XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 12 dicembre 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 12 dicembre 2014.

      Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Dorina Bianchi, Mariastella Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Busto, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Catania, Cecconi, Cicchitto, Cirielli, Colonnese, Costa, D'Uva, Dambruoso, De Girolamo, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Mattiello, Merlo, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Polverini, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rostan, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Velo, Vignali, Vignaroli, Vito, Zanetti, Zolezzi.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 11 dicembre 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

      DORINA BIANCHI: «Modifiche agli articoli 240 e 318 del codice penale in materia di confisca e di corruzione per l'esercizio della funzione» (2771);
          CAUSI: «Proroga del termine per l'esercizio della delega legislativa di cui alla legge 11 marzo 2014, n.  23, in materia di delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita» (2772);
          BOCCUZZI: «Modifiche all'articolo 83 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e all'articolo 7-bis dell'ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n.  12, e altre disposizioni concernenti la trattazione dei procedimenti civili e penali relativi alla violazione di norme in materia di prevenzione degli infortuni e di igiene sul lavoro nonché di danno ambientale» (2773);
          DORINA BIANCHI: «Modifiche al codice civile e al decreto legislativo 27 gennaio 2010, n.  39, concernenti i reati di false comunicazioni sociali e di falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni dei responsabili della revisione legale» (2774).

      Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

      La proposta di legge MARZANO ed altri: «Disposizioni per la rimozione delle barriere della comunicazione, per il riconoscimento della lingua dei segni italiana e della lingua dei segni italiana tattile e per la promozione dell'inclusione sociale delle persone sorde e sordo-cieche» (1745) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Di Lello.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

          II Commissione (Giustizia):
      PAGANO: «Modifica dell'articolo 159 del codice penale, in materia di sospensione del corso della prescrizione dei reati» (2767) Parere della I Commissione;
      DANIELE FARINA ed altri: «Introduzione dell'articolo 608-bis del codice penale e altre disposizioni concernenti il reato di tortura» (2769) Parere delle Commissioni I, III, V e XII.

          VII Commissione (Cultura):
      PISICCHIO: «Modifiche alla legge 3 febbraio 1963, n.  69, concernente la disciplina della professione di giornalista» (2739) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, IX, XI e XIV.

          XII Commissione (Affari sociali):
      MANTERO ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante» (2416) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

      Il Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, con lettera in data 11 dicembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 35, comma 1, della legge 3 agosto 2007, n.  124, la relazione annuale, approvata dal Comitato medesimo nella seduta del 10 dicembre 2014 (Doc. XXXIV n.  1).

      Tale documento sarà stampato e distribuito.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      Il Consiglio dell'Unione europea, in data 10 dicembre 2014, ha trasmesso, ai sensi del Trattato sull'Unione europea, la posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 98/70/CE, relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel, e la direttiva 2009/28/CE, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (10710/2/14 REV 2), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

      La Commissione europea, in data 11 dicembre 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio e alla Corte dei conti europea relativa all'adozione delle raccomandazioni del gruppo di lavoro interistituzionale per la creazione e l'uso delle dichiarazioni nazionali (COM(2014) 688 final), corredata dal relativo allegato – Raccomandazioni per la creazione e l'uso delle dichiarazioni nazionali volontarie a norma dell'articolo 59, paragrafo 5, del regolamento finanziario (COM(2014) 688 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
          Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che l'Unione deve adottare in seno al sottocomitato SPS, al sottocomitato doganale e al sottocomitato per le indicazioni geografiche istituiti dall'accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra, in merito all'adozione dei regolamenti interni del sottocomitato SPS, del sottocomitato doganale e del sottocomitato per le indicazioni geografiche (COM(2014) 727 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 727 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
          Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che l'Unione deve adottare in seno al sottocomitato SPS, al sottocomitato doganale e al sottocomitato per le indicazioni geografiche istituiti dall'accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Moldova, dall'altra, in merito all'adozione dei regolamenti interni del sottocomitato SPS, del sottocomitato doganale e del sottocomitato per le indicazioni geografiche (COM(2014) 729 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 729 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Elementi ed iniziative di competenza per far fonte alla grave situazione di inquinamento dell'aria in provincia di Siracusa – 2-00759

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
          da mesi, quotidianamente, i cittadini dei comuni di Augusta, Melilli, Priolo Gargallo e Siracusa sono sottoposti ai miasmi provenienti dalla zona industriale che determinano immissioni olfattive intollerabili;
          nell'ottobre del 2013 centinaia di cittadini siracusani hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di Siracusa per ottenere chiarezza sul fenomeno dei cattivi odori e sull'attendibilità dei controlli;
          i dati forniti da Arpa Sicilia, sede di Siracusa, evidenziano degli sforamenti dei valori di alcune sostanze come l'anidride solforosa, l'idrogeno solforato ed alcuni idrocarburi non metanici;
          gli sforamenti, purtroppo, superano anche di quattro volte il limite imposto dalla legge; il 13 e 14 ottobre 2014 numerose telefonate sono arrivate alla sede dell'Arpa e del comando di polizia municipale del comune di Siracusa perché l'aria a Siracusa era irrespirabile;
          nelle prime ore del mattino del 14 ottobre 2014 le centraline di monitoraggio allocate nella città di Siracusa hanno registrato valori impietosi: un incremento spropositato di idrocarburi non metanici; NMHC (idrocarburi non metanici) superiori di quasi quattro volte ai limiti di legge e, infatti, il valore ha raggiunto oltre 800 microgrammi per metro cubo sui 200 tollerati;
          le concentrazioni di H2S (idrogeno solforato) riscontrate nella centralina di San Cusumano (ubicata ad Augusta vicino la Esso) in una media di un'ora hanno toccato i 60 microgrammi;
          la soglia dell'idrogeno solforato secondo l'allegato alla parte quinta, pagina 265, del decreto legislativo n.  152 del 2006 per gli impianti Claus, ovvero gli impianti di desulfurizzazione delle raffinerie è di 30 microgrammi;
          è in corso il riesame dell'autorizzazioni integrata ambientale degli esercizi degli stabilimenti industriali presenti nei citati territori;
          il riesame dell'autorizzazioni integrata ambientale è stato richiesto dal comune di Melilli con delibera del consiglio comunale di Melilli, risalente a luglio 2013, inserendo 5 proposte propedeutiche ad un maggior controllo sull'ambiente; le cinque proposte che il comune di Melilli ha sottoposto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con nota di protocollo DVA-2013-0021493, consistono in: 1) per tutte le torce presenti: a) installazione di sistema di videosorveglianza con possibilità di registrazione delle immagini e archiviazione delle stesse, per periodi non inferiori a 3 mesi, al fine di verificare la combustione dei gas di torcia; b) installazione di sistemi termografici per il rilevamento del corretto funzionamento della fiamma pilota e, dove non presenti, di sensori con attivazione di allarme acustico in sala di controllo in caso di spegnimento della stessa; 2) dotare di idonee coperture le vasche degli impianti di trattamento degli effluenti liquidi, installare contestualmente sistemi di captazione e successivo convogliamento ad impianto di abbattimento dei vapori liberati; 3) dotare di analizzatore in continuo per H2S le condotte dei fumi in uscita dagli impianti di recupero zolfo; 4) archiviare i dati meteo climatici delle stazioni presenti all'interno stabilimenti; 5) trasmettere in tempo reale ad Arpa Sicilia i dati rilevati dai sistemi di monitoraggio in continuo (Sme);
          il comune di Siracusa ha chiesto di partecipare al procedimento di riesame dell'autorizzazioni integrata ambientale;
          il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha negato la partecipazione diretta del comune di Siracusa adducendo motivazioni formali, senza tenere conto di alcuni dati oggettivi, ovvero che il territorio del comune di Siracusa è limitrofo agli esercizi industriali e che alcuni impianti ricadono nel territorio del comune di Siracusa;
          la tutela dei beni ambiente e salute è costituzionalmente garantita e compete allo Stato esercitare ogni attività amministrativa e di controllo, perché il diritto ad un ambiente salubre sia effettivamente garantito;
          sul piano normativo ed amministrativo il contrasto all'inquinamento atmosferico avviene attraverso il controllo delle fonti inquinanti e fissazione di standard di emissione – decreto legislativo n.  152 del 2006 – ed il controllo sulla qualità dell'aria e fissazione di standard sulla qualità dell'aria – decreto legislativo n.  155 del 2010;
          i valori limite d'emissione del decreto legislativo n.  152 del 2006 indicano per ogni sostanza inquinante la massima quantità che può essere immessa nell'atmosfera da parte di un singolo impianto e sono stabiliti per il territorio nazionale dagli allegati al decreto legislativo n.  152 del 2006; le imprese hanno l'obbligo di rilevare (periodicamente o in continuo) le emissioni dei loro impianti e di comunicare i risultati delle misure all'amministrazione;
          il controllo sulle singole fonti d'inquinamento non è però sufficiente, se in un'area, come nel caso del territorio indicato, esistono numerose attività industriali;
          il decreto legislativo n.  155 del 2010 individua i livelli di qualità dell'aria, definiti su scala nazionale in base alla concentrazione di inquinanti in atmosfera, classificati in base al confronto con i valori limite ed i valori guida;
          i valori fissati dal decreto legislativo n.  155 del 2010 sono di carattere nazionale e le regioni possono fissare valori più severi;
          nel settembre del 2013 l'Organizzazione mondiale della sanità rilevava l'inverosimiglianza e l'attendibilità dei monitoraggi effettuati sul territorio della provincia di Siracusa;
          è oramai improcrastinabile la realizzazione del sistema di monitoraggio Simage (Sistema integrato di monitoraggio ambientale e gestione delle emergenze), simile a quello presente nell'area industriale di Porto Marghera. Il Simage prevede la creazione di una sala operativa funzionante 24 ore su 24, gestita da opportuno personale tecnico, che – tramite una rete di monitoraggio composta da strumentazioni (analizzatori gascromatografici, sistemi spettroscopici e sensori fotoelettrici) e da «panel di valutatori», cioè gruppi di persone addestrate al riconoscimento degli odori – rilevi tempestivamente la presenza di eventuali sostanze tossiche e odorigene emesse in atmosfera, con un segnale di allarme, per gestire immediatamente l'evento e comunicare in tempo reale i dati alle autorità atte a garantire la salvaguardia della popolazione in termini di sicurezza e di salute;
          la regione siciliana è sostanzialmente priva del piano di risanamento della qualità dell'aria, atteso che quello vigente è del 2007;
          la regione siciliana non ha attivato il piano di monitoraggio regionale;
          l'assenza di una pianificazione regionale e di una rete di monitoraggio adeguata a quanto previsto nel decreto legislativo n.  155 del 2010 ha impedito la creazione di un inventario delle sostanze inquinanti ed insalubri presenti nell'aria;
          la prefettura di Siracusa, unitamente ai rappresentanti dei comuni di Augusta, Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa, ha avviato dei tavoli tecnici diretti ad individuare gli strumenti regolamentari e tecnici per eliminare le immissioni riscontrate nell'aria negli ultimi 4 anni e che costantemente risultano allarmanti per la salute dei residenti;
          l'articolo 22 del decreto legislativo n.  155 del 2010 prevede che i provvedimenti di zonizzazione e di classificazione, la rete di misura, i piani e le misure di qualità dell'aria esistenti ai sensi della normativa previgente dovevano essere adeguati alle disposizioni del decreto nel rispetto delle procedure e di termini oramai ampiamente decorsi, e che, in caso di mancato adeguamento, si applicano i poteri sostitutivi previsti all'articolo 5 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.  112, e all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n.  131;
          il polo petrolchimico porta con sé una serie di problematiche ambientali e sanitarie evidenti;
          il sito di interesse nazionale di Priolo Gargallo, Augusta e Melilli, nonostante i 106 milioni di euro assegnati nell'ultimo accordo di programma del 2008, è ancora in attesa degli interventi di bonifica delle aree a terra e a mare;
          la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo ha già presentato diverse interrogazioni aventi ad oggetto altri casi di immissioni nocive senza che, allo stato, vi sia stato un riscontro concreto da parte del Governo –:
          se il Ministro interpellato sia conoscenza di quanto sopra esposto;
          se il Ministro interpellato intenda invitare l'avvocatura distrettuale dello Stato di Catania ad esercitare le facoltà ed i diritti connessi alla persona offesa nel procedimento penale eventualmente avviato dalla procura della Repubblica di Siracusa a seguito dell'esposto presentato dai cittadini di Siracusa;
          se in sede di riesame dell'autorizzazioni integrata ambientale il Ministro interpellato, attraverso i suoi organi istruttori, abbia preso in esame tutti gli eventi segnalati dalle amministrazioni comunali e dai cittadini;
          se il Ministro interpellato non intenda riesaminare il provvedimento di rigetto della richiesta di partecipazione del comune di Siracusa al procedimento di riesame dell'autorizzazioni integrata ambientale;
          se il Ministro interpellato non ritenga oramai improcrastinabile la realizzazione del sistema di monitoraggio Simage (Sistema integrato di monitoraggio ambientale e gestione delle emergenze), simile a quello presente nell'area industriale di Porto Marghera;
          se il Ministro interpellato non ritenga che sussistano i presupposti per applicare i poteri sostitutivi previsti all'articolo 5 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.  112, e all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n.  131, per adottare il piano di risanamento della qualità dell'aria, il piano di monitoraggio regionale e un inventario delle sostanze inquinanti ed insalubri presenti nell'aria.
(2-00759) «Amoddio, De Maria».


Chiarimenti in merito alla possibilità che la Sardegna sia individuata come sito idoneo per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi – 2-00774

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
          secondo le norme vigenti è previsto che entro il prossimo 31 dicembre 2014 venga definito il sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari;
          secondo fonti autorevoli tale piano sarebbe stato già definito e il 15 dicembre 2014 verrebbe trasmesso formalmente da Sogin ai componenti tecnici delle commissioni appositamente insediate da parte del Governo;
          tali componenti hanno già avuto contatti con Sogin e da questi sarebbe emersa l'esistenza di un quadro d'insieme che individuerebbe 6 regioni tra le quali scegliere l'ubicazione del sito, tra queste in modo del tutto arbitrario sarebbe stata compresa anche la regione Sardegna;
          tale ipotesi sarebbe avversata dal popolo sardo con ogni strumento di contrapposizione utile ad escludere senza alcun tipo di margine un progetto del tutto surreale e destituito di ogni valutazione tecnica e giuridica;
          oltre alle pregresse posizioni già espresse, sin dal 2003, nell'ambito della conferenza Stato regioni, da uno degli interpellanti in qualità di presidente della regione Sardegna si registra un pronunciamento deciso e senza appello di un apposito referendum popolare che ha bocciato qualsiasi ipotesi in tal senso;
          il fatto che la regione Sardegna, dopo essere costretta a sopportare un carico statale senza eguali, dalle basi militari alla petrolchimica, dall'essere la regione più gravata da aree inquinate da attività industriali e a sopportare la nefasta distrazione dello Stato in tema di energia e trasporti, venga inserita in un'ipotesi così inverosimile, mobiliterebbe il popolo sardo in modo deciso e determinato;
          già nei mesi scorsi, all'atto della pubblicazione della guida tecnica, il primo firmatario del presente atto ispettivo avvisò gli esponenti del Governo di non commettere tale grave errore che violerebbe le stesse norme statutarie di rango costituzionale della regione Sardegna;
          l'Ispra aveva pubblicato, con notevole ritardo, la guida tecnica n.  29 relativa ai criteri per l'individuazione del sito per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi;
          il documento non indica una precisa località ma tutti i documenti e gli studi richiamati riportano alla Sardegna;
          il piano pubblicato dall'Ispra per individuare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è una sovrapposizione di documenti impressionante ma che ha un comune denominatore: escludere tutte le aree a rischio;
          l'Ispra arriva alla Sardegna per esclusione di tutto il resto;
          carte e mappe che indicano rischi, pericoli e che in sintesi affermano che la Sardegna sarebbe la terra più sicura per le scorie nucleari;
          nel documento dell'Ispra denominato guida tecnica n.  29 sono indicati criteri, ma ad una più attenta e dettagliata analisi si arriva a capire qual è il progetto: realizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in Sardegna;
          a decidere tutto sono i criteri di esclusione individuati dall'Ispra;
          prima di tutto vengono escluse le aree vulcaniche attive e quiescenti, poi quelle contrassegnate da sismicità elevata e infine quelle interessate da fenomeni di fogliazione;
          la Sardegna secondo tutti i piani connessi e richiamati non rientra in alcun modo in queste prime tre priorità di esclusione;
          le simulazioni geosatellitari confermano che la Sardegna sarebbe l'unica regione d'Italia a corrispondere a questi criteri individuati;
          il database realizzato dagli Stati Uniti (Database of individual seismogenic sources) individua in modo esplicito l'unica regione che sarebbe esente da pericoli;
          tutti questi elementi che vengono tenuti sotto traccia, ma che di fatto sono allegati alla guida tecnica, rappresentano un elemento di gravità assoluta proprio perché si sta tentando di mettere in piedi un piano che lasci poca scelta alla Sogin, per individuare la Sardegna come terra di conquista per le scorie nucleari;
          dalla pubblicazione del piano era emerso sin da subito con chiarezza il richiamo alla stabilità geologica, geomorfologica e idraulica. Un parametro univoco posto alla base del piano che secondo gli interpellanti finisce inesorabilmente per puntare sulla Sardegna;
          la Sardegna, secondo gli interpellanti, non può e non deve essere minimamente presa in considerazione nemmeno come ipotesi dai criteri per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi;
          questo piano circa il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che non si farà mai né in Sardegna né in Italia;
          si tratta di un'operazione solo per spendere risorse senza controllo così come è stato sino ad oggi;
          il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi sarà l'ennesimo pozzo senza fondo;
          questo piano è solo uno strumento delle lobby del nucleare e degli appalti che puntano a progettare e spendere con troppi omissis che non possono in alcun modo essere accettati;
          le carte e gli studi allegati e tenuti di fatto sotto traccia sono emblematici di un disegno studiato a tavolino e che non lascia adito a dubbi;
          il Governo deve immediatamente sconfessare questa ipotesi e dire con chiarezza e trasparenza quello che intende fare;
          non può il Governo continuare a sfuggire e delegare su una vicenda talmente delicata per la quale serve serietà e correttezza;
          si tratta di miliardi di euro di scorie nucleari, di realizzare un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, mantenere in piena efficienza le centrali esistenti e soprattutto di un grande business nucleare;
          si paventa un fiume di denari verso le lobby nucleari che va immediatamente fermato;
          la Sardegna è contraria a qualsiasi ipotesi di deposito nazionale dei rifiuti radioattivi: contraria senza se e senza ma;
          già nel 2003 il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, da presidente della regione, bloccò il piano del generale Jean per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi facendo in modo che la conferenza dei presidenti approvasse la sua proposta di rigettare integralmente quel piano che ora si tenta di riproporre;
          il fatto che diversi soggetti legati a Sogin affermino che la Sardegna sarebbe un sito ideale per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, e come tale viene indicata insieme alle altre cinque regioni, è un fatto di una gravità inaudita;
          va ridiscussa alla radice la decisione di realizzare un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi alla luce di valutazioni di natura scientifica, economica e di opportunità;
          esistono proposte in tal senso che la Sardegna ha avanzato undici anni fa condividendo l'impostazione del fisico Carlo Rubbia che aveva messo a punto un piano di ricerca per l'abbattimento della radioattività delle scorie;
          un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi dal quale devono, comunque, essere escluse, senza se e senza ma, realtà come la Sardegna che hanno sia sul piano normativo costituzionale che popolare escluso la volontà di ospitare tale deposito nazionale dei rifiuti radioattivi –:
          se non ritenga di dover smentire questa possibilità ed intervenire per disporre un cambio di rotta deciso sul deposito nazionale dei rifiuti radioattivi;
          se non ritenga di dover escludere la regione Sardegna da questa scellerata ipotesi;
          se non ritenga, anche per ragioni di ordine pubblico, di evitare che tale ipotesi venga solamente palesata.
(2-00774) «Pili, Pisicchio».


Intendimenti ed iniziative del Governo in relazione alla procedura di infrazione aperta dall'Unione europea con riferimento alle disposizioni in materia di utilizzo di «richiami vivi» nell'attività venatoria – 2-00779

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per sapere – premesso che:
          il 20 febbraio 2014 la Commissione europea ha comunicato all'Italia l'apertura della procedura di infrazione relativa al caso EU-Pilot 1611/10/ENVI avviata per la violazione degli articoli 7 e 9 della direttiva 79/409/CEE, cosiddetta direttiva uccelli, e in particolare per il permanere, nel nostro Paese, della possibilità di concedere il prelievo in deroga, ormai palesemente illegittimo (la cattura degli uccelli avviene, tra l'altro, con le reti, mezzo già vietato dalla sopraddetta direttiva), degli uccelli da utilizzare come richiami vivi, una pratica anacronistica e crudele che lede ogni diritto degli animali e del loro benessere;
          nella lettera del febbraio 2014, la Commissione europea ha anche ribadito l'esistenza di valide alternative all'uso degli uccelli migratori come richiami vivi, quali, ad esempio, i richiami a bocca alternative che le regioni italiane «in deroga» non hanno mai dimostrato di aver sperimentato;
          a seguito dell'apertura di tale procedura, che potrebbe costare al nostro Paese decine di milioni di euro (la sanzione minima per l'Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 11.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell'infrazione), durante la discussione sul disegno di legge europea-bis il Governo ha tentato di risolvere l'emergenza scaturita dalla lettera della Commissione europea proponendo alcune modifiche all'articolo 4 alla legge n.  157 del 1992;
          tali modifiche, poi apportate dal decreto-legge 24 giugno 2014, n.  91, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n.  116, ad avviso degli interpellanti, non sarebbero sufficienti a risolvere il caso anche se il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi ha dichiarato che: «questa posizione del Governo chiude la procedura di infrazione»;
          la Commissione europea ha poi, di fatto, smentito le parole del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso una comunicazione del 28 luglio 2014 nella quale si legge che «tale modifica normativa non sia sufficiente a porre fine alla violazione degli articoli 8 e 9 della Direttiva Uccelli» e anche che le autorizzazioni in deroga all'articolo 9 sarebbero «illegittime in quanto violerebbero gli articoli 8 e 9 della direttiva uccelli (...) in primis per la mancanza di dimostrazione dell'esistenza di valide alternative»;
          il 26 novembre 2014 l'Europa ha inviato all'Italia il parere motivato sull'apertura della procedura di infrazione, anticamera del deferimento alla Corte di giustizia dell'Unione europea e ultimo passo prima della definitiva condanna a pagare e che sarà avviata dopo due mesi da questa notifica;
          il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a seguito di tale notifica ha immediatamente trasmesso ai presidenti delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna una diffida in cui si chiede di annullare, entro 15 giorni, le delibere delle due regioni che, rispettivamente nel giugno e nel luglio 2014, hanno autorizzato l'attivazione di impianti di cattura di uccelli selvatici da utilizzare poi come richiami vivi, ma non si tratta ancora di misure sufficienti a risolvere definitivamente la procedura, poiché manca il tassello finale da parte del Governo di vietare definitivamente, e senza possibilità di deroga, questa pratica in tutto il Paese –:
          come il Governo intenda risolvere, in maniera definitiva, l'incompatibilità del diritto italiano con quello comunitario in materia di richiami vivi nell'attività venatoria al fine di chiudere la procedura di infrazione e scongiurare così il pagamento, per il nostro Paese, di un'elevata sanzione pecuniaria.
(2-00779) «Gagnarli, L'Abbate, Gallinella, Benedetti, Massimiliano Bernini, Lupo, Parentela, Alberti, Barbanti, Nicola Bianchi, Brugnerotto, Busto, Cancelleri, Cariello, Caso, Castelli, Colonnese, Crippa, Currò, Da Villa, Daga, De Lorenzis, De Rosa, Della Valle, Dell'Orco, D'Incà, Fantinati, Cristian Iannuzzi, Liuzzi, Mannino, Micillo, Mucci».


Chiarimenti in merito all'invio di un contingente di militari italiani in Iraq, con particolare riferimento alle modalità per garantire l'immunità dalla giurisdizione locale delle truppe italiane nel corso della missione – 2-00781

D)

      Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
          tra le misure annunciate dal Ministro della difesa, Roberta Pinotti, il 16 ottobre 2014, rientra l'invio in Iraq di un contingente di militari italiani la cui consistenza, a oggi, risulta prevista in circa 280 soldati. Di questi, circa 200 dovrebbero svolgere il compito di addestratori a favore delle milizie della regione autonoma del Kurdistan iracheno (i cosiddetti «peshmerga»), mentre un'ottantina ricoprirebbero il ruolo di consiglieri militari, presumibilmente con compiti di consulenza alle forze irachene e di intelligence;
          il Capo di Stato Maggiore della difesa, Luigi Binelli Mantelli, ha dichiarato, il 18 ottobre 2014, che l'attivazione di una base addestrativa italiana in Iraq, dove opereranno i circa 200 addestratori, dovrebbe avvenire entro la fine del mese di dicembre 2014;
          la nuova base italiana verrà quasi sicuramente posizionata a Erbil (la capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno), ma sarebbe ancora da definire il luogo esatto dove stabilirla;
          lo Status of forces agreement (Sofa) è un tipo di intesa che garantisce l'immunità delle truppe straniere dalla giurisdizione locale a fronte di una serie di garanzie offerte allo stato ospite (tra cui le modalità di indennizzo a seguito di eventuali danni arrecati dalle truppe);
          dopo la scadenza del Sofa relativo alla missione Iraqi Freedom non è mai stato firmato un nuovo Sofa per le truppe straniere in Iraq;
          la contrattazione condotta dagli Stati Uniti nel 2011 per un nuovo accordo Bsa (Bilateral security agreement), dal quale avrebbe potuto derivare un nuovo Sofa per le forze della coalizione, fallì, contribuendo alla decisione del Governo statunitense di procedere col ritiro totale delle truppe;
          il Governo statunitense ha ottenuto nel giugno 2014 un accordo bilaterale nella forma di scambio di note diplomatiche che ricalcherebbe sostanzialmente quello proposto dal Governo Al Maliki nel 2011, il quale fu respinto dagli Stati Uniti che lo consideravano inaccettabile perché non offriva sufficienti garanzie per le truppe;
          la validità del sopracitato accordo è dubbia perché, in base alla Costituzione irachena, avrebbe dovuto essere ratificato con un voto del parlamento iracheno, mentre ha solo la forma di uno scambio di note diplomatiche;
          anche se ne fosse confermata la validità, il sopracitato accordo tra Iraq e Stati Uniti non sembra poter essere esteso alle truppe degli altri Paesi della coalizione anti-Isis poiché non c’è una missione formalmente gestita da un ente comune come, ad esempio, l'Isaf in Afghanistan;
          in questo contesto, l'Australia ha optato per fornire i propri militari dispiegati in Iraq di passaporto diplomatico, soluzione adottata dopo aver ottenuto il consenso del Governo iracheno in seguito a un lungo periodo di negoziazione;
          nessuna informazione è stata fornita dal Governo italiano riguardo a come si intenda ottenere la garanzia dell'immunità per i militari italiani impegnati in Iraq;
          il solo scambio di note diplomatiche tra l'Italia e l'Iraq non offrirebbe ai militari italiani in missione in Iraq sufficienti garanzie di immunità dalla giurisdizione locale, soprattutto considerando che la maggior parte di essi sarà dispiegata nella regione autonoma del Kurdistan Iracheno, le cui istituzioni potrebbero non considerare vincolante una semplice nota diplomatica emessa da Baghdad;
          da fonti di stampa (http://www.ilgiornale.it) si apprende che il 26 novembre 2014 sono giunti a Erbil sette militari italiani con il compito di preparare il terreno (scegliere le infrastrutture, prendere contatti con i locali e altro) per l'arrivo del resto del contingente italiano che dovrebbe iniziare ad affluire in Iraq entro la fine dell'anno 2014;
          il Sottosegretario di Stato alla difesa, Domenico Rossi, ha dichiarato il 22 ottobre (http://messaggeroveneto.gelocal.it) che gli addestratori italiani inviati in Iraq «avranno capacità addestrative in zona di contatto», lasciando intendere che saranno esposti a un livello di rischio molto elevato –:
          quali ragioni abbiano spinto l'Italia a iniziare il dispiegamento di personale militare in Iraq prima che sia stato stipulato con le autorità di quello Stato un accordo di tipo Sofa;
          se non intenda il Governo fornire dettagli di questa missione e, in particolare, indicare i modi in cui prevede di garantire l'immunità dalla giurisdizione locale delle truppe italiane in missione nel territorio iracheno.
(2-00781) «Artini, Pisicchio, Basilio».


Chiarimenti in ordine ai rapporti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, nella sua pregressa qualità di presidente della lega delle cooperative, con il dottor Salvatore Buzzi, già presidente della cooperativa «29 giugno», coinvolto nelle recenti indagini della procura di Roma su un diffuso sistema di malaffare amministrativo, ed eventuali iniziative conseguenti – 2-00782

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
          con decreto del Presidente della Repubblica del 21 febbraio 2014, registrato alla Corte dei conti il 25 febbraio 2014, il Presidente della Repubblica ha nominato, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti;
          nel 2010 il Ministro interpellato era stato invitato, in un noto ristorante romano, ad una cena di ringraziamento organizzata dal pregiudicato Salvatore Buzzi. Si fa presente come evidenziato dai media che accanto a quel tavolo si trovava anche il pregiudicato Luciano Casamonica. Il rapporto che legherebbe il Ministro interpellato a Salvatore Buzzi, presidente di un grande consorzio di cooperative legate a Legacoop e braccio destro del boss Massimo Carminati, pone gravi ombre sul passato dell'attuale Ministro del lavoro e delle politiche sociali. A parere degli interpellanti tali frequentazioni suscitano gravi e preoccupanti interrogativi, anche perché ad oggi il Ministro interpellato non è stato in grado di fornire convincenti argomentazioni e giustificazioni in proposito;
          Salvatore Buzzi ha ucciso ed è stato condannato a 24 anni per omicidio. Ex impiegato di banca vicino all'estrema sinistra, è diventato uno degli uomini maggiormente impegnati nel terzo settore nell'area romana. Massimo Carminati, altra figura coinvolta nell'attuale inchiesta della procura di Roma, proviene invece dalle formazioni di estrema destra. Il più fidato socio e collaboratore di Massimo Carminati è proprio Salvatore Buzzi che si professa di estrema sinistra. Tuttavia, il rapporto tra questi due soggetti trascende gli aspetti ideologici e riguarda fondamentalmente un unico obiettivo ossia il profitto, da raggiungere, da quanto emerge dalle indagini condotte dagli inquirenti della procura di Roma, con ogni mezzo e strumento fosse a loro disposizione, tra cui la mediazione costante con figure di rilievo politico sia a livello locale che nazionale;
          il Ministro interpellato, all'epoca presidente nazionale di Legacoop, a giudizio degli interpellanti ha offerto indubbiamente legittimazione politica e sociale a questi due soggetti, tant’è che il 29 maggio 2014, a distanza di quattro anni da quella cena, il signor Salvatore Buzzi ha affermato: «(...) concludo, infine, con un augurio di buon lavoro: al ministro Giuliano Poletti, nostro ex Presidente nazionale che più volte ha partecipato alle nostre assemblee; al Governo Renzi affinché possa realizzare tutte le riforme che si è posto come obiettivo, l'unico modo per salvare il nostro Paese dalla stagnazione e dall'antipolitica; in particolar modo a tutti voi soci che con il vostro lavoro quotidiano avete contribuito a raggiungere questo risultato così soddisfacente» (si confronti la relazione finale della cooperativa «29 giugno», assemblea di bilancio di gruppo riunitasi a Roma il 29 maggio 2014);
          si dà, inoltre, il caso che la cooperativa sociale «29 giugno» che si occupa di manutenzione aree verdi, gestione rifiuti, gestione centri di accoglienza e servizi di pulizia, sia associata nientemeno che al Cns. Quest'ultimo è il Consorzio nazionale servizi, sede a Bologna, uno dei pilastri della Legacoop presieduta fino a non molto tempo fa dall'attuale Ministro interpellato. Ebbene, la «29 giugno» compare tutt'ora nella lista degli aderenti al Consorzio nazionale servizi. Sebbene nel Consorzio trovino spazio tante cooperative, il rilievo assegnato a Buzzi è dimostrato anche dal fatto che egli occupa un posto nel consiglio di sorveglianza dello stesso Consorzio nazionale servizi;
          il Consorzio nazionale servizi, negli ultimi anni, ha portato a casa vari appalti nazionali assegnati dalla Consip, la società del Ministero dell'economia e delle finanze che si occupa di approvvigionamento di beni e servizi per la pubblica amministrazione. E le cifre che «ballano» sono enormi, da far impallidire le commesse di ambiente romano;
          insomma, il Consorzio nazionale servizi di Legacoop muove cifre impressionanti. E la «29 giugno» di Buzzi è molto ben inserita in questo contesto. Sebbene gli appalti vengano divisi tra i vari aderenti al Consorzio la cooperativa di Buzzi fa grande affidamento sulle commesse affidate al Consorzio nazionale servizi e ciò è confermato dal bilancio 2013 del gruppo;
          del resto lo stesso bilancio dice che per il gruppo di Buzzi il 2013 è stato un anno d'oro, con un fatturato di 60 milioni di euro e un patrimonio che ha raggiunto i 16,4 milioni di euro. Ieri il Consorzio nazionale servizi ha fatto sapere di voler espellere Buzzi dal consiglio di sorveglianza;
          si ricorda, inoltre, che erano già emersi dubbi sull'indipendenza e l'assenza di conflitti di interesse del Ministro interpellato, tant’è che in un precedente atto di indirizzo al Senato della Repubblica, n.  1-00220, era emerso che il Ministro interpellato, dopo una lunga carriera politica (nel Partito comunista italiano e nel Partito dei democratici di sinistra), è diventato nel 2002 presidente della Legacoop nazionale e, dal 2013, presidente dell'Alleanza delle cooperative italiane;
          Legacoop e Alleanza delle cooperative italiane rappresentano aziende attive in tutti i settori e in tutte le regioni italiane. Emergono, tra le altre, il colosso delle polizze assicurative leader nel ramo da anni in Italia Unipol-Sai, la cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna che si occupa della realizzazione del tunnel Tav Torino-Lione, la Nova coop e la Coop Adriatica;
          Legacoop, inoltre, detiene interamente il pacchetto azionario di Coopfond, società che gestisce il fondo mutualistico per la promozione cooperativa alimentato dal 3 per cento dagli utili annuali di tutte le cooperative aderenti a Legacoop e dai patrimoni residui di quelle poste in liquidazione;
          spicca, inoltre, un saldo rapporto con il gruppo «Obiettivo Lavoro», società cooperativa operante nell'ambito del lavoro interinale, nato, come evidenziato sul sito internet, «dall'incontro dei mondi e delle iniziative di Legacoop e Compagnia delle Opere (Comunione e Liberazione)»;
          ai sensi del decreto legislativo 2 agosto 2002, n.  220, il Ministero dello sviluppo economico, e dunque, in senso lato, il potere Esecutivo a cui appartiene anche il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, esercita la vigilanza di tutte le forme di società cooperative e dei loro consorzi, mediante revisioni cooperative ed ispezioni straordinarie;
          in particolare, il decreto legislativo 10 settembre 2003, n.  276, disciplina organicamente il potere di vigilanza e di controllo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle agenzie per il lavoro, anche attraverso la verifica del corretto andamento dell'attività svolta cui è subordinato il rilascio dell'autorizzazione, nonché i criteri e le modalità di revoca dell'autorizzazione medesima, nonché ogni altro profilo relativo all'organizzazione e alle modalità di funzionamento dell'albo delle agenzie per il lavoro;
          emergerebbe, dunque, ad avviso degli interpellanti un conflitto di interessi in capo al Ministro interpellato, derivante dalla sua provenienza professionale ed i compiti di vigilanza e di controllo assegnati dalla legislazione vigente all'Esecutivo e, in particolare, al suo dicastero;
          il profilo soggettivo del Ministro interpellato sembrerebbe agli interpellanti incompatibile con l'incarico affidatogli, stante un personale intreccio politico ed imprenditoriale non solo in ambiti attigui a quelli della pubblica amministrazione, ma con riferimento ai poteri di vigilanza e di controllo del Ministero da lui attualmente guidato su enti dallo stesso precedentemente amministrati –:
          se il Ministro interpellato non ritenga comunque opportuno offrire un'approfondita disamina degli eventi citati in premessa per le parti che lo hanno riguardato, ed eventualmente assumersi ogni responsabilità anche valutando l'opportunità di permanere nell'incarico, nelle more della raccolta di ogni elemento utile finalizzato a fugare ogni dubbio, anche di carattere etico e di responsabilità politica, in capo al medesimo Ministro;
          se al Ministro interpellato risulti che la cooperativa «29 giugno» intrattenga al momento rapporti con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e, in caso positivo, quali siano e attraverso quali procedure sia stata selezionata.
(2-00782) «Cominardi, Cecconi, Dadone, Lombardi, Tripiedi, Ciprini, Chimienti, Di Battista, Ferraresi, Daga, Rizzetto, Baroni».