XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 24 marzo 2017

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL NN. 4144 E ABB., 1202 E ABB. E DOC. XXII, N. 12

Pdl n.  4144 e abb. – Aree Protette

Tempo complessivo: 23 ore, di cui:
•  discussione generale: 9 ore;
•  seguito dell'esame: 14 ore.

Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 32 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 2 ore e 3 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 38 minuti 8 ore e 47 minuti
    Partito Democratico 47 minuti 2 ore e 22 minuti
    MoVimento 5 Stelle 36 minuti 1 ora e 1 minuto
    Forza Italia - Il Popolo della
    Libertà - Berlusconi Presidente
33 minuti 43 minuti
    Articolo 1 - Movimento Democra tico e Progressista 32 minuti 39 minuti
    Area popolare - NCD - Centristi
    per l'Europa
32 minuti 33 minuti
    Lega Nord e Autonomie - Lega dei
    Popoli - Noi con Salvini
31 minuti 30 minuti
    Sinistra Italiana - Sinistra
    Ecologia Libertà - Possibile
31 minuti 29 minuti
    Civici e Innovatori 31 minuti 29 minuti
    Scelta civica - ALA per la Costi tuente liberale e popolare - MAIE 31 minuti 29 minuti
    Democrazia solidale - Centro
    Democratico
31 minuti 28 minuti
    Fratelli d'Italia - Alleanza
    nazionale
31 minuti 27 minuti
    Misto: 32 minuti 37 minuti
        Conservatori e Riformisti 9 minuti 12 minuti
        Minoranze Linguistiche 5 minuti 6 minuti
        Alternativa Libera - Tutti
        insieme per l'Italia
4 minuti 5 minuti
        UDC 4 minuti 4 minuti
        USEI - IDEA (Unione Sudame ricana Emigrati Italiani) 4 minuti 4 minuti
        FARE! - Pri 3 minuti 3 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) -
        Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti 3 minuti

Pdl n.  1202 e abb. – Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:
•  discussione generale: 8 ore e 30 minuti;
•  seguito dell'esame: 5 ore.

Discussione generale Seguito esame
Relatori 20 minuti
(complessivamente)
15 minuti
(complessivamente)
Governo 10 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 28 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 44 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 22 minuti 3 ore e 21 minuti
    Partito Democratico 39 minuti 53 minuti
    MoVimento 5 Stelle 33 minuti 23 minuti
    Forza Italia - Il Popolo della
    Libertà - Berlusconi Presidente
32 minuti 16 minuti
    Articolo 1 - Movimento Democra tico e Progressista 31 minuti 15 minuti
    Area popolare - NCD - Centristi per l'Europa 31 minuti 13 minuti
    Lega Nord e Autonomie - Lega dei
    Popoli - Noi con Salvini
31 minuti 11 minuti
    Sinistra Italiana - Sinistra Eco logia Libertà - Possibile 31 minuti 11 minuti
    Civici e Innovatori 31 minuti 11 minuti
    Scelta civica - ALA per la Costi tuente liberale e popolare - MAIE 31 minuti 11 minuti
    Democrazia solidale - Centro
    Democratico
31 minuti 11 minuti
    Fratelli d'Italia - Alleanza
    nazionale
30 minuti 10 minuti
    Misto: 31 minuti 16 minuti
        Conservatori e Riformisti 10 minuti 4 minuti
        Minoranze Linguistiche 5 minuti 2 minuti
        Alternativa Libera - Tutti
        insieme per l'Italia
4 minuti 2 minuti
        UDC 3 minuti 2 minuti
        USEI - IDEA (Unione Sudame ricana Emigrati Italiani) 3 minuti 2 minuti
        FARE! - Pri 3 minuti 2 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) 3 minuti 2 minuti

DOC. XXII, n.  12 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'espulsione e sul rimpatrio della moglie e della figlia di un dissidente politico kazako

Discussione generale: 8 ore e 30 minuti.

Relatori per la maggioranza 30 minuti
(complessivamente)
Relatore di minoranza 10 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 15 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 10 minuti
    Partito Democratico 36 minuti
    MoVimento 5 Stelle 32 minuti
    Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente 31 minuti
    Articolo 1 - Movimento Democratico
    e Progressista
31 minuti
    Area popolare - NCD - Centristi per
    l'Europa
30 minuti
    Lega Nord e Autonomie - Lega dei
    Popoli - Noi con Salvini
30 minuti
    Sinistra Italiana - Sinistra Ecologia Libertà - Possibile 30 minuti
    Civici e Innovatori 30 minuti
    Scelta civica - ALA per la Costituente liberale e popolare - MAIE 30 minuti
    Democrazia solidale - Centro
    Democratico
30 minuti
    Fratelli d'Italia - Alleanza nazionale 30 minuti
    Misto: 30 minuti
        Conservatori e Riformisti 9 minuti
        Minoranze Linguistiche 5 minuti
        Alternativa Libera - Tutti insieme
        per l'Italia
4 minuti
        UDC 3 minuti
        USEI - IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) 3 minuti
        FARE! - Pri 3 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) -
        Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 24 marzo 2017.

      Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bosco, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Caso, Castiglione, Catania, Causin, Censore, Antimo Cesaro, Cicchitto, Colonnese, Coppola, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marcon, Migliore, Morassut, Mucci, Orlando, Pannarale, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Sottanelli, Tabacci, Terzoni, Valeria Valente, Velo, Vignali.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 23 marzo 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          DADONE: «Modifiche all'articolo 11 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n.  160, in materia di valutazione della professionalità dei magistrati titolari di incarichi politici elettivi o di governo» (4383);
          VEZZALI: «Modifiche all'articolo 3 del decreto-legge 14 agosto 2013, n.  93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.  119, concernenti l'estensione dei presupposti per l'ammonimento da parte del questore ai casi di violenza sessuale nonché l'utilizzazione di dispositivi mobili di allarme e localizzazione» (4384);
          VEZZALI: «Istituzione di un fondo per l'indennizzo delle vittime di reati di percosse, di lesione personale, di atti persecutori commessi in ambito domestico e di violenza sessuale» (4385);
          MENORELLO: «Disposizioni concernenti la riammissione in servizio dei pubblici dipendenti sospesi dal servizio o collocati in quiescenza a seguito di provvedimento di sospensione successivamente revocato dall'amministrazione» (4386);
          PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE LA RUSSA: «Modifiche agli articoli 11 e 117 della Costituzione, concernenti l'introduzione del principio di sovranità rispetto all'ordinamento dell'Unione europea» (4387).

      Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

          I Commissione (Affari costituzionali):
      PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BIANCOFIORE ed altri: «Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige in materia di organi e funzioni della regione e delle province autonome nonché per la garanzia della parità dei diritti dei gruppi linguistici italiano, tedesco e ladino» (4203) Parere delle Commissioni II, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
      FRAGOMELI ed altri: «Modifiche ai testi unici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n.  361, e al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n.  533, in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (4363) Parere della V Commissione.

          Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa):
      ZANIN ed altri: «Disposizione concernente il trasferimento del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia» (4289) Parere delle Commissioni V e XI.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.

      Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, con lettera in data 23 marzo 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della deliberazione istitutiva, la «Relazione sul fenomeno della contraffazione sul web».

      Il predetto documento sarà stampato e distribuito (doc. XXII-bis, n.  9).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative di competenza in merito all'introduzione di una disciplina omogenea in materia di Zone a traffico limitato e del relativo sistema sanzionatorio – 2-01709

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
          la modalità di istituzione di una zona a traffico limitato (Ztl) può far nascere il sospetto che dietro, al paventato beneficio ambientale per i cittadini si celi in realtà un qualche interesse economico;
          non di rado, infatti, l'accesso alle Ztl, con riguardo all'esame delle domande per l'ingresso e alla consegna dei relativi pass, è gestito dalle amministrazioni locali e dalle aziende appaltatrici in modo arbitrario se non perfino clientelare;
          la Ztl ha un costo medio di installazione che va dai 200.000 ai 450.000 euro e nessuna amministrazione deciderebbe di installarla se non avesse un'azienda che sponsorizzasse parte del costo della strumentazione;
          in genere queste aziende non propongono una semplice vendita di tali apparecchiature alle amministrazioni pubbliche, ma, nella realtà, offrono, un noleggio fittizio mascherato da vendita;
          le casistiche note sono due: o le stesse affittano le strumentazioni a un canone abbordabile, ma con la clausola che, ad esse, venga affidato il servizio di spedizione dei verbali d'infrazione e, di fatto, anche la gestione del sistema, oppure esigono in qualche modo una sorta di provvigione per fotogramma scattato, agendo, secondo gli interpellanti, in palese contrasto con l'articolo 61 della legge 29 luglio 2010, n.  120;
          la società appaltatrice ha un interesse diretto a rilevare molte infrazioni e, di conseguenza, c’è il rischio concreto che la stessa attui varie strategie per aumentare i propri guadagni, come la gestione non regolamentare dei tempi di apertura e l'apposizione di una segnaletica contraddittoria (la dizione «Varco attivo», ad esempio, potrebbe essere interpretata dagli automobilisti stranieri in modo diametralmente opposto: «open/active gate»);
          finora il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha preteso, spesso invano, che ogni accesso alla Ztl fosse dotato di una via di fuga segnalata convenientemente e tale da consentire di evitare l'ingresso involontario, una segnalazione anticipata sull'esistenza e sulla direzione di tale via di fuga, un cartello con l'indicazione preventiva dei tipi di veicoli quali è vietato l'ingresso, più cartelli progressivi che indichino la distanza dal portale di inizio Ztl, cartelli in più lingue, nel caso la Ztl, abbia orari di transito consentito;
          a volte, invece, manca una segnaletica adeguata e ben visibile che dia all'automobilista l'esatta, inequivocabile ed immediata percezione degli orari di vigore della Ztl, della distanza che lo separa dai varchi, della presenza di eventuali vie di scorrimento alternative, che permettano di non violare la zona in cui è vietato l'accesso, e della individuazione dei veicoli e dei motoveicoli inclusi o esentati dalle limitazioni;
          la Corte di cassazione, inoltre, ha sancito lei possibilità di sanzionare più volte un automobilista per la violazione della Ztl, anche se tale condotta avviene nell'arco della stessa giornata ed a distanza di pochi minuti, rilevando in tal senso l'insussistenza di una unica condotta ed una reiterazione dell'illecito amministrativo e non, invece, quella che appare agli interpellanti una vessazione del sistema sanzionatorio a danno del cittadino su quello che verosimilmente potrebbe delinearsi nella maggioranza dei casi come un semplice errore umano causato da scarsa conoscenza dei vincoli o da un disorientamento –:
          se il Governo non intenda assumere iniziative per definire una disciplina chiara, unica ed inequivocabile in merito all'installazione, alla gestione e alla segnaletica delle Ztl e statuire che, prima di mettere in funzione una zona a traffico limitato, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti verifichi e approvi le soluzioni finali adottate per la messa in opera, al fine di rispettare le indicazioni dell'articolo 61 della legge 29 luglio 2010, n.  120, ed evitare che le Ztl stesse si trasformino in uno strumento distorto con effetti vessatori per i cittadini.
(2-01709) «Baldelli, Rampelli, Gianluca Pini, Garofalo, Altieri, Biasotti, Romele, Palmizio, Squeri, Polverini, Giammanco, Elvira Savino, Alberto Giorgetti, Occhiuto, Gelmini, Rizzetto, Garnero Santanchè, Vella, Sarro, Luigi Cesaro, Laffranco, Calabria, Polidori, Riccardo Gallo, Crimi, Longo, Secco, Russo, Biancofiore, Prestigiacomo, Saltamartini».


Iniziative di competenza, nell'ambito del rinnovo del contratto di servizio con Trenitalia, in merito ad efficaci collegamenti mediante tratta Intercity tra Roma e Bolzano – 2-01694

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
          l'articolo 16 della Costituzione, sancendo che «ogni cittadino può circolare (...) liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale», salvo deroga imputabile a motivi di sanità e sicurezza, configura il diritto alla mobilità, ponendo conseguentemente in capo allo Stato l'onere di costituire le condizioni di diritto e di fatto ad esso conseguenti;
          Trenitalia effettua i servizi di trasporto passeggeri sulla lunga percorrenza secondo due tipologie:
              a) servizi di trasporto passeggeri nazionale sulla lunga e media distanza. Il contratto di servizio è tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Trenitalia. I servizi inseriti in tale contratto sono denominati servizi universali e sono a carico finanziario dello Stato e ne fanno parte gli Intercity notte (ICN);
              b) servizi di trasporto passeggeri nazionale sulla lunga e media distanza;
          per quanto riguarda i collegamenti notturni, gli Intercity notte garantiscono all'utenza che ne necessita, la possibilità di raggiungere città molto distanti senza dover perdere una giornata lavorativa per lo spostamento;
          lo schema del nuovo contratto di servizio 2017-2026 presenta una sostanziale continuità d'impostazione con l'atto precedente, introducendo alcune novità, in coerenza con l'evoluzione del quadro normativo e regolatorio di riferimento (in particolare del decreto legislativo n.  112 del 2015 e della delibera dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART) n.  96 del 2015 di definizione dei princìpi e criteri per la determinazione dei canoni di accesso all'infrastruttura ferroviaria);
          per l'anno 2016, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha predisposto una relazione (Gabinetto Mit U.0000615 del 10 gennaio 2017) nella quale vengono dettate anche alcune linee guida per il rinnovo del contratto 2017–2021 con Trenitalia, tra cui l'avvio della periodicità dell'Intercity notte RomaBolzano (venerdì, sabato e domenica) e un suo preferibile instradamento sulla linea via Ferrara-Rovigo-Vicenza;
          in attuazione a quanto sopra detto, già a metà gennaio 2017, l'Intercity notte Roma-Bolzano-Roma è stato cancellato nei giorni feriali, purtroppo senza alcun preavviso o comunicazione ai viaggiatori;
          sono rimasti inalterati tutti gli Intercity notte sulla tratta di Trieste e Torino;
          così facendo sia il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che Trenitalia, hanno operato, secondo gli interpellanti, pregiudicando la libertà di circolazione dei lavoratori dell'Alto Adige, del Trentino e della provincia di Verona, limitando i loro spostamenti o indirizzandoli su tratte che precludono l'efficienza lavorativa in quanto più lunghe e meno puntuali, e di fatto creando una disparità di trattamento con tutti gli altri pendolari notturni provenienti da Torino o Trieste e diretti a Roma o viceversa –:
          se il Ministro interpellato, nell'ambito del rinnovo del contratto di servizio con Trenitalia, non ritenga opportuno verificare la reale necessità della soppressione nei giorni feriali del treno notte RomaBolzano ed eventualmente assumere iniziative affinché sia ripristinato l'Intercity notte Roma-Bolzano, soprattutto a salvaguardia della libertà di circolazione di quei passeggeri che usufruiscono di tale servizio per motivi di lavoro.
(2-01694) «Plangger, Gnecchi, Pisicchio».


Iniziative di competenza tese ad evitare la trasformazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) in enti sussidiari – 2-01683

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          dal sito dell'Associazione italiana medici è possibile prendere visione dello statuto della Fondazione degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e delle professioni sanitarie della Sicilia, di cui la sede è in Palermo, in via Padre Rosario da Partanna 22;
          a tale Fondazione partecipano gli ordini dei medici e degli odontoiatri di tutte le province siciliane;
          gli scopi previsti dalla Fondazione consistono, tra l'altro, a norma dell'articolo 2: «alla formazione del personale medico e non, delle aziende sanitarie ed ospedaliere, dei medici e degli operatori sanitari iscritti nei rispettivi albi (...). Per il raggiungimento delle proprie finalità, la Fondazione potrà promuovere attività di studio e ricerca scientifica, indagini e sondaggi e la diffusione della conoscenza nelle materie di competenza degli iscritti agli ordini professionali in questione; progettare, istituire e gestire corsi e scuole di Alta Formazione per l'aggiornamento, il perfezionamento, la specializzazione la preparazione all'esercizio della professione di medico e delle altre professioni sanitarie, anche avvalendosi di consulenti esterni e di convenzioni con Università ed enti pubblici e privati»;
          l'articolo 3 del sopracitato statuto prevede che il patrimonio della Fondazione sia determinato dai conferimenti annuali dei soci partecipanti di diritto in misura proporzionale ai loro iscritti;
          l'articolo 7 prevede che la Fondazione è retta da un consiglio di amministrazione composto da nove membri: il Presidente della Fondazione, di diritto, e otto membri ordinari. Gli otto membri ordinari sono così scelti: quattro dall'assemblea generale di cui almeno tre scelti tra i presidenti degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri della Sicilia; quattro dal presidente della Fondazione da scegliere tra i fondatori o, venuti questi a mancare, tra i presidenti degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri della Sicilia;
          tali decisioni, sopra descritte, sono state assunte senza che gli iscritti degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e delle professioni sanitarie della Sicilia fossero stati preliminarmente interpellati in sede di assemblea generale, come scrive, l'8 febbraio 2017, il Quotidiano Sanità;
          nel bilancio di previsione 2017, dell'ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Palermo è presente nella parte II – uscite, a pagina 5, sotto la categoria «trasferimenti» la voce «Fondazione Ordini Sicilia» euro 159.000;
          in data 15 novembre del 2016 a Catania, nell'ambito di una manifestazione pubblica a sostegno del sì al referendum costituzionale, con la presenza di autorevoli esponenti della politica nazionale, è stata data la notizia della costituzione della Fondazione degli OMCeO siciliani; altresì si sono svolte iniziative formative riferibili alla Fondazione degli OMCeO siciliani già prima della formale costituzione della stessa, intervenuta il 22 novembre 2016, come riportato dal sito dell'Associazione italiana medici, l'8 febbraio 2017;
          attualmente, la natura degli ordini professionali è quella di enti pubblici non economici, che operano sotto la vigilanza dello Stato per scopi di carattere generale; le prestazioni lavorative subordinate integrano quindi un rapporto di pubblico impiego ed è indubitabile la qualificazione pubblica del patrimonio dell'ente (sentenza Cassazione Civile, sez. I, sentenza 14 ottobre 2011 n.  21226);
          gli ordini provinciali dei medici chirurghi e degli odontoiatri sono posti sotto la vigilanza del Ministero della salute e coordinati nelle loro attività istituzionali dalla Federazione nazionale e degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri;
          tra le competenze attuali degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e delle istituzioni ordinistiche sono previste, tra l'altro, quelle riferite ai corsi ai corsi di formazione, il perfezionamento tecnico-scientifico dei propri iscritti, promuovere attività di studio e di ricerca scientifica del personale medico;
          gli ordini professionali, in generale, possono definirsi degli enti ausiliari che perseguono fini propri di altri enti pubblici;
          è in discussione alla Camera dei deputati il progetto di legge n.  3868 comprendente anche il riordino della disciplina degli ordini delle professioni sanitarie;
          sarebbe necessario considerare, nella ridefinizione della disciplina in materia, i seguenti temi: la questione dell'autonomia degli ordini delle professioni sanitarie dall'influenza della politica e dai sindacati di categoria; la loro trasparenza nella gestione delle risorse; lo sviluppo di azioni di controllo su casi d'incompatibilità degli incarichi; la crescita di una deontologia moderna al servizio delle professioni e dei cittadini/pazienti;
          a giudizio degli interpellanti il caso della costituzione della fondazione degli OMCeO e delle professioni sanitarie della Sicilia potrebbe prefigurare l'inizio di un processo più generale di esternalizzazione a soggetti privati delle funzioni, attualmente in capo degli OMCeO, riferite ai corsi formazione, al perfezionamento tecnico-scientifico dei propri iscritti, alla promozione di attività di studio e di ricerca scientifica del personale medico –:
          se le attività della neo costituita fondazione degli OMCeO e delle professioni sanitarie della Sicilia (soggetto di diritto privato), possano ritenersi compatibili con le funzioni svolte dagli OMCeO delle province siciliane, attualmente enti ausiliari che perseguono fini propri di altri enti pubblici;
          sulla base di quali presupposti giuridici siano destinati i fondi degli OMCeO delle province siciliane, provenienti anche dalle quote delle iscrizioni degli associati, verso la neo costituita fondazione degli OMCeO e delle professioni sanitarie della Sicilia;
          se e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che, alla luce della costituzione della Fondazione degli OMCeO e delle professioni sanitarie della Sicilia, possa determinarsi una accelerazione verso la trasformazione degli OMCeO da enti ausiliari a enti sussidiari, che, ad avviso degli interpellanti, potrebbe non assolvere più in questo modo le proprie funzioni pubbliche, affidando al libero mercato questioni delicate, con un alto contenuto deontologico, come quelle relative alla formazione del personale sanitario e medico.
(2-01683) «Grillo, Lorefice, Silvia Giordano, Colonnese, Di Vita, Mantero, Nesci, Cancelleri, Di Benedetto, D'Uva, Lupo, Mannino, Marzana, Nuti, Rizzo, Villarosa, Dell'Orco, Di Battista, Luigi Di Maio, Dieni, D'Incà, Fraccaro, Frusone, Luigi Gallo, Grande, Lombardi, Petraroli, Paolo Nicolò Romano, Scagliusi, Sorial, Spadoni, Tofalo, Toninelli, Vacca, Vallascas, Vignaroli, Baroni».


Chiarimenti e iniziative in merito alla possibile revisione del criterio di riparto tra le Regioni delle risorse dedicate all'implementazione del piano sanitario nazionale e dei piani di settore – 2-01638

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          ai sensi dell'articolo 115, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.  112, lo Stato adotta d'intesa con la Conferenza unificata, il piano sanitario nazionale, i piani di settore aventi rilievo ed applicazione nazionali e stabilisce il riparto delle relative risorse alle regioni, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
          l'articolo 1, comma 34, delle legge 23 dicembre 1996, n.  662, prevede che – in sede di ripartizione del fondo sanitario nazionale – il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), su proposta del Ministro della salute, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni stabilisce i pesi da attribuire a ciascuna regione in base ad una serie di criteri e può vincolarne alcune quote alla realizzazione di specifici obiettivi del piano sanitario nazionale;
          secondo l'articolo 34-bis della legge 23 dicembre 1996, n.  662, per il perseguimento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale indicati nel piano sanitario nazionale, le regioni elaborano specifici progetti. Al fine di agevolarne l'attuazione, si provvede ad erogare, a titolo di acconto, il 70 per cento dell'importo complessivo annuo spettante a ciascuna regione, mentre l'erogazione del restante 30 per cento è subordinata all'approvazione da parte della Conferenza Stato-regioni su proposta del Ministro della salute, dei progetti presentati dalle regioni, comprensivi di una relazione illustrativa dei risultati raggiunti nell'anno precedente. A decorrere dall'anno 2013, l'acconto del 70 per cento è erogato a seguito dell'intervenuta intesa, in sede di Conferenza Stato-regioni, sulla ripartizione delle predette quote vincolate;
          inoltre, secondo l'articolo 26, comma 1, del decreto legislativo 6 maggio 2011, n.  68, sempre a decorrere dall'anno 2013 il fabbisogno sanitario nazionale standard è determinato, in coerenza con il quadro macroeconomico complessivo e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e degli obblighi assunti dall'Italia in sede comunitaria, tramite intesa, coerentemente con il fabbisogno derivante dalla determinazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) erogati in condizioni di efficienza ed appropriatezza. In sede di determinazione, sono distinte la quota destinata complessivamente alle regioni a statuto ordinario, comprensiva delle risorse per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale, ai sensi dell'articolo 1, commi 34 e 34-bis, della legge n.  662 del 1996, e le quote destinate ad enti diversi dalle regioni;
          in attuazione dei predetti articoli, il Ministero della salute ha trasmesso alla Conferenza Stato–regioni la proposta di riparto delle disponibilità finanziarie per il servizio sanitario nazionale nell'anno 2016 sulla quale, il 14 aprile 2016, si è raggiunta l'intesa;
          nell'anno 2016 le risorse che le regioni dovranno dividersi ammontano a 108,6 miliardi di euro;
          di questi 108,192 miliardi sono relativi alla quota indistinta, calcolata sottraendo alla quota di fabbisogno complessivo di 111 miliardi di euro l'importo di 1.878,98 milioni di euro (ossia l'ammontare complessivo degli obiettivi di piano e vincolate), l'importo di 277,51 milioni di euro (per l'accantonamento su meccanismi sanzionatori e premiali) e 652,91 milioni per somme vincolate spettanti ad altri enti del servizio sanitario nazionale. La quota indistinta comprende anche 50 milioni per la lotta alla ludopatia e 800 milioni previsti dalla legge di stabilità 2016 per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza;
          la quota di riequilibrio è di 6,37 milioni, 6,68 milioni sono le quote vincolate per la medicina penitenziaria. Infine, 427,40 milioni sono i fondi vincolati per altri enti;
          ai fini del riparto tra le regioni, oltre all'impiego del meccanismo dei costi standard, è stato utilizzato il valore legale della popolazione residente nella determinazione del valore della popolazione pesata per classi di età con riferimento alle singole regioni;
          il valore della popolazione legale utilizzato è quello risultante dalle operazioni del censimento dell'anno 2011;
          il criterio utilizzato per il riparto del fondo è quello del valore legale della popolazione residente nella determinazione e del valore della popolazione pesata per classi di età con riferimento alle singole regioni;
          tale criterio di riparto risulta agli interpellanti non appropriato per una corretta ripartizione del fondo sanitario nazionale in quanto la sola età della popolazione non è un parametro oggettivo sufficiente per valutare il fabbisogno sanitario di una regione e determina una ingiusta discriminazione nei confronti di regioni che hanno una popolazione giovane ed un tasso migratorio anche in sanità molto alto favorito da un criterio, quello della popolazione, che da solo non garantisce l'uniformità dei livelli essenziali di assistenza in tutto il Paese e non tiene conto delle difficoltà economiche di una parte rilevante del Paese medesimo, aggravate anche dal pagamento della mobilità passiva nei confronti di regioni che percepiscono centinaia di milioni di euro in più anche avendo un solo anno o pochi anni di età media più giovane;
          parimenti importante risulta l'annoso problema della disciplina dei casi di incompatibilità nello svolgimento della professione di medico convenzionato;
          l'articolo 17, comma 1, dell'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con medici di medicina generale del 23 marzo 2005, integrato con l'accordo collettivo nazionale del 29 luglio 2009, elenca tassativamente i casi di incompatibilità nello svolgimento della professione di medico convenzionato;
          il successivo comma 2 dell'articolo 17, alla lettera f), prevede che, ai sensi dell'articolo 4, comma 7, della legge 30 dicembre 1991, n.  412, è incompatibile con lo svolgimento delle attività previste dagli accordi sopra richiamati, il medico che fruisca di trattamento di quiescenza relativo ad attività convenzionate e dipendenti del servizio sanitario nazionale, fatta esclusione per i medici già titolari di convenzione per la medicina generale all'atto del pensionamento;
          la mancata applicazione della disciplina dianzi esposta comporta di fatto il blocco delle assunzioni dei giovani medici e, dall'altra, ingenera nell'utenza un sentimento di fiducia nei confronti della struttura privata a tutto discapito della sanità pubblica, nonché una naturale migrazione di utenza verso le strutture private, seguendo il medico stesso e le sue scelte di vita e professionali;
          inoltre ad oggi differentemente da quanto previsto per altri dipendenti dello Stato, quali ad esempio i magistrati in quiescenza, per il personale dirigente del servizio sanitario nazionale collocato a riposo non è prevista alcuna incompatibilità a prestare attività di consulenza per strutture private all'interno dello stesso distretto socio-sanitario –:
          se si intendano assumere iniziative per rivalutare il citato criterio di riparto prevedendo che l'assegnazione avvenga per il 50 per cento in base alla classe di età della popolazione e il restante 50 per cento in base al reddito medio;
          se intenda, per i profili di competenza, avviare ogni idonea iniziativa finalizzata a garantire sull'intero territorio nazionale la compiuta attuazione delle disposizioni vigenti in materia;
          se non ritenga di assumere le iniziative normative necessarie per l'introduzione di un regime di incompatibilità per il personale dirigente della sanità pubblica in quiescenza al fine di escludere che possa operare come consulente di strutture private all'interno dello stesso distretto socio sanitario nel quale aveva prestato la propria opera professionale.
(2-01638) «Valiante, Fitzgerald Nissoli, Vezzali, Russo, Paola Bragantini, Ciracì, Di Salvo, Grassi, Sgambato, Gianni Farina, Carloni, Ragosta, Cuomo, Ribaudo, Stumpo, Leva, Fedi, Luciano Agostini, Bargero, Epifani, Zoggia, Gullo, La Marca, Verini, Galperti, Minnucci, Paris, Benamati, Zardini, Capozzolo, Di Lello, Rostan».


Iniziative di competenza volte al ripristino del punto nascita dell'isola de La Maddalena – 2-01718

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          l'isola di La Maddalena ha una popolazione di 12.000 abitanti ed è normalmente collegata alla Sardegna tramite navi in servizio diurno ed elicotteri in servizio emergenziale;
          dalla fine del 2016, in base a quanto previsto dalla normativa nazionale che prevede la chiusura dei punti nascita che «non raggiungono i volumi di attività previsti dai parametri di sicurezza per la tutela delle puerpere e dei neonati» (stimato in 500 parti l'anno), il punto nascita presente nel presidio ospedaliero «Paolo Merlo» di La Maddalena è stato chiuso. Il presidio più vicino in grado di garantire le giuste tutele mediche – sia per le madri che per i nascituri – è quello di Olbia, distante circa un'ora e mezza dall'isola di La Maddalena. Come è facile immaginare, nonostante la regione abbia messo a disposizione l'elisoccorso di collegamento, l'effettiva possibilità di trasferimento è legata alle condizioni meteorologiche, sovente avverse in quel tratto;
          dalla chiusura del punto nascita, quindi, risulta messa in pericolo la sicurezza delle gestanti e dei futuri nascituri. Come si legge anche in un comunicato inviato da Elsa Viora, Presidente Nazionale AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) e Giovanni Scambia, Presidente Nazionale SIGO (Società Italiana Ginecologia e Ostetricia) in merito alla situazione de La Maddalena, infatti, «Le residenti devono sapere che ogni parto può essere a rischio». Si legge inoltre che «Il “ problema ” del Punto Nascita dell'isola La Maddalena non può né deve sottostare a logiche politiche o di costi economici ma deve essere affrontato considerando, prima di ogni altro aspetto, la sicurezza delle donne e dei bambini. Partorire in condizioni in cui i requisiti essenziali non ci sono, rappresenta un rischio per le donne ed i bambini e di questo la popolazione deve prendere coscienza. È indispensabile un colloquio ed un confronto fra le donne, le istituzioni regionali, gli operatori sanitari e le Società Scientifiche al fine di programmare un percorso assistenziale il più possibile umanizzato che garantisca la sicurezza di donna e bambino dall'inizio della gravidanza al parto.»;
          le problematiche in oggetto – oltre che di una pacifica protesta delle future mamme de La Maddalena (cosiddetta «proteste delle pance») – è stata oggetto di diversi atti di sindacato ispettivo in questa legislatura, fra cui anche un'interrogazione a risposta immediata in assemblea presentata dall'onorevole Vargiu e svolta presso l'aula della Camera dei deputati in data 15 marzo 2017;
          a fronte di tale interrogazione, il Ministro Lorenzin ha ribadito la legittimità della chiusura del punto nascita in quanto non conforme alla legislazione nazionale, sottolineando come la richiesta di deroga non sarebbe mai accettabile per «volumi particolarmente bassi di attività: 67 parti nel 2015 e 35 da gennaio a settembre 2016». Il Ministro ha inoltre reputato sufficienti le – pur meritevoli, a detta dell'interrogante – iniziative della regione Sardegna, quali ad esempio l'attivazione di una rete per la presa in carico ambulatoriale della donna fin dal concepimento, la mappatura del rischio ostetrico e neonatologico per fasce di rischio di tutte le gravidanze e l'attivazione, da parte del Comitato percorso nascita dell'azienda ospedaliera, di procedure operative di accoglienza delle partorienti con successivo trasferimento in sicurezza presso il punto nascita di Olbia. Il Ministro ha poi concluso che avrebbe provveduto a monitorare l'attuazione dei provvedimenti della regione Sardegna e della reale capacità di intervento dell'elisoccorso;
          l'isola di La Maddalena rappresenta un caso più unico che raro di specificità nella specificità essendo isola di un'isola, oltre a rappresentare un punto di eccellenza del turismo italiano (arrivando la popolazione a picchi di 60.000 abitanti nel periodo estivo);
          data appunto la specificità in oggetto – e senza per questo nulla togliere ad altre specificità particolari come i presidi di montagna in cui è stato sollevato lo stesso identico problema – risulta all'interpellante incomprensibile l'atteggiamento del Governo e del Ministero nel demandare alla sola Regione Sardegna ogni intervento volto alla tutela dell'inalienabile diritto alla salute delle gestanti –:
          quali reali e funzionali iniziative intenda porre in essere il Ministro interpellato affinché sia ripristinato – nell'immediato – il diritto ad un parto sicuro in ogni sua fase nell'isola de La Maddalena.
(2-01718) «Piras, Laforgia».


Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, in merito a situazioni di sostanziale incompatibilità e di conflitto di interessi con riguardo ad organi di vertice di federazioni sportive – 2-01723

F)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per lo sport, per sapere – premesso che:
          le federazioni sportive nazionali nascono con la specifica funzione di svolgere attività riguardanti l'organizzazione e lo svolgimento di corsi, nonché l'organizzazione dell'attività amatoriale e agonistica in manifestazioni e campionati;
          attualmente, le federazioni sportive riconosciute dal Coni sono in tutto 45 e tutte devono essere disciplinate da un ordinamento statutario e regolamentare ispirato al principio di rappresentatività e democrazia interna; tale principio di democrazia deve manifestarsi, in particolare, in occasione delle procedure di rinnovamento degli incarichi e dei vertici delle federazioni;
          la democrazia rappresentativa e la regolarità nelle procedure elettive che portano al rinnovo dei vertici federali rappresentano componenti imprescindibili che dovrebbero essere sempre scevre da meccanismi poco trasparenti o falsa;
          con l'avvento del nuovo quadriennio olimpico 2017/2020, tutte le federazioni sportive hanno avviato le procedure di rinnovo degli organi federali;
          tuttavia, nelle ultime settimane, voci persistenti indicano irregolarità nel sistema di elezione dei presidenti federali; diversi quotidiani a tiratura nazionale, infatti, riferiscono come alcune associazioni giovanili e società da tempo inattive o, addirittura in casi più gravi, fittizie abbiano partecipato alle procedure di rinnovo delle cariche elettive federali, con lo scopo di gonfiare a dismisura il bacino di voti. Sulle modalità di costituzione di queste società o sui fautori di tali azioni fraudolente non esistono al momento informazioni dettagliate, né risulta un intervenuto del Coni volto o dirimere questi meccanismi o a invalidare la procedura elettorale;
          tale anomalia è diventata, purtroppo, una pratica molto comune in seno alle federazioni. Basta citare il caso delle 12 società di pallamano juniores di Marano (in provincia di Napoli), create appositamente per partecipare al sistema di votazione in maniera fittizia e fraudolenta. Stesso fenomeno viene segnalato anche all'interno della Federazione ciclistica italiana, dove il processo di formazione delle scelte elettorali è stato alterato, creando in modo artificioso una serie di associazioni sportive allo scopo di incrementare il bacino elettorale; in questo caso, su un numero totale pari a 60 associazioni, 20 risultavano prive di tesserati e le residue 40 non svolgevano di fatto alcuna attività;
          sempre in relazione alle varie irregolarità nelle elezioni, si segnala il caso della «Federazione Italiana Canoa kayak», presso la quale uno dei candidati alla presidenza ha contestato la validità dell'assemblea generale elettiva per presunta violazione dei principi generali in materia elettorale; in questo caso, le schede nulle sono state numerosissime, risultando pertanto decisive nel conteggio del quorum che, quindi, non sarebbe stato raggiunto nella seduta dell'elezione del presidente. Le schede, quindi, sarebbero state inidonee a rappresentare l'espressione di voto per cui l'intera votazione sarebbe nulla in quanto si basa su atti privi di validità;
          queste svariate anomalie del sistema ne impediscono di fatto un sano rinnovamento e costituiscono un evidente segnale di come, negli ultimi anni, le federazioni che dovrebbero avvicinare il cittadino alla pratica sportiva e alla cultura dello sport sono in realtà diventate dei centri di potere o peggio ancora, in alcuni casi, spartizioni di cariche tra politici;
          all'interno della «Federazione Hockey e Pattinaggio», ad esempio, si segnala la vicenda di Sabatino Aracu, presidente da oltre 20 anni della federazione (da poco riconfermato), ex deputato di Forza Italia per quattro legislature e condannato in primo grado per tangenti; oppure si segnalano soggetti che esercitano funzioni apicali nelle federazioni, nonostante conflitti d'interesse o incompatibilità espressamente richiamate dagli statuti, come il caso del plurieletto presidente della Federazione Tiro a Volo (FITAV), senatore in carica e proprietario, tramite altra società, di una parte significativa delle quote della principale azienda produttrice di piattelli;
          giova ricordare, ancora, il caso di chi si ritrova a ricoprire funzioni apicali all'interno di Coni Servizi spa ed ha allo stesso tempo un ruolo di rilievo in una federazione, come l'attuale amministratore delegato di Coni Servizi che, per 12 anni, è stato presidente della Federazione Badminton e che, per effetto di una tempestiva modifica allo statuto avvenuta poco prima delle elezioni presidenziali, è stato nominato presidente emerito della federazione, avendo quindi la potestà di svolgere attività di rappresentanza della stessa, contestualmente al ruolo di amministratore delegato di Coni Servizi;
          altro caso emblematico concerne la posizione del presidente della Federazione Golf, eletto le nell'ottobre 2016 per la quinta volta alla guida della federazione e che, contemporaneamente, riveste il ruolo di presidente di Coni Servizi spa;
          circostanze, non poco frequenti sono i casi che vedono, infine, esponenti politici ricoprire anche ruoli di presidenti di enti di promozione sportiva, di leghe e di federazioni come il caso del senatore Cosimo Sibilia, da poco eletto alla guida della Lega nazionale dilettanti e, contemporaneamente, presidente del Coni Campania e commissario Figc Campania; o il caso del Sottosegretario all'economia Paola De Micheli che riveste contemporaneamente il ruolo di presidente della Lega di Pallavolo Serie A;
          alla luce dei fatti sopra riportati, si ritiene indispensabile un intervento volto a sanare queste evidenti difformità e a riportare le federazioni sportive al loro ruolo primario che consiste nella promozione dello sport in tutte le sue forme;
          accurati controlli sono necessari al fine di eliminare gli effetti di questo modus operandi e di contrastare ogni forma di illegalità nello sport –:
          anche in virtù del potere di vigilanza e controllo esercitato dal Governo sul Coni e da questo sulle federazioni sportive nazionali, in che modo il Ministro interpellato intenda acquisire elementi sull'operato delle federazioni sportive in relazione alla legittimità delle deliberazioni assunte ed alla correttezza della gestione finanziaria;
          quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare per far sì che gli statuti delle federazioni rispettino i principi di democraticità interna, arginando le anomalie sopra descritte, che privano, per gli interpellanti, le federazioni sportive di adeguata rappresentanza e democrazia;
          se non ritenga opportuno assumere iniziative per stabilire dei limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano e delle federazioni sportive, limitandoli a due mandati, garantendo così l'effettività del ricambio degli organi direttivi apicali e arginando il rischio di cristallizzazioni nell'assetto gestionale;
          se non intenda assumere iniziative normative in merito a quelle che appaiono agli interpellanti come diffuse situazioni di sostanziale incompatibilità di cariche e di conflitto di interessi.
(2-01723) «Simone Valente, Di Benedetto, Marzana, Brescia, D'Uva, Luigi Gallo, Vacca, Corda, Cozzolino, Crippa, Da Villa, Dadone, Dall'Osso, D'Ambrosio, De Lorenzis, Del Grosso, Della Valle, Dell'Orco, Di Battista, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Di Vita, Dieni, D'Incà, Fantinati, Ferraresi, Fico, Fraccaro, Frusone, Silvia Giordano, Villarosa».


Chiarimenti in merito alle discariche di Pianura, Villaricca e Giugliano (NA), al relativo danno ambientale e sanitario, nonché alle prospettive di bonifica – 2-01656

G)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
          la prima indagine a scoperchiare l'intreccio tra politica, mafie, imprenditori corrotti e massoneria risale al 1993 con l'inchiesta Adelphi, condotta dalla magistratura napoletana, grazie alle dichiarazioni di un pentito di camorra, Nunzio Perrella, fratello del boss Mario Perrella, con interessi nei rifiuti e nel traffico di stupefacenti, affiliati al clan Puccinelli di Rione Traiano (Na);
          il pentito rivelò che, nel suo ruolo nell'affare dei rifiuti per conto del clan napoletano, aveva avuto contatti diretti anche con esponenti di primo piano della politica nazionale della prima Repubblica;
          l'ex assessore all'ambiente della provincia di Napoli Perrone Capano, docente universitario di scienza delle finanze, secondo l'indagine Adelphi aveva il compito di rilasciare le autorizzazioni alle discariche, come la Di.Fra.Bi. di Pianura, la Alma di Villaricca, la Novambiente e le discariche Resit 1 e 2 di Giugliano e, dai documenti in suo possesso, reperiti durante una perquisizione, è evidente l'esistenza di un giro di fatturazione e di procedure che cambiavano la natura dei rifiuti durante il tragitto verso le discariche;
          Nunzio Perrella fece comprendere alla magistratura antimafia che il traffico dei rifiuti era diventato più redditizio di quello della droga e svelò i particolari di un summit a cui lui stesso aveva preso parte, al ristorante-hotel La Lanterna di Villaricca (Na), nel 1989, nel quale fu siglato il patto sui rifiuti tra gli esponenti della mafia casertana e quella napoletana, alla presenza di imprenditori e personaggi della borghesia criminale legati agli affari sui rifiuti;
          dall'inchiesta Adelphi, condotta dai pubblici ministeri Giuseppe Narducci, Aldo Policastro e Giovanni Melillo, emersero poi altre piste che portavano direttamente verso i traffici di armi e droga gestiti dal boss della cupola del cartello della Nuova Famiglia, Carmine Alfieri e da quanto reperito nello studio del commercialista Rosario Gava, fratello di Antonio Gava, emersero i collegamenti con la società Di.Fra.Bi di Pianura;
          aperta negli anni ’50, la storia della discarica Di.Fra.Bi di Pianura (Napoli), collocata nel cratere del vulcano degli Astroni, nei suoi 43 anni di attività può bene rappresentare l'evoluzione degli affari intorno alla gestione dei rifiuti fino alla fine degli anni ’90;
          fino al 1996, anno in cui fu chiusa definitivamente, nella discarica napoletana sono stati depositati fino a 40 milioni di metri cubi di rifiuti, parte dei quali scarti e rifiuti industriali provenienti dal nord Italia, tra cui polveri di amianto e rifiuti di industrie chimiche e, tra il 1985 ed il 1996, è stata autorizzata a ricevere 730 mila tonnellate l'anno di rifiuti urbani e 150 mila tonnellate di speciali e tossici;
          in un'audizione presso la Commissione di inchiesta per le ecomafie del 1998 l'ex procuratore della Repubblica di Napoli, Agostino Cordova, spiegava il cosiddetto «giro di bolla» con il quale si falsificava la documentazione che accompagnava il trasporto dei rifiuti tossici, dichiarando che i rifiuti tossico–nocivi affidati per lo smaltimento vengono classificati come riutilizzabili e vanno a finire in cave di solito abusive riempite di rifiuti;
          intorno alla discarica sono state costruite abitazioni durante la cui edificazione sono stati smaltiti rifiuti tossici nel canalone di Pianura, senza che nessuno verificasse o controllasse;
          l'inchiesta Adelphi del 1992 portò a decine di arresti sfociati in assoluzioni, prescrizioni e pochissime condanne –:
          se i Ministri interpellati, alla luce di quanto è emerso dalle inchieste citate in premessa, dispongano di dati epidemiologici relativi alle aree citate (Pianura, Villaricca, Giuliano e altre) e se vi siano piani di bonifica e recupero di tali aree, che hanno procurato gravi danni all'ambiente e alla salute dei cittadini.
(2-01656) «Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco, Pisicchio».


Iniziative in ordine all'implementazione di una fiscalità riallocativa tesa a sbloccare il finanziamento contemplato dall'Accordo di Parigi COP 21 – 2-01712

H)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
          in ottobre 2016, l'Italia ha ratificato l'accordo di Parigi della Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (COP 21) entrato ufficialmente in vigore il 4 novembre 2016. Come noto esso stabilisce obiettivi molto impegnativi, e invita gli Stati a indicare come intendono perseguirli;
          con legge n.  221 del 2015 è stato approvato (Gazzetta Ufficiale 19 gennaio 2016) il Collegato ambientale, che, all'articolo 3 istituisce la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, con aggiornamento da parte del Cipe almeno ogni 3 anni e all'articolo 68 prevede il Catalogo dei sussidi nocivi per l'ambiente;
          in data 23 febbraio 2017 è stato reso disponibile dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il «Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli», di cui al citato articolo 68 della legge n.  221 del 2015, dove si auspica una eliminazione certa e rapida dei sussidi dannosi all'ambiente;
          dalle tabelle allegate al «Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli» si evince che la quota di bilancio statale destinata ai Seasonal Affective Disorders (S.A.D.) è di oltre 16 miliardi di euro anno, di cui una parte rilevante a favore dei settori energia e per agevolazioni fiscali;
          secondo recenti ricerche, la rimozione e il conseguente reimpiego green, in particolare in edilizia, di una consistente parte di queste ingenti risorse, permetterebbe di rendere pienamente attivabile il processo di avvio della strategia di raggiungimento degli obiettivi di COP 21, conseguendo importanti benefici sia sul versante dell'abbattimento della CO2, che sul versante occupazionale, con un aumento stimato di circa 200.000 Unità lavorative per anno (ULA). Sempre in tema di occupazione, una parte di queste risorse nell'ordine del 20/25 per cento andranno rese disponibili per il reimpiego sostenibile di forze di lavoro in possibile difficoltà nei settori che perdono sussidi;
          il tema su cui agire quindi è la fiscalità riallocativa, strumento con il quale il Paese potrà così accedere ad un insieme strategico di benefici, ambientali, energetici, sociali, sanitari, industriali e di bilancia commerciale, anche turistici, senza aumento di tasse a carico dei cittadini –:
          se i Ministri interpellati non ritengano, nel prossimo DEF (Documento di economia e finanza) la cui presentazione è prevista per aprile 2017, di assumere impegni sul versante della citata fiscalità riallocativa, al fine sbloccare il finanziamento operativo del trattato di Parigi COP 21, considerato che tale intervento si troverebbe anche in pieno accordo con le indicazioni europee.
(2-01712) «Pastorino, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Dell'Aringa, Pisicchio».


Chiarimenti e iniziative in ordine ai cantieri dell'elettrodotto Terna Udine Ovest Redipuglia, alla luce della sentenza del Consiglio di Stato n. 3652 del 21 aprile 2015 – 2-01720

I)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          con decreto interministeriale n.  239/EL-146bis/245/2017 del 14 febbraio 2017, il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato Terna S.p.A. alla costruzione ed all'esercizio dell'elettrodotto a 380 kV «S.E. Udine Ovest – S.E. Redipuglia»;
          a seguito dell'approvazione del progetto definitivo relativo alla costruzione e all'esercizio dell'elettrodotto ed opere connesse, Terna ha comunicato alle istituzioni interessate la riapertura dei cantieri dell'opera, a partire dal 22 marzo 2017;
          sette comuni del Basso e Medio Friuli (Palmanova, Mortegliano, San Vito al Torre, Trivignano Udinese, Lestizza, Basiliano e Pavia di Udine) hanno quindi presentato richiesta di annullamento al Tar Lazio, previa sospensiva, contro il nuovo provvedimento di valutazione di impatto ambientale (Via) dell'elettrodotto e contro la delibera del Consiglio dei ministri che ha superato il conflitto insorto, all'interno della procedura di verifica di impatto ambientale, di fronte al parere contrario del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
          sempre il 22 marzo 2017 è prevista la prima riunione del Tar Lazio in merito alla richiesta di annullamento contro il provvedimento di verifica di impatto ambientale dell'elettrodotto Udine Ovest Redipuglia;
          come noto, il quindicennale iter autorizzativo del progetto è stato caratterizzato da un susseguirsi di contraddizioni e ricorsi, culminati con la sentenza n.  3652 del 21 aprile 2015, con cui il Consiglio di Stato, in accoglimento dei ricorsi in appello di sette amministrazioni comunali e di privati cittadini contro la sentenza favorevole a Terna, ha annullato sia il provvedimento di Via favorevole – emesso con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in data 21 luglio 2011 – sia il provvedimento di autorizzazione alla costruzione dell'elettrodotto Udine ovest – rilasciato alla società Terna con decreto interministeriale 12 marzo 2013 – contestando uno sviamento di potere da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il cui parere favorevole avrebbe inficiato il parere definitivo sul progetto;
          il Consiglio di Stato ha infatti affermato che l'intero procedimento che ha portato all'approvazione definitiva del progetto Terna è viziato in radice perché il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha effettuato illegittimamente un bilanciamento di interessi che non gli compete e non ha esercitato la funzione di tutela del paesaggio, prevista dall'articolo 9 della Costituzione, di cui è per legge titolare;
          a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, nonostante fosse stata disposta la sospensione dei lavori, Terna ha proseguito le asserite operazioni di messa in sicurezza del cantiere, ma, a detta di molti cittadini, avrebbe in realtà proseguito nella realizzazione dell'opera per almeno un mese, di fatto senza titolo autorizzativo edilizio, paesaggistico ed ambientale, nonché di dichiarazione di pubblica utilità;
          il 18 febbraio 2016 con nota n.  4242, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha inviato a Terna ed alla commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via/Vas la comunicazione di «procedibilità dell'istanza finalizzata alla rinnovazione del procedimento», cui è seguito, il 17 giugno 2016, il parere negativo del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo secondo il quale il progetto non appare essere significativamente mitigabile, e il parere positivo con prescrizioni della regione del Friuli Venezia Giulia e quello della commissione tecnica di Via/Vas (nota n.  2136 del 2 agosto 2016);
          anche la Soprintendenza belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, con nota 3156 del 13 giugno 2016, ha espresso parere negativo all'opera, ritenendo che l'elettrodotto determinasse effetti di intrusione e concentrazione di impatto paesaggistico elevato, fortemente alterato ma senza avere la grandezza di inventarne uno schiettamente moderno e allo stesso tempo senza esitare ad incidere in modo drammatico nell'ambiente naturale;
          si ricorda come nella verifica di impatto ambientale sia stato considerato, nuovamente, soltanto il progetto di realizzazione dell'elettrodotto in linea aerea, facendo mancare la possibilità di valutare anche altre alternative più favorevoli alla tutela del paesaggio. Questo significa, secondo la Soprintendenza, che sono state considerate soltanto le ragioni della costruzione dell'opera in linea aerea e non le ragioni della sua realizzazione senza impatti negativi sul paesaggio;
          al fine di superare il contrasto con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha ritenuto di dover attivare, presso il Consiglio dei ministri, la procedura prevista dall'articolo 5, comma 2, lettera c–bis, della legge n.  400 del 1988 – conclusa con la delibera del 10 agosto 2016 – con la quale il Consiglio dei ministri ha fatto propria la posizione favorevole al progetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
          il 6 settembre 2016 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a seguito della delibera del Consiglio dei ministri, ha emanato il decreto di compatibilità ambientale n.  DVA-DEC-2016-0000241 con prescrizioni;
          come cifra totale di compensazione per i comuni interessati dall'opera è stata stabilita quella di 3,9 milioni di euro, la stessa individuata nell'ottobre 2013, nonostante il parere negativo espresso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
          atteso che i rischi di black out paventati da Terna, all'indomani della sentenza del Consiglio di Stato non si sono mai verificati, si rileva quindi che non vi è urgenza alcuna di riaprire i cantieri, considerato anche il forte calo dei consumi di energia elettrica nei territori interessati e in quelli limitrofi;
          è in fase di studio un progetto di interesse comunitario che dovrebbe trasportare energia dalla Slovenia (Divaccia) all'Italia (Salgareda-Veneto) andando a sgravare di circa 6 mila gwh la rete energetica del Friuli Venezia Giulia, in passato interessata al passaggio di circa 17 mila gwh e che, dopo gli effetti della crisi e delle opere di efficientamento energetico, attualmente trasporta circa 13 mila gwh (Dati Terna spa) –:
          quali iniziative i Ministri interpellati intendano adottare, per quanto di competenza, anche ai sensi dell'articolo 29, comma 5, del decreto legislativo n.  152 del 2006, per scongiurare la ripresa dei lavori di realizzazione dell'elettrodotto «Udine-Redipuglia», la cui valutazione di impatto ambientale è già stata annullata dal Consiglio di Stato nel 2015, a seguito dell'impugnativa delle comunità locali e i cui lavori sono ora in procinto di ripartire, nonostante la pendenza di un ricorso al Tar del Lazio inoltrato da sette sindaci del territorio friulano e da privati cittadini interessati dall'attraversamento dell'opera;
          quali iniziative intendano assumere i Ministri interpellati per garantire la tutela del paesaggio costituzionalmente sancita, ed evitare inutili sprechi di risorse economiche che la ripresa dei lavori, a giudizio degli interpellanti, comporterebbe, qualora la magistratura amministrativa dovesse pronunciarsi avverso i decreti autorizzativi come già avvenuto nel 2015.
(2-01720) «D'Uva, Spessotto, Micillo, De Rosa, Busto, Daga, Mannino, Terzoni, Zolezzi, Grande, Grillo, Liuzzi, Lombardi, Lorefice, Mantero, Nesci, Nuti, Pesco, Petraroli, Pisano, Rizzo, Paolo Nicolò Romano, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Sorial, Spadoni, Tofalo, Toninelli, Tripiedi, Vallascas, Vignaroli».


Iniziative volte a garantire la tempestiva erogazione del cosiddetto «bonus mamma domani» di cui all'articolo 1, comma 353 della legge di bilancio 2017 – 2-01719

L)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari regionali, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
          l'articolo 1, comma 353, della legge di bilancio 2017, istituisce, a decorrere dal 12 gennaio 2017, un premio alla nascita o all'adozione di minore dell'importo di 800 euro, il quale non concorre alla formazione del reddito complessivo di cui all'articolo 8 del testo unico delle imposte del reddito, ed è corrisposto dall'Inps in unica soluzione, su domanda della futura madre, al compimento del settimo mese di gravidanza o all'atto dell'adozione; il premio ha una copertura di circa 600 milioni di euro per il 2017;
          con la circolare n.  39 del 27 febbraio 2017 l'Inps ha diffuso dettagli in merito al cosiddetto «bonus mamma domani», precisando le informazioni sulla platea dei beneficiari, la maturazione del premio, le tempistiche della richiesta, affermando inoltre che, «con successivo messaggio, saranno fornite le specifiche istruzioni per le modalità di presentazione delle domande telematiche»; a integrazione di questa prima, l'Inps ha emanato un'ulteriore circolare, n.  61 del 16 marzo 2016;
          ad oggi, trascorsi quasi tre mesi dalla data di istituzione del bonus stabilita in legge di bilancio, l'Inps non ha reso disponibili «le specifiche istruzioni» per la presentazione delle domande;
          in data 20 marzo 2017, secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, si è appreso che, sia rivolgendosi al call center dell'Inps, sia recandosi direttamente negli uffici dell'istituto, la macchina amministrativa risulta assolutamente impreparata e in ritardo nella gestione delle legittime aspettative delle aventi diritto;
          in data 21 marzo, sulla stampa nazionale, il Ministro per gli affari regionali con delega alla famiglia, Enrico Costa, conferma che i dipartimenti competenti hanno reso chiarimenti interpretativi all'Inps «pochi giorni fa»; allo stesso modo, si apprende dalla direttrice generale dell'Inps, Gabriella Di Michele, che la ricezione delle domande online sarà possibile «dai primi giorni di maggio» e l'erogazione dei bonus «per la metà di maggio»  –:
          quali siano i motivi di un tale ritardo nell'erogazione dei bonus sopra citati;
          quali urgenti iniziative intendano adottare al fine di garantire la tempestiva erogazione del premio alla nascita o all'adozione, cosiddetto «bonus mamma domani», di cui all'articolo 1, comma 353, della legge di bilancio 2017, per tutti i bambini e le bambine nate o adottate a partire dal 1o gennaio 2017, a tal fine sollecitando i vertici dell'Inps all'emanazione delle necessarie informazioni sulle modalità telematiche attraverso le quali presentare le domande di premio e attivando i necessari canali di erogazione.
(2-01719) «Gribaudo, Amato, Antezza, Arlotti, Blazina, Bonomo, Carnevali, Carra, Carrozza, Boccadutri, Casellato, Cominelli, Crivellari, Di Salvo, Fabbri, Fedi, Cinzia Maria Fontana, Gadda, Ghizzoni, Giacobbe, Ginato, Gnecchi, Incerti, Iori, Lenzi, Patrizia Maestri, Malisani, Minnucci, Miotto, Narduolo, Piazzoni, Giuditta Pini, Quartapelle Procopio, Rostellato, Sereni, Coccia, Fanucci».


Chiarimenti e iniziative in ordine all'ipotizzata realizzazione di nuovi hotspot per migranti in Sicilia e in Calabria – 2-01717

M)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
          dalla stampa locale siciliana – rileva su tutti l'articolo pubblicato sul sito internet del quotidiano «Gazzetta del Sud» recante «Gabrielli “ Due nuovi hotspot a Messina e Mineo ”» in data 7 marzo 2017 – si apprende che il capo della polizia, dottor Franco Gabrielli, in occasione dell'audizione alla Commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti, ha dichiarato che l'Italia aprirà entro la fine del mese due nuovi hotspot, uno a Messina e l'altro a Mineo (Catania), in aggiunta ai quattro già operativi (Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto);
          sempre secondo quanto riportato dal quotidiano sopra citato, lo stesso capo della polizia, ha altresì sottolineato, che «l'Italia ha onorato gli impegni con l'Europa, dall'apertura degli hotspot alle identificazioni, ma non mi sembra che l'Europa abbia rispettato gli impegni sui ricollocamenti. Tutti vengono a farci le pulci, ma noi i compiti a casa li abbiamo fatti, mentre l'Europa per l'ennesima volta ci ha lasciati in braghe di tela»;
          un articolo del quotidiano «Il Sole 24 Ore» riporta altresì l'intenzione del Governo di aprire 3 ulteriori hotspot in Calabria – a Crotone, Corigliano Calabro e Reggio Calabria;
          queste determinazioni – che ad avviso degli interpellanti provengono da pressioni che l'Unione europea ha esercitato sull'Italia, avviando una procedura d'infrazione per l'asserita mancata identificazione dei migranti, poi ritirata – ove realizzate, comporterebbero gravosissime conseguenze sulle condizioni socio-economiche dei territori individuati, in particolar modo se predisposti all'accoglimento di diverse centinaia di migranti (come da stime dell’hotspot previsto a Messina), non contemperati da un'equa politica sull'accoglimento dei migranti da parte dell'UE, che impartisce ordini al nostro Stato ma non dà seguito ai principi sull'accoglienza diffusa sovente proclamati, mancando incomprensibilmente di esercitare un'azione perentoria nei confronti dei Paesi non collaborativi;
          un articolo pubblicato sul Corriere della Sera online del 16 ottobre 2016 riporta le dichiarazioni del Ministro dell'interno pro tempore Alfano: «C’è stato un gesto di inaffidabilità gravissima da parte dell'Europa, che ci ha tirato un bidone sui migranti, non rispettando gli accordi sulla loro redistribuzione», non è concepibile che l'Unione europea imponga rigidamente l'istituzione di centri identificativi se mancano regole certe sulla successiva destinazione dei migranti, che restano così relegati in luoghi non adatti alla lunga permanenza;
          per tale ragione il sistema degli hotspot si è già rilevato ampiamente fallimentare, perché se non inserito in un quadro complessivo perfettamente funzionante in cui, a seguito della fase identificativa, i trasferimenti dei soggetti alle destinazioni loro assegnate siano rapidamente ed efficacemente eseguiti, in particolar modo con riguardo ai soggetti destinatari di ordine di respingimento, rischia di impattare violentemente sugli equilibri delle comunità locali;
          ad avviso degli interpellanti, non è di altri hotspot che il sistema di accoglienza ha bisogno, bensì del consolidamento e di una migliore regolazione del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), che può portare alla realizzazione di un'accoglienza integrata attraverso percorsi individuali di inserimento socio-economico;
          l'esperienza fallimentare già sperimentata non potrà che ripetersi, per gli interpellanti, anche per la scelta dell'allocazione dei nuovi hotspot in luoghi già gravati da simili ed altre problematiche;
          del tutto inadeguato si rivela il sito che risulterebbe individuato per la realizzazione del centro di prima accoglienza nella città dello Stretto, presso l'Ex Caserma di Bisconte, quartiere dove già ora occorre gestire gravi questioni di ordine sociale; la forzata allocazione in tale contesto di centinaia e centinaia di migranti produrrebbe soltanto un aggravio, rischiando di innescare gravi problematiche di ordine pubblico;
          per non parlare del centro di Mineo, già utilizzato come Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), oggetto di numerosi filoni di indagini anche legati a Mafia Capitale, definito da molti un ghetto recintato da filo spinato, dove, come riportato dall'articolo sul sito internet www.lasicilia.it il 17 gennaio 2017, si è tristemente venuti a conoscenza, per un verso, di «appalti truccati, corruzione elettorale, terrorismo e truffe sulle presenze gonfiate», per altro verso, della diffusione del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento –:
          se il Governo non intenda riconsiderare la determinazione di aprire 5 nuovi hotspot nei luoghi succitati;
          se il Governo non intenda, prima di assumere tali determinazioni, rivendicare innanzi all'Unione europea la necessaria e leale collaborazione di tutti gli Stati membri, affinché sia assicurata una più efficace ed equa soluzione dell'imponente ed incessante fenomeno migratorio verso le coste del territorio italiano.
(2-01717) «D'Uva, Brescia, Lorefice, Dieni, Nesci, Grillo, Villarosa, Colonnese, Cancelleri, Di Benedetto, Di Vita, Marzana, Nuti, Rizzo, Cecconi, Cozzolino, Dadone, D'Ambrosio, Toninelli».


Iniziative volte ad assicurare il rispetto delle disposizioni dell'Accordo nazionale agenti di assicurazione 2003 da parte delle imprese assicuratrici – 2-01698

N)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          l'Accordo nazionale Agenti di assicurazione 2003 (di seguito «ANA») sottoscritto tra il Sindacato nazionale agenti di assicurazione e Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici) il 23 dicembre 2003, tutt'oggi vigente ed avente valore di fronte primaria ai sensi dell'articolo 1753 del codice civile, prescrive, all'articolo 34, l'obbligo in capo alla Compagnia di comunicare all'agente, entro 90 giorni dalla data di scioglimento del contratto di agenzia, il conteggio delle indennità dovute;
          il medesimo articolo 34, secondo comma, prevede che, trascorsi 15 giorni dalla comunicazione di cui sopra, la Compagnia paghi per intero le indennità. Solo nel caso di mancata costituzione da parte dell'agente di cauzione pari al 30 per cento delle indennità medesime, la Compagnia paga il 70 per cento delle indennità e provvede al pagamento della restante quota del 30 per cento entro 15 mesi;
          Sna, il Sindacato nazionale maggiormente rappresentativo degli agenti di assicurazione, con un indice di rappresentatività pari a circa il 90 per cento degli agenti italiani iscritti a un'associazione di rappresentanza, da tempo segnala alle autorità competenti come alcune grandi imprese utilizzino metodi e strumenti spesso apparentemente legittimi, per ostacolare di fatto la libertà imprenditoriale degli agenti e ricondurre questi ultimi a patti, se pur non scritti, di esclusiva espressamente vietati dalla legge n.  40 del 2007 e dal provvedimento antitrust n.  24935 «Agenti Monomandatari» del 20 maggio 2014;
          attraverso l'imposizione di vincoli di esclusiva di fatto le imprese spesso mirano ad escludere o limitare la comparazione tra tariffe e prodotti, a cura dell'intermediario professionale, con evidente ripercussione negativa sugli interessi ed aspettative dei consumatori, che a quell'intermediario si rivolgono per essere assistiti anche nella selezione del prodotto assicurativo maggiormente adeguato alle loro specifiche esigenze;
          lo Sna ha documentato all'Autorità garante della concorrenza e del mercato numerosi casi di comportamento delle imprese assicuratrici, rientranti nelle casistiche sopra descritte. In questo ambito, va inquadrato il caso del rapporto agenziale tra la Compagnia Zurich e la famiglia Pieri di Montecatini Terme. Quest'ultima, in data 20 gennaio 2015, ha comunicato di essere giunta alla decisione di sottoscrivere altro contratto agenziale al fine di poter offrire, alla propria clientela, più soluzioni assicurative ed il servizio di pluri-offerta, finalizzato al miglioramento del servizio ai clienti;
          da quel giorno, i rapporti tra la Compagnia Zurich ed i Pieri sono degenerati a tal punto da indurre gli stessi Pieri, attraverso una serie di azioni coercitive aventi anche notevole impatto economico, ad accettare di sottoscrivere le dimissioni dal rapporto agenziale in data 29 aprile 2016;
          successivamente alle dimissioni, ai Pieri doveva essere comunicata, ai sensi del citato articolo n.  34 dell'Ana, l'entità delle indennità di fine mandato spettanti e provveduto al relativo pagamento da parte della Compagnia Zurich. Forse anche allo scopo di proseguire nell'opera di ostacolo alla diffusione del plurimandato di cui sopra, la Compagnia non solo non ha adempiuto al rispetto dell'obbligo anzidetto, ma, a distanza di un anno dallo scioglimento del rapporto agenziale e nonostante i ripetuti solleciti formalizzati tramite legale, non ha provveduto nel senso dovuto;
          anche l'incontro informale avvenuto nel mese di gennaio 2017 tra il legale dei Pieri ed i vertici della Compagnia finalizzato a cercare una composizione amichevole della vicenda, non ha sortito l'effetto sperato ed anzi la Compagnia avrebbe manifestato l'intenzione di non riconoscere alcuna indennità sulla clientela persa dopo lo scioglimento del contratto agenziale e ciò in palese violazione dell'Accordo nazionale agenti di assicurazione vigente. Tra l'altro, risulterebbe accertato l'uso improprio dell'immagine e del nome dell'agenzia Pieri da parte della Compagnia per il tramite del nuovo agente di zona;
          la Compagnia Zurich, fin dal 18 aprile 2016, ha preteso che i Pieri acconsentissero all'inserimento nel foglio cassa agenziale e quindi al pagamento mediante utilizzo del conto corrente separato ex articolo 117 del decreto legislativo n.  209 del 2005, delle rate di «rivalsa» per un rilevante ammontare; si tratta di un'operazione che i Pieri hanno dovuto accettare, (ma ciò non risulterebbe, secondo l'interpellante, permesso dalla disposizione legislativa citata e dal regolamento attuativo Ivass). Questo genere di operazioni che incidono direttamente sul conto corrente autonomo agenziale di cui all'articolo 117, del decreto legislativo n.  209 del 2005, costituiscono un grave pregiudizio per la stabilità finanziaria dell'agenzia e sono quindi in grado di provocare la cessazione dell'attività agenziale, con evidenti ripercussioni sul futuro professionale degli agenti, vittime di dette imposizioni;
          nonostante gli accorati appelli rivolti al gruppo aziendale agenti Zurich (GAZ), quest'ultimo non risulta essere intervenuto con la dovuta determinazione nei confronti della Compagnia e conseguentemente non risulta aver contribuito a sufficienza nella soluzione della vicenda –:
          quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, anche a carattere normativo, per indurre le imprese assicuratrici al puntuale rispetto degli obblighi dettati dalle normative vigenti, ivi compreso l'Accordo nazionale agenti di assicurazione 2003, nonché gli atti che intenda intraprendere al fine di accertare, classificare ed eventualmente impedire i comportamenti delle imprese, tra i quali potrebbe rientrare quello di cui in premessa, che potrebbero costituire una violazione delle disposizioni in materia attualmente vigenti, trattandosi per altro di violazioni che, in molti casi, costituiscono ostacolo alle libertà imprenditoriali degli agenti e grave pregiudizio agli interessi dei consumatori.
(2-01698) «Fanucci, Impegno, Aiello, Ascani, Barbanti, Becattini, Berretta, Boccadutri, Bonaccorsi, Camani, Carrescia, Cova, Crimì, Dallai, De Menech, Di Lello, Marco Di Maio, Donati, Ermini, Famiglietti, Galperti, Gasparini, Gelli, Manfredi, Morani, Mura, Parrini, Patriarca, Porta, Tinagli, Valiante, Venittelli».