XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 525 di giovedì 19 novembre 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

      La seduta comincia alle 9.

      PRESIDENTE. La seduta è aperta.
      Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

      ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

      PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bindi, Boccia, Bonafede, Caparini, Capelli, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, Dellai, Ferrara, Fico, Galati, Garofani, Lauricella, Manciulli, Marazziti, Migliore, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Ravetto, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Venittelli e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2015, n.  174, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (A.C. 3393-A) (ore 9,07).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n.  3393-A: Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2015, n.  174, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
      Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3393-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

      PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, è inevitabile che i tragici fatti di Pag. 2Parigi, la barbarie e l'orrore che hanno colpito venerdì scorso cittadini e cittadine indifesi, per la maggior parte giovani, abbiano un peso sull'approvazione di questo decreto-legge, che abbiamo modificato ieri, quasi all'unanimità, tenendo conto dei tragici fatti di questi giorni e del pericolo che riguarda anche noi direttamente. Oggi non ci dovrebbe essere spazio per polemiche e divisioni: quando uno Stato viene colpito, attaccato, quando le vite sono in pericolo, quando vengono messi a repentaglio valori culturali e democratici, tutte le forze dovrebbero ritrovare unità in un obiettivo comune.
      I vili attentati di Parigi non hanno colpito solo la Francia, ma l'Europa tutta: le strumentalizzazioni sollevate in questi giorni da alcune forze politiche, volte a demonizzare rifugiati ed immigrati, a far passare il messaggio che musulmano vuol dire terrorista e che non esiste un Islam moderato, sono una vergogna ed un oltraggio per quei morti. Come ha ricordato lunedì scorso il presidente Cicchitto, Daesh fino ad oggi ha ucciso 100 mila musulmani, e molte vittime di venerdì erano di religione islamica: due dati di fatto che dovrebbero chiudere ogni polemica.
      Tornando al provvedimento che andiamo ad approvare, innanzitutto va detto che questa sarà finalmente l'ultima volta che rifinanziamo le missioni internazionali attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza, in quanto c’è la volontà di approvare, speriamo entro l'anno, la nuova normativa quadro sulle missioni internazionali già votata alla Camera, ed ora in discussione al Senato. Questa normativa, accompagnata da quella approvata in precedenza sulla cooperazione internazionale, rilancia la politica estera e consolida il ruolo del nostro Paese attraverso regole certe che rendono il nostro operato trasparente.
      Sempre lunedì, il Ministro Gentiloni ha ricordato l'impegno italiano nella coalizione anti Daesh e ha affermato che dovremmo fare di più: pensiamoci ! Questo provvedimento comunque rispecchia la nuova complessità richiesta all'impegno politico-militare dell'Italia, per stabilizzare e pacificare aree del pianeta i cui squilibri oggi hanno terribili ripercussioni anche all'interno dei nostri confini: al nostro consueto ruolo di contribuire ai processi di pace e di ricostruzione, se ne aggiunge anche uno di difesa interna. Comunque, ancora una volta voglio ricordare che la nostra partecipazione alle missioni internazionali fa parlare di modello italiano, apprezzato nel mondo per i rapporti che sappiamo costruire con le ONG, le autorità e le comunità locali e per gli interventi di tipo civile, che vanno oltre quello militare e lo completano.
      Ho sentito molte critiche sul fatto che in questo provvedimento si prevede nuovamente il rifinanziamento della missione in Afghanistan, che abbiamo già ascoltato la settimana scorsa durante le audizioni in Commissioni esteri e difesa dei Ministri degli esteri e della difesa. Certo, sarebbe stato meglio poter dire di aver concluso nel modo migliore questa missione, dopo dodici anni di permanenza, avendo raggiunto l'obiettivo della stabilizzazione del Paese; ma lo scenario è cambiato anche in quel Paese, perché non possiamo ignorare la crescente presenza di Daesh in Afghanistan, divenuto bacino di reclutamento per nuove forze di Daesh.
      Possiamo chiudere gli occhi ad esempio di fronte all'aumento dell'80 per cento dei migranti che arrivano da noi da quel Paese, diventato terzo per provenienza di migranti, ma questi numeri ci devono ben far pensare, ci fanno ben dire qualcosa e ci fanno agire. Rimaniamo in Afghanistan, così come in altri Paesi, perché ce lo chiedono non solo le autorità governative, ma anche la popolazione, le associazioni che lavorano sul territorio. Ce lo dicono questi numeri ! In Afghanistan si sta giocando una partita fondamentale per contenere l'espansione di Daesh, che ha scelto anche quella area per provare ad estendere la propria influenza, i propri strumenti di finanziamento, i propri mezzi di reclutamento, e la nostra presenza lì non è certamente inutile.
      Quindi, i socialisti voteranno a favore del provvedimento sulle missioni, ma, ancora una volta, suggeriamo per il futuro la Pag. 3possibilità che le missioni vengano votate singolarmente. Certamente le linee che ispirano la nostra politica estera hanno una loro coerenza, ma non si può negare che le missioni sono molto diverse tra di loro, alcune dettate da situazioni di crisi, come in Iraq, in Libia, in Siria o in Afghanistan, altre con forte impegno per il capacity building, come nei Balcani. Ripetiamo ancora una volta che l'obiettivo di questa richiesta è consentire un consenso più largo del Parlamento, se non su tutte, su alcune, forse buona parte, delle missioni internazionali e ricostruire quella unità in politica estera che negli ultimi anni è venuta a mancare. Voteremo quindi a favore del decreto.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

      MASSIMO PARISI. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la proroga della partecipazione delle Forze armate e delle Forze di polizia alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo che oggi ci accingiamo a votare non è certo la prima. È stata preceduta da analoghi provvedimenti che ormai vengono riproposti da più legislature. Su questi provvedimenti si è sempre manifestata in Parlamento una unità di azione delle principali forze parlamentari, delle più importanti, con una significativa trasversalità. È ovvio, per quanto riguarda la nostra componente di Alleanza Liberal Popolare e delle Autonomie, che il voto si conformerà a questa storia che ha coinvolto anche le forze politiche dalle quali ognuno di noi proviene. Tuttavia, non possiamo non rilevare che questa discussione si colloca in un momento particolare, in un tornante forse epocale della nostra storia. Dopo i tragici fatti di Parigi, che sono costati la vita a 129 persone, dopo le bombe di Beirut, che hanno causato 43 morti, dopo l'abbattimento dell'aereo civile russo in Sinai, che ha portato alla morte di 224 persone, quello di oggi non può essere considerato un voto come un altro, e dopo anche il concitato susseguirsi di notizie, che da ieri mattina arrivano da Parigi, che confermano quanto forte sia la minaccia, che il mondo e l'Occidente si trovano a dover fronteggiare.
      Vogliamo dunque cogliere anche questa occasione per rinnovare il nostro cordoglio e la nostra vicinanza nei confronti del popolo francese e per manifestare il nostro sostegno al difficile impegno di queste ore delle forze di sicurezza, certamente quelle francesi, così duramente impegnate, ma anche quelle italiane, che si battono ogni giorno per contribuire alla nostra sicurezza, anche alla luce dei nuovi e ripetuti allarmi che investono il nostro Paese.
      Questa Camera oggi autorizza il proseguimento delle azioni di cooperazione internazionale in aree di crisi, confermando la disponibilità e l'impegno dell'Italia per la costruzione della pace e della democrazia, obiettivi irrinunciabili per il nostro Paese, obiettivi irrinunciabili per uno Stato di diritto. Le missioni che proroghiamo oggi non sono e non saranno strumenti di offesa, ma anzi sono e saranno azioni volte alla difesa di popolazioni martoriate da anni di guerre e terrorismo, e tutto ciò avviene in un quadro che risulta obiettivamente e inevitabilmente mutato alla luce dei fatti di questi giorni.
      Il fatto che in parte le novità tragiche di questi giorni siano in qualche modo, seppure in maniera parziale e modesta, state accolte nel dibattito parlamentare, negli emendamenti che sono stati approvati, è un fatto che conferma la nostra volontà positiva, che già esisteva, di votare questo provvedimento. Mi riferisco in particolare a quelle norme che estendono le guarentigie dei servizi alle nostre forze speciali eventualmente impegnate in missioni all'estero e mi riferisco anche ai fatti di contesto che si stanno verificando e che non possiamo che valutare positivamente. Questo riguarda in particolar modo l'esclusione dalle spese, conteggiate nel Patto di stabilità, delle spese in sicurezza, cosa assolutamente importante e condivisibile che forse arriva troppo tardi. Tutto Pag. 4ciò deve farci superare, a nostro avviso, anche le diversità di opinioni e di pareri, specie in un momento come questo, e sulle singole missioni perché certo sarebbe giusto che potessimo votare e valutare singolarmente gli interventi, e sul fatto che si proceda ancora una volta attraverso il metodo della decretazione d'urgenza per il finanziamento temporaneo delle missioni. Questo oltretutto è un decreto in parte retroattivo, è stato infatti emanato lo scorso 30 ottobre, ma contiene disposizioni che avranno valenza dal 1o ottobre al 31 dicembre. Il Governo poteva probabilmente muoversi in anticipo per evitare una proroga a termini ormai scaduti ed evitare allo stesso tempo che la discussione sul testo fosse compressa nei tempi così com’è stato. Quindi anche noi su questo punto auspichiamo che la legge quadro sull'intero comparto attualmente all'esame del Senato possa vedere la luce al più presto. Nel frattempo però dobbiamo dire con franchezza che certo non si poteva ordinare ai nostri uomini di tornare alla base, bloccando le missioni internazionali in cui siamo coinvolti. In questi anni l'Occidente, a volte con la nostra diretta partecipazione, ha combattuto guerre sbagliate, è stato probabilmente sbagliato l'intervento militare nell'Iraq di Saddam Hussein, è stata sicuramente sbagliata la guerra portata avanti nel 2011 contro la Libia di Gheddafi, e le notizie di questi giorni, quello che sta accadendo in tutto il comparto del nord Africa e del Medio Oriente ci confermano tutto ciò, ma le missioni internazionali di cui oggi discutiamo sono un'altra cosa e sarebbe bene, sarebbe opportuno che la discussione fra queste due cose fosse scissa anche per evitare strumentalizzazioni politiche che, anche alla luce dei fatti di questi giorni, non sono certo quello di cui ha bisogno il Paese e di cui ha bisogno in questo momento l'Occidente sotto attacco. Senza le missioni internazionali sarebbe impossibile favorire la democrazia e in primo luogo la sicurezza delle popolazioni già così duramente colpite. Queste missioni sono assolutamente in continuità con quelle che ormai caratterizzano la politica estera italiana degli ultimi vent'anni, politica estera che è stata portata avanti con poche eccezioni senza scossoni, nonostante l'avvicendamento di Governi di centrodestra, di centrosinistra e tecnici. Anche questo è un segnale di unità del Paese e di coesione nazionale che, in un momento come questo, vale la pena sottolineare. Il nostro Paese sta agendo nel quadro degli accordi NATO, degli accordi presi in seno all'Unione europea e in assoluto accordo con l'azione politica internazionale delle Nazioni Unite. Siamo attori protagonisti per l'affermazione della pace e della sicurezza del mondo e lottiamo con i nostri uomini sul campo in tanti teatri di guerra contro ogni forma di terrorismo. Un grande Paese quale crediamo noi sia l'Italia non può certo sottrarsi a questo ruolo. L'impegno che gli Stati Uniti hanno deciso di rinnovare per la pacificazione dell'Afghanistan non poteva rimanere isolato, anche l'Italia, presente da tanti anni sul territorio, ha il dovere di portare a termine la missione per sottrarre civili innocenti dai pericoli dell'estremismo talebano e dall'espansionismo del Daesh. Scappare da questi luoghi può produrre effetti devastanti, osservare interi territori iracheni completamente in mano allo stato islamico ce ne può fare velocemente rendere conto e proprio a questo proposito non possiamo che condividere anche la decisione di aumentare i contingenti rispettivamente impegnati per la pacificazione dell'Afghanistan e per il contrasto delle attività di estremisti islamici in Siria e in Iraq: 200 uomini in più in Afghanistan e 225 uomini in più per il contrasto al Daesh, professionisti che, ne siamo certi, con la loro esperienza e con le loro provate capacità, saranno utili per raggiungere l'obiettivo di un mondo più sicuro. È anche per questo dunque che il voto della componente Alleanza Liberalpopolare Autonomie su questo provvedimento sarà positivo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Ci accingiamo a votare questo decreto e Pag. 5ritengo che, indubbiamente, si debba affrontare questa situazione con responsabilità, a prescindere dalla valutazione netta del decreto, ma ritengo sia opportuno che questa cosa vada finalizzata concretamente anche entro stamattina. È anche vero che questo decreto nasce prima dei tragici eventi di venerdì scorso e non possiamo approcciare, per come la vedo io, questa trattazione con il filtro di quel giorno. È un insieme di missioni, è un insieme di azioni di politica estera e di impegno militare dell'Italia, che hanno un respiro e uno sguardo diverso, e dovrebbero dare – e a mio modo di vedere molte missioni non lo danno – la visione di quella che è, per l'Italia, la politica estera e gli obiettivi di interesse nazionale.
      Mi interessa fare un attimo il punto su quelle che ritengo essere missioni che danno all'Italia un valore. Non l'ho fatto durante la trattazione degli emendamenti, ma mi preme in questa fase di dichiarazione di voto finale, dare valore alla missione in Libano e alle missioni di addestramento o di controllo – o meglio di osservazione, più che di controllo – che l'Italia svolge da anni. Penso al Libano perché ieri ne è scaturita una discussione anche qui in Aula, ma contemporaneamente si è, come dire, evidenziata una problematica in Libano rispetto a un piccolo ma particolare attacco rispetto a quello che è stato un pattugliamento del nostro gruppo, del battaglione italiano che è lì presente in Libano.
      Il punto fondamentale che io spero di far comprendere anche ad alcuni colleghi è che quella missione è necessaria per evitare che ci sia un altro conflitto in quella zona. È necessaria, è opportuna, è ben fatta, è un qualcosa che, effettivamente, dà all'Italia un pregio: vediamo come il generale Serra è stato nominato anche per i meriti di come ha gestito per anni la missione Unifil, non come comando italiano, ma come comando di tutta la missione dell'ONU. Effettivamente, l'averlo nominato advisor, se non sbaglio, nella gestione della missione in Libia è un pregio di cui va dato atto anche a quella parte di amministrazione, cioè la parte del Ministero della difesa che gestisce questa cosa. Quel lavoro è stato fatto in maniera egregia.
      La stabilizzazione della situazione fra Israele e il Libano è nei fatti: noi non abbiamo situazioni di crisi lì, al netto della recrudescenza che ci può essere in questa fase. È anche vero che Daesh sta cercando di destabilizzare la situazione libanese perché un'altra situazione di conflitto forte, come già avviene nel nord del Libano, creerebbe ancora maggiore confusione e, data la schizofrenia di alcuni nostri alleati, potrebbe portare ad una destabilizzazione maggiore della zona.
      Prendo ad esempio le varie di missioni di addestramento nei territori palestinesi, l'addestramento dei somali, tutte quelle missioni in cui noi poniamo la nostra modalità, l'approccio con cui si vanno a trattare le situazioni destabilizzate: è necessario, come dire, evidenziarle anche in quest'Aula perché il lavoro fatto da queste persone è importante.
      Io ringrazio di nuovo, e non l'ho fatto ieri nello speech ma mi preme di ringraziare anche il relatore e il presidente per l'impegno sulla missione di Hebron, perché anche insieme ai gruppi si è fatto un lavoro che dà un valore di visione in quell'area. Mi dispiace che non ci sia poi l'impegno a voler ripensare e forse anche l'ordine del giorno che avevo sviluppato era un po’ troppo, come dire, avanti, ma invito veramente il Governo a pensare a una rivalutazione di quella missione con tutti gli attori: Israele, l'Autorità nazionale palestinese e gli altri Paesi che con noi collaborano in quella missione che ormai ha quasi dieci anni e che necessita, come tutte le cose, di una rivalutazione.
      Uso queste parole – «necessita di una rivalutazione» – perché vanno a introdurre il discorso sulle altre missioni.
      Ma mi preme però dire che l'emendamento che il relatore ha aggiunto sulla parte intelligence, se è vero che è stato approvato quasi all'unanimità senza alcun voto contrario da parte di questo Parlamento, se è vero che può essere utile a sanare certe situazioni, tuttavia non è la soluzione rispetto alle problematiche di Pag. 6integrazione di intelligence anche con altre nazioni e alle problematiche di risoluzione del terrorismo, perché non è con un intervento chirurgico e mirato che forse si riesce a sanare questa situazione ma con interventi diversi volti a evitare le cause che fanno nascere queste formazioni, ed è anche vero che quel voto impone al Governo una valutazione diversa di quello che è il rapporto con il Parlamento.
      È vero che nell'emendamento c’è scritto che si tratta di un rapporto con il Copasir speciale, ma è anche vero che quel tipo di approvazione che prende tutti i rami del Parlamento dà al Governo un'imposizione diversa di reciproco rispetto, perché l'apertura delle garanzie funzionali alle Forze armate, anche se solo alle forze speciali, è effettivamente un passaggio molto particolare.
      E vengo al ragionamento fatto sulla visione, sulla capacità di pianificare un modo diverso di fare politica estera. Prendendo l'ultimo punto, che è la Somalia, e di rimando Gibuti, il nostro modo di approcciarci all'Africa, che è un paese a noi vicinissimo, è a mio modo di vedere remissivo e non parlo solo della parte militare, parlo anche della parte di politica estera. Questo porta l'Italia a essere presente solo dove altri ci chiedono di essere presenti, dove in realtà potremmo avere ruoli fondamentali e di pregio non solamente da un punto di vista di cariche ma da un punto di vista di realtà e di scelte politiche anche in quell'area. Succede però, e questo è il punto dirimente di questo «decreto missioni», che la missione in Afghanistan, che è la parte fondamentale al netto anche di missioni navali come la famosa Active Endeavour, per come viene progettata e per come è stata comunicata anche in questo decreto è qualcosa che fa stravolgere completamente qualsiasi valutazione che uno può avere su questo provvedimento. Mi spiego, la missione in Afghanistan per come ci è stata comunicata non cambia in nessuno dei suoi aspetti di azione politica, cioè non è stato detto da nessuno che abbiamo sbagliato, questo modo di agire non è stato corretto. Ad esempio la resolute support scritta su un tavolino nei palazzi della Nato non è applicabile a quella situazione. La modalità con cui abbiamo fatto cooperazione non ha funzionato perché, al netto di alcuni risultati che noi vediamo, abbiamo visto durante le audizioni e soprattutto nell'ultimo anno una recrudescenza, un incremento di feriti e morti non indifferente. Si parla di 6.500 morti nelle forze armate afghane, di un incremento di quasi il 70 per cento delle persone che nell'ultimo anno hanno fatto accesso a quegli ospedali che sono parte della cooperazione delle ONG.
      Quindi la missione in Afghanistan nasce perché al solito manca quella volontà di coraggio, di visione e di presa di posizione rispetto anche all'alleato americano. Purtroppo, perché – lo ripeto – l'esperienza del Libano o di altre situazioni anche nei confronti degli americani ci dà un valore diverso e dovrebbe dare al Governo, ma questa volta purtroppo non l'ha avuto né il Governo né alcune parti parlamentari, il coraggio di dire che quella missione per noi non è fondamentale, e di trovare una soluzione per cui voi che avete creato quel modo di affrontare la missione in Afghanistan risolviate con altri che hanno la volontà di farlo”. Da lì è uscita tutta una serie di paesi che anche militarmente hanno più forza e più strumenti da un punto di vista legislativo.
      La stessa Danimarca, che ha spesso una presenza più massiccia e con una volontà ben diversa, si sta defilando. La Spagna ha fatto lo stesso, cioè c’è tutto un processo per cui si riconosce che quel tipo di missione, impostata in quella maniera, non ha una soluzione, non ha una fine. Questo accade perché non abbiamo voluto guardare a quelli che sono i nostri interessi nazionali, che sono la Libia, che sono un modo diverso di affrontare la situazione con il Daesh, che non è esclusivamente militare; ma è di buon auspicio il fatto che il Governo – non me l'aspettavo – abbia preso con favore la volontà di portare anche i curdi siriani al tavolo o comunque tentare di portare i curdi siriani al tavolo delle trattative sulla situazione della Siria. Vado a concludere.

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      PRESIDENTE. Sì, anche perché il tempo è terminato. Anche da un po’, quindi...

      MASSIMO ARTINI. Come ?

      PRESIDENTE. Anche da un po’ è terminato. Ho scampanellato... quindi se può...

      MASSIMO ARTINI. Non ho sentito la campanella, mi scusi. Concludo dicendo semplicemente che questa sarà, spero, l'ultima volta che votiamo questo decreto. Spero che si vada le prossime volte non a trattare tutto l'insieme delle missioni, ma esclusivamente ogni singolo provvedimento nel merito, parlandone con una visione politica. Per cui annuncio per la nostra componente il voto contrario. Grazie.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

      EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario, Fratelli d'Italia voterà in maniera favorevole al decreto di rifinanziamento delle missioni e devo anche dire che abbiamo apprezzato che il Governo non abbia posto la fiducia, sarebbe stato un grave errore. Già è un errore, che non dipende chiaramente solo da questo Governo, il fatto che ormai sono anni che si discute in maniera generica, mettendo insieme tutte le missioni con questa liturgia del decreto di rifinanziamento missioni, che ormai è spacchettato in due. Addirittura andiamo a rifinanziare solo gli ultimi tre mesi dell'anno. Ma, ripeto, non sono responsabilità attribuibili solo a questo Governo; c’è una legge che giace da anni, peraltro in questa legislatura porta la mia prima firma, per riorganizzare tutta la materia delle missioni all'estero dal punto di vista dell'impalcatura burocratica e consentire poi al Parlamento di esprimersi in maniera compiuta sulla politica estera e poter dare dei voti singoli sulle singole missioni.
      Ciò detto voglio anche dare atto alla maggioranza che in questa circostanza si è potuto discutere adeguatamente, sebbene poi con un voto finale che racchiude tutte le missioni. Chiaramente sulle missioni più importanti ci sta un pieno sostegno da parte di Fratelli d'Italia, innanzitutto un sostegno all'azione forte dell'ONU, della NATO, dei nostri alleati impegnati da anni nella lotta contro il terrorismo internazionale. Un sostegno fortissimo, se mi consentite, in particolare alle nostre Forze armate, ai nostri militari, alle nostre forze di polizia, uomini e donne in divisa, che sono impegnati in prima persona a difendere la nostra libertà, la nostra sicurezza, peraltro con quattro soldi. Credo che da questo punto di vista il Governo una riflessione la dovrà fare. È necessario ridare dignità a questi uomini e a queste donne che fanno sempre il loro dovere, a prescindere dal fatto che lo Stato non li tiene sempre in grande considerazione. Dicevo, un sostegno forte e convinto da parte di Fratelli d'Italia al decreto di rifinanziamento delle missoni internazionali. Voglio dire anche che sono un paio d'anni che Fratelli d'Italia aveva preso una posizione assai critica, ovviamente non nel merito rispetto a quello che ho appena detto, ma per la vicenda vergognosa dei due marò. Ricordo i nostri due militari mandati dall'Italia per una missione internazionale contro la pirateria, una missione voluta dall'ONU, sequestrati, perché di questo si parla, per un fatto che probabilmente non hanno neanche commesso loro, in spregio al diritto internazionale che prevede che, quando si agisce in servizio per conto di uno Stato su una missione dell'ONU, in ogni caso se c’è un reato si ha il diritto di essere processati in patria. Violazione da parte dell'India delle più elementari norme di diritto internazionale.
      Immaginate che, nel culmine della crisi, l'India addirittura tolse la possibilità al nostro ambasciatore di lasciare l'India. Una vergognosa violazione della Convenzione di Ginevra. Immaginate che nemmeno la Germania nazista e la Russia sovietica durante la Seconda guerra mondiale si permisero di fare una cosa del genere ai loro ambasciatori. Fu consegnata una lettera, da parte del Governo tedesco all'ambasciatore sovietico, con cui gli si Pag. 8intimava di lasciare il territorio della Germania nazista; la stessa cosa l'Unione Sovietica. Bene, l'India è riuscita a fare una cosa indegna, a dimostrazione che altro che Paese emergente del BRICS ! È un Paese che sul piano del diritto si sta dimostrando un Paese medievale, vergognoso, che andrebbe messo all'indice e al bando. Invece, purtroppo, il Governo Monti, per interessi economici, si è venduto letteralmente i nostri marò e noi abbiamo chiaramente preso una posizione dura e abbiamo detto: se un Governo si fa trattare, passatemi la volgarità, a pesci in faccia da un Paese soltanto perché ha un miliardo di abitanti, soltanto perché ha soldi da spendere, soltanto perché magari deve vendere le armi, soltanto perché qualche banchiere che sosteneva il Governo Monti aveva interessi a trattare e a lucrare i suoi sporchi traffici con quel Paese medievale, allora si potevano subire tutte le prepotenze. Aggiungo: poiché è prevista la pena di morte per il reato per cui erano accusati, noi avremmo avuto l'obbligo costituzionale di non consegnarli. Neanche se un indiano commettesse un reato di omicidio in India e scappasse in Italia noi potremmo consegnarlo all'India. Tutto questo è avvenuto con il Governo Monti e da questo punto di vista credo che noi dovremmo mettere in campo – e noi abbiamo una proposta di legge in tal senso – una Commissione parlamentare d'inchiesta che possa intervenire con forza su questa vicenda. Ma verrà fatto e chiederemo che il senatore a vita Monti, per meriti speciali, per essersi venduto i nostri due marò, sia cacciato dal Senato.
      Poiché, però, diamo atto al Ministro Gentiloni di aver finalmente internazionalizzato questa vicenda, il nostro atteggiamento è cambiato. Certo, siamo rimasti male, caro sottosegretario, sapendo quanto le sta a cuore il tema, che il Governo ieri non ha consentito di rispettare la volontà del Parlamento. Nello scorso decreto di rifinanziamento avevamo previsto che, in ogni caso, fin quando i nostri militari non fossero stati liberi, non avremmo più partecipato alle missioni antipirateria perché, se è vero che le missioni antipirateria riguardano la sicurezza dei traffici internazionali, è altrettanto vero – non ci vuole uno scienziato per capirlo – che nell'Oceano Indiano una missione antipirateria fatta da tutti quanti innanzitutto avvantaggia l'India. Per questo si chiama Oceano Indiano, no ? Insomma, non ci vuole un grande geografo per capire che, se i traffici sono sicuri e non ci sono i pirati nell'Oceano Indiano, l'India ne trae beneficio. Almeno la missione Atalanta avremmo dovuto sospenderla. Questo Governo non lo vuole fare, sbaglia, ma noi, ovviamente, riteniamo che almeno il lavoro svolto dal Ministro Gentiloni sia apprezzabile e comunque questa soluzione possa andare nel verso giusto.
      Però, ricordo ancora, caro sottosegretario, che ci sono due militari, uno che si trova in Italia per motivi di salute e un altro ristretto con misure restrittive blande, ma che comunque ormai si protraggono da quattro anni, in spregio non solo al diritto internazionale, ma in spregio ai diritti umani perché nessuna persona nel mondo può essere ristretta senza un capo di imputazione. Oggi è ancora senza un capo di imputazione perché si vergognano a mettere un capo di imputazione gli indiani e tengono di fatto provvedimenti contro i nostri due militari. Io credo che da questo punto di vista dovremmo essere più autorevoli. Ciò detto, noi abbiamo anche apprezzato un piccolo sforzo da parte del Governo e abbiamo dato fiducia a questa maggioranza nel momento in cui in questo decreto-legge di rifinanziamento con un emendamento sono stati ampliati i poteri dei servizi di sicurezza e ampliati i poteri del Presidente del Consiglio, nonostante non siamo certamente contenti di come vanno le cose dal punto di vista della sicurezza in Italia; non siamo contenti affatto, né abbiamo fiducia nel Ministro Alfano.
      I risultati negativi sono sotto gli occhi di tutti. Ma c’è la volontà, senza se e senza ma, di dare un sostegno unitario alla lotta contro il terrorismo dopo i fatti tragici della Francia che, purtroppo, hanno dato ragione agli allarmi che abbiamo lanciato da anni sull'infiltrazione nel nostro Paese Pag. 9tramite l'immigrazione clandestina, tramite la scusa delle guerre, di pericolosi criminali che si infilano tra i profughi grazie al lavoro sporco degli scafisti. E io vorrei dire, come ho già accennato ieri, al Ministro Alfano: non si gongoli dietro la sicurezza e l'efficacia del nostro apparato, senza soldi, sgangherato e straziato dalle riforme negative e dai tagli voluti soprattutto dal Governo Monti, ma portati avanti dal PD in questi anni. C’è anche il rischio che non avvenga nulla in Italia, come dicono i nostri servizi, perché c’è un'ampia fascia di sicurezza in Italia, una sorta di santuario del terrorismo e non fanno gli attentati perché tanto stanno tranquilli qui. Quindi, alziamo la guardia e cerchiamo di fare il nostro dovere. Abbiamo votato comunque a favore di questo provvedimento.
      Brevemente, un minuto e ho concluso, vorrei soltanto dire che, per quanto riguarda l'Afghanistan, non abbiamo concordato con le opposizioni, qualcuna anche della nostra parte politica, che hanno messo in discussione il fatto che ampliamo la nostra presenza. Noi siamo sempre stati a favore della lotta contro il regime talebano. Non ci dimentichiamo che dall'Afghanistan in mano ai talebani sono partiti gli attentati alle Torri Gemelle e oggi, se l'ISIS è forte, è perché ha uno Stato tra Siria e Iraq dove può avere le basi logistiche per fare gli attentati. Quindi, bene la missione in Afghanistan.  È vero che gli americani prima dicono «ci ritiriamo» e noi ci ritiriamo; poi gli americani dicono «rimaniamo» e noi rimaniamo. È vero, comanda l'America, l'Italia è succube, ma è colpa dei Governi. Francia, Inghilterra e Germania si fanno rispettare e condividono le decisioni. Ma, certamente, se è una decisione giusta, anche se ci viene imposta, penso che sia sciocco rifiutarci. Stessa cosa per il Libano. Noi siamo convinti che mai come oggi la presenza in Libano sia importantissima. Gli italiani hanno fatto un miracolo. È l'unico posto dove non c’è più tensione tra palestinesi e israeliani. Ma è importante per la sicurezza: il Libano confina con la Siria e, quindi, confina col Daesh. C’è una lotta di militari dell'ISIS ormai in Libano e, quindi, la presenza italiana è importante. È inutile dire che è giusto l'impegno maggiore contro il Daesh. Noi vorremmo un intervento forte che possa schiacciare lo Stato Islamico tra Siria e Iraq. Dovremmo dare pieno sostegno, non a parole, come fa Renzi, al Governo francese perché è un Governo alleato e dobbiamo stargli vicino. È impensabile che sia la Russia di Putin, che non fa parte dalla NATO, ad aiutare la Francia e l'Italia, invece, stia qui a cincischiare trincerandosi dietro paure incomprensibili. Dobbiamo fare il nostro dovere per una forma morale, perché siamo alleati della Francia, per una forma di etica civile e di rispetto dei diritti umani, per quello che è accaduto ai cittadini francesi che sono nostri fratelli, ma anche per la nostra sicurezza. Domani potrebbe toccare a noi e ci dispiacerebbe se magari la Francia o altri Paesi incrociassero le mani. Ovviamente, ci aspettiamo da gennaio un'ampia discussione da parte del Governo e una strategia completa, nuova, di politica estera. Pretendiamo un impegno più forte per la sicurezza, per la libertà e per la pace nel mondo, ma soprattutto in Italia. Quindi, un impegno più forte per contrastare il terrorismo islamico, il radicalismo islamico in Italia e in Europa e, ovviamente, per contrastare la base logistica che oggi gli fornisce l'ISIS tra la Siria e l'Iraq, base che prima era in Afghanistan con i talebani. Stiamo facendo poco, ma sono convinto che si può fare ancora di più e nel prossimo anno ci sarà una presa di coscienza spero anche da parte del Governo Renzi.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caruso. Ne ha facoltà.

      MARIO CARUSO. Grazie Presidente, Governo, carissimi colleghi, il decreto-legge missioni in via di conversione coincide nella sua discussione con l'attacco più violento perpetrato dal terrorismo islamico contro l'Europa, con quello che è stato definito l'11 settembre europeo. È chiaro, quindi, che il decreto-legge in Pag. 10questione, per quanto importante, utile e necessario, non basta ed occorre una riflessione ed una risposta più generale. Come osservato dai Ministri Gentiloni ed Alfano nella loro informativa di lunedì 16 novembre sulla tragedia di Parigi, siamo di fronte ad un salto di qualità nell'azione e nella pericolosità di coloro che si dicono Califfato e che identifichiamo con il nome di ISIS.
      La serie di attacchi di Parigi è stata, purtroppo, ben studiata per fare il maggior danno possibile, nel tempo più breve, colpendo in rapida successione luoghi non simbolici né sensibili, ma comuni, in modo da uccidere più innocenti possibile, terrorizzando tutti quanti noi, facendo capire che nessuno è al sicuro e che siamo tutti possibili obiettivi di azioni simili. Proprio per questo è necessaria una risposta dell'intera comunità internazionale, una risposta di intelligence, una risposta militare, ma una risposta, anche, culturale e morale.
      In queste ore drammatiche il mio pensiero non può che andare ai tanti connazionali residenti in Francia; siamo vicini alla famiglia di Valeria, simbolo dell'Italia più bella, quella composta da giovani ragazzi che studiano, viaggiano, conoscono altre culture e portano alto il nome del nostro Paese nel mondo. Esprimo un profondo sdegno per quanto è accaduto in Francia; i massacri compiuti venerdì non ci faranno abbassare la testa, ma, al contrario, i Paesi europei reagiranno, rimanendo compatti e rafforzando ancor di più quel senso d'unione che è proprio alla base dell'Unione europea.
      La Francia, alle sue spalle, ha una grande storia d'immigrazione ed ha sempre accolto, così come gli altri Paesi europei, le persone e le famiglie in fuga dalla propria nazione e in cerca di un futuro migliore; accoglienza, però, non vuol dire lassismo né, tanto meno, può voler dire accettare atteggiamenti e comportamenti apertamente ostili all'Occidente. Quando si arriva in un Paese si deve avere la consapevolezza che in quello Stato esistono delle regole che vanno rispettate. Chi va a vivere in un altro Stato deve avere anche il desiderio di volersi integrare in prima persona, come fa la maggior parte delle persone che viaggia in quest'epoca di grande globalizzazione. Purtroppo gli attentati del passato e gli ultimi di Parigi sono una spia del fatto che esiste una frangia di individui che non vuole si realizzi una vera integrazione tra diverse culture. È vero che dobbiamo alzare la guardia e i livelli di sicurezza, ma, allo stesso tempo, non bisogna generalizzare e puntare il dito anche contro i tanti che, invece, manifestano apprezzamento nei confronti di quegli stessi Paesi che li ospitano e che danno loro la possibilità di rifarsi una vita e che rappresentano la maggioranza delle persone che arrivano in Italia e nel resto d'Europa. I tanti immigrati provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente hanno sicuramente contribuito allo sviluppo sia culturale che economico e lavorativo dell'Italia e dell'Europa; il nostro continente ha sempre aperto le porte e continuerà ad aprirle nei confronti dei tanti che giungono qui onestamente, dimostrando rispetto e volontà di integrarsi.
      Con altrettanta fermezza, però, dobbiamo individuare e isolare coloro che rischiano di mettere in pericolo la nostra sicurezza attaccando i nostri valori. Non è possibile accettare che esistano organizzazioni ideate appositamente per eliminare la nostra cultura.
      Il gruppo Per l'Italia – Centro Democratico voterà convintamente per la proroga delle missioni internazionali nell'auspicio che si tratti, davvero, dell'ultimo decreto-legge su questo tema. Una legge organica è ormai necessaria per consentire ai nostri militari di lavorare adeguatamente con i giusti strumenti giuridici, ma anche per far sentire che il Parlamento, il Governo e il Paese non considerano estemporanea la loro azione, demandando la copertura finanziaria alla decretazione d'urgenza. All'indomani degli attentati di Parigi appare, inoltre, evidente che lo spirito delle missioni italiane deve favorire l'integrazione e che ciò comporta, ancora di più, un maggiore Pag. 11coordinamento tra servizi e forze di polizia europee (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, è chiaro che nella fase contingente di conversione di questo decreto-legge, nato solo ed esclusivamente per dar seguito, per gli ultimi tre mesi dell'anno, alle varie missioni internazionali nelle quali il nostro Paese è impegnato, il dibattito, poi, purtroppo, per i fatti accaduti in Francia, nel fine settimana scorso, e che continuano in qualche modo a riempire le cronache per gli strascichi che ne sono conseguiti e, soprattutto, per la caccia ai terroristi, ha spostato nettamente l'attenzione e ha, in qualche modo, implementato la necessità del dibattito, durante la fase di conversione di questo decreto-legge all'interno dell'Aula, generando tutta una serie di emendamenti, tutta una serie di ragionamenti che non possono non avere un ulteriore seguito, in quello che ci auguriamo sia un ulteriore provvedimento che il Governo sarà obbligato in qualche modo, secondo noi, a prendere, per aumentare il livello di sicurezza interna ed internazionale.
      Interna, possibilmente andando a dare risorse adeguate a quelli che sono i servizi di intelligence, ed internazionale, facendo una scelta oculata di quelli che sono gli alleati e di quelli che sono i nemici. Quindi, il dibattito che si è svolto ieri in maniera molto accesa, ma anche per certi versi abbastanza proficua, ha portato a identificare delle posizioni che, nell'auspicio di un coinvolgimento comune, in realtà, hanno delineato delle sfumature per certi versi preoccupanti. Non è passata, infatti, inosservata la richiesta di parte dell'estrema sinistra di stralciare i fondi per il contrasto al terrorismo da destinarsi, in parte, a quella che è la cooperazione internazionale. Pensavamo ad un errore, ma gli stessi rappresentanti, poi, di Sinistra Ecologia Libertà, che adesso si chiama Sinistra Italiana, ci hanno confermato, invece, essere stata volutamente un'operazione provocatoria, probabilmente, ma per noi molto preoccupante, per rivedere quelle che, secondo loro, sono la funzionalità e l'efficienza delle missioni.
      Ecco, noi sulla scorta, invece, di un ragionamento diametralmente opposto, che non nasce solo ed esclusivamente dalla richiesta fatta dalla maggioranza e dalle istituzioni di avere una posizione unica nei confronti delle minacce terroristiche, ma da un fatto di responsabilità, se inizialmente questo decreto missioni presentava, e le abbiamo più volte evidenziate, diverse criticità, ma anche qualche punto di interesse, sulla scorta del dibattito che si è svolto soprattutto ieri – e, quindi, in conseguenza dei fatti degli attentati di Parigi, e valutato molto positivamente l'inserimento del cosiddetto «emendamento Copasir», cioè quello che tecnicamente è l'articolo aggiuntivo 7.0100, quello che in maniera molto politichese dà determinate regole di ingaggio ad assetti particolari della difesa, ma in termini pratici finalmente concede la licenza di uccidere, anche su Stato estero, i tagliagole e, quindi, i terroristi – il nostro atteggiamento non può essere contrario all'approvazione di un decreto che, seppur rifinanzia cose assurde, tipo piccole e microsettoriali missioni che non danno nessun tipo di beneficio né strategico né geopolitico al nostro Paese, dall'altra parte, però, qualche cosa di positivo per il contrasto al terrorismo lo include.
      Certo, avremmo voluto che diversi emendamenti presentati dal nostro gruppo che non erano assolutamente ostruzionistici, e di questo i relatori ce ne hanno dato conto, fossero assorbiti dal testo, perché davano ancor più forza, prevalentemente, al contrasto al terrorismo e, quindi, allo Stato Islamico. Tali emendamenti fissavano, in qualche modo, un punto anche di natura politica, facendo capire che l'attacco terroristico nei confronti dell'Occidente che avviene in questo momento non è più una cosa isolata; ha subito un innalzamento nel livello qualitativo Pag. 12e noi, conseguentemente, dobbiamo rispondere, innalzando le risorse per l’intelligence, ma anche le risorse per gli asset della difesa che sono chiamati a contrastarli, perché è diventato terrorismo di Stato, per quanto autoproclamato – non che noi vogliamo riconoscere l'autoproclamato Stato Islamico, assolutamente –, ma noi dobbiamo comunque confrontarci con la realtà. La realtà è che qualcuno ha creato, autoproclamandosi, uno Stato di matrice islamica fondamentalista e da lì fa partire gli attacchi all'Occidente; non solo fa partire gli attacchi all'Occidente in termini pratici, purtroppo, creando delle condizioni di attentati che generano centinaia di morti, ma va anche oltre, cercando di smontare il modello occidentale, e quindi tutte quelle conquiste civili che noi, con fatica e con il sangue, nei secoli scorsi siamo riusciti ad ottenere. Ecco, è sulla scorta di questo ragionamento che noi non possiamo assolutamente dare un voto negativo al disegno di legge di conversione del «decreto missioni», pur rimanendo scettici, ripeto, su alcune destinazioni di fondi molto ingenti, tipo quella sulla missione in Afghanistan o sulla missione in Libano.
      Sulla missione in Afghanistan, capiamo benissimo la realpolitik degli equilibri internazionali, nel momento in cui un alleato importante, come gli Stati Uniti, ci dice: «dateci una mano a rimanere, perché la missione in Afghanistan non sia un totale fallimento, e quindi cerchiamo una exit strategy molto morbida». È una scelta alla quale noi possiamo aderire, potevamo aderire, se non ci fossero state altre emergenze, come quelle che stiamo affrontando, appunto, sul piano interno di intelligence e sul piano internazionale nel definire chi sono gli alleati e chi sono gli avversari.
      Quindi, quelle risorse lì sarebbe stato, secondo noi, molto più importante riallocarle nel contesto del famoso comma 9 dell'articolo 2, che è quello della missione principale, per noi, in questo momento, quella di contrasto al Daesh, cioè allo Stato Islamico. Così come ci risulta non solo inutile in questo momento, dopo 23 anni, ma pericoloso, per la permanenza di più di mille soldati italiani in quel contesto, la forza di interposizione UNIFIL in Libano. Anche qui, ci sono valutazioni diverse, però lasciateci fare le nostre, anche sulla scorta di valutazioni geopolitiche che eminenti studiosi ed esperti hanno fatto.
      Il problema di mantenere un contingente così importante in una zona che è a ridosso del confine dello Stato islamico, senza avere regole di ingaggio operative vere, espone tutti questi soldati al rischio di diventare, di fatto, degli ostaggi, nel caso in cui lo Stato Islamico ed Hezbollah, in maniera pesante, inizino a guerreggiare. Questa è una valutazione che noi abbiamo fatto e, invece, questa è una valutazione che voi non avete fatto. Mettiamola così: il fatto stesso che la missione sia rifinanziata fino al 31 dicembre, cioè per altri quaranta giorni, ci lascia ben sperare che questa rivalutazione venga fatta immediatamente nel prossimo decreto di rifinanziamento delle missioni, sempre ammesso e non concesso che il Senato, voglia mai, vada finalmente a licenziare la legge quadro sulle missioni, perché c’è sempre la speranza che si sia in presenza sempre dell'ultimo decreto di rifinanziamento, ma ci sia una legge quadro, dove si possa lì andare a definire meglio sia le regole di ingaggio sia le modalità di partecipazione alle missioni.
      Però, ripeto, quello che manca... Noi ci asterremo, non voteremo, chiaramente, a favore per tutte queste criticità. Un'altra criticità è chiaramente che, rispetto al passato, si è fatto un passo indietro sulla questione marò. Il collega Amendola, ieri, ha cercato di giustificare, secondo me, in maniera poco convincente, la mancata approvazione di un emendamento che ribadiva un punto, già approvato in un precedente decreto, proprio a difesa e in merito al rientro di entrambi i fucilieri di Marina, però la cosa più importante che, secondo me, manca, in questo contesto, nelle missioni, è una definizione chiara di chi sono i nemici, di chi sono gli alleati e di chi sono gli avversari. Andava fatta, visto che è un «decreto missioni» e le missioni non si fanno da soli, ma si fanno con degli alleati; andava fatta, soprattutto, Pag. 13per chiarire una cosa, e concludo, che non è stata fatta, purtroppo, e ci auguriamo che venga fatta, magari, con altri strumenti, anche solo di indirizzo, dati dal Parlamento.
      Il nemico, in questo momento, non è Putin, il nemico non è neanche Assad: il nemico è lo Stato Islamico e, soprattutto, il nemico, in maniera subdola e in maniera grigia, sono anche tutti quegli Stati che, a parole, dicono di contrastare il terrorismo, ma che, poi, nei fatti – tipo l'Arabia Saudita, per fare un nome, per essere molto chiari –, hanno comportamenti assolutamente ambigui, assolutamente ambigui. Quindi, anche qui è chiaro che, se dobbiamo fare un passo avanti nella condivisione dei rapporti di intelligence con altri Stati, dobbiamo essere molto cauti nel decidere con chi condividerli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

      MARIANO RABINO. Signor Presidente, illustri rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la drammaticità degli avvenimenti terroristici che hanno colpito la Francia negli ultimi giorni ci mette di fronte alla gravissima situazione di un conflitto che non è tra razze e religioni diverse, ma che ci colpisce direttamente, umanamente e politicamente, considerando le minacce di attacchi alla capitale, e non solo alla capitale, del nostro Paese. L'orrore di questi tragici fatti è l'evidenza dell'importanza del settore difesa, un settore troppe volte trascurato e verso il quale, oggi, alla luce di quanto sta accadendo, non è più possibile immaginare tagli; piuttosto, occorre investire, come tutta l'Europa sta facendo, attraverso strategie di argine, di lotta, di difesa dal terrorismo.
      Stiamo parlando della sicurezza degli italiani e della difesa del Paese: in questo quadro si inserisce il provvedimento che stiamo votando, un provvedimento ad alta valenza politica e che rappresenta una delle più rilevanti decisioni nel campo della politica estera e della difesa, fulcro del dibattito e del confronto approfondito nelle Commissioni riunite affari esteri e difesa, dove è stato dato rilievo al confronto con diplomatici, esperti e analisti internazionali, approfondendo il tema inerente i principali scenari internazionali di crisi.
      Il provvedimento ha tra gli obiettivi principali quello di riaffermare la centralità del ruolo italiano, indebolito dalla crisi economica, attraverso una serie di disposizioni volte ad assicurare per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2015, la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali, nonché la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.
      Purtroppo, siamo costretti a ribadire – è stato più volte evocato – che questo accade perché, come in più occasioni evidenziato, manca un disegno di legge organico in materia. Da qui il ricorso, nelle ultime tre legislature, a numerosi disegni di legge di iniziativa parlamentare finalizzati all'introduzione di una legge quadro sulla partecipazione italiana a missioni internazionali, ossia una disciplina a regime che riguardi i rapporti Governo-Parlamento, il trattamento del personale militare impiegato nei teatri operativi all'estero, anche in relazione ai profili penali, e, infine, il finanziamento delle missioni stesse.
      Tuttavia, in questa legislatura sembrerebbe davvero raggiunto il traguardo di un testo unificato e condiviso; un testo, approvato dalla Camera e attualmente all'esame del Senato, in grado di definire un quadro complessivo, organico e permanente dei diversi e complessi profili che regolano l'invio dei nostri militari fuori dai confini nazionali, è davvero alla nostra portata. Il testo afferisce ad un'articolata serie di iniziative di cooperazione e di sostegno ai processi di ricostruzione congiuntamente a misure di sostegno alle Pag. 14iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
      Parliamo di protezione internazionale del nostro Paese al cospetto delle nuove sfide epocali rappresentate dalle grandi masse di migranti e dalla realtà storico-politica del Medio e Vicino Oriente, che sta portando al crollo di intere compagini statali. Questo provvedimento è l'espressione di una nuova raggiunta consapevolezza che il nostro Paese ha di difendersi e di partecipare ai processi di cambiamento in atto per i quali è richiesto un impegno politico-militare molto più complesso, e non esclusivamente quello di consolidare il nostro ruolo e il nostro rango negli equilibri internazionali come Stato appartenente al G8, come Paese membro dell'Alleanza atlantica e dell'Unione europea.
      La necessità di provvedimenti come quello che ci apprestiamo a votare è dettata anche dalla povertà e dai conflitti in corso in Africa e in Asia, oltre che dalla posizione assunta dal Governo italiano di fronte al vastissimo movimento migratorio verso l'Europa; ragioni dalle quali è scaturita l'esigenza di intervenire in modo più efficace nei Paesi di origine dei profughi e nei confronti dei criminali che speculano su queste tragedie.
      La diplomazia italiana ha cercato di mitigare l'eccessiva animosità di alcuni tra i più irruenti teatri di crisi, come quelli presenti in Tunisia, Egitto e Algeria. Per questi motivi, vengono ampliati, seppure in misura limitata all'ultimo trimestre dell'anno, gli stanziamenti destinati ad iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in teatri di crisi come l'Afghanistan, l'Etiopia, la Repubblica Centrafricana, l'Iraq, la Libia, il Mali, il Niger, il Myanmar, il Pakistan, la Palestina, la Siria, la Somalia, il Sudan, il Sud Sudan e lo Yemen.
      Sono previste iniziative a tutela delle categorie più vulnerabili, minori e disabili, volte alla protezione delle donne vittime di violenza sessuale, al rafforzamento e al sostegno dei servizi di base nei settori dell'istruzione e della sicurezza alimentare, sempre in linea con gli interventi in corso e già programmati. Proseguiranno, inoltre, le attività in favore delle famiglie di rifugiati e delle comunità ospitanti, cercando anche, nei limiti del possibile, di intensificare le operazioni transfrontaliere in grado di rifornire le aree della Siria controllate dall'opposizione. Tutte le misure in atto, e che il decreto proroga, testimoniano la perdurante centralità del multilateralismo che caratterizza il nostro Paese e ribadiscono ulteriormente le ragioni della ricerca di una programmazione di azioni efficace nella quale collocare l'intervento nazionale che connota la nostra azione di politica estera, che rappresenta un valore peculiare, proprio oggi, in un contesto internazionale caratterizzato da profondi mutamenti geopolitici e strategici.
      L'impegno delle nostre Forze armate nelle missioni internazionali è in continua evoluzione, conseguente non solo ai mutati scenari geopolitici e di sicurezza, ma anche alla varietà e alla complessità delle diverse operazioni di supporto alla pace. Le nostre Forze armate hanno assunto una considerevole importanza negli ultimi anni impegnate in missioni militari all'estero, sia per il notevole incremento del numero delle operazioni che hanno visto coinvolti contingenti militari italiani, sia per il maggiore impiego di uomini e di mezzi connesso alla più complessa articolazione degli interventi ai quali l'Italia ha partecipato. Come da più parti ricordato, l'Italia fa molto per l'azione delle Nazioni Unite e costituisce un supporto economico valido insostituibile diretto alle missioni guidate dal Dipartimento per le operazioni di pace dell'ONU, oltre che un importante sostenitore di forze peacekeeper molto specializzate. Le nostre missioni rappresentano strumenti di difesa della libertà delle popolazioni martoriate ed è per questo motivo che ricorriamo al sostegno delle nostre Forze armate per garantire azioni di cooperazione in aree di crisi, per confermare la disponibilità dell'Italia a costruire la pace e la democrazia, entrambi Pag. 15obiettivi lodevoli e irrinunciabili per uno Stato democratico e di diritto. In attesa della legge quadro che metterà ordine allo spezzettamento del comparto difesa, il decreto-legge immediatamente efficace ci permetterà di dare continuità al lavoro dell'Italia nelle tante missioni internazionali.
      Si tratta di un testo che disciplina diversi profili delle missioni internazionali, diverse tra di loro, ma tutte con un denominatore comune: la democrazia e lo sviluppo delle aree di crisi. Attraverso l'azione congiunta militare e di cooperazione si consolidano due modi diversi e complementari affinché l'Italia possa partecipare da protagonista sulle scene internazionali.
      Per tutti questi motivi, che hanno come comune denominatore il conseguimento della pace e l'affermazione della democrazia, e con il pensiero costante e riconoscente alle vittime delle nostre missioni internazionali (qualche giorno fa in una bellissima cerimonia sono state commemorate, con riferimento ai caduti di Nassiriya, tutte le vittime delle nostre missioni internazionali), il gruppo di Scelta Civica conferma il voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

      ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signor Presidente. Questa discussione arriva in un momento particolare, all'indomani di una tragedia come quella di Parigi, in un momento in cui l'intera umanità è sotto attacco da parte di una minaccia, quella terroristica fondamentalista dell'ISIS o del Daesh, che dir si voglia, che in qualche modo ha segnato una crescita sul piano dell'offensiva. Noi abbiamo assistito nell'arco di poche ore a un’escalation di violenza che ha messo in fila prima l'attentato all'aereo russo nel Sinai, poi l'attentato a Beirut e infine quello di Parigi, andando a completare una mappa del terrore che ci ha visto nell'ultimo anno dover piangere i morti in diverse parti del mondo.
      Questo è un elemento che io ci tengo a sottolineare, visto anche lo scivolamento di una parte del dibattito pubblico del nostro Paese su questa tragedia.
      L'ISIS colpisce in primo luogo la comunità musulmana: il 95 per cento delle vittime dell'ISIS appartiene al mondo islamico e al mondo arabo; le prime vittime del terrorismo sono i musulmani in questo pianeta e noi dobbiamo partire da qui per capire anche come sconfiggere una minaccia di questo tipo.
      Lo dico perché, appunto, la mappa del terrore non ci deve fare dimenticare quello che stanno passando le popolazioni arabo-musulmane, cristiane, yazide e turcomanne, in Siria e in Iraq, dove vengono perseguitate dall'ISIS; né ci devono fare dimenticare quelle che sono state tragedie anche più corpose, come quelle di Boko Haram in Nigeria, dove interi villaggi e intere città sono state assediate e sono state bruciate dalla minaccia terroristica. Non ci deve fare dimenticare, infine, quello che è successo in Kenya o quello che è successo in Tunisia, al Bardo prima e a Sousse immediatamente dopo, vicenda che ha colpito non sola la Tunisia ma, anche lì, anche il nostro Paese, come è accaduto in questi giorni a Parigi.
      Quindi, in questo momento si presenta il dibattito su un «decreto missioni», un decreto di proroga delle missioni di tre mesi che in realtà, diciamo, sono già passati, di un decreto in consuntivo con cui noi andiamo a rifinanziare missioni per il trimestre di fatto passato. Ciò avviene in un momento in cui c’è stato un appello al senso di responsabilità. Io voglio dire che noi come, Sinistra Italiana, abbiamo accolto questo appello alla responsabilità ed è con grande responsabilità che in questi giorni stiamo partecipando al dibattito pubblico ed è con questa responsabilità che affrontiamo anche la discussione in quest'Aula, sottolineando, però, che la responsabilità non può essere scambiata per acriticità, cioè non si può chiedere un'adesione unitaria senza che ci sia, come dire, un ragionamento complessivo su come si affronta questa fase. Ovvero, non si può chiedere che, in virtù del Pag. 16momento drammatico che noi stiamo vivendo, ci sia un'adesione alla linea politica di questo Governo che noi riteniamo, rispetto al contrasto alla minaccia terroristica, insufficiente.
      Lo voglio dire nello stesso momento in cui esprimiamo anche un apprezzamento per l'atteggiamento, la cautela e la compostezza che il Governo italiano sta avendo nella reazione immediatamente successiva agli attentati di Parigi. Noi abbiamo esattamente dentro questa fotografia due immagini contrapposte: da un lato, un Governo e un Ministro degli affari esteri che esprimono cautela, che parlano chiaramente un linguaggio che dice che l'intervento militare non è una soluzione al problema, ma che ci sono altre cose da fare prima. Sono parole che noi apprezziamo molto, perché ci parlano anche di una lucidità in un momento in cui l'emotività sembra avere preso il sopravvento. La reazione francese, che pure noi comprendiamo, è una reazione che è esclusivamente guidata dall'emotività, perché l'idea che una quantità superiore di bombe sganciate su un territorio, come quello siriano, sia in qualche modo una risposta, davanti alla violenza terroristica che ha colpito la Francia e l'Europa, mi sembra abbastanza ovvio che sia totalmente inutile.
      E, allora, noi vorremmo parlare di questo decreto che, invece, ha un'altra fotografia. Questo decreto, così come gli ultimi che abbiamo approvato e, così come immaginiamo, anche i prossimi di rifinanziamento delle missioni, si presenta esattamente come una fotografia immobile di 15 anni di politica estera sbagliata che il nostro Governo, insieme ai Governi occidentali, ha fatto. Cioè, noi discutiamo stancamente di rifinanziare un pacchetto di missioni internazionali in teatri di guerra, senza mai fare un'analisi e un bilancio vero di che cosa hanno prodotto queste missioni internazionali.
      Allora noi vorremmo approfittare di questa discussione, visto il momento storico che viviamo, per provare a fare un ragionamento, a confrontarci, a fare un bilancio. Dovremmo partire da una domanda: dopo quindici anni di guerra al terrorismo, abbiamo prodotto qualche risultato ? Il mondo è forse un posto più sicuro ? Questa è una domanda che più volte in quest'Aula abbiamo posto.
      C’è una certa somiglianza tra i giorni successivi all'11 settembre e quelli di queste ore. Ci sono delle coincidenze storiche interessanti, abbiamo assistito esattamente allo stesso film.
      Dopo l'11 settembre un Governo, come quello degli Stati Uniti, un Paese ferito, ha detto: siamo stati attaccati, siamo in guerra, la minaccia terroristica viene da uno Stato ben preciso, l'Afghanistan, che ha un Governo connivente con i terroristi (perché non si trattava dello Stato afgano in sé ma della presenza di Al Qaeda che aveva le sue basi in Afghanistan), dobbiamo quindi dichiarare guerra.
      Noi oggi ci troviamo esattamente nella stessa condizione: avendo l'ISIS le sue basi in Siria, il tema oggi è diventato: dobbiamo dichiarare guerra alla Siria, dobbiamo intervenire militarmente.
      Probabilmente, se affrontassimo un'analisi sull'esito catastrofico della scelta di intervenire in Afghanistan, saremmo molto più cauti nel dire che serve un intervento militare in Siria adesso, e questo probabilmente – ci auguriamo che sia così – è quello che sta inducendo il nostro Governo ad avere cautela su questo punto.
      Noi vorremo discutere di questo: che la guerra in Afghanistan prima e l'intervento militare scellerato in Iraq dopo sono una parte del problema. Se non partiamo dalla lettura dei fenomeni, rischiamo – cosa che mi sembra abbastanza vicina – di credere di poter affrontare il problema non con la soluzione, ma attraverso le sue cause.
      Vorremmo dire chiaramente in quest'Aula che l'intervento militare scomposto in Iraq, che ha devastato completamente un Paese, cancellando le infrastrutture, e ha mortificato una parte della popolazione, nell'idea di ricostruzione che abbiamo poi messo, è alla base della nascita dell'ISIS. Se non diciamo queste cose, non facciamo opera di verità, non possiamo nemmeno pensare di ragionare sul futuro.
      Vorrei che in quest'Aula si dicessero delle cose. Le ragioni della guerra in Pag. 17Afghanistan le abbiamo dette prima; le ragioni della guerra in Iraq, che noi abbiamo cancellato, sono ancora più assurde. Abbiamo parlato di armi di distruzione di massa possedute da Saddam Hussein, armi che non sono mai state trovate e noi non abbiamo mai chiesto scusa al popolo iracheno per aver devastato quel Paese senza una motivazione valida. Abbiamo scoperto, solo dopo, che quelle armi di distruzione di massa non esistevano. Abbiamo dichiarato guerra assolutamente senza motivo.
      Allora, vorremmo provare a ragionare su questo: la guerra al terrorismo è una guerra sacrosanta, ma non si fa con le bombe. Vorremmo dire che, se realmente si vuole combattere il terrorismo, bisogna cominciare a parlare chiaramente, sottolineando che uno dei problemi è il traffico di armi, che il nostro Paese, insieme agli altri Governi europei occidentali, fa in Medio Oriente. Se abbiamo venduto negli ultimi due anni un miliardo e mezzo di armi in Medio Oriente, che, attraverso la triangolazione con Paesi «nostri alleati», ma anche «alleati e finanziatori del Daesh» sono arrivati nelle mani dei terroristi, noi combattiamo contro le armi che noi stessi abbiamo venduto in Medio Oriente.
      Allora, cominciare a dire che un modo per fare la guerra all'ISIS è chiedere una moratoria sulla vendita delle armi ai Paesi del Golfo e del Medio Oriente è una soluzione, è lotta al terrorismo, molto più delle bombe che sono state sganciate.
      Mi avvio a concludere, Presidente, mi perdoni. Noi dobbiamo dire che bisogna interrompere la canalizzazione del petrolio dell'ISIS, che frutta un miliardo e mezzo di dollari all'anno al terrorismo.
      Ed è un petrolio che compriamo noi, è un petrolio che arriva attraverso il mercato nero nelle nostre automobili; è un petrolio che passa attraverso le autobotti dai confini della Turchia, da quegli stessi confini che sono inaccessibili per portare gli aiuti umanitari ai curdi che sono in questo momento l'unica forza che sul campo sta contrastando l'ISIS, sia militarmente che culturalmente !
      Noi dovremmo interrompere i flussi finanziari e dovremmo parlare chiaramente con Paesi come la Turchia, che sono Paesi della NATO, che invece di combattere l'ISIS e di contrastarlo, lo hanno agevolato. In questo momento, per ogni 300 raid aerei che la Turchia fa in Siria, 270 sono sulle postazioni dei curdi e qualche decina su postazioni insignificanti dell'ISIS !
      E allora dobbiamo dirci chiaramente che è inutile fare un intervento militare, se con una mano facciamo finta di combattere l'ISIS, e con l'altra creiamo le condizioni perché quello possa continuare a crescere !

      PRESIDENTE. Concluda.

      ERASMO PALAZZOTTO. Il dubbio che ci viene, signor Presidente – e ho concluso – è che noi facciamo la guerra per aumentare i profitti dei nostri Governi.
      E allora concludo così...

      PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, siamo due minuti oltre: lei ha concluso così. Facciamo così, va bene ?

      ERASMO PALAZZOTTO. Ho concluso così, annunciando il voto contrario di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà a questo provvedimento, nonostante il grande senso di responsabilità che ci guida, perché questo provvedimento è la fotografia del fallimento della politica estera del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

      PAOLO ALLI. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare sul decreto-legge che stiamo discutendo. Non entrerò nei dettagli del provvedimento stesso, già chiaramente espressi ed illustrati dal relatore Causin durante il suo intervento in discussione sulle linee generali. Io vorrei partire Pag. 18da una domanda: che cos’è oggi la sicurezza ? Perché la sicurezza è certamente un valore per tutti noi, per tutti i nostri cittadini, e oggi lo è di più dopo i tragici fatti di Parigi.
      Ma cos’è la sicurezza oggi ? Non è una domanda di tipo accademico, perché vede, Presidente, abbiamo sentito in questi giorni anche dentro quest'Aula interventi del tipo: richiamiamo i nostri soldati perché abbiamo bisogno di difenderci all'interno del nostro Paese. Ma se noi ci guardiamo in giro, ci rendiamo conto di quanto anacronistica sia questa posizione.
      Il Giappone, Paese storicamente neutrale, dove l'opinione pubblica è ancora ampiamente favorevole alla neutralità, ha avviato una revisione della propria Costituzione sulla base del fatto che difendersi oggi non può più voler dire stare soltanto dentro i confini del proprio Paese; e il Giappone ha guidato la missione antipirateria NATO al largo delle coste della Somalia ed è presente in tutte le missioni internazionali. Più vicino a noi, la Svezia e la Finlandia, Paesi tradizionalmente neutrali e non allineati, stanno ripensando da tempo, e comunque partecipano attivamente anch'essi alle missioni internazionali. Un piccolo Paese come la Moldova, che ho avuto l'opportunità di visitare pochi giorni fa, neutrale fin dalla sua costituzione, partecipa alle missioni nel Mali mandando i propri soldati pur avendo al proprio interno problemi molto grossi.
      Sono solo esempi che dicono che oggi l'esigenza di sicurezza richiede di uscire dai propri confini. Anche perché la guerra ha assunto caratteristiche diverse da quelle tradizionali: si sente parlare spesso di guerra ibrida, la guerra avviene senza più la dichiarazione di guerra consegnata dall'ambasciatore all'altro ambasciatore, vengono usati i civili, viene usato il terrorismo, la guerriglia, la guerra informatica, la propaganda. Insomma, i metodi dei conflitti diventano globali, e gli scenari diventano globali. Questo richiede che la prevenzione sia a trecentosessanta gradi.
      Dunque, oggi è questo il primo punto del mio intervento: oggi noi non votiamo per il sostegno ad operazioni ispirate solo ad umanitarismo, né votiamo un provvedimento che serve a mantenere in piedi la macchina militare, come qualcuno adombra. Noi oggi votiamo un provvedimento che è un investimento per la nostra sicurezza, per la sicurezza dei nostri cittadini: come ci dimostra la stessa NATO, che negli ultimi decenni ha sviluppato capacità di stabilizzazione, di prevenzione, di gestione dei post-conflitti, oltre alla capacità di tenere in piedi una macchina militare efficiente.
      Quindi, la prima nostra responsabilità è dire: noi stiamo votando un investimento per la sicurezza nostra e dei nostri cittadini e anche del nostro continente.
      Ovviamente, ciò implica che noi si abbia il coraggio di dire «no» a facili demagogie, a riconoscere la grande professionalità e l'equilibrio con i quali le nostre Forze armate sono presenti nei vari scenari mondiali, che sono un valore per l'Italia, così come dobbiamo riconoscere analogamente la grande professionalità delle nostre forze di polizia, forze dell'ordine e servizi di intelligence.
      È, quindi, veramente curioso che in una situazione come questa vi siano continui attacchi al Ministro Alfano e al Presidente del Consiglio nel momento in cui il nostro Paese ha finora dimostrato, sotto questo punto di vista, di essere ben organizzato. In molti ci siamo domandati cosa sarebbe successo in Francia se l'opinione pubblica avesse reagito in questa maniera dopo i tragici fatti degli ultimi giorni.
      Questi asset sono un valore del nostro Paese per la nostra sicurezza e anche per la nostra immagine in giro per il mondo, ma un valore richiede di essere sostenuto.
      Noi abbiamo allora la responsabilità di spiegare ai nostri cittadini che le spese per la difesa sono investimenti. E io mi permetto di sottolineare che le dichiarazioni di ieri del Presidente della Commissione europea Juncker, che anticipa la disponibilità a considerare le spese per la sicurezza, almeno quelle per la lotta al terrorismo, al di fuori del Patto di stabilità, sono un passaggio molto importante, perché segnano il fatto che ci si rende conto, Pag. 19da un punto di vista culturale prima che concreto e operativo, che la sicurezza è diventata un valore primario e, quindi, dobbiamo fare di tutto per poterne garantire gli strumenti.
      Da questo punto di vista, noi abbiamo bisogno, a nostra volta – lo hanno detto anche i colleghi che mi hanno preceduto – di uno strumento più intelligente, se possiamo dire così, rispetto a questa continua approvazione di decreti per il rifinanziamento delle missioni. Quindi, anche noi auspichiamo ovviamente che la legge quadro sulle missioni internazionali venga chiusa molto rapidamente, in modo che siano sempre più chiaramente definiti i ruoli di un Parlamento che dà indirizzi e che controlla la realizzazione di questi indirizzi e di un Governo che li attua e che ne riferisce. Questo anche per evitare lunghe, leziose e faziose discussioni in questa Aula e anche per evitare che qui dentro diventiamo tutti ministri degli esteri o ministri della difesa.
      L'ultimo punto del mio intervento sembrerà quello meno pertinente. Io credo che la forza, l'intervento armato militare senza una forte identità non sia sufficiente a garantire la sicurezza di un popolo.
      Il terrorismo islamico si sviluppa su una base fortemente identitaria, talmente identitaria da giustificare, nelle sue versioni più integraliste e fanatiche, il sacrificio della propria vita. Lo diceva poco fa il collega Palazzotto nel suo intervento, citando il fatto che la gran parte delle vittime del terrorismo siano musulmani. Bisogna che capiamo anche le ragioni di questo. Il terrorismo oggi parte da lotte interne all'Islam, tra le varie componenti e da una lotta che vuole affermare la purezza dell'ispirazione islamica contro la corruzione dell'islamismo, quindi è realmente e chiaramente un conflitto fortemente identitario, che si sviluppa sia contro il mondo esterno, ma anche all'interno del mondo islamico.
      Di fronte a questa forza di identità dell'Islam cosa contrappone l'Occidente ? L'Occidente contrappone una rinuncia sostanziale alla propria identità e rischia, da questo punto di vista, di non esserci più partita.
      L'Europa è chiamata in causa da questa punto di vista, è una responsabilità prima e anzitutto politica: se si rinnegano le proprie radici in nome di un buonismo acritico o di una xenofobia che non ci appartiene non può nascere l'unione politica.
      Non si può avere la forza per un dialogo autentico, ma prevarrà sempre la sottomissione alla paura alla quale si reagisce con le armi della paura, perché i bombardamenti sono certamente armi figlie dalla paura. Allora, che cosa serve a questa Europa ? Una capacità di maggiore identità non per essere contro il dialogo con l'Islam, a partire da quell'Islam moderato che dobbiamo chiamare in causa perché sia il primo nemico del terrorismo, ma perché solo una forte identità può dialogare con un'altrettanto forte identità. Un autorevole collega mi ricordava una frase illuminante che citava sempre Giorgio La Pira, che non può certamente essere pensato come un guerrafondaio o una persona contraria al dialogo. Giorgio La Pira diceva: sono solo gli animali senza spina dorsale che hanno bisogno del guscio. La nostra spina dorsale è la nostra identità, meno siamo capaci di recuperare questa identità e più abbiamo bisogno di rinchiuderci su noi stessi. E La Pira diceva questo per affermare che l'identità non è contro il dialogo, anzi, è l'unica arma per poter instaurare un dialogo ad armi pari. Allora io dico che per non rendere vano lo sforzo che i nostri uomini fanno quotidianamente nelle missioni internazionali, il rischio che si assumono e anche le risorse economiche che vengono impiegate, noi dobbiamo contestualmente lavorare perché l'Europa recuperi questa identità e questo è un compito che parte da ciascuno di noi a partire da dentro quest'Aula e dentro un approccio che, oserei dire, prima che politico e operativo, è profondamente culturale. Ribadisco quindi a nome del gruppo di Area Popolare il voto favorevole al decreto.

Pag. 20

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

      ELIO VITO. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, Forza Italia voterà a favore di questo decreto di proroga della nostra partecipazione alle missioni internazionali. Non abbiamo avuto in passato né avremo in futuro dell'allarme del terrorismo internazionale, delle varie zone di crisi che non solo nel Medio Oriente si stanno estendendo gettando preoccupazione nel mondo per dare questo voto di responsabilità e per dare questo voto di apprezzamento e ringraziamento alle nostre Forze armate, alle donne e agli uomini italiani che in tutto il mondo rappresentano a rischio della loro vita la nostra patria per la sicurezza e la pace del mondo. Sappiamo che non sempre in passato le opposizioni hanno avuto questo atteggiamento di responsabilità, anzi, ricordo, non per amore della polemica ma per amore della verità, che quando noi eravamo al Governo proprio sul terreno della politica estera la sinistra e l'allora Partito Democratico utilizzava quel terreno per delegittimare non solo il Governo democraticamente eletto, il Governo Berlusconi, l'ultimo Governo eletto dai cittadini in questo Paese, ma per delegittimare l'intero Paese. Ma noi siamo diversi, abbiamo un'altra storia, un'altra opinione della politica e voteremo quindi a favore di questo decreto come abbiamo già fatto in passato e come continueremo a fare. Ma colgo l'occasione per denunciare, come emerso anche nel dibattito, tre gravi criticità che sono emerse su questo provvedimento e con questo provvedimento. La prima criticità è diretta conseguenza dell'emendamento presentato ieri dalla Commissione, che noi abbiamo approvato, che estende i poteri di intelligence anche alle forze speciali impegnate nelle missioni internazionali. L'emendamento che noi abbiamo condiviso, che poteva avere delle caratteristiche di estraneità secondo la nostra tradizione parlamentare al provvedimento in esame, ma tant’è, l'abbiamo condiviso, abbiamo condiviso le caratteristiche di urgenza di un tale emendamento e l'abbiamo approvato, ma questo emendamento, che estende e rafforza le funzioni dei nostri servizi anche all'estero durante le missioni internazionali ripropone la grande questione dell'assenza di Forza Italia dal principale organismo parlamentare di controllo sull'attività dei servizi, dal Copasir, una questione che il nostro capogruppo Brunetta, insieme al capogruppo Romani, pone ormai da mesi all'attenzione dei Presidenti di Camera e Senato, ci sono state riunioni delle Conferenze dei capigruppo che non hanno prodotto alcun risultato.
      Io ripeto che questo vulnus è gravissimo, è inaccettabile per Forza Italia, ma è un vulnus che dovrebbe essere inaccettabile per tutte le forze politiche, che, invece, non trovano la volontà di dare soluzione a questa grave mancanza e che crea anche, poi, scarsa legittimità nello stesso organismo di controllo e non corrisponde alla volontà dichiarata dallo stesso Premier Renzi di avere la compartecipazione di tutte le forze politiche alla lotta antiterrorismo. Se non ci fate entrare nel principale organismo sull'attività dei servizi, verrà un po’ difficile dare il nostro contributo. Abbiamo presentato ieri un emendamento: era una proposta – che facciamo da tempo – di estendere momentaneamente il numero di componenti del Copasir per far entrare Forza Italia; questo emendamento ha ricevuto il parere contrario della maggioranza e del Governo. Abbiamo preferito, d'intesa con il presidente Brunetta, non accettare il degrado e l'umiliazione della sconfitta per il Parlamento e per la stessa Presidente della Camera della bocciatura di questa proposta di soluzione, e non ne vediamo in giro altre migliori. Era un'occasione per risolvere una vicenda così spinosa e così grave, ripeto, per noi e non solo per il Parlamento. Questa è la prima criticità.
      La seconda criticità che abbiamo denunciato nel corso del dibattito è l'inadeguatezza dell'attuale missione Eunavfor Med, la missione voluta dell'Unione europea, che noi abbiamo sostenuto e votato nella fase di avvio, ma che doveva servire Pag. 21per arrivare alla terza fase, quella del contrasto del traffico illecito di persone umane direttamente in Libia, impedendo che i barconi partano, impedendo che si possa continuare a perpetuare questa grande forma di finanziamento del terrorismo internazionale. Invece noi siamo fermi alle fasi uno e due, nelle quali, in pratica, in mare siamo costretti, come è anche giusto fare, a raccogliere le persone che hanno già avviato queste disperate traversate e, fra esse, ormai è confermato, ci sono anche persone che non hanno – diciamolo – intenzioni amichevoli nei confronti del nostro Paese. È, quindi, un grave errore che il Governo continui ad accettare e a guidare, addirittura, una missione che non ha più le caratteristiche per le quali era stata pensata.
      Per arrivare alla fase tre occorre la richiesta di un Governo interno libico, che per la verità non c’è all'orizzonte, e occorre una autorizzazione delle Nazioni Unite, anch'essa molto lontana dal venire. Allora noi abbiamo proposto di sospendere la nostra partecipazione a questa missione, finché queste condizioni non saranno realizzate. È stato approvato un ordine del giorno, presentato dal presidente Brunetta, in tale direzione, che impegna il Governo a realizzare la terza fase. Il decreto scade ormai a fine anno, ci vedremo tra qualche mese, e, a nostro giudizio – lo diciamo sin d'ora – se entro fine anno non ci saranno quelle condizioni, e purtroppo pare difficile che si realizzino, è meglio non proseguire la missione Eunavfor Med (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Se non si va in Libia a combattere e impedire che le navi partano, tanto vale che questa missione, che costa anche tanti soldi, non abbia più ragione d'essere.
      Il terzo caso di criticità è quello dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i nostri due marò, che anche qui salutiamo e ringraziamo per l'atteggiamento di grande responsabilità che stanno avendo rispetto alla loro vicenda, una vicenda che francamente non trova ancora conclusione. Ne parliamo a ogni decreto sulle missioni internazionali, perché si è trovato che questa fosse la modalità per intervenire su questa vicenda così delicata. Ci avviciniamo ormai, purtroppo, al giro di boa del quarto anno di una reclusione e limitazione della libertà preventiva, che non corrisponde a nessun diritto umano in nessun Paese del mondo, per delle persone che non solo sono innocenti, ma che è accertato dalla stessa documentazione indiana essere innocenti, rispetto alle quali l'India non è stata capace di produrre alcun capo di imputazione o capo d'accusa, eppure sui tavoli internazionali, sui tavoli della politica internazionale, il nostro Governo non è stato così efficace da produrre una soluzione definitiva della vicenda.
      Massimiliano Latorre è in Italia per un permesso per gravi motivi di salute, ha subito un attacco di ictus quando era in India e teoricamente dovrebbe rientrare in India; Salvatore Girone, anche lui, ha sofferto di una grave malattia durante il suo soggiorno obbligato in India e il Governo non ha assunto iniziative per farlo rientrare in Italia. Finalmente, come il Parlamento chiedeva da due anni, si è dato avvio all'arbitrato internazionale con un grave e colpevole ritardo. Noi riteniamo che possano e debbano essere in piedi altre iniziative presso gli organismi sovranazionali per portare a risoluzione questo caso che, francamente, ormai, fa gridare allo scandalo.
      Ieri ho detto che avremmo dovuto e potuto subordinare la nostra partecipazione a tutte le missioni se gli Stati Uniti, la Russia, la NATO, l'ONU e l'Unione europea non ci aiutano a risolvere il caso con l'India e il caso con l'India, a nostro giudizio ma anche secondo i voti parlamentari, si risolve in un solo modo, con l'immediato rientro in patria – senza condizioni anzi con onore, con l'onore che spetta ai due nostri militari – di Latorre e Girone (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Rientro in patria senza altre condizioni da parte dell'India, un rientro da cittadini e militari liberi che devono ricevere l'onore della nostra patria Pag. 22per il lavoro e l'attività che hanno compiuto non solo durante quella missione, ma anche durante tutta la loro attività militare e ricevere ringraziamenti. Il fatto invece che ci si sia attardati, e non vorremmo tuttora, in trattative più o meno segrete con l'India per risolvere la questione, ci ha dato la sensazione che queste trattative fossero anche disonorevoli per i nostri due fucilieri di Marina. Quindi il fatto che all'ennesimo decreto di proroga parliamo ancora di questa vicenda che non ha trovato risoluzione e francamente pare essere ancora lontana la strada per la risoluzione, lo fa denunciare come il più grave dei tre elementi di criticità che segnaliamo su questo provvedimento.
      Confermo in conclusione che Forza Italia voterà a favore e non deve sembrare questa una contraddizione: non è un voto a favore del Governo Renzi, che non lo merita e non lo meriterebbe, ma un voto a favore dei nostri militari, delle nostre Forze armate e dell'immagine del nostro Paese nel mondo. È un voto a favore che a maggior ragione oggi va dato nella situazione di crisi che si sta determinando, è un voto a favore che ci auguriamo trovi da parte del Governo un sussulto di responsabilità, di apprezzamento nei confronti di chi come noi fa un'opposizione, come si è visto anche dai contenuti che ho sollevato, dura, senza sconti ma guardando sempre all'interesse generale del Paese, come il presidente Berlusconi ha sempre voluto improntare la politica di Forza Italia sia quando eravamo al Governo sia adesso che siamo, credo per breve tempo ancora, all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,45).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 3393-A)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie Presidente, dopo i tragici fatti di Parigi, siamo qui a votare sul disegno di legge di conversione dell'ennesimo decreto-legge di proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia. Il decreto, per l'ultimo trimestre del 2015, stanzia oltre 300 milioni di euro per il rifinanziamento delle missioni internazionali e 38 milioni e mezzo di euro per la cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo. Si direbbe, quale momento migliore per prorogare le missioni ? Chi mai si permetterebbe di obiettare dopo quanto accaduto in Francia ? D'altronde la Francia ha subito intensificato i bombardamenti in Siria. E abbiamo sentito gli esponenti dei partiti sostenere la necessità dei bombardamenti stessi.
      Invece, la prima evidenza è che questo decreto appare vecchio e del tutto avulso dal contesto internazionale delle innumerevoli crisi e minacce alla pace che si sono palesate nell'ultimo periodo. Questo decreto non contiene alcuno strumento per prevenire il terrorismo.
      Poi va sottolineata la mancanza, ancora una volta, di una legge quadro che disciplini la partecipazione dei contingenti italiani alle missioni internazionali di pace in maniera organica, al fine di evitare disfunzioni e sperperi che, ancora una volta, andiamo a riscontrare in un provvedimento di questo tipo.
      La discussione sulla legge quadro è bloccata al Senato, evidentemente non è materia in cima alle priorità politiche della maggioranza. I dati del Global Terrorism Index rivelano che le vittime del terrorismo sono quintuplicate dall'attacco alle torri gemelle e nonostante i 4.400 Pag. 23miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, in Afghanistan ed in altre aree di crisi sono nate, nonostante questo, nuove sigle jihadiste. Negli ultimi 45 anni, sempre secondo il GTI, l'80 per cento delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristici.
      Solo il 7 per cento è stato eliminato dall'uso diretto della forza militare. Nel decennio 2004-2014 il costo complessivo per l'Italia delle missioni internazionali militari è stato già di 12 miliardi e 731 milioni. Hanno portato forse la pace ? Siamo più sicuri oggi ? O piuttosto quelle guerre non hanno fatto altro che alimentare a dismisura i bacini di odio ? La risposta naturalmente è sotto gli occhi di tutti. L'evidenza ce la danno anche gli attentati successi qualche giorno fa a Parigi: un fallimento totale. Tutto questo è inaccettabile. Usiamo queste risorse invece per avviare un processo di pacificazione in Medio Oriente e, contemporaneamente, per un rafforzamento delle misure di sicurezza interna, per fornire maggiori risorse e mezzi alle forze dell'ordine e militari che hanno il compito di vigilare sulla sicurezza interna del nostro Paese. Lo scenario ormai è cambiato e l'Europa stessa è divenuta il campo di battaglia. Noi abbiamo già portato in quest'Aula le nostre proposte, quello che l'Italia dovrebbe fare. Abbiamo detto che l'Italia deve ripristinare i fondi che il Governo ha tagliato alle forze dell'ordine e dare maggiore sostegno all’intelligence, deve interrompere ogni rapporto e sanzionare tutti quei Paesi che (direttamente e indirettamente) sostengono la jihad. In particolare le monarchie del Golfo (su tutti l'Arabia Saudita), che contribuiscono a finanziare in modo illegittimo le milizie jihadiste con la compiacenza dell'Occidente. In questo il nostro Governo e Renzi non sono credibili, in quanto solo qualche giorno fa era in Arabia Saudita a stringere accordi con gli stessi sceicchi che finanziano l'Isis (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'Italia deve varare subito una moratoria sulla vendita di armi ai Paesi coinvolti in conflitti, anche indirettamente, anche in guerre per procura come quella siriana (sono stati dati diritti alle merci, tra cui le armi) e tolti diritti alle persone. Oggi volete limitare la libertà delle persone, ma non quella delle armi. Dobbiamo rafforzare le nostre frontiere: siamo la porta di ingresso dell'Unione europea, l'Italia è sottoposta a rischi maggiori e servono maggiori controlli, controlli che siano efficaci. Bisogna introdurre misure volte alla prevenzione del terrorismo, misure atte ad avviare processi di deradicalizzazione del fenomeno jihadista. Nel decreto Alfano sono completamente assenti queste misure. Non possiamo sempre reagire, bisogna anticipare l'ipotesi di attacchi. Non sarà certo un aumento degli anni di prigione a convincere un kamikaze a non farsi esplodere. Vanno altresì spenti i focolai che alimentano la propaganda jihadista. La stabilità in Medio Oriente è la condizione necessaria per sconfiggere il terrorismo. Quindi sosteniamo il ritiro immediato delle truppe dall'Afghanistan e il coinvolgimento nel processo diplomatico di attori cruciali finora rimasti al margine del dibattito internazionale, come la Lega araba e l'Unione africana. Tutte queste proposte sono scritte in atti già depositati dal MoVimento 5 Stelle qui alla Camera e al Senato. Noi abbiamo fatto le nostre proposte e non abbiamo sentito le proposte della maggioranza per quanto riguarda la questione del terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Anzi invito il prossimo della maggioranza ad intervenire e ad illustrarci le loro proposte per il terrorismo. Tornando a questo decreto, va sottolineata, come sempre, la sproporzione tra le risorse finanziarie destinate alle missioni militari e quelle finalizzate alla cooperazione. Inoltre, nella relazione tecnica non si evince la suddivisione dei fondi per i vari progetti di cooperazione, quindi manca la trasparenza per capire come questi 38 milioni vengono utilizzati. Sono stati accolti due emendamenti del M5S che estendono la platea dei Paesi beneficiari delle Pag. 24citate iniziative con l'inserimento di Nepal, Haiti e Ucraina. Tuttavia, la «coperta» dei 38 milioni e mezzo di euro comincia a farsi corta.
      Nell'articolo 8, comma 1, si conferisce il 50 per cento dei fondi per l'Afghanistan direttamente al bilancio del Governo afgano, uno dei Governi più corrotti al mondo, che non ha il controllo della regione e, di conseguenza, non ci fornisce nessuna garanzia su come questi fondi vengano utilizzati. Sempre nella relazione tecnica, emerge il sostegno all'azione dello IAM di Bari per interventi di cooperazione in Siria. Ma dalla stessa sede di Bari ci confermano che questi progetti di cooperazione sono bloccati dall'inizio delle ostilità in Siria. Quindi, dopo i 333 mila euro inseriti nello scorso «decreto missioni» per la traduzione degli ormai famosi manuali di manutenzione dei mezzi regalati a Gibuti, ora è la volta dei finanziamenti a progetti di cooperazione fantasma bloccati. Ogni volta una magagna. Sarà proprio che i vari decreti servono a questo ? Abbiamo presentato un ordine del giorno che ci è stato accolto con una riformulazione. Quindi, noi vigileremo sull'attuazione di questi progetti. Stiamo già predisponendo anche interrogazioni in merito. Infine, ricordo che nello scorso «decreto missioni», in merito alla missione antipirateria Atalanta, con un emendamento delle opposizioni si era deciso di valutarne la partecipazione in base agli sviluppi delle vicende dei due fucilieri di Marina Girone e Latorre che sono ancora trattenuti in India, se non fosse che uno è tornato in Italia per malattia. Ma in questo decreto-legge la troviamo rifinanziata e senza che la questione dei due marò si sia risolta. E anche dal punto di vista legislativo il problema è ancora in piedi perché potrebbe ripresentarsi domani mattina.
      Per tutte queste ragioni e per la crescente sensazione di insicurezza che va diffondendosi nel nostro Paese, il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo decreto-legge. Ogni militare in missione all'estero è un militare in meno in difesa nel nostro Paese e noi in questo momento non possiamo permettercelo. È nella sicurezza interna qui in Italia che vanno investiti questi fondi e non altrove. Per questo, nella legge di stabilità abbiamo chiesto di aumentare i fondi all’intelligence di 20 milioni di euro nei prossimi tre anni e di annullare il taglio di 219 milioni di euro alle Forze armate. Solamente che questo emendamento è stato bocciato al Senato. Quindi, è palese che il Governo e la maggioranza non vogliano investire nella sicurezza e nell’intelligence (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E questo, dopo i fatti che sono accaduti a Parigi, è veramente grave, proprio perché il nostro Paese è uno di quelli a maggior rischio visto il Giubileo prossimo che si terrà a Roma. Allora, noi abbiamo fatto le nostre proposte sulla sicurezza interna, su come combattere il terrorismo. Il Governo non deve fare altro che attuarle e portarle avanti perché solo così si potrà restituire un po’ di serenità al nostro Paese e limitare l'avanzata dell'odio e del terrore. Violenza, odio e terrore che noi condanniamo fermamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manciulli. Ne ha facoltà.

      ANDREA MANCIULLI. Presidente, colleghi, è evidente che questo decreto-legge lo abbiamo votato tante volte e spero davvero che questa sia l'ultima volta che lo votiamo. Al Senato stanno per votare la legge che è partita da qui, la legge quadro sulle missioni, che ci permetterà una volta l'anno di fare una vera discussione sulle missioni internazionali, come si deve, perché non è normale in un decreto discutere, a ogni emendamento, degli orizzonti della politica del nostro Paese. C’è bisogno di una maggiore solennità che quella legge darà.
      Tuttavia, è evidente a tutti che quello che è accaduto in queste ore ha posto al centro il tema in origine della necessità delle missioni. Infatti, le missioni internazionali non sono qualcosa di neutro. Sono state, in questi anni, la spia di un progressivo deteriorarsi della situazione. Cominciammo Pag. 25con l'Afghanistan molti anni fa, poi il Libano, le missioni in Africa e altre. E non c’è nessuno che ha detto in quest'Aula che quella mappa delle missioni è la stessa mappa dell'insicurezza del Paese ed è la stessa mappa dell'insicurezza del pianeta.
      Oggi, purtroppo, siamo di fronte a una minaccia che comincia ad esistere anche dove non ci sono missioni. È notizia di queste ore che anche organizzazioni terroristiche delle Filippine e dell'Indonesia abbiano prestato giuramento e fedeltà allo Stato Islamico. Sono fatti che spesso vengono trascurati, ma che, in realtà, anticipano problemi dei quali bisogna occuparsi. Io credo che sia necessario un salto di qualità della nostra discussione, perché la minaccia è seria. Non possiamo accorgercene soltanto quando c’è un fatto terribile come quello che abbiamo vissuto.
      Per fare seriamente questo processo bisogna cominciare da noi stessi, bisogna cominciare anche dal nostro partito, il PD, perché chi guida il Paese deve dare per primo il senso che è cambiata la scala delle cose e lo deve fare favorendo il dialogo con l'opposizione. Per questo, nonostante i numerosissimi accenti che non condivido, non ho nessuna intenzione di partire da lì, ho intenzione di partire da ciò che è importante per il Paese e credo, da questo punto di vista, che bisogna focalizzare il punto su un grande mutamento.
      Lo diceva l'onorevole Alli, lo dicevano altri, l'avevano detto l'onorevole Cicchitto e l'onorevole Amendola all'inizio di questa discussione. Siamo di fronte a un vero cambiamento del tema della sicurezza, in cui il centro è l'emergere di una guerra asimmetrica. In questi giorni si è molto discusso: si usa il termine guerra o non si usa; io trovo questa discussione non così rilevante, è rilevante capire il mutamento che è in atto, cosa cambia, perché la guerra asimmetrica è diversa dalla guerra convenzionale, perché il versante culturale e politico diventa uno dei temi del conflitto, il principale. Lo voglio dire citando un dato: nel periodo afgano esistevano anche allora i foreign fighters. Si trattava di persone meno numerose, perché in dieci anni si arrivò al massimo a ottomila persone, oggi siamo, in tre anni, a quasi quaranta mila foreign fighters, erano persone che avevano una trentina d'anni in media, fortemente islamizzate, frutto di un élite che era largamente minoritaria. I foreign fighters di oggi hanno un'età – lo dimostra l'età degli attentatori di Parigi – che va dai diciassette ai venticinque anni, spesso hanno un'istruzione islamica veramente frammentaria, ma risentono di un'ondata diversa, culturale e propagandistica, senza precedenti ed è impossibile curare questo mostro senza partire anche da lì.
      Io credo che questa guerra ibrida la dobbiamo definire come un mostro a tre teste, c’è prima di tutto la guerra convenzionale che è stata fortemente voluta, non soltanto dai jihadisti, ma anche da ciò che rimaneva del partito Baath, delle sue élites, sia dei servizi che delle forze militari, è stata voluta perché ci si è voluti annidare nelle crepe di un sistema di confini e geopolitico che stava crollando, provando a creare uno Stato; lo voglio ricordare, perché ci fu un dibattito fra al Zarqawi che era il capo della prima ISIS e al Zawahiri, il capo di Al Qaeda che non era d'accordo su questa evoluzione, non voleva che si provasse a costruire uno Stato, ma ci fu una decisione, una rottura, una scelta politica ed è evidente che questa scelta politica ha introdotto il secondo tema che è la guerra mediatica che ne è conseguita, perché non è uguale combattere per un'organizzazione terroristica tradizionale come Al Qaeda e combattere per uno Stato che vuole essere il miraggio per tutti i radicali del mondo.
      Il fatto di costruire uno Stato ha costruito una propaganda che è dilagata in questi anni. È qui il punto fondamentale: non basta la soluzione militare, perché il contrasto a quella propaganda è altrettanto importante. Se noi facciamo atti che fanno crescere quella propaganda, non riusciremo a battere il nemico che abbiamo di fronte.
      Per ultimo c’è il terrorismo. Il terrorismo rende questa guerra ibrida, perché è Pag. 26una guerra che si combatte là e si combatte dentro di noi e il fatto che si combatta dentro di noi non è secondario. Queste ore, questi giorni, sono stati scanditi dagli stadi che venivano fatti sgomberare, dagli allarmi nelle metropolitane. Abbiamo solo per un attimo misurato cosa può essere una cosa che avviene qui, dentro di noi, nei nostri confini e nessuno può prendere questo con leggerezza. Non si può dire con leggerezza che il problema è solo militare e non si può dire con altrettanta leggerezza che il problema è solo politico. Ha ragione il nostro Governo a dire che ci vuole una strategia, perché questo nemico si combatte agendo su tutti i tasti contemporaneamente.
      Chiudo sul tema dell'unità. L'Assemblea nazionale francese, l'altro giorno, dopo i fatti, si è alzata tutta insieme a cantare la Marsigliese. A noi può sembrare normale, ma la dialettica politica che c’è in Francia non è molto diversa dalla nostra. Anche in Francia gli accenti fra Marine Le Pen e il Governo, e anche fra Marine Le Pen e chi vorrebbe prendere il posto del Governo, la destra gollista francese, non sono teneri; in questi mesi c’è stato un dibattito veramente forte. Ma si sono alzati tutti insieme a cantare la Marsigliese. Io lo voglio dire anche valorizzando quello che abbiamo fatto: dopo Parigi, un anno fa, insieme a tante forze dell'opposizione, abbiamo costituito il gruppo «Uniti contro il terrorismo», che in questi mesi ha fatto sì che esponenti del PD partecipassimo a importanti iniziative promosse dall'opposizione e che oggi ci vede insieme a tanti. Non ce lo ricordiamo solo ora. Il dibattito di queste ore, a mio avviso, poteva essere meglio, perché l'inno cantato insieme è meglio prima che dopo. Ci sono due cose: ci sono le analisi che ci dividono, ma c’è un tema che ci unisce: combattere contro e difendere il Paese ci riguarda tutti, anche se le analisi sono diverse.
      Voglio chiudere, e chiudo davvero, ricordando secondo me il fatto più grave: erano otto kamikaze e avere otto kamikaze non ci può lasciare indifferenti, trovare otto persone che contemporaneamente sono disponibili a mettere in gioco la propria vita per quel sistema abominevole di valori richiama in causa noi, perché a otto kamikaze si può rispondere soltanto se i valori della democrazia sono una cosa che è parte della politica di tutti i giorni, se li imbracciamo insieme, se siamo capaci di cantare Fratelli d'Italia prima che accada qualcosa. Questo è il dovere del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Credo – e vi ringrazio – che per quanto sapremo superare, a cominciare da noi, le nostre visioni particolari, avremo un cammino non breve per fronteggiare questa minaccia; siamo degni dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni) !

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3393-A)

      PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
      (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3393-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n.  3393-A, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Savino, Fanucci, Carinelli, Cominardi, Di Maio, Dieni, Brugnerotto, Pesco, Gelmini, Gioacchino Alfano, che però vota dei banchi del Governo, lo dico per i tecnici... Pastorelli... poi abbiamo finito. Ha votato Pag. 27l'onorevole Pastorelli ? Su, aspettiamo lei. Prataviera... su, onorevole Prataviera. Altri che non riescono a votare ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:
      «Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2015, n.  174, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (3393-A):

            Presenti     435            
            Votanti     422            
            Astenuti       13            
            Maggioranza     212            
                Hanno votato     319                
                Hanno votato no     103.

      La Camera approva (Vedi votazioni).

      (I deputati Cani, Vargiu, Nastri e Distaso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 11,08).

      PRESIDENTE. Avverto che, a seguito delle intese intercorse tra i rappresentanti di tutti i gruppi, si è convenuto che nella seduta di lunedì 23 novembre non avranno luogo votazioni, ma si svolgerà soltanto la discussione sulle linee generali della proposta di legge n.  3365, in materia tutela degli autori di segnalazioni di reati, a partire dalle ore 16.
      Il seguito dell'esame del disegno di legge costituzionale n.  2613-B, previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di merito e di costituzionalità presentate, è quindi differito a martedì 24 novembre alle ore 10.
      Avverto inoltre che, a seguito di specifiche richieste formulate, rispettivamente, con lettere del 17 e del 18 novembre, dai presidenti delle Commissioni competenti in sede referente, l'esame in Assemblea – colleghi, per favore, liberiamo l'emiciclo, lasciamo i banchi del Governo, onorevole Artini, per favore, colleghi ! – dei progetti di legge n.  2188, in materia di candidabilità ed eleggibilità dei magistrati e n.  2514, sulle deroghe riguardanti l'accesso al pensionamento, previsto per la prossima settimana, è rinviato ad altra data, che sarà stabilità in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
      Avverto, infine, che nel corso della prossima settimana lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata avrà luogo giovedì 26 novembre alle ore 15. Il termine per la presentazione dei relativi atti è fissato per mercoledì 25 novembre, alle ore 12.

Rinvio in Commissione della proposta di legge: Sorial ed altri: Disposizioni in materia di acquisto e dismissione delle autovetture di servizio o di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni (A.C. 3220-A) (ore 11,10).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge Sorial ed altri n.  3220-A: Disposizioni in materia di acquisto e dismissione delle autovetture di servizio o di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni.
      Avverto che la questione sospensiva Fiano n.  1 è stata ritirata dal presentatore.

      CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CINZIA MARIA FONTANA. Grazie, Presidente. Desidero comunicare alla Presidenza che vi è un'intesa tra i gruppi, nel senso di rinviare il provvedimento in esame, cioè la proposta di legge a prima firma Sorial, in Commissione, al fine di prevederne nuovamente la calendarizzazione, con l'effettivo esame e la votazione da parte dell'Assemblea nella prima settimana del mese di febbraio.
      L'intesa politica tra i gruppi comprende anche il fatto di considerare il provvedimento al di fuori delle quote riservate all'opposizione, ai sensi dell'articolo 24, commi 2 e 3, del Regolamento.

Pag. 28

      PRESIDENTE. A questo punto, se sulla proposta dell'onorevole Cinzia Maria Fontana non vi sono obiezioni, rinvio il provvedimento in Commissione.
      Mi pare, dunque, che non vi siano obiezioni e, quindi, così procediamo.
      (Così resta stabilito).

Seguito della discussione della proposta di legge: Cenni ed altri: Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 348-B) (ore 11,15).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n.  348-B: Cenni ed altri: Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.
      Colleghi, per favore ! Ricordo che nella seduta del 9 novembre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge nel testo modificato dal Senato. Intanto, invito il Comitato dei nove a prendere posto.
      Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), che sono in distribuzione.
      Avverto che non sarà posto in votazione l'articolo 15, in quanto non modificato dal Senato.
      Avverto, infine, che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ci siamo ? Duranti. Ci siamo ? Onorevole Dambruoso. Ma lei sta votando; sta votando in dissenso dal gruppo, ma sta votando a quanto pare. La postazione è andata in blocco. Mandiamo il tecnico. Boccuzzi. Onorevole Caparini. Aspettiamo che c’è un intervento sulla postazione di un collega; è necessario il tempo che si sistema. Il questore Dambruoso è riuscito a votare, sempre in dissenso dal gruppo, però. No, anche in conformità; perfetto. Ci sono altri colleghi che non riescono a votare ? No, perfetto.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     432            
            Votanti     431            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     216            
                Hanno votato
    431).                

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Monchiero, Ravetto, Distaso, Castiello, Giammanco. Ci siamo ?
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 29
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     439            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
    439).                

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Amendola, Malisani, Greco, Borghesi. Onorevole Borghesi, levi quelle dita, che è più facile votare.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     435            
            Votanti     368            
            Astenuti       67            
            Maggioranza     185            
                Hanno votato
    368).                

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Arlotti, Sandra Savino, Malisani, Nicola Bianchi, Carinelli, Magorno. Onorevole Basilio, provi a votare; perfetto. Amendola, è riuscito a votare ? Tidei.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     439            
            Votanti     438            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
    438).                

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lo Monte.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     426            
            Votanti     368            
            Astenuti       58            
            Maggioranza     185            
                Hanno votato
    368).                

      (Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Giachetti, Folino, Carloni, Righetti. Provi a votare, Righetti. Boccuzzi. Che succede ? Grillo, Altieri.
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 30
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     435            
            Votanti     433            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     217            
                Hanno votato
    433).                

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino. Ci siamo ? Onorevole Greco, provi a votare; provi a votare, non a sbloccare la postazione; tolga la pallina e voti con le dita. La postazione di Folino è bloccata ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     438            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato
    438).                

      (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore. Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Segoni 8.20.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è contrario.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Segoni 8.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            Presenti     444            
            Votanti     439            
            Astenuti         5            
            Maggioranza     220            
                Hanno votato sì     149                
                Hanno votato no     290                

      (Il deputato Albanella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'articolo 8.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

      LOREDANA LUPO. Per quanto riguarda l'articolo 8, ci tenevamo a fare una precisazione. Si tratta del Comitato permanente per la biodiversità. Questo comitato, per come è descritto dall'articolo, è costituito da un rappresentante del Ministero delle politiche agricole, uno del Ministero dell'istruzione, uno del Ministero dell'ambiente, uno del Ministero della salute e da tre rappresentanti tra agricoltori e allevatori custodi.
      È vero che le istituzioni attualmente possono designare come rappresentanti alcuni ricercatori, ma ciò non è scritto da Pag. 31nessuna parte. Questo vuol dire che le persone che dovranno discutere realmente di biodiversità, che dovranno occuparsi di redigere le nuove linee guida e quant'altro, non sono persone realmente competenti in materia.
      Per questo motivo il mio gruppo si asterrà.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            Presenti     444            
            Votanti     373            
            Astenuti       71            
            Maggioranza     187            
                Hanno votato sì     369                
                Hanno votato no     4                

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.

      LOREDANA LUPO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Onorevole Lupo, le chiedo la cortesia di indicarci prima se vuole intervenire, ne prendiamo buona nota, anche sugli articoli successivi. Prego, ne ha facoltà.

      LOREDANA LUPO. Grazie, Presidente, mi scusi, Volevo fare un'ulteriore precisazione, soprattutto per il Governo. Nei disciplinari di produzione dei prodotti DOP e IGP ortofrutticoli, oltre ad essere previsto l'utilizzo di numerose varietà vegetali brevettate, giuridicamente chiamate nel codice di proprietà industriale «nuove varietà vegetali», può essere anche presente una formulazione che prevede, senza ulteriore specificazione, l'utilizzo di varietà delle sementi di base, catalogate nei registri varietali nazionali.
      Si evidenzia, inoltre, che è possibile brevettare le varietà anche a livello europeo, attraverso il CPVO, che esiste l'European Patent Office, a Monaco di Baviera, autorità in tema di brevetti, con una giurisdizione su 38 Paesi europei e questo comporterebbe problemi di incompatibilità tra la norma italiana e quella europea.
      Per questa ragione sarebbe opportuno rivedere questo articolo. Noi ci asterremo.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Raciti, Caruso, Catanoso...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            Presenti     449            
            Votanti     379            
            Astenuti       70            
            Maggioranza     190            
                Hanno votato sì     379.                

      (Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore. Signor Presidente, il parere sull'emendamento Fedriga 10.1 è contrario. Vorrei soltanto Pag. 32motivare il parere: nel passaggio dalla prima lettura al Senato l'Italia ha compiuto una scelta rispetto al divieto di coltivazione OGM su tutto il territorio nazionale. Questo emendamento risulta, quindi, sorpassato dalla scelta del nostro Paese: tant’è che nella prima lettura era contemplato nel testo questo argomento. Quindi anche, per tranquillizzare i colleghi presentatori dell'emendamento, esso è inutile da questo punto di vista, perché considerato dalle scelte che ha compiuto il nostro Paese.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 10.1, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     441            
            Votanti     427            
            Astenuti       14            
            Maggioranza     214            
                Hanno votato
    140                
                Hanno votato
no     287).                

      (Il deputato Parentela ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Frusone...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     431            
            Votanti     429            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     215            
                Hanno votato
    420                
                Hanno votato
no         9).                

      (Le deputate Ferranti e Galgano e i deputati Vazio e Borghi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

      LOREDANA LUPO. Presidente, intervengo semplicemente sempre per fare una segnalazione: è necessario che il Governo comunque sia, all'articolo 11, verifichi l'impatto sulla normativa sementiera attuale, per evitare che si usi questa modifica per ridurre tracciabilità e rintracciabilità del materiale prodotto.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cinzia Maria Fontana, Raciti, Luigi Gallo, Ferranti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     456            
            Votanti     384            Pag. 33
            Astenuti       72            
            Maggioranza     193            
                Hanno votato
    382                
                Hanno votato
no         2).                

      (Il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Matarrese, Raciti, Carloni, Casati...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     451            
            Votanti     450            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     226            
                Hanno votato
    450).                

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Giancarlo Giordano, Carinelli, Nicola Bianchi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     449            
            Votanti     448            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     225            
                Hanno votato
    448).                

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fanucci, Fabbri, Cuperlo, Tartaglione...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     447            
            Votanti     446            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     224            
                Hanno votato
    446).                

      (Il deputato Albanella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore. Presidente, il parere sull'emendamento Fedriga 16.1 è contrario.

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

Pag. 34

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 16.1, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Paris, Magorno...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     446            
            Astenuti         8            
            Maggioranza     224            
                Hanno votato
    148                
                Hanno votato
no     298).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Frusone...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     453            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     227            
                Hanno votato
    453).                

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Mentre votiamo l'articolo 17 salutiamo studenti ed insegnanti dell'Istituto tecnico commerciale «Enrico Fermi» di Tivoli, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     425            
            Votanti     423            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     212            
                Hanno votato
    423                

      (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito a votare, il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 18 – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Giancarlo Giordano, Fanucci, Kronbichler...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     450            
            Votanti     449            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     225            

                Hanno votato sì     449).                

      (La deputata Gullo e il deputato Gianni Farina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Pag. 35

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 348-B).
      Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, sull'ordine del giorno Faenzi n.  9/348-B/1 il parere è favorevole, mentre sull'ordine del giorno Catanoso n.  9/348-B/2 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n.  9/348-B/3 il parere è favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: impegna il Governo a valutare la possibilità di intraprendere.
      Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Benedetti n.  9/348-B/4, mentre per quanto riguarda l'ordine del giorno Gallinella n.  9/348-B/5 il parere è favorevole con l'espunzione dell'ultimo capoverso delle premesse, dalla parola «premesso» fino a «comunitaria in materia», e con la seguente riformulazione per quanto riguarda il dispositivo: «impegna il Governo ad adottare, in conformità con il diritto comunitario, ogni utile azione» e via di seguito.
      Sull'ordine del giorno Mannino n.  9/348-B/6 il parere è favorevole, mentre l'ordine del giorno D'Uva n.  9/348-B/7 è accolto come raccomandazione, così come l'ordine del giorno Parentela n.  9/348-B/8.
      Sull'ordine del giorno Gagnarli n.  9/348-B/9 il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le premesse, che sono critiche verso l'impianto stesso della legge (e, quindi, è evidente il motivo) e a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a valutare la possibilità di specificare» anziché la necessità.
      Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nuti n.  9/348-B/10, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad aggiornare periodicamente le Camere nelle sedi opportune sullo stato di attuazione» e quindi via di seguito con l'impegno già indicato dall'onorevole Nuti. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Lupo n.  9/348-B/11, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare la possibilità di predisporre» e via di seguito. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno L'Abbate n.  9/348-B/12, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare la possibilità di pubblicare sul sito» e via di seguito come nell'impegno dell'onorevole L'Abbate. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Vargiu n.  9/348-B/13, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare la possibilità, conformemente alle normative europee, di prevedere che il fondo» e via di seguito.

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno. Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n.  9/348-B/1, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso n.  9/348-B/2, non accettato dal Governo. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Catanoso n.  9/348-B/2, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      D'Uva, Chaouki, Nizzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     449            
            Votanti     372            
            Astenuti       77            
            Maggioranza     187            
                Hanno votato
    104                
                Hanno votato
no     268).                

      (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito a votare).

Pag. 36

      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Massimiliano Bernini n.  9/348-B/3, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Benedetti n.  9/348-B/4, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gallinella n.  9/348-B/5, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n.  9/348-B/6, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno D'Uva n.  9/348-B/7 e Parentela n.  9/348-B/8, accolti dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Gagnarli n.  9/348-B/9 e Nuti n.  9/348-B/10, accettati dal Governo, purché riformulati. Chiedo alla presentatrice se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Lupo 9/348-B/11, accettato dal Governo, purché riformulato.

      LOREDANA LUPO. Signor Presidente, non capisco «a valutare l'opportunità», nel senso che una ricognizione comunque sia delle banche del germoplasma, vorrei capire meglio, è una cosa assolutamente dovuta soprattutto nel momento in cui questa legge si impegna nel rigestire tutto l'intero territorio italiano. Quindi dovrebbe essere un'azione che il Governo deve portare avanti a prescindere. Per questo non credo che cambi molto fra «a valutare l'opportunità» e portare avanti questa iniziativa, cioè alla fin fine, no ? Comunque accetto la riformulazione, nella speranza che sia un'azione che il Governo vada a fare.

      PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno L'Abbate n.  9/348-B/12 e Vargiu n.  9/348-B/13, accettati dal Governo, purché riformulati.
      È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

      ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor Viceministro, siamo chiamati ad esprimere nuovamente il nostro voto su un disegno di legge dal contenuto ambizioso ma essenziale per la tutela dell'ambiente, il rilancio dell'agricoltura e del made in Italy.
      In questo senso rilevo con soddisfazione che le modifiche apportate dal Senato non hanno cambiato gli aspetti essenziali del disegno: la creazione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità, l'interesse agricolo e alimentare, nell'ambito del quale gli stessi agricoltori sono i veri protagonisti e rappresentano l'elemento centrale di tutto il progetto.
      Il sottoscritto, così come tutta la componente socialista, ha da sempre creduto nell'importanza dei piccoli produttori agricoli nella preservazione dell'ambiente, del territorio e, dunque, delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario a rischio di estinzione. Fa piacere constatare che non ci sbagliavamo.
      La sensibilizzazione dei giovani nelle scuole di ogni ordine e grado è fondamentale per garantire il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti. In tal senso la realizzazione di orti didattici sociali, urbani e collettivi, quali strumenti di valorizzazione delle varietà locali, è un punto essenziale di questa legge, nel quale credo fermamente.

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      ORESTE PASTORELLI. Ovviamente non ci si può fermare qui, molto dev'essere ancora fatto, specie con riferimento al Pag. 37settore ittico, ma il presente disegno di legge, rispetto al quale esprimo un convinto voto favorevole della componente socialista, rappresenta l'inizio di quel percorso di trasformazione nel settore agroalimentare che da tempo attendevamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Faenzi. Ne ha facoltà.

      MONICA FAENZI. Grazie, Presidente. Il gruppo Alleanza Liberalpopolare voterà certamente a favore del disegno di legge per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.
      Si tratta di un provvedimento indubbiamente importante, condiviso tra l'altro da tutti i gruppi parlamentari e contraddistintosi da una genesi piuttosto lunga. Incardinato nel 2013, il disegno di legge è stato approvato in prima lettura da questa Assemblea nel dicembre del 2014 e successivamente modificato dall'altro ramo del Parlamento lo scorso 21 ottobre.
      Il testo pone alla sua base, la creazione di un coordinamento normativo a livello nazionale per la tutela della biodiversità, in conformità con la normativa dettata dalla Convenzione internazionale di Rio De Janeiro del giugno 1992, con il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura, adottato a Roma nel 2001, con le direttive europee e anche con le linee guida nazionali in materia.
      Tale intervento, peraltro, già proposto nel corso della passata legislatura e che porta anche la firma di una proposta da me presentata come cofirmataria nel 2010, si integra coerentemente nella direzione prospettata in sede europea e volta alla valorizzazione della varietà delle risorse genetiche.
      Proprio in attesa dell'approvazione definitiva di una cornice normativa nazionale che sia in grado di legiferare su questa materia, sono nel frattempo intervenute nel corso di questi anni, con iniziative in ambito locale, ed ognuna per proprio conto, le regioni, adottando provvedimenti specifici per la tutela e la conservazione del patrimonio.
      Questa è stata la ragione per la quale, l'approvazione definitiva di questo provvedimento rafforza ancor di più la valenza del suo impianto, proprio perché determina chiarezza, stabilendo quei principi e quei criteri generali per tutto il territorio nazionale, nonché le modalità di coordinamento con i sistemi regionali, arrivando opportunamente a suggellare, in una cornice nazionale stabile e d'insieme, il lavoro che sinora è stato fatto dalle singole regioni, dagli enti, dagli associazioni e anche dagli agricoltori.
      Non vi è dubbio che si arrivi in ritardo sulla materia. Le difficoltà legate alla tutela della biodiversità sia animale, che vegetale, sono note ormai da molti anni e purtroppo affliggono il nostro Paese come moltissimi altri nel mondo.
      Il tema della biodiversità, come ho detto, è stato trattato in ambito europeo e mondiale e noi ci arriviamo soltanto adesso, anche a causa delle lentezze legate alle approvazioni delle leggi del Parlamento, costituite da un'architettura costituzionale nettamente superata e che finalmente, con le modifiche di recente approvate, si spera realmente di poter cambiare.
      È un testo che, come dicevo in precedenza, io ed il mio gruppo apprezziamo, sebbene richieda un accurato esame di monitoraggio anche in grado di verificare, poi, l'effettiva capacità d'impatto sulla situazione della biodiversità italiana.
      Se da un lato, infatti, l'attenzione prossima sarà rivolta alla costruzione di un sistema di tutela e valorizzazione che passi per l'Anagrafe nazionale della biodiversità, per una rete nazionale, per un portale nazionale, ed anche per un comitato permanente della biodiversità, dall'altro lato sarà, però, altrettanto fondamentale attribuire la medesima attenzione al controllo delle biodiversità italiane che sono costantemente aggredite.
      Infatti, lo stato di salute di parecchi ecosistemi è costantemente messo a dura Pag. 38prova dagli inquinanti. In secondo luogo, le matrici ambientali come il mare e l'aria sono percorse dagli effetti dei cambiamenti climatici, che determinano anche l'invasione dei nostri ecosistemi da parte di specie non nostrane, che sono più resistenti, più forti e rispetto alle quali le nostre specie autoctone soccombono.
      A ciò si deve aggiungere che gli effetti troppo spesso incontrollati e pericolosi, degli interventi infrastrutturali legati alle opere paesaggistiche sulla biodiversità, e specificatamente sulla connettività ecologica, determinano drastiche ricadute sulla qualità ambientale. Al riguardo, proprio all'interno della mia proposta di legge che ho presentato la scorsa legislatura è riportato questo aspetto. Tra l'altro ringrazio per l'accoglimento dell'ordine del giorno che faceva riferimento proprio a questa materia.
      Quindi noi nel complesso riteniamo che il provvedimento che stiamo per approvare sia nel suo insieme assolutamente efficace e lo approviamo con grande soddisfazione. (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie – ALA- MAIE Movimento Associativo Italiani all'Estero).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

      GAETANO NASTRI. Grazie Presidente, con l'approvazione definitiva di questo provvedimento, il nostro Paese rafforza le sue difese elevando le barriere di tutela normativa nei riguardi della biodiversità agricola e alimentare. Si tratta di un testo che ha riscontrato notevoli difficoltà nel corso del suo cammino, non tanto dal punto di vista della mancanza di una visione comune degli interventi normativi previsti che, a tal proposito, ha evidenziato un'unione pressoché condivisa da parte dei gruppi parlamentari, quanto invece, per il suo iter lungo e travagliato che parte sin dalla scorsa legislatura, interrottosi per la mancata approvazione definitiva.
      Una genesi avviata nuovamente in questa legislatura dal 2013, allorquando il testo è stato incardinato alla Camera e successivamente approvato nel dicembre del 2014 e poi modificato a distanza di quasi un anno dal Senato, ovvero lo scorso mese di ottobre, che ha modificato alcune sue parti, che stanno quindi per essere votate da questa Assemblea per l'approvazione definitiva in terza lettura.
      Un esempio classico, dell'esigenza di introdurre autentiche riforme regolamentari nel nostro Paese, in grado di dare al Parlamento un'articolazione equilibrata e ponderata, come premessa della migliore tecnica legislativa, la quale, il più delle volte, è rimasta appesantita, a causa della mancanza di un coordinamento obbligatorio fra le Camere stesse, nel sistema della «navetta» fra i due rami del Parlamento per il doppio esame dei progetti di legge. Riforme, il cui testo normativo costituzionale approvato di recente dalla sinistra e dal Governo Renzi, certamente non contribuirà a migliorare il riparto delle competenze legislative, come la stessa sinistra intende far credere al Paese.
      Nel complesso, l'impianto normativo del provvedimento all'esame, risulta condivisibile nonostante arrivi in ritardo, sia rispetto alla necessità di un intervento legislativo sulla materia – la perdita e l'impoverimento della biodiversità ha raggiunto livelli di accelerazione mai visti negli ultimi tempi – che nei riguardi del settore agricolo e alimentare, la cui biodiversità rappresenta una parte ampia del Paese ed è seriamente minacciata.
      Il testo all'esame riprende quelle che sono le indicazioni già fornite a livello internazionale e comunitario. Mi riferisco alla Convenzione della biodiversità di Rio de Janeiro e agli orientamenti delle direttive comunitarie, che avevano come obiettivo mantenere entro il 2020 la diversità genetica delle specie vegetali coltivate, delle razze animali addomesticate e di allevamento e dei progenitori selvatici, come pure le altre specie che hanno un valore sul piano socio-economico e culturale.
      Molte regioni sono già intervenute con proprie leggi per la conservazione e la tutela della biodiversità e si sono dotate di Pag. 39repertori o registri dove sono iscritte le risorse locali. Pertanto si arriva in ritardo e aggiungo, anche in una condizione un po’ particolare, in quanto nel frattempo, diverse amministrazioni locali hanno legiferato su questa materia, determinando una rincorsa del legislatore nazionale che è intervenuto sulla materia, per perfezionare le pregresse esperienze regionali, con misure non in contrasto con il riparto delle competenze previsto a livello costituzionale, ma in funzione del migliore coordinamento possibile tra i vari livelli di governo. Ecco perché, nel complesso Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale ritiene questo provvedimento tuttavia condivisibile, in quanto il testo va a legarsi sostanzialmente alle iniziative regionali, inserendole in un unico corpo normativo come architrave di questi argomenti, con lo scopo di istituire un impianto che consenta il raccordo e la messa in rete delle informazioni disponibili a livello territoriale al fine non solo della conservazione e della tutela, ma anche della trasmissione della conoscenza.
      Inoltre la creazione di un sistema nazionale di tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, finalizzato alla salvaguardia delle risorse genetiche locali dal rischio di estinzione ed erosione genetica, perseguita anche attraverso la tutela del territorio rurale, contribuirà positivamente, auspico, a migliorare i livelli di protezione necessaria. E se questi rappresentano indubbiamente aspetti positivi, non altrettanto giudico favorevolmente l'istituzione del Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare che dovrebbe garantire il coordinamento delle azioni a livello statale, regionale e delle province autonome, che viene rinnovato ogni cinque anni. Il rischio più che evidente, come è stato evidenziato peraltro anche dal Senato, è che questo possa essere considerato il doppione del Comitato permanente delle risorse genetiche istituito nel 2009, finendo con l'essere l'ennesimo poltronificio. Nell'era della globalizzazione è sempre più forte l'esigenza di difendere la biodiversità da possibili aggressivi inquinamenti genetici e non solo da questi ma anche dalle influenze economiche della grande distribuzione. La Convenzione di Rio sulla biodiversità si poneva infatti sostanzialmente tre obiettivi: la conservazione della diversità biologica, l'uso sostenibile delle sue componenti genetiche e la giusta ed equa divisione dei benefici negli utilizzi di questa. Ben vengano quindi le norme relative all'istituzione di un sistema nazionale di tutela, di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare. In un mercato alimentare sempre più pericolosamente globalizzato, in un mondo agricolo sempre più artificiale e meno naturale, occorre potenziare le attività di vigilanza e di attenzione nel preservare i prodotti agroalimentari e le risorse locali, anche per rendere più forte l'eccellenza agroalimentare italiana, tutela del prestigio del made in Italy. Pertanto signor Presidente, colleghi, nell'annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia – Alleanza nazionale, l'auspicio è che il Governo rivolga maggior attenzione al comparto agricolo, in larghe parti trascurato nel corso di questi anni, i cui riflettori si sono accesi soltanto in occasione dell'Expo di Milano. La speranza è che con una proposta di legge di tutela e valorizzazione della biodiversità si valorizzi l'enorme potenzialità del settore agroalimentare e dell'allevamento in grado di «fare sistema» con gli operatori economici, turistici, ricettivi della ristorazione e, non ultimo, con la scuola, al fine di formare i più giovani educandoli a conoscere, ad apprezzare e a scegliere di consumare i sapori peculiari della propria terra (Applausi dei deputati del gruppo FdI-AN).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.

      FEDERICO FAUTTILLI. Grazie Pesidente, Viceministro, colleghi. Già in discussione sulle linee generali sia il relatore che altri deputati hanno ricordato gli allarmanti dati della FAO, secondo i quali il 75 per cento della biodiversità alimentare Pag. 40è andato perduto nel corso degli ultimi cento anni e che la nostra alimentazione è provvista da pochissimo materiale genetico. Non è indifferente al riguardo il fatto che questo provvedimento, che meriterebbe sicuramente maggiore attenzione, vista la sua importanza anche sui media, che noi riteniamo troppo distratti sul tema, giunga proprio alla sua approvazione definitiva dopo la chiusura dell'Expo di Milano, che sappiamo tutti si è incentrato proprio sulla questione dell'alimentazione. È oggi, infatti, che si deve agire, per fare in modo che in un domani non lontano non solo la fame arretri dove purtroppo ancora domina, ma sia tenuta lontana da quei luoghi che oggi si credono sicuri, ma che, senza lo sviluppo dell'agricoltura e la difesa della biodiversità, noi riteniamo che al sicuro non saranno ancora per molto. Appaiono importanti le previsioni inserite nell'articolato di questa legge. Innanzitutto l'istituzione di un'Anagrafe nazionale della biodiversità agraria ed alimentare presso il Ministero delle politiche agricole. Inoltre, la Rete nazionale della biodiversità agraria coordinata dallo stesso Ministero d'intesa con le regioni e le province autonome. E ancora il Portale della biodiversità, sempre presso il Ministero delle politiche agricole, volto alla costituzione di un sistema di banche interconnesse delle risorse genetiche locali. E, infine, il Comitato permanente per la biodiversità, volto tra l'altro a coordinare tutte le azioni tra i diversi livelli istituzionali di governo responsabili della tutela della stessa biodiversità.
      Importante appare, tra l'altro, l'istituzione della figura dell'allevatore custode, designato dalle regioni e dalle province autonome, a cui è demandato il compito di attivare la conservazione in situ e on farm delle risorse genetiche vegetali locali a rischio di estinzione o di erosione genetica e la loro iscrizione alla Rete nazionale della biodiversità agraria e alimentare. Si tratta di un ruolo non certo onorifico, ma che indica la volontà della legge in discussione di coinvolgere direttamente coloro che sono più interessati alla valorizzazione del settore, evitando l'impressione di un intervento repressivo che cali dall'alto e che sia ostile pregiudizialmente all'azione degli stessi agricoltori.
      Si tratta di un coinvolgimento che, dunque, è anche culturale perché, come ricordava nella discussione sulle linee generali lo stesso Viceministro Olivero, si deve modificare la visione che voleva agricoltura e biodiversità antitetiche e contrapposte, in quanto l'agricoltore per sua necessità ha avuto sempre la tendenza a selezionare in modo indiscriminato condannando anche alla scomparsa specie vegetali e animali.
      Oggi – e la legge in discussione va in questo senso – le cose stanno cambiando e cambiano con il necessario interessamento attivo degli agricoltori chiamati, invece, a valorizzare, a promuovere e a difendere la biodiversità.
      Appare, a noi almeno, anche significativa l'istituzione di un Fondo per la tutela della biodiversità agraria ed alimentare, destinato a sostenere le azioni degli agricoltori e degli allevatori. È stato osservato, sempre durante la discussione sulle linee generali, che la difesa della biodiversità non sta a significare una volontà di rifiutare i risultati positivi ottenuti dalla ricerca in questo settore o anche addirittura di fermare la ricerca stessa, negando il valore che essa ha avuto per valorizzare l'agricoltura. Noi riteniamo, infatti, che si debba contemperare la ricerca e gli interventi sulla genetica con la difesa del patrimonio genetico originario.
      Infine, Presidente, concludendo, noi riteniamo che non si possa dire che l'intervento di una legge nazionale nel settore della tutela della biodiversità voglia ridurre le competenze delle regioni e delle province autonome, come anche questa mattina è stato detto. La nuova legge, infatti, intende fornire un quadro nazionale di riferimento nel quale l'azione di regioni e province autonome possa intervenire efficacemente, di concerto con lo Stato centrale.
      È quindi giusto quello che ancora diceva il Viceministro quando osservava che la legge che andiamo ad approvare e alla quale il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico Pag. 41darà convintamente il suo voto favorevole introduce una responsabilità pubblica nella difesa della biodiversità, fornendo utili ed importanti strumenti per una concreta azione in difesa della stessa biodiversità e della valorizzazione del settore agricolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

      STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Il testo all'esame intende riprendere quelle che sono le indicazioni già fornite a livello internazionale e comunitario. Mi riferisco alla Convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro e agli orientamenti delle direttive comunitarie.
      La Convenzione sulla biodiversità è stata firmata a Rio de Janeiro nel 1992 e recepita in Italia nel 1994 e aveva come obiettivo quello di mantenere entro il 2020 la diversità genetica delle specie vegetali coltivate, delle razze animali addomesticate e di allevamento e dei progenitori selvatici, come pure le altre specie che hanno un valore sul piano socio-economico e culturale.
      Molte regioni sono già intervenute con proprie leggi per la conservazione e la tutela della biodiversità e si sono dotate di repertori o registri dove sono iscritte le risorse locali.
      Questo disegno di legge ha lo scopo di istituire un impianto che consenta il raccordo e la messa in rete delle informazioni disponibili a livello territoriale, non solo al fine della conservazione e della tutela, ma anche della trasmissione delle conoscenze.
      Il provvedimento che ci accingiamo ad approvare ha come intento quello di creare un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, finalizzato alla tutela delle risorse genetiche locali dal rischio di estinzione ed erosione genetica e perseguito anche attraverso la tutela del territorio rurale.
      Dobbiamo però sottolineare alcune critiche a questo provvedimento. La più rilevante riguarda il Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare che dovrebbe garantire il coordinamento delle azioni a livello statale, regionale e delle province autonome e che viene rinnovato ogni cinque anni. Ma il rischio è che questo possa essere considerato un doppione del comitato già istituito nel 2009 e, cioè, il Comitato permanente delle risorse genetiche e, quindi, essere l'ennesimo poltronificio. Ritenevamo importante che, ad ogni rinnovo del Comitato, ci sia anche un ricambio totale dei membri del Comitato stesso al fine di evitare, appunto, questo aspetto. È per questo che, sia in prima lettura alla Camera, che al Senato, avevamo presentato un emendamento con il quale chiedevamo il “no” al rinnovo della carica.
      Voglio, inoltre, sottolineare che, sì è importante la costituzione di un'anagrafe, utile sotto il profilo di una maggiore salvaguardia della biodiversità, ma, a nostro parere, la tutela delle risorse genetiche può essere svolta nel miglior modo possibile a livello regionale in quanto espressione diretta di un territorio che, configurandosi come bacino di risorse e di tradizioni, è l'unico in grado di custodire e di preservare il patrimonio di biodiversità e di assicurare alle comunità locali il diritto di proprietà sulle razze e sulle varietà.
      Inoltre, le specie vegetali e animali sono spesso concentrate solo in alcune aree geografiche del nostro Paese e non esistono su tutto il territorio nazionale. Quindi, a nostro avviso, solo le regioni possono avere quel quid in più per svolgere l'attività di protezione delle risorse genetiche che sono la ricchezza del territorio e, quindi, a tutela delle biodiversità locali.
      È per questo motivo che, con un nostro emendamento, respinto al Senato, avevamo chiesto che le risorse genetiche locali fossero anche strettamente e tradizionalmente associate con gli usi e le conoscenze di una popolazione che, in un territorio circoscritto, ne sviluppa e continua la coltivazione o l'allevamento.Pag. 42
      Il provvedimento rimette alla competenza delle regioni e delle province autonome l'individuazione degli agricoltori custodi ovvero coloro i quali si impegnano nella conservazione in situ, nell'ambito dell'azienda agricola, delle risorse genetiche locali e genetiche animali locali a rischio di estinzione o di erosione genetica. Noi ritenevamo che sarebbe stato importante stabilire che la scelta degli agricoltori custodi ricadesse anche sui membri delle comunità locali tradizionalmente impegnati nella conservazione delle risorse genetiche e su chi ha provveduto alla loro riscoperta o individuazione, ma ci riteniamo soddisfatti dell'approvazione di un nostro emendamento al Senato il quale prevede che l'individuazione degli agricoltori custodi da parte delle regioni e delle province autonome sia anche al fine di incentivare e promuovere l'attività da essi svolta, riconoscendo loro così un ruolo fondamentale.
      Ancora, ritenevamo importante – e per questo avevamo presentato un emendamento – che le regioni potessero istituire centri dedicati alla salvaguardia della biodiversità delle specie vegetali spontanee, al fine di incentivare lo studio dello status delle specie e dei relativi habitat e di fornire un supporto tecnico alle politiche regionali in materia.
      Pensavamo altresì – e anche su questo avevamo presentato un emendamento – che dovessero essere disciplinati interventi a sostegno della conservazione degli habitat e delle specie a rischio, disponendo che le regioni potessero emanare specifiche norme in materia ed individuassero, a tale scopo, le aree agricole di alto valore naturalistico e le aree naturali e semi-naturali di alto valore botanico da designare come micro-riserve botaniche alle quali dedicare specifici progetti finalizzati alla conservazione e all'uso sostenibile del territorio in esse compreso.
      In sostanza, il provvedimento può costituire, dal nostro punto di vista, un buon inizio ed è quindi condivisibile, anche se poteva essere meglio articolato nell'ottica della tutela dei nostri prodotti agroalimentari perché le nostre coltivazioni sono coltivazioni di eccellenza.
      Si tratta di un provvedimento che, a nostro avviso, arriva tardi, nonostante il 2010 sia stato dichiarato dall'ONU come anno internazionale della biodiversità e nonostante ci si trovi nel decennio 2011-2020, definito come decennio della biodiversità. Forse è stata la spinta dell'Expo ad accelerare su questo tema perché ha fatto conoscere a tutti la capacità del pianeta di produrre alimenti diversi da Paese a Paese e, soprattutto, ha fatto capire che l'Italia è una serra a cielo aperto la cui capacità produttiva è enorme e diversificata.
      La globalizzazione dei mercati spesso va ad incidere negativamente sulla tutela delle diverse forme di biodiversità, sia di quelle terrestri, alimentari e agroalimentari, sia di quelle marittime. Non sempre le varietà locali sono tutelate, nonostante siano un biglietto da visita del nostro made in Italy nell'ecosistema biologico naturale. Noi vantiamo 4.500 sementi che sono invidiate in tutto il mondo, allora, ci chiediamo: perché non preservarle ?
      Con questo provvedimento andiamo a confermare quel legame con le tradizioni, ma orientato al futuro, concetto sul quale noi della Lega Nord da sempre crediamo. Infatti, alla Camera, in prima lettura, avevamo votato a favore di questo provvedimento, pur avendo presentato emendamenti per migliorarne l'impostazione e in piccola parte ci siamo riusciti, grazie all'approvazione di alcuni nostri emendamenti durante l'esame presso l'altro ramo del Parlamento. Pertanto, anche in questa occasione, annuncio che il gruppo della Lega Nord voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catania. Ne ha facoltà.

      MARIO CATANIA. Grazie, Presidente; il tema della biodiversità è una di quelle grandi questioni che, purtroppo, non riceve Pag. 43l'attenzione che richiederebbe. Insieme a molti altri temi di carattere ambientale il dibattito sulla biodiversità è un dibattito sottotono; parliamo poco di biodiversità, come parliamo poco del tema della gestione e della salvaguardia della risorsa acqua, come parliamo poco del tema della tutela dei suoli, come parliamo poco del tema della salvaguardia delle risorse biologiche e marine. Sono tutte grandi problematiche che ricevono, sia su scala planetaria, sia purtroppo anche nel nostro Paese, una scarsissima attenzione e ciò colpisce in relazione a quanto, in realtà, tutte queste questioni possono impattare in termini estremamente problematici sulle future generazioni.
      Noi abbiamo un pianeta in cui il mix di una crescita demografica che continua con ritmi importanti, unitamente a una cattiva gestione delle risorse naturali, può dar luogo, nel medio e nel lungo periodo, a degli esiti devastanti.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,10)

      MARIO CATANIA. Fatta questa premessa e ricordato che la perdita della biodiversità, come è stato sottolineato in diversi interventi che mi hanno preceduto, è particolarmente rilevante già a partire dall'inizio del Novecento, a causa anche e soprattutto dell'omologazione dei sistemi produttivi in agricoltura in molte zone del pianeta, va detto che il testo presentato dalla collega Cenni, unitamente ad altri colleghi, e meritevolmente poi migliorato nel corso dei lavori, sia qui alla Camera sia al Senato, è un testo che non può non raccogliere una valutazione positiva.
      È un testo che si prefigge di dare sistemazione e razionalità al sistema di norme esistenti e che in ambito nazionale può utilmente contribuire a un miglioramento di approccio nei confronti di questo tema. Credo che, però, vada sottolineato con estrema energia, sin da ora, che un testo di questo tipo non può sicuramente essere considerato risolutivo del problema della biodiversità.
      La biodiversità va salvaguardata con una politica più organica che tocchi tutti i tasti della tematica ambientale. Vorrei soltanto ricordare in questo contesto quanto è importante, anche sotto il profilo della tutela della biodiversità, il tema della salvaguardia dei suoli e, in questa ottica, io auspico che il testo relativo al consumo del suolo, già calendarizzato nei lavori di questa Camera, possa essere rapidamente ripreso all'indomani della discussione della legge di stabilità, senza subire ulteriori rinvii.
      Fatte queste considerazioni io confermo una valutazione positiva di Scelta Civica sul testo che oggi siamo chiamati ad approvare e confermo quindi tutto l'appoggio del nostro gruppo alle iniziative in tema di salvaguardia delle risorse ambientali e naturali (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

      ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. La proposta di legge ci torna dal Senato con alcune buone correzioni; si tratta di una proposta di legge, appunto, che è stata costruita in Commissione agricoltura qui alla Camera a inizio legislatura e che ha rappresentato anche un percorso parallelo riguardo a quello che è stato un percorso importante, quello di individuare la strada corretta per l'Italia all'interno di un dibattito e di una grande battaglia: quella nei confronti degli OGM.
      La strada percorsa e intrapresa all'unanimità da tutti i gruppi parlamentari è stata quella corretta, quella di portare l'Italia fuori da un regime di coltivazione degli OGM, fuori da biotecnologie che non facevano né gli interessi economici, né ambientali, né quelli degli agricoltori, e non ci tutelavano per quanto riguarda gli aspetti sanitari.
      Ora questa proposta di legge continua quel percorso, cerca di svilupparlo in maniera propositiva e gli approfondimenti che però ci aspettiamo dall'indagine conoscitiva al Senato riguardo alle biotecnologie Pag. 44saranno molto importanti, perché si affacciano nuove biotecnologie, come la cisgenetica e il genome editing, che non sono equivalenti ai cibi e alle produzioni transgenetiche, ma sono comunque una manipolazione genetica delle varietà vegetali e dobbiamo cercare, quantomeno, di avere la cognizione, attraverso elementi scientifici, delle scelte che andremo a prendere. C’è stata un'apertura, infatti, da parte del Ministro Martina riguardo a questo, ma io credo che l'apertura sia prematura, soprattutto nel caso in cui non abbiamo terminato questi approfondimenti all'interno delle istituzioni.
      La biodiversità, come è risaputo, è la fonte stessa della vita, dell'evoluzione naturale. L'erosione che c’è stata dagli anni Sessanta, Settanta in poi, l'erosione anche della fertilità dei suoli, della microbiologia dei terreni, è stata deleteria; ci troviamo oggi a basare l'alimentazione umana su non più di centoventi varietà vegetali, di cui gran parte è coltivata attraverso monoculture, buona parte, diciamo, perché comunque c’è una parte del cibo che ancora viene prodotto attraverso processi di coltivazione legati al mondo contadino e non ancora al mondo agro industriale.
      Ebbene, noi, dopo, dobbiamo trovare un modo anche per risolvere la questione del cambiamento climatico che è strettamente connessa a quello dell'agricoltura e della produzione di cibo. Non possiamo credere di continuare a sfruttare le risorse naturali in questo modo, senza incorrere in conseguenze drammatiche per tutti quanti noi. Non solo vediamo come stanno aumentando i profughi ambientali, ma vediamo anche come l'innalzamento dei mari e il riscaldamento delle temperature siano questioni ormai all'ordine del giorno. Parigi è molto vicina all'inizio dell'incontro fra i Governi per trovare delle soluzioni.
      In questo quadro va sottolineato come, appunto, l'uso scriteriato di fitofarmaci e di tecniche colturali che hanno azzerato la biodiversità, è stato un colpo molto pesante alla tutela e alla possibilità di tramandare questo grande patrimonio che abbiamo. L'Italia, in particolare, è al centro di questo grande dibattito e di questa grande trasformazione, perché è il Paese con la più alta biodiversità in Europa, forse è uno dei Paesi con la più grande biodiversità al mondo.
      Non possiamo permetterci di continuare ad interpretare e a caratterizzare il cibo soltanto come una merce; il cibo non può essere soltanto mercificato, come stanno facendo le grandi corporation del mondo, che vogliono arrivare fino alle mense dei nostri figli per proporre «cibo spazzatura». Dobbiamo lottare all'interno delle istituzioni attraverso il lavoro parlamentare, ma, soprattutto, attraverso l'informazione e il lavoro culturale nella società civile, affinché il diritto al cibo sia un diritto universale, un diritto da introdurre all'interno delle nostre Costituzioni, il diritto, appunto, per tutti quanti di accedere al minimo indispensabile per non morire di fame.
      Questo è collegato, ovviamente, all'utilizzo delle risorse naturali, dei beni comuni: questi non possono essere alienati o svenduti senza un ritorno per le comunità locali, credendo che non ci sia un impatto sulla questione climatica. Abbiamo bisogno di creare maggiore consapevolezza e questa legge va nella direzione giusta, perché siamo riusciti ad introdurre un riferimento importante all'articolo 3, nel comma 5: il riferimento ai trattati e alle convenzioni internazionali per la protezione dei ritrovati vegetali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 12,20)

      ADRIANO ZACCAGNINI. Infatti, in questo modo, riusciamo a definire la non brevettabilità della vita per tutte le varietà vegetali inserite nell'anagrafe che andiamo a creare all'interno della legge. In questo modo, viene esclusa anche la possibilità dell’éscamotage che utilizzano varie corporation sementiere per brevettare prodotti che sono molto simili a quelli convenzionali e tradizionali utilizzati dai nostri agricoltori. Pag. 45
      Infatti, spesso viene estrapolata una molecola, da questa molecola si crea un altro prodotto e questo prodotto, poi, viene brevettato; è praticamente identico al prodotto iniziale, originario, ma viene sottoposto a privativa. Noi, rifacendoci a queste convenzioni e trattati internazionali, vietiamo questa possibilità. Un altro passaggio importante della legge è quello sul riconoscimento degli «agricoltori custodi», il ruolo dei contadini e degli agricoltori come presidio sul territorio per la lotta e il contrasto al dissesto idrogeologico, ed è fondamentale affinché agli agricoltori venga riconosciuto il ruolo sociale che svolgono; in particolare, deve essere riconosciuto a tutti coloro che hanno una dimensione e un'economia di scala piccola, una piccola e media azienda agricola, che, per la larga parte, caratterizza il nostro Paese.
      Sono più di un milione gli agricoltori non professionali, quelli che, con la previsione della legge di stabilità, verrebbero spazzati via, in quanto sarebbe spazzato via il regime agevolato IVA. Bene, proprio in questi giorni sembra che ci sia un ravvedimento su questa proposta e il mantenimento di questa previsione. Questo ci conforta, ma, comunque, ha destato molta preoccupazione il fatto che non ci sia stata un'adeguata cura e una tutela del ruolo di questi agricoltori non professionali.
      Noi chiediamo, anzi, che la soglia venga aumentata, che vengano trovate delle risorse e delle coperture finanziarie, che non sono, poi, così grandi, affinché la soglia possa essere aumentata, se non in questa legge di stabilità, dove chiediamo rimanga, comunque, questo regime agevolato, almeno in futuro. Semplificazione, infatti, è la parola chiave per l'agricoltura: semplificazione dalle norme burocratiche, dai passaggi, da tutti quegli enti che lucrano sul lavoro degli agricoltori. In definitiva, questo provvedimento valorizza la cultura della terra e va nella direzione giusta, ed è per questo che dichiaro il voto favorevole di Sinistra Italiana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

      DORINA BIANCHI. Credo che in questo momento la consapevolezza dell'importanza che il comparto agricolo e agroalimentare ha nel nostro Paese, anche sotto il profilo economico e della tradizione storico-culturale, sia un argomento molto forte nell'opinione pubblica italiana. Questa sensibilità sicuramente è stata accresciuta da un evento di particolare importanza nel nostro Paese, che sicuramente è stato l'Expo di Milano; avvenimento che ha saputo portare all'attenzione, anche del grande pubblico, dei temi che solitamente sono riservati agli specialisti del settore.
      Da questo punto di vista, questo progetto di legge si inserisce perfettamente in quello che è l'aumento dell'attenzione che anche il nostro Paese, ma a livello mondiale, ha sul settore della biodiversità e contiene numerosi punti che sono positivi, che sono la biodiversità, innanzitutto, che riguarda i temi strettamente legati alle piante, agli organismi animali e ai complessi ecosistemi in cui essi vivono e di cui sono parte fondamentale; in una parola, la ricchezza che il nostro pianeta e anche, soprattutto, la nostra nazione, l'Italia, ha dal punto di vista ambientale.
      Aggiungo che la stessa produttività di un suolo destinato ad uso agricolo viene sostenuta e rafforzata dalla biodiversità, in quanto elemento cardine di qualunque ecosistema. È evidente, pertanto, come la perdita della biodiversità sia alla base di un'insicurezza alimentare ed energetica, oltre che alla base dell'aumento della vulnerabilità dei territori rispetto ai disastri naturali, che, naturalmente, rivestono anche un capitolo importante nel nostro Paese, e della riduzione della disponibilità e della qualità delle risorse idriche, con conseguenze e un pesantissimo impatto sull'assetto economico e sociale italiano.
      Il delicato e complesso tema della biodiversità, peraltro, necessita di essere valutato e affrontato su scala mondiale, sollecitando con forza l'impegno delle comunità scientifiche sia sul versante pubblico Pag. 46sia sul versante privato. E, in effetti, i mutamenti avvenuti a causa dell'incremento della popolazione mondiale e anche delle trasformazioni delle abitudini alimentari hanno prodotto un'intensificazione dei sistemi di coltivazione, specialmente nei Paesi sviluppati.
      In tale contesto, vorrei farvi rilevare come l'alimentazione mondiale si basi per oltre il 70 per cento su poche specie vegetali, in tutto dodici, e, di queste, tre sono grano, riso e mais, che soddisfano circa il 60 per cento del fabbisogno di calorie e proteine della dieta umana. Un motivo in più perché noi teniamo presente e ci dotiamo di un progetto di legge organico e completo. L'Italia, in tale ambito, può giocare, però, un ruolo fondamentale: il nostro Paese, rispetto alle realtà mondiali, è un Paese che ha un'altissima biodiversità e può sollecitare un concreto sforzo da parte degli altri Paesi, che dovrebbero applicarsi con maggiore impegno al mantenimento e allo sviluppo delle specie tipiche del loro territorio, in particolare di quelle orticole e frutticole.
      Con questo provvedimento, l'Italia si pone come Paese all'avanguardia nel settore della biodiversità. L'articolo 3 del progetto di legge istituisce l'anagrafe nazionale delle biodiversità agrarie e alimentari, che dovrà effettuare la registrazione di tutte le risorse genetiche locali di origine vegetale, animale e microbiotica a rischio di estinzione e di erosione genetica. Le risorse genetiche iscritte all'anagrafe sono conservate sotto la responsabilità e il controllo pubblico e non sono assoggettabili a diritto di proprietà intellettuale o ad altro diritto che ne limiti l'accesso e la riproduzione agli agricoltori.
      Altri punti, secondo me, di notevole interesse della proposta di legge sono rappresentati della rete nazionale delle biodiversità, che è di grande interesse agricolo e alimentare, e dal Comitato permanente della biodiversità. La rete sarà composta dalle strutture locali regionali e nazionali e svolgerà diversi compiti che, secondo me, sono importanti: individuare gli obiettivi e i risultati delle singole azioni che sono in essere, raccogliere richieste di ricerca avanzata, favorire lo scambio di esperienze e di informazioni appunto perché poi sia garantita l'applicazione della normativa vigente, raccogliere e armonizzare le proposte, favorire il trasferimento delle informazioni agli operatori locali e definire un sistema comune di individuazione. Parliamo, quindi, di un forte impegno per rafforzare e tutelare le biodiversità e del loro prezioso contributo alla produzione di risorse indispensabili per la sopravvivenza del nostro pianeta.
      Ma io parlo di biodiversità anche in relazione alla ricchezza che per la nostra nazione rappresenta. Vorrei fare un esempio molto semplice che è quello del settore vitivinicolo. Sicuramente oggi l'Italia ha una grande forza, è diventata il primo produttore a livello internazionale proprio per la presenza di diversità nel nostro Paese che sono anche superiori a Paesi come la Francia che hanno una tradizione sicuramente molto forte e molto più conosciuta nel mondo. Noi riusciamo a superare la Francia in relazione proprio alla capacità di proporre una diversità, da questo punto di vista, molto superiore.
      Il nostro Paese, quindi, ha tra l'altro avuto una straordinaria vetrina, come dicevo prima, che è stata l'Expo, che ha dato un contributo forte e credibile a questo impegno e al valore che il Paese Italia può dare al resto del mondo su questo argomento. Un impegno che, su un piano interno e internazionale, credo debba continuare e dovrà trovare nuove risorse e ulteriori contributi.
      Sulla sorta delle considerazioni che ho espresso, e anche degli auspici che formulo per il nostro Paese come leader in questo settore, confermo il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catanoso. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO CATANOSO GENOESE detto BASILIO CATANOSO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, dirò alcune cose e poi le chiedo l'autorizzazione a consegnare il resto del testo.

Pag. 47

      PRESIDENTE. Gliela concedo in via preventiva.

      FRANCESCO CATANOSO GENOESE detto BASILIO CATANOSO. Grazie. Il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento, già approvato in prima lettura dalla Camera lo scorso dicembre, e modificato poi dal Senato il 21 ottobre di quest'anno. L'iniziativa legislativa tratta una serie di disposizioni di particolare interesse le cui esigenze di armonizzare la normativa nazionale e le varie leggi regionali con quelle comunitarie erano avvertite da tempo, in quanto prevedono l'istituzione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare in linea con la Convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro del 5 giugno del 1992 e il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura di Roma del 3 novembre del 2001. Misure queste le quali si inseriscono coerentemente con quelle indicate dal Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo e dalle Linee guida nazionali per la conservazione della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario.
      Onorevole Viceministro, come sa, negli ultimi vent'anni la politica agricola comune ha fatto passi importanti nei riguardi della protezione e della valorizzazione dell'ambiente. I programmi di recupero di animali e delle piante in via di estinzione si sono sviluppati intorno alla nascita della figura dell'agricoltore custode, una figura che ha assunto, quasi esclusivamente, il ruolo di testimonial come se ciò che è legato alla biodiversità fosse qualcosa di statico e immobile, testimonianza perciò di qualcosa che non è vivo. E solo poche Regioni hanno fatto qualcosa in senso positivo da questo punto di vista. Siamo tutti consapevoli nel ritenere che la salvaguardia delle risorse genetiche debba passare attraverso un effettivo coinvolgimento delle imprese agricole e professionali appositamente coinvolte nella capacità di recupero e di riuso delle risorse genetiche autoctone e siamo altrettanto coscienti della necessità che a tutti questi processi partecipino i cittadini consumatori.
      Confermando il voto positivo del gruppo di Forza Italia, consegno il testo come avevo detto in premessa (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

      LOREDANA LUPO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretari, oggi si conclude l'iter di una proposta di legge che da troppo tempo attende di vedere la sua conclusione. Per quanto mi riguarda, sono passati all'incirca tre anni da quando mi è stato sottoposto questo testo. Presidente, siamo lenti e questo argomento è talmente delicato che non ci permette di esserlo.
      Di cosa stiamo parlando ? Parliamo di biodiversità legata al settore agroalimentare. Negli ultimi decenni la perdita di diversità in campo è stata enorme e si è ridotto il numero di specie e di varietà coltivate. È una conseguenza del fatto che l'agricoltura industriale sceglie e commercializza le varietà agrarie in base ai criteri di maggiore produttività e massimo profitto.
      Ma cosa intendiamo quando diciamo che la biodiversità è in pericolo ? Un po’ di dati possono venire in nostro aiuto. Partiamo da una visione globale. Secondo il Center for Food Safety, un'organizzazione no profit degli Stati Uniti che si occupa di agricoltura e sovranità agroalimentare, dagli inizi del Novecento ad oggi si è perduto il 97 per cento delle varietà di ortaggi. Negli USA è scomparso l'86 per cento delle varietà tradizionali di mele, l'80 per cento dei pomodori e la perdita di biodiversità del bacino del Mediterraneo è stimata intorno al 90 per cento. Delle 80 mila piante commestibili conosciute, solo 50 sono responsabili del 95 per cento della produzione di cibo per l'uomo e il 60 per cento di queste stesse è concentrato in sole cinque piante: riso, grano, mais, miglio e sorgo.Pag. 48
      L'Italia è considerato uno spot di biodiversità, con oltre 58 mila specie animali e 6.700 piante superiori. È importante ribadire che il 15,6 per cento di queste è endemico. Non è una brutta parola: «endemico» significa che è nato, cresciuto e continua a vivere nei nostri territori. Questo vuol dire che abbiamo un patrimonio importantissimo da tutelare.
      Questo provvedimento ha avuto un iter interessante in Commissione, se pensiamo che inizialmente non prevedeva neanche l'introduzione dei microrganismi, che sono fondamentali per il comparto agroalimentare. Ovviamente, per quanto riguarda il mio gruppo parlamentare ha una serie di punti che sono discutibili, perché già in passato sono state costituite delle Commissioni e non si è mai verificato il reale rendimento. Ad oggi andiamo a costituire un ulteriore commissione per la biodiversità, che non prevede nessuna figura tecnica ufficialmente e questo è un grave rischio, quando noi, invece, insieme, ovviamente, agli accademici del settore, abbiamo chiesto, più volte in Commissione, che venisse istituito un tavolo tecnico scientifico.
      Siamo sicuri che oggi in questa discussione sulle linee generali, al di là di tutte le belle parole che verranno dette sull'argomento, al di là della felicità che proveremo nel poter approvare un testo che ci tutelerà, il Governo prenderà atto di queste poche considerazioni. Essendo passato tanto tempo da quando è stato scritto questo provvedimento, perché in realtà è un testo che proviene dalla precedente legislatura, sono cambiate tante cose e noi avremmo, come gruppo parlamentare, anche potuto opporci, ma è troppo importante l'argomento. È tanto importante ricordare – e siamo felici che oggi il Governo, attraverso gli ordini del giorno, ci abbia voluto ascoltare – che prima bisogna fare una ricognizione delle banche del germoplasma. Ciò va fatto come prima azione, perché e lì dentro che sta la nostra ricchezza ed è lì dentro che sta il nostro patrimonio genetico per quanto riguarda l'agroalimentare.
      Quindi, è necessario che queste banche vivano: non è una banca online che si può mantenere da sola, con un click. Non funziona così. Ci vuole la corrente: sono delle celle frigorifere. Occorrono, per un piccolo centro, con poche accessioni, ventimila euro all'anno solo di corrente elettrica. Ci vogliono le piastre, i substrati, per continuare a mantenere in vita queste specie.
      Qua non si chiede di mantenere il personale tecnico che servirebbe, perché stiamo parlando di ricercatori e non di direttori, di personale che spesso lavora più delle ore dovute, per mantenere vivo quel materiale. È grazie a loro che ancora possiamo dire di avere delle accessioni di varietà antiche nei nostri territori. È gente che di notte va a fare, a volte in segreto, questi lavori ed è giusto che si sappia. Perché molto spesso quello che emerge, magari, è il direttore del centro di ricerca, ignorando il fatto che ci sono molti ragazzi, le nuove generazioni, precari. Voi sicuramente ne sapete qualcosa, perché si è passati dall'ex CRA al CREA e attualmente vi sono una serie di ricercatori che aspettano di avere contratti a tempo determinato. Si tratta di ricercatori che hanno mandato avanti questi centri di ricerca su tutto il territorio nazionale. Quindi, è importante tutelare la biodiversità attraverso i centri di germoplasma. È importante, nel momento in cui verrà fatta una conferenza Stato-regioni, che il Governo si impegni, insieme alle regioni, a monitorare e a riferire al Parlamento che cosa sta accadendo, perché questo è un bene fondamentale per l'intera nazione.
      Concludo, Presidente: noi voteremo favorevolmente questa legge perché siamo degli inguaribili ottimisti e crediamo nella biodiversità, nella ricerca, e in tutte quelle persone che oggi attendono anche solo quest'alito di vento. Per questo esprimeremo un voto favorevole. Questo provvedimento avrà il nostro voto favorevole, in attesa che tutto ciò che qui non siamo riusciti a migliorare possa essere fatto in futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

      SUSANNA CENNI. Grazie. Presidente, colleghi, sottosegretario, quando nel mese di dicembre discutemmo e approvammo questo testo, il Ministro Martina espresse l'auspicio di una approvazione veloce, prima dell'inizio dell'Expo. Si stava lavorando alla Carta di Milano, ai suoi contenuti, e la biodiversità è un obiettivo che attraversa quasi tutto quel testo.
      Sarebbe stato bello, sarebbe stato forte per il nostro Paese, presentarsi con una nuova legge, mettendo in campo un sistema di tutela e di valorizzazione dei sistemi sementieri locali, di sostegno agli agricoltori custodi e ai sistemi economici che possono nascere attorno alla rimessa a coltura di varietà vegetali, ortaggi, frutti dimenticati, grani, alla cura e riproduzione di razze animali quasi estinte, perché attraverso tutto ciò si accresce la possibilità di reddito degli agricoltori.
      Expo è iniziato, si è concluso, porta a casa un successo grande di pubblico, di attenzione, di pensiero, di impegni. Non ce l'abbiamo fatta per quella scadenza ma oggi, con un po’ di ritardo, siamo comunque qui a mantenere un impegno, quello di far vivere il tema, scelto dal nostro Paese, e molto impegnativo: nutrire il pianeta.
      Expo è finito, ma sulla coerenza saremo tutti misurati: le istituzioni tutte, il Governo nella sua capacità di pretendere che le sedi internazionali nei nuovi Obiettivi del Millennio raccolgano le sfide fondamentali legate all'accesso al buon cibo per tutti, alla sostenibilità dei processi di produzione agricola, alla difesa del suolo dalla cementificazione, all'adozione di modelli agricoli che riducano emissioni e che favoriscano la fertilità dei suoli, la multifunzionalità, la diversificazione.
      Il Parlamento oggi sta facendo la propria parte: lo ha già fatto in qualche modo con la legge sull'agricoltura sociale, mi auguro prosegua presto con le norme contro la cementificazione del suolo agricolo, e magari varando un provvedimento a tutela dell'agricoltura familiare contadina; ricordo che il 2014 è stato l'anno dell'agricoltura familiare a livello europeo. Poi ci sono i tanti cittadini che hanno sottoscritto quella Carta: diventeranno nuovi comportamenti ? Si tradurrà quella firma in un cambio significativo di paradigma in termini di consumo consapevole, di minor spreco, di più educazione alimentare, di consapevolezza che mangiare è un atto agricolo ? Oppure tutto si è concluso con il 31 ottobre ?
      Ho già avuto modo di raccontare in quest'Aula come il PD abbia voluto questa norma, di come il primo testo sia stato scritto con il contributo degli agricoltori custodi di Slow Food, delle associazioni agricole ambientali, del mondo della cultura con competenze accademiche, con alcune delle regioni che hanno tracciato la strada molti anni fa: ha ragione la collega Lupo, arriviamo con ritardo, perché da molto tempo alcune regioni si sono mosse. Noi siamo partiti ben prima che si producessero le linee-guida, avvertendo la necessità di una norma-cornice capace di recepire principi sanciti nei Trattati internazionali, e fornire un punto di riferimento a regioni, associazioni, centri di ricerca.
      Strada facendo il percorso della legge ha incrociato le norme regionali, l'evoluzione di una parte delle normative comunitarie, e per fortuna un Governo sensibile che ha supportato la scelta, e che ringrazio attraverso la presenza qui oggi del Viceministro; così come voglio ringraziare il relatore e i gruppi che hanno contribuito al perfezionamento della norma. Il Senato ha modificato ancora il lavoro già prodotto qui: si è stabilito il numero degli agricoltori custodi da indicare da parte della Conferenza Stato-regioni in un comitato nazionale; si è scelto di stralciare la parte dell'articolo 10 nella quale si indicava l'utilità di far confluire nel Fondo eventuali sanzioni comminate a chi violasse le norme di divieto sulla coltivazione di OGM.
      Ho visto che la Commissione ambiente ha segnalato la questione, ed è difficilmente eccepibile. Io non voglio aprire qui Pag. 50una discussione sul tema: lo abbiamo fatto a suo tempo con la discussione di mozioni e con molti atti di indirizzo. Il Governo ha coerentemente e coraggiosamente mantenuto la posizione e prodotto norme chiare, sollecitando riflessione e discussione anche in sede di Commissione europea, quindi consentendo anche importanti risultati. Anche per questo trovo oramai un po’ stantie la motivazione di chi continua a tentare di rimettere in discussione una volontà che guarda prima di tutto alla qualità delle nostre produzioni e al loro valore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Le scelte politiche non si fanno in laboratorio: le scelte politiche si compiono qui, e si fanno leggendo la realtà. La realtà ci mette sul tavolo contraddizioni enormi, il cui governo può portare in una direzione piuttosto che in un'altra. Si può raccogliere e accompagnare nella giusta direzione la sfida di nutrire il pianeta e quella di invertire la rotta sul surriscaldamento ambientale, oppure si può cedere agli interessi di pochi, in violazione di quell'articolo 9 del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione: un articolo che riconosce il diritto degli agricoltori e il loro enorme contributo alla conservazione e alla valorizzazione delle sementi, che oggi sono in mano – lo voglio ricordare anch'io, anche se è già stato fatto in discussione generale – a quattro multinazionali, che ne controllano il 60 per cento del mercato, un mercato che ha un valore di circa 40 miliardi di dollari !
      Si può affrontare il futuro dell'alimentazione cedendo a tutto questo, come si può affrontare la Conferenza del clima presentandoci con il volto del pasticcio Volkswagen oppure con i dati del consumo di suolo; oppure ancora si può provare a scegliere di dare concretezza e conseguenza alla sfida di Expo.
      Il 2015, colleghi, nonostante la drammaticità di questi giorni, potrebbe essere un anno straordinario per questa sfida, non solo per Expo, ma per i contenuti dell'Enciclica «Laudato si’». Quel documento che parla anche ai laici, alle istituzioni, affronta il tema della povertà, del degrado e della depredazione ambientale, e parla anche coraggiosamente di semi. Non c’è cibo, non c’è agricoltura, non c’è futuro senza i semi, e se un modello di sviluppo distorto ha consentito che l'elemento di base per la sopravvivenza del mondo diventasse oggetto di mercato, quel modello va modificato, o, come scriveva Alex Langer, va «aggiustato», va riparato.
      Il 2 ottobre la Commissione europea ha relazionato al Parlamento Europeo e al Consiglio sulla strategia dell'UE in merito alla biodiversità fino al 2020. Nel report si fa un bilancio sui risultati intercorsi dal 2010 ad oggi, e quel bilancio non è positivo. Scrive la relazione, all'obiettivo 3 (incrementare il contributo dell'agricoltura e della silvicoltura al mantenimento ed al rafforzamento della biodiversità): non si è compiuto alcun progresso generale significativo, sono necessarie iniziative più incisive per raggiungere l'obiettivo entro il termine previsto, e poiché di norma ci vogliono i numeri per rendere più concreta la comunicazione, aggiungo che la stessa relazione ci ricorda che l'inazione politica e l'incapacità di frenare la perdita di biodiversità a livello mondiale potrebbero comportare perdite annuali nei servizi ecosistemici pari al 7 per cento del PIL mondiale ! Questi sono i costi della perdita di biodiversità !
      Anche per questo io credo che oggi in questa Aula noi stiamo facendo una cosa importante, stiamo facendo una cosa buona, la stiamo facendo assieme, e quindi stiamo portando la risposta del nostro Paese a questa sfida: quella di ridurre quei costi e di mantenere la biodiversità. Credo allora che anche in onore al lungo percorso esterno dalle Aule parlamentari, che ci ha consentito di avere questo testo di legge, riconosciamo che sono tutte iniziative che ci aiutano a fare un passo avanti e a concretizzare gli obiettivi di Expo. Facciamolo quindi. Oggi sui semi e la biodiversità; presto sul suolo agricolo, spero, anche a Parigi alla Conferenza sul clima, alzando gli obiettivi sul clima e magari ancora con buone norme sull'agricoltura familiare.Pag. 51
      Cari colleghi, la biodiversità o si tutela o si perde per sempre ! Non c’è un altro modo per affrontare il tema e non c’è un modo per recuperarla né con i brevetti né, e lo dico anche dando un messaggio alla collega senatrice Cattaneo, neanche con il laboratorio. L'unico modo quindi è fare buone norme e attivare un sistema per salvaguardarla. Anche per questo dichiaro il voto positivo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 348-B)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge, approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n.  348-B, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Palese, Boccuzzi, Tidei, Ruocco.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:
      «Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare» (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (348-B):

            Presenti     429            
            Votanti     428            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     215            
                Hanno votato     428.

      La Camera approva (Applausi – Vedi votazioni).

      (Il deputato Donati ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

Seguito della discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00979, Catania ed altri n. 1-01056, Zaccagnini ed altri n. 1-01057, Falcone ed altri n. 1-01058, Parentela ed altri n. 1-01059, Simonetti ed altri n. 1-01060 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-01061 concernenti iniziative, anche in sede europea, per la tutela del settore risicolo italiano, con particolare riferimento all'importazione del riso dalla Cambogia (ore 12,50).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00979 (Nuova formulazione), Catania ed altri n. 1-01056, Zaccagnini ed altri n. 1-01057, Falcone ed altri n. 1-01058, Parentela ed altri n. 1-01059, Simonetti ed altri n. 1-01060 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-01061 concernenti iniziative, anche in sede europea, per la tutela del settore risicolo italiano, con particolare riferimento all'importazione del riso dalla Cambogia (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Ricordo che nella seduta di lunedì 9 novembre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali. Avverto che è stata testé presentata una nuova formulazione della mozione Falcone ed altri n. 1-01058, il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

      PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, parto dalla mozione Bergamini ed altri n. 1-00979 (Nuova formulazione). Intanto, se lei consente, darei parere favorevole per quanto riguarda le premesse di tutte le mozioni che sono state presentate, quindi non starei poi a ripeterlo. Per quanto riguarda gli impegni, sul primo impegno della mozione Bergamini, il parere è favorevole con la seguente Pag. 52riformulazione: sostituire le parole «a dare seguito formale e concreto presso la Commissione europea alla richiesta di adozione delle clausole di salvaguardia» con le seguenti «a continuare ad intervenire nelle competenti sedi comunitarie, in particolare affinché sia attivata la clausola di salvaguardia». Sottolineo, perché in molte mozioni questo è presente, che il Governo ha già avviato la richiesta formale da questo punto di vista. Sul secondo impegno, il Governo dà parere favorevole. Sul terzo impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: dopo le parole «che prevedano» aggiungere le seguenti «nel rispetto della normativa europea». Per quanto riguarda la mozione Catania ed altri n. 1-01056, per quanto riguarda gli impegni, sul primo impegno il parere è favorevole con riformulazione: sostituire le parole «a presentare e a sostenere presso» fino a «salvaguardia» con le seguenti «a continuare ad intervenire nelle competenti sedi comunitarie, in particolare affinché sia attivata la clausola di salvaguardia». Il parere è favorevole sul secondo, sul terzo impegno e sul quarto impegno, mentre è favorevole con riformulazione sull'ultimo impegno: dopo le parole «livello nazionale», aggiungere le seguenti «compatibilmente con la normativa europea». Per quanto riguarda la mozione Zaccagnini ed altri n. 1-01057 – vado immediatamente alla parte relativa agli impegni – sul primo impegno il parere è favorevole con riformulazione: sostituire le parole «ad assumere iniziative» fino a «clausole di salvaguardia» con le seguenti «a continuare ad intervenire nelle competenti sedi comunitarie a tutela del mercato italiano del riso, in particolare affinché sia attivata la clausola di salvaguardia». Per quanto riguarda il secondo impegno, il parere è contrario, in considerazione dell'impegno dell'Unione europea sul duty free, quota free in sede di negoziati WTO-Doha. Il parere è favorevole sul successivo, mentre è favorevole con riformulazione su quello ancora successivo e la riformulazione è la seguente: «ad adottare le opportune iniziative al fine di prevedere a livello europeo l'introduzione dell'obbligo di etichettatura del riso europeo» e poi via di seguito con il testo precedentemente indicato. Sull'impegno successivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di consentire una maggiore pubblicità dei flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero». Quello successivo, favorevole con la riformulazione: sostituire le parole «ad avviare» con le seguenti «a valutare la possibilità di avviare». Il parere è favorevole su quello successivo e infine sull'ultimo è favorevole con riformulazione: aggiungere infine le parole «che possa rilevare i prezzi settimanali da confrontare con le rilevazioni tradizionali effettuate dalle Camere di commercio, industria e artigianato competenti».
      Passo ora alla mozione n. 1-01058 a prima firma dell'onorevole Falcone, così come riformulata. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione così come riformulata. Per quanto riguarda la mozione a prima firma dell'onorevole Parentela n. 1-01059 il Governo esprime parere favorevole sul primo impegno del dispositivo se riformulato premettendo alle parole «ad intervenire» le parole: «a continuare (...)». Il Governo esprime parare favorevole sul secondo, sul terzo, sul quarto, sul quinto e sul sesto impegno.
      Il Governo esprime parere favorevole sul settimo impegno del dispositivo purchè riformulato nel seguente modo: sostituire le parole «ad assumere iniziative per escludere dall'attuale regolamentazione», con le seguenti: «a valutare la possibilità di assumere iniziative tese a valorizzare (...)» e così via. Il Governo esprime parere favorevole sull'ottavo e sul nono impegno del dispositivo.
      Per quanto riguarda la mozione Simonetti ed altri 1-01060, il Governo esprime parere favorevole sul primo impegno del dispositivo purché riformulato nel seguente modo: premettere alle parole «ad intervenire» le parole «a continuare» e così via. Il Governo esprime parere favorevole sul secondo impegno del dispositivo.
      Infine, per quanto riguarda la mozione 1-01061, a prima firma dell'onorevole Dorina Bianchi, il Governo esprime parere Pag. 53favorevole sul primo impegno del dispositivo se riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad attivarsi presso la Commissione europea per dare seguito alla richiesta di adozione delle clausole di salvaguardia», con le parole: «a continuare ad intervenire nelle competenti sedi comunitarie, in particolare affinché sia attivata la clausola di salvaguardia».
      Infine, il Governo esprime parere favorevole sul secondo e ultimo impegno del dispositivo.

(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

      ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, l'Italia è il primo produttore di riso in Europa, un primato costruito sulla qualità del nostro prodotto, che oggi sta conoscendo un periodo di forte crisi. Come è noto, infatti, la concorrenza sleale di alcuni Paesi asiatici i quali godono di regimi doganali di favore sta facendo perdere terreno all'intero settore risicolo italiano sui mercati nazionali e internazionali.
      La domanda che dobbiamo porci allora è la seguente: chi stiamo aiutando con queste misure doganali di favore ? I dati che ci arrivano da quei Paesi che godono del regime EBA ci indicano una risposta chiara: le multinazionali sono gli unici soggetti a sfruttare questa situazione, insediandosi in quei Paesi e coltivando riso senza quelle tutele del lavoro e della salubrità del prodotto che vigono da tempo in Europa e specialmente in Italia.
      Nel frattempo, le importazioni a dazio zero di riso lavorato dalla Cambogia turbano gravemente il mercato del riso nazionale e sovranazionale rendendo la produzione stessa meno remunerativa per le aziende risicole italiane. Tutto ciò rischia di avere non solo gravi ripercussioni economiche e sociali, ma anche ambientali.
      L'abbandono delle superfici coltivate a riso causerà gravi danni all'ambiente e alla biodiversità. Quelle colture contribuiscono infatti in maniera fondamentale alla manutenzione quotidiana delle acque superficiali e sotterranee sull'intera pianura padana, salvaguardando quei territori dai fenomeni di dissesto idrogeologico.
      Con riferimento al settore risicolo occorre dunque agire subito in modo efficace, sospendere il prima possibile il regime doganale EBA, introdurre l'obbligo di indicare sulle etichette della confezione la provenienza del prodotto, intensificare i controlli volti a prevenire episodi di contraffazione dei prodotti.
      Per tutti questi obiettivi – è chiaro – il ruolo del Governo è centrale: esso dovrà esercitare soprattutto in sede europea un'importante azione di impulso e di coordinamento con gli altri Paesi dell'Unione.
      Secondo quanto previsto negli impegni della mozione di maggioranza esprimo dunque, a nome della componente socialista in quest'Aula, un convinto voto favorevole. Grazie.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

      GAETANO NASTRI. Grazie Presidente. Il gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza nazionale esprimerà un voto favorevole. Siamo convinti che la risicoltura rivesta da sempre nel nostro paese una grande importanza per l'Italia economica e aggiungo anche storica, essendo trascorsi più di 500 anni da quando si è iniziato a coltivare riso nella pianura Padana.
      Il settore vanta una filiera agroindustriale e un indotto importantissimo a livello nazionale, integrato ed efficiente, che coinvolge oltre 4 mila aziende agricole e 95 industrie di trasformazione, riserie a forte connotazione territoriale che ricadono per il 74 per cento delle riserie e per il 90 per cento delle superfici investite nei primi cinque distretti produttivi quali Pavia, Vercelli, Novara, Milano, Alessandria, Pag. 54determinando una contiguità geografica tra la fase agricola e industriale, che non ha eguali nel settore cerealicolo nazionale. Aggiungo inoltre come anche in ambito europeo il nostro Paese vanta primati da record, essendo il primo produttore con oltre il 50 per cento della produzione e più di 14 milioni di quintali l'anno.
      Pertanto, a seguito dell'ennesima iniziativa sbagliata e fortemente dannosa per il nostro Paese, adottata dall'Unione europea, in questo caso la cosiddetta EBA, che sta arrecando gravi danni all'economia risicola italiana e più in generale all'intera agricoltura del made in Italy, che ha consentito l'accesso del riso dal Vietnam e dalla Cambogia nel mercato interno senza limitazioni quantitative e senza dazio, il rischio più che evidente è che si possa mettere in discussione il primato italiano in un settore produttivo simbolo della qualità agroalimentare italiana per qualità, tipicità e sostenibilità. Pertanto occorre alzare le barriere protettive nei confronti di tali decisioni comunitarie, troppo spesso adottate con superficialità, che non tengono conto soprattutto dell'importanza universalmente riconosciuta dell'agroalimentare italiano e soprattutto della sua tipicità e varietà uniche e inimitabili. Aggiungo tra l'altro che i risicoltori italiani, soprattutto quelli piemontesi, temono un'altra minaccia, che richiede una maggior difesa del riso made in Italy: le importazioni dall'estero di prodotto spacciato come italiano, un'attività di contraffazione resa possibile dalla mancanza di un sistema trasparente di etichettature che obblighi ad indicare la provenienza del prodotto. Il prodotto importato è meno controllato da un punto di vista sanitario e gode pertanto di una notevole facilitazione competitiva sui prezzi rispetto alle produzioni nostrane.
      Per questo siamo d'accordo con le decisioni adottate oggi in quest'Aula che impegnano il Governo ad intervenire prontamente nelle competenti sedi comunitarie a tutela del mercato italiano del riso, in particolare affinché sia attivata la clausola di salvaguardia prevista dal sistema di preferenze generalizzate, in ragione della delicata situazione determinatasi con l'aumento progressivo delle importazioni a dazio zero dai Paesi aderenti all'EBA.
      Occorre alzare la voce in ambito comunitario a difesa dei nostri prodotti del made in Italy, voce troppo spesso rimasta inascoltata. È necessario intervenire a livello europeo per l'attivazione di adeguate misure di controllo e di garanzia in relazione ai modelli di produzione dei paesi terzi, con particolare riguardo alla salvaguardia dell'ambiente e della sicurezza e salubrità dei nostri prodotti. Per queste ragioni è più che necessario intervenire in sede europea per rendere immediatamente applicabile al riso e ai prodotti a base di riso la normativa sull'etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

      ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente, dichiarando il voto favorevole su tutte le mozioni del gruppo Lega Nord, volevo sostanzialmente evidenziare quali sono le problematiche del mondo del riso a livello europeo. Noi stiamo lottando contro una concorrenza quasi sleale del riso di importazione lavorato, di varietà Indica, dei paesi meno avanzati, dalla Cambogia e dal Myanmar in particolare, grazie a un Regolamento UE, il n.  978/2012, che prevede che appunto possano esportare i loro prodotti a dazio zero. Questo, ovviamente, mette in difficoltà le nostre aziende risicole, tanto che il volume delle importazioni, a valle dell'apertura indiscriminata del mercato senza dazio, ha portato a 43 volte le tonnellate di importazione appunto da quei Paesi. Quindi abbiamo la problematica delle quantità, abbiamo poi la problematica della qualità del prodotto e dell'indicazione del nome del prodotto finito, perché gli agricoltori producono il risone, non producono il riso, che invece è prodotto dalla lavorazione negli stabilimenti di trasformazione. Quindi noi troviamo sugli scaffali dei negozi dei sacchetti di riso che vengono chiamati per esempio Carnaroli, ma di Pag. 55fatto all'interno di quel sacchetto non c’è completamente riso Carnaroli, prodotto in qualità dai nostri territori del Piemonte, della Lombardia e del Veneto in maniera prevalente. Ma il nome del riso viene dato in parte dal risone e in parte da tutte le varietà delle categorie agricole che sono inserite all'interno di quel sacchetto. Quindi, sarebbe bene che venga specificato questo nelle etichette, in modo tale che ci sia una maggiore consapevolezza del consumatore di che prodotti sta appunto comprando.
      Quindi ringraziamo il Governo per aver accettato le nostre proposte, che sono comuni a tutte le mozioni, per continuare nella pretesa da parte del nostro Paese di tutelarci nuovamente, reinserendo i dazi in funzione di quanto è previsto dall'articolo 22 del Regolamento UE n.  978/2012, secondo cui sostanzialmente, quando c’è una variazione anomala in aumento di un'importazione di prodotto a tasso zero, quel dazio può essere riproposto su quel prodotto che ovviamente sta alterando l'economia del mercato. Dire riso non significa solo dire agricoltura, ma significa anche dire economia, cultura, tradizione, difesa del suolo: economia soprattutto perché ci lavorano 4.000 aziende, 107 industrie e più di 10.000 famiglie; paesaggio, cultura e tradizioni non le sto qui a raccontare perché sono note a tutti.

      PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Simonetti, anche per la sintesi.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catania. Ne ha facoltà.

      MARIO CATANIA. Grazie Presidente, sarò assai sintetico anch'io. Mi basterà ricordare che il riso presenta nel panorama agroalimentare italiano una sua specificità collegata alla storia di questa cultura nel nostro Paese, agli importanti interventi di regimentazione idrica che sono stati effettuati sin dalla metà dell'Ottocento, in particolare nelle zone del Piemonte e della Lombardia, dove la coltura è praticata in modo prevalente. Non mancano aree di coltivazione anche fuori dal triangolo delle province di Novara, Vercelli, Pavia, ma sicuramente in questa zona c’è una storia agricola che si intreccia con la storia del riso.
      Il riso, come tutti gli altri prodotti agricoli, risulta ampiamente condizionato dalla politica comunitaria in materia agroalimentare. Come gli altri prodotti agricoli le norme che l'Europa detta sia per la regolamentazione degli scambi sia per il sostegno della coltura sono essenziali per assicurare la redditività del prodotto. Ebbene, purtroppo, va registrato che per il riso gli ultimi anni sono stati particolarmente negativi sotto questo aspetto, in particolare per la forte apertura che l'Unione europea ha fatto alle importazioni provenienti dai Paesi extracomunitari. In particolare mi riferisco al regime specificamente predisposto per i Paesi meno avanzati, che consente un'importazione illimitata in termini di quantità e priva totalmente di dazio per il riso proveniente da quei Paesi.
      Da qui la crescita enorme delle importazioni provenienti da queste aree, in particolare dalla Cambogia, con gravi sospetti anche di triangolazioni di prodotto da parte di altri Paesi attraverso la Cambogia per arrivare sul mercato europeo. Ebbene, quindi, io non posso che sottolineare l'impegno di Scelta Civica e mio personale, naturalmente, a sostegno delle mozioni, tutte quelle che sono state presentate riguardo a questo tema, nei limiti in cui il Governo le ritiene accettabili e sottolineo sin da ora che accetto le riformulazioni fatte per la mozione da me presentata. E auspico il massimo dell'impegno del Governo in sede comunitaria a sostegno e a tutela di questa coltura, come anche un impegno specifico per la promozione del prodotto sul mercato italiano e negli altri mercati europei. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Catania, anche lei per la sintesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

      ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie Presidente, nelle mozioni affrontiamo appunto Pag. 56il tema dell'importazione nel territorio europeo del riso cambogiano e di altri Paesi asiatici che beneficiano della sospensione temporanea dei dazi grazie al regime EBA, cioè Everything But Arms. Noi, come tutti gli altri gruppi, chiediamo l'attivazione della clausola di salvaguardia (articolo 22 del Regolamento UE n.  978/2012). Il Governo mi pare che ha detto che già è stata attivata, quindi questo è assolutamente positivo e per questo crediamo che questa mozione sottolinei un lavoro che è già stato avviato, ma ci teniamo a sottolineare alcuni punti, come quello riguardo al fatto che dobbiamo fare molta più attenzione ai Paesi a cui ci apriamo perché spesso utilizzano disciplinari di produzione differenti da quelli vigenti nell'Unione europea. In particolare, ad esempio, questi Paesi hanno la possibilità di utilizzare ancora fitofarmaci che da noi sono banditi da parecchi decenni.
      L'altra questione che ci teniamo a sottolineare è l'obbligo di etichettatura che, appunto, viene proposto in uno dei nostri impegni e vede il parere favorevole. Obbligo di etichettatura di provenienza e non di origine. Qual è la differenza ? La differenza è che la possibilità di etichettare la provenienza della materia prima rende individuabile il Paese da cui proviene quel prodotto, mentre l'etichettatura d'origine è un'etichettatura che semplicemente definisce l'ultimo passaggio della trasformazione. Ci teniamo molto a questo, proprio per rendere i flussi pubblici trasparenti, i flussi commerciali delle materie prime. E crediamo che l'Italia debba investire molto in questo per la tutela delle proprie produzioni agricole, per la tutela della salute, proprio affinché i prodotti che arrivano sulle nostre tavole siano coltivati con disciplinari di produzione aggiornati alle nostre normative e alle normative comunitarie per garantire, quindi, un certo modo di coltivare il cibo sul quale ormai non possiamo più tornare indietro con delle triangolazioni esterne fatte ad esempio con questi Paesi asiatici. Dichiaro il nostro voto favorevole alla maggior parte delle mozioni e, ovviamente, alla nostra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zaccagnini, anche per la sintesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

      PAOLA BINETTI. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore della mozione presentata con cui si impegna il Governo a tutelare i nostri produttori proprio in rapporto a quello che sta accadendo adesso con le importazioni di riso dalla Cambogia. La Cambogia, infatti, usufruisce del regime speciale agevolato a favore dei Paesi meno sviluppati, quello di cui si parla agli articoli 17 e 18 del Regolamento dell'Unione europea e può esportare in Unione europea a dazio zero. Ciò è avvenuto in virtù della completa liberalizzazione tariffaria del 1o settembre 2009 a favore dei Paesi beneficiari del sistema di preferenze tariffarie generalizzate, di cui all'articolo 1, paragrafo 2, del Regolamento UE n.  978/2012.
      Tale situazione ha fatto sì che nelle ultime cinque campagne le importazioni di riso lavorato dalla Cambogia nell'Unione europea siano aumentate in modo considerevole fino a raggiungere cifre elevatissime. Alcuni dei colleghi che sono intervenuti prima di me hanno fatto riferimento non solo alla dimensione economica che questo comporta anche in Italia, ma anche alla mancanza di dati certi e chiari di come il lavoro venga svolto in Cambogia, proprio in merito alla raccolta del riso. Noi sappiamo quanto, anche in Italia, sia stato complesso riuscire a raggiungere delle condizioni per cui la raccolta del riso si svolga in condizioni di rispetto autentico delle persone che se ne occupano e non con una grave compromissione della loro salute.
      La nostra mozione, pertanto, ha lo scopo di sollecitare un deciso e rapido intervento del Governo per introdurre clausole di salvaguardia rispetto all'importazione a dazio zero di riso cambogiano, proprio perché ciò favorisce in modo indiscriminato Pag. 57e non corretto nazioni i cui costi di produzione sono bassi e determina un forte svantaggio per le aziende italiane ed europee che producono riso e che devono affrontare costi di gestione più elevati. Mi interessa sottolineare che nei costi di gestione più elevati è compreso quel fattore complesso che è il rispetto dei diritti umani; in questo caso, molte volte, nelle attività che vengono svolte in questi Paesi c’è una compressione dei diritti umani che rasenta veramente l'ingiustizia.       Basterebbe che noi anche sapessimo, nei luoghi opportuni, nelle nostre trattative bilaterali, mantenere alto il livello di esigenza e di richiesta su questo fronte, perché loro stessi non potrebbero produrre riso a quelle condizioni. Infatti, come si è già detto a partire dalla campagna 2009-2010, le importazioni di riso lavorato dalla Cambogia sono state incrementate in termini molto rilevanti, sino ad occupare importanti spazi commerciali del riso coltivato e trasformato poi nell'Unione europea. Come tutti sappiamo, la risicoltura rappresenta un settore fondamentale per l'economia del nostro Paese, soprattutto in alcune regioni, garantendo sino ad oggi un elevato tasso di occupazione, destinato a diminuire per la crisi che ha coinvolto l'Unione europea e il nostro Paese precisamente in questo campo.
      L'Italia, secondo quanto si evince da un'analisi dell'ISMEA, vanta una filiera agroindustriale ben integrata ed efficiente che coinvolge oltre quattromila aziende agricole che coltivano il riso e, tra l'altro, ne è il primo produttore europeo con un quantitativo che nel 2014 ha superato le 850 mila tonnellate per un controvalore di 1,1 miliardi di euro. Nel nostro Paese, quindi, occorre salvaguardare l'importanza della filiera risicola e assicurare una specializzazione di prodotto che contribuisca a mantenere alta l'immagine del made in Italy alimentare e, elemento di non poco conto, a garantire la stabilità socioeconomica dei territori interessati dalla coltivazione del riso. Infatti, come già detto, la concorrenza cambogiana ha portato alla riduzione dei prezzi del mercato del riso greggio prodotto in Italia e nell'Unione europea, provocando contrazione delle superfici seminate. La superficie investita a riso in Italia si è perciò ridotta dai 71 mila ettari del 2013 ai 55 mila ettari del 2014, con una perdita secca di quasi 15 mila ettari, che non è proprio poco, ed è prevista un'ulteriore riduzione per il 2015. Evidentemente ciò determinerà nelle regioni specificamente dedicate alla risicoltura una situazione socio economica ed agroalimentare di difficile soluzione. In altri termini, Presidente, noi andremo facilmente incontro a fenomeni di disoccupazione di manodopera altamente qualificata.      
      La coltivazione del riso Indica in Europa è stata introdotta alla fine degli anni Ottanta, grazie a specifici aiuti dell'Unione europea per incentivare la coltivazione di questo tipo di riso gradito al consumatore europeo, riducendo la dipendenza dal riso di importazione, per cui stiamo facendo in questo momento un'operazione profondamente contraddittoria, cioè prima mettiamo in atto misure per aumentare l'importazione di questo specifico tipo di riso e, poi, abbassando i costi del dazio, il famoso dazio zero del riso cambogiano, rendiamo ancora una volta non competitiva la coltivazione del riso e, quindi, torniamo a un'importazione che è totalmente a discapito dei nostri produttori. L'aumento consistente delle importazioni di riso dalla Cambogia a prezzi più convenienti ha generato, quindi, gravi problemi alle nostre aziende produttrici e continua a creare forti pressioni sul mercato dell'Unione europea, con una conseguente riduzione dei prezzi del riso greggio e, quindi, con un significativo incremento per l'economia e l'occupazione.
      Quindi, non solo per noi aumenta l'importazione, ma evidentemente diminuisce anche l'esportazione di riso, dal momento che noi eravamo almeno, anche in questo campo, un po’ il Paese leader a livello europeo. Questo fattore crea, dunque, un irreversibile deterioramento dell'equilibrio economico e finanziario del settore industriale al quale diventerà impossibile porre Pag. 58rimedio in futuro, con conseguenti crisi occupazionali e rischio di fallimenti per molte aziende.
      Per l'industria italiana il riso lavorato indica rappresenta a prezzi correnti un giro d'affari di circa 232 milioni di euro, quindi un valore tutt'altro che irrilevante e una diminuzione della produzione, da parte delle aziende agricole, provocherà una drastica riduzione della produzione dell'industria italiana.
      Termino, quindi, dicendo che, da parte nostra, accettiamo la riformulazione fatta dal Governo e auspichiamo realmente che le misure a favore dei nostri produttori trovino un'accoglienza chiara e determinata, anche se la riformulazione sembra, in qualche modo, diluire la forza e l'impatto con cui noi chiedevamo questa presa di posizione a favore dei nostri produttori.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Grazie, Presidente, intervengo per chiedere la sua autorizzazione alla consegna del testo del mio intervento per la pubblicazione in calce al resoconto.

      PRESIDENTE. La Presidenza autorizza con gioia.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

      PAOLO PARENTELA. Grazie, Presidente, forse con me non sarà così contento. Allora, primi in Europa ! Sì proprio così, l'Italia con il 50 per cento della produzione e delle superfici investite è il principale produttore di riso dell'Unione europea; basta pensare che su 475 mila ettari di riso coltivato in Europa, circa 220 mila sono in Italia. La filiera italiana produce 1,5 milioni di tonnellate, con un fatturato rispettivamente di 500 milioni e 1,55 miliardi di euro. Come per tutte le cose positive che si riescono a portare avanti in questo Paese, qualcuno doveva pur tagliare le gambe in qualche modo allo sviluppo produttivo di questa filiera ed ecco che rispuntano fuori quelle logiche politiche, europee e internazionali, senza senso, irrazionali, autolesive, anche «tafazziane», lasciatemi passare questo termine, che mettono a repentaglio la filiera e la produzione italiana. Si tratta di una storia già vista, più volte purtroppo. Ad esempio, ancora nel Meridione soffriamo le tragiche conseguenze dell'accordo con il Marocco che in quel caso ha colpito tutto il comparto dell'ortofrutta e ancora saremo costretti a guardare queste drammatiche conseguenze anche per il settore olivicolo calpestato, oltre che dalla contrattazione, anche da queste importazioni, in ultimo dalla Tunisia. L'Italia è l'unico Paese europeo e mondiale che per la sua lunga tradizione ha creato e migliorato la propria varietà originale in modo da adattarla al territorio e alle proprie tradizioni locali. Le regioni in cui si coltiva la maggior parte di riso italiano sono Piemonte, Lombardia, che rappresentano il 92 per cento del totale delle superfici risicole italiane, e poi c’è il Veneto, l'Emilia Romagna, alcune zone tipiche della Sardegna, Calabria e Toscana. Il settore risicolo nazionale sta vivendo una delicata congiuntura economica già da alcuni anni. Dal 2010 al 2015, la superficie coltivata a riso si è ridotta di circa 20 mila ettari (meno 8 per cento) e rispetto agli altri anni la superficie investita a riso indica si è dimezzata, dal 2013 al 2015, essendo passata da 71 mila a 35 mila ettari. La crisi del settore risicolo nazionale è divenuta sempre più urgente e allarmante nel corso degli ultimi anni, quando a seguito dell'iniziativa cosiddetta EBA, everything but arms, l'Unione europea, nel quadro del sistema di preferenze generalizzate adottato con i Paesi in via di sviluppo, ha concesso ad alcuni prodotti provenienti da questi Paesi, specie Vietnam e Cambogia, l'accesso al mercato interno senza limitazioni quantitative e senza dazio, eccezione fatta per le armi e per le munizioni. Alla data del 30 giugno dell'anno scorso, le importazioni di riso lavorate dai Paesi meno avanzati sono passate da 10.094 tonnellate a 236.687 tonnellate di cui Pag. 59166.966 tonnellate in piccole confezioni. Degno di nota è il fatto che delle 236 mila tonnellate importate 200 mila tonnellate provengono solamente dalla Cambogia e 27 mila circa dal Myanmar. Tutto questo ha determinato un rilevante aumento complessivo delle importazioni comunitarie di riso lavorato, una riduzione del dazio medio riscosso dall'Unione europea sul riso lavorato nel corso delle ultime cinque campagne e il conferimento ai PMA delle posizioni di primo partner commerciale dell'Unione europea per quanto concerne il riso lavorato.
      Questo flusso di importazioni fuori controllo sta comportando la scomparsa in Italia, e nell'Unione europea, delle coltivazioni in primis di riso di varietà di tipo indica e successivamente anche di quello di tipo japonica. In sostanza, si sta assistendo ad un aumento generalizzato delle importazioni per tutti gli stadi di lavorazione.
      Quanto appena descritto, e ce lo ha detto anche l'ente Risi nelle Commissioni, sta portando diverse conseguenze, come l'aumento nell'attuale campagna delle importazioni di riso lavorato, una riduzione delle consegne di riso lavorato italiano verso il mercato dell'Unione europea, e una riduzione della coltivazione di riso indica, come detto prima, per 15.546 ettari. L'abbassamento dei prezzi dei risoni di varietà di tipo indica registrato sia in Italia, sia negli altri Paesi comunitari produttori, è un'altra tragica conseguenza del mercato. Il nuovo accordo accolto con plauso, questo va sottolineato, dal Viceministro dello sviluppo economico Calenda, si inquadra nel sistema quindi di preferenze generalizzate non reciproco che l'Unione europea concede appunto a questi Paesi. Calenda ha giudicato questo ultimo accordo ottimo perché tra le altre cose dice assicurerà condizioni migliori per i nostri prodotti Dop. Peccato che nell'elenco delle Dop, del riso pare non esserci nemmeno l'ombra e dire che Calenda tempo fa si era impegnato a ottenere a Bruxelles la clausola di salvaguardia per il riso italiano. Il Viceministro Calenda vada a raccontare il suo entusiasmo alle aziende risicole italiane che attualmente danno lavoro a più di 10 mila cittadini italiani. Il Governo, inoltre, ci spieghi come sia possibile parlare di difesa del made in Italy se si continua a immettere riso dalla Cambogia, dal Myanmar e adesso anche dal Vietnam. Il Governo sta inflazionando il settore, ignorando gli agricoltori e confondendo i cittadini, dando la precedenza come sempre a questi accordi commerciali e ai profitti e ancora non abbiamo capito di chi sono questi profitti.
      L'Europa chi tutela ? La nostra politica agroalimentare, in questo caso, dove è ? Noi non riusciamo a vederla. Nel frattempo ad «Exflop», la fiera delle multinazionali che ci è costata 13 miliardi di euro, nei mesi scorsi, si è parlato tanto di riso. Parole stonate che raccontavano di come il riso possa essere alla base dell'alimentazione di moltissime popolazioni in tutto il mondo e di indiscussa prelibatezza italiana. Peccato che non si è parlato di questa crisi in cui versa la filiera che appunto deriva principalmente proprio da queste importazioni di cui stiamo parlando. Mi domando, quindi, come mai sempre la vecchia Europa sia così sorda, e quindi ancora di più invecchiata, a fronte di queste importazioni di prodotti dei quali sappiamo poco o nulla delle loro metodologie di coltivazione e di quali prodotti chimici vengono utilizzati, fitofarmaci e antiparassitari e così via. Sappiamo certamente che la manodopera impiegata molte volte è ai limiti della sopravvivenza. Tutti i parametri distanti anni luce da quelli che l'Europa, con le proprie regole, pretende, invece, dagli Stati membri. L'aiuto ai Paesi in via di sviluppo infatti non può e non deve pregiudicare la nostra economia e il futuro agroalimentare italiano. Quelli che dovrebbe essere i nostri partner economici ormai preferiscono acquistare il riso economico, quindi quello asiatico spesso contenente appunto queste sostanze chimiche di cui stavamo parlando prima. L'Unione Europea dovrebbe anche dare risposte certe per il concretizzarsi di un'agricoltura sostenibile e rispettosa dell'ambiente. Proprio nel Vercellese abbiamo delle sperimentazioni concrete (degli ottimi Pag. 60esempi che andrebbero replicati) per quanto riguarda l'agricoltura conservativa e a basso impatto ambientale, come la tecnica RSN, riso seconda natura, che riduce i costi di produzione di oltre il 50 per cento rispetto ai sistemi convenzionali, riduce i consumi dell'acqua di oltre due terzi e aumenta la biodiversità e la sostanza organica nelle risaie, quindi migliora il prodotto e la qualità del riso. Allora perché magari non pensiamo di esportare questi metodi nei Paesi in via di sviluppo, piuttosto che prenderci la loro roba magari che contiene qualsiasi schifezza ? Questo metodo, questa tecnica, tra l'altro, è stata anche premiata da Legambiente nel 2011, del resto l'agricoltura biologica è indicata da qualsiasi organizzazione come una priorità anche per questo settore.
      È verissimo che la qualità è un valore certamente impagabile ed è soprattutto la garanzia per tutto ciò che viene impegnato nell'alimentazione in modo che non sia nocivo per la salute e, quindi, la tracciabilità, i controlli, le etichettature, le regole per le produzioni biologiche, eccetera.
      E i prodotti agroalimentari italiani, quelli made in Italy, sono apprezzatissimi in tutto il mondo. E, allora, perché l'Unione europea, con i suoi lentissimi passi e i suoi prolungati silenzi, unitamente a quelli della nostra politica agroalimentare, che stenta molto a decollare o forse non è mai decollata, non assumono, invece, delle posizioni importanti e decise a difesa dei nostri prodotti in quel generalizzato e confuso scenario che, appunto, ci porta questa globalizzazione ?
      Si parla di un'ulteriore apertura al mercato delle importazioni di riso, ma non conosciamo come il Ministro Martina intenda proteggere questo settore italiano da quest'ultima mossa. Dunque, il Partito Democratico, che finge di farsi forte in Europa, si prenda la responsabilità politica di questa crisi che ha contribuito a scatenare e si prenda la responsabilità di spiegare agli agricoltori preoccupati come verranno titolati i loro prodotti e le loro fatiche.
      Noi del MoVimento 5 Stelle avevamo già preannunciato questa situazione, tant’è vero che, più di anno fa, in Commissione agricoltura – a prima firma L'Abbate, il mio collega – abbiamo approvato una risoluzione all'unanimità, appunto per chiedere queste cose al Governo. Abbiamo dettato la linea al Ministro Martina e abbiamo impegnato il Governo ad intervenire in tempi rapidi in sede europea per la clausola di salvaguardia, al fine di rendere immediatamente applicabile la normativa sull'etichettatura dell'origine dei prodotti, a potenziare l'attività di vigilanza e prevenzione delle pratiche commerciali scorrette, rendendo pubblici i dati dei traffici illeciti e accertati.
      È evidente che l'importanza della filiera risiede nella strategicità territoriale e, quindi, nella necessità di salvaguardare questa specializzazione. Una delle priorità di questa riorganizzazione del mercato del riso dovrebbe essere la tutela delle varietà tipiche italiane, che sono oltre un centinaio. Quindi, carnaroli, arborio, roma, baldo, ribe, vialone nano, sant'andrea, eccetera. Ognuna di queste varietà possiede caratteristiche specifiche, legate ai luoghi e alle tecniche con cui avviene la coltivazione.
      Presidente, vado a concludere. In Europa e in Italia la coltivazione del riso è iniziata 8 secoli fa in terra vercellese, meta di molti visitatori e stranieri, dove si produce, ancora oggi, un riso di eccellenza. Difendere il riso italiano significa difendere una parte importante della nostra economia; significa difendere molte aziende, che hanno saputo investire per costruire una risicoltura d'eccellenza; significa difendere il lavoro di un indotto di notevoli dimensioni e di valori socio-economici importanti e, quindi, difendere il lavoro dei nostri risicoltori italiani.
      L'Europa non è nata per essere sorda o estraniarsi da queste sfide. La nostra superiorità, apprezzata dai mercati in tutto il mondo, distingue il made in Italy da chiunque. Perciò l'Europa, quando parla di riso, deve rivolgere il proprio pensiero all'Italia e l'Italia, quando parla Pag. 61in Europa, deve semplicemente ricordarsi di se stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

      FABIO LAVAGNO. Grazie, Presidente. Parlare di riso in Italia significa non solo parlare di un prodotto, dei suoi numeri, delle sue qualità e specificità, ma significa parlare di un intero settore economico rilevante, un intero settore rilevante in termini e numeri, in una filiera moderna avanzata; allo stesso tempo, non significa parlare di una sola parte del Paese. Ecco perché trattare questo tema non può avvenire in modo sporadico, improvvisato e frammentario. Il riso e la risicoltura sono una parte importante e fondamentale dell'intero comparto agricolo.
      È un settore, quello agricolo, che, stando agli indicatori economici, fa registrare il più elevato incremento del PIL, con il valore aggiunto che sale del 6 per cento nello scorso anno, spinto dalle esportazioni agroalimentari e dalla ripresa dei consumi alimentari delle famiglie che, per la prima volta quest'anno dopo 7 anni, sono tornati positivi e crescono dell'1,4 per cento e la risicoltura sta appieno in questo contesto. Dobbiamo, infatti – e non potremo fare a meno di fare così – ricordare che il nostro Paese è il primo produttore di riso – è già stato ricordato più volte – a livello europeo.
      È un ambito economico importantissimo, dai grandi numeri: sono, infatti, più di 4 mila le aziende nelle quali viene coltivato il riso, su una superficie complessiva di 235 mila ettari e con una superficie che, vivaddio, è tornata a crescere nello scorso anno.
      Se è vero che l'area piemontese, associata a quella lombarda della Lomellina, rappresenta da sola l'80 per cento dell'area risicola italiana, non vanno dimenticate, essendo questo un tema nazionale, le zone e le aree del veronese, del ferrarese, del mantovano, o i 3 mila ettari della zona di Oristano o piccole isole di grande pregio, come quella di Sibari in Calabria.
      Si tratta di un contributo importante alla ricchezza produttiva italiana. Stiamo parlando, infatti, di un milione 600 mila tonnellate di risone, per un valore non inferiore ai 500 milioni di euro. Gli stabilimenti industriali che procedono alla trasformazione, infine, sono cerca un centinaio. Si tratta di aziende e di una filiera produttiva molto legate al territorio e che dal territorio traggono un legame fondamentale.
      Il riso è importante anche per quanto riguarda il settore delle esportazioni. Abbiamo avuto e assistiamo a una crescita del 9 per cento su base annua a livello globale, anche se dobbiamo riscontrare – ed è il tema di questa mozione – una flessione o un ambito ben più contenuto per quanto riguarda le esportazioni in ambito europeo.
      Stiamo parlando, dunque, di un settore produttivo che è consolidato da secoli. Un settore produttivo, dicevo, molto legato al territorio e alle sue dinamiche. Infatti, il settore risicolo coniuga coltivazione, ambiente e trasformazione, garantendo al consumatore un prodotto di elevatissima qualità. Ecco perché dobbiamo adoperarci e fare ogni sforzo perché il settore non risenta in modo negativo di situazioni contingenti che, di volta in volta, si possono presentare.
      Il comparto risicolo – sarebbe inutile negarlo – può subire alcune vulnerabilità, a causa di un paventato, oggettivo e progressivo venir meno della protezione offerta dalle politiche integrative della politica agricola comune per l'aumento progressivo delle importazioni a dazio zero. Ne abbiamo discusso e credo che sulle cause – che ci trovano concordi rispetto a questo tema – siamo più che concordi. Io non posso che apprezzare l'unanimità, espressa sia in fase di discussione sulle linee generali, sia nella presentazione – ancor prima – delle mozioni, sia nella fase di dichiarazioni di voto, che stiamo esprimendo su questo tema.
      La domanda è, dunque, come e con quale strategia porre la battaglia del riso. Il livellamento del mercato e dei fenomeni di globalizzazione ovviamente portano con Pag. 62sé rischi e difficoltà ma, allo stesso tempo, offrono il consolidamento di un'area ampia, che richiede un prodotto di qualità e di alta qualità. Ecco perché dobbiamo trarre questo come elemento valutativo fondamentale. La risposta, quindi, alle vulnerabilità non può e non deve risiedere che in elementi positivi e avanzati.
      La domanda è, dunque, dove e con quale strategia porre la battaglia del riso, così come dicevamo. Ebbene, proprio laddove viene intaccato questo primato italiano, perché è innegabile che con l'introduzione del riso a dazio zero, proveniente da Paesi del sud-est asiatico, si possono mettere in discussione i primati italiani in un settore produttivo, simbolo della qualità agroalimentare per tipicità e sostenibilità. Sono questi due gli elementi dei quali dobbiamo tenere conto nella nostra discussione e nella nostra azione – cui vi invitiamo – e siamo sicuri di trovare orecchio ben attento da parte del Governo. È un orecchio ben attento da parte del Governo non solo in sede nazionale ma anche in sede comunitaria, laddove si discutono e si trattano questi temi.
      Non si tratta, pertanto, di invocare un generico e poco lungimirante protezionismo, che sarebbe anacronistico e fallace su prospettive di medio e lungo periodo, quanto, piuttosto, di difendere e di valorizzare il vero made in Italy, contrastando le importazioni di prodotto spacciato come nazionale, che è un'attività di contraffazione resa possibile dalla mancanza di un sistema di etichettatura che obblighi ad indicare la provenienza del prodotto.
      Occorre porre mano a un regolamento comunitario che se, da un lato, rappresenta un passo in avanti nella tutela dei consumatori, soprattutto nell'ambito nutrizionale e per la presenza di allergeni, non prevede, d'altro canto, l'obbligatorietà di menzionare in etichetta il luogo di fabbricazione e di confezionamento del prodotto, introducendo il principio che ad essere indicato in etichetta deve essere il nominativo dell'operatore responsabile, quindi dell'azienda distributrice o fornitrice del prodotto e non quello dell'azienda produttrice. Il risultato è evidente a tutti: con le nuove norme comunitarie rischiamo di danneggiare le piccole e medie aziende italiane, cosa che con questa mozione noi vogliamo assolutamente contrastare.
      Occorre, quindi, risolvere la questione, tra origine e provenienza, in maniera determinata. È questo un impegno che sappiamo che il Governo saprà cogliere in sede comunitaria e che porterà avanti come fatto con altri Paesi europei, a partire già dal 2014, per quanto riguarda l'attivazione della clausola di salvaguardia nei confronti dell'importazione di riso greggio cambogiano ed inviando un documento tecnico sull'impatto dell'importazione a dazio zero alla Commissione europea.
      Il sistema di preferenza generalizzato, come è già stato ricordato, è uno strumento fondamentale che da più di quarant'anni l'Unione europea prevede per aiutare i Paesi in via di sviluppo. Ma questo non può entrare in contraddizione con le capacità produttive di un settore importante come quello risicolo.
      Quindi rivedere, per come è prevista dalla normativa, questa importazione a dazio zero non solo è possibile, ma in questo momento diventa urgentemente necessario.
      Consideriamo con lucidità, quindi, come il futuro dell'agroalimentare italiano e del riso in particolare, in questo caso, non possa prescindere dal fare i conti con un'interdipendenza generalizzata, che va affrontata con maturità e competenza. Ecco perché il sostegno del riso italiano non può essere ridotto, come dicevo prima, a mere misure protezionistiche, ma va accompagnato anche dalla promozione di una diffusa consapevolezza relativa alla sostenibilità ambientale, alla qualità e all'origine del prodotto. Già in altre occasioni abbiamo parlato, in quest'Aula, del riso, delegando nel collegato agricolo, offrendo al Governo una delega rispetto al sostegno di questo settore.
      Credo che dobbiamo contrastare il rischio, per quanto i dati ci dicono che la superficie coltivata a riso si sta invertendo, ma dobbiamo evitare il rischio che le Pag. 63superfici coltivate vengano meno, perché il rischio di minor cura del territorio è evidente a tutti, con rischi abbastanza drammatici.
      Sull'etichettatura abbiamo già detto. L'etichettatura non è qualcosa che si mette, un gallone che si mette alla giacca, ma è uno strumento di garanzia in primis per i consumatori e, quindi, di garanzia anche nei confronti dei produttori. Non è possibile, come in questo caso, che ci sia una divaricazione forte e netta tra la risaia e la risiera e, conseguentemente, tra i consumatori.
      La tutela del consumatore deve essere cardine rispetto al nostro tema. Credo che su questo noi dobbiamo anche fare uno sforzo rispetto alla maggior tutela della salvaguardia ambientale, dei diritti sociali e di sicurezza: ecco laddove si pone una protezione. Si pone una protezione perché la concorrenza sia una concorrenza leale in cui i prodotti italiani possano effettivamente svolgere il loro ruolo e farsi apprezzare sui mercati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bergamini ed altri n. 1-00979 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tripiedi.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     408            
            Maggioranza     205            
                Hanno votato
    408).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Catania ed altri n. 1-01056, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, con il parere favorevole del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Caparini, Di Benedetto, Valente, Giammanco.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     406            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
    406).                

      Passiamo alla mozione Zaccagnini ed altri n. 1-01057.
      Avverto che, avendo i presentatori di tale mozione accettato le riformulazioni proposte dal Governo, deve intendersi, tra l'altro, espunto il secondo capoverso del dispositivo.
      Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zaccagnini ed altri n. 1-01057, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     401            
            Maggioranza     201            
                Hanno votato
    401).                

Pag. 64

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zaccagnini ed altri n. 1-01057, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     390            
            Votanti     372            
            Astenuti       18            
            Maggioranza     187            
                Hanno votato
    371                
                Hanno votato
no         1).                

      (La deputata Calabria ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Falcone ed altri n. 1-01058 (Nuova formulazione), per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fusilli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     407            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
    407).                

      Passiamo alla votazione della mozione Parentela ed altri n.1-01059.
      Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
      Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Parentela ed altri n. 1-01059, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Lainati, Frusone...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     411            
            Maggioranza     206            
                Hanno votato
    411).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Parentela ed altri n. 1-01059, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     388            
            Votanti     375            
            Astenuti       13            
            Maggioranza     188            
                Hanno votato
    375).                

      Passiamo alla votazione della mozione Simonetti ed altri n.1-01060.
      Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01060, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 65

      Luigi Gallo, Fanucci, Simone Valente, Mattiello...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     411            
            Votanti     388            
            Astenuti       23            
            Maggioranza     195            
                Hanno votato
    388).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01060, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Ciracì...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     401            
            Votanti     397            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     199            
                Hanno votato
    397).                

      (La deputata Palma ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-01061, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Amendola, Basilio...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     404            
            Votanti     402            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     202            
                Hanno votato
    402).                

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Venerdì 20 novembre 2015, alle 9,30:

      Discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale:
          S. 1429-B – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (C. 2613-B).
      – Relatori: Fiano, per la maggioranza; Toninelli, Quaranta, Invernizzi e La Russa, di minoranza.

      La seduta termina alle 13,55.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO BASILIO CATANOSO SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 348-B

      BASILIO CATANOSO. Onorevole Presidente, il gruppo di Forza Italia, voterà a favore di questo provvedimento già approvato in prima lettura dalla Camera lo scorso 18 dicembre 2014 e modificato dal Senato il 21 ottobre di quest'anno.
      L'iniziativa legislativa tratta una serie di disposizioni di particolare interesse, le cui esigenze di armonizzare la normativa nazionale, le varie leggi regionali, con quella comunitaria erano avvertite da Pag. 66tempo, in quanto prevedono l'istituzione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare, in linea con la Convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro del 5 giugno 1992 ed il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura di Roma del 3 novembre 2001.
      Misure le quali s'inseriscono coerentemente con quelle indicate dal Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo e dalle linee guida nazionali per la conservazione della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario.
      Onorevole Viceministro, come sa, negli ultimi vent'anni la politica agricola comune ha fatto passi importanti nei riguardi della protezione e della valorizzazione dell'ambiente. I programmi di recupero di animali e delle piante in via di estinzione si sono sviluppati intorno alla nascita della figura dell'agricoltore custode. Una figura che ha assunto, quasi esclusivamente, il ruolo di testimonial come se ciò che è legato alla biodiversità fosse qualcosa di statico e di immobile, testimonianza perciò di qualcosa che non è «vivo».
      Siamo tutti consapevoli nel ritenere che la salvaguardia delle risorse genetiche debba passare attraverso un effettivo coinvolgimento delle imprese agricole professionali, appositamente coinvolte nella capacità di recupero e riuso delle risorse genetiche autoctone.
      E siamo altrettanto coscienti della necessità che a questi processi partecipino i cittadini/consumatori anch'essi formati ed informati sul patrimonio di ricchezza alimentare rappresentato dalla biodiversità e sensibilizzati alla reintroduzione, nella dieta quotidiana, degli alimenti che ne derivano.
      Per questo ritengo che l'impianto normativo della proposta di legge all'esame dell'aula per la terza lettura, contenga elementi condivisibili volti alla tutela della biodiversità che deve essere finalizzata a preservare il territorio rurale, contribuendo a limitare i fenomeni di spopolamento, anche attraverso azioni che limitino l'inquinamento e la dispersione del patrimonio genetico.
      Si tratta di una questione importantissima che coinvolge tutti: non solo ricercatori o integralisti dell'ambiente, ma tutti noi, per il futuro delle prossime generazioni.
      La perdita di biodiversità, che sta procedendo con accelerazioni preoccupanti negli ultimi decenni, può incidere negativamente, determinando gravi effetti sulla quantità e la qualità delle risorse di cibo e di acqua e sullo stato ed il livello delle risorse genetiche che interagendo fra loro formano equilibri indispensabili per la vita sulla terra.
      Ecco perché in questo quadro il testo che ci accingiamo ad approvare in quest'Aula in via definitiva, intervenendo in quest'ambito, presenta le sue finalità nel dettare una normativa quadro che integri e metta a sistema i diversi livelli legislativi, ricalcando gli elementi essenziali indicati dalla normativa internazionale.
      Un intervento legislativo, finalizzato, peraltro, in un'ottica di creazione di un sistema integrato di tutela della biodiversità agraria e alimentare, che da un lato si integra perfettamente nella direzione, prospettata in sede europea, volta alla valorizzazione della varietà delle risorse genetiche e, dall'altro, tende a perfezionare le pregresse esperienze regionali al riguardo.
      A tal fine, occorre evidenziare come peraltro è già emerso nel corso del dibattito sia al Senato, che in precedenza qui alla Camera, che la materia, negli anni scorsi, è stata oggetto di legiferazione da parte delle regioni.
      Pertanto a livello nazionale la normativa risulta essere indietro rispetto a quella regionale.
      Ecco perché ritengo che questo provvedimento sia necessario, perché si va a legare sostanzialmente alle varie iniziative regionali, inquadrandosi in un testo che può funzionare come architrave per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare e s'inserisce come ricordavo in precedenza, non in contrasto con il riparto delle competenze previsto a Pag. 67livello costituzionale, ma in funzione del migliore coordinamento possibile tra i vari livelli di governo, affinché le regioni possano compiere le proprie scelte all'interno di un quadro di riferimento comune.
      L'Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, la Rete nazionale e il Portale nazionale, come anche il Comitato permanente, puntano ad assicurare il raggiungimento di tali obiettivi di coordinamento, nella prospettiva che un approccio integrato e unitario tra lo Stato e le Regioni non possa che essere di primaria importanza rispetto alla costituzione di un sistema razionale, efficiente ed efficace.
      A fronte di tutto questo, il provvedimento, che ha conosciuto una genesi piuttosto lunga, al fine di dare una cornice nazionale al lavoro svolto dalle Regioni, dagli enti e dalli agricoltori-allevatori, avrà il voto favorevole del gruppo Forza Italia.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ROCCO PALESE SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE, ANCHE IN SEDE EUROPEA, PER LA TUTELA DEL SETTORE RISICOLO ITALIANO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'IMPORTAZIONE DEL RISO DALLA CAMBOGIA

      ROCCO PALESE. Onorevole Ministro, oggi vorrei parlarle di un settore molto importante per il nostro made in Italy agro-alimentare, sia dal punto di vista della produzione interna che dell'export: il riso. Come sicuramente lei sa, le aziende agricole che coltivano riso nel nostro paese sono circa 4.100, per la maggior parte ubicate lungo il confine tra Piemonte e Lombardia. L'industria risiera, inoltre, conta più di 100 imprese che si occupano di trasformare il riso greggio in riso lavorato.
      Un settore importante, quello del riso, che da qualche anno soffre, tra le altre cose, la concorrenza sleale del cosiddetto riso cambogiano. Cosiddetto, tra poco le spiegherò perché.
      Prima, per darle un'idea dei volumi, le dico che nel 2013 le aziende risicole italiane hanno prodotto 485 mila tonnellate di riso greggio di varietà indica, quello a cui il riso cambogiano fa concorrenza. E che dalla vendita di queste 485 mila tonnellate hanno ricavato, considerando i prezzi medi del mercato, circa 126 milioni di euro.
      Il problema è che per la stessa quantità i costi di produzione si stimano in 156 milioni di euro. Dal che si evince facilmente che queste imprese hanno perso, alla fine del ciclo, 30 milioni di euro.
      Quanto potranno andare avanti così, in rimessa ? E, soprattutto, perché è successo ?
      Il fatto è che la quasi totalità del riso indica italiano viene venduto negli altri Paesi dell'Unione europea. Circa 1'80 per cento viene venduto in sette Paesi dell'Unione europea, ovvero Francia, Germania, Repubblica Ceca, Belgio, Ungheria e Polonia. Ora, tra questi paesi figurano anche i principali importatori di riso cambogiano che, dal 2009, grazie ad un accordo firmato tra la Cambogia e la Commissione europea, può entrare nel mercato comunitario a dazio zero.
      Si tratta del cosiddetto regime EBA (Everything But Arms), che concede grandi vantaggi fiscali alle importazioni provenienti dai Paesi meno avanzati (PMA), nell'ottica di aiutarne lo sviluppo. Grazie a questo tipo di accordi nel primo trimestre del 2014 si è registrato un aumento record del 360 per cento delle importazioni agricole da PMA in UE, con evidenti ricadute negative in primis per i produttori italiani, e in particolar modo per i coltivatori locali, che non riescono a conformare i propri prezzi di vendita a quelli importati, alla luce dei costi di produzione da sostenere, certamente superiori rispetto a quelli sostenuti nei Paesi meno avanzati.
      Ora, qua ci sono due problemi: il primo riguarda la concezione di sviluppo che ha la Commissione europea, perché tutti noi vogliamo aiutare lo sviluppo dei paesi in difficoltà, ma non a costo del benessere dei nostri paesi. È un modello chiaramente insensato quello che invece che Pag. 68diffondere nuovo benessere lo sposta soltanto da un paese all'altro. Ed è un modello democraticamente e politicamente molto discutibile quello che non si occupa di tutelare i cittadini che rappresenta ma piuttosto – e prima – altri cittadini lontani. Viene da pensare, a fronte del fatto che nel 2013 le aziende risicole di tutti gli altri Paesi dell'Unione europea hanno prodotto circa 37.000 tonnellate di riso greggio (e noi, lo ricordo, 485 mila !), la tecnocrazia europea, tanto per cambiare, non abbia tenuto conto delle esigenze e peculiarità del nostro paese. Ma chi doveva fargliele presenti, se non il nostro Governo ? Il secondo punto è che, oltretutto, il regime EBA non sta affatto favorendo lo sviluppo dei piccoli produttori cambogiani (e probabilmente neppure quello degli altri PMA). Ciò che è accaduto, infatti, è che il nuovo regime di favore abbia favorito piuttosto una «triangolazione» in base alla quale il riso che giunge a dazio zero dalla Cambogia non è di origine cambogiana, ma viene prodotto in altri Paesi asiatici, per poi essere importato in Cambogia ed esportato nuovamente verso l'Unione europea, beneficiando così del trattamento privilegiato e in barba, inutile dirlo, a tutte le regole sull'indicazione dell'origine dei prodotti. Non a caso nelle ultime 5 campagne le importazioni di riso dalla Cambogia nell'Unione europea sono aumentate da 5.000 a 181 mila tonnellate, raggiungendo il 23 per cento di tutto l'import UE. Questo aumento spropositato e, come si diceva pocanzi, «drogato» dall'inclusione di altri risi, delle importazioni dalla Cambogia crea ovviamente grande pressione sul mercato dell'UE, con conseguente ulteriore riduzione dei prezzi del riso di tipo indica e disincentivo alla coltivazione.
      Inoltre, secondo il rapporto 2014 dell'organizzazione per lo sviluppo dell'ONU (UNDP), l'ingresso massiccio di aziende estere nell'economia cambogiana – diventata grazie al regime di favore improvvisamente molto appetibile – ha fatto sorgere fenomeni di land grabbing (accaparramento delle terre), con larghe porzioni di terra vendute a terzi, aziende o Governi di altri Paesi, senza il consenso delle comunità che ci abitano o che la utilizzano, spesso da secoli, per coltivare e produrre il loro cibo. Non certo un grande aiuto per i piccoli coltivatori cambogiani che si sperava di favorire. E questo dato è gravissimo, soprattutto se si considera che, approssimativamente, l'80 per cento della popolazione cambogiana risiede in aree rurali ed il 71 per cento di queste è dipendente dalla risicoltura.
      Dunque ricapitolando, un malinteso concetto di sviluppo ha messo in crisi i nostri produttori di riso (ma non solo), per non aiutare i piccoli agricoltori cambogiani e far finire sulle nostre tavole, e su quelle degli altri cittadini europei, riso di dubbia provenienza.
      Gli ignari consumatori, infatti, non sono a conoscenza del fatto che le segnalazioni giunte al Sistema rapido di allerta per gli alimenti e i mangimi europeo (RASFF) sono cresciute a dismisura, tanto che nel 2014 il RASFF ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di principi attivi non autorizzati e assenza di certificazioni sanitarie.
      I consumatori non lo sanno, ma il Governo sì. Speriamo dunque che voglia agire. Abbiamo appreso, da fonti di stampa, che il nostro esecutivo avrebbe avanzato presso la Commissione europea richiesta di adozione di misure di salvaguardia nei confronti dell'importazione di riso greggio cambogiano del tipo indica per ristabilire i normali dazi della tariffa doganale comune per le importazioni di riso dalla Cambogia. Speriamo ovviamente che sia vero e siamo d'accordo.
      Ciò che ci lascia perplessi, però, è che mentre questi nefasti effetti dell'accordo EBA con la Cambogia si manifestavano, e la sua inutilità rispetto alla finalità di migliorare la vita dei coltivatori cambogiani era sempre più manifesta, il 4 agosto 2015 la Commissione europea diramava una nota stampa con la quale annunciava la conclusione del negoziato per un ulteriore accordo di libero scambio tra l'Unione europea e, stavolta, il Vietnam.Pag. 69
      L'accordo prevede l'apertura di un contingente d'importazione pari a 80.000 tonnellate di riso vietnamita esente dal pagamento del dazio doganale.
      In conseguenza di tutti gli accordi in essere, dunque, si attendono sul mercato europeo per il 2016 non meno di 500.000 tonnellate di riso asiatico esente da dazio, una quantità pari a metà dell'import totale, che sarà commercializzata a prezzi talmente bassi da mettere a rischio le vendite di riso italiano che ad oggi – lo ricordo – ammontano a 500 mila tonnellate all'anno, di cui 270 mila in diretta concorrenza con il riso asiatico.
      Sinceramente, c’è di che rimanere basiti.
      Per questo, signor Ministro, la mozione di Forza Italia impegna il Governo a dare, ovviamente, seguito formale e concreto, presso la Commissione europea, alla richiesta di adozione delle clausole di salvaguardia nei confronti dell'importazione a dazio zero di riso cambogiano nei Paesi dell'Unione europea; ma anche a valutare fin da subito l'opportunità di richiedere l'attivazione di clausole di salvaguardia anche per quanto riguarda le importazioni di riso dal Vietnam. Prima, magari, che ci troviamo tra 5 anni con danni ormai irreversibili alla nostra agricoltura.
      Poi, per il futuro, ed in un'ottica di reale efficacia degli accordi finalizzati ad aiutare lo sviluppo dei paesi meno avanzati, invitiamo il Governo a promuovere, a livello europeo, l'adozione di clausole di condizionalità democratica più stringenti e di precise sanzioni per il loro mancato rispetto, all'interno degli accordi siglati tra l'Unione europea e Paesi terzi relativamente alla regolazione di regimi fiscali a «dazio zero» (EBA), nel settore agricolo e più in generale nel commercio, al fine di evitare che tali accordi possano essere snaturati nelle loro finalità di aiuto allo sviluppo per i Paesi destinatari.
      Infine, riteniamo che sarebbe utile promuovere e attuare, a livello nazionale, misure che prevedano puntuali obblighi di pubblicità e trasparenza nell'etichettatura del riso commercializzato in Italia, in particolar modo specificando il nome dell'azienda che utilizza riso proveniente da Paesi terzi rispetto all'Unione europea. Grazie.

Pag. 70

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3393-A – voto finale 435 422 13 212 319 103 76 Appr.
2 Nom. Pdl 348-B – articolo 1 432 431 1 216 431 75 Appr.
3 Nom. articolo 2 439 439 220 439 75 Appr.
4 Nom. articolo 3 435 368 67 185 368 75 Appr.
5 Nom. articolo 4 439 438 1 220 438 75 Appr.
6 Nom. articolo 5 426 368 58 185 368 75 Appr.
7 Nom. articolo 6 435 433 2 217 433 75 Appr.
8 Nom. articolo 7 438 438 220 438 75 Appr.
9 Nom. em. 8.20 444 439 5 220 149 290 75 Resp.
10 Nom. articolo 8 444 373 71 187 369 4 75 Appr.
11 Nom. articolo 9 449 379 70 190 379 75 Appr.
12 Nom. em. 10.1 441 427 14 214 140 287 75 Resp.
13 Nom. articolo 10 431 429 2 215 420 9 75 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). – C  =  Voto contrario (in votazione palese). – V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A  =  Astensione. – M =  Deputato in missione. – T  =  Presidente di turno. – P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 11 456 384 72 193 382 2 75 Appr.
15 Nom. articolo 12 451 450 1 226 450 75 Appr.
16 Nom. articolo 13 449 448 1 225 448 75 Appr.
17 Nom. articolo 14 447 446 1 224 446 75 Appr.
18 Nom. em. 16.1 454 446 8 224 148 298 75 Resp.
19 Nom. articolo 16 454 453 1 227 453 74 Appr.
20 Nom. articolo 17 425 423 2 212 423 74 Appr.
21 Nom. articolo 18 450 449 1 225 449 74 Appr.
22 Nom. odg 9/348-B/2 449 372 77 187 104 268 74 Resp.
23 Nom. Pdl 348-B – voto finale 429 428 1 215 428 73 Appr.
24 Nom. Moz.Bergamini e a. n.1-979 n.f. Ri 408 408 205 408 72 Appr.
25 Nom. Moz. Catania e a. n. 1-1056 rif. 406 406 204 406 72 Appr.
26 Nom. Moz. Zaccagnini e a. n. 1-1057 pI 401 401 201 401 72 Appr.


INDICE  ELENCO  N.  3  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Zaccagnini e a. n. 1-1057 p.2 390 372 18 187 371 1 72 Appr.
28 Nom. Moz. Falcone e a. n. 1-1058 n.f. 407 407 204 407 72 Appr.
29 Nom. Moz. Parentela e a. n. 1-1059 p.I 411 411 206 411 72 Appr.
30 Nom. Moz.Parentela e a. n. 1-1059 p.II 388 375 13 188 375 72 Appr.
31 Nom. Moz. Simonetti e a. n. 1-1060 p.I 411 388 23 195 388 72 Appr.
32 Nom. Moz. Simonetti e a. n. 1-1060 p.II 401 397 4 199 397 72 Appr.
33 Nom. Moz. Bianchi D. e a. n. 1-1061 rif 404 402 2 202 402 72 Appr.