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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (XIII Camera e 9a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 12 giugno 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Sani Luca , Presidente ... 3 
Formigoni Roberto , Presidente della 9 Commissione del Senato della Repubblica ... 4 
De Girolamo Nunzia , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 4 
Sani Luca , Presidente ... 13 
Faenzi Monica (PdL)  ... 13 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 14 
Catania Mario (SCPI)  ... 16 
Ruta Roberto  ... 18 
Ruvolo Giuseppe  ... 18 
Bordo Michele (PD)  ... 19 
Zaccagnini Adriano (M5S)  ... 20 
Pignedoli Leana  ... 22 
Caon Roberto (LNA)  ... 24 
De Girolamo Nunzia , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 24 
Caon Roberto (LNA)  ... 24 
Russo Paolo (PdL)  ... 24 
Gaetti Luigi  ... 25 
Fiorio Massimo (PD)  ... 25 
Sani Luca , Presidente ... 26 
Catanoso Genoese Francesco detto Basilio Catanoso (PdL)  ... 26 
Sani Luca , Presidente ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI LUCA SANI

  La seduta comincia alle 14,20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
  Credo di poter parlare a nome di tutti i componenti delle Commissioni oggi riunite per rivolgere al ministro De Girolamo, che partecipa per la prima volta ai lavori delle Commissioni e che ringrazio per aver corrisposto al nostro invito, i più sentiti auguri per il lavoro impegnativo che l'attende e assicurarle, al riguardo, la nostra più assoluta collaborazione pur nella diversità delle funzioni del Parlamento e del Governo.
  L'audizione di oggi, oltre a costituire una radicata consuetudine all'inizio di ogni legislatura, rappresenta un primo incontro per l'avvio di un profondo e serio confronto che ci vede tutti impegnati a mettere a punto iniziative e soluzioni adeguate alle esigenze del settore primario che, come più i più recenti dati confermano, costituisce un potenziale per il Paese sul quale è necessario investire.
  Peraltro, all'avvio della legislatura e in preparazione di questo incontro, la Commissione Agricoltura della Camera ha promosso un ciclo di audizioni con tutti i soggetti che operano nel settore per acquisire un quadro generale rispetto al comparto di cui ci occupiamo. Devo dire che si sono confermate tutte le aspettative sul potenziale rappresentato per la qualità delle nostre produzioni e per le tendenze che sta registrando il nostro export.
  Allo stesso tempo, abbiamo registrato profonde preoccupazioni di una parte del mondo che fa riferimento all'agricoltura per la necessità di politiche incisive. Nonostante, infatti, i timidi segnali che l'agricoltura dà, continuiamo a registrare un invecchiamento in campagna, un abbassamento del reddito degli agricoltori, c’è una forte domanda sulla semplificazione e sul credito e su tanti altri problemi che sicuramente gli onorevoli deputati e senatori sottoporranno alla sua attenzione.
  Sono partite molte iniziative alla Camera e al Senato sul piano sia legislativo sia di indirizzo. Noi ci sentiamo particolarmente investiti anche della responsabilità per il compito su cui i tanti soggetti auditi ci hanno sensibilizzato. Siamo pronti a collaborare, possibilmente anche stabilendo, per quanto ci è dato, priorità condivise per ottenere dei risultati.
  Prima di cedere la parola al Ministro per lo svolgimento della sua relazione, do la parola al presidente della Commissione Pag. 4agricoltura del Senato, che saluto assieme ai colleghi senatori, Roberto Formigoni.

  ROBERTO FORMIGONI, Presidente della 9 Commissione del Senato della Repubblica. Mi associo senz'altro alle parole del presidente Sani. Saluto tutti i colleghi parlamentari. Saluto e ringrazio il Ministro per il tempo che ci dedica, un'audizione invero attesa, la prima, nella quale ci aspettiamo una descrizione già abbastanza approfondita delle linee del Governo su un settore straordinariamente importante come quello di cui ci occupiamo, consapevoli del fatto che il Presidente del Consiglio non abbia potuto, nel suo discorso di insediamento, parlare di questo tema, ma sicuri che il Governo lo avrà comunque posto all'attenzione che esso merita.
  Ricordo che per il Senato il Ministro è già stato protagonista di una sessione di question time in cui abbiamo toccato i temi della nuova PAC e del ricambio generazionale. Ricordo anche che, per la settimana prossima, abbiamo calendarizzato una seduta congiunta delle Commissioni Agricoltura e Affari europei per trattare il tema della pesca. Oggi, però, l'incontro è quanto mai propizio per avere uno sguardo d'insieme sul programma che il Governo intende sviluppare durante il suo lavoro. Ringrazio i colleghi e il Ministro De Girolamo, alla quale cedo la parola.

  NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Mi scuso ancora per il ritardo (sono stata bloccata all'esterno dai giornalisti e impegnata da varie richieste). Ovviamente, è bello essere in un'aula del Parlamento, in Commissione congiunta. Abbiamo deciso, con i due presidenti, per l'audizione congiunta proprio perché lo riteniamo un grande segnale. Infatti, visto che nelle precedenti legislature molti provvedimenti si sono bloccati perché non c'era sinergia tra le due Camere, credo che, come hanno fatto ministri anche di altri Ministeri importanti, lo stare insieme e il voler collaborare per il bene di questo settore rappresenti un segnale importante.
  Signori presidenti, onorevoli colleghi e senatori, l'audizione di oggi ha l'obiettivo di illustrare le linee programmatiche e le principali azioni che intendo promuovere e realizzare nel corso del mio mandato ministeriale. Naturalmente, immagino che non sarà una sessione esaustiva tra domande e risposte. Resterò a disposizione per un secondo appuntamento, rinnovando a tutti i colleghi, ai presidenti, ai capigruppo, la disponibilità di questo ministero a essere una casa di vetro alla quale poter accedere in qualsiasi momento.
  Il sistema agroalimentare è una parte fondamentale dell'economia del nostro Paese in cui interagisce una molteplicità di elementi. L'agricoltura e la pesca rappresentano un anello primario collegato, a monte e a valle, ad altri settori economici: produttori di mezzi tecnici e servizi, contoterzisti, produttori di mangimi, attività di trasformazione dell'industria alimentare, distribuzione, ristorazione. Questi valgono, nel loro complesso, la cifra di quasi 267 miliardi di euro, vale a dire il 17 per cento del prodotto interno lordo nazionale.
  È noto che nel 2012 l'attività economica è progressivamente calata e il prodotto interno lordo in termini reali ha mostrato, purtroppo, una sensibile contrazione, quasi il 2,4 per cento. Le previsioni indicano il perpetuarsi di un andamento negativo per tutto il 2013, che segna una riduzione dell'1,3 per cento, mentre primi segni di ripresa sono attesi solo dal 2014, con un aumento dello 0,7 per cento.
  Il calo del prodotto interno lordo è legato alla diminuzione del consumo privato e alla contrazione dei consumi collettivi, che hanno risentito del consolidamento fiscale. Inoltre, il clima generale di incertezza ha frenato gli investimenti privati. L'unica componente della domanda che ha mostrato un segno positivo è stata quella delle esportazioni, stimolate alla domanda extraeuropea.
  Il confronto tra le dinamiche dei prezzi dei prodotti agricoli e dei consumi intermedi evidenzia una relazione tendenzialmente negativa della ragione di scambio. I Pag. 5dati riguardanti la demografia delle imprese per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca confermano un momento di grande sfiducia degli imprenditori, con una riduzione di oltre 13.000 unità nel primo trimestre del 2013.
  Sul versante occupazionale, il settore agricolo, nel primo trimestre del 2013, ha già registrato una diminuzione del numero di occupanti di circa 32.000 unità su un totale di 781.000. Di contro, si evidenzia una significativa crescita delle esportazioni agroalimentari, quasi il 6 per cento. Restano, invece, sostanzialmente stabili le importazioni e ciò comporta un rilevante miglioramento del deficit della bilancia agroalimentare.
  Nel complesso, lo scenario è di recessione, una situazione di crisi in cui si accentuano fenomeni di speculazione finanziaria e stazionarietà, ovvero riduzione della domanda. L'aumento del costo dell'energia, confermato dall'innalzamento dei prezzi agricoli, produce un dislivello permanente tra i prezzi nominali e quelli reali della produzione, continuando a erodere il reddito del settore. L'assenza di politiche di aggiustamento rispetto all'andamento variabile dei mercati e la mancanza di investimenti sul mercato delle fonti energetiche alternative costituiscono due elementi di criticità.
  È indubbio, peraltro, che la programmazione strategica operativa per il settore agroalimentare e della pesca, almeno con riferimento all'anno in corso, non può prescindere da quanto già stabilito nella manovra finanziaria per gli anni 2013-2015, che, come è noto, è condizionata dalle esigenze di anticipare l'obiettivo del pareggio di bilancio dell'anno in corso.
  Un tentativo di soluzione può essere rappresentato dalla Politica agricola comune, che nel corso del 2013 vedrà entrare nella fase conclusiva i negoziati sulla riforma per il periodo 2014-2020, ispirata a princìpi di modernizzazione, di semplificazione e di riduzione dei vincoli normativi per gli agricoltori, che consentiranno loro di leggere meglio i segnali di mercato.
  Gli esiti del negoziato, come si dirà meglio nel prosieguo della mia relazione, sono legati alle prospettive finanziarie comunitarie e alla mancanza di accordo con il Parlamento europeo. Il rafforzamento, lo sviluppo e la valorizzazione della competitività del comparto agroalimentare e della pesca divengono, in tale contesto, una priorità per il rilancio concreto e la crescita dell'intero sistema economico del Paese, nella consapevolezza dell'eccellenza che l'agricoltura italiana e i suoi prodotti rappresentano nel mondo.
  In questa prospettiva, la definizione delle linee strategiche non può prescindere da una costante considerazione del contesto macroeconomico nazionale e internazionale al fine di poter meglio enunciare le azioni in grado di rafforzare e implementare l'intero comparto agroalimentare e della pesca nonché di superare le criticità che hanno contraddistinto quest'ultimo periodo.
  Ritengo, quindi, che la nostra, la mia azione politica, debbano svilupparsi lungo quattro assi strategici: promozione dello sviluppo della competitività e della parità nel settore agricolo, agroalimentare e della pesca; tutela degli interessi nazionali in ambito comunitario e internazionale; nuova governance del territorio rurale e montano; riqualificazione e razionalizzazione della spesa.
  Si tratta di priorità imprescindibili ai fini del rilancio dell'agricoltura e della pesca italiana, sulle quali devono essere impiegati in modo efficiente ed efficace le risorse economiche a nostra disposizione.
  Sotto il profilo metodologico, nel realizzare il complesso degli obiettivi programmatici, ritengo indispensabile il coinvolgimento immediato, attivo e dinamico di tutte le regioni e organizzazioni di categoria. Inoltre, per la migliore finalizzazione delle strategie, ripongo la massima fiducia nella sinergia con i due rami del Parlamento, come dicevo, che la nostra Costituzione designa titolari delle funzioni di indirizzo e di iniziativa legislativa che risultano indispensabili all'azione di Governo.Pag. 6
  L'importanza di un positivo relazionarsi tra il Governo e le istituzioni parlamentari ha già trovato in questa legislatura, come ricordava il presidente Formigoni, un'ottima dimostrazione in Senato, sul delicatissimo tema degli organismi geneticamente modificati, con l'assunzione di un mio personale impegno sull'ordine del giorno congiunto di tutti i gruppi rappresentati e finalizzato all'adozione di regole coerenti con la tutela della salute umana e dell'ambiente nonché del modello socioeconomico e del patrimonio agroalimentare italiano, al contempo rafforzando la ricerca scientifica, le azioni di monitoraggio e controllo.
  Sono convinta che il coordinamento tra Governo e Parlamento possa e debba essere massimizzato per il bene del Paese. A tale scopo, ho creato un gruppo di lavoro con i parlamentari di maggioranza delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato per confronti periodici che favoriranno iniziative legislative che il mondo che rappresentiamo si aspetta ormai da tempo.
  Poste queste premesse di carattere generale, passerei alla disamina di alcuni singoli punti programmatici.
  Per quanto riguarda il tema della promozione dello sviluppo, della competitività e della qualità nel settore agricolo e agroalimentare, ritengo di dovermi concentrare in particolar modo sui profili inerenti all'accesso al credito. Le difficoltà di accesso al credito e alle incentivazioni finanziarie, unitamente agli ostacoli burocratici e normativi, costituiscono un inaccettabile freno per le potenzialità di sviluppo del settore agroalimentare. Pertanto, ritengo di primaria importanza un rinnovamento del sistema giuridico operativo secondo criteri di semplificazione, immediatezza e trasparenza.
  Negli ultimi cinque anni, il sistema creditizio destinato al settore agricolo ha subìto una fortissima contrazione. I 2,1 miliardi di credito agrario erogati in Italia nel 2012 si attestano sul livello più basso del periodo. Nell'arco del quinquennio 2008-2012, il credito di lungo periodo ha fatto registrare una flessione media annua di 7 punti percentuali; quello di medio periodo, di 8 punti; quello di breve periodo, invece, è cresciuto mediamente di ben 13 punti ogni anno, passando dai 154 milioni di euro del 2008 ai 252 del 2012. Gli investimenti, dunque, finanziati prevalentemente attraverso il credito a lungo termine, non hanno trovato spazio all'interno del nostro sistema creditizio, riducendosi di circa un terzo nell'ultimo anno.
  A fronte di questa situazione, possiamo contare su alcuni strumenti che, però, non hanno prodotto i risultati attesi. Il fondo di garanzia, ad esempio, è risultato poco appetibile sia per gli alti costi sia per la difficoltà del sistema bancario di operare nel settore agricolo, problema quest'ultimo aggravato anche dalla carenza da parte del sistema bancario stesso di conoscenze specifiche in questo settore. Il fondo credito, invece, introdotto nel 2012, non è ancora decollato a causa della necessità di ottenere una nuova approvazione da parte della Commissione europea sul regime di aiuto relativo.
  Occorre pertanto intervenire con molta decisione, sia sul fondo garanzia sia sul fondo di credito, per rendere più funzionali gli interventi, vista la propensione del settore agricolo a investire per migliorare la competitività del sistema.
  Considerata la centralità della problematica, già nelle prime settimane d'incarico presso il Ministero ho voluto lanciare un segnale ben preciso dando attuazione alla delibera CIPE n. 82 del 2012 e rispondendo in modo tangibile ai problemi di liquidità del comparto con l'accelerazione delle procedure di spesa dei fondi comunitari a rischio di disimpegno e con l'attivazione dei pagamenti dei programmi di sviluppo rurale precedentemente sospesi per esaurimento della quota di cofinanziamento regionale.
  In tempi brevi, potendo attivare oltre 250 milioni di euro, intendo realizzare anche l'apertura dello sportello per i finanziamenti degli investimenti in favore del miglioramento della filiera agroalimentare e, di concerto con il collega del Ministero dello sviluppo economico, promuovere opportune previsioni e revisioni Pag. 7della norme vigenti per superare alcune difficoltà e resistenze relative alla questione della certezza dei tempi e dei contratti di filiera.
  Le difficoltà di accesso al credito costituiscono, peraltro, uno dei principali freni all'investimento e all'inserimento dei giovani nel mondo agricolo. È una lamentela che mi giunge continuamente in qualsiasi assemblea o piazza in cui mi rechi. Su questo tema, le stesse organizzazioni professionali agricole si sono attivate firmando protocolli con il sistema bancario affinché le valutazioni sull'affidabilità del soggetto non siano effettuate sulla scorta delle garanzie patrimoniali che il soggetto stesso offre, ma sulla bontà dell'investimento.
  Per questi motivi, intendo sviluppare un insieme concreto e coordinato di iniziative che consentano l'inserimento dei giovani agricoltori nel sistema imprenditoriale, rimuovendone gli ostacoli rappresentati, oltre che delle difficoltà di ottenere finanziamenti, anche dalla rigidità del mercato fondiario.
  È noto che l'entità delle compravendite dei fondi in un anno difficilmente raggiunge il 2 per cento della superficie totale. Le motivazioni sottese a questo fenomeno provengono da una forte segmentazione del mercato e dei prezzi, influenzati a loro volta dalle dotazioni infrastrutturali e dalla produttività della terra nonché dall'atteggiamento sovente attendista qualora il fondo agricolo possa avere una variazione della destinazione d'uso.
  Le concrete possibilità di quello che potremmo definire accesso alla terra risultano, pertanto, minime e insufficienti. Per questo motivo, vorrei dare concreta attuazione delle disposizioni contenute nell'articolo 66 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazione dalla legge n. 27 del 2012, in tema di dismissioni dei terreni demaniali. A tal fine, ho attivato una verifica sugli immobili che possono essere messi a disposizione dei giovani e sto lavorando, insieme alla Cassa depositi e prestiti e all'ISMEA, per individuare misure di immediata applicazione, provando a coinvolgere in questo anche le ragioni e gli enti locali.
  Inoltre, consapevole dell'importanza del subentro familiare quale risposta di estremo rilievo in favore del ricambio generazionale in agricoltura, ritengo che non debbano essere vanificati gli importanti risultati ottenuti finora in ragione dell'applicazione della misura 112 dei Piani di sviluppo rurale (PSR) nel periodo di programmazione 2007-2013, nonché delle specifiche iniziative sostenute dall'ISMEA. Va anche evidenziato come molti giovani non conoscano a fondo tali strumenti e, in ogni caso, siano scoraggiati dalle difficoltà di ordine burocratico.
  In tale prospettiva, nelle maglie del secondo pilastro nonché della definizione dell'accordo di partenariato che conterrà la programmazione di tutti i fondi comunitari fino al 2020, intendo lavorare a tutto campo per far sì che gli effetti prodotti dall'irrinunciabile misura riguardante l'insediamento dei giovani finanziata nell'ambito dei PSR non vadano dispersi, ma siano accompagnati a interventi aggiuntivi che consolidino la permanenza del giovane nella sua attività e ne difendano il reddito.
  Il problema dell'abbandono delle attività tradizionali, fondamentali per il nostro Paese, e la mancanza di ricambio generazionale sono questioni prioritarie indifferibili se si vuole sventare una regressione, che nel comparto agricolo e della pesca è ancora più difficile da sanare rispetto agli altri settori produttivi.
  In questa direzione, attraverso il supporto della nuova programmazione dei fondi comunitari e coinvolgendo il più possibile i colleghi ministri competenti sui vari fronti, ritengo funzionale lo sviluppo dei servizi di accompagnamento alle imprese agroalimentari. Mi riferisco al miglioramento dei servizi di trasporto, dei servizi sanitari e di conciliazione tempo libero-lavoro per le zone rurali e anche dei servizi di consulenza aziendale alla ricerca applicata per favorire innovazione tecnologica e produttiva.
  Ho chiesto al Presidente Letta che, in occasione del prossimo vertice europeo di Pag. 8fine giugno dedicato al problema della disoccupazione giovanile, possa essere trattato anche il tema della scarsa mobilità fondiaria come fattore limitante dell'insediamento dei giovani in agricoltura. La proposta è finalizzata a far modificare le attuali regole comunitarie sugli aiuti di Stato che, di fatto, hanno congelato il vecchio, collaudato e utilissimo meccanismo di intervento della ex Cassa per la formazione della proprietà contadina attuato dall'ISMEA fino al 31 dicembre 2009. I giovani devono trovare nel settore agroalimentare una concreta prospettiva per il futuro.
  Inoltre, è mia intenzione implementare le misure volte alla promozione e alla tutela dei prodotti di qualità che, come è noto, sono espressione delle eccellenze italiane nel mondo. La tutela delle produzioni agroalimentari italiane costituisce un punto irrinunciabile della politica agricola nazionale. L'Italia è di gran lunga il Paese con il più alto numero di denominazioni protette: con 249 prodotti inseriti nel registro delle indicazioni geografiche, il nostro Paese supera il 22 per cento delle denominazioni d'origine europee ed è al vertice mondiale con i prodotti DOP e IGT.
  Per le produzioni a denominazione di origine e a indicazione geografica protetta, l'entrata in vigore del regolamento 1151 del 2012 offre maggiori strumenti di tutela e il Ministero ha già proposto alle regioni il decreto attuativo per rendere ancora più incisiva l'attuazione del regolamento. Il nuovo regolamento, inoltre, reca la definizione dei prodotti di montagna, demandando alla Commissione europea un regolamento attuativo.
  Trovo insoddisfacenti per l'Italia le bozze finora fatte circolari dagli uffici della Commissione. La definizione di prodotto di montagna è eccessivamente restrittiva, specie in un Paese come il nostro, costituito per un terzo da superficie montana, ma con condizioni molto differenziate. Un confronto serrato con la Commissione è in corso per far prevedere nel regolamento la possibilità di deleghe nazionali per taluni parametri, a cominciare dall'obbligo per i prodotti di montagna di una totale produzione di tutte le componenti nei territori montani.
  Di rilievo nell'applicazione del nuovo regolamento 1151 è anche la tutela di prodotti ex officio. L'articolo 13 del regolamento fissa il principio in base al quale gli Stati membri devono adottare le misure necessarie per la tutela delle indicazioni geografiche, designando le autorità a tal fine responsabili. Da ciò discende che tutti gli Stati membri saranno tenuti a contrastare, altresì, la contraffazione di prodotti tutelati con indicazione geografica di un altro Paese. Al riguardo, si ricorderà il noto caso «Parmesan», commercializzato anche in altri Paesi europei, sebbene palesemente e illegittimamente evocativo della DOP «Parmigiano Reggiano».
  Per quanto riguarda lo scenario delle trattative internazionali, rimane aperto il confronto per l'istituzione del registro multilaterale per la protezione delle indicazioni geografiche dell'OMC. È, inoltre, in corso di revisione l'Accordo di Lisbona del 1958 per la protezione internazionale delle indicazioni geografiche, di cui l'Italia è membro fondatore.
  Un fronte su cui massima è l'attenzione del Ministro e del Ministero è quello della possibile nuova introduzione di nomi generici a dominio Internet. Come è noto, l'ICANN, organizzazione privata del diritto californiana che si occupa della gestione a livello mondiale del sistema di nomi a dominio Internet, ha attivato le procedure per riconoscere a pagamento a soggetti privati nuovi domìni corrispondenti, tra gli altri anche nomi comuni, tra cui «.wine», «.vin»,«.food»,«.cars» e così via.
  Nel mese di luglio, si terrà a Durban incontro tra ICANN e GAC, Governmental advisory committee, di cui fa parte l'Italia. Il Ministro si attiverà con decisione per un'immediata presa di posizione contraria alle concessioni di ICANN dei nomi generici. È da rimarcare, infine, come molte delle materie oggetto di discussione a livello comunitario internazionale aventi riflessi sui prodotti agroalimentari di qualità siano gestite a livello nazionale dal Ministero dello sviluppo economico. Una nuova Pag. 9fase di collaborazione con tale Dicastero è indispensabile per evitare il riproporsi di divergenze all'interno della compagine governativa, come quelle che hanno caratterizzato la precedente legislatura.
  Parallelamente, è essenziale concentrare gli impegni per contrastare il fenomeno dell’Italian sounding e ottimizzare gli sforzi per la promozione all'estero dei nostri prodotti attraverso la piena sinergia con la rete delle ambasciate italiane e dell'Agenzia ICE.
  È evidente che le misure per lo sviluppo delle imprese nazionali potranno avere effetti reali a lungo termine se garantite e difese con una pressante lotta contro le pratiche di concorrenza sleale e la contraffazione, che danneggiano i produttori e i consumatori, soprattutto i prodotti nazionali più rinomati, di qualità e a denominazione giuridicamente protetta.
  È mia volontà, dunque, rafforzare questi primati e fare in modo che qualità, affidabilità delle etichette e tracciabilità dei passaggi di filiere verso i mercati finali non siano parole al vento, bensì strumenti di trasparenza e controllo per una concreta tutela sul fronte sia nazionale sia internazionale dei produttori italiani onesti e di tutti i consumatori che amano le eccellenze agroalimentari made in Italy.
  Il consolidamento delle politiche volte al coordinamento tra gli organi dei vari Paesi impegnati contro la pirateria agroalimentare sarà un obiettivo costante. Rivolgerò la mia attenzione a garantire il buon esito dei negoziati internazionali che, in questo momento di stallo delle trattative multilaterali da parte dell'Organizzazione mondiale del commercio a Ginevra, sono concentrati su iniziative bilaterali, nelle quali chiederò anche il necessario rafforzamento delle sinergie contro la concorrenza sleale e le contraffazioni.
  Al momento, i più importanti negoziati avviati dall'Unione europea riguardano gli accordi di libero scambio con il Giappone, il Canada e gli Stati Uniti d'America, che rappresentano mercati strategici per i nostri prodotti. In tali contesti, mi impegnerò affinché non siano sacrificate le esigenze del settore agricolo a vantaggio di altri interessi e chiederò il reciproco riconoscimento delle nostre indicazioni geografiche. Molto dipenderà, come ho detto, dall'efficacia delle trattative presso le sedi comunitarie e internazionali. Attualmente, infatti, nessuna realtà economica nazionale può essere immaginata disgiunta dalle altre, né tanto meno pensata fuori dal contesto delle regole sovranazionali.
  Nell'ottica di rafforzare la tracciabilità e la riconoscibilità delle produzioni, intendo incentivare i sistemi di qualità nazionale previsti dal Regolamento (CE) n. 1974/2006, che l'Italia sta mettendo a punto. Sono particolarmente importanti perché, oltre a consentire una valorizzazione dei prodotti a livello di mercato, permetteranno agli agricoltori di poter accedere agli aiuti specifici nell'ambito dei fondi comunitari. Sarà mia premura procedere, a breve termine, con l'approvazione di questi sistemi nonché recepire, in tempi rapidissimi, il pacchetto qualità dell'Unione europea in un unico documento tecnico programmatico.
  Consentitemi, inoltre, di sottolineare l'importanza della problematica afferente agli aiuti alimentari per gli indigenti. Ritengo un dovere morale di ogni società che può definirsi civile assicurare un adeguato livello di sicurezza alimentare alla propria popolazione, soprattutto ai ceti più deboli. Per questa ragione, mi attiverò per sensibilizzare i miei colleghi e per concentrarmi, unitamente agli altri soggetti interessati, al fine di attivare nel breve tempo il tavolo interistituzionale di coordinamento, che costituisce il supporto tecnico istituzionale in grado di promulgare adeguate proposte finalizzate per gli aiuti per gli indigenti.
  Su questo, sto elaborando anche un altro studio che riguarda il fondo nazionale già istituito per implementarlo con aiuti, pensando anche a sistemi di finanziamento attraverso l'8 per mille o, comunque, a sgravi fiscali. Non mi dilungherò, tuttavia, sull'argomento perché, ovviamente, mancano ancora gli studi tecnici sulle coperture. Se, in ogni caso, incentiviamo le aziende a non sprecare, oltre ad una battaglia culturale, c’è una battaglia Pag. 10normativa da portare avanti. L'incentivo fiscale può rappresentare un modo per evitare di sprecare e per donare a chi è meno fortunato di noi.
  La seconda linea strategica individuata è quella della tutela degli interessi nazionali in ambito internazionale e del sostegno della competitività agricola e delle aree rurali. Colgo, anzitutto, l'occasione per riferire che, nel corso dell'ultimo Consiglio informale del 27-28 maggio a Dublino, la Presidenza irlandese ha ribadito, con il sostegno del Consiglio della Commissione, la volontà di pervenire a un accordo politico sull'intero pacchetto di riforma della PAC per la fine di giugno. A fine giugno, sarò nuovamente a Bruxelles e credo che in quella sede definiremo il negoziato.
  I rappresentanti del Parlamento europeo hanno evidenziato che la chiusura dei lavori sarà possibile nel momento in cui sarà raggiunto l'accordo sul quadro finanziario pluriennale dell'Unione, dal quale dipendono le risorse della PAC, e sull'allineamento al Trattato di Lisbona, che prevede deleghe alla Commissione ritenute eccessive da parte del Parlamento. Tuttavia, anche se l'accordo dovesse chiudersi, come credo accadrà a fine giugno, siamo ormai certi che la parte principale della riforma della PAC, pagamenti diretti e greening per intenderci, entrerà a regime solo dal 2015.
  Nel 2014, quindi, si proseguirà con l'applicazione dei regolamenti vigenti, ma con le risorse finanziarie che saranno determinate alla luce dell'accordo tra il Consiglio e il Parlamento in materia di bilancio finanziario pluriennale dell'Unione per il periodo 2014-2020.
  È evidente, dunque, che, per essere pronti ad applicare al meglio le novità della riforma al tessuto nazionale, dovranno essere assunte importanti decisioni politiche e operative già dai prossimi mesi. A tal fine, confido nella più proficua collaborazione con i colleghi ministri sulle questioni a competenza congiunta o complementare, con le regioni, gli agricoltori, attraverso i loro organismi di rappresentanza e con gli operatori agroalimentari, nella convinzione che il metodo concertativo e la condivisione delle strategie possano offrire risposte più organiche ed efficaci a fronte delle giuste rivendicazioni che ci provengono dal comparto.
  Tengo molto a ribadire, quindi, che è mia volontà sfruttare al meglio le potenzialità che ci sono offerte dalla riforma della PAC, intervenendo in maniera organica e sinergica a carico dei vari comparti del sistema agroalimentare italiano, riservando un'attenzione particolare ai giovani imprenditori, che devono assumere un ruolo centrale e strategico nelle politiche del Governo e del Ministero che ho l'onore e l'onere di dirigere, a beneficio del settore e della società.
  Attribuisco un'importanza particolare alla riforma della PAC perché penso che, su questo versante, si possa fare molto più di quanto si è fatto in passato in termini di condivisione di strategia, di efficacia delle politiche e di garanzia per un settore che abbisogna di certezze e prospettive di sviluppo a lungo termine.
  Il turnover a cui è stato sottoposto il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali non ha, certamente, giovato al comparto in termini di rappresentatività nelle sedi europee, di capacità di relazionarsi a livello nazionale con il Parlamento, le regioni e le varie forme di rappresentanza degli agricoltori dell'intero comparto agroalimentare. L'agricoltura è un settore che merita maggiore attenzione di quella che la politica le ha riservato negli ultimi anni, e io voglio farmi portavoce di questo desiderio di riscatto. A dire il vero, l'attenzione dimostrata dal Governo nella prima fase di revisione dell'IMU mi fa ben sperare, essendo entrata l'IMU agricola nel primo importante provvedimento di questo Governo.
  Tornando alla PAC, voglio essere molto chiara. Fatte salve le decisioni che dovranno essere assunte a livello comunitario sul quadro finanziario pluriennale nel periodo 2014-2020, attraverso la PAC, al nostro Paese saranno destinati circa 52 miliardi di euro, corrispondenti a 7,4 miliardi di euro all'anno, 3,8 miliardi provenienti da pagamenti diretti, 0,6 miliardi Pag. 11dalle organizzazioni comuni di mercato di vino e ortofrutta, 3 miliardi dallo sviluppo rurale, compreso il cofinanziamento nazionale.
  Si tratta, quindi, di una dotazione molto importante, da utilizzare con molta intelligenza, cercando di realizzare ogni possibile sinergia tra i vari strumenti, tenendo presente che i fondi relativi ai pagamenti diretti, una volta programmati, saranno erogati con regolarità e con meccanismi che si potrebbero definire quasi automatici. Quelli del settore ortofrutticolo saranno veicolati attraverso le organizzazioni dei produttori, mentre quelli delle organizzazioni comuni di mercato del vino e quelli di sviluppo rurale confluiranno in programmi la cui responsabilità è affidata unicamente alle regioni.
  Ebbene, in passato, probabilmente proprio a causa di questa discontinuità cui facevo riferimento, non è stato possibile pensare a una strategia unitaria, come sarebbe stato logico e necessario. I vari soggetti titolari della spesa troppo spesso sono stati lasciati liberi di andare per proprio conto. Questo non può più accadere.
  Nei giorni scorsi, ho avuto un primo incontro informale con l'assessore regionale all'agricoltura della Puglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza Stato-regioni, con cui ho convenuto di instaurare un rapporto continuo e sostanziale, nella consapevolezza dell'importanza di rapporti tra Stato e regioni e del ruolo strategico del comitato tecnico agricolo della Conferenza stessa.
  I prossimi saranno mesi di intenso lavoro sia con le regioni sia con le organizzazioni professionali. Una volta approvata la riforma a Bruxelles, infatti, dovremo decidere con quale modello di convergenza dei pagamenti diretti, su quali settori e con quante risorse intervenire con aiuti accoppiati per le misure in favore dei giovani, le modalità attuative del greening e così via, anche se le decisioni più urgenti riguardano la politica di sviluppo rurale, la cui programmazione non subirà alcuno slittamento e partirà dal 1 gennaio 2014.
  I programmi di sviluppo rurale non subiranno slittamenti perché sono ancorati agli altri fondi strutturali. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sta lavorando alla definizione dell'accordo di partenariato, che sarà finanziato da tutti i fondi. Capofila del negoziato è il Ministro per la coesione territoriale.
  Le questioni più rilevanti sulla politica di sviluppo rurale riguardano le risorse, le priorità di intervento, le modalità attuative e il disimpegno automatico. Per quanto concerne le risorse finanziarie, lo sviluppo rurale dovrebbe poter contare su una dotazione pari a circa 10,45 miliardi di euro, messi a disposizione dall'Unione europea attraverso il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEARS), praticamente 1,5 miliardi di euro in più rispetto all'attuale programmazione. A questa dotazione si affiancherà il cofinanziamento nazionale, oggi mediamente pari a quello comunitario.
  Di queste risorse, una quota dovrà essere destinata alla gestione delle crisi in agricoltura, in modo da mettere a sistema le positive esperienze fin qui realizzate attraverso le assicurazioni agevolate e far decollare i nuovi strumenti previsti dalla riforma PAC, come i Fondi di mutualità, introdotti per proteggere il reddito degli agricoltori sia dai rischi climatici e ambientali sia dalle varie perturbazioni di mercato.
  Al finanziamento del programma dovrà concorrere anche l'Organizzazione comune di mercato del vino con una quota variabile tra i 30 e i 40 milioni di euro l'anno, oltre allo Stato con il relativo cofinanziamento nazionale. In questo modo, si dovrebbe predisporre un programma con la dotazione complessiva, nei 7 anni, pari a circa 2 miliardi di euro.
  Per quanto concerne le priorità di intervento allo sviluppo rurale, ritengo che la nostra attenzione debba essere rivolta in modo particolare alle imprese agricole agroalimentari e al loro sviluppo, alla ricerca e all'innovazione come strumenti di sostegno della competitività, all'accorciamento delle filiere produttive, alla qualità delle produzioni agroalimentari, alla Pag. 12tutela delle risorse naturali, in particolare dell'acqua, alla biodiversità e al miglioramento genetico, alla montagna e alle aree interne, su cui stiamo lavorando insieme al Ministro per la coesione territoriale al tema dei servizi di consulenza e al miglioramento, con particolare riguardo al settore fitosanitario e al benessere animale.
  Lavorando in sinergia con gli altri ministeri coinvolti nella programmazione dei fondi strutturali, sarà importante assicurare infrastrutture e servizi adeguati nelle aree rurali per mantenere un tessuto rurale vitale e in grado di attrarre investimenti.
  Quanto alle modalità attuative, ritengo che un'attenzione particolare debba essere riservata all'automazione delle procedure di emissioni dei bandi, di controllo dei requisiti previsti e di pagamento del contributo ai vari beneficiari. Diversamente, il sistema Italia avrà poche possibilità di mantenere il livello di spesa necessario per evitare il disimpegno dei fondi.
  Sul disimpegno, so che molti di voi sono particolarmente sensibili. Ebbene, vi dico che anch'io sono molto preoccupata. Tra l'altro, nella passata legislatura era stata tentata anche la via legislativa per cercare di superare il problema, proponendo un sistema di disimpegno non per programma, ma a livello nazionale. Purtroppo, questo tipo di soluzione non è risultata percorribile e non lo sarà nemmeno nella nuova programmazione, anche se un sistema analogo a quello del disimpegno nazionale potrebbe essere introdotto gestendo opportunamente la riserva di performance, che potrebbe essere assegnata solo ai programmi che realizzano un determinato livello di spesa.
  Non si tratterebbe, quindi, di togliere a chi non spende, ma di assegnare risorse aggiuntive solo a chi spende nel rispetto delle varie scadenze comunitarie. Bisogna, però, attendere la conclusione del negoziato sul regolamento generale dei fondi prima di prendere delle decisioni.
  Sorvolerei sulla parte della pesca poiché avremo a disposizione un'audizione ad hoc. In questo modo, potrò lasciare più spazio per gli altri temi. Passerei, così, al terzo punto, la nuova governance del territorio rurale e montano. Su questo punto, sarò più breve.
  Nel quadro della tutela del territorio rurale e montano, intendo promuovere le attività con valenza territoriale strategica e la diffusione di pratiche produttive multifunzionali, ovvero atte a contribuire allo sviluppo economico del sistema Paese, ma anche alla protezione dell'ambiente, del territorio, del mare, del patrimonio paesaggistico, forestale, idrico ed energetico.
  Su questo versante, ritengo essenziale il ruolo svolto dal Corpo forestale dello Stato, e dalle altre strutture che operano all'interno del Ministero, per le attività di prevenzione, vigilanza e repressione, assicurando l'incisività delle azioni di contrasto alle illegalità. In tal senso, seguirò e verificherò la validità delle proposte di efficientamento, parlamentari e non, miranti alla riorganizzazione del sistema alle mie dipendenze, avendo un'alta considerazione dell'attuale assetto e delle funzioni svolte nell'interesse del Paese.
  Ritengo che l'incardinamento del Corpo forestale nell'ambito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali risulti coerente con l'attuale assetto ordinamentale. Il Corpo forestale dello Stato, infatti, svolge un ruolo di primaria rilevanza, assolvendo alle missioni istituzionali di tutela dell'ambiente, del territorio e delle produzioni agroalimentari, di contrasto alla criminalità organizzata nel settore agricolo e ambientale. Tale attività risulta rafforzata dal recente inserimento del personale del Corpo nelle sezioni di polizia giudiziaria presso le procure della Repubblica e nelle direzioni investigative antimafia.
  Nel quadro della tutela del territorio, ho inteso riprendere l'iniziativa del Ministro Catania in favore della difesa del suolo agricolo e del recupero di aree e fabbricati rurali, impedendo il cambio di destinazione d'uso per i terreni che hanno ricevuto finanziamenti nazionali o comunitari nonché fissando criteri per invertire la tendenza alla cementificazione e promuovere Pag. 13una gestione sostenibile degli interventi infrastrutturali e del territorio.
  Il suolo, quale bene comune e risorsa non rinnovabile, va tutelato anche in funzione della prevenzione e mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico. Pertanto, assume rilevanza strategica non solo l'obiettivo di contenimento del consumo di suolo, ma anche quello del riuso e della rigenerazione edilizia del suolo edificato al fine di impedire che questo bene prezioso sia eccessivamente eroso e consumato dall'urbanizzazione. Il provvedimento sulla difesa del suolo sarà all'ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri, previsto per questa settimana.
  Vengo al tema della riqualificazione e razionalizzazione della spesa. Sul fronte più strettamente riferito all'organizzazione interna degli uffici e degli enti strumentali e vigilati dal mio Ministero, ho intenzione di proseguire gli interventi di razionalizzazione delle spese e delle funzioni di competenza poiché ritengo che la strada del miglior rendimento della struttura pubblica sia un atto dovuto ai cittadini e al mondo produttivo, soprattutto a fronte del rigore finanziario disposto dal Governo precedente con la spending review.
  I principali interventi sugli enti collegati o controllati riguardano, come è noto, la soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico e dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione nonché il riordino dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA).
  La riorganizzazione e la ripartizione delle funzioni delle dotazioni finanziarie e del personale dipendente, tra le altre strutture esistenti, quali il Ministero stesso, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura e l'ente Risi, deve essere completata con la soluzione definitiva delle problematiche emerse dagli incontri con i responsabili degli enti interessati e delle parti sociali.
  Per quanto riguarda specificatamente le funzioni della soppressa Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI), queste sono state già ripartite tra il mio Ministero e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli con trasferimento di risorse umane, finanziarie e strumentali, compresi i relativi rapporti giuridici attivi e passivi che delineano una necessità di fronteggiare una situazione debitoria che il Governo si è impegnato a risolvere accogliendo un apposito ordine del giorno recentemente presentato alla Camera durante l’iter di conversione del decreto-legge sui debiti della pubblica amministrazione.
  Allo scopo di risolvere la posizione debitoria e andando anche oltre il piano di rientro triennale già previsto dalle norme vigenti, ho chiesto al collega Ministro dell'economia e delle finanze la controfirma necessaria per il provvedimento di integrazione di fondi, che intendo erogare quanto prima, con modalità di pagamento semplificate e fino a coprire circa l'82 per cento del debito entro il 2013.
  È evidente, comunque, la necessità di ridisegnare in modo organico il sistema del comparto ippico e confido che, tenuto conto dell'esperienza della precedente legislatura e dei segnali che provengono dalla rappresentanza settoriale, si possa definire in Parlamento un intervento largamente condiviso in un disegno di legge di riforma.

  PRESIDENTE. Per l'organizzazione dei nostri lavori, abbiamo tempo fino a circa le 16, dunque non moltissimo. Se non vi sono obiezioni, darei pertanto la parola a un rappresentante per ciascun gruppo in modo da avere una rappresentazione di tutte le sensibilità presenti in Parlamento, provando ad alternare tra Camera e Senato. Naturalmente, raccomanderei argomentazioni brevi e domande puntuali.
  Do, quindi, la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MONICA FAENZI. Ringrazio il Ministro per la compiutezza dell'esposizione di una materia sicuramente complessa, ma che in qualche modo è riuscita a darci contezza di quelli che saranno gli indirizzi e le linee guida che domineranno la politica agricola di questa legislatura.
  Ad alcune domande ho già ricevuto risposta. Desideravo, infatti, delle rassicurazioni Pag. 14sul sistema di tutela dell'agroalimentare e la relazione è stata a tal proposito esauriente. Voglio ricordare che una legislazione in materia con la tracciabilità obbligatoria dei prodotti esisteva già nella precedente legislatura, addirittura in anticipo sulla normativa europea, e credo che, anche a livello europeo, si debba continuare a interagire proprio per il rafforzamento del made in Italy. Purtroppo, infatti, i danni ricevuti dall'intero settore sono ingenti, forse addirittura 60 miliardi.
  Voglio ricordare al Ministro, al contempo, che nella importante relazione predisposta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, istituita nel 2010, si parla anche dell'utilità del rafforzamento della tutela proprio in tema sia penale sia civile per far fronte alla pirateria.
  Per quanto riguarda il decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 (cosiddetto decreto liberalizzazioni) di cui parlava il Ministro, manca in quel caso, se non erro, il decreto attuativo, che prevede appunto la dismissione di terreni demaniali da assegnare ai giovani imprenditori, 400.000 ettari secondo le fonti, della possibilità di dar vita a circa 50.000 imprese. È un punto su cui porrei attenzione perché mi pare un buon indirizzo dato dal precedente Ministro, ma che ha bisogno di sollecitazione.
  Su un punto, ahimè, devo riferire perché vi sono impegnata, più che altro per le sollecitazioni che ricevo da parte del settore. Da un parte, plaudo al suo intervento con il decreto di semplificazione del pagamento dei debiti del 2012 dell'ex ASSI con lo stanziamento di 32 milioni; di fatto, la previsione di tale spesa non ha coperto completamente tutti gli operatori del settore.
  Sono rimaste fuori, per esempio, alcune categorie che sollecitano, proprio per far fronte a quella che lei conosce benissimo e che è una situazione non più emergenziale, ma direi strutturale di crisi, l'attivazione dei 17,5 milioni del Prelievo erariale unico (PREU), che potrebbe andare proprio a quelle categorie che sono rimaste fuori dal pagamento.
  Per quanto riguarda la riforma complessiva del settore su cui la Commissione Agricoltura ha lavorato, trovando anche un accordo di massima molto ampio, proprio per una modifica della governance del settore ippico, la invito a prendere visione di una proposta di legge già presentata personalmente, ma che di fatto consisteva anche in parte del lavoro passato della Commissione stessa. Naturalmente, gradiremmo delle indicazioni per capire se, rispetto a questo settore, lei ha piacere di fare un intervento personale a livello governativo o se debba essere, invece, la Commissione ad andare avanti sui lavori. Ancora, un suo intervento potrebbe essere supportato anche da un nostro lavoro a monte, svolto attraverso anche un'interazione con le categorie.
  Naturalmente, la politica della PAC necessita di massima attenzione, vi sono partite importanti e strategiche, su cui però non esiste un accordo complessivo da parte della Commissione, del Parlamento europeo e dello stesso Consiglio europeo: in particolare per quanto riguarda gli agricoltori attivi, i piccoli agricoltori e i giovani agricoltori. Credo che questa sia una partita fondamentale, che lei saprà rappresentare a livello europeo, e su cui è importante tenere alta l'attenzione.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, la gravità della crisi economica ci impone di guardare ai timidi segnali di ripresa registrati nel primo trimestre di quest'anno nell'agricoltura con cautela e, aggiungerei, con apprensione.
  Il buio che oscura il cielo italiano è tale che la piccola luce accesa nel mondo agricolo rischiara uno spazio ancora poco ristretto, ma questo segnale esiste e dobbiamo registrarlo e, soprattutto, difenderlo.
  In questo senso, sarebbe esiziale, signora Ministro, un nuovo aumento delle aliquote IVA dopo quello di nemmeno un Pag. 15anno fa. Sappiamo tutti come da anni il calo dei consumi abbia raggiunto anche la tavola delle famiglie. Questo non è più sopportabile. L'agricoltura ha una storia recente deprecabile. È mancata, nella cultura nazionale, nonostante la proclamata difesa del made in Italy, la convinzione del valore strategico dell'agricoltura ai fini della crescita del PIL e dell'ammodernamento del sistema Paese. Basti pensare alle tante trasmissioni televisive di cuochi e alle poche occasioni in cui si parla di cibo e di agricoltura, anche alla vigilia della grande vetrina dell'Expo 2015, sulla quale forse avrei avuto il piacere di sentire qualche riflessione in più.
  Su questo terreno, c’è molto da recuperare, e non si tratta di un lavoro della sola politica, cioè dell'Esecutivo e del Parlamento, ma di quello che noi stessi possiamo accelerare e promuovere con scelte chiare e soluzioni precise per uscire dalle tante emergenze. Mi riferisco alla vicenda delle calamità naturali, in particolare a quest'ultima del nord, alla possibilità che si sviluppino degli incendi quest'estate e all'impotenza di potervi far fronte con forze adeguate.
  Con queste premesse, signora Ministro, mi permetto di entrare nel merito delle questioni che sono davanti al nostro orizzonte. Il dibattito sulla riforma della PAC è entrato nel vivo con i triloghi, ma gli agricoltori lamentano l'incertezza di questa fase dopo tre anni di discussione. In questo scenario, credo che l'incontro di Dublino non abbia lasciato spazi ad una grande soluzione.
  Chiedo, allora, a lei, signora Ministro, quali novità sono emerse dalla riunione dei ministri dell'agricoltura. Come procede il dibattito sulla riforma ? Il nostro Paese riuscirà a ottenere i risultati minimi che aveva auspicato ? Ultimamente, il Parlamento ha approvato un buon emendamento sul greening, che risolverebbe il problema, ma il Consiglio e la Commissione si oppongono. L'Italia riuscirà a ottenere un greening accettabile ?
  Inoltre, la posizione della Commissione sull'agricoltura attiva è molto ambigua e inefficace: quali sono gli orientamenti del Ministro in proposito ? La nuova PAC, infatti, attribuisce una grande importanza al ruolo degli Stati membri. L'azione del Governo deve essere accompagnata da scelte strategiche e operative: come intende il Ministro cooperare con il Parlamento e con le regioni ?
  Abbiamo parlato delle OP, organizzazioni di prodotti ortofrutticoli: il cattivo funzionamento della filiera alimentare è un tema fortemente dibattuto a Bruxelles, ma anche in Italia la forbice tra i prezzi alla produzione e i prezzi al consumo aumenta sempre di più, la quota di valore aggiunto dell'agricoltura diminuisce.
  Negli ultimi anni, il mercato agricolo ha manifestato una forte volatilità dei prezzi con gravi danni sia ai produttori sia ai consumatori. A tale proposito, il Partito Democratico ha presentato delle proposte di legge, ma vorrei chiedere al Ministro come intenda migliorare la trasparenza dei prezzi. Intende modificare il decreto legislativo n. 102 del 2005 sulla regolazione dei mercati ? La semplificazione è un dato essenziale, importante. Secondo l'Informatore Agrario, è la priorità principale dell'agricoltura e dobbiamo saperla affrontare.
  Vengo alla questione dell'etichettatura. Il pacchetto qualità è stato recentemente approvato in sede di Unione europea, ma Bruxelles rimane restia a una vera e propria politica dell'etichettatura. A livello nazionale manca ancora un'azione energica per il suo recepimento e per affrontare in modo organico il tema della qualità e della distintività: quali azioni intende proporre il Ministro in sede comunitaria e nazionale ?
  Sui giovani ha detto già molto, ma mi è sufficiente il dato che soltanto il 5 per cento delle aziende agricole è condotta da imprenditori agricoli giovani per asserire che il problema del credito agrario esiste e bisogna affrontarlo con chiarezza e determinazione. Se cala del 22 per cento nel 2011 e si concedono soltanto prestiti per piccoli periodi, significa che non si può investire, ma si vuole soltanto tentare di condurre la propria azienda e sopportare i costi.Pag. 16
  Insomma, esiste un problema e a lei, signora Ministro, chiedo come intenda agire per favorire l'accesso al credito, promuovere e incentivare i fondi rotativi per le imprese agricole, per i giovani e per garantire la possibilità del pieno utilizzo dei fondi dei piani di sviluppo rurale. Senza questi finanziamenti, infatti, anche i piani di sviluppo rurale avrebbero poca efficacia.
  Della pesca parleremo, ma esistono gravi problemi e sono tante le emergenze che dobbiamo affrontare. Nelle menti di tutti gli italiani, l'agricoltura non deve più essere percepita, come negli anni precedenti, come la figlia di un dio minore. C’è molto lavoro da fare e, aggiungo, anche molto da dire, cioè da comunicare. Guai, però, a cedere alla tentazione di esaurire la funzione politica nell'atto del dire.
  Una delle ragioni dell'avversione degli italiani alla politica trae origine proprio dalla retorica degli annunci. Tanta parte di quello che si riuscirà a fare per l'agricoltura nel tempo che abbiamo dinanzi a noi dipenderà dal buon rapporto e dalla collaborazione che riusciremo a instaurare tra Esecutivo e Legislativo.
  Sono convinto che lei sarà capace di darci una mano su questo, ma abbiamo incardinati molti progetti di legge nelle nostre Commissioni e lavoreremo tutti assieme, nessuno escluso – l'agricoltura è di tutti e non ha un colore politico – per concludere al più presto l’iter legislativo. Occorre assieme, signora Ministro, individuare le priorità e le risorse per andare avanti e andarci diritti.
  Dichiaro qui formalmente che il mio gruppo è disponibile e attento. Opereremo sempre e costantemente con spirito costruttivo nelle due Commissioni del Parlamento oggi qui riunite una tantum su sollecitazione del Ministro. Operare secondo le regole e i regolamenti parlamentari in modo armonioso ed efficace è, senza dubbio, una delle condizioni perché il lavoro comune produca i frutti migliori – è proprio il caso di dirlo in Commissione Agricoltura – per l'Italia.

  MARIO CATANIA. Un ringraziamento sincero va al Ministro e alla sua relazione, che trovo particolarmente esaustiva delle tematiche che abbiamo sul tappeto. Procederò con alcune rapide osservazioni, a partire dalla Politica agricola comune.
  Siamo nella fase conclusiva della riforma, ormai in uno stato di negoziato in cui i margini di manovra sono estremamente limitati, quindi sarebbe anche inappropriato e ingiusto caricare il Ministro di responsabilità, in questo pacchetto negoziale, che non sono più recuperabili in questa fase.
  Quanto c’è di buono e di cattivo nel pacchetto di riforma che abbiamo sul tavolo a Bruxelles è il risultato di quasi tre anni di negoziazione e ormai dobbiamo prenderlo per quello che è, con gli aspetti negativi e positivi che vi sono contenuti.
  Un punto, però, credo che sia particolarmente importante, e su questo noto con piacere che il Ministro ha già garantito la sua disponibilità: all'indomani della chiusura del negoziato, si aprirà quella fase destinata all'applicazione della nuova PAC sul territorio nazionale, particolarmente delicata, in cui avrà luogo la gestazione dei programmi di sviluppo rurale, in cui il Governo sarà chiamato a una serie di scelte in materia di aiuti accoppiati e così via.
  È una fase che, istituzionalmente, il Ministro sarà chiamato a svolgere con le regioni, ma credo che sarebbe appropriato, gradito nonché utile uno scambio tra il Ministro e le Commissioni parlamentari al momento opportuno, quando il Ministro riterrà di essere matura per farlo, immagino l'autunno prossimo, per verificare quali siano le linee e gli indirizzi che il Governo intende seguire nell'applicazione della PAC.
  Sul piano interno, il Ministro ha giustamente rilevato che una serie di questioni ruota intorno alla redditività dell'impresa, che sono le questioni essenziali. Tra queste, voglio ricordare la fiscalità, non senza rivolgere nuovamente un apprezzamento al Ministro perché l'avvio di lavoro del Governo su questo tema è stato indubbiamente positivo. Il rinvio dell'IMU Pag. 17per le imprese agricole è, infatti, sicuramente un punto a favore. Sono certo che il Ministro continuerà a vigilare nelle dinamiche successive e, sicuramente, ci sarà bisogno di una ulteriore fase, di un passaggio nei prossimi mesi, per tornare a difendere le giuste aspettative del mondo agricolo in materia di fiscalità. Sono convinto che le Commissioni saranno unite intorno al Ministro in questa battaglia.
  Sempre sulla redditività, il Ministro ha pronunciato parole molto esaurienti in materia di credito e di sofferenza del settore in relazione alla rarefazione del credito, parole che sottoscrivo in pieno e su cui, quindi, non mi soffermo.
  Allo stesso modo, è stata dedicata la giusta attenzione al tema assai complesso e sfaccettato della difesa dell'identità delle produzioni. È un tema delicatissimo, su cui il mondo agricolo è particolarmente sensibile non da oggi, ma da alcuni anni. Oggettivamente, infatti, per aspetti diversi, che sarebbe troppo lungo esaminare in questa sede, il danno che l'impresa agricola e, in generale, l'intera filiera agroalimentare italiana riceve da una serie di fenomeni e di tipologie di comportamenti è gravissimo e incide in modo pesante sulla produzione di valore da parte del sistema. Colpisce anche le imprese stesse in una fase di redditività già bassa.
  Sempre rimanendo sul tema della redditività, vorrei ricordare un punto che, se non mi sono distratto, non era menzionato nella relazione: il tema del cosiddetto articolo 62, la norma adottata dal precedente Governo in materia di termini di pagamento e di contratto scritto obbligatorio nei passaggi di merce all'interno della filiera.
  Raccomando vivamente al Ministro grande attenzione sul tema, su cui sono intervenute pressioni lobbistiche di segno a mio avviso non trasparente. Credo che il mondo agroalimentare, non soltanto le imprese agricole, ma anche quelle di trasformazione, sia compattamente convinto che il meccanismo introdotto dal Governo Monti, a cui ovviamente lavorai con molta attenzione, vada difeso, sia importante. Recentemente, esponenti della cooperazione hanno ricordato come i tempi di pagamento siano migliorati sensibilmente. Non poteva essere diversamente per effetto della norma con ricadute positive anche sulla liquidità delle imprese stesse.
  Sostengo con tutta la tensione morale possibile quanto il Ministro De Girolamo ha enunciato in materia di indigenti. Forse il tema è poco noto – non vorrei mancare di rispetto – a queste Commissioni. La problematica riguarda una regolamentazione comunitaria che, purtroppo, va a morire. Questa consentiva al Ministero delle politiche agricole di erogare ogni anno oltre 100 milioni di euro di prodotti alimentari ai poveri del nostro Paese attraverso le organizzazioni caritative. Bisogna fare di tutto per tamponare i guasti che ci saranno per effetto del venire a mancare di questa disposizione.
  Il mio massimo apprezzamento va all'iniziativa del Governo in materia di consumo del suolo. Esistevano già delle iniziative legislative in ambedue i rami del Parlamento, ma credo che siamo tutti felicissimi di registrare che il Governo si muova sul tema. Un'iniziativa governativa ha, evidentemente, un altro impatto, un'altra capacità di camminare.
  Sui terreni demaniali, auguro al Ministro maggior successo di quello che ho avuto. Personalmente, mi sono scontrato con forti resistenze da parte di alcune strutture dell'amministrazione dello Stato. Per carità di patria, non dico di più. Spero che questo non avvenga anche al Ministro.
  Concludo con una sola considerazione. Il Ministro, in un passaggio conclusivo, ha ricordato l'attività del Corpo forestale dello Stato e lo ha fatto rivendicandone i meriti, cosa che sottoscrivo in pieno, e segnalando anche tra le righe una preoccupazione che io riprendo qui. Purtroppo, da alcuni anni e ancora nella legislatura testé iniziata, riemergono all'interno di diversi gruppi parlamentari ipotesi tendenti a sopprimere il Corpo forestale dello Stato, trasferendone il personale all'interno della Polizia di Stato.
  Qui ho la presunzione di dirvi, con l'esperienza di chi non solo è stato Ministro, ma ha anche attraversato per tutto il Pag. 18proprio percorso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che mai iniziativa sarebbe più errata di questa. Recheremmo un danno enorme al territorio, alle comunità rurali, alle comunità montane.
  L'opera svolta dal Corpo forestale in termini di tutela dell'ambiente, salvaguardia della filiera agroalimentare e tutela del territorio è irrinunciabile. Sicuramente, un assorbimento da parte della Polizia di Stato non garantirebbe un risultato analogo. Pongo questo tema, oltre a lasciarlo all'attenzione del Ministro, che mi fa molto piacere appurare come abbia già ben chiara la questione, anche all'attenzione di tutti i colleghi perché proposte di legge di soppressione del Corpo forestale dello Stato sono, purtroppo, stati sottoscritti anche da qualcuno dei presenti.

  ROBERTO RUTA. Occuperò pochissimo tempo. Oltretutto, so che anche la senatrice Pignedoli chiederà indicazioni più precise su alcuni temi.
  Intervengo, semplicemente, condividendo quanto già evidenziato dall'amico Nicodemo Oliverio sulla programmazione 2014-2020, sulla PAC e altro. Sicuramente, il tema è stato già discusso e, da quello che comprendiamo, il 2014 andrà così e possiamo solo passare al 2015. Il ragionamento, tuttavia, è semplice: le regioni hanno la competenza in materia di agricoltura e non sono solo regioni italiane ma, per quanto riguarda l'agricoltura, certamente sono europee perché, indubbiamente, l'altra competenza è quella dell'Europa.
  In questo quadro, è evidente che il ruolo dello Stato italiano, quella competenza che resta allo Stato e non alle regioni e all'Europa, va svolto facilitando le semplificazioni, il riordino, come condividiamo. L'accesso al credito è il primo problema. Noi vogliamo risolverlo: come renderlo possibile ?
  Vengo al passaggio generazionale. Siamo d'accordo sul discorso dei giovani in agricoltura, sui beni demaniali, sullo sviluppo rurale come tema decisivo, sulla filiera agroalimentare e sulla sua tutela anche dalle contraffazioni delle sue produzioni in tutto il mondo. Basti pensare all'entità del fenomeno della contraffazione presente in Australia. È incredibile. Pensiamo a come collegarlo con la filiera del turismo, a tutti i prodotti tipici. Siamo d'accordo di lavorare su questo, è il nostro impegno. Dobbiamo tradurlo, però, nelle nostre competenze, che non sono solo quelle delle regioni, ma d'intesa – bene ha detto il Ministro – con le regioni.
  Dobbiamo tradurre questo nostro impegno in tempi e norme che diano certezza ai nostri interlocutori, stilare un cronoprogramma di intesa tra il Ministro e il Parlamento. Se esistono azioni che possono essere promosse con decreto-legge o all'interno di disegni di legge del Governo, è inutile che ne discutiamo nelle aule prima, d'iniziativa nostra. Dividiamoci i compiti. Sappiamo cosa debba fare ciascuno di noi, consapevoli che la discussione parlamentare non deve essere mai svilita. In tempi certi, deve però essere svolta perché il contributo in queste materie è decisivo: due o tre provvedimenti, cronoprogramma e dobbiamo dire al mondo agricolo, su riordino, semplificazione e tutto il resto, con quali norme e in quali tempi ci muoviamo.
  Dobbiamo fare queste comunicazioni, signor Ministro, insieme, dando il sostegno pieno all'azione del Ministro, ma soprattutto sapendo che il luogo della decisione resta il Parlamento. Vogliamo, insieme al Ministro, che questo ruolo sia esaltato per dare risposte a questo mondo strategico e fondamentale per l'economia odierna e futura d'Italia e dell'Europa.

  GIUSEPPE RUVOLO. Saluto e ringrazio il Ministro per la relazione dettagliata e puntuale. Se l'avessi scritta io, non avrebbe espresso meglio le mie posizioni. Ha la mia condivisione piena delle sue affermazioni. Ministro, mi permetto di sviluppare qualche considerazione molto breve. Purtroppo, il tempo è tiranno, ma sicuramente avremo altri incontri e occasione per poterci confrontare su temi specifici.Pag. 19
  Vado un po’ alle questioni che ha messo in rilievo nella sua relazione e il credito è stato il primo punto. L'ho apprezzato molto perché è l'unico strumento che può aiutare il mondo dell'agricoltura. Finora non ha funzionato – dobbiamo dircelo con grande chiarezza – nonostante gli sforzi e tutte le fantasie promosse. Alla fine, il risultato è che, se un agricoltore, un'impresa agricola va in banca, anche con una certificazione motivata che il credito è garantito, non riceve mai quanto ha richiesto. Mi pongo, allora, e le pongo una domanda: non è il caso di rivedere tutto il sistema che fino adesso gira intorno al credito, a cominciare dall'ISMEA, dal suo ruolo, da cosa sta facendo, per finire con altri enti vigilati ?
  Passo, in maniera estremamente sintetica alla questione dell'IMU sui fabbricati rurali e degli estimi catastali. La vicenda è stata sospesa. Devo dare atto al Ministro Catania, avendo vissuta tutta quella questione, che ha dovuto ingoiare questo rospo nonostante le richieste con cui, per la precisione, «implorava» il Governo a che non fosse applicata l'IMU sui fabbricati rurali e l'aumento degli estimi catastali.
  Quella deve essere una battaglia forte, condivisa. So quante difficoltà ci saranno, ma ritengo che lei, signor Ministro, abbia tutta questa Commissione unanimemente schierata su questo argomento perché si tratta di una forzatura che il mondo dell'agricoltura non può permettersi.
  Parlava della riqualificazione della spesa, e io vado subito agli enti vigilati. Dobbiamo fare chiarezza, un'azione forte, immediata, energica. Se, infatti, ancora manteniamo lo status quo per garantire posizioni di rendita o del sottobosco della politica, da questo momento io non ci starò. Lo dico dall'alto della responsabilità che altri hanno voluto conferirmi.
  Quanto al tema dei terreni demaniali, dei giovani, mi risulta che l'ISMEA – vi sono anche dei dati che altri colleghi possono fornire meglio di me – disponga di una quantità enorme di terreni non solo demaniali, ma anche grazie ai meccanismi riferiti al mancato pagamento delle imprese agricole o degli agricoltori: cosa fa l'ISMEA con questi terreni ?
  Ci riempiamo la bocca parlando di concedere i terreni demaniali ai giovani: se, però, sono già disponibili terreni degli enti vigilati, perché non attivare un meccanismo per garantirli ai giovani se è vero che vogliamo questo tipo di politica ?
  Concludo su due aspetti dal mio punto di vista importanti. A proposito della promozione dei prodotti, lei ha dichiarato che, attraverso le ambasciate, si può creare un circuito virtuoso. Nel rispetto della loro competenze – ci mancherebbe altro – e per le funzioni che svolgono, non esistono regioni in Italia che non abbiano almeno dieci rappresentanze all'estero, in Russa, in Germania e in molti altri posti. Questo è uno sperpero di pubblico denaro. Se fosse governato, ove possibile, ovviamente dalla fonte certa del suo Dicastero, ritengo che faremmo una cosa importante, recuperando risorse per procedere a un'azione promozionale molto importante e molto seria.
  Signor Ministro, lei ha illustrato una relazione presupposto della quale, dal mio punto di vista, è che il Governo durerà cinque anni. Sulla base di questa considerazione, le auguro buon lavoro, ma voglio ricordarle che l'ultima legge approvata dal Parlamento italiano in materia di agricoltura, la legge 11 marzo 2006, n. 81, risale esattamente al marzo 2006, quando era in carica il Governo Berlusconi, dopodiché leggi sull'agricoltura non se ne sono fatte. Le auguro che questa sia una grande occasione considerata la strana maggioranza e la collaborazione di tutto il Parlamento.

  MICHELE BORDO. Concordo con chi mi ha preceduto nei vari interventi, ma anche rispetto alla stessa relazione del Ministro sulla questione del credito, penso a mia volta che debba rappresentare una delle priorità.
  Personalmente, ne individuo un'altra nella sostenibilità da parte delle nostre aziende agricole a portare avanti il loro lavoro. Che sia un settore che va rivisto e Pag. 20velocemente è la nostra richiesta, come credo sia condiviso dalla Commissione.
  I produttori reclamano, in relazione alla giusta remunerazione, anche un ruolo politico da parte del Governo. Un tavolo permanente, una sorta di patto sociale tra soggetti della stessa filiera è importante. Lei conosce benissimo prezzo qual è oggi il prezzo a cui viene pagato il latte. Le riporterò un esempio per sottolineare a quali altri distorsioni porta oltre che alla chiusure di aziende.
  Provengo dalla provincia di Cremona, dove, nel giro di tre anni, il 12 per cento della superficie agraria è stato trasformato da uso food a produzione di combustibile per il biogas. Penso che questa sia una distorsione in una delle regioni più importanti per la nostra agricoltura e che non possiamo continuare ad accettare.
  La Commissione Agricoltura della Camera è particolarmente interessata e ha già incardinato, appunto, un progetto di legge – ve ne sono diversi e si sta provvedendo a un testo unificato – sull'agricoltura sociale. È soltanto un auspicio quello che rivolgo al Governo, chiedendo di prestare attenzione a questo provvedimento nel momento in cui sarà approvato. Dovrà, infatti, essere sostenuto.
  Quanto alla contraffazione, dietro l'angolo c’è l'Expo 2015, di cui però non è il tema, anche se potrebbe. Lo saranno, piuttosto, i 130 Paesi ospiti del nostro, di cui una parte attori della contraffazione nei confronti dei nostri prodotti.
  A mio giudizio, quella non dovrebbe rappresentare l'occasione di una parentesi, in cui ci vogliamo tutti bene, facciamo finta di niente e l'Italia rimane coi problemi di prima una volta conclusa la manifestazione. Penso, al contrario, che debba essere un'occasione in cui – se riuscissimo prima, tanto meglio – dovremmo come data ultima presentarci con norme e accordi che ci permettano, appunto, di limitare il più possibile questo fenomeno.
  Concludo su due fatti più contingenti. Ho presentato un'interrogazione sui danni da maltempo al nord che non ha ancora ricevuto risposta. Qui le chiedo, per cortesia, se il Governo può rispondere alle interrogazioni con i tempi previsti dal Regolamento. Mi sembra, appunto, oltre che un atto di cortesia, un atto dovuto. Vi sollecito, in ogni caso, affinché vi attiviate su questo problema al di là della mia interrogazione. Il problema è che mais, foraggi, prodotti ortofrutticoli delle regioni del nord avranno la produzione del 30-40 per cento in meno quest'anno. Se non ci poniamo oggi il problema, sarà un'altra mazzata.
  Una domanda in chiusura riguarda l'organizzazione del suo Ministero, in modo particolare i sottosegretari: quando saranno attribuite le deleghe ? Vorremmo saperlo perché sia garantita anche a noi una possibilità di maggiore interlocuzione con il Ministero stesso.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Innanzitutto, ringraziamo la sensibilità del Ministro riguardo ad alcuni temi in particolare. Sostanzialmente, l'impostazione che portiamo come nuova presenza in Parlamento è quella di un occhio di riguardo alla sostenibilità, al made in Italy, a tutto quanto è sovranità alimentare e raggiungimento di questa.
  Sul settore agroalimentare, in sofferenza proprio per l'incapacità di tutelare il made in Italy, le peculiarità delle risorse del nostro territorio, oggi vorremmo sollecitare l'adozione della clausola di salvaguardia sugli OGM, tema per cui ci siamo spesi. All'unanimità è passata la mozione al Senato, e quindi vorremmo risollecitare l'argomento. Cito il tema brevemente proprio perché fa parte del corollario più ampio delle sementi, dell'indipendenza dei nostri agricoltori rispetto alle multinazionali, che dobbiamo tutelare e promuovere.
  Un tema collegato, che vorremmo sollecitare affinché giunga a compimento è quello del Piano di azione nazionale dei pesticidi. Sappiamo che si è arenato al Ministero quest'inverno. Sollecitiamo l'adozione di un piano, come hanno fatto vari altri Paesi europei, in quanto è necessario capire la reale sostenibilità e l'utilizzo che si può fare della chimica in agricoltura e cercare di diminuire il quantitativo Pag. 21spropositato di cui si fa uso in Italia, che da sola utilizza un terzo del totale dei pesticidi utilizzati a livello europeo.
  Da qui un altro tema che abbiamo a cuore e che vorremmo sollecitare, come probabilmente il Ministro in quanto originaria dei territori in cui è diffusa: la brucellosi, di cui peraltro credo si stia occupando. Vorremmo poi sollevare la questione degli allevamenti intensivi affinché, attraverso una vera e propria transizione, a mano a mano si raggiunga una gestione differente, che produca innanzitutto meno CO2, meno inquinamento (dell'entità del quale forse non ci rendiamo conto, ma che incide moltissimo anche sui cambiamenti climatici), minore sofferenza animale e, in qualche maniera, si incida sulle derrate alimentari – soia e mais OGM – che dobbiamo importare dall'estero. Vorremmo infatti che si cercasse di avviare un piano per cui la mangimistica sia prodotta esclusivamente in Italia o, almeno, in Europa.
  Altro argomento da lei toccato e che, a nostro avviso, è di estrema rilevanza strategica per rilanciare il settore, è rappresentato dall'accesso alla terra con riferimento all'articolo 66 del decreto-legge n. 1 del 2012. Nello stato attuale di crisi economica e di mancanza di liquidità, sappiamo bene che la vendita e la privatizzazione dei terreni demaniali potrebbe privilegiare la criminalità organizzata. Il rischio esiste e non possiamo sottrarci dall'agire in maniera ponderata se vogliamo muoverci su questa direttrice.
  Per questo, proponiamo la possibilità di affitti calmierati. È molto importante introdurre questa parte di gestione dei terreni affinché rimangano per la maggior parte pubblici, soprattutto – lei ha citato il concetto di bene comune – perché devono rimanere beni comuni. Non è possibile svendere le proprie terre e correre il rischio che se ne appropri la criminalità organizzata, che in questo momento dispone della maggiore liquidità nel Paese.
  L'altro argomento, nonostante sia stata trattato esaustivamente in precedenza da altri colleghi, riguarda la PAC. Delle tante aziende agricole che abbiamo in Italia, solo 100.000 sono grandi o grandissime aziende, mentre 1,5 milioni sono piccole aziende. È una grandissima differenza e, quindi nell'applicazione dei fondi e nella distribuzione delle risorse che arriveranno, vorremmo che vi fosse un di riguardo per le nostre aziende, che spesso custodiscono il territorio. Si può farlo, in primis, con una sospensione dei debiti delle aziende agricole. Moltissime non sono in bonis in questo momento. Parliamo di un 80 per cento che non potrà accedere ai fondi europei.
  Ci stiamo muovendo, ovviamente, in Commissione, ma l'azione governativa cammina in maniera differente e la misura della sospensione dei debiti per far sì che possano accedere ai fondi risulterebbe molto importante.
  Certamente, i green corridor, con il Marocco, sarebbero da rivedere perché davvero i nostri agricoltori non ce la fanno, arriva cibo con differenti disciplinari di coltivazione da altri Paesi. Andrebbero rivisti, a mio avviso, anche in chiave protezionistica, ma certamente non è possibile aprire in maniera sconsiderata delle praterie ad altri Paesi che non hanno le nostre stesse regolamentazioni e i nostri stessi disciplinari.
  Riteniamo che la formazione dei prezzi in agricoltura sia molto importante e anche le borse merci che risalgono agli anni Trenta debbano essere riviste. Non è possibile che la formazione dei prezzi non tenga conto del lavoro, dell'inflazione, dell'aumento dei prezzi. I prezzi sono sostanzialmente bloccati, in agricoltura, a 24 anni fa. Per questa ragione, spesso gli agricoltori non hanno neanche la possibilità di arrivare al costo di produzione. Le borse merci potrebbero essere riviste e riformate attraverso commissioni di formazione dei prezzi, dove appunto siano inserite, attraverso nomina, le varie rappresentanze degli agricoltori, anche pubbliche.
  Gli enti di ricerca sono stati limitati all'osso. Svolgono un'azione fondamentale, dovrebbero essere certamente ottimizzati, Pag. 22rivista un po’ la gestione interna, ma di certo non è possibile disfarsene. Un esempio è offerto dalla banca del germoplasma di Bari, la più grande del Mediterraneo, che è auspicabile diventi indipendente dal CNR proprio perché deve rappresentare un canale preferenziale per tutti e un bene pubblico e comune.
  Sollecitiamo una risposta alle tante interrogazioni svolte. Siamo certi che in seguito arriveranno. Al momento, siamo all'inizio e ci rendiamo conto di come la creazione dello staff non sia semplice. All'interno del Ministero stesso esistevano problemi di corruzione che ci auguriamo siano in via di risoluzione, come ci auguriamo di essere edotti su cosa vi sta accadendo. Ci auguriamo anche che il lavoro delle Commissioni di Camera e Senato sia più organico e coordinato e ci sia una reale operatività.

  LEANA PIGNEDOLI. Signora Ministro, ho raccolto con molto favore anche questa sua determinazione, questa spinta nel dichiarare anche nelle linee programmatiche una volontà di innovazione del settore affinché, soprattutto, l'agricoltura diventi più giovane e possa esserci una vera svolta. Credo che di questo abbiamo bisogno proprio perché dall'altra parte vediamo le potenzialità di un settore anche in controtendenza ad altri settori.
  Siamo in una sede parlamentare e dobbiamo tradurre la sua determinazione e le dichiarazioni che ha rilasciato anche in altre sedi in concretezza, in una capacità di trasformare questo in scelte concrete, in proposte legislative.
  Mi auguro anche che le sue dichiarazioni sui giovani, ad esempio, possano tradursi in un sostegno, in un'iniziativa. Il nostro gruppo presenterà nelle prossime settimane in Commissione al Senato una proposta di legge sul ricambio generazionale che contiene questa grande sfida, fatta non solo, come credo, di accesso al credito o di strumenti tradizionali come quelli che citava. Ritengo che occorra una ricerca vera e propria anche dei nuovi strumenti perché si tratta di tema molto complesso. Andiamo dai terreni abbandonati delle zone di montagna ai costi inaccessibili dei terreni delle zone di pianura, un tema assolutamente centrale se si vuole davvero arrivare alla svolta che diceva.
  Ancora, tutte le associazioni e il mondo agricolo lo richiedono a più voci: credo che si debba smettere di annunciare e procedere sul tema della semplificazione. Diversi sono stati i convegni, ma ora bisogna procedere. Abbiamo bisogno di passare alle azioni, eliminare procedure non necessarie, passare a un'informatizzazione più forte anche dell'impresa, a un coordinamento degli organismi, che lei stessa citava.
  Abbiamo bisogno di entrare in una logica che tenga insieme la sicurezza alimentare, il valore aggiunto dei nostri prodotti e un controllo rigoroso, ma assolutamente con una maggiore semplicità, che faccia dialogare gli enti, non vessi le imprese e non duplichi controlli e documentazioni inutili, che sia, soprattutto, tesa a un equilibrio, a una proporzionalità delle misure.
  Non gliel'ho sentito citare, ma credo che abbiamo anche questo problema. Non può accadere che un'azienda con mille dipendenti debba passare per le stesse procedure di una che ne ha sette. Abbiamo bisogno di impostare tutte le nostre procedure, i nostri sistemi di controllo sulla base di una proporzionalità che contempli come criterio i livelli di occupazione, per la sicurezza alimentare, il rischio, il lavoro, le questioni ambientali. Deve esserci proporzione, se vogliamo che l'imprenditore agricolo sia alleato e non sempre veda come nemico lo Stato che controlla.
  L'altra questione cui abbiamo accennato in Senato, ma di cui vorremmo ragionare con tutti i gruppi perché diventi una proposta comune, è creare un sistema di premialità per le imprese che seguono le regole. Dobbiamo riconoscere il valore delle imprese che si sforzano di produrre qualità e di giocare all'interno delle regole. Non possono essere tutti uguali. Su questo, le chiederemo un confronto molto diretto.
  Tuttavia, non siamo all'anno zero e la questione è la seguente. Nel febbraio 2012, Pag. 23abbiamo approvato il decreto-legge sulle semplificazioni. Alcuni articoli precisi, 14 e 25, andavano proprio in questa direzione. Stiamo attendendo ancora i regolamenti attuativi e la domanda è proprio questa: quando potranno esserci i regolamenti attuativi che renderanno concreta una decisione che, in realtà, il Parlamento ha già preso ? Magari nelle ultime settimane se n’è già occupata, ma la domanda è sul punto in cui siamo. Dall'altra parte, c’è una proposta di confronto molto netto sulle nostre proposte di legge.
  A proposito di burocrazia, che ha a che fare davvero con una quotidianità difficile per le nostre imprese, e quindi una difficoltà di tenuta, le pongo alcune urgenze, ma solo per titoli, perché lei possa avere modo di rispondere. Sono domande che rivolgono ripetutamente a noi.
  Sul tema della revisione obbligatoria delle macchine agricole, la norma non ci preoccupa certamente in relazione ai controlli per l'idoneità dei mezzi, assolutamente giusti, che condividiamo e che hanno a che fare con la sicurezza. La nostra preoccupazione è la sovrapposizione tra le norme relative alla sicurezza stradale e quelle sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e i tempi di attuazione.
  Siamo preoccupati per i tempi richiesti, benché io non sappia se sia già stato adottato il decreto. Su questo, chiediamo una gradualità di applicazione perché parliamo di oltre un milione di macchine agricole: cosa pensa di fare in questo caso o, comunque, si attiverà, anche se non è questione che inerisca direttamente al suo Ministero ?
  Le altre sono questioni che hanno a che fare con la proporzionalità. Il nuovo decreto sulla prevenzione degli incendi appesantisce gli obblighi per le aziende agricole imponendo requisiti antincendio anche a depositi di carburante agricolo di piccole dimensioni. Anche in questo caso serve una proporzionalità. La questione sembra di poco conto, ma in realtà crea problemi e costi inutili.
  La valutazione dei rischi imporrà delle procedure standardizzate per le imprese fino a dieci lavoratori, sostituendo le autovalutazioni. Ciò porterà costi nuove alle imprese che non sono compresi.
  Vi è il problema, da una parte, di impiegare come ha ricordato all'inizio, tutte le nostre energie e le risorse per una nuova competitività e, dall'altra, un problema di tenuta delle imprese esistenti. Come sottolineava il collega Oliverio, esiste il tema delle calamità. Mi auguro che la prossima volta possa portarci anche una serie di informazioni. Il nord, in particolare alcune regioni, come la Lombardia e l'Emilia-Romagna, è stato veramente devastato e ormai mancano solo le cavallette dopo essere partiti col terremoto, il dissesto, le alluvioni, la neve, la siccità.
  Da parte di alcune regioni riceviamo richieste di calamità naturale, ultima la Lombardia. Anche se non riguarda direttamente il Ministero, le faccio presente che davvero le nostre aziende agricole sono in grandissima difficoltà. Un'attivazione diretta del Ministro rappresenterebbe, da questo punto di vista, un grandissimo aiuto.
  L'altro tema che ha toccato alla fine della sua relazione è quello della governance in relazione agli enti vigilati. Credo che si debba proprio puntare sul tema della semplificazione e dell'efficienza dello Stato perché non avremmo scuse, non potremmo sostenere che mancano le risorse. Qui si lavora per una maggiore efficienza a costi minori. Se, infatti, è efficienza, allora è qualità più alta a costi minori.
  Abbiamo iniziato a discutere una proposta che il Partito Democratico aveva già elaborato sugli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole. A un'analisi di questi enti, abbiamo notato diverse sovrapposizioni di funzioni, nessuna sussidiarietà, dispersioni logistiche, immobilizzazioni di patrimoni, di terreni, di sedi, nessuna misurazione – forse questo è il dato più grave – della ricaduta sul sistema agricolo.
  Questi strumenti sono stati pensati dal Ministero per portare innovazione, maggiore razionalizzazione e qualità nel sistema: visto che il livello di competitività Pag. 24delle nostre aziende è caduto ulteriormente, forse oggi dobbiamo riflettere su quale sia stata l'efficienza, l'efficacia e la ricaduta sul sistema.
  Sono d'accordo che la ricerca sia uno dei temi principali, ma dobbiamo capire in che modo razionalizzare gli enti di ricerca. Le funzioni sono importanti, niente affatto inutili. Le importantissime funzioni sono: la ricerca, la gestione delle risorse PAC, l'efficienza gestionale e la trasparenza, nonostante diversi episodi ci abbiano fatto pensare il contrario, strumenti finanziari per le imprese. Abbiamo da pensare a nuove alleanze e nuovi soggetti che mettano assieme risorse finanziare importanti se vogliamo lavorare sulla competitività.
  Anche sulla base delle sue dichiarazioni, le chiederei, a fronte delle potenzialità che il settore agroalimentare sta presentando, se è nella sua volontà e del Ministero procedere a un aggiustamento di questi enti o se la volontà è, invece, quella di una vera e propria riforma. Noi siamo per questa seconda ipotesi, signora Ministro, perché abbiamo bisogno di ripensare complessivamente il sistema degli enti a causa del gap tra il costo e l'efficienza di questi.
  Registriamo ormai ogni giorno che il settore agroalimentare è in controtendenza, come lei stessa evidenziava, soprattutto per l’export, mentre altri settori stanno flettendo, anche sull’export: come traduciamo questa nostra volontà di attrezzarci per essere in grado di raggiungere una domanda che nei mercati esteri sta crescendo con le nostre imprese ? Esiste, da parte del Ministro, la volontà di un vero e proprio piano dell'internazionalizzazione ? Credo, infatti, che sia ora il momento, a fronte di un calo dei consumi del mercato interno, di attrezzarci e «metter su il fisico» per andare sui mercati esteri.

  ROBERTO CAON. Ringrazio, naturalmente, il Ministro e tutti voi colleghi.
  Vorrei aggiungere una sottolineatura. Lei ha visto, signor Ministro, come tutti i partiti politici hanno chiesto aiuto per il nord. Non voglio sottolinearlo in maniera così forte, come hanno già fatto, appunto, i miei colleghi, ma penso che debba prendere subito in mano questa situazione perché queste aziende medio-piccole non hanno più la possibilità di andare avanti senza l'intervento dello Stato.
  Non voglio neanche risultare polemico su alcuni temi, condivido molti degli aspetti che ha evidenziato, ma alcune questioni sono importanti per il nord, che io rappresento in parte.

  NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Se può tranquillizzarla, lo rappresento anche io dal sud.

  ROBERTO CAON. Ci ha detto che si sta interfacciando con l'assessore alle politiche agricole della Puglia e non ne capivo la ragione.
  Sono anche molto amareggiato perché sta parlando solo di tracciabilità – bene – di etichettatura – altrettanto bene e tutti d'accordo –, ma per sburocratizzare le nostre aziende, credo che si debba puntare maggiormente sulla cultura del consumo. Solo la cultura del consumo, infatti, può favorire un sistema di autofinanziamento. La gente deve mangiare italiano.
  È più difficile controllare che non insegnare, per cui è inutile tutta la tracciabilità del mondo, tutto il sistema e tutti gli enti a controllare. Per far questo, serve la burocrazia, mentre noi dobbiamo spingere a consumare cibo italiano.
  Invito lei, Ministro, che ha determinate possibilità, a fare in modo che tutte le mense, tutto il consumo di cibo negli enti che hanno a che fare con lo Stato, utilizzino prodotti italiani.

  PAOLO RUSSO. Senza meraviglia, va al Ministro il mio apprezzamento per quanto ha voluto illustrarci in una relazione dettagliata, che offre ampi margini anche dal punto di vista dell'ulteriore approfondimento. L'apprezzamento è nel merito delle cose dette, ma anche nel metodo di dialogo franco, aperto nei confronti del Parlamento, anche al di là del rilievo istituzionale.Pag. 25
  Mi è piaciuto verificare come il Ministro guardi a quella promozione necessaria utile alla valorizzazione delle straordinarie qualità del nostro Paese, delle straordinarie diversità, della straordinaria scienza agraria insita nei nostri prodotti. Per dirla brevemente, servirebbero meno cuochi che parlano di agricoltura e più agronomi, ricercatori, della migliore tradizione, se è vero, come è vero, che la nostra è la prima agricoltura al mondo per valore aggiunto per ettaro.
  Le sollecitazioni sulla sburocratizzazione mi paiono tutte inutili e lei stessa ha rilevato come questo sia un aspetto centrale della sua iniziativa di Governo. Mi permetterei di suggerire come la banda larga in aree agricole potrebbe, in qualche misura, aiutare questo processo di confronto più diretto e non intermediato delle aziende agricole con il sistema delle opportunità e delle spese.
  Le sue rassicurazioni sul Corpo forestale ci tranquillizzano straordinariamente. Mi consentirà di chiederle di aiutarci a capire la posizione del Governo sulla nuova direttiva sul tabacco. Immagino che si aspettasse questa domanda, come immagino che sappia meglio di me che nella sola filiera agricola gli addetti sono 50.000. È evidente che si presenta un profilo di criticità straordinaria proprio derivante dalla nuova direttiva. Avremmo piacere di comprendere anche la sua e nostra posizione, come Paese, su questo fronte.

  LUIGI GAETTI. Spenderò poche parole in quanto molti argomenti sono già stati trattati. Anche noi riteniamo importante il discorso sull'agricoltura del futuro, molto diverso dal discorso di oggi. Futuro significa un'agricoltura rivolta ai giovani, dove il ruolo della ricerca e dell'università risulta importante ed è importante, soprattutto, anche il discorso dell'informazione. Qui si continua a far riferimento, ad esempio, ai cuochi delle televisioni, ma nessuno che presenti alimenti di qualità, una stagionalità dei piatti che propone.
  Quindi l'informazione e la cultura risultano importanti in agricoltura. Per noi è importante il no agli OGM con il minimo possibile di quantità di pesticidi. Le ricordo che abbiamo ancora decine di falde inquinate da atrazina nonostante da una ventina di anni sia vietata. Ricordo, allo stesso modo, che nelle urine dei bambini troviamo molti pesticidi, che, con meccanismi genetici, hanno conseguenze importanti sulla salute. La salute va vista, quindi, anche come elemento di qualità nei nostri prodotti, che deve essere appunto garantita con l'etichettatura, la tracciabilità di filiera.
  Voglio concludere semplicemente ricordando a mia volta l'importanza della semplificazione di tutti gli enti vigilati. Sono un medico e non conoscevo l'argomento. Sono stato contattato da decine di responsabili e presidenti e sono veramente perplesso di fronte alla situazione a volte poco chiara in cui non riesco ad accedere a certi atti. Ritengo che su questo si debba lavorare.
  Davvero infine, credo che siano importanti politiche fiscali per favorire quel chilometro utile, quella piccola impresa, quella distribuzione di vicinato. I giovani, poi, non solo possono produrre elementi di qualità, ma possono riuscire anche a venderli.
  In un mondo con una prospettiva diversa, tra vent'anni, sarà difficile portare i nostri prodotti in Finlandia, per cui sarebbe molto utile riuscire ad avere già una catena di vendita che li utilizzi. A lei, signor Ministro, a tutti noi, non resta altro che augurare buon lavoro.

  MASSIMO FIORIO. La ringrazio, Ministro, per la sua presenza.
  Ho apprezzato particolarmente, della sua lunga relazione, la premessa, ossia il fatto che voglia collaborare con il Parlamento anche nella fase legislativa. Credo che anche l'esperienza precedente, da componente della Commissione Agricoltura, possa essere d'aiuto. Può capire bene il lavoro utile che nasce in un confronto organico con la Commissione Agricoltura.
  La Commissione Agricoltura della Camera ha incardinato parecchie proposte di legge che sono riprese anche dai lavori in Pag. 26Commissione della scorsa legislatura, ma che ripartono con slancio e capacità anche di approdare in Assemblea, speriamo con buon esito.
  Nella fase finale, è stata citata l'agricoltura sociale. Si ricorderà quale attività sia stata svolta al proposito nella scorsa legislatura e anche che tipo di apertura può dare quella normativa, analogamente a quello che è avvenuto per gli agriturismi, dove si è aperto un fronte. L'agricoltura sociale può rappresentare un nuovo fronte anche nell'ottica di un welfare ripensato, non soltanto assistito, ma che individui nella fase produttiva un elemento importante rispetto a soggetti disagiati.
  Vengo ad altre questioni e soltanto per punti. Qualsiasi commissario è sollecitato dai territori per i fenomeni di maltempo, con le conseguenze sull'agricoltura, che per questa ragione sta soffrendo molto, e per la mancanza di strumenti adeguati per affrontarli.
  La scorsa legislatura, abbiamo affrontato il tema del fondo di solidarietà, che ha portato via molto tempo alla Commissione, per reperire i fondi. Su questo tema, al momento è in evoluzione una normativa. Non ho sentito toccare il tema delle assicurazioni nella sua relazione, forse semplicemente perché evidentemente era ricca di altre questioni, ma lo dobbiamo affrontare e dotarci di strumenti assicurativi adeguati. Non nascondiamoci che esistono degli elementi di criticità. Le cose non procedono adeguatamente in questo senso, per cui la solleciterei a intervenire.
  È stato toccato, invece, il tema dell'internazionalizzazione. Forse concludo con un elemento che può risultare marginale, ma a mio avviso importante, sollevato anche negli interventi precedenti, e che riguarda il tema della normativa degli appalti pubblici. La spending review, attraverso il meccanismo dalla Consip, centralizzava molto anche il reperimento e l'approvvigionamento di beni. Sotto questo profilo, credo che, soprattutto in relazione gli alimenti, dobbiamo adeguarci alla normativa europea, a quello che passa sotto il titolo di appalti verdi.
  Qui manca un'armonizzazione tra la normativa della spending review e l'orientamento che l'Unione europea ha dato rispetto al privilegiare criteri nuovi per mense e ospedali per cui possano approvvigionarsi di beni alimentari locali, biologici, con elementi di qualità alti e non soltanto volti al tema della maggiore economicità.
  Molti regolamenti hanno, in qualche misura, evidenziato nel corso degli ultimi anni questo elemento e noi non possiamo ostacolare questo percorso fortemente voluto anche dall'Unione europea.

  PRESIDENTE. Per un ultimo intervento, darei la parola all'onorevole Catanoso, dopodiché aggiornerò la seduta, possibilmente, alla prossima la settimana. Il Ministro verrà a rispondere a tutte le questioni poste, quando proveremo a cogliere l'occasione di riaprire a qualche intervento.
  Se ci sono, comunque, domande o quesiti puntuali a cui è richiesta una risposta al Ministro, pregherei gli onorevoli deputati e i senatori di far pervenire alla presidenza delle Commissioni una nota o i quesiti che si ritiene utile presentare, in maniera da mettere in condizione il Ministro di tornare in Commissione già con le risposte.

  FRANCESCO CATANOSO GENOESE DETTO BASILIO CATANOSO. Voglio ringraziare il Ministro per l'apprezzabile attenzione che ha rivolto nella sua relazione a tutti i temi centrali dell'agricoltura italiana e ricordarle che sarebbe bello, vista la comune esperienza della precedente legislatura, trovarla a fianco dei commissari di queste due Commissioni anche nella possibilità di reperire alcuni fondi. Non si tratta, peraltro, di somme esagerate, ma ci permetterebbero di fare arrivare in fondo alcune proposte di legge che in questi giorni e in questi mesi le Commissioni stanno continuando – alcune vengono da un percorso piuttosto antico – ad analizzare e a portare avanti.
  Voglia brevissimamente porre l'attenzione sulla pesca, che è stata un po’ Pag. 27trascurata rispetto agli argomenti che ho sentito discutere oggi. Vorrei capire se la signora Ministro, nella sua volontà di condurre l'azione del Governo per l'agricoltura e la pesca, avrebbe immaginato un nuovo quadro normativo di riferimento, a mio avviso ormai necessario visto che la pesca è stata negli ultimi anni abbandonata al proprio destino e, di fatto, gestita esclusivamente attraverso decreti o, comunque, in maniera burocratica dal Ministero. Inoltre, vorrei capire se, con un atto di coraggio, possiamo aspettarci da questo Ministro la possibilità di veder realizzate alcune cose, come la rivisitazione dei criteri, certamente strani, che hanno visto la ripartizione delle quote del tonno. Si potrebbe iniziare con le quote aggiuntive del tonno, che invece hanno seguìto sempre lo stesso strano destino.
  Allo stesso modo, si potrebbero rivisitare i criteri del fermo del pesce spada, magari agganciandolo non più al tipo di pesca, ma di attrezzo, per evitare la strage di piccoli pesci spada, inutile dal punto di vista del consumo.
  Infine, vorrei sapere se è possibile immaginare, insieme al Ministero dei trasporti, una rivisitazione delle distanze di pesca dalla costa, sia ai fini della utilità della pesca sia anche della mobilità territoriale in mare, oggi agganciate a determinate condizioni di regolamenti di pesca e non, invece, all'abilitazione degli stessi scali.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Catanoso, ricordandogli, come a tutta la Commissione, che il tema pesca non è stato volutamente affrontato perché il 18, martedì prossimo, è programmata una audizione in sede congiunta delle Commissioni Agricoltura e Affari europei di Camera e Senato sulla politica comune della pesca. In quell'occasione sarà, appunto, il Ministro a riferire anche rispetto alle questioni che puntualmente sono state poste.
  Ringrazio tutti e, in particolar modo, coloro che in questa prima seduta hanno rinunciato all'intervento.
  Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16,20.