XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 593 di venerdì 18 marzo 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

      La seduta comincia alle 9,30.

      PRESIDENTE. La seduta è aperta.
      Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

      ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

      PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Bueno, Catania, Dambruoso, Dell'Orco, Epifani, Gregorio Fontana, Losacco, Pisicchio, Ravetto, Rosato, Sani e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte a garantire il pagamento delle spese legali sostenute dalle associazioni che tutelano le vittime dei reati di tipo mafioso – n. 2-01315)

      PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Luigi Di Maio ed altri n. 2-01315, concernente iniziative di competenza volte a garantire il pagamento delle spese legali sostenute dalle associazioni che tutelano le vittime dei reati di tipo mafioso (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo al Presidente Di Maio se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente Giachetti. Sono qui, in quest'Aula, stamattina, perché il Governo Renzi ha deciso di massacrare anche le vittime di mafia. Non bastavano i risparmiatori, gli insegnanti, gli imprenditori, i pensionati, i giovani costretti ad emigrare, i professionisti, gli artigiani, adesso avete dato il colpo di grazia anche alle vittime del racket e dell'usura. Oggi sono qui per chiedervi una cosa che in un Paese civile dovrebbe essere normale: vi chiedo di fermare un'azione di Governo che, se l'avesse fatta Berlusconi, stareste sull'Altare della Patria, in sciopero della fame, ad invocare le dimissioni da almeno sei mesi. Quando l'ho letto non Pag. 2volevo crederci, ma, evidentemente, la vostra follia politica supera sempre l'immaginazione. Vengo al dunque.
      In Italia, ci sono avvocati che portano avanti una missione: sono quei professionisti che convincono cittadini, imprese, enti locali a mettersi contro l'estorsione e l'usura dei clan criminali. Sono angeli che si recano dalla vittima degli usurai o del racket e, offrendosi di rappresentarli a costo zero, li convincono a denunciare i loro aguzzini.
      In sede processuale questi avvocati non solo riescono a mandare in galera camorristi o ’ndranghetisti grazie alla denuncia della vittima, ma riescono anche a far risarcire le vittime con diverse centinaia di migliaia di euro, oppure, nel caso degli enti pubblici, fanno pagare ai camorristi il danno di immagine. Pensiamo al danno di immagine che ha subito un comune come Casal di Principe o Corleone a causa delle mafie.
      Presidente, per fare un esempio: ci sono imprenditori, in Italia, che pagano il pizzo alle mafie ogni mese e vengono strangolati. Questi avvocati o le loro associazioni arrivano spesso subito prima che la vittima si suicidi, la convincono a denunciare, non chiedendole soldi, inizia il processo e, quando vincono la causa, fanno sborsare milioni di euro di risarcimenti ai mafiosi; cioè, costringono le mafie a restituire quei soldi che hanno preso con la forza dalle loro vittime.
      Gli avvocati prendono zero euro, ma almeno le spese legali vanno sostenute. E, grazie ad una legge del 1999, votata all'unanimità da questo Parlamento, le spese legali venivano liquidate dal fondo del Comitato per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso. Era, praticamente, un fondo che incentivava chi trovava il coraggio di denunciare la criminalità organizzata.
      Questo, bellissimo, fino al mese di ottobre 2015, poi, ci avete messo le mani voi e si è bloccato improvvisamente tutto: così chi oggi vuole difendere una vittima del racket o dell'usura ci deve rimettere anche le spese legali, perché lo Stato non paga più. Quindi, va da sé che è più difficile che un avvocato o un'associazione riesca ad aiutare la vittima: non perché non voglia, ma perché non ha abbastanza soldi per il contributo unificato, per le marche da bollo e tutte le altre spese. Visto, poi, come se la passano gli avvocati in Italia, che, come ben saprete, sono tra i professionisti e, quindi, i nuovi poveri.
      Che cosa è successo ? Dalle notizie che abbiamo noi, su proposta del Ministro Alfano, il Governo ha nominato un commissario di questo fondo. Ora, qualcuno dirà: ma se il Ministro Alfano, indagato, nomina il commissario per il Fondo per le vittime dei reati di mafia, di cosa ti lamenti ? E anche questo è vero. Questo commissario ha deciso di bloccare tutti i pagamenti e ha chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato per avere delle delucidazioni. In particolare, ha chiesto se debba liquidare le spese legali a tutte le associazioni che ne fanno richiesta o solo ad alcune.
      In altre parole, Presidente, un commissario di Governo, che amministra un Fondo istituito per legge, chiede agli avvocati dello Stato se applicare quella legge tutta o in parte e, mentre lo chiede, la sospende di fatto, perché questo è avvenuto. È come se io, domani mattina, decidessi di non pagare la bolletta dell'elettricità di casa mia, perché ho deciso di chiedere all'Enel se devo pagarla tutta o in parte. Ovviamente, sappiamo per vie informali, che l'Avvocatura dello Stato si è fatta una risata e ha detto al commissario che deve applicare la legge, perché la legge dice così.
      Domani è il 19 marzo: molti conoscono questo giorno per la festa del papà. Io che sono campano, invece, lo conosco come il giorno in cui, nel 1994, assassinarono don Peppe Diana. Domani, Presidente, in Campania, si ricordano le vittime della camorra e sarà sicuramente una passerella politica. Tutti a parlare di legalità, di vittime della camorra, ma nessuno dirà che il Governo ha sospeso i risarcimenti per le vittime della camorra. Allora, lo diciamo oggi, qui, perché oltre agli avvocati, Pag. 3il Fondo è bloccato anche per i familiari di chi è stato ucciso dai camorristi. E vi faccio un esempio.
      Io non so se voi conoscete Domenico Noviello. Domenico Noviello era un imprenditore che ha denunciato il racket dei Casalesi in provincia di Caserta ed è stato trucidato per aver denunciato. Ha ricevuto la medaglia d'oro al valor civile. Domenico era vittima di estorsione e ha fatto arrestare i suoi taglieggiatori. A distanza di alcuni anni, mentre era alla guida della propria autovettura, è stato assassinato dai camorristi.
      Ora, i familiari di Noviello, dopo la condanna a trent'anni degli assassini, avevano diritto al risarcimento dal Fondo di cui stiamo parlando oggi, ma la moglie e una figlia, purtroppo, hanno presentato domanda quando il blocco del commissario era già attivo e la loro richiesta è stata sospesa. Stiamo parlando di una persona che ha denunciato; per aver avuto il coraggio di denunciare è stato ammazzato, i suoi familiari avevano diritto ad un risarcimento e quel risarcimento è bloccato, perché voi lo avete bloccato grazie al commissario che avete nominato. Ti uccidono tuo marito che ha avuto il coraggio di denunciare, hai diritto ad un risarcimento che, comunque, non ti ridarà mai tuo marito e lo Stato ti risponde che i fondi sono bloccati. E, magari, domani, ci sarà qualcuno di voi che andrà a commemorare le vittime di camorra in Campania.
      Allora, sottosegretario, io non voglio sapere neanche per quale ragione avete bloccato questi soldi, perché, conoscendovi, potreste aver deciso di usarli per qualche altro dei vostri bonus elettorali, visto che si avvicinano le comunali. Sinceramente, se lo scoprissi, mi verrebbe un colpo, quindi, se è così, non me lo dica. Sappiate solo che, con il vostro atteggiamento, state abbandonando le vittime e ringalluzzendo i loro aguzzini. I criminali, in Italia, ma nel mondo, si sentono invincibili quando lo Stato non protegge gli onesti, e voi state facendo proprio questo. Quindi, io spero vivamente che lei mi stia per dire che ridarete i soldi alle famiglie delle vittime di mafia e ai loro avvocati, altrimenti, io vi assicuro – lo dico senza peli sulla lingua – che domani, durante le commemorazioni delle vittime della camorra, vi pianto un casino che lo ricorderete negli annali delle celebrazioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Domenico Manzione, ha facoltà di rispondere.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza all'ordine del giorno l'onorevole Di Maio, unitamente ad altri deputati, chiede chiarimenti in ordine al blocco dei pagamenti che il Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso avrebbe operato in relazione alle richieste di rimborso delle spese legali presentate dagli enti costituiti parte civile nei processi contro i clan mafiosi.
      Come già segnalava lo stesso onorevole interpellante, la materia è disciplinata dalla legge n.  512 del 1999, che ha istituito, presso il Ministero dell'interno, il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, per assicurare a chiunque abbia subito danni derivanti da fatti di criminalità organizzata di tipo mafioso il pagamento delle somme liquidate in giudizio con sentenza a titolo di risarcimento danni e di rimborso delle spese di giudizio.
      Come è noto, l'accesso al Fondo, oltre che alle persone fisiche vittime di reati di mafia, è riconosciuto anche agli enti costituiti parte civile nei relativi giudizi penali o civili, limitatamente al rimborso delle spese processuali.
      Nel corso del mese di novembre, il Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso ha chiesto un parere al Consiglio di Stato circa la corretta interpretazione da dare alla normativa di settore, in considerazione del fatto che, per le associazioni antimafia, non sono previsti particolari «requisiti di affidabilità», uso l'espressione ovviamente tra virgolette, ai fini della legittimazione all'accesso Pag. 4al Fondo, come invece avviene per le associazioni antiracket e antiusura.
      Ai dubbi interpretativi legati alla differente estensione del diritto di accesso riconosciuto ai due tipi di enti, si è unita la constatazione che, negli ultimi anni, e precisamente dal 2011 a oggi, si è registrata un'inversione di tendenza che ha visto le associazioni costituite parte civile presentare un numero di domande di accesso al Fondo di rotazione superiore a quello delle stesse vittime. Questa situazione è stata ritenuta, evidentemente, meritevole di approfondimento, al di là di ogni considerazione circa il diverso impatto finanziario conseguente al rimborso delle spese legali agli enti.
      Il Consiglio di Stato, pur riconoscendo la sussistenza delle criticità segnalate dal Commissario, ha tuttavia rilevato come, a legislazione vigente, non sia possibile introdurre, per via regolamentare e tanto meno amministrativa, ovviamente, criteri selettivi o requisiti di legittimazione all'accesso al Fondo degli enti costituiti parte civile, diversi da quelli desumibili dal dettato legislativo vigente.
      In relazione all'orientamento espresso dalla Corte, notificato all'Amministrazione nello scorso mese di febbraio, l'ufficio per le attività del commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso ha reso noto che le istanze di rimborso presentate dalle associazioni ed enti in questione saranno esaminate dal Comitato competente fin dalle prossime sedute.
      In conclusione, posso assicurare gli onorevoli interpellanti che il sostegno alle vittime di mafia è un tema che vede l'Amministrazione dell'interno impegnata in prima linea, tanto per l'importanza che esso riveste ai fini del consolidamento di una forte coscienza antimafia, quanto per la delicatezza dei suoi risvolti sul piano umano e sociale.
      In questo contesto, l'iniziativa del commissario, da cui è scaturita l'odierna interpellanza, lungi dal poter essere etichettata come espressione di una volontà politica tesa ad eliminare l'intero associazionismo antiracket, va letta, invece, alla luce della duplice esigenza di realizzare la massima trasparenza nell'accesso al Fondo di rotazione e di assicurare l'utilizzo migliore e più proprio delle risorse pubbliche che sono a disposizione.

      PRESIDENTE. L'onorevole Di Maio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      LUIGI DI MAIO. Presidente, io ho capito una cosa: che siccome c'era il timore che qualcuno approfittasse di questo Fondo, abbiamo sospeso i fondi a tutti quanti e, soprattutto, a quelli meritevoli di averli. Da ottobre 2015-inizio novembre 2015 ad oggi, questo Fondo non ha erogato più fondi e questo ha fatto sì che tanti avvocati, che volevano aiutare le vittime di mafia, si sono dovuti tirare indietro perché non avevano neanche i soldi per affrontare le spese legali.
      Ora, questa è la solita storia dell'Italia: siccome c’è qualche furbo, noi fermiamo tutti i diritti e blocchiamo tutti i diritti anche agli onesti, che i furbi non fanno. Ora, sono contento – non soddisfatto ma sono contento – che il sottosegretario ci venga a dire che, sin dalla prossima seduta, queste richieste di risarcimento saranno esaminate e mi auguro veramente che accada, perché tante volte io ho sentito, in queste sedi e anche in queste sessioni delle nostre sedute, rassicurazioni dal Governo, che poi si scontravano sempre con qualche zelante commissario di Governo, il quale di certo non sta lì perché ha vinto un concorso e, quindi, sebbene non faccia parte dell'apparato politico, inevitabilmente ne è la longa manus. Cioè, che cosa sto dicendo ? Che, prima di tutto, a me risulta che questo commissario, alla fine di febbraio, abbia cessato il suo mandato e, quindi, vogliamo capire adesso che intenzioni avete su questo Fondo, che intenzioni avete nel nominare una persona competente e, soprattutto, responsabile a capo di questo Comitato.
      In secondo luogo, vogliamo capire, soprattutto, per quale follia politica voi andate a chiedere al Consiglio di Stato l'interpretazione di una legge in maniera Pag. 5restrittiva, quando siete il Governo, avete la maggioranza e potete modificare la legge in qualsiasi momento.
      Il punto non è che ci sono degli approfittatori e allora vogliamo evitare di dare i soldi agli approfittatori e, quindi, blocchiamo il fondo in attesa di un parere del Consiglio di Stato; qui il punto è che, se ci sono delle distorsioni in questi sistemi, perché sono io il primo a dire che ci sono delle associazioni in questo mondo che magari ne approfittano, modificate la legge quando volete, così create parametri ancora più meritocratici e premianti per chi si comporta onestamente in questo Paese.
      Ma io non riesco a capire come voi non possiate capire l'importanza di quello che avete fatto, perché, se da ottobre ad oggi questi fondi non sono stati erogati, avete dato moralmente – soprattutto moralmente – un'occasione in più, un segnale in più, alle organizzazioni criminali per dire: guarda che se tu denunci, non ti difende neanche più lo Stato, perché lo Stato siamo noi. Ed è questo che è successo a Casal di Principe per tanti anni, in Sicilia per tanti anni, in Calabria per tanti anni, e quelle organizzazioni criminali, grazie a questo atteggiamento dello Stato, si sono trasferite al nord e adesso stanno facendo affari in Emilia-Romagna, in Lombardia, in Piemonte e in Liguria, dove scoppiano più indagini per mafia di quante ne scoppiano al sud. È proprio questo atteggiamento che ha fatto ringalluzzire le organizzazioni criminali, che ha fatto pensare alle organizzazioni criminali di poter essere uno Stato alternativo, fino a raggiungere oltre 200 miliardi di PIL in questo Paese, proveniente dalle organizzazioni criminali.
      Allora oggi, ovviamente, non, mi può rispondere il sottosegretario, quindi non pongo altre domande, dato che la sessione parlamentare non prevede un'altra risposta del sottosegretario, però io vi chiedo di riflettere su questi segnali che lanciate, perché sono dei segnali culturalmente devastanti. E guardate che io potevo venire qui a fare la semplice ironia sulle primarie, sul vostro metodo di gestire le primarie, sul fatto che avete avuto oltre cento comuni sciolti per mafia, ma non sono venuto qui a fare questa ironia, perché non voglio strumentalizzare politicamente questo tema, ma sapere che, alla vigilia della commemorazione di don Peppe Diana e delle vittime di camorra, il Fondo che dovrebbe risarcire la figlia e la moglie di Domenico Noviello è bloccato, significa che domani potete commemorare tutto quello che volete, ma non state facendo il vostro dovere di Stato nel difendere chi ha il coraggio di denunciare.
      E quindi io dico soltanto, Presidente, che restiamo e monitoriamo questa dichiarazione del sottosegretario, speriamo a questo punto e sollecitiamo il sottosegretario a far riunire quanto prima il Comitato, a risarcire coloro che ne hanno fatto richiesta e hanno una giusta motivazione per avere questo risarcimento e, se non dovesse accadere, vorrà dire che riuniremo di nuovo, ci rivedremo di nuovo in questa sede o in altre sedi per chiedervi di far rispettare la legge. Infatti, se c’è una cosa in Italia che ormai è diventata intollerabile, è il fatto che esistano anche le leggi, ma queste leggi non sono applicate, anzi non sono attuate e, quindi, non possono essere applicate.
      Ciò esiste ormai per una miriade di leggi; qui, ormai, siamo diventati bravissimi a fare leggi: questo Paese, come Stato, a tutti i livelli, partorisce un atto avente valore di legge ogni giorno, ma quanti di questi atti, aventi valore di legge, vengano applicati, è veramente difficile da capire. Ed è per questo che, anche come Presidente del Comitato di vigilanza sull'attività di documentazione, sto avviando un progetto e stiamo avviando un progetto per monitorare sempre di più, per controllare sempre di più l'applicazione delle leggi che facciamo, perché, in questo Parlamento e, soprattutto, in questo ramo del Parlamento, non ha senso fare le leggi per dire di averle fatte: le leggi si devono fare per migliorare la vita dei cittadini. Questo vuol dire che, se fai una legge, ti devi premurare di come viene attuata, se viene attuata e, soprattutto, poi, dell'applicazione. Pag. 6Questo non esiste nel nostro sistema: noi qui facciamo le leggi per andare in conferenza stampa e dire: abbiamo fatto una bella legge; poi il cittadino vede la conferenza stampa nei TG e dice: ma perché quella legge non mi sta migliorando la vita ? Due sono le cose – dirà un cittadino comune che vede questo teatrino della politica –: o non è vero che questa legge che hanno fatto si occupava di quel tema, magari aveva solo il titolo, oppure hanno fatto una legge, ma c’è così tanta corruzione che gli effetti non mi arrivano.
      In realtà, non è così. Quello che produciamo è soltanto disaffezione verso le istituzioni da parte dei cittadini, che dicono: «Ma se io eleggo i parlamentari, li pago, fanno le leggi e quelle leggi non cambiano la mia vita, ma io che li pago a fare i parlamentari ? Che lo eleggo a fare il Parlamento ? Che vado a votare a fare ?», e a quel punto inizia l'astensione e aumenta sempre di più l'astensione.
      Allora, noi ci dobbiamo premurare: in questa legislatura, che ormai ha tre anni, che ha raggiunto i tre anni, perché ha compiuto i tre anni pochi giorni fa, noi ci dovremo premurare adesso di fare il punto della situazione e, se possibile, anche di fermare l'attività legislativa e dire: tutte le leggi che abbiamo fatto, fino ad ora, che effetti hanno avuto sulla cittadinanza ? Che effetti hanno avuto sul Paese reale ? Perché, se non hanno avuto effetti, premuriamoci di fare pressione sui Ministeri, sulle procure e su tutti gli enti distaccati dello Stato per far attuare quelle leggi che abbiamo prodotto.
      Io sono uno di quelli che pensa che per combattere la corruzione servano leggi che eliminano leggi, perché noi abbiamo questa perversa mania di andare a voler legiferare in ogni parte della nostra società e per questo facciamo norme su ogni cosa che riguarda la società e che riguarda il vivere civile di questo Paese, e sovrapponiamo così tante norme che, alla fine, ci sarà sempre qualcuno che è bravo a districarsi in questa foresta di norme e acquisisce un potere spropositato agli occhi del cittadino, che non sa neanche più quale sia la legge che regola l'uscio di casa sua, che regola la strada davanti casa sua o l'illuminazione pubblica della sua città.
      Quindi, con questa riflessione, io, come si dice, faccio il nodo al fazzoletto e vediamo quando si riunirà il Comitato – speriamo il prima possibile – per risarcire le vittime dell'usura, del racket, i loro avvocati e le famiglie di chi è stato ammazzato perché ha denunciato camorristi, ’ndranghetisti e mafiosi. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza in relazione alla situazione gestionale e finanziaria dell'azienda sanitaria locale di Nuoro, con particolare riferimento all'attività svolta dal collegio sindacale – n. 2-01311)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Capelli e Dellai n. 2-01311, concernente iniziative di competenza in relazione alla situazione gestionale e finanziaria dell'azienda sanitaria locale di Nuoro, con particolare riferimento all'attività svolta dal collegio sindacale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Capelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Come ha ricordato, l'interpellanza oggetto dell'incontro di stamane riguarda la gestione economico-finanziaria di un'Azienda sanitaria della Sardegna, l'Azienda locale di Nuoro, che al momento, così come le altre sette ASL della Sardegna, le due Aziende ospedaliere universitarie della Sardegna e l'Azienda ospedaliera «Brotzu», sono in regime di commissariamento.
      Nello specifico, il commissario dell'Azienda locale n.  3 di Nuoro è stato nominato con delibera della giunta regionale nel dicembre 2014. A detto commissario con la medesima delibera è stato assegnato l'obiettivo specifico di valutare i costi e le eventuali criticità del contratto di concessione relativo alla progettazione, costruzione e gestione di lavori di ristrutturazione e completamento mediante project financing. È un project che inizia nel 2008 Pag. 7e che avrà la durata di 27 anni, per un valore complessivo di circa un miliardo di euro, con particolare riferimento – il mandato dato al commissario – al costo dei servizi oggetto di un atto aggiuntivo – l'atto aggiuntivo n.  2 – approvato dalla stessa ASL di Nuoro e dall'assessorato regionale, con deliberazione n.  293 del 4 marzo 2013 dell'ASL e con quella n.  1824 del 19 dicembre 2013. Inoltre, si dà mandato per la definizione dei relativi margini di risparmio e adozione delle azioni conseguenti.
      Su tale contratto di concessione, dopo diverse ripetute sollecitazioni di tipo politico, fatte anche dal sottoscritto nel corso degli anni, e ponendo all'attenzione della regione Sardegna e del competente assessorato la dubbia legittimità del contratto sottoscritto nell'atto iniziale, in particolare dell'atto aggiuntivo n.  2, e, devo ricordare, anche a seguito di un'interpellanza fatta da alcuni colleghi al Senato, in particolare del MoVimento 5 Stelle, si è attivato l'interesse dell'Autorità nazionale anticorruzione, che proprio in questi giorni è arrivata a delle conclusioni dopo una specifica istruttoria.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 9,55)

      ROBERTO CAPELLI. La stessa Anac nelle linee guida sulla finanza di progetto – approvate con determinazione n.  10 del 2015 – al paragrafo 3.1, a pagina 8, precisa quanto segue (e riporto fedelmente): «Si richiama, pertanto, l'attenzione delle stazioni appaltanti ad una corretta valutazione della ricorrenza, nelle singole fattispecie, delle condizioni e dei presupposti che caratterizzano il contratto di concessione, distinguendolo dal differente strumento contrattuale dell'appalto. Una corretta qualificazione giuridica dell'operazione posta in essere è infatti presupposto indispensabile per la corretta individuazione della disciplina giuridica e contabile da applicare. A tale riguardo – continua l'Anac – si richiamano le conseguenze in punto di responsabilità amministrativa e contabile per gli eventuali maggiori costi sopportati dall'amministrazione a causa di un utilizzo improprio dei contratti di partenariato pubblico-privato e del project financing. In particolare, giova sottolineare come il giudice amministrativo abbia sancito la nullità per l'illiceità della causa, ai sensi dell'articolo 1344 del codice civile, “contratto in frode alla legge”, di un contratto di concessione nel quale non erano stati osservati i precetti comunitari della distribuzione del rischio (sentenza del TAR Sardegna n.  213 del 10 marzo 2011). Sotto il profilo della responsabilità amministrativo-contabile, la Corte dei conti ha più volte evidenziato come sia necessario accertare che il contratto da concludere abbia le caratteristiche proprie del partenariato pubblico-privato, con utilizzo di risorse private ai sensi del comma 15-ter dell'articolo 3 del codice, e non rappresenti, invece, un meccanismo elusivo del divieto di indebitamento dell'ente, sia per precedenti violazioni del Patto di stabilità che per mancato rispetto dei parametri ex articolo 204 del TUEL» e vedi poi sentenze della Corte dei conti e altro ancora.
      Il passaggio sopra richiamato riguarda la situazione propria della ASL di Nuoro e il contratto di concessione ricordato. Il commissario straordinario viene nominato, appunto, a seguito di gestioni e di azioni discutibili poste in essere dalle precedenti dirigenze e nel perseguimento dell'obiettivo assegnatogli è affiancato, per questa azione e fin dal mese di aprile 2015, da due nuovi dirigenti: un nuovo direttore amministrativo, in particolare, e un nuovo direttore sanitario, rompendo un regime di continuità politica che ha portato avanti nel tempo, il suddetto project financing.
      Quindi, essi hanno avviato una certosina azione di verifica, che ha portato a mettere in luce i numerosi vizi di legittimità nonché l'anti-economicità sia dell'atto aggiuntivo n.  2 sia del contratto originario. Ricordo che da una prima lettura dell'atto principale e dell'atto aggiuntivo n.  2, in modo particolare, ebbi a definirli «esempi di costruzione di mafiosità Pag. 8diffusa nel sistema amministrativo e contabile della sanità in Sardegna». Si attivò, quindi, la collaborazione con l'unità tecnica per la finanza di progetto, grazie all'azione del commissario appena nominato, e con un sostanziale disinteresse da parte, invece, dell'assessorato regionale.
      In piena collaborazione con l'UTFP, l'Unità tecnica per la finanza di progetto, e con le altre autorità interessate, il commissario straordinario ha ottenuto di recente un puntuale ed articolato parere della citata Unità tecnica, che nel contempo ha effettuato un'attenta analisi del piano economico-finanziario. In tale scenario, nel quale la direzione aziendale ha operato in una situazione di particolare delicatezza e complessità, e aggiungo e sottolineo, solitudine, si assiste ad un operato del collegio sindacale della ASL che non appare in linea con l'azione della direzione: lo stesso collegio sindacale che negli anni nulla ha mosso, nulla ha segnalato, nulla ha accertato sugli atti posti in essere che hanno portato all'approvazione dell'atto aggiuntivo n.  2, annullato di recente in via di autotutela dal commissario straordinario della ASL n.  3 a seguito della relazione approfondita, dettagliata che denuncia la frode, come detto poc'anzi, il contratto che froda la legge, secondo l'ANAC, e che proprio in questi giorni sta arrivando a soluzione.
      Va premesso che tale progetto, project financing, credo non debba essere messo in discussione nella sua totalità, perché un annullamento dello stesso manderebbe a monte investimenti per centinaia di milioni, che verrebbero bloccati sia nell'edilizia sanitaria che nel rinnovamento tecnologico: verrebbero bloccati per anni a causa di cause civili che possono essere messe in essere, amministrative ma anche penali, di cui altre autorità si stanno occupando.
      In questo scenario si assiste ad un operato del collegio sindacale della ASL che non appare quanto meno in linea con l'azione della direzione. Va ricordato che ai sensi dell'articolo 3-ter del decreto legislativo n.  502 del 1992, un collegio sindacale dura in carica tre anni ed è composto da cinque componenti, di cui due nominati dalla regione, uno designato dal Ministero dell'economia e delle finanze, uno dal Ministero della salute e uno dalla conferenza dei sindaci. Il collegio sindacale, ai sensi del comma 1 dell'articolo 3-ter del citato decreto legislativo, ha tra l'altro i compiti di verificare l'amministrazione dell'azienda sotto il profilo economico e di vigilare sull'osservanza della legge: è evidente, in considerazione di quanto fino ad oggi è emerso, con riferimento specificatamente al contratto di project financing, e in particolare con riferimento all'atto aggiuntivo n.  2 che fu approvato nel 2013 e stipulato nel mese di gennaio 2014, che nessuna delle principali funzioni attribuite dalla legge al collegio sindacale sia stata adeguatamente svolta e posta in essere; in quanto se fossero stati garantiti un'adeguata vigilanza e controllo, sia sotto il profilo della legittimità degli atti che sotto il profilo economico, l'azienda non avrebbe avuto i danni economici che stanno invece emergendo e ai quali faticosamente l'attuale dirigenza aziendale sta oggi ponendo rimedio con atti concreti di natura stragiudiziale: assumendosi una responsabilità amministrativa e patrimoniale per sopperire a quello che risulta, e che risulta al sottoscritto, essere stato un inesistente sistema di controlli interni, che è venuto a mancare nell'ambito della ASL di Nuoro proprio a causa della mancata attività del collegio sindacale ancora in essere, ancora operante.
      Nessun concreto contributo risulta essere stato fornito dal collegio sindacale al commissario. Ad esempio, laddove questo di propria iniziativa ha deciso di applicare l'IVA al 10 per cento, e non al 22 per cento come preteso, il collegio ha espresso parere contrario alla delibera del commissario sul canone integrativo di disponibilità relativo alle opere ricomprese nel project, venendo quindi meno, a parere del sottoscritto, alla propria funzione di organo garante della legittimità ed economicità dell'azione aziendale. Ragione ha avuto il commissario, che applicando l'IVA al 10 per cento, a seguito anche del parere richiesto all'Agenzia delle entrate, ha portato Pag. 9un risparmio netto di somme non dovute, più che risparmio, di 900 milioni sulle fatture emesse.
      Per contro, tale collegio fin dall'insediamento del commissario straordinario ha posto in essere, a quanto consta, comportamenti non collaborativi nei confronti dello stesso, sia contestandone con motivazioni infondate l'imprescindibile ricorso a legali esperti della materia, sia con il tentativo già ricordato di mettere in discussione la dirigenza aziendale; nei confronti della quale ha operato con numerose azioni, sulla base di segnalazioni anonime, tendenti a bloccare l'azione del commissario sulla verifica di trasparenza del project financing richiamato. A giudizio personale, sono state rilevate gravità, tanto che la stessa si è vista costretta a ricorrere a propria tutela all'autorità giudiziaria.
      Questi sono i fatti principali che mettono in discussione l'operato del collegio sindacale, a mio avviso; e all'azione di commissariamento della dirigenza, sempre a mio avviso, doveva seguire anche l'azione di commissariamento e ricambio del collegio sindacale, che ha seguito passo passo tutte le azioni oggi poste in essere ed annullate con atto di autotutela, l'atto aggiuntivo n.  2 richiamato del project financing. Credo che questa attenzione, che richiamo, del Governo, che richiamo del Parlamento, su azioni, come ho già definito precedentemente, di mafiosità diffusa nella pubblica amministrazione, debbano godere di particolare attenzione; e, qualora si verifichino le condizioni, di azioni immediate che possano sostenere l'operato della nuova dirigenza commissariale in questo caso, ma che ha bisogno assolutamente di sentire a fianco lo Stato, la regione e le istituzioni.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

      VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Presidente, in merito alla problematica che è stata delineata nell'interpellanza dell'onorevole Capelli, abbiamo chiesto delucidazioni e informazioni puntuali all'assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale della regione Sardegna, che con una specifica comunicazione ha inteso precisare quanto segue: «In esito – dice la regione Sardegna – ad un'accurata disamina degli atti, ed in particolare degli estratti dei verbali del collegio sindacale dell'Azienda sanitaria locale n.  3 di Nuoro relativi agli anni 2008-2015, è emersa – secondo la regione Sardegna, cito testualmente – una corretta e doverosa attività di controllo». L'assessore, nel richiamare l'ordinaria dialettica tra il soggetto controllore ed il controllato, segnala che non emerge alcun l'attività ostruzionistica posta in essere ad opera del collegio sindacale nei confronti dell'azione sviluppata dal commissario straordinario della ASL n.  3 di Nuoro. Per quanto riguarda invece la questione relativa al project financing, l'assessore ha sottolineato che si è conclusa la procedura di annullamento in autotutela dell'atto aggiuntivo n.  2 a seguito della deliberazione dello stesso commissario straordinario n.  268 dell'8 marzo 2016, che portava il titolo «Concessione dei lavori di ristrutturazione e completamento mediante project financing dei presidi ospedalieri San Francesco e Cesare Zonchello di Nuoro, San Camillo di Sorgono e dei presidi sanitari distrettuali di Macomer e di Siniscola. Annullamento in autotutela delle deliberazioni della ASL n.  1134 del 7 settembre 2012, n.  293 del 4 marzo 2013 e n.  1824 del 19 dicembre 2013, riguardanti l'approvazione dell'atto aggiuntivo n.  2 repertoriato col n.  1360 del 27 gennaio 2014», che nella sostanza era l'atto auspicato nell'interpellanza dell'onorevole Capelli.

      PRESIDENTE. Il deputato Capelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, prima di dichiarare la mia soddisfazione o insoddisfazione in merito alla risposta del sottosegretario, che ovviamente si rifà a quanto comunicato dall'assessore della regione Sardegna, vorrei solo sottolineare due aspetti. Il primo: Pag. 10come lei giustamente ha riportato, l'atto aggiuntivo n.  2 è arrivato a conclusione a seguito della delibera di sospensione degli effetti di annullamento di quell'atto aggiuntivo unilateralmente assunta dal commissario della ASL. Io vorrei ricordare al sottosegretario e a noi tutti che le delibere della ASL sono soggette, come tutti sappiamo, anche all'approvazione e revisione da parte dell'organo di controllo, che in questo caso è l'assessorato, lo stesso organo di controllo che a suo tempo ha approvato, non avendo avuto nessuna segnalazione contraria neanche da parte del collegio sindacale, le delibere che hanno dato corso invece all'atto aggiuntivo n.  2, ma voglio anche richiamare l'attenzione del sottosegretario per comunicargli che la stessa ANAC ha messo sotto osservazione anche l'atto principale che dà avvio a quel project financing e lo stesso atto principale – questo lo aggiungo io prima che l'ANAC si pronunci – mostra numerosi passaggi che definirei assolutamente illegittimi, controproducenti e che producono danno alla pubblica amministrazione. Quindi dire oggi che il problema è risolto perché c’è stato l'annullamento in via di autotutela dell'atto aggiuntivo n.  2 significa a mio avviso – le hanno riferito, signor sottosegretario – che il problema non è assolutamente risorto. Perché non è risolto ? Perché il project financing deve andare avanti e per questioni di pubblica utilità non si possono buttare al vento centinaia di milioni di investimento, fatti anche nella legittimità degli atti, ma affiancati a qualche altro centinaio di milioni di investimento spesi non nell'alveo della legittimità, non si può bloccare quel project perché sì bloccherebbe istantaneamente tutta l'attività sanitaria e i servizi sanitari in quel territorio. Il problema di questo project va aldilà della questione locale, io direi anche al di là della questione regionale, perché sono in gioco interessi, posizioni e pressioni di società multinazionali o di interesse nazionale – la capofila di questo project è la Cofely, che è una società multinazionale francese – e intervengono con tutta una serie di alchimie amministrative una miriade di piccole, medie o grandi società in compartecipazione con la principale nella gestione del project e per la gestione dei servizi, tra i quali anche la Derichebourg, nota e assorta agli onori della cronaca perché attenzionata – dico non colpevole, assolutamente, ma attenzionata – anche dalla DIA di Napoli, quindi il problema come vede è molto più ampio. Nell'interpellanza, per il momento, che cosa rimarco ? Che cosa vorrei sollecitare ? L'attenzione del Ministero su un'azione di un collegio sindacale che ha consentito tutto questo percorso, che non io dichiaro illegittimo e quindi dannoso per la pubblica amministrazione e per le finanze della pubblica amministrazione, ma che al momento è dichiarato in frode alla legge dall'Autorità nazionale anticorruzione. Per il ruolo stesso del collegio sindacale, mi chiedo e le chiedo perché nessuno viene richiamato alle sue responsabilità.
      Perché i controllori del sistema amministrativo e finanziario di un ente pubblico nominati dai Ministeri competenti in questo caso – non richiamo quelli nominati dalle regioni – non vengono richiamati all'obbligo del loro mandato, cioè che cosa avete fatto ? Perché si è dovuti andare a scomodare l'Autorità nazionale anticorruzione, l'UTFP, la Corte dei Conti, che viene interessata dalla stessa Autorità anticorruzione, la DIA di Napoli, le procure della Repubblica per fare luce e riportare a legittimità e trasparenza un contratto pubblico in cui il collegio sindacale aveva l'obbligo di vigilare – non aveva l'obbligo di vigilare sulla correttezza denunciata anonimamente sui titoli posseduti dalla nuova dirigenza – e sostenere questa tesi di verifica-richiamo nei confronti dell'assessorato ? In quel momento si è cercato, come dimostrato, inopportunamente, di bloccare l'azione di una nuova dirigenza che aveva deciso di rompere definitivamente un asse tra politica e impresa che voleva e vuole e ha governato il project, che ha governato il bisogno. Un project che per 27 anni si è visto affidare anche la gestione del personale in un territorio in cui l'Azienda sanitaria è la prima azienda del territorio stesso. Capiamo tutti cosa Pag. 11significa, capiamo tutti quanto questo tipo di gestione si presti alla gestione della mala politica, alla gestione della clientela, alla gestione del contratto a tempo che, guarda caso, scade sempre – strana coincidenza – con i termini elettorali. È una denuncia pubblica che io sto facendo in questa sala, in questo Parlamento, che ho già fatto politicamente nelle sedi opportune e in altre sedi, che faccio dal 2008 e che soltanto oggi, nel 2016, sta trovando soddisfazione e attenzione. Io chiedo, signor Presidente e signor sottosegretario, che si continui e si dia la giusta attenzione a questo caso, che può fare scuola per la sorveglianza, per sostenere amministratori onesti, sani, determinati a gestire la cosa pubblica con trasparenza e onestà, non prestando il fianco a una minima parte – ma che detiene e che ha grande influenza, ma ribadisco, minima parte – di una mala politica che continua a governare o vorrebbe continuare a governare un sistema sanitario malato, che continua a governare il bisogno della gente in termini occupazionali e che dà pochi e non sufficienti risultati sotto il punto di vista delle prestazioni dovute ai cittadini.

(Elementi ed iniziative in relazione alla richiesta di radiazione dall'Ordine dei medici di due dottori in servizio presso la caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001 – n. 2-01312)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Quaranta ed altri n. 2-01312, concernente elementi ed iniziative in relazione alla richiesta di radiazione dall'Ordine dei medici di due dottori in servizio presso la caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo al deputato Quaranta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, sottosegretario, parliamo del G8 del 2001 a Genova, una delle pagine più vergognose della recente storia italiana, una ferita ancora aperta in larghissima misura nel Paese e nella mia città, Genova, e ne parliamo in questo caso per una vicenda specifica.
      Ma è giusto collocare questa riflessione in quello che fu l'esperienza di quei giorni e vorrei limitarmi a richiamare, per ricordare il contesto, quello che disse Amnesty International nel suo rapporto, quando parlò della più grave violazione dei diritti umani dal dopoguerra nel nostro Paese, o ancora quello che è scritto nella sentenza della corte d'appello di Genova, quando, parlando di ciò che è stato subito in quei giorni dai fermati dalle forze dell'ordine, si parlò di trattamenti inumani e degradanti o azioni di tortura che esprimono il massimo disonore di cui può macchiarsi un pubblico ufficiale, riferendosi in questo caso non solo a operatori delle forze dell'ordine, ma anche, ahimè, a medici. Diverse volte in passato abbiamo avuto occasione, anche in queste aule, di fare riferimento a fatti e a operatori delle forze di polizia, facendo riferimento quindi al Ministero dell'interno come interlocutore. In questo caso, invece, parliamo di un'altra vicenda. Passiamo nella caserma di Bolzaneto e in questo caso abbiamo rivolto la nostra interpellanza al Ministero della salute e al Ministero della giustizia perché parliamo di due medici. Ora, l'interpellanza nasce da una raccolta di firme perché sono gli stessi medici che fanno parte dell'Ordine dei medici, primo firmatario il dottor Chessa, che hanno posto all'attenzione dell'opinione pubblica questo caso, proprio perché la professione di medico è una professione particolare, una professione che richiede dedizione, amore per l'altro, un'assistenza di tipo fisico, ma anche psicologico. Qui, invece, in questa Aula, siamo a denunciare comportamenti che richiederebbero, a nostro avviso, la radiazione dall'Ordine dei medici: mi riferisco in particolare al dottor Toccafondi e alla dottoressa Zaccardi. Nel caso del dottor Toccafondi, giusto per richiamare qualche elemento di verità, abbiamo avuto la condanna a un anno e due mesi e al risarcimento delle vittime per reati che vanno Pag. 12dall'omissione di referto alla violenza privata, alle lesioni e all'abuso d'ufficio, e l'ASL 3 di Genova lo ha prontamente licenziato a seguito della sentenza. Per quanto riguarda la dottoressa Zaccardi, anche lei condannata per reati analoghi, in realtà non vi è stata neppure la sospensione per sei mesi, come avvenuto per il Toccafondi da parte dell'Ordine dei medici, ed essendo stata assolta in primo grado, ma poi condannata in appello per abuso d'ufficio pluriaggravato, ingiurie pluriaggravate, eccetera, eccetera, ci si chiede come mai possa addirittura ancora operare come dirigente medico in un carcere. Sembra veramente, oltre il danno, la beffa, cioè opera in un carcere esattamente nelle condizioni in cui si trovò, appunto, nelle vicende legate al G8 di Genova. Ora, la domanda molto semplice è la seguente: se il Governo è a conoscenza di questi fatti, se intende, nei suoi poteri e nelle sue prerogative, assumere delle iniziative e se vi è posto, appunto, nell'Ordine dei medici per chi ha deriso, dileggiato, offeso, percosso, umiliato i pazienti di cui amorevolmente e con senso di professionalità avrebbe dovuto occuparsi.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

      VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. Il Ministero della salute si era già attivato da alcuni mesi prima di ricevere una specifica petizione, sottoscritta da 117 medici, datata 22 ottobre 2015, concernente i provvedimenti dell'Ordine dei medici nei confronti di due dottori in relazione agli eventi del G8 di Genova. Infatti, a seguito della notizia apparsa sui giornali, in data 17 aprile 2015, relativamente alla partecipazione della dottoressa al seminario sul diritto alla salute in carcere organizzato dall'ASL 3 di Genova e successivamente annullato, il Ministero dalla salute si è tempestivamente attivato presso l'Ordine dei medici e chirurghi di Genova con nota di pari data indirizzata anche per conoscenza alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. In tale occasione, nel richiamare la recente sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo, la quale ha stabilito che, nella circostanza di fatti gravissimi accaduti a Genova nel corso del G8 del 2001, l'Italia violò il divieto di infliggere torture e trattamenti inumani e che la reazione delle autorità non è stata adeguata, questo Ministero chiese all'Ordine di Genova di comunicare se e quali provvedimenti fossero stati adottati nei confronti della dottoressa.
      Lo stesso 17 aprile 2015 venivano richieste le medesime notizie anche all'ASL 3 di Genova presso la quale la dottoressa era ed è attualmente dirigente medico. A seguito di tali richieste di informazione, l'ordine di Genova, con nota del 20 aprile il 1015, ha comunicato che con delibera del 20 maggio 2014 era stata inflitta alla dottoressa la sanzione disciplinare della sospensione dall'esercizio della professione di medico chirurgo per la durata di tre mesi. L'ASL 3 dal canto suo ha fatto presente con nota sempre del 20 aprile 2015 che, a conclusione del procedimento disciplinare, è stata irrogata alla dottoressa la sanzione della sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per tre mesi.
      Per quanto concerne il dottore, l'ordine dei medici chirurghi di Genova con delibera del 2 dicembre 2014 ha inflitto al sanitario la sospensione dall'esercizio della professione di medico chirurgo per la durata di mesi sei. Poiché, a seguito delle comunicazione delle sanzioni da parte dell'ordine di Genova, i due medici non hanno presentato ricorso alla commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie nei termini previsti per legge, i due provvedimenti disciplinari sono divenuti quindi definitivi.
      Questo Ministero ha provveduto a richiedere al presidente dalla Federazione nazionale dell'ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri notizie in merito alle eventuali iniziative intraprese dalla Federazione medesima. La stessa Federazione nazionale in data 16 marzo 2016 ha comunicato di aver richiesto informazioni Pag. 13all'ordine dei medici di Genova sulla specifica questione disciplinare, ricevendo notizia delle sanzioni inflitte ai due sanitari in questione che ho già descritto. La stessa Federazione ha peraltro precisato che, ai sensi dell'articolo 3 lettera f) del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato del 13 settembre 1946 n.  233, il potere disciplinare nei confronti dei singoli iscritti è attribuito ai competenti organi degli ordini provinciali dei medici chirurghi e degli odontoiatri e che la Federazione non ha alcuna competenza, neanche in sede d'appello, nei confronti dei provvedimenti disciplinari assunti dagli organi disciplinari stessi.
      Per quanto riguarda le questioni relative al coinvolgimento del dottore per la morte di una detenuta rinchiusa nel carcere di Pontedecimo ed all'iscrizione della dottoressa nel registro degli indagati per omissione e favoreggiamento a seguito di un pestaggio a un detenuto recluso nel carcere di Marassi, l'ordine di Genova ha comunicato di avere irrogato al dottore la sanzione disciplinare dell'avvertimento in data 20 marzo 2012 e, per quanto concerne la situazione della dottoressa, l'ordine ha più volte chiesto alla procura della Repubblica notizie in merito alla sussistenza di procedimenti penali a carico della sanitaria ma ad oggi è ancora in attesa – ci dice l'ordine – di riscontro.
      Per gli aspetti di competenza il Ministero dalla salute assicura di aver posto in essere ogni attività diretta a vigilare l'operato dell'ordine a garanzia del rispetto delle norme di deontologia professionale che regolano il corretto rapporto tra i professionisti e l'utenza. A legislazione vigente la gerarchia delle decisioni è quella che ho indicato a partire dall'ordine provinciale. Peraltro l'azione disciplinare, ripeto, è attivata dall'ordine che valuta in piena autonomia gli illeciti disciplinari, gli abusi, le mancanze o fatti disdicevoli al decoro professionale anche alla luce delle norme di etica professionale. Ieri sera il Ministero della giustizia ci ha segnalato con una comunicazione che, per quanto riguarda l'adozione di iniziative normative volte all'allontanamento delle persone condannate da luoghi sensibili, l'ordinamento prevede già oggi pene accessorie la cui irrogazione è rimessa alla insindacabile valutazione dell'autorità giudiziaria.

      PRESIDENTE. Il deputato Quaranta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      STEFANO QUARANTA. Ho ascoltato con grande attenzione la risposta del sottosegretario che, devo dire, in maniera molto puntuale ha riportato lo stato dei fatti e sinceramente mi veniva qualche brivido quando sentivo elencare i vari casi, anche aggiuntivi rispetto a quelli che io nella mia breve illustrazione iniziale ho riportato, che fanno riferimento a questi due soggetti.
      Credo che sia del tutto evidente, anche dalla risposta del sottosegretario, che, visti i fatti e vista la gravità dei fatti, è molto difficile poter prendere atto della situazione ed essere soddisfatti di come le cose sono andate fino ad oggi. Io penso che, su temi delicati come questi, che peraltro richiamano un tema più generale, che vorrei brevemente trattare, che il tema del reato di tortura, ci debbano essere delle iniziative di carattere parlamentare, ma anche da parte del Governo.
      Giustamente sempre lei richiamava ciò che è stato detto circa l'Italia e quello che è successo nel 2001. Mi consenta di fare un breve richiamo al tema del reato di tortura, perché io credo che se si affrontasse in maniera diretta e forte questo tema, forse una serie di conseguenze, poi, potrebbero essere naturali, anche quando si parla di casi specifici. Il reato di tortura è un divieto imposto dall'articolo 5 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che dice che nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o punizioni crudeli, disumane e degradanti. Ancora, vorrei richiamarle come recentemente la Corte europea per i diritti dell'uomo ha ravvisato gli estremi del reato di tortura per le violenze perpetrate dalle forze dell'ordine sugli occupanti delle scuole Pertini e Diaz nella notte del 20 luglio 2001 ed è attesa, è imminente, Pag. 14una sentenza che riguarda, verosimilmente con lo stesso tenore, proprio i fatti della caserma di Bolzaneto.
      Ancora, il tema del reato di tortura – ahimè ! – non riguarda semplicemente i fatti del G8 di Genova, ma abbiamo avuto altri casi eclatanti. Penso solo al caso di Stefano Cucchi o penso a episodi che, purtroppo, a volte avvengono nelle carceri, nelle caserme, nei commissariati, negli hotspot. Io credo che finalmente sia giunto il momento di affrontare con forza, direttamente, senza scuse il tema dell'introduzione del reato di tortura nel nostro codice. Penso che per fatti così gravi, come quelli avvenuti a Genova, ci debba essere un'iniziativa specifica da parte del Governo, dei Ministeri della giustizia e della salute. Infatti, non si può essere a conoscenza di fatti così gravi e poi appellarsi a leggi che non ci sono o al ruolo dell'Ordine dei medici, che evidentemente – è chiaro a tutti, credo anche a lei, anche per le cose che ha detto in maniera corretta – non ha svolto, fino a questo momento, fino in fondo la sua parte.
      Sul G8 di Genova – su questo vorrei concludere – ormai conosciamo, dalle testimonianze dirette e da libri che sono stati scritti, quella che è stata la verità storica. Abbiamo in parte una verità giudiziaria. Io vorrei dire un'ultima cosa: sono molti anni che giacciono in Parlamento richieste di Commissioni d'inchiesta per stabilire la verità politica che c’è dietro ai fatti del G8 di Genova. Secondo me, sarebbe una bella iniziativa di questo Governo se, dal reato di tortura, all'assunzione di responsabilità su casi eclatanti come questi, all'avvio di un'indagine conoscitiva seria parlamentare sulle responsabilità politiche, si cogliesse questa occasione per fare finalmente chiarezza, ridare dignità al nostro Paese e cercare anche di lenire le ferite ancora aperte nella mia città, che il 2001 di Genova non lo scorrerà mai.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Molea e Monchiero – n. 2-01313)

      PRESIDENTE. Avverto che, in allegato all'ordine del giorno, risulta anche l'interpellanza urgente Molea e Monchiero n. 2-01313, che è stata, invece, rinviata ad altra seduta su richiesta dei presentatori.

(Iniziative normative in materia di etichettatura per salvaguardare, anche a livello comunitario, la produzione di pomodoro italiano – n. 2-01307)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Russo ed altri n. 2-01307, concernente iniziative normative in materia di etichettatura per salvaguardare, anche a livello comunitario, la produzione di pomodoro italiano (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo al collega Russo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Parliamo di pomodori, di sudore nei campi, di lavoro vero, di agricoltura, di quella speranza di sviluppo che tarda a diventare concretezza, di quell'agricoltura dimenticata e spesso vituperata. Parliamo del nostro Paese, parliamo dell'Italia. Parliamo anche di quanto l'Italia valga poco in Europa e nel mondo. Non starò qui a ricordarvi di quanto valga l'Italia nel mondo né la vicenda dei marò in India né la vicenda del nostro povero Regeni in Egitto.
      Viceversa, ragioniamo di vicende agricole che hanno un rilievo anche di carattere internazionale e per le quali vicende dovremmo chiedere all'Europa di essere più tetragona, più forte, più capace di intervenire. Ma, intanto, l'Europa provvede con all'ultima vicenda, quella della nomina COI, a garantire, di fatto, altri ingressi e soprattutto ingressi di prodotti magrebini: è il caso dell'olio tunisino.
      Qui parliamo della vicenda pomodoro. La Cina, grazie o a causa della contingente situazione di carattere internazionale, ha visto le esportazioni ridursi del 25 per cento. Ebbene, mentre si riducono le esportazioni del 25 per cento, la Coldiretti ci informa che registriamo che le importazioni in Italia, proprio dalla Cina, del Pag. 15concentrato di pomodoro sono cresciute, nell'ultimo anno, del 680 per cento. Quindi, da una parte, le esportazioni della Cina diminuiscono, flettono per la crisi internazionale, dall'altra parte, quelle di concentrato di pomodoro cinese crescono a dismisura. Parliamo ormai di 70 milioni di chili. Intanto, nel 2016 – siamo ormai a marzo quasi concluso – manca ancora il contratto per la produzione e la raccolta e, addirittura, si prospetta una riduzione del 15 per cento dal punto di vista contrattuale.
      Allora, la domanda che noi poniamo è una domanda tutta relativa a quel refrain che, per noi, è elemento centrale, se volete, della politica, sì, della politica, quella con la «p» maiuscola, della politica agricola: riusciremo mai ad avere un'etichetta capace di indicare con certezza i luoghi delle produzioni, i luoghi delle trasformazioni dei prodotti ? Riusciremo, insomma, a rendere il consumatore consapevole, certo esattamente di ciò che acquista ? Riusciremo a garantire una condizione di tracciabilità ? Trattiamo, ragioniamo di un comparto che vale 3 miliardi e passa di euro, che coinvolge 8 mila imprenditori agricoli, 120 aziende di trasformazione, oltre 10 mila lavoratori. Parliamo, insomma, di una vera potenza non soltanto dal punto di vista delle produzioni, ma anche dal punto di vista evocativo, sul piano nazionale ed internazionale.
      Intanto, sul piano internazionale si promuovono i nostri prodotti con una pingue iniezione di 120 milioni di euro, attraverso il segno distintivo nazionale. Cos’è questo ombrello, questo segno distintivo nazionale, che promuove le nostre produzioni ? Non è una forma surrettizia per promuovere di fatto l’italian packaging ? Non è, insomma, un modo per non promuovere il made in Italy, ma ciò che viene rimestato in Italia ? Non è un modo per accogliere, di fatto, i 70 milioni di chili di concentrato di pomodoro cinese, aggiungere un po’ di acqua e un po’ di sale, talvolta, inscatolare e rendere quel prodotto nazionale, sotto il marchio del segno distintivo nazionale, promosso proprio dal nostro Paese, a tutto danno degli agricoltori del nostro Paese, a tutto danno delle imprese agricole del nostro Paese e a danno anche dei trasformatori seri del nostro Paese ? È quella la prospettiva che noi indichiamo ? Una prospettiva non soltanto come modello culturale, ma anche come modello colturale ? È quella l'agricoltura che vogliamo ? Vogliamo diventare un Paese di trasformatori e abbandonare la nostra distintività alla monotona quantità ? Assolutamente no, credo.
      Per questo chiediamo al Governo di sapere cosa si sta facendo per evitare che questa condizione aumenti ancora, cosa si sta facendo sul fronte dei controlli e, soprattutto, cosa si sta facendo sul fronte della promozione per evitare che il prodotto cattivo, lavorato in Italia, ma che non è italiano, nelle Americhe e nei mercati internazionali scacci il prodotto buono, che il vero prodotto italiano.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Vito De Filippo ha facoltà di rispondere.

      VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevole Russo, il Governo è costantemente impegnato a tutela del made in Italy nell'agroalimentare e nelle sue produzioni simbolo, come, lei citava, quella del pomodoro.
      Credo sia importante ricordare a questo proposito che, proprio nell'ambito del disegno di legge cosiddetto collegato agricolo, che è stato approvato dalla Camera dei deputati lo scorso 18 febbraio, inviato in seconda lettura al Senato, per dare certezza giuridica e meglio qualificare i prodotti derivati dal pomodoro, sono state inserite specifiche disposizioni in materia. Alla disposizione di legge, una volta entrata in vigore, seguirà un decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, per definire i requisiti qualitativi adeguati al made in Italy.
      Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, inoltre, ha sempre espresso, in tutte le sedi nazionali ed Pag. 16europee, la necessità dell'indicazione obbligatoria dell'origine in etichetta per la corretta informazione al consumatore, per la tracciabilità e per la tutela delle produzioni proprio dalle frodi. Inoltre, il Ministero, attraverso le previsioni contenute nel decreto-legge 24 giugno 2014, n.  91, convertito, con modificazioni, nella legge 11 agosto 2014, n.  116, ha avviato il procedimento previsto dall'articolo 39 del regolamento n.  1169 del 2011, che prevede la possibilità di indicare obbligatoriamente l'origine nei casi di esigenza di protezione del consumatore dalle frodi e previa consultazione pubblica; consultazione che il Dicastero delle politiche agricole ha concluso con successo e alla quale ora si affiancherà un'indagine a valenza statistica, procedendo con il CREA per lo studio del legame con il territorio, al fine di redigere la norma e notificarla alla Commissione nelle more dell'iter comunitario richiesto per questi provvedimenti.
      Sul fronte della tracciabilità e della corretta fornitura delle indicazioni sugli alimenti è determinante il ruolo dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, in qualità di organo di controllo ufficiale di questo Ministero impegnato nella prevenzione e nella repressione degli illeciti nei vari settori del comparto agroalimentare, al fine di tutelare i consumatori ed i produttori nazionali.
      L'attività di controllo è istituzionalmente improntata alla verifica della qualità merceologica degli alimenti e dei mezzi tecnici di produzione, nonché all'accertamento delle conformità delle produzioni agroalimentari e delle relative norme di settore. Proprio al fine di migliorare, di potenziare e di rendere più efficaci gli accertamenti nel comparto agroalimentare, l'Ispettorato collabora da anni con vari organismi di controllo, quali il Comando carabinieri per la tutela della salute, i nuclei di polizia tributaria della Guardia di finanza ,il Corpo forestale dello Stato, il Comando carabinieri politiche agricole e alimentari, le capitanerie di porto e la stessa AGEA.
      Inoltre, per contrastare in maniera più incisiva l'eventuale ed illecita importazione di prodotti agroalimentari sul territorio nazionale, ha instaurato un rapporto di collaborazione con l'Agenzia delle dogane per poter monitorare i flussi di introduzione delle derrate alimentari provenienti da Paesi extra Unione europea e di ostacolare più efficacemente il commercio fraudolente di falsi alimenti made in Italy o di italian sounding sul territorio nazionale.
      Per quanto concerne il pomodoro da industria, a seguito della crisi che ha investito il settore e degli incrementi registrati negli ultimi anni dei flussi di importazione di conserve di pomodoro della Cina – concentrati, pelati, eccetera – sono stati, da anni, intensificati i controlli sia presso gli importatori di concentrato di pomodoro, sia lungo la filiera attraverso accertamenti fisici e documentali finalizzati alla verifica della sussistenza dell'idoneità dei sistemi di tracciabilità.
      C’è molto lavoro da fare, ma l'Italia ha un sistema di verifiche efficace e le frodi vengono scoperte proprio perché le contrastiamo. Controlli specifici sono, inoltre, eseguiti sull'introduzione nel territorio nazionale di pomodoro fresco proveniente da talune zone geografiche del bacino Mediterraneo, le cui produzioni agricole sono simili, per tipologia di prodotto e di stagionalità, proprio a quelle nostre nazionali.

      PRESIDENTE. Il deputato Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario De Filippo: il Parlamento già lo sa, ma credo che anche il Paese sia utile che sappia che a rispondere su una questione così importante e delicata per la filiera agricola – non me ne voglia l'attento e bravo sottosegretario De Filippo – non è il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, non è nemmeno il Viceministro, e lì c’è anche un sottosegretario. Questa è l'attenzione che il Ministero delle politiche Pag. 17agricole, alimentari e forestali dedica alle vicende dei nostri agricoltori, delle nostre aziende agricole.
      Ho ascoltato con attenzione la risposta e dovremo attendere, praticamente, che il Senato approvi la norma – quella del collegato agricolo –, sperando che non sia modificata, perché, magari, ritornerà, ritornerebbe di qui, alla Camera e, quindi, ancora altri mesi per approfondire una questione di tipo semantico sul profilo della norma, lasciando mesi e mesi durante i quali ancora tantissimo concentrato di pomodoro entra nel nostro Paese impunemente.
      Qui non si vuole testimoniare come non debba entrare, guai: noi siamo per una apertura vera delle nostre frontiere, ma dobbiamo avere la consapevolezza di cosa è in quei barattoli; dobbiamo dare al consumatore la certezza assoluta di ciò che c’è in quei barattoli; non dobbiamo confondere né i consumatori italiani né quelli stranieri, lasciando intendere che quello è made in, perché made in non è, semmai italian packaging, è un'altra cosa: è, come dire, confezionato nel nostro Paese, è diluito, è allungato d'acqua nel nostro Paese, ma il concentrato è di pomodoro cinese. Seguirà, ci è stato detto, un decreto interministeriale, studi, redazioni: siamo all'anno zero, siamo in una fase predittiva, siamo in una fase nella quale c’è ancora, certo, molto da fare. Ho la sensazione che c’è tutto da fare e, intanto, gli scaffali della grande distribuzione americana, nordamericana continuano ad essere pieni di questi prodotti, addirittura, sotto l'ombrello promosso con campagne milionarie di marketing proprio dal nostro Paese.
      Il prodotto cattivo che scaccia il prodotto buono, la concorrenza intra-Italia all'estero, una concorrenza che, ovviamente, va a danno della qualità, a danno della distintività, a danno delle tradizioni importanti delle grandi filiere del nostro Paese. È evidente, se così si continua, che verrà esportata sotto il marchio distintivo nazionale sempre più mozzarella fatta con cagliata che viene dall'Ucraina, sempre più vino a pochi euro, sempre più olio tunisino che passa per il nostro Paese, sempre più concentrato di pomodoro che, trattato nel nostro Paese, diventa addirittura italiano.
      Non sono soddisfatto, Presidente, non sono soddisfatto, perché la risposta del Governo è stata burocratica, come stentata è l'azione: è stata ed è lenta, è priva di autorevolezza in Europa e nel mondo, è timida, è prudente, vogliamo dire, è assolutamente inadeguata, è sicuramente confusa. L'Italia, in questo modo, sta promuovendo non il made in, non sta difendendo il made in, sta difendendo e promuovendo un modello di agricoltura completamente diverso e, a furia di far comprendere agli agricoltori del nostro Paese che la competizione è sul prezzo, non sulla qualità e, quindi, è possibile far tutti questi giri e questi raggiri, avremo un modello agricolo completamente diverso, distante dall'eccellenza verso la quale noi, viceversa, tendiamo. Questo è un modello di agricoltura che non ci piace, questa è una risposta del Governo che non ci piace.

(Intendimenti in ordine alla revoca dell'autorizzazione alla riscossione coattiva dei crediti vantati dall'Acea nei confronti degli utenti del servizio idrico integrato, prevista dal decreto ministeriale del 22 febbraio 2016 – n. 2-01314)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Frusone ed altri n. 2-01314, concernente intendimenti in ordine alla revoca dell'autorizzazione alla riscossione coattiva dei crediti vantati dall'Acea nei confronti degli utenti del servizio idrico integrato, prevista dal decreto ministeriale del 22 febbraio 2016 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo alla deputata Daga se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      FEDERICA DAGA. La ringrazio, Presidente. In questa interpellanza parliamo di una situazione molto particolare: infatti, sono più di dieci anni che, nella provincia di Frosinone, si sta sperimentando quella Pag. 18che dovrebbe essere, secondo voi, la gestione privata del servizio idrico in tutta Italia. Infatti, a Frosinone, in attesa delle vergognose leggi che voi avete approvato in questi anni, a partire dallo «sblocca Italia» e altre, un gestore che si chiama Acea Ato 5, società per azioni, Spa, già da tempo spadroneggia, con la connivenza dei sindaci locali che si sono avvicendati nel tempo.
      La storia della gestione idrica di quella provincia è lunga e travagliata ed è anche impossibile da raccogliere in questa sola interpellanza; si tratta di oltre dieci anni di esperienza. Potremmo citare, comunque, il caso del 2007, dove Acea chiedeva una revisione dei costi operativi, revisione concessa da chi ora veste la casacca del Partito Democratico nel Senato, la stessa del Ministro Padoan, che trattiamo appunto oggi; una revisione che, però, comportò, nel 2009, una pronuncia dell'allora Coviri – che non c’è più, purtroppo – sull'illegittimità di tale aumento: Acea aveva esagerato e stava facendo pagare ai cittadini qualcosa di non dovuto. A quell'epoca venne anche richiesto l'intervento del Ministero dell'economia e delle finanze, ma Acea rimase lì, nella sua posizione prepotente, e anzi non voleva nemmeno ridare i soldi che aveva indebitamente percepito.
      Questa vicenda la cito solo a titolo di esempio di questi dieci anni, per far capire specifici comportamenti del gestore in queste situazioni: per far capire come da sempre cittadini di quella provincia – Frosinone – non si fidano della gestione di Acea e, come tanti, sono in contenzioso con lo stesso gestore. La cito anche per far capire come vengono fatti i conti in quella provincia: la tariffa non veniva certo conteggiata con tutti gli scrupoli del caso. Il capitale investito qual era ? Il servizio offerto qual era ? Mica erano fattori da tenere in considerazione, l'importante era far pagare ai cittadini, perché, si sa, il privato deve incassare, mica deve fare gli interessi della cittadinanza, quindi dare un servizio alla cittadinanza ! A seguito di quegli interventi ci sono stati anni molto travagliati, dove l'assurda governance politica di quel territorio fa errori macroscopici, uno dietro l'altro, quando in realtà poteva cacciare via, mandare via, rescindere il contratto, mandare via il gestore per inadempienza da un momento all'altro.
      Ora, però, arriviamo ad un punto cruciale, cioè l'oggetto di questa interpellanza: l'oggetto, in realtà, sarebbe l'uso di Equitalia per riscuotere le bollette di Acea a Frosinone. Ma noi vogliamo parlare, invece, dell'aiuto che sistematicamente il partito di maggioranza e questo Governo danno ad Acea, come agli altri gestori. Lo «sblocca Italia» è uno degli esempi di come questo Governo stia adottando l'ideologia neoliberista sulla gestione dell'acqua, che è un diritto umano universale, sancito anche dall'ONU nel 2010, è un monopolio naturale e, quindi, in quanto tale, un guadagno assicurato per i gestori: sicuri introiti.
      Lo «sblocca Italia», la legge di stabilità del 2015, il testo unico appena uscito sui servizi pubblici locali della Madia, vanno in direzione della privatizzazione completa dei servizi essenziali, acqua compresa. Ora, la parola privatizzazione non viene usata ultimamente, ma vengono utilizzate altre parole – razionalizzazione, aggregazioni –: è un modo per aggirare questo concetto, ma arrivare comunque all'obiettivo, cioè quello di inserire privati per gestire un bene essenziale come l'acqua. Il Testo unico dei servizi pubblici locali Madia, giusto per fare degli esempi pratici, inizia subito parlando non di diritto, ma di bisogni della cittadinanza. Se io ho un bisogno, o ho i soldi per pagarlo oppure non usufruisco di quel servizio, ma essendo l'acqua un diritto umano universale, non mi potete venire a dire che poi mi staccate il servizio idrico, se non lo pago, perché sono moroso incolpevole: ricordo che l'acqua è un diritto umano essenziale, è un diritto umano universale e, quindi, non va neanche trattato come un servizio, come se fosse gas, elettricità o altre cose; senza l'elettricità, se vogliamo, possiamo anche starci, ma senza l'acqua no.
      Nel Testo unico viene, altresì, ribadito il concetto di remunerazione del capitale Pag. 19investito. Io vi ricordo che, con il referendum del 2011, quella frasetta fu abrogata dal secondo referendum. Quindi, quella parte risulta a noi adesso incostituzionale, perché il referendum è garantito dalla Costituzione e, inserendo di nuovo queste parole in questo decreto, voi andate a svilire lo strumento referendario: parole – ’svilire lo strumento referendario’ – che ha già utilizzato la Corte costituzionale nel 2011-2012, quando i Governi Berlusconi e Monti avevano reintrodotto, pare pare, le norme che erano state abrogate da quel referendum.
      E in questo momento particolare stiamo discutendo, anzi abbiamo appena finito di discutere in Commissione ambiente, il testo di legge che viene dai comitati promotori di quel referendum, che lo hanno creato nel 2007, ed è l'unica risposta possibile al risultato di quel referendum; ma quel testo è stato stracciato, distrutto, la maggioranza lo ha fatto diventare carta straccia; ha abrogato tutta una serie di parti che parlavano di ripubblicizzazione e, quindi, di gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, riportando quel potere economico-finanziario, che adesso è nelle mani di pochi, verso il basso, verso la cittadinanza – un concetto di democrazia reale partecipata dal basso –, mentre invece ne è stata fatta carta straccia ed è stata usata, ribadendo il concetto di prima per perseguire l'ideologia privatizzatrice del Governo e della maggioranza.
      Ora quel testo è stato utilizzato – io faccio una specifica perché è tutto molto collegato – per fare degli aggiustamenti alle leggi già vigenti, come lo «sblocca Italia», per mettere a posto delle virgole che, probabilmente, non si era riusciti, da parte della maggioranza, a mettere a posto negli altri atti che son passati poi successivamente; forse c’è una guerra interna tra la visione privatizzatrice e privatizzatrice della stessa maggioranza: avete una visione un po’ diversa, ma alla fine il risultato non cambia, è sempre quello.
      Da «privato è bello», abbiamo vinto sul referendum 2011 dicendo: «Fuori l'acqua dal mercato. Fuori i profitti dall'acqua !», si è arrivati al concetto di «privato è obbligatorio », «è ineluttabile», e noi lo vediamo, questo risultato della vostra volontà, sulle tariffe che sono aumentate, sulle infrastrutture fatiscenti che sono al collasso, sui distacchi indiscriminati e sulle multe dall'Europa. Infatti, vorrei ricordare che i gestori privati – come anche Acea di cui parliamo oggi – hanno in seno la gestione dei depuratori e delle fognature, per i quali non sono stati fatti lavori da oltre dieci anni, e noi ci becchiamo le multe dall'Europa in questo momento. Queste società sono dei carrozzoni vostri, i consigli di amministrazione sono nominati dai partiti: questa è la gestione privatistica del servizio idrico, perché, essendo monopolio naturale, appunto, ci si fa guadagno assicurato e allora tutti quanti dentro a metter le manine e via la ragnatela che si allarga !
      Questa ragnatela che si allarga l'abbiamo vista anche all'interno del Ministero dell'ambiente, perché come direttore, alla Direzione generale delle acque e delle bonifiche, abbiamo una persona che è in conflitto di interessi. È uscito anche un articolo di giornale questa settimana, ve lo potete leggere, è uscito su il Fatto Quotidiano di mercoledì. Noi abbiamo una Checcucci, che è stata scelta come direttore di questa Direzione generale e faceva parte dei consigli di amministrazione delle aziende private che gestiscono il servizio idrico in Toscana. Dalla Toscana nasce tutto, viene dichiarato il banco di prova delle vostre privatizzazioni, ha detto un vostro ex assessore all'ambiente nella regione Toscana.
      Ora, ritorniamo all'oggetto dell'interpellanza, torniamo nel Lazio, appunto: ci chiediamo come mai il Governo corra a soccorrere Acea, che in provincia di Frosinone non è mai riuscita a dare un servizio efficiente e non è nemmeno riuscita a fare un servizio di riscossione, visto che si deve affidare ad Equitalia. Ora, in che maniera può ?
      Infatti, il decreto del Ministro dice: «Ravvisata la rilevanza pubblica dei crediti vantati dalla società Acea Ato 5 Spa, gruppo Acea Spa, in quanto relativi ad un Pag. 20servizio pubblico essenziale, nella considerazione che l'equilibrio economico-finanziario del gestore del servizio idrico integrato consenta di assicurare nel tempo sostenibilità e qualità delle risorse idriche, è autorizzata la riscossione coattiva mediante il ruolo dei crediti vantati dalla società Acea Ato 5 Spa nei confronti degli utenti del servizio idrico integrato nell'ambito territoriale ottimale n.  5, Lazio meridionale – Frosinone». Questa autorizzazione rischia di aprire la strada a nuovi affidamenti ai concessionari della riscossione anche per crediti di natura privatistica per di più gestiti da privati, aggravando l'utenza, cioè i cittadini, di ulteriori costi e oneri relativi ad un servizio che potrebbe essere gestito direttamente dal gestore del servizio idrico. Al riguardo, si evidenzia che è la stessa legge – articolo 156 del testo unico ambientale – ad attribuire al gestore la riscossione della tariffa. Infatti, si dice: «La tariffa è riscossa dal gestore del servizio idrico integrato (...)», prevedendo solo come residuale la possibilità di affidarla a concessionari iscritti nell'apposito albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n.  446 del 1997.
      Ricordiamo poi l'interpretazione resa incidentalmente dalla Corte costituzionale nella nota sentenza n.  335 del 2008, con la quale, attribuendo alla tariffa la natura di corrispettivo contrattuale, ha ritenuto inapplicabili quelle modalità di riscossione mediante il ruolo che sono tipiche, anche se non esclusive, dei prelievi tributari, quasi a voler escludere o in ogni caso a limitare la riscossione mediante il ruolo di corrispettivi di natura privatistica. Infatti, senza considerare i trascorsi, Acea ha già provato in tre territori diversi a riscuotere con Equitalia (dove ha partecipazioni o dove possiede completamente l'azienda): guardiamo la Toscana, con Acque Spa, guardiamo a Frosinone con Ato 5 e guardiamo all'Acquedotto del Fiora, facendo ravvisare anche un abuso di posizione dominante.
      Noi chiediamo al Ministro: se si renda conto della macelleria sociale che sta per fare in provincia di Frosinone, visto che molte sono le persone che hanno un rapporto travagliato con Acea e che, per una mala gestione, rischiano cartelle esattoriali salatissime e, magari, dovranno dire addio anche alla propria casa per gli interessi del gestore; se intenda assumere un'immediata iniziativa normativa che limiti la possibilità per i soggetti privati, anche a partecipazione pubblica – è solo il capitale e non la ragione sociale –, di fare uso delle procedure di riscossione descritte in premessa a tutela dei consumatori e degli utenti, considerando che, fino al 30 giugno 2013, è stata prorogata la possibilità per gli enti locali di affidare il servizio di riscossione al concessionario Equitalia e alle società da essa partecipate, nell'ottica, appunto, di limitare tale modalità di riscossione che andrebbe affidata direttamente all'amministrazione competente ed ottimizzare i costi di gestione. Quindi, la decisione del Ministro Padoan va completamente in contrasto con questa decisione, a meno che questo termine non lo si voglia già prorogare di nuovo.

      PRESIDENTE. Grazie, collega Daga. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'istituto comprensivo statale «Piazza Borgoncini Duca» di Roma, che seguono i nostri lavori (Applausi). Il sottosegretario di Stato, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

      VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. Rispondo con gli elementi che mi sono stati trasmessi dal Ministero dell'economia e delle finanze. Con il documento di sindacato in oggetto gli onorevoli interpellanti chiedono chiarimenti in merito alla emanazione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 22 febbraio 2016, che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 10 marzo 2016, con cui è autorizzata la riscossione coattiva mediante il ruolo dei crediti vantati dalla società Acea Ato 5 Spa, gruppo Acea Spa, nei confronti degli utenti del servizio idrico integrato nell'ambito territoriale ottimale n.  5, Lazio meridionale – Frosinone.Pag. 21
      Al riguardo, sentiti gli uffici dell'amministrazione finanziaria, si rappresenta quanto segue: giova innanzitutto richiamare il quadro normativo di riferimento. Con il decreto legislativo 26 febbraio 1999, n.  46, la riscossione coattiva a mezzo ruolo è stata estesa anche alle entrate patrimoniali e non tributarie delle amministrazioni pubbliche. L'articolo 17 del citato decreto legislativo del 1999, n.  46, dispone infatti, al comma 1, l'estensione della riscossione tramite il ruolo nel senso sopra descritto e, al comma 2, prevede la riscossione coattiva, mediante il ruolo affidato ai concessionari, (ora agenti della riscossione), delle entrate degli enti pubblici territoriali nonché, dice la norma, «quella della tariffa di cui all'articolo 156 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152».
      Questo espresso riferimento alla tariffa idrica, di cui all'articolo 156 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152, deriva da una modifica del predetto articolo 17, comma 2, apportata dall'articolo 2, comma 11, del decreto-legge n.  262 del 2006, convertito con la legge n.  286, sempre del 2006. Dalla lettura della norma emerge, pertanto, un'espressa attenzione del legislatore alla riscossione con il ruolo della tariffa idrica.
      Il successivo comma 3-bis del medesimo articolo 17, introdotto dall'articolo 7 del decreto-legge 8 luglio 2002, n.  138, dispone che «il Ministro dell'economia e delle finanze può autorizzare la riscossione coattiva mediante il ruolo di specifiche tipologie di credito delle società per azioni a partecipazione pubblica, previa valutazione della rilevanza pubblica di questi crediti». Il comma 3-ter stabilisce ulteriormente che in caso di emanazione dell'autorizzazione di cui al comma 3-bis la società interessata procede all'iscrizione a ruolo, dopo aver emesso, vidimato e resa esecutiva una ingiunzione conforme all'articolo 2, primo comma, del regio decreto n.  639 del 1910.
      Invero, mentre per i crediti delle società a partecipazione pubblica è rimessa alla valutazione del Ministro la sussistenza della rilevanza pubblica del credito tale da legittimare l'autorizzazione alla riscossione coattiva a mezzo ruolo di cui al citato comma 3-bis, nel caso della tariffa idrica questa valutazione sembra già effettuata a monte dal legislatore, nel momento in cui ha equiparato la stessa alla riscossione delle entrate degli enti territoriali.
      Alla luce di quanto è stato esposto e a fronte delle richieste di autorizzazione alla riscossione coattiva a mezzo ruolo presentata da società a partecipazione pubblica che gestiscono il servizio idrico integrato, si è ritenuto di dover procedere all'emanazione del decreto autorizzatorio ove sussistono i necessari requisiti. Sotto il profilo della rilevanza pubblica dei crediti vantati dalle società partecipate, appare utile ricordare che la giurisprudenza amministrativa ha avuto modo di osservare che «tale rilevanza – cito una sentenza del TAR Lazio del 2010 – può essere riferita all'interesse della collettività che, ad esempio, usufruisce del servizio e, quindi, in relazione alla maggiore efficienza dello stesso, ma può essere riferita, altresì, all'interesse della società alla immediata riscossione delle proprie entrate».
      Nel caso delle società che svolgono il servizio idrico integrato risulta evidente che il mantenimento dell'equilibrio economico e finanziario consentirebbe presumibilmente di assicurare nel tempo la sostenibilità e la qualità dello stesso servizio pubblico fornito, ravvisando dunque la necessità di garantire alle stesse società la possibilità di riscuotere tariffe rimaste inevase nel modo più celere ed efficace possibile. Nello specifico, il decreto di autorizzazione a favore della società Acea Ato 5 Spa è stato emanato a seguito di un'attenta istruttoria – ci dice il Ministero dell'economia e delle finanze – finalizzata al riscontro proprio dei requisiti richiesti dalla legge. È stata pertanto verificata la sussistenza del requisito soggettivo previsto dalla legge. Si tratta, infatti, di una società a partecipazione pubblica, essendo la società Acea Ato 5 partecipata da Acea Spa, il cui socio di maggioranza è Roma Capitale. La società Acea Ato 5 gestisce, a seguito di affidamento in concessione, il servizio idrico integrato nell'ambito territoriale ottimale n.  5, Lazio meridionale – Frosinone. Trattandosi di una società a Pag. 22partecipazione pubblica, deve vigilare sul mancato pagamento da parte degli utenti morosi, in quanto ciò rischia di compromettere l'equilibrio economico e finanziario dell'azienda e quindi, in ultima analisi, di pregiudicare la sostenibilità e la qualità delle risorse idriche richieste e gestite. Si rileva, inoltre, che il gestore del servizio pubblico integrato, svolgendo l'attività di servizio pubblico essenziale in regime di monopolio, ha l'obbligo a contrarre con qualunque cliente faccia richiesta, senza poter effettuare alcuna valutazione di merito dello stesso cliente, ivi incluse la sua solvibilità e la sua propensione al pagamento.
      In merito al rilievo espresso invece dagli onorevoli interpellanti, secondo cui l'autorizzazione in questione possa aggravare di ulteriori costi l'utenza del servizio idrico, il Dipartimento delle finanze osserva che la natura di corrispettivo della tariffa non esclude che la stessa possa essere assimilata sul piano del regime di riscossione coattiva alle entrate tributarie degli enti pubblici territoriali, piuttosto che alle entrate di diritto privato degli enti stessi, stanti le oggettive differenze tra le cosiddette tariffe corrispettive determinate in base al principio di copertura dei costi per l'erogazione di un servizio pubblico e i corrispettivi determinati in base agli andamenti del mercato per ottenere un'entrata patrimoniale.
      Gli onorevoli interpellanti chiedono altresì di sapere se, preventivamente al rilascio dell'autorizzazione, l'amministrazione abbia valutato la sussistenza in capo al gestore dei requisiti tecnici per lo svolgimento delle attività di cui al comma 3-ter dell'articolo 17 del decreto legislativo n.  46 del 1999, nonché se sia stata valutata l'economicità della procedura di riscossione a mezzo ruolo rispetto alle procedure vigenti. In proposito, si ritiene, per quanto riguarda la valutazione dell'economicità della procedura della riscossione a mezzo ruolo che, come è stato già rappresentato, il consentire al gestore del servizio idrico integrato di riscuotere le tariffe inevase nel modo più celere ed efficace concorre ad assicurare nel tempo la possibilità di fornire ai cittadini un servizio essenziale di qualità. Per quanto attiene invece alla valutazione dei requisiti tecnici del gestore in ordine alla capacità della società autorizzata alla riscossione a mezzo ruolo ai sensi all'articolo 17, comma 3-bis, di effettuare gli adempimenti previsti dal comma 3-ter, cioè l'emissione di una ingiunzione di pagamento prima dell'iscrizione a ruolo, si ritiene che tale valutazione spetti esclusivamente all'operatore economico nell'esercizio della sua autonoma organizzazione gestionale.
      Infine, per quanto riguarda il presunto contrasto del decreto di autorizzazione con la norma che prevede per Equitalia Spa la cessazione delle attività di accertamento, liquidazione e riscossione delle entrate tributarie o patrimoniali dei comuni e delle società da essi partecipate ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto-legge n.  70 del 2011, il cui termine è stato differito da ultimo al 30 giugno 2016, deve richiamarsi il principio generale in base al quale un atto deve essere predisposto secondo le norme al momento vigenti. Su tutta l'introduzione dell'onorevole non ci sono elementi di risposta, perché ad una mia lettura la parte iniziale del suo intervento non era contenuta nell'interpellanza, ed io sono qui a rispondere rispetto ai quesiti che sono stati posti in essa.

      PRESIDENTE. Il deputato Luca Frusone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza, per dieci minuti.

      LUCA FRUSONE. Presidente, ringrazio il sottosegretario che è venuto qui a leggere una nota, visto che il Ministero dell'economia e delle finanze non ci mette nemmeno la faccia; ma in realtà noi già immaginavamo la risposta. La immaginavamo così tanto che abbiamo addirittura inserito delle parti, per non scomodare il Ministero dell'economia e delle finanze, già nelle premesse di questa interpellanza, perché sappiamo bene che si sono aggiustate tutte le leggi per arrivare fino a questo punto ! In un certo senso siamo sciocchi noi, che chiediamo a voi, che regalate soldi Pag. 23alle banche, ai partiti, ad aziende private, a voi che togliete soldi agli esodati, alle vittime di camorra, a voi che non volete approvare un reddito di cittadinanza per non far ripartire questo Paese, se per una volta siete a fianco dei cittadini e non dei potenti di turno. Siamo sciocchi noi ! Perché la storia e questa: la questione di Acea, in provincia di Frosinone, è una storia di forti contro deboli, e chi è stato eletto per difendere i deboli o gira la testa dall'altra parte, oppure peggio ancora, come in questo caso, si schiera con i forti.
      Come è già stato espresso in premessa, la questione di Equitalia è solo la goccia che fa traboccare il vaso: non è il primo aiuto che il Governo del PD oggi, come in questo caso, o del PdL negli anni passati, offre ai gestori privati del servizio idrico. È stato citato il Testo unico cosiddetto Madia, lo «sblocca Italia» solo per citare uno dei più recenti, senza contare la proposta di legge che è stata «assassinata» in Commissione ambiente proprio questa settimana; ma Acea in provincia di Frosinone è stata aiutata ampiamente anche dagli eletti del posto: se oggi lei può aiutarla così sfacciatamente, è grazie ai sindaci e presidenti di provincia che dal 2003 fino ad oggi hanno aiutato con la loro incapacità il gestore, se proprio non vogliamo insinuare nulla.
      Pensi che a seguito della gara vinta da Acea con un bel ribasso nel 2003, a distanza di tre anni essa inizia, nella revisione triennale della tariffa, a lamentare presunti maggiori costi derivanti da una presunta difformità della realtà dei fatti rispetto a quanto contenuto nel piano d'ambito. Immagini se lei, sottosegretario, dopo tre anni riporta la macchina al concessionario sostenendo che quando è stata acquistata era graffiata ! Si immagina le risate del concessionario ? Invece no: l'allora presidente della provincia Scalia, che oggi è senatore del PD, e la consulta d'ambito di quell'epoca, invece di tirar fuori clausole e condizioni, nomina due advisor che alla fine dicono che non possono stabilire se ci sono effettivamente costi maggiori, perché il gestore non collabora e non hanno documentazione.
      Viene quindi negata questa transazione con l'aumento dei costi di gestione ? Assolutamente no ! Anzi, non solo riconoscono questi costi, non si sa poi quali, ma non usano minimamente il parametro sulla qualità del servizio per definire la nuova tariffa; e quindi partono nel 2007 delle bollette che hanno un aumento esponenziale della tariffa. Probabilmente chi non conosce la questione si starà chiedendo: è possibile che nessuno abbia detto nulla su una tariffa già ad occhio illegittima ? Fortunatamente sì, c’è qualcuno che ha vigilato: il garante regionale e il Coviri rilevano infatti che questo aumento è illegittimo, andando ad aumentare le tariffe di oltre il 20 per cento. Nonostante questo arrivano le bollette, fino a quando il Coviri, dopo un'ispezione persino del Ministero dell'economia e delle finanze, che quindi conosce la questione, interviene; e nel 2009 l'assemblea dei sindaci deve aderire alla pronuncia del Coviri, e quindi annulla la delibera del 2007, quella dell'aumento tariffario del 20 per cento. A questo punto, dei sindaci seri, e il nuovo presidente della provincia in quota Pdl allora, e Forza Italia ora, Iannarilli (in quel periodo anche membro di questa Camera, quindi conosceva bene le leggi che si stavano approvando per aiutare i gestori), dovevano subito mettere alla porta il gestore, visto che il servizio faceva pena e gli investimenti previsti nel 2003 non erano stati fatti. Stranamente, però, tutto tace: nessuna messa in mora per il gestore, nessuna diffida, nemmeno una multicina. Chissà perché ! Lei mi potrebbe chiedere perché le sto spiegando questo: perché a seguito della sua risposta, per capire veramente cosa farà il vostro decreto in provincia di Frosinone, dovete capire che ci sono cittadini che da anni combattono contro queste ingiustizie, e voi state falciando i loro diritti andando in soccorso di Acea con Equitalia.
      Naturalmente la storia non finisce qui: successivamente i sindaci, dopo l'immobilismo dimostrato nel 2009, rimangono ancora più fermi; e non volendo risolvere la questione della tariffa, che per legge doveva essere aggiornata, e per non farsi dire dai Pag. 24cittadini che avevano «montato» la bolletta, inizia un periodo in cui non decidono nulla. Teatrini, numeri legali mancanti, sindaci che scappano durante le pause; e successivamente Acea inizia a richiedere l'aggiornamento della tariffa, fino ad arrivare in tribunale. Questa situazione si risolverà con un commissario, su cui non mi voglio dilungare, che deciderà una tariffa prendendo come modello quella del 2007 ritenuta illegittima: in poche parole, definisce una tariffa su misura di Acea, non tenendo conto del servizio carente e degli investimenti mancanti.
      Qui poi troviamo un altro capolavoro dei sindaci, della segreteria tecnica e del presidente della provincia di allora: fanno ricorso a questa assurda tariffa, e prima chiedono la sospensiva, per evitare che venissero emesse bollette folli, e magari dopo Acea doveva restituire i soldi in caso di soccombenza; ma poi la ritirano, facendo sì che la determina del commissario iniziasse a produrre effetti: anche qui il motivo è sconosciuto. Per dovere di cronaca, e questo è un dato molto importante, la vicenda non è ancora chiusa, quindi c’è ancora un contenzioso aperto: immaginate le azioni di Equitalia su delle tariffe che ancora non si sa se sono effettivamente legittime, perché c’è un contenzioso davanti al Consiglio di Stato, che vanno a pignorare i beni mobili delle persone, e poi magari questa tariffa si scopre che è illegittima ! Che cosa accadrà ? Ma ci pensare a questo ? Non credo, perché poi siete voi che dite che a giugno 2016 Equitalia deve andare a casa; eppure, nonostante questo, le attribuite questo potere enorme per aiutare Acea: non credo che vi siate posti questa domanda !
      Tutto questo, andando ai numeri, si è trasformato in conguagli per 128 milioni di euro che pagano i cittadini, in altri soldi per gli investimenti che Acea non ha mai effettuato, in una situazione paradossale in cui sempre più cittadini contestano le bollette, che oggettivamente non possono essere pagate. E quando dico oggettivamente intendo bollette da 16.000, 20.000 euro e anche oltre, e se non si pagano, Acea porta avanti pratiche scorrette fino a staccare il contatore, in barba persino alla pronuncia dell'ONU che prevede un minimo vitale di 50 litri. Se non c’è nemmeno il flusso d'acqua, visto che si stacca il contatore, mi spiegate come si fa ad avere anche un solo litro d'acqua ? I distacchi devono essere illegali, questo dovete fare come Ministero ! Va contro qualsiasi principio, ma vi ricordare il famoso detto «dar da bere agli assetati» ? Lei capisce che con la vostra decisione e con le leggi precedenti che lei ha elencato voi andate a dare manforte a un gestore che sta vessando i cittadini di una provincia, cittadini che non hanno acqua 24 ore di fila, nonostante la provincia di Frosinone sia uno dei bacini idrici più importanti d'Italia. Pensi che a Cassino regalano l'acqua ad un altro gestore, Acqua Campania, che poi la rivende al Lazio per 4 o 5 milioni di euro, immaginate quanta acqua abbiamo. Ce n’è talmente tanta che, nonostante le dispersioni che arrivano quasi all'80 per cento – per farvi capire gli investimenti che sono stati fatti – eppure non c’è carenza idrica, se non per errori da imputare al gestore. E poi, lei ha parlato anche della pronuncia della Corte costituzionale, è chiaro che la tariffa ha natura di corrispettivo, poi voi con delle leggi date la possibilità ad Equitalia di entrare in questa situazione, ma ricordatevi che quello che è legale non è per forza giusto; è questo che voi non riuscite a capire.
      Legalità non è sinonimo di giustizia, giustizia è un'altra; giustizia è quella che chiedono i cittadini. Persino le leggi fascistissime (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) a quel tempo erano legali, ma non erano assolutamente giuste. Come fate a dire che quei crediti hanno rilevanza pubblica ? Acea ha rilevanza pubblica a questo punto ? I dividendi di Acea hanno rilevanza pubblica o hanno rilevanza solo per chi Renzi ha messo a capo di Acea Spa e di tutti i suoi soci ? Il problema di fondo forse è proprio questo, quello che voi intendete come rilevanza pubblica. Per noi l'acqua ha rilevanza pubblica, non i bilanci di società private. Hanno rilevanza pubblica le telefonate dei Pag. 25cittadini che non sanno come pagare 20 milioni di euro di bolletta e ora rischiano il pignoramento della casa. Ha rilevanza pubblica il disagio di famiglie, con malati o disabili, che si ritrovano senza acqua perché gli hanno staccato i contatori. Persino con loro vi accanite e tutto questo mentre siamo in attesa di una sentenza che magari dirà che tutti quei soldi ad Acea non sono dovuti. Il mio è un appello, sapevo già la risposta, l'avete fatto il decreto, quindi è palese la vostra intenzione di aiutare Acea grazie ad Equitalia. Questo è un appello: smettetela di favorire i gestori privati, smettetela di favorire le persone che mettete in quei gestori privati, perché lo sappiamo, persino membri del Governo erano all'interno di gestori privati, nei CdA, per esempio Maria Elena Boschi. Finisco, Presidente. Iniziate a favorire i cittadini per una volta, questo è veramente un appello. Voi non capite che cosa state facendo; spero che non lo capiate perché altrimenti siete complici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

      PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 marzo 2016, il deputato Sebastiano Barbanti, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 11,25).

      SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per ricordare un fatto accaduto quasi quattordici anni fa. È il 19 marzo del 2002 ed è sera, Presidente. Siamo a Bologna, alla stazione di Bologna. Un uomo scende dal treno che ferma a Bologna e che arriva da Modena; a Modena insegna presso la Facoltà di economia. Da qualche parte alla stazione di Bologna c’è la sua bicicletta, la slega, la inforca, si avvia verso casa non prima di aver telefonato a casa per avvertire che stava arrivando. Sotto casa sua ad aspettarlo ci sono due uomini. Quando si avvicina al numero 14 di via Valdonica, queste persone si avvicinano a lui, indossano dei caschi integrali e gli sparano sei colpi di pistola. È sera, sono quasi le 20, quest'uomo morirà qualche minuto più tardi tra le braccia degli operatori del 118. Quest'uomo, Presidente, si chiamava Marco Biagi, e la pistola con cui è stato ucciso è la stessa con cui tre anni prima veniva ucciso a Roma Massimo D'Antona. Marco Biagi è l'ultima vittima di una lunga serie di persone uccise dal terrorismo di matrice comunista in questo Paese, non soltanto Massimo D'Antona che ho testé ricordato, Ezio Tarantelli, Walter Tobagi e tanti altri. Io credo, Presidente, che quando si mescola il fanatismo ideologico e oggi, purtroppo, anche quello religioso, col germe della violenza, ci si trova di fronte a fatti e a tragedie che puntano a minare i principi base della nostra convivenza democratica: il confronto, il dibattito e il dialogo. Credo, Presidente, che, visto che domani sarà il quattordicesimo anniversario dell'omicidio di Marco Biagi, non sarebbe stato giusto, non sarebbe stato dignitoso lasciar passare questo anniversario senza un ricordo in quest'Aula, visto che nell'altro ramo, al Senato, hanno pensato di fare una commemorazione ufficiale. Ecco, credo che sia doveroso lasciare agli atti di questa seduta e di quest'Assemblea, in occasione di questo anniversario, il ricordo della storia di Marco Biagi e di tanti come lui, morti uccisi da una mano vigliacca del terrorismo italiano di matrice comunista, per avere avuto il coraggio delle proprie idee.

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      PRESIDENTE. Grazie, Presidente Baldelli. Ovviamente la Presidenza si associa al suo ricordo e al ricordo quindi di Marco Biagi. Voleva... prego.

      SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la ringrazio per essersi associato. Aggiungo un'altra ragione per cui avevo chiesto la parola per fine seduta, per sollecitare, attraverso di lei, Presidente, da parte del Governo la risposta ad un'interpellanza che ho presentato sulla vicenda dei maxi conguagli dell'energia elettrica, che dovrebbero far seguito a un impegno per una moratoria preso di fronte a questa Assemblea da parte del Governo ormai cinque mesi fa, e ad altri atti di sindacato ispettivo. Mi riferisco a un'interrogazione a risposta orale con cui si chiede conto di quanti siano i cittadini che abbiano dovuto restituire gli 80 euro dati dal Governo Renzi come bonus negli anni passati e a sei nuovi atti di sindacato ispettivo che quest'oggi sono stati pubblicati e che riguardano le criticità emerse a seguito delle nuove norme che prevedono la riscossione del canone RAI da parte delle società elettriche.

      PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo «Alessandro Manzoni» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 11,32).

      PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data 17 marzo, il presidente della Commissione agricoltura, deputato Luca Sani, anche a nome del vicepresidente della Commissione ambiente, deputato Tino Iannuzzi, ha rappresentato che gli uffici di presidenza delle Commissioni riunite hanno convenuto, all'unanimità, di sottoporre all'attenzione della Presidenza l'esigenza di rinviare, comunque entro il mese di aprile, l'inizio dell'esame in Assemblea del disegno di legge n.  2039, recante «Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato», previsto nel calendario dei lavori a partire da lunedì 21 marzo. L'esame del provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.
      Avverto che, in calce al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2016 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea; per la discussione generale della proposta di inchiesta parlamentare recante «Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati del 17 novembre 2014, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti».

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Lunedì 21 marzo 2016, alle 12,30:

      1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
          Conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016, n.  18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio (C. 3606-A).
      — Relatore: Sanga, per la maggioranza; Pesco e Busin, di minoranza.

      2. – Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare:
          GELLI ed altri: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 17 novembre 2014, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, Pag. 27nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione (Doc. XXII, n.  62-A).
      — Relatore: Fiano.

      3. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
          SENALDI ed altri; QUINTARELLI ed altri; ALLASIA ed altri; BORGHESE e MERLO: Disposizioni per l'introduzione di un sistema di tracciabilità dei prodotti finalizzato alla tutela del consumatore (C. 1454-2522-2868-3320-A).
      — Relatrice: Bini.

      4. – Discussione sulle linee generali della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2016 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (Doc. LXXXVII-bis, n.  4-A).
      — Relatrice: Berlinghieri.

      5. – Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
          S. 1829 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo, fatto a Roma il 26 agosto 2014 (Approvato dal Senato) (C. 3302).
      — Relatore: Porta.
          Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e la Santa Sede in materia fiscale, fatta nella Città del Vaticano il 1o aprile 2015 (C. 3329-A).
      — Relatore: Monaco.
          Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Monaco sullo scambio di informazioni in materia fiscale, con Protocollo, fatto a Monaco il 2 marzo 2015 (C. 3330).
      — Relatore: Rabino.

      La seduta termina alle 11,35.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DOC. XXII, N. 62-A, E DEL DOC. LXXXVII-BIS, N. 4-A

Doc. XXII, n.  62-A – Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 17 novembre 2014, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti

Discussione generale: 7 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 10 minuti
    Partito Democratico 35 minuti
    MoVimento 5 Stelle 32 minuti
    Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 31 minuti
    Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia e Libertà 31 minuti
    Area Popolare (NCD - UDC) 31 minuti
    Scelta Civica per l'Italia 30 minuti
    Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti
Democrazia Solidale – Centro Democratico 30 minuti
    Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti
    Misto: 30 minuti
        Conservatori e Riformisti 7 minuti
        Alternativa Libera 7 minuti
        Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 6 minuti
        Minoranze Linguistiche 4 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 3 minuti
        Unione Sudamericana Emigrati Italiani 3 minuti
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Doc. LXXXVII-bis, n.  4-A – Relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2016, sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2016

Tempo complessivo, escluse le dichiarazioni di voto: 7 ore (*).

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 1 minuto
    Partito Democratico 1 ora e 29 minuti
    MoVimento 5 Stelle 38 minuti
    Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
    Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia e Libertà 23 minuti
    Area Popolare (NCD - UDC) 23 minuti
    Scelta Civica per l'Italia 20 minuti
    Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 19 minuti
Democrazia Solidale – Centro Democratico 18 minuti
    Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 17 minuti
    Misto: 26 minuti
        Conservatori e Riformisti 6 minuti
        Alternativa Libera 6 minuti
        Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 5 minuti
        Minoranze Linguistiche 3 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 3 minuti
        Unione Sudamericana Emigrati Italiani 3 minuti

(*) Per le dichiarazioni di voto sono attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Al gruppo Misto sono assegnati 15 minuti.