrare anche nelle dismissioni di immobili di proprietà dello Stato, sulle quali bisogna stare attenti perché ricordo che c'era un film che si chiamava: Totòtruffa, già il nome è tutto un programma, dove Totò voleva vendere la fontana di Trevi. Quella era una commedia divertente, ma quello che si sta prospettando effettivamente, sulla dismissione del patrimonio statale è Pag. 132una tragica realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, facciamoci una domanda, facciamo un passo indietro, ma chiediamoci di chi sono i soldi che noi usiamo. Tempo fa era stato approvato un emendamento sulla legge di stabilità, che con orgoglio dico, anche a mia prima firma, sulla delocalizzazione; da tutti era stato approvato, tutti dicevano se una azienda delocalizza ricevendo dei fondi statali, questi li lascia giù, perché non sono soldi suoi. È giusto, come concetto, però le regole valgono per tutti.
      Allora io mi chiedo, Letta, Saccomanni, che volete vendere le nostre aziende, le partecipate, volete vendere il nostro patrimonio pubblico: ma quelli non sono vostri, ma sono dei cittadini ! Dovete in qualche modo rispondere delle vostre azioni !
      Questo decreto-legge che oggi aiuta le banche, domani ce ne sarà un altro che aiuterà le assicurazioni, vengono sempre aiutate le grandi lobby; ma se si è liberi, come lo è il MoVimento 5 Stelle, è semplice fare le leggi. Ho scritto con gli imprenditori l'abolizione dell'IRAP, Atto Camera n.  1248: è ferma in Commissione finanze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E io mi chiedo: perché non viene calendarizzata ? Forse perché tutti in campagna elettorale parlavano di abolizione dell'IRAP, e dovrebbero votargli contro perché ha la bandierina nostra ? È forse per quello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
      Allora effettivamente se qualcuno mi chiede... Ma in questa legge gli imprenditori stessi ci hanno indicato dove trovare le coperture, a noi che siamo liberi. Se cercate altre coperture ve le dico io: spero che qualcuno prenda appunti anche. Perché magari qualcuno potrà dirci: ma dove li troviamo centinaia di miliardi di euro ? Innanzitutto finiamola con gli sprechi e i privilegi della politica: si parla da 50 miliardi di euro. Una reale lotta all'evasione e recupero di grossi capitali occultati che sono frutto di reati tributari: 120 miliardi. Lotta a tutte le mafie: altri 100 miliardi. Contrasto alla corruzione: 60 miliardi. Una lotta seria sul conflitto di interessi: se ne possono recuperare 20 miliardi. Qualcosa sulle pensioni d'oro, che sono frutto di soprusi: 5 miliardi. Noi queste cose ve le abbiamo dette; forse non le recuperiamo tutte domani mattina, ma un 20 per cento, un 30 per cento: iniziamo con quello, iniziamo con azioni coraggiose. E non ci stancheremo mai di ripeterlo, fino a quando non le vedremo realizzate. Ma soltanto un Governo forse libero può farle queste cose.
      Allora il Governo che riuscirà a fare queste cose sarà un Governo che toccherà questi poteri forti, sarà un Governo che penserà all'Italia e alla piccola e media impresa. Sento sempre – e concludo – parlare di futuro, di giovani, nuove generazioni, talenti: i nostri giovani forse non hanno bisogno di sermoni, ma hanno bisogno di fatti, e soprattutto di esempi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fantinati n.  9/1941/117, con il parere contrario del Governo.
      Tartaglione, Frusone, Sannicandro, Oliaro, Lupo...
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     368            
            Maggioranza     185            
                Hanno votato
      99                
                Hanno votato
no     269).                

      (I deputati Argentin, Fragomeli e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Fico n.  9/1941/118, sul quale ci sarebbe una raccomandazione da parte del Governo.Pag. 133
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, come al solito il Governo, i cui modi di fare hanno ormai superato di gran lunga quelli delle peggiori dittature della storia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Le peggiori, le peggiori dittature della storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ha portato in Aula un decreto-legge blindato da convertire in legge dopo pochi giorni di finta discussione in Commissione, tanto per lasciare una parvenza di democrazia: tanto lo sapevano tutti che non erano ammesse modifiche. L'ennesimo decreto-legge che comprende misure urgenti, meno urgenti e per nulla urgenti, ma fatte passare per tali: vedi la rivalutazione delle quote della Banca d'Italia.
      Registriamo per l'ennesima volta l'adozione da parte del Governo della tecnica del ricatto e della «distrazione di massa».
      Si fa un decreto-legge variegato per distrarre l'opinione pubblica e, cercando di mettere in difficoltà le opposizioni, si inseriscono poche cose buone per i cittadini ed enormi favori per le lobby di turno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 21)

      GIUSEPPE BRESCIA. Accade sempre, in tutti i decreti, e puntualmente è accaduto anche in questo.
      In questo decreto-legge c’è l'abolizione della seconda rata dell'IMU, apprezzata e attesa da tanti cittadini strozzati dalle tasse e c’è anche, inserito da voi in modo scaltro e meschino, un enorme regalo agli attuali azionisti, o proprietari che dir si voglia, della Banca d'Italia; questo è bene che i cittadini lo sappiano: la Banca d'Italia, a dispetto del nome, è in mano alle banche private. Banche private che hanno la proprietà di quote del capitale sociale.
      E veniamo al carattere di urgenza del decreto-legge: l'articolo 77 della Costituzione italiana afferma che Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere, eccetera.
      In questo caso, è quindi probabilmente urgente l'annullamento della seconda rata dell'IMU e solo questo, non certo tutto il resto contenuto nel decreto, non certo il regalo di 7 miliardi e mezzo alle banche private. Anche l'IMU stessa: perché non l'avete eliminata prima di farla diventare una cosa urgente ? Perché non avete fatto un decreto pulito, solo sull'eliminazione dell'IMU, quello ve l'avremmo votato e appoggiato tranquillamente, anzi ne saremmo stati felici. Invece no, approfittate della disperazione della gente per i vostri affari. Come sempre, come sempre, da sempre e per sempre ! Potete cambiarne pure 50 segretari di partito ma la vostra politica sarà sempre la stessa, sempre.
      Poi, un'altra cosa importante: l'atteggiamento dittatoriale di cui parlavo prima non si denota solo nell'abuso di decreti-legge e di apposizioni di questioni di fiducia (a tal proposito ricordo anche alcune parole del ministro Franceschini all'inizio della legislatura, balle come al solito), ma anche e soprattutto dall'uso smodato che si fa dei mass media per bombardare i cittadini di disinformazione. È dai giorni della campagna elettorale che non si parla d'altro in TV: IMU, IMU e solo IMU. Sembra che la politica non si sia occupata d'altro, invece ne avete fatte di «porcate» in questi mesi. Ne elenco qualcuna giusto per rinfrescare la memoria ai cittadini: avete rifinanziato il programma F-35 per 50 miliardi di euro, il TAV per 30 miliardi di euro, avete operato uno sconto ai concessionari di slot machine per 2 miliardi di euro. Non avete investito un centesimo in istruzione e ricerca, anzi a noi risulta un taglio di 23 milioni, e Letta aveva promesso in diretta televisiva che si sarebbe dimesso nel caso in cui ci fosse stato un taglio. Noi stiamo aspettando fiduciosi queste dimissioni.Pag. 134
      Avete fatto tutto questo e tanto altro, ma in televisione non si parla altro che di Renzi, Berlusconi, gli accordi che hanno fatto nelle segrete stanze, il nuovo che avanza, si cambia verso: tutte bugie raccontate giorno dopo giorno agli italiani che subiscono inermi. Beh, sappiate che il popolo italiano non è solo quello che si beve le vostre frottole davanti allo schermo...

      PRESIDENTE. Onorevole Brescia deve concludere.

      GIUSEPPE BRESCIA. Concludo. Ci sono dei cittadini italiani svegli, attenti, informati che non dimenticheranno tutto il male che state perpetrando, cittadini consapevoli che c’è una vera alternativa ora, grazie.

      PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fico n.  9/1941/118, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dall'Osso, Grassi, Bragantini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti   355            
            Maggioranza     178            
                Hanno votato       89                
                Hanno votato no   266.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (I deputati Fragomeli e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Frusone n.  9/1941/119, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

      LUCA FRUSONE. Signor Presidente, questo ordine del giorno è molto semplice. In poche parole per quanto riguarda le svendite dei beni di rilevante interesse ambientale, dà la possibilità al Ministero dell'ambiente di sentire diverse voci per stabilire quali non devono essere venduti e fra questi ci sono regioni ed enti locali. Noi chiediamo di inserire anche le associazioni portatrici di interessi diffusi ed anche quelle provenienti da qualsiasi associazione operante da almeno due anni nella provincia ove sia localizzato l'immobile. Perché tutto questo ? Semplice, l'ho spiegato ieri, perché vi serve un controllo, perché in tutti questi anni avete svenduto tutto, proprio perché nessuno vi controllava. Vi controllavate da soli. Avete svenduto le telecomunicazioni, le poste, i gioielli industriali, gli immobili e ci guadagnavano sempre gli stessi. Questa è una vecchia storia, è la storia della balena bianca e della democrazia cristiana che qualcuno ci guadagna a discapito dei cittadini. Ora però che la DC è rinata con le larghe intese e con Renzi come ambasciatore – a proposito, ho letto che lo statista del fare ha perso 36 milioni di fondi europei per Firenze, è difficile fare il sindaco se si sta sempre in TV !

      PRESIDENTE. Onorevole Frusone, lei sta parlando per dire se accetta o no la raccomandazione sull'ordine del giorno n.  119, le rammento...

      LUCA FRUSONE. Naturalmente non l'accetto perché lo voglio mettere in votazione e sto spiegando perché lo voglio mettere in votazione. Però come dicevo, appunto, prima si agiva in maniera diversa, per creare dei serbatoi di voti si creavano enti inutili, si davano posti di lavoro a caso e si facevano favori, e così si ingrandiva il debito pubblico, grazie al quale oggi noi non possiamo avere una seria politica finanziaria, senza pensare a quella monetaria che ce la siamo giocata quando ci avete buttati in pasto all'euro e Pag. 135all'Europa. Ora però qualcosa è cambiato, nemmeno ci si preoccupa più di cercare il vero consenso, tanto avete un bacino di voti ormai stabile, consolidato e potete farvi una legge elettorale, decisa da due condannati, già definita incostituzionale da insigni costituzionalisti, che vi calza a pennello ed è nata proprio per sabotare il MoVimento 5 Stelle.

      PRESIDENTE. Onorevole Frusone, è la seconda volta, o lei parla sull'ordine del giorno o le tolgo la parola, decida lei cosa vuole fare.

      LUCA FRUSONE. Ok, non le tocco Renzi, Presidente.

      PRESIDENTE. No, no, lei deve parlare sull'ordine del giorno, può toccare chi vuole, come sa. Senza fare polemica, lei deve parlare sull'ordine del giorno.

      LUCA FRUSONE. Signor Presidente, questo ordine va ad inserire un ulteriore controllo e come diciamo sempre noi, ci serve trasparenza e controllo da parte dei cittadini, proprio perché, anzi, parliamo un secondo dei cittadini. Oggi basterebbe poco per farli felici e per avere un vero consenso, basterebbe: istituire un reddito di cittadinanza, fare una mozione contro il fiscal compact, abolire gli enti inutili, tagliare i costi della politica, inserire, come questo ordine del giorno, dei momenti di controllo da parte dei cittadini, ridurre lo stipendio dei parlamentari, ripubblicizzare Banca d'Italia, per esempio, di cui questo decreto-legge parla. Ah, no, questo è il programma del MoVimento 5 Stelle, mi scusi Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E le abbiamo anche depositate queste proposte, allora perché non le votiamo ? Perché votiamo solo decreti, come questo ? Perché tutto questo silenzio sullo strapotere del Governo ? Vi fa comodo far fare tutto al Governo così l'opposizione non ha voce in capitolo – per questo servono i controlli dei cittadini – e si mettono a tacere gli italiani con la paura dell'ingovernabilità. Ma il fatto che l'unico organo che è diretta espressione del popolo sovrano, cioè il Parlamento, non funziona da vent'anni, non l'avete mai detto, avete eliminato i cittadini dal processo democratico di questo Paese, avete «ghigliottinato» la democrazia. Perché tutto questo silenzio ? Perché schiacciate come robottini imperterriti i bottoni che stanno svendendo il futuro degli italiani ? Forse per avere risposte dobbiamo chiederci a chi state svendendo il nostro futuro.
      In questo caso, sono le banche persino estere, il grande capitale finanziario. Ma allora non è che quel capitale finanziario ha comprato anche voi ? Volete toglierci i dubbi ? Allora, fate una cosa: ritirate questo decreto, ripubblicizzate Banca d'Italia, togliete le mani dall'acqua pubblica e da tutte le aziende che danno profitto e aboliamo insieme l'IMU. Noi siamo d'accordissimo. Fatelo e smentitemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frusone n.  9/1941/119, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Marco Di Stefano, Frusone, Rizzetto, De Lorenzis, D'Attorre, De Micheli, Nicchi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti 351            
            Maggioranza     176            
            Hanno votato       82                
                Hanno votato no   269.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo all'ordine del giorno Gallinella n.  9/1941/120, accolto come raccomandazione. Onorevole Gallinella, insiste per la votazione ?

Pag. 136

      FILIPPO GALLINELLA. Sì.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Vuole intervenire ? Si figuri se facciamo una discriminazione nei suoi confronti.

      FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente del chiarimento. Colleghi, ora illustrerò il mio ordine del giorno. Se volete seguire è a pagina 63...

      PRESIDENTE. Onorevole Gallinella, ha fatto lo stesso errore del Presidente: non sta illustrando l'ordine del giorno, ma sta facendo una dichiarazione di voto. Mi segue nell'errore...

      FILIPPO GALLINELLA. La stanchezza, signor Presidente, anzi se vogliamo sospendere cinque, dieci minuti.

      PRESIDENTE. No, siamo quasi arrivati, onorevole Gallinella, resisteremo tranquillamente per altri tre quarti d'ora.

      FILIPPO GALLINELLA. Il decreto comprende tre temi principali che, come oramai tutti quanti hanno capito, sono la svendita della Banca d'Italia, la mini IMU e poi anche la svendita dei terreni demaniali e degli immobili.
      Ora, tutta questa nostra discussione su un decreto per il quale il Governo ha chiesto la fiducia – è la XV richiesta di fiducia in dieci mesi – è un problema perché dimostra anche l'incoerenza del Premier perché aveva detto che non avrebbe mai chiesto la fiducia sui decreti-legge, ma purtroppo ci troviamo in queste condizioni e noi siamo costretti un po’ anche a criticare questo modo di lavorare perché noi chiediamo di ritirare questo decreto e poi di affrontare separatamente tutte le questioni. Se è un problema di tempo per scrivere soprattutto il decreto sull'IMU, noi siamo a disposizione e domattina potremmo anche presentare un testo in tal senso. Un'altra critica che voglio fare è che proprio con la pillola dolce dell'IMU si vuole inserire la supposta della Banca d'Italia.
      Oltre questo, che poi è il tema del mio ordine del giorno, vi è la svendita del patrimonio pubblico. Nell'ordine del giorno chiediamo semplicemente che, al di là di tutto quello che i miei colleghi hanno spiegato sulle varie questioni relative alla svendita dei beni demaniali, di sentire anche gli enti territoriali, comuni e regioni, perché molti di questi immobili in vari stati anche di presentazione (più danneggiati o meno danneggiati), in molti casi, questi immobili rappresentano anche la storia di quel posto, magari i cittadini ci sono cresciuti vicini, o magari i bambini di quel posto ci hanno giocato dentro. Quindi chiediamo di sentire anche le regioni e i comuni perché magari quell'immobile è così importante in quel momento, ma per tanti motivi di costo, di gestione e di manutenzione quel territorio non lo ha potuto utilizzare.
      Quindi, chiediamo al Governo di accogliere questo ordine del giorno non come raccomandazione perché la raccomandazione è qualcosa che si dice, ma poi... Invece, noi vorremmo che fosse una cosa fatta in via di prassi, tanto voi l'elenco ce lo avete, per sentire le regioni, i comuni e gli enti territoriali non ci vuole tanto. Avete a cuore qualcuno di questi immobili ? Se non è così, non vi preoccupate perché ci pensiamo noi. Però, viceversa, invece vediamo di trovare una soluzione condivisa.
      Mentre se lei, il Governo, me lo accoglie come raccomandazione, ha poco peso. Quindi, io dico di no a questo accoglimento come raccomandazione e chiedo ai colleghi degli altri partiti, anche se oggi in questa Aula non abbiamo avuto la simpatia magari di tutti i gruppi, insomma. Abbiamo visto anche che qualcuno è voluto uscire dall'Aula in segno di disprezzo, ma qui stiamo lavorando. I giochi lasciamoli fuori da quest'Aula, io ve lo chiedo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Colleghi, gentilmente, grazie.

      FILIPPO GALLINELLA. Non mi sembra di aver usato parole offensive, Presidente, Pag. 137e la ringrazio per essere intervenuto, perché io volevo solo spiegare il tema del mio ordine del giorno. Quindi, colleghi, vi chiedo di ragionare sul fatto che molti di questi immobili sono importanti per il territorio, che ne so magari una villa, una struttura, una ex biblioteca, che magari i cittadini potrebbero utilizzare diversamente. Mentre se vengono venduti ad un privato, per carità, poi magari sarà il privato più bravo del mondo, però comunque una proprietà pubblica, che è patrimonio dei cittadini, diventa inaccessibile. Quindi, non so se il Governo lo vuole riformulare ancora una volta, non so se mi fa questa cortesia, così evitiamo anche di porlo in votazione, viceversa chiedo di metterlo in votazione. Il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente ovviamente e chiedo anche a tutta l'Aula di votare a favore perché è una questione di buon senso. Grazie, Presidente, dell'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. La ringrazio io. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gallinella n.  9/1941/120, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lavagno, Scotto, Battaglia, Galperti, Fabbri, Nuti, Dall'Osso, Grillo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti   366            
            Maggioranza     184            
                Hanno votato     106                
                Hanno votato no   260.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 21,20)

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, leggo delle dichiarazioni del Presidente della Camera Laura Boldrini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che minacciano la tagliola per i lavori su questo decreto-legge. La Presidente Boldrini fa le sue considerazioni dicendo che bisogna approvare il decreto-legge. Non entro nel merito perché ci sono molte inesattezze, però mi domando come il Presidente della Camera possa minacciare nella giornata di domani la tagliola e chiudere questa sera la seduta alle ore 22 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, a questo punto noi, Presidente, chiediamo ufficialmente che venga deliberata la seduta fiume e che tutti quelli che vogliono parlare possano farlo. Domani la Presidente vedrà a che punto siamo arrivati e se mettere o non mettere la tagliola, ma non può sottostare ai diktat della maggioranza e del segretario Renzi che vogliono andare in Commissione alle 22 e non permettere all'Aula in seduta plenaria di continuare a svolgere il suo lavoro. Non è Renzi il Presidente della Camera; è la Presidente Boldrini, che deve tutelare i deputati e non gli interessi mediatici di un segretario di partito (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

      GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, ovviamente anche noi ci accodiamo a quanto detto dal deputato Fedriga. È inaccettabile che la Presidenza della Camera si faccia mettere sotto da maggioranza e Governo. La Presidente della Camera deve essere super partes, non può esprimere quelle considerazioni politiche e Pag. 138soprattutto non può minacciare l'opposizione di tappargli la bocca con la tagliola. È una cosa che – vogliamo ricordarlo – non è mai avvenuta nella storia della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e se la Presidente della Camera si assumerà questa responsabilità innanzitutto sarà perché finalmente in questa Camera c’è una vera opposizione, che vi ha costretti ad arrivare a tanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      In secondo luogo, si assumerà la responsabilità di passare allo storia come il Presidente della Camera che ha fatto questo.
      Noi speriamo che lei si ravveda e anche noi, come ho detto, ci accodiamo a quanto detto dall'esponente della Lega. Quindi anche noi, se volete, possiamo fare la «fiume» e non c’è problema. Stiamo qui e lavoriamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io ritengo che le cose che ha dichiarato il Presidente Boldrini non sono nulla di diverso da quanto dichiarato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, peraltro su una esplicita richiesta dei gruppi di maggioranza, del nostro gruppo, che chiedevano il diritto da parte della maggioranza di convertire questo decreto, che è nell'interesse degli italiani (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Credo che se ci fossero state obiezioni... questo decreto poi tra l'altro, Presidente, è stato caratterizzato...

      PRESIDENTE. Colleghi, avete parlato tutti sull'ordine dei lavori, parla anche il deputato Rosato. Prego.

      ETTORE ROSATO. ...è stato caratterizzato da un curioso dibattito che riguarda il MoVimento 5 Stelle, che ha strumentalizzato questo dibattito in tutta la sua durata, dicendo un sacco di sciocchezze che riguardano la privatizzazione della Banca d'Italia, che è già privata da 50, 60, 70 anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ha strumentalizzato il senso di difficoltà di comprendere alcuni meccanismi tecnici che, invece, i nostri membri di Commissione hanno spiegato e illustrato bene.
      Ma, lasciamo perdere questa parte. Io dico che se qualche gruppo parlamentare aveva voglia di chiedere la seduta fiume c'era la sede dove chiederla, che era la Conferenza dei presidenti di gruppo. Questa, peraltro, è una discussione che compete alla Conferenza dei presidenti di gruppo e, quindi, non è l'Aula che può deliberare una seduta fiume senza la convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo.
      Noi riteniamo che ci sia ancora il modo di evitare la «tagliola». Anche noi abbiamo fatto opposizione, anche a noi è stato minacciato l'uso della «tagliola» (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e abbiamo sempre privilegiato gli interessi delle istituzioni e del luogo dove siamo.

      PRESIDENTE. Colleghi !

      ETTORE ROSATO. Quindi, riteniamo che ancora oggi ci siano gli strumenti per l'opposizione di fare valere le loro ragioni, di completare la votazione sugli ordini del giorno, di fare le dichiarazioni di voto su questo provvedimento e di approvare o non approvare il decreto, così come è stato presentato dal Governo e modificato in gran parte dal Parlamento – non da questa Camera, dall'altra –, così come è accaduto anche in altre occasioni. Ma non c’è nulla di antidemocratico, perché è un decreto legittimo e importante ai fini del Governo e ai fini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      TITTI DI SALVO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 139

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, naturalmente «tagliole» e «ghigliottine» sono strumenti che a noi non piacciono, perché non va mai bene, qualunque sia lo strumento utilizzato, tagliare la possibilità per l'opposizione, che per definizione ha meno potere della maggioranza e come lei sa, Presidente, come me e meglio di me e come tutti i colleghi parlamentari sanno, il grado di libertà di qualunque luogo si misura con i diritti della minoranza, non con i diritti della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quindi, naturalmente per questa ragione noi non siamo d'accordo. Lo abbiamo detto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e lo ripetiamo qui.
      Detto questo, io però ci tengo anche a sottolineare che in questo caso si dice che la Presidente della Camera abbia minacciato di mettere la «tagliola». Io per la verità fino ad ora ho sentito della minacce fatte alla Presidente della Camera ed è questo che non va bene, è questo che non va bene (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).
      Vorrei anche che si distinguessero delle responsabilità. In questa complicata discussione per il contenuto del decreto, per le sue modalità c’è tutto dentro. Adesso non è che si può improvvisamente scaricare sull'anello finale, e cioè la Presidente della Camera, responsabilità che vanno divise: molte sono del Governo e, come ho detto, chi più ha in più ha anche responsabilità. Non va bene che venga scaricato il tutto sulla Presidente della Camera.
      Detto questo, ribadisco anche, per ragioni di verità, un ultimo punto: nella Conferenza dei presidenti di gruppo il problema era riuscire a tenere insieme il diritto di tutti, e particolarmente nostro, delle opposizioni, di discutere in Commissione, e poi in Aula, della legge elettorale. Questo diritto è legato al fatto di avere un tempo per farlo. Come mettere insieme la libertà delle opposizioni di discutere il decreto e la richiesta di farlo anche per la legge elettorale non aveva modo di comporsi. Quindi, una possibilità poteva essere deliberare la seduta fiume, appunto, in modo che si potesse continuare a discutere questa notte, ma, a quel punto, doveva essere autorizzata la compatibilità della sessione della Commissione affari costituzionali.
      Si è scelto di non farlo. Io continuo a ribadire la cosa che ho detto all'inizio: noi siamo contro la «tagliola» e siamo perché la legge elettorale abbia l'agio per essere discussa. Detto questo, non vi è bisogno, Presidente, che i colleghi del MoVimento 5 Stelle ascoltino per capire dove pende il pendolo: non pende da nessuna parte ! Quello che abbiamo detto in Conferenza dei presidenti di gruppo, continuiamo a ribadirlo, e cioè noi siamo contro la «tagliola», ma continuiamo a pretendere rispetto per noi e pretendiamo anche rispetto per la Presidenza della Camera, perché non sia minacciata quell'istituzione del Parlamento e si scarichino su di lei le responsabilità che non sono della Presidente. Le cose si possono anche tenere distinte: non necessariamente bisogna individuare il nemico contro cui scaricare tutto questo.

      PRESIDENTE. Onorevole Di Salvo, la ringrazio, perché lei ha rappresentato all'Aula una parte della discussione che c’è stata in una lunga Conferenza dei presidenti di gruppo, cui ho potuto prendere parte solo nella prima fase, perché poi sono scesa in Aula.
      So, però, per il resoconto che mi è stato fatto dai colleghi e dagli uffici, che vi è stata una discussione molto approfondita – molto approfondita – sulla necessità di rendere compatibili queste due esigenze, cioè quella di proseguire nell'esame del decreto-legge alla nostra attenzione, che, come i colleghi sanno, scade domani, e di dare il tempo alla I Commissione di lavorare sulla legge elettorale, tanto che, i colleghi lo sanno, la Presidente della Camera aveva avanzato l'ipotesi di consentire che la I Commissione si riunisse pur in presenza dei lavori d'Aula.
      Questa ipotesi non è stata accolta, è stata oggetto di una lunga discussione. Quanto agli orari della seduta odierna, vi Pag. 140è stata una discussione finale, con alcune proposte che chiedevano di interrompere molto prima i lavori del pomeriggio e altre che chiedevano di andare successivamente. La Presidente, alla fine, ha avanzato una proposta di mediazione, rispetto alla quale non è stata avanzata la richiesta della seduta fiume, che io ora considero, ovviamente, tardiva, essendo stata la Conferenza dei presidenti di gruppo la sede in cui, eventualmente, procedere in quella direzione. Quindi, abbiamo ancora mezz'ora di lavoro: andrei avanti e domani proseguiamo da dove interromperemo questa sera.

      ACHILLE TOTARO. Chiedo di parlare !

      PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Totaro, ha ragione lei. La stanchezza colpisce, inevitabilmente (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si urla: «Pausa ! Pausa !»). No, la pausa la facciamo tra mezz'ora. Prego, onorevole Totaro.

      ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, velocemente, ho visto che lei ha spiegato, però mi volevo unire alla richiesta che aveva fatto l'onorevole Fedriga di far svolgere la seduta fiume. Io capisco le sue motivazioni, quelle che ha espresso adesso. Capisco un po’ meno le motivazioni che ha dato la Presidente Boldrini attraverso delle agenzie di stampa o attraverso dei social network. Non penso che abbia fatto delle considerazioni sulla «tagliola» in Conferenza dei presidenti di gruppo: io non c'ero, c'erano altri nostri rappresentanti...

      PRESIDENTE. Assolutamente sì, invece. Vi è stata una discussione esplicita.

      ACHILLE TOTARO. Assolutamente sì, però, stasera, dalle notizie che sono apparse, entro domani si può mettere la «tagliola». Siccome stasera abbiamo delle ore di lavoro da svolgere, si può fare la seduta fiume e consentire a chi vuole intervenire di esprimere le proprie idee in quest'Aula. La cosa che non possiamo accettare è che vi sia qualcuno all'esterno di quest'Aula che impone i ritmi e gli orari a questa Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle).
      Non siamo al consiglio comunale di Firenze, dove peraltro qualcuno non ci va mai, ma qui c’è il Parlamento con la sua solennità che deve decidere determinate cose. Quindi, noi le chiediamo ufficialmente la seduta notturna.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

      LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, prima di tutto le formalizzo la richiesta, ovviamente rivolta alla Presidente, di convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo alla fine di questa seduta che, a quanto ho capito, è concordata per le 22, dove noi ovviamente chiederemo lo svolgimento e la prosecuzione di questa seduta in una seduta fiume.
      Forse non è chiaro, ma quello che è cambiato è un comunicato della Presidente a mezzo social network, nel quale dice che vuole mettere la «tagliola» perché altrimenti gli italiani pagheranno l'IMU. Per me, dire che è scorretta questa associazione di considerazioni è il minimo. Non voglio dire altro, però credo che adesso la Conferenza dei presidenti di gruppo si debba riunire e fare una riflessione alla luce di queste considerazioni della Presidente che sono quanto meno inopportune nel bel mezzo di un dibattito come questo, anche perché non è vero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

      ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, con tutto il rispetto, io ero presente alla Conferenza di Presidenti di gruppo e c'eravamo praticamente tutti, e francamente è legittimo che le opposizioni facciano tutto quello che ritengono di fare. Io penso però che l'istituzione debba sempre salvaguardare un minimo di rigore nelle cose che fa. Questo dibattito è un dibattito Pag. 141che si è svolto esattamente in questo modo nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Presidente Di Maio, io ho posto il problema in Conferenza dei presidenti di gruppo che lo sviluppo di tutti i minuti che erano a disposizione dell'opposizione avrebbe reso impossibile, già da questo pomeriggio, approvare il decreto, perché avremmo sforato le ventiquattr'ore e quindi avremmo superato la data della sua decadenza, e la Presidente è intervenuta spiegando: «Io, per il momento, intendo andare avanti e non porre la «tagliola» alle ore 8 di questa sera, perché mi auguro che in queste ore sia possibile fare in modo che vada avanti l'iniziativa, fino a concludersi in modo tale che comunque il decreto possa andare in porto». E ci siamo aggiornati a domani, proprio per verificare come procedevano le cose.
      Sulla base di questo ragionamento, senza una sola obiezione (Commenti del deputato Sibilia)...onorevole Sibilia, lei può fare così, però lei in Conferenza dei presidenti di gruppo non c'era. Le posso garantire che era così (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) Va, bene, ma sto parlando, stia tranquillo. Ma sto solo cercando...

      PRESIDENTE. Tranquilli ! Colleghi ! Colleghi, lasciate finire.

      ROBERTO GIACHETTI. Ma sto solo cercando di spiegarvi (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non abbiate questo...sto solo cercando di spiegarvi. È stata...va bene, non parlo ! Ok, d'accordo, perché se parlo con lei...

      PRESIDENTE. Si rivolga a me, onorevole.

      ROBERTO GIACHETTI. Per carità, Presidente, va benissimo. Parlo con lei, Presidente. Dicevo che alla luce di questo ragionamento, quindi con tutto ciò che è emerso nella Conferenza dei presidenti di gruppo, che non è in nulla differente da quello che è emerso sul sito Facebook della Presidente della Camera, vi è stata una, diciamo, come di lei ha ricordato, richiesta diversificata sul prosieguo dei nostri lavori e all'unanimità, senza una obiezione, è stato deciso che questo era il calendario.
      Allora, voglio dire che evidentemente si è superato anche il tema della seduta fiume, che lì nessuno ha esplicitato, salvo il sottoscritto che prevedeva che ci fosse un problema di tempi, e si è chiusa la Conferenza dei Presidenti di gruppo. Ovviamente ognuno può chiedere che si convochi la Conferenza dei presidenti di gruppo – e ho concluso, signor Presidente –. Mi sembra però singolare che, di fronte alle legittime richieste dell'opposizione, non è che esiste una Conferenza dei presidenti di gruppo che si convoca ogni mezz'ora, sapendo perfettamente che l'intenzione e la pratica ostruzionistica è evidente, le ore che abbiamo davanti anche, l'organizzazione è stata valutata su quella, e qualunque seduta fiume noi facessimo adesso comunque, come è del tutto evidente, arriveremmo oltre l'orario di scadenza del decreto.
      Quindi, l'opportunità di porre o meno una decisione su questo argomento sarà affidata, nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo di domani, alla responsabilità unica della Presidente. Penso che una Conferenza dei presidenti di gruppo adesso non cambierebbe assolutamente nulla.

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. Io riferirò la richiesta formale avanzata dall'onorevole Di Maio alla Presidente, ma naturalmente adesso noi andiamo avanti secondo le intese raggiunte nella Conferenza dei presidenti di gruppo che si è svolta oggi pomeriggio.
      Passiamo all'ordine del giorno Mantero n.  9/1941/121, accolto come raccomandazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

      MATTEO MANTERO. Non accetto l'accoglimento come raccomandazione. Vorrei fare la mia dichiarazione di voto, anche se adesso la faccio con questa minaccia della «ghigliottina», che effettivamente mi preoccupa un po’, anche perché nel suo Pag. 142messaggio Facebook la Presidente Boldrini non solo parla della «ghigliottina», che è un atto gravissimo, perché va contro quelli che sono i diritti della minoranza in Parlamento, che lei dovrebbe difendere particolarmente, perché mi risulta che venga da lì, a meno che non sia...

      PRESIDENTE. Onorevole Mantero, però l'oggetto del suo intervento è l'ordine del giorno, non le dichiarazioni della Presidente Boldrini, a cui tutti dobbiamo rispetto.

      MATTEO MANTERO. Per quanto riguarda l'ordine del giorno, siccome parliamo di IMU, la Presidente Boldrini fa una valutazione politica, peraltro erronea – quindi evidentemente mente o sbaglia – perché dice che se questo decreto-legge decade i cittadini andranno a pagare l'IMU e la cosa non è la verità.
      Tornando all'ordine del giorno, ci troviamo, ancora una volta, a combattere, a forza di ordini del giorno, l'ennesimo decreto, inemendabile ovviamente, su cui il Governo Letta ha messo l'ennesima fiducia. Tra l'altro, vorrei invitare il Presidente Letta a fare anche un po’ di attenzione a come si gioca le fiducie, perché ormai ha le fiducie «contate» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Il Governo ha forzato per l'ennesima volta la mano su un provvedimento che dovrebbe essere discusso con i tempi che la Costituzione prevede e attribuisce al Parlamento. Ma sono stati sufficienti nove mesi a stare qui dentro per capire che calpestare il ruolo del Parlamento e la Costituzione in nome dei vostri interessi a voi non fa né caldo né freddo.
      Vi ruberò ancora pochi minuti del vostro tempo per dimostrare quanto voi state rubando agli italiani. Infatti, Rosato dice che questa è una cosa per i cittadini; effettivamente sì, è per i cittadini che sono proprietari di banche.
      La cancellazione dell'IMU, bacata dalla mini-IMU, è soltanto la foglia di fico, che, cadendo, ha lasciato scoperto il vergognoso regalo di 7 miliardi e mezzo di euro alle banche e alle associazioni private azioniste di Bankitalia. Si tratta di una vera e propria ruberia delle riserve della banca nazionale, dei soldi degli italiani, che sono costretti da venerdì a mettersi in fila per ottemperare obblighi di un fisco vessatorio e caotico, reso incomprensibile e spesso ispirato a ragioni clientelari.
      L'accordo tra Banca d'Italia e BCE porta i nostri soldi fuori dall'Italia, consegnandoli in mano ai tedeschi, ai cinesi, agli americani, perché è questo che state facendo: state regalando i nostri soldi ai Paesi stranieri. E questo i cittadini devono saperlo. Devono capire che, mentre i loro investimenti prendono lo 0,1-0,2 per cento, questo decreto-legge garantirà agli azionisti un rendimento addirittura del 6 per cento senza rischi. State garantendo agli azionisti una rivalutazione del capitale di 48 mila volte. Complimenti.
      Sono sicuro che se uscissi di qui e chiedessi al primo passante quali sono per lui le priorità per questo Paese non ci direbbe un reddito minimo garantito oppure fondi per la scuola oppure alzare le pensioni minime oppure investire nella piccola e media impresa o dare lavoro ai giovani. Sicuramente il passante ci direbbe che in questo momento la cosa più importante da fare è fare un ennesimo regalo alle banche. Bravi.
      Non avete accolto un nostro emendamento nel quale chiedevamo di annullare la discussa rivalutazione delle quote di via Nazionale che garantirà a Intesa e Unicredit, che sono i due più importanti azionisti, e alle altre banche un guadagno compreso tra i 2,7 e i 4 miliardi di euro dei nostri soldi. Abbiamo proposto, altresì, di coprire la mini-IMU applicando una tassazione sulle concessionarie del gioco d'azzardo. Questo è un emendamento, tra l'altro, che ci arriva dai sindaci dell'Emilia Romagna, che sono i sindaci del PD, quindi i vostri sindaci. Ma, a quanto pare, per voi il territorio non è importante, è più importante difendere gli interessi delle lobby, con le quali andate a braccetto. Pag. 143
      Concludo dicendo che, che sia siate inconsapevoli di quello che sta facendo il Governo con la vostra fiducia o che siate consci dei danni che state compiendo, insomma che sia ignoranza o che sia malafede, siete comunque colpevoli di questo ennesimo scempio.
      Mi piacerebbe concludere, se ho ancora tempo, con le parole di un verso di una canzone di De Andrè, che dice: «Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti». Ma questa non ve la faremo passare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n.  9/1941/121, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Galperti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti   357            
            Maggioranza     179            
                Hanno votato
    112                
                Hanno votato
no     245).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Passiamo sull'ordine del giorno Lupo n.  9/1941/122, sul quale il Governo avrebbe espresso un parere favorevole, con una riformulazione: «Compatibilmente alle esigenze della finanza pubblica». Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lupo. Ne ha facoltà.

      LOREDANA LUPO. Signora Presidente, non accetto la riformulazione e intendo intervenire in dichiarazione di voto, anche perché la modifica chiesta dal Governo ovviamente lo svuota interamente del suo significato. Con questo ordine del giorno chiedo di promuovere e potenziare l'occupazione giovanile in agricoltura attraverso l'affidamento in locazione delle terre agricole, fondamentale per favorire un valido ricambio generazionale. Sono altamente penalizzanti, invece, per questo comparto, le disposizioni introdotte in materia di imposta municipale sperimentale e di dismissione dei terreni demaniali agricoli. La vendita indiscriminata della terra pubblica significa non considerare il fatto che essa è un bene comune e garantire il suo accesso dovrebbe essere una prerogativa imperante per questo Stato.
      Vorrei ricordarvi l'articolo 1 della Costituzione, che a me piace tanto: «L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro» (Il deputato Pilozzi grida:«Democratica»). Democratica, scusatemi, sono un pochino stanca, perdonate. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nei limiti della Costituzione.
      Ma se vi vendete tutto, compresa la nostra terra, come potremo costruirci un futuro ? Perché è a questo che ci serve la terra.
      Il decreto su Banca d'Italia non ha la minima urgenza. Siamo sinceri: si volevano spostare soldi nelle banche private per evitare gli stress test, ma gli stress test fanno fede al reddito dell'anno scorso, quindi è inutile. Potevamo farlo oggi, come il 31 dicembre 2015. È una regalia ai banchieri privati e ai soci della Banca d'Italia, perché, aumentando di fatto il loro capitale, i manager si prendono dividendi e bonus, vero motivo del decreto.
      È un sopruso accoppiare un argomento d'urgenza come l'IMU ad un favore tra amici.
      Questo va sottolineato, perché nel momento in cui si dice che noi faremo decadere questo decreto e quindi gli italiani saranno costretti a pagare l'IMU, dovrete anche dire loro che l'indomani potete fare un decreto ad hoc, dove si parla semplicemente dell'IMU e noi lo andremmo a votare immediatamente: diteglielo questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Secondo un'indagine sui bilanci delle famiglie italiane, sempre di Banca d'Italia – è una disgrazia – in Italia il 10 per Pag. 144cento delle famiglie più ricche possiede questo famoso 46,6 per cento della ricchezza netta familiare totale.
      Secondo il Ministro dell'economia Saccomanni, che quindi ringraziamo, l'indagine di Banca d'Italia non contraddice il fatto che l'Italia sia uscita davvero dalla crisi.
      Ma stiamo scherzando ?
      Vi consiglio di passare per i mercati rionali quando sbaraccano, per vedere le persone anziane cercare tra gli scarti rimasti, perché è questo che io vedo quando scendo a casa mia.
      E non credo che voi vediate uno scenario differente dal mio. Il 10 per cento, lo voglio scandire bene. Ma tanto qui siamo dentro a quel 10 per cento; quindi, possiamo anche fregarcene ? Mi pare perfetto. No, non possiamo, noi del MoVimento 5 Stelle sicuramente no. Però è di giovani che vi voglio parlare perché questo ordine del giorno vuole dare speranza alle nuove generazioni. Signori, mettere in vendita la terra pubblica significa darla in pasto a chi su quella terra vuole speculare, magari per costruire un impianto di produzione di energia alternativa o un grande parco eolico. Farla scomparire dal nostro patrimonio, non considerarla per quello che è effettivamente, cioè un bene comune, è un atto criminale verso le nostre generazioni perché è lì che dobbiamo lavorare e creare un futuro per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lupo n.  9/1941/122, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Realacci, Lavagno, Alli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     343            
            Votanti     342            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     172            
                Hanno votato
    108                
                Hanno votato
no     234).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Grillo n.  9/1941/123, non accettato dal Governo.

      GIULIA GRILLO. Signor Presidente, questo ordine del giorno invita questa maggioranza a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a esonerare dalla seconda rata IMU 2013 tutti i terreni agricoli e gli immobili rurali senza eccezioni. Questo ordine del giorno non verrà votato, esattamente come tutti gli altri punti. Presidente, non verrà votato perché stiamo discutendo un decreto-legge che qualcuno ha detto essere necessario. Essere necessario perché ci sono delle banche che hanno bisogno di soldi, così ho sentito dire. Qualcuno, però, dovrebbe spiegarci come mai queste banche hanno bisogno di soldi. Cosa hanno fatto queste banche private con i soldi dei loro correntisti per esempio ? C’è un principio di fisica che dice che niente si crea e niente si distrugge. Se i soldi da una parte se ne vanno, da qualche altra parte devono andare.
      Abbiamo detto per due giorni che questi soldi vanno alle banche, però le banche sono amministrate da amministratori delegati che hanno dei nomi e dei cognomi, che sono scritti da dappertutto. C’è un nome, per esempio: Giovanni Bazoli. Insomma, un nome che la sinistra penso...la sinistra, insomma, la parte che sta a sinistra, chiamiamola così. Ed è di qualche giorno fa un articolo: «Derivati, indagati 15 banchieri a Trani. Coinvolti i vertici di Intesa Sanpaolo. Fra loro Giovanni Bazoli e Corrado Passera (Corrado Passera ? Mamma mia !). L'indagine è partita da un mutuo collegato ai contratti derivati. Furono Pag. 145fatti firmare prodotti finanziari truffaldini via via più gravosi. Avrebbero fatto sottoscrivere prodotti finanziari sofisticati, in particolare dei derivati swap, ad un imprenditore dicendogli che avrebbero permesso una copertura dal rischio di variazione del tasso di interesse». E poi continua perché è online.
      Allora io non vorrei che noi stiamo dando 7,5 miliardi che potevano servire per la piccola e media impresa; 7,5 miliardi che potevano servire per il reddito di cittadinanza; 7,5 miliardi che potevano servire per l'istruzione e per la sanità pubblica; 7,5 miliardi che potevano servire per gli esodati; 7,5 miliardi che potevano essere utilizzati per mettere in sicurezza zone ad alto rischio come quelle della mia terra. Allora io non vorrei che questi 7,5 miliardi stanno andando a delle banche che hanno operato all'interno della finanza creativa e fuori dalle regole. Perché questo sarebbe un atto, no criminale, in cui noi potremmo individuare nomi e cognomi vostri che state approvando questa follia, perché di una follia si tratta.
      Esistono tanti modi per farvi pagare quello che state facendo. Guardate che non passerete incolpevoli da una azione talmente grave. Avete questa possibilità per redimervi. Scusate, per cortesia, utilizzateci vi stiamo dando la possibilità di fare decadere un decreto-legge assassino, (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) un decreto-legge che è vomitevole ! Allora, utilizzateci, anche se non ve lo meritate, perché non vi meritate niente, vi stiamo dando questa possibilità e poi, per cortesia, datevi ad un'altra attività perché la politica è altro, la politica è altro ! La politica è avanti ! E voi non lo potete capire perché la vera politica sono i cittadini che si inventano le soluzioni per andare avanti, i nuovi lavori, il riciclo dei rifiuti, l'energia alternativa, nuovi lavori. Voi siete bloccati mentalmente, signori, non vi seccate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillo n.  9/1941/123, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dall'Osso... Famiglietti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     360            
            Votanti     346            
            Astenuti       14            
            Maggioranza     174            
                Hanno votato
      96                
                Hanno votato
no     250).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Silvia Giordano n.  9/1941/124, accolto dal Governo come raccomandazione.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, rinunciamo e insistiamo per la votazione. Mi consenta di fare un ragionamento un po’ più ampio che però attiene molto al rispetto delle regole e a quello che è l'ordine del giorno qui richiamato. Effettivamente nell'ordine del giorno, relativamente al patrimonio immobiliare sia dello Stato che degli enti territoriali, abbiamo che in questo dispositivo presentato dal Governo tutti i beni territoriali vengono in qualche modo gestiti dallo Stato – e qui voglio sottolineare ai cittadini e ai colleghi che sicuramente sono molto più attenti di me in quest'Aula – ancora una volta in quest'Aula si presenta la fantomatica e magica parola presente in ogni legislatura: il condono edilizio.
      Il benedetto condono edilizio, questa volta si avvicina anche nei confronti dei privati perché non solo parla dei beni pubblici ma anche dei beni pubblici dati ai privati, mi consente di dire che è vergognoso, Pag. 146ad esempio, quanto detto qualche minuto fa all'interno di quest'Aula dal collega Rosato. Perché è vergognoso ? Perché il rispetto delle regole in quest'Aula (e magari questo lo può riferire, signor Presidente, anche alla nostra Presidente) vale solo e soltanto e sempre per il MoVimento 5 Stelle. Mentre per gli altri il rispetto delle regole non vale: non vale nella prassi parlamentare, non vale nelle Commissioni dove un presidente di Commissione se ne frega altamente delle opposizioni depositando, ritirando, facendo quello che vuole, facendo lavorare altri soggetti in Commissione e poi ritirando quegli atti, senza il minimo rispetto nei confronti dei colleghi che tentano di lavorare.
      Mentre poi mostrano questo rispetto, che è nullo nei confronti delle istituzioni, anche negli atti che fanno, perché l'articolo 118 della Costituzione – della Costituzione, non dei Regolamenti parlamentari – dice che i beni – i beni – degli enti territoriali vanno gestiti nella dismissione dagli enti territoriali stessi e invece questo decreto-legge lascia questo potere al Governo, come al solito. Quindi, ancora una volta gli enti territoriali sono completamente bypassati. Certamente so che questo argomento è molto secondario, molto secondario rispetto a quelle che sono le vicende che ormai ci legano alla legge elettorale, perché tutto questo è uno specchietto per le allodole, perché invece sui media non parliamo di questo, sui media non parliamo e non diciamo ai cittadini che l'IMU tranquillamente può essere scorporata in questo atto, che se decade questo atto l'IMU non verrà pagata, quello non lo diciamo ai cittadini e invece parliamo della legge elettorale. Legge elettorale, andrebbe detto ai cittadini, presentata in violazione di ogni regola parlamentare. Voi che richiedete al MoVimento 5 Stelle il rispetto delle regole, siete voi i primi che vi dovete vergognare, voi nei confronti dei cittadini. Ripeto, invece di parlare con noi di rispetto delle regole e di trasparenza, decidetevi una buona volta a parlarne con i cittadini. Scendete per strada, senza scorta, e spiegate come la legge elettorale e come questo atto sono arrivati in quest'Aula; abbiatene il coraggio, abbiatene il coraggio. Anche lei, Scalfarotto, ma di che parla, che gesti fa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?

      PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, concluda.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Ve lo dico con queste parole, e concludo signor Presidente, che cito testualmente; il 9 maggio 2013, dice: «Parlare di riaprire i termini del condono edilizio sarebbe da irresponsabili e manderebbe un pessimo segnale agli italiani che favorisce l'illegalità, l'insicurezza in un Paese come l'Italia, ad alto rischio sismico e idrogeologico». Questo non lo diceva il MoVimento 5 Stelle, questo lo diceva un renziano che si chiama Ermete Realacci, ed è il vostro presidente della Commissione ambiente. Vergognatevi irresponsabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Silvia Giordano n.  9/1941/124, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Famiglietti, Lupo, Chiara Braga...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            (Presenti     354            
            Votanti     340            
            Astenuti       14            
            Maggioranza     171            
                Hanno votato
      96                
                Hanno votato
no     244).                

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 147

      Passiamo all'ordine del giorno Luigi Gallo n.  9/1941/125, con il parere contrario del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

      LUIGI GALLO. Signora Presidente, vorrei parlare tanto del mio ordine del giorno e fare la dichiarazione di voto...

      PRESIDENTE. È quello che deve fare, onorevole Gallo. La prego...

      LUIGI GALLO. Vedo però che dall'altra parte non sono contenti di questa cosa.

      PRESIDENTE. Si rivolga a me. Ha la parola per l'ordine del giorno.

      LUIGI GALLO. Però è come mettersi il prosciutto davanti agli occhi e non vedere quello che sta accadendo oggi e sta accadendo domani. Cari parlamentari, cara Presidente queste sono le prove tecniche di una dittatura (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Colleghi per favore, fate silenzio, lasciate parlare l'onorevole Gallo.

      LUIGI GALLO. Più volte in questo Paese ci siamo trovati ad affrontare una deriva antidemocratica e non so se effettivamente si è abusato del termine dittatura o colpo di Stato, ma oggi non si possono fare sconti rispetto a quello che sta accadendo in quest'Aula. Una democrazia senza il giusto equilibrio tra i poteri di chi governa e chi è all'opposizione diventa fascismo ! Forse non tutti gli italiani hanno contezza di quello che sta accadendo in Parlamento, ma soprattutto fuori dal Parlamento. Sì, Presidente, perché fuori dal Parlamento lei, come Presidente, e altri Presidenti hanno difeso questa istituzione, la Presidente Boldrini l'ha definita la casa della buona politica, la casa degli italiani e permette che le decisioni più importanti del Paese avvengano fuori dagli spazi democratici, con accordi tra un delinquente e un segretario di partito che non esisteva nemmeno quando il popolo si è recato alle urne !
      La sovranità non appartiene più al popolo, ma a due boss di questo Paese, Renzusconi e il delinquente.
      I due boss hanno messo in piedi una road map verso il totalitarismo. Le tappe sono chiare. Uno: legge elettorale che spazza via non solo le minoranze, ma anche le forze politiche con un numero elevato di preferenze inserendo il sistema del doppio turno con premio di maggioranza sproporzionato rispetto al risultato elettorale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Onorevole Gallo, la legge elettorale si discute in I Commissione: qui lei ha preso la parola per il suo ordine del giorno. La prego. La prego ! La prego (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Finora tutti i colleghi che hanno parlato hanno parlato sull'ordine del giorno per il quale si dichiara il voto.

      LUIGI GALLO. Arrivo all'ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Grazie.

      LUIGI GALLO. La seconda tappa è scrittura del Regolamento della Camera che cancella tutte le armi delle opposizioni: via, non sono più niente le opposizioni !

      PRESIDENTE. Onorevole Gallo, la prego: arrivi all'ordine del giorno.

      LUIGI GALLO. Terza tappa: cancellazione del bicameralismo, eliminando la doppia lettura di leggi e decreti-legge. Avete già dimenticato quante porcate sono state sventate con la doppia lettura ? Siamo così sicuri che dobbiamo cancellare questo processo senza alcun paracadute ? Per chi non ha memoria corta, il bicameralismo Pag. 148è stato inserito in Costituzione come argine al fascismo; ed oggi il pericolo di un totalitarismo, questa volta delle banche, delle lobby, della finanza, dei tecnocrati, a cui siete asserviti pur di fare i vostri comodi, è alle porte, cari.
      Il Presidente Boldrini ha tutti i poteri per evitare questo scempio della «tagliola» domani; ma non può lavarsi le mani come Ponzio Pilato. Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica: la prima Presidente che introduce questa prassi, che spazza via per sempre l'ultima arma all'opposizione, l'unico controbilanciamento ancora in piedi contro lo strapotere del Governo e della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      L'opposizione in questa democrazia incostituzionale, che i partiti si sono cuciti addosso, è già nell'angolo: lei vuole annientarla del tutto. Vede, il Governo ha messo la fiducia su questo decreto; quindi per accelerare i processi cosa rimane all'opposizione ? Rimane la discussione ! Rimane come unica arma la discussione ! Voi volete togliere anche questo: vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, tengo soltanto a fare alcune precisazioni su dati di fatto, perché dato che, anche se a maggioranza, la Commissione finanze mi ha affidato il compito di relatore, sono molto preoccupato che possano anche circolare delle informazioni che non corrispondono a dati di fatto; poi ciascuno naturalmente ha la sua opinione legittima su questo decreto.
      Il primo punto è questo, Presidente: le riserve della Banca d'Italia non sono un tesoretto liberamente disponibile per prenderlo e farci spesa di investimento, o qualsiasi altro; le riserve della Banca d'Italia stanno lì: è vietato per legge prendersele e mangiarsele. E non è soltanto vietato dalla legge europea: ben prima che si facesse l'Unione economica e monetaria, e quindi dal 1936 in poi, la legge italiana prescriveva esattamente questo. Il motivo per cui la Banca d'Italia ha molte riserve, come molti hanno detto nel dibattito, è perché non ce le siamo mai mangiate, da 80 anni. E quindi l'Europa non c'entra con questo, no (Commenti) !

      PRESIDENTE. Colleghi ! Prego, prego, continui, onorevole Causi.

      MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. Noi possiamo avere l'idea di lasciare lì quelle riserve: stanno comunque a garanzia del nostro debito, un ruolo ce l'hanno comunque.
      Con questa operazione queste riserve vengono mobilizzate per dare capitale e patrimonio al sistema bancario italiano: ma questi soldi verranno dal mercato, non verranno dalla spesa pubblica.
      In molti altri Paesi per ricapitalizzare le banche si è dovuto metter mano ai soldi del contribuente, con questa operazione no, perché la rivalutazione è una operazione di carta, dopodiché le quote rivalutate vanno messe sul mercato e sarà chi se le comprerà sul mercato a far affluire i soldi alle banche quindi qui non c’è un regalo alle banche, ci sono soldi che arriveranno dal mercato.
      Su questo io voglio che tutti, ripeto, sia chi è contrario sia chi è favorevole, sappiano che su questo punto il Governo italiano ha vinto una battaglia in Europa. Perché come tutti sanno, basta guardare i giornali e i pareri usciti dalla stampa specialistica nei mesi che vanno da settembre a dicembre, la Bundesbank era contraria. Su questo punto l'Italia ha strappato...

      PRESIDENTE. Colleghi, sapete che non si possono fare le fotografie.

Pag. 149

      MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. L'Italia ha strappato una regola e la Bundesbank era contraria appunto perché nella competizione tra sistemi bancari (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

      PRESIDENTE. Collega Della Valle, sta parlando il deputato Causi.

      MARCO CAUSI, Relatore per la maggioranza. La Germania ha dovuto, in questi quattro anni, mettere 64 miliardi di spesa pubblica per le loro crisi bancarie e per il fatto che noi, con questa operazione, ne mettiamo 7 e mezzo senza far ricorso alla spesa pubblica ci sono andati un po’ in puzza, però il parere della BCE ci ha dato ragione.
      Quindi, come sapete dalla mia relazione, ho fatto mie alcune critiche al percorso con cui il Governo è arrivato a questo decreto, ma detto questo, c’è dietro una operazione di sistema che fa bene all'intero Paese Italia.
      Poi infine ho sentito dire: «ma perché le banche hanno bisogno di capitale ? Perché allora gli amministratori delegati delle banche se li sono mangiati ?» Ma, Presidente, le banche hanno bisogno di capitale perché dopo la crisi del 2008-2009 in tutto il mondo l'interpretazione della crisi è stata che le banche hanno preso troppi rischi e d'ora in poi per fare credito devono avere più capitale. Il motivo per cui abbiamo la restrizione del credito è, da un lato, la crisi, dall'altro i nuovi criteri che costringono le banche ad avere coefficienti patrimoniali più alti. Se non li hanno più alti faranno meno credito e quindi è in automatico che una operazione che da iniezioni di capitale alle banche italiane permetterà anche di ridurre la restrizione del credito a carico delle piccole e medie imprese. Io questi tre punti li volevo, alla fine di questa giornata, mi scusi Presidente, mettere agli atti di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Non può parlare sull'ordine del giorno, perché ha già parlato due volte sugli ordini del giorno.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Gallo n.  9/1941/125, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            (Presenti     344            
            Votanti     336            
            Astenuti         8            
            Maggioranza     169            
                Hanno votato
      86                
                Hanno votato
no     250).                

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 10.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

      PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che il seguito dell'esame del disegno di legge n.  1941 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n.  133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato – scadenza: 29 gennaio 2014)Pag. 150proseguirà nella giornata di domani, antimeridiana e pomeridiana, con prosecuzione notturna, con votazioni.
      I lavori dell'Aula si svolgeranno poi secondo il seguente schema:

       Giovedì 30 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e venerdì 31 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna (con votazioni):

       Esame della proposta di legge n.  3 e abbinate – Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;

       Seguito dell'esame del disegno di legge n.  1885 – Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n.  136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (da inviare al Senato – scadenza: 8 febbraio 2014), che proseguirà, ove necessario, nelle giornate di sabato 1o e domenica 2 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).

       Sono rinviati tutti i restanti argomenti del calendario di gennaio, le interpellanze urgenti e le interrogazioni a risposta immediata (question time) di questa settimana.

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Mercoledì 29 gennaio 2014, alle 10:

      Seguito della discussione del disegno di legge:
          S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n.  133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (C. 1941).
      — Relatori: Causi, per la maggioranza; Busin, di minoranza.

ERRATA CORRIGE

      Nel resoconto stenografico della seduta del 27 gennaio 2014, a pagina 138, prima colonna, terza riga, il nome «Coletti» si intende sostituito dal seguente: «Colletti».

      La seduta termina alle 22,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  7  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1941 - odg 9/1941/4 401 401 201 115 286 86 Resp.
2 Nom. odg 9/1941/5 412 412 207 120 292 85 Resp.
3 Nom. odg 9/1941/7 426 425 1 213 80 345 85 Resp.
4 Nom. odg 9/1941/8 430 420 10 211 77 343 85 Resp.
5 Nom. odg 9/1941/13 438 434 4 218 110 324 84 Resp.
6 Nom. odg 9/1941/17 437 437 219 130 307 84 Resp.
7 Nom. odg 9/1941/18 441 435 6 218 176 259 84 Resp.
8 Nom. odg 9/1941/19 443 439 4 220 173 266 84 Resp.
9 Nom. odg 9/1941/23 441 441 221 175 266 84 Resp.
10 Nom. odg 9/1941/26 434 434 218 170 264 84 Resp.
11 Nom. odg 9/1941/28 439 439 220 173 266 84 Resp.
12 Nom. odg 9/1941/29 426 426 214 166 260 84 Resp.
13 Nom. odg 9/1941/32 423 423 212 152 271 84 Resp.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  7  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1941/33 420 420 211 81 339 84 Resp.
15 Nom. odg 9/1941/35 426 344 82 173 24 320 84 Resp.
16 Nom. odg 9/1941/36 421 339 82 170 44 295 84 Resp.
17 Nom. odg 9/1941/37 420 417 3 209 22 395 84 Resp.
18 Nom. odg 9/1941/43 410 408 2 205 156 252 84 Resp.
19 Nom. odg 9/1941/50 294 293 1 147 121 172 93 Resp.
20 Nom. odg 9/1941/51 365 364 1 183 138 226 91 Resp.
21 Nom. odg 9/1941/52 381 380 1 191 113 267 91 Resp.
22 Nom. odg 9/1941/53 380 305 75 153 70 235 91 Resp.
23 Nom. odg 9/1941/54 401 399 2 200 394 5 91 Appr.
24 Nom. odg 9/1941/56 409 408 1 205 158 250 91 Resp.
25 Nom. odg 9/1941/57 421 341 80 171 43 298 89 Resp.
26 Nom. odg 9/1941/58 421 418 3 210 414 4 88 Appr.


INDICE  ELENCO  N.  3  DI  7  (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/1941/59 415 414 1 208 412 2 88 Appr.
28 Nom. odg 9/1941/62 416 416 209 106 310 85 Resp.
29 Nom. odg 9/1941/63 418 418 210 110 308 85 Resp.
30 Nom. odg 9/1941/66 419 418 1 210 108 310 85 Resp.
31 Nom. odg 9/1941/67 412 412 207 121 291 85 Resp.
32 Nom. odg 9/1941/68 409 409 205 119 290 85 Resp.
33 Nom. odg 9/1941/69 409 407 2 204 122 285 86 Resp.
34 Nom. odg 9/1941/70 389 389 195 111 278 86 Resp.
35 Nom. odg 9/1941/71 402 402 202 117 285 86 Resp.
36 Nom. odg 9/1941/72 407 406 1 204 118 288 86 Resp.
37 Nom. odg 9/1941/73 418 418 210 122 296 86 Resp.
38 Nom. odg 9/1941/74 415 415 208 121 294 85 Resp.
39 Nom. odg 9/1941/75 411 411 206 103 308 84 Resp.
INDICE  ELENCO  N.  4  DI  7  (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/1941/76 417 417 209 103 314 84 Resp.
41 Nom. odg 9/1941/77 416 416 209 112 304 84 Resp.
42 Nom. odg 9/1941/78 400 400 201 93 307 84 Resp.
43 Nom. odg 9/1941/79 420 420 211 102 318 84 Resp.
44 Nom. odg 9/1941/80 407 407 204 111 296 84 Resp.
45 Nom. odg 9/1941/81 410 410 206 107 303 84 Resp.
46 Nom. odg 9/1941/83 418 418 210 100 318 84 Resp.
47 Nom. odg 9/1941/84 413 413 207 111 302 84 Resp.
48 Nom. odg 9/1941/85 405 405 203 111 294 84 Resp.
49 Nom. odg 9/1941/86 407 406 1 204 137 269 84 Resp.
50 Nom. odg 9/1941/87 402 402 202 109 293 84 Resp.
51 Nom. odg 9/1941/88 405 404 1 203 116 288 84 Resp.
52 Nom. odg 9/1941/89 407 407 204 82 325 84 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  5  DI  7  (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/1941/90 406 406 204 81 325 84 Resp.
54 Nom. odg 9/1941/91 405 405 203 110 295 83 Resp.
55 Nom. odg 9/1941/92 394 394 198 78 316 83 Resp.
56 Nom. odg 9/1941/93 397 397 199 94 303 83 Resp.
57 Nom. odg 9/1941/94 408 408 205 101 307 83 Resp.
58 Nom. odg 9/1941/95 395 395 198 108 287 83 Resp.
59 Nom. odg 9/1941/96 404 402 2 202 100 302 83 Resp.
60 Nom. odg 9/1941/97 370 370 186 94 276 84 Resp.
61 Nom. odg 9/1941/98 388 387 1 194 342 45 84 Appr.
62 Nom. odg 9/1941/99 381 376 5 189 358 18 84 Appr.
63 Nom. odg 9/1941/100 366 358 8 180 86 272 84 Resp.
64 Nom. odg 9/1941/101 383 383 192 118 265 83 Resp.
65 Nom. odg 9/1941/102 375 375 188 117 258 83 Resp.
INDICE  ELENCO  N.  6  DI  7  (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. odg 9/1941/103 296 296 149 99 197 83 Resp.
67 Nom. odg 9/1941/104 380 380 191 97 283 83 Resp.
68 Nom. odg 9/1941/105 385 385 193 108 277 83 Resp.
69 Nom. odg 9/1941/106 383 383 192 96 287 83 Resp.
70 Nom. odg 9/1941/107 392 391 1 196 83 308 83 Resp.
71 Nom. odg 9/1941/108 379 360 19 181 97 263 83 Resp.
72 Nom. odg 9/1941/109 392 391 1 196 117 274 83 Resp.
73 Nom. odg 9/1941/111 372 372 187 336 36 83 Appr.
74 Nom. odg 9/1941/112 372 369 3 185 98 271 83 Resp.
75 Nom. odg 9/1941/113 357 357 179 109 248 83 Resp.
76 Nom. odg 9/1941/114 356 356 179 106 250 83 Resp.
77 Nom. odg 9/1941/115 366 366 184 115 251 83 Resp.
78 Nom. odg 9/1941/116 352 352 177 109 243 83 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  7  DI  7  (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 87)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. odg 9/1941/117 368 368 185 99 269 83 Resp.
80 Nom. odg 9/1941/118 355 355 178 89 266 84 Resp.
81 Nom. odg 9/1941/119 351 351 176 82 269 84 Resp.
82 Nom. odg 9/1941/120 366 366 184 106 260 84 Resp.
83 Nom. odg 9/1941/121 357 357 179 112 245 83 Resp.
84 Nom. odg 9/1941/122 343 342 1 172 108 234 83 Resp.
85 Nom. odg 9/1941/123 360 346 14 174 96 250 83 Resp.
86 Nom. odg 9/1941/124 354 340 14 171 96 244 83 Resp.
87 Nom. odg 9/1941/125 344 336 8 169 86 250 83 Resp.