Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 29 maggio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bergamini Deborah , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Bergamini Deborah , Presidente ... 3 
Lupi Maurizio , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 3 
Bergamini Deborah , Presidente ... 13 
Biasotti Sandro (PdL)  ... 14 
Tullo Mario (PD)  ... 15 
Bianchi Nicola (M5S)  ... 16 
Quaranta Stefano (SEL)  ... 18 
Oliaro Roberta (SCPI)  ... 19 
Marguerettaz Rudi Franco (LNA)  ... 20 
Bergamini Deborah , Presidente ... 21 
Lupi Maurizio , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 21 
Bergamini Deborah , Presidente ... 22 

ALLEGATO: Relazione depositata dal Ministro Lupi ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE POMPEO META INDI DEL VICEPRESIDENTE DEBORAH BERGAMINI

  La seduta comincia alle 15.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza della IX Commissione.
  In primo luogo, ringrazio il Ministro per aver accettato l'invito della Commissione. Propongo, quindi, per quanto concerne lo svolgimento del dibattito che si terrà al termine della sua relazione, di dare la parola in un primo giro di interventi a un rappresentante per ciascun gruppo. Successivamente, sarà data la parola ai deputati che richiedano di intervenire, compatibilmente con i tempi dei lavori della Commissione e dell'Assemblea della Camera.
  Do quindi la parola al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per lo svolgimento della sua relazione.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Desidero, prima di tutto, salutare il presidente e i colleghi della Commissione trasporti.
  I temi che vorrei affrontare nel corso di quest'audizione sono numerosi e so che il rischio potrebbe essere quello di farlo in maniera generica. Io credo – ne ho parlato anche con il presidente – che si possa e si debba procedere in questo modo: vi sarà consegnata una relazione dettagliata e c’è la mia assoluta disponibilità ad analizzare in modo più specifico tutti i punti che in essa sono illustrati in maniera, spero, persuasiva.
  Forse, in questa prima audizione, viste le questioni di competenza della vostra Commissione, varrebbe più la pena confrontarsi sulle politiche, sugli indirizzi strategici da cui discendono le azioni concrete e verificare se le indicazioni che arrivano dalla Commissione al Governo e al Ministro sono in linea con quegli indirizzi strategici. Mi permetto, quindi, di consegnarvi successivamente la relazione dettagliata, di rimanere a disposizione del presidente e vostra per un'audizione successiva, nella quale potreste porre le vostre domande a partire dalla relazione e io rispondere puntualmente.
  Anche se qui alla Camera dei deputati, da dove provengo anch'io, sono previste due Commissioni diverse, una che ha competenze in materia di infrastrutture e l'altra in materia di trasporti, è evidente, però, che esiste un'unitarietà assolutamente strategica negli indirizzi attinenti a infrastrutture e trasporti. Non a caso, parliamo di un Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Ritengo, peraltro che Pag. 4– lo sostenevo da deputato nella precedente legislatura – tornare all'autonomia del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non più affiancato a quello dello sviluppo economico – non è solo un problema di rivendicazione dell'autonomia stessa, ma restituisce forza e strategicità alle materie che questa Amministrazione deve affrontare.
  Certamente questi temi sono strettamente connessi con lo sviluppo economico del Paese, come tutto, ma hanno bisogno di un indirizzo, di un'azione, di un controllo specifico vista la vastità dei settori sui quali si incentrano gli obiettivi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Essendo quest'unitarietà una prima premessa, se il presidente fosse d'accordo, mi permetterei di mettere a disposizione anche della vostra Commissione la relazione presentata in Commissione Ambiente. Troverete, ovviamente, che su alcuni temi vi è una connessione.
  Veniamo ai contenuti dell'audizione. Nella premessa che mi preme fare, vorrei sottolineare e confrontarmi con voi su quelle che ritengo le parole chiave dell'azione strategica del Ministero nel settore dei trasporti. Prima ancora di elencare queste parole chiave, va sottolineata l'importanza di un fattore con cui tutte le strategie, tutte le azioni che possiamo porre in essere devono confrontarsi: il fattore tempo.
  Ormai, credo che tutti noi dobbiamo tener conto di questo, sia il Parlamento, che sta anche pensando a rivedere i propri regolamenti proprio tenendo presente il fattore tempo, sia anche il Governo. È evidente, infatti, che le azioni strategiche, le azioni concrete devono confrontarsi con il tema della programmazione, della pianificazione, della soddisfazione della domanda, dei costi che questa soddisfazione porta con sé. Il fattore tempo può rendere vane tutte queste azioni. Questo è uno dei punti su cui il mio Ministero, e tutto il Governo, anche per la sua natura eccezionale visto il momento che stiamo attraversando, devono confrontarsi.
  Da questo punto di vista, il rischio che occorre evitare è quello di toccare ogni tema senza affrontarne nessuno, di approvare centomila leggi nuove senza tener conto, invece, che forse bisogna innanzitutto capire ciò che c’è, ciò che va bene, ciò che deve essere solo modificato marginalmente, ciò che deve essere attuato e, se possibile, prima ancora di legiferare, snellire sburocratizzare e rafforzare ciò che esiste.
  Fatta questa premessa, vorrei confrontarmi con voi su quelle che ritengo le parole chiave da cui discendono, come vedrete, i pilastri strategici delle azioni che porremo in essere. Il primo punto, per me importantissimo e fondamentale, è il valore che le infrastrutture rivestono in un Paese.
  Per il nostro Paese, così come per tutta l'Europa, le infrastrutture in quanto tali non rappresentano solo un costo, ma un investimento e dobbiamo esserne consapevoli. Infatti, non solo sono un fattore di crescita per il sistema, ma anche di coesione sociale, racchiudendo in sé anche, ad esempio, il tema ambientale, dello sviluppo sostenibile di un Paese capace di vincere la propria competizione interna ed esterna. Per la prima volta, però, bisogna mettere insieme parole che devono convivere: sviluppo e sostenibilità. Tante volte ci siamo confrontati quasi come se fossero una contro l'altra. La sfida ora – dettata dalla situazione che viviamo – è cercare di farle andare di pari passo.
  Il secondo punto è rappresentato dalla sfida che la crisi che stiamo attraversando ci pone. Questa è una sfida che – lo diciamo da tempo – può diventare un'opportunità per le nostre politiche pubbliche. Affrontarla è, ovviamente, la nostra intenzione.
  Il terzo punto è dato dal fatto che la crisi mette in evidenza un aspetto che forse fa superare un'altra dicotomia da sempre presente anche nel dibattito parlamentare: essendo sempre più rare e scarse le risorse pubbliche, queste devono diventare un moltiplicatore, un segnale strategico di indirizzo perché risorse private possano essere messe in gioco. Resta, naturalmente, pubblico l'indirizzo, così come le strategie e le priorità che il Pag. 5Governo e le istituzioni di un Paese si danno. Il rapporto pubblico/privato diventa, così, non la base per una discussione ideologica, ma una necessità per il nostro Paese.
  È inutile dire che a mio parere il privato è la risorsa essenziale di cui dispone il pubblico come comunità, ma dobbiamo discuterne perché da questo tema discendono le politiche che vedrete. Se si ritiene che questo sia assolutamente un punto essenziale, bisogna concepire altri tipi di politica anche per il settore dei trasporti.
  Il quarto punto è particolarmente attuale. Dovrebbe essersi chiusa la procedura d'infrazione promossa dalla Commissione europea. C’è stata una grande discussione negli ultimi mesi tra le forze politiche che oggi sono rappresentate in Parlamento e, da qualsiasi punto di vista, il rapporto con l'Europa è imprescindibile, è un tema con cui, anche nell'azione infrastrutturale e trasportistica, dobbiamo fare i conti.
  Il quinto punto è rappresentato dalle finalità specifiche dell'infrastruttura trasportistica. Queste non sono solo un mero arricchimento del territorio, ma un misurabile rapporto tra esigenze reali della domanda e rivisitazione integrale delle caratteristiche dell'impianto economico del Paese.
  Venendo al sesto punto, vi parlerò di un aspetto oggi ancora più rilevante dal momento che abbiamo investito sulle grandi opere. Le grandi opere sono fondamentali, ma diventano sempre più determinanti anche le opere a livello locale e soprattuto gli interventi sui nodi su cui, invece, mi soffermerò perché credo che questa sarà la vera sfida per il futuro dell'Italia.
  Chi trae vantaggio da una politica di questo genere ? Certamente le imprese, ma anche l'ambiente, come ho già ricordato, e ciò che troppo spesso è dimenticato, ma che emerge invece in situazioni drammatiche di crisi come questa, ovvero il tema della coesione sociale. In relazione a questo aspetto, nel corso del mio intervento presso l'VIII Commissione, ho parlato del trasporto pubblico locale. Lo affronterò anche qui immediatamente. Casa e trasporto pubblico locale sono emergenze che si propongono oggi, in questa situazione, in maniera talmente evidente che devono essere affrontate secondo una logica di intervento specifico, ma al tempo stesso di strategia generale. Il Governo intende affrontarle con forza e tempestività ma anche guardando al futuro.
  Ciò che ho appena detto è approfondito nella relazione che lascio agli atti. Ritengo che tutto questo e le azioni che sto per illustrare possano essere affrontate solo con un metodo preciso, e anche questa è una conquista alla quale siamo arrivati tutti, chi prima chi dopo. Parlerò, infatti, per esempio, del piano degli aeroporti nel nostro Paese e so, per aver vissuto da parlamentare la scorsa legislatura, che, senza confronti e verifiche con le regioni, con gli enti locali, con i soggetti protagonisti, si rischia di realizzare progetti bellissimi, che tuttavia possono non corrispondere alle reali esigenze.
  Allora, il metodo di qualsiasi politica di Governo, ma in particolare del nostro, non può essere che quello dell'ascolto, del dialogo, della collegialità, come all'interno del Governo stesso, del realismo. È importante disegnare grandi sogni perché la vita è sogno, come ci insegna il grande Calderón de la Barca, e, se non si sogna, non si realizza neanche quello che si può fare, ma oggi abbiamo bisogno di realismo.
  Dobbiamo capire quante sono le risorse a disposizione, quali sono le priorità, quali le opere già in corso, quali quelle programmate da tanti anni e che sappiamo per certo che non si realizzeranno e in cui sono previste risorse a bilancio. Realisticamente, dobbiamo avere il coraggio di decidere, in questo caso deve farlo il Governo ovviamente, confrontandosi con chi deve esercitare la funzione, che per me è sacra, che si svolge in Parlamento e all'interno delle Commissioni.
  Infine, servono responsabilità e decisione. Abbiamo grande bisogno di tornare ad assumerci responsabilità, ognuno per la propria competenza, e anche di avere il coraggio della decisione, che può essere Pag. 6giusta o sbagliata, comoda o scomoda, che può avere il consenso o non averlo. Alla fine di questo processo, però, la politica – quella con la «P» maiuscola – che noi tutti rappresentiamo deve tornare a essere protagonista.
  So di essermi soffermato molto sulla premessa, che non ritengo una parte formale, ma è motivata dalla consapevolezza che se ci intendiamo sulla premessa e sul metodo, tutto può essere discusso più facilmente. Poi possiamo condividere o possiamo voler anche modificare queste priorità e aggiungere degli obiettivi, ma lavoreremo su un terreno più solido.
  Troverete nella relazione quelli che ho definito come i pilastri strategici del Governo e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Avete sentito che non possiamo in questo e con questo tipo di Governo non partire da una prima questione trasversale per tutti ministeri. Noi abbiamo l'assoluta necessità, oggi ancora più attuale di ieri – basta che pensiate a quanto riportato ieri dalla Corte dei conti su quanto sono costati 5 anni di recessione, oltre 230 miliardi di euro al Paese – di creare le condizioni per la crescita. La domanda è come il Ministero che io rappresento può offrire questo contributo.
  Ho già accennato a un primo aspetto, e su questo mi piacerebbe molto avviare un confronto con voi: dobbiamo imprimere un nuovo orientamento alle strategie trasportistiche nel nostro Paese. Dal 2001 abbiamo avuto, grazie alla legge obiettivo, la possibilità di investire sulle reti infrastrutturali, strade e autostrade, che collegano il Paese nella sua integralità – ne vedremo le carenze successivamente – all'interno delle famosi reti TEN-T, cioè all'interno dell'Europa.
  Abbiamo investito molto in 10 anni e ci sono già risorse allocate per il futuro, come vedrete nell'allegato infrastrutture del Documento di economia e finanza, nei prossimi anni. Il fatto di aver investito sulle reti oggi ci pone una nuova priorità strategica, che è la vera esigenza dell'Italia. È proprio questa Commissione che può constatarlo perché si occupa di infrastrutture nel suo complesso, nei suoi molteplici aspetti: porti, aeroporti, interporti, strade, autostrade. Una priorità di questo Paese è affrontare finalmente la questione dei nodi infrastrutturali.
  Abbiamo realizzato e stiamo realizzando le reti, ora il problema è fare in modo che queste siano interconnesse. Il tema dei nodi infrastrutturali è la prossima scommessa da cui può partire di nuovo la crescita non solo per l'Italia, ma per l'Europa. Serve una nuova legge obiettivo, cioè uno strumento forte che destini tante risorse prioritarie nel dialogo con l'Europa, che affronti la questione dei nodi nel dialogo con gli enti locali. È evidente, infatti, che i nodi sono localizzati nelle regioni e nei territori e quindi le politiche e gli interventi sui nodi richiamano i concetti di federalismo e sussidiarietà, che sono cosa diversa dal localismo. Tutti i soggetti coinvolti dovranno guardare all'interesse più generale, partendo dalla rivendicazione della propria caratteristica territoriale, ma senza limitarsi a questa prospettiva.
  Questa, a mio avviso, non può essere un'azione con una soluzione a breve termine, naturalmente, ma come Parlamento e Governo possiamo impegnarci su questo tema nel medio e lungo periodo.
  Vengo alla questione di come si possa contribuire alla crescita. È necessario affrontare le emergenze. La nostra prima emergenza è la cantierizzazione delle opere già approvate, la verifica dello stato di avanzamento dei lavori, la concessione di risorse, la costituzione – e lo dico con molta chiarezza, come ho già fatto in VIII Commissione – di un fondo revoche, che rimetta le risorse non utilizzate a disposizione delle regioni e degli enti locali perché siano riassegnate ad opere che possano partire. È questo il modo per intervenire su opere che magari non hanno più risorse per andare avanti, ma che sono necessarie e che si possano realizzare.
  Se è vero che il tema del rapporto pubblico/privato è fondamentale, bisogna attuare due leggi esistenti importantissime, non varate da questo Governo, ma dal precedente: quella del 2011 e quella del Pag. 72012 sulla defiscalizzazione per gli investimenti di capitali di risorse private nella realizzazione delle grandi opere, che possono offrire veramente un grande contributo.
  È accaduto spesso nel nostro Paese: si legifera, abbiamo le leggi dello Stato, poi ci sono i regolamenti attuativi, le linee guida e così via, una complessa piramide che fa correre il rischio di perdere occasioni. Vi cito alcuni esempi per capirci: la Pedemontana veneta, la Pedemontana lombarda, la Orte/Mestre e tantissime altre opere che è già possibile realizzare oggi. Basterebbe solo che queste due leggi sulla defiscalizzazione diventassero operative attraverso la consegna delle linee guida del MEF alla Corte dei conti 21 miliardi di euro di risorse, non del pubblico ma del privato, sarebbero messi in gioco, Si tratta di opere che non ha deciso il privato ma, ancora, il pubblico. Cerco di essere il più sintetico possibile, anche perché nella relazione sono contenuti gli altri punti sul superamento della prima emergenza legata più al tema infrastrutturale.
  Affrontiamo, invece, una questione su cui, se mi è consentito, vorrei soffermarmi un po’ di più, e cioè quello del trasporto pubblico locale. È diventata e deve essere la nostra priorità. Il presidente mi ha messo al corrente di una vostra iniziativa, che peraltro sarà molto utile anche al Governo. Mi auguro che si realizzi in tempi brevi, per poterla condividere. La vostra iniziativa di un'indagine conoscitiva sul tema del trasporto pubblico locale è utilissima, perché dobbiamo rapidamente affrontare questa emergenza. Ritengo che sia un'emergenza reale innanzitutto per alcuni dati, che già conoscerete in ragione dell'indagine stessa, che anche il ministero ha a disposizione.
  Il comparto del trasporto pubblico locale comprende 1.150 aziende pubbliche e private, il 26 per cento delle quali svolge servizio urbano, il 55 per cento extra urbano, il 19 per cento opera in entrambi i settori. Il numero di passeggeri trasportato in un anno – secondo i dati dell'Istat – è di 7 miliardi.
  Quanto costano i trasporti ai cittadini ? Il servizio che ricevono è efficiente, efficace, risponde alla priorità che ci siamo dati ? Ho parlato di nodi e delle grandi reti, ma queste – come dicevo – devono collegarsi tra loro, come nel corpo umano fanno le arterie. Questo è il grande tema.
  Il servizio di trasporto locale con mezzi privati costa 3-4.000 euro l'anno per ogni singolo cittadino, 10-12.000 euro per le famiglie. Con il trasporto pubblico si possono ottenere forti risparmi. Sin dal 2001 ricordo che in Commissione abbiamo discusso tantissime volte di questo: come far usare di più il mezzo pubblico; oggi questa spinta verso il trasporto pubblico è la stessa crisi a produrla. In alcune città – questo è l'elemento fondamentale – abbiamo dati di utilizzo del trasporto pubblico locale che raggiungono il 25 o addirittura il 30 per cento.
  In questo contesto, dobbiamo offrire una risposta forte, che deve toccare determinati punti, e innanzitutto quello legato alle risorse finanziarie che mettiamo a disposizione di questo servizio. Parimenti importanti sono anche i criteri di distribuzione delle risorse finanziarie.
  È noto che su questo punto c’è grande discussione tra regioni e Governo, e addirittura in sede di Conferenza delle regioni è prevista la presenza di un assessore responsabile specificatamente su questo aspetto: 4,9 miliardi di euro sono stati stanziati in un fondo centrale che sarà ridistribuito – è infatti cambiata la modalità dall'anno scorso – cui vanno aggiunti 1,6 miliardi. Sono temi che questa Commissione conosce, quindi non voglio soffermarmi su questo punto, ma piuttosto sulla questione dei criteri di distribuzione.
  È rilevante, inoltre, il tema – ribadisco con forza che andrebbero condivisi i punti e su questo condurrò la mia battaglia come Ministro – della vera liberalizzazione di questo settore. Tra i tanti vantaggi – io nella relazione ne ho elencati cinque – recati dall'alta velocità vi è il fatto che essa ha fatto comprendere come liberare il mercato faccia bene alla qualità del servizio erogato. Ditemi se non avete constatato da utenti, chiunque mi stia ascoltando, Pag. 8il miglioramento della qualità del servizio sull'alta velocità a cui si è accompagnato un contenimento del prezzo del biglietto.
  Da questo punto di vista l'indagine conoscitiva è importante: esistono buone pratiche in Italia, regioni che hanno provato a sperimentare un pezzo di liberalizzazione ? Potrei citarne alcune, non solo di una parte politica, lo ha fatto l'Emilia-Romagna ma anche altre. In Europa esistono modelli positivi sull'efficacia della liberalizzazione dai quali è possibile imparare ?
  In questo momento, sapete che l'80 per cento del trasporto pubblico locale su ferro è stato concesso dalle regioni alle Ferrovie dello Stato. Un 20 per cento è ancora disponibile, ma quell'80 per cento ha ricevuto concessioni per sei anni rinnovabili di altri sei. È in questo contesto che dobbiamo ragionare.
  L'altro elemento imprescindibile è rappresentato dai costi standard. Quando affronterete l'indagine conoscitiva su questo troverete un lavoro già avanzato; personalmente, non sto inventando niente, ma sto cercando, come credo sia utile, di non accantonare quello che c’è già, ma anzi di prenderlo, valorizzarlo e portare rapidamente alla conclusione tutto ciò che è positivo.
  Bisogna accelerare, proprio sul versante delle risorse, sui criteri della loro distribuzione. Applicare i costi standard può permetterci finalmente di capire se 6,5 miliardi di euro è il tetto massimo. È un dovere morale e politico per noi svolgere questo tipo di lavoro in collaborazione coi protagonisti del trasporto pubblico locale, le regioni. Lo Stato svolge una funzione di supporto e di indirizzo. Non è pensabile interrompere questo dialogo e questo rapporto.
  Vi sono ancora – non cito regioni specifiche, ma su questo dovremo confrontarci – i problemi del ritardo da parte di alcune regioni nell'avvio dei processi di riorganizzazione dei servizi, della sopravvivenza di sacche gravissime di sprechi, di inefficienze, di bassa qualità delle scelte amministrative. Su questo, nell'ambito delle competenze assegnate dobbiamo intervenire.
  Quanto al materiale rotabile, il problema ci riguarda tutti. L'immagine, a qualunque regione si riferisca, (tra l'altro si riferisce nello specifico proprio alla mia), della studentessa pendolare che deve aprire l'ombrello per andare all'università, ci dice quanto il problema sia grave ed urgente. Come possiamo intervenire su questo ?
  Un altro aspetto che non riguarda solo il mio ministero, ma che assume grande importanza in questo momento, dati i problemi legati all'occupazione, è quello del rinnovo del contratto nazionale, fermo dal 2007. È necessario affrontarlo rapidamente col Ministero del lavoro e con tutti i soggetti interessati.
  Sempre in questo ambito, la sfida potrebbe essere di ripensare un po’ a tutta l'offerta del trasporto pubblico locale. Per esempio, era già stata sperimentata un'ulteriore proposta – e ho chiesto adesso, anche in accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, un approfondimento – nel trasporto pubblico locale: stando attenti ai costi, bisogna incentivare e premiare il più possibile – anche nella ridistribuzione, all'occorrenza, di una parte del fondo perequativo – quelle amministrazioni o quei soggetti che promuovono l'utilizzo del loro trasporto, che hanno migliori performance. Bisogna essere consapevoli che, in relazione ai criteri di distribuzione, una cosa è parlare del trasporto pubblico locale per un piccolo comune o in uno di 15.000 o di 10.000 abitanti, un'altra, completamente diversa, in un'area urbana, in una grande concentrazione di area metropolitana, dove il ferro, la gomma si integrano. Quindi ripartire le risorse in modo ottimale è un compito non facile e non uniforme.
  Un'altra delle ipotesi che dobbiamo verificare è l'uso della leva fiscale per premiare e aiutare cittadini e famiglie. C'era stata, ad esempio, una prima sperimentazione per la quale si poteva defiscalizzare e portare a detrazione l'abbonamento. Sono tutte iniziative che, a mio Pag. 9avviso, non devono limitarsi ad annunci. Se le avviamo in tempi rapidi – il Governo confrontandosi con le regioni e con i soggetti in causa, il Parlamento svolgendo quest'indagine conoscitiva – può seguirne un momento di sintesi tra noi per verificare che tipo di azioni devono essere messe in campo. Mi sono soffermato un po’ più a lungo su questo tema perché ritengo che questo sia uno dei temi prioritari che va affrontato non tra sei anni, ma nei prossimi mesi.
  Un altro tema emergente è quello della sicurezza nei trasporti e in tutti i settori. È un'altra priorità che vogliamo darci: parliamo di sicurezza del trasporto stradale, marittimo, ferroviario e aereo.
  Per affrontarlo, abbiamo la necessità di risorse. Possiamo risolverlo senza nuove risorse, ma distribuendo quelle già disponibili. Credo che non possiamo chiederne altre o, se dobbiamo, questo si deve deliberare puntando al rapporto che avremo con l'Europa, ossia sulla forza politica e negoziale che l'Italia saprà mettere in campo in Europa. La fine della procedura di infrazione, per esempio, per il settore infrastrutture e con molta probabilità, potrebbe liberare nuove risorse.
  Vorrei chiarire un punto che esprimo con molta forza. Non possiamo permetterci – una volta conclusa la procedura di infrazione – di continuare a sprecare risorse, ad aumentare la spesa pubblica. Dobbiamo diminuire gli sprechi e la spesa pubblica inefficiente e, al contrario, incentivare quella spesa pubblica che fa investimenti. Le infrastrutture ci rinviano alla famosa golden rule, un tema fondamentale.
  Investiamo adesso 33,5 miliardi di euro in infrastrutture per le reti TEN-T, quindi reti europee, ora definite core network: abbiamo svolto un buon lavoro tra tutti i ministeri, compreso quello per gli affari europei, quello dell'economia e delle finanze, e il nostro che è stato da guida su questo. Abbiamo presentato e presenteremo all'Europa proprio il dettaglio di questi investimenti, che devono essere contabilizzati, ma non possono far parte del Patto di Maastricht, come non lo sono per la Germania né per la Francia. È chiaro che questo libererà risorse. A cosa vanno destinate ? Questo è il ragionamento che cercheremo, in queste prime tre o quattro settimane, di portare avanti.
  Bisogna innalzare il livello di sicurezza in tutte le modalità di trasporto e assicurare un'adeguata dotazione finanziaria. La mia opinione è che, se pensiamo che il tema della sicurezza possa essere affidato soltanto a nuove regole, a nuove sanzioni, a nuovi vincoli e così via, forse non siamo sulla strada giusta. Noi abbiamo il dovere morale di controllare, ma la prima grande azione è il miglioramento della sicurezza delle infrastrutture in tutti i settori, unito ad ogni attività educativa e culturale. Se ci impegnamo solo sull'aspetto regolativo, normativo, legislativo, ci saremo messi a posto la coscienza, ma, a mio avviso, il problema non sarà stato risolto.
  Ne parlerò anche in seguito, ma anticipo qui che dal 2001 c’è stata una grande iniziativa che, per quanto riguarda la sicurezza stradale, ha avuto un'efficacia enorme. Badate che si tratta di una norma amministrativa non penale, e mi riferisco alla patente a punti. Ha avuto un effetto eccezionale. La mortalità è scesa in dieci anni del 42 per cento; dal 2011 al 2012 c’è stata un'ulteriore flessione.
  I costi sociali che ancora oggi abbiamo, risorse che la comunità mette a disposizione, sono 28,5 miliardi di euro; e non si può non tener conto del dramma umano che l'incidentalità provoca. Tra l'altro, dai dati emerge che esistono settori in cui l'incidentalità e la mortalità sono più alte; si tratta delle fasce più deboli, come pedoni, ciclisti e motociclisti. Questo ci consente di individuare i settori in cui intervenire.
  La prima azione che vogliamo portare avanti è di intervenire sulla qualità delle infrastrutture. Su questo, siamo diventati una buona pratica anche per l'Europa essendo stati i primi a dire che investire in infrastrutture diminuisce di un 10-15 per cento l'incidentalità e aumenta la sicurezza. Parlo, ovviamente, della sicurezza stradale. Ho parlato di cultura, di difesa degli utenti più deboli. Come dicevo il 51 Pag. 10per cento delle vittime è costituita da pedoni, ciclisti e veicoli a 2 ruote, purtroppo una percentuale altissima.
  Vi è, inoltre, il tema che avete già esaminato della riforma del codice della strada. La precedente legislatura aveva svolto un ottimo lavoro. Credo che dobbiamo metterci d'accordo anche qui: agisce il Parlamento o il Governo ? Agiamo insieme e vediamo qual è la strada più rapida. C'era l'idea di una delega al Governo per una riorganizzazione complessiva del codice della strada.
  Pensate, a proposito di semplificazione e sburocratizzazione – nella mia vita, ho seguìto più le infrastrutture, meno i trasporti, anche se al termine della scorsa legislatura ero in Commissione trasporti – che dal 1992 ci sono stati 70 interventi legislativi in questo settore; gli articoli del codice della strada sono 240; nel regolamento di esecuzione sono 408. A proposito di educazione, di formazione della cultura e anche di orientamento in questa selva, è evidente che c’è una necessità urgente. Lavoriamo insieme su questo, decidiamo col presidente e con la Commissione come agire su questo tema, e rapidamente andiamo a esercitare, con criteri precisi che il Parlamento ci fornirà, una delega al Governo non per promuovere nuove norme, ma per il riordino, la semplificazione e la sburocratizzazione di quelle esistenti.
  Quanto alla sicurezza del mare, purtroppo questa nuova legislatura è stata segnata da una dramma enorme. Mi riferisco a quanto è accaduto nel porto di Genova. Confermo a questa Commissione quanto già detto in Aula subito dopo l'incidente: sono in corso un'indagine penale e una amministrativa. Appena saranno pronti i risultati della parte di indagine spettante al ministero, sarebbe utile venire davanti alle Commissioni riunite e presentarli.
  Anche in questo settore sono tante le questioni su cui intervenire. Sicuramente l'aggiornamento del Progetto Galileo ed il completamento del VTS, uno strumento importantissimo per la sicurezza dei nostri mari e dei nostri porti, e poi il sistema telematico centrale per la nautica, l'informatizzazione, su cui possiamo procedere.
  Mi permetto solo di sottolineare l'insediamento previsto per domani del nuovo Comandante Generale delle capitanerie di porto proprio per il contributo che questo corpo ha dato e che continua a dare alla sicurezza dei mari e dei porti. Complessivamente di 9 persone decedute, 6 sono i militari che hanno perso la vita nello svolgimento della loro funzione. Credo che il ruolo delle capitanerie di porto debba essere ribadito come centrale in questo settore, ovviamente in stretto contatto e dipendenza dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Troverete – non le cito perché il tempo sta davvero passando e dovrò solo enunciare dei titoli – anche dati sulle capitanerie di porto e sul lavoro che hanno svolto.
  Quanto alla sicurezza ferroviaria, nel 2012 è stata istituita l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie. Ha un ruolo fondamentale, come insegna il tragico evento occorso a Viareggio. Ci sono altri punti che voglio affrontare, come la sicurezza del trasporto aereo, e le compentenze dell'ENAC, su cui troverete un paragrafo nella relazione che depositerò.
  Riassumendo, dobbiamo affrontare i seguenti temi: nodi, cantierizzazione di tutte le emergenze, trasporto pubblico locale, sicurezza in tutto il settore trasportistico.
  Vengo, adesso, alla politica dei trasporti come prospettiva di più ampio respiro in termini di politica sostenibile. Gli indirizzi di fondo sono: manutenzione e messa in sicurezza delle nostre reti; rivisitazione della nostra offerta infrastrutturale complessiva; reti/nodi; riequilibrio modale; innovazione e adeguamento tecnologico. Anche qui il Parlamento ha fatto molto nella precedente legislatura.
  Partiamo dal primo tema: portualità e logistica. Vedo che sono presenti i firmatari di alcune proposte di legge. Diventa assolutamente fondamentale una riforma del sistema portuale e anche – nella scorsa legislatura c'era un'iniziativa della Camera poi trasmessa al Senato – del sistema interportuale, che dialogano tra di Pag. 11loro e che devono continuare a farlo. Credo che dobbiamo assolutamente lavorare, ma mi limiterò a elencarvi altri punti in maniera molto veloce.
  Quello dei porti è un settore strategico per il nostro Paese. A proposito di contributo per la crescita, l'85 per cento dell'attività import-export passa attraverso i nostri porti. Tema fondamentale è, dunque, l'autonomia finanziaria delle Autorità portuali. Se ne discute da molto tempo e, benché ci siano delle resistenze in diversi ministeri, credo comunque che dobbiamo avere la capacità e l'intelligenza di lavorare perché questo accada.
  Ne ho parlato col presidente e possiamo anche individuare due strade: una riforma più generale del sistema portuale e un'indicazione, in un eventuale decreto d'urgenza complessivo che ponga in gioco il tema della crescita, del fare, del rimettere in moto alcune risorse, di due o tre punti, eventualmente segnalati anche dalla vostra Commissione al Governo che, senza nulla togliere alla riforma complessiva, possano essere anticipati in quanto più urgenti. Qui ritornano i concetti di liberalizzazione e sburocratizzazione, temi di cui ho già parlato.
  Quanto alla nautica da diporto, siamo in presenza di un disastro. Il dato che mi ha impressionato, a questo proposito, è che nel 2008 era di 6,2 miliardi di euro il fatturato di questo comparto, dava lavoro a 150.000 famiglie ed era uno dei comparti di eccellenza del Paese, non solo per l’import e l’export. Attualmente è uno dei settori più drammaticamente in crisi.
  Il mio impegno, speriamo anche con azioni normative rapide, è di ridare respiro a questo settore. Si deve procedere innanzitutto con lo snellimento burocratico, le semplificazioni amministrative. Vi sono, inoltre, pur dovendosi comunque confrontare con le risorse a disposizione, le agevolazioni fiscali, che a mio avviso possono essere applicate in questo settore.
  Vengo al settore ferroviario, a proposito del quale mi limito a un accenno al tema della liberalizzazione. Un tema attualissimo, che è ormai su tutti i giornali. Sono convinto che mi rivolgerete delle domande, quindi non anticipo nulla. È evidente che la liberalizzazione nel settore trasporti e le liberalizzazioni già in essere attuate nel settore dell'alta velocità pongono una questione urgentissima: non si può procedere con le liberalizzazioni in assenza di un soggetto regolatore, che deve essere terzo.
  Diversamente, ritengo che le liberalizzazioni nel nostro Paese non possano avvenire. L'insediamento immediato dell'Autorità dei trasporti è una priorità. Sapete che esiste già una legge, e sono previste normativamente le funzioni dell'Autorità: si tratta solo di presentare un terna – non sorridete – alle Commissioni competenti che, come sapete, devono confermarla con la maggioranza dei due terzi, trattandosi di un'autorità terza.
  La legge attualmente in vigore – mi sembra che fosse il decreto-legge cosiddetto «salva Italia» – prevedeva anche un altro tema di cui dovremo discutere, il cui sviluppo era affidato all'autorità dei trasporti, ossia la separazione tra reti e gestione dei servizi ferroviari. Sono tutti temi che, naturalmente, troverete sviluppati nella relazione, come la liberalizzazione del trasporto merci.
  Vengo al trasporto stradale e all'intermodalità. Anche per quest'ultima sono state presentate proposte di legge e quello dell'autotrasporto è uno dei settori prioritari. Ho già incontrato tutti i soggetti rappresentativi. Conoscete le varie problematiche comprese quelle dei costi minimi, all'occorrenza, dopo potrò rispondere a vostre eventuali domande.
  Quanto al trasporto aereo, ho già fatto cenno al piano degli aeroporti, mi limito a ricordare come si intenda proseguire, riprendendo quanto è stato fatto e confrontandoci immediatamente con le regioni, che sono già state convocate. Si tratta di temi che conoscete benissimo: da quando sono Ministro, da quattro settimane, mi sono potuto rendere conto da vicino delle caratteristiche e del numero dei singoli aeroporti presenti sul nostro territorio. È necessaria una razionalizzazione di questo sistema, che altrimenti non vive.
  Un ulteriore aspetto è dato dalla circostanza che la vocazione del trasporto Pag. 12aereo cambia nel nostro Paese per la presenza dell'alta velocità e delle reti di infrastrutturazione. Quello che prima era un collegamento necessario, Milano-Roma, nel senso che era uno dei più redditizi per il trasporto aereo, subisce una tale competitività da parte dell'alta velocità che ci obbliga a capire quali collegamenti e funzioni valorizzare. Dobbiamo inoltre capire quali aeroporti hanno vocazione verso l'internazionalizzazione o verso il collegamento territoriale e su questo troverete un capitolo ad hoc. Anche in questo caso, so che la Commissione ha posto il tema della continuità territoriale.
  È evidente che il trasporto aereo può intervenire laddove le reti non esistono, non sono ancora arrivate. Dobbiamo ragionare in questo senso. C’è il problema o l'opportunità, che dobbiamo monitorare, della nostra compagnia di bandiera, che rappresenta una risorsa importante per il sistema Paese. Dobbiamo avere il coraggio di affrontarlo, ciascuno per la sua competenza. È ormai privatizzata, quindi bisogna tener conto del ruolo dei privati, ma anche il Ministero può svolgere un ruolo strategico.
  Va, in ogni caso, affrontato il tema fondamentale del comparto aereo e delle compagnie, al di là della presentazione – che vi confermo – di un emendamento da parte del Governo per la proroga del fondo di solidarietà per il trasporto aereo, essenziale per i lavoratori dell'Alitalia.
  Vi sono, inoltre, da affrontare i due temi importanti dei diritti di quinta libertà e dell'asimmetria competitiva presente nel nostro Paese tra compagnie aeree low cost e tradizionali. Il vantaggio per i cittadini è eccezionale, ma anche in questo caso dobbiamo comportarci come negli altri Paesi. Se concorrenza deve esserci, deve essere uguale, non si può pensare che qualche soggetto sia sovvenzionato e qualche altro non lo sia. Le regole devono valere per tutti, chiunque sia, non prendo le parti di uno o dell'altro.
  La continuità territoriale è presentata, nella relazione, come un punto importante come gli altri, non un accessorio. Il tema del collegamento di alcune parti di questo territorio è, infatti, incluso nella competenza del mio Ministero. Mi riferisco alle isole, ma anche ad altre parti del territorio che non sono servite adeguatamente: questo tema ricade nell'ambito del principio fondamentale del servizio pubblico universale.
  So che discuteremo, ma immagino in altre occasioni, dei rapporti concedente/concessionario, delle concessioni autostradali e delle concessioni ferroviarie, delle concessioni complessivamente, inclusi gli aeroporti.
  Per quanto riguarda le concessioni autostradali, il tema è caldo e dobbiamo muoverci secondo diverse direttrici. Una di queste è la certezza del diritto. Viviamo in un Paese che troppo spesso non ha dato certezza di diritto. Gli investimenti non arrivano perché il nostro è un Paese in cui si cambiano le regole e le si rendono retroattive. Chi pensa di godere di un diritto, quindi, se ne vede privato e questo, a mio avviso, è sbagliato. Possiamo cambiare, abbiamo tutta la legittimità come Parlamento per farlo, ma da oggi in poi, non da ieri, perché non è ammissibile.
  Quanto alla severità e la serietà dei controlli sugli impegni assunti dai concessionari, ho chiesto ai miei uffici – e sarà disponibile dalla prossima settimana – di avere un quadro riassuntivo di tutti gli impegni presi dalle concessionarie autostradali in termini di investimento, di risorse e così via. Ciò ci consentirà di monitorare, anche con la Commissione, lo stato di avanzamento di questi impegni, le ragioni per cui si sono attuati o meno e cosa manca.
  È, inoltre, imprescindibile la gestione delle scadenze nella più stretta osservanza del diritto comunitario. Troverete in allegato anche un timing delle azioni che si possono mettere in campo. Avrei voluto essere molto più breve e vi chiedo scusa, ma resto a disposizione, nei 45 minuti che restano, per ascoltare le vostre prime domande. Prendo, altresì, l'impegno che, una volta che avrete letto nel dettaglio questa relazione e, eventualmente, anche quella consegnata alla Commissione VIII, ci si ritrovi, se il presidente è d'accordo Pag. 13per ascoltare le vostre domande e fornirvi le risposte o tutto il materiale necessari. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il signor Ministro. Prima di iniziare, assicurando a ciascun gruppo il diritto a un primo giro di interventi, vorrei ringraziarla al di fuori di ogni formalità, innanzitutto per la ricognizione ampia a organica di tematiche su una materia complessa, strategica anche per la ridefinizione di un quadro di diritti, ma soprattutto per quell'obiettivo che ci accomuna al Governo di tentare di far ripartire la crescita.
  Devo, inoltre, aggiungere che, essendo da qualche anno in questa Commissione, precisamente otto, ho visto succedersi quattro o cinque ministri e voglio sottolineare non solo il rigore metodologico, ma anche lo sforzo di andare al cuore dei problemi che sono stati al centro dell'attività di questa Commissione e lo saranno con un'autonomia della stessa, confermando la correttezza nei rapporti istituzionali, che io ritengo sacra.
  Passo a una prima riflessione. La ringrazio per il colloquio che abbiamo avuto prima dell'audizione. Come Commissione, stiamo operando da qualche settimana, abbiamo deciso alcune cose e, ripeto, l'apprezzamento metodologico e la coerenza con la quale ha colto al volo quanto vorremmo fare le fa onore ed è un buon biglietto da visita del Governo in questo consesso.
  Naturalmente, i colleghi avranno non solo ascoltato, ma da qualche istante possono anche constatare l'ampiezza, guardando al volume della relazione, dei temi che dovremo affrontare. Il Ministro ha ragione quando afferma che a questo dobbiamo aggiungere il corposo materiale che è stato diffuso alla Commissione VIII. Non esiste una separazione netta, ma un'integrazione delle competenze. Così come abbiamo alcune volte l'esigenza di intervenire sulle questioni nettamente di competenza di quella Commissione, lo stesso accade a loro. L'aver tenuto insieme trasporti e lavori pubblici, dicasteri di Porta Pia, ed essendosi quel dicastero liberato delle attività produttive, degli altri dicasteri, rende anche il nostro lavoro un po’ più produttivo ed efficiente.
  Ho apprezzato molto il riconoscimento dell'iniziativa legislativa di questa Commissione, un possibile lavoro, che verificheremo, di convergenza tra ministero e Commissione. Avevamo già deciso di svolgere un'indagine conoscitiva sul trasporto pubblico locale, uno dei problemi centrali, come ha ricordato, il riconoscimento di un diritto universale, un fattore di crescita e sviluppo. Serve anche una nuova nozione della materia ambientale, del modo di fare le leggi, ma anche del modo di amministrare, nel rapporto tra Stato centrale e insieme dei sistemi locali.
  Abbiamo deciso in Commissione di svolgere un'indagine conoscitiva che mi auguro sarà conclusa entro la metà di settembre perché, appunto, vogliamo intervenire per disboscare iniziative legislative contorte, per analizzare i decreti attuativi su misure già prese e per tentare davvero di rimettere al centro questo tema.
  Non voglio rubare altro tempo. Molti membri di questa Commissione sono nuovi. Sarebbe illusorio pensare che produrremo un contributo all'altezza della complessità delle materie trattate in 45 minuti, quindi procediamo con un primo giro. In seguito, leggeremo la relazione, andremo avanti con il nostro lavoro e credo che quanto prima – lei ha dato la disponibilità, io lo propongo ai colleghi – sarebbe corretto tornare in questa sede per continuare la discussione e trovare alcuni punti di sintesi.
  Non l'abbiamo anticipata. In due o tre settimane, ad esempio, non abbiamo deciso solo l'indagine conoscitiva sul trasporto pubblico locale. C’è il tema enorme, cui anche lei ha accennato, della sicurezza, anche quella stradale – a proposito della quale credo sarebbe bene intervenire, al di là della durata di questo Governo, di questa legislatura – attraverso la delega al Governo contenuta nella proposta di legge che abbiamo presentato, e che spero tutti i colleghi, non solo qualche membro della Pag. 14Commissione, vogliano sottoscrivere, che può costituire il banco di prova di un possibile lavoro di collaborazione.
  Vengo all'ultima questione della vicenda della sicurezza dei porti, si veda il caso Genova: vogliamo rivisitare la legge n. 84 del 1994, ma credo sia urgente da parte del Governo mandare alcuni segnali, utilizzando gli strumenti a sua disposizione. Grazie.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SANDRO BIASOTTI. Signor Ministro, auguri. Ne ha bisogno. Ne abbiamo bisogno. L'Italia ne ha bisogno.
  Io ho vissuto tutta la mia vita nel settore della logistica e credo che sia, come ho già detto in questa sede, strategico per la ripresa economica del nostro Paese. Non potremo puntare sul manifatturiero, se non in modo residuale, né su altri settori, ma certamente dobbiamo puntare sulla logistica. Chiaramente, avremo modo di puntualizzare, ma lei ha fatto riferimento a una strategia che io condivido nel metodo e nel concetto: dobbiamo puntare soprattutto, indipendentemente dalla durata del Governo, che comunque pensiamo potrebbe non essere lunghissima – ci auguriamo che lo sia – alla strategia, che è quella di sviluppare la logistica.
  Lei ha detto che l'85 per cento delle merci passa nei porti, ma sa, ed è competente, che noi lavoriamo forse al 15-20 per cento della potenzialità dei nostri porti. Per una fortuna logistica, l'Italia è all'uscita del Canale di Suez, dove passano tutte le merci che provengono dall'estremo oriente ed è addirittura al centro del famoso pendulum, cioè i traffici vanno da est a ovest e l'Italia è al centro: le navi non si fermano in Italia, vanno nel nord Europa. Abbiamo, così, una possibilità di sviluppo enorme, ma non funziona qualcosa e i tappi sono i porti, la burocrazia, la dogana, il mancato investimento nelle infrastrutture stradali, l'alta velocità, l'alta capacità. È questa, a mio giudizio, che lei deve porre come priorità assoluta.
  Ha già parlato lei, non ne parlerò io, della legge n. 84 del 1994. L'autonomia finanziaria è determinante e non può essere sufficiente l'1 per cento con un blocco di 70 milioni. Potremmo concedere l'autonomia finanziaria per permettere ai porti di investire. Riporto l'esempio di Genova: se avessimo l'autonomia finanziaria al 4-5 per cento, come sarebbe giusto, potremmo realizzare la diga foranea da un'altra parte.
  Mi permetterei anche di suggerire, come mi pare abbia già indicato, di verificare in che modo possiamo aiutare i cittadini, assolutamente scontenti di tutti servizi che rientrano nella nostra competenza, del trasporto pubblico locale, del trasporto aereo, del trasporto dei traghetti che vanno in Sardegna, delle autostrade, delle strade. Visto che non possiamo risolvere tutti i problemi, mandiamo almeno dei segnali.
  Lei si è soffermato molto sul trasporto pubblico locale, ma qui bisogna fare una rivoluzione. Le riporto alcuni esempi, che però valgono in tutta Italia. Mi risulta che Genova abbia 43 marche di autobus diverse. Pensate a magazzini, pneumatici. Per tutti questi autobus, le manutenzioni sono fatte da personale pubblico in officine pubbliche: è un sistema impossibile, perché non c’è un trasportatore al mondo che faccia più officina.
  Capisco che la materia sia di competenza delle regioni, ma è necessaria una regia statale per far sì che si cambi strategia, modalità. Lei non privatizzerà nulla perché sono aziende sfatte, al collasso, gestite male da decenni, con troppo personale, in caso di gara pubblica, chiaramente non si presenta nessuno.
  Genova è stata contrassegnata dall'esperienza di un francese fortissimo, che ha provato a stare per sei anni nell'azienda pubblica genovese, l'AMT, e alla fine è andato via, si è ripreso i 20 milioni di euro: si è portato via qualcosa di interessante, ma non ha prodotto nulla. Privatizzare, allora, è bello in teoria, ma in pratica è impossibile. Cambiamo le regole.
  Possiamo dare una mano anche con le autostrade. Lei ha detto bene parlando Pag. 15delle concessioni. I concessionari non hanno mai rispettato i contratti, non effettuano la manutenzione. Personalmente, vivo in Liguria, dove le gallerie sono buie – lasciamo perdere che siano a due corsie perché non possiamo farci nulla – mentre in Francia sono illuminate. Cominciamo con piccole cose, come l'illuminazione. Obblighi le concessionarie a illuminarle, come succede in Francia. Sarebbe un segnale, un ricordo, una percezione che il Governo, lo Stato fanno qualcosa.
  Pensiamo alle multe. Siamo in un momento di recessione: intervenga per far sì – non so come, ma io ho un'idea: – che i comuni non debbano avere in un anno più multe rispetto agli anni precedenti. Si finanziano con le multe: chi prende una multa da 50 euro non dà da mangiare ai figli, ma gli serve l'automobile perché il trasporto pubblico non funziona. Trovi anche in questo caso una modalità per intervenire a breve.
  Tralascio tutto il resto perché non c’è tempo, ma ho una richiesta. Lei ha parlato di Genova e io la ringrazio di cuore. Abbiamo vissuto insieme questa tragedia. È notizia di oggi che Renzo Piano si è dimostrato interessato a costruire la torre dei piloti. Lo fa gratuitamente, non ha bisogno di compensi. Vorrei da lei, avendo già dimostrato sensibilità e anche la voglia di dare una mano per ricostruirla, in quanto simbolo – costa poco – che oggi ci desse questa possibilità di utilizzare la disponibilità offerta da Renzo Piano per l'immagine, ma anche di accedere a risorse per realizzarla nei prossimi mesi. Grazie.

  MARIO TULLO. Ringrazio il Ministro, che ci ha lasciato un documento che avremo modo di approfondire.
  Oltre ad augurarle buon lavoro, credo che sia giusto anche un approccio molto concreto, come il suo, ma anche di carattere generale in una situazione particolare. Abbiamo dato vita a questo Governo e credo che l'approccio di ognuno di noi non debba essere quello degli ultimi quindici anni e che non ci servirebbe assolutamente a nulla. Dovremmo cercare di capire come, se vogliamo che questo sia un Governo della crescita, alcuni punti strategici fondamentali siano valorizzati. Su questo, trasporti, logistica e infrastrutture rappresentano un gap negativo che paghiamo da troppo tempo. Il nostro gruppo possiede capacità e professionalità che mettiamo a disposizione della Commissione, ma anche del Governo e del Ministro.
  In alcuni passaggi ha parlato, giustamente, di rapporto pubblico/privato, di defiscalizzazione, ma soprattutto, appunto, di liberalizzazioni: sono parole che ideologicamente non ci spaventano. Se ho capito bene, altrimenti mi correggerà – risparmio tempo sulla parte del mare perché sembra una nostra relazione del 6 febbraio, per cui condividiamo tutto – lei si è riferito a risorse che oggi non sono state utilizzate per opere che si potrebbero riconsiderare e, in qualche misura, anche di una nuova ipotetica legge obiettivo. Non chiamiamola così perché il giudizio, sempre laicamente, è stato quello che si sarebbe pensato a una legge obiettivo per fare più in fretta, risparmiare, e il risultato, purtroppo, per volontà di nessuno, o di tutti, non è stato quello.
  Credo, quindi, che sia bene che stabiliamo con certezza, benché siamo consapevoli che le risorse non siano tantissime, le priorità, le condizioni per una legge che le sostenga con regole di grande trasparenza e stabilendo che sulle grandi opere infrastrutturali, i corridoi europei – per noi non esiste l'opzione zero – ci siano tutte le condizioni necessarie, osservatori tecnici e quanto serve, che ne facilitino l'accelerazione.
  Sul trasporto pubblico locale condividiamo tutto. È stato già detto anche dell'indagine conoscitiva che cercheremo di mettere in campo rapidamente al fine di avere maggiori strumenti per agire. C’è il tema del contratto di servizio con la società Ferrovie dello Stato Italiane che, a mio avviso, anche dagli ultimi dati, sta operando bene in alcuni settori, come l'alta velocità, però alla fin fine per pendolari e cargo c’è sofferenza. Bisogna capire, Pag. 16data la loro quantità, se c’è un problema anche di ridistribuzione all'interno di quelle risorse.
  C’è il tema, su tutto, dell'autorità indipendente di regolazione. Sappiamo come ci siamo incagliati: bisogna ripartire con grandi professionalità che garantiscano quella terzietà che serve per quell'opera di monitoraggio.
  Ha già detto lei su Tirrenia e Alitalia. Sono emergenze che bisognerà cercare di seguire.
  Per quanto riguarda la questione della portualità, non serve nessun nuovo piano della logistica, glielo dico francamente: evitiamo di spendere soldi e risorse, anche se poche, per professori che sono sempre gli stessi, che ci forniscono gli stessi numeri e gli stessi dati. Abbiamo incardinato in questa Commissione la proposta di legge sugli interporti, come sa; nell'altro ramo del Parlamento, in teoria, si potrebbe partire con la riforma della legge sui porti.
  Credo che sarebbe utile che il Governo ci proponesse un decreto con alcune, poche, misure. Come ha già ricordato, gli investimenti che nel passato il Paese ha fatto sul mare hanno avuto dei ritorni. Mi allontano un attimo dalla portualità e penso al doppio registro, tutte cose che lei conosce benissimo: queste ritornano e, allora, parlare del 5 per cento dell'IVA e non solo per il porto di Genova, vuol dire anche selezionare – lo dico da genovese – premiare.
  C’è il tema del ruolo delle Autorità portuali, che in questi anni è stato un po’ compresso. C’è anche quello della sicurezza del lavoro e, soprattutto, delle ex compagnie portuali, di cui all'articolo 17 della legge 84 del 1994, di stabilizzazione di quel lavoro. C’è il tema dei servizi tecnico-nautici. Spero, anche dopo la drammatica vicenda di Genova, che il tema dello sviluppo della portualità non si riduca ai 15 minuti in più o in meno che una nave deve utilizzare. Credo che, con 5 o 6 iniziative, non di più, la situazione potrebbe migliorare molto e sarebbe comunque meglio procedere con un atto del Governo.
  Su tutto questo, c’è ovviamente il tema delle risorse. Lei troverà in noi alleati, nel senso che siamo convinti che ci siano le potenzialità. Per le autostrade, ci ha informati che state preparando un lavoro. Il Governo Monti ha fatto alcune cose, in questo quadro, per stringere un po’ sulle concessioni: bisogna che con alcuni che ne hanno da trent'anni stavolta si vada giù un po’ più duri.
  Quanto alla nautica, lei stesso ha riconosciuto che è un settore drammatico. Lei e il Governo avete la grande opportunità rappresentata dal Salone nautico di Genova, che quest'anno si svolgerà in 5 giorni anziché 10. È un problema che si conosce, quindi credo che, da questo punto di vista, alcune norme possano essere attuate e risultare di grande aiuto. Anch'io la ringrazio per la vicinanza che ha dimostrato in occasione della tragedia al porto di Genova.

  NICOLA BIANCHI. Il programma elettorale del Movimento 5 Stelle riguardo ai trasporti è molto chiaro e definito. Il Paese, a nostro avviso, ha bisogno di una pianificazione per un nuovo concetto di mobilità. Per noi, la mobilità non si differenzia tra trasporto di merci e trasporto di persone per quanto riguarda l'organizzazione dello stesso. Siamo profondamente convinti, infatti, che un unico sistema di gestione dati possa realmente garantire un risparmio di almeno 1,5 miliardi di euro di costi esterni e garantire lo sviluppo del mercato, ma anche del servizio pubblico del trasporto passeggeri.
  È importante ammodernare l'esistente perché non servono nuove grandi opere con nuove strutture. L'Italia è piena di strutture, ma vuote di organizzazione. Essa grava sulle aziende dell'autotrasporto, del trasporto ferroviario e intermodale, fornendo pochissimi strumenti di dialogo, mentre sarebbe opportuno che lo Stato si impegnasse a fornire un unico standard di comunicazione.
  Signor Ministro, cito testualmente quanto da lei riportato in audizione presso l'VIII Commissione, come anche qui ha fatto. Non esiste nessun percorso, se non Pag. 17come metodo: quello dell'ascolto del dialogo. A tal proposito, le chiedo perché per l'alta velocità non vengano ascoltate la popolazione locale e le diverse forze politiche, come il Movimento 5 Stelle e SEL, che rappresentano in Parlamento oltre un terzo dei cittadini e che sono fortemente contrarie a tale struttura.
  Per l’Authority dei trasporti, auspichiamo che i nomi non siano fatti sulla base di un'espressione partitocratica, ma, al contrario, siano frutto di un'accurata e attenta ricerca in merito alle competenze. Auspichiamo figure di altissimo profilo, e di conseguenza – dirò un'ovvietà – che abbiano il casellario giudiziario immacolato e, naturalmente, delegate dal settore.
  Proprio su queste basi, signor Ministro, abbiamo identificato dei nomi, ovviamente non vicini al Movimento 5 Stelle, ma espressione, appunto, di altissima professionalità riconosciuta nel settore, che ci impegneremo a suggerire qualora lei volesse nei prossimi giorni.
  Vogliamo anche chiederle come intende gestire il complicato caso Alitalia. Personalmente, ho presentato anche un'interrogazione in merito all'azione di responsabilità nei confronti degli ex dirigenti, che, appunto, sarebbe a prossima prescrizione, se non ricordo male tra tre mesi.
  Come intende gestire, inoltre, il così delicato tema della continuità territoriale e come si intendono recuperare i fondi che nella sanzione della Corte dell'Unione europea del 21 marzo 2013 sono definiti aiuti di Stato a favore del settore della navigazione in Sardegna ?
  Lo Stato deve rivolgere la sua attenzione al miglioramento della logistica in città, alla logistica del trasporto merci e all'ammodernamento delle infrastrutture affinché possa essere garantito uno spostamento economico ed ecologico delle merci. È importante sviluppare la logistica di città perché ben il 55,4 per cento dello spostamento merci su gomma avviene entro i 50 chilometri, mentre sarebbe opportuno spostare su ferro il trasporto su gomma che va oltre i 350 chilometri. Sviluppare il chilometro zero significa, quindi, avere meno merci che devono percorrere lunghe distanze, e dunque meno investimenti per lo Stato e meno consumo di territorio, che evidentemente può essere, appunto, evitato.
  Il trasporto pubblico locale è un punto fondamentale che anche lei ha evidenziato. Il Governo, ma in primis la Commissione trasporti, dovrà studiare una proposta di legge per vincolare le risorse economiche a esso destinate. Nonostante la gestione del trasporto pubblico locale sia di competenza regionale in virtù del Titolo V della Costituzione, nulla obbliga le regioni a vincolare i finanziamenti ricevute per questo settore, quindi questa una è una gravissima criticità.
  Soltanto con buone riforme che recepiscono la volontà popolare espressa dal referendum del 2011 sui servizi pubblici locali sarà possibile consentire lo sviluppo dei trasporti locali garantendo un servizio ottimale ai cittadini e premiando quelle amministrazioni locali che vorrebbero gestire con aziende speciali il servizio.
  La mobilità delle persone non può prescindere da uno studio logistico accurato e puntuale. A oggi, disponiamo di numerosissimi servizi, metropolitane, autobus, filobus, tram, taxi, car sharing, bike sharing, che devono essere tutti per forza di cose integrati e non gestiti in funzione della loro rilevanza economica in quanto verrebbe meno la loro funzione di servizio pubblico. Per renderli economicamente e socialmente vantaggiosi, occorre lavorare a livello culturale affinché il cittadino sia spinto a utilizzarli.
  Concludo dicendo, comunque, che dobbiamo ricordare che tutti i cittadini hanno diritto alla mobilità. È necessario, quindi, eliminare una volta per tutte le barriere architettoniche per i disabili. I fondi, signor Ministro, per la realizzazione di tutto ciò esistono, ma attualmente la politica vuole impegnarli in grandi opere a nostro avviso inutili. A che serve a far viaggiare un carciofo a 500 chilometri orari su una linea ad alta velocità quando si ha la possibilità, a meno di 50 chilometri e con un sistema intelligente di trasporto, che sia Pag. 18consegnato comodamente a casa da un fattorino in bicicletta ? Si tratta, evidentemente, di una provocazione.
  Occorre cambiare lo sguardo d'insieme per cambiare i trasporti. Ricordiamoci, colleghi e Ministro, che le scelte che facciamo oggi in termini di razionalizzazione dei trasporti e di mobilità consegneranno un Paese migliore ai nostri figli.

  STEFANO QUARANTA. Desidero ringraziarla, Ministro, perché, in un tempo pur breve, ci ha riportato le priorità di quella che sarà la sua azione, ma vorrei iniziare con una considerazione.
  Io credo che abbiamo bisogno, come lei ricordava, non di tanti interventi disorganici, ma di ragionare sul futuro del nostro Paese e individuare le priorità nei vari settori. Se faremo questo, credo che il lavoro di questa legislatura, che non sappiamo quanto durerà, tornerà utile anche nelle fasi successive. Vorrei, però, sottolineare alcuni degli aspetti che condivido del suo intervento. Credo di poter dire, infatti, che nell'individuazione delle priorità siamo in sintonia e mi fa piacere sottolinearlo.
  Credo, come lei, che sia fondamentale utilizzare le poche risorse pubbliche per attivare le risorse private disponibili,. Concordiamo sul tema delle opere a livello locale insieme alle grandi opere. Lascerò alla fine il tema delle infrastrutture. Concordiamo sul metodo dell'ascolto in un momento, tra l'altro, in cui si discute di costituzionalizzare il dibattito pubblico, per cui credo sia fondamentale anche per la discussione che stiamo facendo.
  È vero che il coraggio delle decisioni spesso è mancato nel nostro Paese, mentre adesso vanno individuate delle priorità.
  Quella del trasporto pubblico locale è una delle questioni fondamentali anche per i risvolti che ha dal punto di vista della tenuta sociale del nostro Paese. Concordiamo, inoltre, sui temi della sicurezza e della portualità ricordati alla fine.
  Come anticipavo, ho lasciato in fondo il tema delle infrastrutture. Lei ci ha spiegato, nel suo intervento, che non si tratta di costi, ma di investimenti per il Paese. Io che, come correttamente ricordava il collega del Movimento 5 Stelle, sono contrario all'alta velocità, non opero un approccio ideologico rispetto alle grandi opere. Penso che debbano essere valutate caso per caso e si debba stabilire se siano delle priorità o meno, se servano o meno al Paese. Vorrei che il mio non avere un atteggiamento ideologico rispetto al tema delle grandi opere fosse un patrimonio comune, cioè che tutti provassimo a valutare nel merito le grandi opere.
  Questa è una prima ricognizione dei temi e non entrerò troppo nello specifico di alcune questioni, ma sulla TAV, ad esempio, credo che sarebbe utile provare a ragionare insieme e convincerci del perché quest'opera è utile. I dati ci dicono che il traffico delle merci in questi ultimi anni è crollato in quella tratta. Bisogna ragionare anche sui vantaggi economici rispetto al capitale investito assolutamente ingente, rispetto al fatto che, anche dal punto di vista anticiclico, quest'intervento rischia di non essere così fruttuoso per il fatto che sono investite molte risorse, ma che i tempi di realizzazione delle grandi opere sono tali da non mettere in moto immediatamente un meccanismo anticiclico per l'economia.
  Penso, ovviamente, all'impatto ambientale, ai costi destinati a lievitare e anche al dato occupazionale, altro dei temi fondamentali. A fronte di un investimento molto consistente, non mi pare che il dato occupazionale sia conseguente. Ho elencato queste considerazioni per testimoniarle, appunto, che non si tratta di un approccio di tipo ideologico, ma che vuole entrare nel merito per capire se stiamo facendo le scelte giuste.
  Lei parlava di priorità. A mio avviso, il tema del pendolarismo del trasporto pubblico locale lo è. Del resto, l'articolo 16 della Costituzione ci ricorda come la libertà di circolazione sia uno dei diritti fondamentali, la Carta dei diritti dell'Unione europea lo riporta e vanno considerate le implicazioni di carattere sociale cui facevo riferimento in una fase di crisi come la nostra.Pag. 19
  Il tema qui è la certezza sulle risorse finanziarie. Credo che questa sia la questione fondamentale e che – si è ricordata anche la Conferenza delle regioni – i tagli al trasporto pubblico locale in questi ultimi anni siano stati ingenti.
  Lei parlava, inoltre, di coraggio delle decisioni. Lo ricordavo all'inizio riconoscendo che è una cosa sacrosanta. Lo collegherei molto al tema della portualità. Anch'io, come alcuni colleghi che mi hanno preceduto, sono genovese: alcuni dei temi che lei ha citato sono centrali, come quello dell'autonomia finanziaria delle Autorità portuali.
  Penso, però, che anche qui si ponga il tema di una regia nazionale rispetto agli investimenti in questo settore. Non credo si possa procedere con interventi spot, accontentando tutti. Fare delle scelte, infatti, significa dire dei sì e dei no, individuare le autorità portuali che meritano investimenti tali da essere un beneficio per tutto il Paese e quali, invece, non lo meritano. C’è anche il tema del numero delle Autorità portuali.
  In relazione all'autotrasporto, nel suo intervento parlava del liberalizzare i mercati e questo è un tipico settore in cui ciò servirebbe. Penso, tra altri, al tema della cancellazione dagli albi provinciali di circa 50.000 imprese in realtà prive di veicoli e il fatto che questo comporti un subappalto; agli incentivi alle aggregazioni, all'innovazione tecnologica, alle misure antidumping, in particolare rispetto ai veicoli industriali dell'est, concorrenziali con i nostri. Mi pare che abbiamo molto materiale per ragionare insieme.
  Concludo anch'io ringraziandola per la sensibilità, come le avevo già detto in Assemblea, rispetto alla questione di Genova. Attendiamo delle risposte, attendiamo verità. Se tempestivamente riferirà l'indagine del ministero, farà cosa utile e gradita.

  ROBERTA OLIARO. Buongiorno, signor Ministro. Sono genovese anch'io, e quindi mi concentro un po’ sul tema della portualità. Vorrei ringraziarla per la relazione che ha presentato e che leggerò nel dettaglio. L'ho trovata molto realistica per i punti trattati, ma ne ho apprezzato anche l'approccio e il metodo.
  Da genovese, ovviamente, mi occupo di porti. La mia competenza è legata a questo settore di attività e vorrei ricordare che l'economia del mare, se stimolata e sostenuta nel modo giusto, non è solamente una possibilità di crescita per le imprese. Vorrei ricordare a tutti che il 13,5 per cento dell'IVA incassata dall'erario proviene dagli scambi internazionali delle importazioni ed esportazioni di merci. Se, quindi, la politica dell'economia per mare è sostenuta da interventi strategici, razionali e mirati, può essere un valore aggiunto anche per il nostro Stato.
  Non voglio dilungarmi su questioni su cui avevo preso appunti perché sono state anticipate dai miei colleghi. Credo che sarebbe importante, al di là dell'essere rapidi, ragionare sull'esistente, quindi sulla legge n. 84 del 1994, che dia la possibilità alle Autorità portuali di avere un ruolo di governance, che a sua volta dia alle Autorità portuali la possibilità di lavorare in tempi più snelli.
  Penso alla norma che regola i dragaggi, all'approvazione dei piani regolatori portuali, anche in termini di sicurezza, all'articolo 17 della legge 84 del 1994. Io ritengo che la nuova legge sui porti debba essere considerata sulla base di un testo unico che veda coinvolti non solo il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, ma anche il Ministero per la pubblica amministrazione e quello delle finanze.
  Oggi nei porti italiani si perde competitività in quanto non siamo grado di garantire dei servizi efficienti alle merci, mentre sappiamo che quello temporale è un fattore determinante di competitività. Purtroppo, nei nostri porti ci sono, ad esempio, dei colli di bottiglia legati al funzionamento delle dogane.
  Vorrei ricordare a tutti che in Italia, rispetto ai Paesi europei e ai nostri competitors, vigono 17 controlli sulla merce effettuati da 17 soggetti diversi in 17 momenti diversi. Questo genera costi, non garantisce certezza nei tempi e, ovviamente, porta alla fuga dei traffici. Il 40 per Pag. 20cento delle merci destinate a importatori del nord Italia arrivano, ad esempio, tramite il porto di Rotterdam.
  Direi che, a fronte di queste considerazioni, dobbiamo porci tutti delle domande. È importante, a mio avviso, intervenire in questo senso, con un testo unico che veda coinvolti i ministeri di competenza e anche la sburocratizzazione anche per le aziende. A partire dal 2006 non c’è stato un solo intervento normativo che abbia sburocratizzato il nostro settore. Oggi c’è un codice doganale comunitario e in Italia si lavora ancora applicando i decreti regi. Credo che questo sia veramente improponibile per essere competitivi. Un altro fattore determinante sarebbero le politiche di pre-clearing adottate in tutti gli Stati membri tranne che in Italia.
  Ritengo che gli interventi siano necessari, che il settore debba essere sostenuto da politiche legate alle infrastrutture anche per mettere in sicurezza i nostri porti. Non dimentichiamo il gigantismo navale a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni e che sempre di più sarà. Le nostre infrastrutture devono essere adeguate a recepire questo tipo di navi per evitare incidenti come quello accaduto a Genova, benché non si trattasse di una grande nave.
  Se vorrà, avrò tante altre questioni da porle, eventualmente in un'altra occasione. Grazie.

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Io sono valdostano e faccio parte del gruppo delle autonomie, ma non so se, per accreditarmi, dire che ho una moglie genovese può servire. Ringrazio anch'io davvero il Ministro per la disponibilità. Ho molto apprezzato il suo intervento, in modo particolare quando ha fatto cenno al voler instaurare il metodo del dialogo e del confronto. Credo sia l'aspetto più positivo per quanto riguarda, in modo particolare, la mia regione, aspetto non presente, a onor del vero, nel Governo uscente almeno per quanto ci riguarda, senza dare in ogni caso giudizi di massima.
  Chiedo scusa se rischierò di cadere in quel localismo cui ha fatto cenno il Ministro, ma credo che non accadrà. Le arterie sono, infatti, quei vasi che devono irrorare tutto un corpo, e quindi anche le estreme periferie di questo, quali noi in Val d'Aosta siamo.
  La nostra realtà, come il Ministro sa, sotto il profilo dei trasporti ha una funzione importantissima perché, attraverso i due trafori internazionali, dà sbocco al nostro Paese, da una parte, verso la Francia, dall'altra, verso la Svizzera. Sostanzialmente, questi due trafori funzionano bene. Il problema, per quanto riguarda i trasporti nella nostra regione, non sta tanto nell'andare all'estero, quanto – mi si permetta la battuta – nel venire in Italia.
  Procedo rapidamente per flash perché ci saranno, certamente, altre occasioni per approfondire la questione ma noi abbiamo, per uscire dalla Val d'Aosta, un unico binario che ci porta fino a Torino, che dista da noi circa 110 chilometri, con un tempo di percorrenza di 2 ore e 20 minuti, una linea non elettrificata, quindi con necessità di trasbordo dei passeggeri, in quel di Ivrea o in quel di Chivasso, per raggiungere la prima parte dell'Italia dopo la Val d'Aosta.
  Su questo, signor Ministro, ho apprezzato anche il passaggio in cui diceva che bisogna dare corso alle questioni che sono solo da definire. Una di queste è proprio il trasferimento di competenze alla regione Val d'Aosta. Credo che, insieme alla Sicilia – non vorrei sbagliarmi – siamo l'unica regione a non aver ancora ricevuto il trasferimento di competenze. Il decreto legislativo risale al 2010, ma tutto l'iter applicativo di questo decreto non è mai decollato. Ecco perché parlavo della necessità di riprendere un dialogo anche politico non appena avremo definito la nuova amministrazione. Come si saprà, infatti, abbiamo votato domenica scorsa.
  Quanto alla situazione autostradale, sentivo parlare di società concessionarie che limitano un po’ gli investimenti. Non credo sia il nostro caso. Semmai, abbiamo un problema opposto: le nostre società concessionarie investono molto nelle manutenzioni, ad esempio, ma il problema è che, per far quadrare i conti, cioè per ammortizzare i piani finanziari, scatta il Pag. 21meccanismo perverso dell'aumento delle tariffe. Questo fa sì che la seconda arteria che collega la Val d'Aosta all'Italia, e cioè l'autostrada, sia il tronco autostradale più caro in assoluto d'Italia. Per percorrere 40 chilometri scarsi, infatti, di autostrada paghiamo 10 euro.
  In passato, c'era anche una via aerea per arrivare in Val d'Aosta, che era quella dell'aeroporto. Abbiamo investito anche notevoli risorse per migliorarlo, farlo diventare di categoria superiore, ma nel gennaio dello scorso anno è stato classificato non di interesse nazionale, con un'ulteriore batosta sotto questo aspetto. La regione Val d'Aosta ha, comunque, avanzato una richiesta per usufruire della continuità territoriale cui il Ministro ha fatto cenno. Spero sia presa in seria considerazione.
  Ringrazio ancora il Ministro per la disponibilità e gli rinnovo fin d'ora la richiesta di un incontro urgente, non appena la nuova amministrazione sarà insediata, con il sottoscritto, il senatore valdostano e, eventualmente, il presidente della regione e l'assessore di competenza. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Lupi per la replica.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti. La scarsità del tempo a disposizione mi impedisce di approfondire, ma prendo l'impegno, magari all'incirca tra un mese, di ritornare in modo che possiamo andare al fondo delle questioni che sono state poste.
  Ribadisco il metodo, che voi avete apprezzato, perché per me è assolutamente fondamentale. Allo stesso modo, ribadisco un concetto. Se sappiamo dove vogliamo andare, dobbiamo anche darci le priorità per arrivarci. Quindi la prima cosa da chiederci è dove vogliamo andare. L'uomo non cammina bene se non sa dove vuole arrivare e tante volte non l'abbiamo chiaro. Ci si può confrontare, ma alla fine si deve decidere e la democrazia nel nostro Paese, grazie a Dio, prevede che chi ha la responsabilità di governare, una volta confrontatosi, si assuma le sue responsabilità e sia giudicato poi dai cittadini. Questo processo deve avvenire, però, in tutte le sue fasi.
  Da questo punto di vista, lo affermo senza alcuna polemica, ho apprezzato i toni e le modalità di intervento dei colleghi del Movimento 5 Stelle – mi permetto di spiegare un po’ più diffusamente che, sull'emblematico tema della TAV, un percorso è stato compiuto. Ve lo dice chi nel 2003 aveva sostenuto l'opportunità del primo progetto, non del secondo.
  Forse – lo dico al collega del Partito Democratico – è inutile rievocare i quindici anni trascorsi, è invece utile conoscere gli aspetti positivi che sono stati prodotti. La legge obiettivo aveva tanti limiti, ma le garantisco che è stata l'unica che ci ha permesso di realizzare le infrastrutture e quelle reti di cui ha parlato. Proprio per questo, bisogna giudicare il positivo e modificare, ovviamente, il negativo che c’è stato.
  Sulla TAV si era iniziato con un metodo diverso. Il dialogo anche forte tra il movimento che si era creato in valle e il confronto con il Governo durato tre anni, dal 2003 al 2006, ha portato nel 2006 a cambiare radicalmente il progetto. Oggi è un'altra cosa.
  In Francia, una delle procedure più interessanti, che si chiama dibattito pubblico per la realizzazione delle grandi opere – si sta discutendo se introdurlo anche la nostra Costituzione – non prevede sette anni di discussione, ma sei mesi di confronto serio, approfondito, dove sono tenute in considerazione le motivazioni presentate e poi, da parte di chi ha la responsabilità di decidere, arriva la scelta e l'assunzione della responsabilità. La funzione del dibattito pubblico e anche di coloro che sono contrari a quelle opere è una funzione che cambia. Una volta decisa l'opera, diventa la funzione di controllo che quegli obiettivi condivisi, e comunque che sono contenuti in quell'opera, siano effettivamente attuati.
  Sulla TAV ci sono state oltre 300 audizioni. Come mi pare sia stato detto anche da chi non era contrario alla realizzazione di quell'opera e come ricordava Pag. 22anche il collega intervenuto, per l'asse di cui stiamo parlando, cioè quello che va da Madrid a Kiev, passa il 35 per cento di tutto il trasporto merci europeo. Quell'asse è collegato dall'Italia alla Francia da un tunnel del 1871 ma il nostro obiettivo, obiettivo di tutti, è di spostare il traffico dalla gomma al ferro, perché questo produce la migliore competitività – il 6 per cento è la maggiorazione di costo che le nostre aziende rispetto alle altre sostengono per il trasporto in Italia – e migliora l'ambiente; parliamo di 600.000 camion che sono e saranno spostati dalla gomma al ferro.
  Accenno a un altro dato impressionante. In Italia, nelle regioni che vanno da un confine all'altro del nostro Paese, c’è il 55 per cento del prodotto interno lordo. La scommessa della competitività, della crescita si vince con l'attenzione ambientale. Sono andato a vedere i lavori: è cambiato totalmente anche il cantiere. Altro sono gli impatti ambientali, purtroppo, degli anni Ottanta e basta vedere quel viadotto sopra il cantiere. La nostra sfida, allora, è non ideologica, ormai siamo solo sui fatti e dobbiamo superare le discussioni poiché siamo qui a confrontarci. Ognuno darà il suo contributo e lo darà positivamente, ma poi abbiamo l'obiettivo di raggiungere quello scopo, di attuare qualcosa, di tentare.
  Il programma da sviluppare è quello del pragmatismo, passo dopo passo. Oltretutto, saremo ormai misurati solo dai fatti. Chi più, chi meno è capace di parlare, di vendere bene la sua merce, è un bravo politico e così via, ma siamo e saremo misurati dai fatti. Questa deve essere, a mio avviso, la connotazione di questa legislatura, in questa Commissione, nel nostro Governo, ma anche nel Parlamento. Se andremo in questa direzione, recupereremo tutti la credibilità.
  Ho preso appunti su tutte le questioni che avete posto. Le ho tutte veramente apprezzate. Dovremo poi entrare nel merito. Quello sulla portualità è un impegno importantissimo. Speriamo, appunto, di poter anticipare alcuni interventi. In questo senso, ho anche chiesto al presidente qualche contributo da parte della Commissione. Siccome state lavorando, se volete segnalare al Governo già quali interventi ritenete più importanti, che possono essere posti come urgenti in un decreto complessivo, in modo da evitare il dibattito successivo, fatelo.
  Se riusciamo a realizzare già iniziative che condividiamo, è meglio inserircele, poi ci si confronterà sul resto. Il ministero avrà un suo capitolo in questo decreto e, certamente, questo e altri interventi di snellimento di sburocratizzazione di priorità saranno inseriti.
  L'ultima notizia per il porto di Genova è che – chiedo scusa se non tratto tutto, ma riprenderemo puntualmente l'argomento – nel decreto che sarà approvato sull'emergenza Piombino, al Senato è stato presentato un emendamento che prevede, oltre al milione che era già stato dato dal nostro ministero, in collaborazione col Ministero dell'ambiente, per l'immediato intervento in particolare all'Autorità portuale per tutto il tema dei piloti, di destinare 7 milioni di euro proprio per la ricostruzione della torre e di tutto ciò che è stato danneggiato in quella tragedia. Non sarà compito del ministero, ma dell'Autorità portuale, fare in modo che i soldi stanziati siano utilizzati. Pensate solo a un dato che mi è stato segnalato dagli uffici: gli addetti alla logistica in Germania sono 2 milioni, in Italia 400.000. Questo ci richiama all'importante lavoro che tutti abbiamo da svolgere.
  Vi ringrazio veramente di cuore. Arrivederci tutti al prossimo incontro.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro per la relazione svolta e per gli ulteriori elementi forniti nella replica, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.20.

Pag. 23

ALLEGATO

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32

Pag. 33

Pag. 34

Pag. 35

Pag. 36

Pag. 37

Pag. 38

Pag. 39

Pag. 40

Pag. 41

Pag. 42

Pag. 43

Pag. 44

Pag. 45

Pag. 46

Pag. 47

Pag. 48

Pag. 49

Pag. 50

Pag. 51

Pag. 52

Pag. 53

Pag. 54

Pag. 55

Pag. 56

Pag. 57

Pag. 58

Pag. 59

Pag. 60

Pag. 61

Pag. 62

Pag. 63

Pag. 64

Pag. 65

Pag. 66

Pag. 67

Pag. 68

Pag. 69

Pag. 70

Pag. 71

Pag. 72

Pag. 73

Pag. 74

Pag. 75

Pag. 76

Pag. 77

Pag. 78

Pag. 79

Pag. 80

Pag. 81

Pag. 82

Pag. 83

Pag. 84

Pag. 85

Pag. 86

Pag. 87

Pag. 88

Pag. 89

Pag. 90

Pag. 91