XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 450 di giovedì 25 giugno 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

      La seduta comincia alle 10,30.

      ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

      PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bocci, Cicchitto, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Epifani, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Gozi, Guerra, La Russa, Lupi, Manciulli, Melilla, Migliore, Pisicchio, Ravetto, Rosato, Domenico Rossi, Sanga, Sani, Scalfarotto, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00591, Brunetta e Giammanco n. 1-00901, Grande ed altri n. 1-00913, Ricciatti ed altri n. 1-00914, Bechis ed altri n. 1-00916, Gianluca Pini ed altri n. 1-00919 e Cicchitto, Amendola, Mazziotti Di Celso, Marazziti, Locatelli ed altri n. 1-00920 concernenti iniziative volte alla revoca delle sanzioni dell'Unione europea contro la Federazione russa e al raggiungimento di una soluzione politico-diplomatica della crisi ucraina (ore 10,36).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00591, Brunetta e Giammanco n. 1-00901, Grande ed altri n. 1-00913, Ricciatti ed altri n. 1-00914, Bechis ed altri n. 1-00916, Gianluca Pini ed altri n. 1-00919 e Cicchitto, Amendola, Mazziotti Di Celso, Marazziti, Locatelli ed altri n. 1-00920 (Vedi l'allegato A – Mozioni) concernenti iniziative volte alla revoca delle sanzioni dell'Unione europea contro la Federazione russa e al raggiungimento di una soluzione politico-diplomatica della crisi ucraina.
      Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 22 giugno 2015, sono state presentate le mozioni Gianluca Pini ed altri n. 1-00919 e Cicchitto, Amendola, Mazziotti Di Celso, Marazziti, Locatelli ed altri n. 1-00920, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

      PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

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      CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Il Governo condivide le preoccupazioni espresse nelle mozioni circa le ripercussioni della crisi ucraina nei rapporti economici con la Federazione russa. La stima sulla contrazione delle esportazioni per tutto il 2015 è, comunque, inferiore all'1 per cento del totale dell’export italiano di beni. Una perdita, peraltro, ampiamente recuperata dall'aumento dell’export italiano verso gli USA nel solo primo quadrimestre di quest'anno. È anche per questo che su questo mercato si è concentrato l'investimento promozionale del Governo italiano proprio nei settori più colpiti dalla crisi russa, a partire dall'agroalimentare, al fine di offrire uno sbocco alternativo alle aziende italiane.

      GIANLUCA PINI. Deve dare i pareri, non fare un dibattito !

      PRESIDENTE. Sì, collega Pini, per favore. Sta facendo un'introduzione, poi darà i pareri.

      CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie. L'Italia ha svolto e continuerà a svolgere, in raccordo con i partner europei e internazionali, un ruolo costruttivo per facilitare la risoluzione della crisi e il ritorno alla piena normalità dei rapporti con Mosca. Questo impegno non può, però, prescindere dalla necessità, prima di tutto, di tutelare il principio di salvaguardia dell'integrità territoriale, che rappresenta la ragione dei provvedimenti sanzionatori adottati verso la Federazione russa.
      Il Governo ritiene che, quando questo principio è messo in discussione alle porte dell'Europa, allora la sua tutela non solo è un atto dovuto verso i principi del diritto internazionale e della legalità, ma anche, e soprattutto, un atto necessario per difendere interessi nazionali che vanno ben oltre quelli del commercio.
      Per queste ragioni, il parere del Governo è contrario sulle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00591, Brunetta e Giammanco n. 1-00901, Grande ed altri n. 1-00913, Ricciatti ed altri n. 1-00914, Bechis ed altri n. 1-00916, Gianluca Pini ed altri n. 1-00919, mentre accoglie, sia nella premessa, che nel dispositivo, la mozione Cicchitto, Amendola, Mazziotti Di Celso, Marazziti, Locatelli ed altri n. 1-00920.

(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

      PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, Presidente. Vorrei, in primo luogo, rilevare la singolarità di votare oggi delle mozioni che chiedono la sospensione delle sanzioni contro la Russia, all'indomani della decisione dei Ministri degli esteri dell'Unione europea di approvarne il prolungamento al 31 gennaio 2016. È evidente che queste mozioni sono fuori tempo, farlo oggi può risultare un mero esercizio dialettico, che non avrà alcuna conseguenza, almeno per i prossimi sei mesi, sulle scelte del Governo.
      Altro aspetto singolare è che, sulla scia di recenti articoli pubblicati sui maggiori quotidiani, qualcuno ha «scoperto» che le sanzioni hanno un costo e danneggiano le nostre imprese. Mi rifiuto di credere che forze politiche che hanno governato il nostro Paese per anni e colleghi che hanno una lunga esperienza politica non sapessero che le sanzioni europee imposte alla Russia avrebbero comportato un costo economico, ulteriormente aggravato dalle controsanzioni decise dal Cremlino.
      La dimensione poi di questo danno è stata indicata dal Governo.
      In questi casi, comunque, il danno economico esiste – sì, lo si sa preventivamente –, ma il costo che le sanzioni comportano non è un motivo sufficiente per non applicarle. Sappiamo bene che non sono uno strumento perfetto, ma sono l'unico di cui disponiamo. Esistono, infatti, ragioni di natura geopolitica che prevalgono su quelle di carattere economico e Pag. 3queste ragioni spesso, come nel caso dell'embargo delle merci del Sudafrica durante l’apartheid, hanno portato – chiaramente non sole – al risultato sperato e alla fine dell’apartheid.
      Le violazioni palesi del diritto internazionale non sono ammissibili e, come ha ricordato il collega Alli nella discussione sulle linee generali, la Russia ne ha commesse di gravissime in Georgia con l'occupazione dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud e le sta commettendo in Ucraina con l'annessione della Crimea e con il sostegno diretto o indiretto ai ribelli filorussi del Donbass.
      Le sanzioni inflitte alla Russia hanno, dunque, buone motivazioni, indipendentemente dall'effetto di ritorno che ora colpisce una parte delle nostre aziende. Questo, però, non deve farci perdere di vista la vera posta della partita geopolitica in atto, che vede come scenario un nuovo braccio di ferro tra Stati Uniti e Russia, che ci ricorda i tempi della guerra fredda. Lo segnalava l'altro giorno Francesco Venturini sul Corriere della Sera, evidenziando l’escalation militare che contrappone Mosca e Washington e che sarebbe riduttivo attribuire alla sola crisi ucraina.
      In questo contesto difficile, l'Europa si trova stretta tra le richieste e le pressioni di un vicino scomodo e poco democratico, ma che pur sempre è un vicino, e la storica consolidata alleanza con gli Stati Uniti. Eppure questa posizione problematica può favorire un ruolo dell'Europa come forza artefice della mediazione politico-diplomatica nei confronti della Russia, al fine di spingere il Governo russo ad attuare appieno gli Accordi di Minsk. Apro una parentesi a proposito di Accordi di Minsk, di cui invochiamo il rispetto ma che, purtroppo, non rispettano, non menzionano – questi accordi – l'illegittima annessione della Crimea alla Russia, come ci ha ricordato proprio ieri in Commissione affari esteri il deputato ucraino Mustafa Dzhemilev della minoranza tartara in Crimea.
      Allora si tratta di spingere il Governo russo a rispettare gli Accordi di Minsk, a esercitare la propria influenza sui separatisti, a ripristinare il pieno rispetto del diritto internazionale in Ucraina. Nello stesso tempo occorre sollecitare il Governo ucraino a realizzare le riforme istituzionali richieste da tali Accordi, compresa la previsione di uno status speciale alle aree russofone del Donbass.
      In questo contesto – sto per concludere –, le nostre azioni devono essere un convinto sostegno alle politiche europee, come indica la mozione a prima firma del presidente della Commissione affari esteri, Cicchitto, e per il mantenimento delle sanzioni contro la Russia, fino a che non vi saranno sviluppi positivi verso il rispetto del diritto internazionale.
      Per questo, la componente socialista voterà a favore della mozione della maggioranza, che ha sottoscritto, e contro le mozioni che chiedono la cancellazione o anche solo l'alleggerimento delle sanzioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia(PLI)).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rampelli, che era qui un attimo fa... Collega Rampelli ? Andiamo avanti.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capelli. Ne ha facoltà.

      ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente, Governo, colleghi, le mozioni oggi in discussione, riguardanti le sanzioni nei confronti della Russia, trattano di problemi sicuramente delicati, gravi, che vanno affrontati con molta serietà, evitando facili e dannose strumentalizzazioni, come invece, purtroppo, devo sottolineare alcune mozioni pongono in evidenza.
      È vero che, pur riguardando il grave danno economico derivante dall'applicazione delle sanzioni al nostro Paese, conseguente all'applicazione delle sanzioni stesse, andrebbe approfondita, credo, la politica espansiva all'est dell'Unione europea e, di conseguenza, la correttezza di questa politica. Quanto questa politica è influenzata dalla politica non europea, in particolare americana ? Quanto giusta e utile, misurando però anche costi e benefici Pag. 4sociali, culturali e storici e anche economici ? Ma queste mozioni si concentrano sui risvolti solo economici delle sanzioni e, quindi, stiamo al tema.
      L'impatto delle suddette sanzioni, che colpiscono i settori della difesa, dell'energia, del sistema finanziario russo, applicate anche dall'Italia in quanto Stato membro dell'UE, sono certamente pesanti per la Russia, che ha visto svalutare il rublo e che è stata colpita pesantemente nella sua economia, ma anche per il nostro Paese. Secondo la stima dell'Istituto austriaco per la ricerca economica, in uno studio commissionato, come riportano le stesse mozioni, dalla LENA, alleanza di cui fanno parte diversi giornali europei, tra cui, per quanto riguarda l'Italia, la Repubblica, i danni causati all'Unione europea dalle sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina ammonterebbero a 100 miliardi di euro in valore aggiunto nell’export di beni e servizi e a circa 2 milioni di posti di lavoro a rischio.
      Dopo la Germania, secondo lo studio austriaco, l'Italia è il Paese più colpito. Nel 2014 le esportazioni italiane verso la Russia sono, infatti, scese dell'11,6 per cento, a quota 9,5 miliardi di euro, e quelle russe hanno perso il 20 per cento, a quota 16 miliardi di euro, e la tendenza al ribasso nel 2015 si sta accentuando, con una flessione del made in Italy del 30 per cento solo nei primi tre mesi.
      Per la Coldiretti, nel primo quadrimestre del 2015 sono crollate del 29,4 per cento le esportazioni di prodotti made in Italy in Russia. Ma la percentuale sale al 48,2 per cento per i prodotti agroalimentari, che sono direttamente colpiti dall'embargo posto da Putin, che riguarda frutta, verdura, formaggi, carne, salumi, ma anche pesce. Inoltre, lo stesso Viceministro dello sviluppo economico Carlo Calenda ha dichiarato di recente che stiamo parlando di un rischio di perdite in termini di esportazioni totali di circa 3 miliardi di euro, per un totale di esportazioni di beni italiani nel mondo di 400 miliardi di euro. Si tratta di dati che non possono essere ignorati, anche alla luce della decisione dei Ministri degli esteri dell'Unione europea, che, riuniti in Lussemburgo, hanno recentemente approvato il prolungamento di dette sanzioni.
      Questi dati – come detto – non possono essere ignorati. Inoltre, è anche necessario riflettere sull'utilità delle sanzioni in via generale. Si fa notare, infatti, che, ad esempio, ben poco risultato ottennero quelle decise contro l'Iraq di Saddam Hussein, se non quello di rendere ancora peggiore la vita della popolazione civile, mentre il regime non veniva di fatto scalfito in alcun modo.
      Altri osservano, andando indietro nel tempo, che la stessa debole Italia fascista subì pochi danni dalle sanzioni che la Società delle Nazioni, antenata delle Nazioni Unite, inflisse al regime mussoliniano in conseguenza della proditoria aggressione dell'Etiopia avvenuta nel 1935.
      Sono tutte obiezioni sensate, ma non è possibile dimenticare che nel caso attuale le sanzioni sono state decise il 17 marzo 2014 e rinforzate nel luglio successivo, dopo un atto grave e unilaterale, quale quello dell'annessione, con referendum farsa, della Crimea da parte della Russia. La comunità internazionale, dunque, non poteva rimanere ferma ad assistere passivamente ad un'azione che riaffermava nelle relazioni internazionali la linea della forza delle armi quale unico mezzo di risoluzione delle controversie.
      Nelle comunicazioni del Governo alle Commissioni congiunte affari esteri della Camera e del Senato del 13 febbraio 2015, lo stesso Ministro Gentiloni ricordava il ruolo delle sanzioni come uno degli strumenti che erano stati utili per convincere Putin ad accettare gli Accordi di Minsk. Diceva: «Credo si debba ribadire che il mix di pressioni, sanzioni e dialogo portato avanti in questi mesi dall'Europa e dagli Stati Uniti sembra aver prodotto dei risultati significativi nel modificare la posizione della Russia e nel portare Putin al tavolo negoziale».
      È, quindi, corretto immaginare che gli sviluppi futuri dell'intesa di Minsk saranno un po’ il termometro dell'evoluzione della nostra posizione europea e atlantica, in relazione a quel mix tra dialogo e sanzioni Pag. 5che è stato portato avanti finora. Detto in altri termini, più semplici, noi italiani abbiamo sempre sostenuto che le sanzioni sarebbero state reversibili, oltre a dover essere proporzionate, e che, quindi, in caso di una de-escalation e dell'avvio di un processo negoziale di pace, si sarebbe potuto ragionare su una parallela e graduale attenuazione delle sanzioni.
      Dobbiamo, però, sapere che esiste anche lo scenario opposto, per cui, una volta che alcuni impegni sono stati presi sulla carta, se la Russia non li mantenesse, a quel punto sarebbe inevitabile non solo proseguire, ma addirittura discutere di un inasprimento. Questa non è una prospettiva che l'Italia vuole, ma sto semplicemente constatando che sarebbe inevitabile. Purtroppo, lo scenario peggiore sembra quello prevalente ed è quindi inevitabile che lo strumento delle sanzioni continui ad essere utilizzato.
      Va anche detto che non è seriamente pensabile un ritiro unilaterale dell'Italia dalle decisioni prese a livello internazionale e, in particolare, europeo.
      Conseguenze ancor più disastrose ci sarebbero sotto il punto di vista economico. Sappiamo bene che le istituzioni europee non godono di buona fama oggi in Italia e non si può dire che la stessa Unione non sia stata quanto meno mal accorta nelle sue azioni nei confronti della Russia durante la trattativa con l'Ucraina. A tal proposito, durante la discussione della comunicazione del Governo alle Commissioni affari esteri di Camera e Senato citate precedentemente, sono state illuminanti anche le parole del Presidente emerito della Repubblica Napolitano. Disse: «Io ho avuto l'occasione di partecipare ad una riunione di Capi di Stato che si tenne nell'ottobre 2013 a Cracovia sotto la Presidenza polacca. In quella sede potetti rendermi conto di come ci fosse una forte pressione da parte di esponenti dell'Unione europea per una conclusione, anche frettolosa, di quell'accordo, da cui era stata esclusa ogni consultazione con la Russia sulle ricadute che questo per essa poteva avere. Il negoziato comprendeva perfino accordi di libero scambio tra Ucraina e Unione europea, indipendentemente dal fatto che esistesse un sistema di rapporti tra Ucraina e Russia, che in quel modo veniva messo in mora. Tali questioni sono state affrontate all'epoca ma ritengo – continua Napolitano – che non vi sia dubbio che, da parte dell'Unione europea e, per essa, della Commissione che gestiva il negoziato per quell'accordo, si commise un errore di notevole portata, non considerando l'esigenza allora di una consultazione trilaterale».
      Questo però, come ho detto, non può portare oggi ad un ritiro unilaterale, che certo non favorirebbe quelle imprese che si vogliono invece sostenere chiedendo la revoca delle sanzioni. Che Paese sarebbe quello che, dopo avere accettato di partecipare, in quanto Stato membro, alle sanzioni decise, decidesse a sua volta di abbandonare unilateralmente il campo alle prime, sia pur gravi, difficoltà ?
      Per questo la mozione di maggioranza, che il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico voterà convintamente, chiede che il Governo si impegni in sede UE ad aprire un confronto per ottenere misure compensative in favore delle imprese e dei sistemi di filiera colpiti dagli effetti delle sanzioni, facendo inoltre quanto in suo potere per alleviare le condizioni di difficoltà nelle quali versa il settore agroalimentare, fortemente danneggiato dagli effetti dell'embargo russo.
      Nel contempo, appare necessario ribadire il ruolo momentaneo delle sanzioni e riaffermare la centralità del rapporto con la Russia, che non può essere eccessivamente indebolita non solo per evidenti motivi economici a cui si è fatto cenno, ma anche per il ruolo fondamentale che la Federazione guidata dal Presidente Putin non può non avere nel contrasto al terrorismo di matrice islamica, che si muove ai confini della Russia stessa.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rampelli. Ne ha facoltà.

      FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, Pag. 6questa mozione avrebbe avuto un senso decisamente più incisivo, se fosse stata calendarizzata tempestivamente rispetto alla decisione intrapresa dalla comunità internazionale, compresa quindi l'Unione europea, di provvedere al regime sanzionatorio nei confronti della Russia di Putin in seguito alla crisi ucraina. Ma gli alambicchi della politica prevedono procedure più lunghe, disattenzioni, scarsa sensibilità, scarso interesse, a mio giudizio, anche a difendere l'Italia, le sue prerogative, la sua economia.
      Avrebbe avuto un senso maggiore discuterla al cospetto dello stesso Presidente del Consiglio Renzi nella misura in cui Renzi, quando la prima delle mozioni che è stata depositata fu formulata, era il Presidente di turno dell'Unione europea e, quindi, avremmo avuto maggiori requisiti, maggiore peso specifico per porre all'attenzione generale le ragioni dell'Italia da quella posizione privilegiata. Ebbene, chi ci ascolta, anche se non siamo in diretta televisiva, sappia che è vecchia di qualche mese la calendarizzazione di queste mozioni critiche o comunque dubitative relativamente al regime sanzionatorio emesso dalla comunità internazionale e dall'Italia verso la Russia.
      Tuttavia, non è mai troppo tardi, nel senso che paradossalmente oggi la vicenda delle sanzioni torna di moda, può acquisire una nuova centralità e diventare questione dirimente nelle relazioni all'interno dell'Unione europea e nelle relazioni tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America. La questione fondamentale su cui noi abbiamo inteso interrogare i colleghi dei gruppi, la maggioranza, il Governo, è quella della compatibilità. Abbiamo ascoltato praticamente per mesi e mesi – non c’è nessuno in buona sostanza che metta ciò in discussione – della decisa sconvenienza per l'Italia, per le sue produzioni e per le sue eccellenze delle sanzioni e del relativo embargo da parte della Russia come risposta alle sanzioni. Penso che se questa consapevolezza volesse progredire, diventare qualcosa di più incisivo di un banale scioglilingua o di una progressiva attestazione di slogan, dovremmo porci intanto la domanda sulla durata di queste sanzioni; secondariamente, programmare una exit strategy, anche unilaterale, nel caso in cui l'Unione europea fosse determinata nel proseguire nell'applicazione di questo strumento. In ultimo, penso che sia indispensabile legare – e questo è il senso finale della mozione presentata da Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale – le sanzioni ad adeguati risarcimenti da parte dell'Unione europea. Infatti, mi pare che l'Italia di problemi ne abbia già molti e molti di questi, che dovrebbero comunque vedere coinvolta in prima linea l'Europa non si riescono ad affrontare – ogni riferimento alla questione migratoria è voluto –, con la centralità dell'Europa stessa per cui si attivano procedure di negoziato interminabili che prevedono rinvii su rinvii di mesi in mesi, mentre gli sbarchi sono incalzanti, mentre la Sicilia è presa d'assalto insieme alla Calabria dai barconi della morte, mentre i centri di accoglienza si moltiplicano, mentre le spese si ingigantiscono, mentre la criminalità organizzata alligna e cerca di piegare in suo favore questo che è anche un business dell'accoglienza e dell'ospitalità per i richiedenti asilo. In tutto questo la sinistra ha i sui tempi biblici e si interroga, a qualche mese di distanza, sull'applicazione delle regole, sulla distinzione tra protezione internazionale ed immigrazione, che viene così definita oggi, per la prima volta, anche a sinistra, immigrazione economica. Ecco, l'Europa tarda a mettersi al centro di questo processo, che comunque ci vede penalizzati anche per la sua riottosità, così come non ha mai preso in considerazione in maniera seria le conseguenze devastanti che abbiamo ascoltato già da altri colleghi e che potrei anche ripetere – ma non credo che sia particolarmente utile –, che suona come la cantilena dei miliardi che vengono letteralmente sprecati, dei mancati introiti delle imprese, in particolare dell'agroalimentare, alcune delle quali rischiano addirittura la chiusura perché hanno fatto una pianificazione economica sulle esportazioni verso la Russia dalla quale non si può recedere se non attraverso un ridimensionamento, Pag. 7attraverso licenziamenti di massa, collettivi, o attraverso la chiusura, per l'appunto, delle aziende in questione. Come si fa a subire queste sanzioni, che sono per l'Italia una tragedia, senza essere sufficientemente incisivi e mettere altro sul piatto della bilancia, contestualmente, anche nella consapevolezza di tanti scenari paralleli aperti e mai conclusi da parte dell’establishment europeo, delle burocrazie europee ?
      Come si fa contestualmente a non chiedere e a non pretendere che ci siano dei risarcimenti degli investimenti, delle possibilità di vedere che le economie che si sono sviluppate anche nel rapporto commerciale con la Russia, siano agevolate, ristorate, nell'accettazione di questo strumento ? Lo hanno detto in molti e il dibattito è stato abbastanza schietto e difficilmente qualcuno ha potuto dimostrare che le sanzioni siano efficaci nel trattare le controversie internazionali. Qui, l'Europa sembra che sia andata, in buona sostanza, sulla scia delle decisioni degli Stati Uniti d'America, di Barack Obama e sembra che l'abbia voluto fare in maniera acritica, così come acriticamente si sono stabilite altre relazioni che ancora non sono diventate mature e non hanno previsto l'approvazione di trattati, ma che sono lì a inquietarci alla stessa maniera rispetto all'applicazione delle sanzioni, come se non ci fosse la consapevolezza delle conseguenze delle decisioni che si assumono. L'Europa è priva di soggettualità politica, l'Europa non è autonoma, non è autorevole, non è un'unione e tanto meno si può esprimere come una sorta di Stati Uniti d'Europa; è ancora la vecchia Comunità economica europea, aggravata e appesantita da trattati, talvolta disumani e inapplicabili. Quindi, ci troviamo in buona sostanza con una Europa priva di una testa politica che segue a ruota delle vicende e degli interessi che sembrano abbastanza distanti da quelli dell'Europa.
      L'ultima considerazione che voglio fare prima di appellarmi ai colleghi affinché ci possa essere un segnale da un punto di vista geopolitico chiaro, dato dal Parlamento al Governo nella possibilità di rinegoziare le sanzioni e di revocarle, è quella proprio sui rapporti che debbono intercorrere tra l'Europa e la Russia. La Russia è Europa. Nell'epoca dell'economia globale, con il gigante statunitense, da un lato, e l'incalzante crescita, sembra irreversibile, della Cina e di una parte del terzo mondo, l'Europa o si tiene insieme con la Russia o è destinata a perdere la battaglia della competizione internazionale, una battaglia politica, istituzionale e commerciale, quindi economica. Quindi, mi chiedo come si faccia a non avere chiaro il principio che difendere la possibilità delle relazioni aperte con l'Europa e revocare le sanzioni significa tutelare gli interessi dell'Italia e viceversa accettare supinamente la logica delle sanzioni e subire l'embargo significa non tutelare gli interessi dell'Italia, sia da un punto di vista delle proprie relazioni diplomatiche e politiche e sia da un punto di vista delle pessime ricadute economiche e commerciali che ci sono sottolineate, in buona sostanza, da tutte le imprese che svolgono attività di produzione e di esportazione. Per queste ragioni, noi voteremo a favore di tutte quelle mozioni che sono state presentate subito dopo la nostra da altri gruppi parlamentari che vanno nella direzione della revoca delle sanzioni.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA PINI. Signor Presidente, prima di spiegare i motivi delle nostre posizioni relativamente al punto in discussione questa mattina, dirò subito l'orientamento di voto del gruppo sulle varie mozioni, che è favorevole sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00591 così come è favorevole sulla mozione Brunetta e Giammanco n. 1-00901. Chiederemo poi di votare per parti separate la mozione Grande ed altri n. 1-00913, così come per parti separate chiederemo di votare la mozione Ricciatti ed altri n. 1-00914; ci asterremo sulla mozione Bechis ed altri n. 1-00916 e voteremo chiaramente a favore della mozione a Pag. 8mia prima firma e sottoscritta da tutti i colleghi del mio gruppo, la n. 1-00919.
      Mentre voteremo in maniera convintamente contraria la mozione di maggioranza in quanto la riteniamo un mero esercizio di ipocrisia per i contenuti che non rispecchiano assolutamente né l'azione conseguente né tanto meno quello che in «prefazione», rispetto ai pareri espressi dal sottosegretario Calenda, è stato il non dibattito politico sul tema. Onestamente ci aspettavamo un dibattito politico soprattutto vista la presenza di un rappresentante del Governo che, nel suo curriculum, ha svolto attività importanti sul piano del commercio, del trading a livello internazionale, che ha una esperienza non di poco conto, legata anche a importanti associazioni industriali che rappresentano una buona fetta di quello che rimane della produttività di questo Paese. Invece, purtroppo, in maniera molto banale, direi ormai ritualmente banale all'interno di questo Parlamento, il sottosegretario Calenda si è presentato, leggendo un compitino preparato da qualche oscuro burocrate, tecnocrate del suo Ministero, che magari aspira a diventare eurocrate andandosi ad infilare a Bruxelles, con delle motivazioni che sono assolutamente fuori da ogni logica.
      Separiamo i due temi: il tema politico dei motivi per cui si è arrivati a questa situazione assurda e kafkiana e il tema pratico di rimessa economica pesante per il nostro Paese. Innanzitutto, sottosegretario, l'1 per cento di contrazione dell’export complessivo dell'Italia non mi sembra un dato di poco conto e poi, se cita comunque una compensazione per l'aumento dell’export verso altre aree, deve darci anche i dati. Chiaramente non li ha forniti perché neanche minimamente coprono questa contrazione, però ha fatto finta di niente. La capiamo, svolge il suo ruolo, ma quando si viene in Parlamento bisogna dare le informazioni per come sono, non si può nascondere la verità.
      Partiamo dal dato politico, visto che lei ha banalizzato, non per colpa sua ma per ciò che le hanno preparato i suoi assistenti del Ministero, banalizziamo molto anche noi la verità. Qui siamo quasi a livello di una lite da asilo, anche se purtroppo non siamo in realtà in un asilo: come se il bulletto del gruppo avesse preso e cercato di dare uno schiaffo a qualcun altro e questo ha reagito, e nel momento in cui questo reagiva il bulletto ha portato a casa il sostegno di tutti gli altri compagni dicendo «è stato lui, è colpa sua». Nei confronti della Russia siamo più o meno nella stessa situazione. Rapporti Russia – Unione europea, perché se è pur vero, ed è vero, perché è oggettivo che l'amministrazione Obama, gli Stati Uniti spingono nella direzione del mantenimento delle sanzioni, spingono anche per un loro inasprimento. Lo si è visto anche durante l'ultimo G7 dove gli Stati Uniti si sono sincerati che non solo vi fosse un mantenimento di queste sanzioni per altri sei mesi, ma che potenzialmente potessero in qualche modo essere incrementate; guarda caso però ad una contrazione pesante dell’export alimentare e in generale dell'Italia e dell'Europa si guarda dall'altra parte e si vede un aumento del 23 per cento dell’export statunitense nei confronti della Russia, però non è che noi ne facciamo una questione di colpa nei confronti degli Stati Uniti, anzi loro fanno quello che questo Governo non fa: difendere gli interessi del nostro Paese ! Loro i propri interessi li difendono e lo fanno anche molto bene, evidentemente, sono anche molto capaci. Il problema è che l'incapacità risiede in questo Governo nel far sentire la propria voce, anche all'interno di un consesso che non più tardi di qualche mese fa il nostro Paese ha guidato come Presidenza senza incidere assolutamente, passando come la barzelletta degli ultimi anni.
      Una Presidenza con riferimento alla quale si è andati ad incidere solo ed esclusivamente per questioni, diciamo così, di prestigio, andando a piazzare una persona assolutamente inadeguata in un ruolo delicato come quello dell'Alto rappresentante per la politica estera e comunitaria, ossia la collega Mogherini, sparita dai radar anche in questa situazione, sicuramente brava a tagliare dei nastri ma Pag. 9assolutamente incapace di essere incisiva, anche minimamente incisiva, quando si tratta di dover discutere in maniera seria di questioni che vanno a difendere gli interessi non solo del Paese ma dell'Europa. Però torniamo al discorso iniziale e poi andremo a concludere sulle nostre proposte alternative rispetto a delle sanzioni che bisogna comprendere come sono nate. Il tutto nasce, ricordiamocelo, dall'accordo di associazione dell'Ucraina nei confronti dell'Unione europea, che ha causato quattro disastri sistematici, uno dietro l'altro. Il primo, lo sappiamo benissimo anche se qualcuno potrebbe non essere d'accordo, ma anche questo è un dato oggettivo e non soggettivo, è stato il rovesciamento di un Presidente democraticamente eletto, Yanukovych. La conseguenza è stata l'instaurazione di un nuovo Governo a Kiev, un Governo filonazionalista che spinge sicuramente nella direzione di una maggiore, anzi di una stretta alleanza fra l'Europa e l'area atlantica della stessa Ucraina e contestualmente questo Governo ha in qualche modo tolto ogni tipo di autonomia a tutte quelle zone russofone; altra conseguenza drammatica è stato il legittimo passaggio di autodeterminazione da parte della Crimea e quindi poi l'adesione alla Federazione russa e, non ultimo, lo scoppio del conflitto nel Donbass. Bene, in questo scenario, la Mogherini, Renzi, in generale tutte le istituzioni a livello europeo non hanno fatto nulla per dare un segnale di distensione nei confronti della Russia che legittimamente pensa che tutto quello che è successo è una prima fase di destabilizzazione politica e commerciale per poi arrivare a un rovesciamento della leadership che c’è in questo momento nella Russia. Non è stato fatto nulla per smentire la percezione che i russi hanno di quello che è accaduto; a ciò aggiungiamo altre cose, anche in presenza degli Accordi di Minsk, che sono stati, in qualche modo, l'unico punto alto di politica internazionale a cui si è arrivati per cercare di uscire, in maniera diplomatica, da una situazione creata a causa di pasticci dati dall'incapacità anche della Mogherini – non solo, ma anche della Mogherini – perché quelli dovevano essere accordi che poi avrebbero dovuto portare alla regressione delle sanzioni. Questo era il patto, questo era il motivo per cui la Russia ha accettato, anche se proprio non eccessivamente di buon grado, di sottoscriverli. Patti rispettati, al di là di qualche scaramuccia che per forza di cose, in presenza di conflitti legati a questioni etniche, ci saranno sempre, ma non siamo ai livelli di scontri militari come nel passato, nel recente passato. Per tutta risposta che cosa è successo all'ultimo G7 ? Che non solo sono state mantenute ma sono state prolungate addirittura e si sta pensando di irrigidire queste sanzioni. Noi pensiamo che sia assolutamente una follia; abbiamo proposto cinque punti che evidentemente il Governo, per interessi suoi forse inconfessabili, non ha neanche letto e non ha minimamente tenuto in considerazione, evidentemente la scarsa tenuta politica di questa maggioranza che si sta evidenziando su temi interni, tipo la scuola, ha un riflesso anche sul piano internazionale. Finisco, qui ci sono i cinque punti, li hanno letti tutti, per noi la soluzione è ben diversa, il superamento delle sanzioni deve essere immediato anche perché a rimetterci è sì, in qualche modo, il sistema Paese, ma potenzialmente noi siamo più a rischio di far perdere oltre 200 mila posti di lavoro nel momento in cui la crisi sta attanagliando pesantemente, lo vediamo anche dai suicidi...

      PRESIDENTE. Collega, concluda.

      GIANLUCA PINI. Ho finito. Quindi noi riteniamo assolutamente inconcepibile e suicida la posizione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

      GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, Presidente. Illustrissimo Viceministro Calenda, onorevoli colleghi, nell'affrontare la questione russo-ucraina, occorre ragionare, Pag. 10da un lato, sotto il profilo internazionale, per assicurare la stabilità del continente ed il rispetto dei diritti dei popoli, e, dall'altro, avendo riguardo al benessere e alla sicurezza del nostro Paese, dei nostri cittadini, dei lavoratori e delle imprese, ed in questo senso non essere attori passivi o, peggio, spettatori delle decisioni assunte dall'Unione europea. In quella sede dobbiamo essere assolutamente protagonisti e artefici di scelte consapevoli. Siamo, dopo la Germania, il Paese che paga il costo economico maggiore dell'embargo settoriale russo alle importazioni europee.
      Vantiamo una antica e profonda conoscenza della Russia, della sua politica e delle sue ambizioni, eppure siamo spesso assenti dai tavoli che più contano, di cui finiamo per subire le scelte e non determinarle. È questa una ragione di insoddisfazione, di incomprensione da parte dell'opinione pubblica e, soprattutto, degli operatori economici più direttamente coinvolti e colpiti dagli effetti delle sanzioni e controsanzioni. La mozione della maggioranza parlamentare che noi di Scelta Civica abbiamo sottoscritto, decidendo di farvi confluire una nostra precedente proposta, ci convince perché fa emergere alcune considerazioni focali.
      Primo, è il momento che da parte sia russa che ucraina vi sia un passo indietro, necessario per farne dieci avanti. Al Governo russo si chiede il pieno rispetto degli Accordi di Minsk e di esercitare la propria influenza sui separatisti; al Governo ucraino, di contro, si chiede una immediata accelerazione nelle riforme istituzionali previste dallo stesso Accordo di Minsk, che assicurino uno status di piena e concreta autonomia alle regioni russofone dell'est del Paese.
      Secondo, c’è nella mozione un esplicito impegno al Governo italiano ad aprire in sede europea un confronto su possibili misure compensative, adeguate a sostenere le imprese ed i sistemi di filiera più colpiti dagli effetti dell'embargo, nonché a fare, esso stesso, quanto è in proprio potere per alleviare le condizioni di difficoltà che, in particolare, il settore agroalimentare sta patendo.
      Terzo, c’è un impegno al Governo italiano ad intensificare e rafforzare il proprio canale di confronto diretto con Mosca. Dobbiamo ambire ad essere, noi italiani, un ponte di pace e di dialogo, anche quando alcuni Paesi europei, forse condizionati nelle loro azioni verso la Russia, dalle tensioni del passato tendono ad esasperare il confronto.
      Siamo tutti consapevoli che le sanzioni europee alla Federazione russa sono state un mezzo per raggiungere uno scopo, uno strumento per fare pressione e costringere il Cremlino a più miti Consigli nella crisi ucraina. Noi non ci sentiamo nemici o avversari della Russia, ma interlocutori a volte severi, interessati alla stabilità dell'intero continente e al rispetto dei diritti umani.
      Alla Federazione russa addebitiamo la grave violazione dei confini e dell'integrità territoriale di un altro Paese, certo è possibile che, se lasciati liberi di esprimersi e di autodeterminarsi, i cittadini...

      PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore...

      GIANFRANCO LIBRANDI. ... della Crimea avrebbero, comunque, votato in gran parte per l'annessione alla Russia. Ma quel che ha fortemente preoccupato l'Europa, spingendola alle sanzioni, è stata la modalità forzata con cui a questo risultato si è arrivati.
      Più complessa e meno univoca, invece, la situazione nelle regioni del Donbass e di Donetsk, nell'est dell'Ucraina, dove, a mio parere, i torti delle fazioni filorusse si sommano ai torti delle fazioni filoucraine, in un groviglio spesso inestricabile.
      Ciò detto, è evidente che oggi l'obiettivo delle sanzioni sia stato sostanzialmente raggiunto. La Russia, la cui economia ha pagato un prezzo pesantissimo a causa del regime sanzionatorio, ha avuto una dimostrazione netta di quanto essa abbia bisogno di un rapporto pacifico e costruttivo con l'Europa occidentale e con la comunità Pag. 11internazionale, di quanto la sua economia sia interconnessa e per certi versi indipendente dal mercato europeo. Senza queste sanzioni, la crisi ucraina avrebbe avuto una escalation ancora peggiore.
      Nell'Unione europea, però, i costi del regime sanzionatorio e dell'embargo russo non sono ripartiti in modo eguale, ma colpiscono con maggiore forza i Paesi a vocazione esportatrice, come la Germania e l'Italia. Il prezzo sostenuto dai lavoratori e dalle imprese italiane è da sempre uno dei maggiori punti di riferimento per i consumatori di prodotti agroalimentari russi ed è molto elevato. Secondo i dati dell'Istituto austriaco per la ricerca economica, le sanzioni fanno bruciare all'Italia circa 80 mila posti di lavoro e 4 miliardi di prodotto interno nel breve periodo, che potrebbero salire a 200 mila posti di lavoro e 12 miliardi nel medio e lungo periodo, qualora il regime sanzionatorio dovesse durare a lungo.
      Il perdurare della situazione negativa oltre il 2015 produrrebbe un danno per l'intera Unione europea stimato, dall'istituto austriaco, in circa 1,9 milioni di posti di lavoro e in quasi 80 miliardi di euro di valore aggiunto alla produzione. In termini relativi, la Russia sta pagando un prezzo ancora maggiore: il blocco delle tecnologie per le trivellazioni sta limitando la capacità estrattiva dell'industria energetica. In una fase già resa complicata per il calo del prezzo del petrolio, la svalutazione del rublo ha ridotto pesantemente il peso dei risparmi e lo Stato ha dovuto incrementare i prezzi dei farmaci e dell'assistenza sanitaria. L'industria agroalimentare russa non è in grado di sostituire le importazioni dall'Europa occidentale, con il risultato di un aumento significativo dei prezzi al consumo negli ultimi sei mesi.
      Gli istituti di credito russi hanno perso la possibilità di ottenere prestiti dalle banche occidentali e, se queste linee di credito resteranno ancora chiuse, essi finiranno per volgere lo sguardo verso est, verso le banche cinesi, interessate ad occupare il mercato russo e asiatico centrale. Per il sistema finanziario, ma anche industriale europeo, ciò rappresenterebbe un pesante e pericoloso ridimensionamento, un ridisegno negativo delle mappe finanziarie internazionali. Insomma, questo scontro di sanzioni contro sanzioni tra Europa e Russia sta danneggiando tutti: milioni di cittadini, di imprese, di famiglie, da Lisbona a Vladivostok, passando per Roma e Milano.
      Per il bene di un intero continente, già minacciato dal pericolo del terrorismo islamico e dalla costante pressione competitiva dell'Asia orientale, è il momento di ritrovare il dialogo, la pace e il rispetto del diritto internazionale. Spetta ai Governi russo ed ucraino mostrare la piena disponibilità ad un avanzamento di questo tipo, ma spetta anche all'Europa, in particolare all'Italia, offrire, sia alla Russia sia all'Ucraina, un percorso condiviso di stabilità, prosperità e collaborazione. Il Governo italiano faccia sentire con forza la sua voce, in sede europea e nei consessi internazionali, per arrivare a questi risultati, facendo valere, più di quanto è stato possibile finora, il peso e il costo enorme che responsabilmente le imprese e i lavoratori italiani stanno pagando.
      Scelta Civica per l'Italia voterà in conformità ai pareri espressi dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piras. Ne ha facoltà.

      MICHELE PIRAS. Grazie, Presidente. Noi abbiamo letto con attenzione la mozione che ha presentato la maggioranza. Mi corre l'obbligo di dire, per esprimere un giudizio, che mentre comprendo e trovo in ampia parte condivisibili le argomentazioni esposte nelle premesse e le considerazioni svolte, trovo assolutamente debole l'impegno che consegna al Governo, soprattutto per quanto attiene precisamente alla questione che abbiamo posto anche noi con la nostra mozione, cioè delle sanzioni economiche alla Russia, quelle recentemente prorogate per altri sei mesi dall'Unione europea e che sono in vigore già da circa un anno, perché è Pag. 12chiaro che abbiamo il dovere di non indebolire – e su questo concordiamo con la maggioranza – la posizione dell'Unione europea e un atto unilaterale rischierebbe certamente di produrre questo effetto (e questo lo comprendiamo). Ma ciò che non è chiaro è se la posizione dell'Unione europea sia utile allo scopo che ci si prefigge e quali risultati abbia finora concorso ad ottenere, oppure se essa non si stia per caso rivelando un pericoloso boomerang, sul piano non solo commerciale ma anche geopolitico.
      Gli accordi di Minsk, del resto, appaiono inapplicati da entrambi i fronti, sia da parte ucraina sia da parte russa, sia per quanto attiene alle riforme istituzionali chieste a Minsk, ovvero lo statuto e l'autonomia per il Donbass, sia per quanto attiene alla parte militare, cioè il cessato il fuoco, l'assistenza militare ai separatisti filorussi e lo scambio di prigionieri. Quotidianamente noi assistiamo a un rincorrersi di denunce reciproche, notizie di movimenti di truppe, situazioni di tensione che collocano ancora quel conflitto sulla linea di confine con la ripresa piena delle ostilità e dell’escalation militare.
      E, intanto, la guerra economica – perché di questo si tratta – e delle sanzioni che abbiamo scatenato sta producendo i suoi effetti nefasti in tutta Europa ed anche nel nostro Paese.
      Le prime cifre di stima del contraccolpo economico sull'area europea tracciate dall'Istituto austriaco per la ricerca economica dicono che in tutta Europa sarebbero a rischio due milioni di posti di lavoro e circa 100 miliardi di euro di valore aggiunto nell’export di beni e servizi. In Italia la politica delle sanzioni e delle controsanzioni determinerebbe la perdita di 80 mila posti di lavoro, 140 milioni di euro nell’export sul breve periodo, 215 mila posti di lavoro e circa 12 miliardi di euro nel lungo periodo, ovvero se la situazione presente dovesse protrarsi ancora per lungo tempo. Nel frattempo, a pagare le conseguenze del conflitto economico va segnalato che c’è anche la popolazione civile russa, in particolare quella più debole, esposta all'aumento esponenziale dei prezzi dei prodotti agricoli, dei farmaci, del vestiario e della svalutazione del rublo. Come sempre e come dappertutto, a pagare le spese della guerra, quella guerreggiata e quella economica, sono le componenti più fragili e povere della società, ed è ciò che si sta ripetendo in questi giorni in Europa, in Italia ed anche in Russia. E questo fatto – mi si permetta di dirlo – non può restare ai margini – ciò che succede anche in Russia – del nostro ragionamento. Non ce lo possiamo permettere, senza tradire noi stessi ed i medesimi valori e principi che vorremmo affermare anche in quell'area dell'Europa, cioè quella orientale, e che spero valgano anche per l'Ucraina, non solo per la Russia. E mi si consenta di dire che noi stiamo scontando oggi gli errori commessi dalla comunità internazionale e dalla NATO nel ventennio appena trascorso, allorché si pensò di umiliare l'avversario sconfitto penetrando politicamente ed in armi in quella che un tempo era la sua area di influenza, generando ulteriori squilibri, tensioni, conflitti, fino ad arrivare sul confine, progettando la costruzione, anche in questa fase, di nuove basi NATO, come succede a Lask in Polonia, e dotando Paesi di quell'area, sempre la Polonia, di sistemi missilistici a lunga gittata, missili balistici puntati sulla Russia, in nome di quale sicurezza e in ragione di quale coerente scelta di pace ancora ce lo stiamo chiedendo e non riusciamo a darci una risposta, o forse ce la siamo già data. Vi chiedo ora se, a ruoli invertiti, se avessimo noi missili puntati sul confine verso la nostra nazione, se nel nostro Paese ci saremmo sentiti tranquilli oppure se, secondo voi, avremmo pensato a una reazione, a puntare anche noi magari i nostri missili sul vicino di casa. È una provocazione forse, mi auguro che non succeda mai, ma lo vorrei porre come elemento di riflessione.
      Tuttavia, detto questo, io vorrei che fosse chiara una cosa, perché insomma noi non ci collochiamo fra i tifosi dell'una o dell'altra, o almeno non ragioniamo così. Vorrei che fosse chiaro il fatto che da questa parte, dai banchi di SEL, nessuno Pag. 13e nessuna ritiene legittima la violazione dell'integrità territoriale e della sovranità ucraina e neanche l'annessione della Crimea, altrettanto, tuttavia, vorrei testimoniare il fatto che nessuno di noi pensa sia corretto minimizzare la portata delle infiltrazioni neonaziste in Ucraina, delle leggi che limitano la libertà politica, oppure sostenere che non esista un problema nelle relazioni interne a quel Paese, di rispetto, ad esempio, dei diritti della popolazione russofona. E non saremo certo noi altrettanto a sostenere la tesi che l'atteggiamento russo nei confronti dei diritti umani e dei diritti civili sia in qualche maniera giustificato o giustificabile da ragioni commerciali, l'omofobia di Stato e l'omicidio politico, per dirne due fra, secondo noi, le più gravi, e non nascondiamo neanche la testa sotto la sabbia di fronte alla politica di potenza che sta sviluppando quella nazione. Insomma, la Russia non è un Paese compiutamente democratico, a nostro giudizio, ma non lo è neanche l'Ucraina. Perciò il ruolo dell'Unione europea non può essere quello che fin qui abbiamo registrato, ma dovrebbe essere l'azione diplomatica, l'implementazione della cooperazione pacifica, il recupero in tempi rapidi di un rapporto normale con la Russia, il suo coinvolgimento in un'area di cooperazione nella quale ognuno possa trarre beneficio in termini economici, ma anche e soprattutto di crescita civile e maggiore densità dei fattori della democrazia. In tal senso, chiediamo, con la nostra mozione, al nostro Governo e a tutta l'Europa, non solo di ripensare la sua strategia e il ritiro delle sanzioni economiche, chiediamo un'azione più determinata in favore della piena applicazione del trattato di Minsk, ma anche la definizione di uno statuto speciale per l'Ucraina, di fermare il suo ingresso nell'Alleanza atlantica, per definire una condizione di neutralità, come si realizzò decenni fa con saggezza con la Finlandia, in tempi altrettanto cupi, in una situazione altrettanto minacciosa.
      La guerra, colleghi e colleghe, Presidente, esponenti del Governo, quella economica e quella guerreggiata, genera soltanto maggiore povertà, sedimenta risentimento, rancori, odio, e noi abbiamo bisogno, invece, di mediazioni, di diplomazia ed azioni di pace, per scongiurare quella che è già stata definita da altri più autorevoli di me come una terza guerra mondiale, per lasciare ai nostri figli, ai figli dei russi e ai figli degli ucraini un mondo appena appena migliore di quello che abbiamo ereditato dagli errori e dagli orrori del passato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,32).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.

      PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Non ripeterò qui le considerazioni di dettaglio che ho già svolto in sede di discussione sulle linee generali per sostenere il voto convinto che Area Popolare darà alla mozione di maggioranza, mentre voteremo contro tutte le altre mozioni. Presidente, la lettura delle mozioni presentate rappresenta un excursus interessante, ampiamente documentato sia in termini economici che in termini geopolitici, soprattutto volto a dimostrare i danni che vengono all'Italia e all'Europa in termini economici dalle sanzioni, fatto che a nessuno sfugge.
      Soltanto, se devo essere sincero, la mozione di Forza Italia sembra scritta pensando a un altro pianeta, perché mescola Pag. 14visioni idealistiche e finali catastrofici. Comprendiamo bene, evidentemente, come gli interessi personali del Presidente di Forza Italia e del Presidente della Repubblica russa prevalgano dentro questa logica, cosa legittima, peraltro, però citare Pratica di Mare del 2002, da cui sono passate due ere geologiche, con gli Stati Uniti che hanno un Presidente diverso, che ha scelto una linea di politica estera completamente rinunciataria, e con la Russia che oggi è tornata ad essere una grande potenza economica, evidentemente è illusorio e del tutto irrealistico.
      Queste mozioni contengono elementi positivi, ma tutte un comune errore, a mio parere: quello di anteporre l'interesse nazionale a questioni che sono ben più importanti. Qui non è in gioco la partita Russia-Ucraina e le conseguenze che questa ha sul nostro Paese: qui è in gioco una partita assai più vasta, che è legata agli equilibri geopolitici mondiali, neanche solo europei. E le strumentalizzazioni populistico-elettorali, che cercano di portare a casa qualche consenso di un mondo imprenditoriale obiettivamente in difficoltà, non si giustificano alla luce del ruolo che l'Italia ha nel contesto internazionale globale.
      Non possiamo essere autarchici di fronte a palesi violazioni del diritto internazionale, perché queste oggi toccano ad altri, ma domani potrebbero toccare a noi. E già oggi toccano anche altre realtà molto lontane, che noi non ci aspettiamo: il Giappone è fortemente preoccupato di quanto accade in Ucraina, perché le medesime violazioni che la Russia ha compiuto nei confronti dell'Ucraina si stanno riproponendo, dall'altra parte del mondo, nel tema dei rapporti tra la Cina e il Giappone, la Cina e le Filippine, sul possesso di una serie di isole strategiche del Mar cinese orientale. Sembra che questo non c'entri nulla, però, in realtà, è la dimostrazione che la partita russa-ucraina ha una dimensione e una ricaduta su scala mondiale.
      Dunque, esistono ragioni politiche e geopolitiche che vengono comunque sempre prima di quelle economiche – purtroppo, devo dire, vengono prima di quelle economiche – ma nessuno di noi può negare che la realtà sia questa.
      Allora è ovvio che le violazioni che la Russia ha compiuto sono conclamate, ricordava la collega Locatelli non soltanto quelle della Crimea e del Donbass, ma anche quelle precedenti, della Georgia, con l'annessione Sud Ossezia e dell'Abkhazia, che furono la prova generale che Putin mise in atto, alcuni anni fa, per dimostrare la sua capacità di reazione di fronte alla comunità internazionale. Queste violazioni esistono e non possono essere giustificate e non possano essere giustificate neanche con le ragioni di chi dice che Putin, in fondo, non ha torto perché la NATO ha attuato una politica di espansione verso est dei propri confini che lo ha messo in difficoltà, e oggi è giusto che reagisca. Bisogna ricordare, a chi sostiene questa tesi, che l'adesione alla NATO da parte di Paesi come Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Polonia, Romania, è avvenuta sulla base di quel principio di autodeterminazione dei popoli che poi lo stesso Putin invoca per annettersi la Crimea. Questi popoli hanno scelto liberamente di aderire all'Unione europea e alla NATO e anche i Paesi che hanno avviato questo percorso di integrazione euroatlantica, penso alla Georgia, alla stessa Ucraina, al Montenegro, che hanno richiesto l'adesione alla NATO, lo fanno sulla base di un democratico sentire popolare. Io avuto la possibilità con la delegazione parlamentare presso l'Assemblea parlamentare della NATO di visitare tutti questi Paesi, ed è evidente che in Georgia l'80 per cento della popolazione vuole aderire all'Unione europea e alla NATO, perché si sente europea. Allora, questo dovrebbe essere inteso come una violazione verso la Russia ? Ma neanche per idea.
      Con questo non voglio dire che oggi sia consigliabile o suggeribile accelerare i tempi di un'adesione all'Unione europea e alla NATO di questi Paesi, perché la prudenza comunque fa dire che è convenienza anche di questi Paesi avere un attimo di pausa di riflessione. Però le violazioni ci sono, sono evidenti a tutti, Pag. 15così com’è evidente che la propaganda di Putin continua. Putin, come già dicevo nella discussione sulle linee generali, deve garantire la propria sopravvivenza e quella della propria oligarchia, quindi va in giro per il mondo a dire che vuole essere un partner affidabile dell'Occidente, ma forse aveva ragione l'Alto rappresentante Federica Mogherini quando diceva: certamente la Russia continua ad essere un interlocutore, ma oggi non è più un partner.
      Allora è chiaro che Putin si presenta al Papa, all'EXPO 2015, dicendo «io sono un interlocutore affidabile», poi al tempo stesso dice alla Svezia «non pensate di aderire alla NATO perché vi mando i missili» oppure il giorno prima dice «io ho 40 nuove testate nucleari intercontinentali pronte» oppure gli innumerevoli sconfinamenti aerei e navali che continua provocatoriamente ad attuare.
      È chiaro che di fronte a questa situazione la guerra fredda e non solo fredda – perché sono stato al fronte ucraino, oltre Mariupol, e lì la guerra è molto calda ve lo posso garantire, ho visto i bombardamenti, le bombe, le voragini delle bombe, le case distrutte, la gente che scappa – non sono volute dall'Occidente, ma sono volute ovviamente da Putin, che cerca di sfruttare, finché può, la debolezza soprattutto americana e anche – ahimè – quella europea nel campo della politica estera.
      Di fronte a tutto questo, che è anche un segnale di debolezza nostra, la comunità internazionale, a partire dall'Unione europea, ma non solo l'Unione europea, ha scelto la strada delle sanzioni, che sono uno strumento largamente imperfetto, perché la storia dimostra che danneggiano più la povera gente che non i dittatori. Difficilmente il dittatore cambia idea a causa delle sanzioni, anzi magari utilizza le sanzioni come ulteriore strumento di propaganda per dire «il cattivo mondo nemico che ci ha affama». In realtà, poi, la vera sanzione contro la Russia è stato il crollo del prezzo del petrolio, e questo lo sappiamo benissimo.
      Però, oggi, la comunità internazionale ha un solo modo per dimostrare che non cede di fronte al tema della violazione del diritto internazionale ed è quello delle sanzioni. Dunque, noi siamo dentro questo contesto europeo ed internazionale – ricordo che lo stesso Giappone ha aderito al regime sanzionatorio contro la Russia – e sappiamo che la Russia è un partner importante, lo è sempre stato, e deve continuare ad esserlo.
      Quindi è giusto che si richiami l'uso della leva diplomatica verso Putin per il rispetto degli Accordi di Minsk, è giusto che si richiami il fatto che l'Ucraina deve completare un processo di riforme democratiche al proprio interno, in particolare sul tema dei diritti umani, ma non solo, e che la stessa Ucraina deve contribuire al rispetto degli Accordi di Minsk, ma oggi l'unico punto che la comunità internazionale ha è il richiamo al rispetto degli Accordi di Minsk. Quindi, bisogna lavorare sul fronte diplomatico, bisogna lavorare sul fronte della deterrenza e dell'assicurazione anche ai Paesi più vulnerabili rispetto a questa politica aggressiva che la Russia in questo momento mette in atto, quindi, su una serie di fronti, dove prevalga certamente la ricerca della soluzione politica e diplomatica, ma dove non si sottovaluti la necessità di un rafforzamento anche delle difese militari.
      Bisogna esattamente lavorare per minimizzare gli effetti negativi sulla nostra economia, quindi nella nostra mozione di maggioranza mettiamo in evidenza la necessità, sia in sede europea che in sede nazionale di cercare di alleviare le conseguenze negative di queste sanzioni per i nostri imprenditori...

      PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega Alli.

      PAOLO ALLI. Ma non si possono revocare in modo unilaterale le sanzioni. Significherebbe legittimare Putin e quindi occorre che l'Italia mantenga la posizione che la comunità internazionale mantiene. Per cui confermo il voto favorevole di Area Popolare alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

Pag. 16

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Polidori. Ne ha facoltà.

      CATIA POLIDORI. Grazie Presidente, Viceministro, onorevoli colleghi, permettetemi intanto di dichiarare subito come voterà Forza Italia.
      Forza Italia ovviamente voterà favorevolmente la mozione Brunetta e Giammanco n. 1-00901, a prima firma del nostro presidente Brunetta, voterà favorevolmente le mozioni della Lega Gianluca Pini ed altri n. 1-00919 e di Fratelli d'Italia Rampelli ed altri n. 1-00591. Voterà per parti separate le mozioni Grande ed altri n. 1-00913 Ricciatti ed altri n. 1-00914 del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia Libertà. Forza Italia si asterrà per la mozione Bechis ed altri n. 1-00916, e voterà contro la mozione di maggioranza Cicchitto, Amendola, Mazziotti Di Celso, Marazziti, Locatelli ed altri n. 1-00920.
      Intanto alcune parole, giusto per inquadrare la situazione, per capire cosa è successo in questi ultimi giorni e perché la presentazione di questa nostra mozione. Proprio lunedì a Lussemburgo i 28 ministri dell'Unione europea hanno ratificato la proroga di ulteriori sei mesi delle sanzioni economiche nei confronti della Federazione russa, che quindi termineranno con buona pace delle imprese, degli imprenditori e dei lavoratori italiani e anche dei nostri amici russi, il 31 gennaio 2016.
      Il Ministro Mogherini – e mi piacerebbe sentirla, sentirle dire qualcosa sull'Italia – se la cava spiegando che questa decisione in realtà era stata presa come naturale conseguenza del vertice di marzo, senza spiegazioni. Del resto – ammonisce – i leader europei avevano già spiegato che in assenza di passi in avanti sugli Accordi di Minsk avrebbero preso la decisione sulle sanzioni, e quindi non sarebbero state tolte. Le fa eco il Ministro Gentiloni, con una dichiarazione che da sola secondo noi assume l'ambiguità delle decisioni prese sempre dal Governo Renzi. È un'ambiguità che ha sempre caratterizzato ultimamente in speciale modo l'azione dell'Esecutivo, riassumibile nell'espressione «dei due forni».
      Così, proprio per non fare torto a nessuno, il Ministro ci spiega che l'Europa continuerà sulla via scelta, quindi sulla via del doppio binario, utilizzando il pugno di acciaio per quanto riguarda le relazioni e la posizione presa, a meno che Mosca non cambi politiche verso l'Ucraina e dall'altro invece il guanto di velluto, perché nei dossier internazionali giustamente non si può fare a meno dell'apporto russo. A noi – mi perdonerà di certo il Ministro Gentiloni – sembra quantomeno una colpa di ingenuità – chiamiamola così – potere pensare che isoliamo un Paese e poi, però, nel momento del bisogno ci venga in soccorso. Infatti poi non ci voleva e non ci vuole e non occorre uno stratega per intuirlo, il Cremlino risponderà con il prolungamento dell’embargo sui prodotti alimentari europei, in massima parte provenienti dall'Italia.
      Contemporaneamente, proprio perché in politica il tempo è tutto, il segretario della difesa americano Ashton Carter, ribadisce l'intenzione degli USA di valutare il dispiegamento di mezzi militari pesanti in Europa orientale. Torno a ripeterlo: valutare il dispiegamento di mezzi militari pesanti in Europa orientale per contrastare quello che definisce lo spirito aggressivo della Russia. E non solo, esorta i Paesi dell'Alleanza atlantica a fare fronte comune di fronte all'aggressione Russia, salvo però poi puntualizzare che non intende né avviare una guerra fredda e tantomeno una guerra calda. Parole sue.
      Noi chiaramente vogliamo aggiungere altri due tragici titoli: quello dell'emergenza immigrazione, che, al netto dei vari bilaterali tenuti dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell'interno, l'Italia, e non altri, si ritrova sulle spalle, e la minaccia dell'ISIS. Tutti sappiamo come questi due argomenti non possono essere assolutamente disgiunti dai rapporti internazionali.
      Di fatto, per noi le sanzioni, che hanno un po’ il sapore antico e anacronistico, sono un'umiliazione che si è voluta infliggere Pag. 17alla Russia. È un po’ come se si continuasse, ci si ostinasse a utilizzare il piccione viaggiatore per comunicare nel momento, invece, in cui, nell'era della globalizzazione, tutti usano i social media. E se non bastasse – l'ho sentito prima dire anche da altri miei colleghi – autorevoli analisti di politica economica internazionale si sono espressi da tempo circa l'inutilità, o comunque la debole efficacia, delle sanzioni e dell’embargo per la risoluzione delle crisi internazionali.
      Di certo non può essere sottovalutata la questione di politica internazionale, ma non abbiamo visto nessuna exit strategy, nessuna proposta per la compensazione di tutto quello che abbiamo già perso e, soprattutto, non abbiamo la data di conclusione, non sappiamo. È stata rimandata di sei mesi, ma è della serie: tra sei mesi vedremo.
      Chi ha da guadagnarci ? Noi sappiamo di certo chi non ha da guadagnarci. Mi permetta, Presidente, di rivolgermi direttamente al Viceministro. Oggi, Viceministro, è singolare che il Governo abbia scelto di mandare lei. Io, però, ne sono contenta, noi ne siamo contenti, perché lei sa quanto a me stia a cuore la sua delega di Viceministro al commercio con l'estero e sa anche sopratutto di cosa parliamo. Mi appare singolare, perché io vorrei veramente vederla in questa situazione, con le sue note capacità di tecnico, difendere il nostro made in Italy.
      Noi sappiamo che l'Italia non sta subendo solo la crisi delle sanzioni. Ma abbiamo sentito autorevoli, illustri economisti: lo dicono gli indicatori economici, lo dice la Confindustria, ma lo dice soprattutto la nostra bilancia dell’export che questa decisione assunta è una decisione autolesionista, miope soprattutto, anzitutto perché le sanzioni non le stiamo applicando alla Russia, ma le stiamo applicando ai cittadini italiani e alle imprese italiane. E il copione è lo stesso dell'immigrazione, cioè l'UE ha deciso, il Governo, incapace di battere i pugni sul tavolo, si accoda e gli italiani pagano.
      È per questa ragione che Forza Italia ha deciso di reagire presentando, insieme ad altri peraltro, una mozione contro quella che noi chiamiamo l'idiozia delle sanzioni. Non ce lo possiamo noi, non se lo può permettere l'Italia, non se lo possono permettere le nostre aziende e, a vedere i numeri, probabilmente non se lo può permettere nemmeno il Governo.
      Ci sono voluti decenni e sforzi incredibili per porre fine alla guerra fredda, con tutti i problemi economici e sociali che la guerra fredda ha comportato, ed oggi ci ritroviamo nuovamente a schierarci in un conflitto tra blocchi contrapposti e, per giunta, con uno scenario politico completamente diverso, perché i nostri Stati, l'Italia tra questi, sono ancora prostrati dalla violenta crisi economica. Parafrasando un celebre detto: quello che non fece la guerra fredda lo stanno facendo il Governo Renzi e l'Unione europea.
      Perché dico questo ? Perché il paradosso è che i Paesi che vogliono fortemente le sanzioni, che sono fortemente a favore delle sanzioni sono quelli che ne stanno giovando, per la triangolazione del Commonwealth di cui già abbiamo parlato. Mentre noi stiamo pagando prezzi alti, i Paesi emergenti stanno rosicchiando quote sempre più importanti nel settore del made in Italy e soprattutto nell'agroalimentare. Peraltro, Viceministro, si tratta di quell'agroalimentare che noi stiamo osannando all'Expo. Ma i numeri sono da codice rosso.
      Un'inchiesta congiunta di sette giornali europei – quindi, non lo diciamo noi –, tra cui c’è un giornale, la Repubblica, che non è proprio il nostro riferimento naturale, in collaborazione con l'Istituto austriaco per la ricerca economica, parla di – dirò solo questi numeri, perché già li abbiamo ripetuti, e taglio il resto – un danno di oltre 4 miliardi di euro, con una perdita di 80 mila posti di lavoro, solo in Italia ovviamente, per lievitare poi, nel lungo periodo, a quasi 12 miliardi di euro e a 215 mila posti di lavoro persi. Sono numeri da paura e, come ha detto la mia collega durante la discussione sulle linee generali, equivalgono a bruciare una fabbrica grande quasi una città come Padova.Pag. 18
      Di nuovo mi domando, ci dobbiamo domandare: cui prodest ? Secondo l'AICE, l'Associazione italiana del commercio con l'estero, che il Viceministro conosce bene, le imprese italiane sono state colpite doppiamente non solo dall’embargo, quindi dalle sanzioni direttamente, ma anche dal fatto che questo ha provocato dei problemi al settore finanziario russo, che non è più in grado di garantire i pagamenti verso i fornitori italiani. Federalimentare ha registrato il calo dell’export in Russia pari al 46 per cento, con il settore lattiero-caseario a meno 97 per cento, praticamente asfaltato, come direbbe qualcuno. Cifre inaspettate, perché anche il Ministro per lo sviluppo economico ebbe a parlare di altri numeri.
      Vorrei concludere solo sottolineando che l’italian sounding, quello per capirsi del parmesan cheese, ha proliferato, registrando un più 30 per cento. Stanno proponendo a basso costo un prodotto simile al nostro, ma sapete quanti anni ci vogliono per riorientare il gusto di un consumatore ? Quanti investimenti di pubblicità, di economia e di tempo occorrono ? Perché non è come entrare in un Paese per la prima volta e proporre un prodotto, significa dover ristrappare un nostro prodotto nostro, italiano.
      È iniziato quindi un processo dal quale sarà veramente difficile tornare indietro. Velocemente: il turismo meno 1,3 miliardi. Noi sapevamo quanto i russi spendevano in Italia. L'energia elettrica: noi ci approvvigioniamo di più 35 per cento e avremo, se dovessimo farne a meno, bollette molto più care.
      Viceministro, lei è qui con noi e mi permetto di rivolgermi a lei. Noi dobbiamo invertire questa rotta. Per una volta, una sola volta, noi l'abbiamo fatto con l'emigrazione, noi l'abbiamo fatto con i nostri marò che sono in India; per una sola volta, questa volta pensiamo all'Italia, pensiamo alle nostre imprese perché, se oggi il Presidente del Consiglio oggi o domani non riporterà a casa questo risultato, non dovrà discuterne solo in Parlamento, ma dovrà parlare con le nostre piccole e medie imprese che chiuderanno e con tutti cittadini che rimarranno senza lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grande. Ne ha facoltà.

      MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Esordisco affermando da subito che il MoVimento 5 Stelle è contrario alle sanzioni imposte alla Russia, e per questo motivo voteremo favorevolmente a tutte le mozioni eccetto quella di maggioranza. I motivi che ci hanno condotto ad assumere con tanta fermezza questa posizione sono molteplici, ragion per cui la nostra idea di indipendenza politica piuttosto che la necessità di risolvere o almeno tentare di farlo pacificamente ogni conflitto sono solamente due tra le principali di esse.
      Solo gettando una rapida occhiata ci si rende conto di quanto sia grave ciò che sta accadendo oggi in Europa: 6.400 caduti in Ucraina senza che nessun leader mondiale ad oggi abbia trovato la forza morale piuttosto che politica di intervenire e sedare la guerra civile che ancora oggi – lo sottolineo, ancora oggi – deve scorrere un fiume di sangue proprio a due passi da casa nostra, nel cuore della civilissima Europa, dove cadono, giorno dopo giorno, un numero altissimo di civili uccisi da colpi partiti per volontà o per errore, sempre che qualcuno ancora trovi il coraggio di definire amico il proiettile che colpisce una vittima inerme.
      Esiste un piano, ne siamo convinti, dietro alla crisi politica ucraina che ha inevitabilmente trascinato l'Europa in un nuovo tragico, complessissimo conflitto. Sembra di guardare indietro di vent'anni, quando in Iugoslavia la religione aveva rappresentato un elemento strumentale per innescare un conflitto tra i popoli che per secoli avevano convissuto e costruito nel tempo legami unici attraverso i quali si erano sviluppati autentiche perle di civiltà e di integrazione: ne è prova una città come quella di Sarajevo. Si rivedono scorci di guerra fredda, senza comprendere che Pag. 19il mondo, purtroppo e per fortuna, non è più lo stesso. Applicare vecchie logiche ad un sistema ormai radicalmente mutato è molto pericoloso proprio perché si omette di conferire ai cambiamenti avvenuti il giusto valore e l'attenzione che meritano. È il destino di quest'Europa che dice di guardare al futuro ma ha la testa rivolta all'indietro, e procede spedita a passo di gambero e che non può avere così come è ora la forza di risolvere i propri conflitti, palesando una debolezza che si traduce con un danno immenso per gli uomini, prima che per i cittadini e per i popoli.
      C’è, al netto di tutto, un'evidenza che trova su vari fronti riscontri palesi: l'Europa, come l'abbiamo pensata e voluta, e di conseguenza una comune politica estera europea non esistono più o forse, cosa ancor più grave, non sono mai esistite realmente.
      L'Italia, d'altro canto, si accoda alle decisioni prese a Bruxelles, cercando di mantenere un'unità di intenti che, a voler essere gentili, lascia il tempo che trova, almeno stando ai risultati finora ottenuti: perdiamo quote di mercato, rallentano alcuni settori strategici della nostra economia, e, ciò nonostante, tiriamo a campare, aspettando che gli eventi evolvano e senza preoccuparci più di troppo del fatto che la nostra agenda sia dettata da altri e non da noi.
      Intanto si ricorre a miseri palliativi, come i fondi speciali per gli agricoltori colpiti, piuttosto che roboanti annunci esposti in sedi ufficiali circa la volontà di proseguire sulla linea del dialogo e della mediazione. Insomma, nulla di deciso, nessuna scelta coraggiosa, non una presa di posizione, niente di niente. L'Italia, da brava scolara, segue il resto della classe e strizza maldestramente l'occhio alla Russia, sperando in un futuro, tutt'altro che prossimo, di poter recuperare i rapporti compromessi: noi, l'Italia, quella che un tempo ha avuto la forza e il coraggio di imbastire tavoli diplomatici, portare avanti trattative ad altissimi livelli, mediando in più di un'occasione come davvero si conviene ad una potenza della nostra statura.
      Questa, Presidente, sarebbe l'Italia che vorremmo: propulsiva, proattiva, parte fondamentale di una squadra ben rodata, ma al contempo padrona della propria autonomia. «Sei libera, sii grande», recita l'inciso di un dipinto del Senato: noi, che abbiamo la fortuna e l'onore di frequentare questi luoghi, dovremmo saperci guardare intorno e comprendere finalmente il senso ed il peso della nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Amendola. Ne ha facoltà.

      VINCENZO AMENDOLA. Grazie, Presidente. Con molto rispetto per tutte le considerazioni fatte, c’è un punto di principio per cui noi della maggioranza abbiamo presentato una risoluzione e non voteremo quelle dell'opposizione. È un punto di principio che riassumerei in questo tema: stiamo discutendo di sicurezza economica, quindi dell'interesse nazionale delle nostre aziende, o di sicurezza geopolitica ? È evidente che questi temi si incrociano, ma è evidente – lo dice la storia e su questo vorrei ritornare – che, se scegliessimo di avere come priorità nel nostro dibattito, nella nostra proiezione internazionale, solo il tema della sicurezza economica, pensando che la sicurezza geopolitica si possa riorganizzare in qualche modo, sbaglieremmo. La storia ci ha consegnato che questi due elementi sono frutto di un disegno e quello che noi stiamo vivendo su questo terremo è la prima grande crisi dell'Europa ai suoi confini.
      Presidente, pochi giorni fa, al Senato, abbiamo celebrato i quarant'anni dell'Atto di Helsinki; era il 1975, quando nacque l'OSCE, quando quell'Atto unì un mondo diviso in blocchi. Il blocco del Patto di Varsavia si sedette a quel tavolo e a quella conferenza pensando che fosse la legittimazione dei confini della Guerra fredda, ma da quella storia, parlando di diritti, parlando del futuro dei popoli, si capì che lo scongelamento era necessario, perché Pag. 20l'identità e le aspirazioni dei popoli e anche l'interesse economico, non solo quello politico e valoriale, portavano a un mondo differente.
      Non credo che possiamo ripartire e utilizzare temi che riguardano la Guerra fredda; non è nemmeno la retorica di Pratica di mare, perché il mondo con cui e su cui noi discutiamo e l'Europa, con la crisi e suoi confini, parlano di un modo differente. Ci troviamo in un multilateralismo asimmetrico, dove ognuno, nelle differenti regioni, ha un'idea neo-sovranista, ha una volontà di potenza di riscrivere i confini, perché questa crisi, nata nel 2013, che è una crisi innanzitutto geopolitica e non solo di interesse economico, riguarda delle visioni: con tutta la legittimità, la Federazione russa ha scelto di costruire un progetto euroasiatico, un'unione doganale che riguarda dei Paesi, che riguarda una prospettiva che si trova sulla frontiera di quello che è il nostro progetto e che non è solo un'alleanza economica, ma un'alleanza di valori, che è l'Unione europea.
      Su quella faglia, su quel confine, che ha visto quel Paese, che storicamente era diviso e che ha vissuto dal 1975 in poi, fino all'indipendenza, su quella differenza, su quella difficoltà, si è costruito un conflitto. Abbiamo avuto l'accordo degli anni Novanta, quando, dopo l'indipendenza con il Presidente Kuchman, la Russia e l'Ucraina fecero un accordo sancito sui confini.
      Infatti, noi sappiamo che dal 1975 in poi i valori della comunità internazionale hanno sicuramente la cooperazione e la pace, la politica e la pace come unica via al superamento dei conflitti, ma hanno un tema centrale, che riguarda anche la storia di questo Paese e anche la politica estera, che ci ha unito in tutti questi anni: l'inviolabilità dei confini, perché, se manca quell'elemento, tutto il presupposto valoriale di alleanza, di geostrategia, di geopolitica, di geoeconomia non funziona e non è detto che noi saremo, oggi come domani, più sicuri, e non è detto che, oggi come domani, gli interessi nazionali siano più forti.
      Cari colleghi, noi parliamo di una guerra. Capisco, nella nostra mozione lo abbiamo scritto chiaramente, che sia in sede europea sia in sede nazionale – ringrazio il Ministro e il Ministero competente – noi dobbiamo pensare ad un aiuto, ad una compensazione, cercare di tenere i nostri settori esposti a questa crisi; ma il punto principale del nostro dibattito di oggi e della nostra decisione di respingere le mozioni delle opposizioni non è una insensibilità di fronte a questa difficoltà, ma è una visione, una scelta di alleanza e di prospettiva, che innanzitutto è europeista e che noi dobbiamo tenere ferma.
      In Ucraina dal 2013 c’è la guerra, ci sono stati 5 mila morti sul confine a est, che ha visto contrapporre il sogno russofono contro l'aspirazione maggioritaria manifestatasi alle elezioni. So benissimo che il concetto di sovranità e il concetto di alleanze devono essere discussi nella riorganizzazione di un multilateralismo, ma, cari colleghi, la volontà dei popoli – lo dico alla Lega – espressa nelle libere elezioni è qualcosa che noi, per i nostri principi, dobbiamo sempre garantire.
      C’è la guerra, è dopo l'Accordo di Minsk, che noi abbiamo faticosamente raggiunto come Europa con un consesso che ha stabilito, abbiamo undici punti su cui ripartire per fare un accordo.
      Io non metto in discussione anche le responsabilità – lo dico al collega Pini – della classe dirigente ucraina. Sappiamo che tra gli undici punti, il punto numero undici è proprio il decentramento e la ricostruzione in un Paese complesso, grande due volte l'Italia e con 45 milioni di abitanti, con grandi differenze interne, costruire cioè un'organizzazione delle riforme che tengano unito quel Paese, ma il concetto, a partire dal 1975 ad oggi, che fa parte della nostra politica estera, della inviolabilità dei confini è un valore. Se noi deroghiamo da quel principio ogni sogno neosovranista, che può essere nel continente europeo o in altri continenti, che questo multilateralismo, invece di far uscire dal caos, diventa un elemento centrale di riconsiderazione.Pag. 21
      Nel Settecento Caterina la Grande, alla domanda su come avesse annesso la Crimea, rispose: semplice, sono andata lì e ho cambiato i segnali stradali. Ma siamo nel XXI secolo, dopo secoli di civiltà, di storia, di alleanze, di guerre e conflitti che hanno portato a dei valori. I valori che noi sosteniamo sia a livello di OSCE, sia a livello di Unione europea e di Nazioni Unite sono che il rispetto dei popoli, il diritto ad avere confini, il diritto a vivere in pace e scegliere un futuro rappresentano qualcosa che deve essere sancito.
      Come Italia siamo in questa alleanza, che dice che in questa Europa di oggi e con le scelte neosovranista della Presidenza russa vogliamo avere partnership, ma vogliamo avere anche il rispetto del diritto internazionale. Per fare questo, da una parte siamo chiari, anche soffocando istinti che in questa Aula a volte vengono, sacrificando quindi dell'interesse nazionale, noi ci teniamo sul passo e sull'alleanza dei nostri partner europei; ma siamo quelli che aprono al dialogo. Lo abbiamo fatto sostenendo il formato Normandia, che si è riunito per la prima volta proprio a Milano nel vertice dell'ASEM, facendo tornare la Presidenza Russa al dialogo. Siamo quelli che sono sempre aperti, perché sanno benissimo che la logica della guerra fredda non esiste, non esiste neanche la logica della contrapposizione, ma l'idea di ricostruire un multilateralismo sul diritto internazionale, cari colleghi, non è un optional, è un valore, che significa stabilità, sicurezza economia, ricostruire anche dei valori, che sono i diritti individuali dei popoli e delle persone che vivono in questo globo, che sono indiscutibili.
      Pochi giorni fa, sempre nell'ambito dell'OSCE, c’è stato un momento, una celebrazione, quando abbiamo ricevuto con il presidente Romani la famiglia di un giornalista, Andrea Rocchelli, un fotoreporter che è morto in Ucraina.

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore il tono della voce.

      VINCENZO AMENDOLA. Eravamo lì a ricordare e a vivere quel conflitto. Vi invito, cari colleghi, a vedere quelle foto, un omaggio di questo giornalista a tutti noi, un giovane italiano, un free lance che è andato lì ed è morto per raccontare una guerra, perché il punto di partenza nostro, se vogliamo avere un Paese all'altezza non solo degli interessi economici e nazionali, ma anche all'altezza delle alleanze e dell'idea di mondo che vuole produrre, deve comprendere innanzitutto i fattori, deve comprendere che noi stiamo discutendo di un conflitto lungo i nostri confini, che sono frutto di instabilità, di un globo che si riorganizza in cui l'Europa è sempre un valido elemento di civilizzazione e di ricostruzione dei rapporti.
      Non abbiamo paura del dialogo – caro Presidente, e vado a concludere –, non abbiamo paura della politica che costruisce pace nell'OSCE, nell'ONU, nell'Unione europea. Siamo lì in campo, su tutti i confini esposti per quello che è un valore, che sono la pace e la cooperazione, ma non scindiamo mai la sicurezza geopolitica dalla sicurezza economica, perché alla lunga non ci sarà, se c’è guerra e conflitto, nessuna sicurezza economica. È la storia che ce lo insegna e per questo con molta modestia e rispetto per il dibattito, oggi la maggioranza ha il dovere di presentare nella sua alleanza, anche europea, quella che è una linea che sicuramente, se sarà seguita con unità e con forza, porterà prima possibile a far sì che gli Accordi di Minsk siano pace reale (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 22Rampelli ed altri n. 1-00591, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Abbiamo molti voti da fare, per cui raggiungete velocemente le postazioni. Donati, De Lorenzis, Baruffi, Da Villa, Pinna, Marrocu, Pili, Latronico, D'Incà non riesce a votare, Scopelliti, Buttiglione, Matarrelli.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     411            
            Votanti     390            
            Astenuti       21            
            Maggioranza     196            
                Hanno votato     125                
                Hanno votato no     265                

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta e Giammanco ed altri n. 1-00901, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Chi ha problemi con il dispositivo ? Vico, Malisani.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     406            
            Votanti     384            
            Astenuti       22            
            Maggioranza     193            
                Hanno votato     118                
                Hanno votato no     266                

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a votare a favore).

      Passiamo alla votazione della mozione Grande ed altri n. 1-00913.
      Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa, a seguire il primo capoverso del dispositivo, quindi il secondo capoverso del dispositivo, lettera a), infine il secondo capoverso del dispositivo lettere b) e c).
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grande ed altri n. 1-00913, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ravetto, Paolo Russo, Mazziotti Di Celso, Scagliusi, Dambruoso, Marco Meloni, Fico...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     418            
            Votanti     415            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     208            
                Hanno votato       84                
                Hanno votato no     331.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grande ed altri n. 1-00913, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Folino, Benamati, Turco, Monchiero, Palese, Vitelli, Di Lello, Piepoli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     418            
            Votanti     415            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     208            
                Hanno votato     144                
                Hanno votato no     271.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 23

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grande ed altri n. 1-00913, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, lettera a), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Colonnese, De Mita, Paolo Russo, Roberta Agostini, Zaratti, De Menech, Migliore...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     423            
            Votanti     421            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     211            
                Hanno votato       89                
                Hanno votato no     332.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grande ed altri n. 1-00913, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, lettere b) e c), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Latronico, Piepoli, Quaranta...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     419            
            Votanti     415            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     208            
                Hanno votato     137                
                Hanno votato no     278.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione della mozione Ricciatti ed altri n. 1-00914. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa, a seguire congiuntamente i capoversi primo, secondo, terzo e quarto del dispositivo, infine il quinto capoverso del dispositivo.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ricciatti ed altri n. 1-00914, limitatamente alla premessa, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Capelli, Monchiero, Saltamartini, Carrozza...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     422            
            Votanti     420            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     211            
                Hanno votato       88                
                Hanno votato no     332.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ricciatti ed altri n. 1-00914, limitatamente al primo, al secondo, al terzo e al quarto capoverso del dispositivo, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     417            
            Votanti     414            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     208            
                Hanno votato     138                
                Hanno votato no     276.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      (La deputata Ravetto ha segnalato che non è riuscita a votare a favore).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ricciatti ed altri n. 1-00914, limitatamente Pag. 24al quinto capoverso del dispositivo, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Pastorino, Invernizzi, Pinna...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     422            
            Votanti     420            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     211            
                Hanno votato       87                
                Hanno votato no     333.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-00916, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Polverini, Mottola...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     425            
            Votanti     363            
            Astenuti       62            
            Maggioranza     182            
                Hanno votato       88                
                Hanno votato no     275.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00919, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malisani, Folino, Ferri, Arlotti, Caruso, Colletti, Paolo Russo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     424            
            Votanti     400            
            Astenuti       24            
            Maggioranza     201            
                Hanno votato     123                
                Hanno votato no     277.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Amendola, Mazziotti Di Celso, Marazziti, Locatelli ed altri n. 1-00920, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Piepoli, Ravetto, Lodolini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     422            
            Votanti     390            
            Astenuti       32            
            Maggioranza     196            
                Hanno votato     269                
                Hanno votato no     121.

      La Camera approva (Vedi votazioni).

      (I deputati Fauttilli e Misuraca hanno segnalato di avere erroneamente votato contro mentre avrebbero voluto votare a favore).

Informativa urgente del Governo sulle vicende note come «mafia capitale» (ore 12,20).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle vicende note come «mafia capitale».
      Colleghi, per favore ! Se sentite il bisogno di allontanarvi dall'Aula fatelo in silenzio.Pag. 25
      Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della giustizia)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, per il quale chiedo il silenzio in Aula. Per favore ! Prego.

      ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, mi avvio ad illustrare i fatti oggetto dell'indagine della procura della Repubblica di Roma, ormai nota come «mafia capitale». Prima di iniziare la mia esposizione, credo siano indispensabili due premesse. La prima: in indagini così complesse ritengo debba essere d'obbligo un approccio prudente rispetto alle valutazioni dei fatti e delle posizioni per le quali è attribuito all'autorità giudiziaria il compito di verificare ed accertare le relative responsabilità penali.
      È, tuttavia, evidente come una valutazione complessiva della vicenda imponga, già oggi, una profonda riflessione del Parlamento e di tutte le forze politiche in esso rappresentate, non solo su quanto è emerso rispetto ai fatti delittuosi come commessi nella capitale, ma anche, più in generale, sull'evoluzione, nel Paese, dei fenomeni corruttivi e sulle prospettive di più efficace contrasto rese possibili dal progressivo arricchimento degli strumenti di prevenzione e di repressione.
      La seconda considerazione preliminare attiene allo stato delle procedure di competenza dell'autorità giudiziaria. Siamo, infatti, di fronte agli esiti di indagini preliminari ancora in corso, che coinvolgono molte persone per fatti ed ipotesi delittuose particolarmente gravi, a cui la coscienza civile guarda con comprensibili sentimenti di sgomento e di indignazione. Appunto, data la peculiare fase nella quale si trova il procedimento, sotto lo specifico profilo della ricostruzione dei fatti finora emersi, non potrò che fare pressoché esclusivo riferimento a quanto comunicato dall'autorità giudiziaria procedente. Tanto è dovuto al necessario rispetto delle prerogative della magistratura e dei principi che regolano l'equilibrio tra poteri dello Stato. Nell'offrire una prima ricostruzione al Parlamento, non posso, quindi, che basarmi sugli elementi informativi trasmessi dal procuratore della Repubblica di Roma e sulle valutazioni contenute in provvedimenti giudiziari conoscibili.
      Come a molti noto, a seguito di complesse indagini, durate circa due anni, il GIP del tribunale di Roma ha emesso, lo scorso 28 novembre 2014, una prima ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 37 persone. In particolare, con quel provvedimento a 18 degli arrestati sono contestati i delitti di partecipazione, direzione e organizzazione ad un'associazione per delinquere di tipo mafioso, di cui all'articolo 416-bis del codice penale, oltre che specifiche condotte di usura, estorsione, corruzione, turbativa d'asta, intestazione fittizia di beni ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Nella gran parte dei casi è stata ritenuta sussistente l'aggravante di avere agito al fine di agevolare l'associazione di tipo mafioso, ovvero avvalendosi della forza di intimidazione della stessa consorteria criminale.
      Le misure cautelari sono state eseguite il 2 dicembre 2014. Contestualmente, con decreto del tribunale per le misure di prevenzione, sono stati sottoposti a sequestro beni per un valore complessivo stimato a circa 220 milioni di euro. Per quasi tutti gli indagati vi è stata conferma dei provvedimenti cautelari da parte dei giudici del tribunale del riesame e, successivamente, della Corte di cassazione.
      Questa prima fase dell'indagine può dirsi conclusa lo scorso 29 maggio, allorquando il giudice per le indagini preliminari di Roma ha emesso il decreto che dispone il giudizio immediato, richiesto dal pubblico ministero. La prima udienza del conseguente dibattimento è, come è Pag. 26noto, fissata dinanzi al tribunale di Roma per il 5 novembre 2015. Nella stessa data del 29 maggio scorso, il giudice per le indagini preliminari ha inoltre emesso una nuova ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 44 persone, 12 delle quali già destinatarie del precedente provvedimento cautelare. I delitti contestati sono stati: la partecipazione a vario titolo nell'associazione di tipo mafioso, individuata come promossa, diretta ed organizzata da Massimo Carminati. Anche in questo caso a quelle contestazioni se ne associano altre, formulate in relazione ai gravi fatti di corruzione, turbativa d'asta, intestazione fittizia di beni ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
      Anche questo provvedimento è stato confermato per le posizioni prese finora in considerazione dal tribunale per il riesame di Roma. Nel corso degli ultimi mesi, infine, in esecuzione di provvedimenti del tribunale di Roma, sezione misure di prevenzione, sono stati sequestrati ulteriori beni del valore stimato di circa 140 milioni di euro. Con riferimento alla contestazione del delitto di associazione di stampo mafioso, secondo la prospettazione offerta dalla procura della Repubblica di Roma, le indagini hanno consentito allo Stato di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all'esistenza di un'organizzazione criminale operante nel territorio della città di Roma, che si avvale della forza di intimidazione, del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne discende per commettere delitti e per acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione e il controllo di attività economiche, di appalti e di servizi pubblici.
      Per i magistrati requirenti tale organizzazione presenta caratteristiche proprie, solo in parte assimilabili a quelle delle mafie tradizionali e agli altri modelli di organizzazione di stampo mafioso fin qui conosciuti. La riconducibilità dell'organizzazione alla fattispecie di cui all'articolo 416-bis del codice penale è stata ipotizzata in considerazione dell'impiego del metodo mafioso e cioè della forza di intimidazione derivante da vincoli di appartenenza costituiti per il conseguimento di comuni scopi criminali.
      Secondo quanto rappresentato dal procuratore della Repubblica, cito testualmente: «la forza di intimidazione del vincolo associativo, autonoma ed esteriorizzata, e le conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sono generate dal combinarsi di fattori criminali, istituzionali, storici e culturali, che delineano un profilo del tutto originale ed originario: originale, perché l'organizzazione criminale presenta caratteri suoi propri, in nulla assimilabili a quelli delle altre consorterie note; originario, perché la sua genesi è propriamente romana nelle sue specificità criminali ed istituzionali. Le indagini hanno rivelato in mafia capitale un gruppo illecito evoluto, che si avvale della forza di intimidazione derivante – anche – dal passato criminale di alcuni dei suoi più significativi esponenti; un'organizzazione criminale tanto pericolosa, quanto poliedrica, che, per definirla con espressioni ormai note, opera in un mondo di mezzo, un luogo dove, per effetto della potenza e dell'autorevolezza acquisite, si realizzano sinergie criminali e si compongono equilibri illeciti tra il mondo di sopra, dell'imprenditoria e delle istituzioni, ed il mondo di sotto dalle forme più tradizionali della illiceità penale». Fine della citazione.
      Nei provvedimenti giudiziari è stata sottolineata la peculiarità del quadro circostanziale emerso dalle indagini rispetto ai dati propri delle mafie tradizionali. Queste ultime, sul piano strutturale, presentano di regola modelli organizzativi pesanti e rigidamente gerarchici, nei quali i vincoli di appartenenza sono indissolubili ed inderogabili. Un tale modello organizzativo è stato ritenuto storicamente e sociologicamente incompatibile con la realtà criminale romana, che invece è stata sempre caratterizzata da un'elevata fluidità nelle relazioni criminali, dall'assenza di rigide strutture organizzative, tuttavia compensata dalla presenza di figure carismatiche, dai rapporti molto stretti con le organizzazioni mafiose tradizionali, comunque Pag. 27attive sul territorio romano, e da una connaturata capacità di ricercare e realizzare continue mediazioni tra gli interessi ed i ruoli criminali in gioco. Secondo il procuratore Pignatone, mafia capitale ha saputo adattarsi alla particolarità delle condizioni storiche, politiche ed istituzionali della città di Roma, differenziandosi ed in parte affrancandosi dalle precedenti espressioni organizzate capitoline, come la banda della Magliana. Quel sodalizio criminale risulta così aver creato una struttura organizzativa di tipo reticolare, che mantiene inalterata la capacità di intimidazione derivante dal vincolo associativo nei confronti di tutti coloro che vengono a contatto con l'associazione. Per quanto sinora conosciuto dalle indagini, viene ipotizzata come tuttora frequente la commissione di gravi delitti di criminalità comune, prevalentemente a base violenta, ma lo scopo principale della consorteria criminale in parola sarebbe costituito soprattutto dall'infiltrazione nel tessuto economico, politico e istituzionale cittadino, in particolare nell'ottenimento illecito dell'assegnazione di appalti, servizi e forniture da parte della pubblica amministrazione. Nell'ordinanza del GIP di Roma del 28 novembre 2014 sono analizzati in particolare i rapporti tra mafia capitale e le pubbliche istituzioni lato sensu considerate, comprensive dunque tanto della dimensione prettamente burocratica amministrativa quanto di quella della rappresentanza politica, risultando una capacità di condizionamento illecito e di compenetrazione delle strutture della pubblica amministrazione che assume carattere multiforme.
      Per la ricostruzione offerta dal giudice per le indagini preliminari, tale carattere emerge sotto un primo angolo di visuale, ove si consideri che i metodi usati sono diversificati, benché operanti sul piano di una strettissima interazione: da quello tipicamente mafioso, a volte latente a volte palesemente esteriorizzato, a quello tipicamente corruttivo, alla continua ricerca di accordi criminali e collusioni illecite.
      Sotto altro angolo visuale, la pluralità degli approcci alla dimensione pubblica da parte di Mafia capitale si coglie, secondo quanto ricostruito dalle indagini, ove si considerino i protagonisti interni ed esterni alla sua struttura, appartenenti, per storia e per scelta politica, ad aree diverse, spesso anche opposte, nelle quali al radicalismo delle posizioni ideali professate fa da contrappunto l'assenza totale di remore a comporre, con soddisfazione e apprezzamenti reciproci, affari illeciti.
      In altri termini, la contestazione di numerosi reati contro la pubblica amministrazione rivela, stando a quanto finora ricostruito dagli inquirenti, una preoccupante pervasività della corruzione a livello di amministrazioni locali.
      Particolare rilievo hanno le considerazioni del procuratore capo di Roma, secondo le quali – di nuovo cito testualmente – «le indagini svolte hanno consentito di evidenziare come, nella strategia di penetrazione della PA finalizzata ad ottenere il controllo di lavori pubblici e di singole attività economiche, il metodo mafioso abbia avuto precisa efficienza causale, sia nell'elaborazione strategica che nel concreto esercizio, massimamente verso i settori delle amministrazioni locali e delle loro controllate.
      L'elaborazione strategica, l'utilizzazione e l'interazione del metodo mafioso con il metodo corruttivo sono rese evidenti, nelle intercettazioni, anche in relazione al mutamento politico della classe dirigente dell'amministrazione di Roma capitale dopo le ultime elezioni comunali della primavera del 2013». Nelle stesse parole del procuratore si segnano fasi diverse, ma si delinea come questo elemento sia proseguito, sia pure con caratteri diversi.
      È necessario, al riguardo, porre in evidenza che, con le due ordinanze del GIP di Roma che ho già richiamato, è stata disposta l'applicazione di misure cautelari personali per i reati contro la pubblica amministrazione nei confronti di cinque componenti del consiglio comunale di Roma, mentre numerosi sono stati i dirigenti e funzionari dell'amministrazione di Roma capitale e della società partecipata AMA nei confronti dei quali sono state disposte misure cautelari per i reati Pag. 28di corruzione, turbativa d'asta e, in alcuni casi, anche per il delitto di cui all'articolo 416-bis.
      Così come va segnalato che un altro settore privilegiato di intervento illecito dell'associazione criminosa risulta essere stato quello particolarmente allarmante dell'accoglienza dei migranti, che si è concretizzato, dal punto di vista delle fattispecie penali di cui si ipotizza la violazione, in plurimi episodi di corruzione e di turbativa d'asta. La ricostruzione del fenomeno delineato dall'indagine secondo il prescelto paradigma dell'articolo 416-bis del codice penale è stata quindi confermata dalla Corte di cassazione, che, con una sentenza del 10 aprile 2015, ha respinto i ricorsi presentati da alcuni degli indagati sottoposti a misura cautelare.
      La decisione che ho appena citato affronta, risolvendola positivamente, la controversa questione dell'applicabilità della norma incriminatrice dell'articolo 416-bis del codice penale – con il suo severo trattamento sanzionatorio e con il particolare regime processuale che essa determina – anche alle associazioni per delinquere diverse dalle «mafie tradizionali». La Cassazione, inoltre, ha preso in esame il rapporto tra associazione mafiosa e le collegate pratiche di corruzione, confermando l'ormai consolidato orientamento secondo cui le mafie «tradizionali» e «nuove» ricorrono sempre più alla minaccia e alla violenza esplicita solo come extrema ratio, privilegiando, invece, un più agevole approccio di tipo collusivo-corruttivo.
      Valorizzando «il “salto di qualità” dell'associazione nel settore economico e nella pubblica amministrazione», la Corte ha evidenziato come – cito testualmente – «l'associazione ha potuto ampliare lo spettro delle sue attività e sfruttare il conferimento del “bene” derivatole dall'acquisto della capacità di intimidazione già sperimentata nei tradizionali settori delle estorsioni e dell'usura: capacità progressivamente accumulata nel serbatoio criminale di origine e poi trasfusa, con metodi più raffinati, nei nuovi campi di elezione del “mondo di sopra”, ove si è avvalsa del richiamo alla consolidata “fama criminale” acquisita nel tempo, senza, tuttavia, abbandonare le possibilità di un concreto ricorso ad atti di violenza e di intimidazione quali forme di manifestazione da utilizzare all'occorrenza».
      Sempre secondo la citata sentenza, «la forza di intimidazione dell'associazione è stata così direttamente veicolata all'interno dei meccanismi di funzionamento propri del mondo imprenditoriale e della pubblica amministrazione, alterando, da un lato, i principi di legalità, imparzialità e trasparenza nell'azione amministrativa, e, dall'altro lato, quelli della libertà di iniziativa economica e di concorrenza».
      In sintesi, e questo è l'elemento rilevante che credo vada offerto a questa Assemblea, la Corte di cassazione ha affermato come nello schema dell'articolo 416-bis del codice penale non rientrino solo le grandi associazioni di mafia, con elevato numero di appartenenti, dotate quindi di mezzi finanziari imponenti ed in grado di assicurare l'assoggettamento e l'omertà, attraverso il terrore ed il costante attentato alla vita umana ed alla sicurezza delle comunità, bensì anche organizzazioni con un limitato numero di affiliati, anche non necessariamente armate, ma capaci di assoggettare, a propri fini egemonici, un circoscritto territorio, un determinato settore di attività economiche, avvalendosi tuttavia del tipico metodo mafioso, dell'intimidazione e delle conseguenti condizioni di omertà.
      Con specifico riferimento a «Mafia capitale», la suprema Corte ha affermato in particolare che «non si è trattato di uno sfruttamento organizzato del potere amministrativo a fini personali o clientelari attraverso l'abuso sistematico degli organi istituzionali (...) bensì di una occupazione dello spazio amministrativo ed istituzionale attraverso un uso criminale delle forme di esercizio della pubblica potestas, basato sul possibile ricorso ad una forza intimidatrice autonoma del vincolo associativo, da questo direttamente originata e in quanto tale percepita, anche all'esterno, come un elemento strutturale permanente del sodalizio». Al fine di realizzare gli Pag. 29obiettivi dell'associazione, si legge in sentenza, «la forza intimidatrice del vincolo associativo non ha agito direttamente sui pubblici amministratori per condizionarne le scelte, ma se ne è servita aggregandoli al proprio apparato organizzativo per la diretta realizzazione dei suoi illeciti interessi, ovvero inducendoli a favorire il gruppo attraverso accordi di tipo corruttivo-collusivo che hanno deformato l'intero funzionamento dell'amministrazione capitolina: in tal modo si è esaltata la capacità di pressione intimidatoria del sodalizio, la cui direzione è stata orientata nei confronti di tutti coloro che avrebbero potuto avvantaggiarsi dei provvedimenti amministrativi e dei contratti della pubblica amministrazione, scoraggiandone la concorrenza e inducendoli a lasciare il campo quando erano in giuoco gli interessi delle imprese utilizzate dall'associazione». Conclusivamente la Cassazione ha affermato il principio di diritto secondo cui «Ai fini della configurabilità del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, la forza intimidatrice espressa dal vincolo associativo dalla quale derivano assoggettamento ed omertà può essere diretta tanto a minacciare la vita o l'incolumità personale, quanto, anche o soltanto, le essenziali condizioni esistenziali, economiche o lavorative di specifiche categorie di soggetti. Ferma restando una riserva di violenza nel patrimonio associativo, tale forza intimidatrice può venire acquisita con la creazione di una struttura organizzativa che, in virtù di contiguità politiche ed elettorali, con l'uso di prevaricazioni e con una sistematica attività corruttiva, esercita condizionamenti diffusi nell'assegnazione di appalti, nel rilascio di concessioni, nel controllo di settori di attività di enti pubblici o di aziende parimenti pubbliche, tanto da determinare un sostanziale annullamento della concorrenza o di nuove iniziative da parte di chi non aderisca o non sia contiguo al sodalizio». Fine della citazione.
      Tanto premesso, sul piano di una doverosa ricostruzione della vicenda processuale, va ribadito come la valutazione delle responsabilità penali dei singoli e della correttezza della qualificazione giuridica dei fatti loro attribuiti, è istituzionalmente riservato al giudice naturale e alle regole processuali che regolano la formazione della prova nel contraddittorio delle parti. Allo stato, vanno registrate le pronunce, nei termini di cui ho riferito, intervenute in sede cautelare, in attesa dello svolgimento del processo, ormai avviato per contestazioni formulate con la prima ordinanza. Non può, tuttavia, non rilevarsi come l'indagine in esame, per il suo rilievo obiettivo delle circostanze fattuali fin qui emerse, abbia rivelato la gravità di nuove forme di manifestazione dei fenomeni criminali, tipicamente ascrivibili di tipo mafioso, dimostrando ancora una volta la necessità di un continuo adeguamento degli strumenti di contrasto, sia sotto il profilo della prevenzione, che sul piano strettamente repressivo. Emerge, può allora dirsi, la speciale evidenza sintomatica dei delitti di corruzione oggetto di ricostruzione investigativa che, oltre a riassumere in sé oggetti e profili di intrinseco disvalore penale, costituiscono nel contempo la spia di più ampi fenomeni di espansione di interessi criminali stabilmente organizzati.
      La consapevolezza di tale disvalore aggiunto dei delitti di corruzione e delle ripercussioni del fenomeno sulla vita economica e sociale del Paese ha ispirato sin dall'inizio l'azione del Governo, che su questo fronte è stata costante e determinante. Si tratta di una sfida cruciale, essendo fondamentale eliminare ogni rischio di distorsione delle funzioni pubbliche e di condizionamento criminale del mercato, delle imprese e del sistema finanziario.
      In questa prospettiva si era già mossa la legge Severino del 2012 con la maggiore trasparenza e l'obbligo dei piani di prevenzione della corruzione di tutte le pubbliche amministrazioni. In coerenza con quell'obiettivo questo Governo ha rafforzato i poteri dell'Autorità nazionale anticorruzione, cui è stata affidata una missione più chiara con un aumento delle funzioni ispettive di vigilanza, ben distinte da quelle proprie dell'autorità giudiziaria. Pag. 30In particolare, con il decreto-legge n.  90 del 2014, ha ampliato i poteri dell'Anac, inglobando in un'unica autorità le competenze in materia di vigilanza dei contratti e degli appalti pubblici. Le attribuzioni conferite all'Anac oggi sono quelle di prevenire la corruzione nell'ambito delle amministrazioni pubbliche e nelle società partecipate e controllate, con il compito di vigilare anche sui contratti pubblici, gli incarichi e comunque in ogni settore della pubblica amministrazione.
      L'efficacia delle misure di prevenzione dell'intervento già in ambito amministrativo può essere apprezzata proprio alla luce di quanto è stato immediatamente intrapreso in occasione della vicenda «mafia capitale». Così come comunicato dal Ministero dell'interno, infatti, già sulla scorta degli elementi emersi a seguito dell'esecuzione della prima ordinanza cautelare, la prefettura di Roma ha avviato le proprie iniziative lungo distinte direttrici di azione.
      Su un primo versante si è provveduto all'immediata sospensione degli amministratori locali destinatari di misure coercitive. Su un secondo versante è stata promossa una complessiva azione di verifica di condizionamenti mafiosi nelle amministrazioni di Roma capitale e degli altri quattro comuni della provincia in vario modo interessati dai fatti evocati negli atti giudiziari.
      Con provvedimento in data 15 dicembre 2014 la prefettura di Roma aveva nel contempo già disposto l'invio di una commissione di accesso, finalizzata a verificare l'esistenza di condizionamenti mafiosi nella gestione del comune metropolitano di Roma capitale. La commissione ha concluso di recente propri lavori, depositando un'ampia e documentata relazione. I relativi esiti sono ancora oggetto di doverose attività di studio, analisi e valutazione. Alla luce di tale documento e del parere che sarà reso dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, integrato con la presenza del procuratore della Repubblica di Roma, la prefettura presenterà entro il 30 luglio le sue valutazioni al Ministro dell'interno, il quale provvederà a formulare la proposta per le determinazioni del Consiglio dei ministri. Le commissioni di accesso riguardanti gli altri quattro comuni della provincia stanno ancora svolgendo le verifiche ispettive di propria competenza, destinate a terminare a breve.
      Su un ulteriore piano la prefettura ha intrapreso un'azione finalizzata ad escludere dal circuito degli appalti pubblici le imprese coinvolte nelle indagini, tanto per essersi rese protagoniste di fatti corruttivi che per essere risultate destinatarie di tentativi di infiltrazione mafiosa. In particolare, a seguito dell'ordinanza del 28 ottobre 2014 proprio su proposta del presidente della Anac, si è preceduto a commissariare, secondo la vigente normativa anticorruzione, le società Consorzio nazionale servizi società cooperativa ed Edera società cooperativa sociale.
      Tale misura è stata adottata per garantire la completa esecuzione dei contratti di appalto, aggiudicati alle predette società dall'Azienda municipale ambiente Spa (AMA), riguardanti lo smaltimento e la raccolta dei rifiuti urbani. Inoltre, dal dicembre 2014 ad aprile di quest'anno, sono state emesse informazioni antimafia interdittive nei riguardi di ulteriori sette società, alcune delle quali riconducibili a Salvatore Buzzi, allo stato individuato quale fiduciario di «mafia capitale» nella gestione di ampie e ramificate relazioni affaristiche, perseguite anche attraverso la citata Edera società cooperativa sociale e il Consorzio sociale Coin.  Per quest'ultimo, peraltro, è stata adottata la misura del commissariamento antimafia, prevista dall'articolo 32, comma 10, del decreto-legge n.  90 del 2014.
      Aggiungo che la prefettura di Roma sta tuttora approfondendo le posizioni delle imprese indicate nell'ordinanza 29 maggio scorso, al fine di individuare quelle collegate o colluse con «mafia capitale» o con altri sodalizi criminali, allo scopo di adottare eventuali provvedimenti inibitori. Si tratta all'evidenza di interventi tuttora in corso, che daranno luogo ad iniziative che Pag. 31gli organi competenti intenderanno adottare in presenza delle condizioni previste dalla legge.
      La sintetica ricostruzione dei meccanismi e degli esiti dell'azione svolta sul piano amministrativo, grazie ai nuovi strumenti di prevenzione anticorruzione, dimostra l'accresciuta consapevolezza del valore decisivo degli interventi da realizzarsi, accanto e indipendentemente a quelli propriamente repressivi, affidati alla responsabilità dell'autorità giudiziaria.
      I nuovi strumenti di prevenzione e contrasto della corruzione politica ed amministrativa consentono oggi di restituire alle istituzioni possibilità di controllo preventivo prima impossibili. Ma altrettanto decisiva è la capacità delle forze politiche di trarre dai fatti che emergono, anche dalle vicende giudiziarie, i necessari elementi per indirizzare nel modo migliore le iniziative legislative e le più opportune e ulteriori misure di contrasto.
      Il Governo, dal suo insediamento, ha assunto la responsabilità di condurre fino in fondo questa sfida, che indicavo come cruciale. Sin dall'inizio l'obiettivo fondamentale delle proposte e dell'azione del Governo è stato quello del massimo rafforzamento degli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, alla corruzione e alle più gravi forme di criminalità economica, come pare dimostrato proprio dall'indagine «mafia capitale». In questi anni, infatti, è cresciuta l'importanza della leva corruttiva nelle dinamiche espansive delle organizzazioni criminali, come tali ormai riconoscibili anche in contesti territoriali diversi dalle regioni di origine. Io stesso ho avuto modo di riscontrare, anche nell'esperienza nella Commissione antimafia, come sia questa soprattutto la dinamica attraverso la quale l'espansione di questi fenomeni si realizza in regioni diverse da quelle di origine.
      Siamo di fronte a un'evoluzione del fenomeno mafioso che richiede nuovi e rafforzati strumenti di analisi, di prevenzione e di contrasto penale. Il quadro che emerge da molte inchieste odierne ci offre lo scenario di apparati statuali esposti ad un'influenza corruttiva pervasiva e di una politica che sempre più frequentemente recita una parte ancillare e subalterna. Dico questo non per assolvere la politica, ma anzi per segnalarne l'ulteriore rischio di arretramento su un terreno sul quale si gioca la fondamentale partita della credibilità e della legittimazione delle istituzioni democratiche.
      L'economia ha sovrastato la dimensione pubblica. La crisi sociale ha contribuito all'arretramento e all'indebolimento della struttura statale, rendendo quest'ultima sempre più fragile di fronte agli interessi particolari che la condizionano e ai poteri illegali che la insidiano. In un Paese come il nostro, caratterizzato dalla storica presenza di radicate e pericolose organizzazioni criminali, la prostrazione dei corpi intermedi e delle istituzioni apre spazi crescenti ai fenomeni criminali in ambito economico, sociale e politico. Non è, dunque, casuale che i fenomeni corruttivi incontrino sempre più spesso quello della criminalità organizzata. E non è un caso che i due fenomeni spesso si intreccino e che, anche quando non stabiliscono una relazione, percorrano le medesime strade e utilizzino gli stessi varchi per infiltrarsi e piegare la sfera pubblica e lo Stato a interessi particolari.
      L'introduzione di un sistema di misure preventive per il contrasto alla corruzione e il rafforzamento del rigore sanzionatorio hanno formato i due pilastri su cui si è basata la filosofia degli interventi fin qui complessivamente introdotti. Con riferimento all'aggravamento delle sanzioni, voglio qui precisare che, in linea generale, non ritengo che il solo innalzamento delle pene edittali abbia reali effetti di deterrenza e diffido di soluzioni semplicisticamente affidate a una sorta di gara al rialzo.
      Ma, in materia di corruzione, è difficile contestare quanto fosse stringente la necessità di adeguare i livelli sanzionatori all'effettivo disvalore sociale di condotte criminose gravissime. Il minor rigore ha certamente contribuito a consolidare la diffusa percezione di una scarsa capacità del sistema della repressione di colpire gli autori di tali delitti. Nella legge n.  69 del Pag. 322015, da pochi giorni in vigore, il recupero del rigore sanzionatorio e dell'effettività degli interventi passa anche attraverso la rimodulazione di sanzioni accessorie di tipo interdittivo e l'efficace impiego di nuovi strumenti di incentivazione delle collaborazioni processuali.
      Si è ritenuto, altresì, di subordinare la concessione di determinati benefici, come la sospensione condizionale della pena, al pagamento di una somma equivalente al profitto del reato. Analogamente si è proceduto in materia di applicazione della pena su richiesta delle parti, ora subordinata alla restituzione integrale del prezzo o del profitto del reato.
      È stato concepito, inoltre, un circolo virtuoso di obblighi informativi in favore dell'ANAC, a carico del pubblico ministero, delle stazioni appaltanti, dei giudici amministrativi. In una visione più ampia, la risposta penale ha interessato i reati spia e il nesso con i reati di corruzione. Penso al nuovo delitto di autoriciclaggio.
      La lotta alle organizzazioni criminali passa anche attraverso l'introduzione di nuovi delitti ambientali, settore in cui da sempre si manifestano con forza gli appetiti delle mafie. È stato previsto su questo terreno un sensibile innalzamento delle pene edittali per l'associazione di tipo mafioso.
      L'azione di contrasto del fenomeno dell'inquinamento mafioso nelle competizioni elettorali ha invece trovato attuazione nella nuova formulazione del reato di scambio elettorale politico-mafioso. Sul fronte della criminalità organizzata ulteriori proposte del Governo attualmente all'esame del Parlamento fanno tesoro dell'applicazione pratica di quattro anni di codice antimafia e dei più importanti contributi di osservatori ed esperti del settore. Il nostro sistema contribuisce ed è da tempo un modello cui da sempre l'Europa guarda per orientare l'evoluzione dei dispositivi di contrasto della criminalità organizzata. Naturalmente alla generale solidità del modello corrisponde anche una necessità di continuo adattamento alle esigenze rivelate dall'esperienza pratica e di un progressivo perfezionamento dei singoli istituti. In questa prospettiva si collocano le proposte finalizzate a rafforzare e razionalizzare l'attività investigativa in campo patrimoniale, a definire la fisionomia del processo di prevenzione, tenendo conto delle rilevanti elaborazioni della giurisprudenza sul punto nonché a potenziare l'attività di amministrazione dei beni in sequestro e di destinazione di quelli confiscati.
      Sempre sul fronte della prevenzione, credo che possa costituire un ulteriore passo in avanti lo schema di delega approvato dal Senato per il recepimento delle direttive sui pubblici appalti e concessioni. Nella piena consapevolezza che si tratta di un ambito economico facilmente permeabile alla logica delle contiguità mafiose ed alla corruzione, la delega non si limita al mero recepimento delle tre direttive ma fissa principi vincolanti volti a correggere le più vistose distorsioni della vigente disciplina. L'obiettivo è eliminare la frammentazione soggettiva delle stazioni appaltanti, l'opacità della nomina delle commissioni di gara, il moltiplicarsi di procedure di gara atipiche e derogatorie, l'incertezza dei costi di gara, fattori tutti che lasciano ampi spazi a illecite infiltrazioni e interferenze. L'attuazione della delega comporterà una drastica semplificazione soggettiva, oggettiva e procedurale, standardizzazione dei costi insieme ad un rafforzamento di poteri di regolazione, vigilanza e controllo e ad un incremento della trasparenza. A completare questo quadro contribuirà la modifica della disciplina della prescrizione dei reati nel testo licenziato dalla Camera e attualmente all'esame del Senato.
      Le riforme approvate ed in corso di approvazione rappresentano anche uno sforzo teso a recuperare credibilità nel contesto internazionale. Ne è testimonianza l'ultimo rapporto GRECO, gruppo di Stati contro la corruzione, in cui sono stati espressi positivi apprezzamenti nei confronti dell'Italia con particolare riferimento al rafforzamento dei poteri dell'Autorità nazionale anticorruzione e agli inasprimenti di pena per i reati di corruzione. Ma la potenziata capacità di contrasto dei Pag. 33fenomeni corruttivi non può condurre ad una sottovalutazione della gravità della minaccia criminale per la stessa credibilità delle istituzioni. Ciò che abbiamo di fronte non è un fenomeno nuovo ma sarebbe un grave errore non cogliere l'evoluzione dei profondi mutamenti. Stesso discorso vale per i sempre più intensamente collegati fenomeni di criminalità organizzata. Gli effetti delle novità normative degli ultimi tre anni in materia di prevenzione della corruzione saranno sempre più positivamente apprezzabili attraverso il pieno dispiegamento dei nuovi strumenti. In questa prospettiva repressione penale e prevenzione si coordinano. L'importanza di questi strumenti sarà fondamentale per dotare tutte le pubbliche amministrazioni degli anticorpi necessari a contrastare i fenomeni corruttivi. La corruzione per proliferare ha bisogno di uno Stato fragile, non in grado di assolvere appieno le proprie funzioni. La corruzione e la criminalità insidiano lo Stato dove esso è più debole. Uno Stato efficiente e una pubblica amministrazione capace di rispondere in tempi rapidi rappresentano il migliore antidoto contro questi fenomeni. Più una procedura autorizzativa è resa tortuosa, più essa è sottoposta ad una moltitudine di norme, passaggi burocratici, più è elevato il grado di discrezionalità in capo al funzionario pubblico, più il cittadino e le imprese incontrano una pubblica amministrazione inefficiente e malfunzionante più è facile che proprio lì cresca e petroliferi la corruzione.
       Per queste ragioni la lotta alla corruzione e alle forme di illegalità più diffuse e la ricostruzione dello Stato attraverso il processo di riforme che il Governo ha avviato fanno parte di una comune strategia. È dunque necessario continuare a mettere in campo sforzi e risorse straordinarie per perfezionare elevati standard di rigore sanzionatorio, per le forme più pervasive di criminalità e rendere sempre più efficace il sistema della prevenzione. Ho già avuto modo di dirlo nel corso del dibattito per l'approvazione della legge anticorruzione e vorrei ribadirlo in questa sede. Questo Paese ha sconfitto i fenomeni più gravi quando ha saputo realizzare un grado sufficiente di coesione e di solidale responsabilità di tutte le forze politiche, sociali ed economiche. È necessario mettere in campo uno sforzo comune che distilli il meglio delle energie vitali del Paese. In questo è fondamentale il ruolo dei partiti nella selezione di una classe dirigente moderna e capace di agire con rigore ed efficienza.
      Anche per questa ragione, auspico – ed il mio Ministero ne seguirà con attenzione l'iter – l'approvazione di una legge sui partiti e una normativa di regolamentazione delle lobby. La qualità dei corpi intermedi e il loro coinvolgimento nel contrasto a tali forme di offesa, non solo della legalità, ma del complesso di principi e valori che promanano dalla nostra Carta costituzionale, è di fondamentale rilevanza.
      Ritengo, poi, assolutamente urgente una riflessione sul rapporto tra partecipazione e presenza di questi fenomeni: dove la partecipazione è più forte, è più costante, è più consapevole, questi fenomeni diminuiscono. Questo credo che sia un tema che debba anche far ripensare alcune scelte che sono state assunte in passato, contraendo gli spazi della partecipazione democratica. L'obiettivo che credo deve guidare tutti, a prescindere dalle appartenenze, è restituire il prestigio e l'autorevolezza alle istituzioni. La trasparenza e il dibattito pubblico sulle scelte delle amministrazioni pubbliche credo possano rappresentare il miglior viatico per il contrasto ai poteri criminali, perciò credo che in questo senso vada informata tutta la nostra legislazione. È con questo auspicio che concludo e vi ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      ROCCO PALESE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per proporre di ampliare il tempo di cinque minuti per Pag. 34gruppo. Dopo una relazione corposa, impegnativa, ma anche molto significativa e grave, illustrata adesso dal Ministro per quaranta minuti, penso che onestamente cinque minuti siano un po’ pochi, perché ogni gruppo possa esprimersi in maniera sintetica, ma comunque pertinente rispetto a quanto esposto dal Ministro, anche in riferimento all'ultima parte della sua relazione, quando il Ministro afferma che c’è bisogno di una profonda modifica legislativa, con relativo impegno.

      PRESIDENTE. È chiara la proposta.

      FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FABRIZIO CICCHITTO. Presidente, mi associo alla proposta dell'onorevole Palese, anche perché la relazione è stata di notevole spessore. La situazione con cui dobbiamo misurarci è molto rilevante, non credo che possa essere semplificata, dopo una relazione di questo spessore, con pochi slogan.

      CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CARLO SIBILIA. Presidente, intervengo per associarci alle richieste dei colleghi.

      FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FILIBERTO ZARATTI. Presidente, anche noi ci associamo alla richiesta di ampliare i tempi e contemporaneamente, però, chiediamo la sconvocazione delle commissioni per il tempo del dibattito, perché altrimenti i colleghi non potrebbero partecipare al dibattito in Aula.

      PRESIDENTE. Questa è un'informativa, Zaratti, quindi, quando in Conferenza dei presidenti di gruppo non si prevede questa evenienza che lei adesso mi sta chiedendo, i lavori delle Commissioni vanno avanti. Allo stesso modo, ho intenzione di rispettare il calendario previsto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, perché l'importanza dell'informativa è rappresentata dalle informazioni che dà il Governo, che non ha un tempo determinato. Se in Capigruppo, d'ora in poi, si vorranno contingentare i tempi del Governo attraverso un accordo informale con il Governo o aumentare i tempi degli interventi dei gruppi, bene, però io vado avanti con il calendario già previsto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e non ho intenzione di aprire una Capigruppo qui.

(Interventi)

      PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il collega Migliore. Ne ha facoltà.

      GENNARO MIGLIORE. Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, signor Ministro, lei ha proprio ragione quando dice che le sentenze, per chi ha a cuore lo Stato di diritto, sono definitive solo quando sono scritte in terzo grado di giudizio, ma qui, in questa sede, sappiamo tutti che vi sono alcune sentenze che non hanno bisogno di essere pronunciate dai tribunali. Non è necessario conoscere nel dettaglio qual è l'attività criminale della Camorra campana per sapere – basta guardare i malati di cancro – l'avvelenamento della terra dei fuochi. Non è necessario in questo caso sapere quali debbano essere gli intrecci che hanno portato e che porteranno sicuramente a delle condanne definitive per leggere le sentenze che sono, invece, sì, definitive e che abbiamo letto sulla faccia di tanti uomini e di tante donne che sono venuti in questo territorio per scampare da morte certa e che, invece, hanno trovato una rete di trafficanti e una rete di mafiosi che hanno cercato di fare profitti sulla loro vita e sulla loro sofferenza.Pag. 35
      Per Mafia Capitale noi stiamo parlando di questo e stiamo parlando innanzitutto di quella frase urticante che ci ha sconvolto quando Buzzi la pronunciò in una delle sue conversazioni che riteneva essere private: facciamo più soldi con i migranti che con la droga.
      Vede, signor Ministro, questa frase brucia almeno quanto quelle risate che sentimmo dalla macabra cricca dopo il terremoto de l'Aquila, perché brucia innanzitutto nella nostra coscienza civile apprendere che vi siano tanti e tali connivenze e collegamenti con le istituzioni pubbliche e con la capacità di essere così cinici e spregiudicati nei confronti di altri essere umani. Gesualdo Bufalino ci ricordava che la mafia deve essere sconfitta con un esercito di maestri elementari. Io penso che da oggi dovremo ricordare a tutti noi che la mafia dovrà essere sconfitta anche rendendo dignitose le condizioni di quegli uomini e quelle donne che non hanno alcuna colpa per il fatto che vi siano state organizzazioni criminali che hanno usufruito delle loro connivenze per fare i loro loschi affari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Per questo dovremo dimostrare cosa è l'Italia, con la capacità della repressione, ma anche e soprattutto con una nuova e buona politica.
      I giudici emettono le sentenze, ma la cura al male del sistema deve essere della politica. Noi saremo e siamo, senza esitazioni, contro tutti coloro i quali si sono macchiati di queste complicità e connivenze. Come Partito Democratico lo abbiamo iniziato a dimostrare con i fatti, ed è per questo che lo voglio dire con chiarezza in questa Aula: voglio esprimere totale e piena solidarietà al sindaco Marino, che anche oggi ha ricevuto una ulteriore intimidazione mafiosa con un messaggio che conteneva una pallottola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Quella pallottola non è per lui è per tutti quelli che in questo momento si stanno battendo contro questa degenerazione, ma siamo anche dalla parte di quelli che hanno nomi meno altisonanti. Siamo con Sabrina Giacobbi – lo voglio dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – che a Ostia denuncia il malaffare ed è per questo motivo che le incendiano l'edicola in quanto rappresentante del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Perché noi sappiamo cosa significa contrastare la mafia giorno per giorno sui territori, con la capacità che abbiamo nelle istituzioni, ma anche con la presenza dei nostri uomini e delle nostre donne. Siamo con loro e siamo senza esitazioni contro chi si è macchiato di questa organizzazione, che è bene dirlo ha avuto il suo salto di qualità – lo ha detto il procuratore Pignatone – l'esplosione del suo fatturato sotto il sindaco Alemanno.
      L'ex sindaco Alemanno è l'unico politico, insieme a Gramazio, ad essere indagato per il 416-bis, cioè per associazione mafiosa. Noi abbiamo reagito, non abbiamo visto la stessa determinazione da parte di chi lo ha eletto, lo ha protetto e ha retto il sistema delle connivenze che abbiamo visto fino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Noi saremo, come ha detto il commissario del PD romano, il presidente del nostro partito, l'Antimafia capitale di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Ed è per questo motivo che è così importante che voi sappiate una cosa: a chiederci ragione e conto per primi non siete voi, ma sono i nostri iscritti e i nostri militanti e noi a loro dovremo rispondere e a loro risponderemo insieme ai cittadini italiani, sperando di essere pienamente all'altezza di questo compito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni da parte di alcuni colleghi) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.

      ROBERTA LOMBARDI. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Orlando, che evidentemente oggi è rimasto con il cerino in mano, hanno mandato lui, ma devo dire che ha svolto egregiamente il compito che gli era stato assegnato da diligente scolaro leggendoci la cronistoria dell'indagine, Pag. 36pezzi degli atti giudiziari, facendo la solita difesa di ufficio dell'azione del Governo, peccato che giusto una settimana fa la Cassazione, da lui citata prima, ha praticamente affermato che il loro reato di falso in bilancio, uno dei reati spia per l'anticorruzione è peggiore di quello varato da Berlusconi e che la loro legge per lo scambio elettorale politico-mafioso non funziona. Fatevene una ragione, le vostre leggi sono buone per il tweet del giorno (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) !
      Nonostante, mi trovi di fronte lei, Ministro, parlerò tramite la sua persona al presidente-segretario del PD in contumacia, il segretario non il PD almeno per ora. Dicevo che avevamo chiesto esplicitamente che venisse Renzi perché, oltre ad essere il Presidente del Consiglio, è anche il segretario di quel partito invischiato mani e piedi in Mafia Capitale che è alla guida della città di Roma, della Regione Lazio e – ahimè – anche del Paese Italia. Come diceva anche giustamente lei, oggi qui parliamo di Mafia e non lo diciamo noi i soliti gufi del 5 Stelle ma lo dice anche qui la Cassazione nella sentenza che giusto poco fa lei ricordava, dove dice che i capi e le persone coinvolte negli arresti di questi giorni e di questi mesi devono essere processati per il 416-bis, cioè associazione mafiosa (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).
      Dicevo che il PD è dentro questa indagine e io leggerò alcuni nomi: Coratti, Figurelli, Ozzimo, Pedetti, Tassone, Venafro, Ferrari, d'Ausilio, Leodori, Cosentino, Battaglia, Mancinelli, Alfonsi. Non è una formazione di calcio, con una panchina lunga, ministro. Questi sono i nomi degli esponenti del suo partito, del PD, che a vario titolo sono stati arrestati, indagati, coinvolti, citati dalle carte della procura di Roma. Citazione a parte poi merita il vostro Marco Vincenzi, ex capogruppo PD in Regione Lazio, che ha ricevuto – lo hanno immortalato le fotografie – un pizzino da parte di Salvatore Buzzi. Cosa ci sia scritto nel pizzino non lo sappiamo. Quello che sappiamo, invece, perché lo abbiamo consegnato alla magistratura, sono i due emendamenti a firma Vincenzi che riportano, parola per parola, i desiderata di Buzzi così da intercettazione telefonica della procura di Roma (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).
      Poi parliamo anche del vostro Ministro Poletti che andava a cena con i capi della cupola, sotto gli occhi amorevoli del boss romano Casamonica, parliamo anche del sottosegretario Castiglione del vostro Governo che avete salvato giusto qualche giorno fa, che è il trait d'union tra la mafia siciliana e la mafia romana grazie anche ai buoni servigi, allo spicciafaccende Luca Odevaine, che è stato il vice capo gabinetto del vostro sindaco PD, Veltroni, e che è stato il capo della polizia locale dell'attuale presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
      Dopo di che abbiamo anche due esponenti qui tra i colleghi, abbiamo Umberto Maroni, sempre in quota PD, che secondo le indagini avrebbe avvertito il boss della mafia romana di pericoli imminenti, oppure anche la collega Micaela Campana, sempre PD, ovviamente, nota ormai per il tenero messaggio «bacio grande, capo». Ecco, «capo», noi qui vogliamo sapere tramite lei, ma soprattutto il segretario del PD, chi è il capo del PD. No, perché a sentire Buzzi, il PD lui ce l'ha tutto a libro paga, perché dice che «Tassone è mio», dice «me so comprato Coratti», spiega «noi c'avemo Ozzimo» e detta gli emendamenti a Pedetti, sempre PD, che risponde «quello lo sto a scrive, nun te preoccupa: lunedì l'approvo». Paga la Leopolda a Renzi, paga la campagna elettorale di Marino, paga le cene col premier, paga i dirigenti del vostro partito a Roma (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).
      Vorremmo capire chi guida il PD, perché sa nel passato noi abbiamo già avuto una forza politica che la mafia l'ha portata al suo interno, perché è una verità storica: senza il concorso della politica, la mafia non esisterebbe e la mafia prospera laddove la politica è debole, corruttibile, asservita. Questo partito era la Democrazia Cristiana che non parlava di mafia, era Pag. 37tutto a posto, così come per il PD è tutto a posto: sto facendo pulizia. Adesso l'unica forma di pulizia vera che voi potete fare, non quella annunciata nei talk show, l'unica forma che potete fare è una: costituitevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle mostrano cartelli recanti la scritta «#Costituitevi») !

      PRESIDENTE. Colleghi, abbassate quei cartelli ! Collega Giordano, collega Lorefice, collega Caso, vi richiamo all'ordine. Collega Sibilia, la richiamo all'ordine. Abbassate questi cartelli, per favore. Collega Barone è richiamato all'ordine, abbassate i cartelli. Collega Brugnerotto è richiamato all'ordine, collega Caso la richiamo per la seconda volta.
      Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

      RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signor Ministro Orlando, noi abbiamo rispetto per lei come Ministro della giustizia ma non è lei che avremmo voluto qui a parlarci della nuova questione romana e ad ascoltare le nostre considerazioni.
      E mi consenta, quello che abbiamo sentito questa mattina da parte sua ci conferma nella nostra valutazione: non è, signor Ministro Orlando, con l'ipocrisia descrittiva, affogando nelle parole il dramma di «mafia Capitale», che si affronta la realtà, che si fa coesione, come ha chiesto lei, contro la criminalità e contro la corruzione. Non è così, signor Ministro. A noi non interessa trattare in Parlamento i fatti criminali e ci sembra contro ogni senso di civiltà e del diritto mettere sotto accusa in qualsiasi modo chi è in carcere, in custodia cautelare e non è in condizione di difendersi. Questa è una sede politica, signor Ministro. Noi avremmo voluto qui il responsabile del Governo, che è anche segretario del Partito Democratico, Partito Democratico che è al centro dello scandalo di «mafia Capitale», perché per noi lo scandalo definito «mafia Capitale» solleva problemi di politica e di moralità politica grandi come il Colosseo, problemi che riguardano il Partito Democratico, lo ripeto, e il mondo delle cooperative rosse. Il sindaco Marino che ci aveva già fornito una spietata documentazione di presuntuosa inefficienza si è dimostrato incapace anche solo di capire che cosa è accaduto sotto i suoi occhi, senza che neppure avesse il minimo sentore di come funzionasse la macchina di cui avrebbe dovuto avere il controllo. Noi non riteniamo che Marino sia disonesto come persona, non ci permettiamo neppure di accusarlo di complicità in qualche reato, ma è chiaramente incapace e perciò «crocianamente», politicamente disonesto. Dunque Marino sta assassinando Roma con la propria insipienza politica. Noi abbiamo chiesto le dimissioni del sindaco Marino per questo: è un finto, incapace e perciò politicamente immorale. Ma altrettanto immorale è la permanenza del governatore, di Zingaretti che, contrariamente a Marino, è uomo di partito, il suo partito, signor Ministro, e pertanto garante dei legami storici, economici, politici e finanziari fra il PD e il sistema delle cooperative rosse, rosse e non rosse. E qui veniamo all'ipocrisia: leggiamo i giornali e sappiamo che Renzi sta premendo perché Marino si faccia da parte. Saremmo lieti se la sua moral suasion si risolvesse positivamente, ma sarebbe una pura operazione di immagine, una forma di moralità di convenienza se non coincidesse anche con la denuncia di un conflitto di interessi che sta nell'essenza stessa della sinistra che viene dal PC e che ancora colonizza il Partito Democratico, consiste nel legame costitutivo tra coop rosse e strutture e personale politico del Partito Democratico. Noi qui non abbiamo elementi per definire come criminali i comportamenti delle coop incriminate, dei funzionari e consiglieri comunali, ma quello che è certo è che queste coop che vivono di appalti pubblici finanziano il Partito Democratico fin nei suoi vertici, Renzi compreso, gettando ulteriore discredito non soltanto sulle formazioni partitiche – ed è la cosa peggiore – ma sulla democrazia in sé e sulle elezioni che la sostanziano. Altro elemento di riflessione, oltre alla necessità Pag. 38di riconsiderare il sistema di finanziamento pubblico e la trasparenza dei partiti riguarda le preferenze, non è un caso, signor Ministro della giustizia, che ad essere incriminati e a finire in carcere siano stati i campioni di preferenze in questa città, di tutti i partiti, quindi una riflessione si impone. Insomma, basta all'etica della convenienza, basta all'etica della convenienza che porta magari a scaricare Marino per salvare De Luca, basta all'etica dell'ipocrisia, signor Ministro. E lo lasci stare, lasci stare il Ministro per favore !

      PRESIDENTE. Collega, lo richiamo io.

      RENATO BRUNETTA. L'ho richiamato anch'io !

      PRESIDENTE. No, lei non lo può richiamare.

      RENATO BRUNETTA. Non posso io, lo richiami lei allora !

      PRESIDENTE. Vada avanti.

      RENATO BRUNETTA. E faccia il suo dovere anche lei, Presidente.

      PRESIDENTE. Collega, l'ho fatto.

      RENATO BRUNETTA. Non si preoccupi. Lei faccia il suo mestiere, io faccio il mio.

      PRESIDENTE. Prego, concluda il suo intervento, ha ancora dodici secondi.

      RENATO BRUNETTA. Insomma, per ragioni di convenienza, Renzi scaricherebbe Marino, ma salverebbe De Luca. Che schifo, signor Ministro della giustizia. Per questo ci pare meriti da parte nostra lo stesso pressante suggerimento che Renzi rivolge a Marino: si dimetta, caro Presidente del Consiglio, e Roma sarà libera in Campidoglio e a Palazzo Chigi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

      FABRIZIO CICCHITTO. Cos’è successo, signor Presidente, nel corso degli anni, dopo il 1994, con particolare riferimento agli enti locali ? Fondamentalmente, due cose: una a livello politico, ossia la frantumazione e la perdita di peso politico e di tensione ideale dei partiti; l'altra, a livello economico, è consistita in una sorta di santificazione delle cooperative, assunte come perno del sistema degli appalti negli enti locali.
      A Roma, è avvenuto qualcosa in più e cioè l'esaltazione e la santificazione di alcune cooperative perché fatte tra ex detenuti. Ciò è avvenuto, in primo luogo, per la cooperativa 29 giugno, il cui capo, ad un certo momento, ha assunto il ruolo di leader del sistema delle cooperative nella capitale. Ora, fino a che ci sono state giunte di sinistra, questo sistema, a Roma e nel Lazio, ha funzionato con relativa fluidità – mi auguro senza tangenti –, ma certamente con i classici meccanismi vicendevolmente preferenziali: da un lato, assunzioni, voti di lista e preferenze, dall'altro, l'assegnazione degli appalti.
      Il successivo salto di qualità è avvenuto per due cause di fondo: l'esplosione di una serie di emergenze e la vittoria della giunta Alemanno. Ma di ciò che è avvenuto nella giunta Alemanno, do una lettura diversa da quella oggi prevalente. La chiave di quello che è accaduto sta in una battuta di Carminati a Buzzi: «Adesso ti metti la minigonna e vai a parlare con quelli», cioè con quelli di centrodestra. In sostanza, cambiando la controparte politica, a livello di giunta comunale, il sistema delle cooperative era venuto a trovarsi in una condizione di difficoltà e di incertezza. È a quel punto che la leadership del sistema delle cooperative è stata assunta proprio dalla cooperativa 29 giugno guidata da Buzzi, perché essa, attraverso il rapporto Buzzi-Carminati era la più attrezzata ad agganciare pezzi decisivi del sistema di potere di Alemanno, che ha commesso molti errori, ma non è un Pag. 39mafioso, e quindi a realizzare con la giunta di centrodestra un consociativismo più affaristico e gestionale che non politico, che però ha assegnato alle cooperative rosse, bianche e di destra spazi economici assai rilevanti.
      Ora, un'operazione dello stesso tipo è avvenuta anche quando il quadro politico è nuovamente cambiato con la giunta Marino. Così, gli «uomini del mondo di mezzo» vengono a trovarsi bene sia sotto la giunta Alemanno, che inizialmente temevano, sia sotto quella di Marino, non perché egli sia a loro legato, ma per la sua evidente inadeguatezza, che ha consentito a Buzzi-Carminati molteplici inserimenti nell'amministrazione comunale e nella stessa giunta, tra consiglieri comunali dagli opposti volti e in vari comuni.
      Orbene, rispetto a tutto ciò, che ha coinvolto solo un numero limitato di assessori e di consiglieri comunali degli opposti schieramenti, ma che ha effetti devastanti sul terreno dell'illegalità e dell'antipolitica, bisogna reagire proprio per salvare la politica, realizzando un taglio netto.
      Questa è la ragione per cui noi riteniamo che, finché si è ancora in tempo, si realizzi una netta rottura di continuità con l'attuale consiglio comunale e anche rispetto a un sindaco, estraneo al sistema criminale, ma non all'altezza di affrontare la più drammatica situazione di emergenza con cui Roma deve fare i conti dagli anni Quaranta ad oggi. Solo in questo modo la buona politica può avere la possibilità di scacciare quella cattiva ad evitare di essere travolta dal populismo e dall'antipolitica (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

      RENATO BRUNETTA. Bravo Cicchitto !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, noi condividiamo, come Scelta Civica, l'analisi del Ministro sul fatto che si debba fare un'analisi in questo momento prudente e che si debbano aspettare gli esiti sia del lavoro della prefettura ai fini del commissariamento, sia delle indagini. Non c’è dubbio che questo è quello che si debba fare e che oggi chiedere le dimissioni per motivi giudiziari, diretti o indiretti, del sindaco sia una forzatura.
      Il tema è di carattere politico: è indubbio che, dal quadro che emerge dalle inchieste si può riscontrare una contaminazione della politica romana gravissima ed è evidente che sarà difficile per il sindaco portare un cambiamento netto.
      Noi ci aspettiamo che questo avvenga, che ci sia un cambio di passo e solo a quelle condizioni, a condizione che si ridia a Roma la dignità che merita come capitale e per il prestigio che ha a livello internazionale, si potrà andare avanti. Altrimenti, la crisi diventerà evidente, il degrado proseguirà e non si potrà che finire per dare la parola ai cittadini.
      Voglio, però, dire che la difficoltà del compito di Marino nasce da una difficoltà generica, di tutti i partiti, che è emersa da questa indagine, dal fatto che i partiti sono oramai inestricabilmente condizionati da una serie di consorterie e di rapporti politici consolidati negli anni e hanno una fortissima difficoltà a liberarsene.
      Noi non siamo tra quelli che insultano la politica per la politica, che pensano che chiunque governi sia un ladro, che attribuiscono a tutti la responsabilità di quello che succede. Però, è indubbio che è mancato un intervento incisivo su questo tipo di rapporti, dalle coop a società di altro tipo, a rapporti con consulenti, che vediamo tutti i giorni, li vediamo in tutta Italia e li vediamo a Roma.
      Questa è una difficoltà che i partiti tradizionali continuano a incontrare. Alcuni la ignorano del tutto, perché io ho sentito fare delle accuse, da parte dell'onorevole Brunetta, ma francamente il coinvolgimento della vecchia amministrazione in questa vicenda è evidente e non c’è stato neanche il tentativo di dire: «Vediamo che è successo all'interno del nostro partito». Altri partiti, compreso il Partito Pag. 40Democratico, hanno avviato una revisione della loro situazione, che spero sia molto severa.
      Tutto questo conferma la correttezza dell'intuizione e dell'impostazione che ha avuto Scelta Civica per l'Italia fin dall'inizio. Noi siamo entrati in politica nel 2013, per portare nei governi nazionale e locale uno spirito civico che non pretende di rappresentare tutti i cittadini e di avere la verità rivelata o, tanto meno, di essere gli unici onesti, perché questo tipo di affermazioni e di posizioni è ridicolo. Però, siamo sicuramente gli unici liberi da condizionamenti: non abbiamo privilegi da difendere, non abbiamo posti da difendere, non vogliamo difendere posti, vogliamo difendere i diritti degli italiani, la legalità, l'etica. Per questo, abbiamo avuto, fin dall'inizio, un codice deontologico severissimo, escludendo indagati fin dalle prime liste, che sono anche costati in termini elettorali. Ma noi pensiamo che questo spirito, questa serietà, questo entusiasmo civico, basato su etica, su competenza, su serietà e su dedizione totale agli interessi del Paese, sia quello che serve a Roma e sia quello che serve all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Scotto. Ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, io penso che, prima ancora di svolgere le considerazioni che mi appresto a fare, sia doveroso, da parte nostra, ringraziare la magistratura, il procuratore Pignatone e il pool di magistrati che, attorno a lui, hanno costruito un'inchiesta che ci consente di capire cosa è oggi una parte rilevante del sistema economico e istituzionale di Roma e, contemporaneamente, di avere la possibilità di agire e di modificarlo.
      Roma è da anni sotto i riflettori di tante associazioni. Penso a «Libera», penso a «daSud», che hanno da molto tempo denunciato il livello di penetrazione delle mafie nel tessuto economico e nel tessuto sociale, che hanno raccontato cosa stavano diventando le periferie, da Tor Bella Monaca a San Basilio a Ostia; e ciò che lei diceva nella sua riflessione, nella sua relazione, cioè la capacità pervasiva della criminalità e il fatto che la sua espansione non fosse più collocata nelle regioni di origine, questo tema torna e deve essere affrontato in maniera molto diretta. Deve esserci la capacità, da parte della politica, di guardarsi allo specchio e anche di avere il coraggio di chiedere scusa quando ci sono cose drammatiche come quelle che emergono. Chiedere scusa non significa autoassolversi, né significa non guardare all'enormità di un'inchiesta che ci racconta di un trasversalismo degli affari e di una capacità di penetrazione del «mondo di mezzo» sul «mondo di sopra», perché il «mondo di sopra», come diceva lei, Ministro, è diventato ancillare, subalterno, all'economia e agli interessi di pochi.
      Su questo non c’è soltanto da fare autocritica, c’è bisogno di fare scelte politiche molto chiare. C’è bisogno, da un lato, di porsi un tema, prima ancora di un avvicendamento amministrativo: se c’è ancora la possibilità di salvare Roma di fronte ai rischi di uno scandalo internazionale, che può essere lo scioglimento per infiltrazioni mafiose – perché di questo si parla –, e contemporaneamente, come le classi dirigenti di questo Paese si caricano sulle spalle questo problema, nello stesso tempo, la capacità di autoriforma della politica.
      Lei avrebbe dovuto pronunciare forse una parola, che è stata rimossa dal vocabolario italiano, che si chiama questione morale, che viene sempre prima della questione giudiziaria. E la questione morale ci dice che l'intervento e la capacità della politica passano non solo attraverso le leggi, che pure vanno fatte. In primo luogo: un taglio netto. La politica non può essere più finanziata dalle aziende che vincono gli appalti pubblici e che molto spesso contribuiscono a determinare le scelte dei partiti, gli orientamenti e anche le scalate delle leadership.
      In secondo luogo: va fatta una politica sulle periferie. Guardate, questo può sembrare Pag. 41un tema secondario, ma quando leggo oggi il rapporto del Censis e vedo che l'81 per cento delle risorse alle politiche sociali è stato tagliato dal 2007 al 2014, si capiscono anche tante cose e tanti fenomeni che molto spesso possono apparire inspiegabili, ma che sono in realtà frutto e legati alla crisi profonda dell'autorità morale e regolatrice della politica.
      Concludo. Ognuno deve fare i conti in casa propria, ognuno deve saper guardare in faccia alla crisi e questo significa, quando si fanno le liste, adottare metodi trasparenti e, magari, non candidare chi può poi non governare una regione o un comune; ma bisogna anche dire in faccia una cosa: il trasversalismo degli affari ha prodotto anche qualche matrimonio di interessi e la destra in questo Paese dovrebbe avere la capacità di guardarsi allo specchio, soprattutto nel comune di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

      NICOLA MOLTENI. Ministro, mentre qua in Parlamento discutiamo di «mafia capitale», discutiamo di malaffare, di criminalità organizzata, di corruzione, di infiltrazione della mafia all'interno di un ente locale, a poche centinaia di metri di distanza da qua, al Campidoglio, come se nulla fosse successo, come se nulla fosse capitato, si sta discutendo di olimpiadi, si sta discutendo di olimpiadi a Roma nel 2024, e questo è drammaticamente il simbolo, è la cartina al tornasole che in quel luogo non c’è assolutamente la percezione di quello che è successo. Non c’è la percezione della gravità di questa inchiesta. E la gravità di un fatto come questo può essere sanata unicamente chiedendo le dimissioni a colui il quale guida quella macchina amministrativa, ovvero il sindaco Marino, indipendentemente da implicazioni di natura penale.
      Abbiamo ascoltato il suo intervento, un resoconto perfetto di fatti di cronaca giudiziaria. Noi manifestiamo fin da subito la nostra stima nei confronti della procura di Roma, del procuratore Pignatone, li stimoliamo ad andare avanti. La cronaca giudiziaria è chiara o tendenzialmente chiara. Quella che manca è la risposta politica, è la carenza delle risposte politiche su questi fatti; è l'insufficienza della percezione politica di quello che è capitato.
      E ci sono due considerazioni che possono essere immediatamente fatte, emergono due dati chiari. Il primo dato: la sinistra – e rispondo al collega Migliore –, che ha sempre sventolato per anni la bandiera della legalità, la bandiera della moralità, una presunta superiorità etica rispetto ai valori e ai principi della buona politica, oggi quella bandiera la prende, la ammaina e la nasconde con vergogna e con infamia, non solo con riferimento ai fatti di «mafia capitale», ma, ad esempio, anche con riferimento alla vicenda De Luca.
      E l'altro dato politico è la connessione, fino ad oggi presunta, oggi certificata, tra la politica, tra la gestione della politica e la gestione del sistema mutualistico-cooperativistico. La sinistra ha sempre preso le distanze, a parole, mai nei fatti, rispetto ad un possibile finanziamento della politica da parte delle cooperative sociali, rosse in modo particolare, ma anche bianche dall'altro lato; oggi questo presunto, anzi, certificato, rapporto emerge in tutto il suo triste e drammatico spessore. Le cooperative come bancomat dei partiti politici, come bancomat della sinistra: fatto profondamente inaccettabile per la politica, ma anche e soprattutto per le cooperative, che tradiscono la loro finalità e il loro scopo mutualistico. Su questo non abbiamo sentito una parola da parte del Governo.
      Non basta, Ministro, un decreto anticorruzione, non basta aumentare qualche pena su qualche reato corruttivo, se poi la grave responsabilità politica della sinistra è quella di avere cancellato e ucciso un principio sacrosanto del diritto, che è il principio della certezza della pena.
      Non basta Cantone, l'eroe Cantone, il «super Cantone», se poi, come abbiamo visto l'altro giorno, quando Cantone dice: Pag. 42«L'appalto di Mineo è un appalto viziato, irregolare, non trasparente, quell'appalto va revocato, Mineo va commissariata, il sottosegretario Castiglione va mandato a casa», la sinistra difende Castiglione in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), facendo vergognare i cittadini e, soprattutto, i militanti di sinistra.
      Salvatore Buzzi – qualcuno lo deve ricordare – è stato condannato per omicidio ed è finito in galera; dopodiché, la risposta dello Stato rispetto a un uomo che ha ucciso ed è finito in galera quale è stata ? Lo Stato gli ha consegnato la grazia ! Questo è un Paese normale ? Un Paese che dà la grazia a Salvatore Buzzi e tiene in galera un povero cristo come Antonio Monella è un Paese profondamente ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !
      Salvatore Buzzi aveva la tessera del PD; Salvatore Buzzi ha finanziato la campagna elettorale del PD; Salvatore Buzzi ha partecipato alle cene di finanziamento di Renzi, 1.000 euro a cena; Salvatore Buzzi era strettamente legato alla politica del Partito Democratico.
      Ci sono tantissime domande che noi vorremmo fare e rivolgere al Governo, e, ad esempio, a Marino: perché con Marino le cooperative sociali, oggi sotto inchiesta, hanno aumentato e incrementato la propria attività e i propri affari ? Perché Marino, dopo che un anno fa il MEF gli aveva fatto presente che i servizi erogati dal comune tramite affidamento diretto non andavano bene e serviva una gara ad evidenza pubblica, una gara trasparente, ha continuato ad erogare servizi attraverso il meccanismo dell'affidamento ? Perché Marino, da candidato sindaco, prende i soldi – regolari, pare – esattamente da quella stessa cooperativa sociale che sta svolgendo servizi in nome e per conto del comune ? Perché le cooperative possono finanziare la politica ? Perché – l'altro tema, che non è stato toccato, lo mettiamo noi –, nonostante quello che è successo su «mafia capitale», con Salvatore Buzzi che dice: «il business dell'immigrazione rende molto di più della droga», continuate ad importare immigrati, alimentando e arricchendo questo business criminale della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) ?

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      NICOLA MOLTENI. Concludo, Presidente. In un Paese normale, se fossimo in un Paese normale, il sindaco Marino, indipendentemente dalle responsabilità di natura penale, che, ad oggi, non sono assolutamente accertate – e ci mancherebbe altro ! –, dal punto di vista politico andrebbe a casa, verrebbe cacciato e verrebbe...

      PRESIDENTE. Concluda.

      NICOLA MOLTENI. ... ridata la parola – concludo, Presidente – al popolo romano; popolo che oggi, se potesse, caccerebbe anche questo Governo. Noi vogliamo tornare – e credo, con noi, tutto il popolo – a vivere in un Paese normale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Marazziti. Ne ha facoltà.

      MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, Roma è malata, ce lo ha anche raccontato lei. Signor Ministro, una legge sulle lobby è stata presentata da noi già un anno fa e quindi potremmo decidere insieme, Governo e Parlamento, di discuterla presto. Roma è malata, tanti si autoassolvono e la sofferenza dei poveri, purtroppo, rimane. Il massimo di cui si parla, anche in quest'Aula – sarebbe il minimo – è onestà.
      L'onestà è come un tubo, però: è indispensabile per non disperdere l'acqua, la vita, per strada, ma ci vuole anche l'acqua, o i tubi sono secchi. Serve, cioè, anche un sogno nella politica per Roma, una visione e un progetto. Roma è bellezza, è una Pag. 43capitale mondiale, è un luogo che può e deve essere sogno del mondo, dove la vita deve e può essere più dolce, anche per chi ha poco, ma da tempo Roma non è più questo.
      È una vergogna che pesa su un'intera classe dirigente da molti anni e su una parte di romani, arruffoni e arraffoni, che pensano solo a sé. I partiti liquidi aiutano, purtroppo, la città a sbandare tra rabbia e egoismi, toni forti e pratiche ondeggianti, ma lo stesso problema di Roma è un problema nazionale, perché veniamo da Milano, veniamo da Venezia, veniamo da un malaffare nel Sud, veniamo da un malaffare che è diventato internazionale, ma a Roma anche la storia del PD è emblematica. Erede di quel PCI che seppe coagulare le periferie della città su un sogno, un «modello Roma», un modello di successo davvero, l'idea di una città comunità, poi stanca, poi imbarbarita nelle cattive abitudini, peggiorata negli anni della destra capitolina al governo, forse il peggiore dal dopoguerra. La corruzione uccide le visioni, le fa diventare soldi, ci vuole una grande rinascita. Servire i deboli e non servirsi dei deboli, una rinascita di Roma deve partire dai più deboli, una città dove i deboli stanno meglio è una città dove stanno meglio tutti. Oggi, invece, cresce l'odio sociale e si scarica sui più deboli, c’è bisogno di un rimpasto delle coscienze, c’è una questione antropologica della politica nazionale e romana. La corruzione sembra pervasiva, scientifica, fino agli sgomberi dei rom e degli immigrati, per creare campi non necessari su cui lucrare. Lo dico con l'esperienza dolorosa, anche personale, con la comunità di Sant'Egidio, da decenni, nelle stesse periferie, negli stessi campi rom, con gli stessi immigrati, a umanizzare, anche con scuole dove 70 mila hanno imparato l'italiano, ma gratis, gratis ! Poi il «mondo di mezzo», si lucra su tutto, politicamente, con le cordate, con i soldi, come se tutti avessero un prezzo. È difficile credere che il problema sia limitato solo ai poveri, e non ai lavori pubblici, alle valorizzazioni, al degrado delle aree urbane, ai trasporti, alle pulizie, all'igiene urbana, alle graduatorie malate per la casa, alla sanità e al resto. Oggi il MoVimento 5 Stelle tuona: siamo gli unici che non hanno rubato a Roma. Non sono, non siete, certo, gli unici, per fortuna, ci sono tanti professionisti, tanti cittadini romani, tanti romani. C’è chi ha lavorato gratis e ha umanizzato e umanizza questa città da decenni. Permettetemi un consiglio, un invito affettuoso, perché c’è bisogno anche di voi. La corruzione, infatti, non è solo quella dei soldi, voi siete ossessionati dai soldi, avete fatto del discorso sui soldi la bandiera per cavalcare tutte le arrabbiature degli italiani con pochi soldi, ma non siete vaccinati. C’è un altra corruzione che è pervasiva e alcuni di voi ci sono dentro e non sanno nemmeno che esiste, è un discorso affettuoso che faccio: il potere del successo, la corruzione del successo, dell'aprire bocca e stare sulle pagine dei giornali, lo star system che spesso rende volgari ed arroganti. È una corruzione nella quale alcuni sono caduti dopo una, due settimane, di Parlamento. La corruzione non è solo i soldi, si possono vincere le elezioni così, ma le città non rinascono dall'arroganza, dalla divisione sociale, dal tutti contro tutti, dal noi contro voi. Ricostruiamole assieme, con fatica, umiltà, capacità, onestà, sogni possibili e necessari.
      Concludo: bisogna chiedere perdono ai poveri e agli sfruttati, anche chi ha responsabilità minori. Il PD, finora, non ha saputo chiedere perdono. Chi ha responsabilità maggiori, la destra che ha spappolato Roma e favorito l'odio sociale, non ha ancora chiesto perdono ai romani. Chi non ha rubato, provi a soffrire con i romani, a non speculare sulle loro rabbie e sul loro opportunismo, in cui ognuno pensa solo a sé e mette i tavolini del bar dove vuole, con i vigili che non vedono. È l'ultima affermazione, Presidente. Al PD, a noi tutti, dico: nessuno da solo ha le forze per rimettere insieme i pezzi di questa città, i migliori stanno spesso altrove, fuori dai recinti dei «nostri». Una costituente per Roma, una democrazia solidale e disinteressata Pag. 44è possibile, facciamolo insieme (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Rampelli. Ne ha facoltà.

      FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Ministro Orlando, intanto mi associo, anch'io, come hanno fatto altri colleghi, l'avevo già fatto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, al giudizio positivo per quello che riguarda la sua persona, per la sua esaustiva relazione. Ma il giudizio non è positivo per quello che riguarda il tentativo di fuga dalla propria responsabilità, lo dico tra virgolette, del Presidente del Consiglio Renzi che è pur sempre, oltre che Capo del Governo, il segretario nazionale del Partito Democratico.
      Ed è soprattutto la persona che in questi giorni non ha rimandato al mittente alcune responsabilità e alcune accuse. Ha affrontato il confronto ed ha risposto alle accuse che gli sono state mosse, lo ha fatto attraverso i canali televisivi, attraverso le dichiarazioni, attraverso le conferenze stampa attraverso quella che viene definita la «terza Camera», rappresentata da un noto talk show televisivo condotto dal direttore Vespa. Quindi, a maggior ragione, avrebbe potuto e dovuto recarsi presso il Parlamento a rispondere alle domande politicamente rilevanti, non certamente penalmente rilevanti, del Parlamento italiano e delle forze politiche.
      Penso che le questioni che si addensano sulla capitale d'Italia siano particolarmente rilevanti e questo tutti lo hanno detto. Ma penso anche che non si debba cedere alla tentazione di entrare nel merito delle vicende di carattere penale. Anche io colgo l'occasione per ringraziare la procura della Repubblica di Roma per quest'inchiesta, nella speranza che si riescano ad accelerare gli eventi, le indagini e le conclusioni processuali per offrire chiarezza, trasparenza e, quindi, possibilità di maturare un giudizio ed evitare così che qualcuno possa strumentalizzare e speculare su queste vicende.
      Ma le responsabilità del sindaco Marino sono evidenti ed anch'io mi auguro – lo dico immediatamente – che Marino si dimetta, perché è l'unica cosa che possa accadere in grado di ristorare la capitale d'Italia dalle vicende che ne stanno inquinando l'immagine, perché evidentemente il sindaco Marino, dal mio punto di vista, non è persona sufficientemente autorevole per affrontare queste problematicità. Dispiace davvero che sia arrivato a destinazione del sindaco questo proiettile e ovviamente la solidarietà da parte di tutti penso che sia un atto necessario. Però, il sindaco Marino ha delle responsabilità. Intanto ha delle responsabilità morali, perché io ricordo che in campagna elettorale Salvatore Buzzi fu il destinatario di una promessa, quella che il primo stipendio da sindaco Marino lo avrebbe consegnato alla Cooperativa sociale 29 giugno. Ha delle responsabilità culturali, in quanto componente del Partito Democratico, insieme al Presidente del consiglio Renzi e insieme a tutta la classe dirigente del Partito Democratico. Infatti mi riferisco alla nota legge che sdogana le cooperative sociali e ricordo anche a me stesso che le cooperative sociali godono di vari privilegi e, tra questi, il privilegio di potere avere incarichi e affidamenti diretti fino a 200 mila euro, senza passare per gare di alcun tipo. Questo significa ovviamente anche una sorta di possibilità di utilizzarne i servizi da parte della politica a proprio piacimento. Come dicevo, questa legge, che ha offerto questi privilegi al sistema delle cooperative sociali, è stata varata all'unanimità in sede deliberante al Senato nel 1991 dalla Democrazia Cristiana di allora e dall'allora Partito Comunista o Partito Democratico di Sinistra, come si chiamava, appunto, in quell'epoca.
      Quindi ci sono delle responsabilità di tipo culturale, di fronte alle quali la sinistra non ha detto né «ah» né «bah». Non ha fatto autocritica, non si è battuta il petto, come se persone che, come nel caso di Buzzi, comunque hanno avuto delle importanti sentenze di condanna, una volta associatesi con altre persone in una cooperativa, non dovessero essere, per così Pag. 45dire, tenute sotto controllo, adeguatamente sotto controllo. C’è una responsabilità amministrativa e gli affidamenti diretti, come hanno ricordato altri colleghi, si sono moltiplicati per mille dalle precedenti edizioni, fermo restando che da Rutelli, passando per Veltroni fino all'attuale amministrazione Marino, c’è stata una crescita di questi affidamenti diretti e, quindi, della relativa elusione delle gare pubbliche.
      C’è la responsabilità politica – e mi avvio alla conclusione, Presidente – che è altrettanto evidente perché non c’è soltanto lo spettro dello scioglimento per mafia della capitale d'Italia, che deve essere assolutamente scantonato, ma esistono delle responsabilità in ordine alla reiterata violazione delle leggi dello Stato proprio sugli affidamenti diretti e sull'elusione delle gare pubbliche, come ha ricordato il presidente Raffaele Cantone. Così come esistono altre violazioni. Mi riferisco all'articolo 141 del Testo unico degli enti locali. Io ritengo che si sia detto tutto quello che c'era da dire. Giusto un momento per ricordare che Marino consapevolmente ha chiesto...

      PRESIDENTE. Concluda, collega Rampelli.

      FABIO RAMPELLI. Concludo davvero, Presidente, le chiedo scusa. Ha chiesto al Ministro dell'interno di derogare ai 250 rifugiati assegnati a Roma per decreto ministeriale per ottenere 3 mila rifugiati. Quindi, se non è consapevole, questa mi pare già un'ottima ragione per offrire le sue dimensioni.
      Noi continuiamo ad ispirarci alla massima di una persona che abbiamo sempre stimato. Araldo di Crollalanza diceva: l'onestà è il passe-partout per l'immortalità.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Mucci. Ne ha facoltà.

      MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Parliamo di «mafia capitale»: un'inchiesta che, da un lato, sta facendo emergere il fatto che la corruzione risulta endemica e profondamente radicata nella nostra capitale e, dall'altro, per chi ci guarda dall'estero, getta un'onta su tutti gli italiani onesti, della quale ci vergogniamo profondamente.
      Il comune di Roma, negli ultimi dieci anni, ha speso oltre 300 milioni di euro per dare casa a poco meno di 2 mila famiglie in emergenza abitativa, affittando da società off shore uffici fatti passare per residence. E questo è già un fatto, di per sé, singolare. Tra le persone che hanno mangiato in questo business c'era anche il ras delle cooperative Salvatore Buzzi, che oggi è in carcere. Il sindaco Marino ha detto che vuole chiudere queste strutture, ma, a quanto ci risulta, sono ancora aperte.
      Lo scandalo vero, Ministro, è il fatto che la giunta Zingaretti, pochi giorni prima che scoppiasse «mafia capitale», ha approvato una legge che consentiva alle società proprietarie dei residence, che stavano, quindi, per perdere gli affitti d'oro pagati dal comune, di avere il cambio di destinazione d'uso in residenziale: un vero e proprio regalo, che si trasforma in business e che non è consentito alla maggior parte dei cittadini italiani. Si tratta di una norma fatta ad hoc, Ministro, per favorire pochi soggetti ben identificabili, nel pieno alveo del rapporto malato, che lei ha descritto poc'anzi, tra politica e impresa. Una scelta che, però, è stata fatta con un emendamento di giunta e che, come tale, è immediatamente attribuibile a Zingaretti e allo stesso PD.
      Ministro Orlando, queste persone non vanno difese. È compito del vostro partito, in primis, effettuare un allontanamento in termini politici dei soggetti coinvolti. E non basta delegare questo ad un'agenzia esterna, ovvero l'ANAC, per combattere una situazione che lei ha definito di corruzione reticolare, attraverso appunto la correlazione alla politica. Servono meccanismi interni e di trasparenza che possano seriamente contrastare la corruzione. Lei qui ha fatto una sorta di promessa al Parlamento.

      PRESIDENTE. Deve concludere.

Pag. 46

      MARA MUCCI. Concludo. Fino ad oggi centinaia di milioni di euro pagati dai cittadini con le nostre tasse continuano a finire nella tasca di farabutti corrotti e questo, Ministro, è intollerabile. Quindi, fate qualcosa e fatelo bene.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fava. Ne ha facoltà.

      CLAUDIO FAVA. Signor Ministro, non ho difficoltà, per pochi secondi, a dirle che ho apprezzato il suo intervento e che lo considero puntuale, giudizioso e attento, anche nella ricostruzione del modo in cui si è applicata la fattispecie del 416-bis all'inchiesta su Roma. Però, mi era già tutto noto, nel senso che non era questo che ci aspettavamo dal Governo, non naturalmente dalla sua persona, dal Ministro della giustizia.
      Ci aspettavamo una valutazione operativa, naturalmente, dal Ministro dell'interno sulla pervasività della mafia, sul condizionamento democratico dell'amministrazione, sul modo in cui l'amministrazione di questa città da molto tempo sia stata piegata a vocazione e a volontà criminali. Ci aspettavamo una valutazione politica da parte del Presidente del Consiglio dei ministri sulla trasversalità della mafia, sul modo in cui ormai la politica, tutta la politica, è subalterna e sul rischio che era presente e sulle condizioni che questo rischio evoca e propone lo scioglimento per mafia della capitale d'Italia.
      Aggiungo soltanto un punto, una sottolineatura, una contraddizione che io vedo nel comportamento del Presidente del Consiglio e di questo Governo e concludo, Presidente. Pretendere le dimissioni di Marino e considerare graziosamente immune da ogni responsabilità il sottosegretario Castiglione, che i giudici considerano un terminale che mette in contatto malaffare politico e malaffare criminale, ci sembra un atto di reticenza di cui il Presidente del Consiglio si deve assumere la sua responsabilità.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

      PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 24 giugno 2015, la deputata Monica Gregori, già iscritta al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta.
      Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla situazione dell'aeroporto di Fiumicino dopo il grave incendio che ne ha colpito alcune strutture e sulle iniziative per ripristinare la piena funzionalità dello scalo.

      La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Berlinghieri, Stella Bianchi, Boccia, Brunetta, Busto, Catania, Cicchitto, Dambruoso, De Mita, Di Gioia, Di Lello, Fico, Giampaolo Galli, Giancarlo Giorgetti, Laforgia, Librandi, Losacco, Manciulli, Marcon, Matarrese, Melilla, Migliore, Palese, Pellegrino, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Schirò, Tabacci, Taglialatela e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente centoquindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 47

Informativa urgente del Governo sulla situazione dell'aeroporto di Fiumicino dopo il grave incendio che ne ha colpito alcune strutture e sulle iniziative per ripristinare la piena funzionalità dello scalo (ore 15,05).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla situazione dell'aeroporto di Fiumicino dopo il grave incendio che ne ha colpito alcune strutture e sulle iniziative per ripristinare la piena funzionalità dello scalo. Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Delrio.

      GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, com’è noto nella notte tra il 6 e 7 maggio scorso un incendio presso il terminal T3 dell'aeroporto di Fiumicino ha causato il danneggiamento di un'area di circa 5.450 metri quadrati, di cui circa 3.200 coinvolti direttamente dalle fiamme, cioè con danni diretti. La restante porzione è stata oggetto di danni di minore entità. I vigili del fuoco intervenuti sul luogo dell'incidente hanno dichiarato l'inagibilità dell'area che, in data 8 maggio, è stata oggetto di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria. Nell'immediatezza dell'evento, la società di gestione aeroportuale ADR ha attivato le proprie strutture specialistiche, servizio salute e sicurezza sul lavoro, medico competente, e si è avvalsa di società esterne specializzate nell'attività di disaster recovery.
      Riepilogo le principali azioni poste in essere per restituire la piena funzionalità dello scalo. Il 9 maggio il professor Soldati e la società HSI Consulting, alla quale ADR ha commissionato le indagini ambientali dell'area partenze del terminal T3, hanno illustrato, durante la riunione del comitato per la gestione successiva dell'emergenza, a tutti i partecipanti – polizia, dogane, carabinieri, rappresentanti dei vettori degli handler – i risultati preliminari dei rilievi effettuati sulla qualità dell'aria al T3 da parte della predetta società. I dati rilevati per i parametri indagati non risultavano aver superato i limiti previsti dalle normative vigenti, sia nazionali che internazionali, riguardo ai luoghi di lavoro. Il 10 maggio ADR ha presentato anche agli ispettori del Servizio per la prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'azienda sanitaria ASL Roma i risultati ufficiali delle analisi che hanno confermato i dati preliminari. Il 12 maggio l'ARPA, Agenzia regionale per la protezione ambientale, ha installato le proprie centraline. Inoltre, la ASL Roma D ha dato la propria disponibilità a fornire assistenza e informazione, esercitando anche le funzioni di controllo delle misure adottate sino al ritorno della normalità ambientale e lavorativa, non mancando, in caso di inadempienza, di adottare le sanzioni di legge. Il 17 maggio, a seguito delle operazioni di pulizia e bonifica dell'area di imbarco D, preso atto del parere favorevole espresso dal rappresentante della ASL Roma D e tenuto anche conto delle positive valutazioni espresse dalle aziende incaricate di valutare la qualità dell'aria, è stato ritenuto possibile riutilizzare l'area di imbarco D ad esclusione di tutte le attività commerciali. Il 18 maggio è stata riaperta la zona definita come area imbarchi D e nei giorni seguenti l'operatività è ripresa in forma ridotta. Il 26 maggio l'autorità giudiziaria è intervenuta sequestrando l'area imbarchi D, presumibilmente sulla scorta delle relazioni presentate dalla ASL Roma D. Il 27 maggio ADR, la società di gestione, ha richiesto all'ENAC di poter ridurre l'operatività all'80 per cento. Il 12 giugno, ADR, considerate Pag. 48le notevoli criticità gestionali venutesi a creare con il sequestro, ha chiesto ad ENAC di emettere un provvedimento di riduzione della capacità operativa al 60 per cento, unitamente alla chiusura del livello partenze del terminal T3. ENAC, valutando i dati presentati, ha imposto al gestore una riduzione progressiva della capacità e il 16 giugno l'Istituto superiore di sanità, da noi spinto a intervenire, ha inviato il primo rapporto di analisi sulla qualità dell'aria relativamente ai campionamenti effettuati dall'ARPA Lazio (periodo 16 maggio-1o giugno) e dallo stesso Istituto superiore di sanità (periodo 9-10 giugno), specificando, nelle conclusioni generali, che i dati dell'Istituto superiore di sanità sui contaminanti inorganici, seppure relativi ad un unico campionamento, non evidenziano particolari criticità.
      I dati ARPA e Istituto superiore nel loro insieme suggeriscono un generale trend temporale in diminuzione per gli inquinanti organici. Il 19 giugno, infine, l'autorità giudiziaria ha emesso ordinanza di dissequestro delle aree di imbarco D. Il provvedimento di dissequestro prevede una serie di azioni quali accertamenti analitici necessari ad una completa valutazione dei rischi di esposizione dei lavoratori a composti derivanti da combustione, mancata inclusione nel documento di valutazione dei rischi delle planimetrie di classificazione delle aree, la relazione del CNR e la relazione sulla staticità dei locali oggetto di incendio e sugli interventi di bonifica. Tutte azioni poste a carico del gestore e prodromiche al ripristino della piena operatività dell'area in argomento. Il 23 giugno, l'ENAC, prendendo atto del provvedimento di dissequestro dell'autorità giudiziaria, ha richiesto all'ADR di porre in essere le azioni stabilite dalla procura appena elencate e finalizzate al pieno riscontro alla citata ordinanza al fine del tempestivo ripristino anche in modo graduale della piena operatività dell'area di imbarco D. Si può ovviare ai grandi inconvenienti e ai grandi disagi che sono stati provocati nel nostro più grande aeroporto nazionale solamente raggiungendo la piena utilizzazione dell'area e il ripristino della piena operatività aeroportuale senza limitazioni. In questo momento non è possibile fornire alcuna indicazione temporale in considerazione del fatto che il gestore aeroportuale ha proposto alla ASL di Roma, autorità alla quale è stata demandata la verifica degli adempimenti imposti, un piano cadenzato di bonifica delle aree relative ai quattro gate del molo D e ai relativi esercizi commerciali posti nella zona dei gate interessati alla bonifica. Per cui si attende la risposta a questa richiesta del gestore aeroportuale e non si ritiene di escludere che invece di un approccio parziale quale quello proposto possa essere richiesta invece una bonifica totale del molo D prima della sua effettiva riapertura al pubblico. Allo stato attuale non è possibile quantificare l'ammontare dei danni provocati e degli interventi necessari al pieno ripristino del terminal, considerato che le aree sono state dissequestrate solo lo scorso 19 giugno e necessitano di accurate verifiche strutturali. Nella convenzione stipulata esiste l'obbligo assicurativo a carico del gestore aeroportuale anche a copertura di tali danni.
      Per quanto concerne il delicato, significativo, primario e importante tema della tutela della salubrità degli ambienti di lavoro e quindi dei lavoratori tutti, la società ADR ha riferito di aver posto in essere le seguenti attività: estensione ad altre aree del T3 delle misure cautelative già adottate; maggiore rotazione del personale impiegato; rafforzamento dell'attività di sorveglianza sanitaria e, per quanto invece concerne i passeggeri, riduzione dei tempi di transito: incremento delle risorse dedicate, cioè del personale ADR che svolge funzioni di facilitatore nell'aereostazione, anche fornendo informazioni e indicazioni circa le zone di accettazione dei voli e il terminal dal quale il volo partirà in maniera da snellire la permanenza; maggiore coordinamento degli handler fornendo a loro supporto un maggior numero di banchi di accettazione; personale aggiuntivo; riposizionamento dei gate di imbarco: tutte queste misure sono state messe in campo ovviamente per cercare di Pag. 49ridurre al minimo un eventuale disagio sia sanitario che organizzativo. Il terminal 3, zona partenze, non è stato oggetto dell'incendio, non è mai stato reso inagibile da parte dei vigili del fuoco, non è stata dichiarata la necessità di procedere ad azioni specifiche di bonifica e non è mai stato oggetto di provvedimenti di sequestro da parte della procura. In via precauzionale il gestore aeroportuale ha giornalmente fatto effettuare l'analisi dell'aria e, dopo una pulizia iniziale, il terminal è stato costantemente oggetto di interventi di pulitura. La ASL, autorità sanitaria competente in materia, in data 22 maggio 2015 infatti ha richiesto l'applicazione in via precauzionale di misure di protezione per i lavoratori che si sono esplicati in riduzione dei turni di lavoro presso il terminal 3 e l'utilizzo di dispositivi di protezione personale. Quanto all'assistenza per i passeggeri a mobilità ridotta è stato potenziato il numero di personale dedicato all'assistenza e non risultano pervenute ad ENAC segnalazioni di particolare difficoltà. Parimenti, per quanto riferito da ENAC, non vi sono segnalazioni da parte dei passeggeri transitati fino ad oggi attraverso lo scalo di malori o di necessità di ricorso alle cure dei presidi sanitari per aver sostato nelle aree del terminal.
      Lo stesso ente non dispone di dati relativamente a certificazioni mediche prodotte dai lavoratori, in quanto si tratta di dati sensibili in possesso unicamente del lavoratore interessato e del proprio datore di lavoro. Sono altresì emerse diverse criticità operative, ovviamente, correlate all'indisponibilità delle aree interessate all'incendio.
      In risposta a queste criticità, ADR si è attivata per la chiusura del corridoio transiti che consentiva lo spostamento dei passeggeri tra le aree d'imbarco B, C e D e le aree di imbarco H e G e che ha snellito le procedure per assicurare il transito dei passeggeri provenienti da altri scali. Per l'indisponibilità delle postazioni di controllo passaporti interessate da un potenziale inquinamento dell'area ne ha create di nuove e per l'indisponibilità delle postazioni dei controlli per la sicurezza al Terminal 3 ha creato sei nuove postazioni di controllo in altra zona. Questi provvedimenti sono stati anche l'oggetto della visita di verifica che ho effettuato, appunto, in quei giorni, a Fiumicino.
      Inoltre, nell'ambito della gestione operativa dell'evento, l'ENAC ha svolto, da un punto di vista tecnico operativo, le seguenti azioni: verifica in relazione ad alcuni aspetti della gestione della crisi correlati con le attività operative di cui al manuale di aeroporto e, quindi, sorveglianza e certificazione aeroportuale; in particolare, è stato valutato con esito favorevole lo spostamento della sala controllo voli dalla sede ubicata presso il molo D a un locale adattato allo scopo, presso la torre uffici, e in una fase iniziale le attività sono state gestite in condizione di contingency, sopperendo alle carenze tecnologiche determinatisi mediante l'utilizzo di sistemi di comunicazione di backup radio. Nelle prime ore successive all'evento il personale della sicurezza operativa ha operato direttamente sul piazzale degli aeromobili per sopperire alla mancanza di supporto informatico e, attualmente, la situazione è ritornata alla normalità.
      A seguito della richiesta di riattivazione del molo D da parte di ADR, l'ENAC ha richiesto al gestore di subordinare le attività di riattivazione del molo D e del percorso di connessione con l'aria d'imbarco a una preventiva e documentata verifica della presenza delle condizioni di sicurezza e delle necessarie attestazioni. La perizia fornita dal gestore aeroportuale è stata redatta da un professionista abilitato che ha attestato la sussistenza dei requisiti di staticità dell'area. Inoltre, l'ENAC ha svolto ulteriori azioni, ha approvato un intervento per l'attivazione di nuovi varchi di backup dei controlli di sicurezza presso il Terminal 3 con il posizionamento di postazioni di controllo adeguate e per quanto concerne la certificazione aeroportuale e i relativi profili di safety non sono emersi al momento criticità o rilievi. Tutte le infrastrutture di volo, quali piste, piazzali, vie di rullaggio, Pag. 50apparati di ausilio all'atterraggio, non sono state interessate dall'incendio e il controllo dei voli è operativo.
      Questo è quanto abbiamo rilevato, vigilando giorno per giorno sulle condizioni dell'aeroporto, invitando l'ENAC a svolgere appieno la sua attività di vigilanza e di controllo sull'attività del gestore e, ovviamente, collaborando appieno e stimolando anche le autorità sanitarie nazionali e regionali a collaborare appieno all'attività della procura; quindi, auspichiamo che la risposta ultima alla proposta del gestore possa consentire un ripristino veloce della piena operatività del nostro aeroporto principale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Interventi)

      PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
      Ha chiesto di parlare l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

      MICHELE POMPEO META. Grazie Presidente, in una vicenda così complessa che si è verificata diverse settimane fa è stato difficile, nonostante anche il tentativo della Commissione che presiedo e del Parlamento, di avere le legittime e tempestive informazioni rispetto a un episodio molto grave. Io non per manierismo vorrei ringraziare davvero lo sforzo fatto dal Ministro, perché offre al Parlamento e a tutti noi, all'opinione pubblica, un quadro di conoscenza che, in qualche modo, definisce i confini di un contesto all'interno del quale ogni attore è chiamato a mettere in campo delle azioni finalizzate, innanzitutto, a cercare la verità, perché questo lo si deve a tutti.
      Dovremmo innanzitutto sapere e conoscere le ragioni dell'incendio e naturalmente anche tutte le altre azioni che con quella tempistica sono state messe in campo per governare davvero l'emergenza. Io la ringrazio perché – ripeto – il suo intervento e i suoi argomenti consentono di rifuggire da facili allarmismi né tanto meno coprono eventuali responsabilità che vanno accertate, innanzitutto dalla magistratura. Ho apprezzato lo stile del Governo e anche quello suo nei confronti dell'autonomia della magistratura, perché c’è materia per indagare, come pure credo che siano definiti gli elementi che invece attengono alle azioni che vanno messe in campo da parte degli enti di vigilanza, delle autorità di controllo, dell'ENAC, del Governo e anche degli organismi sanitari. Il quadro mi pare davvero molto chiaro e condivido il fatto che bisogna mettere in campo ogni azione possibile per ripristinare al più presto possibile l'intera operatività dell'aeroporto, che è un hub internazionale. È uno scalo dove transitano, tra partenze e arrivi, oltre 40 milioni di persone, dato che indica anche la complessità dell'organizzazione. Noi dobbiamo coniugare, signor Ministro – lei lo ha detto –, la sicurezza, la verità e l'efficienza. Mi auguro che la magistratura concluda questa fase di indagine e individui, se ci sono, anche le responsabilità, ma quello che urge immediatamente è mettere in campo delle sacrosante azioni che valgono per l'oggi e per il futuro. Innanzitutto, sappiamo che entrerà in vigore una normativa più rigorosa, questo chiama in causa il ruolo delle società di gestione, anche dal punto di vista degli investimenti. Fiumicino è un hub internazionale; stiamo discutendo proprio in queste ore, in queste settimane, il piano degli aeroporti e sappiamo che, da questo punto di vista, le politiche messe in campo prevedono, attraverso una razionalizzazione molto efficace, lo sviluppo anche di questa modalità di trasporto. Il piano degli aeroporti credo abbia un senso perché fa tornare in capo allo Stato – ed era ora – le competenze esclusive sulla materia degli aeroporti. Dico questo, signor Ministro, e mi avvio alle conclusioni: la magistratura faccia il suo corso, ma noi dobbiamo vigilare affinché anche le società di gestione mettano in campo tutte le azioni tese a rafforzare la sicurezza e l'efficienza. Su Fiumicino ci sono tanti investimenti; se c’è bisogno, l'affidabilità degli impianti va sottoposta anche a stress-test. Abbiamo bisogno che sull’hub di Fiumicino si faccia anche una Pag. 51riflessione sia sulle vie di accesso sia sulle vie di fuga, sulle via d'uscita dall'aeroporto.

      PRESIDENTE. Concluda, onorevole Meta.

      MICHELE POMPEO META. Questo vale sia per i collegamenti ferroviari, per i collegamenti autostradali e per quanto concerne la modalità dell'unico hub che esiste nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

      PAOLA CARINELLI. Grazie, Presidente, e grazie al Governo, per essere venuto a riferire così tempestivamente: effettivamente sono passati solo cinquanta giorni dal giorno dell'incendio. Il terminal è stato chiuso – come diceva – il 7 maggio, giorno dell'incendio, per essere riaperto il 18 maggio, per essere poi sequestrato il 26 maggio e dissequestrato il 19 giugno: della serie, idee chiare. In questi giorni, in questi cinquanta giorni, sono passati da Fiumicino in media 100 mila passeggeri ogni giorno, che si sommano alle 35 mila persone che lavorano nell'aeroporto, che non si sa cosa hanno respirato in questi giorni. In seguito alle numerose segnalazioni che abbiamo ricevuto, noi stessi parlamentari del MoVimento 5 Stelle abbiamo fatto un sopralluogo a Fiumicino il 20 maggio, quindi nel periodo in cui il terminal era aperto. Ebbene, il 20 maggio, dopo 13 giorni dall'incendio, l'aria era ancora quasi irrespirabile.
      I lavoratori erano costretti a lavorare con le mascherine e a fare turni ridotti e frequenti pause per uscire all'aria aperta. Però, devo dire che abbiamo trovato che era stata impiegata la massima tecnologia per sistemare le cose. Le porte del terminal spalancate, delle ventole per far girare l'aria e, addirittura, del deodorante per ambienti al mentolo.
      I responsabili dello scalo che ci hanno accompagnato in questa visita ci hanno detto che la situazione era sotto controllo, che stava tornando alla normalità. Sì, talmente tanto, che il terminal è stato chiuso e sequestrato quattro giorni dopo.
      In questi cinquanta giorni molti lavoratori, passeggeri e abitanti della zona circostante a Fiumicino hanno avuto dei problemi di salute, principalmente irritazione degli occhi, nausea, vomito ed epistassi. Infatti, l'incendio ha probabilmente causato la combustione di materiali inquinanti o tossici, come ad esempio cloro, amianto e materiali plastici con rilascio di tossine.
      Altro problema è quello delle polveri sottili rilasciate nell'aria e delle polveri grossolane rimosse dagli addetti alle pulizie. Lei, Ministro, poco fa ha detto che non potete avere il referto e che l'ENAC non può avere i referti per motivi di privacy. Ebbene, io credo che se li chiedete questi referti ve li danno; noi ci siamo messi a disposizione di tutti quanti, dei lavoratori e di chi ha avuto problemi, abbiamo aperto una e-mail e, nel giro di pochi giorni, abbiamo ricevuto moltissime segnalazioni e moltissimi referti. Come lo abbiamo fatto noi, credo lo possiate fare anche voi, se volete informazioni sulla salute dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché, alla fine, questo è il punto fondamentale: cosa c’è o che cosa c'era nell'aria che è stata respirata da migliaia di persone nei giorni immediatamente seguenti all'incendio.
      Subito dopo il rogo, ADR, la società che gestisce l'aeroporto – che ovviamente aveva tutto l'interesse ad aprire il terminal il prima possibile – ha dato da fare le analisi a una società privata, pagata da ADR stessa, che guarda caso ha detto che era tutto ok e che, quindi, si poteva riaprire. Poi, stranamente, quando finalmente le analisi sono state fatte dall'ARPA o dall'Istituto superiore di sanità, è venuto fuori che non era per niente ok, tanto che l'area, come dicevamo, è stata messa di nuovo sotto sequestro e chiusa al pubblico.
      Le analisi dell'ARPA, i cui primi risultati sono venuti fuori il 26 maggio, per cui tre settimane dopo l'incendio, hanno rilevato Pag. 52la presenza di diossine, PCB e furani in quantità rilevante. Questo vuol dire principalmente due cose, entrambi molto gravi. Primo, che delle analisi dell'aria indipendenti e affidabili sono state fatte soltanto tre settimane dopo l'incendio. Secondo, questo vuol dire che per tre settimane migliaia di dipendenti e passeggeri hanno respirato probabilmente sostanze tossiche, senza neanche saperlo. Di chi è la responsabilità di tutto questo ? Chi ha deciso di riaprire l'aeroporto anche in condizioni non sicure ?
      Per questo noi abbiamo depositato un esposto: ADR, ENAC, il Ministro dei trasporti, il Ministro della salute dove erano ? Chi ha preso queste decisioni scellerate sulla pelle dei lavoratori e dei passeggeri ?
      Credo che i lavoratori e le migliaia di persone che sono passate da Fiumicino abbiano il diritto di sapere cosa hanno respirato e abbiano il diritto di sapere perché nessuno li ha tutelati, perché questa è la verità. In un rimpallo di responsabilità, tipicamente italiano, tipico di questa classe dirigente menefreghista, nessuno – e dico nessuno – ha pensato a tutelare la cosa più importante che abbiamo: la salute dei nostri concittadini. Come minimo, un mea culpa e delle scuse da parte vostra a queste persone sarebbero dovute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

      RENATA POLVERINI. Grazie Presidente, signor Ministro, la ringrazio anche se – come è già stato detto dalla collega del Movimento 5 Stelle – anche Forza Italia immaginava che l'informativa avvenisse in tempi più rapidi: parliamo ormai del 7 maggio, parliamo di una questione così importante, non soltanto per la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri che utilizzano lo scalo di Fiumicino, ma è una questione importante perché investe il primo scalo italiano, definito dallo stesso Governo di cui lei fa parte «porta di accesso nel nostro Paese».
      Ancora più grave è quanto sta accadendo perché siamo nell'anno dell'Expo Milano 2015, siamo alla vigilia di un Giubileo straordinario ed è evidente che il disservizio, oltre al danno di immagine provocato al nostro Paese, recherà sicuramente danno a queste due esposizioni internazionali.
      Io ho osservato da cittadina – come credo tutti gli italiani e come i tanti passeggeri che guardano appunto al nostro Paese con attenzione – quanto è accaduto il 7 maggio. Io vorrei fare un passo indietro rispetto ai problemi di salute che pure lei adesso in qualche modo ci ha esplicitato e sono stati già in qualche modo attenzionati dai colleghi che mi hanno preceduta. Io mi domando: ma è possibile che in un aeroporto internazionale – dico, in un aeroporto – se è vero, come abbiamo avuto modo di leggere, che tutto questo è stato provocato da un condizionatore, l'impianto antincendio non abbia, consentitemi questo termine, «affogato» Roma ?
      Io dico, innanzitutto, che la magistratura deve fare chiarezza su questo punto, prima ancora che sui danni alla salute dei lavoratori e dei passeggeri, e anche su quelle informazioni che sono arrivate, evidentemente poi smentite dall'Istituto superiore di sanità che non fuga i dubbi che appunto erano stati sollevati. Quindi, secondo me, questo è il primo vero punto sul quale l'attenzione del Governo si doveva concentrare.
      Io ho ascoltato con grande attenzione, ho preso appunti anche rispetto alle sue indicazioni, ma tutto ciò che lei ci ha detto, purtroppo, come spesso ultimamente accade, lo avevamo letto sui giornali.
      Non ho inteso capire da lei quale ruolo vuole giocare veramente il Governo in questa partita, perché sarà pur vero che ADR è una società privata, ma io so – come lo sa lei – che in quel consiglio di amministrazione siedono anche rappresentanti delle istituzioni e del territorio, del comune di Roma, del comune di Fiumicino, della regione Lazio, quindi tutti a guida del Partito Democratico. Quindi, mi domando: il Governo e le istituzioni del territorio che cosa intendono fare per Pag. 53ridare, nel minor tempo possibile, la tranquillità a quei lavoratori che operano quotidianamente a Fiumicino, a quei passeggeri che ci passano continuamente e anche al nostro Paese ?
      Io questo non l'ho sentito e le dico anche che sono molto preoccupata per gli aspetti occupazionali, perché lei lo sa – come lo so io – che è stata già recapitata a tutte le istituzioni del territorio, alle organizzazioni dei lavoratori una lettera di richiesta di stato di crisi da parte dell'associazione alla quale aderiscono tutte le società di handling. Lei lo sa che i servizi aeroportuali naturalmente, con un aeroporto che lavora al 60 per cento, sono fortemente diminuiti; soprattutto, la stagione estiva è alle porte e queste aziende non sono in grado di mettere in campo un piano industriale che possa far garantire quei livelli occupazionali.
      Quindi, Ministro Delrio, io la ringrazio, la conosco come persona seria e, quindi, mi aspetto da lei e dai rappresentanti delle istituzioni e del territorio che ci dicano con certezza qual è il livello di sicurezza nel quale possono operare i lavoratori, qual è il livello di sicurezza per i passeggeri che arrivano all'aeroporto di Fiumicino.
      Ci auguriamo di venire a conoscenza della verità, ma questo naturalmente non da lei, da parte della magistratura e speriamo che di qui a breve possa dirci quando il nostro aeroporto potrà tornare alla completa efficienza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piso. Ne ha facoltà.

      VINCENZO PISO. Grazie Presidente, grazie Ministro per essere venuto, peraltro vorrei ricordare a tutti i colleghi che il Ministro viene quando chiaramente c’è una richiesta da parte del Parlamento, sennò il Ministro non viene qui a raccontare barzellette e a perdere tempo.
      Arriviamo subito ai fatti. Diciamo subito che la notizia che entro stasera doveva riaprire il molo D del terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino, riportando lo scalo romano verso la normalità, subito smentita nei fatti dalla necessità di effettuare le operazioni di bonifica del sito e che richiederanno qualche settimana, fotografa in maniera esemplare la confusione gestionale e di comunicazione che purtroppo ha caratterizzato tutta questa vicenda.
      Detto questo, veniamo agli interrogativi che l'incidente accaduto fra il 6 e il 7 maggio scorso ha posto e che, al di là dell'ovvia impossibilità di evitarli per il passato, pongono l'obbligo di una serie di riflessioni e di azioni necessarie per il futuro, un futuro che, come cercheremo di evidenziare, ha un peso notevole per l'intero sistema Paese.
      Uno: come è potuto accadere, se di incidente si è trattato – perché su questo peraltro, lo hanno ricordato anche i colleghi, c’è un'indagine della magistratura, e lei nella sua puntuale relazione lo ha ricordato –, che un incendio, in quello che dovrebbe essere il fiore all'occhiello degli aeroporti italiani, in pochissimo tempo, abbia interessato direttamente o indirettamente più di 5 mila metri quadri di infrastruttura, provocando – parrebbe – più di 100 milioni di danni ?
      Punto secondo: come è stato possibile che per giorni non si avesse notizia delle condizioni ambientali del luogo interessato dall'incendio, per poi avere dati discordanti, tra dati forniti dalle strutture private e da quelle pubbliche ? Peraltro – lo dice ENAC nella sua relazione – le strutture pubbliche sono intervenute con grave ritardo. E solo dopo più di un mese sono arrivate notizie più o meno coincidenti e più o meno rassicuranti.
      Punto terzo: come è stata possibile una gestione dell'emergenza che, al di là delle plausibili prime difficoltà, sembra aver completamente ignorato una prevista operatività della stessa, ad iniziare dalla comunicazione e dall'informazione, che è stato il dato che più ha pesato sull'utenza ?
      In questa sede – tralasciando i molti episodi minori, che poi minori non sono, e che pongono seri interrogativi sulla gestione dell'infrastruttura – Ministro, il Pag. 54problema oggi non è ciò che purtroppo ci lasciamo alle spalle, ma ciò che ci dobbiamo aspettare in futuro per un aeroporto di importanza strategica per il sistema Paese, per una infrastruttura che con la sua operatività incide in maniera significativa sul PIL della nazione.
      Questo oggi è l'interrogativo più importante a cui deve rispondere la politica. Non è retorica ricordare cosa anche uno studio superficiale della storia racconta, ma è indubbio che molte delle strade che portano verso il futuro della nostra penisola posta al centro del Mediterraneo passano da questo vero e proprio baricentro geografico che è l’hub internazionale di Fiumicino, l'aeroporto della capitale d'Italia.
      Non ce ne vogliano gli amici della Lega, che per anni hanno tentato di sminuire e di appannare con interventi anche appassionati, agli atti anche di questa Camera, questa importante infrastruttura, ma esistono condizioni storiche, geografiche e culturali millenarie, contro le quali le nostre piccole e infantili strumentalizzazioni politiche non possono per fortuna nulla. Troppa è la forza limpida e tracimante di queste evidenze.
      Ministro, nella nostra nazione, purtroppo le parole «programmazione» e «strategia» non hanno mai trovato molto credito; ogni tanto trovano asilo in qualche dotto talk show di seconda o terza serata, ma in genere molto difficilmente trovano declinazione in fatti concreti.
      E la realtà, che molto spesso si manifesta dinanzi ai nostri occhi, ne è la drammatica conferma. In questo caso, nel caso di Fiumicino, grazie a una serie di scelte ed interventi oculati dei Governi intervenuti dal 2013 in poi, siamo riusciti, ad esempio, ad essere consequenziali rispetto ad una vulgata che nel nostro Paese va per la maggiore, ovvero il fatto che il turismo dovrebbe essere un asset strategico.
      Il turismo piace, è allegro, è potenzialmente multiculturale, insomma è politicamente molto corretto e quindi spendibile. Peccato che, prima dell'accordo, voluto fortemente da Maurizio Lupi, l'accordo Alitalia-Etihad, la nostra compagnia di bandiera era divenuta ancillare rispetto a quell'Air France, che vedeva in Fiumicino uno snodo aeroportuale funzionale a Parigi e al sistema Francia; un progetto ambizioso che ha posto Roma-Fiumicino nel cuore del traffico aereo continentale ed intercontinentale e con il collegamento Alta velocità-Fiumicino, in un'ottica di mobilità integrata, pone questa centralità al servizio dell'Italia intera.
      Roma, la sua forza traente diventa un'opportunità per tutto il Paese. È un accordo che ha avuto il merito di proporre in maniera forte l'Italia come porta di ingresso verso sud-est e i mercati di cui è interfaccia privilegiata.
      Ministro...

      PRESIDENTE. Concluda.

      VINCENZO PISO. Il senso di questo mio intervento è proprio quello di avere, da parte dell'importante dicastero che lei ricopre, rassicurazioni sul futuro di Fiumicino. Quello che è accaduto, purtroppo, pone una serie di interrogativi anche in relazione a quello che sarà il potenziamento di questa importante infrastruttura.
      Noi ci aspettiamo che il Ministero, insieme ad ENAC, vigili fortemente su Fiumicino perché da Fiumicino dipende una parte importante del futuro dell'Italia.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Catalano che però non è in Aula: si intende che vi abbia rinunziato.
      È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

      FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signor Ministro, l'incendio che lo scorso 7 maggio ha devastato il terminal T3 dell'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino e le vicende che sono succedute a quell'evento, su cui la procura della Repubblica di Civitavecchia ha aperto due diverse inchieste – lo voglio ricordare –, di cui una per incendio colposo e l'altra per violazione della normativa sulla sicurezza dei lavoratori, per la loro assoluta gravità imporrebbero ai vertici dell'ENAC Pag. 55e della società di gestione dello scalo, l'ADR, di rassegnare immediate le dimissioni.
      L'ENAC in settimana ha annunciato la riapertura, entro stasera, del molo D del terminal 3, rassicurando che l'ente nazionale dell'aviazione civile continuerà a monitorare la qualità dell'aria di Fiumicino in modo permanente.
      Ma se anche questo, come sembra, non dovesse accadere, sarebbe un atto di decenza il fatto che il Governo rimuova il presidente dell'ENAC. Le autorità competenti, infatti, fin dal giorno seguente il disastro, non hanno valutato la necessità di tenere chiuso il terminal ma, al contrario, si è proceduto per fare tornare immediatamente all'operatività il molo D, senza valutare, in alcun modo, la qualità dell'aria e il livello degli inquinanti presenti sul luogo e nelle aree adiacenti all'area dell'incendio.
      I primi dati relativi all'ambiente circostante il luogo del disastro sono stati resi noti solo 1'11 maggio e, tuttavia, in assenza di oggettivo riscontro certificato sulla salubrità dell'aria, i lavoratori delle aree interessate sono stati mandati a lavorare, anche in assenza di materiale di protezione, per turni di otto ore consecutive. Alcune zone interessate sono state pulite dalla fuliggine dal personale addetto alle pulizie giornaliere, senza adeguati dispositivi di protezione individuale atti a prevenire rischi di danno biologico.
      I lavoratori della sicurezza sono rimasti esposti per ore nel varco «Auriemma», individuato successivamente come una delle aree compromesse da sostanze tossiche, e hanno prestato servizio per otto ore consecutive, sin da un'ora dopo lo spegnimento degli ultimi focolai, riportando, da subito, gravi sintomi di intossicazione e malori (nausea, vomito, cefalea). A questi si sono aggiunti molti altri dipendenti impiegati nelle varie società di handling, attività commerciali, pulizie, assistenza passeggeri del T3.
      Il 12 maggio, a seguito di uno sciopero di due ore, indetto da tutte le organizzazioni sindacali, si è svolto un incontro in prefettura, durante il quale il dottor Mangano, per conto dell'ADR, affermava che «i risultati giunti in meno di 24 ore hanno evidenziato che i valori degli agenti nocivi riscontrati erano nettamente inferiori a quelli previsti dalla normativa nazionale ed internazionale per l'esposizione dei lavoratori in turno di 8 ore», mentre il dottor Gismondi, quale medico competente, affermava: «Pertanto, non vi è alcun pericolo effettivo per la salute dei lavoratori», nonostante lo stesso Mangano confermasse come 120 lavoratori, fin dalle prime ore della mattina dell'8 maggio, si fossero rivolti al pronto soccorso.
      In assenza di indicazioni certe riguardo la salubrità dell'aria, le misure di protezione attuate dai vari medici competenti hanno avuto una disparità di intervento. Ad esempio, mentre i lavoratori della polizia di Stato sono stati esentati dal prestare servizio nelle aree interessate, altre aziende hanno continuato ad esporre i lavoratori senza materiale di protezione. Risulta che nei primi giorni sono stati impiegati anche i lavoratori affetti da pregresse patologie oncologiche alle vie respiratorie, donne in stato di gravidanza e in allattamento.
      Il dato oggettivo più rilevante rimane quello che, dall'8 maggio ad oggi, 250 lavoratori, come dichiarato da Aeroporti di Roma, si sono recati al pronto soccorso dell'aeroporto, accusando svenimenti e malori, e che non rientrano in questo numero tutti quelli che si sono rivolti alle strutture ospedaliere di Roma e ai propri medici di base, che hanno diagnosticato intossicazione.
      Nonostante la gravità oggettiva delle condizioni di salute dei lavoratori, l'ASL competente si è attivata soltanto il giorno 11 maggio. Ma le diossine, rilevate poi successivamente dall'ARPA, non sono facilmente riscontrabili in 24 ore. Mancano, dai rilievi fatti dalla società HSI Consulting...

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      FILIBERTO ZARATTI. ... e anche da quelli effettuati dall'ARPA – e vado a concludere – tutta una serie importante di Pag. 56agenti tossici non indagati, che non possono escludere un rischio per la salute dei lavoratori.
      Sinistra Ecologia Libertà in sede parlamentare ha chiesto conto al Governo, attraverso un apposito question time svolto in Commissione trasporti.

      PRESIDENTE. Concluda, onorevole Zaratti.

      FILIBERTO ZARATTI. Vado a concludere. L'incendio dello scorso 7 maggio è solo l'ultima di una serie di situazioni che, negli ultimi anni, ha portato alla crisi degli scali romani.
      Vorremmo sapere dove sono finiti tutti i soldi dei finanziamenti pubblici...

      PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, però deve concludere perché siamo fuori...

      FILIBERTO ZARATTI. Concludo, dicendo che la cosa fondamentale è capire dove sono finiti i soldi pubblici che servivano a mettere in sicurezza l'aeroporto e a dare un futuro al trasporto aereo dell’hub di Roma.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

      BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, signor Ministro, ovviamente la ringraziamo anche noi per essere qui oggi a riferire. È ovvio che non possiamo tacere il fatto che questa informativa, richiesta da più gruppi, si svolge purtroppo dopo un lasso di tempo molto lungo. Un lasso di tempo lungo, non tanto ovviamente perché in Parlamento ci piace parlare o, come qualcun altro ha detto, ci piace far perdere tempo a esponenti del Governo o altro, un tempo lungo per quello che è successo all'aeroporto di Fiumicino in questi cinquanta giorni, dove, a nostro giudizio, il problema sanitario e della salute pubblica, da una parte, con il problema della drastica diminuzione del trasporto aereo che c’è stato in questi giorni, in cui siamo arrivati addirittura a superare più di 400 voli sospesi, fa sì che si siano messe insieme due problematiche che hanno dato una pessima immagine del nostro aeroporto, della nostra regione, della capitale d'Italia e ovviamente di tutta l'Italia, proprio per alcune valutazioni che hanno espresso anche altri colleghi prima di me; primo fra tutti il fatto che stiamo parlando dell'aeroporto della capitale d'Italia e che è impensabile immaginare che, a seguito di questo drammatico incendio, che non è stato possibile prevenire o comunque calmare e placare e definitivamente estinguere con un sistema di sicurezza antincendio posto all'interno dell'aeroporto, oggi noi ci troviamo nella condizione di dover, ahimè, ancora subire, perché proprio il molo D non è stato aperto, terribili disagi.
      Disagi che voglio dire vanno, da una parte, sul tema della salute pubblica, quindi sia per quanto riguarda gli operatori sia per quanto riguarda ovviamente i passeggeri, ma, dall'altra, c’è un danno economico indotto e una ricaduta sul piano occupazionale indotta di cui non si può tacere. Ed è allucinante che, da questo punto di vista, le istituzioni innanzitutto locali e, quindi, penso al comune di Fiumicino, al comune di Roma e alla regione Lazio, per la prima settimana sono stati totalmente latitanti e si è mosso qualcosa solo dopo innumerevoli richieste da parte anche delle opposizioni presenti in questi enti locali,.
      È allucinante immaginare che le strutture sanitarie regionali preposte, per esempio, al controllo della salute e a verificare le condizioni dello stato del T3 e del molo D siano intervenute con un tale ritardo. Non le nascondo, Ministro, e non me ne voglia, che siamo rimasti anche abbastanza colpiti in negativo di un silenzio da parte del Governo nazionale, che poteva sicuramente, intanto per le competenze che gli sono proprie, ma anche come stimolo per gli enti locali, probabilmente sollecitare un intervento più veloce e sicuramente un intervento che avrebbe prevenuto alcuni dei grandissimi disagi che ci sono.
      Lo ricordava un collega prima di me: il molo D sarebbe dovuto ripartire oggi, nella Pag. 57giornata tra oggi e domani, questo non avverrà, quindi si prolungheranno i tempi per risolvere la situazione. Di certo quello a cui noi stiamo assistendo oggi, oltre il fastidio – e lo dico da romana e lo dico da esponente politica di questa regione – di vederci prendere in giro da tanti organi di stampa, a cui ovviamente non è parso vero di poter infilare il coltello per far notare ancora una volta quali sono i disservizi della nostra regione e della nostra nazione, è un grande disagio da parte degli operatori dell'aeroporto di Fiumicino, che ho potuto ascoltare con le mie orecchie perché anche noi siamo andati a fare un sopralluogo. Al di là dell'ENAC, al di là di AdR, al di là del Governo nazionale, della regione e del comune, lì ci sono persone che hanno dovuto contrastare un'onda di gente che non sapeva più cosa fare. Hanno dovuto, sulle loro spalle, malgrado non avessero alcuna garanzia e non sapessero cosa fare, resistere loro per prevenire e si sono fatti carico loro di una situazione che a loro non competeva.
      Questi lavoratori, questo personale dell'aeroporto, che andrebbe premiato, purtroppo, invece, viene ulteriormente penalizzato. Sono preoccupata anche da questo punto di vista, Ministro, e spero che il piano occupazionale dell'aeroporto non produca danni e che tutti i lavoratori che sono stati coinvolti da questa situazione e dall'inefficienza delle istituzioni locali e del Governo nazionale non ne debbano pagare le conseguenze, così come hanno fatto tanti turisti che, arrivando nella nostra capitale, si sono trovati di fronte a una situazione, devo dire, assolutamente paradossale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitzgerald. Ne ha facoltà.

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Ringrazio il signor Ministro per l'informativa. Sono passati cinquanta giorni dal rogo del Terminal 3, posto, in seguito, sotto sequestro dalla procura di Civitavecchia il 26 maggio a causa della totale inosservanza, da parte dei datori di lavoro, delle disposizioni previste dalla legge a tutela della salute dei lavoratori. Accogliamo, quindi, come una liberazione la decisione dell'ENAC di riaprire il molo, assicurando il rientro alla normale funzionalità dello scalo romano già nei prossimi giorni, pur continuando a monitorare la qualità dell'aria di Fiumicino in modo permanente.
      In questa vicenda, però, che ha creato notevoli disservizi, soprattutto dopo la decisione di ridurre i voli del 60 per cento, nonostante il piano di emergenza adottato per cercare di limitare i disagi per i passeggeri, più di qualcosa non ha funzionato, innanzitutto nella catena delle competenze, nello stabilire con certezza la situazione ambientale e sanitaria dell'area interessata.
      Vi è stata, da quanto si è potuto apprendere dalle cronache, una sorta di scaricabarile rispetto alla certificazione di agibilità dell'area. Eppure, dopo l'incendio vi era stata una risposta adeguata da parte della società che gestisce lo scalo romano per attenuare i disagi per i passeggeri, convogliando i flussi del Terminal 3 nella parte non toccata dal rogo, finché non è intervenuta la procura di Civitavecchia, che ha chiuso il molo in via precauzionale, anche a seguito dei risultati delle analisi effettuate dall'Agenzia regionale per l'ambiente ed inviate all'Istituto superiore di sanità, che avevano rilevato la presenza nell'area sequestrata di sostanze tossiche in quantità rilevanti. Poiché l'unica autorità riconosciuta dalla procura è l'ASL, che non fornì la certificazione completa di salubrità dell'aria, la situazione si è andata via via avvitando, fino a giungere, dopo un lasso di tempo forse non giustificato, all'epilogo odierno annunciato dal presidente dell'ENAC.
      Certo, la chiusura del molo D ha comportato una riduzione della capacità operativa dello scalo romano proprio nel periodo di maggiore concentrazione di traffico, andando ad incidere su una stagione turistica che già presenta, per tutto il settore, grandi incertezze. Secondo l'Associazione delle linee aeree, in aggiunta Pag. 58alle spese sostenute per l'assistenza resa sia ai passeggeri presentatisi a Fiumicino che a quelli bloccati da ritardi e cancellazioni nei vari scali del mondo, oltre alle numerose rinunce, e quindi mancate vendite di biglietti, si stima finora una perdita di oltre un milione di passeggeri.
      Ma è vero anche che, in queste situazioni, è necessario, innanzitutto, tutelare la salute di quanti gravitano nello scalo. Dal 7 maggio sono state 150 le persone costrette alle cure mediche, come hanno confermato le stesse organizzazioni sindacali davanti alla Commissione sugli infortuni sul lavoro del Senato, che ha deciso di aprire un fascicolo dedicato proprio ai rischi sulla salute all'aeroporto di Fiumicino.
      Ricordo che il recente dissequestro del molo da parte della procura di Civitavecchia è stato deciso solo a seguito dell'annuncio dei risultati delle analisi effettuate dall'Istituto superiore di sanità lo scorso 16 giugno, che hanno confermato una minore concentrazione di inquinanti rispetto alle prime rilevazioni. In questo contesto, credo che sia doveroso da parte di tutti ringraziare i lavoratori dell'aeroporto per lo spirito di sacrificio che hanno mostrato mandando avanti la struttura, nonostante non vi fosse ancora un quadro chiaro sulla salubrità dell'ambiente di lavoro.
      Vi dovrà essere un monitoraggio costante dell'ambiente per verificare l'andamento ed informare in modo chiaro ed evidente i lavoratori sulle condizioni di salubrità del loro luogo di lavoro, anche se ci troviamo sotto la soglia di rischio. Credo sia un'attenzione dovuta come debito di riconoscenza per quello spirito di sacrificio di cui quasi nessuno parla, ma del quale dobbiamo essere orgogliosi come Paese.
      Ci auguriamo, e mi auguro, anche a nome di tutti gli italiani all'estero che torneranno in patria in considerazione dell'alta stagione e in vista del prossimo Giubileo, che porterà, ancora una volta, Roma e l'Italia al centro dell'attenzione mondiale, che la situazione si avvii alla normalità con la massima velocità e che siano studiate procedure e protocolli più rapidi e semplici per far fronte a queste situazioni, nella prospettiva della sfida che attende la nostra capitale, che è sicuramente la più bella del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

      FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi deputati, Ministro Delrio, siamo un po’ basiti nel constatare, comunque, che un evento sicuramente inaspettato, ma che doveva essere ampiamente prevedibile, sia stato affrontato dalle autorità competenti con questo livello di approssimazione. Abbiamo ascoltato, e cercherò di evitare ripetizioni, la conta dei giorni trascorsi, le fasi convulse successive allo scoppio dell'incendio o quello che sarà a seconda delle indagini della magistratura. Abbiamo ascoltato le lamentele dei sindacati relativamente al trattamento del personale, la ricostruzione di tutto ciò che di negativo è accaduto rispetto alle ricadute negative sulla salute dei lavoratori, dei passeggeri, delle persone che, anche distanti dal Terminal 3, hanno avuto delle conseguenze perché il livello della qualità dell'aria era decisamente inferiore rispetto alle norme vigenti.
      Abbiamo ascoltato e letto i resoconti dell'ARPA. Ci sembra assurdo che nella capitale d'Italia, nell'anno di grazia 2015, possa accadere questo e, soprattutto, ci sembrerebbe assurdo che il Governo non intendesse esercitare i propri compiti di vigilanza rispetto al gestore, perché penso che delle responsabilità esistono e che queste responsabilità, anche da un punto di vista amministrativo, non soltanto penale, debbano essere attenzionate dal Governo.
      I lavori di ampliamento – pessimi ! – dell'aeroporto della capitale d'Italia e dell’hub di Fiumicino risalgono al 2000, l'anno del grande Giubileo, l'anno santo. Mi rimane difficile pensare che non esista, non sia esistito, in tanto in chiave di progettazione e poi anche in chiave di Pag. 59esecuzione, una programmazione dell'eventualità dell'interdizione di uno dei Terminal. Possibile mai che fosse accaduto nell'anno di grazia del 2000, appena citato, un incidente del genere non ci sarebbe stata una possibilità per continuare a svolgere le attività di servizio di quell'aeroporto in una fase critica e difficile esattamente come lo è questa (forse un po’ meno, ma insomma stiamo sempre parlando delle stagione estiva con tutto quello che ne consegue in termini di intasamento e di grande frequentazione) ? Possibile che si debba arrivare addirittura a impedire a 400 voli al giorno di utilizzare l'aeroporto di Fiumicino e, quindi, di avere, di fatto, dei danni anche collaterali di tipo economico-commerciale, turistico, sulla capitale e sull'Italia intera ? È possibile che il Governo non riesca a capire ciò, intervenendo adeguatamente anche sulla società che, evidentemente ha, nelle proprie prerogative, quella di compiere degli investimenti – mi auguro – magari in collaborazione con lo Stato ? Non possiamo non avere una via di fuga, un «piano B», nel caso in cui un Terminal fosse interdetto all'uso dei passeggeri.
      Quindi, io penso che questa occasione, sia un'occasione importante per rimettere le cose un po’ a posto, in ordine, sia dal punto di vista del rispetto assoluto della salute dei lavoratori, dei passeggeri dell'aeroporto di Fiumicino, e di qualunque altro aeroporto d'Italia, sia dal punto di vista della riprogrammazione del funzionamento. Programmare significa anche tenere presente, prevedere, eventi che, nell'ordinaria amministrazione, possono non accadere, ma quando accadono, comunque, in un aeroporto di questa portata, di queste dimensioni, di questa importanza, anche simbolica, ma non solo, si deve riuscire a garantire un funzionamento che sia cosa ben diversa rispetto a ciò che abbiamo potuto constatare in queste settimane assurde, agghiaccianti, dove era impossibile per i passeggeri stare all'interno dei Terminal senza fare file incommensurabili, senza sgomitare, senza prendere spinte e calci. Ripeto: siamo in Italia, siamo nel 2015, abbiamo varcato la soglia del terzo millennio, abbiamo svolto eventi di una certa rilevanza.
      Penso che a qualunque cittadino italiano, a qualunque cittadino del mondo che viene in Italia, debba essere consentita la possibilità di stare a Roma, senza problemi per la propria sicurezza, ma anche con la possibilità, appunto, di eventuali alternative.

      PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rampelli.

      FABIO RAMPELLI. Un'ultima battuta, Presidente, un'ultimissima battuta. Io penso, Ministro Delrio, che sia indispensabile riequilibrare – lei non ha la competenza, faccio solo quest'accenno – gli investimenti sul centrosud. Non voglio entrare nel merito dell'utilità di Malpensa, ma c’è un divario infrastrutturale mostruoso tra le risorse che vengono collocate al Nord – e lei, comunque, è un Ministro del Nord –...

      PRESIDENTE. Però, un battuta dura poco, onorevole Rampelli.

      FABIO RAMPELLI. ... e quello che accade nel centrosud di questo Paese. Cominciate a dimostrare uno straccio di sensibilità rispetto alla capacità di affrontare il problema che si è verificato a Fiumicino, anche con una visione prospettica.

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli, anche per la battuta.
      È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

      PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, l'onorevole Pag. 60Stefano Fassina, già iscritto al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Sui lavori dell'Assemblea.

      PRESIDENTE. Avverto che, in considerazione del rinvio, a seguito di intese intercorse tra il Governo e i presentatori, di tutte le interpellanze urgenti previste per la giornata di domani, venerdì 26 giugno, la relativa seduta non avrà luogo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Martedì 30 giugno 2015, alle 10:

      1. – Discussione sulle linee generali della mozione Colletti ed altri n. 1-00921 concernente iniziative volte a sospendere le procedure di espropriazione relative ad immobili adibiti ad abitazione principale.

      (ore 12)

      2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
          Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n.  65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR (C. 3134-A).
      — Relatori: Giacobbe, per la maggioranza; Cominardi e Simonetti, di minoranza.

      3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare:
          DURANTI ed altri; LOREFICE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Doc. XXII, nn.  9-39-A).
      — Relatore: Migliore.

      4. – Seguito della discussione della mozione Colletti ed altri n. 1-00921 concernente iniziative volte a sospendere le procedure di espropriazione relative ad immobili adibiti ad abitazione principale.

      (al termine delle votazioni)

      5. – Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge e dei documenti:
          S. 1758 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2014 (Approvato dal Senato) (C. 3123).
          Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2013 (Doc. LXXXVII, n.  2).
          Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2014 (Doc. LXXXVII, n.  3).

      La seduta termina alle 16.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  1  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-591 411 390 21 196 125 265 81 Resp.
2 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-901 406 384 22 193 118 266 81 Resp.
3 Nom. Moz. Grande e a. 1-913 - I p. 418 415 3 208 84 331 79 Resp.
4 Nom. Moz. Grande e a. 1-913 - II p. 418 415 3 208 144 271 79 Resp.
5 Nom. Moz. Grande e a. 1-913 - III p. 423 421 2 211 89 332 79 Resp.
6 Nom. Moz. Grande e a. 1-913 - IV p. 419 415 4 208 137 278 79 Resp.
7 Nom. Moz. Ricciatti e a. 1-914 - I p. 422 420 2 211 88 332 79 Resp.
8 Nom. Moz. Ricciatti e a. 1-914 - II p. 417 414 3 208 138 276 79 Resp.
9 Nom. Moz. Ricciatti e a. 1-914 - III p. 422 420 2 211 87 333 78 Resp.
10 Nom. Moz. Bechis e a. 1-916 425 363 62 182 88 275 78 Resp.
11 Nom. Moz. Pini G. e a. 1-919 424 400 24 201 123 277 78 Resp.
12 Nom. Moz. Cicchitto e a. 1-920 422 390 32 196 269 121 78 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.