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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 3 luglio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Boccia Francesco , Presidente ... 3 
Saccomanni Fabrizio , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Boccia Francesco , Presidente ... 14 
Marchi Maino (PD)  ... 14 
Marcon Giulio (SEL)  ... 15 
Boccia Francesco , Presidente ... 15 
Palese Rocco (PdL)  ... 16 
Boccia Francesco , Presidente ... 17 
Palese Rocco (PdL)  ... 17 
Boccia Francesco , Presidente ... 17 
Guerrieri Paleotti Paolo  ... 17 
D'Incà Federico (M5S)  ... 18 
Marcon Giulio (SEL)  ... 19 
Mandelli Andrea  ... 19 
Librandi Gianfranco (SCPI)  ... 19 
Comaroli Silvana Andreina  ... 20 
Tabacci Bruno (Misto-CD)  ... 20 
Azzollini Antonio , Presidente della 5 Commissione del Senato della Repubblica ... 21 
Boccia Francesco , Presidente ... 21 
Bulgarelli Elisa  ... 21 
Guidesi Guido (LNA)  ... 22 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 23 
Boccia Francesco , Presidente ... 24 
Saccomanni Fabrizio , Ministro dell'economia e delle finanze ... 25 
Boccia Francesco , Presidente ... 28

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva in diretta sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
  Al fine di consentire un ordinato svolgimento dei lavori, successivamente all'intervento del Ministro procederemo con un primo giro di interventi di un deputato e di un senatore, rispettivamente per ciascun gruppo della Camera e del Senato – direi per non più di cinque minuti a testa – cui seguirà la replica del Ministro. Qualora vi fosse ancora tempo, procederemo ad un ulteriore giro di interventi da svolgere secondo analoghe modalità.
  Invito pertanto i rappresentanti dei gruppi a segnalare tempestivamente alla Presidenza i nominativi di coloro che desiderano porre quesiti o formulare osservazioni.
  Signor Ministro, proviamo a restare entro le ore 15,45, o al massimo le 16, così da concludere i nostri lavori in tempo per rientrare in Aula o per svolgere le altre attività programmate nel pomeriggio.
  Ringrazio anche il Presidente Azzollini.
  Do la parola al Ministro Saccomanni, che ringrazio per la partecipazione alla seduta odierna.

  FABRIZIO SACCOMANNI, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Per dare conto delle linee programmatiche del Ministero dell'economia e delle finanze ho predisposto un testo piuttosto voluminoso che peraltro non leggerò integralmente, ma che lascio in ogni caso agli atti delle Commissioni.
  L'obiettivo era quello di cercare di rappresentare la ricchezza dei dati e delle informazioni che abbiamo raccolto, che il Ministero ha analizzato e che credo possano essere utili per spiegare il quadro economico e finanziario nel quale ci muoviamo.
  Inizio con una breve sintesi sullo stato dei conti pubblici. Nel 2012 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è diminuito dal 3,8 al 3,0 per cento del PIL. Era pari al 5,5 nel 2009 e al 4,5 nel 2010: negli ultimi anni il riequilibrio dei conti pubblici è stato perseguito con continuità dai Governi. La stabilità di bilancio resta una priorità importante per il futuro.
  Questo processo ha reso possibile, pochi giorni fa, la chiusura della procedura per i disavanzi eccessivi avviata nei confronti del nostro Paese nel 2009. È un segnale importante per i mercati e per i nostri partner europei.Pag. 4
  In conclusione dirò altresì due parole sulle recenti comunicazioni rese dal Presidente della Commissione europea, Barroso, che attribuiscono una conseguenza positiva alla chiusura della procedura di cui ho testé riferito.
  Non dobbiamo peraltro dimenticare che il Tesoro deve collocare, in media, titoli di Stato per circa 40 miliardi di euro ogni mese e che quindi l'aggiustamento dei conti pubblici resta una priorità assolutamente importante.
  Nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile l'indebitamento netto dell'anno in corso viene indicato al 2,9 per cento del PIL. Al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure temporanee, ossia in termini strutturali, nel 2013 l'Italia conseguirà il pareggio di bilancio, rispettando gli impegni assunti in sede europea.
  L'andamento dei conti pubblici nel primo semestre è coerente con il conseguimento di un indebitamento netto al 2,9 per cento. Nel mese di giugno l'avanzo di cassa del settore statale è stato pari a 14,1 miliardi. Il fabbisogno dei primi sei mesi appare in linea con le previsioni formulate nel Documento di economia e finanza.
  Come dicevo, abbiamo un debito pubblico prossimo al 130 per cento del PIL: un'attenta gestione delle finanze pubbliche e un continuo monitoraggio dei conti sono imprescindibili. Intendiamo rispettare l'obiettivo di contenere il disavanzo entro il 3 per cento del PIL ed eventuali nuovi interventi di sostegno all'economia, in aggiunta a quelli programmati, potranno essere attuati solo a fronte del reperimento di risorse che consentano di mantenere invariati i saldi di bilancio.
  Vengo ora alle prospettive dell'economia. Non è mia consuetudine tentare di interpretare gli indicatori economici in maniera parziale o distorta. In questa fase, a indicatori che gradualmente migliorano si accompagnano altri che continuano a risentire della grave crisi economica che ha colpito il nostro Paese, quali la flessione del prodotto, la perdita del potere d'acquisto delle famiglie, il calo dell'occupazione. È la crisi più grave dalla fine della seconda guerra mondiale.
  Si cominciano, tuttavia, a intravedere i primi segnali di stabilizzazione. Dopo che il 2013 si era aperto con un prodotto interno lordo in forte contrazione, i dati relativi al secondo trimestre suggeriscono una graduale stabilizzazione del ciclo. Dobbiamo proseguire gli sforzi perché si realizzi l'inversione delle tendenze recessive nella seconda parte dell'anno. Il cammino da fare, solo per recuperare i livelli pre-crisi, è molto lungo.
  Il peggioramento degli ordinativi esteri e delle esportazioni dei primi mesi dell'anno rifletteva soprattutto un temporaneo rallentamento della domanda estera. Le esportazioni danno ora indicazione di un rinnovato sostegno all'attività economica. Ne trae beneficio direttamente il settore manifatturiero, per il quale le tendenze iniziano a essere più confortanti.
  Il livello della produzione industriale dovrebbe essersi stabilizzato. In base ai dati ISTAT, in aprile la caduta della produzione si è attenuata, segnando un meno 0,3 per cento sul mese precedente. L'indagine della Confindustria tra i suoi associati, che è più recente perché relativa ai mesi di maggio e di giugno, prefigura un lieve recupero dell'attività, rispettivamente dello 0,5 e dello 0,1 per cento.
  Anche le aspettative delle imprese manifatturiere hanno registrato un miglioramento tra maggio e giugno ed il valore dell'indice settoriale delle piccole e medie imprese si è avvicinato alla soglia di 50 punti, che indica una ripresa dell'attività produttiva.
  Pure per i consumi si intravedono segnali di graduale stabilizzazione. I dati di contabilità nazionale segnalano una progressiva attenuazione della caduta. Indicazioni più confortanti provengono dalle vendite al dettaglio e dal clima di fiducia.
  Come dicevo in precedenza, i segnali positivi si accompagnano a indicazioni meno favorevoli che provengono ad esempio dai comparti delle costruzioni e delle infrastrutture, la cui attività, nella prima fase dell'anno, era ancora in forte contrazione. Pag. 5Al fine di attenuarla, l'Esecutivo ha adottato diversi provvedimenti, di cui si dà conto in questa mia relazione.
  Anche con riferimento al settore del credito, la congiuntura economica sfavorevole continua a incidere negativamente sulla dinamica degli impieghi.
  Restano inoltre difficili le condizioni del mercato del lavoro. Secondo i dati provvisori dell'ISTAT, gli occupati in maggio, al netto dei fattori stagionali, sono lievemente diminuiti rispetto al mese precedente e il tasso di disoccupazione è parallelamente aumentato di 0,2 punti percentuali, portandosi al 12,2 per cento.
  La ripresa dell'economia è attesa a partire dal quarto trimestre. Sui tempi e l'intensità della ripresa incideranno le misure prese dal Governo, in particolare il pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni e la capacità di definire un quadro di politica economica stabile. Vi influirà inoltre la prosecuzione delle azioni volte a migliorare il contesto in cui operano le imprese italiane, che nei quindici anni precedenti la crisi ha molto rallentato la crescita dell'economia italiana.
  Vengo adesso a descrivere i principali interventi di politica economica. Il primo riguarda il rimborso dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche. Da anni il problema del ritardato pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche rappresenta uno dei punti critici dell'economia italiana; è fonte di distorsioni per la finanza pubblica e per il sistema produttivo e rappresenta uno dei fattori di svantaggio competitivo delle imprese italiane.
  Con il decreto-legge n. 35 dell'8 aprile 2013 è stato definito un insieme di misure volte ad affrontare questa anomalia, e su questo la mia relazione contiene una dettagliata appendice.
  Sono state stabilite regole e procedure volte a pagare a imprese, cooperative e professionisti un importo complessivo di circa 40 miliardi, 20 per quest'anno e 20 nella prima parte del prossimo, di cui circa 6,5 per accelerare i rimborsi fiscali. È stata data priorità ai crediti che le imprese non hanno ceduto al sistema creditizio.
  Siamo consapevoli che questi interventi non completano l'operazione. Le stime effettuate dalla Banca d'Italia su un campione di imprese indicano l'ammontare complessivo in circa 80 miliardi, a cui ne vanno aggiunti circa 10 ceduti pro soluto a intermediari finanziari. Va però tenuto conto che una parte dei crediti vantati dalle imprese è fisiologica o può essere oggetto di contenzioso.
  A settembre avremo i risultati di una ricognizione diretta presso gli enti, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, sull'entità dei debiti commerciali delle amministrazioni. Potremo allora fare il punto sulla situazione e valutare come integrare quanto disposto dal citato decreto-legge n. 35.
  Nell'immediato, l'impegno del Governo è quello di assicurare il rapido pagamento dei 20 miliardi previsti per il 2013. L'attuazione delle misure sta procedendo nei tempi fissati dal decreto: laddove previsto, le risorse finanziarie sono già state rese disponibili dalle amministrazioni per provvedere ai pagamenti. Il successo dell'operazione richiede tuttavia l'impegno di tutti gli enti coinvolti.
  Il provvedimento ha disciplinato i pagamenti a favore delle imprese attraverso quattro canali: i pagamenti da parte degli enti locali, quelli delle regioni e delle province autonome, quelli dello Stato e gli incrementi dei rimborsi fiscali. Come dicevo, nell'appendice a questa relazione si dà conto dettagliatamente della ripartizione dei 40 miliardi previsti per il biennio 2013-2014. La relazione contiene altresì una lunga descrizione di come sta procedendo l'attività di rimborso attraverso i vari canali.
  Volevo comunque sottolineare che sono oltre 19.500 le amministrazioni che risultano accreditate alla piattaforma elettronica per la gestione del rilascio delle certificazioni dei crediti. Le amministrazioni interessate possono altresì, già dal 31 Pag. 6maggio, predisporre sulla piattaforma gli elenchi dei debiti maturati al 31 dicembre 2012.
  Gli effetti macroeconomici e di finanza pubblica del decreto-legge n. 35 sono stati incorporati nel quadro tendenziale del Documento di economia e finanza. In particolare, si è stimato un effetto espansivo del PIL pari a 0,2 punti percentuali nel 2013, 0,7 punti nel 2014 e 0,3 punti nel 2015.
  Anche gli effetti sul gettito dell'IVA derivanti dal pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni sono stati incorporati. Il gettito IVA, relativo alla componente interna, ha mostrato fino al mese di giugno una dinamica negativa, pari ad un meno 2,3 per cento nei primi sei mesi rispetto allo stesso periodo del 2012.
  Nel quadro tendenziale del DEF si prevede una sostanziale stabilità del gettito annuo dell'IVA rispetto al 2012, escludendo, per omogeneità di confronto, l'effetto dell'incremento dell'aliquota che era previsto per il 1 luglio.
  In sostanza, nel quadro tendenziale si ipotizza un forte miglioramento della dinamica del gettito IVA nel secondo semestre del 2013, che incorpora, come detto, l'effetto del rimborso dei debiti commerciali della pubblica amministrazione.
  Il Governo ora è impegnato, da un lato, a monitorare attentamente l'attuazione del decreto-legge n. 35 da parte di tutti gli enti debitori e a fornire periodicamente tutte le informazioni relative allo stato di avanzamento del processo; dall'altro, a dare piena attuazione alla direttiva europea sui termini di pagamento in vigore dall'inizio del 2013.
  Ricordo che gli interessi e le sanzioni per i pagamenti effettuati dopo i termini fissati dalla norma decorrono già automaticamente, senza che sia necessaria la costituzione in mora, dal giorno successivo alla scadenza del termine. Ove necessario, il Governo prenderà ulteriori misure per assicurare che l'anomalia dei ritardati pagamenti non si riproponga nei prossimi anni.
  Un'accelerazione ulteriore del pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche è certamente auspicabile, innanzitutto per il sostegno che darebbe al sistema produttivo italiano. Un provvedimento che aumentasse il plafond previsto per il 2013 avrebbe anche un effetto accrescitivo sul gettito dell'IVA.
  Le modalità dell'operazione andranno attentamente valutate nelle prossime settimane in relazione ai progressi dell'attuazione del decreto-legge n. 35, ai margini per il collocamento dei titoli di Stato, alle disponibilità degli intermediari creditizi di effettuare i finanziamenti in alternativa ai pagamenti diretti dello Stato.
  Adesso passo brevemente ad illustrare gli altri interventi di natura settoriale che sono stati assunti dal Governo. Sin dall'atto del suo insediamento, il Governo è intervenuto per contrastare gli effetti della crisi e favorire la ripresa dell'economia. Le misure di rifinanziamento della cassa integrazione, il rinvio del pagamento della prima rata dell'IMU sull'abitazione principale in attesa del suo riordino, le misure per le ristrutturazioni immobiliari, il risparmio energetico e la ricostruzione delle aree terremotate, gli interventi per gli investimenti pubblici e l'occupazione giovanile, il rinvio dell'incremento dell'IVA e il «decreto del fare» sono tutti orientati in questa direzione.
  Nel prosieguo del mio intervento non entrerò nel dettaglio delle singole disposizioni, che vengono tuttavia descritte nel testo della relazione, per documentare le scelte compiute dal Governo, soprattutto in tema di rinvenimento delle coperture necessarie all'esecuzione di questi interventi. In tale sede vorrei però sottolineare che queste misure non determinano un aumento del disavanzo pubblico.
  Per ognuna sono state infatti reperite apposite forme di copertura. In alcuni casi le risorse sono state individuate riducendo altre spese già finanziate in bilancio, in altri si è deciso di anticipare la riscossione di alcuni tributi attraverso un aumento delle relative percentuali di acconto e di assoggettare a prelievo i succedanei dei prodotti da fumo. Nel far ciò, abbiamo Pag. 7cercato di limitare l'impatto sulle fasce più deboli della popolazione e gli effetti recessivi sull'economia.
  Nel prosieguo del mio intervento mi concentrerò invece, separatamente, su tre temi di rilievo della finanza pubblica: la spesa, le dismissioni del patrimonio pubblico e le entrate.
  Sulla spesa pubblica, vorrei prima di tutto riferire sulle tendenze di questi ultimi anni. Il Governo è stato spesso criticato per non essere riuscito a tagliare immediatamente la spesa pubblica. Vorrei ora chiarire il mio pensiero su questo tema: sono personalmente convinto che vi siano ampi margini per la razionalizzazione della spesa, per ottenere risparmi in molti comparti, per la semplificazione degli apparati pubblici. L'opera di revisione della struttura della spesa è la priorità principale del Ministero dell'economia e delle finanze: è la condizione essenziale per poter allentare un prelievo fiscale molto elevato.
  Abbiamo vissuto una lunga fase in cui l'espansione della spesa ha superato quella del PIL. Nel decennio che ha preceduto la crisi, ossia negli anni dal 1998 al 2007, la spesa primaria è cresciuta in media all'anno del 4,5 per cento, circa mezzo punto percentuale l'anno in più del PIL nominale. Questa tendenza è cambiata radicalmente negli ultimi anni.
  Nel triennio scorso, grazie alle manovre di bilancio approvate a partire dal 2010, la spesa primaria delle amministrazioni pubbliche si è contratta cumulativamente dell'1,8 per cento; la riduzione in termini reali è stata del 5 per cento. La riduzione della spesa ha riguardato innanzitutto le erogazioni in conto capitale, che sono state tagliate di oltre un quarto nel corso del triennio 2010-2012; il calo è stato più marcato per la quota di competenza delle amministrazioni locali.
  La spesa primaria corrente è invece cresciuta cumulativamente meno dell'1 per cento e in termini reali si tratta di una contrazione di quasi 2,5 punti percentuali. Escludendo le prestazioni sociali in denaro, la spesa primaria corrente nel triennio in esame si è contratta in termini nominali di quasi 4 punti percentuali, ossia di 14 miliardi, e di quasi 7 punti in termini reali.
  Il calo in termini nominali riflette la contrazione registrata in tutti i sottosettori, più accentuata per le amministrazioni centrali e gli enti di previdenza, meno marcata per le amministrazioni locali, dove la contrazione è stata solo dello 0,8 per cento contro il quasi 4 per cento per le amministrazioni centrali e il 10 per cento ed oltre per gli enti di previdenza.
  L'azione di contenimento della spesa va tuttavia proseguita con molta decisione. Il finanziamento della spesa pubblica impone un carico fiscale eccessivo sulle famiglie e sulle imprese, specialmente sui contribuenti onesti.
  Le erogazioni pubbliche vanno ripensate attentamente con l'obiettivo primario di ridurle, preservando la qualità dei servizi pubblici e accrescendo i livelli di efficienza. Riduzioni di spesa possono e devono essere realizzate in tutti i comparti. Tuttavia, occorre tener presente che nel brevissimo termine molte voci di spesa sono rigide e non possono essere modificate. A metà anno molti dei fondi pubblici risultano già impegnati e gli operatori privati e pubblici hanno già programmato le attività ad essi connesse. La realizzazione di risparmi di spesa in molti comparti richiede un'ampia riflessione anche di natura politica; nel brevissimo termine i margini di manovra sono, dunque, molto limitati.
  Intendo ora svolgere un'analisi di dettaglio sulla spesa pubblica nel 2013. Secondo le stime contenute nel DEF, la spesa pubblica nel 2013 risulterà pari a 810,6 miliardi di euro. Le spese primarie – ovvero al netto della spesa per interessi del debito pubblico, che è di quasi 84 miliardi – risultano pari a 726 miliardi. Esse sono in gran parte riconducibili a due poste non ulteriormente comprimibili nell'immediato: i redditi da lavoro, per 163,6 miliardi, e le prestazioni sociali, per 363,4 miliardi.
  Escludendo, oltre alle due voci appena menzionate, anche le erogazioni per investimenti pubblici pari a 28,3 miliardi – Pag. 8che, come ho già detto, sono state ridotte di oltre un quarto nel triennio scorso – e gli effetti del provvedimento per i rimborsi dei debiti commerciali pari a 7,5 miliardi inclusi nei trasferimenti in conto capitale, la spesa primaria residua si colloca poco al di sotto di 165 miliardi. Tale spesa si ripartisce tra consumi intermedi per circa 85 miliardi e altre spese per circa 79 miliardi, di cui 59,3 correnti e 19,5 quali contributi e altri trasferimenti in conto capitale alle imprese.
  Con riferimento ai consumi intermedi, cioè al primo importo di circa 85 miliardi, essi sono destinati prevalentemente agli acquisti di beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche; si può stimare che circa 30 miliardi su 85 riguardino il comparto sanitario e andrebbero trattati nell'ambito di interventi più ampi sullo stesso comparto.
  Della parte restante, si valuta che circa 20 miliardi siano riconducibili alle amministrazioni centrali. Tali spese sono già previste in riduzione dell'8 per cento per quest'anno; a tale calo va sommato quello registrato nel corso dell'ultimo triennio, che è stato pari al 17 per cento, per 4,5 miliardi.
  Alle amministrazioni locali fanno capo circa 33 miliardi: nelle stime del DEF già si prevede per quest'anno un calo dell'ordine del 6,5 cento, ovvero di oltre 2 miliardi.
  In conclusione, i consumi intermedi hanno registrato un calo significativo negli ultimi anni e sono previsti in riduzione anche quest'anno. Ulteriori tagli immediati rischierebbero di compromettere il corretto funzionamento dell'apparato pubblico.
  Le rimanenti spese primarie, come dicevo, ammontano nel 2013 a circa 79 miliardi. Sottraendo le imposte pagate dalle amministrazioni pubbliche, che costituiscono una partita di giro, i fondi stanziati dall'Unione europea, i trasferimenti all'estero e gli aiuti internazionali che sono vincolati da accordi stipulati dal nostro Paese, nonché le poste di natura contabile quali gli ammortamenti, rimangono circa 31,6 miliardi per trasferimenti a vario titolo alle imprese, di cui 14,7 a carico delle amministrazioni centrali e circa 16,8 a carico delle amministrazioni locali.
  Nelle stime del DEF i trasferimenti alle imprese sono già previsti in forte calo nel triennio 2013-2015 per oltre 5 miliardi; essi si contrarranno in media all'anno di circa il 6 per cento. La contrazione riguarda sia i trasferimenti erogati dalle amministrazioni centrali sia quelli delle amministrazioni locali.
  La possibilità di realizzare ulteriori risparmi di spesa in corso d'anno nel comparto appare quindi limitata. Oltre alla quota destinata al funzionamento delle società di servizio pubblico, va considerato che i trasferimenti al settore privato sono costituiti da fondi già impegnati e stanziati in questo periodo dell'anno.
  Risparmi significativi sono realizzabili a partire dal 2014, ma ciò richiederà scelte politiche precise su quale ruolo debba avere lo Stato nella fornitura dei servizi di pubblica utilità e su quali settori privati siano da ritenersi strategici o meritevoli di sostegno.
  Per valutare gli spazi di ulteriore contenimento della spesa pubblica occorre inoltre ricordare che larga parte di essa è competenza degli enti decentrati; come tale, qualunque piano di riduzione o ricomposizione necessita di un confronto approfondito con gli amministratori locali. Secondo le stime contenute nel DEF, circa un terzo della spesa primaria del 2013, quasi 240 miliardi sui circa 726 del complesso della pubblica amministrazione, è di competenza delle amministrazioni locali. Escludendo la spesa per pensioni e per le altre prestazioni sociali in denaro si può stimare che la quota di competenza degli enti decentrati raggiunga quasi il 60 per cento del totale.
  Adesso vorrei parlare del processo di revisione della spesa. È ora necessario consolidare e rafforzare i progressi nel controllo della spesa aggregata ottenuti nel corso degli ultimi esercizi. Gli interventi di carattere orizzontale operati in passato hanno imposto alle pubbliche amministrazioni un nuovo, più stringente, vincolo di Pag. 9bilancio e richiesto impegnativi adattamenti. Come ho detto in precedenza, sono stati conseguiti risultati importanti, ma è necessario andare oltre e indicare un percorso che modifichi in modo permanente i criteri e le procedure per le decisioni di bilancio e l'utilizzo delle risorse pubbliche.
  Serve un significativo ripensamento del funzionamento della macchina pubblica. Un'attività capillare di revisione dei criteri di utilizzo delle risorse potrà consentire di conciliare, in primo luogo, la fornitura di servizi pubblici di elevata qualità con una riduzione permanente della pressione fiscale, necessaria per migliorare la competitività del sistema produttivo, e, in secondo luogo, l'erogazione delle prestazioni di cittadinanza con il pareggio strutturale di bilancio richiesto dalla Costituzione e dall'esigenza di abbattere il debito pubblico.
  L'iniziativa di revisione della spesa deve coinvolgere tutte le funzioni di spesa e tutti i livelli di governo; occorre ripartire con una nuova energia facendo tesoro dell'esperienza passata.
  Occorre, in primo luogo, verificare come ogni euro sia speso, quale sia il risultato ottenuto in termini di prodotto e di finalità sociale. In secondo luogo, occorre domandarsi se ciascun euro possa essere speso in modo più efficiente, cioè ottenendo lo stesso risultato con una spesa inferiore ovvero producendo servizi pubblici migliori a parità di spesa.
  In questo ambito, una domanda cruciale è se un determinato servizio possa essere fornito dal settore privato a un costo più basso. Si dovrà poi scegliere quali progetti siano prioritari e quali altri possono essere abbandonati. Solo una forte volontà politica, sostenuta da una nuova capacità di individuazione delle priorità, aiuterà a identificare gli spazi che possono essere liberati per le nuove iniziative.
  Sono già disponibili analisi ricche e approfondite, le rilevazioni informative sono migliorate e sono stati svolti numerosi interventi normativi in diversi settori.
  La sfida oggi è quella dell'attuazione, della capacità di indurre un cambiamento nel comportamento quotidiano di migliaia di persone, di motivare dirigenti e operatori a operare in un ambiente di buona gestione amministrativa diretta a fornire servizi pubblici per il cittadino.
  Il Governo intende affrontare questo tema con grande determinazione a partire dalle responsabilità dei Ministri di settore. Domani si riunisce nuovamente il Comitato dei Ministri istituito nella scorsa legislatura, che sarà opportunamente integrato e avrà compiti di indirizzo strategico e raccordo con l'attività di governo sui temi della revisione della spesa.
  Il Comitato sarà assistito da un commissario che avrà la responsabilità di attivare e sostenere le iniziative delle amministrazioni di settore, garantendo un indirizzo unitario alle molteplici azioni che saranno intraprese.
  Il commissario si avvarrà delle competenze della Ragioneria generale dello Stato, in particolare dei nuclei di valutazione per la revisione della spesa, e farà riferimento alle analisi già svolte dalla Commissione tecnica della finanza pubblica e da tutti i soggetti istituzionali che hanno lavorato sull'efficienza e sulla qualità della spesa pubblica, dalla Corte dei conti al CNEL, all'ISTAT, alla Banca d'Italia.
  Il Governo ovviamente fa affidamento sull'autonomo contributo del Parlamento, non solo dal punto di vista generale, con la collaborazione delle Commissioni bilancio, ma anche, se necessario, con le altre Commissioni di settore, a cui verrà chiesto, con informative specifiche, il sostegno delle iniziative che ricadono nella propria competenza.
  Ma l'impegno ricadrà anche su regioni, province e comuni, su tutti quegli enti che nello svolgimento di un mandato rappresentativo gestiscono risorse, programmi e deliberano sul prelievo. Occorre rafforzare la consapevolezza che, in presenza di un vincolo di bilancio stringente, l'utilizzo improprio delle risorse corrisponde a una responsabilità politica precisa nei confronti dei cittadini: un prelievo eccessivo a Pag. 10carico di famiglie o imprese, o minori prestazioni rispetto a quelle potenzialmente erogabili allo stesso costo.
  Occorre, per tali enti, avviare un processo di graduale cambiamento dei vincoli di bilancio e, nella salvaguardia degli equilibri di finanza pubblica, arrivare a un superamento delle attuali regole del patto di stabilità interno, oggi molto criticate per gli effetti negativi che hanno sull'attività di investimento degli enti territoriali.
  È auspicabile giungere a ragionare in termini di un obiettivo di bilancio uniforme per tutti gli enti, in attuazione della recente riforma che introduce il principio dell'equilibrio di bilancio in Costituzione. Tale processo richiede gradualità in vista della completa attuazione del nuovo assetto finanziario e contabile definito dalla legge n. 42 del 2009, in base alla quale ciascun ente disporrà di risorse proprie e perequative per finanziare i propri fabbisogni standardizzati.
  Le aree su cui si interverrà sono molteplici: dalla riorganizzazione degli uffici periferici dello Stato alla prosecuzione delle azioni sui prezzi di acquisto dei beni e servizi, dall'applicazione dei fabbisogni standard alla spesa degli enti locali e alla razionalizzazione delle loro dimensioni.
  Ulteriori interventi possono riguardare la spesa per assistenza sociale, con la revisione dell'ISEE e la costituzione di archivi unificati delle prestazioni. Come già evidenziato, la revisione dovrà riguardare ogni euro di spesa pubblica ad ogni livello di governo.
  Si possono conseguire rilevanti risparmi di spesa anche da un'attenta opera di razionalizzazione delle numerose aziende controllate dalle regioni e dagli enti locali. È necessaria la piena trasparenza delle informazioni contabili e di bilancio per consentire una pronta conoscenza dei rapporti economici e finanziari in essere con le aziende che forniscono i servizi locali. In tale direzione muove il processo di riforma della contabilità degli enti territoriali avviato nell'ambito dell'armonizzazione dei bilanci pubblici, la cui entrata in vigore è prevista nel 2014.
  Vengo ora alle dismissioni del patrimonio pubblico. Il Governo è consapevole che un incisivo processo di valorizzazione e dismissione di beni di proprietà pubblica favorirà la diminuzione del rapporto tra debito e PIL.
  Nel Documento di economia e finanza del 2013, gli impegni programmati di riduzione del rapporto scontano dismissioni per circa un punto percentuale del PIL all'anno. Per il 2013, date anche le condizioni congiunturali, l'importo delle dismissioni risulterà modesto. È nelle intenzioni del Governo confermare l'impegno ad attuare politiche di valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico sia immobiliare sia delle partecipazioni detenute dallo Stato e dalle amministrazioni territoriali.
  È proseguita l'attività di messa a reddito degli immobili pubblici non utilizzabili per finalità istituzionali, in particolare dando corso all'individuazione di immobili da canalizzare verso fondi immobiliari – si tratta di immobili già gestiti dall'Agenzia del demanio e di quelli dismessi dalla Difesa, nonché da altri soggetti pubblici – e, in secondo luogo, a un programma di privatizzazione della gestione mediante concessione per gli altri immobili denominato «Valore Paese».
  In tale contesto, Cassa depositi e prestiti Investimenti SGR, di cui la Cassa depositi e prestiti detiene la quota di maggioranza, ha lasciato una famiglia di fondi comuni di investimento immobiliare riservati a investitori qualificati e destinati all'acquisto degli immobili degli enti pubblici.
  Per quanto riguarda il patrimonio dello Stato, l'Agenzia del demanio ha individuato un primo portafoglio di beni non utilizzati per un valore di circa 600 milioni di euro. Con riferimento al patrimonio in uso alla Difesa, la stessa ha dichiarato la non utilizzabilità per i propri fini istituzionali di circa 1.600 cespiti. L'Agenzia del demanio sta promuovendo iniziative immobiliari riguardanti il patrimonio degli altri soggetti pubblici, indirizzando gli sforzi alla creazione di operazioni di potenziale interesse per la neo costituita InvImIt SGR, di cui è prossimo l'inizio dell'attività.Pag. 11
  Il mandato della InvImIt sarà la valorizzazione, anche reddituale, del patrimonio immobiliare pubblico, la previsione di investimenti diretti e indiretti al fine di realizzare economie di scala nella gestione, nonché l'eventuale cessione di beni. I fondi immobiliari da istituire presso la InvImIt SGR avranno un'iniziale disponibilità di circa 600 milioni, derivante dalla sottoscrizione ex lege da parte degli enti previdenziali pubblici.
  Nel documento ci sono ulteriori informazioni di dettaglio che per il momento tralascio.
  Per le società partecipate pubbliche, il proseguimento dei processi di vendita sarà realizzato sulla base di valutazioni che terranno conto di molteplici fattori, tra i quali la strategicità delle partecipazioni per l'economia nazionale – come, ad esempio, nei settori dell'energia o della difesa – e la convenienza economica della vendita. A tal fine, naturalmente occorrerà confrontare i risparmi, in termini di interessi connessi con l'abbattimento del debito, con il flusso di dividendi annui distribuiti dalle società partecipate.
  Un beneficio potrà, inoltre, derivare anche dalle dismissioni di partecipazioni degli enti territoriali: un processo già avviato con vari provvedimenti approvati negli esercizi precedenti, alla luce dello smisurato numero di società e aziende partecipate, dirette e indirette, esistenti in capo agli enti locali e alle regioni.
  La normativa vigente, in particolare il decreto-legge n. 174 del 2012, impone la dismissione delle società non strumentali e, entro la fine del 2014, la cessione o l'incorporazione di quelle società che svolgano esclusivamente attività istituzionali dell'ente. Sarà cura del Governo monitorare e promuovere la piena attuazione di questa normativa ad ogni livello di governo.
  Vengo ora a parlare delle entrate, precisando che naturalmente sulle politiche fiscali riferirò in maniera dettagliata presso la Commissione finanze nelle prossime settimane. Tuttavia, a completamento del quadro di finanza pubblica, vorrei brevemente riferire su alcuni aspetti di particolare rilievo.
  Il primo riguarda la legge delega per la riforma del sistema fiscale. La legge delega in materia fiscale, che il Parlamento ha deciso di riprendere in esame nel testo approvato alla fine della scorsa legislatura, costituisce una priorità per l'azione del Governo. È particolarmente apprezzabile constatare come questa priorità sia condivisa da una rappresentanza parlamentare molto ampia.
  La legge delega, come rilevato anche dal Fondo monetario internazionale nella review che era stata richiesta dal precedente Governo, ha tra gli obiettivi innanzitutto quello di conferire stabilità e certezza al sistema fiscale. Mutamenti frequenti e incisivi dell'ordinamento tributario generano costi aggiuntivi di adempimento, modificano le convenienze relative su cui si basano le scelte dei contribuenti e, soprattutto, generano incertezze.
  Troppo spesso nel recente passato si sono avuti cambiamenti radicali riguardo ad aspetti strutturali del sistema fiscale, con effetti negativi sulla credibilità e sulla stabilità di medio-lungo periodo della politica tributaria.
  Il sistema tributario può e deve essere modificato in modo da favorire la crescita economica. Questo obiettivo sarà perseguito anche attraverso la revisione dell'imposizione sui redditi di impresa, in un'ottica di semplificazione e razionalizzazione. Si procederà con l'eliminazione o la correzione di disposizioni e regimi tributari distorsivi o che generano complessità e incertezze applicative, in particolare con l'obiettivo di favorire lo sviluppo dell'attività transfrontaliera, eliminando alcuni vincoli all'internazionalizzazione delle imprese.
  La revisione dell'imposizione sui redditi di impresa individuale e di attività professionale, nella direzione dell'uniformità di trattamento rispetto alle società di capitali, tenderà a rendere più neutrale il sistema tributario, soprattutto rispetto alla forma giuridica, e a favorire la patrimonializzazione delle imprese in continuità con l'ACE (Aiuto alla crescita economica).Pag. 12
  L'obiettivo di assicurare maggiore equità nella determinazione delle basi imponibili catastali sarà realizzato attraverso la già annunciata revisione del catasto degli immobili, a invarianza del gettito complessivo che deriva dalla tassazione immobiliare.
  L'entrata in vigore delle nuove rendite dovrà, infatti, essere accompagnata da riduzioni delle aliquote in modo da lasciare invariato il carico complessivo. In particolare, dovranno essere ridotte le imposte sui trasferimenti che ostacolano l'efficienza del mercato immobiliare e la mobilità territoriale delle famiglie.
  La delega fiscale consentirà anche di intervenire in modo continuo e strutturale sul monitoraggio dei risultati della lotta all'evasione e sulla revisione delle cosiddette spese fiscali (tax expenditures), inserendoli in modo sistematico nelle procedure di bilancio.
  Per quanto riguarda le spese fiscali, ricordo che il rapporto presentato alla fine del 2011 dovrebbe essere replicato e aggiornato ogni anno. Si deve evitare il ripetersi di quanto sperimentato in passato, cioè la predisposizione, in media ogni due decenni, e il successivo abbandono di simili ricognizioni.
  L'utilità di questi rapporti si accresce con la loro stratificazione anno dopo anno e il successivo affinamento e ampliamento. In particolare, il rapporto periodico sulle spese fiscali costituisce uno strumento di disciplina fiscale, al pari del controllo della spesa e delle modifiche strutturali del sistema tributario.
  Numerosi Paesi che redigono tale rapporto lo inseriscono, per tale ragione, all'interno della procedura di bilancio e cercano di integrare o confrontare i dati in esso contenuti con quelli sui programmi di spesa. Ne deriva la possibilità di ridiscutere periodicamente l'utilità delle diverse spese fiscali, eliminando o ridimensionando quelle che appaiono in tutto o in parte ingiustificate o superate, alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche, o quelle che costituiscono una duplicazione di interventi di spesa.
  Relativamente al contrasto all'evasione, per coniugare il rigore necessario e assicurare il riequilibrio dei conti pubblici con la crescita e l'equità, il Governo perseguirà in modo coerente e trasparente strategie che assicurino l'emersione degli imponibili evasi e favoriscano l'adempimento spontaneo degli obblighi fiscali.
  L'evasione determina effetti distorsivi sull'allocazione delle risorse e interferisce con il normale funzionamento della concorrenza di mercato; limita le possibilità di conseguire, attraverso il sistema tributario, obiettivi di equità orizzontale e verticale ed è, per natura, sinergica alla corruzione e alla criminalità economica organizzata.
  Il monitoraggio dei risultati della lotta all'evasione è indispensabile per mantenere alta l'attenzione sul tema e affinare le strategie di contrasto. La misurazione dell'evasione fiscale e contributiva deve trovare una sua sede di studio e rappresentazione stabile e ufficiale. Si intende sviluppare una raccomandazione della Commissione Giovannini, istituendo un rapporto annuale che illustri l'andamento dell'economia sommersa e fornisca una stima ufficiale dell'evasione: in altri termini, che stimi annualmente il tax gap, cioè il divario fiscale per tutti i tributi, con tutte le disaggregazioni ritenute utili, quelle geografiche, settoriali o per tipo di reddito, di contribuenti o di forma giuridica.
  Per garantire continuità di metodo e imparzialità dei risultati, si prevede di costituire una commissione ad hoc indipendente. Le metodologie di stima saranno pubbliche, trasparenti, stabili nel tempo, e il rapporto sarà inserito nella procedura di bilancio.
  A livello domestico, la strategia del Governo nel contrasto all'evasione è quella di individuare interventi immediati e azioni di più ampio respiro per migliorare l'efficacia del dispositivo di contrasto all'evasione, in quanto tale e in quanto connessa alla corruzione e alla criminalità economica, puntando anche a favorire un cambiamento culturale del Paese.
  L'azione dell'amministrazione finanziaria si deve sviluppare secondo due direttrici: Pag. 13da un lato, occorre continuare con l'attività di contrasto agli illeciti e intensificarla al fine di incidere in maniera strutturale sul fenomeno dell'evasione fiscale; dall'altro, è necessario intraprendere un percorso di miglioramento del rapporto tra il fisco e i contribuenti, soprattutto in un'ottica di medio periodo.
  L'evasione fiscale ha anche una significativa dimensione internazionale: l'ampia diffusione di strumenti che consentono l'agevole trasferimento cross-border di attività finanziarie attraverso sistemi finanziari informatizzati rende l'utilizzo del canale estero ai fini dell'evasione un'opzione percorribile da una platea di contribuenti più ampia rispetto al passato.
  L'occultamento delle attività finanziarie presso intermediari localizzati in Paesi non cooperativi è divenuto molto meno costoso e non è più una prerogativa dei contribuenti che dispongono di patrimoni considerevoli. In un'economia globalizzata un'azione efficace di contrasto all'evasione fiscale internazionale non può limitarsi a misure domestiche unilaterali: si rendono necessarie risposte coordinate a livello internazionale.
  L'Italia, insieme alla Francia, alla Germania, al Regno Unito e alla Spagna, ha di recente avviato un progetto pilota per lo scambio automatico di informazioni fiscali, utilizzando un modello di accordo basato su quello che gli stessi Paesi hanno elaborato con gli Stati Uniti per l'applicazione della normativa statunitense in materia.
  L'auspicio è che altri Paesi dell'Unione europea aderiscano a questa iniziativa e che l'Europa possa assumere un ruolo guida nel promuovere un sistema globale di scambio automatico di informazioni, che è il solo strumento che può efficacemente eliminare le opportunità per gli evasori di nascondere oltre frontiera le proprie attività.
  Vengo alle conclusioni. Il Governo ha messo in campo importanti iniziative volte ad accelerare la ripresa economica, due delle quali particolarmente rilevanti: il pagamento dei debiti pregressi delle amministrazioni pubbliche e l'insieme di provvedimenti volti a dare sostegno al settore delle infrastrutture e delle costruzioni. Queste iniziative sono state accompagnate da varie misure volte ad aiutare fasce della popolazione in difficoltà, a causa delle tensioni nel mercato del lavoro o in seguito a catastrofi naturali. Ci attendiamo che nei prossimi mesi l'andamento dell'attività economica mostri segni di miglioramento.
  L'azione che il Governo vuole effettuare nei prossimi mesi con il sostegno del Parlamento è cruciale. Si procederà al rafforzamento del processo di riforme strutturali, migliorando quelle appena intraprese e introducendo nuovi importanti provvedimenti, di cui i recenti interventi di semplificazione rappresentano un'anticipazione.
  Nel sottolineare il rilievo della riforma costituzionale sul pareggio di bilancio approvata nella scorsa legislatura, il Governo conferma inoltre il proprio sostegno affinché sia istituito, nei tempi previsti, l'Ufficio parlamentare di bilancio, previsto dalla legge n. 243 del 2012 per svolgere analisi e verifiche indipendenti degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell'osservanza delle regole di bilancio. Il Parlamento sarà presto chiamato al compito di selezione e nomina dell'organo di vertice, del cui prestigio e competenza beneficerà la credibilità dei conti del Paese e dell'intera politica di bilancio.
  Per il sostegno degli investimenti, l'Italia potrà contare su ingenti finanziamenti europei tra il 2014 e il 2020, principalmente destinati alle politiche di coesione economica e sociale per circa 30 miliardi di euro e all'agricoltura per circa 37 miliardi di euro.
  L'Italia deve prepararsi a utilizzare efficacemente questi fondi, potenziando le capacità di programmazione. Va velocizzato l'utilizzo delle risorse stanziate per l'attuale ciclo 2007-2013, le cui spese effettuate risultano pari a circa il 40 per cento delle risorse programmate. Restano, infatti, ancora da spendere 30 miliardi entro il 31 dicembre 2015.
  Il Governo italiano raccoglie con grande soddisfazione quanto annunciato dal Presidente Barroso questa mattina in relazione alla flessibilità di bilancio consentita Pag. 14ai Paesi virtuosi, tema su cui il Governo si era fortemente impegnato in numerose sedi internazionali.
  Per i Paesi che non sono sottoposti a una procedura di disavanzo eccessivo, la Commissione europea consentirà deviazioni temporanee dall'obiettivo di medio termine purché dirette alla realizzazione di investimenti pubblici non ricorrenti, con un impatto certo sulle finanze pubbliche. In particolare, la deviazione sarà consentita se collegata a spesa pubblica relativa a progetti cofinanziati dall'Unione europea nell'ambito della politica strutturale di coesione, delle reti trans-europee e della Connecting Europe Facility, con un effetto nel lungo termine positivo, diretto e verificabile nel bilancio.
  Nel prossimo futuro un significativo progresso nella gestione della spesa è condizione necessaria per sostenere la ripresa dell'economia e dare una prospettiva di sostenibilità al Paese. L'azione sulla spesa dovrà creare gli spazi per una decisa riduzione della pressione fiscale che grava sull'economia regolare e crea disincentivi all'offerta di lavoro e all'attività di impresa.
  Grazie, signori Presidenti, per la vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Ci sono dodici iscritti a parlare, quindi ridurrei di un minuto a testa il tempo disponibile, così restiamo nei tempi che ci siamo dati e consentiamo al Ministro Saccomanni di effettuare la replica. Per il momento chiuderei le iscrizioni a parlare.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il Ministro per l'ampia relazione sia sulle tendenze dell'economia sia in riferimento allo stato e alle prospettive della finanza pubblica. Vorrei partire dalle questioni relative all'economia, perché credo che la recessione sia il problema principale dal punto di vista economico e sociale, per gli effetti sull'occupazione ma anche per la tenuta dei conti pubblici.
  Per quest'anno siamo già al limite del 3 per cento del rapporto tra indebitamento e PIL. Lei ci ha dato notizie confortanti sulla possibilità di raggiungere l'obiettivo di scendere al di sotto di questo livello e ci ha fornito gli elementi sui quali si basa una previsione di ripresa dell'economia.
  Vorrei chiederle se vicende come, ad esempio, quella dell'Ilva, che hanno richiesto interventi specifici da parte del settore pubblico, oppure interventi come quelli che sono già previsti per il comparto dell'edilizia nel decreto-legge n. 69 del 2013, che lei richiamava, non indichino che occorre accompagnare le politiche per la ripresa con forti politiche industriali, individuando anche i settori sui quali concentrare l'attenzione, gli incentivi e il sostegno alle aziende. In altre parole, occorre individuare i settori che possono avere più prospettiva per il futuro o quelli che – si pensi al settore dell'edilizia –, segnando un alto livello di difficoltà, richiedono una ristrutturazione. Penso, in particolare, all'edilizia privata, con riferimento a tutte le questioni legate o meno alle ristrutturazioni del nuovo, oppure a politiche industriali, anche dal punto di vista energetico, che comprendano non solo provvedimenti specifici ma una visione complessiva del nostro Paese.
  Vorrei sottolineare questo aspetto perché in passato ci sono state politiche che hanno teso a negare l'esigenza di politiche industriali oppure, talvolta, si sono verificati annunci da parte del Ministero dello sviluppo economico a cui non seguivano poi azioni a causa di contrasti con il Ministero dell'economia e delle finanze. Al riguardo, mi sembra che nel «decreto del fare» ci sia una maggiore sinergia che, tuttavia, credo vada indubbiamente rafforzata.
  Sul versante della finanza pubblica, lei ci ha detto che possiamo avere dei margini di manovra soprattutto a partire dal 2014, mentre nel 2013 si può lavorare solo sulle risorse già disponibili, eventualmente ricalibrando le stesse ovvero attraverso un ulteriore intervento per il pagamento dei crediti delle imprese che, penso, possa attuarsi solo sul versante della spesa corrente, dal momento che questa è già stata Pag. 15contabilizzata negli anni precedenti, e non su quello della spesa in conto capitale. Se questo potesse avvenire, si tratterebbe certamente di un intervento auspicabile.
  Siamo di fronte a elementi di maggiore flessibilità che ci vengono dal nuovo quadro in cui siamo collocati a livello europeo, che però non significano una flessibilità a 360 gradi, bensì da declinare esclusivamente in relazione agli investimenti produttivi. Ad esempio, con questo strumento non abbiamo margini per ridurre le imposte e se volessimo farlo dovremmo utilizzare dunque altri strumenti. I margini di flessibilità potranno servire, invece, per accompagnare la ripresa con investimenti produttivi.
  Dobbiamo pertanto concentrarci sugli aspetti che lei prima indicava, ad esempio sulla politica delle entrate, in primo luogo attraverso la lotta all'evasione fiscale, al lavoro nero, all'evasione contributiva, comprendendo anche il livello internazionale che lei richiamava.
  Le vorrei chiedere se, su questo versante, ritiene possano essere opportuni interventi a breve termine, anche attraverso provvedimenti il cui esame è già iniziato a livello parlamentare, come la possibilità di limitare il massimo ribasso nelle opere pubbliche – che è uno strumento che favorisce le aziende che operano illegalmente – o la tracciabilità dei pagamenti per l'IVA tra soggetti attivi e passivi, oppure la partita dei giochi, settore nel quale è aumentato il fatturato con effetti sociali negativi, infiltrazioni della criminalità organizzata ed entrate dello Stato che non sono aumentate in modo corrispondente, e che dunque ha bisogno di un ripensamento.
  Altro campo è quello delle detrazioni fiscali, che sono da rivalutare e su cui c’è tutto un lavoro da portare avanti. Vi è poi una preoccupazione sulla Tobin tax con riguardo a quanto era stato previsto quest'anno con la possibilità di un rinvio, nonostante credo che si tratti di un elemento sul quale mantenere una certa fermezza.
  Rispetto al versante della spesa, le vorrei chiedere se non ritenga opportuno – a partire dal rendiconto, che dovrebbe essere accompagnato da una documentazione per ogni ministero – un lavoro parlamentare di affiancamento al Governo al fine di valutare, in ogni ministero e in ogni settore, quali possono essere gli interventi strutturali e non immediati in grado di determinare una riduzione e una migliore efficienza della spesa.
  Al riguardo, in merito al settore della sanità, vorrei segnalarle il lavoro che alla Camera stiamo svolgendo attraverso un'indagine conoscitiva, dalla quale emerge che i tagli degli ultimi anni hanno già prodotto elementi di forte difficoltà nel sistema. Ci sono anche preoccupazioni in seguito ad affermazioni fatte in sede governativa su ulteriori tagli pari a 10 miliardi di euro, che sembrano impossibili da sostenere. Su questo le chiederei ulteriori elementi di valutazione.
  Con riguardo alla spesa sociale, credo che l'ISEE debba portare a una maggiore equità. Questo settore è stato investito da forti tagli negli ultimi anni in seguito all'intervento dello Stato centrale, passando da 2,5 miliardi di euro nel 2008 a meno di 200 milioni nel 2012, e quindi vi è certamente bisogno di ulteriori risorse.
  Concludo rispetto al tema del patto di stabilità interno, che lei ha posto. Siamo convinti fino in fondo della necessità del superamento delle attuali regole – ed è l'obiettivo che lei ha definito –, ma penso che occorra anche individuare obiettivi intermedi. Sarà, infatti, difficile passare da questa situazione a quella ottimale in modo immediato.
  Penso, ad esempio, che gli investimenti per gli enti locali, per l'assetto idrogeologico, per le calamità naturali, per la manutenzione e l'edilizia scolastica e i fondi europei siano campi sui quali intervenire nel più breve tempo possibile.

  GIULIO MARCON. Presidente, vorrei chiedere, se è possibile, di rispettare il minuto a testa, perché il primo intervento è durato cinque minuti e con tutto il rispetto...

  PRESIDENTE. Onorevole Marcon, ho detto di passare dai cinque minuti previsti Pag. 16ai quattro, quattro e mezzo, per restare entro l'orario dell'Aula. Non ho parlato di un minuto a testa.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, ritengo estremamente positiva, quasi decisiva, l'audizione, da noi fortemente richiesta, del Ministro presso le Commissioni, poiché il Ministero dell'economia e delle finanze è la struttura sovraordinata a tutta l'attività del Governo, all'economia del Paese, al presente e al futuro dell'Italia, essendo anche l'unica e vera interfaccia che abbiamo, quanto a credibilità, verso l'Europa.
  Ringrazio il Ministro per la partecipazione, per tutte le informazioni ricchissime di dati, per il programma che ha esposto e per le notizie che ha portato.
  L'uscita dall'infrazione è un segnale positivo e ancor più positivo è quanto afferma il Ministro in relazione alla previsione di un consolidamento della ripresa, seppur minima, nel secondo semestre.
  Tutto ciò ci fa essere fiduciosi, anche se il nostro grande obiettivo rimangono le variabili principali per la possibilità di ripresa, perlomeno quelle che riguardano le istituzioni: la finanza pubblica in particolare, la diminuzione del carico fiscale – così come anche lei ha sostenuto –, la riduzione della spesa pubblica e soprattutto i controlli sulla spesa pubblica, non solo per il raggiungimento dei saldi ma soprattutto per la qualità, visto che le risorse sono sempre di meno.
  Ho appreso con grande speranza la possibilità di questa fiducia e mi chiedo cosa tutto questo rappresenti in concreto per il 2013, ovvero che cosa di fatto è possibile realizzare.
  Con riguardo alla piena attuazione dell'articolo 81 della Costituzione, ritengo che bisogna muoversi in tempo perché c’è una grandissima impreparazione, soprattutto per la parte riguardante gli enti territoriali.
  Ritengo che questo sia un passaggio fondamentale nel contesto della riorganizzazione, soprattutto per non ripetere gli stessi errori e per non avere nuovi disavanzi e nuovi problemi. Mi riferisco a tutti i livelli di governo (Stati, comuni, province e regioni, unioni di comuni, agenzie e tutto ciò che rientra nel diritto pubblico) e soprattutto al riordino della finanza locale. Io non ho mai capito perché la finanza locale faccia capo al Ministero dell'interno. Non ce l'ho con il Ministero dell'interno, tuttavia ritengo che si debba omogeneizzare tutto, altrimenti abbiamo sempre squilibri non di natura contabile ma che derivano da comportamenti e bilanci diversi.
  Sono stato molto sorpreso nell'apprendere che i vari ministeri – non so se sia vero – hanno debiti fuori bilancio. Come lei insegna, il debito fuori bilancio è un evento eccezionale e imprevedibile. La mia sorpresa non è dovuta a questo, ma al fatto che, per come è stato descritto dalla stampa, sembra si tratti di un sistema. Su questo vorrei qualche notizia in più. Vorrei anche una conferma delle rassicuranti posizioni che lei ha assunto in merito ai derivati.
  Sul problema della riduzione del debito pubblico attraverso l'alienazione del patrimonio, noi attendiamo un po’ di fatti. Ne parliamo da tanti anni. Il professor Guarino aveva fatto una proposta venti anni fa, poi lasciata nel cassetto. Ci sono state varie cartolarizzazioni, ma penso che un processo organico, direttamente connesso e collegato alla riduzione del debito pubblico, sia inevitabile.
  Signor Ministro, sulla riduzione della spesa pubblica vedo un appannamento rispetto all'azione che c’è stata in questi ultimi tempi. A proposito della spending review e delle altre leggi finanziarie, sento che si parla di proroga rispetto alla riduzione degli organici del personale. Ho appreso che è stata attuata una proroga e che si sono attenuate le procedure di dismissione delle società pubbliche partecipate.
  Del lavoro fatto sugli incentivi da Giavazzi non si sa più niente, come pure della modifica del Titolo V, che è condivisa da tutti. Il Titolo V, così come è stato approvato, è stato una catastrofe per la finanza pubblica. Tra l'altro, la tasca che paga è sempre una: abbiamo tasse locali, provinciali, regionali e nazionali, senza servizi.Pag. 17
  Della riforma delle province ha parlato anche il Presidente del Consiglio dei ministri. Approviamola subito. Se tutti sono d'accordo, ci vuole un minuto per approvare a stralcio quella riforma. Inoltre, lei comprende meglio di me che ci vorranno un po’ di anni per le liquidazioni.
  Sull'evasione fiscale non aggiungo niente. Invece vorrei qualche notizia in più su come si affronta il problema dell'elusione. Riguardo ai beni e ai soldi confiscati alla mafia, vorrei sapere quanti sono e perché non li utilizziamo subito come cassa, visto che non si tratta solo di beni immobili, ma anche di altre risorse.
  Sulla sanità, Ministro, occorrono controlli seri e severi; non bastano più i piani di rientro. Presidente, mi avvio alla conclusione e ricordo che nel 1992, ossia in un periodo di difficoltà per il nostro Paese, sono intervenuti la svalutazione della lira, il prelievo sui conti correnti, i 92 mila miliardi di manovra finanziaria e così via. Tutto questo ci ha portato in Europa, ma l'architrave è stata la legge delega n. 421 del 1992, con cui poi si sono riformati quattro settori di spesa, quelli più importanti e più incontrollabili: la previdenza, la finanza territoriale, la sanità e il pubblico impiego.
  Dopo vent'anni questi settori, tranne la previdenza, si sono ridimensionati. La sanità va riformata e vanno assolutamente previsti i controlli sulla spesa pubblica in questo settore. Si tratta di 110 miliardi di spesa pubblica e sono convinto che siano anche troppi, non pochi. Quelle risorse sono eccessive per i servizi che vengono erogati e per quanto si può recuperare.
  Sul problema del patto di stabilità, condivido quanto già è stato detto dal collega Marchi. Bisogna fare attenzione: non utilizziamo solo gli investimenti, perché occorrono anche altre risorse. Infine, vorrei sapere qualcosa in più sulla possibilità della delega di anticipazione della pubblica amministrazione.
  Nelle Commissioni, Presidente, forse dovremmo calibrare il tempo degli interventi anche in merito alla consistenza dei gruppi.

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, sto chiedendo il rispetto dei tempi semplicemente per consentire al Ministro di replicare in maniera esaustiva a tutti, dato che i quesiti posti sono numerosi.

  ROCCO PALESE. Vorrei aggiungere un'ultima notazione, che è strategica per la ripresa dell'economia, sul problema dei fondi strutturali. Per le regioni del sud che non attuano quanto previsto dalla legislazione vigente, forse è il caso di adattare le stesse procedure previste per la sanità: affianchiamole affinché possano spendere le risorse dei fondi stessi.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palese, il suo collega del Popolo della Libertà potrà completare l'intervento a nome del gruppo.

  PAOLO GUERRIERI PALEOTTI. Presidente, ringrazio il Ministro per questo suo intervento e condivido il quadro complessivo che ci ha fornito. Per rimanere nei tempi, sarò telegrafico.
  Vorrei fare un'osservazione sulle prospettive dell'economia. Quello che sta avvenendo è una stabilizzazione del ciclo e un'attenuazione della caduta. In questo frangente è fondamentale non impedire questa stabilizzazione della domanda complessiva. Quindi gli interventi che saranno realizzati dovranno avere l'obiettivo prioritario non solo di non impedire, ma anche di cercare di favorire, dovunque possibile, il sostegno.
  Sono assolutamente d'accordo con la valutazione che veniva data circa la possibilità di intervenire sulla spesa pubblica. Non ci sono scorciatoie. I tagli che possono avere ritorni a breve sono già stati effettuati con gli interventi che conosciamo. Quello che ci aspetta, in realtà, è la possibilità di interventi di riorganizzazione e di ricomposizione. Ciò significa tempi più lunghi di quelli che molti auspicherebbero. Vorrei pertanto chiederle se questo non consentirà di utilizzare tale strumento a breve, per quanto riguarda gli interventi sul ciclo.Pag. 18
  Allo stesso tempo, condividendo la metodologia che lei ci ha illustrato, sarebbe importante che il Governo ci fornisse una specie di road map. In altre parole, al di là delle tante aree dove si può intervenire, pur avvertendo che i tempi saranno lunghi, si potrebbe cominciare a delineare delle tappe che si possono percorrere. Questo, infatti, favorirebbe anche un lavoro complementare che il Parlamento può portare avanti.
  Il secondo dato molto importante è che chiaramente, se la domanda diventa un criterio fondamentale per quanto riguarda gli interventi, le misure di cui lei parla, che riguarderanno l'IVA, l'IMU e ciò che verrà deciso da qui ad agosto o a settembre, dovranno essere prese secondo questo criterio. L'ordine di priorità dovrà evidentemente avere tale riferimento. Dico questo perché, in accordo con i dati forniti da tutte le organizzazioni internazionali, è chiaro che un intervento come quello sull'IMU e sulla proprietà immobiliare deve venire da ultimo e non certo ai primi posti. Lei ci ha fornito dati importanti che riguardano la revisione dei valori catastali.
  I debiti della pubblica amministrazione costituiscono la voce più consistente su cui si è intervenuto. Mi sembra di leggere, anche dalla relazione, un maggiore favore per un allargamento di questo intervento. Io sono dell'idea che bisognerebbe spingere il Governo a vedere con sempre più favore la possibilità che questo intervento sia effettivamente esteso. Lei ha precisato le variabili da cui ciò dipende e, tuttavia, si tratta di variabili che possono essere monitorate da qui a qualche settimana. Questo sarebbe un campo estremamente importante.
  In terzo luogo, le dichiarazioni di oggi di Barroso sono state importanti. Tuttavia, è arrivata subito una chiarificazione da parte del portavoce di Olli Rehn, che ha affermato che è fuori discussione che si possa sforare il 3 per cento, che tutto quello che va fatto dovrà restare all'interno di questa soglia e che si parla solo di saldo strutturale. Sappiamo che, per quanto ci riguarda, nel 2014 non saranno consentiti grandi margini di intervento.
  A suo avviso, da questa flessibilità che è stata comunque ventilata che tipo di margini d'intervento possono venirci ? Il rispetto di questo tetto rimane fondamentale, altrimenti ricadremmo in una procedura di sforamento del deficit.
  Devo dire che quello che oggi è importante sottolineare è che la strategia del Governo è quella giusta. Invece, chi ci aveva spinto a sforare e a stabilire una specie di dato di fatto in questo momento avrebbe raccolto ben poco. Credo che sia importante precisare un po’ meglio che cosa sono questi margini di flessibilità ulteriore.

  FEDERICO D'INCÀ. Ringraziamo il Ministro per la presenza di oggi e per i dati, che sicuramente sono interessanti anche per poter capire le prospettive future.
  Ho tre domande da porle in maniera molto veloce. La prima domanda si ricollega a un'affermazione dell'onorevole Palese e riguarda i derivati. Nei giorni scorsi abbiamo letto sulla stampa nazionale affermazioni riguardanti un possibile nuovo buco conseguente all'utilizzo dei derivati a copertura del debito pubblico. Noi vorremmo conoscere esattamente il portafoglio dei derivati ad oggi aperto sul debito pubblico.
  La seconda domanda riguarda l'incontro all'Ecofin a cui lei ha partecipato, durante il quale lei, così come l'Ecofin, si è dichiarato soddisfatto per lo stato di salute delle banche nazionali. È stata fatta in quella sede un'affermazione che ci ha leggermente intimorito, relativa allo stato di fallimento ordinato del sistema bancario italiano: vorremmo capire che cosa ciò voglia significare, con riferimento soprattutto ai titolari dei conti correnti, i quali rappresentano la gran parte dei nostri cittadini.
  La terza domanda concerne una possibile diminuzione della tassazione nei confronti dei cittadini e delle piccole e medie imprese, soprattutto a fronte di quello che finora siamo stati capaci di fare con la riduzione del rapporto deficit/PIL al di sotto del 3 per cento. Vorrei sapere se nel futuro – così come abbiamo già Pag. 19operato giustamente in favore delle aziende attraverso il provvedimento che ha sbloccato i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione – riusciremo ad andare verso una riduzione della tassazione.

  GIULIO MARCON. Presidente, anch'io ringrazio il Ministro per la sua esposizione e per le informazioni che ci ha voluto dare. Questo confronto con il Parlamento mi sembra un atto importante, tuttavia vorrei sottoporre brevemente tre domande.
  La prima riguarda il Documento di economia e finanza (DEF) che, come sappiamo, ad aprile è stato presentato al Parlamento. Nell'introduzione al DEF, l'ex Primo Ministro Monti ha affermato che si trattava di un documento provvisorio, soprattutto per la parte programmatica e per le proposte relative agli interventi di natura economica del Governo. Lei, signor Ministro, quando ha riferito alle Commissioni speciali di Camera e Senato, che si sono riunite il 2 maggio scorso presso il Senato della Repubblica, e in seguito il Primo Ministro Letta, quando è intervenuto all'atto del voto per la fiducia al Governo, avete annunciato che sarebbe stata presentata una nota aggiuntiva al DEF.
  Son passate ormai molte settimane e questa nota non c’è: non vorremo aspettare il 20 settembre. Le chiedo pertanto quali sono le previsioni sulla tempistica per la presentazione di questa nota al Parlamento, in modo tale da avere un quadro più completo delle valutazioni e delle proposte del Governo in materia di programmazione economica e finanziaria.
  La seconda domanda riguarda l'IMU. Lei non ne ha parlato ma, se abbiamo ben capito, c’è l'impegno del Governo a varare un provvedimento o comunque ad avanzare una proposta entro il 31 agosto. Siamo ora a luglio e ad agosto il Parlamento rimane chiuso per tre settimane. Le chiedo dunque se ci può dare informazioni sulla natura di questo provvedimento, su quando sarà presentato, se avrà la forma di un disegno di legge o di un decreto-legge e su qual è lo stato dell'arte rispetto alla discussione che il Governo sta portando avanti su quest'impegno che ha deciso di assumere.
  La terza questione concerne la cosiddetta Tobin tax. Vorrei sapere, anche rispetto ai limiti che la misura che abbiamo adottato presenta, se il Governo ha intenzione di integrare, modificare o comunque aggiornare la misura della tassazione sulle transazioni finanziarie e quali sono eventualmente i contenuti che questi cambiamenti potranno avere.

  ANDREA MANDELLI. Grazie, signor Ministro. Ovviamente la relazione è interessante. Il Paese è sicuramente provato da questa pressione fiscale a cui è sottoposto, quindi ben vengano una revisione puntuale delle spese improduttive e le dismissioni. Siamo ovviamente favorevoli alla legge delega per la riforma fiscale.
  Tuttavia, credo che uno dei grandi temi su cui dobbiamo tutti applicarci sia lo stimolo della ripresa. In questo senso, per arrivare alle domande ed economizzare il tempo, le chiedo cosa pensate di fare per il futuro e quali linee programmatiche seguirà il Governo per agevolare chi fa impresa e per incentivare la ripresa della domanda. Forse troppo spesso abbiamo pensato che incentivare e agevolare recassero problemi all'invarianza di spesa – quella famosa frase che spesso sentiamo – invece, magari, stimolare potrebbe essere un importante motore per la ripresa.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Presidente, rivolgo un ringraziamento particolare al Ministro perché sono anche imprenditore e quindi apprezzo molto il lavoro fatto e impostato.
  Tuttavia, devo dire che anche noi imprenditori possiamo aiutare molto l'economia, cercando di produrre di più, di fare dei prodotti più competitivi e di indirizzare le nostre aziende verso i mercati emergenti. Per fare questo, abbiamo bisogno di una cosa di cui non discutiamo spesso: far ritornare le nostre aziende più competitive, non rispetto alla Cina, ma, per esempio, rispetto alla Germania. Sembra Pag. 20strano, ma i nostri prodotti in questo momento costano il 10 per cento in più di quelli tedeschi.
  Per ottenere questo risultato, dobbiamo sicuramente mettere in campo un patto di responsabilità tra imprenditori e lavoratori, che non costerebbe niente, per cercare insieme di trovare le strade per produrre meglio e di più. Tuttavia, per produrre meglio, noi imprenditori dobbiamo fare degli investimenti. Non ci sono fondi e noi non ne chiediamo. Chiediamo solo al Ministro di fornirci degli strumenti, come poteva essere la legge Sabatini o altri strumenti similari, che ci permettano nel tempo di fare investimenti, di crescere e di concentrarci insieme ai nostri dipendenti nel trovare le strade per far tornare i nostri prodotti più competitivi. Questa è solo una questione di buona volontà da parte di tutti.
  Peraltro, dobbiamo sottolineare che nel futuro a vincere la sfida dell'economia saranno coloro che avranno più brevetti e più conoscenze tecnologiche. Propongo quindi al Ministro di cercare una strada per premiare quelle aziende che riusciranno a proporre dei brevetti, dei prodotti innovativi, dei mercati nuovi, delle soluzioni che permettano ai nostri giovani di lavorare, contribuendo alla diminuzione della disoccupazione e del debito pubblico e, in generale, alla crescita della nostra economia. Credo che queste siano delle azioni che possono fare tanto bene alla nostra economia in generale.
  Per quanto riguarda il contrasto all'evasione, ho già proposto diverse volte di concentrarsi sul contrasto di interessi, che conosciamo tutti. Rinnovo questa proposta, che in America e in altri Paesi europei è stata sperimentata e funziona, in modo tale da far emergere il sommerso e creare meno problemi a coloro che si comportano in maniera etica e pagano le tasse.

  SILVANA ANDREINA COMAROLI. Anche noi ci associamo al ringraziamento al Ministro per la sua relazione odierna e per i numeri che ci ha fornito.
  Tuttavia, riteniamo che forse tanto nelle linee programmatiche quanto nei provvedimenti ci voleva più coraggio e si poteva osare di più. Le recenti stime di Standard&Poor's rivedono difatti al ribasso il nostro PIL. Noi ci rendiamo conto che la coperta non è corta, ma cortissima, e che dunque bisogna riuscire a mettere in campo azioni incisive e forti.
  Io l'ho apprezzata, Ministro, quando lei è venuto presso le Commissioni speciali in qualità di direttore generale della Banca d'Italia ed ha ricordato che la soluzione poteva risiedere proprio nei costi e nei fabbisogni standard.
  Lei oggi ci ha parlato della revisione della spesa pubblica, che ha già subito un calo. Tuttavia, questo calo è innanzitutto dovuto ai tagli lineari subiti dai comuni, e molte volte anche dai comuni comunque virtuosi, che si trovano oggi veramente in uno stato di disagio pazzesco nel garantire i servizi che abitualmente fornivano.
  A proposito di quest'idea di volersi avvalere di un Comitato di ministri assistito da un commissario, temo che non vi siano i tempi. Vorrei da parte sua un ragguaglio proprio sulla tempistica e sull'applicazione dei costi standard, che a nostro avviso sono fondamentali per reperire le risorse. Anche se adesso l'Unione europea ci ha dato i fondi per le nuove assunzioni, se le aziende non riescono a vendere e non hanno ordini, come fanno ad assumere questi giovani ?
  Ministro, ho un'ulteriore domanda. Le chiedo se può darci qualche ragguaglio, che oggi non ho sentito, sulla concessione del credito alle aziende, su cui le banche stanno operando una restrizione. Molte volte, come diceva anche il collega in precedenza, le aziende non chiedono soldi ma solo di poter lavorare. Ministro, noi vediamo che molte volte le aziende, soprattutto quelle piccole, non riescono ad ottenere fondi da parte delle banche, anche se magari hanno già pronti gli ordini da poter svolgere.

  BRUNO TABACCI. Signor Ministro, gradirei avere qualche elemento in più sulla dimensione e sulla struttura dei debiti fuori bilancio della pubblica amministrazione centrale e sul peso dei derivati Pag. 21sulla struttura del debito pubblico. Nei giorni scorsi, da alcuni articoli di giornale è emerso che nell'area europea e statunitense il peso dei derivati è otto volte il PIL. Ciò equivale all'emissione di moneta non garantita, non voglio usare il termine «falsa».
  Sul riordino dell'IMU e sulla determinazione delle nuove imposte catastali, vorrei segnalare che il riordino dell'IMU è centrale per l'autonomia impositiva dei comuni, e quindi sarebbe bene tener fermo quest'elemento.
  Sulla qualità della spesa pubblica lei ha svolto delle osservazioni molto pertinenti. Tra l'altro, ho visto che il Governo negli ultimi due provvedimenti fa affidamento sull'autonomo contributo del Parlamento. Se questa non è una sfida, poco ci manca. È chiaro che si tratta di considerare come questa sia una sfida complessiva per lo Stato italiano. Il contributo che possono dare le aule parlamentari o le Commissioni è da porre in relazione all'iniziativa che può arrivare dal Governo. Ciò richiede un decisivo processo di revisione della spesa.
  Degli 800 miliardi comprensivi di interessi, che lei ha sommariamente richiamato, ne risulterebbero solo circa 170 disponibili ad un intervento selettivo. Conviene comunque concentrarsi su questi, in maniera tale da ricondurre l'entità della spesa all'interno di procedure di efficienza e di qualità.
  Da ultimo, il contrasto all'evasione è centrale. Ho preso atto che lei ha richiamato la necessità che si faccia una stima definitiva del sommerso, completando l'entità stimata dell'economia irregolare, sommandola all'economia informale e a quella malavitosa. Poiché il lavoro condotto dall'ISTAT si limita all'analisi relativa alla cosiddetta «economia irregolare», stimata al 18 per cento, mentre la sensazione è che la stima complessiva si collochi intorno al 30 per cento, è chiaro che per avere un contesto d'informazione qualificata noi abbiamo effettivamente bisogno che sui temi dell'economia sommersa si faccia un'assoluta chiarezza.
  Sul contrasto all'evasione, mi pare corretto quello che è stato richiamato da qualche collega: l'emersione degli imponibili evasi passa attraverso il contrasto d'interessi fra contribuenti. C’è un meccanismo che ho illustrato in un'altra audizione, che può essere messo a frutto e che consente di ottenere dei risultati apprezzabili. In fondo noi rappresentiamo un'eccezione nel mondo sviluppato: perfino i cinesi hanno applicato il gratta e vinci, quindi esistono soluzioni che possono essere trovate e che danno qualche risultato.

  ANTONIO AZZOLLINI, Presidente della 5 Commissione del Senato della Repubblica. Chiedo scusa al Presidente, al Ministro e a tutti i colleghi parlamentari della Camera ma la Commissione bilancio del Senato deve riunirsi in vista dei lavori già programmati dell'Aula. Chiedo pertanto scusa se alcuni di noi si allontaneranno. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente Azzollini.

  ELISA BULGARELLI. Signor Ministro, non so se ricorda ma al question time di qualche settimana fa al Senato si diceva che lei era ottimista rispetto alla situazione e, soprattutto, rispetto al pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
  Oggi dalla relazione da lei svolta mi è sembrato che non ci sia più molto ottimismo, ma piuttosto un po’ di pessimismo; mi sembra anzi che tutta la relazione sia fondata più sul passato che sul futuro.
  Sarò abbastanza sintetica nelle domande, che saranno tuttavia precise; le chiedo pertanto risposte altrettanto succinte, ma puntuali, in modo tale da non togliere spazio agli altri colleghi.
  Diversi aspetti della sua relazione destano in noi preoccupazione. Innanzitutto vorremmo sapere attraverso quale tipo di investimenti intendete sfruttare la flessibilità conseguente all'apertura della deroga europea.
  Un'altra questione che ci preoccupa è il decreto-legge sull'occupazione, che comunque non incide su tutti i fattori della Pag. 22produzione: ci chiediamo quindi come pensate che possa essere davvero efficace.
  Un altro elemento che ci preoccupa tantissimo è il seguente: per proteggere i cittadini e anche lo Stato dalla speculazione finanziaria estrema che si è registrata in tutti questi anni, chiediamo se il Governo è d'accordo sul fatto di facilitare la separazione tra l'attività di credito ordinario e la speculazione, decisione che in molti Paesi dell'Europa è stata già assunta.
  Vorrei sapere inoltre come pensate di occuparvi del problema principale, quello dell'evasione e della distrazione dei fondi verso l'estero. Quali possibili soluzioni suggeriamo l'utilizzo della banca dati SOGEI e della banca dati OMI nonché una revisione del catasto, che potrebbero essere utili.
  Infine, tocco un tema che esula un po’ dall'argomento di questa relazione, ma poiché abbiamo qui il Ministro sfruttiamo quest'occasione. Siamo curiosi di sapere cosa ne pensa dell'Ufficio parlamentare del bilancio, anche se è una questione che compete solo al Parlamento e non all'Esecutivo: non crede cioè che sarebbe auspicabile che i soggetti politici o comunque legati al Governo non ne facciano parte ?
  Termino, anche per lasciare spazio agli altri, chiedendo come mai nelle linee guida del dicastero non si faccia assolutamente cenno alla lotta alla povertà. Ritengo infatti abbastanza inaccettabile in questo momento non trovare nulla sulla lotta alla povertà.
  Vorrei inoltre conoscere, se possibile, la situazione reale delle risorse disponibili.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, signor Ministro. Abbiamo affrontato nella sua relazione alcune questioni, per così dire, a livello di titoli. Al di là infatti di alcune sue parole ottimistiche, riportate sia nei giorni scorsi che oggi sulla stampa, nei titoli vediamo che l'atteggiamento del Governo tocca questioni che sono essenzialmente irrisolte da tempo come il taglio della spesa pubblica, la dismissione del patrimonio, il percorso della delega fiscale, la lotta all'evasione, il sostegno ai comparti infrastrutture e costruzioni. Lei ha citato anche l'attuazione della legge n. 42 del 2009.
  Facendo riferimento alle parole della collega Comaroli, vorrei capire come intende mettere in pratica questo tipo di percorso. Ad oggi voi godete di un'amplissima maggioranza, all'interno della quale molte volte avete fatto riferimento a questo Governo come ad un Governo di servizio, come lo ha definito anche il Presidente del Consiglio.
  Per questa ragione, vorremmo capire attraverso quale percorsi si intenda materialmente adottare le iniziative che lei ha citato per titoli durante la sua relazione.
  Ad oggi abbiamo visto solo provvedimenti-ponte, rinvii e sospensioni, per cui vorremmo capire all'interno del percorso fiscale – sono già stati citati l'aumento dell'IVA e la questione dell'IMU – come si vuole provvedere a risolvere queste situazioni e qual è l'obiettivo.
  Uno degli aspetti principali, anche rispetto a questi rinvii e decreti-ponte, riguarda soprattutto la certezza fiscale che noi dobbiamo dare alle attività produttive. Oggi le attività produttive che ancora reggono, magari facendo i salti mortali, devono assolutamente sapere cosa spetta loro il prossimo anno e negli anni a venire, in maniera tale da organizzarsi e da provvedere anche a livello dei propri piani industriali e dei propri percorsi interni.
  Lei ha citato anche una difesa delle fasce deboli. All'interno dei due provvedimenti principali in materia economica che avete fin qui adottato – non parlo della situazione dei crediti delle pubbliche amministrazioni – ci sono due coperture: una attuata con l'aumento delle accise sulla benzina, l'altra con l'aumento dell'IVA sui prodotti dei distributori automatici. Vorrei avere da lei un chiarimento in merito a questi due aspetti, che toccano le fasce più deboli.
  I tagli lineari hanno probabilmente aiutato la situazione del bilancio statale ma non hanno assolutamente aiutato la situazione dei servizi locali, che sono praticamente fermi. Noi ci troviamo in una situazione in cui gli enti locali non riescono nemmeno ad asfaltare le loro Pag. 23strade. Sono state colpite principalmente le comunità e le amministrazioni virtuose, piccoli o grandi comuni che siano. L'invito che le rivolgo rispetto al patto di stabilità è quello di riconsiderarne i contenuti; ma soprattutto mi auguro che la flessibilità, o addirittura l'annullamento di questo patto, siano propedeutici a quelle amministrazioni che si sono sempre comportate bene e che hanno sempre rispettato i criteri e i coefficienti di buona amministrazione. Con riferimento a questo aspetto, l'attuazione di tutto il percorso della legge n. 42 del 2009 potrebbe assolutamente essere d'aiuto.
  Mancano nei provvedimenti che fin qui avete deliberato, e forse mancano anche nella sua relazione, anche se ciò non è di sua stretta competenza – ma credo che le competa un po’ tutto, nella situazione in cui siamo – strumenti di attrattività per gli investimenti nel nostro territorio. Lei ha citato come un segnale positivo il fatto che le esportazioni stanno aumentando; ciò è vero, ma d'altra parte non ci sono strumenti di attrattività per questo territorio.
  La nostra preoccupazione principale riguarda ovviamente l'occupazione; se non si riescono a creare strumenti che aiutano gli investimenti, anche esteri, nel nostro territorio, difficilmente si riuscirà a rivedere l'attuale quadro negativo della situazione occupazionale.
  Gli interventi sul cuneo fiscale, come già detto dai colleghi, non possono esclusivamente riguardare papabili lavoratori, senza mettere poi le aziende nelle condizioni di poter assumere questi lavoratori.
  Non ci si scordi inoltre degli esodati, delle start-up, delle imprese, del credito e del rapporto tra le banche e le aziende. Noi siamo assolutamente favorevoli ad incentivare la domanda, perché è stato dimostrato che, nel momento in cui i consumi ci sono, anche il gettito migliora, al di là di possibili aumenti di IVA, che di certo non aiutano i consumi e la situazione economica generale.
  Vorrei un chiarimento anche su una possibile vendita delle partecipazioni statali, alla quale lei nella sua relazione ha fatto riferimento: le domando a quali società si riferisse e se è già stato previsto un percorso. L'invito che le faccio è di non fare come il suo predecessore e di distinguere assolutamente la finanza dall'economia reale.

  LELLO DI GIOIA. Intervengo molto brevemente perché mi rendo perfettamente conto del tempo che non abbiamo a disposizione. Io vorrei ringraziarla, signor Ministro, per la sua gentilezza nel partecipare a questa nostra audizione. Ringrazio anche la Ragioneria dello Stato, che mi pare sia presente quest'oggi alla nostra audizione.
  Tuttavia ritengo di essere abbastanza insoddisfatto, per il semplice motivo che lei ci ha consegnato una relazione corposa ed importante ma che riguarda il passato. Mi spiego meglio: lei ci ha propinato delle cifre importanti, ci ha detto come stanno alcune questioni e ci ha sottolineato quali sono gli interventi che sono stati assunti da questo Governo in questi mesi. In buona sostanza, ci ha ripetuto tutto quello che è riportato dai giornali.
  La questione che io le pongo, al di là di tutto quello che ha inserito in questa relazione, è quali sono le prospettive di questo Paese.
  In alcune sue dichiarazioni, anche ieri, lei ci ha detto che incomincia a intravedere una luce in fondo al tunnel. Qual è questa luce ? Non è certamente la crescita davvero molto esigua che registreremo nei prossimi mesi e nel prossimo anno. Quali sono, per esempio, le politiche attive che si vogliono mettere in campo per creare condizioni di crescita e fare in modo che questo Paese esca da una difficoltà oggettiva ? Vorrei sapere quali sono gli interventi, che credo lei debba assumere in qualità di Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto anche con il Ministro dello sviluppo economico, affinché si possano determinare condizioni positive per il nostro Paese.
  Oggi mi aspettavo di sentire questo, al di là delle domande che le sono state sottoposte da tanti colleghi, come la questione dei derivati ed altre. Credo che vi Pag. 24sia dunque la necessità di confrontarsi e di discutere per capire come si possono costruire sinergie tra il suo Ministero e il Parlamento, per creare le condizioni per far uscire il Paese da una situazione di grande drammaticità.

  PRESIDENTE. Prima della replica del Ministro Saccomanni intervengo per operare un sintetico raccordo su alcuni temi e per richiedere al Ministro alcuni chiarimenti su passaggi che riguardano da vicino la nostra attività delle prossime settimane.
  Mi viene spontanea una battuta, dopo aver ascoltato l'onorevole Di Gioia: per conoscere il futuro è necessario conoscere profondamente il passato. I dati ed i numeri che il Ministro ci ha presentato servono appunto per evitare di commettere gli stessi errori, onorevole Di Gioia.
  Ministro Saccomanni, vorrei disegnarle la cornice all'interno della quale ci muoviamo, ed in cui la sua relazione è peraltro perfettamente inserita, che è legata al fatto che gran parte dei provvedimenti che ci ritroviamo ad esaminare in queste settimane rientrano in un contesto di caduta oggettiva della gran parte delle componenti della domanda aggregata, che ha già inciso nei 24 mesi che abbiamo alle spalle sulla capacità di investimento, con un'evidente riduzione della capacità produttiva. Mentre in questa fase storica ripartono alcune economie – USA e Giappone tra le principali – in Italia la minor capacità produttiva ha inciso sulla domanda dei beni durevoli, che oggettivamente ha ridotto il reddito permanente e lo stesso prodotto potenziale della nostra economia.
  Sullo sfondo è evidente che c’è un'obsolescenza media dei beni posseduti dalle famiglie, e in riferimento a tale aspetto siamo tutti convinti che si ripartirà presto. Dalle valutazioni generali che comunemente svolgiamo, senza distinzioni tra maggioranza e opposizione, emerge tuttavia che gli investimenti e i consumi in alcuni casi si sono ridotti per adeguarsi alle minori esigenze delle famiglie stesse nonché alle minori capacità produttive di alcuni comparti tradizionali. Il rischio è dunque che, da questo punto di vista, vi sia un'assuefazione.
  Provvedimenti come il «decreto del fare» incidono esattamente su questo rischio, dal momento che, da un lato, introducono semplificazioni, dall'altro eliminano lacci e laccioli, liberando in tal modo risorse che prima erano vincolate meramente da procedure amministrative. Se la cornice è questa, va da sé che la valutazione sulla spesa che lei ci sottopone, assolutamente condivisibile, non può non costituire il luogo principale della nostra attenzione reciproca nei prossimi sessanta giorni.
  Segnalo a lei, anche se lo sa, e a noi stessi, per il lavoro che abbiamo di fronte, che le spese correnti diverse da interessi e pensioni sono diminuite nel 2011-2012 di 15,5 miliardi, ovvero del 3,6 per cento in due anni, e non è poco. Tuttavia, è evidente che ciò – per quanto non irrilevante e decisamente superiore a quanto realizzato nel decennio precedente, quando invece si era registrata una crescita media del 2 per cento – non è ancora abbastanza. Sappiamo cioè che è stato fatto tantissimo, ma essendo persone serie, come dimostra anche la giornata di oggi, sappiamo che bisogna fare di più. Se questo è vero, la spending review diventa allora l'oggetto della discussione tra Parlamento e Governo nelle prossime settimane.
  La Presidente Boldrini, come lei sa, ha scritto al Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Franceschini, chiedendo di fatto alle amministrazioni di provvedere entro il 15 giugno alla consegna delle relazioni sulla spending review, che stanno arrivando. Il contributo che noi riteniamo di poter dare – ne abbiamo parlato diffusamente in questi giorni con il Presidente Azzollini, che si attiverà al Senato per fare esattamente quanto stiamo facendo alla Camera – è il tentativo di spostare dentro il confronto parlamentare il lavoro sulla spending review, legato alle relazioni che via via provengono dai Ministeri. In questo modo, probabilmente, a settembre prima della legge di stabilità il confronto col Governo potrà Pag. 25aiutarci a far sì che gli sforzi fatti finora facilitino Governo e Parlamento nell'intervenire ulteriormente sulla spesa.
  È una cornice che volevo darle, perché penso che potrà aiutare il lavoro reciproco che abbiamo il dovere di fare nelle prossime settimane. Grazie per la sua relazione, per la sua presenza e per le risposte che vorrà fornire alle domande. Do quindi la parola al Ministro Saccomanni per la replica.

  FABRIZIO SACCOMANNI, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio il Presidente e tutti i deputati e i senatori che hanno fatto domande molto precise e pertinenti, cui spero di poter dare delle risposte esaurienti.
  In generale, prendendo spunto dall'osservazione dell'onorevole Di Gioia, vorrei dire che sono un po’ deluso delle nostre capacità espositive, se questo rapporto che abbiamo fatto sembra impostato esclusivamente sul passato. In realtà, è pieno di impegni, di spunti e di scelte politiche che riguardano esattamente il futuro per quanto concerne la spesa, la politica delle entrate, il contrasto all'evasione, le dismissioni.
  È vero, come notava l'onorevole Guidesi, che si tratta in gran parte di una riproposizione di problemi irrisolti, tuttavia non li riproponiamo semplicemente a livello di etichetta. Ho fatto grazia di molti dettagli, che però sono chiaramente esplicitati nella relazione, rispetto a come intendiamo muoverci in ciascuno dei campi che abbiamo menzionato. Faremo ulteriori sforzi di comunicazione e questa non è certamente l'ultima mia audizione di fronte a queste Commissioni, quindi avremo ancora modo di raccontare come stiamo procedendo sui campi che abbiamo individuato.
  Mi preme sottolineare che su ciascuno dei campi fondamentali – come la spesa, la politica delle entrate, le dismissioni e il controllo dell'evoluzione dell'economia nel suo complesso – la nostra attenzione è massima e proiettata proprio nel futuro.
  Provo adesso a rispondere in dettaglio ad alcune domande. L'onorevole Marchi chiedeva se gli interventi che abbiamo adottato saranno accompagnati da politiche industriali di sostegno, in particolare nei settori industriali di punta, in quelli che conoscono situazioni di crisi o nel settore energetico. Io credo che questo sia senz'altro l'intendimento del Governo, e non necessariamente solo del Ministro dell'economia e delle finanze. Con tutti i colleghi stiamo infatti cercando di realizzare un'azione di tipo coordinato, di cui già si vedono i primi segni. Ricordo, ad esempio, che nel «decreto del fare», oltre a certe misure di liberalizzazione, sono presenti anche misure per la riallocazione di fondi volti a consentire la riapertura di cantieri infrastrutturali che sono già aperti e pronti a ripartire senza troppi ritardi.
  Sempre l'onorevole Marchi, ed altri ancora, hanno fatto riferimento ai margini di maggiore flessibilità sia per quanto riguarda l'eventuale espansione dei pagamenti per i debiti della pubblica amministrazione, sia per quanto riguarda i margini di investimento che ci vengono consentiti dall'Europa, anche alla luce delle ultime dichiarazioni.
  Ho indicato chiaramente che vogliamo fare il punto della situazione sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione a settembre, quando sarà completata la mappatura dei debiti effettivi. Ho ricordato che l'azione inizialmente intrapresa dal Governo Monti era un'iniziativa fondata su stime della Banca d'Italia, basate essenzialmente su analisi provenienti dai creditori. Adesso abbiamo invece ritenuto di effettuare una controprova dal lato delle autorità e delle amministrazioni debitrici. Credo che la risposta a questa nostra iniziativa sia positiva, con la soddisfazione anche di osservatori non necessariamente generosi o caritatevoli, come la stessa Confindustria, che ha riconosciuto che su questo fronte ci stiamo muovendo con grande celerità ed efficienza.
  È evidente che in quel momento, attraverso la mappatura del debito avremo anche le idee chiare su quanto di questo debito è dovuto in conto capitale o in conto corrente, e su quanto invece riguarda Pag. 26rimborsi di carattere fiscale sui quali non ci saranno pagamenti di IVA. Avendo un'idea più precisa delle grandezze sotto esame, potremo allora assumere le misure necessarie.
  Io credo che l'obiettivo di liberarci il più presto possibile da questa posizione debitoria sia assolutamente condiviso da tutti, non solo per motivi etici e di correttezza ma anche perché obiettivamente, salvo per le implicazioni che dicevo prima, può accrescere il debito senza avere un effetto sull'indebitamento. Si tratta quindi di una forma di stimolo all'economia che, da questo punto di vista, si rivela più favorevole.
  Rispondendo ora alle domande poste da altri onorevoli e senatori, sul problema più generale dei margini non deve sorprendere che il Commissario europeo Rehn abbia immediatamente riaffermato l'obiettivo del 3 per cento. Ma onestamente, questo non era in discussione. Senza falsa modestia, credo che ciò sia in parte il risultato dell'azione che abbiamo svolto in questi due mesi a livello diplomatico – il Presidente del Consiglio, il Ministro per gli affari europei ed io stesso nelle sedi Ecofin – per chiarire che era necessario da parte dell'Unione europea un segnale di cambio di passo rispetto alla prevalente enfasi sul consolidamento fiscale, inteso come prerequisito per la crescita.
  Anche nel corso della riunione tenuta a Roma con i Ministri delle finanze e del lavoro dei quattro principali Paesi europei, abbiamo sostenuto la necessità di un cambio di passo con una maggiore attenzione verso la crescita e la disoccupazione, soprattutto giovanile, e con un'indicazione di apertura a considerare il quadro macroeconomico generale alla luce dell'evoluzione della congiuntura.
  Mi pare che la dichiarazione di oggi rappresenti un primo segnale che questo messaggio è stato recepito. Se mi è permesso fare una previsione sugli eventi dei prossimi mesi, io credo che, una volta superata la boa delle elezioni tedesche di settembre, nella sede del Consiglio europeo previsto ad ottobre per fare il punto sulla congiuntura sarà possibile svolgere un esame dell'evoluzione economica e della necessità di eventuali ulteriori misure correttive. I primi segnali di questo cambio di passo sono però già arrivati dallo stesso Consiglio europeo e dall'annuncio fatto oggi dal Presidente Barroso.
  Un altro punto che è stato oggetto di diverse osservazioni da parte di alcuni colleghi, come l'onorevole Librandi, riguarda la situazione del credito alle imprese e all'economia. Anche su questo, in sede di Consiglio europeo c’è stata una forte attenzione alla necessità di rimettere in movimento il processo di intermediazione creditizia, che per certi versi è ancora bloccato.
  Si è posto in particolare l'accento sulla necessità di erogazione di credito a più lungo termine, con un forte impegno a rivitalizzare il processo di erogazione del credito, soprattutto attraverso l'attività della Banca europea per gli investimenti (BEI), che ha avuto un forte aumento di capitale di oltre 10 miliardi di euro, e che quindi può svolgere una considerevole attività di leva utilizzando questa base di capitale per espandere i finanziamenti in particolare, come è stato espressamente indicato, a beneficio delle piccole e medie imprese. Questa è la grande svolta che si vuole apportare in un'istituzione come la BEI, che è stata tradizionalmente soggetto finanziatore di progetti infrastrutturali a lungo termine, essenzialmente gestiti dai Governi; adesso si vuole invece rafforzare l'attività sul fronte delle piccole e medie imprese, proprio al fine di riattivare questo canale d'intermediazione.
  I dati sul credito all'economia non sono ancora positivi, come ho accennato brevemente nella relazione, ma anche questo è un problema di carenza della domanda. Io credo che sarebbe al di fuori di ogni logica economica se l'insieme delle misure che sono state prese dal Governo e che, ripeto, vanno considerate nel loro complesso – dal pagamento dei debiti della pubblica amministrazione allo sblocco dei fondi per le infrastrutture, dagli incentivi per le ristrutturazioni, agli eco bonus e ad una serie di misure che voi avete ben Pag. 27presenti – non avesse un impatto sulla domanda interna e quindi sull'andamento del ciclo economico.
  Il pessimismo si sente ancora da molte parti ed è stato avvertito anche in questa sede: la senatrice Bulgarelli sostiene che io stesso sono stato molto più pessimista, ma direi che non è così. Credo infatti di essere l'unico – ripeto – che continua a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel e sono anche convinto che non è il treno che ci sta venendo contro.
  Si tratta però di segnali che vanno accuratamente interpretati. Sono qui presenti valenti economisti, tuttavia la scienza economica ha i suoi momenti più difficili nel valutare i punti di svolta del ciclo, in cui ci sono dati che vanno in una direzione e dati che vanno in un'altra, e quindi si finisce per dare un'interpretazione che spesso tende a esagerare l'impatto degli uni o degli altri. La realtà è che c’è una situazione di stabilizzazione e quindi credo che, dopo tanti mesi di indicazioni sempre più negative, questo sia un dato importante da sottolineare.
  Molti di voi, a cominciare dall'onorevole Palese, hanno messo l'accento sulla necessità di rafforzare la spending review ed io credo di aver fornito importanti indicazioni da questo punto di vista. Ritengo che vi siano settori in cui il controllo della spesa è stato molto efficace; nel campo della sanità, certamente c’è stata una fortissima riduzione del tasso di crescita della spesa.
  Peraltro, quest'ultimo è un risultato non uniforme in tutte le regioni. Purtroppo, abbiamo ancora andamenti fuori controllo in alcune regioni, soprattutto in alcune di quelle a statuto speciale; ma certamente in questi casi l'attenzione ai costi standard e alle procedure di spesa è già stata attuata e ha prodotto dei risultati.
  Come mi è stato ricordato, ciò è essenzialmente il frutto di tagli lineari che nessuno vuole più vedere. Io ne sono assolutamente convinto. Tuttavia, questo rappresenta un altro dei tanti vincoli che poniamo all'azione del Governo: infatti le tasse non si possono aumentare e i tagli lineari non si possono operare. Quindi, come ho detto, bisogna fare dei tagli che non sono indolori e che vanno realizzati con una metodologia estremamente attenta. Da questo punto di vista il nostro impegno è massimo.
  Vogliamo inoltre attuare gli impegni di rivitalizzazione del Comitato interministeriale, con la nomina di un nuovo commissario, non per ritardare ma per dare ulteriore stimolo e forza a questo processo. La Ragioneria generale dello Stato sta già svolgendo un'azione molto forte di controllo della spesa e continuerà a farlo, ma abbiamo anche il commissario: consideriamolo dunque come una figura che possa fare da trait d'union tra la Ragioneria e l'amministrazione del Tesoro e i singoli enti, aiutando a realizzare questo processo, che qualche volta ho definito di reengineering, cioè di ristrutturazione delle modalità di decisione, esecuzione e controllo della spesa, che è molto importante.
  Per quanto riguarda il comparto delle entrate, come è stato notato anche dall'onorevole Guidesi, credo che molto importante sarà l'approvazione della delega fiscale, dalla quale ci ripromettiamo di dare maggiore certezza alle imprese e, come ho ricordato, di facilitare la lotta all'evasione. Chiarisco al riguardo che la linea del Governo non è certamente l'allentamento della lotta all'evasione, bensì tutto il contrario. Abbiamo adottato qualche misura per rendere meno gravosa l'applicazione di certe misure nei confronti di contribuenti non in regola per ragioni dovute alla situazione economica, ma ritengo che questo non significhi un allentamento della tensione contro la lotta all'evasione.
  Presidente, alcuni onorevoli hanno fatto riferimento al problema dei derivati e non vorrei apparire elusivo su questo tema. Tuttavia, devo dire che purtroppo sulla stampa il problema è stato drammatizzato in maniera del tutto eccessiva. Come abbiamo già avuto modo di dire con un comunicato che fu emesso all'inizio, la posizione del Tesoro deve essere attenta alle condizioni di mercato e deve gestire i rischi.
  Nel corso degli anni passati, la preoccupazione prevalente era quella di contenere il costo della gestione del debito e quindi il rischio di aumento dei tassi di Pag. 28interesse. Per questa ragione, negli anni sono state fatte operazioni di copertura di questi rischi, che naturalmente, come tutte le forme di assicurazione, comportano un costo che serve appunto a tutelare chi si copre dal rischio che la perdita possa avere importi maggiori.
  Da questo punto di vista, credo che l'attività in derivati sia stata utile, soprattutto in quest'ultima fase di tensione della crisi dei debiti sovrani tra il 2011 e il 2012, perché, malgrado un forte rialzo dei tassi di interesse, ha consentito di proseguire senz'interruzione nella politica di collocazione del debito pubblico. È stata pertanto una gestione che ha effettivamente raggiunto le finalità che si riprometteva.
  Dato che si tratta di una materia altamente tecnica, la confusione è dovuta al fatto che alle volte si ritiene che quello che si chiama tecnicamente «il valore di mercato» – o mark to market – sia in realtà il sinonimo di una perdita o di un debito segreto, nascosto. Ci sono state delle sentenze, i cui testi mi sono stati forniti dai nostri consulenti e legali, che testimoniano come sia la Cassazione che il Tribunale di Milano si sono espressi in maniera molto adamantina sull'argomento.
  La Cassazione afferma che il dato del mark to market non esprime affatto un valore concreto ed attuale, ma esclusivamente una proiezione finanziaria basata sul valore teorico di mercato in caso di risoluzione anticipata. In effetti, il caso di risoluzione anticipata c’è stato in passato, con riferimento alle operazioni condotte da un determinato intermediario che aveva negoziato queste particolari condizioni. Di ciò è stato dato integrale rendiconto alla Corte dei conti, come si fa con tutte le operazioni in materia. Questo tipo di condizioni oggi non è presente, se non in misura minima, nel portafoglio dei derivati; comunque, su questo noi abbiamo sempre dato piena informazione alla Corte dei Conti, fornendo anche tutti i dati analitici che consentono la piena ricostruzione della posizione.
  Per completezza, devo fare un riferimento alla prassi di trasparenza in materia da parte dei principali Stati che hanno posizioni debitorie cospicue. Noi parliamo sempre del debito italiano, ma la Germania, per esempio, ha un debito pubblico superiore al nostro, anche se più basso in percentuale rispetto al PIL. Questi Paesi non comunicano dati analitici dettagliati, perché talvolta sono di difficile interpretazione e, soprattutto, possono essere utilizzati a fini speculativi da altre controparti di mercato.
  Comunque, se c’è un orientamento espresso dalla Corte dei conti a favore di una maggiore trasparenza e se c’è da rivedere la normativa in questo campo, noi siamo assolutamente disponibili. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Saccomanni e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.