XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 798 di mercoledì 17 maggio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 10,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIULIO CESARE SOTTANELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

      (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Bonafede, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bueno, Centemero, Costantino, Covello, De Menech, Dellai, Di Gioia, Fedriga, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Locatelli, Losacco, Manciulli, Marcon, Merlo, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosedici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

GIULIO CESARE SOTTANELLI, Segretario, legge:

Francesco Di Pasquale, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:

interventi per l'eliminazione di costi impropri dalle tariffe elettriche (1253) – alla X Commissione (Attività produttive);

iniziative per proteggere le chiese da atti di vandalismo (1254) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

provvedimenti in favore delle popolazioni colpite dai recenti eventi sismici (1255) – alla VIII Commissione (Ambiente);

misure per il superamento dell'emergenza abitativa che coinvolge molte famiglie italiane (1256) – alla VIII Commissione (Ambiente);

il rafforzamento dei controlli sui conducenti di mezzi di trasporto pubblici (1257) – alla IX Commissione (Trasporti);

interventi per la manutenzione delle strade nella provincia di Caserta (1258) – alla VIII Commissione (Ambiente);

Marino Savina, da Roma, chiede iniziative per il trasferimento a organismi sovranazionali delle competenze in materia di lotta contro la criminalità organizzata (1259)alle Commissioni riunite II (Giustizia) e III (Affari esteri);

Michele Vecchione, da Alatri (Frosinone), chiede:

norme in materia di riconoscimento del titolo annuale di città italiana della cultura (1260) – alla VII Commissione (Cultura);

il ripristino del servizio militare obbligatorio (1261) – alla IV Commissione (Difesa);

l'impiego in attività socialmente utili dei cittadini che ricevono benefìci economici dai comuni di residenza (1262) -alla XII Commissione (Affari sociali);

Stefano Maglia, da Piacenza, chiede iniziative per assicurare la correttezza delle informazioni pubblicate nel portale internet “Normattiva” (1263) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Renato Lelli, da San Pietro in Cariano (Verona), chiede:

il rafforzamento dei controlli sulle organizzazioni non governative impegnate in operazioni di soccorso dei migranti nel Mediterraneo (1264) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

nuove norme per la repressione della pedofilia (1265) – alla II Commissione (Giustizia);

l'unificazione delle banche dati dei centri regionali per l'impiego (1266) – alla XI Commissione (Lavoro);

Rinaldo Di Nino, da Cuneo, chiede nuove norme in materia di procedure per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero (1267) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Simon Baraldi, da Bologna, chiede:

nuovi interventi per ridurre il numero dei fumatori in Italia (1268) - alla XII Commissione (Affari sociali);

l'abrogazione della cosiddetta “legge Bacchelli”, in materia di vitalizi per i cittadini illustri che versano in stato di bisogno (1269) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'ampliamento delle categorie di medici abilitati a esprimere i giudizi di idoneità per il rilascio della patente nautica (1270) – alla IX Commissione (Trasporti);

l'introduzione del divieto di circolazione in autostrada per i motoveicoli (1271) – alla IX Commissione (Trasporti);

Loredana Silvestri, da Soriano nel Cimino (Viterbo), chiede interventi a tutela dei minori, tramite una revisione della disciplina dell'affidamento a case-famiglia e il rafforzamento dei controlli su di esse (1272) - alla II Commissione (Giustizia);

Massimo Torre, da Genova, e altri cittadini chiedono iniziative per fermare lo sbarco di migranti sulle coste italiane (1273) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Vincenzo Giovanni Napoli, da Roma, chiede nuove norme in materia di cessione delle unità abitative di edilizia sociale (1274) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Francesco Pugliese, da Bologna, e numerosissimi altri cittadini chiedono la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C (1275) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Luigi Bonelli, da Sant'Angelo a Cupolo (Benevento), chiede che il mandato dei commissari straordinari di nomina governativa non possa superare la durata di un anno (1276) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Nelson Marin, da Padova, chiede misure per promuovere forme di partenariato pubblico-privato a fini di prevenzione delle minacce terroristiche (1277) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Carmine Lombardo, da Bonifati (Cosenza), chiede l'incremento delle pensioni di inabilità per gli invalidi civili (1278) - alla XII Commissione (Affari sociali).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,40.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,45.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1261-B - D'iniziativa dei senatori: Elena Ferrara ed altri: Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (Approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato) (A.C. 3139-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato, n. 3139-B: Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo.

Ricordo che nella seduta del 15 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori ed i rappresentanti del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Scusate, colleghi e colleghe, per favore, se potete prendere posto celermente.

(Esame degli articoli - A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.

Avverto che, fuori della seduta, le proposte emendative Bechis 1.6, Turco 2.20 e Bechis 7.03 sono state ritirate dai presentatori.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Beni. Ne ha facoltà.

PAOLO BENI. Grazie, Presidente. Vorrei iniziare la discussione e la votazione degli articoli da questo articolo 1 di questa proposta di legge, registrando con soddisfazione il fatto che dal ritiro degli emendamenti che erano stati presentati pare evidente che si stia delineando un'intesa per una rapida approvazione del testo che ci è pervenuto dal Senato senza ulteriori modifiche.

Io penso - e lo voglio dire subito - che questa sia una cosa molto positiva, perché questa proposta di legge risponde alle attese, alle aspettative di tanti educatori, di tante famiglie, soprattutto di tanti ragazzi e ragazze che sono direttamente coinvolti da questo problema.

Non la voglio fare lunga, ma credo che tutti siamo consapevoli di quanto il fenomeno del cyberbullismo stia diventando un rilevante problema sociale e, soprattutto, culturale; soprattutto, da quando la dinamica tipica, tradizionale del rapporto fra il persecutore e la vittima, tipica del bullismo, spostandosi dalla dimensione dei rapporti reali alla dimensione virtuale, grazie anche all'uso massivo dei dispositivi che consentono anche ai giovanissimi di connettersi in rete, ha comportato l'espandersi di un fenomeno dalle dimensioni più pericolose per tanti ragazzi e ragazze.

Io penso che questo provvedimento dia una prima risposta, che non sarà esaustiva, che non è la panacea di tutti i mali, ma è una prima risposta, puntando soprattutto sulla prevenzione, sull'educazione, sul ruolo fondamentale della scuola e sul rapporto fra la scuola e la famiglia, ma puntando anche sulla tutela e sulla protezione delle vittime.

Ne parleremo dopo in riferimento all'articolo 2, ma intanto io considero fondamentale quel punto, che consente a chi è colpito da questi episodi, da questi atti, di tutelarsi facendo istanza perché scompaiano dal web quelle immagini e quei filmati che sono forieri di tanta sofferenza. Quindi si punta, innanzitutto, sull'educazione, sulla tutela delle vittime, sulla rieducazione degli autori, perché la scuola deve fare anche questo e deve puntare anche a questo.

Noi sappiamo - perché si è molto discusso di questa proposta di legge e ci sono state anche non poche polemiche in questi due anni - che è stato un iter sofferto, nel senso che la proposta, inizialmente nata al Senato, è stata modificata sostanzialmente dalla nostra Assemblea, poi nuovamente modificata dal Senato; siamo in quarta lettura e, in questa quarta lettura, le Commissioni riunite affari sociali e giustizia hanno convenuto di non procedere ad ulteriori modifiche.

Lo voglio dire subito: penso che non sia stata una perdita di tempo, ma sia stata una discussione utile e importante quella che ci ha impegnato in questi due anni, che ha coinvolto tanti esperti, tanti addetti ai lavori; tantissime sono le audizioni che abbiamo fatto. Penso che sia una discussione che proseguirà, perché, personalmente - lo ripeto - io avrei preferito - e molti, credo, come me, in quest'Aula - che si facesse di più e, forse, si poteva fare di più: per esempio, ampliare il campo di applicazione della legge non solo al cyberbullismo, ma anche a tutti i fenomeni di bullismo; per esempio, ampliare le tutele non solo ai minorenni, ma a tutte le vittime, anche maggiorenni.

Si è scelta la soluzione minimalista, forse, però prendo atto che la soluzione raccoglie il più ampio consenso possibile. Si è scelto, cioè, responsabilmente - e concludo con questa considerazione, Presidente - di privilegiare l'esigenza di evitare il ricorso a una quinta lettura - siamo in prossimità della fine della legislatura, con tutti i rischi che ciò avrebbe comportato - e di approvare rapidamente questa proposta di legge, come ci eravamo impegnati a fare già prima dell'inizio del prossimo anno scolastico.

Non è la soluzione di tutto, ma è un primo segnale, soprattutto sul piano del messaggio culturale che dà al Paese, ossia che le istituzioni non si tirano indietro, fanno proprio il problema, lo affrontano con equilibrio, con saggezza, privilegiando il tema della prevenzione, dell'educazione e della tutela delle vittime.

Penso che ci sarà ancora da fare nella prossima legislatura su un tema delicatissimo come quello della regolamentazione dell'uso del web e della prevenzione dell'uso distorto che, purtroppo, sempre più spesso se ne fa (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Effettivamente siamo, dopo un lungo lavoro, al primo voto sul primo articolo di una prima legge per cominciare a contrastare con più strumenti il cyberbullismo. È la forma nuova di un tema e di un problema antico ma nuovo - il bullismo -, di ampie dimensioni e di gravità crescente, che deve continuare a impegnare tutte le agenzie educative del Paese, i media, i social media, i legislatori, gli opinion leader e quanti più visibili di altri hanno un impatto positivo o negativo sui comportamenti di tanti altri e, soprattutto, dei più giovani.

È una legge che mostra come siamo all'inizio di una battaglia di lungo periodo, primi passi in un campo - il cyber - in cui gli adulti, a volte, si muovono su un terreno estraneo, quasi dentro una lingua straniera, sottovalutando, deconsiderando, dicendo a se stessi che non è un problema, anche quando riguarda, come autori o vittime, i propri figli.

In Gran Bretagna, dove da tempo hanno predisposto azioni specifiche e ricerche attente, la ricerca di “Ditch the label” racconta che il 47 per cento dei giovani e dei ragazzi ha ricevuto commenti insultanti o aggressivi sui propri profili e che il 62 per cento - sei su dieci - ha ricevuto messaggi aggressivi o preoccupanti, per molti motivi, sul telefonino.

Ma l'inchiesta nazionale in quel Paese mostra un dato ancora più preoccupante: nel 91 per cento dei casi - nove su dieci - un atto cyberbullo ricevuto non ha visto alcuna azione intrapresa. Telefono Azzurro, in Italia, denuncia un caso al giorno di molestie online su adolescenti e l'inchiesta del Censis, condotta con la Polizia postale, rivela e rileva casi di cyberbullismo nel 52 per cento delle scuole italiane.

Per l'Istat i dati sono simili, se riferiti al bullismo, non al cyberbullismo; più della metà degli undici-diciassettenni subisce un qualche episodio offensivo (2014); quello che preoccupa però è l'intensità più alta, se si scende con l'età: quasi uno su quattro tra gli undici-tredicenni. Allora, tra i possessori di cellulari o internet, tra i minori che denunciano di avere ricevuto azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network, saremmo al solo - dico “solo” tra virgolette - 6 per cento, ma è sempre più di uno su venti, e sulle ragazzine più che sui ragazzini (7,1 per cento contro il 4,6). Anche se si trattasse di dati notevolmente più bassi, ma accertati, almeno un adolescente per classe è vittima di questo, già questo è un dato impressionante.

Allora, questa legge tocca un tema centrale che oscilla tra sottovalutazione e titoli cubitali, a riprova di una immaturità della nostra società ancora in preparazione. Per cui il problema o non esiste, o tutto il disagio adolescenziale, tutta l'incapacità educativa e di modelli sociali, tutta la solitudine e la frammentazione nelle relazioni sociali, tutto l'infragilimento delle famiglie e l'incertezza educativa, tutta la paura di educare e la difficoltà di trasmissione dei saperi e delle cose che contano, si tradurrebbe in cyberbullismo, ma neanche questo è vero.

Nel 1970 avevo letto un libro, oggi un po' dimenticato, di Alexander Mitscherlich, “Verso una società senza padre”, era pubblicato da Feltrinelli. Eravamo agli inizi di qualcosa che oggi è accaduto ed è, e ci siamo dentro. Per questo, credo, sarebbe stato meglio, come alla Camera avevamo fatto, pur conservando l'impianto della legge centrato su una strategia educativa, collocare le azioni per contrastare il cyberbullismo all'interno di una più vasta azione preventiva, educativa, sul bullismo e mantenendo una capacità di azione anche verso gli infraquattordicenni, perché il tutto inizia molto prima, e anche verso gli ultradiciottenni non solo in ambito scolastico, perché spesso sono giovani più grandi o adulti a molestare, squilibrare e impaurire adolescenti e giovanissimi in uno strano intreccio tra carnefici e vittime.

Bene, io penso sarebbe stato meglio mantenere l'articolo 1 nella formulazione della Camera, ma penso che sia qualcosa che è utile e necessario alle famiglie e alle scuole, per questo voteremo favorevolmente anche all'articolo 1.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3139-B )

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente questo articolo 2 è un po' il cuore della legge, perché prevede la possibilità di rimuovere i contenuti che offendono, che fanno male, che insultano, che diffamano, insomma tutto quello per cui il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni crudeli, crudele ma fatto da ragazzini su altri ragazzini, ed è qui che dobbiamo lasciare il discorso, nell'ambito dei minorenni.

Io trovo opportuno che si sia tornati alla versione originaria della legge, quella che vedeva un intervento del Parlamento per far fronte a un fenomeno sociale. Sia chiaro, non sarà mai con una legge, con questa legge, che noi affronteremo tutto il tema del quanto possono essere crudeli i ragazzini con gli altri adolescenti, non lo affronteremo mai, ma sicuramente non potremo dire che il primo passo sia quello di punirli, perché il primo passo è quello di rimuovere quello che fa male dalla rete e, naturalmente, convincere, capire cosa c'è dietro il comportamento persecutorio. Perché, sia chiaro, nel bullismo e del cyberbullismo, persecutori e vittime hanno un rapporto malato e i ragazzini che perseguitano altri ragazzini sono quasi sempre ragazzini con problemi e altrettanti ne hanno le vittime, perché sono soli, perché non sanno esprimere il loro disagio, perché si sentono isolati dagli altri compagni.

Di fronte a questo, è stato ben detto, gli adulti intorno completamente, spesso, inerti, le scuole hanno paura a intervenire, c'è un'inerzia degli educatori, spesso c'è una paura dei genitori di andare dietro a questi fenomeni.

Allora, in questo articolo noi diciamo che sarà più facile togliere dalla rete questi contenuti, perché quello che un bambino, una ragazzina, un adolescente o un giovane vuole, non è che il colpevole dopo due anni sia punito, vuole che quei contenuti vengano rimossi subito. E in questo senso, questa è la battaglia che stiamo facendo anche con gli adulti e che stiamo facendo nell'ambito sia della Commissione “Jo Cox”, che della battaglia di questa Presidenza contro l'odio, perché stiamo agendo sulle grandi agenzie dei social media, affinché prendano la responsabilità di non lasciare che il veleno circoli in rete.

In questo senso, quindi, io ritengo che questo articolo sia il più utile. Certo, sarà permesso reclamare ai ragazzi maggiori di 14 anni, qui ci sono due punti: il primo punto è che avremmo potuto lasciare l'intervento anche ai minori di 14 anni, perché se un tredicenne può essere fatto oggetto di bullismo, non si vede perché non possa reclamare, ma naturalmente c'è dietro un problema di più vasta portata, che non è ancora risolto, e cioè qual è l'età di accesso ai social media e, quindi, meglio lasciare, a questo punto, i 14 anni, dato che non abbiamo la certezza di quali saranno le norme europee a questo proposito.

Peccato, però, che il Senato, pur secondo me opportunamente riportando la norma sul binario dei minorenni, abbia tolto anche un elemento molto interessante, che era quello che il colpevole stesso, tra virgolette, potesse tornare indietro, con finalità riparative. Ma questo è il senso della legge e della giustizia, non fare i giustizieri come facciamo spesso in questa Camera, il senso è quello di poter ripensare, specialmente nei comportamenti che sulla rete sono impulsivi, sono compulsivi, sono affrettati, sono dettati da quell'emotivismo tipico della nostra società malata e frettolosa. Ecco che allora, poter dare la possibilità di riparare sarebbe stato importante, così come la possibilità di inserire degli esperti anche sul piano psicologico nel tavolo che opportunamente questa legge prevede, perché, come abbiamo detto, l'intento è educativo e non repressivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Riteniamo fondamentale proprio il titolo dell'articolo, la rubrica, che è la tutela della dignità del minore, e dobbiamo partire da loro, dai minorenni, dai più piccoli, perché in realtà riuscire a far passare questo articolo 2 - senza estenderlo immediatamente ai maggiorenni, ma creando una riflessione nel Paese e nella classe politica momentanea – significa capire profondamente come in realtà, sul web e su internet, le relazioni vengano percepite molto più vicine di quelle che in realtà sono.

Soprattutto, vengono percepite molto più vicine, e sono molto più recrudescenti, tutte quelle offese, per un minorenne che non ha una personalità strutturata, che ha una personalità, magari, anche troppo liquida, a seguito, a volte, di una incapacità o dell'impossibilità da parte dei genitori di riuscire ad essere sufficientemente presenti. Allora, attraverso proprio il comma 2, il titolare del trattamento, o il gestore del sito Internet e dei social media, deve comunicare entro ventiquattro ore dall'istanza di aver assunto l'incarico e deve provvedere sulla richiesta nelle successive quarantotto ore. Allora, questo è un primo passo fondamentale, estremamente cauto, per riuscire a capire come tutelare i nostri figli e il nostro futuro dalla possibilità di essere bullizzati, manipolati, dalla possibilità di essere profondamente offesi e anche traumatizzati, per cui il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Questo è uno dei nodi più critici del provvedimento; abbiamo cercato di sollecitare il Governo, la maggioranza, che non è possibile stanziare solo 200.000 euro per una legge che prevede tutta una serie di precetti, tutta una serie di oneri, per quanto riguarda i nostri educatori, gli insegnanti, la possibilità di lavorare in rete, in rete significa in una rete territoriale, e all'interno di comunicazioni tra Polizia postale, assistenti sociali, piani di azione; non è possibile stanziare solo 200.000 euro quando abbiamo 40 mila plessi scolastici. Presidente, non è possibile, perché la matematica non è un'opinione. Sono 5 euro a plesso scolastico. Questa è una delle situazioni in cui, nonostante per alcuni settori avremmo potuto criticare aspramente da dove sarebbero stati presi questi soldi, non ci si è nemmeno preoccupati di andarli a prendere, nemmeno in quei 6 miliardi aggiuntivi di raccolta sul gioco d'azzardo; nel momento in cui milioni e milioni di euro vengono stabiliti per progetti vaghi, per situazioni che non hanno il minimo controllo di dove vanno quei soldi, non c'è stata la possibilità di stabilire di andare a prenderli, con una certa contentezza, con una certa fierezza, perché avremmo tranquillamente saputo che di questi soldi nemmeno un euro sarebbe stato sprecato, invece sono stati decisi e stanziati 200.000 euro. Qualsiasi regione, forse qualsiasi comune d'Italia avrebbe fatto di più. Per questa ragione noi ci asterremo su questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Malpezzi. Ne ha facoltà.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Grazie, Presidente. Solo una precisazione di termini, perché dall'intervento appena fatto, ma, magari, ho capito male io, sembra che il finanziamento di cui all'articolo sia il finanziamento per la lotta e il contrasto al cyberbullismo. In realtà, questo finanziamento è un finanziamento aggiuntivo collegato ad un fondo che va direttamente a servizio degli interventi della Polizia postale, perché, infatti, io lo ricordo sempre, la legge n. 107 del 2015, che finanzia tutta una serie di progetti in capo alle scuole, consente alle scuole, nella loro libera autonomia, di mettere in atto, insieme agli enti locali, tutta una serie di ulteriori progetti che possono riguardare anche il bullismo e il cyberbullismo e, sappiamo, proprio perché anche la letteratura ce lo ricorda, la letteratura di questi anni, di tradizioni di scuole che hanno portato avanti progetti in questa direzione. Allora distinguiamo i due aspetti; il fondo in questione riguarda un aiuto ulteriore alla Polizia postale, è un fondo che c'è già, che viene incrementato e che, quindi, dà una mano ulteriore al lavoro che la stessa è chiamata a fare; parallelamente, c'è tutto un filone di finanziamento che è legato a tante altre norme, potremmo citare anche la legge n. 285 del 1997, potremmo citare tante altre norme di legge, che sono finanziate e che insieme agli enti locali consentono gli interventi nelle scuole. La positività enorme di questa legge è il fatto che spinge ulteriormente il lavoro in rete e la collaborazione tra forze di Polizia postale e di Polizia locale che stanno facendo degli interventi meravigliosi di formazione all'interno delle scuole.

Così come è positivo il fatto che sarà presente, grazie anche ai finanziamenti per l'organico di potenziamento, una figura fissa in ogni scuola che sia responsabile non solo dei progetti alla salute, ma del cyberbullismo, e quindi del contrasto ad esso: un lavoro collettivo con i collegi docenti, che si unisce agli altri interventi.

Dire 5 euro per scuola è raccontare una cosa non vera. Diciamo anche, però, che è necessario continuare ad incrementare in questa direzione, ma negare un aumento di risorse, dimenticarsi quelle che ci sono già, non ci aiuta in questa fase di grande collaborazione e trasversalità tra le forze politiche, come una legge simile deve prevedere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Presidente, prendo per buone le osservazioni fatte dalla collega Malpezzi, però mi sento di unirmi alla critica mossa dal collega Baroni, perché 200.000 euro sono francamente pochi, anche se vanno ad incrementare un fondo. Le faccio un esempio, quello della regione Lombardia, che ha varato una legge per il contrasto al cyberbullismo e ha stanziato 300.000 euro. Quindi, a dimostrazione di quello che diceva il collega Maroni, c'è l'esempio della regione Lombardia: si poteva stanziare sicuramente di più.

Riteniamo che, nel complesso, comunque, sia una buona legge, che si muova nella direzione giusta, lo dimostrano i voti che abbiamo espresso fino ad ora sull'articolato. Aggiungo che voteremo sicuramente positivamente anche in sede di votazione finale. Su questo articolo condividiamo il parere espresso anche dal collega Baroni e ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

MARIALUCIA LOREFICE. Presidente, in realtà intervengo anche per dare forza all'intervento del collega Baroni, perché sembra che oggi gli istituti scolastici e la Polizia postale godano di chissà di quali risorse, invece anche durante le audizioni è spesso emerso il fatto che quelle che mancano sono soprattutto le risorse.

Quindi, il nostro voto di astensione in questo caso, che naturalmente non compromette assolutamente il voto favorevole a tutto il provvedimento, serve solamente a sottolineare che, se davvero vogliamo attuare e mettere in pratica questa legge, è importante fornire di adeguate risorse la legge stessa, sia a sostegno degli istituti scolastici, che non mi sembra navighino in buone acque, sia soprattutto a sostegno della Polizia postale, perché sappiamo benissimo il ruolo straordinario che compie ogni giorno per sconfiggere e cercare sulla rete i fenomeni di cyberbullismo.

Evitiamo anche di prenderci in giro: diciamoci chiaramente che servono soldi e ne servivano molti di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, volevo soltanto riportare all'interno di quest'Aula quanto è scritto nell'articolo, che è altro da quanto raccontato nel mondo delle favole dalla collega Malpezzi.

All'interno dell'articolo c'è scritto in maniera esplicita: “Per esigenze connesse allo svolgimento delle attività di formazione in ambito scolastico e territoriale finalizzata alla sicurezza e all'utilizzo della rete Internet e alla prevenzione e al contrasto del cyberbullismo sono stanziate ulteriori risorse pari a 203.000 euro”.

Quindi, non è per la Polizia postale, ma evidentemente per attività connesse ad attività di formazione in ambito scolastico, ed è quindi la risorsa che voi avete individuato per coprire questo tipo di impegni all'interno di questo provvedimento.

Per cui, le risorse sono veramente ridicole. Noi vogliamo segnalare questo punto ed evitiamo di fare della demagogia totale sul fatto che le risorse ci siano in altri canali, perché non ci sono e tutti noi lo sappiamo benissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quintarelli. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Presidente, anche il gruppo Civici e Innovatori si asterrà, condividendo quanto espresso dal collega Baroni: sono veramente cifre estremamente esigue per una cosa così importante, meno della metà di quanto costa una rotonda stradale. Pur valutando complessivamente il provvedimento - voteremo favorevolmente al provvedimento, lo preannuncio -, in questo caso specifico ci asterremo.

PAOLO BENI, Relatore per XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO BENI, Relatore per XII Commissione. Presidente, molto velocemente: capisco quello che i colleghi stanno dicendo, le risorse non sono mai troppe e anche noi avremmo auspicato potessero essere di più, ma questo non significa che tutto il lavoro di cui in questa legge si parla debba essere fatto con 200.000 euro, altrimenti si strumentalizza il tema.

Sappiamo benissimo che ci sono delle dotazioni strutturali, nel bilancio delle varie istituzioni coinvolte da questa legge, che saranno destinate alle attività previste, in più c'è questa piccola cosa. Avremmo voluto anche noi che fosse una cifra più importante - abbiamo deciso a questo punto che comunque non potevamo modificare il testo -, però vorrei far notare che il punto più importante è quello - ed è il pregio maggiore di questa legge - che questa legge pone l'esigenza di un'azione concertata e comune fra istituzioni e attori diversi, perché, se vogliamo contrastare efficacemente il cyberbullismo, c'è un ruolo di istituzioni diverse.

Vorrei far notare, anche se non c'è più tempo, ad esempio, che gli stessi operatori del mercato devono essere coinvolti e responsabilizzati insieme alla scuola, insieme alle famiglie e insieme alle varie istituzioni preposte. Questo è il senso: il coordinamento, l'azione comune concertata fra soggetti diversi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Murer. Ne ha facoltà.

DELIA MURER. Presidente, anche noi ci asterremo su questo articolo, perché riteniamo che sicuramente siano validi i riferimenti che faceva adesso il deputato Beni di un lavoro tra istituzioni che prevede anche uso di risorse già presenti, però questa cifra ci pare davvero insufficiente per svoltare su questo tema, per avere risorse adeguate per riuscire a fare un un'efficace azione di contrasto al cyberbullismo. Riteniamo che sia molto importante che la legge si possa varare, che si faccia questo lavoro di prevenzione, ma su questo articolo ci asterremo, mentre voteremo favorevolmente alla legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, i dati più recenti, che ci sono stati forniti il 5 maggio 2017 - quindi possiamo dire proprio la settimana scorsa - dalla Polizia postale, sono impressionanti e fanno davvero paura: lo scorso anno ci sono stati 235 casi di cyberbullismo, 88 casi di minacce, ingiurie e molestie, 70 furti di identità, 42 diffamazioni online, 27 diffusioni di materiale pedopornografico, 8 casi di stalking, 31 i minori denunciati all'autorità responsabile perché ritenuti responsabili di reati, di cui 11 per diffamazione online, 10 per diffusione di materiale pedopornografico, 6 per minacce, ingiurie e molestie. Potrei continuare, ma sono dati della Polizia postale, quindi sono dati facilmente recuperabili da tutti.

Contrastare questo fenomeno senza un investimento adeguato ci fa correre il rischio di fare di questa legge una buona affermazione di principi, ma con nessuna possibilità di diventare operativa.

Anche se apparentemente non c'entra, faccio presente il disagio che in questi giorni stanno esprimendo molte famiglie e molte associazioni a proposito della famosa legge del “dopo di noi”, che è stata salutata con un'ovazione generale da parte di tante famiglie, ma, di fatto, per la mancanza di risorse, in questo momento risulta davvero un vero e proprio buco nell'acqua.

Proprio perché crediamo che il cyberbullismo sia una realtà che va contrastata con energia e con forza, riteniamo anche che sia necessario che gli stanziamenti economici appropriati siano adeguati alla gravità del problema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo agli ordini del giorno. Se nessuno di intervenire per illustrarli, invito il sottosegretario Toccafondi ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3139-B/1 Carrescia, n. 9/3139-B/2 Ascani e n. 9/3139-B/3 Nesi. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 973139-B/4 Palese, purché sia riformulato aggiungendo le parole: “invita il Governo”.

Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3139-B/5 Bechis, n. 9/3139-B/6, Iannuzzi, n. 9/3139-B/7 Coppola, n. 9/3139-B/8 Marzano, n. 9/3139-B/9 Becattini, n. 9/3139-B/10 Mazziotti Di Celso e n. 9/3139-B/11 Giuseppe Guerini.

Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/3139-B/12 Vargiu, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3139-B/13 Binetti; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/3139-B/14 Segoni ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3139-B/15 Artini purché sia riformulato nel modo seguente: “impegna il Governo a valutare la possibilità di monitorare come le istituzioni scolastiche nell'ambito della propria autonomia attuino le linee guida”.

Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3139-B/16 Baldassarre, purché sia riformulato nel modo seguente: “impegna il Governo a proseguire e implementare le misure di contrasto al fenomeno del bullismo”.

Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/3139-B/17 Turco, mentre esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3139-B/18 Ventricelli e n. 9/3139-B/19 Baroni; esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3139-B/20 Lorefice con la seguente modifica: “impegna il Governo a valutare la possibilità che nella prossima legge di bilancio…” eccetera ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3139-B/21 Tinagli.

PRESIDENTE. Sono stati espressi molti pareri favorevoli quindi ordini del giorno n. 9/3139-B/1 Carrescia favorevole; n. 9/3139-B/2 Ascani favorevole; n. 9/3139-B/3 Nesi favorevole: vado avanti. Abbiamo all'ordine del giorno n. 9/3139-B/4 Palese una riformulazione: l'accetta? Sta bene. Vado avanti.

Ordini del giorno n. 9/3139-B/5 Bechis favorevole; n. 9/3139-B/6 Iannuzzi favorevole; n. 9/3139-B/7 Coppola favorevole; n. 9/3139-B/8 Marzano favorevole; n. 9/3139-B/9 Becattini; n. 9/3139-B/10 Mazziotti e n. 9/3139-B/11 Giuseppe Guerini favorevole. Passiamo a ordine del giorno Vargiu n. 9/3139-B/12 accolto come raccomandazione: accetta come raccomandazione? Prendo atto che il presentatore accetta l'accoglimento come raccomandazione. Proseguiamo: ordini del giorno n. 9/3139-B/13 Binetti favorevole; n. 9/3139-B/14 Segoni accolto come raccomandazione: prendo atto che accetta l'accoglimento come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/3139-B/15 Artini accettato con riformulazione: deputato Artini, mi dà un cenno? Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3139-B/16 Baldassarre: favorevole con riformulazione. Va bene la riformulazione? Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3139-B/17 Turco: accolto come raccomandazione, d'accordo. Proseguiamo: ordini del giorno n. 9/3139-B/18 Ventricelli, parere favorevole; n. 9/3139-B/19 Barone, parere favorevole; n. 9/3139-B/20 Lorefice, parere favorevole con riformulazione; n. 9/3139-B/21 Tinagli parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Noi Socialisti abbiamo sollecitato anche in queste Aule più volte la rapida approvazione della legge contro il cyberbullismo. I fatti di cronaca, i suicidi di tanti giovani, da Carolina a Tiziana da Andrea a Nadia, vittime della gogna mediatica e lasciate senza tutela e protezione, rendono non più rinviabile un intervento legislativo.

Per questo motivo il gruppo Socialista voterà a favore del provvedimento, anche se non possiamo non notare - come hanno già fatto il relatore Beni, anche oggi, e la collega Campana nel corso della discussione generale - che si tratta di un provvedimento monco, forse un'occasione un po' mancata.

La Camera aveva incluso nella legge il bullismo ed esteso il provvedimento alle vittime maggiorenni, ritenendo che bullismo e cyberbullismo non possono essere considerati due reati separati e che, se è vero che le vittime sono spesso minori, è anche vero che i cyberbullingonline sono spesso maggiorenni. Basti pensare alla recente pubblicazione del catalogo online di donne single disponibili fatto con informazioni illecitamente carpite dei profili Facebook.

La maggioranza in Senato non ha ritenuto di approvare questo nostro ampliamento, ma l'urgenza di avere un testo approvato prima dell'inizio dell'anno scolastico ci induce a non apportare nuove modifiche.

Il provvedimento, seppur un po' mutilato, contiene molti aspetti positivi, puntando non solo ad una punizione, ma soprattutto alla prevenzione e all'informazione. Molti giovani che commettono atti di cyberbullismo non sanno che stanno commettendo un reato. Per questo è fondamentale il coinvolgimento delle scuole in un processo di collaborazione con le famiglie e questa proposta di legge è un passo: certamente non risolverà il problema, ma, essendo questo un grave problema sociale, dobbiamo affrontarlo con tutti i mezzi e le azioni possibili, a cominciare dal controllo da parte dei genitori dei social network: la loro azione tempestiva è fondamentale e indispensabile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Incontrando molti giovani che fanno parte della generazione dei nativi digitali, si ha il privilegio e l'opportunità di riconoscere con chiarezza quali sono i loro limiti, ma anche quali sono i nostri limiti. Ecco, allora, che elementi quali la solitudine e l'impulsività digitale sono riconoscibili in giovani che non hanno avuto l'opportunità di vivere l'era pretecnologica.

È chiaro che il consiglio principale è inserire i valori della vita ordinaria anche in quella online. È necessario però avere un'attività di ricerca sostenuta, che permetta un'analisi delle informazioni tramite la consultazione di fonti di dominio pubblico presenti sia nella vita ordinaria che in rete.

È facilmente intuibile, proprio per la mole impressionante di dati che contiene il mondo di Internet, che quest'ultimo sia ormai diventato la primaria fonte di ricerca. Sono ben note forme di dipendenza nei comportamenti, tutte le forme di Internet addiction che conosciamo bene, la pervasività di Internet e l'impatto che ne consegue a livello emotivo, cognitivo e relazionale.

Tutto ciò è davanti ai nostri occhi ogni volta che incontriamo persone, più o anche meno giovani, che soffrono e si interrogano su come migliorare la loro qualità di vita.

Perché il cyberbullismo è più pericoloso di quello tradizionale? I comportamenti vessatori del bullismo classico non erano così estesi, potevi ritornare a casa e sentirti protetto; ora Internet espande e rende immortali commenti e immagini, espone alla vergogna, che sembra non avere soluzioni, di giorno e di notte, in un mondo in cui molte relazioni si limitano alle emoticons.

Noi voteremo a favore di questa proposta di legge. Ci sono alcuni passaggi che avremmo voluto che fossero stati - come dire - costruiti, forse, in un modo diverso, ma è certo che il merito principale è aver posto al centro dell'attenzione l'attività di formazione più ancora che l'attività di punizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Noi voteremo a favore di questa proposta di legge, che oggi è in terza lettura, avendo già la Camera espresso il proprio voto, e ci sono alcune modifiche apportate dal Senato abbastanza importanti anche queste su disposizioni a tutela dei minori, per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, sempre più diffuso.

Le modifiche, signora Presidente, da ultimo apportate dal Senato privilegiano un'impostazione dell'intervento normativo basata esclusivamente su strumenti preventivi di carattere educativo. Nel precedente testo approvato dalla Camera, agli interventi educativi si affiancavano anche strumenti del solo cyberbullismo, mentre è stato soppresso ogni riferimento al bullismo.

La proposta di legge giunge all'esame dell'Assemblea nella formulazione adottata dal Senato, senza portare alcuna modifica per un motivo molto semplice, ossia perché c'è necessità di procedere all'approvazione definitiva della norma.

Con riferimento alle misure che la Camera oggi approverà definitivamente, di particolare rilievo sono tutte le misure di contrasto in ambito scolastico: è ancora prevista, ai sensi dell'articolo 4, l'adozione da parte del MIUR, sentito il Ministero della giustizia, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, di apposite linee di orientamento da aggiornare ogni due anni per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo.

Viene indicato poi un nuovo triennio di riferimento ed eliminato il carattere sperimentale: anche questa è una modifica abbastanza importante e condivisa, perché trattasi di interventi a regime, strutturali dal punto di vista della prevenzione, indispensabili anche in riferimento all'altro elemento; occorre cioè che ci sia una formazione abbastanza qualificata del personale scolastico, per poter cercare di avere il massimo in questo contesto e soprattutto nel contesto della previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti.

Io penso che questa legge possa dare veramente un contributo, se gli adempimenti, i decreti che sono previsti per l'attuazione, vengono fatti in tempi brevi e forse è meglio. Per questo c'è anche questa sollecitazione da parte nostra nei confronti del Governo.

Quindi, confermiamo il nostro voto favorevole, vista la necessità di normare il fenomeno soprattutto nel contesto della prevenzione in riferimento a tutta l'attività scolastica, che è il punto centrale della prevenzione, dell'educazione e del sistema che si sta per organizzare contro il cyberbullismo. In questi termini, penso che il provvedimento vada approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Il provvedimento, all'esame di questa Assemblea per la seconda lettura, essendo stato modificato altrettante due volte dall'altro ramo del Parlamento, interviene su una materia particolarmente delicata e sentita oggi dalla nostra società.

Il fenomeno del cosiddetto cyberbullismo, un nuovo termine entrato nel lessico attuale, la cui definizione, direi, tristemente si aggancia ai tanti fatti tragici che si sono recentemente consumati, nasce da un'attenzione molto alta nel nostro Paese, la cui dimensione, che coinvolge tanti giovani, ragazzi e ragazze, alimentata dalla rete e dai social network, imponeva, e impone, al legislatore l'introduzione di un intervento normativo nel nostro ordinamento.

È un provvedimento - quello che ci accingiamo a votare - molto discusso, non soltanto in ambito parlamentare, ma anche e soprattutto negli ambienti educativi, scolastici e televisivi.

Si discute, infatti, spesso animatamente, considerate - come dicevo prima - le conseguenze talvolta tragiche a cui porta la sua diffusione, di come fronteggiare questo nuovo fenomeno dei nostri tempi, che da alcuni anni sta diventando un problema sociale e culturale sempre più rilevante. Se infatti il bullismo fra adolescenti non è certo un fenomeno nuovo, la sua recente evoluzione in cyberbullismo risulta oggi costantemente in crescita, favorita dalla massiccia diffusione, anche tra i giovanissimi, di dispositivi che consentono un facile accesso alla rete Internet.

I dati statistici, le inchieste e le indagini su questo fenomeno in ascesa evidenziano, in maniera pressoché univoca, come il 23 per cento dei minori di anni 18 passa dalle 5 alle 10 ore al giorno su Internet, l'8 per cento è addirittura connessa 24 ore su 24; il 44 per cento non si serve di una postazione fissa, ma di strumenti diversi, che sono nella disponibilità dell'85 per cento degli under 18, e l'audizione svolta alla Camera sul tema, nel corso del lungo esame nelle Commissioni parlamentari competenti, rileva, infatti, come i minori siano le vittime elettive all'uso distorto della rete, perché non hanno gli strumenti per capire fino in fondo e con quali rischi esporre la propria vita intima agli altri, per evitare che i propri dati siano usati contro di loro, a volte anche da altri minori.

Proprio per questo, forse l'aspetto più tragico dell'uso violento della rete è la condizione in cui autore e vittima partecipano della stessa fragilità e della stessa inconsapevolezza del risvolto reale e concretissimo di ogni nostra azione nel web.

Da qui l'intervento normativo, scaturito da tanti approfondimenti sul tema, ma soprattutto - ripeto - dalle notizie di cronaca tristi e spesso dagli epiloghi drammatici, che hanno spinto il legislatore ad adottare una serie di norme rivolte all'interesse dei minori, attraverso strumenti di intervento anche a sostegno delle famiglie.

Occorre dire che il disegno che giunge dal Senato, che ha apportato ulteriori modifiche, che tuttavia non hanno mutato l'impostazione di fondo del provvedimento, rivolto a privilegiare la tutela dei minori e la prevenzione del fenomeno attraverso una strategia educativa, ha indubbiamente ridimensionato l'ambito di intervento.

In particolare, all'articolo 1, la finalità della legge viene circoscritta a prevenzione e contrasto del solo cyberbullismo ed esclusivamente in riferimento ai minori, sia in veste di vittima che di autori, mentre il testo della Camera riguardava il più ampio fenomeno di bullismo in tutte le manifestazioni, anche in riferimento agli adulti.

Conseguentemente viene limitata ai minori la platea dei soggetti tutelati dalle misure dell'articolo 2, dove si dispone che le vittime possono avanzare ai gestori dei siti e piattaforme telematiche un'istanza per la rimozione dei contenuti ritenuti lesivi. Inoltre, il Senato ha soppresso la possibilità che anche l'autore possa avanzare tale istanza a scopo riparativo, nonché la disposizione che indicava dei particolari sulle procedure da adottare per il recepimento delle istanze.

Restano sostanzialmente invariati, invece, a parte le modifiche necessarie per il venir meno del riferimento al bullismo, tutti gli articoli successivi.

Sempre dal Senato sono intervenute norme soppressive in merito alla presenza di esperti in campo pedagogico al tavolo tecnico istituito presso la Presidenza del Consiglio, lasciando però invariate le funzioni del tavolo, ovvero l'elaborazione di un piano d'azione integrato per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo e il monitoraggio del fenomeno con la collaborazione della Polizia postale e la predisposizione di un codice di regolamentazione per gli operatori della rete, nonché la promozione di campagne informative e di sensibilizzazione.

Resta invariato l'articolo 4, contenente le misure in ambito scolastico, l'adozione di linee guida da parte del MIUR, così come rimane, all'articolo 5, l'obbligo del dirigente scolastico di informare i genitori dei minori coinvolti in episodi di cyberbullismo e di attivare percorsi di sostegno alle vittime e di rieducazione dei bulli. Specifiche sanzioni disciplinari, proporzionate alla gravità degli atti e ispirate, comunque, alla funzione rieducativa, sono previste nei regolamenti di istituto.

Gli articoli 6 e 7, infine, intervengono rispettivamente per il rifinanziamento del Fondo per il contrasto alla pedopornografia, in merito all'ammonimento da parte del questore, allo scopo di evitare l'azione penale e rendere al tempo stesso il bullo consapevole della gravità dell'atto compiuto.

Da segnalare, infine, la soppressione, a nostro giudizio sbagliata, al Senato dell'articolo 8 del testo, a suo tempo approvato dalla Camera, che conteneva modifiche al codice penale, introducendo nuove circostanze aggravanti al delitto di atti persecutori, lo stalking.

In definitiva, signor Presidente, colleghi, il testo che giunge dal Senato, pur senza stravolgere quello approvato dalla Camera, ne limita decisamente la portata. Prendiamo atto che questa è l'impostazione che è stata maggiormente condivisa dalle forze politiche nel corso di una lunga discussione avvenuta in questi due anni.

Personalmente, ritengo che un più ampio dibattito di intervento, allargato al bullismo in genere ed esteso anche ai maggiorenni, avrebbe reso il provvedimento più incisivo ed efficace. Comunque, dopo un'attenta valutazione, le Commissioni riunite hanno convenuto unanimemente di non modificare ulteriormente il testo del Senato, anche al fine di evitare una quinta lettura e garantire così un più rapido iter dalla proposta di legge.

Aspettiamo, pertanto, quale sarà l'impatto di questo provvedimento sulla società nella consapevolezza che ogni legge è perfettibile e migliorabile. Sulla base di queste considerazioni annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, convinti che la prima esigenza sia quella di salvaguardare l'uso corretto dello strumento informatico come strumento di formazione e di crescita delle nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Questa legge sul cyberbullismo è partita, nella sensibilità di questo Parlamento, anche da tante storie dolorose e da una grande attesa nel Paese da parte delle agenzie educative. Il cyberbullismo è un sintomo di malessere molto evidente delle nostre società occidentali e contemporanee e, forse, non solo occidentali, ma una società seria si pone il problema, mentre cerca di affrontare il sintomo, anche di affrontare il tema delle cause.

Le cause sono di una concorrenza molto forte a qualunque azione educativa: c'è sempre stata quella della strada, ma oggi la strada è una strada che diventa piazza, che diventa piazza virtuale, e, soprattutto, c'è quello che non si dice nella legge sul cyberbullismo, che questa legge, in realtà, è una legge che parla molto di noi, della nostra responsabilità di adulti e di educatori, è una legge che, mentre parla delle vittime del cyberbullismo, dei minorenni, delle persone nelle scuole, pone in maniera seria, o almeno deve cominciare a farci porre in maniera seria, a tutti i livelli, non solo in Parlamento, il tema della responsabilità e della responsabilità sociale. C'è una necessità gigantesca di non lasciare soli in una società che lascia soli tanti, non solo i minori, anche gli adulti, anche i genitori spaventati.

Personalmente, ho accennato prima, nell'intervento precedente, come forse è stato un errore da parte del Senato essere tornati integralmente ad un testo che ha ignorato, di fatto, il lavoro attento svolto dalle Commissioni XII e II alla Camera, facendo cadere, tra le altre cose, anche miglioramenti evidenti, reali, come la possibilità che anche l'autore di una molestia possa avanzare l'istanza di rimozione di contenuti ritenuti lesivi nei siti e sulle piattaforme telematiche una volta che sia diventato consapevole del danno possibile o già arrecato: è un tema centrale, la giustizia riparativa, la comprensione e la crescita nell'educazione. Ma, a volte, si sa, la paternità o la maternità di un'idea impedisce di aprirsi ad una maternità o paternità più ampie, quando, magari, si teme di vedere indebolire un'idea iniziale o una prerogativa: accade nella vita, accade nelle famiglie, accade anche in Parlamento. Potrebbe essere un peccato, ma, in ogni caso, è un peccato che non copre i pregi di questa legge e di questa iniziativa del Parlamento.

È una legge utile, almeno per una parte: è una risposta del Parlamento a una domanda vera che viene dal Paese, dalle scuole, dalle famiglie, dai ragazzi, anche dal silenzio dei ragazzi. E per questo motivo, anche se il testo è quello che abbiamo approvato nei sette articoli, vediamo che il nostro gruppo - lo dico con convinzione -, Democrazia Solidale-Centro Democratico, voterà a favore di questo testo di legge per renderlo disponibile ed operativo per le famiglie e le scuole prima dell'inizio del nuovo anno scolastico. Era un impegno che ci eravamo preso, è un impegno che manteniamo.

Abbiamo nel cuore e nella mente tanti nomi, tante storie. Sappiamo che è un tema e un terreno scivoloso, perché riguarda il mondo virtuale, così reale, dove le parole, il linguaggio e i comportamenti maturano senza un contatto diretto con l'altro, in una comunione senza l'altro, dove sembra che parole, linguaggio, toni, comportamenti, azioni, anche terribili, non abbiano mai conseguenze.

C'è uno scarto di responsabilità e di consapevolezza quando si viaggia nella rete: vale anche per gli adulti, vale ancor più per i giovani, per gli adolescenti e per i bambini. Le persone sono vere, il dolore è reale, ma il colpo che infligge dolore e apre ferite sembra quasi un gioco o non si vede e non si tocca il dolore dell'altro, se non quando è tardi e la ferita è vera. Ed è un mondo in cui anche i carnefici, i coetanei, i pari, sono spesso vittime di altri, emuli e anelli deboli di gruppi, piccole bande e piccole tribù, in cui l'iniziazione violenta diventa un surrogato della solitudine e della paura di non essere accettati dagli altri. E ciò in un mondo che è infinito - la rete -, dove siti a specchio portano dove non si sapeva di andare, dove la fascinazione è forte, dove in chat e in diretta, ancor più che sulle piattaforme social, dove le cose restano, accade molto della minaccia, del ricatto, della paura, della modestia, della prova di forza, in diretta. Per questo, il centro non può che essere la prevenzione e l'educazione: non c'è il nuovo reato di cyberbullismo, non doveva esserci il nuovo reato di cyberbullismo. È una gigantesca sfida educativa in cui nessuno è fuori. C'è la semplificazione delle procedure per la rimozione di contenuti offensivi e osceni; c'è la sanzione per chi sbaglia; è utile che vi sia anche la possibilità di un'autorità, come il questore per i casi conclamati, per rendere consapevoli; l'informazione alle famiglie da parte dei dirigenti scolastici, l'individuazione di insegnanti esperti da formare e di riferimento nelle scuole; ci sarebbe anche da lavorare sulla capacità di paternità e maternità virtuale per gli adulti, i genitori, chi esercita la potestà genitoriale. Ma sono molto favorevole al fatto che non si sia creato questo nuovo reato di cyberbullismo, perché le leggi ci sono, i reati già ci sono e sono già puniti. L'educazione, l'azione riparatrice sono l'unica strada quando chi aggredisce in rete un altro ha 15, 13, 17 anni: non possiamo farne un piccolo o grande criminale per tutto il resto della vita.

Ma, allora - e concludo -, occorre lavorare sulla prevenzione. Lo strumento più efficace penso saranno - sono già indicati nella legge - i pari: peer to peer education. Educazione tra pari: ragazzi, adolescenti di riferimento, classe per classe, scuola per scuola, associazione per associazione; persone, ragazzi, giovani capaci di esercitare una forza attrattiva positiva, analoga e più forte della forza attrattiva di compagni appena più grandi, ma, magari, devianti. Un fascino positivo verso un fascino negativo; persone con cui confidarsi ancor prima che con un insegnante o un adulto che, a volte, si può ancora sentire troppo lontano. È un lavoro, quindi, con questa legge che deve continuare.

Con le grandi piattaforme social abbiamo intessuto, anche nella nostra Commissione affari sociali, dei contatti stretti, perché possa esserci uno studio perché vi sia un modo più semplice, quasi un tasto “help” che possa essere schiacciato da un ragazzo mentre sta in una chat, autorizzando qualcun altro a vedere che cosa sta succedendo. Può non esserci nessun reato, nessuna cosa grave, ma qualcosa che permetta di anticipare il momento in cui si può andare eventualmente ad aiutare. Non c'è solo il momento della rimozione o della repressione dopo.

Allora, una nuova alleanza con i gestori di telefonia mobile e con i grandi soggetti - Google, Facebook e gli altri che contano, gli altri che hanno una forza, una presenza tra i più piccoli, tra i più giovani - per aiutare nei molti casi in cui il cyberbullismo riguarda i preadolescenti sotto i tredici anni. Noi sappiamo che queste persone, questi nostri figli, questi nostri piccoli, che non sono titolari dei contratti o degli account, né dei telefonini, né sulle grandi piattaforme, perché hanno un'età che non permette di farlo, ma hanno telefonini e hanno account. Potrebbe essere studiata l'ipotesi di un backup automatico, magari sul telefono dell'adulto che fa il contratto, perché quando si apre un nuovo account vi sia, sul telefono di backup, la possibilità di sapere che c'è un nuovo account e come si entra in quell' account. Non si tratta di entrare nella privacy dei bambini, dei ragazzi, ma si tratta, come fanno i genitori, di pensare ai propri figli, di guardare come vivono e questo è qualcosa che può essere messo allo studio, è una pista di lavoro, non è certo un'idea di intrusione, sono piste di lavoro, questa legge è un punto di partenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Quintarelli. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Grazie, Presidente. Il vocabolario definisce virtuale qualcosa che non è reale, che è solo in potenza, e io ho sentito spesso in quest'Aula parlare di internet come una cosa virtuale. Ma internet è una cosa molto reale, non è virtuale, quindi forse come prima cosa sarebbe opportuno, anche per incasellare il discorso all'interno di un frame concettuale corretto, cominciare a parlare di aspetti immateriali...

PRESIDENTE. Avvicini il microfono, se no non la sentiamo.

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. ...e di una dimensione immateriale più che di uno spazio virtuale, perché è molto reale. È molto reale perché internet, negli anni, per molti di noi, per me e per molti di noi, progressivamente per tutti noi, è e diventerà sempre di più la sede della nostra dimensione immateriale, la principale interfaccia utente che noi useremo per le nostre relazioni sociali ed economiche.

Nel merito specifico bisogna tener presente - ed è stato ricordato - che esistono delle fattispecie di reato che toccano comportamenti di questo genere, per cui non era opportuno introdurre un nuovo reato. Tuttavia, ho riscontrato, anche nella dichiarazione del relatore, un auspicio ad intervenire per quanto riguarda la rimozione dei contenuti, contenuti anche che non costituiscono reato. Il 20 settembre 2016, sull'onda di tragici fatti di cronaca, la Camera ha introdotto una previsione di rimozione dei contenuti, che è stata poi celebrata a telegiornali unificati. Questo, a mio avviso, era un errore. La rimozione avrebbe riguardato anche contenuti che non costituivano reati, una cosa che avrebbe portato all'abuso della segnalazione determinando, poi, nella pratica, effetti censori, come la storia ha già insegnato.

Avevamo proposto con il nostro gruppo decine di emendamenti e ne è sopravvissuto solo uno in Aula, che cercava di riportare almeno questa rimozione nel solco di tecniche di rimozione già attuate, che già prevedono dei meccanismi di garanzia, ma anche questo non fu accolto e quindi introducemmo una modifica, rispetto al provvedimento licenziato dal Senato, che a mio avviso, ad avviso nostro, peggiorava in modo significativo il lavoro fatto al Senato. Per questo motivo il nostro gruppo si astenne ed io, ricordo, non partecipai alle votazioni degli emendamenti, uscendo dall'Aula.

Qui si tratta di un crinale, che è molto sottile, tra tutela e censura. È un crinale molto sottile e molto difficile ed è giusto che sia il Parlamento a decidere su che linea orientarsi. E il Parlamento ha valutato, a nostro avviso correttamente, un punto di equilibrio che è centrato sulla formazione e con l'introduzione di una procedura di ammonimento, che per i giovani dovrebbe funzionare bene. Quindi, il fatto di essere ritornati al provvedimento originariamente proposto dal Senato, e purtroppo avendo perso tutto questo tempo a causa di questi emendamenti introdotti alla Camera con effetti che sarebbero risultati censori, purtroppo ha ritardato l'introduzione di questa norma.

Ci siamo astenuti poco fa sulla votazione dell'articolo che riguarda i fondi disponibili e ho segnalato come i fondi disponibili assegnati sono inferiori alla metà del costo di una rotonda stradale, quindi effettivamente ridicoli.

È importante approvare questo testo, perché questo testo va nella giusta direzione, ovvero nella linea della formazione e dell'educazione, per cui il gruppo Civici e Innovatori decisamente darà il proprio voto favorevole a questo provvedimento, auspicando nel contempo che si intervenga il prima possibile per aumentare il budget stanziato per l'attività di formazione su questo tema che è molto importante, e lo dico anche da genitore (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Quello che stiamo per approvare definitivamente è un testo che certo non è sufficiente, perché molto ci sarà ancora da fare per sconfiggere il cyberbullismo, ma altrettanto sicuramente è necessario, perché il fenomeno è in rapida diffusione e ha una crescita potenzialmente inarrestabile vista la diffusione degli strumenti informatici in corso da anni, cui però non è seguita un'analoga evoluzione legislativa e sociale. Ciò perché - mi permetto di fare riferimento alla nota frase di Umberto Eco - sino a una decina di anni fa, nei bar e nelle piazze delle nostre cittadine, nessuno si sarebbe sognato di offendere o minacciare per un nonnulla, come accade oggi sui social network. E anche quando ciò accadeva, scattavano immediatamente le sanzioni sociali, prima ancora di quelle penali. Oggi, purtroppo, ingiurie, frasi minatorie, violenza verbale in generale, sono all'ordine del giorno, spesso, troppo spesso, in un'indifferenza diffusa, quasi come se gli altri utenti fossero assuefatti. Lo spazio virtuale si è trasformato da mare in cui navigare in libertà in un lago in cui ristagnano risentimenti, odio, intolleranza, violenza.

Il mio illustre corregionale, Umberto Eco, parlava di invasione di imbecilli, le cui affermazioni sulla rete sono accreditate tanto quanto quelle di un premio Nobel. Ma la situazione è persino peggiore, perché non si tratta solamente degli imbecilli, ma di legioni di violenti che agiscono sulla base e nella rete molto spesso prendendo di mira soggetti deboli, in particolare giovani e giovanissimi, e altrettanto spesso i responsabili sono anch'essi giovani o giovanissimi. Dalle audizioni tenute nell'iter di questa legge, è emerso che il 40 per cento dei ragazzi sono vittime di cyberbullismo, che il 72 per cento avverte la minaccia e che larga parte di questi atti è perpetrata mediante il computer scolastico.

Si dirà che un minimo tasso di aggressività nella fascia di età adolescenziale è, per così dire, fisiologico, ma i filtri concessi dalla rete hanno fatto crollare quelle protezioni garantite dalla comunicazione faccia a faccia. La comunicazione immediata, predominante nell'era pre internet, quando persino il telefono era uno strumento da maneggiare con cautela, sta lasciando spazio alla comunicazione mediata, con tutto ciò che ne consegue, perché quello schermo è interpretato come una sorta di scudo protettivo per chi offende e un fragilissimo vetro pronto ad infrangersi per chi le offese, invece, le riceve.

I responsabili di cyberbullismo, infatti, agiscono convinti di essere invisibili, irrintracciabili, non identificabili, impunibili. Dall'altro lato, le vittime, così come spesso accade nel bullismo stricto sensu, cedono molto spesso all'omertà, e per la vergogna, e per il timore di vedersi proibito l'uso degli strumenti tecnologici. Ipotizzo, ma non credo di sbagliare poi molto, che tutti i ragazzi che si rendono responsabili di bullismo sono propensi al cyberbullismo, ma non tutti coloro che aggrediscono digitando su una tastiera lo farebbero in una realtà non virtuale. Ciò a dire che lo strumento digitale aumenta la propensione a commettere simili gesti e profondamente sbagliato è minimizzarne la gravità, come talvolta accade con la giustificazione tipica: “sono ragazzi”, perché le conseguenze del cyberbullismo sono gravi, spesso gravissime, depressione, stati d'ansia, frustrazioni, crollo dell'autostima, peggioramento del rendimento scolastico e, in casi estremi, idee suicide.

Sin qui, la fotografia del fenomeno, utile a comprendere dove andare ad agire e come tentare di arginare e poi sconfiggere il fenomeno. La legge che ci accingiamo ad approvare definitivamente, mi auguro con il consenso più largo possibile, ha avuto un iter tortuoso e i contrasti che si sono registrati tra i due rami del Parlamento hanno evidenziato differenze non di poco peso su cui tornerò più avanti.

Ma su alcuni punti, la convergenza è stata ampia e sono punti che rappresentano le basi del testo di cui stiamo discutendo, i soggetti cui è destinata a questa legge, i minorenni, il ruolo fondamentale che sono chiamati a svolgere le due principali agenzie di socializzazione e di educazione, la famiglia e la scuola, perché se entrambe assolveranno al loro compito, i ragazzi avranno maggiore contezza dei loro comportamenti, anche nelle fasi di socializzazione secondaria, quelle del gruppo dei pari, evidentemente, proprio laddove avvengono gli atti del cyberbullismo.

È in questa logica che non possiamo non apprezzare i cardini di questa legge: il piano di prevenzione da attuare in collaborazione con la polizia postale e il Ministero dell'istruzione, ragione per cui è imprescindibile approvare questa legge adesso, ora, per dare il tempo al Ministero di partire, sin da settembre, con le nuove figure, la possibilità per i minorenni di richiedere la cancellazione dei contenuti offensivi dalle piattaforme Internet e, ancora, la procedura di ammonimento per i colpevoli, procedura di ammonimento analoga a quella adottata per il reato di stalking.

Si tratta di una buona legge, dicevo, quella che stiamo per approvare, un deciso passo in avanti che va a colmare un vuoto legislativo durato sin troppi anni, un passo in avanti nella direzione giusta che è quella dell'educazione e dell'ampliamento delle competenze e della consapevolezza, spesso inversamente, ahimè, proporzionale alla facilità di accesso agli strumenti informatici. A proposito di tempo, ci arriviamo a distanza di due anni esatti dalla prima approvazione del testo al Senato e, come già detto, dopo una contrapposizione tra il Senato e la Camera, specialmente con riferimento all'introduzione di norme penali e all'ampliamento della platea dei destinatari, non solo minorenni, e alle fattispecie estese al bullismo in generale e alle piattaforme, non solo i social network, ma anche le chat e i blog. Sul primo punto, vale la pena ricordare che gran parte degli atti qualificabili come bullismo sono già perseguibili penalmente: diffamazione, violenza privata, minacce, stalking; sul secondo, è ragionevole pensare che restringere il raggio di azione alle categorie più deboli serva a catalizzare le energie a favore di chi non è in condizione di difendersi, così come ridurre i media eviterà il rischio di compressione della libertà di espressione.

Siamo tornati, dunque, all'impianto originale, all'adozione del diritto mite, ma quel che conta è che siamo arrivati là dove volevamo arrivare, come promotori di questa legge, nello specifico i colleghi della Commissione straordinaria diritti umani che voglio qui ringraziare per l'iniziativa e il lavoro svolto. Approviamo, dunque, questo testo, contribuiamo a fornire agli operatori scolastici e della polizia postale competenze e strumenti, favoriamo la diffusione di un uso positivo e consapevole della rete, arginiamo il disagio relazionale che si sta manifestando tra gli adolescenti e i giovani e lo facciamo senza limitare le libertà altrui, ma andando ad agire sul fattore educazione, vero motore di una società matura.

Nel mio piccolo, lo sa bene la Presidente Boldrini, sensibilissima a questi temi e la voglio qui ringraziare, assieme ad altri colleghi, Giammanco, Grande, Invernizzi, Malpezzi, Rizzetto, Scotto e Scopelliti ho lanciato una campagna di sensibilizzazione contro la violenza verbale sui social network, una battaglia culturale che ha come destinatari prevalentemente gli adulti, blocchiamo i violenti, e questo è un appello ad isolare, bloccandolo, chi si rende responsabile di ingiurie e minacce, togliendo loro la voce virtuale. Una modesta iniziativa, magari, ma di cui vado fiero, che, tuttavia, ben si accompagna, integrandola, alla legge che stiamo finalmente per approvare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Beatrice Brignone. Ne ha facoltà.

BEATRICE BRIGNONE. Signora Presidente, il gruppo di Sinistra Italiana Possibile voterà favorevolmente questo provvedimento, consapevole che si introducono alcuni strumenti utili, ma non sufficienti per contrastare i fenomeni di violenza in rete a danno dei minori. Siamo, altresì, consapevoli che lo strumento legislativo, per quanto importante, sia di per sé insufficiente quando si parla di un argomento delicato come questo e che la rete non faccia che amplificare atteggiamenti presenti fuori dalla rete. Il cyberbullismo, come ogni forma di bullismo, in generale, è il sintomo e non la causa di problemi più profondi e complessi e su questo non ci stancheremo mai di insistere. Non è facile, signora Presidente, essere un bambino, una bambina, un adolescente, oggi, in questo Paese; un Paese che ha perso, da troppo tempo, quelle stelle polari, pedagogiche ed educative, di cui siamo stati i pionieri nel mondo. Non è facile vivere in un Paese dove non ci sono serie politiche dell'infanzia e giovanili, dove si vive sul web perché non si può più passare il tempo libero all'aperto, per strada, nei parchi, nei campetti, dove lo sport, fondamentale opportunità di crescita è accessibile sempre a meno giovani e rappresenta una delle prime voci tagliate dalle famiglie in difficoltà; dove non si investe in teatro, in musica, in arte e nelle tante discipline culturali che educano all'empatia, alla relazione con l'altro, a mettersi nei panni dell'altro, dove la scuola pubblica viene quotidianamente smantellata, dove si parla spesso di educazione ai sentimenti, ma, poi non si fa, e addirittura è sempre più difficile parlare seriamente di accettazione di sé, di rispetto dell'altro, di educazione alle differenze, di sessualità, perché in un Paese pieno di paure anche parlare di diversità, di rispetto fa innalzare barricate al grido di un inesistente, quanto ridicolo, pericolo gender, dove i numeri di bambini lasciati soli, vittime di privazioni affettive se non di vera e propria violenza fisica e psicologica sono altissimi, dove tutto nel mondo adulto, dalla politica alle trasmissioni televisive, parla un linguaggio dell'odio, perché fa consenso, fa audience, quindi fa like. Quindi, ben vengano, oggi, gli strumenti che introduciamo per ostacolare la diffusione della violenza online ma consapevoli che stiamo solo affrontando la piccola punta di un iceberg molto più grande e profondo e che questa legge non sia solo una dichiarazione di buoni intenti, ma l'inizio di una politica costante che rimetta al centro i più piccoli, anche i piccolissimi, perché mai quando si parla di violenze o di offese che riguardano i minori, siano essi vittime o siano i bulli, nessuno di noi può sentirsi assolto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Presidente, secondo una ricerca realizzata nel 2016 dall'Università Cattolica per il CoReCom Lombardia, il 46 per cento degli episodi di bullismo avviene di persona, il 36 per cento via Facebook, il 27 per cento su WhatsApp, il 19 per cento con chiamate o sms sul cellulare, l'8 per cento su Instagram. Dai dati emerge, inoltre, che 230.000 adolescenti milanesi conoscono almeno una persona che ha avuto problemi con reati telematici. Tra il 2014 e il 2017, lo sportello del CoReCom ha raccolto segnalazioni e richieste di vario genere, il 46 per cento per furto di identità o dati personali presi dai profili social senza autorizzazione, il 25 per cento per richiesta di cancellazione di contenuti contenenti offese, diffamazioni o azioni di cyberbullismo, mentre il 29 per cento riguardava la richiesta di rimozione di contenuti, foto o video a sfondo sessuale. Il 32 per cento dei giovani in Lombardia, lo scorso anno, è rimasto in qualche modo turbato da atti riconducibili a fenomeni di bullismo e il 22 per cento, invece, ha ricevuto messaggi a sfondo o con allusioni sessuali.

Secondo quanto ci dice Francesca Maisano, psicoanalista dell'età evolutiva e responsabile delle terapie di supporto per gli adolescenti ricoverati al centro multidisciplinare che cura il disagio giovanile, l'aumento di queste condotte, di questi atti è anche riconducibile alla mancanza di una tenuta di ruolo. I ragazzini navigano nel vuoto, l'adolescenza è un'età di mezzo in cui non si è né carne né pesce e quando si è immersi in una società dominata da una violenza esponenziale e dalla caduta di modelli, dove i genitori si presentano sempre come amici, vengono a mancare tutti i processi identificativi e, allora, ecco il rischio di emulare i compagni, ecco che un like diventa un innalzamento del narcisismo e il gioco dell'onnipotenza è all'estremo. Noi riteniamo che si debba partire per prevenire questo fenomeno in particolare dalla scuola e dalla famiglia, ed in parte questo provvedimento, in buona parte, questo provvedimento va in quella direzione. L'istituzione scolastica e la famiglia costituiscono, secondo noi, l'asse lungo il quale si poggia l'esperienza e la formazione dei ragazzi e delle ragazze, sino a fare di loro degli adulti. La scuola ha quasi una funzione di calamita, traendo a sé tutte le tensioni e le dinamiche che sono presenti nel nostro sistema sociale. Ed è qui che si deve intervenire principalmente, per far sì che la sua missione principale, ossia quella di garantire il percorso formativo dei giovani attraverso la loro valorizzazione personale e la maturazione del senso critico e del senso civico, trovi la sua massima espressione.

Secondo, poi, altri dati che ritengo sia opportuno citare, secondo un'altra ricerca svolta da un gruppo di lavoro, “Semi di Melo”, in collaborazione con l'Università Bicocca, in Lombardia sarebbero 71.000 i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni ad aver avuto esperienza diretta di episodi di cyberbullismo, mentre oltre 230.000 sono i soggetti che conoscono amici che hanno avuto questi problemi. La crescita esponenziale dei social network, e il vastissimo utilizzo da parte dei giovani e giovanissimi, ha costituito purtroppo un veicolo formidabile nella propagazione, permeazione e crescita di un fenomeno indubbiamente difficile da contrastare e arginare.

Per sconfiggere il bullismo in tutte le sue manifestazioni c'è bisogno di una presa di coscienza da parte di tutti, a partire dai giovani per arrivare a tutta la comunità fuori e dentro l'ambito scolastico. Il bullismo e il cyberbullismo sono piaghe della nostra società che non possono e non devono essere assolutamente sottovalutate e tollerate.

Il problema è ben più grave, se pensiamo che quasi il 60 per cento di coloro che vengono costantemente aggrediti sulla rete può pensare e ha pensato al suicidio. Non si deve inoltre incorrere nell'errore di pensare che il bullismo sia un qualche cosa che interessi solo una determinata fascia della popolazione, magari inserita in un contesto più fragile della società: il bullismo in realtà non conosce ragione sociale, economica e culturale, ma si muove trasversalmente in tutti i livelli della società.

Dopo queste brevi considerazioni, che hanno indotto magari anche regioni, come la Lombardia - lo citavo prima intervenendo in dichiarazione di voto sull'articolo 6 -, a licenziare buoni provvedimenti, come la legge per il contrasto al cyberbullismo che è stata votata all'inizio di questo anno, riteniamo che comunque questa legge, sulla quale oggi ci apprestiamo ad esprimere il voto finale, vada nella direzione giusta, al netto di quelle criticità che sono emerse nel corso dell'approvazione sull'articolato. In particolare quella che fa riferimento al fondo di 203.000 euro, che, come ho detto già prima, riteniamo sottodimensionato rispetto agli obiettivi che la legge si propone; basti pensare - lo dicevo anche prima - che la regione Lombardia, che ha adottato una buona legge, ha dotato il fondo per la prevenzione e la lotta al cyberbullismo di ben 300.000 euro. Quindi, secondo noi si poteva sicuramente fare di più.

Riteniamo che questa proposta però debba essere licenziata, e i fatti che rimbalzano sempre più spesso agli onori della cronaca e i dati delle diverse ricerche che ho citato - se ne potrebbero citare tante altre - devono indurre il legislatore ad accorciare i tempi, che già sono stati lunghi, perché abbiamo avuto un passaggio alla Camera e già due passaggi al Senato. Quindi, salutiamo con favore il fatto che oggi venga licenziato definitivamente questo provvedimento.

Il provvedimento individua secondo noi delle aree ben precise di intervento per arginare l'esponenziale pericolo di diffusione di questo fenomeno che tende a propagarsi rapidamente e a coinvolgere un numero sempre più elevato di persone.

Le nuove tecnologie di fatto hanno modificato gli usi e le abitudini sociali: la diffusione nella rete di messaggi espone tutti a rischi prima inimmaginabili, è importante quindi conoscere ed educare al corretto utilizzo di questi strumenti tecnologici, che se usati con superficialità si trasformano in vere e proprie armi. Quelle azioni che un tempo potevano essere definite come delle bravate, e che potevano essere risolte tra gli interessati in un ambito circoscritto, oggi facilmente assumono una valenza differente, per il numero di persone che vengono coinvolte. Troppe volte i ragazzi hanno a disposizione strumenti potenzialmente pericolosi senza avere la giusta consapevolezza dei rischi che potrebbe provocare a loro stessi un uso improprio, in primo luogo alle persone offese.

Quel progresso che dovrebbe essere al servizio della cultura e dei ragazzi, per permettere loro di avere più contatti sociali, diventa insidioso, perché chiunque, dopo aver creato un profilo con una foto, si sente autorizzato a dire cose che in un contesto di vita reale non avrebbe mai avuto il coraggio di pronunciare. Fondamentale sembra quindi affrontare il tema della cyberbullismo innanzitutto attraverso il coinvolgimento attivo delle scuole e delle famiglie – come dicevo prima - nel loro ruolo educativo e formativo, per sensibilizzare i ragazzi ad un utilizzo responsabile degli strumenti tecnologici.

Noi riteniamo che il provvedimento in esame, come ho già detto, vada in questa direzione, ma riteniamo altresì che - e mi avvio alla conclusione -, perché non si risolva in un'enunciazione di buoni propositi - e il rischio lo si corre a causa della dotazione del fondo -, si debba fare ancora uno sforzo in più per aumentare quella dotazione. Questo provvedimento rappresenta per noi solo un primo passo, che però va comunque nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raffaele Calabrò. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO'. Presidente, Alternativa Popolare voterà a favore del provvedimento, anche se è comprensibile che la scelta del Senato di limitare questo testo di legge al solo ambito del cyberbullismo e dei minori possa suscitare qualche perplessità, così come l'aver deciso di cassare i rilievi penali previsti nella proposta che era stata inviata da questa Camera, puntando invece tutto su interventi e su misure educative e preventive.

È però vero che, da un'analisi più attenta, si evince che il cyberbullismo presenta caratteristiche e peculiarità differenti - e per molti aspetti ancora più riprovevoli - ben identificate nel recente rapporto elaborato da Telefono Azzurro, ossia pervasività, persistenza, anonimato ed impossibilità di empatia.

Il cyberbullismo può avvenire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, in pratica non dà tregua, entra nelle case dei nostri minori. Le offese tramite il web raggiungono immediatamente un largo pubblico senza nessun tipo di controllo. I contenuti, o meglio le offese, gli stigma, le calunnie diffuse in rete rischiano di rimanere online per lungo tempo e sono difficili da rimuovere: anche quando gli atti di bullismo cessano, resta la memoria.

La rete garantisce in molti casi l'anonimato, che è un fattore che facilita il bulli, che si fanno forti della distanza fisica creata da uno schermo, che non li mette nelle condizioni di dover percepire quali emozioni sta vivendo la vittima, senza contare che la distanza toglie consapevolezza del danno enorme che si sta facendo ad un compagno di classe, ad un coetaneo.

Il cyberbullismo, senza che noi adulti ce ne accorgessimo tempestivamente, è diventato in tempi rapidissimi, viaggiando veloce come solo il web può fare, un'emergenza che oggi stiamo cercando di risolvere. Non riusciremo con questa legge a fermarla con la stessa rapidità con cui si è diffusa, ma stiamo dando alle scuole, alle famiglie e soprattutto ai ragazzi gli strumenti per arginarlo. Forse possono esserci utili le stime fornite dall'Istat di pochi anni fa, secondo le quali poco più del 50 per cento dei giovani tra gli 11 e i 17 anni ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso, violento, da parte di altri ragazzi o ragazze nei dodici mesi precedenti. Certo lascia sgomenti sapere che, tra i ragazzi che usano il cellulare o Internet, il 6 per cento denunzia di aver subito ripetute azioni vessatorie tramite messaggini, e-mail, chat o sui social network.

Per ammissione dello stesso istituto di statistica, si tratta di dati sottostimati, e la conferma arriva dall'ultima ricerca di Telefono Azzurro e Doxakids, secondo la quale quasi il 23 per cento dei bambini e degli adolescenti vittime di bullismo non ne ha parlato con nessuno. E se le vittime non ne parlano, allora è impossibile avere un'idea reale di questo fenomeno. Ma che sia una piaga sociale che conosciamo e comprendiamo solo in parte, si evince anche da un'indagine su un campione di seicento ragazzi italiani tra i dodici e i diciotto anni svolta da Telefono Azzurro: ebbene, un ragazzo su dieci, cioè l'8 per cento tra gli intervistati, ha dichiarato di aver diffuso informazioni video che umiliano qualcuno; mentre più di un ragazzo su sei, cioè il 21 per cento, ha dichiarato di essere stata vittima di bullismo; e uno su dieci, il 12 per cento, ha individuato in Internet il contesto in cui sono avvenute queste violenze con maggiore frequenza.

La violenza psicologica ormai viaggia sul web, e ha bisogno di regole precise che noi oggi stiamo finalmente legiferando, per difendere i più sensibili e fragili tra i nostri giovanissimi.

La vittima, come spesso ci raccontano tragici eventi di cronaca, è una persona particolarmente sensibile, che subisce forme di violenza psicologica per una sua caratteristica particolare, ad esempio disabilità fisica, peso corporeo, religione od orientamento sessuale; all'opposto, e non so se sia ancora motivo di stupore, il bullo è spesso un ragazzo che vive in contesti familiari dei quali vi sono problemi con la legge o comunque in famiglia, in cui discussioni e conflitti vengono risolti con comportamenti violenti come diverse ricerche internazionali ormai mettono in evidenza. D'altronde la letteratura internazionale non può che avallare quanto già sappiamo ossia che i ragazzi in genere guardano al comportamento degli adulti e siamo noi adulti spesso a non rappresentare un buon modello.

Potremmo stare qui a discutere di una famiglia che non riesce più ad assolvere il suo ruolo di educazione sentimentale e valoriale, di una vita frenetica e delle difficoltà che ogni genitore vive per garantire ai propri figli un elevato tenore di vita fino ad arrivare alla sera a casa così stremato da non notare che i comportamenti del figlio o della figlia, l'abbassamento del rendimento scolastico, il calo dell'autostima, la depressione, isolamento, atteggiamenti motivati di rabbia e di violenza indicano che c'è qualcosa che non va. Nessuno pretende che un genitore comprenda da solo che si tratta di possibili effetti di cyberbullismo, ma che si tratta di segnali che richiedono un maggiore dialogo che sicuramente può aiutare un figlio ad aprirsi. Ma siccome è difficile intervenire con una legge sulla crisi della famiglia, credo che la proposta di legge dotando la scuola, l'altra grande agenzia educativa, di strumenti efficaci per contrastare il fenomeno possa fare la differenza.

Onorevoli colleghi, credo che il core del provvedimento sia proprio nelle disposizioni che prevedono la specifica formazione del personale scolastico con la partecipazione di un referente per ogni autonomia scolastica; la promozione di un ruolo attivo degli studenti oltre che degli ex-studenti già opportunamente formati all'interno dell'istituto nel prevenire e nel contrastare questa piaga. La previsione di misure di sostegno e di educazione dei minori coinvolti nonché di un docente con funzioni di referente per le iniziative contro il cyberbullismo nonché la previsione di specifici progetti personalizzati ad opera dei servizi territoriali, e non solo quelli sociali, finalizzati al sostegno dei minori vittime di atti di cyberbullismo, alla rieducazione anche tramite attività riparatoria dei minori artefici di tali condotte.

Onorevoli, l'esperienza del centro di antibullismo del Fatebenefratelli di Milano, l'unico ambulatorio pubblico in Italia per il bullismo e i disturbi adolescenziali è una buona pratica da emulare e soprattutto un esempio edificante perché si dice che il recupero dei bulli e dei bullizzati è possibile senza dover ricorrere a misure punitive. Come ricorda il professor Luca Bernardo, il direttore del Centro, è fondamentale far comprendere alla vittima e all'aggressore come gestire le emozioni. È insomma la relazione umana il punto di partenza. La differenza di percorso terapeutico tra chi è bullo e chi è vittima sta in quello che si deve imparare a gestire. Nel caso di chi commette violenza è necessario capire come incanalare la rabbia e apprendere il rispetto degli altri. Per chi è stato preso di mira dalla violenza altrui il compito è superare l'infinito senso di colpa difficile da esprimere a parole. Rispetto degli altri; senso di colpa legato alla disistima: queste parole del professore Bernardo mi portano ad auspicare che il tavolo tecnico previsto da questo testo nel suo piano di azione alla prevenzione e contrasto al cyberbullismo dia spazio all'educazione civica tradizionale e anche digitale perché forse abbiamo mancato di trasmettere ai giovani il valore del concetto di rispetto dell'altro, soprattutto del più debole, l'osservanza delle regole e senza regole e senza rispetto nessuna comunità, nessuna relazione umana può essere sana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Conosciamo bene ormai e direi purtroppo il fenomeno del bullismo, una dinamica relazionale rovinosa, che coinvolge nei diversi ruoli chi perseguita, chi subisce e ne soffre, chi assiste più o meno attivamente. Ma il fenomeno ancora più difficile e preoccupante, che oggi è oggetto della nostra proposta di legge, è quando il bullismo si sposta nella realtà della dimensione immateriale - per riprendere l'intervento che ha svolto prima di me il collega Quintarelli - dell'utilizzo della rete, dei social network, per intimorire, molestare, aggredire con sms, e-mail, messaggi in chat e con la diffusione di immagini e video minacciosi, offensivi, non rispettosi della riservatezza di chi è preso di mira, della vittima.

Gli atti di bullismo online possono produrre conseguenze ancora più gravi perché per la dimensione immateriale che è specifica: l'assenza di limiti tra spazio e tempo tipica di Internet permette al bullo di insinuarsi nella vita della sua vittima senza soluzione di continuità a qualsiasi ora del giorno o della notte, in qualunque luogo si trovi. La moltitudine degli utenti della rete amplia a dismisura il pubblico che assiste all'umiliazione. Con la rete non c'è scampo, non basta cambiare abitudini, scuola, palestra, giro di relazione: la vittima del bullismo on line ha la sensazione di essere condannato a vivere perennemente in un palazzo di cristallo in cui tutti la vedono e la possono deridere. Inoltre l'anonimato della rete che rende più difficile risalire all'identità di chi molesta elimina quelle remore morali, quelli disinibizioni e lo distanzia dalle sue responsabilità, dalle conseguenze delle sue aggressioni. L'allarme per le conseguenze del fenomeno è molto alto: l'indagine che ha realizzato Ipsos per Save the children con questionari compilati tra ragazzi di età compresa tra i 12 e i 17 anni lo dimostra. I due terzi dei minori italiani vedono infatti in questo fenomeno la principale minaccia del proprio tempo più della droga e del pericolo di subire molestie da un adulto. Nei casi più gravi può anche arrivare a comportamenti autolesionistici fino ad arrivare anche ai tentativi di suicidio e vale la pena ricordare che il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovanissimi e le giovanissime dopo gli incidenti stradali. Siamo di fronte ad una spirale di sofferenza rispetto alla quale si devono trovare i mezzi giusti per intervenire. Il problema assume notevole rilevanza sociale visto che la diffusione degli smartphone e dei tablet tra gli adolescenti è elevatissima. Essi sono sempre connessi in ogni momento della giornata e in ogni luogo e questa grande risorsa che è nelle mani di molti giovani è una risorsa che hanno senza preparazione; si sottovalutano i rischi della rete; i rischi di inviare foto, video, dati personali e, quindi, se da un lato i nuovi media rappresentano una grande opportunità per la crescita personale e che dovrebbe essere garantita a tutti, dall'altro è necessario fornire a questi ragazzi e a queste ragazze una formazione al corretto utilizzo dei dispositivi, all'uso critico della rete. Qui è il fulcro del tema che stiamo affrontando, l'attenzione principale verso cui indirizzarci cioè la prevenzione, l'attività educativa, formativa, soprattutto nell'ambito scolastico. Per un efficace contrasto a tali fenomeni infatti servono azioni mirate della società, delle istituzioni a partire dalla scuola, lo ripeto, rivolte agli studenti e alle loro famiglie attivando la loro partecipazione. In questo senso la proposta che esaminiamo e che stiamo votando è positiva - noi la voteremo - perché delinea azioni sociali ed educative che noi consideriamo necessarie e che dobbiamo al più presto mettere alla prova.

Il Senato ha modificato e asciugato il testo: ha espunto una parte molto discussa durante l'esame qui alla Camera e molto controversa sia per la scelta di allargare la sua azione agli adulti e non solo quindi ai minori, perdendo in questo modo la specificità dell'intervento, sia perché si è scelto allora di intervenire, senza la necessaria meditazione, su una materia delicata come la libertà di espressione in ambito telematico ed in Internet. Noi condividiamo la parte che è rimasta, l'impostazione che è rimasta, la parte di prevenzione, di educazione e formazione. Semmai la nostra critica - la ribadiamo come abbiamo fatto anche con il nostro voto di astensione all'articolo 6 - riguarda come al solito l'inadeguatezza delle risorse. La proposta di legge delinea una strategia integrata di contrasto del fenomeno, privilegia le azioni di carattere preventivo, formativo attraverso una conoscenza adeguata tanto dei contenuti tecnologici della rete quanto dei risvolti psico-pedagogici del fenomeno.

Molti sono gli impegni previsti. Io ne sottolineo uno: quello del MIUR, che riguarderà il MIUR, cioè quello volto ad emanare le linee guida per la prevenzione e il contrasto al bullismo informatico nelle scuole; ed è un impegno che dev'essere sviluppato, portato a termine velocemente, a partire dal prossimo anno scolastico. Noi solleciteremo il Governo per questo adempimento, perché siamo un po' - come dire? - diffidenti, visto il modo con cui il Governo ha affrontato la sua politica scolastica, nel merito e nel metodo seguito. Lo solleciteremo, perché vogliamo vedere anche più decisione rispetto al clima di caccia alle streghe contro tutte le iniziative di educazione alle differenze, azioni che noi riteniamo molto positive, che dobbiamo estendere, e che invece si debba respingere, rintuzzare l'ossessione della campagna contro il cosiddetto pericolo del gender.

Si squaderna davanti a noi la necessità di una grande battaglia culturale, un'opera di civilizzazione del vivere quotidiano. La violenza fisica o psicologica, in tutte le sue molteplici sfaccettature, è sempre dovuta ad ignoranza, chiusura, odio istigato, all'osservanza acritica e passiva dei dogmi culturali che stigmatizzano le differenze del vivere e del convivere, la provenienza etnica o culturale, il colore della pelle, il fuoriuscire dagli stereotipi dominanti della mascolinità e della femminilità: stereotipi che si vorrebbe perpetuare e che portano a considerare tutto ciò che non è maschile ed eterosessuale un pericolo contro natura, da cancellare.

Per non parlare della vita di chi infierisce su chi ha una disabilità, visibile ed invisibile. Sono le passioni tristi del nostro tempo, il male intimo che si insinua con i mezzi informatici e si esalta e si dilata: un veleno che la politica deve saper interpretare con spirito critico, e non sottovalutare mai, men che meno fomentare, come spesso avviene. È aperto un enorme problema culturale, educativo, civile, sociale, prima ancora della punizione e della repressione: è il tema della decostruzione critica dei modelli sociali dominanti, sessisti e razzisti. È una sfida grande, che ci chiama in causa, a cui la politica deve contribuire per riacquistare la sua funzione più alta: una funzione che va ben oltre la legge, pur importante, che stiamo per approvare e che voteremo convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Adesso un saluto ai ragazzi del Liceo scientifico “Galileo Galilei” di Catania, che sono qui e stanno seguendo i nostri lavori (Applausi). Ragazzi, oggi ci occupiamo di un provvedimento che vi riguarda in quanto ragazzi e ragazze.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Gentile Presidente, io sono contento di essere stato smentito, perché nel mio intervento lo scorso anno in dichiarazione di voto su questo tema avevo prefigurato che la legge sarebbe finita su un binario morto, perché noi qui alla Camera l'avevamo in realtà peggiorata. L'avevamo peggiorata non per un conflitto fra Camera e Senato, semplicemente perché c'era un conflitto all'interno del Partito Democratico: un conflitto tra visioni diverse, che avevano tutte le ragioni di esistere e che aveva portato a una situazione di sostanziale impasse. Per cui sono, e siamo lieti come gruppo di Forza Italia che questo conflitto, questo dissidio sia stato ricomposto con una scelta ragionevole, cioè quella di non toccare ulteriormente un testo del quale apprezziamo l'impostazione, che insiste sul versante educativo, sul versante della prevenzione, l'impostazione voluta dalla senatrice del PD Ferrara. Questo proprio ad indicare il fatto che su questo tema per noi non c'è una distinzione di partiti: c'è una distinzione di impostazione e di modalità di intervento su un tema complesso, per il quale certamente questa legge non è la panacea che risolve tutti i mali. Nessuna legge lo è: nessuna legge può imporre di essere più o meno intelligenti, più o meno rispettosi, più o meno consapevoli di sé e degli altri.

Questa legge è importante però perché è un segno. Innanzitutto è un segno di vicinanza nei confronti delle vittime del cyberbullismo, delle loro famiglie, ed un segno di vicinanza nei confronti di tutti coloro i quali si impegnano a contrastare questo fenomeno sotto ogni punto di vista: quindi comprese da un lato le forze dell'ordine, da un altro lato le istituzioni scolastiche e le altre istituzioni educative. Ed è un segno perché conferma - l'ha già detto Quintarelli, ma voglio ripeterlo anch'io - che nell'era digitale insistere su di una separazione tra virtuale e reale è anacronistico e non ha più alcuna ragion d'essere.

Questa legge dicevo che è un segno che si fonda su due parole cardine; e ho piacere che ci siano in tribuna delle ragazze e dei ragazzi, che possono ascoltare e vedere se si riconoscono in queste parole cardine. Le due parole cardine sono da un lato “responsabilità” e dall'altro “educazione”, responsabilità ed educazione. Responsabilità declinata sotto vari aspetti: nel testo è indicata la responsabilità che riguarda i gestori dei social media, i quali, come tutti abbiamo già detto, non possono tirarsi indietro né attribuire a se stessi un ruolo di mera autostrada da dove passa qualsiasi contenuto, a prescindere da quale esso sia, ma devono avere un'attenzione e prestarsi (come già in parte, devo dire, si prestano) ad un'azione responsabile per ciò che alloggia, per così dire, nei social.

Responsabilità nei confronti della scuola e della famiglia. L'abbiamo già detto, nella norma scuola e famiglia vengono coinvolte in modo profondo e, lasciatemi dire, cospicuo. Responsabilità nei confronti delle istituzioni: le forze dell'ordine da un lato, con la loro attività di azioni, di monitoraggio e anche di repressione, là dove serve; il questore, nell'istituto dell'ammonimento nei casi più gravi, dove è opportuno che sia fatto sentire al minore che sta compiendo degli atti che vanno oltre il lecito e oltre quello che è umanamente comprensibile. E responsabilità nei confronti dei ragazzi e delle ragazze: sia nei confronti delle vittime, sia soprattutto nei confronti dei persecutori.

E allora la responsabilità nei confronti dei ragazzi e delle ragazze ci porta alla seconda parola chiave, cioè la parola “educazione”. Educazione: certamente il primo punto è educazione all'uso consapevole dello stare nel digitale, perché è evidente che, così come serve la patente per guidare un'auto e si fanno corsi e si passano esami per questo, perché si ha consapevolezza che un'auto è uno strumento potente, ma anche pericoloso se male usato; allo stesso modo è importante che tutti noi sappiamo che il nostro stare personale online non è senza conseguenze, per noi e per gli altri.

Educazione al rispetto di sé e degli altri. C'è la norma aurea :fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te. Questa norma per troppo tempo è stata dimenticata, non è stata più nemmeno riproposta in termini educativi. È ora di rispolverarla, di tirarla fuori e di proporla come regola d'oro della vita e della convivenza tra le persone.

C'è stata per molti anni una confusione tra istruzione e educazione, confondendo lo stare a scuola con una sorta di addestramento, lasciando da parte quello che riguarda il perché del vivere: quello che riguarda il perché sia bello vivere, sia un dono essere stati messi al mondo, valga la pena di compiere e vivere una vita bella e degna di essere vissuta. Perché appunto è mancato da parte di tutti noi adulti spesso il fatto di essere accanto a queste ragazze e questi ragazzi e mostrare loro - non tanto attraverso le parole, ma attraverso la testimonianza, perché l'educazione è essenzialmente una testimonianza - che vale la pena di stare ed essere al mondo, e di starci rispettando sé e gli altri, come ho cercato di dire poco fa.

E c'è appunto per questo un'educazione, lasciatemi dire anche una forma di rieducazione, nei confronti di coloro che si macchiano di atti di cyberbullismo. Da questo punto di vista la norma è una norma che mette in campo alcune piste di lavoro interessanti, ma riteniamo che essa rimarrà solo sulla carta se non ci sarà un concorso effettivo di tutti coloro che sono parti in campo di un'azione veramente educativa.

Termino, gentile Presidente, con un suggerimento per il tavolo tecnico che è previsto dalla legge. Il suggerimento è quello, in modo sussidiario, di tenere conto del tanto che c'è già. Cito tre esempi.

L'esempio di “Ma basta!”, cioè l'azione iniziata oltre un anno fa all'Istituto “Galilei-Costa” di Lecce da parte di una serie di ragazze e ragazzi adolescenti, volta appunto al contrasto del cyberbullismo e del bullismo che si è diffusa un po' in tutta Italia. Cito l'accordo fatto dalla Ministra Fedeli, lunedì scorso a Milano, assumendo il manifesto di “parole ostili” che lei Presidente ha sottoscritto (io stesso l'ho sottoscritto), cioè il decalogo che aiuta a usare per bene il nostro stare nel web a partire dall'uso dei termini e del rispetto reciproco. C'è l'azione, fatta sempre a Milano, l'ha ricordata il collega Calabrò, dal professor Luca Bernardo che con il suo centro da anni lavora proprio per aiutare le vittime e coloro che compiono atti di cyberbullismo. Sono tutte realtà e iniziative che vanno messe a fattore comune e per questo l'invito è appunto che il tavolo ne tenga conto e le valorizzi.

Noi di Forza Italia abbiamo su questi temi un impegno che viene da molto lontano: nel 2009 le Ministre Gelmini e Carfagna iniziarono in comune una serie di azioni di prevenzione, allora, del bullismo nelle scuole. Recentemente, in questa legislatura, l'onorevole Brambilla ha presentato la proposta di legge contro il cyberbullismo, l'onorevole De Girolamo una mozione a questo riguardo, e l'onorevole Centemero plurime iniziative per la scuola, qui, in questa sede, alla Camera, proprio per sensibilizzare famiglie, genitori, attori educativi, proprio sull'importanza di un'azione costante e continua su questo versante.

Per questo, con piacere, votiamo a favore di questa norma perché appunto riteniamo che non sia la panacea di tutti i mali, ma sia quel segno di vicinanza, quella carezza, che finalmente riusciamo a dare tutti quanti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

MARIALUCIA LOREFICE. Grazie Presidente. È passato quasi un anno da quando il disegno di legge sul cyberbullismo arrivò alla Camera, dopo essere stato approvato al Senato, e fu accolto con grande entusiasmo del MoVimento 5 Stelle, perché molto in comune aveva anche con la nostra proposta di legge, soprattutto per quanto riguardava l'aspetto preventivo, la prevenzione quale strumento per contrastare concretamente un fenomeno dai confini non perfettamente circoscrivibili. Ben lontane nello scopo erano altre proposte di legge che avevano previsto l'istituzione, forse sull'onda emotiva di tanti purtroppo spiacevoli episodi, di un nuovo reato, come se punire potesse essere il modo per sconfiggere i fenomeni di cyberbullismo. Protagonisti sono adolescenti, giovani, che conoscono benissimo gli strumenti elettronici e informatici, ma ne ignorano le regole e allora questo dovrebbe essere uno degli obiettivi da porsi cioè insegnare ai nostri giovani che il web può essere una straordinaria risorsa, ma ci sono regole che vanno rispettate e soprattutto dovrebbero imparare il rispetto dell'altro e quanto un'azione possa incidere sulla vita delle persone coinvolte, talmente tanto da poter determinare alle volte gesti estremi.

Durante la discussione in Commissione furono presentati emendamenti al disegno di legge Ferrara, il testo sul quale si optò di lavorare, poi fortunatamente ritirati, perché prevedevano l'istituzione di un reato specifico sbagliando secondo noi per due motivi, perché chi commette il reato talvolta non sa che sta commettendo un reato, e perché non basta punire, cosa che tra l'altro si può già fare ricorrendo a fattispecie già esistenti e previste dal codice penale, è necessario recuperare, educare, spiegare quali sono le conseguenze che può comportare un determinato atteggiamento sulla vita, su se stessi e quindi recuperare sia la vittima, che il reo. Non si può legiferare esclusivamente sulla base della scia emotiva, serve fare ciò che è giusto e che possa rivelarsi utile e appropriato.

Anche nel corso delle audizioni, quasi tutti i soggetti auditi, esperti del settore sociale della giustizia, sottolinearono che non si poteva contrastare il cyberbullismo con un intervento prioritariamente repressivo, ma preventivo, educativo e di tutela dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime, che di responsabili degli illeciti. Facendo tesoro di quelle audizioni presentammo emendamenti che puntarono su informazione e sensibilizzazione, sul coinvolgimento della scuola e della famiglia (cioè quei contesti in cui l'adolescente trascorre la maggior parte del suo tempo, in cui si forma e viene educato, cresce e dai quali viene influenzato) e sul coinvolgimento dei servizi sociosanitari territoriali e dei centri di aggregazione giovanile.

La sinergia scuola e famiglia, soprattutto, è determinante per contrastare i pregiudizi che alimentano il cyberbullismo, come il bullismo d'altra parte, per promuovere un atteggiamento mentale che consideri la diversità come ricchezza, che educhi all'accettazione dell'altro, al senso di comunità e alla responsabilità collettiva. Scuola e famiglia devono essere luogo di dialogo, capace di creare quelle condizioni tali da mettere il bambino o l'adolescente nelle condizioni di parlare senza paura alcuna, senza sentirsi in colpa e senza il timore di essere giudicato, luoghi nei quali poter chiedere aiuto.

Presentammo emendamenti per potenziare, anche in termini economici, il ruolo della polizia postale che finora si è rivelato importantissimo. Uomini e donne quotidianamente pattugliano la rete e fanno attività di monitoraggio, intervengono dove necessario anche sulla base delle segnalazioni degli utenti. La stessa polizia postale nel corso delle audizioni sottolineò che la prevenzione, le campagne di educazione alla legalità, sono gli strumenti migliori per contrastare il cyberbullismo. Grazie alle loro iniziative nelle piazze e nelle scuole i ragazzi imparano che possibile denunciare. Tante volte quella che manca è proprio l'informazione: sapere quello che si può fare e in che modo si può fare. Ma tutto quello che ho appena elencato lo si può fare mettendo a disposizione risorse adeguate. In quel primo passaggio alla Camera, apprezzammo la volontà di ampliare l'ambito di applicazione del disegno di legge anche al bullismo, trattandosi di fenomeni diversi per certi aspetti, ma complementari per altri, e di comprendervi anche l' infraventunenni cioè quei giovani adulti che, anche se maggiorenni, possono trovarsi a relazionarsi per svariate ragioni in un contesto con i minori; penso per esempio ai giovani maggiorenni, ma ripetenti. Quindi, era importante prevedere anche per questi ultimi attività di carattere formativo ed educativo.

Pensavamo che su quel provvedimento potesse esserci una convergenza dei gruppi parlamentari, ma ad un certo punto i relatori presentarono un emendamento il 6.0100 che era aggiuntivo all'articolo 6-bis e che introduceva un'aggravante al reato di stalking e la reclusione da uno a sei anni se il fatto è commesso utilizzando strumenti informatici e telematici. L'introduzione dell'aggravante del reato di stalking, nell'ambito di quel provvedimento, fu inopportuna e forzata; una norma intrusa, una modifica del codice penale che poteva essere affrontata in altra sede e che ha destato non pochi sospetti. Tramite subemendamenti proponemmo la soppressione di questo emendamento e l'introduzione della cosiddetta giustizia riparativa che, secondo quanto indicato dall'organizzazione delle Nazioni Unite, è un paradigma utile poiché coinvolge la vittima, il reo e la comunità, nella ricerca di soluzioni agli effetti del conflitto generato dal fatto delittuoso, allo scopo di promuovere la riparazione del danno, la riconciliazione tra le parti e il rafforzamento del senso di sicurezza. Quell'emendamento fu bocciato, nonostante l'approvazione della nostra mozione sul bullismo a prima firma Baroni che puntava proprio sulla giustizia riparativa.

Il testo risultante dall'approvazione degli emendamenti fu completamente stravolto, riguardava non più solo i minorenni, ma anche e soprattutto ogni maggiorenne che si affaccia alla rete internet. Infatti nel testo scomparivano i riferimenti ai minori così da poter ampliare il raggio d'azione senza alcun paletto. In base a quel nuovo testo, qualsiasi attività compiuta dai cittadini anche maggiorenni sul web conferiva la possibilità a chiunque di ordinare la cancellazione dei contenuti. Per chi non si adeguava era prevista la rimozione oppure l'oscuramento dei contenuti e sanzioni fino a sei anni di carcere, in pratica chiunque avrebbe potuto chiedere la rimozione di un contenuto, di un messaggio, di un articolo, di qualsiasi cosa avvenisse postata sul web, rivolgendosi al garante della privacy che poteva intervenire in modo assolutamente discrezionale e aprire quindi la strada ad una pioggia di contenziosi. Un bavaglio in piena regola, una buona legge si stava trasformando in una norma di censura ai danni di tutti gli utenti internet italiani, in una norma liberticida del web, una mannaia grave e pesante contro la libertà di informazione e di espressione. A quel provvedimento naturalmente votammo contro, gli unici sottolineo. La stampa e tanti esperti del settore rilevarono le nostre stesse perplessità e si parlò moltissimo della pericolosità di questa norma. Quindi non fu una fantasia del MoVimento 5 Stelle.

Il ritorno al Senato è stato provvidenziale e soprattutto possibile grazie a quel bicameralismo che Renzi non è riuscito a distruggere con la sua scellerata riforma costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Qui è stato incisivamente rimodificato, recuperando lo spirito originario del testo, eliminando la pericolosa modifica al reato di stalking, nonostante ciò abbia comportato anche la soppressione di alcune modifiche migliorative, che alla Camera erano state approvate anche grazie agli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, come, ad esempio, la possibilità di istanza di oscuramento da parte dei minori autori di cyberbullismo.

Qualcuno ha tentato, ancora una volta, di modificare, attraverso emendamenti, il testo in maniera non appropriata. Fortunatamente quegli emendamenti sono stati ritirati e, per una volta, il buonsenso sembra aver avuto la meglio, anche se, per arrivare a questo punto, è passato un anno e mezzo.

Il MoVimento 5 Stelle ritiene che sia importante che il Paese si doti immediatamente di una legge sul cyberbullismo. Per questo motivo, il nostro gruppo ha deciso di ritirare gli emendamenti in Commissione che avevano lo scopo di migliorare comunque il testo, non certo di modificarlo per altro scopo, e pertanto voterà favorevolmente al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI. Grazie, Presidente. Oggi siamo qui per approvare in maniera definitiva una legge che ha avuto un lungo iter: è stata approvata per la prima volta il 20 maggio del 2015 e questo è il quarto passaggio che fa tra le due Camere. È stata modificata più volte e finalmente siamo arrivati a un testo, che sarà quello definitivo, che tratta di un argomento antico quanto l'uomo, anche se il nome con cui lo definiamo è relativamente recente, cioè quello del bullismo, vale a dire quando una persona, un gruppo di persone, decide di isolare o di prendere di mira, qualcuno, perché è diverso, perché è affetto da disabilità intellettuale, perché è un disabile, perché è diverso il suo orientamento sessuale, perché è una donna, perché è più piccolino, perché lo sente come una minaccia e, quindi, come reazione, ha quella di isolarlo, molestarlo, fino ad arrivare a delle vere e proprie aggressioni.

Questa cosa esiste - diciamo: ahinoi - da quando esiste l'uomo ed esiste nelle scuole e nei luoghi di aggregazione, purtroppo, da sempre.

Adesso è nata una nuova forma, cioè un nuovo modo di perpetuare questi comportamenti, il cosiddetto cyberbullismo. Semplicemente l'anonimato della rete, il fatto di essere anonimi, rende i bulli o i codardi - come li vogliamo chiamare - ancora più forti e fa un'altra cosa: fa in modo che le violenze e gli atti persecutori, le molestie, tutte queste cose possano essere replicate all'infinito. Se io ti filmo mentre ti sto molestando e questo video va online, questo video può essere replicato all'infinito. Immaginiamoci come, per chi è vittima di una cosa del genere, già normalmente sia una cosa devastante: l'ansia, l'angoscia, tutte le volte che sente vibrare il telefono, tutte le volte che gli arriva una mail di notifica, tutte le volte che gli si accende una notifica sul cellulare, nel sapere che c'è ancora qualcun altro e che le proprie immagini non avranno mai una fine e che potrebbero rimanere per sempre su Internet.

Qui c'è il primo punto della legge. La legge dà finalmente la possibilità alla vittima, al minore, ai genitori o a chi ne fa ne fa le veci di chiedere la rimozione del contenuto ed è un punto molto importante, perché non è un bavaglio, non è il tentativo di censura, ma è semplicemente un punto di civiltà: non possiamo più tollerare che, in nome di una libertà di espressione, si possa fare pubblicità di atti di questo tipo.

Il secondo punto caratterizzante di questa legge è la formazione dei docenti e degli studenti e gli incontri con la Polizia postale. Qui c'è un punto a cui tengo molto, prima di tutto perché l'approvazione di questa legge fa sì che il sistema possa essere operativo, già dall'inizio di quest'anno scolastico.

Il secondo punto è che praticamente tutti hanno un profilo social - Facebook,Twitter,Snapchat o Instagram -, tutti abbiamo con un'applicazione di messaggistica istantanea, ma pochi di noi - sicuramente pochi in quest'Aula, ma pochi di noi e pochi ragazzi - sanno veramente come funziona: è molto facile farsi un profilo, è molto complicato sapere come funziona, che cosa implica il fatto che io pubblichi qualcosa e che cosa implicano le mie azioni.

Quindi, è molto importante che già nelle scuole gli insegnanti vengano formati alla conoscenza di questi mezzi e che dentro le scuole i ragazzi possano formare e formarsi sull'utilizzo consapevole di questi mezzi. Sono mezzi grandiosi, ma altrettanto pericolosi proprio per la loro grandiosità.

Questo, però, riporta a un punto: questa legge parla solo della tutela dei minori e, invece, credo, cari colleghi, che ci sia un punto su cui, prima o poi, dovremo parlare, che è in parte l'analfabetismo funzionale, che è molto ampio in questo Paese e che riguarda moltissimi adulti, specialmente sull'uso di Internet e dei social network, e in parte riguarda il cosiddetto hate speech, il ricorso ai discorsi dell'odio, che riguardano, purtroppo, non solo i ragazzi, non solo i ragazzini o i ragazzi che vanno a scuola, ma gli stessi genitori.

La domanda che io pongo è la seguente: se è meno grave il fatto che un genitore si senta libero di attuare comportamenti persecutori nell'anonimato di Facebook, come potrà mai insegnare a suo figlio, come potrà mai educare suo figlio, se egli stesso non è consapevole delle azioni che fa? Quindi, è importante che ci sia una formazione, è importante anche che sia la base per formare anche gli adulti alla conoscenza delle leggi, sapere che cosa comporta, sapere che cosa vuol dire insultare qualcuno e anche le ansie che questo provoca a colui che è insultato.

Il confronto e la conoscenza, che dovrebbero essere alla base di qualunque legge, se vogliamo che sia applicata in modo corretto, e di qualunque utilizzo dei social media e degli strumenti informatici, è un altro punto qualificante della legge ed è un altro punto che credo sarà qualificante nel tavolo interministeriale che si verrà a creare anche con le piattaforme che detengono questi social.

Credo - e spero - che possa essere la base anche per un tavolo che riguardi il mondo dei maggiorenni, perché sarebbe tutto molto bello - qualcuno direbbe bellissimo -, se finisse nel momento in cui si compiono i diciotto anni. Sarebbe tutto molto rassicurante, se, con una legge, il Parlamento potesse finalmente mettere freno all'uso e all'abuso dei social network e della violenza, ma non è così e non sarà così con questa legge. Questa legge è solo un primo passaggio di tanti altri passaggi che noi abbiamo il dovere di portare avanti. Per questo dico che servirebbe anche per i maggiorenni.

Abbiamo detto che il bullismo e il cyberbullismo tendono a prediligere chi viene considerato diverso, più debole, chi viene considerato “minoranza”; allora, consentitemi una breve parentesi. Oggi è il 17 maggio, oggi è la Giornata mondiale dell'omotransfobia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci sono moltissimi episodi di violenza omotransfobica anche nel nostro Paese, anche sui social network, anche nella vita reale.

Il 19 settembre 2013 la Camera ha mandato al Senato un testo che inseriva l'aggravante di omotransfobia. Io chiedo, per favore - e ne approfitto -, ai nostri colleghi senatori, che hanno fatto un ottimo lavoro su questa legge, di far uscire, di dare delle gambe a quel testo, di farlo tornare qui; modifichiamolo, se necessario, ma non possiamo più aspettare oltre.

Lo dico, perché in quest'Aula ho sentito parlare molti gruppi di conoscenza, di crisi dei valori della nostra società, di mancanza di conoscenza delle regole, di mancanza di conoscenza dell'uso dei social media.

Io vi dico, cari colleghi: noi possiamo fare le più belle dichiarazioni del mondo, possiamo votare tutti “verde” a questa legge e dire che finalmente abbiamo fatto una legge per contrastare questi fenomeni di odio sui social media; ma se noi per primi, proprio noi che siamo seduti in quest'Aula, se noi per primi con i nostri comportamenti, se noi per primi esistiamo solo ed esclusivamente quando sui social media attacchiamo o usiamo linguaggi violenti, se noi riusciamo a canalizzare il nostro messaggio solo attraverso quello o principalmente attraverso quello, possiamo fare la legge più bella del mondo, ma non cambieremo mai il mondo e non saremo mai credibili nell'applicazione di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È per questo che chiedo, chiedo a tutti voi - ed esprimo a nome del Partito Democratico - il voto favorevole, perché questo è un primo passo: è stato lungo, è stato difficile, non è vero che è stata una perdita di tempo il passaggio tra le due Camere, anzi, è stato un modo per approfondire un tema che non era mai stato affrontato e che aveva bisogno di approfondimenti.

Ringrazio - consentitemi di ringraziare - il relatore Beni della XII Commissione, che ha avuto una pazienza quasi francescana nel seguire questa legge, e la relatrice Campana. Ringrazio tutti i colleghi che si sono occupati di questa legge. Chiedo a tutti voi e chiedo a tutti noi di votare favorevolmente questa legge e di fare in modo che da noi, per primi, parta un messaggio per tutti: che sia quello di utilizzare consapevolmente Internet, di utilizzare consapevolmente i media, ma, soprattutto, che ci sia un uso consapevole dei messaggi che diamo, perché, quando insultiamo qualcuno, quel qualcuno è una persona e quel qualcuno rimane. Per questo, di nuovo, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

PAOLO BENI, Relatore per la XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO BENI, Relatore per la XII Commissione. Grazie, Presidente. Io ci tengo a ringraziare, in conclusione di questo lavoro, quanti vi hanno contribuito: i colleghi e le colleghe della Commissione affari sociali, della Commissione giustizia, anche della scuola, tutti i gruppi, anche i gruppi di opposizione, con cui il confronto è stato vivace, ma assolutamente costruttivo e positivo visto il risultato. Vorrei ringraziare gli uffici che, con pazienza e competenza, ci hanno sostenuto. In ultimo mi consenta, Presidente, di ringraziare proprio lei per la sensibilità che ha sempre avuto su questo tema e anche perché non ha mancato di svolgere quel ruolo di stimolo critico nei confronti del Parlamento e penso che abbia fatto bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghe e colleghi, proprio su questo punto, permettetemi di rivolgere un saluto forse irrituale, ma credo doveroso, al dottor Picchio che ci sta seguendo dalle tribune (Applausi). Il dottor Picchio ha seguito questo provvedimento ed è il padre di Carolina Picchio, che, purtroppo, a soli 14 anni, si è tolta la vita ed è stata la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo nel nostro Paese. Allora è a lei e alle altre vittime che noi, oggi, dobbiamo dedicare questo provvedimento, che è un primo passo, ma era necessario e doveroso da parte di questo Parlamento. Grazie, dottor Picchio, alle tante strutture che si adoperano per aiutare i nostri ragazzi e le nostre ragazze (L'intera Assemblea si leva in piedi – Applausi generali).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3139-B:

S. 1261-B - "Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo" (Approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato).

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 8 - Applausi).

Colleghi e colleghe, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per i rapporti con il Parlamento, la Ministra della difesa, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della giustizia e il Ministro dell'interno.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi considerata la diretta televisiva in corso.

(Elementi ed iniziative in ordine a recenti notizie circa l'asserito interessamento della Sottosegretaria Maria Elena Boschi, allora Ministra, in relazione all'acquisizione di Banca Etruria da parte di Unicredit – n. 3-03020)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Laforgia n. 3-03020 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Scotto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Laforgia n. 3-03020, di cui è cofirmatario.

ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, signora Ministra, Ferruccio De Bortoli nel suo ultimo libro descrive un incontro tra l'allora Ministra per le riforme, Maria Elena Boschi, e l'amministratore delegato di Unicredit, Ghizzoni. Oggetto del colloquio la richiesta di acquisizione di una banca sull'orlo del fallimento, Banca Etruria, di cui il padre dell'allora esponente di primo piano del Governo era vicepresidente esattamente in quel periodo.

L'onorevole Boschi, nel dicembre del 2015, proprio in quest'Aula, affermò di non avere mai favorito il padre né di essere venuta meno ai suoi doveri istituzionali di imparzialità. Ghizzoni non ha mai smentito De Bortoli. Sono state annunciate querele che, poi, non sono mai arrivate. Si configurerebbe, dal nostro punto di vista, un'evidente conflitto di interessi. Secondo noi, la strada, senza un chiarimento, sono le dimissioni: cosa ne pensa il Governo?

PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, signora Presidente. Il quesito nasce dalla lettura della rassegna stampa e, quindi, da presunte rivelazioni contenute nella pubblicazione di un noto giornalista, formulate in riferimento ad un'informazione di cui non si dice come e da chi sarebbe stata acquisita né, tanto meno, verificata. In merito alla vicenda riportata dagli interroganti, la sottosegretaria Boschi ha ribadito di non avere mai fatto pressione per l'acquisto di Banca Etruria da parte di Unicredit, come confermato da un portavoce della stessa banca e riportato da organi di stampa. Inoltre, la sottosegretaria ha confermato quanto già dichiarato in quest'Aula il 18 dicembre 2015 in merito al rispetto di ogni norma di legge, compresa quella sul conflitto di interessi, e di non avere mai favorito la propria famiglia.

Come noto, peraltro, Banca Etruria non è stata acquistata da Unicredit, ma, al pari di Banca delle Marche Spa, Cassa di Risparmio di Ferrara Spa e Cassa di risparmio della provincia di Chieti Spa, è stata posta in amministrazione straordinaria su iniziativa della Banca d'Italia e, poi, in risoluzione dal Governo Renzi con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 22 novembre 2015. Nel riferire di un presunto conflitto di interessi, gli interroganti richiamano la circolare della Banca d'Italia n. 263 del 2006. Tale riferimento è improprio: la circolare, infatti - cito testualmente -, mira a presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della banca possa compromettere l'oggettività e l'imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti collegati ed è quindi relativa, contrariamente a quanto ritenuto dagli interroganti, a fattispecie evidentemente diversa da quella descritta.

L'attuale Governo, così come il precedente, è intervenuto con provvedimenti, votati anche da molti degli interroganti, a sostegno dei risparmiatori, dei dipendenti delle banche in crisi e, in generale, a garanzia della tenuta del sistema bancario, che risulta, anche alla luce di tali interventi, solido. In merito alle eventuali determinazioni del Governo sulla vicenda oggetto dell'interrogazione si conferma quanto ieri dichiarato dal Presidente Gentiloni e, cioè, che la sottosegretaria ha ampiamente chiarito la sua posizione e che non vi sono certamente implicazioni per il Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Arturo Scotto ha facoltà di replicare.

ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, non possiamo ritenerci soddisfatti, per vari ordini di motivi. Il primo: la Ministra sa benissimo che Maria Elena Boschi ha assunto, ha avuto e ha tuttora un ruolo strategico in questo Governo e nel Governo precedente, e che inevitabilmente interviene su tutti gli aspetti della vita legislativa dell'Esecutivo, dunque anche rispetto ai rapporti con enti privati o pubblici strategici e persino le nomine. Secondo: è vero che la circolare della Banca d'Italia n. 263 parla di conflitto di interessi in merito alle questioni che lei citava, ma riguarda anche - e c'è questa definizione - gli stretti familiari. Qui mi sembra che il rapporto di famiglia sia abbastanza evidente, dunque, come dicemmo all'epoca, rischiava di delinearsi un conflitto di interessi potenziale dalla stessa Ministra ammesso, tant'è che tenne a ribadire che in quella situazione preferiva astenersi dal partecipare ai Consigli dei ministri.

La smentita non è mai avvenuta: Ghizzoni non ha proferito parola, gli stessi portavoce dell'UniCredit si sono limitati a dire che la pratica sull'acquisizione non era mai andata avanti, e la Ministra ha annunciato querele che poi non sono mai arrivate. Dunque il chiarimento non c'è, ci sono però alcune cose: la prima, rischia di essere messo in discussione un principio costituzionale, cioè la salvaguardia del rapporto di fiducia e trasparenza tra mercato e cittadini; e poi c'è qualcosa di più, l'idea che chi governa è onnipotente e può comportarsi extralegem. Siete il doping principale dell'antipolitica. Quando si parla di questione morale, non si parla di manette, non si parla di questione penale, si parla del rapporto malato tra politica, economia e sistema delle banche.

(Iniziative di competenza in relazione alla tragica vicenda del naufragio di una imbarcazione carica di migranti, verificatosi l'11 ottobre 2013 a 60 miglia da Lampedusa – n. 3-03021)

PRESIDENTE. Il deputato Marcon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03021 (Vedi l'allegato A).

GIULIO MARCON. Signora Presidente, signora Ministra, come è stato ricordato, l'11 ottobre del 2013, ad appena 60 miglia da Lampedusa, ci fu un naufragio in cui persero la vita ben 268 persone. Quelle vite si sarebbero potute salvare se alcuni ufficiali operatori della Marina militare non avessero violato l'obbligo di salvataggio di vite umane in mare, che è alla base di tutte le leggi, nazionali ed internazionali, della navigazione. Grazie alla professionalità del giornalista de L'Espresso, Fabrizio Gatti, sono emerse le gravissime responsabilità di alcuni ufficiali e di alcuni operatori della Guardia costiera e della Marina militare, che hanno impedito - letteralmente impedito - alla nave Libra di intervenire in soccorso. Attraverso l'ascolto delle registrazioni delle telefonate che testimoniano la drammaticità della situazione, abbiamo potuto capire come quegli operatori e quegli ufficiali della Guardia costiera coinvolti si siano macchiati di un delitto gravissimo: l'omissione di soccorso in mare. Così sono andate perse 268 persone, quindi chiediamo alla Ministra quali provvedimenti il Governo intenda assumere verso i responsabili di una violazione così grave.

PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.

ROBERTA PINOTTI, Ministra della Difesa. Presidente, la Difesa, dall'inizio dell'emergenza migranti ad oggi, ha tratto in salvo quasi 180.000 vite umane. Questo è avvenuto non solo in esecuzione di quanto stabilito dalle norme, ma certamente anche nella convinzione morale che il salvataggio di esseri umani viene prima di ogni cosa, e sono convinta che il senso di umanità e generosità del nostro personale sia dimostrato con i fatti. Ribadisco, come ho già detto in altre occasioni, che la Difesa, e nello specifico la Marina militare, opera in linea con le fonti normative internazionali e nazionali che riconoscono nel Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto l'istituzione che assicura il coordinamento generale dei servizi di soccorso marittimo.

Nel caso sollevato dagli interroganti, già oggetto, nel gennaio 2014, di risposta all'interpellanza urgente dell'onorevole Artini, e che ha consentito allora di fornire gli elementi tecnici dell'evento, desidero sottolineare la massima e costante collaborazione fornita all'autorità giudiziaria inquirente, alla quale è stata trasmessa a suo tempo tutta la documentazione necessaria. In particolare, per quanto riguarda l'attività di nave Libra, la Marina riferisce che, appena informata dalla centrale operativa del Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto delle attività di ricerca e soccorso in atto, a cura del Centro di coordinamento del soccorso marittimo maltese, ha disposto di propria iniziativa che nave Libra, distante circa quindici miglia nautiche dal natante in difficoltà, si dirigesse verso il punto segnalato. È stato impiegato anche un elicottero di nave Libra, che è giunto sul luogo ed ha avviato le operazioni di soccorso con lancio di salvagenti e zattere.

Rispetto alle richieste poste dagli interroganti, voglio ricordare che le procure di Roma e Agrigento hanno ritenuto di avanzare la richiesta di archiviazione dei relativi procedimenti penali, non essendo emersi elementi di responsabilità determinati da un'asserita violazione delle leggi del mare. Al momento non vi sono elementi diversi rispetto a quanto evidenziato dall'autorità giudiziaria. Qualora dovessero emergere ulteriori elementi, saranno valutate nelle sedi opportune le decisioni di competenza. Infine aggiungo che testimonianze come quelle dei sopravvissuti al naufragio dei bambini nell'ottobre 2013 non lasciano certi insensibili, e quale responsabile del Dicastero della difesa mi sento di dire continueremo a fare tutto il possibile, con generosità e determinazione, per salvaguardare e proteggere vite umane ed evitare il ripetersi di tragedie come questa.

PRESIDENTE. Il deputato Marcon ha facoltà di replicare.

GIULIO MARCON. Signora Presidente, ringrazio la signora Ministra per la risposta, ma non siamo ovviamente soddisfatti. Non siamo soddisfatti perché ovviamente riconosciamo il lavoro importante che ha fatto la Marina militare in questi anni per salvare vite umane che appunto rischiavano di naufragare e di perdersi, però qui parliamo di un caso specifico, e in questo caso specifico non sono state date risposte soddisfacenti. La sala operativa della Guardia costiera sapeva che la nave era in avaria, sapeva che c'era un centinaio di bambini, sapeva che la barca aveva già imbarcato mezzo metro d'acqua, sapeva che la barca stava affondando, sapeva che c'erano bambini bisognosi di aiuto, e non è stato fatto niente. Ci sono registrazioni di telefonate che testimoniano queste informazioni, alle quali la Marina non dà risposte, cerca di nascondere la nave Libra e cerca di assegnare a Malta la responsabilità, quando la nave era distante 118 miglia da Malta e solo 61 miglia da Lampedusa.

È stato mandato un fax da Malta alla Marina militare chiedendo di intervenire: a questo fax non è stata data risposta. L'elicottero, come ricordava la signora Ministra, si è sollevato in volo, ma si è sollevato dopo che la barca si era già capovolta. È stato chiesto di far partire quell'elicottero prima, e quell'elicottero non è stato fatto alzare in volo. Quindi ci sono delle responsabilità gravissime, responsabilità che emergono anche dalle inchieste che sono state avviate. Le procure hanno archiviato, ma quelle sentenze, quelle dichiarazioni sono state impugnate. Ricordo che sono state fatte quelle inchieste sulla base di informazioni che ancora non c'erano, quelle informazioni non erano state ancora acquisite, cioè le telefonate del dottor Jammo che dice: guardate che stiamo affondando, guardate che ci sono bambini che rischiano di morire, guardate che abbiamo mezzo metro d'acqua. A quelle drammatiche sollecitazioni la Marina militare non ha dato risposta e ha cercato di nascondere la nave Libra, anzi l'ha fatta allontanare dal luogo dove avveniva questo naufragio. Questo è inaccettabile, soprattutto perché la Marina militare ha svolto un lavoro enorme e prezioso nel Mar Mediterraneo e non può essere macchiata da un evento così grave e da una irresponsabilità nella violazione di una legge del mare che non andrebbe mai violata. I soccorsi a chi sta affogando vanno portati sempre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

(Chiarimenti in merito all'ipotesi avanzata dalla Ministra della difesa in materia di servizio civile obbligatorio – n. 3-03022)

PRESIDENTE. La deputata Rosanna Scopelliti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03022 (Vedi l'allegato A).

ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, Ministra, da fonti stampa abbiamo appreso la notizia della possibilità di reintrodurre nel nostro Paese un periodo obbligatorio di servizio civile, utile a formare i giovani su sicurezza e protezione sociale. Non è chiaro tuttavia se la sua proposta si limiti a un periodo in cui i nostri giovani dovranno prestare obbligatoriamente un servizio civile o se si riferisca ad una riforma dello stesso senza ricorrere all'obbligatorietà. Questa notizia ha sollevato un complesso dibattito nel Paese, soprattutto tra i giovani, anche in considerazione della rilevante mole di questioni socioeconomiche che eventualmente comporterebbe. Per questi motivi le chiedo di fare chiarezza sulla reale portata delle sue dichiarazioni su un tema, lo ripeto, dai notevoli risvolti sociali e che interessa la vita dei giovani.

PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.

ROBERTA PINOTTI, Ministra della Difesa. Grazie, Presidente. La riflessione che ho svolto domenica, a margine dell'adunata degli alpini, riprende l'idea già in parte affermata con la recente legge di riforma del terzo settore di un servizio civile per i giovani in ambiti di sicurezza sociale e di pubblica utilità. Al pari di quanto avviene in altri Paesi europei anche in Italia si è aperto un confronto sul futuro e sul valore di un possibile allargamento del servizio civile che diventi un'esperienza formativa e valoriale per tutti. Per evitare equivoci intendo chiarire ancora una volta che non sto parlando di ripristinare la leva obbligatoria. Ad oggi è già in vigore una legge che ampia la possibilità di aderire al servizio civile volontario. Per il futuro è mio personale convincimento che sarebbe utile valorizzare un momento unificante che accresca nelle nuove generazioni il senso di appartenenza ad una comunità in cui ognuno di noi trova la propria soddisfazione anche nel mettersi a disposizione degli altri non più come scelta volontaria ma come percorso che lo Stato rivolge a tutti i giovani. Si tratterebbe quindi di un servizio a vantaggio della collettività e del prossimo utile alla formazione individuale così come al Paese in grado di formare cittadini maturi, solidali e consapevoli. Tale esperienza che immagino limitata nel tempo e non in contrasto con i percorsi formativi e professionali già previsti da ragazzi e ragazze potrebbe contribuire all'acquisizione di competenze o comunque di crediti da poter utilmente sfruttare nella propria carriera di studio per l'ingresso nel mondo del lavoro. Voglio quindi ringraziare l'onorevole Scopelliti per avermi dato la possibilità di esporre il mio pensiero e di portare anche nell'Aula della Camera un dibattito che si sta sviluppando nella società europea e che anche in Italia potrà trovare uno spazio per un proficuo approfondimento.

PRESIDENTE. La deputata Scopelliti ha facoltà di replicare.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Grazie Ministra per la sua risposta. Ho ritenuto opportuno sottoporle il quesito proprio perché è indubbio che parliamo di un tema che interessa molto da vicino la vita dei giovani e delle loro famiglie e io concordo con lei che il servizio civile rappresenta un momento importante di aggregazione, un momento formativo per la crescita dei giovani. Tuttavia l'annuncio del ripristino obbligatorio dello stesso ha creato ahimè grosse perplessità proprio nel mondo giovanile: questo è il motivo per cui le ho posto la presente interrogazione. Occorre, infatti, considerare tutti i problemi afferenti la realizzazione di un tale progetto in relazione proprio alla rilevanza delle questioni socioeconomiche ad esso collegate. Sono questioni che richiedono valutazioni e studi approfonditi e che, come peraltro lei ci ha rassicurato, vanno ponderate attentamente e con il tempo necessario. In particolare va considerata con attenzione la questione relativa all'obbligatorietà per le inevitabili conseguenze che comporterebbe sugli aspetti di realizzazione professionale di molti giovani oltre che per le ripercussioni che potrebbe avere in termini di sostenibilità economica. Quindi possiamo discuterne e mi fa piacere che lei lo abbia sottolineato rispondendo alla mia interrogazione e sono sicura che insieme si potrà trovare una soluzione e fare un percorso condiviso.

(Elementi ed iniziative di competenza volte a scongiurare il rischio di un'emergenza rifiuti a Roma – n. 3-03023)

PRESIDENTE. Il deputato Morassut ha facoltà di illustrare l'interrogazione Stella Bianchi ed altri n. 3-03023 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ROBERTO MORASSUT. Grazie, Presidente. Grazie Ministro, nella capitale si profila un'emergenza rifiuti: ogni giorno si producono 5.000 tonnellate di rifiuti dei quali un terzo viene trattato in due impianti di trattamento meccanico-biologico. Questi impianti sono oggi al limite della pressione e già hanno una efficienza compromessa. Il resto, in assenza di impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti e di luoghi per lo sversamento, ha un destino incerto: ogni giorno da Roma partono 160 TIR di rifiuti verso 8 regioni e 55 localizzazioni di destinazioni delle quali molti sono oggi impossibili da utilizzare nei prossimi mesi. L'Amministrazione Raggi della capitale, il 4 maggio, ha varato un piano industriale, modificandolo nei giorni scorsi e licenziando anche l'amministratore delegato di Ama, l'azienda della nettezza urbana e dei rifiuti.

Il piano non prevede nuovi impianti, non prevede una discarica come richiesto dalla regione Lazio e ha cancellato quattro eco-distretti già previsti. Si chiede quindi di sapere se il Ministro conosce i piani comunali e se non ritenga che emerga la possibilità di un'emergenza rifiuti nella Capitale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti, ha facoltà di rispondere.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, signor Presidente. Grazie anche agli onorevoli interroganti per darmi la possibilità di rispondere su un quesito di così grande attualità. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni le criticità sulla gestione dei rifiuti di Roma Capitale continuano a riprodursi ormai in modo ciclico a causa della carenza impiantistica, come ricordava lei. Io sono mesi che denuncio questa situazione. Non mi limito e non mi sono limitato certamente solo a questo: ho avuto modo, con le strutture, di collaborare con la regione Lazio e anche attraverso le strutture dal punto di vista tecnico, con Roma capitale.

Nella regione Lazio il solo comune di Roma produce, lo ricordo, più del 50 per cento dei rifiuti complessivi senza avere peraltro impianti adeguati. È un'anomalia che rende ancora più urgente agire per evitare che questa situazione di emergenza diventi nel tempo la normalità per la gestione dei rifiuti a Roma. Non è accettabile che una città come Roma continui ad inviare circa 110-120 tonnellate al giorno di rifiuti urbani a impianti di termovalorizzazione austriaci come accade oggi. Tale quantitativo presumibilmente oltretutto verrà raddoppiato per sopperire almeno in parte alle attuali problematiche del servizio di raccolta e potrebbe ancora aumentare se non si programmeranno e quindi realizzeranno in tempi brevi interventi strutturali adeguati. Ribadisco che il ricorso al trasporto transfrontaliero dei rifiuti all'estero non può mai essere contemplato come l'ordinaria gestione di smaltimento dei rifiuti di una capitale europea, senza considerare che il costo del trasporto ricade sulla bolletta della TARI dei cittadini romani.

Il piano per la gestione dei materiali post-consumo recentemente approvato dalla giunta capitolina è ambizioso sulla raccolta differenziata e il recupero ma non dà soluzioni concrete per la gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti in questa fase e nel transitorio fino al raggiungimento di tali obiettivi. Per chiudere il ciclo dei rifiuti è essenziale la cooperazione tra la regione e il comune di Roma. È quest'ultimo - lo ribadisco con forza - che deve individuare i siti dove realizzare l'impiantistica necessaria. È dunque oggi indispensabile che venga presentato a breve un piano regionale di chiusura del ciclo dei rifiuti che risponda alle regole e principi comunitari, in particolare quello di prossimità di smaltimento dei rifiuti, da realizzarsi con le modalità che saranno individuate dalle singole amministrazioni competenti nell'ambito della loro autonomia. È stato avviato, ribadisco, un positivo confronto con la regione Lazio che è ancora in corso mentre non è stato ancora possibile un incontro con il comune di Roma cui abbiamo evidenziato la necessità di una compartecipazione di tutti gli enti nell'ambito delle rispettive competenze. Il Governo e io personalmente restiamo comunque disponibili a dialogare in qualsiasi momento.

PRESIDENTE. La deputata Stella Bianchi ha facoltà di replicare.

STELLA BIANCHI. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per le sue parole e per l'attenzione che ha dimostrato ancora oggi e confermo tutta la nostra preoccupazione per il fatto che un sistema così fragile come quello di gestione dei rifiuti di Roma non stia trovando da parte dell'amministrazione comunale guidata dalla sindaca Raggi l'attenzione che spetta alla città per evitare situazioni di degrado come quelle che vivono i cittadini di Roma e come quelle che sono sulle pagine dei giornali di tutto il mondo e per evitare quella che rischia di diventare un'emergenza molto seria verso la quale purtroppo continuiamo a correre.

La preoccupazione che abbiamo, Ministro, è la sua preoccupazione, quella che ha appena espresso: l'assenza di una mancanza di un piano serio e sostenibile da parte dell'amministrazione comunale che ha la responsabilità in questo ambito e che fin qui si è limitata a cancellare i piani dei quattro eco-distretti che erano previsti nella gestione precedente. In assenza di un piano serio – faccio eco a quanto ci ha appena detto, Ministro - viene meno la giustificazione per il trasferimento transfrontaliero di rifiuti indifferenziati. È impensabile che una capitale del nostro Paese mandi in Austria i rifiuti indifferenziati se non perché ha bisogno di tempo per realizzare la rete degli impianti necessari. Ma in assenza di un piano concreto, con tappe precise che individuino gli investimenti e gli impianti da realizzare in città, non si capisce, davvero, per quale motivo dovremmo continuare a giustificare l'invio di treni con rifiuti indifferenziati verso l'Austria. Fin qui abbiamo visto cambi al vertice nell'assessorato e nell'amministrazione dell'AMA, ben quattro amministratori delegati in 11 mesi, ma nulla di concreto; un piano fantasioso da parte dell'amministrazione comunale, un piano industriale di AMA approvato il 4 maggio che noi siamo riusciti a vedere solo perché due consigliere comunali hanno chiesto l'accesso agli atti all'AMA, le consigliere Baglio e Piccolo, e in questo piano, purtroppo, abbiamo visto una mancanza di investimenti adeguati, una mancanza di indicazione degli impianti necessari. L'AMA passa da un'autonomia industriale del 20 per cento al 29; è scritto nero su bianco dall'AMA, che, di fatto, la gestione dei rifiuti di Roma la vogliono affidare ad altri soggetti e non a un soggetto pubblico partecipato al 100 per cento dal Comune, ma a soggetti che con tutta probabilità sono anche privati. Ora, il nuovo vertice ha detto di voler rivedere il piano industriale di AMA - e consenta una notazione di colore - perché manca un soggetto fondamentale alla realizzazione del piano industriale di AMA e cioè la Scuola Agraria del Parco di Monza.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

STELLA BIANCHI. Allora, noi non vorremmo che la città di Roma fosse esposta a una improvvisazione e a una mancanza di piani concreti per la gestione dei rifiuti e non vorremmo vivere un'emergenza rifiuti nella Capitale.

(Iniziative volte a garantire un adeguato sistema di protezione per le donne vittime di “violenza di genere”, anche dopo la condanna del loro persecutore – n. 3-03024)

PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03024 (Vedi l'allegato A).

ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente, buongiorno Ministro Orlando. La storia di Lidia Vivoli è la storia di un femminicidio mancato. Nel 2012, il suo ex compagno tentò di ucciderla con metodi brutali e fu per questo condannato a quattro anni e sei mesi. Adesso, sta per essere scarcerato e Lidia Vivoli teme, per le minacce ricevute in passato, che tenti di ucciderla di nuovo. Purtroppo, in questi casi il nostro ordinamento non prevede il divieto di avvicinarsi alla persona offesa o ai luoghi che lei frequenta, quindi, chiediamo al Governo quali rapide iniziative intenda porre in essere per colmare questa lacuna legislativa e per proteggere le donne come Lidia, vittime di efferata violenza, per esempio, equiparandole alle vittime di reati di mafia o di altri delitti simili.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Signora Presidente, la vicenda richiamata nell'atto di sindacato ispettivo in discussione ripropone il tema della violenza contro le donne e degli strumenti di contrasto a questo odioso fenomeno. Nel merito del caso specifico, l'autorità giudiziaria ha comunicato che è in corso di esecuzione la pena di quattro anni e sei mesi applicata, appunto, a Isidoro Ferrante, per i reati di tentato omicidio e di sequestro di persona in danno di Lidia Vivoli. In ordine alla data di rimessione in libertà del condannato, sulla base degli elementi trasmessi, consta che il termine del fine pena è determinato all'8 gennaio 2018 e che su richiesta del condannato il tribunale di sorveglianza ha già valutato, ai fini della liberazione anticipata, la detrazione di alcuni periodi di detenzione. La data di effettiva liberazione potrà essere ulteriormente determinata nell'ambito del procedimento camerale di competenza del predetto magistrato.

In considerazione della gravità del fatto e del rischio di ulteriori condotte violente nei confronti della persona offesa, la procura di Palermo ha richiesto in via d'urgenza al tribunale, sezione misure di prevenzione, l'emissione a carico del condannato, ed a far data dalla sua scarcerazione, del divieto di soggiorno nel comune di residenza della Vivoli ed in quelli limitrofi. Il tribunale ha disposto in conformità.

Sulla vicenda ho comunque provveduto il 15 maggio scorso a richiedere, per mezzo dei miei uffici, ulteriori approfondimenti ed incontrerò personalmente la signora Vivoli. Sebbene risultino, allo stato, adottati i provvedimenti previsti dall'ordinamento a tutela della persona offesa, è tuttavia evidente che un'efficace azione di contrasto e di prevenzione richiede interventi di tipo interdisciplinare, finalizzati alla sensibilizzazione dell'intera collettività ed al potenziamento di forme di assistenza e sostegno, oltre che ad un ruolo molto attivo delle forze dell'ordine e della rete dei servizi sociali del territorio.

Nella consapevolezza dei complessi profili che la materia involge e che non si esauriscono nella mera applicazione della sanzione penale, il Governo mantiene una costante attenzione al tema della violenza di genere, innanzitutto, adeguando l'ordinamento penale, sostanziale e processuale. Infatti, il decreto legislativo n. 212 del 2015 rafforza lo stato processuale della persona offesa, in linea con gli standard europei, e ha istituito un fondo destinato al ristoro patrimoniale delle vittime di reati intenzionali violenti. È, inoltre, all'esame della Camera anche un disegno di legge volto, tra l'altro, ad aggravare l'omicidio ove commesso in danno di persone legate al reo da vincoli di relazioni affettive.

Nella medesima direzione si promuove una cultura dell'organizzazione giudiziaria mirata ad assicurare la prioritaria trattazione dei casi più gravi e a neutralizzare il rischio di prescrizione, in linea con le misure di accelerazione previste dal disegno di legge di riforma del processo penale, attualmente all'esame del Parlamento. Per altro verso il Governo ha varato un piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, finalizzato alla prevenzione del fenomeno, attraverso l'informazione e il coinvolgimento dell'intera collettività, oltre che al potenziamento di forme di assistenza e sostegno. Ed, ancora, la generalizzata adozione del progetto “Codice rosa bianca”, già in corso di sperimentazione con il patrocinio dei Ministeri della giustizia e della salute e con la cooperazione tra ASL, forze di polizia e procure della Repubblica, intende assicurare un accesso privilegiato alle cure sanitarie delle vittime di maltrattamenti ed abusi. È stata, infine, avviata un'interlocuzione con l'avvocatura, in particolare con l'Associazione italiana avvocati per la famiglia e i minori, per istituire un osservatorio permanente sulla violenza domestica con l'obiettivo di assicurare un monitoraggio finalizzato al rafforzamento delle relative misure di contrasto.

PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di replicare.

ADRIANA GALGANO. Grazie per la sua risposta e, soprattutto, per il fatto che seguirà il caso di Lidia Vivoli, però certamente il caso di Lidia Vivoli è uno e le donne sottoposte a efferati tentativi di omicidio sono molte di più e, soprattutto, le vittime di femminicidio purtroppo erano vittime annunciate. Per questo non consideriamo soddisfacente la sua risposta, in termini di tutela e di sanzione in casi come questi. Io vorrei leggere in quest'Aula quello che dichiara Lidia Vivoli al Corriere della Sera. “Da tempo - lei dichiara - c'erano problemi. Era gelosissimo, ogni appuntamento pensava che celasse un tradimento. Poi, non lavorava e praticamente ero io a mantenerlo. Quella notte, dopo l'ennesima discussione, andò in bagno e qualche minuto dopo tornò con una padella di ghisa. Cominciò a colpirmi fino a rompermela in testa. Poi, afferrò le forbici e mi colpì al ventre e alla coscia. Lottai, cercai di resistere, ma lui mi tenne immobilizzata per tre ore. Mi liberò solo con la promessa che non l'avrei denunciato”.

Ecco, invece lei lo denuncia e in seguito a questa efferata violenza viene condannato a quattro anni e sei mesi, con il patteggiamento. Allora, io dico: ma una società civile può considerare un reato del genere punibile con quattro anni e sei mesi e non assicurare alla vittima una protezione per legge, indipendentemente dal caso specifico? Io credo proprio di no e credo che noi donne dobbiamo lottare per ottenere questo risultato, una legislazione molto più seria, che colpisca in modo molto più serio gli autori di questi tentati omicidi, nell'ottica che non diventino omicidi ottenuti con successo.

(Elementi ed iniziative in merito ai sistemi di protezione relativi ai servizi informatici del processo telematico – n. 3-03025)

PRESIDENTE. Il deputato Artini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03025 (Vedi l'allegato A).

MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, faccio riferimento a una serie di eventi anche segnalati dal portale del Ministero della giustizia che indicavano alcuni attacchi che hanno rallentato il procedimento telematico e i servizi relativi ma, più in generale, anche in seguito agli ultimi attacchi informatici che hanno colpito praticamente oltre centocinquanta Paesi nel mondo, c'è una situazione che mi preoccupa rispetto a quella che è la situazione dei servizi e lo stato del sistema informatico del Ministero della giustizia. In particolare, una delle preoccupazioni che mi sovvengono riguarda il CED di Napoli che, a mio modo di vedere, non ha gli elevati livelli di ridondanza che per i dati contenuti dovrebbe avere.

Per cui le chiedo qual è lo stato attuale delle architetture hardware e software impiegate nella fornitura dei servizi relativi al processo telematico, inclusi i sistemi di protezione da minacce esterne, di backup ed eventuali controlli anti-attacchi.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. In relazione allo stato delle architetture hardware e software impiegate per la fornitura dei servizi relativi al processo civile telematico, rassicuro gli onorevoli interpellanti riguardo all'elevato livello di sicurezza degli apparati e delle infrastrutture. L'avanzamento dei livelli di digitalizzazione a servizio del processo ha costituito, com'è noto, obiettivo prioritario dell'azione di Governo. Anche a tal fine, il Ministero della giustizia è stato accreditato come organismo intermedio per l'impulso, l'attuazione, il controllo e la rendicontazione dei progetti finanziati dall'Unione europea. Sono state in tal modo reperite le risorse per il finanziamento di fondamentali progetti di modernizzazione del sistema giudiziario, come tra l'altro l'estensione del PCT a tutte le cause civili, il potenziamento delle infrastrutture e dei sistemi di assistenza, ed il pieno dispiegamento del SICP nel settore penale, onde assicurare un complesso recupero di efficienza e di sicurezza dei sistemi.

Grazie alle politiche di digitalizzazione avviata, si sono potute rinnovare negli ultimi due anni le dotazioni dei personal computer, portatili e fissi, a tutti i magistrati civili mediante la fornitura di dispositivi dotati di versioni aggiornate di Windows e protetti da idonei antivirus, costantemente aggiornati. Importanti investimenti sono stati indirizzati alla sicurezza dei sistemi, la cui architettura di dettaglio non è ostensibile per evidenti ragioni di protezione dei relativi dati, e che hanno consentito di prevenire infezioni sui dati e documenti relativi al processo civile telematico.

In particolare, sono state installate nuove apparecchiature server e storage aggiornate all'ultima versione di Oracle, e adeguatamente protette da efficaci antivirus, che consentono di gestire dati e documenti del fascicolo informatico in ambiente Linux. I depositi telematici trasmessi in forma cifrata si basano sul sistema di posta elettronica certificata, i cui messaggi vengono sistematicamente monitorati da appositi sistemi antivirus e provengono unicamente da indirizzi verificati, censiti nel registro generale degli indirizzi. Sono inoltre adottate tutte le necessarie metodologie di backup, sia su base giornaliera che settimanale, sottoposte a periodica verifica. I sistemi di consultazione si basano su un'autenticazione forte, ed attraverso servizi esposti solo a soggetti certificati; mentre attraverso proxy sono esposti solo i servizi di consultazione, per i quali è in corso di allestimento la loro ridondanza presso la nuova sala server di Milano.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Quanto ai rallentamenti di cui al comunicato del 30 marzo 2017, a seguito degli approfondimenti e dei test operati dal gestore della connettività, la competente articolazione ha escluso che le criticità siano state dipendenti dall'infrastruttura di competenza del Ministero della giustizia, precisando come nessun deposito è andato perso e tutti sono stati regolarmente processati, seppur con una certa lentezza dovuta ai tanti messaggi accumulati nelle caselle PEC del Ministero.

Quanto infine al recente attacco, non risultano ad oggi compromissioni in forza delle politiche di sicurezza adottate. Il sistema delle norme poste a garanzia dei diritti e delle parti assicura peraltro adeguata tutela del contraddittorio, in presenza di specifiche contingenti anomalie dei sistemi, attraverso disposizioni dirette ad esonerare il depositante dalle conseguenze processuali di eventuali errori e ritardi in sede di lavorazione dell'atto depositato da parte dei sistemi di controllo interno, prevedendo che ai fini della valutazione della tempestività del deposito degli atti processuali rileva la ricevuta rilasciata a seguito del controllo formale su busta telematica da parte del gestore PEC del dominio di giustizia.

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Oltre a disposizioni contenute nell'articolo 16-bis, comma 7 del decreto-legge n. 179 del 2012, può soccorrere l'istituto processuale generale della rimessione in termini dell'articolo 153 del codice di procedura civile, che costituisce il rimedio naturale e privilegiato per la parte incorsa in decadenza a causa del mancato perfezionamento della procedura di deposito di atti o documenti in via telematica.

PRESIDENTE. Il deputato Artini ha facoltà di replicare. Vi prego di attenervi ai tempi.

MASSIMO ARTINI. Sarò nei tempi, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie, deputato.

MASSIMO ARTINI. Anche perché non mi ritengo, dalle informazioni ricevute dal Ministro, soddisfatto, per un motivo semplice: alcune cose non collimano con la realtà.

Il Ministro ci ha dipinto un sistema di elevato livello di sicurezza, che garantisce delle certificazioni: le certificazioni nel mondo informatico il più delle volte, soprattutto nella pubblica amministrazione, sono spunte su un foglio. Quello che a mio modo di vedere, spesso l'implementazione dei sistemi… Sono sistemi basati su sistemi Windows, soprattutto nella parte server, abbastanza obsoleti, che non hanno più supporto e che tendenzialmente potrebbero non avere quei livelli di sicurezza che il Ministro indicava.

Già il fatto che si sia pensato ad un sistema che nasce senza ridondanze, che, come ha confermato il Ministro in risposta, verranno solamente evase dalla creazione del centro di Milano, è un qualcosa che preoccupa, giacché quel sistema dovrebbe nascere naturalmente con delle ridondanze che ne permettono il funzionamento, a prescindere da rallentamenti dipendenti o non dipendenti dalle strutture tecniche dell'amministrazione del Ministero della giustizia.

Quindi in ogni caso lo ringrazio, perché questo è un punto di partenza per valutare anche in altri Dicasteri quella che è la problematica rispetto alla cyber.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MASSIMO ARTINI. Concludo. Spero che non si ripresentino i casi, come per esempio nel tribunale di Udine, di attacchi in ramsonware, dove la mancanza di aggiornamenti o di specifiche policy contro questo tipo di attacchi potrebbero bloccare a catena e a cascata tutto il Ministero.

(Tempi previsti per la riapertura del carcere Giuseppe Montalto di Alba – n. 3-03026)

PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03026 (Vedi l'allegato A).

MARIANO RABINO. Presidente, signor Ministro, lei conosce bene la situazione, che però riassumo rapidamente. In seguito all'accertamento di tre casi di legionellosi, il carcere Giuseppe Montalto di Alba, come ricordava la Presidente Boldrini, è stato sgomberato il 5 gennaio 2016, per consentire la bonifica dell'impianto idrico e di condizionamento; l'operazione ha portato al trasferimento di ben 122 detenuti. Ora, io sono qui a chiederle, a incalzarla naturalmente in una dimensione di controllo, di vigilanza, quali siano i tempi previsti, quale la cronologia affinché questo carcere torni ad essere pienamente operativo, e quali siano le fasi della riapertura, nel senso che non si hanno dettagli su quali saranno le tempistiche di riapertura della struttura stessa, con riferimento agli investimenti previsti.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Signora Presidente, nel gennaio 2016, presso la casa di reclusione di Alba, si sono verificati, come ricordavano gli onorevoli interroganti, tre episodi di contaminazione da batterio della legionellosi. I reiterati episodi e l'adozione di misure urgenti prescritte dalla competente azienda sanitaria locale hanno imposto la chiusura dell'istituto penitenziario, quale condizione indispensabile per pianificare ed avviare interventi strutturali risolutivi. L'intera popolazione detenuta è stata pertanto trasferita, con modalità e destinazioni tali da non pregiudicare il percorso trattamentale già avviato.

Quanto al personale dipendente, lo stesso è stato destinato temporaneamente presso istituti del territorio, con servizi di mobilità a carico dell'amministrazione penitenziaria. Un esiguo numero ha continuato a svolgere le proprie mansioni presso l'istituto di Alba per le contingenti necessità della struttura, mentre coloro che avevano già avanzato richiesta di distacco verso istituti di altre regioni hanno visto accolta la loro istanza. Tutti gli interventi di mobilità del personale sono stati disposti sulla base di criteri stabiliti in accordo con le rappresentanze sindacali.

Quanto agli interventi programmati e finanziati per provvedere alla riapertura dell'istituto penitenziario, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ripetutamente sollecitato in questi mesi, ha confermato lo stanziamento delle somme necessarie all'inserimento delle opere nel piano di edilizia penitenziaria per il triennio 2016-2018. Al pronto avvio delle valutazioni tecniche di fattibilità funzionale e alla progettazione esecutiva ha fatto seguito, secondo quanto comunicato dal Dipartimento, un costante impegno volto alla celere risoluzione delle problematiche di natura tecnica ostative alla riapertura.

Su sollecitazione dell'amministrazione centrale è stato dato impulso alla valutazione della riapertura anticipata del reparto di più recente costruzione, un immobile di due piani con 22 camere detentive che ha una capienza di 39 posti. A tal fine, presso la predetta struttura, sono state ultimate le opere di adeguamento e ripristino e sono stati effettuati nove campionamenti di acque. Si è, allo stato, in attesa dei risultati delle analisi di laboratorio dei campioni, indispensabili per la revoca del provvedimento di divieto di erogazione dell'acqua, e dunque per consentire l'apertura del reparto. Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha assicurato di aver ulteriormente sollecitato lo svolgimento delle predette analisi.

Quanto ai lavori programmati per la riapertura dell'intero complesso carcerario, trattasi di importanti opere strutturali sull'impianto idrico e di adeguamento dei servizi dei reparti degli ambienti detentivi in relazione alle quali non sono stati forniti elementi di aggiornamento in merito all'avanzamento dei relativi procedimenti. Dedicherò, come ho fatto in passato, la massima attenzione affinché la definitiva riattivazione della casa di reclusione di Alba avvenga in tempi rapidi e entro un mese sarà definito il calendario specifico.

PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di replicare.

MARIANO RABINO. Grazie, signor Ministro. Trattasi di un'operazione, come è noto, complessa. Io la ringrazio per l'assunzione da parte sua dell'impegno, entro un mese, di arrivare ad un calendario preciso dei lavori. Naturalmente avremmo voluto, avrei voluto, che invece questo calendario fosse già manifesto e pubblico, pronunciatamente pubblico. Posso dirle che sul tema c'è la preoccupazione per un verso per i detenuti, gli oltre 120 reclusi che sono stati riallocati in altre case circondariali, ma c'è proprio, come lei ha ricordato, anche tutto il tema del personale di polizia penitenziaria, degli agenti, dei dirigenti, dei funzionari del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che girovagano tra Saluzzo, Asti, Alessandria. Questo naturalmente crea molti disagi e soprattutto dei costi in capo all'amministrazione giudiziaria. Per cui, io la invito davvero insieme al DAP, insieme alla sua amministrazione centrale, a individuare con celerità, con tempestività, un cronoprogramma molto risolutivo e conclusivo perché - e li ringrazio - Alessandro Prandi, il garante dei detenuti del carcere albese, Bruno Mellano, garante dei detenuti in Piemonte, insieme all'avvocato Ponzio che in qualche modo tutela il personale operativo, e persone che lavorano nel carcere e vogliono bene a questa struttura (ricordo Paolo Lorusso, Agostino Giuliano), quotidianamente, diuturnamente, ci sollecitano. Come parlamentari vorremmo davvero che si arrivasse ad una soluzione, la più tempestiva possibile. Grazie, signor Ministro.

(Chiarimenti ed iniziative in ordine agli accordi sottoscritti al fine di stabilizzare la Libia e bloccare i flussi migratori irregolari, in relazione alla recente intesa raggiunta dal Capo del Governo di accordo nazionale, Fayez al Sarraj, e dal generale Khalifa Haftar – n. 3-03027)

PRESIDENTE. Il deputato Picchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gianluca Pini ed altri n. 3-03027 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GUGLIELMO PICCHI. Grazie Presidente. Il 3 maggio come lei ha ricordato c'è stato l'incontro ad Abu Dhabi tra il Primo Ministro libico al Sarraj e il generale Haftar. Parti di questi accordi, che non sono completamente note, ma di cui sono uscite molte indiscrezioni, fanno emergere che il ruolo dell'Italia nel processo di pacificazione libica sia assolutamente un ruolo secondario, tant'è vero che il Ministro Alfano si è dovuto recare in Libia il 6 di maggio, di corsa, per prendere atto di quello che era avvenuto ad Abu Dhabi.

Nell'ambito di quello che è emerso da questi accordi, pare che per raggiungere un accordo tra al Sarraj e il generale Haftar, il generale Haftar abbia preteso che tutti gli accordi presi tra Italia, Unione europea e Libia, per quanto riguarda i migranti, siano da considerarsi non validi.

Quindi, noi siamo estremamente preoccupati per due motivi: uno, per l'assenza del Governo italiano nella processo di pacificazione libico, come emerge, e secondo, per le conseguenze che ci possono essere dal fatto che questi accordi non siano considerati validi. Quindi vogliamo sapere che cosa ne pensa il Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signora Presidente. Onorevoli deputati: come da lei ricordato all'inizio di maggio si è svolto ad Abu Dhabi un incontro tra il Primo Ministro libico al Sarraj, e il generale Khalifa Haftar. L'incontro, il primo dal gennaio 2016, si inserisce in un quadro di rinnovato slancio verso il dialogo intralibico e la riconciliazione nazionale che ha preso avvio dal precedente incontro tenutosi a Roma il 21 aprile scorso tra il Presidente della Camera dei Rappresentanti Aguila Saleh e il Presidente del Consiglio di Stato Al-Swehli.

L'incontro di Abu Dhabi, essendo il primo incontro diretto, rappresenta sicuramente un passaggio importante, tuttavia i colloqui incentrati su principi generali e non controversi non hanno avuto al momento alcun seguito. Queste iniziative hanno però mostrato, nonostante le rispettive posizioni rimangono oggettivamente distanti, la volontà dei principali attori libici di riavviare un dialogo politico. Dialogo che potrebbe garantire maggiore stabilità del Paese, con effetti positivi sulla prosecuzione della lotta contro il terrorismo e i trafficanti di esseri umani, in linea con quanto previsto dal memorandum d'intesa bilaterale firmato il 2 febbraio scorso dal Presidente del Consiglio Gentiloni e dal Primo Ministro Sarraj.

Come ho già riferito in sede parlamentare, siamo fortemente impegnati nell'attuazione del memorandum e infatti le prime quattro motovedette destinate al pattugliamento delle acque territoriali libiche sono state già consegnate alla guardia costiera di quel Paese, con equipaggi formati in Italia. Contemporaneamente vi è un importante sforzo sul fronte della sicurezza del controllo dei confini sud dello Stato, dai quali come è noto passa più del 90 per cento dei flussi migratori diretti verso il nostro Paese. Il comitato misto italo-libico previsto dal memorandum si è riunito una prima volta a Roma, lo scorso mese di marzo, e una seconda volta a Tripoli, la settimana scorsa, per definire gli step di attuazione delle varie parti dell'accordo, che quindi è pienamente in vigore. Io stesso ho incontrato due giorni fa a Tripoli il Primo Ministro Sarraj e il Ministro dell'interno con i quali ho avuto un proficuo scambio di vedute sulle diverse questioni di interesse comune, in particolare la cooperazione di sicurezza tra i due Paesi e i mezzi per svilupparle anche attraverso la formazione tecnica di quadri libici specializzati nel controllo delle frontiere.

Ricordo inoltre il ruolo di garante che abbiamo svolto per la pacificazione delle popolazioni del sud del Sahara, questione cruciale nell'ottica di rendere sicuro il confine meridionale della Libia. Queste iniziative sono testimonianza del deciso impegno del Governo italiano per la stabilizzazione politica della Libia, processo che costituisce per l'Italia e per l'Europa un presupposto fondamentale per il governo dei flussi migratori e la lotta contro il traffico di esseri umani.

PRESIDENTE. Il deputato Picchi ha facoltà di replicare.

GUGLIELMO PICCHI. Grazie Presidente. Naturalmente dalla risposta che ci ha dato il Ministro dell'interno emerge la conferma di quanto abbiamo detto nell'illustrazione di questa interrogazione. Per quanto abbiamo grande rispetto del lavoro che il Ministro dell'interno sta facendo, che le tematiche dell'immigrazione siano strettamente connesse con il problema della sicurezza, ci saremmo aspettati oggi a rispondere il Ministro degli esteri. Quindi è quanto meno curioso, su una tematica così importante, che tocca fino in fondo il ruolo del nostro Paese nel mondo, il fatto che non ci sia il Ministro degli esteri. Ciò ci dimostra, ci conferma anzi, che non solo non abbiamo un Ministro degli esteri, ma la politica estera italiana è se non debole, quantomeno quasi assente. Per quanto le parole del Ministro dell'interno possano rassicurare sul fatto che il memorandum tra Italia e Libia sia in vigore, in fase di attuazione, quanto emerge però dalle fonti legate al processo di pacificazione non va in questa direzione. Per cui è vero che magari abbiamo consegnato le motovedette e continuiamo nel programma di formazione, ma c'è tutto l'interesse di una parte, quella del generale Haftar, a far sì che gli sbarchi continuino, tant'è vero che le notizie degli ultimi giorni affermano che ci siano oltre 800 mila persone pronte a partire. Quindi, siamo di fronte a un'invasione; non è possibile che metà del PIL di un presunto Stato come la Libia derivi proprio dal traffico dei migranti, che ci sia un accordo che bypassa completamente l'Italia, ci lascia al margine di questo processo di pacificazione…

PRESIDENTE. Concluda.

GUGLIELMO PICCHI. …e noi avremo tutti i danni da un'invasione che continua e per cui lo Stato italiano non fa assolutamente niente per mettere rimedio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Elementi ed iniziative di competenza in merito alla gestione dei centri di accoglienza per richiedenti asilo, con particolare riferimento a quello di Isola Capo Rizzuto, anche nell'auspicata ottica della chiusura di tali strutture – n. 3-03028)

PRESIDENTE. La deputata Marialucia Lorefice ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sarti ed altri n. 3-03028 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIALUCIA LOREFICE. Grazie. Dopo Mafia Capitale e Mineo ecco una nuova inchiesta. Stavolta coinvolge l'ex CARA di Isola Capo Rizzuto. L'inchiesta ha portato all'arresto di 68 persone, tra cui Leonardo Sacco, presidente della Confraternita delle misericordie, che dal 1999 ha il monopolio nella gestione dell'accoglienza dei migranti sull'isola, il parroco di Isola e poi affiliati del clan di 'ndrangheta degli Arena. La cosca controllava a fini di lucro la gestione del centro d'accoglienza: malaffare di stampo mafioso sulla pelle dei migranti.

Voglio ricordare che una europarlamentare, la collega Laura Ferrara, aveva presentato un esposto e chiesto accesso agli atti proprio in merito a quel centro. Tuttavia, la richiesta è rimasta disattesa. E ancora che, audito in Commissione migranti nel luglio 2015, Leonardo Sacco dichiarava che (leggo): “Su numeri piccoli non si spalmano i costi. È anche una questione economica. Per quanto riguarda il centro grande, invece le economie di scala si possono fare in tutti i modi”. Sono parole che manifestano apertamente interessi economici. Pertanto, chiediamo al Governo quali iniziative urgenti intenda attuare per garantire controlli e monitoraggi approfonditi e accertare eventuali responsabilità di chi doveva controllare e non l'ha fatto.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, l'interrogazione dell'onorevole Sarti concerne le vicende delle infiltrazioni mafiose nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Poiché anche le due successive vertono sullo stesso tema, vorrei anzitutto scusarmi con voi e con gli altri colleghi se sarò costretto a ripetermi in qualche passaggio. Desidero innanzitutto esprimere l'apprezzamento mio personale e del Governo alla procura della Repubblica di Catanzaro e alle forze di polizia, che hanno portato allo smantellamento della storica e potente cosca di 'ndrangheta facente capo alla famiglia Arena, da decenni al centro di articolati traffici delittuosi nelle province di Catanzaro e Crotone. Le indagini condotte hanno consentito, tra l'altro, di spezzare i collegamenti della 'ndrangheta nella gestione dei centri di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Ritengo inaccettabile che l'accoglienza possa diventare terreno per attività mafiose e/o corruttive. Su questo saremo fermissimi, secondo il principio che un grande Paese gestisce l'accoglienza rispettando i diritti umani e agendo con la massima trasparenza. In questo senso voglio informarvi, innanzitutto, che ho disposto l'immediato avvio di un'ispezione presso la prefettura di Crotone per le necessarie verifiche in via amministrativa. A tal fine è stato costituito un apposito nucleo ispettivo, coordinato dal prefetto di Catanzaro, che dovrà concludere i lavori entro 30 giorni, relazionandomi sull'esito degli accertamenti effettuati.

Proprio per rafforzare la capacità di sistema e di monitoraggio, nell'ambito di uno specifico progetto, denominato “Mireco”, è stato recentemente istituito, presso il Viminale, un osservatorio permanente che, avvalendosi di personale altamente specializzato, riferirà gli esiti delle verifiche effettuate sulle strutture di accoglienza presenti nel territorio nazionale. Il piano dei controlli, che prevede 2.130 ispezioni nei centri di accoglienza, è già partito all'inizio di questo mese.

Inoltre, nello scorso mese di marzo è stato da me predisposto un nuovo capitolato generale per le gare di appalto, definito insieme all'ANAC. Tra i punti qualificanti del documento segnalo il superamento della figura del gestore unico e l'introduzione della suddivisione dei servizi in lotti, al fine di favorire la concorrenza e la partecipazione delle piccole e medie imprese, la tracciabilità dei servizi erogati, una maggiore attenzione all'elemento qualitativo dell'offerta e, soprattutto, il potenziamento delle attività di monitoraggio e di controllo da parte dell'amministrazione dell'interno. Ho già impartito direttiva alle prefetture per dare concreta attuazione ai principi del contratto tipo.

Infine, la nuova governance del sistema di accoglienza diffusa, che il Ministero dell'interno sta portando avanti con particolare impegno negli ultimi mesi, ha anche l'obiettivo di superare l'esperienza delle grandi strutture come quelle di Isola Capo Rizzuto e Mineo, alle cui problematicità gli onorevoli interroganti hanno fatto cenno. Si tratta di un impegno complesso che richiede la collaborazione soprattutto delle istituzioni locali con le quali, peraltro, si stanno intensificando modelli di efficace partnership.

PRESIDENTE. La deputata Giulia Sarti ha facoltà di replicare.

GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Ministro Minniti, lei ritiene inaccettabile che la 'ndrangheta o le mafie lucrino sul business degli immigrati, ma queste non sono situazioni nuove: è dal 2006 che questo sistema andava avanti a Isola Capo Rizzuto; è dal 2010 che si sapeva che Leonardo Sacco aveva fatto da padrino al battesimo di uno dei figli di un affiliato del clan Arena. Quindi, ci sorprende sinceramente vedere che oggi ci si sbraccia per cercare nuove soluzioni quando, in realtà, la prima cosa da fare ovviamente è escludere la Confraternita delle misericordie da tutta la gestione del business dell'accoglienza, perché non c'è soltanto il centro di Isola Capo Rizzuto e soprattutto qui non ci sono stati i controlli. La prefettura, su cui lei ha avviato un'ispezione, e anche lo stesso Ministero non hanno fatto nulla, perché se nel 2014 un europarlamentare presenta un esposto in cui chiede al Ministero dei dati per avere chiarezza, per avere trasparenza sull'ente gestore e sui suoi bilanci e non arriva nessuna risposta nel giro di tre anni, non è che possiamo poi aspettare sempre la magistratura, che arrivi Gratteri, la procura di Catanzaro o le forze dell'ordine per fare emergere altri scandali.

Allora, noi ci chiediamo: abbiamo avuto Mineo, abbiamo avuto Mafia Capitale, abbiamo avuto adesso questa grossissima operazione; quanti scandali devono ancora succedere prima che le cose cambino? Ci dispiace, ma qui bisogna avere il pugno duro non soltanto nei confronti delle mafie perché questo è un sistema di connivenze, è un sistema che è andato avanti grazie a chi sta intorno alla criminalità organizzata. Quindi, è per questo, Ministro, che oltre a ricordare purtroppo lo scandalo che qui c'è stato con il cibo che non bastava per tutti e spesso era quello che solitamente si dà ai maiali - questo era quello che succedeva a Isola Capo Rizzuto -, per evitare che tutto questo continui ad accadere, anche all'interno del Ministero si dovrebbero avviare delle ispezioni e punire chi in tutti questi anni non ha efficacemente controllato e, soprattutto, ciò vale anche nei confronti dell'ex Ministro dell'interno Alfano, che oggi ancora ci teniamo al Ministero degli esteri. Forse sarebbe il caso di prendere dei provvedimenti, perché con i disastri che ha combinato dovrebbe stare distante anni luce dalla vita pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Chiarimenti di competenza in merito alla recente vicenda che ha interessato il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto e iniziative volte a predisporre sistemi di controllo efficaci su tali strutture – n. 3-03029)

PRESIDENTE. Il deputato Roberto Occhiuto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03029 (Vedi l'allegato A).

ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, signora Presidente. Anche noi abbiamo voluto accendere i riflettori, con la nostra interrogazione, sul centro d'accoglienza per i migranti di Isola Capo Rizzuto, perché troviamo odiosa la vicenda che ha riguardato la cronaca giudiziaria degli ultimi giorni. È odiosa perché riteniamo insopportabile - ma credo lo ritengano gli italiani - che il nostro Paese, costretto a spendere così tante risorse per i doveri d'accoglienza, sia poi nella condizione di vedere queste risorse dirottate verso poteri criminali. Infatti, secondo la DDA di Catanzaro negli ultimi anni ben 36 milioni sui 100 milioni destinati a questo CARA sono stati dirottati verso questa cosca di 'ndrangheta.

Esprimo apprezzamento anche da parte nostra a Gratteri e alla DDA di Catanzaro ma, signor Ministro, lei ha detto che ha avviato i controlli. Lei è Ministro da qualche mese e non vogliamo attribuire a lei alcuna responsabilità su questa vicenda, però le chiediamo di non avere comportamenti omissivi in ordine alle inadempienze del Ministero negli ultimi anni. È vero che il piano al quale lei faceva riferimento, finanziato dall'Unione europea per 5 milioni di euro e che avrebbe dovuto prevedere controlli a tappeto in questi centri - vorrei, per inciso, ricordare che lì a Isola Capo Rizzuto c'era la polizia davanti al centro -, è rimasto fermo nei cassetti del Viminale per due anni?

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO OCCHIUTO. È vero, signor Ministro?

PRESIDENTE. Grazie…

ROBERTO OCCHIUTO. Non abbia, per favore, comportamenti omissivi rispetto al passato, perché non lo meritano gli italiani e i calabresi.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli colleghi, gli interroganti Occhiuto e Santelli ritornano sulla questione. Mi consenta, onorevole Occhiuto, di condividere il termine che lei ha usato: odioso. Da questo punto di vista, penso che il ritorno sul tema dei controlli, da voi giustamente sottolineato, sia certamente di grandissima e rilevante importanza. L'esigenza di considerare la trasparenza e la legalità nella gestione dei centri di accoglienza è considerata da me e dal mio Ministero come un'assoluta priorità nell'azione di Governo. Al riguardo, desidero nuovamente sottolineare i punti qualificanti del nuovo capitolato generale di appalto approvato lo scorso mese di marzo sulla base delle indicazioni dell'Anac e già trasmesso alle prefetture con opportune direttive. Mi riferisco, appunto, al superamento della figura del gestore unico, alla suddivisione dei servizi in lotti, alla tracciabilità dei servizi erogati con maggiore attenzione all'elemento qualitativo dell'offerta.

Nel capitolato è specificatamente previsto che i controlli sullo standard qualitativo dei servizi e sulla regolarità della documentazione prodotta dall'aggiudicatario ai fini del pagamento delle prestazioni rese potranno avvenire senza preavviso, con cadenza periodica ravvicinata e mediante l'acquisizione di informazioni direttamente dagli ospiti. Peraltro, un altro punto qualificante del capitolato generale, cui attribuisco particolare rilevanza, è il rafforzamento delle attività di ispezione, come da voi richiesto. All'inizio di maggio ha preso avvio il piano che prevede 2.130 ispezioni nei centri di accoglienza, comprese, tra questi, le strutture straordinarie attivate in via d'urgenza. Tali attività si aggiungeranno ai controlli che le prefetture già svolgono in via ordinaria attraverso i propri nuclei ispettivi.

Sui risultati dell'attività ispettiva mi impegno fin da ora a riferire in maniera esaustiva al Parlamento. Aggiungo che ho disposto l'immediato avvio di un'ispezione presso la prefettura di Crotone per le necessarie verifiche in via amministrativa. Assicuro, infine, che opereremo con il massimo rigore, impegnando ogni nostra risorsa per l'affermazione della legalità in questo delicato settore, che coinvolge i diritti di persone in condizioni di particolare vulnerabilità, portando avanti ogni iniziativa utile ad impedire che la criminalità organizzata possa offuscare l'immagine di grande generosità che il nostro Paese ha saputo conquistare nel campo dell'accoglienza anche in ambito internazionale.

PRESIDENTE. La deputata Santelli, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, conto molto, signor Ministro, sulla sua competenza, soprattutto sulla sua competenza, per trovare un quadro di controlli preventivi reali. Devo dire che qualche mese fa, non in questo Parlamento, purtroppo, ma il commissario europeo per l'immigrazione, dinanzi al Parlamento europeo, alle proteste dei parlamentari italiani rispose seccamente: l'Italia sull'immigrazione fa business. Questa è la maniera più tragica per poter affrontare anche in Europa un tema di questo genere. Quello che mi preoccupa, signor Ministro, è che sicuramente i suoi uffici, valutando tre interrogazioni, avranno tentato di trovare uno straccio di controllo su questo CARA di Crotone, cosa è stato fatto dal 2007, epoca delle prime informative, ad oggi, e non l'avranno trovato, probabilmente. Quindi, comprendo e mi auguro, però, che non si scarichino soltanto su una prefettura periferica, che ha sicuramente, probabilmente avrà, grosse responsabilità, come quella di Crotone, ma io vorrei sapere, signor Ministro, il Ministero dell'interno, su uno dei più grossi centri d'Italia, d'Europa - il problema è che questo centro è posizionato a Crotone, nella terra di 'ndrangheta più vulnerabile - chi ha controllato cosa, che facevano i servizi, che faceva la Polizia, che facevano le investigazioni. E concludo con la cosa più drammatica che ho letto in questi periodi e che, probabilmente, i colleghi a livello nazionale non hanno avuto la possibilità di leggere, quando un boss della 'ndrangheta sulle intercettazioni ambientali dice: il problema è che oggi è pericoloso, perché è arrivato Gratteri ed è cambiato tutto.

Cosa è cambiato? E lui dice: adesso fanno le intercettazioni, adesso fanno altre cose, perché questo non guarda in faccia a nessuno. E chi ci stava prima che faceva? Questa è la domanda che tutti insieme, temo, dobbiamo porci a nome dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a garantire maggiori controlli sulle modalità di aggiudicazione dei bandi per la gestione dell'accoglienza dei migranti e sull'operato delle ditte e delle cooperative titolari dei relativi appalti – n. 3-03030)

PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03030 (Vedi l'allegato A).

FABIO RAMPELLI. Due giorni fa, Ministro, sessantotto persone sono state arrestate in Calabria a seguito di questa maxi operazione denominata Jonny. Quindi, intanto il ringraziamento alla procura, alla direzione distrettuale antimafia, alle forze dell'ordine tutte, cui ci uniamo senz'altro. Tra queste persone il governatore della Fraternità di Misericordia, cioè l'ente che gestisce il centro di accoglienza per immigrati di Isola Capo Rizzuto, uno dei più grandi d'Europa, che sarebbe infiltrato dal clan della ‘ndrangheta della potente famiglia Arena. Secondo la direzione antimafia di Catanzaro negli ultimi anni, dei 100 milioni di euro stanziati, ben 32 sarebbero finiti nelle tasche di questa cosca. Ben sapendo che i soldi destinati agli immigrati sono un piatto ghiotto per la criminalità, Fratelli d'Italia si domanda perché non si sia vigilato, cosa abbiano fatto le prefetture, cosa si intenda fare per evitare che i soldi dei cittadini finiscano nelle mani del circuito mafioso.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signora Presidente. Onorevole Rampelli, come ha potuto forse facilmente intendere dalle cose che ho detto precedentemente, rispondendo ad altre interpellanze, considero la vicenda di Isola Capo Rizzuto, delle infiltrazioni mafiose nella gestione di un centro di accoglienza, una ferita per la civiltà del nostro Paese. Sul tema dei controlli, che lei esplicitamente ha sottolineato, mi sento di ripercorrere quanto ho appena detto in risposta ad altre interrogazioni sullo stesso tema. Mi riferisco all'ispezione che ho disposto presso la prefettura di Crotone, non per scaricare su qualcuno responsabilità, ma per avere una visione di insieme e per garantire necessarie verifiche in via amministrativa, e poi all'attività dell'Osservatorio permanente per le verifiche sulle strutture di accoglienza, che, come ho appena ricordato, ha avviato proprio nei giorni scorsi un piano di controlli, che prevede 2.130 ispezioni ai centri di accoglienza.

Tanto premesso, mi pare anche opportuno soffermarmi brevemente sull'inquietante scenario di infiltrazioni posto in luce dalle indagini della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Si tratta, invero, come pure emerso dagli organi di stampa, di attività investigative volte al disvelamento e al contrasto di dinamiche criminali legate alla presenza militare della cosca di 'ndrangheta facente capo alla famiglia Arena, che hanno avuto inizio sin dal 2014. Da tali attività è via via emersa l'ampia portata del business criminale riconducibile alla cosca Arena e ai suoi alleati, che, accanto ai tradizionali ambiti di interesse mafioso, si è indirizzato anche alla gestione del centro di accoglienza. Tale circostanza rappresenta un segnale di specifico e serissimo allarme per il Governo. Come è noto, sono necessari investimenti di risorse pubbliche per garantire un'accoglienza che deve essere dignitosa e rispettosa dei diritti di ciascun individuo accolto.

Tuttavia, confido che il nuovo capitolato generale che ho più volte richiamato questo pomeriggio, consentirà di garantire, mediante le misure che sono state concordate con Anac, non solo il miglioramento degli standard qualitativi dei servizi erogati, e, di conseguenza, più elevati livelli di tutela dei diritti umani, ma anche maggiore trasparenza ai fini della prevenzione delle infiltrazioni criminali. Quanto emerso dalle indagini della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro fornirà - le voglio garantire, onorevole Rampelli - ulteriori spunti per attività investigative mirate, volte a prevenire qualsivoglia infiltrazione mafiosa e a reprimere qualunque altra forma di criminalità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Rampelli.

FABIO RAMPELLI. Ministro Minniti, lei è stato sottosegretario alla Presidenza del consiglio con Renzi capo del Governo e quindi in perfetta continuità risponde, in tutto e per tutto, alle responsabilità del Governo a guida Partito Democratico e voglio rammentare, a lei e a chi ci ascolta, che non è certamente un mistero - non si può cadere dal pero oggi - che la mafia, la criminalità organizzata in genere ha tenuto sotto osservazione questa possibilità, perché l'immissione sul mercato di 5 miliardi di euro l'anno, una finanziaria intera dello Stato, fa gola a tutti, ma soprattutto fa gola ai poteri criminali. Ora, secondo le intercettazioni, tal signor Buzzi, quando Odevaine, funzionario del Ministero degli Interni, già vice capo di gabinetto del sindaco di Roma Veltroni, del Partito Democratico, già capo della sicurezza dell'ordine pubblico quando Zingaretti, Partito Democratico, era presidente della provincia, Buzzi diceva, intercettato anni fa: “Si fanno più soldi con gli immigrati che con la droga”.

Quindi arrivare oggi a dire, con la classica lista di pie intenzioni, che si farà, che si metteranno le mani, che si indagherà, che ci sono ispezioni in corso e quant'altro, ritengo che sia quanto meno un atteggiamento tardivo. Noi pensiamo che, anche da un punto di vista politico, il ritardo con cui il Governo è intervenuto nel Mar Mediterraneo, tentando di chiudere accordi bilaterali, provando forse, chissà, pare che nel G7 convocato a Taormina, in Sicilia, non ci sarà il disturbo di sbarchi nelle coste della Sicilia meridionale, perché i potenti della terra, non foss'altro per un problema estetico, forse intendono lavorare senza vedere magari qualche barcone della morte venire giù con tutto il seguito di persone, ricordo: oltre 10.000 che sono decedute, che sono annegate nel Mar Mediterraneo, alla faccia dei corridoi umanitari.

L'unico modo - e concludo - per porre rimedio a questa catastrofe è quello di bloccare le partenze per salvare tutte le vite umane di questi disperati…

PRESIDENTE. Concluda deputato.

FABIO RAMPELLI. …e non solo la vita di quelle persone più robuste, più facoltose, più ricche, che possono permettersi di arrivare vive e vegete, magari perché aiutate dalla mafia, in Italia.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Prima di sospendere la seduta vorrei salutare l'Istituto Professionale Statale “Giorgi” di Potenza, che è qui in tribuna e poi anche studenti e docenti del Liceo Classico presso il Pontificio Seminario regionale di Potenza: benvenuti anche a voi nella nostra Aula. (Applausi).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Blažina, Matteo Bragantini, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, Cirielli, Coppola, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Ferrara, Fontanelli, Giorgis, Lorenzo Guerini, Kronbichler, Locatelli, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mazziotti di Celso, Molea, Piccoli Nardelli, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Santerini, Schullian, Spadoni, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 127, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 119-1004-1034-1931-2012 - D'iniziativa dei senatori: D'Alì; De Petris; Caleo; Panizza ed altri; Simeoni ed altri: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991 n. 394 e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (Approvata in un testo unificato dal Senato) (A.C. 4144-A); e delle abbinate proposte di legge: Terzoni ed altri; Mannino ed altri; Terzoni ed altri; Borghi ed altri (A.C. 1987-2023-2058-3480).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge già approvata in un testo unificato dal Senato n. 4144-A: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991 n. 394 e ulteriori disposizioni in materia di aree protette; e delle abbinate proposte di legge nn. 1987-2023-2058-3480.

Ricordo che nella seduta del 27 marzo si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.

Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'emendamento Realacci 4206 e che fuori dalla seduta, l'emendamento Stella Bianchi 8.44 è stato ritirato dalla presentatrice.

Avverto inoltre che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.800 5.800 e 24.800, che sono in distribuzione.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A) che sono in distribuzione. In particolare, il parere della Commissione bilancio reca 12 condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Sempre in tale parere, la Commissione bilancio ha subordinato, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, il parere favorevole sul testo del provvedimento all'approvazione dell'emendamento 5.800 della Commissione.

Informo l'assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio o riassuntive ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, i gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile e il gruppo Misto, per la componente politica di Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Quindi, se nessuno in chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

ENRICO BORGHI, Relatore. La ringrazio signora Presidente, ma nel formulare i pareri riferiti nella fattispecie all'articolo 1 vorrei fare una premessa di carattere metodologico, che illustra anche il lavoro che abbiamo condotto all'interno del Comitato dei nove - per il quale ringrazio tutti i colleghi - e che ci consentono, in alcune fattispecie, come nella circostanza dell'articolo 1,…

PRESIDENTE. Scusi: per favore, colleghi! È possibile abbassare il tono della voce, perché siamo in fase di pareri e vorrei sentire quello che dice il relatore.

Vi prego di abbassare il tono della voce oppure di uscire da quest'Aula, grazie.

Prego relatore Borghi, proviamoci, proviamoci.

ENRICO BORGHI, Relatore. Grazie signora Presidente. Come dicevo, metodologicamente, come nel caso di quest'articolo, abbiamo cercato di condurre, all'interno del Comitato dei nove, un lavoro che facesse già sintesi di una serie di proposte, che diversi colleghi di diverse forze politiche hanno presentato, in maniera tale da potere portare all'attenzione dell'Aula, nel limite del possibile, un elemento di convergenza e svolgere, quindi, un'attività istruttoria, che tenesse conto di un minimo di sintesi.

Nel caso in ispecie, quindi, le richieste di invito al ritiro, che valgono su tutti gli emendamenti, sono anche frutto di un percorso di questa natura. In particolare do lettura, con riferimento all'articolo 1, delle tre proposte - su cui naturalmente vi è il parere favorevole del relatore e, conseguentemente, vi è una richiesta d'invito al ritiro delle altre -, che riassumono una serie di passaggi di questa natura.

Mi riferisco, in particolare, all'emendamento 1.800 della Commissione, che fa riferimento ad un tema che è stato discusso nel corso dei lavori. In particolare, mi permetto di illustrare quest'argomento, signora Presidente, in considerazione anche di una richiesta che è stata fatta al relatore, di poter fornire in sede di discussione un'illustrazione ed una spiegazione del motivo, per il quale si raggiunge una determinata proposizione, che valga anche in termini prospettici e, quindi, una sorta di interpretazione corretta del lavoro che è stato svolto.

Nel caso specifico, facciamo riferimento alla possibilità di attribuire la gestione dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione, in attuazione di specifiche direttive dell'Unione europea, agli enti parco. Nel caso in ispecie vi è un comma, che è il comma successivo 5-quinques, che introduceva un principio, sulla base del quale le aree esterne, di cui al comma 5-ter, potessero essere affidate in gestione agli enti gestori delle aree protette. Vi sono stati una serie di emendamenti, formulati dai colleghi Laffranco, Crimi, Castiello, Grimoldi, Borghesi, Zoggia, Pagani, Romanini ed altri, che andavano nella direzione di chiedere un chiarimento di questo aspetto.

La proposta della Commissione - di cui letteralmente do lettura: al comma 1, lettera a), capoverso 5-quinques, sostituire le parole: 5-ter con le seguenti: 5-quater - sta a significare che, nel caso in ispecie, le aree esterne sono riferite ai siti di importanza comunitaria e di direttiva…

PRESIDENTE. La devo richiamare, però, relatore Borghi, a darmi magari concretamente parere per parere, perché così stringiamo un po'. Io capisco la ratio che c'è dietro la sua scelta.

ENRICO BORGHI, Relatore. Era un impegno che mi ero assunto nei confronti dei colleghi di doverlo dare in questo senso.

PRESIDENTE. Chiaro, era giusto riferirlo all'Aula.

ENRICO BORGHI, Relatore. Perfetto.

PRESIDENTE. Allora, se vogliamo procedere con i pareri.

ENRICO BORGHI, Relatore. Sull'emendamento 1.800 della Commissione, parere favorevole.

PRESIDENTE. Sì, ma andiamo per ordine, a pagina 2.

ENRICO BORGHI, Relatore. Vuole che li dia uno per uno?

PRESIDENTE. Mi dica il parere.

ENRICO BORGHI, Relatore. Sono tutti invito al ritiro, tranne quelli di cui do parere favorevole.

PRESIDENTE. Benissimo.

ENRICO BORGHI, Relatore. Parere favorevole sull'emendamento l'1.800 della Commissione, a pagina 10 del fascicolo. Poi vi è l'emendamento 1-bis.900, a pagina 18, che è una condizione della Commissione Bilancio.

PRESIDENTE. Rimaniamo all'articolo 1: fermiamoci all'articolo 1 per il parere. Quello è l'articolo 1-bis. Quindi, sull'emendamento 1.800 della Commissione vi è l'unico parere favorevole per l'articolo 1, giusto?

ENRICO BORGHI, Relatore. Giusto.

PRESIDENTE. Benissimo, la ringrazio relatore Borghi. Adesso chiedo il parere al Governo.

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Benissimo, allora cominciamo, colleghi.

Siamo all'emendamento Pellegrino 1.25. Come per gli altri, come c'è stato appena detto, vi è invito al ritiro o parere contrario e il Governo è conforme.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 1.25, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Informo intanto l'Assemblea che sono stati ritirati gli emendamenti 1.201 Fiorio, 1.205 Romanini, 1.500 Pagani, 1.204 Fiorio, 1.501 Pagani e 1.208 Fiorio.

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Adesso siamo ai tre identici emendamenti 1.21 Benedetti, 1.24 Zaratti e 1.200 Pellegrino, su cui vi è invito al ritiro o parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI. Grazie signora Presidente. Vorrei sottolineare l'importanza di quest'emendamento. Che il nostro Paese sia un Paese che trova la sua ragione d'essere nel rapporto col mare è evidente anche dalla cartina geografica. Invece, dal punto di vista delle reti di protezione ambientale, il mare sembrerebbe una parte di serie B del nostro territorio. Infatti finora, nella nostra legislazione, le aree naturali protette marine hanno avuto una posizione marginale e ancillare, non soltanto in termini di finanziamenti, che sono stati praticamente quasi nulla nel corso degli anni, ma anche in termini di competenze.

L'obiettivo di quest'emendamento è quella di attribuire a queste aree protette marine la stessa dignità delle aree protette di terra e, quindi, di dare loro la stessa rilevanza dei parchi nazionali, esistenti nel territorio nazionale. Anche per la classificazione chiediamo con quest'emendamento di accogliere….

PRESIDENTE. Scusate colleghi, io non riesco a seguire e come me tanti altri che vorrebbero seguire. Quindi, abbiate pazienza, ve lo chiedo per favore: se non è possibile prestare attenzione, che si esca. Perché non si può stare qui e non seguire i lavori. È chiedere troppo a quest'Aula?

Vi ringrazio. Proviamoci, onorevole Zaratti.

FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente. Come dicevo, l'obiettivo principale di quest'emendamento è quello di attribuire, appunto, a queste aree protette marine la stessa dignità delle aree protette di terra, a partire dalla definizione della classificazione, accogliendo così anche quella distinzione tra parchi, parchi nazionali marini e riserve marine.

Io penso che approvare quest'emendamento è nella direzione giusta, cioè quella di cercare di tutelare una delle risorse naturali più preziose, più importanti e più evidenti del nostro Paese. Non mettere in campo la stessa dignità, la stessa classificazione e le stesse modalità per le aree protette marine nei confronti delle aree protette di terra è un gravissimo errore. Per questo chiedo all'Aula di votare quest'emendamento.

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Zaratti. Io prego i deputati di non voltare le spalle alla Presidenza, grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Micillo. Ne ha facoltà. Cerchiamo di ascoltarlo.

SALVATORE MICILLO. Presidente, l'emendamento 1.21 Benedetti rafforza l'impianto dell'articolo 1, il quale - si ricorda - interviene sulle aree protette, parchi nazionali, parchi naturali regionali e riserve naturali, inserendo le aree protette marine.

Nella definizione delle aree marine protette confluiscono le riserve marine di cui alla legge n. 979 del 1982, le aree definite tali dal Protocollo di Ginevra relativo alle aree specialmente protette del Mediterraneo, dalla Strategia nazionale per la biodiversità 2013. Inoltre introduce la definizione di parchi nazionali con estensione a mare, ovvero parchi nazionali terrestri ricomprendenti le aree protette marine contigue ai medesimi parchi.

L'integrazione è effettuata previa istruttoria dell'ISPRA, al quale vengono attribuite una serie di funzioni individuate con decreto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di supporto tecnico-scientifico, di monitoraggio, di controllo, di ricerche per le aree naturali protette, la biodiversità, la protezione degli ambienti marini costieri. La disposizione prevede anche misure per le aree del territorio nazionale inserite nella rete Natura 2000, e per l'istituzione di un nuovo parco.

L'obiettivo dell'emendamento è pertanto quello di intervenire in modo più puntuale sulla classificazione dei parchi e delle riserve marine, che deve tenere conto delle dimensioni del territorio, della situazione ambientale e del quadro sociale ed economico. In particolar modo bisognerà prendere in considerazione la forma della costa, la profondità dei fondali, la presenza di ecosistemi, la presenza dell'uomo e della trasformazione dei territori a lui imputabili. L'emendamento prevede altresì la sostanziale fusione delle aree protette marine e terrestri contigue, in modo da consentire una più efficace azione di tutela.

Seguono considerazioni tratte dal documento di Marevivo. In estrema sintesi, le aree protette in mare sono riconosciute da numerosi accordi internazionali, tra i quali la Convenzione di Barcellona e la Marine Strategy: strumenti essenziali per una conservazione dell'ambiente marino, che consenta l'uso ecologico sostenibile delle risorse marine e un concreto contrasto alla perdita di biodiversità. Nello specifico sono strategie di gestione integrata della zona costiera, perché strumenti ideali per rispondere a tre necessità prioritarie per lo sviluppo sostenibile delle aree costiere e marine: conservare la biodiversità marina; mantenere la produttività degli ecosistemi; contribuire al benessere economico e sociale delle comunità umane.

Nei venticinque anni trascorsi dalla pubblicazione della legge quadro sulle aree protette, le aree protette in mare non sono state considerate in alcun modo. Le risorse che sono impiegate per le aree protette sono “a terra”. Il dibattito internazionale però è ormai unanime sul fatto che una delle maggiori criticità del pianeta è il degrado degli ambienti marini e la trasformazione di quegli ecosistemi. Sui tavoli internazionali si parla di aree protette e basta, efficaci, controllate, chiamando all'impegno tutti i Paesi, in particolare quelli mediterranei, per l'istituzione di aree protette quali Pelagos, il nord-medio Adriatico, il mare di Alboràn realtà ben più estese e complesse.

Nei prossimi 25 anni ci si aspetta che l'Italia svolga il proprio ruolo in questo contesto, dove rappresentiamo la realtà più importante del Mediterraneo quale Stato fondatore UE e penisola protesa al centro del Mar Mediterraneo. La legge quadro sulle aree protette deve considerare il mare appunto sotto quest'ottica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI. Presidente, io vorrei sottolineare l'importanza di questi emendamenti; per un semplice motivo: perché le aree marine protette sono sempre state considerate un po' la “cenerentola” della conservazione della natura in Italia, e non solo. Però c'è da dire che anche adesso si sente molto spesso parlare dell'importanza che rivestono, perché hanno comunque un forte riverbero anche a livello terrestre. Quindi l'importanza dell'oceano, della conservazione dell'oceano, l'importanza della conservazione dei mari è una cosa che dev'essere prioritaria nei programmi italiani.

Ed è per questo che un primo step sarebbe quello di equiparare le aree marine protette ai parchi nazionali. Hanno anche lo stesso tipo di zonazione, ad esempio: prevedono una zona A, una zona B, una zona C, con diverse possibilità per quanto riguarda le eventuali attività antropiche che vengono svolte in queste zone.

Le aree marine protette tra l'altro sono una…

PRESIDENTE. Concluda, deputata. Ha finito il suo tempo.

SILVIA BENEDETTI. Sì. Sono assolutamente importanti per quanto riguarda la sostenibilità, e anche la possibilità di continuare determinate attività economiche umane, come quella della pesca ad esempio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.21 Benedetti, 1.24 Zaratti e 1.200 Pellegrino, su cui la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.400 De Rosa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busto. Ne ha facoltà.

MIRKO BUSTO. Presidente, questo emendamento è finalizzato ad evitare che l'individuazione e l'istituzione delle aree marine protette sia legata indissolubilmente a dei principi di definizione, che potrebbero però pregiudicare la nascita di nuove aree protette per l'assenza di requisiti, che potrebbero risultare non significativi nella scelta delle zone sottoposte a tutela. L'emendamento è ovviamente l'1.400 De Rosa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.400 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.18 Castiello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Presidente, questo emendamento al comma 4 dell'articolo 1, che riguarda appunto le aree marine, tende un po' a colmare una carenza, che poi è purtroppo molto evidente all'interno di questa riforma. Voglio ricordare infatti come il testo che è stato approvato al Senato prevede soltanto le aree protette marine nazionali. Il testo della Camera invece è vero che dà la possibilità di estendere al mare l'area protetta regionale, ma non di istituire le aree marine protette regionali. Noi riteniamo necessaria l'istituzione di tali riserve marine, soprattutto in corrispondenza dei tratti di costa dove sono già presenti gli enti gestori di aree protette regionali; lì chiaramente dovrebbero avere la priorità nell'ambito della riforma. Questo per evitare anche una doppia gestione di carattere appunto finanziario che determinerebbe degli oneri che vanno a gravare sulla finanza pubblica, in quanto tutte le riserve marine vicino appunto alle coste dovrebbero, a nostro avviso, essere gestite dalle regioni.

Per questo noi chiediamo che vengano istituite le aree sia da parte dello Stato, ma anche dalle regioni, visto la competenza territoriale di queste aree che vanno quindi ad assorbire e ad abbracciare tutte quelle che sono degli enti più estesi, da un punto di vista anche dell'autonomia. Quindi, chiediamo con questo emendamento l'istituzione di queste aree che debbono necessariamente essere anche aree regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Castiello, su cui i pareri sono contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.31 Catanoso, su cui i pareri sono contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.401 De Rosa, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Daga. Ne ha facoltà.

FEDERICA DAGA. La ringrazio Presidente. Le aree protette di mare italiane, malgrado la loro importanza strategica dal punto di vista delle politiche di conservazione, un'importanza peraltro internazionalmente riconosciuta, hanno finora ricoperto una posizione marginale nella nostra legislazione e di conseguenza nelle scelte concrete effettuate dalle istituzioni competenti. L'obiettivo principale di questo emendamento è quindi quello di attribuire ad esse la stessa dignità delle aree protette di terra, a partire appunto dalla definizione e dalla classificazione, accogliendo così anche quella distinzione tra parchi, parchi nazionali marini, e riserve, riserve marine, che permette di fare chiarezza sulla terminologia finora particolarmente confusa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.401 De Rosa, su cui i pareri sono contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.20 Benedetti, 1.23 Zaratti e 1.202 Pellegrino, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Micillo. Ne ha facoltà.

SALVATORE MICILLO. Presidente, con l'1.20 noi chiediamo il formale inserimento delle aree di cui alla rete Natura 2000 e delle zone umide di cui alla convenzione di Ramsar, all'interno dalla classificazione delle aree naturali protette del nostro ordinamento, che permette di ampliare e, nello stesso tempo, di rafforzare il sistema di protezione delle aree protette. Il riferimento infine all'indicazione delle IUCN apre opportune prospettive di dialogo con le aree protette a livello europeo internazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. In realtà questo è un emendamento che è stato richiesto negli anni non solo dalle associazioni, ma da tutto il comparto degli ambientalisti, perché era l'unico reale motivo per cui bisognava aprire la riforma della n. 394 ovvero l'inserimento delle aree di Natura 2000. Noi abbiamo fatto la n. 394 nel 1991 e abbiamo classificato alcune aree sul nostro territorio come aree protette e quindi designate a parchi nazionali. Però ci siamo dimenticati della Convenzione del 1971, la Convenzione di Ramsar. Non abbiamo ancora capito per quale motivo ancora oggi all'interno di questa riforma noi non inseriamo le aree Natura 2000 che ci darebbero anche l'internazionalizzazione come accade negli altri Paesi. Ci sembra strano che proprio in questa sede, nell'apertura di questa riforma, noi non acquisiamo anche queste.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.20 Benedetti, 1.23 Zaratti e 1.202 Pellegrino, su cui i pareri sono contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.404 De Rosa, su cui i pareri sono contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.403 De Rosa, su cui i pareri sono contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.22 Terzoni, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Micillo. Ne ha facoltà.

SALVATORE MICILLO. Presidente, dal 15 gennaio di quest'anno è entrata in vigore la legge 28 giugno 2016, n. 132, che pone, appunto, l'ISPRA quale componente statale all'interno del sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, con specifici compiti e responsabilità oltre che nuove possibilità e poteri. Altresì l'SNPA è un sistema a rete all'interno del quale sono state portate materie quali, ad esempio, la responsabilità dei dati e delle informazioni ambientali ufficiali, di cui devono fare riferimento le diverse autorità - non solo ambientali - del Paese.

Quindi, al comma 1, lettera a), capoverso 5, vogliamo aggiungere, appunto, le seguenti: “ove necessaria anche per il concorso delle altre componenti del SNPA, ai sensi della legge 28 giugno 2016, n. 132”.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Terzoni.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.408 De Rosa, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Grazie. Anche con questo emendamento riprendiamo il tema della rete nazionale per la protezione ambientale. Credo sia un po' uno dei motivi principali che ci vede in opposizione su questo testo, cioè il fatto che non ci sia un ruolo preminente del Ministero dell'ambiente e delle sue emanazioni. Cioè, parliamo di una legge dello Stato che assegna un ruolo al sistema nazionale a rete di protezione ambientale. Adesso si crea questo sistema di modifica della normativa sui parchi ma non si assegna alle strutture, volute in qualche modo anche dal Ministero dell'ambiente, un ruolo prioritario.

Noi semplicemente cerchiamo di riportare come ruolo prioritario il controllo ambientale dal punto di vista degli enti scientifici, che sono già stati stabiliti in questo Parlamento. È lo stesso legame che c'è poi con la governance, dove abbiamo strutture dirigenziali nei parchi non scelte dal Ministero dell'ambiente.

Quindi, si rischia di creare una struttura parco totalmente staccata dalla struttura ambientale e che non può avere nessun ruolo nella difesa della biodiversità e, quindi, questa normativa rischia di stravolgere gli intenti di questo testo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.408 De Rosa.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.203 Castiello, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Un altro concetto che non riusciamo a condividere di questa pseudo-riforma è il fatto che i territori contigui ai parchi debbano essere sottoposti proprio alla governance dei parchi. L'individuazione di un territorio che è contiguo all'area nonostante sia esterno al perimetro del parco stesso viene sottoposto a questa governance. Noi riteniamo non opportuno il fatto che il regolamento del parco vada a definire anche l'esercizio delle attività nelle aree ad esso contigue, sottraendo difatti quello che è il ruolo e la competenza che debbono svolgere, invece, i comuni e le regioni. È inaccettabile, infatti, la disposizione del provvedimento che prevede, rispetto appunto alle aree contigue, che ci possano essere dei regolamenti che vanno a disciplinare e a regolamentare quelle che sono una serie di attività come la pesca, la caccia, le attività estrattive e la tutela dell'ambiente, soprattutto se si pensa che la grande estensione del territorio protetto nazionale è un'estensione abbastanza ampia e, quindi, si impongono dei divieti assurdi che non rientrano in quella che deve essere e in quella che è la giurisdizione del parco stesso. Anche su questo punto la Commissione agricoltura e per le questioni regionali aveva chiesto in qualche modo di non scavalcare quelle che sono le competenze delle regioni. Peraltro, occorre anche riconoscere il buon equilibrio che si è sempre raggiunto tra le aree protette e quelle che sono le aree di caccia programmata.

Le modifiche che vengono proposte da questa proposta di legge - e questo è l'aspetto che noi non riusciamo a comprendere perché in qualche modo si vada a legiferare anche su questo - vanno a penalizzare quelli che sono i cacciatori italiani, che sono già regolamentati rispetto all'attività che devono svolgere. Si teme, infatti, che questo nuovo testo renderà più restrittivi anche quelli che sono i prelievi faunistici e gli abbattimenti selettivi che sono disposti delle normative vigenti e, quindi, già sono contenute. Per cui, noi rischiamo di dare in gestione all'ente parco tutto il territorio comunale che - ripeto - va a disciplinare delle attività che in qualche modo sono già regolamentate e, quindi, in un modo del genere praticamente si va a togliere la competenza principale che è quella che sta in capo alle regioni ed ai comuni.

ENRICO BORGHI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI, Relatore. Grazie. Ringrazio la collega Castiello dell'intervento che mi consente di precisare quanto ho cercato di esplicitare in precedenza con riferimento a questo punto per chiarire all'Aula un aspetto. Con questa normativa non stiamo genericamente attribuendo delle non meglio precisate aree esterne o aree contigue alla gestione degli enti parco quanto, in realtà, stiamo stabilendo che le aree del territorio nazionale inserite in attuazione della direttiva 2009/147/CE del Parlamento e del Consiglio nonché la gestione dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale in attuazione della medesima direttiva vengono affidate alla corrispondente gestione dell'ente gestore. Quindi, stiamo parlando di aree che già oggi sono oggetto di una specifica normativa comunitaria e che sono oggi già oggetto di una specifica classificazione e perimetrazione. Appare congruo stabilire una possibilità di gestione, laddove gli enti parco sono coinvolti, in maniera tale da dare una corrispondenza. L'articolo 5-quinquies stabilisce, poi, la facoltà per le regioni di potere affidare in gestione agli enti gestori delle aree protette quelle parti di queste aree summenzionate che siano esterne agli enti medesimi. Quindi, è un aspetto di carattere specifico e di dettaglio, e non riguarda un aspetto di carattere generale, non creando, quindi, una nuova fattispecie di area tutelata, vincolata e protetta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.203 Castiello, con i pareri contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.405 De Rosa, con i pareri contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.406 De Rosa, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busto. Ne ha facoltà.

MIRKO BUSTO. Per illustrare questo emendamento 1.406 a prima firma De Rosa, emendamento che chiede di affidare alla Conferenza Stato-Regioni la possibilità di predisporre ulteriori classificazioni, con l'obiettivo di rendere maggiormente efficaci le tipologie di protezione previste dalle convenzioni internazionali e tenendo conto delle indicazioni fornite dall'Unione internazionale per la conservazione della natura.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.406 De Rosa, con i pareri contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 1.502 Zoggia, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zoggia. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZOGGIA. Allora, ritengo che il termine “parzialmente” sia un avverbio troppo generico; tuttavia, avendo parlato con il relatore, riteniamo di poter risolvere questa questione attraverso la presentazione di un ordine del giorno. Per cui, ritiro l'emendamento 1.502 e anche l'1.503.

PRESIDENTE. Va bene, d'accordo, grazie.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Catanoso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6 Laffranco, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Presidente, molto brevemente, come è noto, soprattutto ai membri della Commissione che hanno seguito il provvedimento, l'articolo 1 di questo disegno di legge modifica la legge n. 394 del 1991, in particolar modo l'articolo 2, e interviene sulla classificazione delle aree naturali protette, disciplinando la definizione dei parchi nazionali con estensione a mare. In particolare, i capoversi da 5-bis a 5-quinquies introducono delle misure per le aree inserite nella rete europea “Natura 2000”. Il 5-quater affida la gestione dei siti di importanza comunitaria, delle zone speciali di conservazione e quelle di protezione speciale all'ente gestore dell'area protetta, ove anche parte di queste zone rientrino nella stessa area protetta.

Ora, il nostro emendamento, in linea con i successivi, intendo dire l'emendamento che io e il collega Crimi abbiamo sottoscritto, ha la finalità di limitare questa eventualità soltanto al caso in cui la maggior parte dell'area “Natura 2000” ricada all'interno della zona protetta; altrimenti, risulta di tutta evidenza che l'ente gestore potrebbe avere competenze su zone molto ampie, ricomprese, però, in parte assolutamente minimale all'interno del parco. Noi pensiamo che questo sia un emendamento che corregge in modo proficuo e ragionevole la normativa e confidiamo che relatore e Governo possano valutare la possibilità di modificare il proprio parere per lo meno su uno degli emendamenti, che sia questo o che sia l'1.7 piuttosto che l'1.8 e l'1.9, che hanno la medesima finalità.

Pensiamo, signora Presidente, e concludo, che determinate istanze vadano contemperate. Nessuno immagina di fare carne da macello delle aree protette, ma la gestione delle medesime deve essere fatta in modo ragionevole, non estendendo oltre misura la capacità di gestione dell'ente gestore; altrimenti, potrebbe finire per arrivare fino alle città dell'entroterra, in questo caso. Allora, penso che, se il relatore può valutare un po' meglio questo emendamento, noi gliene saremmo particolarmente grati. Pensiamo di interpretare con ciò il comune sentire delle popolazioni di buona parte di quei territori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Laffranco.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Laffranco 1.7, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Presidente, vedo che il mio appello è stato raccolto dal relatore e dal Governo con grande disponibilità e allora ci riprovo.

In questo caso però faccio presente che l'emendamento di cui stiamo in particolare discutendo, cioè l'1.7, firmato anche dalla collega Crimi, che ringrazio per la collaborazione, potrebbe sanare un elemento di possibile illegittimità della norma, perché qui siamo in presenza del possibile conflitto tra l'ente gestore e l'ente territoriale.

Allora io su questo per davvero ci penserei bene perché, al di là delle impostazioni politiche, sapere già - e diciamo che di fatto il mio intervento può precostituire un elemento su cui poi gli enti territoriali possono trovare motivazioni per ricorrere presso le competenti sedi giurisdizionali - qui c'è di fatto la sottrazione di poteri che altre leggi attribuiscono agli enti territoriali e che invece vengono affidati agli enti gestori, eccetera eccetera.

Allora io in questo caso, più che un appello, come dire, lo faccio presente, poi fate come ritenete opportuno, perché è nella legittimità piena della maggioranza decidere come crede e del Governo di valutare ciò che reputa, ma sappiate che vi rendete responsabili, se confermate questo parere negativo a questo emendamento, di eventuali ricorsi in sede giurisdizionale da parte degli enti territoriali.

Sappiatelo, come diceva qualcuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie Presidente, il mio intervento è non soltanto per sottoscrivere l'emendamento Laffranco e Crimi, ma anche per cercare di supportare ulteriormente questo ragionamento e cioè ci sono tante competenze che di fatto passerebbero da un soggetto eletto come espressione dei cittadini a un soggetto nominato dal Ministero in questo caso e da altre strutture.

È evidente che si passa a un depauperamento della democrazia diretta, è evidente la ratio e il buon senso di questo emendamento.

ENRICO BORGHI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI, Relatore. Grazie, signora Presidente, pensavo di essere stato esauriente in precedenza, ma evidentemente non lo sono stato e chiedo scusa.

Il senso di questo intervento legislativo - e quindi il motivo per il quale noi riteniamo che le preoccupazioni fatte dal presentatore di questo emendamento non siano tali da configurare il rischio che è stato paventato - va nella direzione di garantire da un lato efficienza del sistema e dall'altro la possibilità di gestire questi siti di importanza comunitaria.

Stiamo parlando, torno a ripeterlo, di pezzi di territorio che sono già stati classificati e normati, ma che al momento attuale non vengono gestiti sulla base delle direttive che ci sono state date dall'Unione europea, con il rischio dell'apertura di infrazioni su questi temi.

Pare congruo, quindi, affidare agli enti di gestione delle aree protette, per la parte che rientra nelle loro competenze, questo elemento, affidando alla discrezionalità delle regioni le parti esterne.

Quindi, in questo senso mi sento di potere escludere il rischio paventato di possibili ricorsi, tenuto conto che la facoltà viene attribuita nelle parti discrezionali e quindi in questo senso la richiesta di invito al ritiro credo vada nella direzione di assicurare comunque quanto è stato espresso dai colleghi in precedenza.

PRESIDENTE. La ringrazio di questo chiarimento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Laffranco.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Intanto informo l'Assemblea che l'emendamento 1.504 Zoggia è stato ritirato.

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione degli emendamenti identici 1.8 Laffranco e 1.15 Castiello, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Sì, Presidente, brevissimamente perché credo che sia chiaro il nostro punto di vista, così come è legittimo il punto di vista del relatore: noi pensiamo che le cose stiano diversamente e quel rischio lo vogliamo evitare, tant'è vero che nel caso di questo emendamento, l'1.8 - che sono convinto che verrà sottoscritto anche dal collega Di Stefano di qui a qualche istante -, noi vogliamo escludere questa potestà discrezionale, cioè noi vogliamo eliminare il comma 5-quinquies, laddove si dice che le aree esterne a quelle di cui al comma 5-ter possono essere affidate in gestione agli enti gestori delle aree protette e questo non soltanto per una questione di impostazione politico-istituzionale, che ben ha spiegato poc'anzi il collega Di Stefano, ma io aggiungo anche perché nutriamo dei seri dubbi ogni qual volta una norma conceda una potestà in forma dubitativa.

Presidente, una legge deve dire se una cosa si può fare o se non si può fare. Dire “può” è sempre concedere un arbitrio che si presta a conflitti e a esercizi estremamente discrezionali del potere. E allora noi pensiamo che chi deve gestire gestisca le aree protette, mentre la restante parte del territorio deve essere gestita dagli enti territoriali con gli organismi puntualmente eletti in forma democratica. Ci sembra di sostenere una tesi quanto meno ragionevole e, come dire, confidiamo che prima o poi questa nostra impostazione faccia breccia, anche perché - ripeto - non ci si può poi lamentare della formidabile proliferazione di contenziosi o, comunque, di dubbi interpretativi sulle norme quando poi si scrivono norme con la formula dubitativa: ”può”. Può? E chi è? Il re? Il Padreterno che può?

La legge dice quando un'istituzione fa una cosa o quando non la fa: questa è la nostra opinione e confidiamo che l'Aula possa prenderne positivamente atto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.

FABRIZIO DI STEFANO. Presidente, come aveva previsto in maniera incredibile il collega Laffranco, prendo la parola non soltanto per aggiungere la firma al suo emendamento, ma anche per ribadire il concetto: non è tanto il timore dell'eventuale contenzioso, che sicuramente nella formula dubitativa si apre, ma quanto il sancire il primato, nella gestione del territorio, di un ente eletto democraticamente dai cittadini rispetto ad un ente nominato.

ENRICO BORGHI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI, Relatore. Temo di non riuscire a spiegarmi e proverò ad essere un po' più concreto. Qualora approvassimo questo emendamento, noi toglieremmo una potestà alle regioni. La competenza legislativa in materia di aree esterne per la gestione dei siti di importanza comunitaria e delle zone a protezione speciale è delle regioni. Qualora noi abrogassimo questa norma impediremmo alle regioni di poter esercitare una loro facoltà.

Ci sembra più congruo, rispetto al quadro ordinamentale del nostro Paese, assicurare la potestà legislativa delle regioni e questo va nella direzione esattamente opposta rispetto al rischio paventato di aprire dei contenziosi. È una facoltà, un'opzione che il Parlamento concede e che le regioni hanno la facoltà di potere attuare o meno, fatta salva la loro sovranità in materia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.8 Laffranco e 1.15 Castiello, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 1.9 Laffranco, su cui i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Grazie, Presidente. Rassicuro i colleghi che è l'ultimo intervento della giornata per quanto mi concerne. Non lo avrei fatto - e infatti avevo segnalato di avere terminato - se il relatore non avesse formulato le sue osservazioni nell'intervento di poc'anzi.

Infatti, ciò che lui ha detto viene puntualmente smentito con quest'emendamento 1.9 che noi abbiamo presentato, che era assolutamente consequenziale al precedente, poiché con quest'emendamento noi sostituivamo la norma che affida agli enti gestori delle aree protette la competenza anche delle aree esterne introducendo, colleghi, la competenza delle regioni, di concerto con gli enti locali competenti. Cioè, c'era una consequenzialità logica nel nostro percorso. Volevamo che la regione, di concerto con gli enti locali e territoriali competenti, gestisse le aree esterne alle aree protette e si evitasse che gli enti gestori in qualche misura “scippassero” - come mi viene correttamente suggerito - ai medesimi, che sono eletti dai cittadini, una competenza. Quindi, concludo dicendo che è un peccato che non siano state recepite, almeno sinora, queste nostre osservazioni che avevano il pregio della chiarezza e di una puntuale attribuzione delle competenze ai soli soggetti per davvero legittimati, che sono quelli eletti dai cittadini.

Capisco che siamo in un'epoca in cui il voto, come dire, è una cosa e un esercizio molto difficile e facoltativo. Capisco che siamo in un'epoca dove vince tweet,Twitter anzi, scusate, piuttosto che Facebook, che siamo in un'epoca in cui ci comunicano dall'esterno le decisioni e qui puntualmente qualcuno le esegue, in via diretta o indiretta o per via telefonica piuttosto che per messaggino. Però, che ancora, in una Repubblica democratica come la nostra, certe competenze si attribuiscano agli enti e agli organismi che sono eletti democraticamente e liberamente dai cittadini ci sembrava una cosa un po' normale. Prendiamo atto che così non è. Significa che noi siamo un po' fuori dal tempo o che voi siete un pochino allergici all'esercizio della democrazia.

FABRIZIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO DI STEFANO. Semplicemente per aggiungere la firma, così non le faccio perdere altro tempo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Laffranco.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.800 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.407 De Rosa, i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Nel testo attuale si propone di lasciare in via ipotetica la possibilità di gestione delle aree esterne ai siti di interesse comunitario, gestione da affidare, appunto, al gestore dell'area parco, quando l'area sito di interesse comunitario o comunque afferente alla rete Natura 2000 sia compresa in un'area parco.

Tutte queste parole così fumose vogliono dire che bisogna in qualche modo valorizzare anche la parte esterna di un sito di interesse comunitario. Ma, a nostro parere, questo non basta. Infatti noi proponiamo che debba esistere la gestione anche della parte esterna di un sito di interesse comunitario. Perché? Perché, dal punto di vista naturalistico, tutto questo testo non individua il valore intrinseco di un'area parco o tanto più di un'area di interesse comunitario.

Se si va a Bosco Fontana, che è uno dei siti di interesse comunitario in provincia di Mantova, c'è una cartellonistica che spiega che l'acqua che entra dai canali provenienti dalla zona di agricoltura intensiva, passando all'interno di questo sito, viene praticamente depurata per via naturale. Cioè, il parco ha una funzione naturale di pulizia dell'ambiente. È chiaro che noi chiediamo al parco qualcosa, perché la zona naturale difesa, la zona di biodiversità, svolge una funzione di depurazione, che va oltre la superficie del parco stesso. Ma in cambio il parco vuole che noi difendiamo anche un pochino il perimetro, soprattutto per quanto riguarda la biodiversità. Infatti, se la gestione non è oculata e non c'è uno stesso coordinamento almeno di un perimetro definito, l'impatto di attività antropiche all'esterno dell'area poi tende a guastare anche quest'aspetto di protezione ambientale che si determina. Per cui deve, a nostro parere, essere definita allora questa gestione anche per il perimetro esterno, per amplificare questo ruolo di difesa e di pulizia dell'ambiente, che è sempre più necessario.

Probabilmente, Presidente, quando ci renderemo conto degli squilibri ambientali, climatici e quant'altro, toglieremo anche il concetto di parco, perché tutto l'ambiente deve essere un parco, non che distinguo. Però, perlomeno, adesso abbiamo fatto questi perimetri. Con questo testo, purtroppo, a nostro parere, tendiamo a rovinare tutto quanto, ma almeno definiamo degli obblighi precisi e una gestione affidata a specifici soggetti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.407 De Rosa.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.27 Martinelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.206 Catanoso, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.207 Castiello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Presidente, premesso che è chiarissimo il punto di vista del relatore Borghi, quindi non voglio rifare il ping-pong di prima, è chiaro anche il provvedimento; e quindi, per evitare incongruenze o altro, io leggo ciò che è scritto, e quindi l'emendamento nostro che chiede di sopprimere questa parte: “L'istituzione di un nuovo parco assorbe tutte le altre aree protette, nazionali, regionali o locali, comprese nel territorio del parco stesso”. Come può un nuovo parco andare ad assorbire tutte le altre aree protette, nazionali o regionali, comprese nel territorio stesso? Noi riteniamo che questa sia una grandissima forzatura, in quanto risulta pericolosa, andando ad introdurre effetti, con la possibilità di estendere a macchia d'olio il tutto alle aree protette.

La lettera della norma che è stata proposta aggiunge alle aree protette nazionali e regionali anche le aree protette locali. Il senso di questa norma va direttamente ai parchi locali di interesse solo comunale, in cui la caccia non è per nulla vietata: quindi, di fatto, basterebbe che si procedesse - quindi, questo è il nocciolo della questione - a costituire una nuova, anche piccola, area protetta, attigua o interna, per conglobare in un'unica area protetta anche quelle aree che sono classificate a vero titolo come parchi, e che quindi a quel punto avrebbero tutti gli effetti, e quindi potrebbero essere assoggettate alla legge stessa n. 394 del 1991. Per cui, noi chiediamo che venga soppressa questa parte, nell'ottica che - ripetiamo - i parchi devono comunque rimanere tali, e quindi non possono assorbire le altre aree che sono esterne ai parchi stessi; ma si vuole anche poi andare ad incidere su quelle che sono norme già chiare, evidenti, e che chiaramente vanno a danno di attività che comunque già si svolgono.

Quindi, non è vero che si parla semplicemente e solo di parchi, ma si amplia il ragionamento a tutte le altre aree, comprese quelle aree locali dove ci sono attività - lo ripeto - come l'attività venatoria, quindi la caccia, che è già normata.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.207 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.409 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 1.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.32 Terzoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Micillo. Ne ha facoltà.

SALVATORE MICILLO. Presidente, al comma, 1 lettera b), capoverso 9-quater, a fronte delle funzioni previste per l'ISPRA appare non coerente l'affermazione: “Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Si propone quindi di utilizzare parte dei fondi derivanti da quanto previsto all'articolo 8 della proposta di legge in oggetto. Conseguentemente, dopo l'articolo 29 aggiungere il seguente: copertura finanziaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.30 Zaratti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI. Signora Presidente, credo che l'utilizzo e la possibilità che l'ISPRA possa svolgere una funzione a supporto delle aree protette sia un elemento molto importante. Sarebbe stato anche opportuno approvare l'emendamento precedente, che diceva una cosa di buonsenso: che l'ISPRA si può avvalere anche del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente per svolgere queste funzioni di supporto. Ma il punto fondamentale è che spesso facciamo delle leggi, nella nostra Aula, senza dare il supporto finanziario e la possibilità a queste leggi stesse di funzionare.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18)

FILIBERTO ZARATTI. Ancora una volta, come nel caso specifico dell'ISPRA, gli affidiamo una serie di funzioni che non vedono copertura finanziaria. Con questo emendamento cerchiamo di dire che è possibile che alcune funzioni non vengano poi effettivamente svolte, nonostante la volontà del legislatore di assegnarle a questo istituto. Chiediamo che vengano assegnati 2 milioni di euro all'ISPRA, affinché possa svolgere efficacemente questa funzione.

È troppo semplice e troppo facile che poi, in seguito, si facciano critiche a questo istituto, o ad altri istituti, per le funzioni che gli vengono assegnate senza che poi questi abbiano un'adeguata copertura finanziaria, senza che ci sia la possibilità tecnica e scientifica di intervenire, senza che ci sia quel personale specializzato che possa operare. Per questo noi crediamo che sarebbe necessaria un'inversione di tendenza.

Non basta legiferare, a volte non basta neanche legiferare bene, a volte non basta neanche fare leggi giuste o articoli giusti come in questo caso, se poi non vi è un'adeguata copertura finanziaria, perché, come diceva un vecchio adagio popolare, le nozze coi fichi secchi non si possono fare. Quindi, senza i danari, senza le risorse finanziarie, io penso che tante funzioni risultano essere affidate in modo inutile all'istituto, in questo caso all'ISPRA. Per questo chiedo al relatore e chiedo al Governo di avere un momento di ripensamento e cercare di dotare delle risorse finanziarie necessarie la possibilità che funzioni utili vengano svolte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.30 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

(Esame dell'articolo 1-bis - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1-bis e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENRICO BORGHI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative, tranne che sull'emendamento 1-bis.900, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e sull'emendamento 1-bis.600 della Commissione, su cui il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis. 400 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.205 Benedetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI. Presidente, l'emendamento 1-bis.205, ma anche il precedente 1-bis.400, e altri successivi, in sostanza mirano a ripristinare quella che è la Consulta tecnica per le aree protette e mirano anche a potenziarla. La Consulta non esiste per bellezza, ma esiste per esprimere dei pareri tecnico-scientifici che sono fondamentali quando si vuole fare conservazione e si vogliono gestire bene i parchi, altrimenti non si fa gestione…

PRESIDENTE. Onorevole Aiello, mi scusi, però non potete urlare in Aula così, abbiate pazienza. Prego, onorevole Benedetti.

SILVIA BENEDETTI. Dicevo: altrimenti non si fa gestione della natura e non si ha alcun vantaggio rispetto appunto all'esistenza delle aree protette, rispetto al territorio normale.

Quindi, noi vogliamo conservare la Consulta, inoltre vogliamo anche potenziarla perché giustamente, nel momento in cui nelle aree protette vengono inserite anche le realtà marine, bisognerebbe prevedere anche la rappresentanza del SIBM, quindi la Società italiana di biologia marina, oppure del CoNISMa, il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del Mare, che fornirebbero dei profili tecnico-scientifici adatti alle realtà marine. Riteniamo importante mantenere questa cosa perché, altrimenti, lo ripeto, la conservazione dei parchi è assolutamente inefficiente e senza una base scientifica sulla quale lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.205 Benedetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.420 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.421 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.200 Pellegrino.

ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Grazie, Presidente. Intervengo sull'emendamento della collega Pellegrino e anche su quello successivo del collega Zaratti. I due emendamenti parlano di una delle misure più significative che abbiamo introdotto nel lavoro di Commissione e che è già presente nel testo, cioè il ripristino del piano triennale che c'era già nella legge n. 394 del 1991 originariamente e che noi, con la formulazione che adottiamo nel testo che viene votato alla Camera, dotiamo di un significativo finanziamento - sono 30 milioni di euro in tre anni - e di un sistema di regole, per cui le aree nazionali e le aree regionali entrano a far parte di un unico sistema, sono un pezzo della politica di contrasto ai mutamenti climatici, della politica ambientale italiana, e almeno il 50 per cento di queste risorse vanno destinate ai parchi regionali e alle riserve marine. Mi sembra che questo sia anche lo spirito che anima i due emendamenti della collega Pellegrino e del collega Zaratti che, peraltro, hanno votato in Commissione anche l'emendamento che adesso è inserito nel testo. Per questo, l'invito al ritiro dei loro emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Ci tenevo che l'onorevole Realacci sottolineasse proprio questo, perché è importante comprendere il lavoro che si fa e quando si vuole fare un lavoro di concerto si ottengono davvero i risultati. Però, dispiace, purtroppo, che situazioni come queste, che dovrebbero essere oggettive e riconosciute in modo oggettivo perché sono dentro la legge n. 394, debbano comunque essere sempre ribadite. Di fatto, per noi sembrano delle cifre incredibili 30 milioni di euro; in realtà, sono 10 milioni all'anno e sono proprio delle briciole rispetto a quello che la Ragioneria di Stato su altre voci di capitolo di investimento, diciamo così, elargisce.

Quindi, ritirerò questo emendamento, dal momento che è stato assorbito dall'emendamento che abbiamo sottoscritto tutti quanti.

FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare…

PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, io non posso darle la parola se l'emendamento è ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.201 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. Anch'io intervengo per ritirare l'emendamento perché effettivamente su questo punto, sul piano triennale, è stato fatto un ottimo lavoro - lo ricordava il presidente Realacci e la collega Pellegrino -, un buon lavoro che ha permesso di reintrodurre il piano triennale che già era previsto dalla legge n. 394 del 1991, piano che era incredibilmente scomparso nel testo approvato dal Senato e che noi abbiamo reintrodotto. Oltre a reintrodurre il piano c'è questa importante - non importantissima ma importante - copertura finanziaria, questi 10 milioni all'anno che serviranno a dare un po' di ossigeno a questa rete delle aree protette del nostro Paese che ha sofferto così tanto la crisi in questi anni perché forse è stato uno dei settori maggiormente penalizzati dai tagli ai ministeri negli anni precedenti.

Io voglio ricordare, giudicando positivamente questa reintroduzione e anche questo finanziamento, che all'ambiente, però, non si sta regalando nulla, perché questi soldi erano già soldi destinati all'ambiente: sono il frutto - diciamo - delle aste ETS per quanto riguarda la CO2 e sono soldi che la legge già prevede che debbano essere spesi per l'ambiente, nonostante spesso - così come è stato oggetto anche di una nostra interrogazione - effettivamente il Ministero li impieghi per finalità che non sono esattamente collimanti con quanto previsto dalla legge. Ciò nonostante, non si sta regalando niente all'ambiente: sono soldi che vengono dalle aste.

Io avrei preferito che ci fosse, da parte di questo Governo, un'attenzione una volta tanto importante nei confronti delle aree protette, dei parchi nazionali che sono uno dei veicoli che trainano il turismo, seppure sostenibile, nel nostro Paese. Non si sta regalando niente; si stanno soltanto destinando, in via prioritaria, soldi che erano già destinati all'ambiente. Io credo che fosse importante sottolinearlo.

PRESIDENTE. Quindi, anche questo emendamento viene ritirato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.900, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.401 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.402 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Ora abbiamo una serie a scalare: voteremo il primo e il terzo degli emendamenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.405 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.403 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.406 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Ora abbiamo un'altra serie a scalare: voteremo il primo e il terzo degli emendamenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.409 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione. Mi scusi, onorevole Gelmini, l'ho vista dopo.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Ora votiamo il terzo della serie a scalare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.407 De Rosa, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo ora ad un'altra serie a scalare, sempre il primo e il terzo. È stato ritirato l'1-bis.202 Mariani.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.412 Busto, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo al terzo della serie a scalare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.411 Micillo, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.413 De Rosa, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo ora ad un'altra serie a scalare; anche qui votiamo il primo e il terzo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.414 Micillo, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo al terzo della serie a scalare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.416 De Rosa, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.203 Castiello, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.600 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Ora ci sono due emendamenti che sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento 1-bis.900, i successivi due, per cui andiamo a pagina 22.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1-bis, nel testo emendato.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Ha un parere complessivo?

ENRICO BORGHI, Relatore. Parere favorevole sull'emendamento 2.600 della Commissione.

PRESIDENTE. E su tutti gli altri ha un parere negativo. Mi dia il parere anche sugli articoli aggiuntivi.

ENRICO BORGHI, Relatore. Sull'articolo 2-bis intende?

PRESIDENTE. Sull'articolo aggiuntivo 2.0200 Venittelli.

ENRICO BORGHI, Relatore. Su questo chiedo un accantonamento e anche sui successivi fino al 2.04 Pellegrino.

PRESIDENTE. Va bene, d'accordo, grazie. Il Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.600.1 Zaratti, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.600 della Commissione, su cui vi è parere favorevole del Governo

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

Con l'approvazione di questo emendamento risultano preclusi tutti gli altri emendamenti, nonché la votazione dell'articolo 2.

Poi abbiamo accantonato gli aggiuntivi all'articolo 2.

(Esame dell'articolo 2-bis - A.C.4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2-bis (Vedi l'allegato A), a cui è riferito soltanto l'emendamento 2-bis.900 della Commissione bilancio, interamente soppressivo dell'articolo.

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale proposta emendativa: emendamento 2-bis.900 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

ENRICO BORGHI, Relatore. Sì Presidente, ovviamente essendo una condizione della Commissione bilancio, sull'emendamento 2-bis.900 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) il parere è favorevole e a seguito di questa c'è un parere favorevole anche dell'emendamento 2-bis.050 Tino Iannuzzi, qualora venga approvato l'emendamento 2-bis.900 della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Il Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Se nessuno chiede di intervenire pongo quindi in votazione, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, il mantenimento dell'articolo 2-bis.

Ricordo che, sull'emendamento 2-bis.900 della Commissione, interamente soppressivo dell'articolo 2-bis, il relatore e la rappresentante del Governo hanno espresso parere favorevole. Quindi, chi intende votare a favore dell'emendamento deve votare contro il mantenimento dell'articolo, chi invece intende votare contro l'emendamento deve votare a favore del mantenimento dell'articolo. Chiaro? Va bene, allora, essendo l'emendamento soppressivo ed essendo l'unico emendamento, si vota il mantenimento dell'articolo, quindi chi è a favore dell'emendamento deve votare contro il mantenimento dell'articolo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 2-bis.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2-bis.050 Tino Iannuzzi, che ha il parere favorevole di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Grazie Presidente, penso che questo sia un passaggio di un qualche significato del percorso di questa nostra legge di riforma della disciplina sui parchi, la n. 394, perché, alla luce delle condizioni poste dalla Commissione bilancio, abbiamo con questo emendamento l'istituzione, con un fondo specifico e stabile, a partire dal 2018, presso il Ministero dell'economia, di un fondo per sostenere e poter finanziare misure di agevolazioni e incentivazioni fiscali nell'ambito delle aree protette, per promuovere iniziative economiche ed interventi che sono compatibili con quelle che sono le finalità di fondo della legge istitutiva delle aree protette.

É evidente che questa proposta va proprio nella direzione in cui si incrocia la filosofia di fondo della nostra riforma, che è quella di far camminare e procedere di pari passo da un lato la tutela della territorio e dell'ambiente, la difesa e la salvaguardia dei valori paesaggistici, naturali, ambientali, ma dall'altra anche promuovere e realizzare una valorizzazione attiva di quelle che sono le risorse più vere e profonde delle aree protette e che quindi vanno nella direzione di promuovere lo sviluppo sostenibile, lo sviluppo ecocompatibile, iniziative e attività che sono rivolte proprio a consentire la più proficua utilizzazione delle risorse più naturali, delle vocazioni di fondo dei territori che sono ricompresi all'interno delle aree protette, nelle quali certamente la possibilità di prevedere un primo fondo, che poi cercheremo in ogni modo di incrementare nei mesi successivi, anche alla luce della considerazione che molti altri colleghi avevano presentato emendamenti su questo punto, ma è evidente che questa proposta va in una direzione precisa, quella di accompagnare e di sostenere le più proficue e autentiche iniziative di sviluppo ecocompatibile, di sviluppo sostenibile, che è lo sviluppo economico e sociale che noi dobbiamo accompagnare e realizzare all'interno delle aree protette, perché la tutela deve procedere di pari passo con l'evoluzione, la crescita ed il progresso delle comunità e dei territori interessati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente, dal momento che è stato soppresso l'articolo 2 e quindi di conseguenza anche un emendamento che noi avevamo presentato, che aveva una ratio omologa e che di fatto comunque estende e dà degli incentivi agli imprenditori sotto i quarant'anni (un emendamento che noi avevamo già presentato al Senato e che non è andato in porto e intendeva di fatto favorire ed incentivare lo sviluppo di attività economiche improntate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio naturale, alla promozione delle risorse locali e all'incremento dell'occupazione giovanile, nel rispetto delle aree protette: noi crediamo che questo sia il vero capitale su cui investire), quindi prendiamo anche per buono l'emendamento dell'onorevole Iannuzzi e intendo sottoscrivere questo emendamento, perché comunque va nella stessa direzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2-bis.050 Tino Iannuzzi, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENRICO BORGHI, Relatore. I pareri sono tutti un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere conforme.

PRESIDENTE. Allora, la prima è una serie a scalare, voteremo tre emendamenti.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.2 Duranti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. L'articolo 3 del provvedimento all'esame modifica l'articolo 8 della legge n. 394 del 1991, che – ricordo - prevede che le riserve naturali statali siano istituite con decreto del Ministero dell'ambiente.

L'articolo 3 invece inserisce, con il comma 2-bis, il parere del Ministero della difesa, ai fini dell'istituzione, qualora il territorio del parco della riserva naturale ricomprenda siti militari, cioè servitù militari.

Il tema è particolarmente delicato, riguarda il rapporto strettissimo che c'è tra le aree sottoposte a servitù militari (siti militari, aree addestrative, poligoni di tiro) e gli obiettivi di tutela ambientale e l'uso del territorio del nostro Paese da parte delle Forze Armate.

Con il nostro emendamento, chiediamo che vengano dismessi tutti i siti militari che insistono nelle aree protette già istituite e quelle ancora da istituire.

L'emendamento a tale scopo chiaramente modifica l'articolo 357 del codice dell'ordinamento militare, perché voglio ricordare che, fino a questo momento, di questo rapporto tra le servitù militari, le aree addestrative, i poligoni di tiro e la tutela ambientale se n'è occupato il codice dell'ordinamento militare. Perché chiediamo che i siti militari non insistano nelle aree protette? Non certo per un fatto ideologico, ma, appunto, perché riteniamo che già oggi le aree interessate da servitù militari sono molto, molto diffuse, sono molto ampie. Riguardano circa il 17 per cento dell'intero territorio nazionale e una parte considerevole di essa è ubicata proprio all'interno delle aree naturali, delle aree protette nazionali e regionali o provinciali, nei siti di importanza comunitaria e nelle zone di protezione speciale.

In questi territori tutt'ora, come sanno le popolazioni e le comunità della Puglia, della Sardegna, del Friuli-Venezia Giulia, del Veneto e via dicendo, si svolgono esercitazioni anche a fuoco, determinando impatti ed incidenze significative su habitat naturali e seminaturali, su specie selvatiche animali e vegetali e sui paesaggi. A mio giudizio, e non solo a mio giudizio, ma a giudizio dei sottoscrittori di quest'emendamento, dei tanti presidenti degli enti Parco e delle associazioni ambientaliste - per questo rimando i colleghi e le colleghe alla lettura dell'indagine conoscitiva sulle servitù militari che la Commissione difesa della Camera ha svolto a luglio 2014 - l'attività militare svolta all'interno di tali aree - e in particolare insisto sulle esercitazioni a fuoco che sono diffusissime - risulta incompatibile con la loro tutela. Queste attività infatti pregiudicano l'ambiente e la composizione dell'ecosistema, non solo a causa delle immissioni di metalli pesanti, ma anche a causa delle immissioni foniche e all'accumulo di inquinanti, determinando pesanti ricadute in termini di riduzione della biodiversità e di contaminazione del territorio, nonché di consumo di suolo e di perdita di fertilità dello stesso.

La stessa presenza fissa di campi militari nel corso delle esercitazioni limita la fruizione del territorio protetto a visitatori e a ricercatori, con conseguenti ricadute sulle strutture ricettive che basano la loro attività sui percorsi escursionistici nell'area.

Va considerato, inoltre, l'aspetto anacronistico delle esercitazioni militari. Esse nella maggior parte dei casi si svolgono con strumenti obsoleti, secondo modelli strategici e regole di ingaggio assolutamente arcaici, che risulterebbero inapplicabili nell'infausta ipotesi di uno scenario bellico. Ci sono altre soluzioni praticabili e le abbiamo indicate anche in occasione dell'indagine conoscitiva dalla IV Commissione (Difesa). Pensiamo che sicuramente, intanto, vadano dismessi i siti militari che insistono nelle aree protette già istituite e vadano dismessi i siti militari in quelle eventualmente da istituire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Noi avevamo un emendamento identico ma, quando c'è stato chiesto di segnalare degli emendamenti, abbiamo dovuto necessariamente fare la spunta e questo era uno di quelli. Pertanto, ritengo che valga la pena sottoscrivere l'emendamento dell'onorevole Duranti e tutto il nostro gruppo parlamentare sottoscrivere l'emendamento 3.2 Duranti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie signora Presidente. L'onorevole Duranti ha detto poc'anzi che l'emendamento non è dettato da ragioni ideologiche. Bene, io per ragioni ideologiche voto contro quest'emendamento, perché sono a favore dell'esercito e dell'attività che l'esercito deve fare per prepararci alla difesa.

GIANLUCA RIZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA RIZZO. Grazie Presidente, per chiedere di sottoscrivere anch'io l'emendamento della collega Duranti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie Presidente. Intervengo per sostenere l'emendamento della collega Duranti. Qui non si tratta di ideologia, si tratta di buonsenso e si tratta di proteggere le nostre aree, “protette” per l'appunto, da un'attività che può risultare dannosa a queste aree.

Crediamo che il problema delle servitù militari in Italia sia un problema serio, un problema che va affrontato e che ancora non è stato affrontato seriamente. Credo che dovremmo dare già il buon esempio, a partire da un provvedimento come questo. Quindi, per questo motivo sosteniamo convintamente la proposta della collega.

TATIANA BASILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TATIANA BASILIO. Mi scusi, Presidente, la ringrazio, anche noi vorremmo sottoscrivere l'emendamento 3.2 Duranti a nome di tutto il gruppo.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Basilio, abbiamo appena concordato con l'onorevole D'Uva che il gruppo ci manderà i nomi dei sottoscrittori, perché non è possibile sottoscrivere tutti insieme così. Si può sottoscrivere solo a titolo personale, ma il gruppo ci farà avere i vostri nomi, quindi, va bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Duranti, parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo al secondo della serie a scalare, anzi, scusate, passiamo al primo - ho fatto confusione - della serie a scalare, 3.402 Busto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.402 Busto, parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.400 De Rosa, parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.403 De Rosa, parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo agli identici emendamenti 3.1 Zaratti e 3.201 Pellegrino.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Qua non si tratta di ideologie. Io credo che l'onorevole Longo non sia mai passato dopo un addestramento nei poligoni di un'area protetta. Penso che non sia mai passato, io, invece, purtroppo, li ho visti, quando si fanno i lanci dei carri armati. Per venti giorni quelle aree non sono toccate e non è possibile accedere; e poi, nel momento in cui si può accedere, si trova la devastazione. E lì il territorio, prima che riprenda di nuovo la sua originaria dimensione ecosistemica, devono passare mesi, forse qualche volta anche degli anni.

Bene. Quanto detto dall'onorevole Duranti prima è tutto sottoscrivibile, soprattutto perché noi non solo impattiamo su quel territorio, ma impattiamo anche con i minerali, impattiamo in un modo invasivo, davvero sostanzialmente irreversibile: se queste sono aree protette, io penso che non so che cosa facciamo sul resto del territorio! Tanto è vero che voglio raccontare un piccolo aneddoto, che è accaduto durante la discussione in Commissione di questo emendamento, dove noi chiediamo semplicemente che all'interno dei confini dei parchi e delle riserve naturali e delle aree protette siano comunque vietate le attività dei poligoni di tiro e le relative esercitazioni. Stiamo parlando soltanto del 10 per cento, poco più del 10 per cento del territorio nazionale, quindi di fatto una piccolissima porzione: vogliamo capire perché proprio lì dobbiamo intervenire. Ebbene, quando abbiamo effettuato questa discussione in Commissione, la tensione più importante, più grossa era determinata proprio dal parere della Difesa.

Allora io ritengo che la Difesa non possa essere prevalente sui diritti dell'ambiente e sui diritti dell'ecosistema, perché soprattutto in un Paese che all'articolo 11 della sua Costituzione ripudia la guerra, probabilmente le attività inerenti a questa attività di esercitazione militare potrebbero anche essere portate fuori quantomeno dalle aree protette. Io chiedo veramente a tutti i deputati di seguire la propria coscienza, votando questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Presidente, questo emendamento chiede che per lo meno si evitino le attività dei poligoni di tiro e le esercitazioni a fuoco: chi conosce le aree destinate ai poligoni di tiro e alle esercitazioni a fuoco nel nostro Paese, ne comprende tutte le difficoltà, le ricadute negative, in particolare sulla tutela dell'ambiente. Ce ne sono tantissimi, di poligoni di tiro nelle aree protette; parlo di due della regione Puglia. Uno è Torre Veneri, in una zona costiera della Marina di Frigole, nel Leccese; l'altro è il Parco dell'Alta Murgia: sono due poligoni di tiro situati nelle aree protette tra le più belle del nostro Paese. Lì noi abbiamo evidenziato, non soltanto come Commissione difesa, ma anche come Commissione di inchiesta sull'uranio impoverito che c'è una inquinamento pregresso così importante, che la bonifica di quei territori durerà sicuramente anni, che avrà un costo altissimo; e però purtroppo è una bonifica che tarda ad arrivare. Per cui le ricadute negative dell'utilizzo delle aree protette per le esercitazioni a fuoco sono ricadute che vanno molto, molto al di là nel tempo, vanno oltre la generazione che le ha conosciute, per così dire.

È evidente che ci sono degli strumenti alternativi. Intanto il tema dei poligoni di tiro e delle aree esercitazioni a fuoco andrebbe affrontato a livello europeo: si parla spesso di una politica della difesa comune, questo sarebbe un tema da inserire appunto in quel dossier. E poi si potrebbe sperimentare, come già in parte si sperimenta in alcuni poligoni di tiro nel nostro Paese, un tipo di addestramento alternativo, il cosiddetto addestramento polifunzionale che prevede l'utilizzo di simulatori piuttosto che di armi da fuoco.

Ci sono parti del nostro Paese - e concludo, signora Presidente - che oggi vivono situazioni di inquinamento ambientale e di ricadute sulla salute, non solo dei militari che hanno lavorato e che sono stati impiegati in quei poligoni di tiro, ma anche delle popolazioni vicine ai siti interessati dai poligoni di tiro, che hanno ricevuto danni enormi alla salute. Si potrebbe cominciare almeno dalla dismissione dei poligoni di tiro nelle aree protette naturali del nostro Paese, perché davvero il colore verde-marrone delle divise dei nostri militari non è in alcun modo compatibile con le aree naturali protette (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.1 Zaratti e 3.201 Pellegrino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENRICO BORGHI, Relatore. Emendamento 4.206 Realacci, parere favorevole nella versione corretta consegnata. Chiedo l'accantonamento dell'emendamento 4.510 Sanna. Emendamento 4.900, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole. Emendamento 4.507 Realacci, parere favorevole. Emendamento 4.601 della Commissione, parere favorevole. Sugli altri, su tutti gli altri, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. C'è l'emendamento 4.800 della Commissione, onorevole.

ENRICO BORGHI Relatore. Sì, ha ragione lei, mi era sfuggito. Su quell'emendamento il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.79 Micillo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Micillo. Ne ha facoltà.

SALVATORE MICILLO. Presidente, con questo articolo iniziamo un po' il cuore del provvedimento: l'articolo 4 è la modifica della disciplina dell'ente parco, con particolare riferimento alla governance. Le principali novità riguardano: la procedura di nomina del presidente, la composizione e procedura di nomina del consiglio direttivo, gli otto componenti del consiglio direttivo, il direttore, e tutto questo senza precise competenze organiche. In pratica, non ci sono delle competenze in cui rispondere alla direzione degli enti parco, non ci sono specifiche per portare avanti delle decisioni importantissime che sono quelle relative alla salvaguardia di questi territori. Nell'emendamento specifico, per esempio, al comma 1, lettera a), capoverso 3, cerchiamo di stabilire che la riconferma delle nomine di chi ha portato avanti i parchi in maniera lodevole si possa solo verificare nel caso in cui essi realizzano o abbiano realizzato in pieno gli obiettivi di gestione, al fine del migliore funzionamento dell'ente parco e, dunque, della conservazione del patrimonio ivi presente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.79 Micillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.400 De Rosa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busto. Ne ha facoltà.

MIRKO BUSTO. Grazie, Presidente. Questo emendamento è una versione un poco più lieve di quello precedente. Il principio è molto semplice e penso facilmente condivisibile: esclusivamente nel caso in cui vi sia stato il conseguimento, anche parziale - questa è la differenza rispetto all'emendamento precedente - degli obiettivi di gestione. Quindi, stiamo inserendo un principio meritocratico in questo caso, anche se più lieve di quello espresso nell'emendamento precedente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.400 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.402 De Rosa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busto. Ne ha facoltà.

MIRKO BUSTO. Presidente, con questo emendamento noi cerchiamo di assicurare un'elevata e specifica qualificazione della funzione del presidente del parco, che è una condizione veramente necessaria e indispensabile per dare a questa figura chiave non solo un'autorevolezza necessaria per coprire questo ruolo ma anche per i compiti che sono complessi, i nuovi compiti che queste modifiche introdotte da questa riforma alla legge n. 394 prevedono. Quindi, l'effettiva capacità sia di indicare le prospettive generali del parco - e quindi di indirizzare l'ente - sia da affrontare i problemi concreti.

Nello stesso emendamento noi inseriamo una riformulazione del processo di nomina che punta a migliorare il processo. Voglio fare una considerazione più ampia: questo è uno degli emendamenti che riguarda il tema della governance che è uno dei temi centrali, è una delle criticità centrali di questo provvedimento, ed è triste notare come questo Governo su questo tema sembri molto più interessato alla gestione delle poltrone piuttosto che del bene pubblico, del patrimonio pubblico e dei parchi.

Allora, qui appunto lo ripetiamo: non si chiede un titolo concernente la conservazione dell'ambiente e della natura al presidente, che è la vera missione di un parco, ma una generica esperienza nelle istituzioni, nelle professioni, oppure nell'indirizzo di gestione di strutture pubbliche e private. Quindi, di fatto noi stiamo attribuendo a questo ruolo innanzitutto una nomina politica e questo puzza: puzza di interessi localistici, puzza di possibile ingerenza dei partiti nella gestione del territorio, puzza di mancanza di valorizzazione del bene comune, ma valorizzazione del bene di pochi.

Questo punto del direttore è fondamentale, perché è pur vero che uno dice che è una funzione manageriale, tutto quello che vogliamo, ma innanzitutto tutta la ratio di questo provvedimento sembra indirizzata a cercare di fare un po' cassa, a valorizzare e ad estrarre valore dai parchi. Se noi togliamo dalla figura del direttore una funzione strategica, la capacità di visione e di comprensione dei valori di tutela dell'ambiente e della biodiversità, noi mettiamo in grave rischio il patrimonio e lo facciamo perché diamo la possibilità a profili completamente lontani da questo tipo di comprensione, da questo tipo di conoscenza. Paradossalmente è un pochino come avere un Ministro dell'ambiente commercialista, mi viene questa provocazione.

Una figura che dovrebbe tutelare l'ambiente, ma che di fatto non ha una conoscenza e una comprensione chiara e netta di quello che sta proteggendo, e che quindi rischia facilmente di finire per tutelare gli interessi contingenti delle categorie che hanno interesse nell'agricoltura, interesse nella pesca, interessi immediati rispetto alla tutela di un bene più ampio, un bene più ampio che è la tutela ambientale della biodiversità. Valori che difficilmente possono essere compresi appieno da una persona che non conosce a fondo questa materia.

Questo è un tema centrale e chiediamo davvero che il Governo su questo faccia un passo indietro, ripensi il parere su questo emendamento e sugli altri che si succederanno, perché gran parte delle criticità delle associazioni si fondano su questo punto. Restituire la dignità professionale e di formazione specifica al ruolo della governance è fondamentale e quindi ancora una volta lo chiediamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Grazie. Abbiamo appunto il Ministro Galletti, che un po' l'ossimoro dell'ambiente, l'antitesi delle politiche ambientali, che dovrebbe nominare dei direttori di parchi senza che questi abbiano alcuna competenza ambientale, quindi omologando a se stesso questa politica davvero necessaria. Questa cosa è assolutamente chiara e rende questo testo assolutamente ridicolo. Tutto questo è davvero tragicomico, i parchi possono risollevare l'Italia, però forse bisogna sollevare dall'incarico Galletti prima.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.402 De Rosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.201 Pellegrino.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Molto probabilmente molti di voi in queste settimane, anche in questi ultimi mesi, hanno sentito la discussione in merito alle aree protette. Uno dice: ma di che cosa si sta parlando? La maggior parte persone non riesce a capire qual è il motivo reale per cui c'è stata questa grossa discussione.

All'interno di questo articolo c'è una delle parti importanti che ha generato la grossa discussione ed è la cosiddetta “governance”, ovvero chi andrà a governare i parchi. Allora, noi ci ritroviamo, nella nuova proposta di legge di riforma, che viene modificato proprio il criterio relativo alla selezione dei presidenti e dei direttori dei parchi. Nello specifico, in questo emendamento che ho presentato si chiede semplicemente che chi deve rappresentare il presidente deve assicurare che cosa? Quell'elevata e specifica qualificazione che di fatto è la condizione necessaria per dare a tale figura non solo l'autorevolezza richiesta proprio da questo ruolo ma anche l'effettiva capacità sia di indicare le prospettive generali del parco - e, quindi, di indirizzare l'ente - sia di affrontare che cosa? I problemi concreti. Noi chiediamo questo alla qualifica di presidente e nello stesso tempo riteniamo che le modalità di nomina qui indicate, così come le stiamo indicando noi, migliorino ulteriormente quelle previste nella proposta e così le indico in modo molto semplice. Non c'è grande polemica nei confronti della nostra proposta; il problema è che la nostra proposta vincolerebbe in maniera chiara ed inequivocabile quello che all'interno dei parchi si andrà a fare, perché un presidente competente non aprirà mai le maglie - che posso dire - agli estrattori di gas, ai produttori di energie fossili, a coloro che gestiscono e che portano energia, per esempio, come le grandi multinazionali del nostro Paese.

E, allora, noi che cosa chiediamo? Che il presidente deve essere scelto in considerazione dell'alto livello culturale e della specifica competenza in materia ambientale e, in particolare, di aree protette e di tutela della biodiversità ed è nominato su proposta del Ministro dell'ambiente, passando attraverso il vaglio delle Commissioni parlamentari. Questo lo stiamo facendo già adesso e, quindi, noi vogliamo continuare in questa direzione. Entro 30 giorni dalla ricezione della proposta i presidenti delle regioni e anche delle province autonome interessate esprimono l'intesa o il motivato dissenso (ci sembra tutto molto razionale, di buonsenso direi). Qualora per due volte non si raggiunga l'intesa, il presidente viene nominato su proposta dello stesso Ministro, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri - non chiediamo di bypassare le istituzioni - previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, integrato con i presidenti delle regioni territorialmente interessate, sentite che cosa? Sentite di nuovo le competenti Commissioni parlamentari. Presidente, in questo caso veramente ci sembra la cosa più ovvia che un presidente di parco debba essere competente. Chi di noi si farebbe operare di appendicite da uno che non conosce la materia della medicina oppure non è laureato e iscritto all'albo dei medici? Penso nessuno! Non vedo, dunque, per quale motivo dobbiamo dare a un politico qualsiasi la presidenza di enti così importanti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.201 Pellegrino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 4.34 Zaratti, 4.83 Terzoni e 4.200 Pellegrino. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Presidente. Intervengo ancora sulla questione della governance dei parchi, che non è un aspetto marginale, ma è fondamentale. Che i parchi siano una delle principali ricchezze del nostro Paese credo che sia una questione che l'opinione pubblica già ha maturato completamente. Un Paese come il nostro, che vive di turismo e che vive di bellezza, non può ignorare il fatto che le aree protette e i parchi naturali rappresentano un veicolo fondamentale per rappresentare l'immagine del nostro Paese all'estero, per fare in modo di incrementare quel PIL che da troppo tempo langue nel nostro Paese.

Io penso che questo sia un settore che possa trainare, ed è una questione fondamentale per il rilancio dell'Italia, ma, per fare questo, servono naturalmente persone competenti. Ora, non credo che nessuno di noi andrebbe da un chirurgo che è bravo semplicemente dal punto di vista amministrativo o andrebbe da un altro specialista semplicemente perché è un bravo burocrate. Non si capisce per quale ragione i parchi debbano essere affidati a persone che certamente avranno le capacità professionali dal punto di vista amministrativo per dirigere un organismo complesso come un parco, ma certamente mancano di quella cultura, mancano di quella competenza, mancano di quella sensibilità per mettere davvero a valore quell'enorme patrimonio ambientale e molte volte archeologico e molte volte artistico che quel parco contiene. Quindi, il fatto di non voler aggiungere alla qualificazione professionale dal punto di vista amministrativo di chi deve svolgere questa funzione penso che sia una scelta sbagliata, sbagliata.

Io penso anche un'altra cosa, signora Presidente: che i nostri parchi, per la rilevanza che hanno dal punto di vista ambientale e naturale, hanno bisogno di personalità che li sappiano rappresentare, personalità prestigiose, personalità conosciute a livello internazionale, che provengono dal mondo scientifico, che provengono dal mondo universitario, persone, appunto, che possano qualificare la scelta importante che il nostro Paese fa nel realizzare e nel cercare di sviluppare le aree protette e i parchi. È davvero incomprensibile che si continui a cercare di affidare questo enorme patrimonio a persone, appunto, che non hanno qualifiche importanti e necessarie. È come se noi volessimo far gestire un'importante galleria museale a qualcuno che non conosce la pittura, che non conosce l'arte. E, allora, per quale ragione, invece, non qualificare meglio la figura professionale, le capacità e le qualità che deve avere il presidente di un parco nazionale importante? Pensate al Parco nazionale del Circeo, al Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, ai grandi parchi alpini. Questi parchi hanno bisogno di personalità. Inoltre, voglio dire anche un'altra cosa: hanno bisogno di persone che li sappiano rappresentare nel mondo, cioè personalità che per il loro passato, per quanto hanno dimostrato dal loro punto di vista scientifico e artistico, siano credibili nel rappresentare i nostri parchi e che siano i messaggeri dell'Italia nel mondo, per quanto riguarda la rappresentazione del nostro patrimonio ambientale, culturale, artistico ed archeologico.

Quindi, io penso che si stia facendo una scelta sbagliata, una scelta che sminuisce l'importanza che hanno i nostri parchi. È per questo che noi abbiamo presentato questo emendamento. Riteniamo che il Parlamento debba avere un ruolo importante in queste scelte e ci auguriamo che i nostri parchi possano godere di quel diritto ad essere rappresentati con la dignità che quelle bellezze hanno (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Micillo. Ne ha facoltà.

SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente. È sempre il discorso delle competenze che ci preoccupa talmente tanto da avere presentato tanti emendamenti proprio per sottolineare quale sia la competenza per portare avanti un parco. Ci sono tante lauree che parlano di ambiente, parlano di geologia, parlano di competenze specifiche per portare avanti parchi nazionali, che sono patrimonio, sono cultura, sono biglietto da visita dell'Italia all'estero. Ecco, non vogliamo pensare male, ma è quello che facciamo. Chi dovrà pensare domani ai parchi ha un incarico politico, non ha competenze. È soltanto chi viene messo da una poltrona a un'altra a garantire incarichi politici, come dicevamo prima. Allora, qual è il discorso che non torna? Non torna il fatto che la competenza viene messa da parte. È l'ennesima volta che le competenze specifiche per portare avanti un patrimonio culturale di questo livello vengono messe da parte. Non serve la competenza, serve la conoscenza di qualcuno; non serve la competenza, serve altro. Ecco, poi non chiediamo ai nostri giovani di andare fuori all'estero, quando potremmo tranquillamente aprire un dibattito di chi, con le specifiche competenze, possa garantire ai nostri patrimoni naturali e naturalistici di poter portare avanti quel nome grandioso dei parchi nazionali. Nello specifico di questo emendamento, noi chiediamo quell'elevata e specifica qualificazione del presidente che è condizione necessaria per dare a tale figura non solo l'autorevolezza richiesta dal ruolo, ma anche, in considerazione soprattutto dei nuovi complessi compiti che le modifiche della legge n. 394 prevedono, l'effettiva capacità sia di indicare le prospettive generali del parco, e quindi indirizzare l'ente, sia di affrontare i problemi concreti. Nello stesso tempo, si ritiene che le modalità di nomina qui proposte migliorino ulteriormente quelle indicate nel testo, perché, ricordiamolo, il presidente è scelto in considerazione dell'alto livello culturale e della specifica competenza in materia di ambiente e in particolare di aree protette e tutela della biodiversità.

È nominato su proposta e con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni e le province di Trento e Bolzano nel cui territorio ricade in tutto o in parte il parco, sentite le competenti Commissioni parlamentari. Entro trenta giorni dalla ricezione della proposta, i presidenti delle regioni o delle province autonome interessate esprimono l'intesa o il motivato dissenso. Qualora per due volte non si raggiunga l'intesa, il presidente viene nominato su proposta dello stesso Ministro, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri integrato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI. Grazie, signora Presidente. Ringrazio i colleghi presentatori di questi emendamenti perché ci consentono di poter portare all'Aula anche l'illustrazione del ragionamento che ci ha condotti sino a qui e che ci consente di poter dire che la formulazione proposta all'Aula è certamente un'innovazione ed un passo in avanti rispetto all'attuale stesura della legge n. 394, perché l'attuale legge n. 394, per quanto attiene alla determinazione delle caratteristiche del presidente degli enti parchi, non fa alcun riferimento, non declina nessuna modalità, non attribuisce nessun paletto ai soggetti chiamati a doverlo esprimere.

Noi, con il testo che ci viene consegnato dal Senato e che emenderemo nel corso della discussione, per esempio, se l'Aula sarà d'accordo, accogliendo un emendamento proposto dal presidente della Commissione Realacci che introduce una qualificazione di carattere ambientale alle caratteristiche proprie soggettive del candidato alla presidenza di un ente parco, facciamo un passo in avanti rispetto alla situazione attuale, credendo che il compito del legislatore non sia, uno, quello di dover fare confusione tra i ruoli, due, quello di dover legare le mani ai soggetti chiamati a doversi esprimere in ordine alla selezione, perché noi, nella fattispecie, stiamo parlando del presidente, e invito a fare queste riflessioni in connessione alla riforma importante che stiamo facendo con la figura del direttore.

La figura del direttore è indispensabile, essendo il soggetto gestore, che abbia determinate qualifiche, che noi introdurremo. La figura del presidente - ora, posso capire che dia fastidio, ma è così - è politica per sua natura e siccome rigettiamo l'idea che possa esistere un mondo nel quale esistono degli ottimati, degli illuminati, dei sapienti, ai quali contrapporre un mondo della politica laido, incapace e addirittura immorale, crediamo che sia meglio, invece, introdurre una serie di caratteristiche così come sono contemplate all'interno del testo, di cui vorrei dare lettura, perché noi stabiliamo, con queste innovazioni, che i presidenti dei parchi debbano essere soggetti in possesso di comprovata esperienza nelle istituzioni, nelle professioni, ovvero di indirizzo o di gestione in strutture pubbliche o private, a cui ci aggiungeremo la qualifica professionale.

Dire, signor Presidente, che il presidente dell'ente debba essere obbligatoriamente scelto in considerazione dell'alto livello culturale e delle sue specifiche competenze in materia di ambiente e, in particolare, di aree protette e tutela della biodiversità significa limitare il campo all'interno del quale sia possibile operare una scelta. Lo dico in maniera molto tranchant: se noi approvassimo questo emendamento e fosse ancora stato vivo Angelo Vassallo, Angelo Vassallo non avrebbe potuto fare il presidente del suo parco. Quindi, noi crediamo che sia giusto che la politica si assuma fino in fondo le proprie responsabilità all'interno di una cornice di carattere generale e nel quadro di una suddivisione di competenze, nella quale il presidente è il responsabile e colui che guida il percorso di attuazione delle scelte fondamentali e il direttore è il soggetto che si deve affiancare e deve essere lo strumento primo di questo tipo di impostazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. In riferimento a quanto detto poc'anzi dall'onorevole Borghi, ritengo che, a proposito proprio di Angelo Vassallo, potrebbe essere uno dei più qualificati a presiedere in questo consesso e all'interno del parco. Il nostro problema qual è, Presidente? È che non vorremmo che questa diventasse un'autostrada per coloro che, magari, non hanno occupato ruoli come, per esempio, in questa sede. Un deputato che si candida a fare il deputato non diventa deputato, però per la sua compagine politica - perché questo è: l'incarico politico viene dato alla nomina del presidente - costui, anche se non ha nessuna idea di che cosa voglia dire un'area protetta, può diventare il presidente, perché tanto il presidente basta che abbia un ruolo politico. Invece, nello specifico, Angelo Vassallo non solo aveva un ruolo politico, ma era anche molto competente e ha difeso il suo territorio fino a dare la propria vita; e, quindi, io non utilizzerei la figura proprio di Angelo Vassallo, che deve essere onorata sempre e comunque da qui all'eternità. Pertanto, la figura del presidente non può essere - passatemi questa definizione - il “trombato” di turno, che è una delle parole che definisce meglio questo ruolo; deve essere una persona trasparente, competente, deve conoscere la materia e insieme, di concerto con il direttore, gestire un patrimonio strepitoso come quello dei nostri parchi nazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busto. Ne ha facoltà per un minuto.

MIRKO BUSTO. Grazie, Presidente. Secondo me, qui si scontra una differenza grande nell'ambito di che cosa vuole dire anche essere politici e fare politica, perché se uno fa politica dal mio punto di vista significa avere visione e sapere dove si vuole portare, conoscere la direzione che si vuole prendere. Quindi, fare politica nel senso più alto non è certamente avere persone che stanno all'interno di un ruolo perché sono stati “trombati” o piuttosto perché hanno dei ruoli di gestione per favorire poteri locali o qualcos'altro.

Fare politica significa cercare di immaginare un futuro per l'ente gestionale che si sta presiedendo. Allora, se una persona deve immaginare un futuro per un parco, dal mio punto di vista a maggior ragione deve avere una competenza specifica per capire il valore di quello che sta proteggendo, per capirne il valore perché, se non ce l'ha, come fa a mettere su un piatto di una bilancia il valore di un intervento lesivo per l'ambiente…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MIRKO BUSTO. …il valore di un intervento che distrugge il patrimonio faunistico? Come fa se non ha una competenza specifica? Ecco, qualcuno potrebbe dirmi: “Ci sono i funzionari: le danno una mano, le danno dei pareri”. Ma la valutazione non può essere solo tecnica, a maggior ragione deve essere politica, quindi di visione: politici con una formazione però, quelli che mancano sempre in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Busto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 4.34 Zaratti, 4.83 Terzoni e 4.200 Pellegrino, con il parere contrario di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Interventi di fine seduta (ore 19,30).

PRESIDENTE. Allora, sempre che i colleghi consentano e non urlino troppo, ci sono alcuni interventi di fine seduta: il primo di questi è dell'onorevole Maestri Andrea. Prego, ne ha facoltà.

ANDREA MAESTRI. La ringrazio, signora Presidente. Io vorrei richiamare in quest'Aula, tramite la Presidenza, il Governo ad una risposta alla nostra interrogazione a prima firma Civati del 17 febbraio, presentata esattamente tre mesi fa per accendere finalmente un faro sulla gestione del CARA di Isola Capo Rizzuto, a seguito dell'inchiesta de L'Espresso intitolata: “Angelino nel sacco”.

Ebbene, si è mobilitato il nostro comitato di Possibile a Crotone, il nostro attivista Stefano Catone e la nostra eurodeputata Elly Schlein, che il 13 aprile hanno fatto una visita ispettiva all'interno del centro. Finalmente, due giorni fa la magistratura è intervenuta con 68 arresti e la certificazione della mano della 'ndrangheta sul sistema dell'accoglienza, usato come un bancomat illegale sulla pelle dei più deboli.

Oggi abbiamo ascoltato al question-time le risposte molto tardive del Ministro Minniti, la proposta di un nuovo capitolato generale d'appalto per la gestione di questi centri, un'ispezione amministrativa del Ministero dell'interno nei confronti della prefettura di Crotone, l'osservatorio permanente e la programmazione di oltre 2 mila controlli.

Noi, però, avevamo acceso questo faro tre mesi fa e, quindi, chiediamo che il Governo finalmente risponda a questa interrogazione, perché è suo preciso dovere rispondere agli atti di sindacato ispettivo e non farlo tardivamente.

GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Colleghi, abbassate un po' il tono della voce, per favore! Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Ieri mattina è morto Antonio Papisca, professore emerito dell'Università di Padova, guida della facoltà di scienze politiche, ma soprattutto persona impegnata da sempre per i diritti umani e la pace. Dagli anni Ottanta per noi pacifisti è stata una guida fondamentale, ispiratore e talvolta estensore dei documenti delle marce per la pace Perugia-Assisi, delle convenzioni e degli incontri del Movimento per la pace. Io l'ho conosciuto per la prima volta nel settembre del 1991: facemmo una carovana per la pace da Trieste a Sarajevo e con noi c'erano don Albino Bizzotto, Alex Langer e molti altri e l'ultima volta che l'ho visto e che l'ho incontrato è solo il 4 aprile scorso, qui alla Sala del refettorio, per un incontro sui corpi civili di pace.

Antonio Papisca ha saputo unire lucidità e rigore intellettuale con la passione etica e una capacità di visione di concreta utopia. Ha saputo fare della pace una politica, dei diritti umani il principio della politica estera e del diritto umanitario internazionale l'architrave della convivenza della comunità internazionale.

Per tutti noi è stato un costruttore di pace, lo piangiamo e lascerà un grande vuoto al Movimento per la pace e per i diritti umani di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

GIULIA NARDUOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA NARDUOLO. Grazie Presidente, è mancato ieri il professor Antonio Papisca, professore emerito dell'Università di Padova, dove ha insegnato relazioni internazionali, tutela internazionale dei diritti umani e organizzazione internazionale dei diritti umani e della pace.

È stato titolare della Cattedra UNESCO diritti umani, democrazia e pace, professore Jean Monnet ad honorem, direttore dell'Annuario italiano dei diritti umani, che è stato presentato a settembre 2015 qui a Montecitorio, alla presenza della Presidente Boldrini.

Durante la sua Presidenza della Facoltà di Scienze Politiche ha istituito, nel 1982, il Centro Diritti Umani: era il primo centro in Europa e nel mondo ad essere creato all'interno di un'università, raccogliendo così l'appello, contenuto nella Dichiarazione universale dei diritti umani, di promuovere con l'insegnamento e l'educazione il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Convinto federalista, nel 1975 ha fatto parte del gruppo di esperti del Primo Ministro del Belgio per la preparazione del rapporto sull'Unione europea e nell'82 la Facoltà di Scienze Politiche di Padova, su sua proposta, ha conferito la laurea honoris causa ad Altiero Spinelli.

Antonio Papisca ha saputo unire il rigore scientifico con l'impegno civile, ha fatto parte del gruppo di esperti UNESCO dell'89 per l'enunciazione di idee e principi relativi ai diritti dei popoli, è stato responsabile della Commissione diritti umani della Helsinki Citizens' Assembly, fondata da Vaclav Havel nel 1990, nonché membro del gruppo dei nove esperti nominati dal Ministro degli affari esteri per la preparazione dello Statuto del tribunale internazionale per i crimini nella ex-Jugoslavia, nel 1993.

Ha promosso l'impegno degli enti locali e delle regioni per la pace e i diritti umani con una miniera di idee, documenti, proposte di legge, ordini del giorno, appelli, libri e articoli.

Credeva fortemente nelle istituzioni e nella via istituzionale alla pace, dal quartiere all'ONU, come amava dire sempre, descrivendo efficacemente il campo d'azione dei costruttori di pace.

Ci ha insegnato che i valori non sono un optional, che l'educazione è lo strumento primario per promuovere il rispetto dei diritti umani e la cittadinanza attiva, che il multilateralismo e la democrazia internazionale sono l'unica via per fermare le guerre, che il diritto deve prevalere sulla forza, che la pace è un diritto fondamentale della persona e dei popoli.

ALESSANDRO ZAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN. Grazie Presidente, esattamente 27 anni fa, il 17 maggio 1990, l'OMS rimuoveva l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali.

Dal 2007 l'Unione Europea celebra ufficialmente questa giornata, la Giornata internazionale contro l'omofobia, per promuovere negli Stati membri adeguate misure di contrasto all'odio omofobico e transfobico, ma in Italia, da più di tre anni, è bloccata in Commissione giustizia, al Senato, la norma che dovrebbe inquadrare l'omofobia e la transfobia come aggravanti di crimini d'odio, al pari del razzismo e dell'antisemitismo.

Questo vergognoso stallo della legge lascia impuniti un grande numero di crimini gravissimi, solo nell'ultimo anno quantificati in centinaia di episodi.

Una condotta omofoba proviene anche dal mondo istituzionale, che dovrebbe invece sostenere in modo incondizionato tutte le minoranze e le condizioni personali dei cittadini, condotta che tuttora si manifesta tra alcune forze politiche con frasi inqualificabili e che legittima di conseguenza comportamenti omofobi nella società.

Essi mascherano il loro odio omofobico con principi democratici come la libertà di espressione e fomentano e inaspriscono le discriminazioni quotidiane tra i cittadini, in particolar modo tra i più giovani.

Penso a Giorgia, la ragazza ventenne di Aosta, cacciata dalla famiglia perché lesbica; le hanno detto: “Ti devi curare, trovati un altro lavoro in un'altra valle”.

Ecco, approvare una legge contro l'omofobia e la transfobia è un obbligo di civiltà e di buonsenso: possiamo mettere le nuove generazioni nelle condizioni di non doversi mai nascondere e di poter far valere sempre i propri diritti.

Non perdiamo questa grande occasione, altrimenti altri casi di omofobia peseranno come macigni sulle nostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVIA CHIMIENTI. Sì grazie Presidente, il 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, ricorrenza promossa dall'Unione Europea.

La prima Giornata internazionale contro l'omofobia ha avuto luogo il 17 maggio 2004, a 14 anni dalla decisione, nel 17 maggio 1990, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di rimuovere definitivamente l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali nella classificazione internazionale.

È giunto il momento che anche l'Italia approvi una proposta seria di contrasto all'omofobia. Nel lontano 2013 il MoVimento 5 Stelle sostenne con i suoi voti, alla Camera dei deputati, la proposta di legge a firma Scalfarotto del Partito Democratico, che venne successivamente affossata al Senato dal Governo Renzi-Verdini-Alfano.

Oltre a una legge volta a inasprire le pene, è prioritario agire sul fronte della prevenzione delle discriminazioni e del bullismo. In questo senso, l'educazione resta la migliore arma per combattere con le parole il dilagare delle violenze fisiche e psicologiche.

Lo sostiene anche il Consiglio d'Europa che, con la sua raccomandazione del 2010, ha auspicato l'introduzione, da parte degli Stati membri, di una serie di strumenti di educazione per combattere qualunque discorso d'odio.

Con una legge a mia prima firma, attualmente bloccata in Commissione cultura alla Camera, vogliamo istituire percorsi di educazione all'affettività e alla parità di genere in tutte le scuole d'Italia. Chiedo, quindi, alla Presidenza di sollecitare la presidenza della Commissione cultura, affinché venga presto ripresa la discussione delle proposte di legge sull'educazione all'affettività, per una rapida approvazione delle stesse in questo ramo del Parlamento. Solo insegnando ai nostri bambini e ai ragazzi il rispetto della diversità, potremo compiere quel passo in avanti di civiltà, di cui il nostro Paese ha un estremo bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente Sereni. Presidente, io vorrei che lei si facesse portavoce, veramente portavoce, con la Presidente Boldrini, rispetto ad un fatto accaduto nel dicembre 2015. A dicembre 2015 Alessia Della Pia, una ragazza di trentanove anni, è stata massacrata dal suo convivente e suo compagno, che pare essere - perché l'uomo, il gentiluomo evidentemente è fuggito - il tunisino Mohamed Jella.

Attualmente, Presidente, il tunisino in questione risulta latitante, ma molto attivo su profili Facebook, nel senso che si fa fotografie di bella vita, con ragazze e qualche cocktail interessante, in Tunisia.

Si sa perfettamente, Presidente, dove sta e dove risiede quest'uomo. Tra l'altro, il Nucleo operativo dei carabinieri di Parma ha offerto la propria collaborazione alle autorità tunisine, che hanno sempre rifiutato questo tipo di collaborazione. Quindi, abbiamo un omicidio a botte, Presidente, e abbiamo dei genitori che non sanno più a chi chiedere giustizia.

Ora io chiedo, Presidente, un intervento della Presidente Boldrini che, nel pieno rispetto dei trattati internazionali, nonché dei trattati bilaterali e del diritto internazionale, vada innanzitutto a capire per prima cosa perché - tra l'altro io ho scritto poche settimane fa una lettera di chiarimento all'ambasciata tunisina - non hanno mai avuto la decenza di rispondere. Quindi, la Presidente Boldrini si faccia sentire con l'ambasciata tunisina, che non ha avuto l'idea nemmeno di rispondere ad una lettera di un deputato della Repubblica italiana, oltre che sollecitare in questa sede l'interrogazione che ho fatto al Ministro di Giustizia, per capire quello che si può fare per portare in galera, o in Tunisia o in Italia, questo delinquente. Quindi, Presidente, io chiedo formalmente alle Presidente Boldrini, soprattutto nei confronti dell'ambasciata tunisina, una presa di posizione quantomeno in termini di risposta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Giovedì 18 maggio 2017, alle 9,30:

1.      Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 119-1004-1034-1931-2012 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: D'ALI'; DE PETRIS; CALEO; PANIZZA ed altri; SIMEONI ed altri: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4144-A)

e delle abbinate proposte di legge: TERZONI ed altri; MANNINO ed altri; TERZONI ed altri; BORGHI ed altri. (C. 1987-2023-2058-3480)

Relatore: BORGHI.

2.      Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Guido Crosetto, deputato all'epoca dei fatti. (Doc. IV-quater, n. 5)

Relatrice: ROSSOMANDO

3.      Seguito della discussione della proposta di legge:

DAMBRUOSO ed altri: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista.       (C. 3558-A)

Relatori: POLLASTRINI, per la maggioranza; LA RUSSA, di minoranza.

La seduta termina alle 19,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

      nella votazione n. 1 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni nn. 1 e 37 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 5 i deputati Rampelli e Vargiu hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 7 il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

      nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 7 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

      nella votazione n. 3 il deputato Quintarelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 8, dalla n. 20 alla n. 23, e nella n. 72 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

      nella votazione n. 8 il deputato Nastri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 9 il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

      nella votazione n. 9 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 9 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 9, 10 e 11 il deputato Librandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 12 e 36 il deputato Giulietti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 13 il deputato Massimiliano Bernini ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

      nella votazione n. 14 i deputati Preziosi e Prataviera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 15 e 16 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni dalla n. 20 alla n. 25 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni dalla n. 22 alla n. 25 e nelle nn. 36 e 38 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 24, 25, 41 e 72 il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni dalla n. 24 alla n. 27 e dalla n. 29 alla n. 35 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 25 il deputato Pastorelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni n. 27, dalla n. 40 alla n. 42, e nelle nn. 43, 44, 66 e 67 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 27 il deputato Pesco ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

      nella votazione n. 28 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 30 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni dalla n. 30 alla n. 34 il deputato Vargiu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 34, 43 e 44 il deputato Quintarelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 35 i deputati Librandi e Sgambato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 36 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione dalla n. 40 alla n. 44 il deputato Tartaglione ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni dalla n. 40 alla n. 44 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

      nella votazione n. 42 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 47 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 49 e 50 la deputata Giuliani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazioni n. 51 il deputato Villarosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 54 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 60 la deputata Basilio ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

      nella votazione n. 61 la deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni dalla n. 62 alla n. 64 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni dalla n. 63 alla n. 66 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 66 la deputata Mongiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 66 il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 72 i deputati Romanini e Miccoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 3139-B - articolo 1 375 374 1 188 374 0 99 Appr.
2 Nominale articolo 2 409 408 1 205 408 0 96 Appr.
3 Nominale articolo 3 406 405 1 203 405 0 95 Appr.
4 Nominale articolo 4 406 405 1 203 403 2 95 Appr.
5 Nominale articolo 5 405 404 1 203 404 0 95 Appr.
6 Nominale articolo 6 427 255 172 128 255 0 93 Appr.
7 Nominale articolo 7 427 425 2 213 425 0 93 Appr.
8 Nominale Pdl 3139-B - voto finale 433 432 1 217 432 0 86 Appr.
9 Nominale Pdl 4144-A ed abb. - em. 1.25 355 316 39 159 83 233 114 Resp.
10 Nominale em. 1.21, 1.24, 1.200 390 364 26 183 94 270 108 Resp.
11 Nominale em. 1.400 401 378 23 190 99 279 108 Resp.
12 Nominale em. 1.18 392 349 43 175 74 275 107 Resp.
13 Nominale em. 1.31 401 401 0 201 65 336 107 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.401 394 354 40 178 65 289 106 Resp.
15 Nominale em. 1.20, 1.23, 1.202 400 394 6 198 95 299 106 Resp.
16 Nominale em. 1.404 406 406 0 204 97 309 105 Resp.
17 Nominale em. 1.403 410 409 1 205 95 314 104 Resp.
18 Nominale em. 1.22 403 395 8 198 107 288 104 Resp.
19 Nominale em. 1.408 395 387 8 194 118 269 103 Resp.
20 Nominale em. 1.203 402 400 2 201 60 340 103 Resp.
21 Nominale em. 1.405 400 398 2 200 99 299 103 Resp.
22 Nominale em. 1.406 400 399 1 200 100 299 103 Resp.
23 Nominale em. 1.28 405 402 3 202 59 343 104 Resp.
24 Nominale em. 1.6 402 400 2 201 66 334 103 Resp.
25 Nominale em. 1.7 397 395 2 198 67 328 103 Resp.
26 Nominale em. 1.8, 1.15 389 386 3 194 66 320 103 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 1.9 396 394 2 198 69 325 103 Resp.
28 Nominale em. 1.800 407 403 4 202 402 1 103 Appr.
29 Nominale em. 1.407 398 395 3 198 113 282 101 Resp.
30 Nominale em. 1.27 394 393 1 197 72 321 101 Resp.
31 Nominale em. 1.206 396 394 2 198 70 324 101 Resp.
32 Nominale em. 1.207 399 399 0 200 35 364 101 Resp.
33 Nominale em. 1.409 398 396 2 199 114 282 101 Resp.
34 Nominale em. 1.29 387 385 2 193 118 267 101 Resp.
35 Nominale em. 1.32 397 396 1 199 94 302 101 Resp.
36 Nominale em. 1.30 381 379 2 190 91 288 102 Resp.
37 Nominale articolo 1 390 284 106 143 282 2 101 Appr.
38 Nominale em. 1-bis.400 383 377 6 189 100 277 101 Resp.
39 Nominale em. 1-bis.205 376 369 7 185 85 284 102 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 1-bis.420 376 369 7 185 84 285 102 Resp.
41 Nominale em. 1-bis.421 381 375 6 188 86 289 102 Resp.
42 Nominale em. 1-bis.900 388 286 102 144 282 4 102 Appr.
43 Nominale em. 1-bis.401 385 378 7 190 89 289 102 Resp.
44 Nominale em. 1-bis.402 394 385 9 193 91 294 102 Resp.
45 Nominale em. 1-bis.405 393 386 7 194 95 291 102 Resp.
46 Nominale em. 1-bis.403 402 394 8 198 90 304 102 Resp.
47 Nominale em. 1-bis.406 389 371 18 186 86 285 102 Resp.
48 Nominale em. 1-bis.409 405 377 28 189 89 288 102 Resp.
49 Nominale em. 1-bis.407 401 359 42 180 68 291 102 Resp.
50 Nominale em. 1-bis.412 407 336 71 169 74 262 102 Resp.
51 Nominale em. 1-bis.411 392 333 59 167 73 260 102 Resp.
52 Nominale em. 1-bis.413 406 400 6 201 91 309 102 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 1-bis.414 405 372 33 187 93 279 102 Resp.
54 Nominale em. 1-bis.416 404 371 33 186 93 278 102 Resp.
55 Nominale em. 1-bis.203 405 397 8 199 52 345 101 Resp.
56 Nominale em. 1-bis.600 405 375 30 188 370 5 101 Appr.
57 Nominale articolo 1-bis 408 338 70 170 336 2 101 Appr.
58 Nominale subem. 0.2.600.1 400 393 7 197 91 302 101 Resp.
59 Nominale em. 2.600 396 393 3 197 390 3 100 Appr.
60 Nominale mantenimento articolo 2-bis 395 338 57 170 94 244 100 Resp.
61 Nominale art. agg. 2-bis.050 389 386 3 194 383 3 99 Appr.
62 Nominale em. 3.2 369 365 4 183 90 275 99 Resp.
63 Nominale em. 3.402 364 360 4 181 86 274 100 Resp.
64 Nominale em. 3.400 370 366 4 184 91 275 99 Resp.
65 Nominale em. 3.403 364 359 5 180 87 272 99 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 72)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 3.1, 3.201 352 343 9 172 84 259 99 Resp.
67 Nominale articolo 3 359 357 2 179 328 29 100 Appr.
68 Nominale em. 4.79 335 334 1 168 121 213 99 Resp.
69 Nominale em. 4.400 342 340 2 171 124 216 99 Resp.
70 Nominale em. 4.402 336 332 4 167 76 256 99 Resp.
71 Nominale em. 4.201 330 330 0 166 86 244 99 Resp.
72 Nominale em. 4.34, 4.83, 4.200 306 304 2 153 76 228 100 Resp.