XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 411 di venerdì 17 aprile 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

      La seduta comincia alle 9,30.

      ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

      PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi e Mattiello sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito alla riduzione della pressione fiscale prospettata dal Governo – n. 2-00925)

      PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Barbanti ed altri n. 2-00925, concernente chiarimenti in merito alla riduzione della pressione fiscale prospettata dal Governo (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Barbanti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      SEBASTIANO BARBANTI. Grazie Presidente, dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato finalmente il Documento di economia e finanza. Nel testo è contenuta, tra le altre cose, la disposizione con la quale si è scelto di non dar seguito alla misura più volte prospettata relativa all'aumento dell'IVA. A tal proposito, si ricorda che questo aumento avrebbe portato appunto un aggravio dell'IVA fino ad arrivare ad un valore pari al 25,5 per cento nel 2018. Nonostante questa sia una misura meritoria, ci mancherebbe, rimane una preoccupazione di fondo, poiché il Governo, pur dopo avere disinnescato le cosiddette clausole di salvaguardia, continuerà a far crescere la pressione fiscale. Secondo le nostre stime, infatti, la pressione fiscale, attualmente pari al 43,5 per cento, farà registrare un aumento effettivo pari al 44,1 per cento nel prossimo biennio, fino al 2017, e una lieve riduzione nel 2019, fino ad attestarsi ad un valore appunto del 43,7 per cento.
      A nostro avviso, i contribuenti non sono consapevoli di questo aggravio poiché l'Esecutivo all'interno del DEF ha utilizzato Pag. 2alcuni artifici contabili per prospettare un quadro sostanzialmente meno pesante e più favorevole al contribuente. Infatti, secondo le dichiarazioni del Governo, l'imposizione fiscale sarebbe in netto calo: al di sotto del 43 per cento per quest'anno – precisamente al 42, 9 per cento – per poi ridursi al 41,6 per cento entro il 2019. I metodi che sono stati utilizzati, tra gli altri, sono i seguenti. Ad esempio, il famoso bonus degli 80 euro viene calcolato al netto della classificazione contabile. L'agevolazione, secondo il Governo, si traduce in una minore pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente. Si omette, però, di enunciare il fatto che questo bonus in busta paga interessa solo una parte limitata della popolazione. Inoltre, la cosiddetta disattivazione delle clausole di salvaguardia, relative all'aumento dell'IVA e delle accise sulla benzina, oltre che alla revisione delle detrazioni fiscali, che, appunto, se attuate avrebbero comportato un innalzamento della pressione, non attuandosi viene considerata un'effettiva riduzione delle imposte. Per quanto ci riguarda, questa è una falsa rappresentazione di quella che è la realtà, poiché si ricorre all’escamotage di prospettare, prima del DEF, un aumento delle tasse, per poi non darvi attuazione inducendo in errore il cittadino contribuente. Chiediamo, appunto, al Ministero se sia ovviamente a conoscenza dei fatti e quali iniziative urgenti intenda porre in essere per dare soluzione al problema descritto.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Enrico Zanetti, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie Presidente, in relazione all'interpellanza in esame, concernente l'evoluzione della pressione fiscale prospettata nel DEF 2015, gli uffici dell'amministrazione finanziaria fanno presente quanto segue. Il Documento di economia e finanza rappresenta il principale strumento di programmazione economica e finanziaria del Governo. In quanto tale, il DEF indica le linee programmatiche e, quindi, la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine.
      In particolare, nella sezione I del Documento, Programma di stabilità dell'Italia, al paragrafo «Politica di bilancio», pagina II della premessa, vengono esplicitati gli obiettivi programmatici del Governo in termini di: sostenimento della ripresa economica, operando con un aumento degli investimenti e fermo restando il livello del prelievo fiscale; riduzione del rapporto debito-PIL; aumento dell'occupazione.
      Quanto al punto primo di tali obbiettivi, nel seguito del documento è specificato l'intento del Governo di evitare l'aumento della pressione fiscale, attraverso la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia previste per il 2016, per un valore totale pari all'1 per cento del PIL, che trova applicazione in parte nella maggiore previsione di gettito per circa lo 0,4 per cento del PIL, per effetto del miglioramento della congiuntura economica e in parte nella revisione della spesa per circa lo 0,6 per cento del PIL, attraverso misure che verranno definite in corso d'anno.
      Per tale motivo, la riduzione della pressione fiscale rappresenta, a tutti gli effetti, uno degli obbiettivi del Governo che verrà perseguito attraverso gli strumenti su esplicitati. Gli indicatori di pressione fiscale calcolati sulla base di tale quadro programmatico, quindi, tengono conto delle variazioni che verranno apportate nell'ambito operativo del programma di stabilità e, ovviamente, si discostano dagli indicatori basati, invece, sul quadro tendenziale, ossia calcolati in base alla legislazione vigente.
      Tale differenza è esplicitata e chiaramente spiegata nel Focus su «Pressione fiscale: un profilo decrescente», nel quale si indicano dapprima gli indicatori di pressione fiscale a legislazione vigente, sui quali producono effetto tutti i provvedimenti normativi intervenuti sino al 10 aprile 2015, data di approvazione del DEF, tra cui anche la legge di stabilità per il 2015. Successivamente, viene proposto un Pag. 3esercizio di ricalcolo di tali indicatori di pressione fiscale, tenendo conto del programma di stabilità proposto dal Governo e della riclassificazione del provvedimento cosiddetto bonus 80 euro, per il quale la stessa legge di stabilità per il 2015 ha previsto una stabilizzazione a regime. In particolare, tale esercizio di ricalcolo si basa sulle seguenti ipotesi: la prima è la sterilizzazione integrale delle clausole di salvaguardia per il triennio 2016-2018, in linea con gli obbiettivi di programmazione economica del Governo, e questa è la parte programmatica, ancora da realizzare, ma sulla quale c’è l'impegno del Governo nel DEF; la seconda parte è la classificazione del provvedimento del bonus 80 euro come minore entrata, anziché maggiore spesa. Questa seconda ipotesi trova il suo fondamento nella natura economica del provvedimento che, fermo restando il criterio di classificazione contabile, produce una effettiva diminuzione del carico fiscale per i lavoratori dipendenti.
      A tale ultimo proposito giova, una volta di più, sottolineare che la classificazione del bonus 80 euro quale «maggiore spesa» invece che «minore entrata», non è dovuta al fatto che esso interessa solo una categoria di contribuenti, nello specifico i lavoratori dipendenti, invece che tutte, come affermato anche dagli interpellanti. Se così fosse, infatti, qualsiasi intervento volto ad aumentare, ad esempio, le detrazioni IRPEF per lavoro dipendente, piuttosto che quelle per lavoro autonomo, dovrebbe subire la stessa sorte.
      Il motivo di questa classificazione di bilancio è invece riconducibile al fatto che si è scelto di attivare il suddetto bonus attraverso il metodo della concessione di un credito di imposta invece che dell'aumento delle detrazioni spettanti, e ciò in ragione della maggiore semplicità del meccanismo, dato il target di contribuenti beneficiari individuato nelle scelte di politica fiscale fatte a monte.

      PRESIDENTE. L'onorevole Barbanti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      SEBASTIANO BARBANTI. Presidente, prendo atto, ovviamente, della risposta del Governo e sostanzialmente rimangono le mie perplessità, non da un punto di vista tecnico, per carità, ma da un punto di vista comunicativo, poiché, effettivamente, le differenze tra il quadro «programmatico» e quello a legislazione vigente è, effettivamente, una materia per tecnici. Ciò che passa ai cittadini, invece, è questo prospettato calo della pressione fiscale dovuto appunto alla differenza tra il quadro programmatico e quello a legislazione vigente e ci siamo detti, quindi, in questo caso, non farebbe male una comunicazione più favorevole ai non tecnici, soprattutto per quanto riguarda poi la parte che ha citato il sottosegretario relativamente alla spending review e, quindi, ai tagli che potrebbero, in quel caso, poi andare ad aggravare, non la pressione fiscale, ma comunque una pressione fiscale, chiamiamola, indiretta, quindi con una spesa maggiore per i cittadini. Soprattutto, qui ci tenevo a ribadirlo, visto che l'abbiamo fatto qualche giorno fa, e lo abbiamo anche ripreso in una mozione presentata ad ottobre, se la memoria non mi inganna, per il Mezzogiorno, il Governo prevede sostanzialmente un taglio della spesa pubblica che sarà del 6,2 per cento per il Sud, più del doppio rispetto al Nord, che è del 3 per cento, con effetto depressivo sull'economia del Mezzogiorno e un ampliamento dei divari regionali.
      Sono questi gli effetti di questa spending review tutta all'italiana, poco definita e poco realizzata, che non ha interessato gli effettivi sprechi bensì un crollo generalizzato degli investimenti pubblici e di incentivi alle imprese, mentre servirebbe trasformare gli sprechi in spesa produttiva per i servizi pubblici fortemente carenti, specie nelle aree svantaggiate del Paese. È da sottolineare che non è il primo anno che ovviamente il sud viene penalizzato da questo punto di vista. Infatti, nel 2013, a fronte di un taglio complessivo del 2,7 per cento, al centro-nord il taglio è stato del 2,2 per cento mentre al sud del 4,5 per cento; nel 2014, al centro-nord del 2,8 per cento mentre al sud del 5,5 per cento. Pag. 4Perché dico ciò ? Lo dico perché anche il Governo presti attenzione agli effetti che questi tagli, questa spending review può avere in maniera differenziata da macroarea a macroarea, che pesa poi sui cittadini che abitano in quelle diverse macroaree, soprattutto quelli del sud che sono un po’ più in difficoltà. Rendiamoci conto, infatti, che ci piaccia o meno, esiste una questione meridionale. Le possibili soluzioni per evitare che essa si consumi in un dramma collettivo sono totalmente assenti nelle linee guida di tutti i documenti economici di Governo presentati, sia in ambito nazionale che in ambito europeo. Serve sostanzialmente una vera e propria – perché ce n’è la mancanza – cabina di regia. Scusatemi il termine anche un po’ vecchio e abbondantemente utilizzato, ma non riesco a trovare un sinonimo che possa rappresentare meglio un vero e proprio think tank, una riunione di cervelli politici che in questo caso sovrintenda a quello che deve essere davvero lo sviluppo del sud, che ponga un faro, un focus particolare sull'economia del Mezzogiorno, sullo sviluppo del Mezzogiorno. Anzi, prego proprio il Governo, perché spero che nelle prossime settimane ci siano delle azioni, anche dal punto di vista parlamentare, che possano lanciare questa vera e propria cabina di regia, di prenderla a cuore, di portarla avanti e di darle la dovuta attenzione.

(Intendimenti del Governo in relazione alla copertura delle posizioni dirigenziali vacanti presso l'Agenzia delle entrate, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n.  37 del 2015 – n. 2-00931)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pesco ed altri n. 2-00931, concernente intendimenti del Governo in relazione alla copertura delle posizioni dirigenziali vacanti presso l'Agenzia delle entrate, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n.  37 del 2015 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      L'onorevole Villarosa ha facoltà di illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Raccontiamo brevemente i fatti. Oggi, 17 aprile 2015, siamo esattamente a un mese dalla sentenza della Corte costituzionale. A proposito di cosa ci informa questa sentenza della Corte costituzionale ? Cosa modifica ? Modifica un articolo di un decreto-legge del Governo Monti con il quale – non so se per errore o per fretta, ma non era tanto complicato, secondo me, caro sottosegretario, capire che quell'articolo non poteva stare in piedi all'interno del nostro Stato –, si permetteva di coprire una situazione di vuoto, evitando che le cariche dirigenziali all'interno dell'Agenzia delle entrate venissero ricoperte dopo ciò che riteniamo giusto in un Paese civile, ovvero dopo un concorso pubblico. La Corte costituzionale, il 17 marzo 2015, dichiara incostituzionale sia l'articolo 8, in particolare il comma 24, del decreto-legge n.  16 del 2012 nonché l'articolo 1, comma 14, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n.  150, e l'articolo 1, comma 8, del decreto-legge 31 dicembre 2014, n.  192, il cosiddetto milleproroghe 2015, e quindi passiamo dal vecchio Governo all'attuale Governo. Se iniziaste ad ascoltarci (almeno a leggere le interrogazioni, perché la mia paura è che le interrogazioni non vengano lette; infatti, ne abbiamo presentate quattro e ce ne sono anche tante altre che sollevavano questa problematica, tanti altri casi, come anche il caso di Incalza, per il quale avevamo informato i Ministri competenti, oppure il Mose, il TAV), e a prestare da oggi un po’ più di attenzione anche alle interrogazioni delle opposizioni, che spesso e volentieri provengono da richieste dei cittadini che operano in quei settori e quindi hanno più competenza e più conoscenze di noi qui dentro, probabilmente i problemi li risolveremmo prima.
      Il problema ora che ci spaventa di più è quello denunciato da varie fonti di stampa, secondo le quali vorreste risolvere questa problematica nel 2016. Abbiamo addirittura il caso della direzione regionale della Campania dell'Agenzia delle entrate – ogni tanto sembra di vivere in un mondo folle – dove, dopo la Pag. 5sentenza della Corte costituzionale, ha espressamente invitato i direttori provinciali a ridefinire nuovamente i provvedimenti di delega indicando nei nuovi atti i funzionari che fino ad oggi sono stati incaricati di funzioni dirigenziali. Praticamente, gli stessi illegittimi dirigenti di poco tempo fa !
      Cosa chiediamo ? Noi chiediamo, ad esempio, se non ritenete opportuno procedere con lo scorrimento delle graduatorie di cui al concorso A/163 per dirigenti indetto nel 1999. Abbiamo voluto inserire all'interno dell'interrogazione alcune sfide. Sappiamo che le graduatorie per legge durano tre anni, i concorsi sono stati fatti tra il 1997 e 1999 e sono i concorsi A/999, A/162 e A/163. Le graduatorie sono state tenute in vita sino al 2010, sino a quando cioè il ministro Tremonti evitò di prorogarle. Abbiamo inserito questa proposta, insieme ad altre domande, non perché vogliamo indicarvi una strada non percorribile, ma perché vi vogliamo indicare un principio che vorremmo da ora in poi diventasse certo. Dal 1993 ad oggi le privatizzazioni sono state tante e i settori nei quali l'amministrazione è pubblica ma la struttura è privata e, quindi, permette, di nominare dirigenti e funzionari di alto livello è replicabile facilmente in qualsiasi azienda, ma almeno nelle aziende pubbliche che tutto avvenga per concorso, così come dice la nostra Costituzione.
      Ogni singola domanda che noi abbiamo posto contiene dei principi, probabilmente non le metteremo in campo, ciononostante chiediamo lo stesso di iniziare delle azioni che abbiano questi principi. Ad esempio un concorso immediato e non a partire dal 2016 !
      Sottosegretario attendiamo le sue risposte e vediamo se saranno esaustive.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Enrico Zanetti, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli onorevoli interpellanti chiedono, in particolare, in relazione agli effetti derivanti dalla sentenza della Corte costituzionale n.  37 del 2015, di porre rimedio in tempi brevi alla situazione venutasi a creare nelle agenzie fiscali, proponendo quali possibili soluzioni lo scorrimento della graduatoria del concorso per 163 dirigenti indetto nel 1997, l'emanazione di un nuovo bando di concorso ovvero l'attribuzione di funzioni predirigenziali a funzionari. Al riguardo, sentiti gli uffici delle agenzie fiscali, si rappresenta quanto segue.
      Come si è già avuto modo di rappresentare in sede di risposta ad altri atti di sindacato ispettivo, con la sentenza n.  37 del 2015 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma di cui all'articolo 8, comma 24, del decreto legge 2 marzo 2012, n.  16 e delle disposizioni successive che ne hanno prorogato l'efficacia, in base alle quali l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli hanno attribuito incarichi dirigenziali a tempo determinato a propri funzionari, all'esito di procedure di interpello e nelle more dell'espletamento delle procedure concorsuali allo scopo di assicurare la migliore funzionalità operativa delle proprie strutture, volta a garantire una efficace attuazione delle misure di contrasto all'evasione.
      L'affidamento di incarichi dirigenziali a funzionari – coerentemente con la legislazione all'epoca vigente – si è rivelato, secondo quanto sostenuto dalle Agenzie fiscali, uno strumento necessario per far fronte alle carenze di organico dirigenziale delle Agenzie, in considerazione delle loro peculiarità e delle loro attività spiccatamente operative.
      Si ribadisce che l'intervento della Corte costituzionale non pregiudica la funzionalità delle Agenzie che, come affermato dalla stessa Corte, non è condizionata dalla validità degli incarichi dirigenziali previsti dalla disposizione censurata e che è assicurata, quanto alla validità degli atti, da regole organizzative interne che prevedono la possibilità di ricorrere all'istituto della delega anche a funzionari, per l'adozione di atti a competenza Pag. 6dirigenziale. Peraltro, l'immediata e puntuale applicazione da parte dell'Agenzia delle entrate della citata sentenza della Corte costituzionale n.  37 del 2015, ha comportato la revoca di oltre 800 incarichi di funzioni dirigenziali, conferiti sulla base delle disposizioni normative vigenti fino al giorno successivo alla pubblicazione della predetta sentenza nella Gazzetta Ufficiale.
      Quanto a future iniziative volte ad assicurare il buon funzionamento delle Agenzie fiscali e garantire il normale proseguimento delle attività di servizi ai contribuenti, controllo e riscossione, particolarmente impegnative all'attualità (in quanto c’è anche l'attività correlata alla riforma del catasto, alle dichiarazioni precompilate ed alla voluntary disclosure), si stanno valutando le soluzioni più opportune per coniugare le predette finalità con la necessità ineludibile di tenere conto delle indicazioni della sentenza della Corte costituzionale. In particolare, per la copertura delle vacanze dell'organico dirigenziale, si sta valutando l'attivazione delle procedure per la copertura di posti dirigenziali vacanti secondo le modalità del concorso pubblico. Da questo punto di vista rassicuro l'onorevole Villarosa circa il fatto che il 2016 è il punto ragionevolmente di arrivo di ultimazione del concorso, e non di partenza, ma le procedure concorsuali richiedono per tutte le fasi intermedie circa un anno, un anno e mezzo per il completamento in termini ragionevoli; si cercherà naturalmente di fare in modo che i tempi siano ancora più stretti.
      Si sta altresì valutando, nelle more dell'espletamento del concorso e al fine di garantire le funzioni delle Agenzie e le entrate tributarie, il ricorso anche a istituti già previsti a legislazione vigente e che siano naturalmente in linea con la sentenza della Corte costituzionale.
      Con riguardo, infine, alla questione delle deleghe di firma, per consentire il regolare funzionamento degli uffici operativi dopo la decadenza dei funzionari incaricati, i pochi dirigenti di ruolo ai quali sono stati attribuiti due o più incarichi ad interim hanno dovuto inevitabilmente attribuire delle deleghe di firma. Interpellate sul punto, le Agenzie fiscali esplicitano che non risulta impartita alcuna direttiva da parte delle direzioni regionali ai direttori provinciali di attribuire le suddette deleghe agli stessi funzionari decaduti dall'incarico dirigenziale a seguito della sentenza della Corte costituzionale, sicché non è stata affatto incisa la sfera di autonomia decisionale e organizzativa dei direttori provinciali riguardo al loro potere di conferimento delle deleghe di firma. Ho sentito quello che ha detto nella sua esposizione, naturalmente faremo delle ulteriori verifiche. Questo al momento è ciò che ci è stato riferito dalle Agenzie. Resta peraltro inteso – e concludo – che tale discrezionalità, affidata attualmente ai direttori provinciali, deve intendersi strettamente connessa alla natura gratuita dell'istituto della delega di firma.

      PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      DANIELE PESCO. Presidente, grazie sottosegretario Zanetti della risposta. Siamo parzialmente soddisfatti nel senso che sembra che effettivamente il carattere di urgenza per l'espletamento del concorso sia un carattere che questo Governo voglia dare appunto al provvedimento di indizione di un nuovo concorso. Noi perché siamo preoccupati ? Siamo preoccupati perché se si farà un concorso dopo l'approvazione del disegno di legge Madia, il cui esame è attualmente in corso al Senato, i dirigenti verranno scelti grazie a procedure concorsuali, quindi procedure giuste, avranno una specie di patente che durerà un tempo limitato, si vociferava due anni, ora non so cosa verrà fuori dalle scelte dell'altra Camera. Questo cosa vuol dire ? Che avremo dei dirigenti che saranno autorizzati a fare i dirigenti, ma se non trovano una collocazione entro due anni rischieranno quasi addirittura di perdere il posto e secondo noi questo è totalmente sbagliato, perché al posto di andare Pag. 7a favorire delle scelte fatte in modo legittimo attraverso concorsi, quindi vuol dire scegliere le persone più brave, meritevoli, no, si va un'altra volta a favorire invece le scelte operate verso l'esterno.
      Questo perché, sempre all'interno del disegno di legge Madia, vi è un piccolo articolo che va ad aumentare le possibilità dell'ente pubblico di scegliere in modo diretto i dirigenti.
      Ora, noi veramente siamo molto preoccupati, siamo molto, molto preoccupati perché scegliere in modo diretto soprattutto i dirigenti vuol dire riuscire a dare un indirizzo politico allo svolgimento dell'attività della nostra macchina pubblica e, soprattutto, in particolare, della macchina pubblica forse la più importante deputata all'accertamento fiscale e alla lotta all'evasione fiscale. Quindi, veramente siamo molto preoccupati, siamo molto preoccupati che questo concorso avvenga dopo, con queste regole e, per questo speravamo, anzi speriamo che il concorso venga indetto subito, adesso, perché è così urgente riuscire a coprire questi posti, per riuscire a fare funzionare l'Agenzia delle entrate in modo corretto, molto più che aspettare un disegno di legge che può andare a modificare queste norme.
      Presidente, noi veramente siamo venuti a presentare questa interpellanza con l'amaro nel cuore, perché veramente siamo molto preoccupati di come stanno andando le cose non solo all'interno dell'Agenzia delle entrate, ma anche all'interno di tutto il Ministero dell'economia e delle finanze. Ogni tema su cui ci imbattiamo è un tema per il quale bisogna mettersi le mani nei capelli, a partire dai derivati, fino all'Agenzia delle entrate, alle varie marchette che vengono fatte per le aziende, in particolare «ad aziendam», sul tema delle agenzie di rating, in relazione al quale il Ministero dell'economia e delle finanze, pur sapendo che il nostro Stato è stato veramente penalizzato, non decide neanche di dichiararsi parte civile nell'udienza di Trani. Su ogni tema su cui ci imbattiamo veramente c’è da mettersi le mani nei capelli, e questo è proprio uno di quei temi.
      L'Agenzia delle entrate veramente è una macchina da gestire in modo concreto, in modo veramente giusto; purtroppo però in questi anni è successo che i dirigenti sono stati nominati, sono stati nominati per far fronte ad una vacanza di posti: vi erano da coprire dei posti e vi erano dei concorsi probabilmente fatti male, impugnabili, proprio perché non si voleva ricorrere alle procedure concorsuali. I concorsi sono stati fatti, ma sono stati fatti in ritardo e male, attualmente sono stati quasi tutti impugnati e non si può procedere alla scelta delle persone attraverso quelle procedure concorsuali. Ora un concorso è urgente, è da fare ora.
      Per non parlare poi di come è stato svolto l'accertamento fiscale in questi anni. So, sottosegretario Zanetti, che lei in relazione a questo punto la pensa come noi: all'interno dell'Agenzia delle entrate vanno veramente sradicati gli attuali obiettivi e vanno veramente riseminati; bisogna far rifiorire l'Agenzia delle entrate attraverso dei principi più logici e più economici per il nostro Paese. Attualmente si fanno migliaia di controlli, centinaia di migliaia di controlli verso i piccoli contribuenti che vengono mirati, e le bastonate vengono proprio indirizzate, mi verrebbe da dire, quando invece ci sono grandi contribuenti che spesso probabilmente sono riusciti ad evitare l'accertamento fiscale, probabilmente grazie sempre al solito favore politico e questo perché probabilmente vi è sempre questa gerarchia politica all'interno della pubblica amministrazione che fa in modo che molti abbiano la possibilità di evitare l'accertamento fiscale, e questa è veramente una cosa tragica secondo me per il nostro Paese.
      Certo, non abbiamo le prove, però è facile capire che questo si possa essere verificato perché, se io nomino una persona a tempo, ho lo strumento del ricatto economico, quindi questa persona facilmente farà quello che chi sta sopra, il dirigente, il direttore centrale gli dirà di fare perché subisce il ricatto economico: se non fai quello che dico io, non ti rinnovo l'incarico e questo veramente è un ricatto, non morale, ma economico che Pag. 8all'interno della pubblica amministrazione c’è. L'indirizzo politico spesso va oltre quella che dovrebbe essere l'azione politica, ovvero quella di gestire, nel nostro caso il compito legislativo, in altre amministrazioni i compiti sono altri.
      Presidente, veramente noi – come dicevo prima – abbiamo l'amaro nel cuore, perché secondo noi l'accertamento fiscale dovrebbe essere svolto in modo diverso. Noi siamo consapevoli che la situazione è veramente tragica, sappiamo delle raccomandazioni dell'Agenzia delle entrate a tutti i cittadini affinché gli atti non vengano impugnati perché sicuramente vale il fatto che comunque l'atto è stato gestito dall'Agenzia delle entrate e quindi ha una sua rilevanza e una sua non nullità.
      Noi sappiamo che il rischio c’è, ci può essere. Già alcune commissioni tributarie hanno detto che quegli atti sono nulli. Logicamente bisogna aspettare tutti i gradi di giudizio e probabilmente in Cassazione succederà qualcosa di diverso. Ma noi il rischio lo temiamo. Lo temiamo soprattutto perché siamo in un Paese dove vi sono mille miliardi di accertamenti e di cartelle, anche all'interno di Equitalia, che non sono state riscosse e che difficilmente saranno riscosse.
      Il fatto è che veramente abbiamo una mole di accertamenti che probabilmente non verranno riscossi perché l'Agenzia non ce la fa. Questo lo sappiamo e sappiamo che è un problema veramente grave, così come il problema delle famiglie che non riescono a fare fronte neanche al pagamento delle imposte. Ma la gran parte di questi accertamenti e la gran parte di queste cartelle sono indirizzate a gruppi sui quali sappiamo già che non verrà svolta la riscossione. Sono certi soggetti, politici, persone fisiche, che sono tenuti da parte e questo è veramente grave, è veramente grave, così come la famosa storia del disco dell'estate contenente i famosi nomi delle persone che sono riuscite ad evitare la riscossione, e questa è veramente una cosa tragica ma per fortuna c’è qualcuno che sta indagando su questo fatto.
      Presidente, non aggiungo altro. Spero veramente che il concorso venga fatto in fretta, prima che entrino in vigore certe norme sulla classe dirigenziale. In ordine agli altri aspetti che abbiamo inserito nell'interpellanza urgente, sono aspetti, secondo noi, che potevano essere comunque seguiti. Sono cose che noi abbiamo voluto inserire per stimolare il Governo a pensare a tutte le strade percorribili. Su queste abbiamo indicato anche il fatto che forse sarebbe opportuno, nella nostra pubblica amministrazione, inserire una fascia, un livello cuscinetto tra l'attuale dirigenza e l'attuale fascia dei funzionari, per riuscire a coordinare e a organizzare meglio il lavoro dal punto di vista tecnico, perché un dirigente attualmente dovrebbe avere solo un compito organizzativo. Servirebbe veramente avere una guida tecnica nello svolgimento, appunto, dei compiti difficili che espleta l'Agenzia delle entrate. Ma noi abbiamo voluto inserire questo punto per far capire che magari sarebbero necessarie innovazioni per riuscire a migliorare la macchina fiscale del nostro Paese, che attualmente, secondo noi, non sta funzionando molto bene.
      La mia preghiera, sottosegretario, è che lei veramente faccia qualcosa per ridefinire gli obiettivi, che sono appunto stipulati in una Convenzione tra Agenzia delle entrate e Ministero dell'economia e delle finanze, con cui vengono svolti gli accertamenti. Attualmente, vi è – mi sembra – solo un obiettivo, che fa riferimento alla massa di accertamenti, che devono essere svolti, e soprattutto all'importo economico da raggiungere. Secondo noi non è sufficiente. L'obiettivo va strutturato bene. Bisogna capire quali sono i contribuenti che effettivamente partecipano e contribuiscono al raggiungimento del PIL, a buona parte del PIL, e probabilmente su quelli va concentrata l'azione dell'Agenzia delle entrate, senza logicamente distoglierla, comunque, anche dai comuni cittadini, perché logicamente l'accertamento fiscale va rivolto a tutti, ma in particolare andrebbe rivolto laddove siamo sicuri di riuscire a ricavare maggiori risorse. Non aggiungo altro.

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(Elementi in relazione all'estinzione anticipata dei mutui assunti dagli enti locali presso la Cassa depositi e prestiti – n. 2-00922)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fragomeli ed altri n. 2-00922, concernente elementi in relazione all'estinzione anticipata dei mutui assunti dagli enti locali presso la Cassa depositi e prestiti (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Fragomeli se intenda illustrare, per quindici minuti, la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      GIAN MARIO FRAGOMELI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, questo è la terza richiesta di chiarimenti che rivolgo negli ultimi due anni. Segue a un question-time in Commissione finanze del 2013, ad un'interrogazione in Commissione bilancio nel 2014 e oggi un'interpellanza urgente in Aula. Faccio questa premessa perché voglio essere molto franco e spero che la risposta, in qualche modo, non sia una risposta di semplice natura tecnicistica, anche se in parte lo richiede lo stessa interpellanza, ma che possa approfondire più compiutamente il tema della chiusura dei debiti degli enti locali presso la Cassa depositi e prestiti.
      Più volte ho rimarcato il fatto che le riforme che si sono susseguite nel tempo, a partire dal «decreto Bersani» del 2006, in una notte ridussero allo 0,5 per cento le penalità per tutti coloro che avevano acceso un mutuo presso una banca privata. Questa cosa non la ritroviamo minimamente, invece, quando parliamo del pubblico, quando parliamo di un ente locale e del suo rapporto con la Cassa depositi e prestiti.
      In passato, mi è stato risposto più volte del fattore del disallineamento tra i tassi nel momento in cui sono stati accesi, e quindi il costo della provvista finanziaria per l'accensione dei mutui da parte degli enti locali, e poi lo stato attuale di chiusura, appunto, di questi mutui. Arriviamo, però, a delle penalizzazioni che ormai raggiungono il 16-18 per cento, creando una sorta di infattibilità, nel senso che, come voi ben sapete, gli enti locali non possono caricarsi un onere così elevato, che potrebbe addirittura sconfinare, di fronte alla Corte dei conti, come un danno erariale, perché di questo stiamo parlando.
      Dall'altra parte, non permettiamo di fare un'azione di sistema, perché mi rendo conto che il debito degli enti locali cuba relativamente poco rispetto a quello che è l'ammontare del debito pubblico complessivo, di pochi punti percentuali, però abbiamo comuni che hanno le risorse per poter chiudere i loro debiti e, complessivamente, quindi, chiudere parte dello stock del debito pubblico nazionale, che lo vorrebbero fare con percentuali più consone, più misurate rispetto a quelle, oggettivamente impossibili, quasi a doppia cifra.
      Allora, mi chiedo: ma non fa bene al sistema Italia incentivare, in qualche modo, che gli enti locali li chiudano e che il debito pubblico sia inferiore ? Proprio in questi giorni continuiamo a discutere, a livello, certo, molto più macro, molto più importante, del tema della rideterminazione del debito da parte uno Stato sovrano con l'Europa. Allora, mi chiedo: perché, all'interno, non incentiviamo, non rinegoziamo, non facciamo in modo che questi enti locali possano fare la loro parte ?
      Invece no, parliamo solo con il linguaggio dei tagli: è questo che continuo a non capire. Sappiamo tutti che, poi, vi è un risvolto anche positivo per gli stessi enti, perché chiudere lo stock del debito vuole dire respirare dal punto di vista della spesa corrente, vuole dire non pagare gli interessi passivi, vuole dire, quindi, conseguentemente, avere margini, una minima manovrabilità di bilancio, che oggi è fortemente stressata dai continui tagli che siamo costretti, noi, da queste Aule, ad applicare agli enti locali.
      Quindi, questo è il mio invito, che, in qualche modo, si possa valutare appieno Pag. 10quello che chiede questa interpellanza, che non è altro che mettere un tetto: non prevedere che le penalizzazioni siano così elevate, non prevedere – perché questo lo dovremmo sapere –, nel momento in cui l'ente delibera l'accoglimento della chiusura del mutuo alle condizioni date dalla Cassa depositi e prestiti, che, quando si arriva alla fase successiva, quindi quella della chiusura effettiva, magari la Cassa depositi e prestiti abbia già rivisto le penalizzazioni.
      Quindi, vi è anche una fase temporale che non può reggere, perché sapete bene che un ente locale non può continuamente ritornare a deliberare perché passano poche settimane o un mese o due mesi e la Cassa depositi e prestiti ha rivisto anche le condizioni. Quindi, l'interpellanza è molto semplice: chiede, innanzitutto, di fare chiarezza, perché, nelle precedenti interrogazioni, mi si rispondeva a livello generale su questo disallineamento.
      Io oggi vorrei capire quanto questo disallineamento sia legato, poi, agli effettivi fruitori di questi mutui, e quindi, in una forma disaggregata, ai comuni sotto i 5 mila abitanti, ai comuni da 5 mila a 15 mila abitanti e ai comuni sopra i 15 mila abitanti, perché l'unico modo per riuscire a capire quanto effettivo sia questo onere, questa impossibilità, da parte della Cassa depositi e prestiti, di rivedere queste penalizzazioni, è studiare puntualmente i tassi medi applicati alle effettive fasce di comuni, perché, altrimenti, rimaniamo nel calderone dei mutui aperti dagli enti e mi sembra che questo non sia corretto.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Enrico Zanetti, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza urgente, l'onorevole Gian Mario Fragomeli ed altri pongono quesiti in ordine all'estinzione anticipata dei mutui accesi dagli enti locali presso Cassa depositi e prestiti. Al riguardo, sentita la società, si fa presente quanto segue.
      L'indennizzo previsto per l'estinzione anticipata dei prestiti ordinari regolati a tasso fisso, concessi da Cassa depositi e prestiti agli enti locali, ha la finalità di recuperare i costi connessi al disallineamento tra i tassi dell'originaria provvista necessaria ai fini della concessione del finanziamento e i tassi di mercato vigenti al momento del rimborso anticipato.
      Pertanto, a fronte di una riduzione dell'indennizzo per estinzione anticipata dei prestiti concessi, potrebbero verificarsi significative conseguenze per Cassa depositi e prestiti in termini di redditività ed equilibrio economico-patrimoniale. In particolare, Cassa depositi e prestiti, nell'ambito dell'attività in separazione organizzativa e contabile, ai sensi dell'articolo 8 del decreto ministeriale 5 dicembre 2003 del Ministro dell'economia e delle finanze, nonché dell'articolo 15 del decreto ministeriale 6 ottobre 2004, sempre del Ministro dell'economia e delle finanze, deve assicurare anche il proprio equilibrio economico.
      Infatti, l'articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto ministeriale 5 dicembre 2003, del Ministro dell'economia e delle finanze prevede che: «nel caso in cui in forza di una disposizione di legge, regolamento o decreto occorra procedere a una variazione delle condizioni economiche delle attività o delle passività soggette a rendicontazione separata, ai sensi dell'articolo 5, Cassa depositi e prestiti è tenuta indenne dalla eventuale conseguente riduzione dei flussi previsti alla data di trasformazione in società per azioni».
      Inoltre, i rapporti di finanziamento successivi alla data di trasformazione in società per azioni di Cassa depositi e prestiti sono regolati da contratti di diritto privato che stabiliscono gli indennizzi dovuti in caso di estinzione anticipata dei prestiti in favore degli enti locali. Pertanto, l'eventuale modifica ex post della misura di tali indennizzi, ferme restando le precedenti considerazioni, inciderebbe retroattivamente su rapporti pregressi, con conseguenti profili di incostituzionalità, nonché con possibili rischi Pag. 11di riclassificazione di Cassa depositi e prestiti nell'ambito del bilancio pubblico consolidato.
      Con riferimento alle specifiche richieste avanzate nell'interpellanza, la società ha effettuato alcune preliminari valutazioni sulla base di un portafoglio di prestiti composto da circa 180.000 prestiti regolati a tasso fisso (con coincidenza tra beneficiario e pagatore), per un debito residuo complessivo al 1o luglio 2015 di circa 28 miliardi di euro. Tale campione rappresenta approssimativamente il 90 per cento dei prestiti attualmente censiti, in relazione a prodotti con tali caratteristiche. Dalle simulazioni effettuate mediante calcoli appositamente predisposti per l'occorrenza e sulla base delle attuali condizioni dei mercati finanziari, Cassa depositi e prestiti ha stimato un indennizzo, in caso di estinzione anticipata dei suddetti prestiti alla data del 1o luglio 2015, pari, in media, a circa il 26 per cento del debito residuo, dato sostanzialmente uniforme per le diverse fasce di popolazione indicate nell'interpellanza. Il tasso di interesse medio del suddetto portafoglio è pari a circa il 4,7 per cento, senza differenze significative per le diverse fasce di popolazione. Tale tasso medio deriva, in ogni caso, dall'applicazione da parte di Cassa depositi e prestiti, al momento della concessione dei prestiti, di condizioni finanziarie tempo per tempo in linea con i rendimenti dei BTP, ed anche inferiori a tali rendimenti, in particolare durante il periodo 2008-2012.
      La società Cassa depositi e prestiti ha, infine, evidenziato che, stante il limitato tempo a disposizione, la verifica sulla congruità delle simulazioni effettuate per quanto riguarda il calcolo dell'indennizzo con quelle fornite dal sistema aziendale in uso a Cassa depositi e prestiti è stata possibile esclusivamente per un limitato campione del portafoglio considerato (circa 200 finanziamenti). Pertanto, sebbene sia stata usata una ragionevole cura nel raccogliere e presentare i dati sopra riportati, nessun affidamento può essere considerato in ordine alla loro completezza ed utilità per impieghi diversi da quelli originariamente specificati.

      PRESIDENTE. L'onorevole Fragomeli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      GIAN MARIO FRAGOMELI. Signor Presidente, chiaramente non posso ritenermi soddisfatto della risposta del sottosegretario Zanetti, mi aspettavo che almeno da un punto di vista tecnico la risposta fosse più esaustiva e la questione dei tempi fosse meglio ponderata, perché mi pare che il campione – io non sono in grado chiaramente di valutarlo – non so quanto sia veramente rappresentativo. Mi vengono forniti dei dati senza quella forma di disaggregazione che chiedevo puntualmente, perché sono sempre più convinto che, da questo punto di vista, ci sia una forte discriminazione nei tassi applicati dalla Cassa depositi e prestiti rispetto alle diverse forme di enti pubblici.
      A questo punto, rinnoverò ancora l'interpellanza e chiederò anche una distinzione più netta tra quelli che sono i tassi e la mole dei mutui che la Cassa depositi e prestiti eroga ai Ministeri e agli enti statali rispetto agli enti locali, anche rispetto a ciò voglio capire quanto questo disallineamento e quanto questa remuneratività sia anche allineata nei confronti dei diversi livelli istituzionali.
      Continuerò, quindi, da questo punto di vista. Non sono neanche soddisfatto perché penso di aver capito che non è stata compresa neanche quella che era la finalità di sistema, fondamentale, del comparto dell'ente pubblico che chiedeva uno sforzo, ed ho chiesto anche di misurarlo questo sforzo da parte della Cassa depositi e prestiti di fronte ad un recupero di manovrabilità dei bilanci degli enti locali. Però, vedo che anche questa seconda parte non è stata seguita. Siccome, però, si parla di debito pubblico, a questo punto, oltre a rivolgere, in questa sede, altre richieste, magari chiederò a qualche collega europarlamentare di intervenire, perché forse l'unico modo per Pag. 12riuscire a ottenere un risultato è quello di rivolgersi direttamente a Bruxelles; chiedere un'interrogazione degli europarlamentari a Bruxelles, per capire come viene utilizzato questo stock del debito, la chiusura di questo stock del debito, i criteri che devono essere applicati da parte della Cassa depositi e prestiti, e, se, a livello europeo, c’è la possibilità di dare delle direttive maggiori.
      Queste risposte sono completamente inadeguate rispetto alle richieste che vengono poste da 40 parlamentari del Partito Democratico. Quindi, annuncio in questa sede che cercherò chiaramente una sponda con dei colleghi europarlamentari, perché questo, del debito pubblico, è un tema che fa strettamente riferimento all'Europa, a quello che è il rapporto tra Stati sovrani e l'UE. Quindi, da questo punto di vista, anche se si tratta di soli 28 miliardi di euro – mi rendo conto che non sono molti –, forse solo lì si potrà ottenere una risposta seria da parte della Cassa depositi e prestiti.

(Iniziative volte a tutelare i diritti del lavoratore in relazione alla disciplina dei cosiddetti controlli a distanza, alla luce della raccomandazione del Consiglio d'Europa del 1o aprile 2015 sul trattamento dei dati personali nel contesto del rapporto di lavoro – n. 2-00927)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ciprini ed altri n. 2-00927, concernente iniziative volte a tutelare i diritti del lavoratore in relazione alla disciplina dei cosiddetti controlli a distanza, alla luce della raccomandazione del Consiglio d'Europa del 1o aprile 2015 sul trattamento dei dati personali nel contesto del rapporto di lavoro (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Ciprini se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. La legge delega nota come Jobs Act, con cui il Governo ha delegato se stesso per devastare il diritto del lavoro in Italia, ha previsto, tra le altre cose, la revisione della disciplina dei controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro, tenendo conto dell'evoluzione tecnologica e contemperando le esigenze produttive e organizzative dell'impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore.
      Già in sede di discussione della delega avevamo più volte domandato ai rappresentanti del Governo, senza ottenere mai alcuna risposta, cosa ci azzeccasse il tema del controllo a distanza dei lavoratori con un provvedimento che voleva rilanciare l'occupazione. Ma ora, con la proposta dell'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, di inserire nel rinnovo del contratto integrativo la clausola del microchip negli scarponi o negli elmetti dei lavoratori, l'intenzione di dove si vuole andare a parare è più chiara. In nome di una millantata sicurezza sul lavoro, si vuole andare a perseguire un controllo occulto delle condotte dei lavoratori.
      E siccome la Fincantieri è un'azienda pubblica in mano al Governo italiano, il Ministero del lavoro ha una precisa responsabilità su questa faccenda, a meno che non la si voglia utilizzare come terreno di sperimentazione in vista della promulgazione del decreto legislativo sui controlli a distanza, permessi dalle nuove tecnologie. A proposito, cosa ci azzeccano gli scarponi ? Sono impianti o strumenti di lavoro ? A me, invece, sembra che sono semplicemente un accessorio dell'abbigliamento.
      Ma richiamo un po’ di normativa di Stato in materia. La materia dei controlli a distanza è disciplinata dall'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, il quale prevede che è vietato l'uso di impianti audiovisivi o di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori. Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori, possono Pag. 13essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, provvede l'ispettorato del lavoro, dettando le modalità per l'uso di tali impianti.
      In realtà tutto l'impianto della legge n.  300 del 1970 reca disposizioni per la tutela e la dignità dei lavoratori. Gli articoli 2, 3 e 6 dello Statuto disciplinano il potere di controllo del datore di lavoro sui lavoratori e, nel loro combinato disposto, distinguono la tutela del patrimonio aziendale dalla vigilanza sull'attività lavorativa. La finalità è quella di evitare, per un verso, forme di controllo occulto e, per l'altro, di escludere un controllo di tipo poliziesco. L'articolo 4, quindi, opera una sorta di bilanciamento di interessi tra le esigenze organizzative e produttive e di sicurezza del lavoro con la dignità e la riservatezza del lavoratore.
      Ma l'evoluzione tecnologica, informatica ed elettronica ha creato una serie di questioni, legate sia alle caratteristiche intrinseche della tecnologia stessa, sia alle sue modalità di utilizzazione e alla sua capillare diffusione nel mondo del lavoro. Computer, impianti di telefonia mobile, navigazione in Internet, posta elettronica e anche badge e sistemi di riconoscimento, quali quelli biometrici, sono ormai normali strumenti di lavoro e presentano una capacità di intrusione elevatissima, anche perché il loro uso corrente consente controlli incrociati che aprono lo sguardo sugli aspetti più intimi delle persone e dei lavoratori.
      Ad esempio il badge, dotato di banda magnetica, consente l'identificazione del lavoratore ai varchi di ingresso in azienda, ma, in caso di predisposizione di altri rilevatori, consente anche la localizzazione continua del lavoratore. Quindi, ecco che le disposizioni dello Statuto dei lavoratori hanno conservato la loro piena validità e modernità anche di fronte alla pervasività dell'evoluzione tecnologica.
      Recentemente il Consiglio d'Europa ha rivolto ai 47 Stati membri una «raccomandazione» sui principi da seguire quando si legifera in tema di lavoro, privacy e nuove tecnologie. Si fa esplicito riferimento alle tecnologie utilizzate per monitorare i lavoratori e ai sistemi in grado di rivelare la loro posizione; il testo ribadisce che il monitoraggio dell'attività del dipendente non può essere lo scopo principale, bensì solo l'indiretta conseguenza di un'azione volta a proteggere la produzione e la salute e la sicurezza dei lavoratori.
      La raccomandazione, che si applica sia al settore pubblico che a quello privato, indica che i datori di lavoro dovrebbero evitare di interferire in modo ingiustificato e irragionevole nel diritto al rispetto della privacy dei dipendenti, precisando che questo principio si estende a tutte le tecnologie dell'informazione.
      La raccomandazione impone limiti ferrei su qualsiasi tipo di controllo operato nei confronti dei dipendenti, ma anche sulla raccolta e l'utilizzo dei dati personali. Viene così stabilito che ai datori di lavoro è vietato usare qualsiasi tecnologia al solo scopo di controllare le attività e i comportamenti dei dipendenti, ma, soprattutto che, nel caso si renda necessario utilizzare telecamere o altri sistemi di videosorveglianza, questi non dovranno mai essere posizionati in zone dove normalmente i dipendenti non lavorano, come gli spogliatoi, le aree ricreative e le mense.
      Alla luce della raccomandazione europea, la nuova normativa dovrà portare ad un rafforzamento delle garanzie e dei diritti già previsti nell'articolo 4 dello Statuto. Inoltre, in Italia abbiamo il codice della privacy, e provvedimenti specifici adottati dal Garante della privacy, che, insieme all'articolo 4 della legge n.  300 del 1970, fornisce una solida struttura di allineamento ai principi espressi dalla raccomandazione.
      Questo excursus normativo è importante per evitare che la «manina pasticciona» di qualche consulente di Renzi o lobbista particolarmente interessato, possa causare disastri in vista dell'emanazione dell'apposito decreto legislativo. Che dire ? Visti i precedenti, noi del MoVimento 5 Pag. 14Stelle preferiamo ricordarvele prima, le norme già esistenti: prima che le rottamiate a vostra insaputa.
      Inoltre, c’è bisogno di più cautela, visto che il nuovo contratto a tutele crescenti ha, di fatto, «liberalizzato» il licenziamento per giusta causa e per giustificato motivo soggettivo (licenziamento disciplinare anche per condotte extra lavorative), limitando drasticamente la tutela reintegratoria e così indebolendo la posizione del lavoratore di fronte a licenziamenti anche per fatti estranei all'attività lavorativa.
      Si chiede, quindi, al Governo, quale intervento intenda porre in essere per rafforzare e migliorare la tutela del dipendente, scongiurando il rischio di profilazione, controllo e sorveglianza occulta dei lavoratori.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Enrico Zanetti, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. L'onorevole interpellante, con il presente atto parlamentare, richiama l'attenzione del Governo sulla necessità di rispettare, nell'attuazione della delega contenuta nella legge n.  183 del 2014 (il cosiddetto Jobs Act), i principi contenuti nella raccomandazione del Consiglio d'Europa in materia di protezione dei dati personali sul luogo di lavoro.
      Preliminarmente, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ricorda che, alla luce del contesto socio-economico attuale, completamente mutato rispetto al 1970 – anno di entrata in vigore dello lo Statuto dei lavoratori –, e con il sopravvenire delle nuove tecnologie, si è imposta l'esigenza di intervenire sulla materia del controllo a distanza dei lavoratori anche per conciliare le previsioni dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori con le disposizioni del Codice della privacy, tenuto conto della copiosa produzione normativa e giurisprudenziale dell'Unione europea.
      Pertanto, al comma 7 dell'articolo 1 del Jobs Act, il legislatore ha previsto che il Governo predisponga la revisione della disciplina dei controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro, tenendo conto dell'evoluzione tecnologica.
      È compito del Governo, pertanto, effettuare una delicata ponderazione tra le esigenze produttive ed organizzative dell'impresa, che sempre di più implicano l'utilizzo di avanzati strumenti tecnologici potenzialmente idonei anche al controllo dell'attività dei lavoratori, e le esigenze di tutela della libertà e della riservatezza dei lavoratori, protette a livello costituzionale ed europeo.
      In conclusione, Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali assicura che, nell'attuazione della delega, opererà in coerenza con la regolamentazione dell'Unione europea e le convenzioni internazionali, nonché nel pieno rispetto dei criteri e i principi direttivi indicati dal Consiglio d'Europa nella richiamata raccomandazione.

      PRESIDENTE. L'onorevole Ciprini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

      TIZIANA CIPRINI. Grazie Presidente, no, non sono soddisfatta, sottosegretario Zanetti, perché è inutile che ci giriamo intorno: con il decreto sui controlli a distanza darete il via libera al voyeurismo più sfrenato ai danni dei lavoratori. Questo Jobs Act non è altro che il risultato del dumping al ribasso di questo tipo di Europa in cui i diversi livelli di tutela e di standard sociali dei Paesi membri, anziché condurre a un innalzamento generale delle tutele, producono una concorrenza al ribasso e una riduzione dei diritti dei lavoratori per attrarre presunti investimenti nei loro territori. E colossi pseudo-imprenditoriali spingono gli Stati ad applicare pratiche di dumping minacciando la delocalizzazione e i licenziamenti. Ma l'abbiamo visto che fanno questi colossi stranieri in Italia: arrivano, rubano e chiudono. Come la Whirlpool, che chiude tre fabbriche con 1.350 esuberi. Ma per Renzi l'acquisizione di Indesit era fantastica.Pag. 15
      Il dumping sociale al ribasso è la causa per la quale i vari Governi europei stanno portando avanti attacchi scellerati contro i lavoratori. Dalla stagione dei diritti siamo passati a quella dei ricatti. Ed è così che Fincantieri, una delle più grandi aziende italiane pubbliche di costruzioni navali del mondo, pretende di mettere nei contratti clausole sempre più assurde, come il microchip, con lo spauracchio dei licenziamenti e della delocalizzazione. Il microchip non è altro che l'evoluzione tecnologica e legalizzata del caporalato all'interno del gioco sporco dei subappalti in Fincantieri, dove c’è da anni anche la complicità dei sindacati conniventi. E il Ministero fa finta di niente, anzi sono convinta che li asseconderà con un bel provvedimento ad hoc entro agosto.
      Ma qual è il vero obiettivo dei controlli a distanza possibili con le nuove tecnologie ? Non certo garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro. È una falsa bandiera. Stiamo ritornando indietro di anni, di secoli; ci state trascinando nel Medioevo del lavoro, sulla base di un neoliberismo spinto che persegue il profitto ad ogni costo e che sta sterminando intere generazioni e conducendo a crisi umanitarie senza precedenti. Ma ci sono stati altri esperimenti di questo tipo in passato, come il colosso francese della ristorazione MyChef, che ha avviato una bizzarra sperimentazione. Infatti, come deterrente per le rapine ha imposto ai suoi dipendenti un microchip elettronico che suona in caso di pericolo. Quindi, si stanno sperimentando metodi per la messa al giogo dei lavoratori, per controllare con sistemi di registrazione quanto stanno alla macchina del caffè o al bagno. E il Governo complice fa da voyeur. Si tratta di mobbing legalizzato. E ora una pausa sigaretta di troppo potrà costare il posto di lavoro grazie alla liberalizzazione dei licenziamenti per giusta causa e giustificato motivo e al bavaglio messo al giudice che non potrà più sindacare circa la proporzionalità e l'adeguatezza tra il fatto contestato, come una pausa sigaretta troppo lunga, e la sanzione inflitta, cioè il licenziamento. Complimenti perché questo Jobs Act è un'opera criminale ai danni dei lavoratori.
      Sono norme, queste, contenute nel decreto sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che è una mistificazione semantica; è una pubblicità ingannevole di Renzi; è una propaganda che usa la formula suggestiva e accattivante delle tutele crescenti per indurre il cittadino a credere in un nuovo contratto di lavoro con cui verrà assunto il neo-lavoratore che, con il passare del tempo, acquisisce una garanzia maggiore sul piano della stabilità del rapporto di lavoro, fino ad arrivare a una tutela piena e stabile, come accade per i lavoratori garantiti dallo Statuto dei lavoratori. Invece, non è così, è una pubblicità ingannevole perché le tutele crescenti consistono esclusivamente in un indennizzo maggiore che cresce sulla base degli anni di servizio e che il lavoratore riceverà in caso di licenziamento. Quindi, il lavoratore è esposto al rischio di essere licenziato e tanto più è alto questo rischio quanto più si troverà in una posizione di inferiorità, anche psicologica, e di debolezza, che lo porterà ad accettare anche eventuali decisioni a lui sfavorevoli, temendo il licenziamento. Quindi, accetterà più facilmente l'assegnazione a mansioni inferiori, richieste eccessive di lavoro straordinario e anche i microchip, sottopelle fra poco.
      Questa è la mistificazione che si nasconde dietro le parole «tutele crescenti». È davvero difficile parlare di tutele crescenti di fronte a uno sbilanciamento normativo in favore del libero arbitrio assoluto del datore di lavoro e a un vistoso arretramento delle garanzie del lavoratore, ridotto a una condizione di subalternità e di ricatto come mai nella storia d'Italia.
      Alcuni esperimenti, però, li abbiamo condotti anche noi, qui dentro: in Commissione lavoro abbiamo sottoposto gli onorevoli colleghi a un test di video sorveglianza riprendendoli in diretta streaming e si sono arrabbiati, fino a sospendere i lavori. In pratica, la casta dei Pag. 16politici non vuole essere controllata nell'espletamento del suo lavoro, non vuole essere intercettata, perché subito strilla alla violazione della privacy. Anche Poletti, tra l'altro, si è stizzito con una trasmissione televisiva perché pensava di essere geolocalizzato. Perché mai, allora, volete video sorvegliare, sorvegliare i comuni lavoratori, trattati alla stregua dei carcerati, dei carcerati in 41-bis, mentre gli illustri onorevoli e ministri non possono essere ripresi ? La coerenza non è di moda in Italia.
      Col Jobs Act ci state riportando indietro alla concezione dell'uomo bue di inizio Novecento di stampo Taylor-fordista e al modello organizzativo tempi/metodi. Infatti, si stanno sperimentando metodi per la messa al giogo dei lavoratori e per la misura dei tempi di produzione. Il lavoratore è concepito come una merce del proprietario e voi gli permettete di mettere l'antitaccheggio. State trasformando il popolo italiano in un popolo di cinesi. Ci state «cinesizzando». «Siamo addestrati per diventare macchine da produzione, veniamo trattati senza rispetto. La nostra autostima è a zero», questa è la dichiarazione di un lavoratore cinese del colosso Foxconn, che produce per la Apple in cui si sono registrate condizioni di lavoro al limite dell'umana tolleranza con un numero impressionante di suicidi, tanto che è stata introdotta nei contratti per i nuovi assunti una clausola che li impegna addirittura a «non togliersi la vita».
      Quindi vi dico: in nome del popolo italiano, fermatevi !

      PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'istituto comprensivo Mater Carmeli, di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Iniziative volte a fronteggiare l'emergenza fitosanitaria che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia e a sostenere le categorie produttive danneggiate – n. 2-00928)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Elvira Savino ed altri n. 2-00928, concernente iniziative volte a fronteggiare l'emergenza fitosanitaria che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia e a sostenere le categorie produttive danneggiate (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Elvira Savino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente, signor sottosegretario, nella regione del Salento in Puglia, tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, sono andate distrutte intere coltivazioni di ulivi a causa della presenza di un batterio originario della California chiamato Xylella fastidiosa; tale parassita, difficile da eliminare, è giunto in Italia con l'importazione di piante ornamentali di caffè infette, provenienti dall'America centrale e, purtroppo, ha colpito le distese di uliveti di cui la Puglia è ricca, mettendo i coltivatori nelle condizioni di doverli eradicare e bruciare, in quanto pericolosi anche per la fauna.
      Il batterio è stato trasmesso dalla cicala sputacchina che è un insetto ad apparato pungente-succhiatore che, una volta assorbita la linfa delle piante, la trasporta su altri fusti e li contagia. Il ceppo di batterio che ha devastato gli ulivi in Puglia è in grado di attaccare anche altre piante, come il ciliegio, il mandorlo, l'oleandro e alcune altre ornamentali. L'unico rimedio apparentemente ad oggi conosciuto per eliminare il parassita pare sia il taglio radicale del tronco e l'estirpazione delle radici. Le ripercussioni negative sull'agricoltura pugliese risultano evidenti e si tradurranno, evidentemente in un danno inestimabile.
      Il rischio di diffusione, però, non riguarda solo la Puglia; il batterio infatti potrebbe diffondersi anche in altre zone dell'Italia, producendo gli stessi effetti disastrosi con un reale pericolo per tutta la penisola. La Francia ha adottato misure considerate in linea con la legislazione dell'Unione europea contro la diffusione della Xylella fastidiosa che prevedono il Pag. 17blocco delle importazioni delle piante dalla Puglia e da altre zone colpite dal batterio.
      Il decreto firmato dal Ministro dell'agricoltura francese, Le Foll, in vigore dal 4 aprile scorso, vieta l'importazione di 102 tipi di piante vive dal territorio pugliese e di quelle piante contaminate dal batterio e inibisce gli scambi intra-europei con la Puglia con un conseguente rafforzamento di un piano di controllo su tutto il territorio transalpino. La procura di Lecce sta indagando sulla provenienza originaria del batterio e sta verificando se durante l'importazione delle piante provenienti dai Paesi extracomunitari in Europa, ed entrati attraverso il porto di Rotterdam, siano stati effettuati i dovuti controlli dal cui esito dipenderà poi, evidentemente, la richiesta di risarcimento del danno per gli agricoltori pugliesi e per tutta la Puglia colpita da questa piaga che sta indebolendo l'immagine commerciale in un settore strategico dell'economia, com’è, appunto, la nostra agricoltura di eccellenza.
      Dunque chiediamo quali iniziative il Governo intenda assumere, attraverso un'azione in sede comunitaria, per contrastare il blocco decretato dalla Francia alle importazioni delle piante provenienti dalla Puglia e quale strategia intenda adottare a livello comunitario per far fronte a questa emergenza; quali proposte il Governo intenda avanzare nella prossima riunione del Comitato permanente dell'Unione europea per la salute delle piante, che si terrà i prossimi 27 e 28 aprile 2015, visto che in quella sede verranno varate le nuove misure europee contro il diffondersi del batterio della Xylella fastidiosa e che Paesi come Grecia, Spagna e Francia corrono i nostri stessi rischi dell'Italia; in che modo e con quali tempi il Governo intenda adempiere all'impegno preso con il Parlamento per il riconoscimento della sospensione degli adempimenti fiscali, tributari, contributivi e dei premi assicurativi, nonché della rateizzazione dei pagamenti successivi alla sospensione a cui non saranno applicati sanzioni ed interessi, per chi ha subito appunto danni a causa della Xylella fastidiosa; se siano già stati individuati strumenti finanziari finalizzati al ristoro dei danni subiti dagli agricoltori e dai vivaisti colpiti dall'infestazione del batterio; se sia stata creata presso il Ministero un'unità di emergenza per la dichiarazione e per la gestione dello stato di calamità; se sia stato già previsto un potenziamento dei controlli sulle piante importate dai Paesi in cui il batterio è endemico e se il Governo abbia previsto l'adozione di un eventuale embargo per le piante importate da tali Paesi e da quelli che, di fatto, ospitano i porti di entrata, sia europei che extraeuropei.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

      GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento alle misure unilaterali adottate a partire dal 4 aprile scorso dalle autorità francesi, che prevedono il blocco delle importazioni da Paesi terzi e dell'introduzione dalle aree demarcate in Puglia per una lista di 102 specie vegetali, mi preme sottolineare che il Ministro Martina ha inviato una lettera ufficiale al Ministro francese Le Foll sottolineando l'inopportunità di una scelta unilaterale come quella adottata, promuovendo la ricerca di soluzioni concordate nelle preposte sedi europee. Il Governo in questi mesi ha lavorato costantemente con la Commissione europea e, in particolare, nelle ultime settimane ha chiesto di studiare misure compensative in linea con la normativa, oltre che mettere a punto un meccanismo di solidarietà finanziaria nei confronti dei produttori della regione colpita dal batterio.
      Nel corso della prossima riunione del Comitato permanente dell'Unione europea per la salute delle piante, il Governo italiano illustrerà i dati scientifici sinora disponibili e i risultati dei controlli sulle piante ospiti e su quelle a rischio. Con specifico riferimento al blocco della movimentazione Pag. 18sui vivai, inoltre, si chiederà di limitarla al massimo, ferme restando ad ogni modo le misure di cautela previste dalla normativa per consentire la movimentazione controllata di materiale non infettato dal batterio. Già il prossimo 23 aprile, l'Italia presenterà alla Commissione europea un aggiornamento della situazione relativa al focolaio in Puglia e sullo stato di avanzamento delle misure previste dal piano di intervento del commissario della Protezione civile.
      Per quanto riguarda gli impegni assunti nei confronti del Parlamento, confermo che il Governo è al lavoro per definire, nei tempi più rapidi possibili, strumenti per attivare, in deroga all'attuale normativa sul Fondo di solidarietà, gli interventi compensativi dello stesso Fondo alle imprese agricole che hanno subito danni alle produzioni olivicole dal diffondersi della Xylella fastidiosa. Al fine di garantire il ristoro dei danni subiti dagli agricoltori e dai vivaisti colpiti dall'infestazione del batterio, faccio presente che sono in corso negoziati con l'Unione europea per l'attivazione degli strumenti finanziari per la lotta fitosanitaria al batterio Xylella, ma anche, come detto, per richiedere un intervento di solidarietà europeo adeguato all'eccezionalità della crisi di mercato indotta sugli olivicoltori e sulle aziende vivaistiche.
      Con riferimento al ruolo del Ministero, vorrei sottolineare che l'emergenza che ha colpito la provincia di Lecce è stata costantemente monitorata da parte del Servizio fitosanitario nazionale, costituito dal servizio centrale, che opera presso il Ministero, ed il competente Servizio fitosanitario regionale (osservatorio) della Regione Puglia. Segnalo che il Ministero opera poi in stretto contatto con le competenti autorità europee. Ricordo, in particolare, la decisione della Commissione europea del 23 luglio 2014 e i decreti ministeriali del 26 settembre 2014 e del 17 marzo 2015, in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
      Il Consiglio dei ministri, nella seduta del 10 febbraio 2015, ha deliberato lo stato di emergenza per xylella fastidiosa; primo caso in cui la protezione civile è stata incaricata di gestire un'emergenza fitosanitaria, al fine di mettere in atto con rapidità gli interventi necessari a circoscrivere ed evitare l'ulteriore diffusione del batterio. In tale contesto, il comandante del Corpo forestale dello Stato della regione Puglia è stato nominato commissario delegato per l'attuazione degli interventi di emergenza conseguenti alla dichiarazione di emergenza che il Governo ha deliberato.
      Per supportare il Comitato fitosanitario nazionale nella scelta delle più idonee misure fitosanitarie, il Ministero ha inoltre messo a disposizione un Comitato tecnico-scientifico, che attualmente coadiuva anche il commissario delegato e si interfaccia costantemente con le autorità sanitarie europee.
      Lo scorso 19 marzo il Dipartimento della protezione civile ha poi adottato il Piano degli interventi per la lotta al batterio elaborato dal commissario delegato, per l'attuazione del quale sono stati stanziati 13,6 milioni di euro. Il piano ha modificato la demarcazione della zona di intervento, sino a ricomprendere l'ultimo focolaio individuato in provincia di Brindisi, definendo puntualmente gli interventi da attuare e la tempistica.
      Il piano degli interventi si basa su diverse misure volte ad impedire la diffusione del batterio e monitorare le aree indenni circostanti, quali: a) eliminazione delle piante non produttive ospiti, quindi non degli ulivi, presenti lungo le strade, fossi, canali, aree verdi, con trinciatura delle chioma e smaltimento; b) controllo dei vettori situati sulle erbe infestanti spontanee; c) trattamento fitosanitario per il controllo dei vettori adulti in oliveti e frutteti; d) estirpazione delle piante infette; e) distruzione delle specie ospiti di xylella fastidiosa all'interno dei vivai; f) attività di informazione e divulgazione sul territorio.
      Sulla base dei risultati del monitoraggio, come previsto dalla Decisione 2014/497/UE, sono state identificate una zona cuscinetto, una zona di eradicazione ampia 15 km e una zona di profilassi a nord Pag. 19dell'area delimitata. Il focolaio, pertanto, risulta essere ben circoscritto nella penisola salentina.
      Il controllo del vettore è strategico al fine del perseguimento degli obiettivi del piano e numerosi interventi sono volti al controllo delle popolazioni del vettore (philaenus spumarius) negli stadi giovanili e di adulto.
      Il controllo degli stadi giovanili del vettore presenti sulle erbe infestanti è condotto attraverso una o due operazioni di trinciatura o erpicatura del terreno nella zona di profilassi, nella zona cuscinetto, nella fascia di eradicazione e nella zona infetta, ricorrendo, nei luoghi non accessibili alle macchine agricole, al pirodiserbo e al decespugliatore (non è previsto l'uso di diserbanti). Dette operazioni sono finalizzate ad abbattere la popolazione di philaenus spumarius e saranno completate entro il questo mese.
      Negli oliveti e nei frutteti di drupacee della zona di profilassi, della zona cuscinetto, della fascia di eradicazione e della zona infetta saranno effettuati trattamenti con prodotti fitosanitari autorizzati, per il controllo dei vettori adulti al fine di ridurre drasticamente le possibilità di trasmissione del batterio. L'estirpazione delle piante infette, avviata con riferimento ad un numero limitato di piante, per il momento solo in una zona ben delimitata, è comunque condotta in modo da evitare la diffusione del batterio durante e dopo la rimozione del materiale vegetale.
      Al contempo, sono state messe in campo una serie di azioni di comunicazione per smentire le ipotesi errate circolate su un taglio generalizzato di ulivi, illustrando ai singoli proprietari l'importanza dell'attuazione del piano per salvaguardare un patrimonio di inestimabile valore non solo economico, ma anche paesaggistico, ambientale e culturale.
      Con riferimento ai controlli sulle piante importate dai paesi in cui il batterio è endemico, segnalo che è già stata avviata la discussione a livello comunitario in merito alla revisione delle misure di emergenza in vigore, al fine di rafforzare, tra l'altro, gli attuali requisiti per l'importazione di vegetali da paesi terzi a rischio, considerati non sufficienti per escludere i rischi di contaminazione.
      Questo consentirà il blocco delle importazioni delle piante da tutti i paesi terzi ove la presenza di xylella fastidiosa è stata accertata, in particolare da quelli che utilizzano come punto di entrata privilegiato i porti del nord Europa, da dove arriva la maggior parte delle piante a rischio.
      In conclusione, il Ministero sta portando avanti tutti gli interventi coordinati con gli enti locali e con il Comitato tecnico scientifico per fronteggiare la situazione, in particolare per promuovere l'urgente attuazione del piano di contenimento del contagio predisposto dal commissario delegato.

      PRESIDENTE. L'onorevole Elvira Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, non posso dichiararmi soddisfatta per la risposta del sottosegretario. In primo luogo, posto che, rispetto ad una calamità di questo tipo, la presenza del Ministro Martina a darci delle risposte più precise sarebbe stata opportuna; io noto, sottosegretario, che lei ci ha raccontato in sostanza quello che un po’ tutti sappiamo, i contenuti del piano Silletti, ciò che è stato fatto e probabilmente non si sarebbe dovuto fare, per esempio l'eradicazione. Giustamente lei ha detto che gli ulivi sono uno status symbol per la nostra regione, il nostro biglietto da visita; si sta facendo una distruzione totale di tutti gli ulivi presenti in quel territorio senza che ci sia la certezza scientifica che sia quello il metodo per eliminare il batterio, anzi, tutt'altro, sarebbe stato più opportuno individuare una commissione interdisciplinare che studiasse il fenomeno a livello molecolare e che individuasse un antibiotico per bloccare il batterio e il suo vettore, che è la cicala, perché un professore dell'università La Pag. 20Sapienza ha stabilito che le piante radicate restano sul territorio e il batterio continua a diffondersi, per cui è un'operazione del tutto inutile. A me sembra, sottosegretario, che lei ci sia venuto un po’ a raccontare, come si usa spesso dire, le cose con il senno di poi. Io non ho ad esempio ben capito cosa voi intendiate chiedere nella prossima riunione del comitato permanente che si terrà il prossimo 27 e 28 aprile; io mi aspetto, per esempio, che voi in un certo senso proviate a imporre che le piante non contaminate possano essere commerciate, perché onestamente non si spiega un blocco...noi allo stato attuale di contaminato abbiamo soltanto gli ulivi e non si spiega per quale motivo è stata bloccata l'importazione di 102 specie di piante, e non solo delle piante ma anche dei frutti delle piante, e nel decreto non erano incluse. Invece, non si stanno esportando neanche i frutti, che non sono evidentemente contaminati, e non si capisce per quale motivo, un disastro dal punto di vista economico gigantesco, perché le esportazioni della Puglia verso la Francia di ulivi, delle piante ma anche e soprattutto dei frutti delle piante – ulivo, uva, eccetera – raggiungono il 14 per cento delle esportazioni nazionali, un valore che si aggira intorno a 60 milioni di euro. Capite in che condizioni sono messi i nostri agricoltori. Il piano Silletti non lo state certamente facendo applicare voi, è l'impegno dei nostri agricoltori che hanno capito e si sono impegnati al costo di enormi sacrifici nella gestione di questa emergenza e lo sta facendo la Coldiretti, soprattutto nelle aree incolte o abbandonate, e la task force l'ha fatta la Coldiretti, l'impegno è della Coldiretti, voi vi siete limitati a raccontare quello che si sarebbe dovuto fare ma il problema è tutto a monte. Allora io mi chiedo: dove eravate durante il semestre di presidenza europeo nel gestire questa emergenza ? Sottosegretario, ieri il batterio è stato individuato in Francia; è stato individuato evidentemente perché vi sono stati i controlli e che cosa è successo ? Immediatamente si muove la Commissione; nel momento in cui il batterio è stato individuato in Francia, la Commissione si muove e dice che adesso vi sarà un piano coordinato di misure che riguarderà tutti i Paesi a cui la Francia poi si dovrà attenere. La Commissione non dice alla Francia che quell'iniziativa, che tra l'altro deroga al trattato di Lisbona, deroga al principio della libera circolazione delle merci, è del tutto inopportuna e che, se l'avessimo fatto noi, sarebbe successo un finimondo ? Adesso, la Commissione si è svegliata perché il batterio è stato trovato in Francia e noi dove eravamo prima di allora ? Abbiamo consentito che si facesse scempio dei nostri uliveti in Puglia, subendo un danno economico pazzesco e, nel frattempo, dormivamo. Allora, io dico, signor sottosegretario, vorremmo che parlassimo più chiaramente.
      Non possiamo dire ai nostri agricoltori che il Governo sta lavorando, perché è un'emergenza che va avanti da troppo tempo. Noi vorremmo delle risposte chiare. Il Ministro Martina si è recato in Puglia per dirci che il Governo, già da tempo, è al lavoro per una norma che deroghi all'accesso al Fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali affinché anche le emergenze fitosanitarie siano ricomprese. Dov’è questa norma ? Fatecela leggere. A che punto siamo con il blocco del pagamento dei tributi ? A che punto siamo con il blocco del pagamento delle assicurazioni ? Vogliamo ipotizzare che forse questi agricoltori dovrebbero avere il ristoro dell'IMU, che è un'altra tassa surreale che voi avete imposto in un'economia già stremata, soprattutto quella sugli agricoltori, in un periodo di recessione; una tassa che è servita soltanto a fare cassa, che non si capisce peraltro neanche a chi debba essere applicata perché l'ISTAT ancora non chiarisce la differenza tra zone montane e non montane e che ovviamente si aggiunge a questo flagello. Dove sono le risposte ? Io non le ho sentite. Abbiamo ascoltato il Ministro Martina: io ho attaccato la Francia, dicendo che non è un'ospite gradita all'Expo, e il Ministro dice che l'Expo non può essere oggetto di sterili polemiche. Ma qui non si tratta di Pag. 21sterili polemiche, ma si tratta di un luogo che diventa una vetrina mondiale per i Paesi che metteranno a confronto, proprio sul tema dell'alimentazione, le loro eccellenze, le loro conoscenze sull'enogastronomia e sull'agroalimentare e noi offriamo questa fantastica vetrina a un Paese che ci ha preso letteralmente a schiaffi; magari consentiamo di mostrarci l'olio della Corsica, quando noi magari non potremo più produrre il nostro olio (Applausi del deputato Brunetta) e così, come se nulla fosse, non hanno dialogato, non ci hanno chiesto nulla e offriamo così questa vetrina perché noi siamo bravi e generosi ? No, signor sottosegretario, non funziona così: bisogna far sentire la nostra voce.
      Noi continueremo a farlo, continueremo a farlo con gli agricoltori pugliesi. Vogliamo delle risposte concrete, vogliamo che ce le dia il Ministro Martina. Il Premier Renzi ci parla di orgoglio nazionale, ma l'Italia, la nostra identità e il nostro orgoglio dove sono ? Dove sono la nostra identità e il nostro orgoglio ? Noi aspettiamo le risposte che non ci sono ancora state fornite.

(Chiarimenti ed iniziative in merito al piano industriale del gruppo Buzzi Unicem e ai relativi risvolti produttivi e occupazionali – n. 2-00926)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Manzi ed altri n. 2-00926, concernente chiarimenti ed iniziative in merito al piano industriale del gruppo Buzzi Unicem e ai relativi risvolti produttivi e occupazionali (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Morani se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      ALESSIA MORANI. Grazie Presidente e grazie anche ai membri del Governo che sono qui in Aula.
      Con questa interpellanza urgente, in seguito a un accordo siglato lo scorso 27 marzo, abbiamo voluto esprimere la preoccupazione circa il futuro della Sacci spa poiché la Buzzi Unicem, che è una multinazionale piemontese, attiva nella produzione e distribuzione di cemento, calcestruzzo e aggregati naturali, ha acquistato, per circa 120 milioni di euro, il 99,5 per cento del capitale della Sacci spa, gruppo che, con i suoi stabilimenti in Italia, da circa 70 anni opera nel settore.
      L'accordo prevede il contestuale risanamento di tutta l'esposizione debitoria della Sacci, conseguente al precedente accordo di ristrutturazione, ma per completare la procedura d'acquisto occorre attendere alcuni mesi, in quanto è necessario il parere favorevole dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e l'approvazione delle banche e dei creditori del gruppo Sacci, la cui esposizione finanziaria ammonta a circa 400 milioni di euro.
      Attraverso l'acquisizione della Sacci spa, la Buzzi Unicem intende svolgere un ruolo di primo piano nel processo di consolidamento del settore in Italia, potendo vantare già di suo un fatturato di due miliardi e mezzo di euro e dunque una grande solidità finanziaria.
      La situazione aziendale della Buzzi Unicem lascia presupporre per il gruppo la possibilità di investire nella nuova proprietà e rilanciare così l'attività produttiva degli stabilimenti Sacci che già da qualche tempo, in alcuni casi, lavorano a singhiozzo e dove sono state avviate procedure di mobilità a carico dei lavoratori per circa 135 unità, in organico presso le sedi di Roma, Castelraimondo (Macerata, nelle Marche), Livorno, Pescara, Monte Roberto (Ancona), Bagno a Ripoli, S. Martino sulla Marrucina, Mondolfo, Roseto degli Abruzzi, Tavernola Bergamasca, San Giovanni Teatino, Collecorvino, Notaresco e Roma Portuense.
      Di fronte ad un così importante e complesso piano di acquisizione è opportuno conoscere quale sia in concreto il contenuto e gli indirizzi del piano industriale del gruppo Buzzi Unicem.
      Di recente, i sindacati hanno unitariamente indetto lo stato di agitazione in tutti i siti produttivi della Sacci spa, a sostegno Pag. 22delle posizioni dei lavoratori, chiedendo l'apertura di un tavolo nazionale per ricercare soluzioni utili ad evitare le chiusure degli stabilimenti in questione e, più in generale, ad accertare la natura e le caratteristiche del piano industriale del gruppo Buzzi.
      Perciò, vorremmo capire quali siano le intenzioni e le iniziative in itinere intraprese dal Governo per verificare il contenuto e gli obiettivi del piano industriale del gruppo Buzzi e per tutelare la piena occupazione dei siti produttivi, scongiurando, così, la chiusura di stabilimenti in grado di dare, anche ai nuovi acquirenti, solidi elementi di continuità produttiva, se non addirittura di espansione.

      PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

      CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie mille, signor Presidente. In riferimento all'interpellanza in questione, come peraltro noto, lo scorso marzo è stata accettata la proposta di acquisto, formulata da Buzzi Unicem, per l'acquisizione del 99,5 per cento del capitale della Sacci SpA, uno dei principali operatori nel settore del cemento in Italia, attivo nelle regioni centrali e settentrionali, con una quota di mercato stimata intorno al 6 per cento.
      La Sacci SpA, invece, è parte attualmente di un accordo di ristrutturazione dei debiti, ex articolo 182-bis della legge fallimentare, omologato dal tribunale di Roma nel luglio 2013.
      L'offerta di acquisto prevede il risanamento dell'esposizione debitoria, di cui alla procedura di ristrutturazione sopra indicata, anche se l'esecuzione del contratto, con il quale la Buzzi Unicem acquisirebbe la Sacci, è attualmente al vaglio dell'Antitrust, per l'approvazione dell'operazione per quanto riguarda i profili eventuali di eccessiva concentrazione e violazione della concorrenza, nonché l'assenso delle banche e dei creditori aderenti all'accordo di ristrutturazione dei debiti.
      Il valore dell'operazione ammonta a circa 120 milioni di euro.
      Il Ministero dello sviluppo economico ha dato e dà la propria disponibilità all'apertura di un imminente tavolo di confronto. Lo stesso avrà l'obiettivo di verificare, all'esito dei pareri attualmente in fase di elaborazione, la fattibilità del piano industriale di Buzzi Unicem, accertando, altresì, che il medesimo non comporti penalizzazioni, sotto il profilo economico, produttivo e occupazionale, nei territori nei quali la Sacci SpA ha finora operato.

      PRESIDENTE. L'onorevole Manzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

      IRENE MANZI. Grazie, Presidente. Grazie al Governo. Mi dichiaro soddisfatta e speranzosa, se così vogliamo dire, rispetto alle parole del Viceministro. Soddisfatta e speranzosa proprio perché, come ricordava la collega Morani in sede di illustrazione dell'interpellanza, questo atto nasce da una preoccupazione specifica tanto di noi parlamentari quanto, ancora di più, delle istituzioni locali e dei lavoratori, lavoratori che sono attualmente interessati, nell'ambito del piano di risanamento del gruppo Sacci, da procedure di mobilità, tra l'altro, che mettono a rischio i posti di lavoro in numerose sedi del gruppo.
      La Sacci è stata per molti anni un gruppo di riferimento importante nel settore cementifero, con sedi principali collocate in parti dell'Italia centrale come Greve in Chianti, come Castelraimondo, in provincia di Macerata, Tavernola Bergamasca, Pescara, Cagnano Amiterno. Il gruppo Sacci ha affrontato, in questi ultimi anni, una grave fase di incertezza finanziaria, dovuta a una crisi del settore cementifero, più in generale in Italia, con perdite finanziarie considerevoli del gruppo e con turni di lavoro svolti a singhiozzo dai dipendenti, in questi ultimi anni. Le regioni interessate, tra l'altro, stanno seguendo con attenzione le procedure di mobilità. Mi riferisco al caso che conosco più direttamente, quello della regione Marche, ma anche, ovviamente, alle altre regioni interessate.Pag. 23
      È chiaro che i lavoratori, interessati, tra l'altro, dalle procedure di mobilità, hanno accolto con interesse, ma anche con grande attenzione, quella che è la proposta di acquisizione del gruppo Buzzi, sia perché il gruppo Buzzi è uno dei principali gruppi nazionali e internazionali, anche, del settore, con quasi 11 mila dipendenti, sparsi veramente in tutto il mondo, e il secondo operatore italiano. Lo accolgono chiaramente con grande interesse, ma anche con la volontà di comprendere più attivamente e meglio quali siano le intenzioni del gruppo Buzzi, soprattutto perché in alcune delle zone territoriali interessate – e in questo caso, essendo io marchigiana, faccio riferimento, chiaramente, alla sede di Castelraimondo, dove opera lo stabilimento – la chiusura di questo stabilimento produrrebbe delle conseguenze molto pesanti, in termini non solo di posti di lavoro ma in termini di indotto, che verrebbe ovviamente penalizzato. Si tratta di un'area interna delle Marche, che verrebbe ovviamente penalizzata da una complessiva chiusura degli stabilimenti.
      Quindi, colgo, come anticipavo in apertura della mia risposta, con speranza, in questo senso, le indicazioni che provengono dal Ministero dello sviluppo economico in merito alla disponibilità e all'attenzione, che vedo condivisa, a verificare quelli che sono i contenuti del piano industriale del gruppo Buzzi e a verificare, più in particolare, soprattutto, che non siano compromessi quelli che sono i livelli occupazionali e la tutela dei lavoratori.
      Porto in questa sede, tra l'altro, anche le dichiarazioni dell'assessore regionale toscano alle attività produttive, Simoncini, che sollecita, anche lui, la costituzione del tavolo e l'apertura anche alle forze sindacali e alle istituzioni nazionali e locali. Continueremo, chiaramente, a seguire con grande attenzione i passi successivi del Ministero, e quindi la convocazione del tavolo.
      Penso, però, che, in questa prima occasione pubblica, istituzionale, in cui si sia posto questo problema, queste parole, chiaramente, ci inducono a sperare positivamente su quello che può essere il lavoro comune che saremo chiamati a fare da qui alle settimane e ai mesi prossimi. Quindi, la ringrazio e mi dichiaro soddisfatta.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Martedì 21 aprile 2015, alle 18:

      1.  –  Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
          AMICI ed altri; CENTEMERO ed altri; MORETTI ed altri; BONAFEDE ed altri; DI LELLO ed altri; DI SALVO ed altri: Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i coniugi (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 831-892-1053-1288-1938-2200-B).
      — Relatori: D'Alessandro e Morani.

      2.  –  Discussione sulle linee generali della Relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n.  4).

      3.  –  Discussione sulle linee generali della mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 concernente iniziative volte a garantire agli enti locali adeguati trasferimenti di risorse, con particolare riferimento a quelli necessari per l'espletamento dei servizi sociali essenziali, anche in relazione alle disposizioni della legge di stabilità per il 2015.

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      4.  –  Discussione sulle linee generali della mozione Guidesi ed altri n. 1-00755 concernente iniziative di competenza in ordine alla razionalizzazione della rete degli uffici postali.

      5.  –  Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
          S. 1332 – Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, fatto a Roma il 7 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (C. 2511).
      — Relatore: Marazziti.

      La seduta termina alle 11,05.