XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 324 di martedì 4 novembre 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

      La seduta comincia alle 14,15.

      VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 ottobre 2014.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Fioroni, Losacco, Manciulli e Gianluca Pini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’Allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.

      PRESIDENTE. Comunico che, in data 3 novembre 2014, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro il deputato Gianluca Pini, in sostituzione del deputato Angelo Attaguile, dimissionario.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1612 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2014, n.  132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile (Approvato dal Senato) (A.C. 2681).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n.  2681: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2014, n.  132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile.
      Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2681)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

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      MARCO DI LELLO. Signor Presidente, signora sottosegretario, onorevoli colleghi, i deputati e la deputata socialisti voteranno la fiducia al Governo, condividendo l'impianto della riforma su cui siamo chiamati ad esprimerci oggi. Una buona riforma, utile e necessaria per iniziare a smaltire gli oltre 5 milioni di procedimenti civili pendenti e lo facciamo stavolta con un intervento strutturale e non più con soluzioni tampone. Si allarga la possibilità di ricorrere all'arbitrato anche per i procedimenti pendenti, assicurando così celerità di giudizio e alleggerendo i carichi di lavoro della magistratura. Si semplifica il rito ordinario valorizzando nel contempo il rito sommario, si snellisce il procedimento di separazione e quello per il divorzio, e infine si riduce l'ingiustificatamente lungo periodo di sospensione feriale dei termini. Spero davvero che su questo punto si riesca a far comprendere all'opinione pubblica che a noi, come credo a tutti i cittadini, della lunghezza delle ferie dei magistrati interessa davvero poco, molto di più ci interessa accorciare i tempi delle cause e rendere più efficienti i nostri tribunali.
      Siamo però consapevoli che si tratta solo di un primo passo, resta ancora da affrontare il nodo degli oltre 3 milioni di procedimenti penali in corso, resta da risolvere il tema di quel 40 per cento di detenuti in custodia cautelare; oggi sono oltre 20 mila sui 54 mila che affollano i nostri istituti penitenziari, e troppe volte sono oggetto di un abuso dello strumento della custodia cautelare tale da trasformarlo in un anticipo di pena su di un cittadino che, ricordo, la nostra Costituzione riconosce innocente.
      Resta da affrontare e rimuovere quella incomprensibile immunità, anzi irresponsabilità, riconosciuta alla magistratura italiana: siamo ancora tutti scossi dalla sentenza di appello del processo sulla morte, anzi sull'omicidio, di Stefano Cucchi. Alcuni pubblici ministeri hanno fatto le indagini, alcuni giudici hanno considerato il lavoro svolto dai PM tale da accertare la responsabilità di medici e agenti penitenziari...

      PRESIDENTE. Concluda.

      MARCO DI LELLO. ... altri, e concludo, giudici della Corte di appello hanno ritenuto di non condividere né il lavoro della procura né quello del tribunale. L'unico dato certo è che Cucchi è stato ammazzato mentre era custodito dallo Stato. Possibile che nessuno, nessuno, di tutti quelli che hanno sbagliato paghi ? È ancora tanta dunque la strada da fare per arrivare ad una giustizia più giusta nel nostro Paese, ma oggi è un primo passo e noi socialisti lo condividiamo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

      RENATE GEBHARD. Signor Presidente, i deputati dell'SVP e del PATT voteranno la fiducia perché ritengono fondamentale che il percorso riformatore avviato dal Governo debba proseguire e giungere a esiti certi sia sotto il profilo costituzionale e istituzionale sia in ordine ai limiti strutturali che precludono opportunità di innovazione e di crescita al nostro sistema economico e sociale. Ed è per questo che rinnoviamo il nostro patto politico con il Governo.
      Nel merito, riteniamo il provvedimento di riforma del processo civile come parte delle riforme ritenute essenziali, condividiamo l'obiettivo di restituire funzionalità e tempi adeguati al processo civile, intervenendo in via prioritaria con misure che possano incidere con la riduzione del forte arretrato esistente, ponendo le basi affinché ciò non debba riproporsi in futuro.
      Riteniamo, tuttavia, che tale obiettivo richieda ulteriori misure di ordine strutturale, entro un quadro complessivo di riforma del sistema giudiziario. Vi è nel Paese una domanda di efficienza del sistema giudiziario, in primo luogo per quel che attiene alla giustizia civile, che richiede Pag. 3risposte in ragione delle quali il nostro sistema possa recuperare competitività ed equità.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

      MARTINA NARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, semplificare per cambiare il Paese e per uscire dalle secche della crisi; questa è la vera scommessa che questo Governo ha messo in campo. C’è l'attesa di un Paese intero che guarda a voi, che guarda a noi, con gli occhi della speranza, che cambi l'Italia, che l'Italia cambi finalmente pelle. La burocrazia è uno dei mali perversi, che imprigiona i cittadini e li soffoca in carte ed in spese. È una delle questioni che, se risolte, può contribuire all'uscita dalla crisi.
      Il provvedimento, su cui oggi si chiede il voto di fiducia, chiama in causa la semplificazione in un campo, quello della giustizia, che se realizzato potrà determinare un piccolo, grande passo verso un Paese diverso, più semplice, più vicino alle esigenze dei cittadini e delle cittadine. Il decreto si pone l'obiettivo di dirimere le pratiche arretrate e agevolare le procedure, soprattutto per quanto riguarda le separazioni.
      Diciamoci la verità: i tempi e le procedure burocratiche per le separazioni oggi fanno a cazzotti con la vita reale. Provare a stare in linea con i tempi della vita a me pare un interesse verso le persone, verso gli uomini e le donne di questo Paese, che mette, appunto, al centro la volontà di semplificare la vita ai cittadini e alle cittadine, che deve essere salutata, secondo noi, favorevolmente.
      Sveltire e semplificare norme e pratiche in campo giudiziario è una necessità che finalmente viene posta come nevralgica dell'azione del Governo e del Parlamento. Questo è un intervento legislativo importante e ci auguriamo che altri anche più organici, come la revisione del processo civile nel suo insieme, possano arrivare presto nelle Aule parlamentari. Ridare fiducia e credibilità alle istituzioni è un obiettivo per cambiare davvero il Paese. La giustizia ha bisogno di una profonda riforma. C’è bisogno che ci siano processi realmente brevi, che ci sia un'oggettività nelle sentenze e nelle pene.
      Credere che il Paese ce la possa fare passa anche da qui, dal non leggere che dopo dieci anni non ci siano ancora sentenze, che processi importanti non si sono conclusi perché il reato è andato in prescrizione o che, davanti alle foto del corpo martoriato di Stefano Cucchi, non ci siano colpevoli.
      Tocca a noi, anche e soprattutto alla sinistra, innovare profondamente le istituzioni e i poteri dello Stato. Un Paese non può essere giusto senza una giustizia certa. Tempi e modalità di come si esercita la giustizia sono, quindi, un punto irrinunciabile dell'agire politico delle forze politiche che pongono il tema del cambiamento qui e ora.
      Per la seconda volta Libertà e Diritti-Socialisti europei darà la fiducia al Governo Renzi. Lo faremo convintamente, perché vogliamo contribuire a modificare lo status quo che ha prodotto ingiustizia e crisi economica. Siamo consapevoli che tanto, tantissimo c’è ancora da fare e che scardinare le vecchie regole e costumi sarà difficilissimo e i detrattori saranno ovunque. Ma noi vogliamo essere protagonisti dell'Italia che verrà, consapevoli che la sinistra o è innovazione, forza di cambiamento, sale della politica, lotta al conservatorismo o semplicemente non è.
      Per tutto questo preannunzio il voto favorevole di Libertà e Diritti-Socialisti europei (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

      EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, questa estate, quando il Ministro Orlando ha iniziato un giro di consultazioni, inaugurando anche una fase inedita della politica italiana per affrontare il grande tema della riforma della giustizia – oggi in particolare si affronta Pag. 4quello della giustizia civile – noi di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale avevamo salutato con simpatia ed interesse, come è logico per un partito patriottico, il tentativo di un Ministro di cambiare le cose in maniera intelligente, soprattutto su un tema così delicato, nello specifico quello di cui parliamo, della giustizia civile, con una giustizia di fatto negata, che blocca la nostra economia, con un arretrato pesantissimo sulle spalle del nostro ordinamento e delle casse dello Stato, con una irragionevole durata del processo, che porta, per quanto riguarda il diritto civile stesso, ad avere sentenze in quasi 1200 giorni, più del doppio della media dei Paesi europei, che ci vede collocati peraltro, come efficienza della giustizia civile, tra i peggiori Paesi del mondo. E questo certamente non può essere un vanto per un popolo che, come si diceva una volta, ha donato ai popoli la legge. Noi crediamo invece che l'efficienza debba sposarsi innanzitutto con una giustizia giusta e con spirito costruttivo abbiamo affrontato questa proposta del Governo.
      Tuttavia, dapprima lo strumento della decretazione d'urgenza, peraltro infilando una serie di norme all'interno di questa miniriforma del processo civile, norme che addirittura prevedono l'istituzione di alcune sedi distaccate del giudice di pace già soppresse, a dimostrazione che il Governo non perde tempo a tentare di fare anche qualche marchetta politica su un tema così importante. Ma adesso con la posizione della fiducia rispetto ad un percorso già contingentato al Senato, dove pure era stata posta la fiducia, con un discorso limitato, direi quasi imbavagliato, in Commissione giustizia, oggi arriviamo a questa ennesima fiducia che onestamente non possiamo votare. E non la possiamo votare innanzitutto perché noi non abbiamo fiducia in un Presidente del Consiglio, Renzi, che solo qualche mese fa aveva annunciato che, tramite la sua riforma del processo civile, avremmo smaltito tutto l'arretrato in pochi mesi e il nostro processo sarebbe durato un anno. Invece gli interventi per la verità sono assai timidi, per carità li riteniamo un passo in avanti, soprattutto per quanto riguarda la limitazione da parte dei poteri del giudice di compensare le spese e per il tasso moratorio elevato che scoraggia in qualche maniera gli interventi e le liti inutili e temerarie avanti ai giudici, ingolfando i tribunali, ma in realtà, come al solito, si vogliono fare le nozze con i fichi secchi; il Governo Renzi non interviene sui problemi strutturali; una riforma strutturale della magistratura onoraria, che fa bene il suo dovere, ma che ha bisogno di essere regolamentata e non precarizzata, un incentivo vero magari anche alla magistratura ordinaria, affiancata a delle responsabilità più chiare rispetto ad un processo che non funziona, soprattutto risorse per i processi telematici, per i cancellieri, per l'intervento per le sedi, per una giustizia più di prossimità. In realtà, come al solito, quando si tratta di risorse, questo Governo è latitante.
      E allora come possiamo avere fiducia in un Governo che proclama grandi riforme e fa timidi passi avanti, blocca e imbavaglia le opposizioni – ma tutto il Parlamento, diciamoci la verità, anche la maggioranza – rispetto al tentativo di migliorare una riforma di un codice civile che in passato ci è stato invidiato ? In realtà poi poco si fa, sicuramente si cerca di migliorare l'approccio per i riti alternativi, sono interessanti certamente, l'arbitrato e la negoziazione assistita, ma poi, come lo stesso termine veramente incredibile «degiurisdizionalizzazione», una parola che non esiste nel nostro vocabolario, che sembra piuttosto uno scioglilingua ma che in realtà maschera una latente e pericolosa tendenza verso una privatizzazione della giustizia. Ebbene, noi a questo non ci stiamo. Ovviamente non neghiamo i passi in avanti e riconosceremo nel dibattito finale i passi in avanti fatti dal Ministro Orlando, ma bocciamo, senza se e senza ma, il comportamento assolutamente pretestuoso e, se ci consentite, è veramente un bluff da parte del Presidente del Consiglio, che ci chiede la fiducia quando finora ha fatto solo annunci e ha dimostrato che è una persona e un politico di cui non possiamo fidarci.Pag. 5
      Allora, cominciamo a dare risultati, vediamo, effettivamente, di affrontare i temi reali della disoccupazione, della crisi economica, dei mali della giustizia, dell'inefficienza della macchina pubblica, e allora si potrà parlare di fiducia e di confronto. Ma non viene neanche accettato il confronto, perché abbiamo imparato in questi mesi che chiunque dica no a Renzi è tacciato di voler distruggere l'Italia, di voler spaccare il Paese, di volerlo ricattare.
      Insomma, l'unica forma di collaborazione che si può dare al Governo Renzi è quella di votare la fiducia e tacere, ma questo lo possono fare i parlamentari del PD nominati, che temono di non essere ricandidati, la prossima volta, nelle liste bloccate.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà.

      GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, il gruppo Per l'Italia conferma la fiducia al Governo in occasione di questo provvedimento, di questo decreto-legge. Noi ci rendiamo conto, naturalmente, che una fiducia sui provvedimenti che hanno la forma di decreto, inevitabilmente, ha la pretesa, poi, di mettere il sigillo anche sulla compiutezza tecnica della materia disciplinata, e questa pretesa, talvolta, può non trovare un riscontro.
      Noi crediamo, in particolare, che questo provvedimento certamente sia un provvedimento che apre molti problemi, non meno di quelli che cerca di risolvere. Infatti, probabilmente, sarebbe stato necessario sedimentare anche il confronto con gli operatori, cogliere, con uno studio di impatto, le sue condizioni di applicabilità e anche i suoi effetti sull'ordinamento.
      Tutto questo, certo, non vi è stato per ragioni anche di tempo e per le modalità del lavoro parlamentare, e quindi anche della forma assunta da questo testo. Noi, però, riteniamo che questa sia una tessera di un mosaico più grande, necessario per affrontare la crisi di sistema della giustizia civile. Quindi, vi saranno sicuramente occasioni in cui sarà possibile riconnettere, in maniera tecnicamente più solida, le singole sfaccettature al mosaico: questo è l'invito che noi facciamo al Governo.
      D'altro canto, vorrei qui dire che la forma scelta, il decreto-legge, e i meccanismi parlamentari utilizzati a suo supporto, la fiducia, sono, in fondo, l'espressione di due possibili debolezze: una è quella di un Esecutivo che rischia di essere, in un certo qual modo, indifferente, nonostante la buona volontà, rispetto agli esiti tecnici dei provvedimenti che propone, in virtù della velocità che richiede; l'altra è la debolezza del lavoro parlamentare, perché, come ho avuto già modo di dire la settimana scorsa, la centralità del Parlamento va difesa non solo rispetto ad un abuso della legislazione di urgenza e dei voti di fiducia, ma va anche difesa rispetto all'inconcludenza o anche, talvolta, all'eccesso di narcisismo dei singoli parlamentari e dei gruppi di cui essi fanno parte.
      Noi, su queste due debolezze, abbiamo il dovere di riflettere, e rispetto a queste due debolezze abbiamo il dovere di trovare una soluzione, perché questa centralità non sia semplicemente affermata come una sorta di simbolo, ma sia, invece, una realtà necessaria per la crescita, e non per il deperimento e la stanchezza della nostra democrazia.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

      DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, quando Zanda vota come Verdini per 551 volte su 552, – e, probabilmente, quell'unica volta che hanno votato in modo discorde uno dei due ha sbagliato –, quando il capogruppo del Partito Democratico vota nove volte su dieci come il capogruppo di Forza Italia al Senato – alla Camera, invece, vi è «opposizione dura senza paura», e quindi ben sette volte su dieci Forza Italia vota come il Partito Democratico –, quando vi è una tale unanimità, quando vi è la maggioranza Pag. 6più ampia che il Parlamento abbia mai avuto modo di verificare nei fatti, non nelle enunciazioni – quelle le lasciamo alla stampa –, ma nei fatti, perché mettere la fiducia ?
      La domanda, il senso di questa giornata, una tra tante, in cui il Parlamento viene, per l'ennesima volta, esautorato dalle sue funzioni, è questo. Il primo motivo è che in questa legislatura, ancora una volta, non c’è la capacità di cambiare il processo legislativo, le norme, i meccanismi, di approvazione delle leggi e, quindi, basta anche un gruppo testardo, determinato, come quello della Lega Nord per far sì che, per arrivare ad una approvazione con tempi certi, si debba porre la fiducia. Ma su questo, come su altri provvedimenti, il problema va ben oltre, ed è il secondo motivo per cui si pone la fiducia, ovvero che siamo di fronte ad una maggioranza che ha in sé le difficoltà di chi sta cambiando forma, volto, connotazione, una maggioranza che ormai ha formato al suo interno gli anticorpi a questo nuovo disegno di ricreare la Democrazia Cristiana, la Democrazia Cristiana del terzo millennio a cui Renzi sta lavorando con tanto impegno, dimenticando poi le reali necessità del Paese, perché qui voi vi occupate tanto di occupare i posti, non vi occupate, invece, dei posti di lavoro.
      Il problema vero è che questo provvedimento, come altri, esce dal Consiglio dei ministri con enunciazioni che nulla hanno a che fare, poi, con quelli che sono i reali contenuti. Vengono evidenziati quelli che sono, sì, i reali problemi del Paese, però poi – come la classica montagna che partorisce un topolino – partorite dei provvedimenti del tutto inefficaci, il più delle volte scritti dagli stessi burocrati che scrivevano i provvedimenti di Letta, Monti, e anche dei Governi precedenti.
      Si tratta di provvedimenti inefficaci; una delle giustificazioni che voi portate, che sarebbe quella su cui porre maggiormente l'attenzione e quella su cui noi, in Commissione giustizia, con i nostri emendamenti, abbiamo cercato in tutti i modi – purtroppo ce lo avete impedito – di porre rimedio, è quella di dare maggiore efficienza alla giustizia civile, perché è uno dei tanti motivi per cui noi in Europa siamo penultimi, davanti solo alla Grecia, per quanto riguarda gli investimenti esteri.
      E quando si parla di occupazione, invece di continuare ad illudere le persone, si parla di investimenti esteri, si parla di capacità di generare ricchezza, cosa che in questo Paese assolutamente non c’è. Chi è quello scellerato che decide di venire ad investire qui, o che qui ha il denaro da investire, e ovviamente non lo fa, se servono 11 anni e 250 milioni di euro alla British Petroleum per creare il rigassificatore di Brindisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? E, poi, dopo 11 anni, ovviamente, alzano le mani, si arrendono e dicono: sentite, sapete cosa è la novità ? Il rigassificatore lo facciamo da un'altra parte, i mille posti di lavoro li diamo a qualcun altro e, soprattutto, la concorrenza del mercato del gas che avrebbe portato quel rigassificatore, come tanti altri, sarà per qualche altro Paese, così come i conseguenti benefici per quanto riguarda le tariffe; tutto ciò che noi sappiamo benissimo, e di cui parliamo regolarmente in quest'Aula, ma che poi rimane lettera morta. Chi, sano di mente, verrebbe ad investire in un Paese in cui a novembre non sai ancora quante tasse devi pagare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Quali tasse devi pagare ? Ma quale programmazione d'impresa uno può fare ? Ma non riesci neanche a programmare la famiglia.
      Non sai neanche quanto devi pagare sulla tua casa, sul luogo dove vivi. Quattrocento sono gli adempimenti stimati da qui a fine anno. Nella legge di stabilità ci direte finalmente quale sarà e che nome avrà, oltre che l'importo – giusto per curiosità –, la tassa sulla casa, ma non solo quella. Chiedete – questa, guardate, veramente è una cosa che non sta né in cielo né in terra – più del 100 per cento di acconto. Già, dal punto di vista anche concettuale, un acconto che è superiore al dovuto la dice lunga sulla confusione che regna in questo Paese.Pag. 7
      E noi dovremmo essere attrattivi ? Dovrebbe essere attrattivo un Paese in cui un giudice del lavoro, che non ha mai avuto a che fare con un'impresa nella sua vita, che non sa neanche come si fa a fare impresa, ti reintegra il fannullone, il «fancazzista», quello che distrugge il processo produttivo dell'impresa, che ti fa perdere capacità produttiva, te lo reintegra e ti obbliga pure a pagargli i giorni in cui è stato a casa ? E voi pensate che questo Paese può essere attrattivo ? Può essere attrattivo chi non paga i debiti ? 75 miliardi di euro, 75 miliardi di euro che questo Paese deve alle imprese, che non sono ancora state pagate.
      Un minimo di consapevolezza ! Noi siamo quelli che consumano un quinto dell’export energetico della Russia, un quinto ! Ma vi sembra normale che con una cifra del genere io mi metta a fare sanzioni al Paese che mi garantisce l'autosufficienza dal punto di vista energetico ? Ancor più, facendolo danneggio per 12 miliardi di euro di export le mie imprese ? Un Paese così governato, con una incapacità così elevata di gestire fenomeni complessi come quelli di un mercato globale, non può certo candidarsi ad attirare capitali dall'estero.
      E guardate bene, gli 80 euro che voi avete messo in busta paga sicuramente hanno fatto bene a centinaia di migliaia di famiglie, sono cosa ben importante, ma sono la cifra del vostro fallimento politico. All'estero chi guarda questo atto, questi 80 euro non fa altro che avere la conferma che Renzi è l'Achille Lauro del terzo millennio: un nuovo modo di fare clientelismo, la solita vecchia repubblica delle banane, di cui non ci si può fidare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! È per questo che noi, ancora una volta, non vi voteremo la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Scelta Civica voterà la fiducia al Governo su questo provvedimento. È un provvedimento che contiene sicuramente alcune misure positive per migliorare il sistema della nostra giustizia civile. In particolare, penso a tutte le misure che riguardano la fase dell'esecuzione, le misure che riguardano i tassi di interesse, quelle che riguardano la compensazione delle spese, che sono tutte quelle misure che vanno a colpire chi ha torto nei giudizi. E noi abbiamo un sistema di giustizia che è talmente lento, talmente faticoso e talmente inefficiente che è diventato un sistema di protezione di chi ha torto.
      Per questo motivo, penso che sarà molto meno efficace la prima parte delle misure – questo lo abbiamo sottolineato –, cioè la parte sul trasferimento in arbitrato e la parte sulla negoziazione assistita, che hanno il problema di richiedere il consenso di tutte e due le parti. Per definizione, se si pensa che la giustizia italiana funzioni a favore di chi ha torto, chi ha torto è difficile che aderisca a quel tipo di misure acceleratorie.
      Quindi, ci sono norme sicuramente positive, incluse quelle sulla famiglia – a nostro modo di vedere –, che hanno però degli aspetti da migliorare.
      Noi avevamo presentato degli emendamenti in particolare sullo scioglimento del matrimonio e la separazione di fronte al sindaco, perché la presenza solo facoltativa dell'avvocato, a nostro modo di vedere, è pericolosa.
      E ci sono altre norme che sicuramente possono portare a degli effetti positivi, ma non sono sufficienti per curare i mali della nostra giustizia civile.
      Noi di Scelta Civica abbiamo presentato innumerevoli volte una serie di proposte, emendamenti, un disegno di legge sistematico sulla giustizia civile, perché pensiamo che questo sia un problema essenziale della nostra economia e riteniamo che non si possa intervenire soltanto con singole misure. Di questo decreto è stata addirittura contestata la costituzionalità, dicendo che faceva una riforma di sistema: non fa una riforma di sistema, ma una riforma di sistema serve.Pag. 8
      Noi sentiamo spesso dire che mancano le risorse, che bisognerebbe riordinare gli uffici, che bisogna aumentare gli organici. È tutto vero. Però, se la nostra giustizia è la più lenta del mondo occidentale, forse anche il sistema dal punto di vista dei codici va rivisto. In particolare, penso alla gestione dei procedimenti.
      Noi siamo abituati ad una situazione in cui chi va in giudizio arriva in tribunale, fa un'udienza, fa quella successiva dopo due anni, quella successiva dopo altri due anni, poi va in appello ed in appello di solito la prima udienza successiva avviene tre anni dopo. E ogni processo si incastra sull'altro, questi ritardi aumentano sempre.
      Se viene qualcuno da un'altra parte (purtroppo ogni tanto arrivano dall'estero) trova questo sistema surreale. E noi continuiamo a curare dei piccoli pezzi di questa situazione, senza mai intervenire su una cosa ovvia, e cioè sul fatto che i processi andrebbero gestiti uno dopo l'altro, non tutti insieme, sovrapposti e con un'udienza ogni tre anni.
      È stato fatto, sono state fatte sperimentazioni, sono state fatte sperimentazioni anche a Torino, al famoso tribunale di Torino, che non ha arretrato. L'accelerazione enorme, non si è mai fatta.
      Ecco, io spero – ed abbiamo presentato anche un ordine del giorno su questo e in generale sugli interventi da fare – che questa sia una priorità del Governo, perché noi abbiamo un sistema a cui gli italiani si sono abituati, ma che è surreale.
      E non si può pensare di arrivare ad avere un processo civile che dura un anno o di smaltire l'arretrato, se non si interviene su questo. Si possono fare misure per accelerare, ma non si può pensare di cambiare il sistema e di rendere efficiente il nostro sistema di giustizia, se non si cambia l'impostazione complessiva di tutto il processo.
      È stato fatto, ripeto, a Torino, sono state fatte sperimentazioni a Roma e a Milano, con delle accelerazioni molto importanti, fino ad un terzo della durata dei processi.
      Ecco, non so come mai sia il Governo Letta sia fino ad ora il Governo Renzi non abbiano voluto intervenire su questo aspetto.
      Io spero che nella prossima legge delega annunciata sul processo civile ci saranno queste misure, perché senza queste misure un'accelerazione non ci sarà.
      Noi voteremo comunque la fiducia, perché il provvedimento è in sé positivo, contiene delle misure positive.
      È abbastanza incredibile sentire i commenti che abbiamo sentito oggi, almeno sia gli ultimi, da parte del collega della Lega, sia prima, dai colleghi di Fratelli d'Italia, come se fossero persone che non erano al Governo negli ultimi 15 anni – c’è stata anche la sinistra, intendiamoci – ultimi 15 anni nei quali la giustizia è andata allo sfascio.
      È andata allo sfascio sia perché non è stata gestita, sia per misure attive che ne hanno peggiorato la qualità: penso al penale, alla prescrizione, a mille altre iniziative che sono state prese e che hanno cambiato in senso negativo il nostro sistema.
      Pertanto, penso che oggi non sia il caso di mettersi a giudicare questo Governo come se fosse responsabile delle disfunzioni che ci portiamo appresso da tantissimo tempo.
      Questo Governo vuole portare avanti le riforme. Ha l'obbligo, ha la responsabilità di fare di più rispetto a quello che è stato fatto fino ad ora. Noi continueremo ad insistere su questi aspetti e continueremo a spingere su tutto ciò che è innovativo ed aumenta l'efficienza: penso al tema della chiusura estiva degli uffici giudiziari, che è un tema che noi abbiamo posto per primi; l'abbiamo posto al Ministro Orlando ed era stato recepito e, devo dire, che c’è stata una marcia indietro parziale su questo, perché ormai siamo tornati ad un mese intero di chiusura.
      Ecco, io credo che non sia degno di un Paese occidentale dire che i propri uffici giudiziari stanno chiusi un mese su dodici, quando abbiamo una giustizia così lenta.
      Per cui confermo il voto favorevole di Scelta Civica e confermo la fiducia a Pag. 9questo Governo, ma voglio ribadire che sui temi della giustizia noi continueremo a insistere perché contro le resistenze della parte più conservativa e conservatrice delle corporazioni, sia dei magistrati, sia degli avvocati, si facciano riforme coraggiose e si continui a fare di tutto per migliorare il sistema e lo si faccia subito perché le imprese e i cittadini italiani non possono più aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

      DANIELE FARINA. Signor Presidente, potrei prenderla larga questa dichiarazione sulla questione di fiducia posta dal Governo e addurre temi di carattere generale. Ce ne sarebbe e ce n’è da vendere. Ma il Governo sui temi della giustizia ha spesso trovato interlocuzione in Sinistra Ecologia Libertà e, quindi, rimarrò al punto. Valga per tutti quando a più riprese si è tentato di riportare le nostre carceri a livelli di civiltà europei, mentre altri mugghiavano contro inesistenti svuotacarceri o amnistie mascherate. E attenzione c’è stata quando il vostro Governo ha annunciato l'epocale riforma per giugno, diventati poi dodici stringati punti a luglio. E siamo venuti ad agosto dal Ministro Orlando in consultazione, a cui e di cui gli rendiamo merito. Poi voi avete scelto la via del decreto-legge pubblicato dodici giorni dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri a riprova che le idee non erano poi così chiare. Non ci sfugge l'enormità dell'arretrato civile o l'irragionevole durata del processo. Dubitiamo, tuttavia, che questo provvedimento avrà effetti sostanziali sull'uno (arretrato) o sull'altra (durata). E sì che la lista degli interventi articolati in questo decreto-legge è ambiziosa: sede arbitrale, negoziazione assistita, regime di compensazione delle spese, ritardo nei pagamenti, interventi sulle cause di separazione e divorzio. Tanta roba, ma alla fine seguite la cattiva strada che invalida molta parte della vostra azione di Governo, che si parli di lavoro, si parli di ambiente e in questo caso, appunto, di giustizia, ovvero ritenete che le riforme si possano fare a costo zero, anzi che ci si possa pure risparmiare un poco e, infatti, nel prossimo triennio togliete alla giustizia 102 milioni di euro, di cui proprio una sessantina alla giustizia civile. Come dire, con questo provvedimento elevate i limiti di velocità, ma poi sgonfiate le gomme alla macchina.
      Signori del Governo, questo è il vostro trentacinquesimo decreto e la ventiseiesima fiducia, ma si potrebbe sbagliare, ovviamente per difetto. In questa occasione la Camera dei deputati non è stata nemmeno messa in condizione di discuterne. Si incardina il lunedì, si chiudono gli elementi il martedì e si applica una doppia tagliola il mercoledì, ed ora eccoci qui. Con la vostra decretazione abnorme state configurando una sorta di bicameralismo alternato di cui non c’è nessuna traccia in Costituzione. Ecco perché abbiamo chiesto alla Presidente della Camera di reiterare il suo intervento in difesa delle prerogative del Parlamento. E se qualcuno volesse la controprova di questo svuotamento a cui assistiamo, basti la discussione sulle linee generali di ieri e bastino le dichiarazioni di oggi in un'Aula desolatamente deserta.
      Per una riforma definita epocale, mi sembra un cattivo viatico. Ma, poi, diciamocelo, qui molto dell'urgente lo avete escluso e parecchio del non urgente lo avete incluso, a partire da quelle ferie dei magistrati, di cui abbiamo discusso tutta l'estate, ma la cui prenotazione riguarda con evidenza l'estate prossima e, quindi, non si capisce molto cosa facciano in questo decreto-legge. Vedo che il Presidente del Consiglio rispolvera etichette da museo tipo sinistra radicale, a cui con poca colpa noi saremmo d'ufficio iscritti. Ci sarà forse la sinistra radicale, certamente ci sono i fallimenti radicali. Immagino che Renzi dovrebbe preoccuparsi, visti i dati, più dei secondi fallimenti che della prima. La fiducia si è sprecata nel tempo e dunque Sinistra Ecologia Libertà non la voterà.Pag. 10
      Poteva essere diverso il voto sul provvedimento, ma il metodo ha travolto il merito, impoverito il testo, aumentato i costi a carico dei cittadini ed introdotto pericolosi cedimenti nell'universalità del servizio giustizia verso parziali, potenziali privatizzazioni. Non avrete la nostra fiducia, ma colgo l'occasione per esprimere la solidarietà di Sinistra Ecologia Libertà alla famiglia Cucchi che dallo Stato non ha ricevuto giustizia, ma certamente un grave torto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Bernardo. Ne ha facoltà.

      MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, un ringraziamento va anche al sottosegretario Ferri. Nell'alternanza degli interventi il caso vuole che mi esprima a favore e quindi il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà la fiducia su un decreto-legge che giudichiamo importante e, allo stesso tempo, necessario in una materia delicata che riguarda molte famiglie italiane, il mondo delle imprese, convinti che comunque si debba arrivare ad una riforma del sistema della giustizia in Italia nelle varie sfaccettature e per quello che riguarda non solo la materia civilistica ma anche quella penalistica.
      In attesa di questo ritengo che il decreto metta in evidenza tra i vari punti le necessità presenti che significano anche semplificare e dare un contributo fattivo al sistema giudiziario per quello che è addirittura il numero così elevato di cause che non sono state ancora prese in considerazione e alludo a quei milioni di momenti di dibattimento che dovrebbero essere affrontati da qua a breve. Anche perché, nel semplificare il rapporto tra il sistema giudiziario e quello dei cittadini italiani, consente anche di dare uno sviluppo al Paese. Quindi il decreto trova forme di semplificazione che vengono identificate. Penso ad esempio all'introduzione del nuovo istituto della negoziazione assistita. È vero che si parlava prima di mediazione ancora oggi, ma basti pensare al numero di 5 milioni di cause che ancora non sono state affrontate più quelle che sono attualmente pendenti e questo ci riporta ai continui richiami che l'Europa fa anche al nostro Paese. Quindi anche la possibilità di devolvere in sede arbitrale le cause pendenti ed una giusta e legittima valorizzazione della professionalità degli avvocati, rispetto ad alcuni di questi passaggi che noi riteniamo fondamentali nell'individuare anche le responsabilità di coloro che tendono ad usare quella furbizia che fa poca strada ma che provoca il contenzioso, con quello che significa poi trascinare nel tempo le cause, cercando di andare a sanzionare l'aspetto amministrativo laddove chi gioca la causa per rallentare il pagamento legittimo in una causa che può essere ovviamente superata e sostituita con altre modalità, ci porta quindi a fare queste scelte importanti.
      Ecco perché riteniamo che questo sia un decreto necessario oggi per lo sviluppo del Paese e per quella attrazione e attrattività che deve avere il nostro sistema Paese nei confronti del mondo delle imprese non solo italiane ma anche straniere. Sappiamo bene la durata dei percorsi di vario grado all'interno del sistema giudiziario italiano, dell'esigenza che noi abbiamo di rilanciare il Paese anche su questi argomenti così come sulla figura della dignità della persona, laddove noi abbiamo anche diversi casi di malagiustizia, laddove nella tempistica – e qui andando a favore degli operatori della giustizia, quindi di coloro che poi giudicano e hanno però un lavoro enorme – troviamo le modalità per semplificare un percorso, ciò ci porta quindi a trovare delle soluzioni che in questo momento sono quelle necessarie in attesa di quello che richiamavo prima vale a dire una riforma complessiva di uno Stato di diritto qual è il nostro.
      Allora, anche la dignità della persona, il veder risolte delle cause che si trascinano nel corso degli anni – anche perché il numero degli operatori probabilmente non è adeguato al numero delle cause –, il ricorso continuo ad una formalizzazione che può essere superata attraverso gli Pag. 11strumenti che noi abbiamo immaginato, tra i vari, all'interno di questo decreto, ci portano, quindi, ad esprimere la fiducia al Governo, sapendo bene che questo è un primo momento: semplifica sicuramente il numero dei procedimenti, alleggerisce un sistema qual è quello della giustizia civile in Italia, semplificando le cose, ma, allo stesso tempo, in attesa che arrivi quella riforma, che nel frattempo, ci sta facendo incontrare i diversi soggetti, per avere, quindi, un rilancio, uno slancio necessario su una materia estremamente delicata, ma che credo debba vedere tutti quanti assieme a dare risposte concrete ed effettive.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, era il 26 agosto scorso quando il Ministro Orlando ci convocava, in un periodo feriale, per esaminare e discutere la riforma della giustizia. Pensavamo che fosse veramente il momento in cui le forze parlamentari potessero, insieme, trovare una soluzione a questo annoso problema, che, ormai, da decenni, affligge l'Italia, affligge la giustizia in generale. L'auspicio, perlomeno, era quello di condividere un percorso che sarebbe servito sicuramente a portare un provvedimento che fosse condiviso da tutte le forze politiche. D'altronde, mi chiedo a cosa serve convocare in pieno agosto, se, poi, si arriva alla prova dei muscoli come si è fatto ancora, per la trentacinquesima volta, in quest'Aula.
      È un provvedimento che a mio parere, a parere del gruppo di Forza Italia, sicuramente rallenterà il corso o lo snellimento di quello che oggi è una piaga per la giustizia; un provvedimento che rallenterà sicuramente il decorso di quella che è la sete di giustizia che tanti cittadini hanno. Questo è stato anche illustrato nella pregiudiziale di costituzionalità, che non è un'idea che viene a qualcuno di sottoporre all'Aula, ma è una verità che, prima o poi, emergerà, così come è stato per tantissimi altri provvedimenti.
      Devo dissentire anche da quello che il collega Caparini diceva: a me risulta esattamente il contrario, cioè che sui problemi della giustizia Forza Italia ha sempre votato contro qualsiasi provvedimento di questo Governo, perché sono provvedimenti palliativi, sono provvedimenti che, certamente, non hanno, sino ad oggi, dato il risultato che tutti si aspettano o, quanto meno, non è stato conseguenziale agli annunci fatti.
      Inutile dire del problema relativo alla situazione carceraria, ormai annosa, con riferimento al quale persino il Presidente della Repubblica è dovuto intervenire per ben due volte e la sinistra di questo Governo – o, meglio, quella sinistra più estrema, probabilmente, di questo Governo, ostaggio dei suoi ideali – non ha mai consentito di arrivare ad un rimedio che possa rendere vivibile lo stato dei detenuti in questa nazione.
      Oggi, ci troviamo ad esaminare un provvedimento che, a mio parere, fa acqua da tutte le parti, ed è un complimento. Abbiamo innanzitutto un provvedimento, oggi, che ci arriva con decreto, non ravvedendosi assolutamente la necessità né l'urgenza.
      Infatti, vorrei che qualcuno mi spiegasse, anche il sottosegretario che è qui, sempre molto attento in Aula, quale sia l'urgenza o la necessità di questo provvedimento inerente alla reintroduzione di una mediazione su alcuni tipi di provvedimento perché, obiettivamente, non se ne vede la ragione. Noi oggi abbiamo all'esame ancora un decreto-legge che, nella materia del danno da circolazione stradale di veicoli e natanti, reintroduce la mediazione; un provvedimento che già è stato bocciato dalla Corte costituzionale nel 2011 e, quando era in vigore, chi è addetto ai lavori ricorderà che è stato un fallimento totale.
      Oggi, oltre a questo, non si comprende la necessità e l'urgenza di introdurre, ancora una volta, sempre per quanto riguarda questo provvedimento, la negoziazione assistita che, in effetti, può far bene a una categoria che è sempre sofferente e che il Governo cerca di accontentare con Pag. 12questi provvedimenti inutili, magari dimenticando che vi è una tariffa professionale che ancora è rimasta bloccata dalla legge Bersani. Ancora abbiamo provvedimenti, per la categoria degli avvocati, dove non sono stati reintrodotti i minimi tariffari, consentendo certamente a chi giudica di andare al di sotto di quello che è un parametro di lavoro per i poveri avvocati; questi sono i provvedimenti che si aspetta l'avvocatura. Abbiamo introdotto, in uno dei punti di questo provvedimento, il cosiddetto divorzio facile. Oggi, noi ci troveremo di fronte ad un'inversione di quello che è il diritto per come è stato sino ad oggi applicato e visto in Italia; oggi il pubblico ministero assisterà ad una inversione dei ruoli, cioè il verbale passa dal pubblico ministero perché egli decida se questo possa essere delibato o debba essere attenzionato dal tribunale; se questa non è una perdita di tempo ditemi voi cos’è.
      Abbiamo, poi, una serie di altri provvedimenti; ho sentito anche esprimere parole favorevoli da alcuni colleghi in ordine ai tassi di interesse che vengono applicati. Io penso che quella sia una norma del tutto incostituzionale, perché non si può consentire a chi vuole giustizia e sa di avere ragione di accettare un importo inferiore rispetto a chi, magari, poi, aderisce alla mediazione. È esattamente l'opposto di quello che questo Governo vuole proporre.
      Quindi, non si riesce sinceramente a comprendere in nessuno di questi dodici punti quale sia la necessità e quale sia, sostanzialmente, l'urgenza. Noi assistiamo, ancora una volta, a una imposizione fatta da questo Governo, sradicando completamente quella che era una sintesi che peraltro era uscita sempre dal Governo, con un subemendamento che ha stravolto interamente il piano iniziale di previsione in ordine a quelli che sono veramente i problemi e cioè allo snellimento delle procedure.
      Poi, non si riesce a comprendere perché vi siano due pesi e due misure; non lo riesco a comprendere, perché è noto a tutti che in Italia il carico di lavoro più rilevante è quello relativo alle cause di lavoro e oggi nella mediazione si esclude quello che poteva essere veramente l'unico motivo che poteva consentire tanto al lavoratore quanto all'imprenditore di trovare una sintesi su questi provvedimenti. Ecco perché, Presidente, dico a lei e ai colleghi che va veramente fatta una analisi attenta e approfondita sui temi oggi in discussione.
      Perché non è possibile escludere alcune materie, che rappresentano il 70 per cento delle problematiche dell'intasamento giudiziario così, senza avere alcun supporto, senza avere nessuna giustificazione. Quindi è chiaro che questo Governo, attraverso la sua linea...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Devo concludere ?

      PRESIDENTE. Ha ancora 20 secondi.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Attraverso la sua linea politica, sta procedendo nel senso sbagliato, sta consentendo ancora una volta di imporre il suo pensiero, senza però cercare di venire incontro ai cittadini italiani, i quali hanno veramente tanta sete di giustizia e penso che se la meritano.
      Vorrei esprimere – per concludere, Presidente, solo un minuto – anch'io, anche a nome del mio gruppo – la solidarietà, la vicinanza con affetto alla famiglia Cucchi. Però vorrei fare anche una considerazione: noi siamo fra quelli che si battono per la responsabilità di chi non fa bene il suo lavoro. Oggi io non voglio criticare, giudicare: anzi, le dico, apprezzo anche l'intervento,...

      PRESIDENTE. Concluda.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. ... la sentenza, perché non la commentiamo ma la accettiamo, quella della Corte d'appello; però diciamo anche che i procedimenti vanno fatti alla base, e per cui noi insistiamo acché venga anche Pag. 13rivista la separazione delle carriere fra gli inquirenti e i giudicanti. Per questo motivo...

      PRESIDENTE. La ringrazio.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Onorevole Chiarelli, ha avuto 11 minuti. Prego.
      Mi permetta, onorevole Bonafede, intanto di salutare studenti e insegnanti dell'Istituto Olandese di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

      ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, simbolicamente ho qui con me una pagina in cui sono riportati gli articoli della Costituzione: in particolare – tra i quattro, cinque articoli che ci sono – c’è l'articolo 70, secondo cui la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere. Simbolicamente, questa mano rappresenta la mano del Governo Renzi, e questo è quello che sta facendo il Governo Renzi con la Costituzione italiana, e in particolare con quella pagina della Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Perché, Presidente, diciamoci la verità: oggi noi stiamo parlando della cosiddetta riforma della giustizia, ma potremmo parlare di lavoro, potremmo parlare di stadi, potremmo parlare di qualsiasi cosa. È sempre lo stesso film: un film drammatico, in cui c’è un Parlamento imbavagliato dal Governo, in cui ci sono parlamentari che ormai fanno fatica a concepire se stessi come qualcosa di differente da burattini che devono sfilare, come assisteremo oggi per l'ennesima volta, semplicemente per dire sì, e penseranno che dicendo quel sì, pronunciando quel sì, si saranno guadagnati i 15 mila euro al mese per cui dovrebbero stare qui a lavorare per i cittadini.
      È un film drammatico, in cui c’è un Ministro per i rapporti con il Parlamento che a quanto pare pensa che i suoi rapporti col Parlamento consistano nel leggere un discorsetto, il cosiddetto speech, con cui viene posta la questione di fiducia, e quel Parlamento viene in quel momento imbavagliato, il dibattito ghigliottinato per l'ennesima volta.
      Mi chiedo fino a quando dobbiamo parlare di vergogna, di massacro della democrazia. Fino a quando ? Forse è meglio parlare di numeri, forse le parole devono lasciare spazio ai numeri: siamo alla ventiseiesima fiducia. Ventiseiesima questione di fiducia vuol dire che il Governo Renzi ha posto la questione di fiducia tre volte al mese circa: sta raggiungendo piano piano il record di una questione di fiducia a settimana. E siamo qui allora a fare che cosa ?
      In Commissione, Presidente, abbiamo avuto – lo ribadisco – un giorno per studiare il provvedimento e presentare i nostri emendamenti; una mattinata per studiare gli emendamenti degli altri ed esprimere la nostra posizione al riguardo.
      Quando, finalmente, siamo arrivati al voto, quando, finalmente, eravamo sul punto di discutere e di votare gli articoli del provvedimento, per cercare anche di migliorarli, allora, ci siamo accorti che era giovedì e il giovedì, qui alla Camera dei deputati e nelle Commissioni, c’è una certa fibrillazione: scatta l'operazione trolley. Allora, tutti hanno cominciato a dire che dovevamo finire il giovedì pomeriggio. Eravamo disponibili a lavorare giovedì notte, tutta la notte e tutto il venerdì per cercare di votare gli emendamenti e invece non è stato possibile. È indecente il modo in cui il deputato Verini ha abbandonato l'aula della Commissione perché la presidente si rifiutava di chiudere i lavori il giovedì pomeriggio. Ma poi anche la presidente ha ceduto e il giovedì pomeriggio i tempi sono stati contingentati in maniera tale che, alle 21, eravamo tutti fuori perché, capirai, guadagnando 15 mila euro al mese, se si è iniziato a lavorare il martedì mattina, il giovedì sera sei già stanchissimo.
      Allora, Presidente, siamo arrivati qui; qual è la novità ? Ci sono nuove questioni di fiducia con particolare significato ? Niente, ormai la novità è che, prima parlavamo per 1 o 2 giorni, poi piano piano per qualche ora, ora il Ministro Boschi entra direttamente ancora prima Pag. 14del provvedimento e, dopo un minuto, ha già posto la questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Stiamo parlando di cosa ? Di una pseudoriforma. Serve a qualcosa ? Proviamo ad individuare qualche messaggio, qualche punto di questa pseudoriforma che non riforma esattamente nulla. Il Governo ti dice: se tu cittadino sei in tribunale, ti vuoi sbrigare, vuoi una giustizia veloce, accomodati fuori e vatti a pagare un collegio arbitrale. Il che è un messaggio incredibilmente deleterio in uno Stato di diritto in cui nelle aule di tribunale è scritto che la legge è uguale per tutti. Tu, cittadino, sei in tribunale ? Puoi evitare di andarci – questo è il messaggio che manda il provvedimento – se, prima, ti metti d'accordo con la controparte. Bella scoperta, grandissimo colpo di genio. Per carità, la negoziazione assistita è anche uno strumento apprezzabile ma come si fa a dire che i processi dureranno un anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
      Tu, donna (parliamo delle separazioni e dei divorzi), sei nelle aule dei tribunali, stai cercando di difendere i tuoi diritti, sei andata di fronte al giudice perché lo stesso possa controllare se stai disponendo dei tuoi diritti, nel corso di una separazione o di un divorzio, come si deve e consapevole dei tuoi diritti e il Governo ti dice: «donna, per favore, ti puoi accomodare fuori e vai dal sindaco». Dal sindaco ! Non esiste in nessun altro ordinamento, né in Francia, né in Spagna, né nel Regno Unito, né in Germania; nessun Governo si è sognato minimamente di togliere separazioni e divorzi da un controllo, anche minimo, della magistratura.
      Però donna, questa volta, non c'erano bandierine da sventolare. La Presidente Boldrini ovviamente non parla, figuriamoci; stavolta, c'era la slide del processo breve. Ma, guarda caso, il MoVimento 5 stelle ha presentato e ha votato, insieme alle altre forze politiche, la norma sul divorzio breve che è insabbiata al Senato. Quindi, le norme giuste non sono entrate nel decreto, entra invece una norma che massacra i diritti dei cittadini e, in particolare, dei cittadini più deboli.
      Ma, allora, a cosa serve questa riforma ? Ve lo dico io a cosa serve: non riforma un bel niente del processo civile ma serve perché, in tema di giustizia, non si parli della vera riforma di cui avrebbe bisogno questo Paese e cioè della riforma penale, del pacchetto anticorruzione con cui i ladri finalmente finirebbero in galera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      E sento parlare di un'Italia spaccata: è vero c’è un'Italia divisa e spaccata tra onesti e disonesti e, per capire dove sta il Governo, bisogna vedere cosa sta facendo contro la corruzione. Siccome non sta facendo nulla, lascio a voi le conclusioni sulla parte dove sta il Governo, se a favore degli onesti o a favore dei disonesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E viene spacciata anche per una intuizione di un disegno per spaccare l'Italia. Ma l'Italia è spaccata in due perché è spaccata dalla crisi, è spaccata in due tra cittadini, che stanno nelle piazze perché non arrivano più nemmeno alla metà del mese, ed i poteri forti. Solo che c’è qualcosa che non mi torna visto che il Presidente del Consiglio lo vedo sempre a fare convegni dove ci sono i poteri forti e mai insieme ai cittadini perché sono i cittadini che chiedono una risposta che non arriva mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      E, allora, Presidente, sulla questione di fiducia noi non possiamo che rivolgerci ogni volta a tutti i parlamentari qui dentro, dicendo – ormai sembra un'utopia – ribellatevi, ribellatevi ai capi, ribellatevi ai poteri forti perché siete qui e guadagnate, lo ripeto, 15 mila euro al mese per lavorare e siete qui e oggi potete ancora prendere in mano la vostra coscienza dovunque voi l'abbiate abbandonata: prenderla in mano, riprendere in mano la vostra dignità di parlamentari e ribellarvi finalmente. Magari verrà un futuro in cui, parlando con i vostri nipoti e i vostri figli, direte che il 4 novembre 2014, proprio due giorni dopo il giorno dei morti, avete Pag. 15capito, avete avuto una folgorazione, avete capito che i padri della Costituzione non erano morti in quest'Aula perché non è mai morto e non deve mai morire lo spirito di quei padri della Costituzione e finché ci saranno parlamentari disposti su quella scia a ribellarsi, allora, forse la Costituzione, che all'inizio io simbolicamente ho stropicciato, come fa il Governo Renzi, che è stata maltrattata, sarà ancora qui; e finché sarà qui, sarà al servizio di qualunque parlamentare che voglia difendere i diritti dei cittadini, di qualunque parlamentare che voglia difendere questa democrazia, di qualunque parlamentare che voglia difendere i cittadini da una casta politica incompetente e in malafede che li sta massacrando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), al servizio di chiunque voglia difendere i cittadini da un Presidente del Consiglio che, oltre ad essere incompetente e in malafede, probabilmente, non l'ha mai letta, la Costituzione, perché, se l'avesse letta, allora è evidente a tutti che se l’è anche scordata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

      DAVID ERMINI. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, signor rappresentante del Governo, il decreto-legge n.  132 del 2014 in materia di deflazione del processo civile e di definizione dell'arretrato è solo una piccola parte delle grandi riforme che il Governo, presieduto da Matteo Renzi, ha intrapreso. Il decreto su cui oggi il Governo chiede la fiducia riguarda esclusivamente alcune correzioni e anche delle norme parziali che servono per snellire e definire una serie di procedimenti da iniziare ex novo ed altri attualmente pendenti. Altro, molto altro seguirà con la legge delega sul processo civile che questa Camera affronterà nelle prossime settimane. Abbiamo lavorato bene in questo periodo in Commissione giustizia; abbiamo portato tanti disegni di legge, tante conversioni di decreti in quest'Aula. Oggi ho sentito che siamo stati definiti burattini. Io vorrei ricordare a chi ci ha definiti burattini che il burattino per eccellenza si chiama Pinocchio, che era famoso per dire le bugie, e di bugie ne abbiamo sentite parecchie oggi, tant’è che forse a qualcuno stasera crescerà il naso di qualche centimetro. In Commissione giustizia tutti hanno avuto tempo per parlare ed erano state assegnate addirittura qualcosa come 5 ore per poter presentare un po’ di emendamenti, ma mi immagino che probabilmente qualcuno, abituato ai sermoni di ore e ore del loro sacerdote, forse, per tre ore o quattro ore, non era in grado di poter spiccicare parola su qualche emendamento. Con questo decreto, noi daremo una risposta ai primi problemi, quelli più immediati che riguardano la giustizia civile del nostro Paese, che vuole e che deve essere moderno ma che ha sempre trovato chi, lo abbiamo sentito bene anche oggi, per una ragione o per un'altra, preferisce rimandare piuttosto che decidere, probabilmente perché le idee sono molto confuse. Adesso, è arrivato il momento in cui, dopo la discussione, si prendono le decisioni e non tutti sono in grado di prenderle le decisioni; bisogna conoscere un po’ la materia per poterle prendere, solo così questo Stato, se noi riusciamo a decidere qualcosa, potrà rinnovarsi prima di morire di discorsi, ostacoli o di preclusioni.
      La riforma della giustizia civile, di cui questo decreto è soltanto un primo, piccolo tassello, fondamentale per lo sviluppo e per gli investimenti che dovranno essere effettuati in Italia, anche da soggetti esteri, è importante per questo, perché molti ci guardano con diffidenza, come un Paese troppo impegnato a discutere senza decidere.
      Non si può riformare la giustizia civile se contemporaneamente non si arriverà ad avere anche una riforma del fisco, del lavoro, della pubblica amministrazione, della scuola. L'Italia è in una situazione in cui o la cambiamo radicalmente, in ogni suo settore, o tutto servirà a poco. Non servono piccole riforme settoriali, che poi alla fine spesso lasciano tutto come trovano. Pag. 16Molti oggi chiedono le riforme, ma veramente tutti sono disposti a fare sul serio ? Noi pensiamo di sì. L'Italia ci ha chiesto di andare avanti, di spingere e di cambiare, e noi lo faremo. Tutti noi per primi dobbiamo saper dare un esempio ed abbiamo l'obbligo di considerare il Paese come una casa nostra, a cui tutti dobbiamo dare qualcosa. Si devono lasciare da parte i propri orticelli e le difese corporative, per lavorare tutti insieme verso il bene comune.
      Non ci sarà bisogno di scomodare grandi personaggi, come il Presidente che diceva agli americani che cosa potessero fare loro per il loro Paese. Noi chiediamo agli italiani di stare invece uniti in questa guerra contro una crisi che ci attanaglia da troppi anni e dalla quale potremo uscire solo con la forza che ci possono dare l'unità e la fiducia. L'Italia ce la farà, tutta insieme, senza chiacchiere, senza sermoni e senza bugie.
      Nel nostro caso, in questo primo atto della riforma della giustizia civile, ci sarà la necessaria collaborazione degli operatori della giustizia, perché le norme contenute in questo provvedimento possano rivelarsi veramente efficaci. Il trasferimento in sede arbitrale dei procedimenti civili pendenti e la negoziazione assistita non potranno trovare la loro giusta attuazione senza una forte collaborazione della classe forense, alla quale chiediamo aiuto proprio perché siamo consapevoli che gli avvocati possono essere determinanti, con le loro competenze e con le loro professionalità, nel guidare i loro assistiti a soluzioni processuali più rapide, più favorevoli e meno costose.
      Fondamentale è la particolare forma di negoziazione assistita finalizzata alla soluzione di controversie in materia di separazione personale, di cessazione degli effetti civili o scioglimento del matrimonio, ovvero per la modifica delle condizioni di separazione o di divorzio. Questa procedura, indicata nell'articolo 6, trova il suo completamento nell'articolo 12, che introduce un'ulteriore disciplina che permette la possibilità di concludere dinanzi al sindaco un accordo di separazione, divorzio o modifica delle condizioni di separazione o divorzio. Questa possibilità, come è detto prevista dall'articolo 12, trova dei limiti nella presenza di figli minori, maggiorenni incapaci o portatori di handicap o, comunque, non autosufficienti. Saranno, però, così evitate burocrazie e spese, con vantaggio per l'effetto deflattivo e per la diminuzione del carico dei procedimenti, ma anche e soprattutto per le persone, sia sotto l'aspetto economico che di sofferenza personale.
      Un altro istituto fondamentale è la limitazione dell'abuso del processo attraverso un maggiore rigore nella concessione della compensazione delle spese.
      Ha fatto discutere – lo sentivo anche prima – in queste settimane la riduzione del periodo di sospensione feriale dei termini, che viene portato da 46 a 31 giorni, cioè dal 1o al 31 agosto. Appare evidente che la sospensione feriale dei termini di 31 giorni è oggettivamente più consona ai tempi e può, anche se in minima parte, aiutare nell'accelerazione dei tempi dei processi. Diversa, ma collegata a questo, è la riduzione delle ferie dei magistrati da 45 giorni, più 6 di festività soppresse, a 30 giorni, più 6 di festività soppresse.
      Vogliamo premettere ed affermare, se ancora qualcuno non lo avesse capito o comunque se non si fosse ben compreso, che questa misura non è una misura punitiva per nessuno. È esclusivamente una richiesta di collaborazione per aiutare un Paese ad uscire da una crisi profonda e lunga e può essere certamente un aiuto ma anche un esempio. Quindi, solo ed esclusivamente collaborazione con la magistratura, della quale rispettiamo l'autonomia e l'indipendenza assoluta e per la quale il Partito Democratico si è battuto, si batte e si batterà sempre, consapevole che mai vi dovrà essere alcuna delegittimazione dei magistrati. Questo per il rispetto costituzionale, ma anche per il bene del nostro Paese.
      Stiamo lavorando a fondo, con convinzione e con dedizione, con discussioni anche accese, ma nella piena convinzione Pag. 17che stiamo lavorando per il bene di un Paese che deve riprendere fiducia in se stesso.
      La crisi, le difficoltà, spesso la disperazione che oggi molte famiglie soffrono possono essere superate solo attraverso un Paese rinnovato nella sua struttura e nelle sue norme. Non ci possiamo fermare. Oggi la giustizia civile è un veloce segnale per incentivare gli investimenti, domani altro e dopodomani altro ancora. Siamo un Paese grande, pieno di valori, dove dobbiamo recuperare la fiducia nello Stato e in noi stessi e un vero senso di solidarietà. Ci stiamo provando. Questo è un altro piccolo passo, aiutiamoci e andiamo avanti tutti insieme. Per questo spirito e con questo spirito il Partito Democratico voterà la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 16,10, la seduta sarà sospesa fino a tale ora. Certo di fare cosa gradita, procedo all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama. La chiama inizierà dall'onorevole Archi. La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 16,10.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2681)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
      Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
      Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione a esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni, quindi è bene regolarsi di conseguenza.
      Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato da cui avrà inizio la chiama, che è il deputato Archi.
      Invito i deputati segretari a procedere alla chiama. Colleghi, per favore, così permettiamo anche a quelli che devono votare di sentire.
      (Segue la chiama).

      Colleghi, salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto Comprensivo Statale, infanzia primaria e secondaria, di Bellona, in provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      (Segue la chiama).

      Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore «Francesco Maurolico» di Messina, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      (Segue la chiama).

      Colleghi per favore...onorevole Saltamartini... onorevole Biancofiore...
      (Segue la chiama).

      Si è così conclusa anche la seconda chiama. Chiedo se vi siano deputati in Aula che intendano votare; ve n’è più d'uno. Con calma colleghi, è la prassi, è così, chi non risponde alla seconda chiama viene poi richiamato... visto che siete in numero cospicuo, con calma, non vi assiepate tutti quanti, perché verrete chiamati nell'ordine, diciamo, di «concorso».
      (Segue la chiama).

Pag. 18

      Colleghi, vi chiedo di avere pazienza; c’è un problema nel funzionamento del meccanismo tecnico. Dobbiamo procedere, anche se informalmente, ad una terza chiama per sbloccare la macchina.
      (Segue la chiama).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n.  2681: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2014, n.  132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

            Presenti e votanti     545            
            Maggioranza     273            
                Hanno risposto     353                
                Hanno risposto no     192                

      (La Camera approva).

      Si intendono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

      Hanno risposto sì:

      Adornato Ferdinando
      Agostini Luciano
      Agostini Roberta
      Albanella Luisella
      Albini Tea
      Alfano Angelino
      Alfano Gioacchino
      Alfreider Daniel
      Amato Maria
      Amendola Vincenzo
      Amici Sesa
      Amoddio Sofia
      Antezza Maria
      Anzaldi Michele
      Argentin Ileana
      Arlotti Tiziano
      Ascani Anna
      Baretta Pier Paolo
      Bargero Cristina
      Baruffi Davide
      Basso Lorenzo
      Battaglia Demetrio
      Bazoli Alfredo
      Becattini Lorenzo
      Bellanova Teresa
      Benamati Gianluca
      Beni Paolo
      Bergonzi Marco
      Berlinghieri Marina
      Bernardo Maurizio
      Berretta Giuseppe
      Bersani Pier Luigi
      Bianchi Dorina
      Bianchi Mariastella
      Bindi Rosy
      Binetti Paola
      Bini Caterina
      Blazina Tamara
      Bobba Luigi
      Boccadutri Sergio
      Bocci Gianpiero
      Boccia Francesco
      Boccuzzi Antonio
      Bolognesi Paolo
      Bonaccorsi Lorenza
      Bonavitacola Fulvio
      Bonifazi Francesco
      Bonomo Francesca
      Bordo Michele
      Borghi Enrico
      Borletti Dell'Acqua Buitoni
          Ilaria Carla Anna
      Bosco Antonino
      Bossa Luisa
      Braga Chiara
      Bragantini Paola
      Brandolin Giorgio
      Bratti Alessandro
      Bray Massimo
      Bressa Gianclaudio
      Bruno Franco
      Bruno Bossio Vincenza
      Bueno Renata
      Burtone Giovanni Mario Salvino
      Calabrò Raffaele
      Camani Vanessa
      Campana Micaela
      Cani Emanuele
      Capelli Roberto
      Capodicasa Angelo
      Capone SalvatorePag. 19
      Capozzolo Sabrina
      Carbone Ernesto
      Cardinale Daniela
      Carella Renzo
      Carloni Anna Maria
      Carnevali Elena
      Carocci Mara
      Carra Marco
      Carrescia Piergiorgio
      Caruso Mario
      Casati Ezio Primo
      Casellato Floriana
      Casero Luigi
      Cassano Franco
      Castricone Antonio
      Causi Marco
      Causin Andrea
      Cenni Susanna
      Censore Bruno
      Cimbro Eleonora
      Cimmino Luciano
      Civati Giuseppe
      Coccia Laura
      Colaninno Matteo
      Cominelli Miriam
      Coppola Paolo
      Coscia Maria
      Costa Enrico
      Cova Paolo
      Covello Stefania
      Crimì Filippo
      Crivellari Diego
      Culotta Magda
      Cuperlo Giovanni
      D'Agostino Angelo Antonio
      Dallai Luigi
      Dal Moro Gian Pietro
      Dambruoso Stefano
      Damiano Cesare
      D'Arienzo Vincenzo
      D'Attorre Alfredo
      De Girolamo Nunzia
      Del Basso De Caro Umberto
      Dellai Lorenzo
      Dell'Aringa Carlo
      De Maria Andrea
      De Menech Roger
      De Micheli Paola
      De Mita Giuseppe
      Di Gioia Lello
      Di Lello Marco
      Di Maio Marco
      D'Incecco Vittoria
      Di Salvo Titti
      Di Stefano Marco
      Donati Marco
      D'Ottavio Umberto
      Epifani Ettore Guglielmo
      Ermini David
      Fabbri Marilena
      Falcone Giovanni
      Famiglietti Luigi
      Fanucci Edoardo
      Faraone Davide
      Farina Gianni
      Fassina Stefano
      Fauttilli Federico
      Fedi Marco
      Ferranti Donatella
      Ferrari Alan
      Ferro Andrea
      Fiano Emanuele
      Fiorio Massimo
      Fioroni Giuseppe
      Fitzgerald Nissoli Fucsia
      Folino Vincenzo
      Fontana Cinzia Maria
      Fontanelli Paolo
      Formisano Aniello
      Fossati Filippo
      Fragomeli Gian Mario
      Franceschini Dario
      Fregolent Silvia
      Fusilli Gianluca
      Gadda Maria Chiara
      Galgano Adriana
      Galli Carlo
      Galli Giampaolo
      Galperti Guido
      Gandolfi Paolo
      Garavini Laura
      Garofalo Vincenzo
      Garofani Francesco Saverio
      Gasparini Daniela Matilde Maria
      Gebhard Renate
      Gelli Federico
      Ghizzoni Manuela
      Giachetti Roberto
      Giacobbe Anna
      Giacomelli Antonello
      Gigli Gian Luigi
      Ginefra Dario
      Ginoble Tommaso
      Giorgis AndreaPag. 20
      Gitti Gregorio
      Giuliani Fabrizia
      Giulietti Giampiero
      Gnecchi Marialuisa
      Grassi Gero
      Greco Maria Gaetana
      Gregori Monica
      Gribaudo Chiara
      Guerini Giuseppe
      Guerini Lorenzo
      Guerra Mauro
      Gullo Maria Tindara
      Gutgeld Itzhak Yoram
      Iacono Maria
      Iannuzzi Tino
      Impegno Leonardo
      Incerti Antonella
      Iori Vanna
      Lacquaniti Luigi
      Laforgia Francesco
      La Marca Francesca
      Lattuca Enzo
      Lauricella Giuseppe
      Lavagno Fabio
      Lenzi Donata
      Letta Enrico
      Leva Danilo
      Librandi Gianfranco
      Locatelli Pia Elda
      Lodolini Emanuele
      Lorenzin Beatrice
      Losacco Alberto
      Lotti Luca
      Lupi Maurizio
      Madia Maria Anna
      Maestri Patrizia
      Magorno Ernesto
      Malisani Gianna
      Malpezzi Simona Flavia
      Manfredi Massimiliano
      Manzi Irene
      Marantelli Daniele
      Marchetti Marco
      Marchi Maino
      Marguerettaz Rudi Franco
      Mariani Raffaella
      Mariano Elisa
      Marroni Umberto
      Martella Andrea
      Martelli Giovanna
      Martino Pierdomenico
      Marzano Michela
      Massa Federico
      Mattiello Davide
      Mauri Matteo
      Mazziotti Di Celso Andrea
      Mazzoli Alessandro
      Melilli Fabio
      Meloni Marco
      Meta Michele Pompeo
      Miccoli Marco
      Migliore Gennaro
      Minnucci Emiliano
      Miotto Anna Margherita
      Misiani Antonio
      Misuraca Dore
      Mognato Michele
      Monaco Francesco
      Mongiello Colomba
      Montroni Daniele
      Morani Alessia
      Morassut Roberto
      Moretto Sara
      Moscatt Antonino
      Mura Romina
      Murer Delia
      Naccarato Alessandro
      Nardi Martina
      Narduolo Giulia
      Oliaro Roberta
      Oliverio Nicodemo Nazzareno
      Orfini Matteo
      Orlando Andrea
      Ottobre Mauro
      Pagani Alberto
      Palma Giovanna
      Paris Valentina
      Parrini Dario
      Pastorelli Oreste
      Pastorino Luca
      Patriarca Edoardo
      Pelillo Michele
      Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
      Pes Caterina
      Petitti Emma
      Petrini Paolo
      Piazzoni Ileana Cathia
      Piccione Teresa
      Piccoli Nardelli Flavia
      Piccolo Giorgio
      Piccolo Salvatore
      Piepoli Gaetano
      Pilozzi Nazzareno
      Pini GiudittaPag. 21
      Pisicchio Pino
      Piso Vincenzo
      Pizzolante Sergio
      Plangger Albrecht
      Pollastrini Barbara
      Porta Fabio
      Portas Giacomo Antonio
      Preziosi Ernesto
      Prina Francesco
      Quartapelle Procopio Lia
      Quintarelli Giuseppe Stefano
      Raciti Fausto
      Ragosta Michele
      Rampi Roberto
      Realacci Ermete
      Ribaudo Francesco
      Richetti Matteo
      Roccella Eugenia
      Rocchi Maria Grazia
      Romanini Giuseppe
      Romano Andrea
      Rosato Ettore
      Rossi Paolo
      Rossomando Anna
      Rostan Michela
      Rotta Alessia
      Rubinato Simonetta
      Rughetti Angelo
      Saltamartini Barbara
      Sammarco Gianfranco
      Sanga Giovanni
      Sani Luca
      Sanna Francesco
      Sanna Giovanna
      Santerini Milena
      Sberna Mario
      Sbrollini Daniela
      Scalfarotto Ivan
      Schirò Gea
      Schullian Manfred
      Scopelliti Rosanna
      Scuvera Chiara
      Senaldi Angelo
      Sereni Marina
      Sgambato Camilla
      Simoni Elisa
      Sottanelli Giulio Cesare
      Speranza Roberto
      Tabacci Bruno
      Tancredi Paolo
      Taranto Luigi
      Taricco Mino
      Tartaglione Assunta
      Tentori Veronica
      Terrosi Alessandra
      Tinagli Irene
      Tullo Mario
      Vaccaro Guglielmo
      Valente Valeria
      Valiante Simone
      Vargiu Pierpaolo
      Vazio Franco
      Velo Silvia
      Venittelli Laura
      Ventricelli Liliana
      Verini Walter
      Vezzali Maria Valentina
      Vignali Raffaello
      Villecco Calipari Rosa Maria
      Zampa Sandra
      Zan Alessandro
      Zanin Giorgio
      Zappulla Giuseppe
      Zardini Diego
      Zoggia Davide

      Hanno risposto no:

      Abrignani Ignazio
      Agostinelli Donatella
      Airaudo Giorgio
      Altieri Trifone
      Archi Bruno
      Artini Massimo
      Attaguile Angelo
      Baldassarre Marco
      Barbanti Sebastiano
      Baroni Massimo Enrico
      Basilio Tatiana
      Battelli Sergio
      Benedetti Silvia
      Bernini Massimiliano
      Bernini Paolo
      Bianchi Nicola
      Biancofiore Michaela
      Bianconi Maurizio
      Biasotti Sandro
      Bonafede Alfonso
      Bordo Franco
      Borghese Mario
      Borghesi Stefano
      Bossi Umberto
      Bragantini Matteo
      Brescia GiuseppePag. 22
      Brugnerotto Marco
      Brunetta Renato
      Busin Filippo
      Businarolo Francesca
      Busto Mirko
      Calabria Annagrazia
      Caon Roberto
      Caparini Davide
      Carfagna Maria Rosaria
      Cariello Francesco
      Carinelli Paola
      Caso Vincenzo
      Castelli Laura
      Castiello Giuseppina
      Centemero Elena
      Cesaro Luigi
      Chiarelli Gianfranco Giovanni
      Chimienti Silvia
      Ciprini Tiziana
      Ciracì Nicola
      Cirielli Edmondo
      Colletti Andrea
      Cominardi Claudio
      Corda Emanuela
      Corsaro Massimo Enrico
      Costantino Celeste
      Cozzolino Emanuele
      Crimi Rocco
      Crippa Davide
      Currò Tommaso
      Dadone Fabiana
      Daga Federica
      Dall'Osso Matteo
      D'Ambrosio Giuseppe
      Da Villa Marco
      Del Grosso Daniele
      Della Valle Ivan
      Dell'Orco Michele
      De Lorenzis Diego
      De Rosa Massimo Felice
      Di Battista Alessandro
      Dieni Federica
      D'Incà Federico
      Distaso Antonio
      Di Stefano Fabrizio
      Di Stefano Manlio
      Duranti Donatella
      Faenzi Monica
      Fantinati Mattia
      Farina Daniele
      Fava Claudio
      Fedriga Massimiliano
      Ferraresi Vittorio
      Fico Roberto
      Fontana Gregorio
      Fraccaro Riccardo
      Fratoianni Nicola
      Frusone Luca
      Fucci Benedetto Francesco
      Furnari Alessandro
      Gagnarli Chiara
      Galati Giuseppe
      Gallinella Filippo
      Gallo Luigi
      Gallo Riccardo
      Gelmini Mariastella
      Giacomoni Sestino
      Giammanco Gabriella
      Giordano Silvia
      Giorgetti Alberto
      Giorgetti Giancarlo
      Grande Marta
      Grillo Giulia
      Grimoldi Paolo
      Guidesi Guido
      Iannuzzi Cristian
      Invernizzi Cristian
      Kronbichler Florian
      L'Abbate Giuseppe
      Labriola Vincenza
      Laffranco Pietro
      Lainati Giorgio
      Latronico Cosimo
      Liuzzi Mirella
      Lombardi Roberta
      Longo Piero
      Lorefice Marialucia
      Lupo Loredana
      Mannino Claudia
      Mantero Matteo
      Marcolin Marco
      Marcon Giulio
      Marotta Antonio
      Marti Roberto
      Martinelli Marco
      Martino Antonio
      Marzana Maria
      Melilla Gianni
      Micillo Salvatore
      Milanato Lorena
      Molteni Nicola
      Mottola Giovanni Carlo Francesco
      Mucci Mara
      Nesci DalilaPag. 23
      Nicchi Marisa
      Nizzi Settimo
      Nuti Riccardo
      Occhiuto Roberto
      Paglia Giovanni
      Palazzotto Erasmo
      Palese Rocco
      Palmieri Antonio
      Palmizio Elio Massimo
      Parentela Paolo
      Parisi Massimo
      Pesco Daniele
      Petrenga Giovanna
      Picchi Guglielmo
      Pili Mauro
      Pinna Paola
      Piras Michele
      Pisano Girolamo
      Placido Antonio
      Polverini Renata
      Prataviera Emanuele
      Prestigiacomo Stefania
      Prodani Aris
      Quaranta Stefano
      Ravetto Laura
      Ricciatti Lara
      Rizzetto Walter
      Romano Francesco Saverio
      Romano Paolo Nicolò
      Rondini Marco
      Rostellato Gessica
      Rotondi Gianfranco
      Ruocco Carla
      Russo Paolo
      Sannicandro Arcangelo
      Sarro Carlo
      Sarti Giulia
      Savino Elvira
      Savino Sandra
      Scotto Arturo
      Segoni Samuele
      Sibilia Carlo
      Simonetti Roberto
      Sorial Girgis Giorgio
      Spessotto Arianna
      Squeri Luca
      Tacconi Alessio
      Terzoni Patrizia
      Toninelli Danilo
      Totaro Achille
      Tripiedi Davide
      Turco Tancredi
      Vacca Gianluca
      Valente Simone
      Vallascas Andrea
      Vella Paolo
      Vignaroli Stefano
      Villarosa Alessio
      Vito Elio
      Zaccagnini Adriano
      Zaratti Filiberto
      Zolezzi Alberto

      Sono in missione:

      Alli Paolo
      Baldelli Simone
      Biondelli Franca
      Boschi Maria Elena
      Brambilla Michela Vittoria
      Capezzone Daniele
      Carrozza Maria Chiara
      Castiglione Giuseppe
      Catania Mario
      Cecconi Andrea
      Cicchitto Fabrizio
      Colonnese Vega
      Di Maio Luigi
      Gentiloni Silveri Paolo
      Gozi Sandro
      La Russa Ignazio
      Manciulli Andrea
      Marazziti Mario
      Merlo Ricardo Antonio
      Nicoletti Michele
      Pini Gianluca
      Pistelli Lapo
      Rampelli Fabio
      Rigoni Andrea
      Rossi Domenico
      Scagliusi Emanuele
      Sisto Francesco Paolo
      Spadoni Maria Edera
      Taglialatela Marcello
      Tidei Marietta
      Tofalo Angelo
      Valentini Valentino
      Vitelli Paolo
      Zanetti Enrico

      PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, dopo l'esame degli ordini del Pag. 24giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2681)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2681).
      Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno che recano un contenuto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento o che riproducono il contenuto di emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente per estraneità di materia: Nuti n.  9/2681/91, recante iniziative in materia di riforma della class action (di contenuto analogo all'articolo aggiuntivo 20.01 già dichiarato inammissibile in sede referente); Paglia n.  9/2681/128, volto ad evitare la soppressione della sezione staccata del TAR di Parma; Anzaldi n.  9/2681/135, riguardante la revisione di un regolamento in materia di formazione professionale degli appartenenti agli ordini professionali.
      L'onorevole Agostinelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/2681/93.

      DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, vorrei illustrare il mio ordine del giorno che attiene ad una potenziale modalità con cui si prevede possa essere reperita la copertura finanziaria del decreto-legge che stiamo ora esaminando. Infatti, con questo ordine del giorno, si impegna il Governo a valutare l'opportunità di considerare, ai fini della copertura finanziaria, altre risorse, prima di ricorrere nuovamente all'innalzamento dell'importo del contributo unificato, poiché questo finirebbe per incidere troppo sul bilancio familiare di chi voglia adire l'autorità giudiziaria per far valere un proprio diritto oltre che essere, perfino, una previsione normativa di dubbia costituzionalità.
      Il riferimento dell'ordine del giorno è all'articolo 22, comma 2, del decreto «giustizia» avente ad oggetto le disposizioni finanziarie. La norma, allo stato attuale, prevede che, laddove si dovessero registrare minori entrate rispetto alle previsioni, è rimesso ad un decreto del Ministro della giustizia l'aumento nella misura necessaria del contributo unificato. Si prevede, infatti, che, in caso di scostamenti che determinino minori entrate, il Ministro della giustizia, con proprio decreto, potrà aumentare gli importi del contributo unificato nella misura necessaria alla copertura finanziaria.
      Pertanto, la disposizione, nella sua attuale formulazione, oltre che essere eccessivamente onerosa per chi intenda far valere un diritto in giudizio, risulta non pienamente rispettosa dell'articolo 23 della Costituzione che riserva, invece, alla legge l'imposizione di prestazioni personali e patrimoniali. Vi è quindi il dubbio, fondato, che tale norma, che demanda ad un atto ministeriale la determinazione dell'importo di una prestazione patrimoniale indicata dalla legge, operando una delegificazione della materia, senza indicare un parametro o un limite massimo al possibile aumento di tali importi, abbia, in realtà, fondati motivi di incostituzionalità.

      PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi per l'illustrazione... Onorevole Daniele Farina, lei è il benvenuto, nessuno l'ha iscritta e ci giunge or ora la notizia della sua iscrizione; prego, ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/2681/1.

      DANIELE FARINA. Signor Presidente, faccio l'iscrizione in diretta e iscrivo anche il mio collega Sannicandro per il successivo ordine del giorno. Noi, in occasione della discussione sulle linee generali di questo provvedimento e anche nel corso della dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, abbiamo rilevato come in questo provvedimento siano entrate cose che urgenti non erano, ad esempio il tema delle ferie dei magistrati che, come dire, accadranno come è naturale nell'agosto Pag. 25dell'anno prossimo, essenzialmente, e non vi sono entrate, però, in realtà, alcune innovazioni che sono, a nostro avviso, urgenti e che avrebbero probabilmente dato un contributo significativo a uno degli obiettivi del provvedimento che era la deflazione del carico di procedimenti che grava sugli uffici giudiziari e che abbiamo quantificato in alcuni milioni.
      Ora, uno dei punti che a nostro avviso andrebbe presto introdotto e avrebbe le caratteristiche di urgenza è il ruolo della magistratura onoraria, che da tempo non ha più un ruolo complementare occasionale nell'amministrazione delle cose di giustizia. Ad oggi sussistono diverse categorie di giudici onorari, con altrettanto diversi criteri di selezione, con diverse retribuzioni e con diverse durate dei rapporti di lavoro, ma tutte improntate ad una precarietà non giustificata dalla qualità del servizio, che sempre più viene fornito con un alto tasso di professionalità.
      La magistratura onoraria – questo sosteniamo nell'ordine del giorno – se opportunamente disciplinata, potrebbe essere il volano di un vero nuovo andamento della giustizia, avvicinando la giustizia ai cittadini ed assicurando la celerità del servizio, in attuazione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo, che oggi – come tutti sappiamo e abbiamo dichiarato – è irragionevole. In media infatti un processo dinanzi al giudice di pace dura un anno, mentre il processo dinanzi al tribunale ordinario dura quattro anni, quasi quattro anni. Vi è forse anche da mettere mano ad un intervento urgente in materia di giudici onorari, in rispetto in quanto previsto all'articolo 106, secondo comma, della Costituzione, disegnando più precisamente funzioni e ruoli.
      Noi riteniamo che ovviamente questo dovrebbe essere congiunto anche ad un riconoscimento in qualche modo della professionalità e del maggior carico di lavoro che la magistratura onoraria si è via via sempre più presa in carico, e che in virtù di questo ordine del giorno di cui noi chiediamo un'approvazione, cioè un impegno del Governo, maggiormente si irrobustirebbe questo impegno; e che quindi vi sia anche, a fronte di questo ruolo, di questo carico nuovo che vi attribuiremmo, anche un qualche riconoscimento di carattere retributivo e previdenziale.
      Quindi vorremmo, con questo ordine del giorno, che il Governo si impegnasse ad adottare urgentemente misure che sgravino i tribunali degli attuali carichi di lavoro, aumentando le competenze civili del giudice di pace (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. L'onorevole Sannicandro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/2681/2.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, come è noto questo decreto-legge, che avrebbe il velleitario proposito di ridurre l'enorme quantità di contenzioso civile, introduce un istituto nuovo, la negoziazione assistita; e richiama la possibilità all'articolo 1 di poter accedere – d'altra parte, cosa possibile già oggi – all'arbitrato qualora le parti ritengano che non sia proprio il caso di attendere i tempi lunghi della giustizia, e quindi per i procedimenti civili in corso, anche in grado di appello, potrebbero ad un certo momento bloccare il processo e dire al giudice che sta esaminando la causa: non te ne interessare più, preferiamo andare davanti a degli arbitri.
      Ora, è evidente che nel primo e nel secondo caso c’è un aggravio, nel primo caso soprattutto imposto, di attività legale, che le parti dovrebbero pagare. È evidente che in questo caso, come d'altronde è avvenuto in questi ultimi anni, il legislatore tenta, attraverso il sistema dell'incremento delle spese a carico di coloro che volessero accedere al sistema giustizia, di allontanarli. In fin dei conti, di fronte al contenzioso, in questi anni che cosa si fa, di fronte all'incremento del contenzioso ? Si cerca di nasconderlo; e quindi in questo caso, per esempio, che cosa abbiamo ? Abbiamo l'invenzione di un altro strumento, qual è quello della negoziazione assistita, che dovrebbe precedere l'accesso Pag. 26al giudice; oppure abbiamo altri strumenti, a proposito della separazione, o dello scioglimento, o della richiesta di scioglimento degli effetti civili di un matrimonio.
      Sono tutti espedienti, ripeto, sono tutti espedienti che vogliono risolvere il problema senza andare alla causa. Noi non abbiamo mai la possibilità in questa Aula, né altrove, di discutere seriamente di questi problemi perché l'incalzare dei decreti-legge e l'incalzare delle successive richieste di fiducia impediscono sostanzialmente a ciascuno di noi di esaminare con la dovuta ponderatezza tutte le questioni.
      Io spero, noi speriamo, che possa accadere in questa legislatura che qualche volta il Parlamento si riappropri della propria potestà e legiferi in modo serio, perché seria la nostra legislazione non è. Comunque, è sempre inefficace, come sarà inefficace questo strumento. Ora, ripeto, non abbiamo il tempo a disposizione per poter sviscerare l'intera questione, ma ci limitiamo a dire che si ripete ancora una volta il tentativo di impedire che la gente si rivolga al magistrato, aumentando il costo della giustizia.
      È noto che con recenti e molteplici interventi i costi di accesso alla giustizia sono notevolmente aumentati. I contributi che si pagano sono notevolmente aumentati tanto da rendere problematica la possibilità di accedere al servizio giustizia. È un panorama che noi rifiutiamo energicamente. Questo si riverbera anche nelle cause di lavoro e previdenziali, anche lì non c’è stato scampo. In sostanza, si affossa anche questo diritto, dimenticando che la Costituzione invece stabilisce che tutti i cittadini devono poter avere un processo giusto in tempi brevi, e questo non è affatto previsto.
      Ora, oggi noi abbiamo presentato soltanto alcuni ordini del giorno perché in effetti almeno io personalmente sono abbastanza sfiduciato, in quanto in un anno e mezzo credo di non aver mai avuto la possibilità di discutere un problema con la dovuta serietà. Anche questo decreto-legge è passato nella Commissione in modo proprio fugace, tant’è che siamo stati costretti ad abbandonare i lavori. Anche in Commissione ormai, non dico la fiducia, ma comunque il contingentamento dei tempi è uno strumento, è un sistema che si sta diffondendo, e questo non è affatto tollerabile. Sarebbe proprio il caso che il Parlamento prendesse una decisione da questo punto di vista e che si tentasse di far capire alla Presidenza del Consiglio che così non si può andare avanti.
      Ogni tanto vedo che qualcuno chiama in causa la Presidenza della Camera, fa appello alla Presidenza della Camera; sottolineo che la Presidenza della Camera ha già assunto qualche iniziativa, però non dimentichiamo che, per esempio, il Presidente della Repubblica ha poteri di gran lunga maggiori, soprattutto quando si tratta di decreti-legge e che, come in questo caso, addirittura portano in sé un procrastinamento della sua effettiva entrata in vigore. Ciò perché in 9 articoli su 20 è stabilito che essi avranno efficacia addirittura in epoca successiva alla data di conversione in legge dello stesso decreto-legge. Anche in questo provvedimento è scritto, per esempio, ed è stato già ricordato da una collega poc'anzi, che dovrà intervenire il Ministero successivamente per regolamentare nel dettaglio la materia dell'arbitrato per quanto riguarda le spese e quindi, anche in questo caso, abbiamo un decreto-legge che non è di immediata applicazione. Ciò quando sappiamo tutti che un decreto-legge si giustifica empiricamente parlando quando è di immediata applicazione.
      D'altra parte, se noi chiedessimo a un cittadino minimamente acculturato: che cosa intendi per decreto-legge, mi fai un esempio ? Il cittadino farà l'esempio della benzina, e cioè che questa notte si stabilisce l'aumento della benzina che da domani mattina è immediatamente applicabile. Invece leggiamo questo decreto-legge, abbiamo una norma, abbiamo l'articolo 1 che parla di uno strumento eventuale, l'articolo 2 e l'articolo 3 che sono norme di sistema che avranno il loro tempo e che produrranno i loro effetti nel futuro, ma nulla incidono sul presente.

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      PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di illustrazione degli ordini del giorno presentati, interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,55).

      PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, a pochi giorni dall'impiccagione di Reyhaneh Jabbari, la ragazza iraniana condannata a morte per aver ucciso l'uomo che aveva tentato di violentarla, abbiamo assistito ad un altro gravissimo caso di violazione dei diritti umani delle donne in Iran: Ghoncheh Ghavami, venticinquenne anglo-iraniana, è stata condannata ad un anno di carcere per aver voluto assistere con altre attiviste per i diritti umani alla partita di pallavolo Iran-Italia della World League malgrado il divieto imposto alle donne dalla rigida morale sciita. In attesa del processo la giovane, nonostante sia in possesso di passaporto britannico, è stata rinchiusa nel famigerato carcere di Evin per 126 giorni, di cui 41 in totale isolamento, senza poter vedere un avvocato e senza ricevere alcuna formalizzazione delle accuse. La vicenda di Ghoncheh Ghavami, che era in Iran come volontaria in un programma per combattere l'analfabetismo, è l'ennesima dimostrazione della pesante discriminazione nei confronti delle donne, che si aggiunge alle altre violazioni dei diritti umani documentate nel rapporto sull'Iran presentato proprio venerdì scorso a Ginevra durante il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. In questo rapporto emerge tra l'altro che nell'ultimo anno sono state eseguite 852, ripeto, 852 condanne a morte, 8 delle quali hanno riguardato minorenni, con impiccagioni pubbliche. Denunciare, condannare, tenere alta l'attenzione su quanto accade in quel Paese è uno dei pochi mezzi che abbiamo per fare pressione sul Governo italiano. Invito quindi tutti e tutte ad esercitare questa pressione, è un dovere che abbiamo per promuovere e proteggere i diritti umani e i diritti delle donne.

      SALVATORE MICILLO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, colleghi, cosa sia la cosiddetta «Terra dei fuochi» e quale sia il grado di inquinamento ambientale che caratterizza i territori a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, è ormai sotto gli occhi di tutti. Quello che non è altrettanto noto invece sono le continue battaglie che le popolazioni di quei territori sono costrette a portare avanti ogni giorno contro manovre a dir poco approssimative delle istituzioni locali che rischiano di aggravare ulteriormente una situazione costantemente in bilico. Da due giorni e due notti infatti alcune mamme di Acerra, supportate dalla partecipazione di studenti e comitati attivi nelle province di Napoli e Caserta, hanno deciso di allestire un presidio davanti ai cancelli dell'inceneritore di Acerra per protestare contro l'ipotesi di trasferimento presso l'impianto delle balle di rifiuti provenienti dall'impianto STIR di Eboli. Una protesta che, come ribadito dal presidio, non si è fermata di fronte all'ordinanza di sospensione del trasferimento giunta ieri mattina dalla regione, e che andrà avanti a maggior ragione se dal tavolo tecnico convocato per la mattinata di domani, 5 novembre, non uscirà la decisione di abbandonare l'idea di tale trasferimento, accompagnata dalla volontà di avviare fin da subito una serie di azioni che possano portare alla chiusura definitiva dell'impianto di Acerra. Una protesta che richiama per l'ennesima volta l'attenzione sull'urgenza, appunto, di avviare una rivoluzione sostanziale nella gestione dei rifiuti in Campania, ma che riguarda poi tutte le realtà incentrate attorno alla soluzione del trattamento termico dei rifiuti che sappiamo essere non solo insalubre Pag. 28ma anche antieconomico. Quella rivoluzione che passa attraverso la promozione di strategie finalizzate alla riduzione a monte dei rifiuti. Quelle che passano attraverso il ritorno del vuoto a rendere, di pratiche improntate al riuso e al riutilizzo sempre più capillari nei comuni, di sostegno all'industria del compostaggio che oltre all'abbattimento sostanziale dei costi per il trattamento della frazione umida può rappresentare un vero e proprio volano di sviluppo occupazionale. I cittadini che oggi protestano davanti ai cancelli di Acerra e che negli anni passati hanno protestato a Chiaiano, a Terzigno, a Taverna del Re, a Ferrandelle hanno dimostrato a più riprese di essere nella ragione. Lo hanno dimostrato quando gli arresti arrivati a margine delle inchieste sulla gestione di alcuni siti hanno confermato le denunce di irregolarità che a non pochi sono costati le solite manganellate. Lo hanno dimostrato quando gli scavi effettuati in diversi punti del territorio campano hanno portato alla luce enormi quantità di rifiuti speciali...

      PRESIDENTE. Concluda.

      SALVATORE MICILLO. ... ed industriali smaltiti in maniera illecita.
      Ebbene, oggi questi cittadini denunciano, per l'ennesima volta, una situazione potenzialmente pericolosa. Dimostriamo di avere la sensibilità necessaria per stare a sentire una buona volta le voci dei cittadini e non degli interessi economici.

      FABIANA DADONE. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FABIANA DADONE. Presidente, intervengo per fare presente una spiacevole questione del mio territorio, riguardante la fondazione CRC di Cuneo. Oggi su tutti i giornali locali sono apparse informazioni in merito al proseguimento di indagini nei confronti dei vertici di questa fondazione bancaria, esclusi gli ultimissimi cambi nei vertici. Le accuse pare che siano, si apprende dai giornali, appropriazione indebita, falso ideologico e ostacoli agli organi di garanzia.
      Questa situazione, che io ho avuto la delicatezza di definire «groviglio armonioso», è stata già da me sollevata in ben due interrogazioni al Ministro Padoan che, non per sport, ma per obbligo di legge, dovrebbe vigilare su queste fondazioni, e non ho ricevuto nessun tipo di risposta.
      È molto spiacevole vedere arrivare ancora una volta la magistratura dopo la politica quando, per una volta, la politica aveva la possibilità, quantomeno per responsabilità oltre che per obbligo di legge, di arrivare a rispondere alle esigenze di un territorio. Sarebbe potuta arrivare prima della magistratura, invece ancora per una volta ci siamo...si sono fatti cogliere in castagna.

      CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CARLO SIBILIA. Presidente, anche io intervengo per dare una buona notizia, per quanto riguarda la giustizia irpina e anche per i cittadini irpini e anche un po’ per il lavoro che svolgiamo in queste attività parlamentari.
      Io ho presentato un'interrogazione in merito a un elettrodotto, che era stato richiesto dalla Ferrero Spa e che era stato commissionato all'azienda Terna Spa. Il 28 marzo 2014 avevo interessato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quello dei beni e delle attività culturali e del turismo, praticamente per capire se c'erano o no delle irregolarità nella sua costruzione.
      Ebbene oggi, nonostante non sia arrivata la risposta da parte di questi Ministeri, circola la notizia, da parte del procuratore della Repubblica di Avellino, che appunto questo elettrodotto è stato sequestrato dalla stessa procura in merito a permessi falsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), permessi falsi su cui ci viene semplicemente da chiederci come questi colossi, come la Ferrero Spa e come Terna Spa lavorino, perché se Pag. 29addirittura si comincia a costruire un elettrodotto, che tra l'altro sarebbe uno scempio perché passerebbe sull'abbazia del Goleto, mi chiedo per quale motivo queste grandi aziende incappano in questi errori così grossolani.
      Sicuramente ci saranno delle responsabilità da accertare, ma ogni tanto è anche giusto dare alla comunità locale il riconoscimento di un grande lavoro che è stato fatto, che sicuramente va verso la salute dei cittadini e la partecipazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,02).

      GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, quanto tempo ho ? Due minuti ?

      PRESIDENTE. Sì.

      GIANLUCA VACCA. Siccome ho una lista di interrogazioni da sollecitare abbastanza lunga...

      PRESIDENTE. Lo sappiamo. Oggi solleciti quelle che riesce, e poi andiamo sulle altre.

      GIANLUCA VACCA. Sono dieci. Il problema è che ho visto che, ad esempio, molte interrogazioni sono rivolte al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e abbiamo scoperto che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca su 522 atti di sindacato ispettivo presentati a risposta scritta ha risposto – udite, udite – a 48 interrogazioni. Cioè, neanche il 10 per cento ! Al Senato va anche peggio, perché su 191 ha risposto a 14. Consideriamo che alcune interrogazioni a risposta scritta sono state trasformate in question time; quindi ha risposto non a interrogazioni a risposta scritta, ma al question time.
      Questa è una situazione secondo me vergognosa, perché se un Ministero come quello dell'istruzione, dell'università e della ricerca di fatto non risponde alle interrogazioni a risposta scritta allora tanto vale abolirle le interrogazioni, perché non ne vedo l'utilità.
      Comunque, io continuo a sollecitare. C’è la n. 4-00090 del 25 marzo 2013, che ho sollecitato, credo, una decina di volte; la n. 4-00129; la n. 4-01807. Molte di queste, la maggior parte, sono sempre rivolte al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma anche al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministro dell'interno. C’è la n. 4-02447, la n. 4-03108, la n. 4-03109, la n. 4-03193, la n. 4-03911, la n. 4-04134...

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore, non sedetevi sugli scalini. Ci sono le poltrone, per favore. Prego.

      GIANLUCA VACCA. Ripeto l'ultima ancora: 4-04134, poi 4-06277, 4-00618, 4-06043, 4-05760, 4-05296, 4-05222, 4-05096, 4-04956.

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      GIANLUCA VACCA. Le ultime due, così le facciamo tutte: 4-04847, no l'altra è conclusa. La prossima volta magari dirò anche il tema, così vediamo di approfondire ancora meglio.

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Mercoledì 5 novembre 2014, alle 9:

      1.  –  Seguito della discussione del disegno di legge:
          S. 1612 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2014, n.  132, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi Pag. 30per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile (Approvato dal Senato) (C. 2681).

      — Relatore: Vazio.

      (ore 15)

      2.  –  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      3.  –  Discussione della mozione Scotto, Cecconi ed altri n. 1-00652 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

      La seduta termina alle 18,05.