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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 2 luglio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Galan Giancarlo , Presidente ... 2 

Seguito dell'audizione del viceministro per lo sviluppo economico, con delega alle comunicazioni, Antonio Catricalà, per gli aspetti di competenza della Commissione (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Galan Giancarlo , Presidente ... 2 
Catricalà Antonio , Viceministro per lo sviluppo economico, con delega alle comunicazioni ... 2 
Ghizzoni Manuela , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GALAN

  La seduta comincia alle 13.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del viceministro per lo sviluppo economico, con delega alle comunicazioni, Antonio Catricalà, per gli aspetti di competenza della Commissione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del viceministro per lo sviluppo economico, con delega alle comunicazioni, Antonio Catricalà, per gli aspetti di competenza della Commissione.
  Saluto e ringrazio il viceministro per la sua presenza odierna e gli do la parola per la replica.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro per lo sviluppo economico, con delega alle comunicazioni. Grazie, onorevole presidente, e grazie a tutti i componenti della Commissione. Mi scuso se leggerò il mio intervento che ho depositato agli atti, ma per la necessità di essere molto preciso – anche sulle risposte da dare e a chi darle – mi è sembrato naturale scrivere l'intervento e leggerlo.
  Parlerò subito della RAI, che è stato uno degli argomenti maggiormente trattati nel corso della scorsa audizione, oggetto di tante domande e tante considerazioni da parte degli onorevoli intervenuti. Partirei innanzitutto dalla sua principale forma di finanziamento, il canone di abbonamento.
  Chiarisco che quando riporto il pensiero degli onorevoli intervenuti lo faccio in estrema sintesi, mentre ho visto che esso è molto ben riportato nel resoconto stenografico pubblicato negli atti parlamentari. Trattandosi di un resoconto fedele, mi limito a fare un brevissimo riassunto.
  C’è stato chi, come l'onorevole Brescia, ha chiesto di ridurre l'importo del canone e chi, come gli onorevoli Lainati e Orfini (molto efficace il suo concetto «devono pagare tutti per rendere la RAI migliore») ha chiesto comunque interventi per ridurre l'evasione, considerata come una questione dirimente per il nostro sistema televisivo.
  Il finanziamento del servizio pubblico è una questione centrale per il funzionamento della concessionaria pubblica, ma anche per il futuro del sistema. È un tema molto dibattuto e molto studiato. Sono stati esaminati i sistemi usati in altri Paesi, come la Grecia, dove il canone viene addebitato nella bolletta con i consumi elettrici. Qualcuno, trattandosi di un'imposta legata al possesso dell'apparecchio televisivo, ne ha chiesto il pagamento nella denuncia dei redditi, come fu previsto in Italia per l'anno 1993, peraltro in presenza di una particolare situazione legislativa.
  In molti Paesi si va affermando la tendenza a un progressivo abbandono del canone in favore dell'imposta generale sui Pag. 3media, come peraltro sembra aver ipotizzato l'onorevole Orfini, oppure con trasferimenti finanziari diretti dal bilancio statale. In molti casi – Austria, Germania, Finlandia, Irlanda, Svezia e Svizzera – il canone si sta trasformando in una tassa a carico del nucleo familiare, che prescinde dall'apparecchio utilizzato e che tiene quindi conto dell'evoluzione verso la convergenza tecnologica.
  Tutti gli onorevoli intervenuti sulla questione, indipendentemente dal sistema, hanno chiesto di studiare le misure più opportune ed efficaci.
  So che in passato, al Ministero dello sviluppo economico, con il coinvolgimento del Ministero dell'economia, dell'Agenzia delle entrate e della stessa RAI, la questione è stata analizzata a fondo, ed è mia intenzione riprendere l'argomento e riaprire il tavolo di lavoro interno per affrontare ancora una volta la tematica in questione.
  Alcuni interventi, anche normativi, di una qualche efficacia si sono registrati sull'evasione del canone cosiddetto commerciale, quello che dovrebbero pagare gli uffici pubblici e privati, gli esercizi commerciali, gli studi professionali e gli alberghi. Ma ancora molto si deve fare, anche in questo specifico settore.
  Il vero tema di fondo, e forse l'unica vera grande ragione per giustificare la lotta all'evasione, ma addirittura le motivazioni del suo pagamento, non può prescindere da un recupero di credibilità della RAI e dalla sua missione di servizio pubblico.
  Quanto alla questione, sollevata dall'onorevole Lainati, dell'esenzione del pagamento del canone RAI, da parte degli ultrasettantacinquenni a basso reddito, prevista dall'articolo 1, comma 132 della legge n. 244 del 2007, il sistema è effettivamente diventato operativo con le precisazioni dell'Agenzia delle entrate nel settembre 2010 e con la predisposizione della relativa modulistica. Sul sito della RAI sono illustrate in dettaglio le istruzioni per poter beneficiare dell'esenzione, ma la misura tuttavia è poco conosciuta e poco pubblicizzata. I requisiti sono, peraltro, molto stringenti e tali da limitare fortemente la platea dei beneficiari: 75 anni di età già compiuti entro il termine di pagamento del canone; non convivere con altri soggetti diversi dal coniuge titolare di reddito proprio; possedere un reddito che, unitamente a quello del coniuge convivente, non sia superiore complessivamente ad euro 516,46 per tredici mensilità, per un importo totale annuo di euro 6.713,91.
  Forse si potrebbe fare di più, ed è anche compito del Parlamento; mentre è compito delle istituzioni, ma anche e soprattutto delle associazioni dei consumatori e degli utenti, delle parti sociali e della stessa RAI, adoperarsi affinché la possibilità di ottenere l'esenzione venga pubblicizzata e portata a conoscenza di una parte considerevole di persone che ne è completamente ignara.
  Altra questione molto dibattuta è stata quella del ruolo del servizio pubblico e della sua mission, sollevata in particolare dagli onorevoli Brescia e Lainati, che ha anche sottolineato la necessità di ridurre alcuni costi della RAI, soprattutto con riferimento ai compensi alle cosiddette star.
  Si è anche parlato di privatizzazione e di governance, temi sicuramente importanti ma prematuri, che dovranno essere dibattuti eventualmente in Parlamento. Solo una riforma legislativa del sistema potrà eventualmente prevedere anche un diverso assetto societario, tale da consentire un azionariato diffuso. Una questione per certi versi affascinante, ma da esaminare a fondo anche per le sue implicazioni giuridiche e su cui, rispondendo all'onorevole Gallo, non posso essere al momento in grado di pronunciarmi.
  Voglio ancora una volta cogliere l'occasione di chiarire innanzitutto la posizione mia e del Governo sulla questione della concessione e della sua scadenza. Prima del 2016, quando la vigente concessione arriverà, per legge, alla sua naturale scadenza, il Parlamento, magari sollecitato dal Governo, dovrà prendere una decisione. Non esiste infatti, al di là di qualche isolata interpretazione giuridica, Pag. 4la possibilità di un rinnovo automatico, non previsto neppure dall'attuale convenzione.
  Il Parlamento dovrà quindi decidere, anche con una norma di due righe di semplice proroga, ma dovrà comunque farlo, aggiungerei consapevolmente. Non credo probabile un intervento legislativo necessitato e urgente da parte del Governo, data la materia: in larghissima parte, le forze politiche sul punto sono d'accordo con l'onorevole Brescia, ma proprio per questo occorre avere le idee chiare per tempo sul da farsi. Diversamente sarà il caos, con la Corte dei conti che potrebbe intervenire in caso di attribuzione di soldi pubblici – il canone – a un soggetto privo di titolo.
  È proprio per questo, per definire il ruolo del servizio pubblico – un tema sollevato dagli onorevoli Brescia, Lainati, Giordano, Orfini, Santerini e Gallo – che il ministero intende offrire al legislatore gli strumenti utili di conoscenza per intervenire. Come ho avuto già modo di sottolineare nel corso dell'audizione, questi elementi verranno a seguito di una consultazione pubblica aperta alla società e alla stessa RAI, in tutte le sue componenti, sulla falsariga di quanto è stato fatto in Gran Bretagna per il rinnovo della Royal Charter Act nel 2007.
  È un tema, peraltro, già molto dibattuto. Proprio questa mattina sono intervenuto a un'iniziativa della Fondazione Di Vittorio e di Articolo 21 in cui si è parlato a lungo della consultazione e di una serie di proposte molto interessanti e stimolanti, finalizzate a trasformare un semplice atto amministrativo in una riflessione collegiale sui diritti di cittadinanza, sulle modalità di diffusione della cultura e dell'informazione e sullo sviluppo dell'industria della comunicazione nel nostro Paese.
  Nessuna intenzione, quindi, di togliere la concessione alla RAI, ma uno stimolo a essere più efficiente e moderna per il servizio pubblico.
  Come ho avuto già modo di sottolineare, la prova di questa grande consultazione sarà il prossimo contratto di servizio, che intenderei sottoporre, insieme al Ministro Zanonato, a una preventiva ma ridotta consultazione, limitata nel tempo, prima della sua trasmissione alla competente Commissione parlamentare di vigilanza.
  C’è l'intenzione di dare una certa discontinuità rispetto ai testi precedenti, nell'ambito delle possibilità offerte dal contratto di servizio. Una discontinuità, per alcuni aspetti, più formale che sostanziale, cercando di rendere più leggibile un contratto fatto di stratificazioni consolidatesi negli anni, ma anche prevedendo obblighi più efficaci, in linea con le previsioni legislative e con le linee guida dell'Autorità, e quindi verificabili.
  Una serie di suggerimenti avanzati nel corso dell'audizione di due settimane fa saranno senz'altro presi in considerazione. Mi riferisco, ad esempio, alla necessità di non indebolire i palinsesti delle tre reti generaliste per la migrazione della programmazione di qualità verso i canali nativi digitali, anche e soprattutto con riferimento a quella dedicata ai minori – onorevole Brescia – che vogliamo anzi rafforzare, perché è uno dei compiti di servizio pubblico più importanti; ma anche per il ruolo che la RAI potrebbe avere nell'alfabetizzazione al digitale – onorevole Santerini – utilizzando anche l’on line, come suggerito dall'onorevole Palmieri.
  Mi riferisco anche alla tutela dell'immagine della donna nella pubblicità, ma non solo; un tema sollevato dall'onorevole Bossa e dall'onorevole Brescia, che sarà senz'altro considerato nell'ambito del testo contrattuale. Sulla questione va senza dubbio colto il suggerimento della stessa onorevole Bossa di pensare, anche insieme ad altri soggetti istituzionali, a una sorta di «controinformazione» per cercare di contrastare la tendenza verso il degrado e la volgarità.
  Concordo anche sulla necessità – onorevole Brescia – di realizzare un piano editoriale che permetta di distribuire i contenuti sulle nuove reti, che devono comunque trasmettere una programmazione di servizio pubblico, cercando di non indebolire i primi tre canali, quelli che Pag. 5continuano ad intercettare l'ascolto abitudinario della gran parte della popolazione. Sono anche favorevole alla necessità di garantire la trasmissione per ognuno dei generi predeterminati di servizio pubblico, e non solo quelli riguardanti la programmazione dedicata ai minori su tutte le reti della concessionaria pubblica.
  E quando si chiede di individuare gli strumenti per finanziare la cultura italiana, onorevole Orfini, perché non pensare anche a un intervento sulle disponibilità della RAI, in virtù della sua riconosciuta funzione di prima industria culturale del Paese.
  Voglio peraltro tranquillizzare l'onorevole Giordano e in parte anche l'onorevole Brescia: non sarà una consultazione finta, precostituita per ottenere risposte volute; sarà un momento partecipativo – più limitato il primo sul contratto di servizio e più ampio il secondo per il rinnovo della concessione – in cui i rappresentanti della società civile potranno liberamente esprimersi e rappresentare i propri interessi, che altrettanto liberamente valuteremo e considereremo.
  Quanto alla tempistica del contratto, volevo dire che una bozza di testo è ormai pronta, con la partecipazione degli uffici e del Ministro Zanonato, e nei prossimi giorni sarà trasmessa alla RAI e sottoposta a consultazione; una consultazione breve, che dovrebbe concludersi prima delle ferie estive, per consentirci poi, ai primi di settembre, di trasmettere il testo alla Commissione di vigilanza.
  Nel contratto di servizio ci sarà, sicuramente, anche un riferimento al ruolo dei compiti di informazione e divulgazione che la RAI potrà e dovrà avere anche nella futura consultazione per il rinnovo della concessione 2016: faremo una clausola del contratto ad hoc.
  Parliamo ancora di un altro tema analizzato a fondo nella scorsa audizione: quello della tutela dei minori, che – come ha giustamente sottolineato l'onorevole Pes – è un diritto di cittadinanza. Mi sembra giusto soddisfare subito la richiesta avanzata da molti parlamentari nel corso dell'audizione, in particolare dagli onorevoli Palmieri, Pes e Santerini, annunciando pubblicamente che sul nome del presidente del Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori è stato trovato un accordo.
  Con l'Autorità, in piena intesa con il Ministro Zanonato, si sono concordati anche i componenti della parte istituzionale, tutte persone di elevata esperienza giuridica e professionale sulla materia. D'intesa con il Ministro Zanonato e con il presidente dell'AGCOM Cardani, quindi, ho il piacere di comunicare i nominativi dei componenti individuati ai sensi dell'articolo 6.1 del Codice di autoregolamentazione TV e minori.
  Il presidente è Maurizio Mensi, già avvocato dello Stato, professore ordinario di diritto pubblico dell'economia, docente di diritto dell'informazione e della comunicazione presso l'Università LUISS Guido Carli di Roma, già direttore del servizio giuridico dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
  I rappresentanti delle istituzioni sono: Graziana Campanato, presidente della Corte d'appello di Brescia, già presidente del Tribunale per i minorenni di Venezia; Anna Serafini, senatrice della Repubblica, nota esperta in materia di tutela dei minori; Emilia Visco, giurista, esperta di problematiche giuridiche in materia di tutela dei minori, già direttore del dipartimento di vigilanza e controllo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
  Membri supplenti sono: Francesco Saverio Marini, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all'Università «Tor Vergata» di Roma; Giovanni Rossi, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Perugia; Antonio Amendola, giurista ed esperto di problematiche delle nuove tecnologie e di criminalità informatica.
  Seguono i nomi degli altri rappresentanti: Bruno Geraci, Antonio Cotura, Mario Russo, Domenico Infante, Elisa Manna, Remigio Del Grosso, Gianni Biondi, Paola De Rosa, Rosalba Catizone Folena, Francesco Giacalone, Claudia Lorenzi, Maria Elita Lucchin, Gianfranco Noferi, Alessia Pag. 6Caricato, Filippo Rebecchini, Bianca Papini, Mario Albanesi, Marcello Ciannamea, Rocco Monaco e Stefania Rotolo.
  Sono certamente consapevole che un tema complesso come quello della tutela dei minori non sia risolvibile con la semplice nomina del Comitato, ma sono certo che, grazie anche alla qualità e alla competenza dei suoi componenti, il suo lavoro potrà rappresentare un primo passo per affrontare con responsabilità un tema di grande importanza.
  Devo ringraziare la Commissione per il sollecito formale che mi ha rivolto la volta scorsa, poiché questo è servito – avendo questo appuntamento – da stimolo a tutte le parti, affinché esprimessero i loro componenti e gli assensi necessari.
  È sicuramente da quel Comitato che potranno venire una serie di contributi per un eventuale intervento di coordinamento in senso più ampio di tutte le norme a tutela dei minori, insieme al lavoro fondamentale del Parlamento anche in termini di stimolo a un'attività di educazione e promozione in favore anche dei genitori, come sottolineato dall'onorevole Zampa, studiando altresì, come richiesto, la previsione di forme premiali in favore delle emittenti locali dedite a tali iniziative.
  A tal fine, raccogliendo il suggerimento della stessa onorevole Zampa, abbiamo esaminato il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei minori nei mezzi di comunicazione approvato dalla Commissione bicamerale per l'infanzia nel corso della passata legislatura: un lavoro di grande qualità, che tocca tutti i mezzi, dalla televisione a Internet, di cui vengono esaminati gli aspetti negativi – ma quelli positivi sono di gran lunga prevalenti – fino alla telefonia mobile e ai videogiochi, fatto di tanti documenti messi a disposizione e di audizioni di esperti pubblici e privati.
  A livello propositivo l'indagine ha portato due tipologie di conclusioni, una riferibile alla specificità dei contenuti veicolati dai singoli media, che in quanto tali sollevano problematiche che necessitano di azioni correttive mirate, peraltro dettagliatamente prospettate; e un'altra di carattere generale, fondata sui contributi psicopedagogici resi alla Commissione da esperti del settore che richiamano interventi di matrice più prettamente educativa e culturale.
  Si tratta di un lavoro prezioso per chiunque debba occuparsi della materia, in primis le istituzioni e il Parlamento, che sarà senz'altro utilizzato come strumento di conoscenza e di valutazione. A tal fine, colgo anche il suggerimento – onorevole Palmieri – di utilizzare anche l'ampia pubblicistica sulla tematica molto sentita riguardante la tutela dei minori nel rapporto con Internet.
  Tra i tanti temi trattati, ho peraltro notato che l'indagine si è soffermata con attenzione sulla problematica delle modalità di presentazione delle notizie di cronaca da parte dei telegiornali, compresi quelli dello stesso servizio pubblico, e sull'impatto in molti casi negativo sulla psiche infantile, argomento trattato dall'onorevole Pes, insieme all'altra delicata questione della presenza fisica, attraverso interviste e filmati dei minori negli ambiti di tali servizi.
  Su tali problematiche, molto difficili da trattare anche per chi deve programmare e diffondere le immagini, credo che sia doveroso un richiamo al rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti. Ed è vero che un documento di autoregolamentazione fondamentale, fortemente voluto e ampiamente condiviso, come la Carta di Treviso, sia purtroppo troppo spesso lettera morta.
  Quanto alla questione sollevata dall'onorevole Zampa sulla programmazione di film non adatti ai minori, faccio presente che il decreto legislativo n. 44 del 2010, come modificato dal decreto legislativo n. 120 del 2012, dava all'Autorità la delega per l'individuazione dei criteri di classificazione per identificare i programmi che possono essere diffusi solo sui servizi a richiesta con il parental control non disattivabile.
  L'Autorità ha dato corso agli adempimenti approvando recentemente le delibere n. 51/13/CSP e n. 52/13/CSP. Con la prima è stato definito il regolamento in Pag. 7materia di accorgimenti tecnici da adottare per l'esclusione della visione e dell'ascolto, da parte dei minori, di trasmissioni rese disponibili dai fornitori di servizi di media audiovisivi a richiesta, che possono nuocere gravemente al loro sviluppo fisico, mentale o morale. Per la predisposizione di tale provvedimento, presso il Consiglio nazionale degli utenti era stato istituito un tavolo tecnico cui avevano partecipato rappresentanti degli operatori, delle associazioni dei genitori e del Garante per l'infanzia.
  Con la successiva delibera n. 52/13/CSP è stato altresì approvato il regolamento sui criteri di classificazione delle trasmissioni televisive che possono nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori.
  In base a tali due regolamenti, i programmi nocivi possono essere trasmessi solo sui servizi a richiesta e solo con l'adozione di quel parental control specifico e selettivo, ulteriore rispetto a quello generale e non disattivabile se non a seguito di specifico intervento volontario.
  Quanto agli altri temi trattati nel corso della mia audizione, ho preso atto delle osservazioni dell'onorevole Orfini, della sua preoccupazione per la riduzione del tax credit in favore dell'industria cinematografica – purtroppo avvenuta – e della necessità di intervenire in favore dei lavoratori del settore con misure atte ad attenuare il fenomeno della delocalizzazione produttiva.
  Si tratta di interventi di competenza prioritaria del Ministro Bray, che cercheremo comunque di stimolare, con cui è mia intenzione lavorare di comune accordo per individuare strumenti anche di finanziamento – studiando, ad esempio, proprio quello proposto dall'onorevole Orfini di estendere gli obblighi di investimento ipotizzando anche una vera e propria tassa di scopo – per favorire il rilancio della nostra industria audiovisiva e per limitare l'invadenza degli aggregatori di contenuti; soggetti questi ultimi che, come ho avuto modo di sottolineare, dovranno comunque assoggettarsi alle norme del nostro ordinamento, comprese, appunto, quelle riguardanti gli obblighi di investimento.
  Condivido molte delle preoccupazioni dell'onorevole Palmieri in materia di alfabetizzazione – punto cardine di qualsiasi strategia di digitalizzazione – e di tutela del diritto d'autore; un argomento che credo abbia avuto un nuovo stimolo con la nuova Autorità. A nulla varrebbero gli sforzi del Governo e di tutti gli stakeholder, infatti, se alla fine vedessimo diminuire il digital divide e allargarsi il social e cultural divide a causa della mancata fruizione delle nuove opportunità da parte delle fasce sociali meno avanzate e meno avvezze al loro utilizzo.
  Da un lato, gli stakeholder dovranno impegnarsi per divulgare e alfabetizzare i loro utenti di riferimento, e anche la RAI deve continuare a fare la sua parte, e questo – in questo nuovo contratto di servizio e, in prospettiva, nella futura RAI – dovrà essere specificato. Dall'altro lato, mi piacerebbe che anche i nativi digitali facessero la loro parte. Immaginateli come dei giovani tutor dei loro genitori e dei loro nonni; giovani divulgatori dell'agenda digitale in tutte le famiglie italiane. Peraltro, potranno essere formati e informati – a proposito del tema sul diritto d'autore on line – sull'importanza di fruire in modo legale di contenuti di qualità on line, e trasferiranno in famiglia questa consapevolezza.
  Sempre rimanendo in tema di diritto d'autore, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sta definendo un intervento regolamentare, risultato di un lungo iter che ha visto, a più riprese, la partecipazione dialettica di tutti gli stakeholder. Esso mira a bilanciare le esigenze di enforcement e quella di valorizzazione dei contenuti legali di qualità.
  Ritengo che sia un modello convincente e da appoggiare, in un momento estremamente delicato per il settore.
  Gli onorevoli Brescia, Giordano e Gallo hanno sollevato la questione del conflitto di interessi, lamentandone la mancata citazione nell'ambito della relazione. In realtà, nel corso della mia audizione mi Pag. 8sono concentrato sugli aspetti relativi ai contenuti audiovisivi, di competenza di questa Commissione, e non su una possibile diversa definizione del quadro legislativo riguardante l'assetto del sistema, comunque di competenza parlamentare.
  Seguendo tale logica, mi sono al momento soffermato sugli aspetti di più stringente attualità riguardanti l'audiovisivo e la tutela dei suoi prodotti, il ruolo di servizio della concessionaria radiotelevisiva pubblica, la tutela dei minori, le televisioni locali e la radiofonia. In ogni caso, se il legislatore dovesse decidere di intervenire sulla materia, credo che anche in questa Commissione non mancheranno le occasioni di confronto.
  In proposito, devo richiamare quanto sostenuto dall'Antitrust, in più di otto anni di relazioni sul punto, circa la necessità di passare da una visione statica del conflitto di interessi con le attività del Governo a una visione dinamica, che penalizzi gli atti di effettivo conflitto e ne prevenga in concreto lo stesso pericolo di realizzazione.
  Mi permetto, poi, di far presente all'onorevole Giordano che la digitalizzazione televisiva, che ha indubbiamente creato una serie di problemi all'emittenza locale – purtroppo in crisi, ma non solo per questo – è stata uno strumento fondamentale a disposizione dei cittadini che hanno visto ampliare l'offerta televisiva, in un contesto peraltro obbligato a seguito delle direttive comunitarie. Un'emittenza locale, e soprattutto il lavoro al suo interno, che vogliamo tutelare con il nuovo regolamento per l'erogazione dei contributi, come ho avuto modo di sottolineare nel corso dell'audizione.
  Da ultimo, vorrei rispondere agli onorevoli Brescia e Gallo su Internet. Anche se sono stato criticato per un mio linguaggio forse un po’ obsoleto per l'uso del termine «consumatori», frutto peraltro di una distorsione dovuta alla mia precedente attività di presidente dell'Antitrust, voglio precisare che non è certamente mia intenzione pensare di frenare o limitare l'uso di Internet. Il mio era solo un riferimento alla necessità di introdurre regole simmetriche con gli altri protagonisti del settore delle comunicazioni per quegli aggregatori di contenuti che non investono, non producono utilizzando il lavoro di altri e pagano le tasse in Paesi di comodo.
  Sulla questione, tuttavia, voglio citare il direttore di Sette, l'inserto del Corriere della sera, Pier Luigi Vercesi, che nello scorso numero del settimanale – in cui si ipotizzano scenari, peraltro fantascientifici, di un possibile mondo senza più Internet – parlando di Internet come «una seconda pelle da cui non siamo più in grado di uscire», e – io aggiungo – da cui non vogliamo uscire, ha fatto presente di non dimenticare «che gli strumenti sono mezzi, non fini e vanno applicati e utilizzati». Il rischio è che «ne diventiamo vittime».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANUELA GHIZZONI

  PRESIDENTE. Ringrazio, a nome della Commissione, il viceministro Catricalà per le esaurienti risposte rese e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.30.