XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 197 di martedì 25 marzo 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

      La seduta comincia alle 11,30.

      VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Baretta, Bindi, Di Lello, Epifani, La Russa, Leone, Antonio Martino, Meta, Mogherini, Pes, Schullian e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 11,35).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative per prorogare i termini previsti per le gare d'appalto in relazione alla bonifica dei siti di interesse nazionale di Tito e della Val Basento in Basilicata – n. 3-00358)

      PRESIDENTE. Passiamo alla interrogazione all'ordine del giorno Burtone n. 3-00358, concernente iniziative per prorogare i termini previsti per le gare d'appalto in relazione alla bonifica dei siti di interesse nazionale di Tito e della Val Basento in Basilicata (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
      Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

      SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione dell'onorevole Burtone, con la quale chiede al Governo di potere conoscere le iniziative che intenda promuovere per una proroga dei termini previsti per le gare d'appalto, al fine di evitare che le risorse destinate dal CIPE per la bonifica dei siti di interesse nazionale di Tito e Val Basento in Basilicata si rendano indisponibili, si rappresenta quanto segue.
      Il 19 giugno 2013 tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico e la regione Basilicata è stato sottoscritto un accordo di programma-quadro rafforzato, che ha definito gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica delle acque di falda e dei suoli nei SIN di Pag. 2Tito e Val Basento, previsti dalla delibera CIPE n.  87 del 2012. Tale accordo, dove il soggetto attuatore è la regione Basilicata, prevede l'espletamento di dieci interventi, di cui quattro riguardanti il SIN di Tito e sei riguardanti il SIN di Val Basento, per un valore complessivo di 46,7 milioni di euro; di questi 41,7 milioni di euro sono a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione.
      Al fine di garantire l'attuazione dei suddetti interventi, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha già avviato un'attività di coordinamento con le amministrazioni pubbliche coinvolte e dal mese di gennaio 2014 si sono infatti tenute due conferenze di servizi istruttorie ed una conferenza di servizi decisoria, mentre una prossima conferenza di servizi è prevista per oggi appunto.
      In particolare, nella conferenza di servizi del 7 marzo ultimo scorso è stato esaminato, per gli aspetti tecnici, il cronoprogramma delle attività di cui all'accordo di programma-quadro, trasmesso dalla regione Basilicata.
      In merito quindi alla richiesta di proroga avanzata dall'onorevole interrogante, si comunica – lo dico, fra parentesi, un po’ in ritardo, perché l'interrogazione è di ottobre – che in data 17 dicembre 2013, quindi il dicembre scorso, il CIPE ha disposto la proroga alla data del 30 giugno 2014 dei termini per l'assunzione degli impegni giuridicamente vincolanti relativamente alle risorse stanziate con la delibera CIPE suddetta, n.  87 del 2012.
      Inoltre, per quanto di competenza il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, considerata la criticità di carattere temporale connessa al rispetto delle tempistiche indicate dalla delibera CIPE, si è reso disponibile a procedere ad una preistruttoria tecnica della documentazione progettuale, che sarà trasmessa alla regione Basilicata al fine di garantire l'approvazione degli elaborati tecnici nei tempi minimi necessari.

      PRESIDENTE. Il deputato Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

      GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, esprimo la mia soddisfazione per la risposta del sottosegretario. Prendo atto che c’è stata questa attivazione, da parte del Governo, nel rapporto con la regione Basilicata.
      Si sono svolte, come ha detto il sottosegretario, alcune conferenze di servizi, c’è questo impegno ulteriore per una proroga termini per evitare che lì possano essere perse delle risorse importanti per il risanamento, ma anche per lo sviluppo. Il sottosegretario ha ammesso il limite che purtroppo abbiamo in questo nostro Parlamento di risposte datate, pur tuttavia io ho colto l'impegno del Governo e ne sono personalmente soddisfatto.
      Mi permetto di dire che però l'interrogazione aveva l'obiettivo di mettere sotto i riflettori ancora una volta per il Governo l'impegno sulle problematiche legate ad alcuni territori. Io in questa interrogazione faccio riferimento alla Val Basento, però ci sono le aree di Gela, di Priolo, di Milazzo in Sicilia, nella Puglia tante altre realtà, nel Mezzogiorno in generale, pur non volendo sottovalutare quelle che sono insediate al nord del Paese. In queste aree, come è stato detto nell'interrogazione, ci sono gravi problemi ambientali che sono direttamente correlati anche a problemi sanitari. Ecco perché è necessaria la bonifica, il recupero, la riqualificazione, ma anche un impegno da parte delle regioni nel portare avanti studi epidemiologici non solo per la cura, ma anche per la prevenzione, per legare strettamente l'ambiente alla sanità. Non c’è dubbio però che questi provvedimenti debbono avere una ricaduta occupazionale.
      Colgo l'occasione per ricordare al Governo che in un mio ordine del giorno del 10 febbraio approvato e accettato dal Governo si pone l'accento sulla necessità di realizzare un accordo tra Governo e parti sociali, perché il 20 per cento di posti di lavoro che si dovranno creare con le politiche di risanamento in queste aree Pag. 3possa essere attribuito ai lavoratori in mobilità in deroga. Sono i cinquantenni espulsi dal settore produttivo, sono quelli che hanno dato tanto a queste industrie. Se sono state utili per produrre, dovranno essere utili anche per risanare.
      Così come voglio porre l'accento – è qui presente anche il sottosegretario allo sviluppo economico, la senatrice Vicari – sulla necessità di prevedere una commissione di studio, perché si possa procedere all'individuazione di alcune aree di criticità, si possa studiare non soltanto la bonifica, ma qualcosa di più: andare avanti per misure sperimentali per l'ambientalizzazione e la riqualificazione urbana. Perché spesso si parla di delocalizzare le nostre industrie, quando sarebbe necessario alcune volte pensare a delocalizzare alcuni siti urbani, che purtroppo, per il modo in cui è nata a volte la nostra realtà industriale, sono contigui alle aree industriali. Quindi c’è questo obiettivo maggiore e più alto di andare avanti per cercare di portare a compimento una scommessa per il Mezzogiorno, quella di guardare a queste aree in difficoltà, per produrre lavoro, ma anche per conservare e tutelare ambiente e salute.

(Iniziative volte a rivedere la disciplina in materia di copertura assicurativa per la responsabilità civile autoveicoli, con particolare riferimento alle misure per contrastare l'aumento dei relativi premi – n. 2-00080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Valeria Valente n. 2-00080, concernente iniziative volte a rivedere la disciplina in materia di copertura assicurativa per la responsabilità civile autoveicoli con particolare riferimento alle misure per contrastare l'aumento dei relativi premi (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
      Chiedo alla deputata Valeria Valente se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      VALERIA VALENTE. Signor Presidente, signora sottosegretario, onorevoli colleghi, l'interpellanza che, finalmente, dopo diversi mesi, a dire la verità, ho la possibilità di illustrare a quest'Aula stamattina, sottopone all'attenzione del Governo uno scandalo, lo scandalo dei prezzi delle polizze praticati in Italia per l'assicurazione obbligatoria della RC Auto e le oggettive, a mio avviso, inaccettabili e incomprensibili discriminazioni perpetrare dalle compagnie assicurative in alcune regioni, in modo particolare al sud. Ora, dal momento che questa interpellanza, a dire il vero, è stata da me presentata assieme ad altri deputati a giugno del 2013 e dato che nel frattempo, come è noto, ci sono stati, nell'ordine, due solleciti a rispondere, un tentato intervento legislativo, il famoso articolo 8 del decreto-legge «Destinazione Italia», stralciato poi dallo stesso decreto, la discussione in Aula quindi dello stesso, il ritorno della questione in Consiglio dei ministri con un nuovo ed ulteriore intervento e, infine, ovviamente un cambio del Consiglio dei ministri stesso, la necessità e l'urgenza di ottenere una risposta sul tema potrebbe ad alcuni sembrare superata.
      Personalmente, invece, la penso in maniera assolutamente diversa.
      A quasi un anno infatti di distanza, nonostante tutti gli eventi che in qualche modo hanno riguardato i temi oggetto di questa interpellanza, le ragioni, e soprattutto le discriminazioni, che mi avevano spinta a presentarla restano tutte e purtroppo ancora intatte.
      A giugno, nello specifico, chiedevo al Governo, per quanto ovviamente di competenza, di adottare diverse iniziative utili a – le riepilogo per mia memoria e soprattutto per la memoria del Governo – introdurre, nell'immediato, correttivi e integrazioni alla normativa vigente in materia assicurativa da circolazione stradale, a partire dalla introduzione di strumenti di verifica dei fattori statistici utilizzati dalla compagnie per la quantificazione dei costi assicurativi nelle diverse province italiane; rideterminare la tempistica per la denuncia dei sinistri, affinché la trattazione e Pag. 4definizione dei sinistri stessi sia attivata in tempi certi; rideterminare le sanzioni penali per i reati di frode assicurativa, perché risultino più incisive le azioni di contrasto al fenomeno, inasprendo le pene di cui all'articolo 642 del codice penale per il reato di frode assicurativa in modo particolare con una maggiore attenzione ai casi di recidiva; introdurre il divieto di cessione dei crediti assicurativi per contrastare possibili speculazioni in fase di risarcimento dei sinistri; favorire la mobilità degli assicurati tra compagnie assicuratrici predisponendo strumenti adeguati, perché l'utenza possa confrontare tra loro i prezzi praticati dalle diverse compagnie; definire con la massima sollecitudine i provvedimenti attuativi conseguenti alle misure di liberalizzazione di cui ai decreti-legge n.  1 e 179 del 2012, con particolare riferimento alle riduzioni dei costi connessi alle installazioni delle «scatole nere» sui mezzi, e alla definizione del «contratto base» per la responsabilità civile veicoli.
      Ebbene, di tutto questo gli interventi legislativi succitati, e cioè il famoso articolo 8 e il successivo disegno di legge licenziato dal Consiglio dei Ministri il 6 febbraio, si occupano solo in parte, limitandosi, come vedremo tra poco, a intervenire solo sul fenomeno delle frodi senza occuparsi, se non in maniera del tutto incidentale, della questione altrettanto urgente e importante del livello dei prezzi e senza affrontare con la dovuta determinazione, a mio avviso almeno, il problema ancor più grave delle discriminazioni territoriali.
      Sul primo punto, è ormai noto a tutti che il livello raggiunto in Italia dai prezzi delle polizze è molto al di sopra della media europea, tant’è che secondo l'Ania, l'Associazione delle aziende assicuratrici italiane, nonostante una lieve inversione di tendenza, le tariffe italiane sono le più alte d'Europa in uno scenario che penalizza pesantemente gli automobilisti italiani per i quali assicurare la propria auto significa spendere mediamente 491 euro, ossia 231 euro in più rispetto a quanto spendono gli stessi automobilisti in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.
      Utile traccia, per la individuazione delle cause dell'andamento dei premi e dei costi relativi al mercato dell'assicurazione della responsabilità civile da circolazione dei veicoli, è rappresentata dall'indagine conoscitiva, realizzata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel maggio del 2010, che ha messo in luce le implicazioni concorrenziali della disciplina attuativa della procedura di risarcimento diretto, chiarendo come la dinamica dei premi e dei costi sia sostanzialmente imputabile a una «debole tensione competitiva tra le compagnie assicurative». Attualmente, infatti, la maggior parte del mercato (circa i due terzi) è nelle mani di sole tre grandi compagnie e all'attività di queste non viene posto alcun limite, né in termini di territorialità – come forse sarebbe auspicabile – né in termini di settori di intervento.
      Ora, a questo dato oggettivo, quello del progressivo oltre che immotivato incremento dei costi delle polizze assicurative, dato che a parità di numero di sinistri, veicoli circolanti e quantità di frodi assicurative riscontrate il nostro Paese è perfettamente in linea con la media europea, a questo dato, dicevo, va ad aggiungersi un ulteriore aspetto, non meno ingiustificato, e cioè la radicale differenza dei costi di assicurazione praticati dalle compagnie assicurative nelle diverse province d'Italia, con una grave e inaccettabile penalizzazione delle aree del sud Italia.
      Da questo punto di vista, i risultati dell'indagine condotta dall'Ivass sui prezzi delle polizze RC-auto ad aprile 2013 sono eclatanti: per assicurare la propria vettura di piccola cilindrata a Napoli un cinquantacinquenne nella classe di sconto massimo paga in media 1.200 euro all'anno. Non solo, il 6 per cento in più rispetto al 2012, ma il quadruplo rispetto allo stesso automobilista che a Bolzano per assicurare la stessa vettura paga solo 350 euro all'anno.
      A questa sproporzione nei prezzi però non corrisponde, almeno in linea di massima, Pag. 5una differenza significativa nel numero dei sinistri. Se per esempio si confrontano città come Milano Torino e Napoli si noterà che non vi è alcun rapporto logico tra i numeri di sinistri e le tariffe assicurative. Certo, esiste sicuramente in Italia e dunque anche al Sud un problema di frodi e raggiri messi in atto da taluni automobilisti gonfiando le richieste di risarcimento, ma è inaccettabile che costoro restino sostanzialmente impuniti mentre a pagare, in questo caso letteralmente, siano sempre e solo i cittadini onesti.
      A questa situazione, dunque, purtroppo, né l'articolo 8 – né il tentato articolo 8 – del decreto «Destinazione Italia», né, per quanto almeno ci è dato sapere ad oggi, il successivo disegno di legge licenziato il 6 febbraio dal Consiglio dei ministri, pongono rimedio, intervenendo solo sui punti d) e g) da noi sollevati a giugno, e cioè sull'introduzione del divieto di cessione del credito assicurativo e sulla riduzione del premio previa installazione della scatola nera.
      L'articolo 8, poi, stralciato dal decreto «Destinazione Italia», infatti, conteneva tutta una serie di misure, volte, sostanzialmente, a combattere e prevenire il fenomeno delle frodi. In particolare, le norme disciplinavano, in chiave antifrode, le clausole contrattuali concernenti scatola nera, risarcimento in forma specifica presso carrozzerie convenzionate, il divieto di cessione del diritto al risarcimento e le prestazioni di servizi medico-sanitari resi da professionisti convenzionati con le imprese assicurative.
      Al di là, adesso, delle dichiarazioni a mezzo stampa circa i contenuti del successivo disegno di legge emanato dal Consiglio dei ministri il 6 febbraio, al momento non è dato sapere se e in quale misura queste norme siano state confermate e, soprattutto, se sia prevista l'introduzione di strumenti che, come la tariffa unica nazionale, potrebbero rivelarsi davvero decisivi per ridurre significativamente il divario nord-sud sui prezzi praticati dalle compagnie.
      Del resto, come deputati campani del PD, avevamo in tal senso proposto un apposito emendamento che introduceva – sempre al decreto «Destinazione Italia», ovviamente – l'obbligo, per le compagnie assicuratrici, di applicare una tariffa unica nazionale (quella più bassa) a tutti gli assicurati che avessero superato i 5 anni consecutivi senza incidenti.
      Nell'attesa di conoscere, quindi, i contenuti del succitato disegno di legge e, soprattutto, se vi sia la volontà o meno di proseguire su quella stessa strada, continuo a ritenere non più prorogabile la necessità di adottare iniziative e correttivi utili, volti, soprattutto, a calmierare l'aumento dei prezzi e a limitare le discriminazioni, anche perché non è solo una questione di equità sociale e territoriale: si tratta di un problema di pubblica sicurezza.
      L'ultima cosa che voglio, infatti, dire è che, a fronte di tariffe così elevate, non sorprende che, come risulta, del resto, dai numerosi controlli effettuati nell'ultimo biennio dalle forze dell'ordine, milioni di vetture circolino ormai senza copertura assicurativa per la responsabilità civile.
      La situazione fotografata dai controlli delle forze dell'ordine non è da considerarsi nemmeno definitiva, essendo tuttora in corso il procedimento per l'istituzione dell'archivio telematico dei veicoli a motore sprovvisti di assicurazione per la responsabilità civile di cui al combinato disposto degli articoli 31, secondo comma, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n.  1 e 7 del decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
      Sebbene approssimativo, però, il dato ha suscitato forte allarme, tanto da avere indotto l'ANIA e l'Automobile Club Italiano ad effettuare un apposito studio dal quale è risultato che sul territorio nazionale sarebbero circa 4,4 milioni i veicoli che si arrischiano a circolare senza una polizza assicurativa, e cioè il 10 per cento del totale delle automobili in movimento. Ecco perché la necessità di intervenire resta tuttora, a mio e nostro avviso, indifferibile ed urgente.

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      PRESIDENTE. Saluto gli studenti e le studentesse dell'istituto comprensivo statale «Don Bosco-Verdi» di Qualiano, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

      SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, onorevoli colleghi, condividendo in generale le preoccupazioni degli interpellanti, è necessario, tuttavia, precisare come le tematiche sollevate siano da tempo all'attenzione del Governo. Più in particolare, in materia di RC-auto sia il Ministero dello sviluppo economico sia l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS), anche in occasione della relazione annuale della stessa Autorità, hanno espresso l'opportunità di promuovere nuovi e più incisivi interventi nel settore assicurativo, finalizzati prevalentemente alla riduzione dei premi di polizza il cui livello ha raggiunto nel tempo valori insostenibili, come si diceva, per le famiglie italiane.
      Nel corso del 2013, presso il Ministero è stato attivato un apposito tavolo di lavoro, da me coordinato, che ha approfondito il contenuto di tali possibili interventi, sia in riferimento a quelli attuativi delle norme già introdotte nel 2012 sia relativamente a nuovi interventi legislativi per il contenimento dei costi delle polizze di assicurazione RC-auto.
      Al Tavolo hanno partecipato stabilmente lo stesso IVASS e l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, in costante confronto con tutti gli operatori di settore, tra cui vanno annoverate le associazioni di categoria delle imprese (sia l'ANIA che le associazioni dei diversi intermediari e di altre categorie di operatori), nonché le associazioni dei consumatori rappresentate nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti.
      Le proposte di riforma del settore sono confluite nell'articolo 8 del decreto-legge n.  145 del 2013 ed erano sostanzialmente volte ad una riduzione dei prezzi dei premi sia attraverso un'ottimizzazione delle procedure di gestione e liquidazione dei sinistri sia attraverso la lotta ai fenomeni fraudolenti.
      A seguito dello stralcio della norma in questione in fase di conversione in legge del provvedimento, le medesime proposte sono state ripresentate con apposito disegno di legge, successivamente trasmesso in Parlamento (A.C. 2126, in attesa di assegnazione), onde garantire un più approfondito confronto in sede parlamentare.
      Con più specifico riferimento all'interpellanza, e in particolare alle considerazioni contenute nella sua premessa relativamente alle auto prive di assicurazione, si ritiene utile riportare il contributo fornito a suo tempo dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Dai dati forniti risulta che la migrazione dei dati verso la banca dati gestita dalla Direzione generale per la motorizzazione, mediante l'acquisizione giornaliera delle informazioni relative alle polizze assicurative RCA detenute dall'ANIA, ha avuto inizio già nelle more della pubblicazione del decreto interministeriale di attuazione dell'articolo 31 del decreto-legge n.  1 del 2012, convertito con modificazioni in legge n.  27 del 2012.
      La stessa amministrazione ha provveduto, altresì, a rendere disponibili le predette informazioni sia in favore delle forze dell'ordine, attraverso i collegamenti telematici già in uso, sia in favore dei singoli cittadini, attraverso una semplice applicazione, una app mobile o l'accesso al Portale dell'automobilista.
      È stato pertanto possibile, per la prima volta, quantificare in modo certo e puntuale la percentuale di veicoli non coperti da polizza assicurativa. Risulta infatti che poco meno dell’ 11% delle autovetture potenzialmente circolanti (quelle con revisione regolare) non è coperto da polizza, mentre la percentuale sale a circa il 28% per i motocicli e a oltre il 30% nel caso di ciclomotori.
      È evidente che la disponibilità e la fruibilità del dato da parte delle forze dell'ordine consentirà, anche attraverso l'utilizzo dei sistemi automatici di rilevazione Pag. 7della targa (zone a traffico limitato, Tutor, e così via), una più efficace opera di controllo e contrasto rispetto a tale allarmante fenomeno dei veicoli circolanti che non risultino coperti da polizza assicurativa.
      Sempre al fine di ridurre il rischio di frodi, cui il costo della RCA è strettamente connesso, lo stesso Ministero comunica che il CED della Direzione generale per la Motorizzazione metterà a disposizione dell'ANIA, e quindi di tutte le compagnie assicurative, il dato relativo alla residenza degli intestatari dei veicoli, elemento che viene costantemente aggiornato attraverso le comunicazioni (per la maggior parte telematiche) che provengono dai comuni.
      Si evidenzia, inoltre, che il decreto interministeriale 9 agosto 2013, n.  110, relativo alla dematerializzazione dei contrassegni assicurativi in attuazione del citato articolo 31, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 3 ottobre 2013, è entrato in vigore lo scorso 18 ottobre e troverà piena e completa attuazione entro due anni, con la conseguente eliminazione dell'obbligo di esporre sulle autovetture il contrassegno cartaceo e la possibilità di effettuare più agevoli controlli in via telematica.
      Fermo restando gli approfondimenti che in merito saranno avviati in Parlamento anche sull'atto Camera 2126, per ciò che attiene ai singoli quesiti posti al Governo dall'interpellanza in questione e in particolare con riferimento alla richiesta di cui alla lettera a), ossia, all'individuazione di strumenti di verifica dei fattori statistici di quantificazione dei costi che giustificano la differenziazione delle tariffe assicurative tra le diverse province, si evidenzia che tale condivisibile esigenza può essere già soddisfatta con interventi di verifica svolti sulla base della legislazione vigente e, soprattutto, che l'obiettivo di una sostenibilità dei prezzi dell'assicurazione in tutte le province italiane va perseguito con interventi di contenimento dei costi e, in particolare, dei costi conseguenti alle frodi.
      Per la perequazione dei prezzi, sottesa alle richieste volte ad una puntuale verifica dei criteri statistici territoriali, è necessario considerare come sia la normativa primaria, ossia il codice delle assicurazioni private, sia i provvedimenti regolamentari e quelli dell'Autorità di vigilanza, prevedano già strumenti idonei a garantire un sufficiente livello di certezza, coerenza e trasparenza nella determinazione tecnica dei premi di polizza. Infatti, l'ordinamento già attribuisce all'attuario dell'impresa responsabile per il settore della RCA, sotto la vigilanza dell'Autorità di settore, la verifica delle basi tecniche e delle metodologie statistiche utilizzate, nell'ottica di determinare il fabbisogno tariffario e valutare la coerenza dei premi di tariffa con i parametri di riferimento adottati. Detti parametri sono individuati, tra l'altro, con riferimento a settori di tariffazione, ossia per classi o gruppi di rischi sufficientemente numerosi ed omogenei, tali, comunque, da garantire la significatività delle rilevazioni statistiche con riferimento alla frequenza e al costo medio dei sinistri.
      Al fine di imporre alle imprese ulteriori obblighi, sia in termini di trasparenza, che di adeguata valutazione delle diverse condizioni di rischiosità, già il decreto-legge n.  1 del 2012, all'articolo 32, comma 3-quinquies, ha previsto vincoli più stringenti alla libera determinazione dei premi, in presenza di parità di condizioni, soggettive ed oggettive tra i diversi assicurati.
      In proposito, l'Autorità di vigilanza, con lettera al mercato del 19 aprile 2012, acquisita l'interpretazione di questo Ministero, ha evidenziato come una ragionevole interpretazione della citata norma, che impone identità di offerte a parità di condizioni soggettive ed oggettive, debba contemplare una più stringente applicazione e dimostrazione da parte delle imprese di assicurazione di criteri oggettivi di definizione dei meccanismi tariffari nelle specifiche articolazioni territoriali, nonché l'imposizione di un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali, in concomitanza con il realizzarsi degli effetti di riduzione dei sinistri e delle frodi e, più in generale, dei costi assicurativi, che derivano dal complesso delle norme di riforma.Pag. 8
      In altre parole, la norma impone comunque alle imprese di assicurazione di individuare, nell'ambito dell'autonomia tariffaria, le modalità più idonee per pervenire progressivamente ad un trattamento di maggior favore verso i guidatori più virtuosi, anche mediante una più adeguata valorizzazione di tale condizione virtuosa nelle aree territoriali in cui permangano transitoriamente condizioni di rischio maggiori.
      A ciò, vanno aggiunti i nuovi sistemi di controllo e monitoraggio della riduzione dei costi, introdotti dalla normativa vigente, in virtù dei quali le imprese sono tenute a comunicare all'Ivass in un'apposita relazione annuale gli esiti dell'attività antifrode, con annessa stima della riduzione dei costi: i risultati di queste analisi, unitamente alle nuove tecniche di rilevazione e monitoraggio periodico della dinamica dei premi di assicurazione da parte dell'Istituto, garantiranno nel tempo un controllo di coerenza effettivo tra la riduzione degli oneri e la corrispondente riduzione dei premi.
      Quanto invece alla richiesta di interventi per la qualificazione in senso perentorio dei termini per la denuncia dei sinistri (lettera b) dell'interpellanza), si segnala che il tema, già all'attenzione del Tavolo di lavoro istituito presso questo Ministero, rientrava nelle disposizioni contenute nel soppresso articolo 8.
      Ciò premesso, si deve sottolineare la delicatezza della questione, che è stata attentamente esaminata dal predetto tavolo di lavoro, pervenendo ad alcune ipotesi di introduzione di termini decadenziali in aggiunta ai termini di prescrizione già previsti. La questione, naturalmente, dovrà essere oggetto di definitiva valutazione in sede parlamentare, in sede di esame del citato disegno di legge.
      In merito alla richieste di cui alla lettera c), ossia la rideterminazione delle sanzioni penali per i reati di frode assicurativa, si evidenzia che, nell'attuale quadro giuridico, contrassegnato dall'introduzione dei nuovi strumenti antifrode e di controllo telematico, il Ministero dello sviluppo economico ritiene potenzialmente raggiungibili, anche attraverso l'adozione della normativa regolamentare prevista per l'adozione della cosiddetta banca dati integrata, gli ulteriori obiettivi di tutela connessi al potenziamento dei citati controlli ed alla conseguente riduzione delle frodi. Si segnala, peraltro, l'intervento realizzato con il decreto legge n.  1 del 2012 che, nel modificare l'articolo 642, comma 1, del codice penale, ha già aumentato le pene ivi previste, comprese tra uno e cinque anni di reclusione.
      In ogni caso, il più ampio tema connesso all'efficacia delle attività antifrode, in linea con l'attuazione del decreto-legge n.  179 del 2012, rappresenta uno degli aspetti caratterizzanti gli interventi normativi già varati nel settore e, ad oggi, oggetto di confronto ed approfondimento tra il Ministero dello sviluppo economico e l'Autorità di vigilanza anche al fine di individuare gli strumenti attuativi.
      Con particolare riferimento alla banca dati integrata, si segnala l'esito dei lavori dei tavoli tecnici avviati presso l'Istituto di vigilanza per la realizzazione dell'archivio informatico antifrode (articolo 21 del decreto-legge n.  179 del 2012), che hanno portato alla stesura di una prima bozza di regolamento attuativo, al vaglio delle strutture tecniche del Ministero dello sviluppo economico e dell'Istituto che verrà adottato nei prossimi mesi e consentirà di avere la banca dati integrata a regime nel 2015.
      Quanto, poi, a garantire il passaggio da una compagnia all'altra senza peggioramenti nella classe di merito applicata (secondo la richiesta di cui alla lettera f)), fatti salvi eventuali possibili correttivi che potranno formare oggetto di approfondimenti e di confronto tra operatori, Autorità di vigilanza e Ministero, ovvero in esito al dibattito sull'atto Camera 2126, l'attuale sistema connesso alla classe di conversione universale appare costituire un ragionevole punto di equilibrio tra il diritto dei consumatori a vedersi riconosciuta una classe di merito di riferimento (CU) e la condizione di libertà tariffaria, principio pure sancito a livello europeo.Pag. 9
      Tuttavia, nell'ottica di riformare anche nel suo complesso il più ampio sistema del bonus-malus, sono state da tempo avviate riflessioni ed analisi che hanno interessato, in primis, l'Autorità di vigilanza, con cui il Ministero dello sviluppo economico ha in corso un confronto che coinvolgerà a breve gli operatori di mercato.
      In merito alla richiesta di cui alla lettera d), ossia all'introduzione del divieto di cessione dei crediti assicurativi per contrastare eventuali speculazioni in fase di risarcimento, ovvero alla possibile introduzione di altre meno drastiche limitazioni quali ulteriori strumenti di contrasto antifrode, il tema, già oggetto della disciplina del citato articolo 8, potrebbe essere riproposto al vaglio del Parlamento in fase di approfondimento del citato disegno di legge.
      Riguardo alle rimanenti richieste formulate sulle lettere e) e g), ossia quella concernente la possibilità di favorire la mobilità degli assicurati, introducendo innovativi strumenti di ricerca e confronto dei prezzi, e quella relativa alla definizione, con la massima sollecitudine, dei provvedimenti attuativi dei decreti nn.  1 e 179 del 2012, con particolare riferimento all'installazione delle scatole nere e all'introduzione del contratto base, si segnala come il MISE stia compiendo le necessarie procedure di concertazione volte alla regolamentazione dei complessi sistemi tecnologici connessi all'adozione e diffusione, sia dei citati sistemi telematici di rilevazione delle attività del veicolo, cioè le cosiddette scatole nere, sia all'attuazione dell'introduzione del contratto base.
      Va tuttavia segnalato che anche il tema dell'utilizzo delle scatole nere, sia per quanto riguarda i vincoli di offerta, sia per quanto riguarda i limiti di sfruttamento dei sistemi nel rispetto della privacy, è stato affrontato nel citato articolo 8 del decreto n.  145 del 2013 e successivamente riproposto nel disegno di legge.
      In attesa, quindi, di un eventuale approfondimento in sede parlamentare, è opportuno ricordare che, oltre alla già determinata individuazione dei meccanismi di rilevazione funzionali all'uso della telematica assicurativa attraverso il provvedimento interministeriale adottato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, è in fase di prossima adozione il provvedimento Ivass, di concerto con questo Ministero e con il Garante della privacy, la cui pubblica consultazione si è conclusa. Il provvedimento è volto a regolare il complesso utilizzo sotto i profili di privacy dei dati oggetto di rilevazione telematica, ai fini antifrode e per la riduzione delle tariffe.
      Ugualmente, con specifico riferimento al cosiddetto contratto base, la cui diffusione sarà garantita anche attraverso il web e, nel tempo, integrata nelle funzionalità aggiuntive del servizio di preventivazione pubblica gestito dal Ministero dello sviluppo economico e dall'Ivass (il tuo preventivatore), è in corso la revisione dello schema di regolamento attuativo ad esito delle osservazioni formulate dal Consiglio di Stato in occasione della formulazione del prescritto parere di competenza. L'offerta telematica delle condizioni contrattuali di base, accanto all'abrogazione del tacito rinnovo dei contratti RC-auto ed alla maggiore possibilità di collaborazione tra intermediari assicurativi, già stabilita ad opera del decreto n.  179, costituiranno sicuramente strumenti adeguati di ricerca e confronto dei prezzi praticati dalle diverse compagnie, favorendo la mobilità degli assicurati tra le stesse.

      PRESIDENTE. Il deputato Impegno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Valeria Valente n. 2-00080, di cui è cofirmatario.

      LEONARDO IMPEGNO. Signor Presidente, signor sottosegretario, ringrazio l'onorevole Valente, non solo per aver ben illustrato l'interpellanza, ma anche perché mi concede molto gentilmente di poter replicare al signor sottosegretario.
      Guardi, signor sottosegretario, noi comprendiamo gli sforzi che lei sta compiendo e ha compiuto anche nel Governo precedente, ma resta il fatto che i premi assicurativi Pag. 10nel nostro Paese restano elevati rispetto agli altri Paesi europei, più alti di circa quattro volte, e che c’è ormai un costo insostenibile da un punto di vista umano dei premi assicurativi in alcune aree del nostro Paese e del Mezzogiorno in particolare.
      Abbiamo dibattuto in questi mesi e in questi anni moltissimo di IMU, ma non ci rendiamo ancora conto che un cinquantenne che ha una macchina di cilindrata 1.200 e che vive a Bari paga circa 2 mila euro di assicurazione all'anno. Per non citare Napoli ed altre città che sono in difficoltà.
      Il tema, signor sottosegretario, è che i costi di un sistema RC-auto nel nostro Paese, che non funziona, ricadono sulle spalle dei cittadini onesti, perbene e virtuosi che non compiono incidenti.
      Lei ha più volte citato il tema delle frodi. Anche qui noi siamo in enorme ritardo. Capisco gli sforzi e il Parlamento può essere utile a dare una mano a lei e al Governo per migliorare.
      Ma, sulle frodi, quante ne individuiamo come Paese ? Le compagnie assicurative quante frodi hanno scovato e scoperto in questo Paese rispetto agli altri Paesi europei ? Rispetto alla Gran Bretagna noi accertiamo un quarto di frodi in meno.
      Nonostante ciò, il tema delle frodi si combatte anche con le procure della Repubblica, con i carabinieri. Noi, come politica, abbiamo il tema di affrontare quella che è una zona grigia che riguarda, a mio giudizio, oltre il 20 per cento delle persone che si trovano costrette a pagare dei premi elevatissimi e che magari si fanno la residenza in un altro luogo, che cambiano la targa nella targa di una nazione estera, che, magari, dopo dieci anni che hanno pagato 2 mila euro al mese, se fanno un incidente cercano ingiustamente e fraudolentemente di recuperare quello che hanno perso in dieci anni.
      Noi, in questa interpellanza, proponiamo un'impostazione diversa. Partiamo dal presupposto che non vi è concorrenza nel nostro Paese ed è questo il primo grande limite: non vi è concorrenza, la mia collega ha usato molto gentilmente il termine «debole sistema competitivo». Non lo considero debole, lo considero completamente fragile ed inesistente. Basta vedere quante sono davvero le nostre compagnie nel Paese e questo, da un lato, determina non uno sforzo da parte delle compagnie di abbassare i premi, ma siamo arrivati al punto perverso che non si ha nemmeno la volontà, la voglia, l'interesse a scoprire le frodi. Infatti, con il risarcimento diretto e con un meccanismo abbastanza complesso, che non è possibile ricostruire in questa sede e in questo momento, le compagnie si lasciano andare e non hanno interesse a scoprire le frodi, perché in ogni caso ci guadagnano.
      E finiamola anche con la storia (lo dico a lei perché può dare una mano e insieme noi possiamo sostenerla) che, con il pareggio di bilancio, le assicurazioni non hanno interesse ad aumentare i premi: quante frodi ci sono e quanti incidenti si compiono, contemporaneamente, attraverso un calcolo dei prontuari si stabiliscono i premi assicurativi, detto molto banalmente. C’è un volume d'affari di 18 miliardi di euro.
      Se non vi è tanto interesse nel settore RC auto e, quindi, nelle assicurazioni obbligatorie, a me sorge il dubbio: perché tutte le compagnie assicurative stanno facendo pubblicità in televisione, cercando clienti nel mondo delle assicurazioni RC auto obbligatorie ? Se non c’è interesse in questo settore, come molti sostengono e affermano di avere interesse in altri settori, i conti non tornano.
      Altro punto: per quanto riguarda le disparità che vi sono da un punto di vista geografico, noi non le combatteremmo mai attraverso la criminalizzazione del danneggiato, se non comprendiamo che è il sistema che non funziona. Avevamo proposto la tabella dei virtuosi che incentiva il cittadino ad essere ancora più virtuoso: dopo cinque anni che non si compiono incidenti, paghi la migliore tariffa d'Italia ovunque ti trovi. Ti trovi a Milano, dopo cinque anni entri in una tabella di virtuosi; Pag. 11ti trovi a Bari, dopo cinque anni entri nella tabella dei virtuosi e paghi il miglior premio.
      Questo sistema rivoluziona il modo di pensare delle compagnie assicurative ? Sì. Risolve il problema della zona grigia del 20 per cento ? Sì, perché tutti concorrono ad entrare in quella famosa tabella dei virtuosi. Concorrendo tutti ad andare lì, abbasseranno notevolmente i premi assicurativi, perché io ci penso dieci volte prima di farmi la residenza a Bolzano, io che l'ho a Napoli e pago 2.500 euro di assicurazione: se mi faccio la residenza a Bolzano ne pago 300 e, quindi, ho interesse a farmi la residenza a Bolzano. Se, invece, ho la possibilità di resistere cinque anni, io pago la migliore tariffa. Questa è una proposta sulla quale, secondo me, il Governo può venire incontro alle questioni poste in particolare dal Partito Democratico ma anche da altre forze politiche.
      L'articolo 8 è stato stralciato e poi è stato ripresentato un disegno di legge dal Governo che, se ho capito bene, signor sottosegretario, sostanzialmente è la stessa cosa dell'articolo 8, cioè il disegno di legge ricalca grosso modo l'articolo 8. Ebbene, quel disegno di legge ha dei pregi: ha i pregi della scatola nera, di impedire la cessione del credito, insiste nello scoprire le frodi attraverso l'individuazione delle targhe, insomma ci sono alcuni provvedimenti che hanno un aspetto positivo. Ci manca tutto quest'altro aspetto, cioè manca l'aspetto dell'incentivo e della tutela – doverosa, visto il livello al quale siamo arrivati – delle persone per bene, oneste e virtuose, che si trovano costrette a pagare sulle loro spalle un sistema che non regge.
      Tra l'altro, in termini di incidenti assoluti, nessuno lo sa, ma si compiono più incidenti a Torino (un milione di abitanti), che a Napoli (un milione di abitanti); si compiono molti più incidenti a Milano (189 mila, se non ricordo male), che a Napoli. Il tema sono i sinistri tardivi, ossia un ricorso eccessivo all'avvocatura e, quindi, agli avvocati come intermediari. Lì abbiamo moltissimi intermediari, insistiamo anche su questo, che è un punto serio. Infatti, un calcolo grossolano ci dice che un sinistro che costa 700 euro, alla fine della giostra costa 5 mila euro. Non regge: cioè, se io ho rotto un parafango e un faro, e il costo complessivo è di 700 euro, se ci metto il perito, se ci metto la carrozzeria, se ci metto l'avvocato, se ci metto il giudice, se ci metto le liquidazioni, noi arriviamo a un costo di 4.500-5.000 euro. Tutta questo costo ricade sui premi assicurativi e, quindi, sulle persone per bene e virtuose, che sono costrette a pagare premi elevatissimi. Insomma, c’è molto da migliorare, c’è molto da fare...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      LEONARDO IMPEGNO. ... se si ha – ho terminato – l'approccio di cambiare verso al sistema RC-auto e riconnettersi anche un po’ meglio con alcune aree del sud del Paese, che sono costrette, anche in questo caso, a pagare più delle altri un costo di un sistema che non regge più.
      Quindi, ringrazio il sottosegretario di aver elencato alcuni sforzi fatti nei mesi precedenti, ma non ci riteniamo al momento totalmente soddisfatti perché pensiamo che il percorso sia ancora molto lungo e credo che le osservazioni fatte nell'interpellanza dall'onorevole Valente richiedano, anche quelle, un lavoro lungo che siamo disposti a fare insieme al Governo.

(Chiarimenti in merito ai versamenti dei contributi volontari nelle scuole – nn. 3-00489 e 3-00704)

      PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Vacca n. 3-00489 e Toninelli n. 3-00704, concernenti chiarimenti in merito ai versamenti dei contributi volontari nelle scuole, le quali, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
      Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Roberto Reggi, ha facoltà di rispondere.

Pag. 12

      ROBERTO REGGI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rispondo congiuntamente alle interrogazioni oggi in discussione, entrambe vertenti sulla materia dei contributi volontari erogati dalle famiglie alle scuole.
      Come già riferito in altre occasioni, la natura volontaria dei contributi scolastici è stata ribadita con le circolari a firma del Capo del dipartimento per l'istruzione del 20 marzo 2012 e del 7 marzo 2013, richiamate anche dagli onorevoli interroganti.
      Sottolineo altresì che per individuare e correggere i comportamenti non conformi a tale principio, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha attivato un sistema di monitoraggio, affidato agli uffici scolastici regionali, sulle prassi adottate dalle singole scuole e ha invitato i direttori dei predetti uffici a verificare quanto avviene negli ambiti territoriali di competenza, adottando anche provvedimenti disciplinari a carico dei dirigenti scolastici, nel caso in cui venissero riscontrati abusi e violazioni. Tale sistema sembra funzionare correttamente: risultano numerosi casi in cui, a seguito dell'intervento degli uffici del Ministero, le condotte improprie, denunciate dalle famiglie, sono state rapidamente corrette.
      Gli uffici centrali del Ministero, attraverso i dati forniti dagli uffici scolastici regionali, curano l'aggiornamento del quadro generale degli esposti presentati e dell'esito degli stessi. Questa attività consente di monitorare la situazione sull'intero territorio nazionale.
      Per quanto riguarda le segnalazioni di irregolarità nella gestione dei contributi volontari da parte dell'istituto comprensivo statale di Pescara, nel dicembre 2013 il direttore dell'ufficio scolastico regionale per l'Abruzzo ha disposto una visita ispettiva presso il predetto istituto per accertare la fondatezza delle denunce. L'ispezione, che si è conclusa dopo circa un mese, ha accertato la piena consapevolezza delle famiglie sul carattere volontario della contribuzione e la regolarità dell'utilizzo che è stato fatto di tali contributi. Gli stessi sono stati infatti utilizzati per l'integrazione della polizza assicurativa contro gli infortuni, come richiesto dalla maggior parte delle famiglie; per l'acquisto di materiali di facile consumo e per finanziare attività didattiche aggiuntive in tema di educazione musicale, educazione motoria, informatica e tecnologia. Tali attività integrative sono state realizzate coinvolgendo intere classi e non sono circoscritte ai soli alunni i cui genitori abbiano deciso di elargire il contributo volontario.
      Quanto, invece, al caso segnalato dall'onorevole Toninelli, è stata effettuata, dall'ufficio scolastico regionale per la Lombardia una rilevazione che ha interessato tutte le istituzioni scolastiche di Crema dalla quale non sono emersi casi in cui lo svolgimento di attività scolastiche integrative sia stato subordinato al versamento dei contributi volontari.

      PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

      GIANLUCA VACCA. Signora Presidente, no, purtroppo, non mi posso ritenere soddisfatto perché le cose che ci ha ripetuto il sottosegretario sono cose ampiamente conosciute, che sappiamo, insomma; eravamo a conoscenza delle circolari e anche del verbale di ispezione però, francamente, quello che ha detto il sottosegretario in realtà confligge con le notizie che continuano ad uscire. Infatti, anche recentemente, su alcuni quotidiani sono uscite altre notizie di segnalazioni di abusi che i dirigenti scolastici continuano a fare in merito a questi contributi, alla contribuzione delle famiglie che, sostanzialmente, sappiamo benissimo che hanno una causa principale. Questa causa sono i tagli che sono stati effettuati alle scuole negli ultimi anni, perché si è creato un corto circuito, ormai, cioè un corto circuito tra le esigenze delle scuole, e quindi anche le prime necessità che hanno le scuole, e invece l'atteggiamento di alcuni dirigenti che riversano sulle spalle delle famiglie una carenza che deriva sostanzialmente Pag. 13dallo Stato. Tale corto circuito era inevitabile anche perché se continuiamo a tagliare il MOF e il FIS, quindi i fondi destinati alle scuole, anche per le prime necessità come, ricordiamolo, è accaduto recentemente con il decreto-legge sugli scatti di anzianità che andrà finanziato in parte, per la stragrande maggioranza, proprio con ulteriori tagli alle scuole, noi ci chiediamo come il Governo pensi che le scuole debbano andare avanti, se di fatto gli stiamo azzerando i fondi che servono per la loro sussistenza. Quindi, questo, è un problema. Sappiamo che lo stesso Governo ha quantificato in circa 700 milioni di euro che, al netto dei contributi per le gite scolastiche e le visite di istruzione sono circa 300 milioni di euro, la somma che le scuole chiedono alle famiglie spesso proprio per contribuire alla sussistenza.
      E poi c’è un secondo problema, che il sottosegretario citava: il problema degli abusi di alcuni dirigenti, abusi – almeno da quello che si legge – spesso anche arroganti e fatti in maniera completamente disinvolta e dovuti anche ad una carenza di controlli. Checché ne dica il sottosegretario, i controlli di fatto sono praticamente inesistenti, sia perché gli ispettori sono pochissimi, poche decine in tutta Italia, ma anche perché spesso c’è un clima di connivenza tra gli uffici scolastici regionali e i dirigenti che dovrebbero controllare. Nella vicenda che riguarda l'Istituto comprensivo «Pescara 5» preannuncio al sottosegretario che ho presentato un'altra interrogazione proprio sull'ispezione, perché mi sono fatto dare il verbale dell'ispezione e francamente sono rimasto un po’ allibito. Infatti, un'ispezione che si concretizza unicamente nell'andare ad ascoltare il dirigente senza poi vedere il contorno e sentire anche le parti coinvolte come genitori, famiglie, docenti, eccetera, francamente vorrei capire che tipo di ispezione sia.
      Oltretutto, tra parentesi, durante questa vicenda è emersa un'altra questione rilevante come l'assunzione per molti anni, reiterata, del figlio della dirigente come vicepreside, cosa che sappiamo vietata proprio dal decreto del Presidente della Repubblica n.  62 del 2013, sulla condotta dei dipendenti pubblici. Ciò è emerso grazie ad un nostro intervento, ma era una cosa che sapevano tutti. Comunque, al momento in cui è stata sollevata evidentemente non c'era stato il controllo e l'intervento precedente degli uffici scolastici e degli organi preposti.
      Allora, il problema qual è ? Il problema è, anche qui, sì di fondi, ma anche di arginare determinate condotte – ma realmente – portate avanti da alcuni dirigenti. Quali potrebbero essere le soluzioni, che ovviamente noi proponiamo al Governo ? Intensificare i controlli e renderli realmente più rigorosi, magari slegandoli dall'ambito regionale e prevedendo interventi anche al di fuori della regione; prevedere anche delle sanzioni contro i dirigenti per i quali è accertato l'abuso sull'utilizzo di questi fondi e la richiesta di questi fondi, per i quali spesso si gioca sull'ambiguità della volontarietà o no; magari prevedere un tetto ai contributi, perché i contributi vanno da 20-30 euro ma vi sono anche casi di 150-200 euro. Sembra assurdo che una scuola possa chiedere un contributo di 100-150-200 euro alle famiglie, che praticamente diventerebbe quasi una retta. Soprattutto, il punto è uno, lo ripetiamo sempre e crediamo sia fondamentale: ripristinare i fondi alle scuole calibrandoli sulle esigenze delle scuole e non mettendo in difficoltà le scuole, che spesso, anche in buona fede, non sempre in cattiva fede, si trovano costrette a dover chiedere, a elemosinare alle famiglie un contributo che può essere economico ma anche fattivo, come nei casi dei genitori che dipingono le aule perché altrimenti sarebbero in condizioni pietose, per fare in modo che queste derive e queste degenerazioni vengano arginate attraverso un'attenzione maggiore alla scuola.

      PRESIDENTE. Il deputato Toninelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

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      DANILO TONINELLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, purtroppo devo dire di non essere soddisfatto della risposta, che riteniamo meramente formale, oserei dire vacua, come meramente formale riteniamo essere quella circolare, da parte del Ministero, che lei ha indicato nella risposta e di cui evidentemente eravamo a conoscenza. Mi sono fatto portavoce delle istanze del territorio da cui provengo, in questo caso portavoce del «comitato scuola pubblica cremasca», che aveva valutato queste criticità non in un istituto, ma in più istituti scolastici di questo territorio. Purtroppo non abbiamo notato – e lei non l'ha indicato, perché non è stato fatto – una vera e propria ispezione da parte del Ministero, degli uffici regionali, all'interno di questi istituti; riteniamo anche che l'attività di controllo debba essere un'attività effettiva, in quanto le ispezioni che abbiamo avuto modo di verificare sono anch'esse meramente formali, che si riferiscono esclusivamente ad un'indagine fatta nei confronti dei dirigenti scolastici, che evidentemente confermano la natura esclusivamente volontaria delle donazioni da parte dei genitori e degli studenti.
      Noi diciamo che deve essere fatto qualcosa di diverso ovverosia che i controlli siano effettivi, che non è possibile che sul territorio ci siano, a noi sembra venti, o comunque poche decine di ispettori, che ciò non renda fattibile e realizzabile una reale attività di controllo.
      Notiamo che anche in questo ambito scolastico tanto importante e costituzionalmente rilevante troppo spesso nei confronti di chi viola le regole e commette degli illeciti lo Stato non interviene, le regioni non intervengono per portare avanti quella attività sanzionatoria la cui esistenza di per sé rappresenta un deterrente affinché questi comportamenti, che violano la nostra Costituzione, il diritto allo studio costituzionalmente garantito, non vengano più portati avanti.
      Come quesito all'interno dell'interrogazione che ho presentato, signor sottosegretario, chiedevamo anche come il Ministero intendesse attuare proprio quelle circolari da lei menzionate del 20 marzo 2013 e del 7 marzo 2013 per tutelare quel diritto allo studio costituzionalmente garantito. Noi riteniamo che le formalità da lei indicate come attività ispettiva non siano assolutamente sufficienti perché quella connivenza che troppo spesso esiste e c’è tra gli uffici regionali che operano gli eventuali controlli e i dirigenti scolastici fa sì che si dipinga un quadretto di perfetta linearità e rispetto delle regole che noi purtroppo, andando sul territorio, parlando con i genitori e con i comitati scolastici, non troviamo.
      Questo è un invito che io ho sottoscritto e il MoVimento 5 Stelle fa a lei come rappresentante del Governo, un invito che ovviamente sposa quanto detto pochi istanti fa dal collega Vacca, ovverosia quello del ripristino dei fondi alle scuole per evitare che quella molto labile volontarietà delle donazioni non diventi un obbligo dei genitori per consentire quel diritto allo studio costituzionalmente garantito dei propri figli.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
      Sospendiamo ora la seduta che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in merito agli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito di recente il Veneto e l'Emilia Romagna.
      La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SIMONE BALDELLI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Biondelli, Bonifazi, Capezzone, Gasbarra, Nuti, Andrea Romano, Pag. 15Rossomando e Sisto sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.

      PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo i deputati Lorena Milanato e Guido Guidesi in sostituzione, rispettivamente, dei deputati Cosimo Latronico e Gianluca Pini, dimissionari.

Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00340, Zan ed altri n. 1-00354, Gigli ed altri n. 1-00364, Brunetta ed altri n. 1-00365, Ferraresi ed altri n. 1-00367, Pizzolante e Dorina Bianchi n. 1-00370 e Moretto ed altri n. 1-00385 concernenti iniziative in merito agli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito di recente il Veneto e l'Emilia Romagna (ore 15,05).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00340, Zan ed altri n. 1-00354, Gigli ed altri n. 1-00364, Brunetta ed altri n. 1-00365, Ferraresi ed altri n. 1-00367, Pizzolante e Dorina Bianchi n. 1-00370 e Moretto ed altri n. 1-00385 concernenti iniziative in merito agli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito di recente il Veneto e l'Emilia Romagna (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Ricordo che nella seduta di giovedì 20 marzo 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la discussione a cui ho assistito la settimana scorsa sulle mozioni relative ai provvedimenti per l'alluvione ha dimostrato una sensibilità e anche un'attenzione molto chiara da parte di tutti i gruppi, su due elementi che il Governo intende in questa fase rimarcare con grande evidenza.
      Il primo è che ormai noi siamo un Paese in cui la calamità corre il rischio di essere ordinaria per una questione relativa ad un dissesto idrologico e ad un consumo del suolo forsennato in questi anni, che ha reso l'Italia molto fragile da questo punto di vista.
      Dall'altra, assistiamo ad una serie di interventi che si ripetono nel corso del tempo e che hanno bisogno, da questo punto di vista, di uno sforzo, che chiedo anche a tutti i colleghi dei gruppi parlamentari, perché si arrivi al più presto alla definizione di una discussione, la più unitaria possibile, per tentare di fronteggiare la questione dell'emergenza non in maniera frammentaria, di volta in volta, quando si verifica, ma in un quadro di cornice il più rispettoso possibile delle procedure e delle risposte concrete che si danno alle popolazioni che subiscono questi danni drammatici, che a volte riguardano anche la vita stessa delle persone.
      All'interno di questa tematica, noi abbiamo esaminato, nel corso della settimana scorsa, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n.  4, oggi al Senato, che ha avuto un passaggio molto importante in quest'Aula. Questo decreto Pag. 16prevedeva, all'articolo 3, alcuni interventi proprio per le zone alluvionate dell'Emilia Romagna e un'estensione dei termini dei versamenti e degli adempimenti tributari, cioè i contributi previdenziali e assicurativi per la notifica di cartelle di pagamento e di riscossione, nonché norme sul trattamento dei rifiuti. Durante la discussione, questi benefici sono stati estesi anche alla regione Veneto, colpita anch'essa.
      Stiamo parlando di due delle regioni d'Italia in cui il tessuto produttivo e la capacità di ricostruzione sono notevoli dal punto di vista dell'economia del Paese, e quindi proprio per questo credo che sia stata giusta questa norma introdotta alla Camera solo per quei territori per cui sia stato dichiarato lo stato di emergenza nei termini di 15 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione. Sono stati estesi i benefici alla possibile sospensione delle rate dei mutui bancari e ai casi di inagibilità anche temporanea delle abitazioni e di immobili ad uso produttivo.
      Alla Camera, inoltre, è stato accolto dal Governo un ordine del giorno dell'onorevole Ghizzoni in cui si prevedeva l'assunzione da parte del Governo stesso di un provvedimento di urgenza per le aree colpite dal sisma e poi dall'alluvione attraverso lo sblocco delle risorse stanziate per una soluzione relativa al nodo idraulico modenese.
      Ho voluto ricordare, anche se in maniera sintetica, queste premesse, perché credo che, alla luce di questi elementi, sono oggi in grado di dare almeno due notizie, che ritengo molto importanti. La prima è relativa al fatto che è in via di definizione – e quindi arriverà in tempo utile per la conversione – la dichiarazione relativa alla delibera dello stato di emergenza per la regione Veneto, su cui si sta impegnando il Consiglio dei Ministri. Ed è anche in corso di valutazione una deliberazione, da parte del Consiglio dei Ministri, per reperire circa 30 milioni di euro per lo stato di emergenza.
      Per quanto riguarda la regione Friuli-Venezia Giulia, questa regione non ha ritenuto di inoltrare una richiesta di stato di emergenza e, quindi, varranno, come dire, solo le operazioni previste dalla legge ordinaria. Quindi, si ricorda che, ai sensi dell'articolo 31, comma 7, della legge n.  183 del 2011, sono escluse dal Patto di stabilità le risorse impiegate per l'attuazione dell'ordinanza emanata a seguito dello stato di emergenza. Inoltre, entro dieci settimane dal primo danno subito possono essere anche richiesti contributi a valere sul Fondo di solidarietà dell'Unione europea, ma non è ancora pervenuta, al momento attuale, alcuna richiesta da parte delle regioni interessate.
      Il Governo è impegnato ad applicare il decreto-legge n.  4 del 2014 in tutte le sue parti ed è impegnato, quindi, ad ultimare le procedure per la dichiarazione dello stato di emergenza per i comuni colpiti del Veneto; è altresì impegnato, attraverso un rapporto diretto con la regione Emilia-Romagna, a individuare le risorse finanziarie e le modalità di intervento attraverso un intervento specifico in ordine al sisma del 2012. Inoltre, vi è un ulteriore elemento, che è stato introdotto dalla conferenza stampa del Primo Ministro Matteo Renzi, circa la questione relativa ai finanziamenti per aiutare e completare, come dire, il livello di cantierabilità veloce per il dissesto idrogeologico del Paese, così costituendo presso la Presidenza del Consiglio una struttura di missione che avrà a disposizione da subito 1,7 miliardi di euro, proprio per interventi che fronteggino questo problema.
      Alla luce di questi elementi di premessa e di contenuto, faccio presente che i pareri che esprimerò sulle mozioni saranno favorevoli se i primi firmatari accetteranno una semplicissima riformulazione, a cappello di notizie che sono quelle appena innanzi dette.
      Dunque, si potrebbe esprimere un parere favorevole sulla mozione Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00340 se prima degli impegni venisse inserita questa frase: «compatibilmente alle relative risorse stanziate». Quindi, il parere è favorevole su tutti e tre gli impegni.
      Analoga premessa vale per la mozione Gigli ed altri n. 1-00364, su cui, quindi, il parere è favorevole sempre a condizione Pag. 17che vi sia quella premessa, cioè le parole: «compatibilmente alle relative risorse stanziate».
      Sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-00365 esprimo parere favorevole, a condizione che vi sia la stessa premessa.
      Sulla mozione Ferraresi ed altri n. 1-00367, faccio presente che il parere è un po’ più complicato, perché i colleghi del MoVimento 5 Stelle avevano formulato una serie di impegni molto articolati, alcuni dei quali credo che possano essere ricompresi all'interno della notizie che poc'anzi ho dato. Pertanto, per il momento il parere è favorevole sulle lettere a), f), n), r), s), t), u) e z) del dispositivo; se, invece, ci fosse una precisazione più nitida sul punto b), indennizzo per immobili registrati, e sul punto c), che siano legati strettamente al valore del bene, quindi utilizzando le parole: «indennizzo per beni registrati al netto del valore stesso del bene», allora il parere sarebbe favorevole anche sui punti b) e c); il parere è contrario su tutta la parte restante, perché c’è il problema di un eccesso di impegno finanziario che in questo momento non siamo in grado di garantire.
      Sulla mozione Pizzolante e Dorina Bianchi n. 1-00370 il parere è favorevole, a condizione che vi sia sempre la premessa, nell'impegno, relativa alla compatibilità («compatibilmente alle relative risorse stanziate»).
      Sulla mozione Moretto ed altri n. 1-00385, infine, il parere è favorevole su tutti i punti; chiedo peraltro alla prima firmataria, l'onorevole Moretto, se il punto relativo alle agevolazioni, il sesto capoverso del dispositivo, si intenda nel senso di inserire in premessa «così come stabilito dall'ordine del giorno Ghizzoni n.  9/2012-A/4», perché se il termine con cui è stato scritto questo punto è relativo all'ordine del giorno approvato, anche sul punto 6 allora il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Sottosegretario Amici, la Presidenza le chiede una precisazione sulla mozione della gruppo di SEL.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sulla mozione di SEL il parere è favorevole sempre che nella premessa, prima degli impegni, sia inserita la frase: compatibilmente alle relative risorse stanziate.

(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli, che ha testé sottoscritto la mozione Zan ed altri n. 1-00354. Ne ha facoltà.

      ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, sin dai primi giorni di questa legislatura i parlamentari socialisti, a nome dei quali parlo in questo momento, si sono impegnati con determinazione in ordine alle problematiche ambientali che da anni affliggono il Paese.
      Ancora una volta ci troviamo a discutere delle precarie condizioni del territorio nazionale. Il dissesto idrogeologico è un problema centrale in Italia, ma ancora non riceve l'attenzione che merita. Prova ne è il fatto che le questioni ad esso inerenti si ripresentano puntualmente all'indomani di ogni evento atmosferico di particolare intensità, eventi che il nostro territorio, stante la cronica assenza di programmi per la sua messa in sicurezza, non è in grado di sostenere. Questo è successo poche settimane fa nel nord Italia ed in particolare nel Veneto orientale e costituisce la migliore riprova di quanto sin qui detto.
      I dati riportati dalla mozione che ci accingiamo a votare sono ormai paragonabili a un bollettino di guerra, una guerra silenziosa rispetto alla quale il Parlamento non può rimanere indifferente. È evidente però che la logica dell'emergenza non è più sufficiente, essendo necessario adottare la prospettiva della prevenzione, e la prevenzione passa attraverso la cura e la valorizzazione quotidiana del suolo.
      A tal riguardo, le proposte legislative e le altre iniziative assunte insieme agli altri Pag. 18onorevoli colleghi del Partito Socialista sono sempre andate nella direzione di un minore consumo del suolo e della valorizzazione di una agricoltura ecosostenibile come strumento di salvaguardia del territorio anche sotto il profilo della sua integrità idrogeologica.
      Le mozioni presentate dai colleghi Moretto e Zan e le misure in esse richieste, rispetto alle quali esprimo convinto parere favorevole, sono dunque un primo passo verso la comprensione di questi complessi problemi, le cui soluzioni non possono non passare attraverso il riconoscimento del valore strategico dell'agricoltura come presidio del territorio, dell'esigenza di una nuova pianificazione del territorio ispirata alla prevenzione dei rischi idrogeologici, della necessità di ridisegnare il quadro istituzionale delle competenze in materia di tutela dell'ambiente.

      PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Pastorelli ha sottoscritto anche la mozione Moretto 1-00385.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.

      ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni che oggi si votano sono di estrema importanza, perché investono un tessuto sociale ed economico che rappresenta una buona parte della spina dorsale del nostro Paese, cioè quelle regioni che, grazie al loro prodotto interno lordo, pagano decine di miliardi di euro all'anno di imposte. Terre già gravemente ferite dal terremoto del maggio 2012, che ha devastato la maggior parte dei comuni dell'Emilia e la zona nord della provincia di Modena ed in parte le province di Ferrara e Bologna, nonché qualche comune della provincia di Mantova e di Rovigo, e ha investito quindi tre regioni: l'Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto.
      Lo Stato italiano all'epoca decretò lo stato di emergenza, assegnando alle regioni diversi miliardi di euro per la ricostruzione post sisma. Iniziò la procedura elefantiaca dell’iter da seguire per le richieste di contributo per la ricostruzione.
      Ad oggi, passati quasi due anni, è stato risarcito l'8,33 per cento dei danni, stimati in oltre 6 miliardi. I mutui, il pagamento delle utenze e delle imposte furono sospesi per sei mesi, con la conseguenza che, passato il semestre, i cittadini terremotati dovettero pagare sia quanto sospeso sia quanto maturato in quei sei mesi. Vi furono dipendenti che si trovarono la busta paga a zero euro e banche che applicarono gli interessi sulle rate di mutuo sospeso.
      A gennaio 2014, diversi comuni dell'Emilia furono inondati da una pesante alluvione, causata dalla rottura di un argine del fiume Secchia in zona San Matteo, nel comune di Modena, che allagò per giorni migliaia di ettari di terreni agricoli, di case e aziende, provocando danni per centinaia di milioni di euro, ad oggi ancora non esattamente calcolabili, in vari comuni prima terremotati e poi anche alluvionati: Bastiglia, Bomporto, San Prospero, Medolla, Cavezzo, Camposanto.
      In questo caso, mentre il Veneto ottenne sin da subito lo stato di calamità, che consente l'immediato risarcimento parziale dei danni, in Emilia-Romagna il presidente della regione Errani dichiarò lo stato di emergenza, preambolo di un iter farraginoso ed elefantiaco, che porterà agli stessi pessimi risultati raggiunti sinora per la ricostruzione post terremoto sopra enunciati.
      In questo mio intervento, signor Presidente, vorrei sottolineare l'importanza di garantire alle popolazioni alluvionate la possibilità di ripartire, restituendo, per una volta, ciò che esse danno ogni giorno. Concordo sulla necessità di misure dirette alla messa in sicurezza, così come all'allentamento del Patto di stabilità, ma ciò su cui desidero soffermarmi è la necessità di impegnare il Governo a introdurre misure fiscali di vantaggio per queste terre così pesantemente ferite. Stavolta, infatti, diversamente da quanto accaduto all'indomani del terremoto, la rabbia e la disperazione delle persone si sono fatte sentire attraverso la nascita di comitati spontanei diretti a tutelare i diritti di gente che si sente abbandonata da uno Stato che è Pag. 19indifferente quando deve riconoscere diritti, ma assai presente in prossimità delle scadenze fiscali.
      Tra questi, su tutti, vi è il comitato «No tax area per la Bassa», cui hanno aderito migliaia di cittadini e che, all'indomani dell'alluvione, combatte perché sia riconosciuta l'esenzione fiscale per zone alluvionate già terremotate, ossia una zona di esenzione fiscale totale, per almeno cinque anni, per le zone alluvionate già terremotate, per imprese, lavoratori e pensionati. Ve ne sono esempi, in Italia, in differenti zone: a Termini Imerese, nel 2013; analoghi provvedimenti, con una riduzione del 60 per cento, sono stati presi per i terremoti di Umbria e Marche del 1997, di Molise e Puglia del 2002, dell'Abruzzo del 2009.
      Laddove in tali mozioni si parla di agevolazioni fiscali, è bene sapere che tale espressione significa tutto e niente, perché essa va riempita di contenuti che possano essere di concreto aiuto per la rinascita di territori letteralmente distrutti da calamità naturali e tragedie annunciate. Infatti, è bene ricordare che queste richieste avanzate dai cittadini trovano moltissimi ostacoli sul territorio proprio da quegli esponenti del PD che governano i comuni alluvionati, i quali manifestano la loro assoluta refrattarietà all'esenzione fiscale, adducendo contro di essa i più disparati e, soprattutto, infondati motivi.
      Preciso che, all'indomani del terremoto di due anni fa, l'allora parlamentare modenese Isabella Bertolini presentò un ordine del giorno sull'ipotesi di una no tax area per l'Emilia terremotata, con un ordine del giorno, che fu approvato dalla Camera dei deputati, che impegnava il Governo ad adottare un provvedimento volto a istituire nei territori colpiti una vera e propria no tax area. Questa proposta introduceva una moratoria di almeno dieci anni sulle tasse richieste dallo Stato – IMU, IRPEF, IVA, IRAP, esclusi i monopoli di Stato – secondo le norme che regolavano le 22 zone franche urbane già esistenti in quel periodo sul territorio nazionale.
      Tale ordine del giorno veniva, altresì, accompagnato dal parere favorevole dell'allora Governo, unitamente alla necessità di burocrazia zero, misura indispensabile per la rinascita vera di una delle zone industriali più importanti d'Italia, che a maggio 2012 produceva circa il 2 per cento del PIL nazionale. Il metodo attraverso cui raggiungere il fondamentale traguardo della no tax area non è, quindi, soltanto entro i confini nazionali, ma anche europeo.
      L'europarlamentare Fontana presentò un'interrogazione al Commissario europeo per la concorrenza, Almunia, sulla fattibilità della zona franca, in particolare sull'applicabilità dell'articolo 107, comma 2, punto b), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, con la compatibilità degli aiuti destinati ad ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali con il mercato interno. Rispondendo all'interrogazione, Almunia evidenziò come gli aiuti possano essere concessi solo per i danni arrecati dalle calamità naturali o da altri eventi eccezionali, a condizione che non superino il 100 per cento del danno subito misurato al livello delle singole imprese beneficiarie.
      Nel caso in cui l'aiuto corrispondente all'esenzione fiscale sia inferiore a 200 mila euro per l'impresa nell'arco di tre anni, inoltre, non ci sarebbe nemmeno bisogno dell'autorizzazione della Commissione europea, in quanto il provvedimento non la richiede. Questa non è altro che l'ennesima testimonianza della fattibilità della no tax area che, se non concessa, è soltanto per motivi politici ed economici e che rappresenta per le regioni, che – ripeto – pagano decine di miliardi di imposte l'anno, uno sfregio sociale ed economico di immani proporzioni e una spinta irrefrenabile verso il definitivo declino e l'impossibilità di ripresa.
      È scandaloso altresì che, a oltre due mesi dall'alluvione, il Governo, così solerte quando si tratta di votare provvedimenti che rimettono in libertà pericolosi delinquenti, non abbia trovato un minuto del suo prezioso tempo per emanare un decreto-legge Pag. 20che sospenda il pagamento delle rate dei mutui e delle utenze per i residenti dei comuni alluvionati. Vi sono migliaia di persone che stanno continuando a pagare finanziamenti per beni strumentali distrutti e case inagibili nella totale sonnolenza e inerzia di un Governo tutto proteso verso l'Europa germanica e del tutto indifferente alle disperazioni della propria gente.
      In ultima analisi, solo un breve e fondamentale accenno alla necessità immediata di stanziare fondi per la messa in sicurezza del territorio e l'esclusione dal Patto di stabilità delle somme usate per far fronte all'emergenza alluvionale, perché non dimentichiamo che diversi tecnici hanno già detto in più occasioni che ciò che è capitato potrà certamente e facilmente ripetersi, anche in modo più grave. In Emilia, in particolare, la rottura dell'argine ha rappresentato una tragedia annunciata dal momento che questo è stato appurato dall'AIPO, ossia dall'ente competente a fare manutenzione agli argini e che da quarant'anni non fa praticamente nulla se non pagare stipendi a dirigenti spesso incompetenti e nominati per amicizie importanti piuttosto che per capacità. Il presidente della regione Emilia-Romagna Errani allo scopo di verificare le cause della rottura dell'argine ha nominato una commissione tecnica composta da sette membri, due dei quali negli ultimi tre anni hanno percepito da AIPO oltre 300 mila euro per consulenze esterne. Fatto questo che grida allo scandalo, ma sul quale nonostante la denuncia fatta da diversi cittadini nessuno è intervenuto.
      Noi di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale voteremo a favore di queste mozioni, auspicando che il contenuto della nostra dichiarazione di voto sia assunto come base di partenza per l'adozione di iniziative concrete e coraggiose che vadano oltre i soliti opportunismi politici e propagandistici e che siano dirette al solo ed unico interesse di favorire la rinascita di territori spesso dimenticati nei loro diritti e ricordati sempre nei loro doveri (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

      GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, gli eventi atmosferici verificatisi in Veneto e in Emilia-Romagna tra la metà di gennaio e il 18 febbraio di quest'anno non sono certo i primi e non saranno nemmeno gli ultimi. L'emergenza creatasi è certamente legata all'eccezionalità delle precipitazioni, il fenomeno tuttavia è sempre più spesso ricorrente e come per altre parti d'Italia questi fenomeni tendono a ripetersi regolarmente ogni volta che si verificano precipitazioni particolarmente abbondanti.
      Se però non vogliamo limitarci a guardare il dito, ma alziamo lo sguardo per osservare la luna, che il dito stesso ci indica, allora dobbiamo ancora una volta denunciare che quanto si è verificato non è da imputare alla mala sorte, ma è frutto solo di un dissesto idrogeologico a sua volta dipendente da una dissennata gestione del territorio, aggravata dai vincoli che pesano sulle regioni e sugli enti locali in ragione del Patto di stabilità: melius est prevenire quam reprimere. La prevenzione dunque è preferibile all'intervento emergenziale, perché evita lutti e feriti ed è anche la più economica. Ma prevenire vuol dire pulire gli alvei, manutenzionare regolarmente le strade, le linee ferroviarie, gli argini, in particolare nei territori di montagna. Una manutenzione resa difficile anche dalla riduzione dei trasferimenti possibili oggi da parte degli enti locali alle società responsabili della manutenzione stessa.
      Prevenire vuol dire assicurare la distribuzione dell'energia anche in situazioni di emergenza; vuol dire evitare di costruire in luoghi che mettano a rischio le abitazioni o in luoghi in grado di modificare il naturale decorso delle acque; vuol dire anche evitare il consumo inutile del territorio a fini edilizi; vuol dire non desertificare la montagna, privandola di servizi essenziali in campo sanitario, giudiziario, postale, nella consapevolezza che la montagna spopolata e abbandonata aumenta il Pag. 21rischio delle popolazioni a valle. E mi sia consentito a questo riguardo dire soltanto che è solo con estrema tristezza che è possibile vedere come la montagna austriaca o anche quella del nostro Südtirol sia una montagna ricca rispetto alla montagna bellunese o friulana, nelle quali permane, invece, una condizione di povertà.
      È necessaria, dunque, un'inversione di rotta. Vanno bene, certamente, gli interventi immediati, come la conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2014, n.  4, che abbiamo recentemente approvato, con il quale, nelle more della procedura volta alla dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n.  225, sono state approvate, all'articolo 3, disposizioni urgenti per il rinvio dei termini relativi ad adempimenti tributari e contributivi nei territori delle regioni colpite, interessate dagli eventi atmosferici eccezionali del gennaio-febbraio scorso, ed altre disposizioni urgenti in materia di protezione civile. Con questo provvedimento sono stati sospesi i termini dei versamenti e degli adempimenti tributari, inclusi quelli derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione scadenti nel periodo tra il 17 gennaio e il 31 ottobre 2014. Bene anche l'esclusione dal Patto di stabilità degli interventi eseguiti in condizioni di emergenza, di cui oggi il sottosegretario ci ha dato notizia. E bene la messa a disposizione di fondi per 30 milioni per aiutare le popolazioni, le imprese produttive e i comuni colpiti attraverso lo strumento dello stato di emergenza.
      Bene tutto questo, ma occorre, però, lavorare per il lungo periodo, avere la consapevolezza che è necessario un lavoro di lungo periodo. La montagna deve diventare anche in Italia una risorsa. Occorre ripensare la sottrazione dei servizi, permettendo ai comuni montani, tra l'altro, di partecipare agli utili che derivano dalle ingenti risorse idroelettriche che essi mettono a disposizione di tutto il Paese, in cambio di una più forte responsabilizzazione nella tutela del territorio e garantendo loro anche la sicurezza nella fornitura dell'energia elettrica. Occorre allargare l'autonomia delle zone montane che confinano con le regioni a statuto speciale o con gli Stati esteri. Occorre investire in prevenzione e sicurezza, anche attraverso l'allentamento del Patto di stabilità per gli interventi di manutenzione, anche perché – come ho detto – questo tipo di interventi costano meno. Occorre arrivare al più presto a una legge che ostacoli il consumo del territorio. Occorre effettuare interventi per contrastare il dissesto idrogeologico, dando seguito agli atti di indirizzo con cui la Camera, sin dall'inizio della legislatura, ha sottolineato l'importanza della tematica della difesa del suolo e della messa in sicurezza del territorio.
      Nel corso di questa legislatura è stata anche modificata la disciplina dei commissari straordinari per la rimozione delle situazioni a più elevato rischio idrogeologico con una serie di disposizioni prevalentemente contenute nell'articolo 6 del decreto-legge n.  136 del 2013, decreto-legge con il quale si prevede che le spese effettuate dalle regioni per la realizzazione dei predetti interventi siano escluse dal complesso delle spese considerate ai fini della verifica del Patto di stabilità.
      Nell'ambito della legge di stabilità 2014, sono state inserite diverse norme al fine di contrastare il dissesto idrogeologico del territorio nazionale, per complessivi un miliardo e 500 milioni circa. Ora, apprendiamo dal sottosegretario che il Governo avrebbe messo a disposizione ancora 1,7 miliardi per contrastare il dissesto idrogeologico, misura che è particolarmente apprezzabile. Occorre ora, però, fare anche un altro sforzo: portare avanti l'iter parlamentare delle proposte di legge che hanno come obiettivo il contenimento del consumo del suolo.
      In conclusione, nell'apprezzare lo sforzo fatto da questa Camera e dal Governo per andare incontro alla prevenzione del dissesto idrogeologico di questo Paese e per aiutare le popolazioni che sono state colpite dai recenti eventi alluvionali, vorrei solo richiamare all'attenzione di tutti come ormai sia tempo di Pag. 22dotarsi di un vero e proprio piano idrogeologico nazionale, che ci faccia uscire dalla logica dei provvedimenti più o meno occasionali e che sia sostenuto da adeguati, certi e continuativi finanziamenti, considerando l'intervento per la tutela e la sicurezza del territorio una vera e propria priorità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,35).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

      EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, signor sottosegretario e onorevoli colleghi, io sono uno dei tanti veneti nati e cresciuti in un territorio che si trova al di sotto del livello del mare, un territorio strappato con le mani, con le fatiche, con il sudore, con la pala e con le carriole fatte di legno dalle mani della palude. E tutto questo era fatto in funzione di un nemico, un nemico che si chiamava fame, e di una malattia che si chiamava pellagra, una malattia per la quale si moriva. Per secoli i veneti si sono spesi in opere di ingegneria idraulica tra le più importanti al mondo, sono stati un punto di riferimento e lo sono tuttora nell'ingegneria idraulica mondiale. Tutto questo lo facevano proprio per combattere la fame e per andare incontro ad un futuro migliore.
      Queste opere, queste infrastrutture idrauliche, hanno però bisogno di continui investimenti e questo i nostri nonni lo sapevano bene. Tutti da noi, infatti, sanno che, se non draghi i canali o non tieni pulite le rive e gli argini dei fiumi, prima o poi l'acqua fa pagare le conseguenze. Ce lo insegnano fin da piccoli, non solo a scuola, anche e soprattutto a casa, e lo fanno in dialetto, i nostri nonni e i nostri genitori.
      In Veneto tutt'oggi la regione, con le poche risorse a disposizione, sta realizzando opere a difesa del territorio, come dimostra ad esempio il bacino di Caldogno o il rafforzamento dei tanti argini, cantieri tutti aperti, che non servono a fare le inaugurazioni o a tagliare i nastri, ma servono alla difesa del territorio.
      Ma tutto questo ancora non basta e oggi l'atteggiamento un po’ trasversale che si avverte è quello di tendere un po’ a scaricare la colpa sulle concause dei disastri, come quelli che hanno colpito poche settimane fa il territorio dal quale noi proveniamo, le concause legate ad esempio al mutato regime della piovosità o al consumo del suolo o allo spopolamento delle montagne o, peggio ancora, ai limiti imposti dal Patto di stabilità, che non permettono alle amministrazioni di operare ed investire appieno come il territorio meriterebbe e come il territorio soprattutto richiede.
      Il fatto è che si vive in eterna emergenza, o meglio, si vive in eterno stato di panico ogni volta che piove. Lo sanno bene i nostri sindaci, lo sanno bene tutti i volontari della Protezione civile o chi purtroppo, anche negli anni passati, si è visto invadere la casa dall'acqua e non ha potuto opporsi in nessun modo.
      Ma cosa manca ? Mancano i progetti ? No, quelli ci sono e si possono realizzare, nel caso in cui manchino, in pochissimo tempo, perché sappiamo perfettamente quali sono i problemi e sappiamo anche perfettamente come poter intervenire. Ciò che manca sono i soldi, sempre quelli, quelli che noi chiamiamo i schei. E non mancano per colpa degli amministratori, non mancano per colpa di quegli amministratori Pag. 23che a nord-est come in altre parti del territorio, non si sono mai dimostrati responsabili. Come capita, invece, ad esempio qui, a Roma, dove lo Stato continua a foraggiare cattivi amministratori con ulteriori 570 milioni di euro con il cosiddetto decreto salva Roma.
      Mancano soldi a casa nostra perché questo Stato, questa Repubblica continua a prenderli lì dove vengono prodotti per destinarli lì dove vengono mangiati. Onorevoli colleghi, qui oggi ci presentiamo ancora una volta con il cappello in mano e con il mio accento marcatamente veneto per chiedere che ci venga almeno concesso lo stato di emergenza – e ringraziamo il Governo perché poco fa il sottosegretario ce l'ha confermato – che deve essere, o meglio che doveva essere, ma che di fatto non è ancora stato concesso dopo quasi due mesi da quando la regione Veneto ha proclamato lo stato di crisi. Ma che Paese è questo ? Più di due mesi per iniziare l'antefatto di qualsiasi provvedimento che permetta di mettere una pezza a questi problemi.
      Siamo qui con il cappello in mano a chiedervi se per favore ci potete dare qualche soldino. Certo, parliamo di miliardi di euro, non pochi, ma noi ne potremmo fare tranquillamente a meno. Ne potremmo fare tranquillamente a meno, guarda caso, perché i territori colpiti ancora una volta dall'alluvione sono i territori in cui il PIL pro capite è tra i più alti di questa penisola e in cui il residuo fiscale è tra i più importanti, se non il più importante.
      Cos’è il residuo fiscale ? Nel caso veneto è un camion che parte ogni anno da casa nostra per raggiungere questa città con 21 miliardi di euro a bordo, che ogni anno – ogni anno – non ritornano a casa nostra. E se ne vanno per una politica di spesa pubblica assistenzialista; se ne vanno verso altre aree perché, appunto, non ritornano. Essendo un residuo fiscale, non ritornano a casa nostra per i servizi e ci ritroviamo, quindi, con le aule sporche, con i disservizi, con la necessità di chiudere ospedali, di razionalizzare il trasporto pubblico locale e così via, fino a non poter nemmeno tutelare quel territorio che, come dicevo poc'anzi, in larga parte è al di sotto del livello del mare e, dove non è al di sotto, è sotto una tutela di ingegneria idraulica importantissima che, se non salvaguardata, rischia, ovviamente, di compromettere la vita delle persone. Se ne va verso altre aree per la contribuzione del debito pubblico di questo Paese, prodotto anche all'interno di quest'Aula negli anni precedenti, e se ne va anche per il mantenimento dell'Italia all'interno dell'Unione europea.
      E appunto perché questi soldi non restano a casa nostra, noi viviamo in perenne stato di emergenza. Perché non piove più come una volta ? No, perché non lavoriamo come dovremmo lavorare, o meglio non ci fate lavorare come dovremmo lavorare a casa nostra. Basta scuse, onorevoli colleghi, basta alibi. Le nostre imprese, il nostro lavoro, la nostra vita e il nostro futuro sono sempre più ostaggio di questa Repubblica italiana che tutto vuole e pretende. Lo Stato italiano dalle mie parti sembra sempre di più come quell'acqua che invade i primi piani delle abitazioni e distrugge i magazzini o i laboratori o le fabbriche delle zone industriali.
      Onorevoli colleghi, stiamo assistendo proprio in questi giorni finalmente ad una presa di coscienza del popolo veneto. Il segnale è chiaro: vogliamo l'indipendenza. Il Veneto non è più disposto a pagare per sentire in cambio lo scaricabarile di responsabilità dal comune alla regione, alla provincia, allo Stato, al Genio, a questo o a quell'altro. Ci servono soldi, solo quelli ci servono. E non vogliamo più ascoltare lo scaricabarile solo perché le risposte vere, cioè i soldi per risolvere problemi come il dissesto idrogeologico, problemi che sono di fatto causa di morte e di devastazione, non vengono garantiti, mentre, al contrario, lo Stato continua a pretendere, con la forza e la prepotenza che gli appartengono, quelli che considera i suoi soldi, ma che, invece, sono i soldi del Veneto e dei veneti. E a dirlo oggi non è più, per fortuna, solo la Lega Nord, ma la stragrande maggioranza dei cittadini veneti.Pag. 24
      Sulle mozioni presentate in merito all'oggetto di questa discussione, noi le accogliamo tutte favorevolmente perché riconoscono la necessità di procedere con sgravi fiscali nei confronti delle aziende coinvolte dagli eventi meteorologici avversi e a favore del nostro territorio, e, seppur con qualche limite, come il riconoscimento dello stato di emergenza, riconoscono la posizione della Lega Nord, cioè il fatto che noi abbiamo presentato per primi qualche mese fa – qualche mese fa, non la settimana scorsa – un documento a supporto del nostro territorio. E, infatti, questa posizione noi la consideriamo come primo vero riscontro, oltre che della nostra battaglia, anche della battaglia per l'indipendenza del popolo veneto. Quindi, ringraziamo e, in questo caso, annunciamo che la battaglia da parte nostra è appena iniziata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catania. Ne ha facoltà.

      MARIO CATANIA. Signor Presidente, gli eventi drammatici che i colleghi hanno ricordato, sia pur brevemente, negli interventi precedenti hanno toccato con una gravità con pochi precedenti ampie zone del Veneto e dell'Emilia-Romagna: la provincia di Belluno, la provincia di Padova, la provincia di Vicenza ed altre zone dell'intera regione sono state duramente colpite, così come la provincia di Modena e alcune zone circostanti. Si tratta, in particolare per il modenese, di zone che erano già state duramente segnate dal terremoto dello scorso anno e che, pertanto, hanno vissuto sulla pelle un secondo evento estremamente grave sotto il profilo del danno subito e delle conseguenze di questo danno.
      Credo che, di fronte ad eventi di questo tipo, occorra fare due livelli di ragionamento. In primo luogo, lo Stato, le istituzioni, gli enti locali, la regione devono essere vicini alle imprese, alle famiglie, agli artigiani, agli agricoltori, a tutti coloro che hanno subito gravi danni consentendo, nelle varie attività, una rapida ripresa dell'attività produttiva e un rapido ritorno alla normalità della vita. Questo è l'elemento, io credo, primario di un intervento di reazione che ci deve essere da parte del sistema delle istituzioni ed è quello che poi, in larga parte delle mozioni presentate, viene richiesto al Governo.
      Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento introduttivo del sottosegretario. Prendo atto con soddisfazione che il Governo si è già mosso in questa direzione, raccogliendo alcuni spunti significativi e facendo dei passi concreti. Questo è molto importante e consente a noi qui dentro, e soprattutto alle persone sul territorio, di guardare con maggiore serenità ai gravi danni e ai gravi eventi che hanno subito.
      Però questo è solo il primo livello di considerazioni che abbiamo davanti. Noi dobbiamo anche fare un ragionamento più profondo. Alcuni colleghi l'hanno ricordato: in questo Paese manca da troppo tempo una politica del territorio, una politica che abbia a riguardo non soltanto la crescita come l'abbiamo intesa nei Sessanta anni che abbiamo alle spalle, ma anche una crescita che sia sostenibile. Troppo e male abbiamo costruito, troppo poco abbiamo salvaguardato il nostro territorio. Abbiamo cementificato dove non avremmo dovuto. Abbiamo fatto cadere i livelli minimi di manutenzione che erano necessari.
      Ricordo soltanto due grandi questioni. La prima, per l'appunto quella del consumo del suolo. In Italia abbiamo perso nell'arco di appena quarant'anni 5 milioni di ettari agricoli. Su un totale di 18 milioni di ettari che c'erano nel 1970, siamo scesi oggi a meno di 13 milioni. Molti di questi ettari sono stati inopinatamente cementificati e sono anche una concausa, oggi, di quello che è il danno che i nostri concittadini hanno dovuto subire in Emilia e nel Veneto. Abbiamo qui alla Camera più di una proposta di legge sul consumo del suolo. Credo che sia un compito primario, tra gli altri, anche quello di portare avanti con decisione queste proposte, in modo da arrestare se non altro un processo già avvenuto in modo per ora catastrofico.Pag. 25
      L'altro grande tema è quello dell'acqua. In più di un'occasione, in passato, ho avuto modo anche di constatare direttamente come il tema dell'acqua sia diventato una grande criticità in questo Paese.
      Noi abbiamo un problema di tenuta della risorsa, abbiamo un problema di captazione dell'acqua: non piove più, come in passato, in modo progressivo, oggi piove in modo molto più repentino e rapido; occorre avere un sistema di cattura e di conservazione dell'acqua, che richiede un impegno, richiede significativi interventi sul territorio. Anche su questo il Governo, io credo, deve riflettere, mobilitando, anche in modo organico, i fondi strutturali dell'Unione europea. È un tema che dovrebbe essere messo all'attenzione del Governo in modo netto: conservare e gestire la risorsa acqua è una delle grandi sfide dei prossimi decenni. Abbiamo, poi, in generale – lo hanno ricordato anche i colleghi –, un problema di manutenzione diffusa del territorio.
      Detto tutto questo, concludo con un'ultima considerazione: anche quando, come io spero, arriveremo a fare una buona politica di prevenzione, rimarrà comunque un problema derivante dagli eventi eccezionali che, purtroppo, continueranno comunque ad avvenire e a colpire alcune popolazioni. Anche in questo, credo che abbiamo bisogno di una legislazione organica: noi possiamo studiare esperienze fatte in altri Paesi europei, possiamo studiare il ricorso, ad esempio, ad un sistema diffuso di assicurazioni sostenute dall'intervento della mano pubblica per intervenire a priori in settori nevralgici. Penso, ad esempio, ad un sistema che assicuri contro eventi eccezionali tutte le piccole e medie imprese artigiane e industriali, in modo da consentire, con un costo sopportabile per l'imprenditore, un cuscinetto importante in presenza degli eventi eccezionali che testé ricordavo.
      Fatte tutte queste premesse e affidando tutte queste considerazioni all'attenzione del sottosegretario e del Governo, naturalmente, nella sua interezza, concludo dicendo che da parte nostra ci sarà il sostegno a tutte le mozioni presentate nei limiti del parere positivo espresso dal Governo, auspico che ci possa essere larga attenzione da parte di tutti i gruppi su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.
      Invito i colleghi che intendono conferire in Aula con altri colleghi a farlo fuori dall'Aula, poiché abbiamo ancora un certo numero di interventi, per l'esattezza cinque. Quindi, per favore, si abbassi il tono della voce e si permetta ai colleghi di intervenire; poi, chi deve parlare con qualcuno, se lo fa fuori, è meglio. Prego, onorevole Pizzolante.

      SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, noi interveniamo a sostegno della nostra mozione, naturalmente, ma di tutte le mozioni che affrontano il tema di questa emergenza che ha coinvolto l'Emilia-Romagna e il Veneto. Accettiamo la riformulazione o, comunque, la premessa propostaci dal Governo.
      Vogliamo sottolineare alcune cose. Noi siamo di fronte non ad una normale – fra virgolette – emergenza come tante di quelle emergenze che ci sono state su questioni ambientali, su disastri ambientali in Italia, drammaticamente. Noi siamo di fronte ad una situazione davvero eccezionale, per due fatti nuovi. Da una parte, l'alluvione, questo evento atmosferico, incide: ha coinvolto realtà territoriali, paesi che, soltanto pochi mesi prima, erano stati coinvolti in un durissimo terremoto che aveva messo in discussione la vita, la convivenza civile, le imprese, il tessuto sociale ed economico di quei territori e, in particolar modo, di paesi come Camposanto, Medolla, San Felice e Finale Emilia. Quindi, al terremoto di pochi anni fa si è aggiunta un'alluvione proprio nel momento in cui quelle popolazioni tentavano – riuscendoci, perché sono popolazioni laboriose – di risollevarsi.
      Poi, occorre fare un altro ragionamento: questo territorio dell'Emilia-Romagna Pag. 26e del Veneto è un territorio con un fortissimo tessuto imprenditoriale, uno dei più importanti d'Italia, un tessuto imprenditoriale che incide in maniera rilevante sul prodotto interno lordo italiano; intervenire lì significa non soltanto compiere una azione sociale e ambientale giusta, ma significa anche compiere un'azione a favore della ripresa economica, a favore di una spinta per il recupero del prodotto interno lordo, e spero che di questo il Governo sia consapevole sino in fondo. Le iniziative che il sottosegretario ha annunciato sono iniziative positive, meritorie; credo che sia compito di questo Governo mettersi in discontinuità anche con alcuni Governi precedenti quando, di fronte a situazioni emergenziali di questo tipo, dopo i clamori dei primi momenti, dei primi giorni, dopo le lacrime dei primi giorni è soffiato un vento che ha asciugato tutte le lacrime e ha dato poche risposte. Credo che invece, anche sotto questo aspetto, come sugli altri obiettivi del Governo che noi sosteniamo, ci sia la necessità di rompere la continuità del non fare e produrre azioni che siano davvero in discontinuità.
      Le azioni annunciate sono come quella della concessione dello stato di emergenza per il Veneto; dopo l'avvenuta concessione dello stato di emergenza per l'Emilia-Romagna, che ci permette di intervenire con provvedimenti sulla sospensione della fiscalità, delle contribuzioni e così via, dopo il provvedimento annunciato per il Veneto pari a circa 30 milioni di euro, ci auguriamo ci possa essere, a breve, come è stato annunciato senza fornire cifre, un analogo provvedimento anche per l'Emilia-Romagna e, poi, è molto importante l'annuncio che qui è stato dato di un provvedimento che è in linea con la relazione programmatica del Presidente del Consiglio e riguarda la costituzione di una struttura di missione per disastri ambientali, con un capitale, con una disponibilità economica importante di quasi un miliardo e mezzo di euro. Questo è molto importante perché interviene per chiudere le ferite, per suturare le ferite, ma interviene anche, come ha detto il Presidente Renzi nella sua relazione, come un'operazione di rammendo del Paese che è assolutamente necessaria, fondamentale per garantire non soltanto il tessuto territoriale e ambientale, ma anche il tessuto sociale ed economico.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessandro Zan.  Ne ha facoltà.

      ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, colleghe e colleghi, sottosegretario Amici, siamo ancora qui a parlare di un'altra ennesima alluvione. Tre anni fa in Veneto si era detto: mai più, invece tra gennaio e febbraio scorso l'acqua dei fiumi è di nuovo esondata, e case, strade, laboratori artigianali, fabbriche, esercizi pubblici e intere campagne sono finiti nuovamente sott'acqua; ma anche l'Emilia-Romagna, la laboriosa Emilia-Romagna è stata colpita al cuore della propria attività produttiva, una regione che era già stata martoriata poco fa dal recente terremoto.
      In Veneto è accaduto, purtroppo, poco o nulla da quel disastro del 2010. Sono intervenuti solo fatti sull'onda dell'emergenza. Vorrei raccontare cosa è accaduto; in pratica cosa avviene ? Ci sono state abbondanti piogge, precipitazioni che arrivano tutte insieme e a seguito dell'ondata di piena del fiume Bacchiglione, nel padovano, si sono verificati numerosi allagamenti ed esondazioni che hanno coinvolto ancora i comuni che erano già stati colpiti; ma la cosa più grave è che queste esondazioni hanno allargato il territorio di interesse, per cui la situazione è notevolmente peggiorata.
      La regione Veneto ha dichiarato lo stato di calamità e centinaia di famiglie sfollate hanno rivissuto quei momenti di paura e di angoscia; e sono tantissime, sottosegretario e colleghi, le famiglie e le imprese che sono ancora in ginocchio.
      Lo stesso è avvenuto in Emilia-Romagna: dopo il terremoto, esondazioni e rottura degli argini, che hanno interessato in particolare il corso dei fiumi Secchia, Panaro e Naviglio, e da lì ancora campagne, case, attività produttive allagate.Pag. 27
      Insomma, da anni queste popolazioni vivono con l'incubo delle esondazioni; ad una piccola pioggia ci si sveglia la mattina e si pensa: arriverò a fine giornata ? Arriverò ancora con l'acqua che mi entra in casa, che mi entra nella fabbrica, che mi rientra nel laboratorio ? Insomma, come è possibile che un evento catastrofico e calamitoso già verificatosi non produca un'attività, un'iniziativa, un provvedimento che elimini questa situazione di totale emergenza ? Un'emergenza che si manifesta in tutta la sua drammaticità, dicevo, coinvolgendo anche altre nuove aree e mettendo in ginocchio le famiglie.
      Io accolgo le sue premesse, sottosegretario, se non altro per la buona volontà, e spero arrivi presto da parte del Consiglio dei Ministri la delibera sullo stato di emergenza per la regione Veneto e che non comprenda le risorse del Patto di stabilità che sono investite per questo tipo di attività. Voglio ricordare che solo nell'ultimo triennio lo Stato ha stanziato un miliardo di euro per le emergenze da eventi di natura idrogeologica, interessando 13 regioni; per la prevenzione, in dieci anni sono stati stanziati solo 2 miliardi di euro, quando il fabbisogno immediato dovrebbe essere di 40 miliardi di euro, almeno così viene stimato.
      Allora, non si può tagliare, ripeto, su una cosa importante e fondamentale come la difesa del suolo, intanto perché ciò – l'hanno detto altri colleghi –, a differenza di altre infrastrutture che cementificano il Paese, darebbe tantissimi posti di lavoro, aprendo migliaia di cantieri su tutto il territorio. Dunque, ci sarebbe quasi un'operazione collettiva di tutti i cittadini a bonificare, a mettere in sicurezza il nostro territorio grazie a queste attività promosse dallo Stato. Allora dico: vogliamo smetterla di comprare armi e aerei inutili come gli F-35 e investire quei soldi nella difesa del suolo ? Sembra un ragionamento molto infantile, permettetemi, ma abbiamo tanti miliardi che vengono investiti inutilmente nella difesa e continuiamo a investire gocce, come milioni di euro, che sono importanti ma che risolvono l'emergenza, non possono risolvere in modo strutturale e definitivo un problema che si ripresenterà chiaramente tra qualche mese o l'anno prossimo con le piogge. Infatti, se abbiamo messo un tampone agli argini, ma non siamo intervenuti in modo strutturale sulla messa in sicurezza del territorio, è chiaro che non abbiamo prodotto nessun risultato, per cui l'anno prossimo ci troveremo qui a stanziare altri milioni di euro per l'emergenza.
      Concludo dicendo che urge subito – mi rivolgo a lei, sottosegretario, e al Presidente – un piano pluriennale – lo diceva anche il collega Catania, prima – per la messa in sicurezza del territorio, anche per le sue ricadute positive sull'economia e sull'occupazione del nostro Paese. Serve un provvedimento – quadro che venga attivato da subito per mettere in sicurezza il territorio, accanto ad una legge che si sta discutendo nelle Commissioni riunite agricoltura e ambiente contro il consumo di suolo, proprio per impedire la cementificazione. Cito un dato su tutti: sappiate che ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio, che vengono abbandonati o occupati dal cemento. Ogni giorno 400 campi da calcio. Vi dà l'idea di come questo Paese si stia pian piano cementificando senza un intervento sistemico di difesa del suolo e di cura del territorio.
      Allora io darò parere positivo alla nostra mozione e a quella dei colleghi, anche con le modifiche proposte dal Governo, facendo però chiarezza su questo: noi su questo punto non molleremo di un millimetro perché questo non è un tema ideologico o, come dire, caricaturale, ma è un tema fondamentale per il nostro Paese, per la produzione di posti di lavoro e per difendere questo bel Paese che tutti invece stanno trascurando e stanno cementificando.
      Per questo con questa mozione chiediamo al Governo che si impegni sin da subito con un piano di investimenti, con priorità per le zone alluvionate di Veneto ed Emilia Romagna e per l'intero territorio italiano – non ci sono solo queste due regioni ovviamente –, finanziato con le risorse escluse, me l'ha confermato prima Pag. 28il sottosegretario, dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del Patto di stabilità interno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorena Milanato. Ne ha facoltà.

      LORENA MILANATO. Signor Presidente, le mozioni presentate dai diversi gruppi parlamentari sui tristemente noti eventi alluvionali verificatesi all'inizio di quest'anno hanno riportato alla ribalta problemi ancora irrisolti legati al dissesto idrogeologico e alle politiche da adottare per fronteggiare, ma soprattutto evitare, il ripetersi di queste tragedie.
      Il gruppo di Forza Italia ha voluto estendere la mozione non solo al Veneto e all'Emilia Romagna ma anche alla regione Friuli Venezia Giulia, perché ha voluto raccogliere le indicazioni e le segnalazioni che ci sono giunte dai territori della provincia di Udine, da Pordenone, dalla Carnia.
      Per questo ci risulta oggi veramente incomprensibile l'informazione, che ci ha confermato anche il sottosegretario Amici, che la regione Friuli Venezia Giulia e la sua presidente Serracchiani non abbiano ritenuto di presentare la richiesta al Governo dello stato di calamità naturale.
      Gli articolati impegni richiesti al Governo contenuti nei diversi atti di indirizzo presentati, e in particolare le specifiche misure indicate nella mozione del nostro gruppo, ribadiscono la necessità di destinare adeguate risorse ad un programma pluriennale di interventi indispensabili per la difesa del suolo e di contrasto al dissesto idrogeologico, rilevando quindi la necessità di migliorare l'utilizzo delle risorse già stanziate e di ottimizzare l'efficacia e l'efficienza della spesa.
      A tal fine la prevenzione dei rischi e dei danni connessi agli eventi climatici estremi rappresenta una misura infrastrutturale e, proprio in quanto tale, può benissimo essere compresa tra le misure in deroga al Patto di stabilità. Ricordo peraltro che si tratta di una misura ricompresa dalla strategia nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici e alla sicurezza del territorio, documento che è stato presentato, non molto tempo fa, in sede comunitaria. Fino ad oggi, purtroppo, i segnali che sono giunti sia dal precedente Governo Letta che dal presente Esecutivo, seppure insediatosi da pochissimo tempo, sono risultati insufficienti nel garantire anche nel medio termine un'inversione di tendenza in tema di sicurezza del territorio e di politiche di prevenzione; quindi, oggi, accogliamo con piacere le anticipazioni che il sottosegretario Amici ci ha illustrato sulle prossime iniziative che il Governo vorrà intraprendere.
      Nonostante le misure di carattere fiscale e contributivo attribuite per le regioni Veneto ed Emilia Romagna all'interno del decreto sul rientro dei capitali, che la settimana scorsa ha visto l'approvazione e dal quale è stato escluso il territorio del Friuli Venezia Giulia – forse proprio perché non è stata fatta adeguata richiesta da parte della regione Friuli –, ben più ampie risultano essere le esigenze e gli interventi necessari.
      Tutti noi abbiamo la consapevolezza di vivere una stagione difficile, con risorse pubbliche esigue e con vincoli molto stringenti imposti dalle direttive europee, ma ritenere che lo stanziamento di 30 milioni di euro previsti nella legge di stabilità del 2014 possa essere sufficiente, o quantomeno dignitoso, per la prevenzione dei rischi di frane e alluvioni è evidentemente fuori dalla realtà.
      Vale la pena di ricordare che in Commissione ambiente, lo scorso anno venne approvata una risoluzione che impegnava il Governo a prevedere almeno 500 milioni annui di stanziamento. Personalmente, trovo deprecabile che ogni qual volta si verificano disastri e lutti soprattutto, a seguito di eventi alluvionali, si debba intervenire con misure tampone, emergenziali, magari finanziate con aumenti fiscali, anziché prevedere proprio in sede di esame di manovra triennale e di finanza pubblica investimenti veri, duraturi, ma soprattutto di buona prevenzione.Pag. 29
      È sotto gli occhi di tutti come, a conti fatti, spendere bene e prima significa soprattutto risparmiare dopo. A tal proposito, ricordo come in Italia si spendano 2,6 miliardi per riparare i danni provocati dalle catastrofi, dunque più di quello che servirebbe per interventi di messa in sicurezza.
      La sommatoria dei danni provocati dagli eventi alluvionali, che sono stati ricordati anche da altri colleghi, per la sola regione Veneto ammonta a 470 milioni di euro. Questo impone, a mio avviso, una radicale inversione di rotta, nel senso che occorra affermare il primato della prevenzione, attraverso un programma nazionale per la manutenzione, la sicurezza e la revisione dell'uso del territorio.
      Un altro tema che vorrei porre qui come riflessione può essere quello dell'assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali, che già era stata in precedenza discussa in questo ramo del Parlamento.
      Signor Presidente, concludo il mio intervento non senza rilevare come i numerosi atti di controllo presentati sia nella scorsa legislatura, che in quella attuale testimoniano come la pericolosità degli eventi naturali, in particolare quelli alluvionali, sia amplificata inoltre dall'elevata vulnerabilità del patrimonio edilizio italiano.
      Gli impegni rivolti al Governo, nell'ambito della filiera degli interventi indicati dalla mozione del nostro gruppo, vanno inseriti in un organico piano nazionale di prevenzione del territorio e di messa in sicurezza che il Governo dovrebbe – e oggi abbiamo avuto notizia che c’è questa disponibilità – produrre in tempi rapidi.
      In proposito, non va sottaciuto che vi sono anche una serie di provvedimenti legislativi posti all'esame del Parlamento, sia di iniziativa parlamentare, che del Governo, a cui si aggiungono le proposte volte ad escludere dai vincoli del Patto di stabilità interno le spese sostenute dagli enti territoriali per gli interventi di messa in sicurezza, manutenzione e consolidamento dei territori.
      Insomma, c’è la possibilità di mettere insieme con l'apporto di tutti un'azione seria e proficua in difesa del nostro territorio. L'attuazione di un'azione sinergica fra le politiche di prevenzione in materia di tutela ambientale e di esenzione per gli enti territoriali dai vincoli del Patto di stabilità interno al fine di fronteggiare le spese per gli interventi di messa in sicurezza può determinare una serie di effetti profondamente migliorativi sul territorio nazionale e sulle tematiche della difesa del suolo.
      Purtroppo, quello che è stato fatto è finora poco e frammentario, sempre condizionato da programmi e visioni di breve periodo che hanno privilegiato la logica dell'emergenza gestita con poteri straordinari, a scapito della logica della programmazione, dell'uso del territorio e sostenuti dalle responsabilità del Governo ordinario.
      Accogliamo – come dicevo poco fa – quindi favorevolmente quanto annunciato dal sottosegretario Amici, ma confidiamo che, se è vero che viviamo un momento di cambiamenti per i problemi di cui oggi stiamo dibattendo, cambiare significa, una volta per tutte, fare e non aspettare nuove tragedie sperando, ancora una volta, nella divina provvidenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale «P. Soprani» di Castelfidardo, in provincia di Ancona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, volevo riformulare, dando un parere favorevole, qualora i colleghi del MoVimento 5 Stelle fossero d'accordo, la lettera aa) del dispositivo perché mi sembra di aver colto in questa dicitura – e, quindi, per questo la riformulazione – l'interesse ad avere da parte Pag. 30del Ministero dell'ambiente, quindi dal Governo, un'attenzione maggiore più verso la prevenzione, che sul dato dell'emergenza.
      Alla luce di questo, vorrei sottoporre la seguente riformulazione: «prevedere che le risorse, annualmente preposte dal Governo per il dissesto idrogeologico, prevedano un'adeguata ripartizione tra un finanziamento di interventi per la prevenzione e finanziamento di interventi per le emergenze, in modo da potere quantificare i finanziamenti in maniera certa e da favorire un graduale passaggio dall'emergenza alla prevenzione».
      Se i colleghi fossero d'accordo, anche sulla lettera aa) del dispositivo il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà. Invito i colleghi intorno a prendere posto e comunque a non parlare mentre parla il collega.

      MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, accettiamo le riformulazioni sulle lettere b), c) e aa) di cui ha appena parlato il Governo. Quindi, chiederemo votazioni per parti separate sulle parti in cui il Governo ha dato parere favorevole, più queste su cui abbiamo accettato la riformulazione, dall'altra parte ci saranno le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Signor Presidente, siamo oggi qui a discutere delle mozioni sugli alluvioni di Veneto ed Emilia. Molte cose potevano essere inserite nel decreto relativo al rientro dei capitali all'estero, che abbiamo approvato la scorsa settimana. Quel provvedimento era la vera «partita» per le emergenze. Quello era il tavolo su cui giocarci tutte le carte. Ci abbiamo provato e qualcosa siamo anche riusciti ad ottenere, ma ancora troppo poco.
      La stessa proroga di tre anni dei finanziamenti per il sisma dell'Emilia è stata ridotta a soli due, perché la misura avrebbe messo in discussione la tenuta del nostro deficit pubblico al di sotto del 3 per cento del PIL, come previsto dal Patto di stabilità a livello europeo. È assurdo, però, che l'emergenza sia legata a queste regole di finanza, che non hanno nulla a che vedere con i problemi di chi ha una casa o un'azienda allagata o distrutta o di chi ha perso il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Qual è la grande novità del Premier Renzi, quando continua la politica di tentennamenti che caratterizza da sempre il PD ? Il Premier che va in Europa per dire che «il 3 per cento è anacronistico ma lo rispettiamo». Ma di che parliamo ? Perché ci sono ancora persone costrette a pagare delle rate di mutuo per case inagibili ? Non basta scaricare il problema sulle banche, che magari concedono la sospensione lucrando sugli interessi.
      Inoltre, parliamo delle mancanze dirette di regione e Governo. Per il sisma era stata messa a disposizione una linea di credito di 300 milioni da parte della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa. Perché non è stata utilizzata ? La legge di stabilità 2013 aveva previsto anche un decreto con linee guida dirette ad assistere gli enti territoriali all'accesso anche a quel credito. Poi, non si è più saputo nulla. Ed intanto, come certificato anche dalle mozioni che abbiamo discusso in quest'Aula, in Europa siamo tra i più grandi pagatori e sottoscrittori di quote di capitale di questa banca. Eppure, siamo tra i Paesi che ne fanno meno uso.
      L'ultimo progetto di sviluppo della Banca in Italia risale al biennio 2007-2009. Ma noi siamo dentro l'Europa ? Diamo miliardi all'Europa ? Almeno in caso di gravi calamità naturali è possibile chiedere dei fondi a questa pseudo-comunità chiamata Unione europea o chiediamo troppo ? Perché il Governo non ha fatto nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
      In Emilia-Romagna il reticolo idrografico è di 75 mila chilometri quadrati, a fronte dei 46 mila di quelli stradali. Regione e Governo, che non hanno trovato i fondi da destinare al nodo idraulico modenese, ad esempio, nei tempi giusti per evitare la tragedia, sono impegnatissimi a promuovere infrastrutture inutili, come Pag. 31l'autostrada regionale «Cispadana» o l'autostrada bretella «Campogalliano-Sassuolo». E questo accade in tutto il nord Italia e parliamo di miliardi di euro. Quindi, i terremotati e gli alluvionati avranno le case inagibili, i capannoni delle imprese crollati, ma in compenso avranno tante autostrade sulle quali viaggiare.
      Poi c’è stata la trovata geniale di qualche politico, che ha detto: «Forse, la colpa della rottura dell'argine del Secchia è colpa delle nutrie». Ma qua lascio perdere e stendo un velo pietoso. Siamo il Paese dei minuti di silenzio. Siamo bravissimi a piangere il morto ma nei fatti ci perdiamo, altro che Governo del fare ! Mettere in sicurezza preventiva il territorio significa risparmiare dalle cinque alle sette volte il denaro pubblico speso per l'intervento ad emergenza già avvenuta e soprattutto dare certezze maggiori a chi vive e fa impresa in questi territori.
      Detto questo, noi oggi approveremo sicuramente diversi impegni, ma ricordo che una mozione non è legge.
      È una semplice lista degli impegni che il Parlamento vota e che il Governo un giorno dovrebbe fare, dovrebbe realizzare. Dall'inizio della legislatura solo alla Camera abbiamo approvato novantadue mozioni, tra cui dieci mozioni nostre, del MoVimento 5 Stelle. A tutti questi impegni, che non hanno una data definita, il Governo, a parte poche eccezioni, non ha dato seguito. Inoltre, cercavo su Internet e leggevo che degli ultimi due Governi mancano ben 478 decreti attuativi, cioè tra decreti, proposte di legge e atti vari negli ultimi due anni sono state approvate dal Parlamento centinaia di leggi e impegni, ma non sono state attuate. Ripeto quasi 500 decreti attuativi fantasma. Quindi, che cavolo votiamo, se poi le cose che vengono approvate poi in quest'Aula in maniera democratica poi non vengono attuate dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
      Speriamo che questa naturalmente sia un'eccezione, speriamo che queste mozioni per l'emergenza di Veneto ed Emilia questa volta non rimangano lettera morta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

      SARA MORETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, qual è oggi in Italia un evento meteorologico straordinario ?

      PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Moretto, prego i colleghi davanti a lei, se riescono, di evitare di disturbare. Prego, colleghi, siccome è l'ultimo intervento, tra l'altro, inviterei i colleghi a prendere posto. Prego, onorevole Moretto, mi scusi ancora.

      SARA MORETTO. Di niente, Presidente. Dicevo qual è oggi in Italia un evento meteorologico straordinario ? È necessario porci questa domanda anche a seguito di quanto accaduto poco più di un mese fa. Tra il 17 gennaio e il 18 febbraio 2014, le regioni del Veneto e dell'Emilia Romagna sono state colpite da una ondata di maltempo che ha messo in evidenza ancora una volta tutta la fragilità dei nostri territori. Si è trattato certamente di eventi atmosferici non ordinari, ma in quelle regioni, come in molte altre del nostro Paese, sono fatti che si ripetono, che non possono essere più accantonati come eccezionali. In Veneto l'allerta ha assunto i livelli del 2010, anno in cui si sono contati circa un miliardo di euro di danni a seguito di alluvione. In Emilia Romagna le eccezionali precipitazioni hanno colpito le zone già danneggiate dal sisma del 2012. È difficile descrivere con le parole il clima nel quale hanno vissuto le comunità venete ed emiliane in quei giorni. Nella paura e nel diffuso senso di precarietà, famiglie ed imprese hanno visto danneggiarsi, in molti casi irrimediabilmente, immobili e beni ottenuti con la fatica del proprio lavoro. Una persona ha perso la vita. In quegli stessi giorni la macchina di gestione dell'emergenza ha Pag. 32dimostrato nuovamente di funzionare. Comuni, Protezione civile, vigili del fuoco, genio civile, consorzi di bonifica e tanti cittadini volontari hanno lavorato ininterrottamente in maniera coordinata per limitare i danni e dare aiuti alle comunità colpite.
      Mi permetta, signor Presidente, di ripetere quanto già affermato in questa Aula: a tutti loro rivolgiamo un pubblico ringraziamento per il lavoro svolto. Non un formale segno di riconoscimento, ma un sincero sentimento di riconoscenza. Dichiarando di accettare le riformulazioni proposte, esprimiamo soddisfazione per il parere favorevole del Governo sulla mozione in discussione, consapevoli che con questo strumento non è possibile affrontare la questione complessa della difesa del territorio e della prevenzione del dissesto idrogeologico.
      Il gruppo del Partito Democratico su questo tema è impegnato non da ora, per cercare una soluzione strutturale al problema. Le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio ci confermano che la strada da intraprendere è quella di una svolta reale sul tema del dissesto idrogeologico con investimenti veri e profondi per superare la logica dell'emergenza.
      Cogliamo con estremo favore l'impegno del Governo qui annunciato di affrontare il tema di quella che qualche tempo fa avremmo definito legge quadro sulle emergenze, a seguito di eventi come quelli recentemente accaduti in Veneto e in Emilia. Il recente decreto-legge n.  4 del 2014, nel testo modificato in prima lettura alla Camera e in fase di conversione, accoglie alcune necessità post alluvione, in particolare sulla sospensione degli adempimenti tributari e contributivi, grazie ad un lavoro corale svolto nelle Commissioni competenti e grazie anche alla sensibilità dimostrata dal Governo. Ma non possiamo pensare che ad ogni evento si inneschi la rincorsa al provvedimento una tantum. Riteniamo che creare una cornice normativa chiara per affrontare le emergenze sia un passaggio fondamentale per garantire, da un lato, certezza e rapidità di intervento, dall'altro, omogeneità di provvedimenti sul territorio, al fine di evitare l'avvio di contenziosi di campanile tra comunità già tragicamente colpite.
      Riteniamo che in quella sede il Parlamento sia chiamato a definire misure e criteri standard sul ristoro dei danni, sugli interventi di messa in sicurezza, sulla gestione dell'emergenza, sulle sospensioni dei pagamenti e quant'altro necessario a dare risposte a famiglie, imprese ed enti locali. Si tratta di un'iniziativa urgente e non rinviabile.
      L'altro fronte sul quale intervenire, ovviamente, è quello della prevenzione, e quindi della riduzione del rischio idrogeologico, affinché non ci si trovi costantemente ad affrontare emergenze. È quanto mai attuale la necessità di una revisione della governance, già inserita nel cosiddetto collegato ambientale alla legge di stabilità, e la regolamentazione della pianificazione urbanistica del territorio, con particolare riferimento al consumo del suolo: entrambi provvedimenti il cui iter è già avviato.
      E permettetemi di riscontrare, con riferimento al consumo del suolo, che spesso le regioni che lamentano il dissesto del proprio territorio sono quelle che hanno redatto leggi che lo cementificano di più. Ci vuole coerenza ! Accanto a questi provvedimenti, quindi, di carattere normativo, vi è, però, la necessità di opere strutturali. Anche su questo, apprezziamo l'accelerazione annunciata dal Governo per l'utilizzo di circa 1,7 miliardi di euro attraverso l'istituzione di strutture di missione a far data dal 1o aprile 2014.
      Si tratta di un'iniezione di risorse fondamentale, seppur limitata, per segnare almeno l'avvio concreto di una fase di ristrutturazione del territorio italiano; operazione che sappiamo può dare una boccata di ossigeno anche all'economia del nostro Paese. Gli interventi da realizzare sono molti: il solo rafforzamento degli argini dei fiumi rappresenterebbe un investimento sostanzioso, ma riteniamo che sia necessario iniziare.
      Iniziare, però, a fronte di piani strutturali, definiti e condivisi nei territori, perché, a differenza di quello che affermano Pag. 33alcuni colleghi, non bastano i soldi: vanno anche spesi bene. Solo a fronte di questi piani, dicevo, gli enti locali competenti, regioni e comuni devono essere messi nelle condizioni di poter investire in opere che garantiscono la sicurezza dei cittadini, al di fuori dei vincoli imposti dal Patto di stabilità interno.
      Anche su questo, sappiamo che l'attenzione del Governo è alta, ma cogliamo l'occasione, anche in fase di discussione di questa mozione, per rimarcarne l'assoluta priorità. Vi sono amministrazioni locali che, con milioni di euro di fondi bloccati, sono costrette a stare a guardare il proprio territorio cedere alle piogge, i propri cittadini adoperarsi per salvare la propria casa o la propria azienda e, a volte, sono costrette ad assistere a persone che perdono, addirittura, la vita. Non è accettabile, i vincoli di bilancio non giustificano tutto ciò.
      Tornando più specificatamente alla mozione, e quindi a quanto richiesto per affrontare l'emergenza, ricordiamo l'assoluta necessità di procedere rapidamente alla dichiarazione dello stato di emergenza per il Veneto e la necessità di riconoscere, mediante appositi provvedimenti, la specificità delle esigenze di coloro che in pochi mesi, in Emilia Romagna, sono stati colpiti dalla doppia calamità del sisma e dell'alluvione.
      Il fatto che il Governo, esprimendo parere favorevole, faccia propri gli impegni di questa mozione conferma un'attenzione non formale ai disagi subiti dalle popolazioni venete ed emiliane; disagi subiti anche, evidentemente, a causa di mancati investimenti pubblici pur da tempo individuati come necessari, ma mai avviati. In particolare, riconosciamo l'impegno annunciato oggi, in quest'Aula, a stanziare 30 milioni di euro – risorse seppur non esaustive – destinati al ristoro dei danni subiti dalle popolazioni.
      Vogliamo immaginare un Governo impegnato a reperire ulteriori risorse finanziarie, necessarie per far fronte alle emergenze in tempi brevi; ad imporlo sono le dimensioni del dramma provocato dagli eventi meteorologici di inizio anno in Veneto ed Emilia Romagna. A tale proposito, la richiesta proveniente dai territori di valutare l'opportunità di pensare a questo tema per una vera e concreta applicazione del federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, e la possibilità, quindi, di utilizzare risorse, a fronte di responsabilità, nei territori dove queste si generano, rimane del tutto attuale.
      Il Partito Democratico sosterrà con forza tutte le future iniziative che il Governo vorrà assumere sul tema del dissesto idrogeologico, accanto alle iniziative di natura parlamentare che questo gruppo ha da tempo avviato. Vorremmo non assistere più a fatti di questa portata, vorremmo che l'allerta non partisse alle prime gocce di pioggia. Riconfermiamo con forza il nostro impegno per far sì che l'Italia, nota in tutto il mondo per la bellezza del proprio territorio, possa essere fino in fondo consapevole del rispetto che questo merita e possa garantire ai propri cittadini la sicurezza che troppe volte, finora, è venuta a mancare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

      PRESIDENTE. Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
      Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00340, nel testo riformulato, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lo Monte, Cassano, De Micheli... È vero che è la prima votazione della giornata, Pag. 34ma siamo prossimi al tramonto, colleghi, quindi io sarei dell'idea di chiudere la votazione prima o poi.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti     460            
            Maggioranza     231            
                Hanno votato     460.

      La Camera approva (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zan ed altri n. 1-00354, come riformulata e in quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lo Monte, Cassano...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     461            
            Maggioranza     231            
                Hanno votato
    461).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gigli ed altri n. 1-00364, come riformulata e in quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      De Micheli, Dell'Aringa, Abrignani, Bueno, Crippa...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     458            
            Maggioranza     230            
                Hanno votato
    458).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-00365, come riformulata e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lo Monte, Gribaudo, Oliverio, Corsaro... È apprezzabile lo scatto... anche l'affanno... Ci siamo ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     461            
            Votanti     458            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     230            
                Hanno votato
    458).                

      Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate della mozione Ferraresi ed altri n. 1-00367, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario. Saranno dunque poste in votazione dapprima la premessa e il primo capoverso del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, la lettera a), le lettere b), c) e aa), come riformulate su richiesta del Governo, nonché le lettere f), n), r), s), t), u) e z), su cui il Governo ha espresso parere favorevole e quindi le restanti lettere del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Passiamo ai voti.
      Indìco dunque la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ferraresi ed altri n. 1-00367, come riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, lettere a), lettere b), c) e aa), come riformulate su richiesta del Governo, nonché le lettere f), n), r), s), t), u) e z), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 35

      Lo Monte, Giammanco, Latronico, Berlinghieri, Venittelli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     467            
            Votanti     464            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     233            
                Hanno votato
    464).                

      Indìco ora la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ferraresi ed altri n. 1-00367, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, limitatamente alle restanti lettere del dispositivo su cui il parere del Governo è contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fanucci... Provi a votare, onorevole Fanucci...Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
      (Vedi votazioni).

            (Presenti     463            
            Votanti     459            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     230            
                Hanno votato sì     153                
                Hanno votato
no     306).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pizzolante e Dorina Bianchi n. 1-00370, come riformulata e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Saltamartini... Abbiamo votato tutti ? No. Onorevole Di Salvo... Ci siamo ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     469            
            Votanti     468            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     235            
                Hanno votato
    468).                

      (La deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      È presente in tribuna una delegazione del Parlamento brasiliano, guidata dalla presidente della Sezione bilaterale di amicizia dell'Unione interparlamentare, onorevole Cida Borghetti (Applausi).
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Moretto ed altri n. 1-00385, come riformulata e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Brandolin, Cassano, Molea, Alli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
      (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     466            
            Maggioranza     234            
                Hanno votato
    466).                

      (Il deputato Dallai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Vendola ed altri; Bellanova ed altri: Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione consensuale del contratto di lavoro per dimissioni volontarie (A.C. 254-272-A) (ore 16,40).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato Pag. 36delle proposte di legge nn.  254-272-A: Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione consensuale del contratto di lavoro per dimissioni volontarie.
      Ricordo che nella seduta del 7 marzo 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice è intervenuta in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 254-272-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico, nel testo unificato della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 254-272-A).
      Avverto che prima dell'inizio della seduta l'emendamento Di Salvo 1.50 è stato ritirato dalla presentatrice.
      Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.300 e che sono stati presentati i subemendamenti Fedriga 0.1.103.1 e Gnecchi 0.1.103.2. Tali proposte emendative sono in distribuzione.
      Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 254-272-A).
      Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo unico la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà. Invito anche i colleghi a non disturbare la collega che sta intervenendo.

      TITTI DI SALVO. Grazie Presidente, non era tanto per il fruscio, era l'assenza del microfono che era francamente ostativo...

      PRESIDENTE. Diciamo che il combinato disposto di entrambe le cose rendeva ancora più difficile l'intervento. Prego.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi come gruppo di Sinistra Ecologia Libertà voteremo a favore di alcuni emendamenti, volta per volta diremo quali, ma si tratta di emendamenti che migliorano il testo della Commissione. Voteremo contro l'emendamento soppressivo ovviamente, perché pensiamo che sia una buona legge quella che andiamo a discutere.
      Ma vorremmo e vorrei utilizzare questo intervento per alcune considerazioni. La prima riguarda il fatto che «dimissioni in bianco» è un modo di dire che è entrato nel linguaggio comune. Non succede a tanti modi di dire. «Dimissioni in bianco» ormai risuona, è entrato nel senso comune delle persone. È usato anche dai giornali, giornalisticamente per evocare un fatto. E questo è successo per più ragioni. La prima è che è successo perché il potere fortissimo evocativo di quelle parole fa immaginare quelle ragazze e quei ragazzi che sono costretti quando vengono assunti a firmare, insieme al contratto di assunzione, un modulo in bianco senza data.
      È quello delle loro dimissioni e verrà utilizzato quando chi sta facendo quel contratto deciderà che quella persona, ragazzo o ragazza – molto spesso una ragazza e molto spesso durante la maternità o alla vigilia della maternità – non va più bene. Ma perché ha un potere così evocativo ? Perché uno se lo vede quell'atto. Perché intanto è nell'esperienza di ciascuno di noi. Io so quante – immagino, parlando con tanti colleghi e tante colleghe –, so bene come a ciascuno di noi sia capitato di incontrare una ragazza o un ragazzo: conosce la storia, la storia di tante ragazze che vanno a lavorare «fasciate» per sottrarsi alla paura di essere licenziate in virtù di quel modulo che hanno firmato e in virtù di una sua situazione che si è creata successivamente.
      Poi succede anche quel senso comune, ormai diventato modo di dire, perché è un ricordo non così lontano nel sistema giuridico italiano: c'era una clausola, una volta, la clausola del nubilato. Incredibile ma vero, è stata abrogata soltanto nel 1963 la clausola del nubilato, cioè la clausola secondo la quale era lecito chiedere a chi veniva nel colloquio di assunzione se aveva intenzione di sposarsi, se quella donna ne avesse avuto intenzione. Nel caso in cui la risposta fosse stata positiva, la clausola di Pag. 37nubilato consentiva legittimamente di rifiutare quell'assunzione, in virtù della clausola di nubilato.
      E forse risuona anche perché tante donne, in questi anni, hanno fatto del loro impegno contro le dimissioni in bianco un impegno importante, che ha costruito quell'opinione pubblica dentro al Parlamento e fuori dal Parlamento. Ora sulle dimissioni in bianco questo senso comune, questa indignazione collettiva sono il senso della massima contraddizione, in un Paese che canta le mamme – la retorica delle mamme è una cosa molto diffusa – e però è un Paese anche in cui le retribuzioni dei top manager, così faraoniche, non sono legate ai risultati; ma succede, per esempio, che durante l'astensione obbligatoria per maternità, quella lavoratrice non riceverà il premio di produzione, perché la sua assenza è considerata assenza che non dà diritto al premio appunto di presenza. Ma in quello stesso Paese, le retribuzioni dei top manager sono legate al risultato ? Allora è un Paese in cui – guardiamoci in faccia, colleghe e colleghi – il tema del rapporto maternità e lavoro è un tema non risolto. La nostra opinione è che non vadano chiusi gli occhi di fronte ad un tema non risolto, ma questo tema va affrontato nei giusti modi.
      Noi pensiamo, per esempio – lo dice anche il disegno di legge depositato al Senato, non il decreto sul lavoro depositato alla Camera, di cui dirò, ma quello depositato al Senato, il disegno di legge futuro, diciamo – che la maternità deve essere un diritto universale. Allora io vi propongo un ragionamento, lo propongo a chi è contrario alla legge contro le dimissioni in bianco, a questa legge: è così che si affronta il problema dei costi ? Quand'anche si pensasse che c’è un tema che riguarda il cuneo fiscale, quand'anche si pensasse che c’è un tema che riguarda il fatto di proporre un riconoscimento economico della maternità come legato alla fiscalità generale, perché diritto universale, questo è un tema da affrontare, così come lo sto dicendo, e cioè: se è un diritto universale, è la fiscalità generale che deve affrontarlo.
      Ma sono le dimissioni in bianco il modo per affrontare questo tema (che peraltro non affrontano così le imprese sane) ?
      Ho detto prima perché «dimissioni in bianco» evoca un sentimento, evoca una scena, evoca le storie vere. Io potrei raccontare storie, che hanno nomi e cognomi, di donne che lavoravano e facevano lavori molto diversi, di donne che facevano lavori di grandissima importanza nella gerarchia aziendale o donne che lavoravano nelle scuole piuttosto che in altri posti, nei supermercati.
      Ma se è vero che evoca un senso comune, io vorrei dirlo guardando i gruppi parlamentari che non condividono questa legge...

      PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Di Salvo. Colleghi !

      TITTI DI SALVO. Non si preoccupi, Presidente, non si preoccupi.

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

      TITTI DI SALVO. No, ma non si preoccupi. Io, forte delle mie convinzioni, vado avanti tranquillamente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ciò non toglie che lei ha il diritto di parlare con tranquillità e anche i colleghi che sono interessati ad ascoltare hanno il diritto di sentire quello che lei dice. Quindi, colleghi..., onorevole Russo..., colleghi, per favore..., onorevole Invernizzi.

      TITTI DI SALVO. La ringrazio particolarmente in questo momento perché la cosa che sto dicendo io la rivolgo soprattutto a chi è contrario a questa legge. Ho detto prima come per noi le dimissioni in bianco sono diventate un impegno importante e nel senso comune fortemente evocativo di una battaglia di civiltà. Ma non sono una vendetta. Io voglio dire a chi è contrario a questa legge che non è una vendetta questa legge. Non lo è nei confronti delle imprese; non lo è nei confronti Pag. 38di chi ha pensato di abrogarla. Questa legge ha una storia molto tortuosa: prima è stata approvata, poi, un mese dopo la sua entrata in vigore, è stata abrogata e, poi, di nuovo, è stata inserita nella legge Fornero in un modo tortuoso di cui poi dirò. Ma la legge contro le dimissioni in bianco non è una vendetta, è un atto di responsabilità pubblica, di civiltà, che io chiedo al Parlamento tutto, alla Camera, di approvare, per farsene un vanto, per farsi il vanto di chi decide – responsabilità pubblica – di riconoscere alle imprese sane la capacità di non avere bisogno di competere in questi modi e di sottrarre le ragazze e i ragazzi che devono iniziare il loro percorso di lavoro ad un ricatto spaventoso. Infatti – questo è il terzo argomento –, di un ricatto spaventoso si tratta, non solo quando si firma un atto di assunzione insieme alle dimissioni, ma voi immaginate la vita di quelle persone che lavorano sapendo che nel cassetto di quell'impresa c’è quella lettera. Che cosa determina ? Che cosa vuol dire ricatto in termini di libertà del lavoro, in termini dei tanti «no» o dei tanti «sì» che indipendentemente dalla loro volontà devono essere pronunciati ? Ma veramente noi pensiamo che la negazione della dignità sia un volano della buona qualità dell'impresa ? Non lo è. Io non penso che le imprese lo pensino. Veramente, non credo che alle imprese sane interessi un rapporto di lavoro privato di dignità perché sanno che la loro impresa, se quel rapporto di lavoro è privato di dignità, non andrà bene. Non si fa competizione in questo modo; non si fa competizione negando la dignità delle persone. Lo penso io e lo dice l'OCSE, che i sistemi competitivi, quando si basano sulla precarietà, in realtà realizzano un abbattimento della produttività, di quelle imprese e del sistema.
      Qualcuno dice che questa legge non va bene perché non si possono cambiare continuamente le regole. Mi rivolgo alle colleghe e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, con cui ho ampiamente discusso tante volte di questo argomento in Commissione. Io lo capisco come ragionamento che il cambiare continuamente regole possa essere un problema, ma il fatto è prendere atto che l'obiettivo per cui si fa una legge, cioè evitare il ricatto delle dimissioni in bianco, non funziona. Allora, la saggezza del legislatore sta nel fatto di riconoscere che quello che c’è non funziona, se l'obiettivo è condiviso. Quindi, cambiare le regole continuamente, certo che è un problema. Ma, invece, riconoscere che quella regola che c’è non funziona, a me sembra un atto di saggezza. Allora, io vorrei dire due ultime cose. La prima: la legge che noi oggi abbiamo e che parla di dimissioni in bianco, la legge Fornero, non funziona. Vorrei descriverla, soprattutto a chi ha ostilità verso la legge di cui stiamo parlando. La legge attuale prevede che, se ti dimetti...

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, dov’è il Governo ? Non è al suo posto !

      TITTI DI SALVO. È vero, non c’è il Governo. Tornerà il Governo ? Speriamo che torni..., è tornato il Governo...

      PRESIDENTE. Il Governo era presente in spirito, adesso anche in corpo.

      TITTI DI SALVO. Allora, mentre il Governo è tornato, io dico questo: la legge Fornero oggi prevede che, in ogni caso, soltanto dopo che le dimissioni sono avvenute, c’è una verifica della loro veridicità.
      Se una donna si è dimessa durante la gravidanza, dopo si va a verificare presso l'ispettorato del lavoro, attraverso la compilazione di un questionario, se effettivamente queste dimissioni sono vere. Soltanto una trentina di casi su migliaia hanno avuto in questo modo soddisfazione. Poi la legge Fornero prevede, lungo cinque commi molto densi e incomprensibili giuridicamente, un tortuoso percorso di lettere raccomandate che vanno avanti dalle imprese alla lavoratrice o al lavoratore e tornano indietro per due volte, con i costi delle raccomandate del caso e l'onere della prova in capo alla lavoratrice e al lavoratore. Ma non è più semplice che tutto questo non ci sia più ? Parlo di Pag. 39semplificazione, che ci sia un unico modulo che ha un numero progressivo che si compila per dimettersi volontariamente e che – problema proposto da molti – nel caso in cui dopo X giorni, sette giorni non ci si sia notizia di un lavoratore o di una lavoratrice, si consideri dimissionato volontariamente, come dicono i contratti, facendo riferimento ai contratti. Non è più semplice ? Non ci sono raccomandate, non c’è ex post, non ci sono lettere tortuose, non ci sono oneri della prova, non c’è nulla di tutto questo. Io mi chiedo perché uno strumento di civiltà, una legge che riguarda una procedura, come ci si dimette, debba essere così ostinatamente ostacolata da chi l'ha caricata francamente di un vessillo ideologico che non ha mai avuto e non ha.
      Per questo chiedo al Parlamento tutto e soprattutto a chi non condivide questo testo unificato, chiedo di leggerlo e di non basarsi su come gli è stato raccontato, di parlare con gli imprenditori e le imprenditrici, con i lavoratori e le lavoratrici, con gli uffici vertenze, con le organizzazioni sindacali, di pensare che può capitare a tua figlia di dover essere «fasciata» sul posto di lavoro perché la sua maternità può essere un problema perché può scatenare quella lettera. Io lo chiedo veramente e chiedo anche di considerare infine se non è utile dare un segno, che il Parlamento dia un segno, perché il ricatto, l'abuso è un reato e il Parlamento non dà copertura mai ai reati; che la competizione dei sistemi produttivi si fa sulla qualità, che la precarietà è un danno per le imprese sane e la negazione della dignità è contrapposta al lavoro è un capitolo che il Parlamento non può in nessun modo accettare. Fosse anche il dubbio che sia così, fosse anche il dubbio che sia così, noi non possiamo essere coloro che, essendo i legislatori, che il problema non se lo pongono e la soluzione neppure. Per questa ragione voteremo contro l'emendamento soppressivo alla legge e a favore ovviamente degli altri emendamenti che lavorano positivamente sul testo.
      Approfitto di questo mio intervento per ringraziare la Commissione che ha fatto un lavoro importante su questo testo e per ringraziare le mie colleghe e i miei colleghi e i movimenti delle donne che fuori di qui, in questi anni, si sono battuti perché ci fosse non una bandiera, non una vendetta ma un diritto di libertà soprattutto per le lavoratrici, anche per i lavoratori e per le ragazze e i ragazzi di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Di Salvo anche per la pazienza che ha avuto nell'intervento a fronte di questo continuo brusio.
      Non essendovi altri iscritti sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative. Invito anche i colleghi a prendere posto.

      PATRIZIA MAESTRI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pizzolante 1.57, Rostellato 1.2 e Bechis 1.6.
      La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi successivi emendamenti 1.100 e 1.101.
      La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bechis 1.51, mentre raccomanda l'approvazione dei suoi successivi emendamenti 1.300, 1.102 e 1.103.

      PRESIDENTE. Chiedo scusa, ci sono anche due subemendamenti su cui deve esprimere il parere: Gnecchi 0.1.103.2 e Fedriga 0.1.103.1.

      PATRIZIA MAESTRI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sui subemendamenti Gnecchi 0.1.103.2 e Fedriga 0.1.103.1.
      La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.103.
      La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Polverini 1.58, mentre esprime parere contrario sui successivi emendamenti Rostellato 1.52, 1.53 e 1.54.Pag. 40
      La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi successivi emendamenti 1.105 e 1.104, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Catalano 1.55.
      Ricordo che l'emendamento Catalano 1.56 è stato ritirato ed è stato, poi, recepito dall'emendamento 1.200...

      PRESIDENTE. No, questo non è stato ritirato. Su questo, probabilmente, c’è un invito al ritiro, ma al momento non risulta ritirato alla Presidenza, e finché non risulta a noi, non è ritirato.

      PATRIZIA MAESTRI, Relatore. Quindi, è un invito al ritiro...

      PRESIDENTE. L'invito al ritiro lo formula lei come parere, altrimenti, se non viene ritirato, il suo parere è contrario.

      PATRIZIA MAESTRI, Relatore. Contrario. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pizzolante 1.57.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

      SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, l'onorevole Titti Di Salvo ha detto prima che questa proposta di legge non è una vendetta, ma semplicemente ha detto che se una legge non funziona si cambia. Io ricordo che il primo provvedimento che discutiamo ha la firma di Vendola: quindi, è un provvedimento presentato circa un anno fa, quindi pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge Fornero e, quindi, non si era nelle condizioni di dire che la legge Fornero non funzionava. Un provvedimento di questo tipo presentato solo pochi mesi dopo rappresenta una vendetta di carattere ideologico.
      Noi siamo contro questo provvedimento, perché siamo contro le dimissioni in bianco, fenomeno ignobile che va combattuto più seriamente. Chi pensa di voler combattere questa cattiva pratica con un modulino prestampato preventivo salva forse la propria conoscenza e non affronta il problema con efficacia. Noi voteremo contro perché non condividiamo l'impianto e, quindi, abbiamo presentato questo emendamento soppressivo, e i principi che lo ispirano. Renzi, nella sua relazione programmatica, ha detto che l'obiettivo principale del Governo è quello di lanciare un messaggio di pacificazione ai cittadini e alle imprese, perché soltanto lanciando un segnale di pace alle imprese e ai cittadini, le imprese possono riappacificarsi con lo Stato.
      Il cosiddetto decreto lavoro e, cioè i provvedimenti sui contratti a termine e sull'apprendistato, vanno in tal senso, vanno nel senso della pacificazione e della fiducia nei confronti delle imprese. Queste proposte di legge, sono invece figlie di un pregiudizio anti imprese, vanno nel senso opposto, verso la criminalizzazione delle imprese e degli imprenditori. Questa è la prima ragione.
      La seconda ragione è la seguente. Le dimissioni in bianco sono una patologia: le patologie vanno combattute, ma vanno combattute seriamente attraverso una intensificazione dell'attività ispettiva e attraverso l'azione giudiziaria, se necessario. Basta una perizia calligrafica chiesta dal giudice per verificare i tempi delle dimissioni e la veridicità delle dimissioni. Con il modulino prestampato che cambia ogni quindici giorni, noi aiutiamo l'imprenditore scorretto perché farà firmare il lavoratore ogni quindici giorni: così si aggira la legge e si umilia ancor di più il lavoratore.
      Inoltre, le dimissioni in bianco, come detto, sono un fenomeno patologico, ma noi non possiamo legiferare su una patologia; noi abbiamo ingessato, indebolito, debilitato il nostro tessuto imprenditoriale, Pag. 41la nostra manifattura, la seconda manifattura europea, legiferando sulle patologie, con una visione formalistica: norme, vincoli, procedure preventive, che hanno ingessato il lavoro e infatti abbiamo avuto, nell'arco di un anno e mezzo, un milione di posti di lavoro in meno. A proposito dell'impresa, dei cantieri, sempre Renzi ha detto che sui cantieri lavorano più avvocati che operai, che muratori, questa è la realtà.
      Un'ultima considerazione: le imprese hanno risposto duramente; sia Confindustria che Rete Imprese Italia hanno risposto duramente perché offese nei principi rispetto a questo provvedimento. Lo so che ci sono stati e ci sono dei tentativi per ammorbidire il rapporto con le imprese, ma le imprese hanno risposto duramente a questo provvedimento. Questa è la realtà, questa è la situazione per la quale noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo e voteremo contro questo testo unificato delle proposte di legge.

      PRESIDENTE. Saluto gli insegnanti e gli studenti dell'istituto di istruzione superiore di Castrolibero, in provincia di Cosenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

      WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle...

      PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, attenda un istante perché c’è un problema con il microfono. La inviterei, se possibile, a cambiare il posto, perché c’è un rumore molto fastidioso. Chiedo scusa per il disagio e invito anche i colleghi, se possono, ad abbassare il tono della voce.

      WALTER RIZZETTO. Grazie a lei. Il MoVimento 5 Stelle ritiene che non sia una proposta di legge un qualcosa che risolva effettivamente questo problema, il problema delle dimissioni; che non sia una proposta di legge che risolva il problema delle dimissioni come misura forzata. Riteniamo, tra l'altro, che in questo frangente c'era già, come abbiamo già espresso, un qualcosa che si chiamava convalida; quindi, il passaggio delle dimissioni era già, a tutti gli effetti, normato e la convalida affinché questo passaggio sia fruibile ai più era, secondo noi, lo strumento migliore sulle dimissioni: ci si reca nei pubblici uffici dove si trova un garante dello Stato sulle proprie motivazioni inerenti alle dimissioni, e non facendolo, come dopo questa proposta di legge, in camera caritatis all'interno di una stanza dell'azienda stessa tra datore di lavoro e lavoratore, dando di fatto alle aziende tutto il potere.
      Tra l'altro, a proposito di tutto il potere, stamattina abbiamo capito perfettamente come le indicazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Poletti, Ministro di questa attuale maggioranza, e come le misure che il Governo vorrà portare avanti, vadano entro un certo solco. Il Ministro Poletti questa mattina ha detto: no, attenzione, io non voglio più assistere a cause di lavoro dai magistrati, ma voglio che le cosiddette cause di lavoro si risolvano tra datore di lavoro e dipendente stesso, togliendo di fatto la giustizia da queste cause. D'altra parte, il Ministro Poletti è un vostro rappresentante; ricordo che il Ministro Poletti era presidente dell'alleanza delle cooperative italiane, questo anche in risposta ad una certa ala di questo Parlamento; quando, appunto, ricordo che il Ministro Poletti era, lo ripeto, presidente dell'alleanza delle cooperative italiane, sicuramente non mi viene in mente ad esempio il deputato Corsaro, ma mi viene in mente una certa parte di questo Parlamento. Per quanto riguarda, ad esempio, prima lo citava la collega Di Salvo, il problema sulle maternità, sappiatelo – questo è semplicemente un inciso – che con otto proroghe in 36 mesi di contratto a tempo determinato, se ad esempio il datore di lavoro si accorge che la sua dipendente resta incinta e va in maternità, è chiaro che non riproroga più per l'ennesima volta il suo contratto a tempo determinato.Pag. 42
      Voi siete i padri del precariato in Italia, voi ed il vostro Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Quindi, Presidente, la nostra posizione è una posizione limpida, assolutamente una posizione più tutelante e sicuramente più responsabile. Con quanto sto per dire annuncio il voto a favore, convintamente, dell'emendamento a prima firma Pizzolante. Addirittura vi invito, ed invito la maggioranza a fare una seria riflessione, perché avete uno dei gruppi che fa parte della maggioranza che vota contro un provvedimento della maggioranza stessa. Quindi, evidentemente vi manca un pezzo di maggioranza.
      Che questa nostra posizione, Presidente, sia propedeutica all'applicazione di una misura più saggia e che risolva veramente ed una volte per tutte le cose. Basta, chiedo per cortesia basta alle bandiere politiche. Vi siete fatti belli pochi giorni fa andando a dire alla stampa e alle televisioni che il MoVimento 5 Stelle addirittura ha votato a favore della non abrogazione della manovra Fornero: bugiardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Il MoVimento 5 Stelle per ben tre volte ha presentato dei progetti e degli emendamenti per l'abrogazione della manovra Fornero – non riforma, manovra – ed avete votato contro l'abrogazione della stessa. Voi l'avete votata ! Il Partito Democratico ha votato nel 2012 la manovra Fornero, e non soltanto il Partito Democratico, anche l'ex Popolo della Libertà ha votato la manovra Fornero. Quindi, tutti contenti a votare la manovra Fornero, però adesso uscite su TV e stampa e siete tutti contro la manovra Fornero. Bene, noi vogliamo abrogarla la manovra Fornero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Attualmente, tra l'altro, e concludo, Presidente, non trovate i soldi per l'abrogazione della stessa. Questa, mi dispiace, resterà una macchia indelebile su tutto il vostro cammino e percorso politico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Saluto gli insegnanti e gli studenti della Scuola secondaria statale di I grado «G. Pavoncelli», di Cerignola, in provincia di Foggia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tinagli. Ne ha facoltà.

      IRENE TINAGLI. Signor Presidente, volevo, anche a nome del mio gruppo, rimarcare alcune posizioni, come già è stato ricordato dai colleghi Pizzolante e Rizzetto.
      Il fenomeno delle dimissioni in bianco è sicuramente un fenomeno vergognoso, da combattere, da contrastare, però vorrei ricordare che non siamo in un vacuum, in un vuoto. È normato. La legge Fornero, la riforma Fornero sul lavoro aveva introdotto, tra l'altro, delle misure che andavano a rafforzare anche i controlli. E ci tengo anche a sottolineare che la questione della maternità, che sicuramente è un tema che sta moltissimo a cuore a tutti noi, e a me in particolare, che come molte altre colleghe, mi sono impegnata sulle questioni femminili, però non c'entra niente. La maternità è già tutelata; c’è il divieto di dare le dimissioni per le lavoratrici che siano in gravidanza e, successivamente al parto, fino al compimento di un anno del bimbo. Quindi, quell'aspetto è già ampiamente tutelato. Non che questo renda meno importante gli altri fenomeni, però teniamolo fuori da questo dibattito, perché è un'altra cosa.
      Quindi, queste le premesse. Noi dovremo intervenire su questo fenomeno con delle logiche anche nuove. Stiamo qui a dolerci, a lamentarci ogni giorno delle complicazioni burocratiche, delle difficoltà, degli oneri in capo alle imprese per riuscire a districarsi tra tutti gli adempimenti che devono fare, ma con questo provvedimento si utilizza proprio una logica che aggrava gli adempimenti a carico delle imprese, quindi andare a togliere dei moduli prestampati...ricordiamoci che tutta la maggior parte delle nostre imprese sono piccole, piccolissime imprese: artigiani, commercianti; sono persone che per questo tipo di cose devono ricorrere a Pag. 43consulenti, a enti intermedi, e questo significa sborsare soldi, significa perdere giornate.
      Tutto questo per prevenire un illecito eventuale. Quindi, noi, nel tentativo di prevenire e colpire magari un illecito su cento, un imprenditore disonesto su cento, aggraviamo tutti gli altri novantanove imprenditori con dei costi e degli adempimenti burocratici che andranno a loro danno. Quindi, chiaramente, che cosa significa ? Che non si possa ulteriormente rafforzare la normativa ? No, si può rafforzare la normativa, ma seguendo una logica di semplificazione. Noi abbiamo proposto delle misure, per esempio, che sono contenute nel codice semplificato del lavoro che avevamo già proposto al Governo Letta, misure semplici, di buonsenso che aiuterebbero tantissimo sia l'impresa, che il lavoratore. Una su tutte, la possibilità di ravvedimento del lavoratore che ha presentato le dimissioni: cioè, il lavoratore che ha presentato le dimissioni ha 48 ore di tempo per ravvedersi e dire «no, non mi voglio più dimettere». Cosa significa ? Che se l'imprenditore, in malafede, presenta una lettera di dimissioni falsa, vecchia o predatata, il lavoratore può dire: fermi tutti ! E ha 48 ore di tempo per recedere e ravvedersi e quelle lettere di dimissioni diventano automaticamente nulle.
      Ci possono essere altre modalità: un'altra modalità a cui avevamo pensato è semplicemente che il tagliandino della raccomandata che si riceve dall'ufficio del lavoro sia controfirmata dal lavoratore, poi basta semplicemente una perizia, anche calligrafica. Sono tutte misure che possono essere adottate a tutela del lavoratore senza ulteriori aggravi per il sistema delle imprese, in un'ottica di tutela e semplificazione al tempo stesso.
      Questo semplicemente per dire che ci sono molti modi di approcciare certi fenomeni e certi illeciti; l'idea non è di cercare di aumentare i vincoli ex ante per colpire eventuali problemi ex post, ma cercare di agevolare la vita e poi intervenire, magari anche più duramente, con controlli e sanzioni anche più stringenti, e su questo noi ci saremo, senza esclusione di colpi.
      Dunque, noi crediamo che questo non sia il modo giusto per affrontare un problema di questo genere. Quindi voteremo anche noi, come Nuovo Centrodestra, per questo emendamento.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

      RENATA POLVERINI. Signor Presidente, non avevo intenzione di intervenire, tanto meno su questo emendamento, anche perché abbiamo tempi ristretti, vista la giornata di oggi, ma soprattutto quella di domani, rispetto a provvedimenti importanti, però, dopo aver ascoltato alcuni colleghi, in particolare l'onorevole Pizzolante e l'onorevole Tinagli, mi sento in dovere di farlo perché lo spirito che anima questa iniziativa legislativa è totalmente contrario a quanto ho appena ascoltato, in quanto va nella direzione di semplificare il lavoro delle imprese e, al tempo stesso, di tutelare le donne lavoratrici.
      La legge Fornero, che qualcuno ha già ricordato prima di me, in realtà introduce elementi, dal punto di vista della burocrazia, assolutamente farraginosi per le imprese, con i quali esse fanno fatica a confrontarsi quotidianamente. Abbiamo voluto ascoltare anche noi, seppur informalmente, le associazioni di imprese, quelle delle imprese di grandi dimensioni che magari si confrontano di meno con il fenomeno delle dimissioni in bianco, ma anche le associazioni che rappresentano le piccole e addirittura le micro imprese in settori dove il fenomeno è molto diffuso. Hanno condiviso con noi la bontà del testo e siamo addivenuti addirittura a presentare alcuni emendamenti che fossero ulteriore elemento di garanzia per la semplificazione, anche dal punto di vista dell'utilizzo degli strumenti di servizio che sono a disposizione delle imprese attraverso le loro associazioni. Quindi, abbiamo voluto spogliare questo tema dalla ideologia e dalla demagogia che l'ha sempre contraddistinto in questi anni.Pag. 44
      Credo che stiamo facendo un lavoro – ripeto – che va nella direzione di tutelare le lavoratrici e al tempo stesso di garantire le imprese, che non devono impazzire attorno a meccanismi burocratici che invece la legge Fornero aveva appunto introdotto.
      Quindi, mi trovo costretta ad intervenire proprio nel rispetto del lavoro e ringrazio tutti i componenti della Commissione che con lo stesso spirito hanno affrontato questa battaglia.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, ad ascoltare gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto parrebbe che tutti fossimo d'accordo nel biasimare questo cattivo fenomeno, questa cattiva prassi per cui nelle aziende spesso si fanno firmare delle dimissioni in bianco, non soltanto, come giustamente è stato detto, alle donne in vista dell'eventuale matrimonio, della gravidanza, eccetera, ma anche ai maschi e in altre situazioni consimili.
      Ora, se siamo tutti d'accordo su questo, e dovremmo anche essere d'accordo sul fatto che il fenomeno è molto ampio e molto diffuso, specialmente in alcune zone del nostro territorio, allora non capisco perché mai si debba votare contro accampando la inadeguatezza dello strumento. Se lo strumento è inadeguato, io chiedo perché mai non è stato presentato un emendamento da costoro per rafforzare lo strumento che è stato approntato ?
      Allora, la verità è un'altra. La verità è che, con un fiume di parole e con una buona dose di ipocrisia, si vogliono sostanzialmente lasciare le cose come stanno, lasciare prosperare questo fenomeno, che è di una gravità inaudita, perché rende il lavoratore schiavo dal primo momento, come è stato ricordato, in cui viene assunto.
      Io non capisco perché un imprenditore sano, un imprenditore onesto dovrebbe preoccuparsi di questa legislazione, che mette a carico del solo lavoratore qualunque incombenza, anche di carattere amministrativo, e non pone alcun problema né pone alcun onere amministrativo a carico delle imprese, stando al testo della proposta di legge. Ragione per cui, credo che vada rivolto un plauso alla Commissione, che ha approvato questo provvedimento, e spero che le ragioni addotte vengano immediatamente abbandonate.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà. Chiedo scusa, onorevole Gnecchi. Se liberate il tavolo del Comitato dei nove, quando parla la collega. Prego.

      MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, questo emendamento è un emendamento soppressivo dell'articolo contro le dimissioni in bianco. Noi vogliamo veramente sottolineare che non abbiamo dubbi circa la necessità di un processo culturale e di un cambiamento culturale profondo nella nostra società e nei rapporti tra datore di lavoro, lavoratori e lavoratrici. Questa è una semplificazione, perché il lavoratore o la lavoratrice possono da Internet «tirarsi giù», come è stato detto, il modulo numerato e progressivo, quindi con la data, che determina un momento certo di compilazione di queste dimissioni volontarie.
      Abbiamo parlato informalmente con le associazioni delle imprese. Ci è stato chiesto, anche dalle imprese, di poter delegare anche l'impresa o le associazioni rappresentanti di impresa a scaricare questo modulo e a fornirlo al lavoratore. Abbiamo, comunque, accettato anche questo. Quindi, noi siamo assolutamente convinti che si debba procedere e andare avanti culturalmente, in un rapporto costante di sensibilizzazione sia dei datori di lavori sia dei lavoratori e delle lavoratrici contro questo fenomeno. Però, se permettete, cari colleghi, care colleghe, io ho fatto la consigliera di parità per dieci anni e vi assicuro che molte volte tante donne sono venute a lamentarsi di essere state costrette alle dimissioni.Pag. 45
      Mi rivolgo anche alla collega Tinagli, che ci spiega che c’è già la legge n.  1204 del 1971, del lontano 1971, legge conquistata dalle donne, dal movimento delle donne, dal movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, dal movimento sindacale (non a caso è di tre anni dopo il 1968).
      Sappiamo benissimo che una lavoratrice non è licenziabile per tutto il periodo della gravidanza e fino ad un anno dopo la nascita del bambino o della bambina. Però anche questo non è servito a debellare il fenomeno nocivo e lestofante delle dimissioni in bianco. È evidente pertanto che noi dobbiamo continuare a tenere presente che dobbiamo sensibilizzare su questo tema. Quindi, questo modulo è uno strumento. Non è di sicuro neanche questo lo strumento che ci libererà da questo fenomeno, ma è un passo avanti comunque in questa direzione.
      Esiste una semplificazione reale rispetto a quella che era stata la riforma introdotta dalla Ministra Fornero. È una semplificazione reale e quindi bisognerebbe essere contenti che con questa legge si va a semplificare la procedura. Dopodiché, invece ci auguriamo che anche questo dibattito serva per riportare ancora i riflettori su questo fenomeno e che serva come nuovo passo culturale in avanti. Quindi, ci auguriamo di non doverne parlare mai più in quest'Aula e soprattutto che nessun lavoratore e nessuna lavoratrice si trovi mai più nella condizione di ritrovarsi un foglio in mano, firmato magari nel momento dell'assunzione, che è il momento in cui il lavoratore o la lavoratrice sono più deboli. Proprio perché riuscire ad avere un lavoro, soprattutto in un periodo di crisi come questo, è veramente uno dei motivi per i quali un lavoratore o una lavoratrice sono disponibili a firmare qualunque cosa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io sfortunatamente rispetto ai miei colleghi non ho le certezze che ho sentito da una parte e dall'altra nell'operare in questo settore, che troppe volte è stato toccato da innumerevoli riforme.
      Se dovessi fare una scelta personale, tornerei al momento ante Fornero, quando forse si puntava sulla correttezza del rapporto tra datore di lavoro e lavoratore e le cose funzionavano decisamente meglio. Però, per chiarire forse ai colleghi l'emendamento che stiamo votando, vorrei leggere la procedura prevista dall'attuale riforma Fornero, ed è una procedura di cui non parla la Lega, ma Il Sole 24 Ore, quindi sicuramente un giornale vicino al mondo dell'impresa.
      Allo stato attuale, i commi 17 e 18 stabiliscono che l'efficacia delle dimissioni, della risoluzione consensuale del rapporto, viene sottoposta alla condizione sospensiva della convalida delle stesse presso la direzione territoriale del lavoro – quindi bisogna andare lì – oppure presso il centro per l'impiego territoriale competente. In alternativa a questa procedura, il datore di lavoro può far sottoscrivere al lavoratore una specifica dichiarazione apposta in calce alla ricevuta trasmissione della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro di cui all'articolo 21 della legge n.  264 del 1949.
      Il comma 19 prevede che, laddove non si proceda alla convalida di cui al comma 17 o alla sottoscrizione di cui al comma 18, il rapporto di lavoro si intende risolto per il verificarsi della condizione sospensiva qualora la lavoratrice o il lavoratore non aderiscano entro i termini di sette giorni dalla ricezione: 1) all'invito a presentarsi presso la direzione del lavoro o il centro per l'impiego territorialmente competente, ovvero presso le sedi individuate dalla contrattazione collettiva; 2) all'invito ad apporre predetta sottoscrizione trasmessa dal datore di lavoro tramite la convenzione sottoscritta; 3) all'effettuazione della revoca ovvero al ripensamento del lavoratore che va comunque comunicato per iscritto.
      Ho letto velocemente, Presidente, ovviamente non perché non penso che tutti entriamo nel merito del provvedimento, Pag. 46ma per dire che adesso la procedura mi sembra tutt'altro che semplice. Quindi adesso, se partiamo dalla concezione: chi sta dalla parte delle donne che danno le dimissioni in bianco, chi sta dalla parte dell'impresa che non vuole andare a complicare le procedure, mi sembra che non ci siamo proprio. La procedura allo stato attuale è estremamente complicata e mette a rischio proprio l'imprenditore di non svolgere le procedure corrette e di trovarsi con il rischio di cause o comunque di contestazioni da parte del lavoratore.
      Quindi, noi per questo – ripeto – sappiamo che questa norma non è la priorità del mondo del lavoro e forse non è la migliore soluzione. Però, credo che, allo stato attuale, dopo l'intervento Fornero, sicuramente va a complicare la vita delle imprese.
      Per questo abbiamo cercato di collaborare in modo fattivo a migliorare il testo originale, che è molto migliorato rispetto anche alle esigenze delle imprese, e quindi anticipo – è chiaro che la mia è una dichiarazione di voto sull'emendamento – che il gruppo della Lega Nord si asterrà.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

      DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, sarò breve e circonciso...

      PRESIDENTE. Conciso, quella è un'altra cosa !

      DAVIDE TRIPIEDI. Ho sbagliato, volevo dire conciso. Secondo voi, perché Confindustria preme per far sì che il modellino possa essere anche scaricato dal datore di lavoro ? Per rendergli la vita più facile, così almeno il datore di lavoro non ha più paura che il dipendente neghi la convalida. Questa è una questione drammatica. Poi, voi dite che abbiamo fatto un'audizione formale: le audizioni vanno fatte formalmente all'interno della Commissione, non fuori, nelle poltroncine rosse, come avete fatto voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Mentre il MoVimento 5 Stelle chiedeva le audizioni, voi le avete negate in ufficio di presidenza, perché la cosa era già fatta. Complimenti, alla faccia della tutela dei lavoratori ! Bravi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola secondaria di primo grado «Busoni-Vanghetti» di Empoli, in provincia di Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pizzolante 1.57, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino...

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MARINA SERENI (ore 17,30).

      PRESIDENTE. Hanno votato tutti i colleghi ? Galperti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     444            
            Votanti     442            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     222            
                Hanno votato
    121                
                Hanno votato
no     321).                

      (La deputata Nicchi ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario).

      SERGIO PIZZOLANTE. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Onorevole Pizzolante, mi sta chiedendo la parola sul prossimo emendamento o su qualcos'altro ?

Pag. 47

      SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, la Commissione ha espresso parere contrario, mentre il Governo si è rimesso all'Assemblea, mi pare.

      PRESIDENTE. No, il Governo ha dato parere conforme a quello espresso dal relatore, e quindi ha dato lo stesso parere della relatrice, in questo caso.
      Passiamo alla votazione dell'emendamento Rostellato 1.2, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rostellato. Ne ha facoltà.

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, continuiamo con la discussione su questo emendamento, che è simile al primo, ma non totalmente uguale, perché siamo tutti d'accordo che le dimissioni in bianco sono un fenomeno da contrastare, siamo tutti d'accordo che bisogna trovare un metodo, ma noi crediamo che questa proposta di legge non sia la misura adeguata per risolvere il problema delle dimissioni in bianco. Non esiste, tra l'altro, solo il problema delle dimissioni in bianco, ma vi è anche il problema delle dimissioni forzate, e quindi delle dimissioni a cui un lavoratore o una lavoratrice è costretto non al momento dell'assunzione, ma successivamente.
      Con questa proposta di legge andiamo a togliere delle tutele ai lavoratori, perché, attualmente, con la convalida di cui alla riforma Fornero, è previsto che tutti i lavoratori, non solo le lavoratrici madri, debbano andare a convalidare le dimissioni. Capisco che la convalida sia un sistema complesso e sono certa che non sia nemmeno l'unica soluzione, la soluzione migliore, che possiamo trovare. In realtà, dobbiamo riflettere seriamente su questo problema.
      Dobbiamo riflettere seriamente su tutto il sistema anche di welfare del nostro Paese; dobbiamo chiederci il motivo per cui vengono richieste le dimissioni in bianco e per cui i lavoratori vengono obbligati a dare le dimissioni. Il motivo di queste richieste spesso è proprio legato, soprattutto per quanto riguarda le donne, ad una mancanza di aiuto nel gestire la famiglia.
      Noi con questo emendamento chiediamo in sostanza la soppressione di questa proposta di legge, il mantenimento della convalida prevista dalla riforma Fornero e anche la convalida prevista per le lavoratrici madri, eliminando però quel comma 18 che prevede in alternativa alla convalida la sottoscrizione del modello di cessazione. Questo perché ? Perché se tu mi dai l'alternativa alla convalida purtroppo succede che posso essere forzata a dare le dimissioni e non vado a convalidare, o addirittura che il modello di cessazione venga sottoscritto con firma falsa da parte del datore di lavoro. Allora, siccome quella convalida è una garanzia per il dipendente che va davanti a un funzionario e garantisce che quelle dimissioni siano veritiere, noi pretendiamo che quella convalida avvenga e che non ci sia alcuna alternativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo per ricordare a me stesso – e non dico all'Aula – che le dimissioni sono un atto unilaterale, si dice recettizio da parte di chi lo riceve. Quindi, le dimissioni sono un atto di esclusiva titolarità del lavoratore che intende abbandonare il posto di lavoro. Non c’è da negoziare niente con nessuno e la forma più semplice è quella della letterina che il lavoratore manda alla ditta quando si è stancato di stare in quella azienda o non ci vuole più stare.
      Ora la fenomenologia qual è ? Il problema qual è ? È che, come è stato anche confermato da tutti, i lavoratori spesso sono costretti a rassegnare le dimissioni in anticipo, consegnandole in anticipo nelle mani del datore di lavoro. Allora il problema è uno solo e non è quello di negoziare con il datore di lavoro le dimissioni, Pag. 48la convalida o quant'altro. Il problema è molto semplice, si tratta di ridare al lavoratore la libertà di dimettersi in piena coscienza e consapevolezza; questo è tutto.
      Questa legge, quindi, non va vista dal punto di vista del datore di lavoro, che non risulta implicato per niente in questa vicenda, così come quest'ultimo non risulta toccato per niente in questa vicenda qualora, al di là di questa legge, una persona si volesse dimettere. Di conseguenza, auspico che il dibattito tenga conto di questa distinzione di poteri, non di ruoli. Ragion per cui, poiché il fenomeno è quello che abbiamo descritto, con questa legge non si fa altro che in modo semplice, non in modo complicato, sostenere la libertà del lavoratore di dimettersi quando vuole e soprattutto in piena libertà. Questa è tutta la questione.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Capua, Molea...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     450            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     226            
                Hanno votato
    115                
                Hanno votato
no     335).                

      Salutiamo la delegazione dell'Unione sportiva disabili di Carpi che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Passiamo alla votazione dell'emendamento Bechis 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà.

      ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente.
      Questo emendamento vuole escludere la possibilità che i moduli per le dimissioni vengano forniti dagli uffici comunali. Ai comuni manca tutto. O gli si danno strumenti e personale per assolvere a questo compito, o è meglio evitare le frustrazioni infinite che ne deriverebbero sia per i lavoratori sia per i dipendenti comunali. In sette anni, questa è la quarta volta che il Parlamento modifica le procedure delle dimissioni in bianco ! Quanti comuni e quanti lavoratori riescono a reggere il passo di questa inutile sovrabbondanza di norme prive di una reale efficacia ? Questo provvedimento per correggere il fenomeno delle dimissioni in bianco è carente, come sempre, nella parte più importante, e cioè in quella culturale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bechis 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino... Colleghi, direi di affrettarsi... Terzoni... Rotta... Terzoni ha votato, Rotta anche... Ragosta, Schirò... Ragosta ha votato. Bossi....
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     438            
            Astenuti       16            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
      84                
                Hanno votato
no     354).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 49

      Folino... Bossa... Cassano... Lainati... Lainati ha votato. Rabino... Bragantini Paola... Hanno votato tutti ? Portas... Tidei...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     456            
            Votanti     435            
            Astenuti       21            
            Maggioranza     218            
                Hanno votato
    339                
                Hanno votato
no       96).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bossa, Folino... Santelli, Palma, Marzano, Simoni... Palma non riesce a votare ancora... Baldassarre, Murer, Spadoni, Miotto ? Miotto, dal banco della Presidenza, ha provato a... ? Risolto, Miotto ? No, non vedo... L'Abbate... Ok. Non so se è a posto l'onorevole Miotto... Provi... Miotto, sbloccato ? Ok.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     463            
            Votanti     362            
            Astenuti     101            
            Maggioranza     182            
                Hanno votato
    362).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Spadoni, Baldassarre, Monchiero, Lomonte, Terzoni, Lauricella, Moscat, Monaco.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     463            
            Votanti     379            
            Astenuti       84            
            Maggioranza     190            
                Hanno votato
    364                
                Hanno votato
no       15).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Bechis 1.51.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

      TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, le dimissioni in bianco sono un tema nobile, che affronta il malcostume italiano per il quale, accanto al contratto da firmare per essere assunto, ti piazzano sotto il naso anche il foglietto in bianco da firmare e da compilare in seguito, quando il datore di lavoro vorrà mandarti via.
      Però, il modo con cui volete rimettere mano alla questione è agghiacciante. Ad esempio, con il comma 5 volete dare la possibilità anche ai sindacati, ai CAF, di poter scaricare questo «modulino» e, quindi, si va a incrementare, ancora una volta, l'industria, magari a pagamento, dei sinda-CAF, che erogano servizi ai lavoratori, piuttosto che tutelarne i diritti.
      Tra l'altro, inoltre, abbiamo pizzicato fuori dalla Commissione lavoro tre ex sindacaliste, ora in carriera politica, mentre prendevano ordini dalla Confindustria su come fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Invece che fare audizioni in Commissione con le parti e i soggetti interessati, come noi abbiamo chiesto, avete preferito consultarvi in privato tra i divanetti di Montecitorio. Lo ha confessato l'onorevole Gnecchi poco fa parlando di «incontri informali». È il modus operandi della pattuglia dei sindacalisti approdata in Parlamento come premio per aver tenuto buoni i lavoratori, secondo le direttive dei partiti politici e delle lobby di riferimento, con salari da terzo mondo, con contratti a ribasso e sotto ricatto, «o così o andate a casa».Pag. 50
      È l'ennesima conferma che sindacato e politica vanno da sempre a braccetto. Lo sbocco naturale del sindacalista carrierista è la politica. C’è spazio in tutti i partiti: nomi celebri di ex paladini dei lavoratori che hanno intrapreso sfavillanti carriere in politica. Ecco solo alcuni esempi: da Bertinotti a Marini, seconda e terza carica dello Stato, passando per Epifani, da segretario CGIL a quello del PD, che tanto è uguale, è solo una mera questione formale, e poi la pletora di Ministri, sottosegretari e via di seguito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questa legislatura in Commissione lavoro ce ne sono ben 14: Damiano, Polverini, Airaudo, Albanella, Di Salvo, Fontana, Giacobbe, Gnecchi, Gregori, Maestri, Miccoli, Piccolo, Pizzolante, Zappulla. Conflitto di interessi ? No, giammai.
      Sarà per questo che i lavoratori hanno perso tutte le certezze che avevano conquistato nelle dure lotte degli anni Settanta. Sarà per questo che gli italiani sono i cittadini europei che guadagnano di meno di tutti e i più tartassati in Europa. Sarà per questo che è stato smantellato il sistema pensionistico, mandando in pensione gli italiani a 70 anni con una pensione di gran lunga inferiore all'ultimo stipendio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sarà per questo che in Italia cresce la disoccupazione, il precariato, il debito pubblico, le tasse e calano, invece, i diritti dei lavoratori e le aziende abbandonano il Paese con la complicità dei sindacati.
      Siete saliti sulle spalle dei lavoratori per salire in alto. La classe operaia e impiegatizia è sprofondata all'inferno, mentre voi siete saliti nell'alto dei paradisi della casta, dagli scioperi nelle piazze a fianco dei lavoratori alle poltroncine amaranto del Parlamento, con stipendi e pensioni da casta: come diventare onorevoli disonorando i lavoratori e fare provvedimenti bandierina per riscattarsi la faccia agli occhi dei lavoratori. Sindacalisti in politica siete dei venduti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baruffi. Ne ha facoltà.

      DAVIDE BARUFFI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che sono parole difficilmente accettabili. Io mi onoro di lavorare in Commissione con colleghi del mio gruppo e di altri gruppi che vengono da esperienze sindacali significative e importanti. Hanno imparato nel sindacato a tutelare i lavoratori e lo fanno anche oggi, con forme e modi diversi (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io capisco che chi è abituato a prendere ordini da un padrone cerchi i servi negli altri: onorevole Ciprini, si guardi il collo, perché sotto c’è il segno della catena, non guardi qua (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bechis. Ne ha facoltà.

      ELEONORA BECHIS. Signora Presidente, questo emendamento vuole togliere la possibilità di reperire i moduli presso i «sindacati Spa polpettoni», che fanno di tutto tranne che tutelare i lavoratori; e sceglierebbero di preservare gli interessi degli iscritti o gli interessi di chi permette loro di accedere ai soldi per le attività Caf, patronati e formazione ? Il comma 4 dà già ampie possibilità di aumentare le modalità di reperimento del modulo. Allora, implementiamo la banda larga su tutto il territorio nazionale e realizziamo la cittadinanza digitale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

      GIANNI MELILLA. Signora Presidente, volevo dire alla collega che ha concluso il suo intervento dicendo «voi sindacalisti siete dei venduti», che non è questo il linguaggio da adoperare. Lo dico con molta serietà. Nel sindacato italiano milioni di persone e di lavoratori hanno Pag. 51avuto riconosciuti i loro diritti, hanno difeso la loro dignità, e sindacalisti come Giuseppe Di Vittorio o Bruno Trentin non possono essere definiti dei venduti.
      Io sono stato alcuni anni nel sindacato e per me è stata una scuola importante di vita, in cui con grande coraggio, serietà, a volte anche pagando dei prezzi personali forti, abbiamo cercato di portare avanti la causa dei lavoratori. E mi dispiace molto che oggi la polemica politica possa buttare il bambino e l'acqua sporca. C’è un problema di rappresentanza politica e sociale che riguarda anche il sindacato. Ma io vorrei dirti, cara collega, che nel sindacato ci sono ancora tantissime persone, penso milioni di lavoratori e tantissimi sindacalisti che fanno il loro lavoro, che esercitano la loro militanza con passione, con serietà ed onestà. E quando si lanciano accuse generalizzate si sbaglia sempre, perché la responsabilità politica, penale e sindacale è sempre personale e non giova a nessuno, in un'aula importante come il Parlamento, attaccare il sindacato, che è uno dei motivi per i quali la nostra Costituzione ha un ordinamento democratico, perché la democrazia si basa anche sulla libertà di associazione sindacale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

      CLAUDIO COMINARDI. Signora Presidente, giusto una precisazione: noi non ce l'abbiamo con i sindacalisti. Conosciamo l'articolo della Costituzione che garantisce la libertà sindacale. Ce l'abbiamo con i sindacalisti carrieristi. Volete qualche esempio ? Ecco, l'ultimo, che è su tutte le cronache recentemente, è un certo Moretti, amministratore delle Ferrovie dello Stato, che ha 850 mila euro di stipendio e non gli bastano, non sono sufficienti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è l'esempio del sindacato, l'esempio del sindacato che noi vediamo nella Commissione lavoro, che ha la stragrande maggioranza di sindacalisti e che i lavoratori, veramente, non li sta tutelando.
      E lo sappiamo bene; lo sappiamo bene perché basta fare un passettino indietro e vedere tutte le riforme del lavoro che hanno precarizzato il precarizzabile, dal pacchetto Treu alla legge Biagi, fino ad adesso, con la riforma di Renzi, che addirittura vuole mettere mano al contratto a tempo determinato, rendendolo assolutamente precario con le 8 proroghe e con la casualità (Commenti della deputata Albanella). Questo è l'esempio del sindacato (Commenti della deputata Albanella). Questo non è sindacato vero: il sindacato vero è nelle piazze, nei sindacati di base probabilmente, ma non qua. È la vostra storia che vi qualifica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Rostellato. Ne ha facoltà.

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, vorremmo aggiungere che non ci stupisce affatto che in tutti i provvedimenti che passano per la Commissione lavoro troviamo qualche comma in cui c’è qualche misura a favore dei sindacati. È ovvio, abbiamo una Commissione composta da ex sindacalisti. D'altronde, devono continuare a dare lavoro ai loro CAF. Infatti, ormai i sindacati non vivono più facendo i sindacati, ma facendo i CAF (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chi cavolo glielo fa fare ai sindacati di lavorare per i lavoratori e difendere i loro diritti quando gli entrano milioni di euro all'anno dai CAF grazie alle leggi che vi fate da soli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

      LUIGI GALLO. Signor Presidente, vorrei continuare ad essere chiaro su questa vicenda. Quando c’è un Governo di centrodestra, viene premiato il sindacalista che riesce a mobilitare più persone nelle piazze contro i Ministri di quel Governo, da parte del centrodestra; quando c’è un Pag. 52Governo di centrosinistra, viene premiato il sindacalista che, invece, è più in silenzio e meno attacca il Governo di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Adesso ci troviamo Camusso e Landini che sono in concorrenza fra di loro per il prossimo Governo e per le prossime elezioni. Voi semplicemente tradite tutti i giorni i militanti e i lavoratori che sono iscritti al vostro sindacato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli. Se fate un po’ prima il gesto di chiedere la parola, facciamo a meno delle false partenze. Prego, onorevole Piepoli, ne ha facoltà.

      GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, io vorrei concordare con quanto sostenuto dal collega di SEL perché in questa continua delegittimazione dei gruppi intermedi e della rappresentanza non si rischia solo di buttare il bambino con l'acqua sporca, ma di fare qualcosa di più, di buttare il bambino e di trattenere l'acqua sporca.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tinagli. Ne ha facoltà.

      IRENE TINAGLI. Signor Presidente, giusto per precisare. Per quanto noi, come Scelta Civica per l'Italia, spesso siamo stati anche critici nei confronti di alcuni aspetti e di alcune misure che hanno agevolato i sindacati, ci terrei, tuttavia, a precisare, per chi non l'avesse ancora visto, che questo emendamento prevede delle convenzioni a titolo gratuito. È una disposizione, quindi, che vuole andare incontro a quei lavoratori che magari sono abituati a rivolgersi alle organizzazioni sindacali e non prevede nessun tipo di aggravio. Per quanto noi siamo spesso critici, però mi sembra che l'intenzione di questo emendamento sia agevolare non i sindacati, ma i lavoratori che sono abituati a rivolgersi a queste organizzazioni. Quindi, questo lo votiamo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

      IVAN CATALANO. Signor Presidente, credo che un punto di questo comma che deve farci riflettere non è tanto quello relativo ai sindacati, quanto quello che dà la possibilità al prestatore d'opera di entrare in possesso di questi moduli. Ciò fa continuare quella pratica delle dimissioni in bianco anticipate come esisteva prima di questa proposta di legge. Quindi, dato che questa proposta va già ad eliminare la possibilità da parte del datore di lavoro di far firmare le dimissioni in bianco, credo che questo sia un cavallo di Troia per permettere al prestatore di lavoro di continuare nella pratica di far sottoscrivere, come diceva appunto un collega precedentemente, ogni quindici giorni le dimissioni in bianco da parte del lavoratore.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bechis 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Paris, Gelmini, Baldassarre, Lo Monte, Gigli, Vitelli, Grassi, Galperti, Zardini, Schirò...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     439            
            Astenuti       15            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
      87                
                Hanno votato
no     352).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.102 della Commissione.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldassarre. Ne ha facoltà.

Pag. 53

      MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, l'emendamento 1.102 firmato Commissione – ci deve essere un errore perché non è firmato Commissione ma è firmato Confindustria tanto per cominciare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) – dice che, quando il lavoratore si assenta dal lavoro per un periodo superiore a sette giorni, il suo rapporto di lavoro si intende risolto per dimissioni volontarie anche in assenza della sottoscrizione dei moduli di cui ai commi eccetera, eccetera. Se andiamo a guardare lo Statuto dei lavoratori – Statuto dei lavoratori, ricordate ? Non ha importanza la Costituzione, figuriamoci lo Statuto dei lavoratori, giusto, che in questi anni è sempre stato violentato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! –, l'articolo 7, sulle sanzioni disciplinari, dice: «In ogni caso i provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale non possono essere applicati prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione per iscritto del fatto che vi ha dato causa». Quindi, questo emendamento va contro lo Statuto dei lavoratori e non possiamo votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, semplicemente per dire che credo che il collega sia incorso in un grave equivoco. Questo emendamento della Commissione disciplina un altro fatto che non ha nulla a che vedere con le sanzioni disciplinari e con la sanzione espulsiva anche del licenziamento. Accade spesso che il lavoratore sia assente per un qualche motivo. Ora, c’è molto spesso un periodo, come dire, critico in cui non si comprende la ragione per la quale è assente. I contratti collettivi normalmente già stabiliscono che, qualora ci fosse un'assenza prolungata di un certo numero di giorni senza giustificato motivo, ciò è causa di licenziamento. Qui, invece, a rafforzamento della libertà del lavoratore, è scritta una cosa diversa e cioè, se il lavoratore senza giustificato motivo, ovviamente (perché se sta in malattia non è questo il caso che ricorre) si assenta per sette giorni, è evidente che questo fatto va interpretato come dimissioni volontarie che, ripeto, è una fattispecie del tutto diversa da quella relativa al licenziamento per assenza e, quindi, al licenziamento disciplinare.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rostellato. Ne ha facoltà.

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, questo emendamento deroga a quello che avviene normalmente con i contratti di lavoro nazionali che prevedono che, in caso di assenza del dipendente senza che questa venga comunicata al datore di lavoro, il datore di lavoro debba inviare una lettera di contestazione al dipendente, chiedendo il motivo della sua assenza. Se questi non riceve una risposta entro cinque giorni, si può procedere al licenziamento.
      Con questo emendamento, invece, voi volete che questa procedura semplicemente non avvenga. Cioè, un lavoratore è assente sette giorni ed è automaticamente licenziato. Dubito fortemente che quando i contratti nazionali di lavoro verranno rinnovati si adegueranno a questa cosa. Mi auguro fortemente che i sindacati si rifiutino di accettare questa proposta e che mantengano comunque la previsione di fare una lettera di contestazione e, quindi, di chiedere al dipendente il motivo della sua assenza...

      PRESIDENTE. Mi scusi, mi ero di distratta, ha finito il suo tempo, dovrebbe concludere.

      GESSICA ROSTELLATO. Va bene. Pertanto, come tutela per il dipendente, anche perché il datore di lavoro dia l'onere della prova di questa effettiva assenza, riteniamo necessario che questo emendamento non venga approvato e che si continui come avviene attualmente.

Pag. 54

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

      FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, volevo soltanto dire alla collega che questo emendamento inizia proprio con le parole: «Fatte salve le diverse previsioni contenute nei contratti collettivi nazionali». Quindi, la cara collega ha fatto una certa confusione o, almeno, è andata fuori tema (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

      CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, a parte il fatto che non tutti i lavoratori sono coperti dai contratti collettivi nazionali – questo è il dato numero uno –, vorrei segnalare che questo emendamento è l’«emendamento Confindustria», perché io con le mie belle orecchie ho ascoltato l'emissario di Confindustria che diceva a questi personaggi come si dovevano comportare rispetto al discorso delle dimissioni in bianco, rispetto alla libertà di licenziamento per questi sette giorni di mancata presenza sui luoghi di lavoro. Fatevi un bell'esamino di coscienza e, la prossima volta, le audizioni informali fatele con i cittadini e non con Confindustria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Baldassarre, Lomonte, Bossa, Cassano, Fossati, Venittelli.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     440            
            Astenuti       14            
            Maggioranza     221            
                Hanno votato
    353                
                Hanno votato
no       87).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gnecchi 0.1.103.2, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Spadoni, Luigi Gallo.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     451            
            Votanti     355            
            Astenuti       96            
            Maggioranza     178            
                Hanno votato
    355).                

      (La deputata Ciprini ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi e la deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Fedriga 0.1.103.1, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Gasparini, Tripiedi. Hanno votato tutti i colleghi ? Portas.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     459            
            Votanti     358            
            Astenuti     101            
            Maggioranza     180            
                Hanno votato
    358).                

Pag. 55

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.103 della Commissione.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rostellato. Ne ha facoltà.

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, anche questo emendamento è uno di quelli che vi ha sussurrato Confindustria sul divanetto e, tra l'altro, tratta un argomento di cui avevamo già parlato in Commissione. Quando noi vi abbiamo detto che questa proposta di legge sarebbe stata a carico del datore di lavoro, perché i dipendenti non sanno mai dove devono scaricare questi modelli, come si fa o come non si fa, e che sarebbe tutto caduto in capo al datore di lavoro, ci avete risposto: assolutamente no, lo faranno tutti i dipendenti. Poi, ve lo dice Confindustria e voi annuite, ubbidite e fate questo bell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Allora mi chiedo: ve lo siete chiesto, voi, perché Confindustria vi chiede di fare questo emendamento ? Per semplificare, ci avete detto. Semplificare non significa sempre migliorare le cose, bisogna anche ragionarci su queste semplificazioni. Per cui dico: qual è questa semplificazione ? La semplificazione di licenziare i lavoratori ? Il datore di lavoro si scaricherà il modellino, glielo metterà davanti al naso al dipendente e lo costringerà a firmare, e senza la paura che dopo quel dipendente vada a convalidare dicendo che è stato costretto. Questa sarà la semplificazione, dare la possibilità al datore di lavoro di licenziare più facilmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Paris, Crimì, Richetti, Montroni, Terzoni, Galperti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     456            
            Votanti     441            
            Astenuti       15            
            Maggioranza     221            
                Hanno votato
    354                
                Hanno votato
no       87).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 1.58, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bossa, Folino, Cassano, Piccoli Nardelli, Berlinghieri, Mazziotti Di Celso...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     459            
            Votanti     371            
            Astenuti       88            
            Maggioranza     186            
                Hanno votato
    356                
                Hanno votato
no       15).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Patriarca, Spadoni, Bolognese, Miccoli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     457            
            Votanti     442            
            Astenuti       15            
            Maggioranza     222            
                Hanno votato
      97                
                Hanno votato
no     345).                

Pag. 56

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 1.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gigli, Spadoni, Tidei...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     461            
            Votanti     444            
            Astenuti       17            
            Maggioranza     223            
                Hanno votato
      89                
                Hanno votato
no     355).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Rostellato 1.54.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

      MARA MUCCI. Signora Presidente, mi ricollego un attimo al dibattito che c’è stato precedentemente perché mi sembra di essere davanti a un approccio di tipo ricatto morale. Mi spiego per quale motivo, perché stiamo paragonando la situazione di semplificazione, da un lato, con una minore tutela della donna, dall'altro.
      Mi dovete spiegare su quali basi statistiche e di dati la normativa come era precedentemente non funzionava e invece questa, come la volete modificare oggi, magari funziona meglio come tutela della donna, perché noi ci stiamo concentrando su questo punto. Cioè, una donna, una giovane madre con un figlio al di sotto dei tre anni secondo noi non è tutelata abbastanza se non si trova ad andare davanti ad un funzionario per dichiarare che non è stata costretta alle dimissioni. Quindi noi, in questo senso, non siamo assolutamente d'accordo su questa modifica, che riteniamo peggiorativa (Commenti).

      PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, lasci parlare la deputata Mucci.

      MARA MUCCI. Evidentemente, questo probabilmente è l'ennesimo modo per fare pubblicità, per farvi una misura, e mi viene da paragonarlo un po’ ad un decreto che è già passato da queste Camere, il decreto sul femminicidio, che non risolveva nulla nei confronti della donna e della violenza sulla donna. Cerchiamo di tutelare le madri giovani, che sono in una condizione particolare nel momento in cui si trovano nell'ambito lavorativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Rostellato. Ne ha facoltà.

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, questo emendamento è riferito al comma 6, che praticamente chiede di eliminare tutta la convalida prevista dalla riforma Fornero per tutti i lavoratori. Oltre a questo, chiede di eliminare anche la convalida per le madri lavoratrici. Quindi, non siamo d'accordo su questo, però, se proprio dovete portare avanti questa bandierina politica, perché bandierina politica è, almeno mantenete la convalida delle dimissioni della lavoratrice madre. Toglietela agli altri, ma almeno continuate a tutelare le lavoratrici madri. Non sarà comunque una misura sufficiente, perché dobbiamo fare molto di più per aiutare le donne a restare nel loro posto di lavoro e a lavorare anche quando hanno dei figli, ma almeno mantenete questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 1.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 57
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     439            
            Astenuti       15            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
    123                
                Hanno votato
no     316).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fanucci, Tancredi, Lupo, Braga.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     452            
            Votanti     439            
            Astenuti       13            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
    349                
                Hanno votato
no       90).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.104 della Commissione.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

      IVAN CATALANO. Signor Presidente, quando ho letto la proposta di legge mi sono accorto che mancava tutta la parte transitoria, nell'attesa che il decreto di cui al comma 3 della presente proposta di legge fosse emanato dal Governo. A tal fine ho presentato un emendamento, l'1.56, che andava a normare il periodo transitorio in attesa che il Governo emanasse il decreto di cui al comma 3. Ora mi vedo bocciare il mio emendamento nel parere sia dal Governo che dalla Commissione, quindi non credo verrà approvato, e in più mi ritrovo un emendamento tutto simile al mio, al comma 6, presentato dalla Commissione.
      Ora, credo che questa sia una cosa un po’ strana in quanto va bene mettere le bandierine su ogni cosa, ma addirittura arrivare a rubare un emendamento a un collega per farlo proprio mi sembra un po’ assurdo.
      Io capisco che forse era possibile migliorare l'emendamento che ho presentato e magari introdurlo direttamente nel comma 6, piuttosto che fare un comma 6-bis, però arrivare a tal punto mi sembra troppo.

      PRESIDENTE. Onorevole Catalano, per la verità la relatrice e quindi anche il Governo si sono rivolti a lei chiedendo il ritiro dell'emendamento proprio perché lo stesso tema è trattato dall'emendamento della Commissione.
      Ha chiesto di parlare l'onorevole Maestri, forse per una precisazione sul testo. Ne ha facoltà.

      PATRIZIA MAESTRI, Relatore. Signor Presidente, intanto per dire quello che già lei comunque esprimeva, quindi che avevo chiesto il ritiro dicendo che c'era un altro emendamento che avrebbe assorbito il contenuto dell'emendamento dell'onorevole Catalano. In più, volevo aggiungere che su questo emendamento vorrei fare una piccola correzione. Dove si prevede: «a decorrere dall'entrata in vigore» vorrei correggere nel seguente modo: «a decorrere dalla data di entrata in vigore».

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rostellato. Ne ha facoltà.

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, anche in questo caso, come in tanti altri, quando il Governo si trova di fronte a degli emendamenti di buon senso, invece di esprimere parere favorevole, visto che li ha presentati un deputato di minoranza tende a chiedere il ritiro degli emendamenti e a fare un emendamento della Commissione attraverso il relatore.
      Questo metodo non ci sembra corretto. Se un emendamento è di buonsenso, bisogna Pag. 58votare a favore. Punto. Non si chiede di ritirarlo per farne un altro identico.
      Per cui, noi ci asterremo su questo emendamento perché non riteniamo corretto il metodo di procedere di questo Governo. Vorremmo votare favorevolmente all'emendamento del deputato Catalano. Ovviamente, questo non ci sarà possibile anche perché non ce ne darete la possibilità, per cui diciamo che questo metodo non ci sta bene. Quando c’è un emendamento di minoranza, dovete votare a favore, se vi piace, e non ricorrere a questi sotterfugi per non far vedere che facciamo qualcosa di buono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.104 della Commissione, nel testo corretto, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Rotondi, Quartapelle...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     449            
            Votanti     351            
            Astenuti       98            
            Maggioranza     176            
                Hanno votato
    351).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Catalano 1.55.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

      IVAN CATALANO. Signor Presidente, vorrei far notare ai colleghi che, andando ad abrogare tutti i commi dell'articolo 4 della legge Fornero, si elimina anche il reato che commette il datore di lavoro a far firmare le dimissioni in bianco al lavoratore.
      Ebbene, questo emendamento si rafforza ancora di più in quanto è stato approvato un emendamento precedente che dà la possibilità al datore di lavoro di scaricare il modulo e di portarlo davanti al proprio lavoratore. Nel caso in cui il datore di lavoro falsifica il documento e quindi viola le disposizioni del decreto attuativo di cui al comma 3 della presente legge, stando a quello che dice la proposta di legge, non c’è più reato e non è neanche soggetto alla sanzione.
      Vedo su questo emendamento il parere contrario sia del Governo che della Commissione e non capisco il perché. Quindi, ripristiniamo il reato qualora il datore di lavoro commette l'illecito di dare al lavoratore un foglio falsificato, andando anche in violazione delle disposizioni del decreto attuativo. Ad oggi, non ci vuole niente a fare un protocollo finto – come ben sa chi frequenta un po’ l'ambiente di Internet e le cronache delle vicende giudiziarie di chi falsifica le chiavi per i software –, a creare un software che generi delle chiavi di protocollo valide.
      Quindi, mi domando: che cosa facciamo se un datore di lavoro falsifica un foglio, anche rendendolo tutto simile a quello rilasciato dal Ministero con la presente forma di legge ? Non facciamo niente ? Non gli diamo nemmeno una sanzione, non diciamo che è reato ? Questa mi sembra un pochino una mancanza in questa proposta di legge.
      Quindi, invito il relatore e il Governo a cambiare parere e a renderlo favorevole e invito l'Aula a votare questo emendamento.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Catalano 1.55, con il parere contrario della Commissione e del Governo
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malisani, Melilla, Cassano, Gutgeld, Gigli, Schirò ha votato, Chaouki.Pag. 59
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     448            
            Votanti     433            
            Astenuti       15            
            Maggioranza     217            
                Hanno votato
      94                
                Hanno votato
no     339).                

      Ricordo che l'emendamento Catalano 1.56 è assorbito dalla votazione sull'emendamento 1.104 della Commissione.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bellanova non riesce a votare ai banchi del Governo. Tartaglione, Ventricelli, Giulietti. Aspettiamo Martella. Paolo Bernini. Vedo una mano che si agita, ma non capisco se il collega Giulietti ha votato. Sbrollini non riesce a votare. C’è un piedi un collega davanti; Sbrollini ha votato ora ? Sì. Se non ci sono altri...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     355            
            Astenuti       99            
            Maggioranza     178            
                Hanno votato
    355).                

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 254-272-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 254-272-A).
      Avverto che l'ordine del giorno Nicchi n.  9/254-A/1 è stato ritirato dalla presentatrice.
      Qual è il parere del Governo ? C’è un solo ordine del giorno residuo, Rostellato n.  9/254-A/2.

      MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, noi esprimiamo parere favorevole con questa rimodulazione...

      PRESIDENTE. Prego, la legga.

      MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. ... «Impegna il Governo a porre in essere ogni iniziativa legislativa volta a favorire le pari opportunità nel mondo del lavoro; a prevedere, altresì, interventi di carattere normativo a tutela della maternità, attraverso lo stanziamento di risorse per migliorare i servizi e le strutture per l'infanzia».

      PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Rostellato accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/254-A/2. Quindi, non è necessario porre in votazione l'ordine del giorno, che si intende accolto con la riformulazione.
      È così esaurito l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 254-272-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà, per tre minuti.

      PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, la proposta di legge che ci accingiamo a votare è volta a mettere fine alla pratica vergognosa, oltre che illegale, delle dimissioni in bianco, che l'attuale crisi economica non ha fatto altro che moltiplicare in maniera esponenziale.Pag. 60
      Secondo i dati disponibili, nel corso del 2011 sono stati ben 2 milioni i lavoratori e le lavoratrici costretti ad apporre la firma su false dimissioni volontarie al momento dell'assunzione.
      Ad essere colpito è soprattutto il mondo femminile: il 60 per cento di quei due milioni infatti sono donne in età fertile. Nello stesso anno sono stati 800 mila i licenziamenti collegati a questa pratica illegale e pare che il 15 per cento dei nuovi contratti a tempo indeterminato siano accompagnati da lettere di dimissioni in bianco. Si tratta di numeri incredibili, oltre che inaccettabili, indegni di un Paese civile, che ci riportano indietro di oltre un secolo, quando i lavoratori e le lavoratrici non avevano tutele e diritti.

      PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Locatelli. Colleghi, fate meno rumore possibile. Anche uscendo si può tacere. Prego, onorevole Locatelli.

      PIA ELDA LOCATELLI. Grazie Presidente. Un fenomeno che colpisce le fasce più deboli, le giovani donne, ma anche i giovani uomini che, pur di avere un impiego, accettano qualsiasi ricatto. A loro è preclusa la possibilità di avere un figlio, ma anche di sposarsi, di ammalarsi, di avere un infortunio o semplicemente di rivendicare il rispetto dell'orario di lavoro o il pagamento degli straordinari. Con questa spada di Damocle sul capo possono solo subire.
      Il Governo Prodi aveva tentato di mettere fine a questi abusi grazie alle proposte delle colleghe Di Salvo e Nicchi, ma l'iniziativa fu cancellata dal Governo Berlusconi e ripristinata, purtroppo in maniera inapplicabile, dalla Ministra Fornero. Ora si tratta di ripristinare una tutela minima nei confronti di chi, tra lavoro che non c’è, flessibilità e precariato, tutele ne ha ben poche. Ce lo chiedono le associazioni femminili, quel movimento di donne promosso dal Comitato 188 per la 188, che negli anni ha cercato di riconquistare questa norma di civiltà. Ce lo dovrebbe imporre il buon senso.
      Non venite a dirci che si tratta di appesantimento burocratico, che imbriglierà le imprese impedendo loro di crescere o che bloccherà le assunzioni. Non venite a dirci che le norme esistenti sono sufficienti, perché i dati che ci arrivano da tutta Italia dimostrano il contrario. L'eliminazione e il disprezzo per le più elementari tutele non genera sviluppo e occupazione, ma disagio ed incertezza, che sono nemici dello sviluppo.
      Il gruppo socialista voterà ovviamente a favore.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capelli. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

      ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, il gruppo del Centro Democratico voterà convintamente a favore di questa proposta di legge. Mi permetto di sottolineare due cose: gli imprenditori italiani, la maggioranza degli imprenditori italiani sono delle persone che non hanno bisogno...

      PRESIDENTE. Colleghi, di due sottosegretari almeno uno facciamolo ascoltare le dichiarazioni di voto, già che ci siamo. Mi hanno preso alla lettera. Onorevole Grassi, lasciate i banchi del Governo, per favore. Prego, onorevole Capelli.

      ROBERTO CAPELLI. Gli imprenditori italiani nella maggioranza dei casi qualificano il made in Italy, il lavoro italiano senza la necessità di qualificarsi come datori di lavoro che non riconoscono i diritti dei lavoratori stessi.
      Quindi, per quanto mi riguarda, stiamo parlando di datori di lavoro e datrici di lavoro, perché nella casistica noi abbiamo anche una serie di imprese, in particolare le imprese di pulizia, gestite da datrici di lavoro che fanno firmare le dimissioni in bianco.
      Ecco io gradirei che ci sia anche questo equilibrio nel definire i datori di lavoro. Ma è vero che questa cattiva abitudine di autotutela dell'impresa nel far firmare le dimissioni ai giovani lavoratori e alle giovani lavoratrici, che non devono incorrere Pag. 61nella causale di licenziamento nascosta che è quella della maternità, è una cattiva abitudine tutta italiana.
      Mi permetto però di dare un suggerimento per chi vorrà ascoltare. Io ritengo questa legge utile e necessaria e una giusta risposta a tutela del lavoro, soprattutto femminile. Ma penso che con un unico articolo si sarebbe potuto risolvere gran parte della discussione in atto degli emendamenti proposti a tutela dei lavoratori, penalizzando o pensando a penalizzare l'azione scorretta e illegale dei datori di lavoro, se in un articolo unico noi avessimo steso questo principio.
      Il lavoratore che intende produrre dimissioni volontarie dal proprio posto di lavoro è obbligato a produrre le stesse presso uno dei centri per l'impiego, in presenza di un funzionario, dirigente o dipendente del centro per l'impiego. In questo modo, noi non avremmo avuto moduli che possano essere manomessi, non avremmo delle condizioni di ripetizione di stampa di moduli più o meno falsi, non avremmo compromesso l'azione del sindacato, ma avremmo semplicemente enunciato un principio: il lavoratore che intende produrre dimissioni volontarie lo deve fare di persona presso i centri per l'impiego, in presenza di un funzionario incaricato.
      Avremmo, in questo modo, superato tutte le discussioni, tutte le difficoltà, tutti i casi, che probabilmente si apriranno, di contenzioso, di malafede da parte dei datori di lavoro o datrici di lavoro, che cercheranno, in qualche modo, di continuare a perpetuare questa azione, che, oltre che illegale, è decisamente poco dignitosa per loro e per i lavoratori stessi.
      Invito il Governo, invito il relatore a ripensare questa semplice operazione, che può essere portata all'attenzione dell'Aula, stendendo, una volta tanto, una proposta di legge semplice, comprensibile e composta da un unico articolo, che intende semplificare la situazione, e non complicarla.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Ne ha facoltà.

      ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a tutti voi è ben noto il triste fenomeno delle dimissioni in bianco, vale a dire quell'odiosa pratica che costringe il lavoratore a firmare, contestualmente alla sua assunzione, un foglio senza data contenente le sue dimissioni. Una pratica che realizza un abuso nei confronti del lavoratore, non solo nel momento in cui comincia a lavorare, ma per l'intera durata del suo rapporto professionale, ponendolo in una condizione di soggezione e realizzando una vera e propria compressione dei suoi diritti e della sua stessa libertà.
      La triste consuetudine delle dimissioni in bianco è un elemento del mercato del lavoro che l'attuale crisi economica non ha fatto altro che moltiplicare in una maniera esponenziale. Secondo i dati ufficiali, nel corso del 2011 sono stati ben due milioni i lavoratori costretti ad apporre la firma su tali dimissioni, false dimissioni volontarie, al momento dell'assunzione, e, posta l'evidente difficoltà nel reperire tali dati, è lecito supporre che nella realtà siano anche di più.
      Inoltre, come abbiamo sentito ripetere più volte in quest'Aula e come risulta anche dai dati citati, sappiamo che questa ingiusta, quanto purtroppo diffusa, pratica colpisce in una percentuale più alta le donne. Questo perché le donne, nel momento in cui scelgono di diventare madri, sono troppo spesso considerate un peso dai propri datori di lavoro. Questa forma di discriminazione si aggiunge a quelle già subite dalle lavoratrici nel nostro mercato del lavoro, sia rispetto alle mansioni che sono chiamate a svolgere sia rispetto al loro trattamento stipendiale e al conseguente trattamento pensionistico.
      Il Parlamento si occupa del tema delle dimissioni in bianco ormai da diverse legislature: nella XV legislatura è stata approvata la legge n.  188 del 2007, che disponeva la validità della lettera di dimissioni volontarie presentata dai prestatori d'opera, lavoratori subordinati e parasubordinati, volta a dichiarare l'intenzione dei medesimi soggetti di recedere dal contratto di lavoro, subordinatamente all'utilizzo, Pag. 62a pena di nullità, di appositi moduli predisposti e resi disponibili gratuitamente dagli uffici provinciali del lavoro e dagli uffici comunali.
      Questo con l'intento di rendere l'onere probatorio relativo alla nullità delle dimissioni volontarie più difficoltoso, e quindi più difficilmente applicabile la pratica delle dimissioni in bianco. Questa legge, tuttavia, è stata poi abrogata, prima ancora di poter entrare in vigore, in esito al cambio di legislatura, perché le imprese lamentavano che ne scaturisse un aggravio burocratico. Poi, nella scorsa legislatura, con la riforma del lavoro voluta dall'allora Ministro Fornero, il tema delle dimissioni in bianco è stato affrontato nuovamente attraverso la reintroduzione della convalida delle dimissioni consensuali presso la direzione provinciale del lavoro.
      Anche questa misura, tuttavia, non appare sufficiente ad arginare il fenomeno, e quindi salutiamo con favore l'ulteriore tentativo, proposto con la presente proposta di legge, di scongiurare il ricorso da parte dei datori di lavoro a questa pratica. Le conseguenze negative derivanti dalle dimissioni in bianco, infatti, non colpiscono solo i lavoratori, ma l'intero tessuto produttivo della nazione, posto che le imprese che mettono in atto tale pratica pongono in essere una forma di concorrenza sleale nei confronti di quelle imprese che invece adempiono con rigore a tutti gli obblighi e le responsabilità sociali. Se a ciò si aggiunge il costo che deriva allo Stato, e quindi alla collettività, per le indennità di disoccupazione corrisposte ai soggetti irregolarmente dimessi e ai futuri costi pensionistici, appare ancora più evidente come sia assolutamente necessario affrontare con determinazione e risolvere questa problematica. Una problematica che costituisce un tema di civiltà, un tema su come vogliamo che sia il nostro mondo del lavoro, su come vogliamo che sia la nostra stessa società.
      La nostra Costituzione reca due importantissime – a mio avviso – previsioni in materia di lavoro: l'articolo 35, laddove prevede che la Repubblica tuteli il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni e l'articolo 37, in base al quale la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione. Il legislatore proprio questo è chiamato a fare, tutelare i lavoratori. Allora, non possiamo più consentire che le ragazze non possono permettersi il lusso di avere un figlio perché per questo rischiano il posto. Non possiamo più consentire che un ragazzo non sia messo in condizione di formare una famiglia, perché vive il proprio rapporto di lavoro sotto costante ricatto. Non possiamo consentirlo, anzi dobbiamo implementare le forme di tutela per i giovani, quei giovani che già oggi, visti i conti dei nostri istituti previdenziali, lavorano senza sapere se arriveranno mai a percepire una pensione dignitosa. Quei giovani che mettono al mondo figli già gravati dal giorno in cui vengono alla luce da un debito di oltre 30 mila euro ciascuno. Noi dobbiamo sostenerli questi giovani, e dobbiamo sostenere la natalità e le famiglie. Noi dobbiamo rimuovere le cause economiche e sociali che portano a rinunciare alla maternità, dobbiamo rilanciare l'occupazione femminile, dobbiamo creare servizi che permettano alle donne di lavorare, pur essendo madri. Dobbiamo potenziare l'offerta degli asili nido e dobbiamo incentivare il part time, il telelavoro, dobbiamo migliorare i servizi alla famiglia. Dobbiamo introdurre il principio del favor familiae.
      Onorevoli colleghi, molte riforme fatte dal Parlamento in tema di lavoro si sono rilevate nella pratica inefficaci o hanno rilevato effetti distorsivi sul mercato. Ci auguriamo che questa che stiamo approvando oggi con le migliori intenzioni non sarà tra queste. Ci auguriamo che questa legge possa essere un concreto passo in avanti a tutela dei giovani e delle donne, specie nei contesti regionali più disagiati, e dove è maggiore il ricorso alla pratica delle dimissioni in bianco. Ci auguriamo di riuscire a porre un tassello in una battaglia Pag. 63appunto di civiltà, quella per il lavoro, e per i diritti di tutti i lavoratori e anche per quelli dei datori di lavoro. Ci auguriamo di migliorare di un ulteriore, magari anche piccolo, passo la condizione femminile nel nostro Paese. Ci auguriamo che si possa realizzare una riforma del lavoro secondo il principio della pari dignità di tutti i lavoratori. Ci auguriamo di consentire la formazione di qualche famiglia in più, di permettere la nascita di qualche bambino in più, perché l'Italia, cari colleghi, ha un tasso di natalità basso, troppo basso e questo è un elemento sul quale occorre avviare una riflessione seria.
      La grande sfida che ci attende è eliminare le differenze di trattamento che esistono tra lavoratori, per fare in modo che le esigenze di flessibilità richiesta dall'economia siano equamente suddivise tra tutti, per far sì che accanto al mercato si sviluppi anche un migliore sistema sociale. È tempo che si scopra il valore della solidarietà e che si torni ad agire con una vera comunità nazionale, che protegge e tutela i cittadini senza ingiustificate differenziazioni.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirò. Ne ha facoltà.

      GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quella delle dimissioni in bianco rappresenta un'anomalia del mercato del lavoro in Italia, una prassi nascosta, invisibile, che secondo un'indagine del 2012 toccava il 15 per cento dei contratti, coinvolgendo circa due milioni di lavoratori.
      Ovviamente, la crisi economica e occupazionale non ha fatto che amplificare tale fenomeno, spingendo nella passata legislatura il Ministro Fornero a farsene carico, intervenendo sulla disciplina giuridica al fine di tutelare maggiormente i lavoratori nella relazione con i datori di lavoro; un fenomeno che rappresenta oltre il 10 per cento di tutte le controversie di lavoro dei patronati ACLI, il 5 per cento delle vertenze degli uffici CISL, e che investe aziende anche sane, non in difficoltà, soprattutto nei settori del commercio, dei servizi, ma anche dell'edilizia e dell'artigianato.
      Nella pratica, le false dimissioni volontarie venivano e vengono fatte firmare al lavoratore per bypassare la normativa sui licenziamenti o, come capita più spesso, per aggirare la normativa in materia di congedi di lungo periodo per malattia e, soprattutto, per maternità, lasciando in bianco la data, che verrà indicata successivamente. Uno dei meriti di questa legge incipiente è la consapevolezza della necessità di pervenire a un sistema universalistico di sostegno alla maternità. Si parla di calo delle nascite, ma, oggi come ieri, la quota di madri che interrompono l'attività lavorativa in occasione della nascita di un figlio resta pressoché stabile tra le generazioni, confermando che la maternità continua ad essere un momento di forte criticità nel percorso di vita delle donne. Ma l'aspetto più preoccupante che questo provvedimento vuole correggere è quello che oltre la metà delle interruzioni non derivano da una libera scelta delle donne. Circa il 10 per cento delle madri che lavorano, o hanno lavorato in passato, hanno dichiarato che, nel corso della loro vita lavorativa, sono state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere in occasione di una gravidanza; e a subire più spesso questo trattamento sono le giovani generazioni, con il risultato che, in questo contesto, le dimissioni in bianco quasi si sovrappongono al totale delle dimissioni, oltre ad aumentare la precarietà di un'intera generazione.
      Con la legge n.  92 del 2012 si è intervenuti, come detto, cercando di rendere difficile il percorso dei datori di lavoro in malafede, attraverso l'introduzione di più passaggi formali di conferma delle dimissioni e il coinvolgimento di più organismi di controllo. Il testo unificato delle proposte di legge n.  254-272 reca norme volte a ostacolare questa pratica attraverso una modifica della modulistica impiegata per le comunicazioni delle dimissioni e, quindi, un'oggettiva semplificazione. La lettera di dimissioni volontarie, che possono riguardare solo ben definite tipologie Pag. 64di contratti di lavoro, deve essere sottoscritta infatti a pena di nullità dalla lavoratrice, dal lavoratore, dalla prestatrice d'opera o dal prestatore d'opera su appositi moduli resi disponibili gratuitamente. Sono stati inoltre – e sono – benvenuti gli emendamenti correttivi, primo tra tutti quello che ha corretto il vulnus, presente nei testi originari, dell'assenza, scusate il gioco di parole, che tutela dalla risoluzione consensuale del contratto di lavoro: pratica che avrebbe potuto sostituire quella delle dimissioni in bianco. Da un lato, cioè, si mira a semplificare il quadro generale delle procedure; dall'altro, a rendere meno agevole per i datori di lavoro tale pratica, sia attraverso una serie di controlli successivi delle dimissioni che con il coinvolgimento di più organismi di controllo e vincoli. Si tratta di una battaglia di civiltà, per favorire principalmente la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, di qualità della vita, ma e soprattutto di sicurezza del diritto. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi a votare questa proposta di legge di iniziativa parlamentare che va a normare per l'ennesima volta la questione delle dimissioni volontarie. Noi ci rendiamo conto delle criticità emerse nei diversi periodi con le diverse leggi a cui sono dovuti sottostare datori di lavoro e lavoratori. È altrettanto vero che, se si pensa di andare ad eliminare delle pratiche scorrette e illecite – perché voglio ricordare che le dimissioni in bianco da sempre sono illecite – con delle forzature normative, si ottiene il risultato, a nostro avviso, che si penalizzano coloro che si comportano bene, andando ad appesantire i procedimenti burocratici.
      E coloro che, invece, vogliono ovviare alla normativa in vigore comunque continueranno a farlo in altri termini. È per questo che su questa proposta di legge noi, quando in un momento iniziale, con il testo presentato alla Commissione dai diversi presentatori delle due proposte, ci eravamo schierati in maniera contraria, abbiamo, però, cercato di migliorare, con il nostro contributo, ascoltando formalmente e informalmente le parti sociali, la norma al fine di migliorare il testo presentatoci, ma anche di migliorare la situazione attualmente in vigore dopo le norme introdotte dall'ex Ministro Fornero.
      L'ex Ministro Fornero, infatti, aveva creato una procedura particolarmente complicata – come ho avuto modo di ricordare nel mio intervento sul primo emendamento che abbiamo discusso su questo provvedimento –, poco chiara e che andava a rischiare, anzi è andata a rischiare di creare dei contenziosi non utili né al datore di lavoro né all'impresa, né tanto meno al lavoratore.
      Con questa normativa, che non è la nostra e per questo, Presidente, anticipo il nostro voto di astensione, almeno, però, si va a fare chiarezza su alcuni punti. Primo fra tutti – ed è quello a cui abbiamo tenuto particolarmente – è il fatto che se un lavoratore non si presenta per 7 giorni consecutivi sul posto di lavoro, senza ovviamente giustificazione, questo tipo di fattispecie viene considerata come dimissioni volontarie, non licenziamento.
      In molti casi, come sanno i colleghi e come abbiamo avuto modo di discutere in Commissione, come sa il Governo, ciò avviene per lavoratori stranieri che improvvisamente decidono di tornare nel loro Paese, per i quali il datore di lavoro per dei giorni deve stare sulla graticola per capire quello che è successo e quanto potrà accadere, con il rischio per l'impresa, oltretutto, se il lavoratore per qualche sua decisione particolare decida di tornare, di trovarsi un contenzioso per questo comportamento oggettivamente scorretto da parte del lavoratore stesso.
      Se ci sono dei comportamenti migliorativi nella contrattazione nazionale è un altro discorso, infatti la norma li salvaguarda, ma se ciò non ci fosse si fa chiarezza nella normativa in vigore e si dice che dopo 7 giorni sono considerate Pag. 65dimissioni volontarie, quindi, ovviamente senza licenziamento e, dunque, senza quegli ammortizzatori sociali connessi al licenziamento.
      Presidente, però, mi permetta, in questa occasione in cui stiamo discutendo di questa norma che riteniamo, oltretutto, non di quelle principali, rispetto alle quali invece bisognerebbe agire in questo momento difficile che vive il mondo del lavoro nel nostro Paese – ricordo il quasi 43 per cento di disoccupazione giovanile, il 12,7 per cento di disoccupazione generale –, di sottolineare l'inerzia di questa maggioranza, che è quasi la stessa, tranne un cambiamento in corsa, rispetto al Governo Letta, e l'inerzia di questo Governo rispetto alle vere problematiche che riguardano il mondo del lavoro.
      In mezzo a questo momento di drammaticità della disoccupazione nel nostro Paese, l'unico provvedimento che allo stato attuale troviamo, anzi troveremo in discussione nelle Commissioni e quindi in Aula, è il cosiddetto «decreto lavoro»: un decreto che, devo dire, su alcuni punti offre spunti di riflessione interessanti e che noi contribuiremo a migliorare, ma che ovviamente non produrrà un posto di lavoro in più. Mi auguro che tutti ci rendiamo conto di questo. È giusto alleggerire, togliere la causale, oltretutto una causale – e sto parlando ovviamente del contratto a tempo determinato – messa dalla stessa maggioranza che oggi dovrebbe votare l'eliminazione della causale ? Ma lasciamo perdere questi sintomi bipolari che soffocano il Partito Democratico. Ovviamente questa può agevolare il datore di lavoro, può eliminare alcuni contenziosi, ma non offre un posto di lavoro in più. Infatti, il vero problema che ci manifestano le imprese – quindi non è che lo diciamo per scienza infusa, ma lo diciamo semplicemente ascoltando le categorie sociali, ascoltando le imprese, ascoltando la piccola e media impresa, ascoltando anche il mondo del lavoro – e quello che in questo momento sta colpendo maggiormente la possibilità di assumere per le nostre imprese è il costo del lavoro.
      Sembra banale dirlo, ma non sembra banale farlo, dato che abbiamo visto investimenti di tutti i tipi, sia nel Governo Letta e molte promesse dal Governo Renzi, ma mai che andassero ad incidere veramente in questa direzione.
      Noi abbiamo una tassazione complessiva, che le imprese devono pagare, che equivale quasi al 70 per cento: vuol dire che le nostre imprese producono fino a luglio per pagare tasse, contributi, tasse indirette, oneri indiretti e quant'altro, quando Paesi che confinano con il nostro hanno l'esatta metà di total tax rate. È chiaro che qualcosa non funziona, è chiaro che la competitività delle nostre imprese viene assolutamente meno, con un mercato europeo – e devo dire in molti casi anche mondiale, almeno per i Paesi presenti all'interno del WTO – che è assolutamente svantaggioso rispetto alle nostre imprese ed al nostro sistema produttivo.
      Detto questo, bisogna però avere anche l'onestà intellettuale, Presidente, di ricordare al Governo che anche una misura incisiva sul taglio del costo del lavoro, il cuneo fiscale, che noi ovviamente auspichiamo e che il Governo Letta-Renzi non vuole fare, almeno per adesso, avrebbe comunque effetti nel medio periodo. Infatti, prima che le imprese possano riprendere competitività, tornare ad avere richieste produttive e dunque tornare ad avere esigenze di nuovo personale, di mesi e penso di anni ne passeranno.
      L'unica risposta che si può dare, in questo preciso momento, affinché dal giorno successivo i giovani o i disoccupati possano tornare nel mondo del lavoro, è avere il coraggio di dire con chiarezza – e non solamente di dire, ma anche di fare, e questo è un appunto che faccio al Presidente del Consiglio, perché di cose dette ce ne sono molte, di cose fatte molte meno, se non nessuna – è abolire la riforma delle pensioni Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Dobbiamo avere questa chiarezza e dobbiamo dirlo con chiarezza, Presidente, e dico ai miei colleghi: è l'unico modo per liberare, in un momento di Pag. 66contrazione dell'offerta lavorativa, posti di lavoro per fare entrare chi non ce l'ha. Per non parlare poi di tutti gli altri drammi che si andrebbero a risolvere, primo fra tutti quello degli esodati.
      Voglio ricordare che la riforma delle pensioni Fornero ha reso meno competitive le nostre imprese, perché è una balla colossale quanto è stato detto dal Ministro Fornero – e devo dire drammaticamente da molti rappresentanti del Partito Democratico – che si andava di nuovo a creare un equilibrio tra nuove e vecchie generazioni. Ha semplicemente spostato l'onere previdenziale – e concludo Presidente, ancora pochi secondi – dal pubblico al privato.
      Immaginiamo il lavoratore, colui magari che lavora nella manifattura, che, a regime della riforma Fornero, a 70 anni dovrà essere magari nei cicli produttivi (la sua produttività ovviamente sarà bassissima, ma grazie a Dio, come natura comanda): costa 2,5 volte in più rispetto al giovane che si immette nel mondo del lavoro. Risultato magnifico voluto dal Governo Monti e votato dal Partito Democratico: all'impresa costa 2,5 volte in più produrre, il giovane rimane disoccupato, quindi, nuovi ammortizzatori sociali e il nostro Paese finisce a picco. E questi sono i dati sulla disoccupazione.
      O c’è il coraggio di fare questa, l'unica vera grande riforma, o meglio controriforma – e bisogna avere il coraggio anche di dire quando si sono sbagliate macroscopicamente delle scelte -oppure prospettive per chi non trova lavoro non ce ne saranno. Non illudiamo nessuno: lo stesso Ministro Poletti ha detto che nel 2014 aumenterà il dramma della disoccupazione.
      Allora o questo è veramente un Governo del cambiamento e segue questa ricetta, che non è solo la ricetta della Lega, ma è una ricetta del buonsenso – e per questo invito anche tutti i cittadini a firmare il nostro referendum per l'abrogazione della riforma Fornero – oppure da questo stallo drammaticamente non se ne uscirà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Tinagli. Ne ha facoltà.

      IRENE TINAGLI. Signora Presidente, partirei da una premessa: questo provvedimento è volto a disciplinare le dimissioni volontarie. Giustamente ora tutti gli interventi parlano di dimissioni in bianco.
      Però questo – ci tengo a sottolinearlo – non è un qualcosa che colpisce solo quel tipo di patologia, quel tipo di abuso, che è assolutamente condannabile e su cui è importante intervenire. Questa è una legge che si applica a tutti i tipi di dimissioni, chiaramente. Qui c’è una logica, quindi, che cerca di intervenire ex ante su una grande platea, nel tentativo di prevenire alcuni abusi che potrebbero, invece, più efficacemente essere corretti e arginati con dei controlli ex post, con delle sanzioni, anche dure. Ma questa è una logica che, come noi continuiamo a ripetere, in questo, come in molti altri ambiti, ha un vulnus. Parafrasando l'aforisma secondo cui occorre colpirne uno per educarne cento, qua se ne colpiscono cento per educarne uno. In altre parole, per cercare di arginare una patologia, si creano delle misure che, però, possono portare oneri a un'ampia platea di imprenditori e di imprese che, in realtà, sono persone che non hanno mai utilizzato abusi o forme abusive di questo genere.
      Penso, quindi, che questo dovrebbe farci ragionare su delle maniere di affrontare l'illegalità anche in modo diverso, in un modo che possa intervenire sugli abusi senza, però, aggravare gli oneri sulle persone che sono persone oneste ed imprenditori onesti. E qua ci sono delle proposte che anche noi, come Scelta Civica per l'Italia, avevamo fatto. Tra l'altro, queste sono misure che potrebbero e, a mio avviso, dovrebbero essere integrate in misure più ampie di disciplina e di semplificazione del codice del lavoro, della normativa che regola il nostro mercato del lavoro. Noi avevamo pensato, quindi, come ho già citato nel mio intervento precedente, a delle misure molto semplici, come la possibilità per il lavoratore dimissionario Pag. 67di ravvedersi entro quarantotto ore, per contrastare eventuali dimissioni abusive da parte del datore di lavoro.
      L'idea, appunto, della convalida da parte del lavoratore può essere un altro strumento. Ma ci possono essere davvero degli strumenti migliori di quello della modulistica prestampata che l'imprenditore si deve procurare e che può creare dei problemi. Io capisco e ho apprezzato gli sforzi della Commissione anche di cercare di alleggerire questi aggravi, per esempio prevedendo la disponibilità di questa modulistica tramite Internet. Vorrei anche sottolineare, però, che la maggior parte, la stragrande maggioranza delle aziende e delle piccole imprese italiane, gli artigiani, i commercianti, non sono organizzazioni abituate a fare transazioni con la pubblica amministrazione tramite Internet. I dati dell'Unione europea sull'Agenda digitale ci danno un quadro devastante su questo fronte. Mentre nel resto d'Europa la media delle imprese che utilizzano Internet per fare transazioni con la pubblica amministrazione va dal 52 per cento in su – questa è la media –, in Italia siamo al 17 per cento. Per alcuni atti burocratici, siamo al 6 per cento. Come possiamo pensare di dire alle imprese: questo vi semplifica la vita ? Infatti, significa che c’è un 90 per cento di imprese che, per adempiere a questi obblighi, dovrà comunque rivolgersi a dei consulenti del lavoro, a degli enti intermedi, che gli imporranno dei costi e che gli imporranno delle giornate perse per fare questo tipo di adempimenti burocratici.
      Noi pensiamo sicuramente, quindi, che ci sia bisogno di intervenire, ma pensiamo ad una normativa più ampia, che, da un lato, possa semplificare la vita delle imprese per incentivare gli investimenti e, dall'altro, possa dare delle tutele ai lavoratori senza compromettere la semplificazione. Tra l'altro, all'interno di queste nostre proposte c'era anche quella, che poi è stata accolta in uno degli emendamenti della Commissione e che, quindi, noi abbiamo votato, sull'assenza prolungata dei sette giorni che implica un'automatica dimissione. Ciò per dire, quindi, che la nostra volontà a dare un contributo a semplificare e a tutelare allo stesso tempo delle situazioni c’è, però non pensiamo che in questa proposta di legge si affronti il problema con le misure più adeguate.
      Pensiamo, infine, e concludiamo che se vogliamo affrontare il tema del lavoro e delle patologie che affliggono il nostro mercato del lavoro e che sono molte...oltre al fenomeno delle dimissioni in bianco abbiamo problemi enormi di evasione contributiva, di lavoro nero, di abusi dei contratti a termine e precariato, lo sappiamo che abbiamo questo tipo di problemi; ma questo tipo di problemi non sono casi isolati e scollegati l'uno con l'altro: sono dovuti al fatto che non abbiamo mai avuto il coraggio di affrontare delle questioni più radicali sul fronte del costo del lavoro per le imprese, sul fronte delle modalità dei contratti a tempo indeterminato e di come riuscire a combinare non solo la flessibilità in entrata, che genera precariato, ma anche una flessibilità in uscita che però tuteli anche maggiormente i lavoratori che subiscono questo tipo di flessibilità.
      Quindi, finché noi non abbiamo il coraggio e la volontà politica di affrontare la questione del lavoro in tutti i suoi aspetti in maniera organica (e noi ci auguriamo che questo Governo voglia farlo e che magari anche l'idea di spacchettare con il decreto-legge e la legge delega non implichi di nuovo un doppio binario ma che ci consenta di affrontare il tema in maniera più organica), finché non avremo il coraggio di affrontare questi temi, tenendo, regole costose, rigide e onerose per le imprese, qualsiasi legge noi faremo per tentare di arginare ex ante gli abusi sarà aggirata dalle imprese così come lo sono sempre state in tutti questi anni. Non possiamo nasconderci dietro a un dito perché sappiamo che è avvenuto così in passato e purtroppo continuerà ad avvenire. Quindi, le patologie purtroppo non saranno, secondo noi, arginate con questo tipo di intervento.
      Quindi, l'ultimo punto per sottolineare anche quanto sia inusuale: non credo che sia un caso se in tutto il resto d'Europa, Pag. 68anche in Paesi che sul fronte della legislazione del lavoro sono molto protettivi, non esiste questo tipo di modalità per prevenire fenomeni abusivi come le dimissioni in bianco; ci sarà un motivo per cui anche gli altri Paesi hanno adottato delle soluzioni diverse da queste. Noi pensiamo che ci possano essere soluzioni migliori e saremo in prima linea disponibili a lavorare per questo tipo di soluzioni ma non ci sembra sinceramente che questo sia il modo migliore per arginare questo tipo di fenomeni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

      SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, nel dibattito che c’è stato sugli emendamenti e poi in queste dichiarazioni di voto finale, qualcuno ha detto che in realtà questo è un testo unificato che rispetto al provvedimento Fornero semplifica. Sì, in effetti, semplifica il lavoro degli imprenditori scorretti che, non dovendo più fare i conti con la cosiddetta notifica – quanto prevede la Fornero –, con un semplice documento preconfezionato, si vedono la vita semplificata nel compiere atti ignobili nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici e cioè semplifica la vita di chi è scorretto e complica molto la vita di chi, invece, è corretto, di chi si comporta seriamente e correttamente e che, invece, deve affrontare attività burocratiche che gli complicano la vita, soprattutto alle piccole e piccolissime imprese. Quindi, non è vero che semplifica: l'esatto contrario.
      Qualcuno ha detto anche: abbiamo ottenuto, in incontri ufficiali, il consenso delle imprese, delle associazioni di categoria. Bene, io faccio parte della maggioranza della Commissione lavoro e della maggioranza del Parlamento, non sono mai stato invitato in alcuna riunione ufficiale con le associazioni di categoria né ad incontri non ufficiali.
      Probabilmente, sono stati fatti incontri non ufficiali, ma chi la pensava in maniera diversa rispetto a questo provvedimento non è stato invitato, a proposito di correttezza, a confrontarsi. E, poi, si dice un'altra bugia: abbiamo avuto il consenso delle associazioni di categoria. Non mi risulta, anzi, lo escludo. Rete Impresa Italia ha fatto in questi giorni comunicati stampa molto duri e lettere molto dure al Governo ed anche alla Commissione, dicendo che il provvedimento non è emendabile perché lo rifiutano sul piano del principio.
      Poi, so che c’è stato un confronto informale con Confindustria, che è uno dei pezzi della conservazione di questo Paese, una delle palle al piede di questo Paese, che trova facilmente un asse con i rappresentanti della CGIL presenti all'interno di questo Parlamento. Quindi, ancora una volta, su un tema come questo, si è creato un asse della conservazione CGIL-Confindustria, al quale – me ne rammarico e mi dispiace molto – si è associata Forza Italia: badate bene, quando Sacconi fece il provvedimento per eliminare la cosiddetta norma Damiano sulle dimissioni in bianco, egli faceva parte di quel partito e quel partito votò in maniera unanime quel provvedimento. Mi dispiace che Forza Italia abbia cambiato idea in maniera così radicale e che oggi si accodi alla CGIL su un provvedimento proposto da Nichi Vendola.
      Ma veniamo un po’ al merito. Dice l'onorevole Titti Di Salvo che questo non è un fatto ideologico, non è una vendetta nei confronti dei Governi precedenti, perché – dice l'onorevole Di Salvo – le leggi, quando non funzionano, si possono cambiare. Io sono contento, io sono un riformista e penso, appunto, che le riforme questo significhino, i riformisti questo sono. Non è che tutti quelli che fanno le riforme sono riformisti: sono riformisti coloro che hanno la capacità di rifarle, cioè coloro che hanno un approccio pragmatico rispetto alla realtà, hanno il senso della realtà. Un politico noto che non c’è più e che mi sta molto a cuore diceva: «il riformismo è l'idea di progresso che incontra Pag. 69la realtà». Quindi, mi fa piacere questa conversione al riformismo da parte dell'onorevole Titti Di Salvo.
      Ma questo non è vero, non è vero che non è una vendetta, non è vero che non è una bandierina ideologica, perché questo provvedimento, come ho detto nel mio precedente intervento, porta la prima firma di Nichi Vendola, quindi, è datato un anno fa, quindi, è pochi mesi dopo la legge Fornero. Noi non eravamo ancora nelle condizioni di sapere se quella legge funzionava o non funzionava. Noi abbiamo pensato di abrogarla e di fare una norma di questo tipo pochi mesi dopo, quindi, è evidente che è una bandierina ideologica, è evidente che si tratta di una vendetta.
      Ma noi siamo contro questa legge proprio perché siamo contro le dimissioni in bianco, perché pensiamo che così non si possa affrontare seriamente un fenomeno di questo tipo; e io ci andrei cauto con tutti i giudizi e le analisi che sono state fatte su un fenomeno che starebbe, in qualche modo, deflagrando, che coinvolgerebbe percentuali altissime di imprenditori e che coinvolgerebbe tutte le donne vicine alla maternità. Il vero problema, il problema drammatico delle donne e delle donne in maternità non è quello delle dimissioni in bianco, ma è il fatto che sono costrette spesso a lavorare in nero. È questo il grande problema che noi abbiamo e che dobbiamo affrontare e contrastare.
      Ma non è pensabile che con un modulino noi possiamo affrontare e risolvere un problema di questo tipo. Sappiamo che l'imprenditore in cattiva fede prende il modulino e lo fa firmare ogni quindici giorni al lavoratore, risolvendo il suo problema e umiliando ancora di più il lavoratore. Però, c’è un'altra questione, c’è una questione di principio, per la quale noi siamo contrari a questa legge.
      Questo è un messaggio di sfiducia nei confronti degli imprenditori onesti. Renzi nella sua dichiarazione programmatica ha detto che l'obiettivo di questo Governo è quello di lanciare un messaggio di pace, di pacificazione, alla società, ai cittadini, alle imprese e il primo provvedimento sul lavoro, quello sui contratti a termine e quello sull'apprendistato è un messaggio di pace nei confronti delle imprese, è assolutamente un messaggio di pace. Questo provvedimento è assolutamente in controtendenza, è un messaggio di sfiducia, di criminalizzazione degli imprenditori, di tutti gli imprenditori e mette in difficoltà, soprattutto, gli imprenditori onesti. Questa è la realtà.
      E poi, noi dobbiamo smetterla di legiferare sulle patologie perché questa è una patologia, ma noi, se continuiamo a legiferare sulle patologie, continuiamo a costruire meccanismi burocratici, cavilli, norme che complicano la vita delle imprese. Anche qui cito Renzi quando dice che, in un cantiere, ci lavorano più avvocati rispetto a quanti siano gli operai che ci lavorano; noi stiamo ingessando la seconda manifattura d'Europa, la stiamo debilitando, la stiamo mettendo in difficoltà con tutta la burocrazia ex ante e senza controlli ex post. Questo è il grande dramma delle difficoltà, dell'incapacità di tornare ad essere competitivo del nostro sistema industriale e delle nostre imprese, perché noi, in questi anni, abbiamo operato, abbiamo fatto leggi, abbiamo creato norme sulle patologie e quando crei una norma su una patologia tu non risolvi la patologia, tu complichi la vita agli imprenditori onesti. Questa è la realtà per la quale questo nostro sistema è andato in crisi e la nostra industria non è più competitiva. Per tutte queste ragioni, noi voteremo contro questo provvedimento.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marisa Nicchi. Ne ha facoltà.

      MARISA NICCHI. Signora Presidente, chi ha bisogno di lavoro a tutti costi e chi lo può dare non hanno lo stesso potere di decisione. Più semplicemente non sono tutti sulla stessa barca e questo dimostra che, oggi parliamo di dimissioni in bianco, non è un problema solo culturale come qui viene evidenziato, bensì un problema di diritti e di poteri. Per avere lavoro si è Pag. 70disposti a firmare persino, in una lettera senza data, il proprio futuro licenziamento. Una lettera che verrà tirata fuori per una malattia, per un infortunio, per un comportamento sgradito, magari uno sciopero o – caso più diffuso, di questo abbiamo discusso di più, abbiamo approfondito – per una gravidanza. Per una gravidanza sì, perché le donne italiane vogliono lavorare e vogliono anche decidere di mettere al mondo i figli; vogliono lavorare a modo loro, con tempi ed orari umani e vogliono prendersi cura del vivere; dicono e praticano tanti «sì» malgrado la realtà, come questa vessazione orribile che stiamo affrontando, le obblighi spesso a delle rinunce che semplifica la vita, togliendo un pezzo di libertà o un pezzo di diritti.
      Secondo l'indagine multiscopo dell'ISTAT «Uso del tempo», oltre la metà delle interruzioni di lavoro per la nascita di un figlio non è il risultato della libera scelta della donna, è un obbligo, e uno dei modi per forzare questa volontà è stato quello delle dimissioni in bianco. Una lettera di dimissioni attraverso cui si mette nelle mani del datore di lavoro un potere di licenziamento arbitrario. La legge n.  188 del 2007 nacque per prevenire questa pratica illecita, ma fu abrogata dal Governo Berlusconi e oggi è riproposta all'Aula perché è una legge che ha fatto breccia nella consapevolezza sociale, perché è una legge voluta da tante donne, da tante associazioni, da un grande movimento che l'ha richiesta, perché è una legge che ha fatto strada nella consapevolezza politica, larga, di una maggioranza politica che anche qui si esprime e anche, vorrei dire, non tanto perché porta come prima firma Nichi Vendola, per l'ostinazione di questo nostro gruppo e delle donne di questo gruppo.
      La legge è pragmatica, è semplicissima. Chi la osteggia ha usato delle argomentazioni ideologiche. Infatti, la legge cosa dice ? In caso di dimissioni volontarie, si compila un modulo con codice e con scadenza, un modulo che si può scaricare da Internet; un clic ! E questo clic bloccherebbe il comparto della manifattura, comporterebbe un appesantimento della vita delle imprese ? Ma dove abbiamo visto questo film ? Sarebbe meglio questa diatriba di raccomandate, controraccomandate, perizie delle firme, andare davanti a un'autorità a dimostrare la veridicità di una firma, quando, con un clic si scarica, si compila un modulo e si esprime la volontà ? Laddove non c’è la possibilità di un clic si va da un patronato gratuito che compila questo modulo. L'obiettivo è chiaro: garantire che questo ricatto non possa compiersi e che le dimissioni siano frutto di una libera scelta. L'impostazione che noi abbiamo voluto, che è stata apprezzata anche attraverso un lavoro di una Commissione che ha anche arricchito questo testo, punta sulla prevenzione, non sui controlli successivi, talvolta, spesso vani. Per capirsi meglio: le dimissioni in bianco, estorte, sono nulle, sono una delle tante illegalità praticate nei luoghi di lavoro. Per avere giustizia si deve far causa a un datore di lavoro, fornire al giudice la prova di quanto si asserisce; è un carico pesante tutto sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici, che sono per questo scoraggiati, ed è la ragione per cui il ricatto ha potuto essere praticato nel silenzio. Anche la nuova disciplina Fornero, con la convalida, mantiene questo carico di peso sul lavoratore e sulla lavoratrice, che ha l'onere del rifiuto, della contestazione dell'autenticità delle dimissioni; un carico enorme, tant’è, voglio ricordare alla Camera, che, consapevole di questa debolezza della disciplina, la Fornero diceva, scriveva – leggetelo – e aveva previsto che si potessero individuare – cito – ulteriori modalità semplificate per accertare la veridicità della data e l'autenticità della manifestazione di volontà della lavoratrice. Anche la Fornero capiva che qualcosa non funzionava in quel procedimento.
      Oggi ritorniamo ad una legge pragmatica, semplice, efficace, giusta. Le dimissioni sono uno dei tanti tipi di lavoro in soggezione, lo citava bene Titti Di Salvo. Lavoro in soggezione di chi è a disposizione del datore di lavoro senza diritti. È una delle tante forme, è vero, non affrontiamo Pag. 71tutto il mondo del lavoro; è una delle tante forme che noi abbiamo voluto tirar fuori anche per un fatto pratico e simbolico; una forma illecita di lavoro precario – illecita di lavoro precario ! – che si aggiunge alle molteplici forme di lavoro precario consentite in un mercato che è sempre più senza lavoro e senza diritti. Noi chiamiamo il Governo ad affrontare i «senza» che rovinano questo nostro Paese: senza lavoro e senza diritti. Il Governo Renzi, come chi l'ha preceduto, sempre ritiene che il male di questa situazione attuale del mercato del lavoro sia la rigidità dei contratti di lavoro, non la precarietà infinita, non la carenza di domanda di lavoro. E noi dubitiamo in questo momento – e lo diciamo – che questo di più di precarizzazione dei rapporti di lavoro favorisca la ripresa economica.
      Abbiamo già visto i risultati di questa politica. Dubitiamo e mettiamo le mani avanti, Governo, anche sulle possibili conseguenze negative che ci potrebbero essere davanti questa nuova regolamentazione. Lo diciamo con chiarezza oggi, che stiamo compiendo un importante passo positivo in avanti per i diritti e per la libertà femminile nel lavoro. Lo diciamo con chiarezza. Non facciamo due passi indietro. La possibilità di fare contratti brevi, rinnovabili più volte può permettere ai datori di lavoro di non rinnovarli alla scadenza in caso di gravidanza. E proprio questa battaglia delle dimissioni in bianco – dalla discussione è venuto fuori con forza – dice di come sia rocciosa la volontà di considerare la maternità un costo, un costo per le imprese, ma ci dice anche di quanto sia forte la volontà delle donne di voler lavorare e diventare madri.
      Allora, oggi noi non possiamo fare passi indietro e noi ci auguriamo che questo Governo, il primo Governo paritario, non potrà permettere questo ritorno indietro, tanto più oggi che abbiamo affermato questa pagina di civiltà. Noi votiamo con convinzione questa rinnovata conquista e vi diciamo che, se va avanti questa precarizzazione, saremo fortemente contrari e ribadiamo la necessità che finalmente il sostegno alla maternità sia riconosciuto a tutte le donne in modo universale a prescindere dalla condizione di lavoro.
      Concludo. Oggi è un giorno in cui il Parlamento, di fronte a un evidente conflitto, attraverso un confronto democratico, libero, aperto ha scelto, ha scelto di stare dalla parte di chi ha meno potere e io credo che questo sia il risultato di una grande forza femminile costruttiva e sia il risultato di una buona politica fatta di donne e di uomini, purtroppo senza il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

      RENATA POLVERINI. Signor Presidente, stiamo discutendo oggi di una materia molto importante per ciò che attiene ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e per ciò che attiene alla capacità di intraprendere in questo Paese, di una norma che ha passato diversi Ministri. Ricordiamo a quest'Aula che si era confrontato con la norma e ne aveva fatto oggetto di provvedimento legislativo il Governo Prodi, con il Ministro Damiano. Di lì a breve, interviene il Governo Berlusconi, con il Ministro Sacconi, che rimuove quella norma. Con il Popolo della Libertà, la riforma Fornero, la famosa legge n.  92, prende corpo e mette in campo una legislazione ancora più complessa in termini di applicazione da parte delle imprese, anche con il voto del Popolo della Libertà, seppure con alcuni astenuti e con alcuni voti contrari.
      Questo naturalmente lo dico a quest'Aula, più che altro per rispondere ai colleghi di Nuovo Centrodestra che oggi accusano Forza Italia di votare una norma che va contro quelli che sono i valori ispiratori del nostro movimento politico, ma che ha contribuito a votare con il Governo Monti, quella riforma Fornero e oggi, ostinandosi a non volerla modificare, diventa il più strenue difensore della norma stessa.
      Lo dico perché di questa materia ne stiamo trattando in Commissione lavoro Pag. 72ormai dal mese di settembre dello scorso anno. Ricordo sempre a me stessa che due mie colleghe, e precisamente l'onorevole Prestigiacomo e l'onorevole Centemero hanno sottoscritto, insieme alle altre colleghe del Partito Democratico, la proposta di legge che porta la prima firma dell'attuale sottosegretario Bellanova.
      Ed è per questo che con spirito di collaborazione ho intrapreso all'interno della Commissione un percorso, sin da allora, che potesse portare a varare una norma che – ripeto qui adesso, dopo averlo già espresso nell'intervento sul primo emendamento – va a guardare un processo di semplificazione per le imprese e, al tempo stesso, a tutelare le lavoratrici e i lavoratori. Lo dico perché è dal mese di settembre che all'interno della Commissione la discussione si è fatta in molti momenti, seppure non da parte di tutti i commissari, ancora una volta ideologica. Io credo che occorre, invece, sgomberare il campo dalle ideologie e, soprattutto, da una norma che, se oggi consegniamo all'altro ramo del Parlamento, consentirà a questa Camera di lavorare su provvedimenti che il Paese aspetta e che, mi auguro, produrranno nuovi posti di lavoro. Questa norma probabilmente non produrrà nuovi posti di lavoro, ma ne salvaguarderà qualcuno e questo per noi è già importante.
      A un certo punto questa norma sembrava, in qualche modo, essere stata accantonata in Commissione. Alcune colleghe la riproponevano continuamente, ma non c'era, nell'ambito della maggioranza, la forza per portarla a compimento, fino a quando un giorno anche io ho ascoltato il nuovo Presidente del Consiglio Renzi. Quando ad una trasmissione televisiva, Che tempo che fa, gli veniva chiesto che cosa pensava il Partito Democratico rispetto alla battaglia sulle quote rosa, così fu denominata quella sulla legge elettorale, il Premier rispose che la vera parità di genere le donne l'avrebbero raggiunta non introducendo il 50 per cento dei capolista donne nelle prossime liste elettorali, ma quando le donne non avrebbero più dovuto firmare le dimissioni in bianco. Da quel momento abbiamo ritenuto che ci fossero i presupposti per portare avanti questo provvedimento.
      Voglio anche dire, con chiarezza, che a un certo punto abbiamo avuto l'impressione che il Governo ne volesse fare parte della sua nuova normativa sul lavoro, quella che avremo di qui a breve in Aula, che parte con un decreto-legge e che poi arriverà con un disegno di legge per le parti ancora a noi oscure. Allora, da questo punto di vista abbiamo cercato di guardare intanto se c'era una maggioranza che poteva portare a compimento questa norma. Allora, devo guardare con sorpresa che alla prima vera prova su una materia delicata, come quella delle dimissioni in bianco, la maggioranza che sostiene il Governo Renzi non ha retto, si è spaccata, perché il Nuovo Centrodestra e Scelta Civica hanno preso una posizione di contrarietà, a mio avviso ideologica. E, invece, noi abbiamo inteso, vista la volontà del Partito Democratico e SEL di procedere comunque in questa Aula ad una votazione e avendo i numeri per farla, di migliorare quella norma, che all'inizio non convinceva il gruppo di Forza Italia. Si tratta di una norma che oggi è migliore. Alcuni degli emendamenti che abbiamo votato oggi vanno nella direzione di garantire alle imprese sicuramente maggiori certezze normative e, al tempo stesso, tutelano i lavoratori e le lavoratrici.
      E voglio dire che non ho apprezzato alcuni interventi dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, con i quali in Commissione parliamo e costruiamo anche provvedimenti, perché noi non abbiamo incontrato segretamente le associazioni di imprese. Le abbiamo incontrate sì informalmente, perché da legislatori dobbiamo avere la certezza che stiamo andando nella direzione giusta, perché non legiferiamo contro qualcuno, ma per qualcuno. Li abbiamo incontrati e abbiamo anche accettato che loro partecipassero a quegli incontri che, ripeto, non erano clandestini, come evidentemente qualcuno invece è abituato a fare, ma erano informali e li abbiamo tenuti, nella loro informalità, ma nella loro chiarezza, proprio nei corridoi Pag. 73di fronte alla Commissione lavoro e lì abbiamo compreso che c'era la necessità di piccoli aggiustamenti ed abbiamo apprezzato molto l'impegno del presidente Damiano e della relatrice, che hanno accolto le nostre indicazioni.
      Perché io non credo che c’è un'impresa che dovrà andare, per quanto piccola, per questo da un consulente del lavoro. Io credo che qualunque impresa va da un consulente del lavoro piuttosto per capire se deve pagare l'IMU sul proprio capannone e se deve pagarla in quale percentuale, perché risponde evidentemente a logiche diverse, ma non deve andare sicuramente da un consulente del lavoro esclusivamente per questa norma. Una norma – ripeto – che mette nella condizione imprese e lavoratori di procurarsi tutto ciò che è necessario nell'ambito della semplicità assoluta e, anche quando abbiamo inserito la possibilità di lavorare attraverso i CAF, ma anche i centri servizi, lo abbiamo fatto proprio perché le associazioni di imprese, sia quelle alle quali aderiscono imprese grandi, ma anche e soprattutto quelle alle quali aderiscono imprese piccole e medie, hanno delle strutture che divergono da quelli che sono i CAF, i patronati tradizionali.
      Dico anche al MoVimento 5 Stelle che io sono orgogliosa di essere una sindacalista. Lo dico perché ho acquisito una esperienza sul campo che mi ha dato la forza di combattere battaglie difficili nell'ambito della mia vita prima sindacale e poi politica, ed apprezzo molto lo spirito che c’è in Commissione proprio perché da sindacalisti siamo abituati a mediare, a negoziare, a trovare un punto sul quale ci si può ritrovare tutti. Quindi, non accetto in questa Aula di vedermi indicare come qualcuno che non ha titolo o diritto a sedere su questi scranni. Mi dispiace moltissimo aver ascoltato quelle parole.
      Concludo – e non me ne vorrà il Partito Democratico – non soltanto dichiarando il voto favorevole di Forza Italia, ma anche dicendo, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, non vi accanite contro i sindacati, a questo ci sta già pensando il Presidente Renzi e i Ministri Poletti e Madia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rostellato. Ne ha facoltà.

      GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, cari colleghi, abbiamo discusso ampiamente su questa proposta di legge e noi come MoVimento 5 Stelle abbiamo espresso più volte la nostra posizione e la nostra perplessità in merito a questa proposta di legge. Perplessità non tanto sul merito della proposta stessa, ma più che altro, sulla necessità di metterla in atto e nella sua effettiva utilità.
      Noi non crediamo che questa ennesima legge in materia di dimissioni risolverà il fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco e tutte le altre distorsioni in materia di dimissioni. E voglio chiarire che noi siamo i primi che vorremmo che questa pratiche fossero abolite. Ma abbiamo avuto l'impressione che questa materia sia stata trattata con troppa leggerezza, senza valutare altre strade e senza pensare alle conseguenze nel tempo.
      Come già detto in discussione generale, avevamo richiesto delle audizioni su questa materia e ovviamente non ci sono state concesse. Le abbiamo chieste perché il problema non è slegato da altre problematiche e non è semplice da risolvere. Era quanto meno necessario valutare se l'attuale normativa era efficace e se era migliorabile, prima di andare a stravolgere tutto nuovamente.
      Ma voi siete veramente convinti che un modellino risolva un fenomeno così complesso ? Se lo siete veramente, io devo cominciare a pensare che ho a che fare con delle persone che non conoscono veramente il mondo del lavoro. Questa fretta nel dover per forza portare il testo in Aula anche davanti a un Governo perplesso e titubante, che aveva proposto soluzioni alternative all'ennesima modifica della normativa, mi fa pensare che non sia il bene dei dipendenti il vostro fine ultimo, ma che questa sia tutta campagna elettorale Pag. 74(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Certo che è a dir poco ridicolo farsi campagna elettorale prendendo in giro i cittadini in questi modi.
      È inutile che Renzi vada in televisione a farsi bello dicendo che la parità di genere si raggiungerà quando una ragazza incinta non firmerà più una lettera di dimissioni in bianco, per poi lasciare passare una proposta di legge che elimina la convalida delle dimissioni delle lavoratrici madri, che esiste ormai da più di una decina d'anni, e sostituirla con un modello precompilato che può essere utilizzato in maniera distorta, tanto quanto avviene ora.
      Infatti, non potete dirmi che non sapete che oggi molti lavoratori e lavoratrici vengono costretti o spinti a firmare lettere di dimissioni, ma non al momento dell'assunzione, ma quando il datore di lavoro decide che è arrivato il momento di mettere fine a quel rapporto di lavoro. Potete, forse, essere così ingenui da pensare che non lo faranno su questo modellino soltanto perché porta una data e un numero ? Per favore, non dite cavolate.
      Ma è più tutelante andare davanti a un funzionario pubblico che mi chiede se voglio veramente dare le dimissioni o firmare un modellino numerato ? Io vi dico, da donna e da madre, non mi sentirei tutelata da questo modellino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo modellino non risolverà nessun problema: al massimo creerà altre distorsioni dove ora non ci sono, e intanto avremo cambiato la normativa in fatto di dimissioni per la quarta volta, ripeto, quarta volta in sette anni. Alla faccia della certezza della norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      La stabilità di una norma nel tempo è uno dei presupposti che possono permettere la conoscenza e la facile accessibilità da parte dei cittadini. Lo abbiamo detto più volte, ma lo ribadiamo: cambiare spesso normativa in ambito di lavoro crea confusione per le aziende, per i dipendenti e per gli uffici pubblici. Inoltre, se un dipendente non conosce i propri diritti, non può difendersi di fronte ai datori di lavoro che non rispettano le regole, ed è questo uno degli obiettivi che dovrebbero porsi questo Parlamento e questo Governo, cioè puntare sull'insegnamento del diritto già a scuola e incentivare i lavoratori a tenersi aggiornati sui loro diritti e sul diritto del lavoro.
      Certo, magari, però, sarebbe corretto nei confronti dei cittadini che, nel contempo, Governo e Parlamento non si dilettassero nell'emanare norme a gogò, altrimenti non riescono a restare aggiornati. Se il diritto del lavoro va riformato, e non c’è dubbio che sia così, fatelo, anzi, facciamolo una volta per tutte e facciamolo in maniera saggia, per mantenere le nuove norme quanto più possibile ferme nel tempo. Attendiamo segnali in tal senso da Renzi: lo abbiamo sentito anche la scorsa settimana, proprio qui alla Camera, dire che, in ambito di lavoro, con la prossima legge delega, «si avrà l'occasione di una grande riflessione su come sono andate le cose in questi ultimi venti anni», che «si è pensato di creare lavoro per decreto, e si è fallito» – qui mi viene in mente il decreto Giovannini, che è stato un fallimento totale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) –, che «si è pensato di ridare garanzie a una generazione attraverso il moltiplicarsi di norme, e si è ugualmente fallito», e questa sarà l'ennesima norma che non funzionerà.
      Quello che dice Renzi è tutto giusto, e noi lo condividiamo, ma allora che ci dimostri che si vuole prendere una strada diversa, che lo dimostri ridiscutendo anche questo tema, prima che passi all'altro ramo del Parlamento, semmai avverrà, prima che rischiamo di fare un altro, ennesimo errore. Tra l'altro, la legge che ci apprestiamo a votare, e che ricalca quella di Damiano, datata 2007, vedrà di sicuro un duro scontro, in seno alla maggioranza «dei grandi inciuci», tra lo stesso Damiano, che presiede la Commissione lavoro alla Camera, e il suo omologo al Senato, Maurizio Sacconi.
      Le visioni dei due, sul tema, sono troppo diverse e la spaccatura lascia emergere tutta l'inadeguatezza dell'assetto politico che sostiene questo Governo. Il MoVimento 5 Stelle voterà contro perché non Pag. 75vogliamo entrare nella lotta Damiano-Sacconi e nemmeno nel gioco di invidie tra PD e SEL. Vogliamo verificare se e come funziona la procedura della convalida e, se possibile, migliorarla. Vogliamo che vengano introdotte riforme del welfare che possano veramente migliorare la vita lavorativa delle donne. E, soprattutto, vogliamo dare un po’ di pace e stabilità alle imprese e ai lavoratori, che non possono avere a che fare con regole che cambiano un anno sì e un anno no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chiara Gribaudo. Ne ha facoltà.

      CHIARA GRIBAUDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è un Paese civile un Paese in cui è possibile far firmare ad una lavoratrice o ad un lavoratore, contestualmente, un contratto e le sue dimissioni.
      Oggi questa Aula è chiamata nuovamente a pronunciarsi contro il fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco, ed è la terza volta. Basta questo numero a segnalare con quanto ingiustificabile ritardo arriviamo ad affrontare un fenomeno troppo diffuso nel nostro Paese, una pratica odiosa con cui molte lavoratrici e lavoratori vengono messi nell'impossibilità di far valere i propri diritti e la propria dignità nel momento in cui sono più deboli. Era il 2007 quando con il Governo Prodi, e l'allora Ministro del lavoro, Damiano, fu approvata una legge, la n.  188, per impedire la pratica diffusa ed antica di far firmare le dimissioni senza data al momento dell'assunzione.
      Nel 2008 la maggioranza di centrodestra la abrogò. Oggi, anche come effetto di quella deregolamentazione, secondo l'Istat e i sindacati sono complessivamente 2 milioni le lavoratrici e i lavoratori coinvolti da questo fenomeno, il 15 per cento di coloro che godono di un contratto a tempo indeterminato, senza contare poi la ben più opaca galassia della parasubordinazione. Sono in gran parte donne, ma anche uomini, e in generale gli appartenenti alle fasce più svantaggiate, che sottostanno ad un vero e proprio ricatto, mettere la propria firma sotto la possibilità di venire licenziati qualora risultassero troppo costosi in termini previdenziali o fiscali per maternità, per malattia o infortunio.
      Dobbiamo fermare questa discriminazione e tornare ad affermare diritti fondanti di uno Stato civile, valori che trovano ampio riconoscimento giuridico tanto nell'ordinamento europeo quanto in quello italiano. Più precisamente, nell'articolo 30 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (che sancisce la tutela contro il licenziamento ingiustificato) e soprattutto dagli articoli 35 e 37 della nostra Costituzione, laddove prescrivono la tutela del lavoro in tutte le sue forme, la parità della lavoratrice al lavoratore, l'obbligo a consentire l'essenziale funzione familiare, assicurando alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
      La crisi economica, dopo oltre cinque anni di stretta, sta determinando un arretramento complessivo non solo nella tutela effettiva dei diritti, specie quelli del lavoro, ma addirittura nella percezione diffusa della loro opportunità e della necessità di tutelarli. In cambio di un posto sempre più difficile da conquistare spesso si è disposti ad accettare, e anche a giustificare, ogni tipo di clausola anche se illegale, specie da parte di chi è in condizioni più disagiate. Si tratta di una dinamica che accentua le diseguaglianze e le discriminazioni riproducendole drammaticamente nel futuro. Va detto basta; va fermata e invertita la rotta, sia per ragioni di giustizia, che di opportunità economica. Anche a causa di questi vincoli impliciti, infatti, il nostro Paese vede lavorare una donna su due (pari al 47,2 per cento, cioè ben 12 punti sotto la media europea e 13 punti sotto l'obiettivo di Lisbona) collocandosi così tristemente al novantaseiesimo posto al mondo per la partecipazione femminile alla vita economica e all'ottantottesimo per la presenza di donne nel lavoro.
      Alcuni detrattori dicono che questo provvedimento avrebbe una natura ideologica: no, semmai ha una natura ideale e, di fronte all'indiscutibile concretezza di Pag. 76questi numeri, parliamo di riaffermare il valore sociale della maternità e del lavoro femminile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); se vediamo in questo la via verso uno sviluppo più largo, più partecipato, più solido e sostenibile con cui costruire un'Italia nuova, sono sì allora orgogliosa di rivendicare con forza questa idealità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quello che ci apprestiamo a dare, quindi, è un voto importante sia sul piano simbolico, che su quello sostanziale.
      Il modo di evitare le dimissioni in bianco previsto nel nuovo testo di legge è semplice: il lavoratore può acquisire i moduli, numerati e con data certificata contro le contraffazioni, validi per un periodo limitato di 15 giorni, disponibili gratuitamente nei comuni, negli uffici per il lavoro, nei centri per l'impiego, presso i patronati o sui siti web del Ministero, fermo restando che anche i datori di lavoro hanno la stessa possibilità. Si tratta cioè e finalmente di uno strumento di tutela con caratteristiche chiare, largamente accessibili e di facile utilizzo, ma soprattutto al passo coi tempi. Uno strumento in più che promuove la concorrenza leale tra le imprese perché colpisce chi si comporta scorrettamente senza appesantire di carico burocratico quelle oneste; tema assolutamente imprescindibile oggi nel nostro dibattito.
      Questo Governo mette il lavoro in cima alle priorità per la crescita. E allora dobbiamo dire con forza che questo non può essere un lavoro qualunque, ma un lavoro giusto e di qualità, in nessun modo ostaggio di pratiche discriminatorie ed illegali che consentano di fare profitto sulla pelle dei lavoratori. Per questo diciamo sin d'ora che sarà fondamentale, da parte del Ministero, attuare con rapidità e monitorare con attenzione queste norme, norme che – è bene sottolinearlo – non aggiungono alcun onere per lo Stato.
      La legge n.  188, nel 2007, venne votata da quest'Aula praticamente all'unanimità ma, prima che gli effetti della sua applicazione potessero essere verificati, la stessa legge venne subito abrogata, ed anche il meccanismo ora introdotto dalla legge Fornero è risultato – ahimè – troppo macchinoso ed inefficace. Dobbiamo quindi recuperare, senza più ipocrisie e timidezze, uno spirito unitario e, a differenza di allora, portarlo fino in fondo, altrimenti dimostreremo una ingiustificabile cecità di fronte a quelle tantissime giovani donne che nel nostro Paese, ancora nel 2013, mentre da un lato assaporavano la firma di un contratto, seppur precario, dall'altra già sentivano il gusto amaro di dover firmare, insieme all'assunzione, un foglio bianco, quel foglio bianco che sta a garanzia di un sicuro licenziamento alla prima occasione di difficoltà personale, di fronte a situazioni di infortunio o malattia, ma ancor peggio, se possibile, di fronte ad uno dei momenti che per una donna dovrebbe essere tra i più belli ed impegnativi della propria vita: nel momento in cui si sceglie di diventare madri.
      Mi rivolgo, allora, soprattutto alle giovani colleghe e a quelli della mia generazione – che oggi sono tanti, in quest'Aula – che dovrebbero ricordarsi di qual è la situazione oggi delle giovani coppie, dei nostri coetanei fuori da qui, delle fatiche di mettere insieme il pranzo con la cena, spesso con lavori saltuari, della fatica che le giovani coppie oggi hanno nel costruire una famiglia. E noi, oggi, a quelle persone vogliamo dare delle risposte concrete: piccole, ma concrete. Ed il pensiero è rivolto a queste donne, alle tante che ho conosciuto, che lavorano in studi di professionisti, che lavorano nelle piccole e nelle grandi imprese e in molti altri luoghi. Queste donne mi hanno raccontato, anche personalmente, l'effetto che ha avuto su di loro quella firma su un foglio bianco: quella firma ha avuto su di loro una vulnerabilità e anche una sorta di umiliazione, a cui penso che sia giusto che oggi noi, qui, diamo una risposta molto forte e molto precisa. Presidente, io ringrazio tutti i gruppi che hanno annunciato il loro voto favorevole. Voglio muovere uno specifico appello ai colleghi del Movimento 5 Stelle (sempre che chiamarli «colleghi» non li urti). Deputati, ricordatevi della responsabilità di decidere, che questo appellativo Pag. 77affida anche a voi. Non sprecate questa occasione ! Sicuramente, la risposta a fenomeni così complessi e diffusi deve essere larga, sistematica, e culturale soprattutto. Non sottovalutate, però, il valore di un provvedimento semplice, mirato ed efficace, con cui rispondiamo ad un abuso e diamo speranza e fiducia nelle istituzioni: speranza e fiducia a chi, cittadini ed imprese, chiede più onestà e più rispetto del lavoro e dei lavoratori.
      Non fate desistenza davanti alla possibilità di liberare queste persone – concretamente, da subito – da un ricatto ignobile. Siamo chiamati qui, dalla maggioranza come dall'opposizione, per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, specie là dove sono più minacciate. Ecco perché sono particolarmente orgogliosa del voto che andremo ad esprimere: perché rappresenta un piccolo passo verso quel po’ di Italia giusta che il Paese, la parte sana del Paese, ci chiede. Ed è con questo spirito che annuncio con onore il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gribaudo.
      Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 254-272-A)

      PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
      (Così rimane stabilito).

      Invito i colleghi a prendere posto.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 254-272-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn.  254-272-A, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Palma, Luigi Gallo, Berlinghieri, Bragantini, Brandolin, Giammanco...

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Per l'Italia – vedi votazioni).
      «Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione consensuale del contratto di lavoro per dimissioni volontarie» (254-272-A):

            (Presenti     422            
            Votanti     401            
            Astenuti       21            
            Maggioranza     201            
                Hanno votato
    300                
                Hanno votato
no     101).                

      (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,55).

      MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché volevo ricordare in quest'Aula Oscar Arnulfo Romero, che nel 1980, nella giornata di ieri, è stato barbaramente ucciso mentre celebrava la messa, un vescovo assassinato durante la messa. Io credo che sia utile a quest'Aula, a tutti noi portare alla memoria degli italiani un vescovo che parlò dei Pag. 78poveri, ma che è stato per molti anni emarginato anche nel ricordo, perché frutto di uno scontro ideologico. L'America Latina, molta parte dell'America Latina lo pensa e lo ricorda come «san Romero de America», ma i cristiani di sinistra e liberazionisti vollero, tentarono di appropriarsi di questa memoria, mentre altri tentarono di demonizzarla.
      Nel 1983, in visita a El Salvador dopo la contestazione del Nicaragua sandinista, Papa Giovanni Paolo II pretese di andare sulla sua tomba cambiando programma. La cattedrale era chiusa e lui aspettò caparbiamente che gliela aprissero. Pregò su quella tomba e disse: «Romero è nostro». Su quella tomba i poveri salvadoregni vanno a pregare riempiendola di fiori. Oggi noi, dopo che nel 2000 la memoria del vescovo Romero fu inserita per volere di Giovanni Paolo II nella memoria dei martiri contemporanei, ricordiamo quello sparo secco che voleva spezzare le speranze di un popolo.
      Perché noi parliamo di Oscar Romero ? Perché fu un vescovo che lottò contro la violenza, mai credette che la violenza, da una parte o dall'altra, potesse ridare la libertà e il benessere al suo popolo. Quella guerra, quella guerra civile fece 100 mila vittime.
      Oggi noi sappiamo che in Salvador esiste una nuova violenza, una violenza diffusa, frutto dell'opera delle maras, delle bande organizzate e delle bande di giovani, che tengono in ostaggio una parte di quel Paese. Abbiamo avuto più di 5 mila morti all'anno negli ultimi anni per queste bande criminali che uccidono. Allora, da monsignor Romero vorrei trarre un insegnamento per tutti noi in quest'Aula: la violenza è una malattia da cui non si guarisce facilmente, purtroppo è un'eredità che si trasmette e Romero lo aveva intuito, incompreso, guardando lontano. È un insegnamento anche per la politica, perché non c’è mai la violenza che rende più liberi. Diceva don Primo Mazzolari: «I preti sanno morire».
      Così è stato per Romero, consapevole di lottare contro un conflitto più forte di lui.
      Grazie a monsignor Romero, per noi è un impegno a lottare per una politica senza violenza (Applausi).

      PRESIDENTE. Grazie onorevole Marazziti, mi dispiace per il clima piuttosto concitato del suo intervento.
      Avverto, prima di dare la parola ad altri deputati che lo hanno chiesto a fine seduta, che, con il consenso di tutti i gruppi, all'ordine del giorno della seduta di domani sarà iscritto l'esame della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni telefoniche nei confronti di Marco Pugliese, deputato all'epoca dei fatti.
      Sempre con il consenso di tutti i gruppi, sarà altresì iscritto all'ordine del giorno della seduta di domani l'esame delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese.

      GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANNI MELILLA. Signora Presidente, intervengo per sollecitare una risposta del Ministro dell'ambiente a tre interrogazioni che ho fatto rispettivamente il 24 luglio, il 10 settembre e il 17 ottobre, aventi tutte e tre riferimento alla grave situazione che si è determinata nel sito inquinato di Bussi, che secondo molti è la più grande discarica europea di rifiuti tossici, per la quale occorre un intervento forte ed urgente da parte dello Stato per la bonifica di questa area. Occorrerebbero 600 milioni di euro, ne sono stati stanziati appena 50 milioni. Tra l'altro, il progetto di bonifica è collegato ad un'attività di reindustrializzazione di questa zona, che aveva appunto un polo chimico fin dagli inizi del Novecento, che ha dato lavoro a migliaia e migliaia di operai e che oggi è praticamente dismesso.
      La bonifica si rende urgente anche perché si tratta di una zona dalle cui Pag. 79sorgenti di acqua noi traiamo l'acqua potabile, che poi serve tutta la Val Pescara ed in particolare Pescara. C’è un commissario nominato dal Governo alla bonifica dell'asta fluviale Aterno-Pescara, che però ha fatto più guai che cose positive ed in particolare non sta operando per accelerare il processo di bonifica di questa area. Pertanto, chiediamo che il Ministro dell'ambiente riferisca in tempi brevi su che cosa si sta facendo per bonificare il sito inquinato di Bussi, in provincia di Pescara.

      ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, alle ore 18 del 24 marzo del 1944 iniziava per le strade di Roma e presso le carceri civili e militari di Regina Coeli e di via Tasso il rastrellamento di 335 cittadini romani, che per ordine delle autorità militari naziste e occupanti avrebbe condotto, nel giro di ventiquattro ore, all'eccidio delle Fosse Ardeatine.
      Il giorno prima, alle 16, un gruppo di partigiani dei GAP di Roma (Rosario Bentivegna, Carla Capponi, Mario Fiorentini e Carlo Salinari) avevano compiuto un attacco contro una compagnia di polizia militare, uccidendo, con una carica nascosta in un carretto della spazzatura, 32 militari tedeschi. Da quel momento scattò la rappresaglia, condotta da tre ufficiali nazisti (Albert Kesserling, Herbert Kappler ed Erich Priebke), molto noti a Roma e rimasti scolpiti in modo incancellabile nella memoria della città. Nel tempo però la ricostruzione dei fatti e delle responsabilità e soprattutto la persecuzione degli autori materiali della strage è stata molto complessa.
      Oggi, a distanza di settant'anni, non è solo il momento di un doveroso ricordo delle vittime, ma anche l'occasione per segnalare che la vicenda delle Ardeatine, e di altri crimini compiuti a Roma durante l'occupazione nazista, a partire dal rastrellamento del Quadraro il 17 aprile 1944, non ha mai trovato, nelle conseguenze penali degli atti giudiziari e nella ricostruzione della verità storica, un suo posto giusto e definitivo. È stata assai complessa la storia delle condanne e delle pene inflitte a Kesserling, a Kappler e a Priebke. Kesselring, condannato a morte nel 1947, ebbe commutata la pena in ergastolo, ma nel 1952 tornò in Germania con la motivazione di gravi condizioni di salute che, però, non gli hanno impedito di continuare a svolgere un'attività politica di estrema destra per dieci anni e anche di collaborare con le autorità militari e di Governo dell'allora Repubblica Federale tedesca. Kappler, condannato all'ergastolo nel 1947, fuggì dal carcere militare del Celio il giorno di Ferragosto del 1977 e non fu più restituito alla giustizia italiana. Le circostanze rocambolesche di quella fuga non sono state mai chiarite, se non attraverso alcuni studi, uno dei quali quello di Stefania Limiti intitolato «L'anello della Repubblica». E così la storia di Priebke, altrettanto controversa. Davanti a tutto questo, la ricostruzione esatta delle connessioni temporali e logiche dell'azione di via Rasella e della strage delle Ardeatine è stata ripetutamente inquinata nelle ricostruzioni storiche, tentando di addossare la colpa ai partigiani, quando le ricostruzioni storiche hanno accertato già da tempo, con l'ammissione degli stessi Kappler e Kesselring, che non vi fu nessun avviso per i partigiani.

      PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

      ROBERTO MORASSUT. Ho voluto ricordare queste cose perché la vicenda delle Ardeatine non è stata soltanto la prima pagina della Resistenza romana e una delle pagine più importanti della Resistenza italiana, ma forse anche una delle prime stragi con un fondo oscuro dell'Italia post fascista, che ha manifestato l'esistenza di un'anima nera e di una violenza antidemocratica di una parte dello Stato italiano che è necessario ricordare qui perché siamo alla vigilia di una discussione sulle riforme costituzionali e non ci dobbiamo dimenticare quali sono le nostre Pag. 80radici e che sono inscritte nella Costituzione italiana (Applausi).

      DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DALILA NESCI. Signor Presidente, per l'ennesima volta mi trovo a dover chiedere al Governo di rispondere alla mia interrogazione a risposta scritta, la n. 4-03593, del 13 febbraio 2014. Mi riferisco alla storia di Gaetano Vincenzo Pietro Ruello che ha chiesto al Ministero dell'interno, già da settembre 2013, il riconoscimento dello status di vittima della criminalità organizzata. Stessa richiesta per la figlia invece come familiare di vittima della criminalità organizzata. Forse al Ministero dell'interno nessuno sa chi è Ruello; lo so bene io che provengo dalla sua stessa provincia. La sua testimonianza e le sue denunce hanno consentito la condanna di potenti esponenti della cosca di ’ndrangheta del vibonese per casi di usura avvenuti infatti con le modalità dell'articolo 416-bis del codice penale. Siccome lo Stato è sempre veloce a glorificare i morti, ma poi si dimentica dei vivi, chiedo al Ministero dell'interno di rispondere a questa interrogazione, visto che, telefonando presso gli uffici del Ministero, non risponde nessuno e mi rimpallano da funzionario in funzionario. Prego, quindi, il Governo di rispondere a questa importante interrogazione.

      PRESIDENTE. La Presidenza ovviamente solleciterà il Governo.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi sembra giusto che, in quest'Aula, oggi si dica una parola in ricordo dei Trattati di Roma che sono stati firmati 57 anni fa. Invito tutti i colleghi a rileggersi le cronache dei giornali di allora perché troveranno molte cose, molte parole, molte parole d'ordine che sono familiari ancora oggi. Tantissima gente era preoccupatissima. Erano convinti che ci stessimo vendendo allo straniero, non agli americani perché non facevano parte dei Trattati di Roma, ma sì ai tedeschi. Ed erano convinti che l'industria italiana non sarebbe mai stata in grado di competere con quella tedesca, con quella francese, con quella dei Paesi del Benelux, e prevedevano un futuro drammatico.
      Devo dire che molte forze politiche, anche e soprattutto della sinistra, bisogna dire la verità, accettavano questa visione e io credo che la prima riflessione che dobbiamo fare è che, invece, siamo cresciuti: siamo cresciuti tutti assieme e chi era più indietro, cioè noi, è cresciuto più rapidamente degli altri, recuperando ritardi forse secolari.
      La seconda osservazione è che oggi noi viviamo in un'Europa, la quale sembra aver smarrito le ragioni profonde della sua unità. Se rileggiamo i giornali di allora, vediamo che le ragioni profonde non erano prima di tutto economiche benché sia stato un grande successo economico. Le ragioni profonde erano politiche. Il motto era mai più la guerra in Europa e oggi, quando sentiamo tintinnare le sciabole dalle parti del Dnieper o del Dniester, oltre i confini della Romania, ma già dentro quelli dell'Ucraina, credo che siamo costretti a ripensare a questo dato. Abbiamo pensato che non ci fosse più bisogno di garantire la pace in Europa. La pace oggi in Europa è minacciata; la risposta alla minaccia della pace, oggi come allora, è l'unità dell'Europa, un'Europa che crede in se stessa, un'Europa che abbia spirito di fraternità e voglia difendere la libertà, voglia vivere nella libertà.

      FABIO PORTA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FABIO PORTA. Signor Presidente, signori colleghi, il mio collega Marazziti è già intervenuto opportunamente, ricordando in quest'Aula il sacrificio di monsignor Romero che fu ucciso, celebrando Pag. 81messa, da un cecchino che non ebbe pietà nello spegnere la voce di un coraggioso oppositore di quel regime ma soprattutto la voce di tanti deboli indifesi che, in monsignor Romero, avevano trovato la loro espressione coraggiosa, alta e nobile. Qualche mese fa qui, a Roma, ho avuto l'onore di incontrare il Presidente del Parlamento del Salvador, il signor Sigfrido Reyes al quale ho consegnato un appello, sottoscritto da tanti colleghi deputati e da tanti colleghi senatori, l'appello perché nella città di Roma, come è stato richiesto dalla comunità salvadoregna, sia eretto nel giardino San Salvador, che questa città ha dedicato a questo straordinario Paese, un piccolo monumento, un ricordo perenne di questa capitale d'Italia ad uno dei tanti grandi eroi pacifici che questo mondo ha avuto e che spesso non ricordiamo in maniera giusta e adeguata. Era giusto quindi che, nell'anniversario della sua morte, questo Parlamento onorasse la sua memoria; è giusto che il popolo italiano si ricordi di cosa è stato Oscar Romero.

      IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, unicamente per segnalare che domani mattina, prima dell'inizio dei lavori che credo siano fissati alle ore 9... è giusto ?

      PRESIDENTE. Alle ore 10, presidente.

      IGNAZIO LA RUSSA. Alle 8,30 è prevista la riunione congiunta delle Commissioni difesa ed esteri nel corso della quale De Mistura, non so con quale titolo, che cos’è De Mistura... Non è sottosegretario...

      PRESIDENTE. È il commissario del Governo per la vicenda dei marò.

      IGNAZIO LA RUSSA. Un commissario; per la prima volta nella storia...

      PRESIDENTE. Non è la prima volta, onorevole La Russa.

      IGNAZIO LA RUSSA. ...mi correggo, che io sappia, lei ne sa più di me, ma che io sappia, a memoria d'uomo, è la prima volta. Poi lei mi dirà sicuramente che sbaglio e mi farà vedere i casi precedenti ma comunque riferisce, per la prima volta, su una questione così importante e su questo non ci sono dubbi.
      Credo sia assolutamente vergognoso che una vicenda del genere abbia questo tipo di evoluzione.
      De Mistura non è Ministro, non è sottosegretario, riferisce all'alba, non all'alba, al mattino, nei ritagli di tempo. Venga in Aula il Ministro competente. Io le chiedo formalmente e, per suo tramite lo chiedo al Presidente della Camera, di annullare la riunione domani mattina, perché anche i componenti di altre Commissioni, anche l'Aula vogliono sapere dove sono finite le promesse di De Mistura, del Governo, dei Ministri; dove sono finite le aspettative di quest'Aula sulla sorte dei due marò di nuovo dimenticati. Ci è stato detto pochi giorni fa che la situazione era in evoluzione, che da un giorno all'altro avremmo avuto la data, che comunque si chiedeva che, in attesa del processo, venissero in Italia. Ancora una volta, non solo non c’è niente, ma c’è questo vergognoso atteggiamento.
      Per cui, a nome del mio gruppo parlamentare, a nome del capogruppo Giorgia Meloni – e so che si associano molti parlamentari di altri gruppi – le chiedo di voler chiedere al Presidente della Camera di pregare il Governo di venire a riferire in Aula. È un'evoluzione preoccupante e a dir poco incresciosa.

      PRESIDENTE. Onorevole La Russa, ovviamente riferirò alla Presidente della Camera. Posso, però, testimoniare che il dottor De Mistura ha già riferito più volte nelle Commissioni competenti nella stessa veste sulla stessa materia...

      IGNAZIO LA RUSSA. Era quello che volevo dire !

Pag. 82

      PRESIDENTE. ...e che è anche stato richiesto, ed è stato accettato all'unanimità in una Conferenza dei presidenti di gruppo a cui ho partecipato, di scegliere la sede della Commissione perché è l'unica sede in cui Staffan De Mistura può riferire della situazione dei marò. Ciò non toglie che, poi, in Aula, possa essere chiamato a riferire, invece, il Ministro competente. Perché è evidente...

      IGNAZIO LA RUSSA. Se ne stia a casa De Mistura ! Se ne stia a casa sua De Mistura !

      PRESIDENTE. Onorevole La Russa...

      IGNAZIO LA RUSSA. Stia in India ! Si vergogni !

      PRESIDENTE. ...lei è pregato di tenere a bada il suo furore in questa sede.

      IGNAZIO LA RUSSA. Non si faccia vedere !

      PRESIDENTE. Può non partecipare.

      IGNAZIO LA RUSSA. Domani lo contesterò !

      CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CARLO SIBILIA. Signor Presidente, cercherò di essere molto sintetico e preciso nella mia richiesta. Volevo sottoporre a lei, Presidente, una questione, dal momento che oggi abbiamo parlato di lavoro e di diritti dei lavoratori. Sappiamo bene quanto ogni Governo tutte le volte punti su questo tema che, in Italia, sembra non potersi risolvere mai.
      Volevo denunciare quello che abbiamo appreso da alcune testate giornalistiche: sembrerebbe che presso alcuni Istituti di cultura, tra cui quello di Bruxelles, lavorassero docenti in nero. Quindi, la struttura statale pagava i docenti in nero. Siccome la questione è abbastanza grave, di una gravità, forse, inaudita direi, noi chiediamo, come MoVimento 5 Stelle, che il Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, venga a riferire in Aula con estrema urgenza sull'accaduto e ci informi su quale è lo stato degli Istituti di cultura in tutto il mondo. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che questi Istituti promuovono la cultura italiana nel mondo e hanno una grandissima responsabilità. Se promuoviamo la cultura italiana nel mondo, facendo del nero, allora di questo si deve far carico il Governo, di risolvere questi problemi, innanzitutto, dando un'immagine diversa e non andando in Europa a farsi fare le fotografie ai tavoli, facendo la faccetta da «bimbominkia» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      ROBERTO RAMPI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, per suo tramite, vorrei sollecitare alcuni atti di sindacato ispettivo: in particolare, la n. 2-00594 e la n. 3-00386. Sono interrogazioni che riguardano la vita di alcuni lavoratori: in particolare, una vicenda riguarda Carrier, un'azienda di Villasanta famosa in tutto il mondo, che il 2 aprile vedrà 212 lavoratori che rimarranno senza posto di lavoro. L'interrogazione è senza risposta, ma non è senza risposta solo l'interrogazione: è senza risposta l'intervento per una riqualificazione di quel sito, che è possibile, ma ci vuole che la politica faccia la sua parte.
      L'altra interrogazione altrettanto importante, forse ancora più decisiva perché riguarda anche un pezzo di futuro di questo Paese, riguarda Micron, una grande azienda italiana che si occupa di memorie per i telefonini; un'azienda in attivo, un'azienda che brevetta in tutto il mondo e che, però, è stata comprata da una società americana e oggi sposterà tutta la produzione in America: i brevetti e il portafoglio clienti.
      E in Italia rimangono lavoratori e famiglie, 419, senza posto di lavoro. Oggi, questi lavoratori hanno scritto anche al Pag. 83Presidente del Consiglio; io credo che sia necessaria una risposta, non tanto alle mie interrogazioni e alle interrogazioni di altri colleghi in quest'Aula, ma una risposta a questi lavoratori e una risposta per il futuro di questo Paese perché l’hi-tech, un campo così importante, è un campo che ha bisogno veramente della nostra attenzione.

      SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante       SANDRA ZAMPA. Signora Presidente, sarò davvero brevissima, ormai, in quest'Aula deserta. Proprio ieri, in questi giorni, si ricorda il genocidio del popolo armeno e nella mia qualità, ormai, di ex presidente dell'associazione «Amici dell'Armenia», sento il dovere di ricordare una data storica per un popolo che, da allora, non ha mai risanato quella ferita. Quei giorni partì un genocidio di fatto ad opera dei cosiddetti Giovani Turchi che sterminò un intero popolo; un milione e cinquecentomila persone persero la vita. Voglio anche ricordare che una delegazione di questo Parlamento, nella passata legislatura, si è recata in visita in Armenia e ha, tra l'altro, reso un omaggio ai caduti e alla memoria di quei fatti, proprio al monumento del genocidio che è eretto di fronte a quel monte Ararat così sacro alla memoria di tanti, di tanti popoli oltre che degli armeni.
      Ancora oggi non è sanata questa ferita, perché ancora oggi la memoria storica e la verità storica non sono venute sufficientemente alla luce nonostante gli studi e le testimonianze; ultima tra queste quelle dell'ambasciatore americano che viveva in Turchia nei giorni in cui quei fatti avvennero e che tenne un diario – che ora è stato finalmente tradotto anche in italiano e perciò è consultabile da parte di tutti – che testimonia di quanto avvenne. Ecco, io credo che però riconciliarsi significhi anche ammettere la verità. I grandi uomini nella storia hanno saputo ammettere che ci sono state anche grandi ferite e credo che questo sia davvero auspicabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      SANDRA ZAMPA. Signora Presidente, sarò davvero brevissima, ormai, in quest'Aula deserta. Ricorrerà a breve il genocidio del popolo armeno e nella mia qualità, ormai, di ex presidente dell'associazione «Amici dell'Armenia», sento il dovere di ricordare una data storica per un popolo che, da allora, non ha mai risanato quella ferita. Quei giorni partì un genocidio di fatto ad opera dei cosiddetti Giovani Turchi che sterminò un intero popolo; un milione e cinquecentomila persone persero la vita. Voglio anche ricordare che una delegazione di questo Parlamento, nella passata legislatura, si è recata in visita in Armenia e ha, tra l'altro, reso un omaggio ai caduti e alla memoria di quei fatti, proprio al monumento del genocidio che è eretto di fronte a quel monte Ararat così sacro alla memoria di tanti, di tanti popoli oltre che degli armeni.
      Ancora oggi non è sanata questa ferita, perché ancora oggi la memoria storica e la verità storica non sono venute sufficientemente alla luce nonostante gli studi e le testimonianze; ultima tra queste quelle dell'ambasciatore americano che viveva in Turchia nei giorni in cui quei fatti avvennero e che tenne un diario – che ora è stato finalmente tradotto anche in italiano e perciò è consultabile da parte di tutti – che testimonia di quanto avvenne. Ecco, io credo che però riconciliarsi significhi anche ammettere la verità. I grandi uomini nella storia hanno saputo ammettere che ci sono state anche grandi ferite e credo che questo sia davvero auspicabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno
della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Mercoledì 26 marzo 2014, alle 10:

      (ore 10 e ore 16)

      1.  –  Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti della deputata Michela Vittoria Brambilla nella sua qualità di Ministro senza portafoglio per il turismo, pro-tempore (Doc. IV-bis, n.  1-A).
      — Relatore: Daniele Farina.

      2.  –  Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni telefoniche nei confronti di Marco Pugliese, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n.  5-A).
      — Relatore: Carinelli.

      3.  –  Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
          Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n.  34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (C. 2208).

      4.  –  Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):
          BURTONE ed altri; VENDOLA ed altri; FRANCESCO SANNA ed altri; MICILLO ed altri: Modifica dell'articolo 416-Pag. 84ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 204-251-328-923-B).
      — Relatore: Mattiello, per la maggioranza; Chiarelli, di minoranza.

      5.  –  Seguito della discussione della proposta di legge:
          FERRANTI ed altri; COSTA: Deleghe al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio. Disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 331-927-B).
      — Relatori: Ferranti, per la maggioranza; Molteni, di minoranza.

      6.  –  Seguito della discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00217, Schirò ed altri n. 1-00345, Pannarale ed altri n. 1-00353, Gianluca Pini ed altri n. 1-00359, Colonnese ed altri n. 1-00361, Galgano ed altri n. 1-00366 e Berlinghieri ed altri n. 1-00384 concernenti iniziative per un efficace utilizzo degli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa e per favorire l'integrazione tra tali risorse e quelle dell'Unione europea.

      7.  –  Seguito della discussione delle mozioni Castelli ed altri n. 1-00348, Marcon ed altri n. 1-00362, Guidesi ed altri n. 1-00363, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00372 e Marchi ed altri n. 1-00386 concernenti lo scostamento dai parametri europei in materia di deficit pubblico.

      8.  –  Seguito della discussione delle mozioni Brunetta ed altri n. 1-00290, Roberta Agostini ed altri n. 1-00273, Vezzali ed altri n. 1-00319, Prataviera ed altri n. 1-00379, Dorina Bianchi n. 1-00381 e Santerini ed altri n. 1-00393 concernenti iniziative per promuovere la parità di genere nel settore dello sport.

      9.  –  Seguito della discussione delle mozioni Chimienti ed altri n. 1-00341, Buonanno ed altri n. 1-00398, Santerini ed altri n. 1-00399, Centemero ed altri n. 1-00400, Giancarlo Giordano ed altri n. 1-00407 e Coscia ed altri n. 1-00408 concernenti iniziative per la stabilizzazione del personale precario delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento al comparto scuola.

      10.  –  Seguito della discussione delle mozioni Molea ed altri n. 1-00327, Lacquaniti ed altri n. 1-00388, Abrignani e Palese n. 1-00394, Schirò ed altri n. 1-00395, Allasia ed altri n. 1-00396, Prodani ed altri n. 1-00397, Benamati ed altri n. 1-00401 e Pagano e Dorina Bianchi n. 1-00402 concernenti iniziative a sostegno del settore del turismo.

      11.  –  Seguito della discussione delle mozioni Sarro e Brunetta n. 1-00387, De Girolamo n. 1-00389, Colonnese ed altri n. 1-00403 e Scotto ed altri n. 1-00404 concernenti iniziative in relazione ai recenti terremoti che hanno colpito alcune aree della regione Campania e la provincia di Campobasso.

      (ore 15)

      12.  –  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      La seduta termina alle 20,25.

Pag. 85

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DOC. IV, N. 5-A

Doc. IV, n.  5-A – Domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni telefoniche nei confronti di Marco Pugliese, deputato all'epoca dei fatti

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 22 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 43 minuti
    Partito Democratico 29 minuti
    MoVimento 5 Stelle 13 minuti
    Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 11 minuti
    Sinistra Ecologia Libertà 8 minuti
    Nuovo Centrodestra 7 minuti
    Scelta civica per l'Italia 7 minuti
    Lega Nord e Autonomie 7 minuti
    Per l'Italia 7 minuti
    Fratelli d'Italia 6 minuti
    Misto: 8 minuti
        Centro Democratico 2 minuti
        Minoranze Linguistiche 2 minuti
        MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) –
        Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Giorgetti G. e a. 1-340 rif. 460 460 231 460 72 Appr.
2 Nom. Moz. Zan e a. 1-354 rif. 461 461 231 461 72 Appr.
3 Nom. Moz. Gigli e a. 1-364 rif. 458 458 230 458 72 Appr.
4 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-365 rif. 461 458 3 230 458 72 Appr.
5 Nom. Moz. Ferraresi e a. 1-367 I p.rif. 467 464 3 233 464 72 Appr.
6 Nom. Moz. Ferraresi e a. 1-367 II p. 463 459 4 230 153 306 72 Resp.
7 Nom. Moz. Pizzolante e a. 1-370 rif. 469 468 1 235 468 72 Appr.
8 Nom. Moz. Moretto e a. 1-385 rif. 466 466 234 466 72 Appr.
9 Nom. TU pdl 254 e ab.-A - em. 1.57 444 442 2 222 121 321 69 Resp.
10 Nom. em. 1.2 454 450 4 226 115 335 68 Resp.
11 Nom. em. 1.6 454 438 16 220 84 354 68 Resp.
12 Nom. em. 1.100 456 435 21 218 339 96 68 Appr.
13 Nom. em. 1.101 463 362 101 182 362 68 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.300 463 379 84 190 364 15 68 Appr.
15 Nom. em. 1.51 454 439 15 220 87 352 68 Resp.
16 Nom. em. 1.102 454 440 14 221 353 87 68 Appr.
17 Nom. subem. 0.1.103.2 451 355 96 178 355 68 Appr.
18 Nom. subem. 0.1.103.1 459 358 101 180 358 68 Appr.
19 Nom. em. 1.103 456 441 15 221 354 87 68 Appr.
20 Nom. em. 1.58 459 371 88 186 356 15 68 Appr.
21 Nom. em. 1.52 457 442 15 222 97 345 68 Resp.
22 Nom. em. 1.53 461 444 17 223 89 355 68 Resp.
23 Nom. em. 1.54 454 439 15 220 123 316 68 Resp.
24 Nom. em. 1.105 452 439 13 220 349 90 68 Appr.
25 Nom. em. 1.104 449 351 98 176 351 68 Appr.
26 Nom. em. 1.55 448 433 15 217 94 339 68 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  3  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.200 454 355 99 178 355 68 Appr.
28 Nom. TU pdl 254 e ab.-A - voto finale 422 401 21 201 300 101 67 Appr.