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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (XIII Camera e 9a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 18 luglio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Sani Luca , Presidente ... 3 
De Girolamo Nunzia , Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 3 
Sani Luca , Presidente ... 5 
Formigoni Roberto , Presidente della 9 Commissione del Senato della Repubblica ... 5 
Ruta Roberto  ... 5 
Stefano Dario  ... 6 
Sani Luca , Presidente ... 7 
Lupo Loredana (M5S)  ... 7 
Catania Mario (SCPI)  ... 8 
Faenzi Monica (PdL)  ... 9 
Bordo Franco (SEL)  ... 10 
Carra Marco (PD)  ... 10 
Pignedoli Leana  ... 11 
Antezza Maria (PD)  ... 12 
Ruvolo Giuseppe  ... 13 
Panizza Franco  ... 14 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 15 
Sani Luca , Presidente ... 15 
De Girolamo Nunzia , Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 15 
Sani Luca , Presidente ... 18 

ALLEGATO 1: Documento consegnato dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo ... 19 

ALLEGATO 2: Documento integrativo consegnato dal senatore Stefano ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI LUCA SANI

  La seduta comincia alle 14.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, il seguito dell'audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
  Ricordo che nella seduta del 12 giugno scorso il Ministro aveva presentato la sua relazione e si erano svolti gli interventi dei parlamentari. Pertanto, proporrei di dare la parola al Ministro per un primo intervento rispetto alle questioni poste; poi, nell'economia dei tempi, potremmo riaprire il dibattito per domande puntuali e brevissime riflessioni, dopodiché ridaremo la parola al Ministro per la replica conclusiva.
  Do quindi la parola al Ministro De Girolamo.

  NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signori presidenti, onorevoli colleghi, senatori, sono qui per dare seguito a quanto concordato in sede di audizione del 12 giugno scorso, quindi per rispondere alle richieste di approfondimento che mi avete rivolto in relazione alle linee programmatiche che ho precedentemente illustrato.
  Molte delle vostre domande riguardano, infatti, aspetti specifici in ordine alle priorità e alle principali strategie che intendo realizzare e che abbiamo congiuntamente riconosciuto come azioni necessarie e urgenti per assicurare quanto prima, in relazione anche alla crisi economica generale, le migliori condizioni di sviluppo e competitività sul mercato sia nazionale sia internazionale per il comparto agroalimentare italiano.
  Altre domande, invece, hanno avuto a riguardo un'anticipazione delle possibilità operative che, in quanto Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, potrò mettere in atto in funzione degli obiettivi condivisi.
  Ciò premesso, posso dirvi che la prima risposta alle vostre richieste e indicazioni è stata, da parte mia, ampia e sollecita, sia risolvendo alcune problematiche emergenziali per le imprese (Imu, gasolio, serre e così via), sia attraverso la definizione di un intervento radicale e organico, idoneo a superare la logica di azione di interventi episodici e parziali, raccogliendo in tal senso le vostre preoccupazioni sull'urgenza di modernizzare e rilanciare il settore agroalimentare e della pesca.
  È questo l'obiettivo che ci siamo posti con il disegno di legge delega approvato in Pag. 4via preliminare dal Consiglio dei Ministri del 26 giugno scorso. Con questo provvedimento Parlamento e Governo si doteranno di uno strumento che consentirà di compiere quel salto di qualità e di efficacia istituzionale che il mondo produttivo reclama da anni per poter esprimere tutto il potenziale produttivo e socioeconomico del made in Italy agroalimentare, finora rimasto frenato da ostacoli e gravami di un sistema giuridico-gestionale frammentato e poco lineare.
  Segnalo che la strada prescelta, cioè quella di un autonomo disegno di legge delega totalmente incentrato sui settori di nostra competenza, implica un dato di assoluto rilievo sia sostanziale che procedurale perché il testo governativo che approderà in Parlamento sarà esaminato e valutato con trattazione esclusiva da voi, deputati e senatori, membri della Commissione agricoltura. A voi, dunque, il compito di migliorare, modificare e integrare l'intero testo proposto, ovvero parti di esso. Del resto, se la delega fosse stata inserita, come alcuni avevano ipotizzato, in un veicolo governativo multidisciplinare, non avremmo avuto il vantaggio della certezza e celerità dell’iter, concentrato proprio presso le Commissioni agricoltura di Camera e Senato.
  Va da sé che la riforma è nelle nostre mani e che dobbiamo avere la consapevolezza di quanto possiamo costruire insieme, visto che, attraverso la trattazione in esclusiva della legge di delega e la successiva condivisione dei decreti legislativi applicativi, possiamo unire le forze per rendere possibile la modernizzazione dei settori dell'agricoltura, dell'agroalimentare, della pesca, dell'acquacoltura e delle foreste.
  Il disegno di legge delega è attualmente all'esame della Conferenza unificata, che ne precede il varo definitivo in Consiglio dei Ministri e il conseguente approdo in Parlamento.
  La proposta approvata in Consiglio dei Ministri è delineata nel pieno rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, delle competenze regionali ordinarie e speciali, nonché in coerenza con la normativa comunitaria. Ci tengo a sottolineare che l'esercizio della delega, attraverso i conseguenti decreti legislativi, dovrà essere in grado di assicurare il necessario raccordo con i provvedimenti già proposti in sede di Commissione agricoltura di Camera e Senato. Per questo motivo invito tutti voi a supportare l'azione del Ministero già nella fase iniziale del percorso legislativo.
  Ho, inoltre, previsto, sempre raccogliendo le vostre istanze che danno legittimamente voce alle esigenze del mondo produttivo, che l'esercizio della delega sia frutto delle concertazioni con tutte le organizzazioni rappresentative del comparto e con i sindacati, tenendo conto dell'importanza e dell'impatto diretto che la riforma avrà sulla realtà socio-economica del settore di nostra competenza.
  Da ultimo debbo ricordare che con il ricorso allo strumento della legge delega sarà possibile far convergere direttamente sui singoli decreti legislativi attuativi le indicazioni dei ministri titolati di competenze contigue e complementari. Soprattutto, voglio ricordare che, come ovviamente per la stessa approvazione della legge delega, anche con riguardo all’iter dei citati decreti attuativi rimane decisiva la fase parlamentare in quanto si tratta di norme di rango primario e non di fonti a minor rilievo di tipo regolamentare-amministrativo. C’è, quindi, una centralità totale del Parlamento rispetto a questa legge delega e a tutte le iniziative che avete già intrapreso.
  Sulla vicenda PAC e pesca, avrei un aggiornamento che conviene depositare agli atti per distribuirlo fra voi, per non tediarvi con la lettura. Da quando ci siamo visti un mese e mezzo fa a oggi, sono state apportate delle modifiche e abbiamo ottenuto dei risultati. Rispetto a come siamo partiti tre anni fa abbiamo realizzato diversi obiettivi in termini di convergenza interna, di aiuti accoppiati, di colture permanenti, di riso e quant'altro. Penso, dunque, che questi risultati rappresentino una vittoria per l'Italia.
  Depositerei, quindi, i documenti contenenti i due aggiornamenti, dopodiché sarò disponibile per dare risposta alle vostre domande.

Pag. 5

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per il documento che ci è stato consegnato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto integrale della seduta odierna (vedi allegato 1).
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROBERTO FORMIGONI, Presidente della 9 Commissione del Senato della Repubblica. Nel ringraziarla per le risposte che ella ci ha offerto, vorrei introdurre un altro argomento che è stato oggetto dei lavori della Commissione agricoltura del Senato in questi giorni e in particolare ieri, la cui urgenza lei e i colleghi conoscete benissimo. Mi riferisco alla situazione di crisi profondissima che attraversa il settore ippico nel nostro Paese.
  Ieri la Commissione agricoltura del Senato ha ascoltato in audizione tutte le associazioni di questo settore con rilievo nazionale che ne hanno fatto richiesta. Erano 34, quindi si è configurata una seduta abbastanza complessa da gestire, ma credo soddisfacente per coloro che abbiamo ascoltato per l'attenzione che abbiamo loro riservato e per l'interesse che il tema ha suscitato presso di noi. È chiaro che non basta una cortesia o un'attenzione, per quanto forte, di una Commissione di un ramo del Parlamento per venire incontro alla situazione di crisi – ripeto – epocale che questo settore attraversa.
  Vorrei segnalarle che la Commissione si è fortemente unita nel merito. Una forza ulteriore è stata espressa dai Gruppi del Partito Democratico e del Popolo della Libertà nel sostenere le richieste di questo settore davanti a lei e al Ministero per un intervento quanto più possibile immediato.
  L'ippica è un settore complesso, che non può essere ricondotto a una semplice definizione di gioco. Credo, quindi, che la tutela di questo patrimonio italiano meriti la massima attenzione. Peraltro, anche questo è uno dei settori nei quali si configura un ritardo pesante delle pubbliche amministrazioni, e in particolare dello Stato, nel corrispondere, nei confronti dei vari operatori, i debiti contratti e riconosciuti, che giacciono inevasi da diversi mesi.
  Se le mie informazioni non sono inesatte, il Ministero dovrebbe aver già predisposto un primo decreto di assegnazione di alcune risorse, ora all'esame della Corte dei conti, e si starebbe muovendo per ulteriori individuazioni di risorse con strumenti successivi. A questo proposito, i Gruppi dalla Commissione agricoltura, in particolare i due che ho citato, intendono darle il massimo sostegno e la massima forza perché nell'ambito del Governo le istanze di questo settore possano essere riconosciute. Spetterà poi al Parlamento – di questo parlerò con il collega Sani – accelerare i tempi per una riforma complessiva del settore, che appare ormai inderogabile e su cui anche la scorsa legislatura aveva lavorato senza però approdare a un testo definitivo.
  Questi sono i due pilastri urgenti da realizzare, sui quali può sostenersi una ripresa del settore. Se non fossimo capaci di dare risposte urgenti, temo che dovremmo assistere alla scomparsa di un pezzo dalla nostra storia e della nostra identità. Grazie, Ministro.

  ROBERTO RUTA. L'idea che il Ministro sta mettendo in campo, insieme alle due Commissioni, continua a convincerci, quindi la sosterremo con decisione. In tal senso abbiamo anche avuto colloqui con il Ministro, dimostrando la nostra massima disponibilità a trovare tutti i sistemi possibili per accelerare le risposte che l'importante del mondo dell'agricoltura e le tante filiere agroalimentari italiane meritano.
  Su questo – ripeto – abbiamo dato ampia disponibilità e abbiamo preso atto dell'altrettanta disponibilità del Ministro di condividere, nel passaggio dell'approvazione definitiva della legge delega, quelle materie che possono essere eliminate e quelle che possono opportunamente rimanere nella stessa per dare, appunto, un'accelerazione al processo di risposta a un mondo che attende misure energiche e importanti.Pag. 6
  Mi associo a quanto detto dal presidente Formigoni circa l'importante audizione con il mondo dell'ippica. Mi riporto integralmente alle sue parole. Chiediamo, infatti, al Ministro di fare ogni sforzo per quel mondo che rappresenta una filiera importante, anche con punte di eccellenza, e che è un fiore all'occhiello del nostro Paese. Ci aspettiamo che si prendano iniziative come quelle già avviate, ma in maniera tempestiva perché il settore ha bisogno di risposte immediate, altrimenti lo perdiamo.
  Sotto questo profilo, come Partito Democratico, manifestiamo il nostro pieno sostegno a tutte le iniziative che si vorranno adottare in termini finanziari. Ovviamente, rispetto alle posizioni e alle questioni sul campo nel mondo dell'agricoltura, riteniamo che una divisione del lavoro, anche nell'assetto di governo, aiuti e faciliti, pure attraverso le deleghe dei sottosegretari, il dialogo con il Parlamento. Questo, peraltro, può servire a snellire, riguardo alle audizioni e quant'altro, il lavoro che stiamo portando avanti con decisione.
  Ringrazio quindi il Ministro e i due presidenti di Commissione, proponendo di andare dritti per questa strada e sapendo che siamo pronti a un tour de force rispetto al lavoro che abbiamo calendarizzato nelle Commissioni, pur di arrivare in Assemblea e licenziare i provvedimenti legislativi che stiamo sostenendo con forza.

  DARIO STEFANO. Se ho ben compreso, anche oggi abbiamo tempi contingentati, cosa che mi consiglia di adeguarmi al metodo che ha abbracciato il Ministro. Pertanto, anch'io mi permetterò di lasciare una breve nota che chiederò agli uffici delle Commissioni di mettere nella disponibilità non solo del Ministro, ma di tutti i componenti delle Commissioni di Camera e Senato.
  Non ho la stessa impressione appena manifestata dal collega Ruta rispetto sia all'attività realizzata sin qui, sia al tema del disegno di legge delega. Per contro, credo che non avercelo anticipato nella prima audizione in questa sede sia stato un passaggio poco improntato al principio della leale collaborazione, sapendo che le Commissioni si erano avviate alla discussione di alcuni temi che nel disegno di legge delega vengono o vorrebbero essere affrontati.
  Credo che sia stato un passaggio che si poteva evitare o che forse poteva essere gestito in maniera diversa e, per quanto mi riguarda, anche in forza dell'esperienza che ho vissuto in questi anni, non credo che sia quello lo strumento del quale l'agricoltura italiana ha bisogno per modernizzarsi. L'agricoltura italiana ha, invece, necessità di una politica agricola nazionale, anche per essere più autorevole in Europa.
  Non so quale elemento di novità introdurranno le note che ci sono state appena distribuite, ma non sono iscritto al partito dei contenti per il risultato della PAC per l'Italia. È vero che è un risultato che recupera alcuni evidenti svantaggi della fase iniziale e che ci consente di tornare a casa dicendo che abbiamo limitato i danni, anche grazie all'azione che tutti hanno riconosciuto alla nostra deputazione parlamentare europea e in primis al presidente De Castro che ha svolto un grande ruolo. Tuttavia, non credo che quella politica agricola comune ci consegni risultati per i quali gioire.
  Per poter cambiare questa strada abbiamo bisogno di una politica agricola nazionale, che metta in campo iniziative serie e proposte reali sul tema della competitività e del protagonismo nazionale anche in Europa. Non possiamo agire, in continuità rispetto al passato, con un protagonismo fatto di iniziative legislative che in Europa si misurano affannosamente perché vengono, quando, va bene contestate, e, quando va male, osteggiate. Dobbiamo fare qualcosa di più.
  Non so se qualcuno di voi ha visto i regolamenti comunitari che disciplinano questioni che potrebbero rappresentare la vera variabile di vittoria per l'agricoltura italiana. Personalmente, qualche mese fa, ho provato ad approfondire il tema dell'indicazione geografica protetta (IGP). Se Pag. 7leggiamo il regolamento che disciplina un'IGP, ci accorgiamo che il riconoscimento avviene attraverso la dimostrazione anche di una singola fase realizzata in Italia.
  L'indicazione geografica protetta dovrebbe essere quel titolo che attribuisce a un prodotto la forza della produzione in un determinato contesto territoriale e che quindi mostra un legame indissolubile tra il territorio di produzione, la storia e le origini del prodotto. Invece, una IGP «burrata di Andria» può essere fatta comprando il latte in Germania, lavorandolo in Francia e facendo solo le confezioni in provincia di Andria. Ecco, credo che dobbiamo vestirci di un'autorevolezza per cambiare questo stato di cose e per dare un valore di competitività alla nostra agricoltura. Tuttavia, nella relazione della scorsa seduta del Ministro non ho letto elementi che ispirino un'azione di protagonismo.
  In ambito nazionale occorre una politica agricola che guardi al tema del credito con un approccio innovativo; non possiamo più limitarci a dire che c’è un problema di accesso al credito. Dobbiamo immaginare strumenti che risolvono il problema dell'accesso al credito; non possiamo continuare a dire che c’è una difficoltà per i giovani ad accedere ai terreni demaniali e poi, in forza di una legge del 2012, sapere che le amministrazioni dello Stato non hanno ancora fatto l'elenco dei beni demaniali che possono essere messi a disposizione.
  Abbiamo la necessità di cambiare marcia su temi per noi fondamentali. Ho citato l'accesso al credito e le terre demaniali, ma vorrei parlare anche del problema dell'aggregazione, di cui non ho letto nella relazione. Il nanismo rappresenta, infatti, il principale elemento di difficoltà del sistema imprenditoriale agricolo italiano. Se non interveniamo con forza, introducendo criteri che creino corsie privilegiate per l'aggregazione, rischiamo di continuare a camminare a marcia ridotta.
  Infine, avendo scelto di affidarmi a una nota che tutti avranno la possibilità di leggere, per concludere vorrei limitarmi a richiamare al Ministro l'opportunità di concentrarsi, con strumenti di governo e anche legislativi, sul tema della sburocratizzazione reale, tanto più in un sistema agricolo come quello attuale, fatto di piccole e piccolissime imprese. La burocrazia è insopportabile. Dobbiamo, quindi, affrontare il problema non solo attraverso una politica agricola comune che si liberi dal peso della burocrazia, ma anche invertendo l'approccio nazionale su questo tema. Oggi, in Italia, una piccola azienda agricola che vuole operare non è nelle condizioni di farlo o è quasi costretta ad agire in barba ad alcune norme perché il peso della burocrazia è – ripeto – insopportabile.
  Ecco, mi aspettavo che su questi temi, da parte del Governo, ci fosse qualche indicazione più chiara in merito alla direzione da percorrere. Non credo che il disegno di legge delega possa essere la strada giusta. Viceversa, in quel disegno di legge delega, per quello che è stato possibile leggere – dico questo perché io, da parlamentare, ho avuto difficoltà a reperire il testo, che ho avuto grazie ai servizi di Agra Press, visto che non ce n’è traccia né sul sito della Presidenza del Consiglio né su quello del ministero – vedo cose vecchie, cioè un'impostazione non adatta all'agricoltura moderna che vorremmo si realizzasse, ma a un'agricoltura che probabilmente non c’è più.

  PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto integrale della seduta odierna (vedi allegato 2) del documento integrativo del senatore Stefano.

  LOREDANA LUPO. Anche noi, come il collega, prendiamo atto di questo documento che abbiamo avuto qualche piccola difficoltà a reperire. Il fatto di delegare interamente tutto il comparto all'azione del Governo ci lascia, come al solito, un pochino perplessi perché in alcuni settori vorremmo avere ben chiara la visione del Governo, che dice di dover spingere quanto più possibile il prodotto italiano e Pag. 8la sua tipicità, cioè pensa di tutelarlo. Tuttavia, l'ultimo decreto sugli OGM ci ha lasciato – ripeto – perplessi perché si tratta di 18 mesi, quindi non siamo sicuri dell'intervento che si potrà effettuare in Friuli. Insomma, ci domandiamo quale sia realmente l'indirizzo di questo Governo.
  Molte delle cose che vedo scritte su questo foglio sono sicuramente ottime e sembrano volte a migliorare l'agricoltura italiana. Sinceramente, però, andranno viste nello specifico. Su alcuni aspetti non condividiamo la sua posizione. Per esempio, quando parliamo di promozione e incentivazione alla produzione di biocarburanti di origine agricola e sviluppo delle agro-energie, mi domando se si andrà ad aumentare l'impatto delle colture no food oppure si intende sviluppare il settore mirando alla sostenibilità aziendale, quindi al riciclo della materia all'interno dell'azienda stessa. Si parla anche di revisione della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico. Questo settore rimane, però, ancora molto poco tutelato rispetto alle altre zone europee.
  Infine, appoggio quanto ha detto il collega poc'anzi sul fatto che ci vuole un impegno serio a livello europeo da parte dell'agricoltura italiana a mostrarsi decisa in merito alla tutela dei propri prodotti. Infatti, nel momento in cui non è possibile identificare una tracciabilità certa dei nostri prodotti, non ci possiamo difendere. Invito, quindi, il Governo a promuovere ulteriormente e con un peso sempre maggiore questa azione.

  MARIO CATANIA. Innanzitutto, rivolgo un ringraziamento al Ministro. Comincio dall'accordo relativo alla PAC, rispetto al quale ci eravamo visti alla vigilia della fase finale. Ora, siamo all'indomani e non posso che confermare la mia valutazione positiva. Ogni negoziato va contestualizzato, ma sicuramente l'esito di questo va visto positivamente, cosa che va a merito del Ministro, quindi estendo il plauso a tutta la struttura del Ministero che ha lavorato al suo fianco su questo tema.
  Come già ho detto in un'occasione precedente, questa volta l'accordo relativo alla PAC, rispetto a quelli passati, ha la caratteristica di lasciare forti spazi discrezionali agli Stati membri. Non va trasposto meccanicamente, ma è un accordo in cui ogni Paese dovrà fare delle scelte importanti. Sottolineo, perciò, in maniera decisa – come ho già fatto in modo più sfumato – che sarebbe importante che ci fosse un'interlocuzione del Ministro con le due Commissioni prima che ella decida di avviare la fase di applicazione con la consultazione in Conferenza Stato-regioni. Infatti, rinviare a dopo un approccio con le nostre Commissioni sarebbe meramente informativo, mentre farlo prima avrebbe un senso diverso e ci consentirebbe di esprimere considerazioni e quant'altro. Consegno, dunque, al Ministro questa mia suggestione per la fase post-estiva.
  Mi fermo su altri due temi specifici che mi stanno particolarmente a cuore. Il primo è l'articolo 62 del decreto liberalizzazioni, n. 1 del 2012. Mi riferisco all'articolo introdotto dal precedente Governo che incide su termini di pagamento e forma degli atti nelle alienazioni all'interno della filiera, fissando in modo vincolante e non derogabile un termine di 30 giorni per i pagamenti delle merci deperibili e 60 per le non deperibili. La norma è entrata regolarmente in vigore, ma poi è stata oggetto di un attacco lobbistico non trascurabile. Voglio, quindi, augurarmi che il Ministro abbia a cuore la difesa di questa disposizione nella sua interezza e nella sua portata attuale perché correggerla o rimuoverla avrebbe un pessimo effetto sui redditi delle imprese non solo agricole, ma anche alimentari.
  L'ultimo tema su cui torno è quello dell'ippica. A questo proposito, ringrazio il presidente Formigoni che molto puntualmente lo ha introdotto, richiamando al Ministro e a tutti noi l'importanza di alcuni interventi immediati sulla problematica finanziaria e contabile del comparto. Estendo, però, questa sollecitazione suggerendo al Ministro, in parallelo con un lavoro che sicuramente faranno le Commissioni parlamentari, di approfondire la tematica di una riforma del comparto a tutto tondo. Siamo di fronte a un'emergenza Pag. 9che sicuramente va affrontata con rapidi interventi sul piano finanziario, ma sullo sfondo c’è la crisi strutturale di un settore, a cui vanno date, appunto, delle risposte strutturali.
  Aggiungo che nell'esperienza del precedente Governo su questo tema ho trovato particolari difficoltà nel mettere a fuoco linee comuni con il Ministero dell'economia, non tanto con il ministro pro tempore quanto con la struttura che presiede al Ministero dell'economia a tutta la problematica dei giochi. Ecco, vorrei sollecitare il Ministro a promuovere un approfondimento in tal senso a livello tecnico interministeriale. Lungi da me l'idea di indicare al Ministro cosa debba essere fatto o meno. Il mio è un umile suggerimento nella consapevolezza che possiamo arrivare a dare risposte di breve periodo di carattere finanziario al comparto. Tuttavia, se non facciamo una riforma profonda del settore, non credo che il respiro finanziario che possiamo assicurare vada al di là di un periodo molto breve.
  Non aggiungo nulla sul tema della delega. Il senatore Ruta ha detto alcune cose che sostanzialmente condivido, ma sono convintissimo che da parte del Ministro ci sia tutta la buona volontà di arrivare a un corretto punto di equilibrio tra le competenze governative e quelle parlamentari sulla materia. Pertanto, sono fiducioso in ordine all'interlocuzione che ci sarà in merito.

  MONICA FAENZI. La ringrazio, Ministro, della sua presenza. Faccio solo un appunto. Forse queste audizioni dovrebbero essere più sostanziose e più lunghe, compatibilmente con i lavori di tutti, in modo da riuscire a porre domande e avere risposte, altrimenti siamo sempre in affanno e ci ritroviamo ad avere oggi risposte a domande poste un mese fa.
  Voglio esprimere la mia soddisfazione al presidente della Commissione del Senato e a tutti i colleghi commissari per essere entrati nella nostra ottica e aver condiviso la sensibilità che abbiamo manifestato in questi anni per un settore che è terribilmente in crisi e ha bisogno di una riforma strutturale. Tuttavia, nell'immediato, ha necessità soprattutto di pagamenti effettivi perché i cavalli mangiano tutti i giorni e molte aziende, purtroppo, rischiano di chiudere. So che il Ministro è informato e si sta adoperando per questo. Credo anche che il fatto di non aver inserito nella delega questa riforma già in atto all'interno delle Commissioni sia un segnale positivo. Vorrei, però, sollecitare che è necessario e urgente intervenire sotto l'aspetto economico.
  Vorrei, però, evidenziare che gran parte delle problematiche sono sopravvenute proprio per la soppressione dell'ASSI (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico), a cui non è purtroppo succeduta un'organizzazione alternativa. In particolare, il fatto di essere entrati nei meccanismi del Ministero dell'economia ha sicuramente complicato la vicenda, anche perché mi risulta che le difficoltà stiano proprio nel fare i mandati di pagamento e nell'esaudire queste richieste.
  Per il resto, considero questa legge delega formalmente gestita male, nel senso che il Ministro doveva informarci e quant'altro, ma anche come una grande opportunità, ovvero come un modo per discutere. Dire che non ci sono gli indirizzi per la politica agricola mi sembra esagerato. Ci sono tutti i titoli per fare, in due anni, una sostanziale riforma, finora mai fatta, della politica agricola. Si tratta, ovviamente, di trovare un punto di contatto condiviso anche tra le due Commissioni e con l'intero Parlamento per riuscire a trattare quelle materie che debbono avere la precedenza, come la sicurezza dell'agroalimentare, che è un settore trainante della nostra economia e che subisce gli attacchi dell'agropirateria.
  È recente, per esempio, anche lo scandalo della carne di cavallo, a proposito del quale abbiamo inserito delle osservazioni nel parere che abbiamo fatto in sede di legge comunitaria affinché si adottasse più velocemente la misura necessaria di inserire l'etichetta trasparente per la tracciabilità degli ingredienti dei prodotti, in particolare della carne. Direi, quindi, che non si sta procedendo male. Certo, ci sono Pag. 10delle cose urgenti che vanno fatte con immediatezza, mentre altre dovremmo trattarle e farle successivamente.
  Mi permetto, infine, di ricordarle una domanda che le avevo rivolto circa la mancanza di decreti attuativi per la concessione dei beni demaniali ai giovani dal momento che si parla di rilancio di questo settore per i giovani. Peraltro, mi sembra che anche nella PAC siano stati raggiunti risultati e accordi positivi in merito. Aspettiamo, dunque, che siano indicati i terreni. So che è un lavoro difficile, ma deve essere fatto velocemente. Credo, infatti, che questa sia un'opportunità.
  Rispetto a questa proposta riceviamo anche istanze da parte del territorio perché può essere – ripeto – un'opportunità di lavoro, di rilancio del settore e di riavvicinamento all'agricoltura da parte di chi forse si è allontanato anche per le difficoltà di starci dentro. Pertanto, mi concentrerei su questo con maggiore energia e forza perché fa parte di quelle politiche di rilancio a favore dei giovani che non vanno perse e che rappresentano sicuramente una sfida da affrontare.

  FRANCO BORDO. Vorrei porre tre questioni. Riguardo agli OGM, l'11 luglio lei, Ministro, era qui alla Camera per l'approvazione della mozione di contrasto ai prodotti geneticamente modificati, approvata con due modifiche da lei richieste. Come è stato ricordato dalla collega Lupo, il giorno seguente è stato emesso un decreto interministeriale che anche noi riteniamo particolarmente debole.
  Vorrei, quindi, sollevare la contraddizione dell'atteggiamento del Governo anche in merito al fatto che nello stesso giorno in sede di Comitato d'appello per gli OGM a Bruxelles, l'Italia si è astenuta su due votazioni importanti relative alla possibilità di introdurre la circolazione di mangime e alimenti diversi dal Mon810. Le chiederei, pertanto, delucidazioni in merito.
  Un altro punto riguarda la zootecnia in Italia, in modo particolare quella del nord Italia e lombarda. A questo proposito, vorrei segnalare alcuni problemi. Il primo è già all'attenzione del Governo; infatti ieri il sottosegretario Castiglione ha partecipato in Commissione Agricoltura alla discussione sulle risoluzioni in merito dei danni del maltempo, in seguito al quale si determina una scarsità di approvvigionamento di alimenti e foraggi, specie insilato di mais ad uso alimentare zootecnico.
  Inoltre, chiedo al Governo di approfondire l'argomento delle agroenergie in modo particolare in pianura Padana relativamente alla questione del biogas. Signora Ministro, chi le parla non è contrario, di principio, a queste energie, ma le segnalo che è in atto una distorsione nell'uso di questi impianti che sta portando a una riduzione sensibile dell'utilizzo del suolo agricolo a uso alimentare. Secondo dati che mi sono pervenuti dalle realtà provinciali, per cui non omogenei, nelle province della Bassa lombarda il no food sta occupando dal 14 al 17 per cento di utilizzo delle aree coltivabili, destinato, appunto, a produrre materiali per alimentare impianti a biogas.
  Sulla zootecnia cito un'altra problematica che gli allevatori lombardi vivono in modo sensibile. Mi riferisco al problema delle contribuzioni. Probabilmente lei conosce i dati. La Lombardia ha una produzione nazionale pari al 44 per cento dalla zootecnia nazionale, ma usufruisce del 22 per cento dei contributi nazionali.
  Da ultimo, sulla questione della pesca, visto che dovremo avere l'approfondimento che era all'ordine del giorno e che è stato rinviato anche rispetto a quanto lei ha avuto modo di consegnarci oggi, vorrei capire perché l'Italia non era presente, nella persona del Ministro, al Consiglio Agricoltura e Pesca dell'Unione Europea del 15 luglio.

  MARCO CARRA. Più quella domanda vorrei rivolgerle un invito. Ieri si è bruscamente interrotta in Lombardia la trattativa sul prezzo del latte. Ora, è del tutto evidente che parlare di trattativa sul prezzo del latte in Lombardia significa dare una dimensione di carattere nazionale a questa questione. Questo è accaduto perché gli industriali non si sono presentati Pag. 11al tavolo e hanno sbagliato perché, dal mio punto di vista, ai tavoli di trattativa ci si presenta sempre. Tuttavia, è evidente che il lavoro che l'assessorato all'agricoltura ha compiuto è stato insufficiente perché se questo è l'esito vuol dire che la fase preparatoria è stata colpevolmente manchevole.
  Credo che le manifestazioni di protesta possano avere un significato da parte dei produttori, ma l'obiettivo di fondo dovrebbe essere portare a casa un risultato. Ora, siccome anche sulla base di quanto è stato dichiarato ieri, c’è la possibilità di praticare ritorsioni nei confronti della parte industriale – mi pare, però, che questa non sia la strada giusta – assisteremo sicuramente a un ulteriore irrigidimento tra le parti.
  Pertanto, signora Ministro, la invito a assumere un'iniziativa di ordine politico e di mediazione tra le parti. Personalmente, ho la convinzione che nel momento in cui lei e il Governo si metteranno in movimento le parti si siederanno a un tavolo e si potrà favorire il raggiungimento di un accordo, anche se mi rendo conto che sono dinamiche che non dipendono squisitamente dalla politica. Le rivolgo, quindi, questo invito.
  La seconda osservazione – questa volta positiva – è che nei giorni scorsi le regioni del nord (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia con tutte le parti) hanno siglato un importante accordo sulla filiera suinicola. Siccome rimandano l'acquisizione piena di questo accordo a un piano nazionale, credo che anche in questo ambito sia fondamentale una forte iniziativa del ministero e delle stesse Commissioni. A questo proposito, abbiamo chiesto delle audizioni in Commissione agricoltura alla Camera perché vorremmo contribuire a far sì che quell'importante accordo possa essere esteso e riconosciuto a livello nazionale.
  I due temi che ho sottolineato potrebbero essere di più e meglio affrontati nel momento in cui si completerà la questione dell'organizzazione del Ministero con l'attribuzione delle deleghe ai sottosegretari. Infatti, è del tutto evidente che se vengono suddivise la responsabilità si potranno meglio praticare quelle politiche tese a dare risposte al nostro sistema agricolo e agro-alimentare tra le quali annovero anche le due che ho citato.

  LEANA PIGNEDOLI. In merito alla PAC desidero condividere l'opinione di chi dice che i risultati sono stati importanti. Certo, la PAC non è quella che avevamo immaginato, ma abbiamo ottenuto risultati importanti, frutto di un lavoro faticoso fatto da lei stessa nell'ultimo miglio, insieme a tutto lo Stato, al Ministro precedente e ai nostri rappresentanti. Peraltro, la presidenza della Commissione e del Parlamento europeo del nostro Paese è stata un'importante occasione per raggiungere un risultato che non era scontato.
  Su questo condivido pienamente la proposta dell'onorevole Catania. Chiediamo di condividere prima e non dopo le strategie e le scelte che devono essere fatte negli spazi che dovranno essere riservati al nostro Paese a livello nazionale. Questo sarà decisivo perché forse per la prima volta ci sono davvero degli spazi di scelta all'interno dei singoli Paesi.
  Sulla legge delega sono stata un po’ distratta, quindi vorrei capire meglio. Non abbiamo condiviso, non solo il metodo, che ci ha sorpreso, ma anche l'impostazione. Infatti, pensiamo che il Ministro debba individuare una linea di indirizzo generale per poter indicare delle strategie, ma in questo caso c’è un lavoro parlamentare in atto. Da questo punto di vista, ci sapremmo aspettati già in questa occasione un'indicazione precisa su quello che stiamo facendo a livello parlamentare.
  Il lavoro che si sta facendo nelle Commissioni di Camera e Senato riguarda il tema del ricambio generazionale, la semplificazione, il riordino degli enti e quant'altro. Ecco, abbiamo bisogno di sapere se su questo le Commissioni possono continuare a lavorare. Credo che non abbiamo molto tempo perché, come sa, gli iter sono molto lunghi, quindi vorremmo sapere a breve, al di là degli iter tecnici, qual è l'opinione del Ministro su questo tema.Pag. 12
  Inoltre, a parte il percorso di tipo legislativo, mi sarei aspettata delle risposte alle domande che le abbiamo rivolto anche l'ultima volta. Lei ci ha fornito un documento che riguarda la PAC e la pesca, che sono importanti, ma le erano state poste questioni che avremmo bisogno di condividere. Inoltre, approvo anche quanto diceva la collega Faenzi. Forse dobbiamo trovare un modo per poter approfondire poiché questo modo di interloquire, con fasi così lunghe, non è molto produttivo. Dico anche ai presidenti che dobbiamo trovare il modo di approfondire maggiormente perché tutti possano intervenire.
  Rispetto alle questioni che avevamo posto, sul tema della semplificazione, tralasciando la delega, qual è l'opinione del Ministro ? Quali tipi di semplificazione si vogliono raggiungere sui livelli di controllo e sul riordino degli enti ? È un approccio di riforma oppure si va avanti con aggiustamenti ? Peraltro, all'interno degli enti stanno avvenendo dei cambiamenti anche a livello dirigenziale che meritano delle risposte e dei chiarimenti. Questo è troppo importante per il mondo agricolo.
  Anche sul tema dell'internazionalizzazione avevamo posto delle domande ben precise. Avevamo detto che non occorrono soltanto singole misure estemporanee, ma è ora di approntare un piano di export dell'agroalimentare.
  Inoltre, avevamo posto altre domande sugli strumenti assicurativi. Anche i miei colleghi hanno presentato mozioni. Purtroppo, in ogni territorio stiamo assistendo a eventi calamitosi che stanno mettendo veramente in grande difficoltà il mondo agricolo. Vengo dall'Emilia-Romagna, dove soffriamo siccità, dissesto, due terremoti, quello in Appennino e quello più grande prima. Fino a sabato scorso c’è stata un'alluvione e nella mia provincia, ma anche in quella di Mantova, si stanno contano i danni di oltre 300 aziende, con oltre 20 milioni di danni già calcolati, ma non siamo arrivati alla fine. Allora, abbiamo bisogno di potere discutere di questo per capire quali sono gli strumenti che abbiamo a livello governativo.

  MARIA ANTEZZA. Vorrei cogliere l'occasione per augurare al Ministro buon lavoro, visto che non ho avuto modo di farlo nella scorsa audizione. Ho apprezzato la volontà del Ministro di costruire una sinergia e un lavoro condiviso con le due Commissioni di Camera e Senato, oltre che con l'intero Parlamento.
  Non mi soffermo sulle questioni che ha già sottolineato la collega Leana Pignedoli rispetto al disegno di legge delega e al tema della PAC. Tuttavia, nelle varie Commissioni si è avviato un lavoro – per esempio nella Commissione della Camera stiamo lavorando sull'agricoltura sociale, sulla tutela e la valorizzazione dei castagneti e degli agrumeti, sulla filiera corta, sulla biodiversità e così via – quindi vorremmo conoscere il suo pensiero e avere un sostegno da parte del Governo e suo in particolare anche dal punto di vista delle risorse finanziarie necessarie per dare sostanza e concretezza al lavoro che si sta facendo.
  Detto questo, le porrò alcune questioni, ma sarò telegrafica per cui mi scuso se sarò imprecisa.
  Abbiamo detto che c’è una necessità di potenziare e tutelare il nostro made in Italy. C’è un valore aggiunto riconosciuto, come dicono anche i dati dell’export. C’è, quindi, una potenzialità per andare verso nuovi spazi, ma ci sono anche criticità dovute alla polverizzazione delle imprese, allo squilibrio nella filiera, alla forte senilizzazione della base agricola, alla burocrazia, alla ricerca lontana dal settore, al difficile accesso al credito e all'enorme problema della contraffazione. Questi ostacoli si possono rimuovere non soltanto con il semplice stanziamento di risorse finanziarie, ma anche con una nuova legislazione. Penso, per esempio, a un testo unico sull'intera materia. Inoltre, abbiamo delle criticità di contesto. Guardando anche al calo dei consumi in termini di quantità e di qualità, penso anche a un aggravio di tassazione rispetto al settore.
  Vengo, quindi, alle domande. Innanzitutto, sulla questione IMU, va benissimo la sospensione della rata di giugno, ma vorrei capire se il Ministro, rispetto all'IMU agricola, Pag. 13proprio per rafforzare la competitività del nostro comparto agricolo, ritiene di lavorare per introdurre delle misure di esenzione e di sgravio in ordine agli oneri fiscali gravanti sia sui fabbricati rurali a uso strumentale sia sui terreni agricoli che si configurano per l'imprenditore agricolo quali veri e propri fattori produttivi. Nello stesso tempo, c’è una questione aperta che riguarda la restituzione dell'extragettito. Ecco, cosa si sta facendo in questa direzione ?
  Un'altra questione riguarda il regime fiscale e il problema, sollecitato dal collega del Senato, della polverizzazione delle nostre imprese agricole. Ebbene, lei sa che la legge di stabilità del 2013 ha abrogato la possibilità per le società agricole di optare per il regime fiscale più favorevole e che, nello stesso tempo, l'abrogazione entra in vigore dal 1 gennaio 2015, ma l'opzione doveva comunque essere esercitata entro il 31 dicembre 2012 per il periodo d'imposta 2013-2014.
  Allora, Ministro, vista questa disparità che si verrebbe a creare, le chiedo se si sta affrontando la questione per quelle società agricole che non hanno esercitato l'opzione entro il 31 dicembre 2012 e se in questa fase transitoria si vuole ripristinare il regime fiscale più favorevole per le imprese agricole perché, come sappiamo bene, quelle norme sono state immaginate e pensate proprio per favorire forme evolute di aggregazioni societarie, finalizzate a superare quella frammentazione e quindi a ridurre quegli svantaggi competitivi derivanti appunto dalla frammentazione. Infatti, credo che andare nella direzione immaginata spinga verso l'operazione inversa, cioè costringa le nostre imprese al nanismo.
  Ancora, c’è la questione della necessità di mettere insieme interventi di controllo contro il diffondersi delle contraffazioni del made in Italy alimentare. Da questo punto di vista, ritengo che la tutela del nostro made in Italy e quindi il tema della lotta alla contraffazione, all'agropirateria e all'agromafia, debba rappresentare una priorità politica per combattere l'illegalità e la concorrenza sleale in un settore economico strategico per il nostro Paese. Nelle sue linee programmatiche ha messo in evidenza – cosa che condivido – il lavoro meritorio che hanno svolto gli organi di controllo, come il Corpo forestale dello Stato, la Guardia di finanza, i NAC (Nuclei antifrodi Carabinieri) e così via.
  Credo che altrettanto meritorio debba essere considerato il fondamentale lavoro che svolgono le donne e gli uomini dell'Ispettorato centrale qualità e repressioni frodi che realizzano la maggior parte dei controlli in questa direzione. Mi piacerebbe capire da lei, Ministro, quali sono i suoi intendimenti per valorizzare questa struttura iperqualificata.
  Per concludere, credo che ci sia la necessità di mettere in campo una politica di accesso al credito anche attraverso l'istituzione e la sperimentazione di strumenti ad hoc, come penso occorra porre attenzione al rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale e ai nuovi strumenti per la gestione dei rischi. Dobbiamo mettere in campo una politica per i giovani, all'interno della quale deve trovare spazio anche il ricambio generazionale. Vorrei, inoltre, capire il suo pensiero rispetto alla possibilità della staffetta generazionale anche nel settore agricolo, visto che se ne sta parlando. Un'attenzione, infine, deve essere posta al potenziamento del potere contrattuale del produttore agricolo all'interno dell'intera filiera.

  GIUSEPPE RUVOLO. Colgo l'occasione per ringraziare il Ministro per la sua presenza, ma soprattutto per averci informato dettagliatamente su alcune questioni.
  In questi giorni il perno centrale del mondo agricolo si è spostato sulla legge delega. Tutti gli interventi hanno toccato questo tasto. Dopo le sue dichiarazioni, anch'io ero in fibrillazione quando è venuto fuori questo provvedimento. Tuttavia, dopo quanto ha detto in quest'aula, avendo affermato che il ruolo centrale è del Parlamento, sono molto confortato, soprattutto per lo spirito di grande collaborazione che c’è stato e certamente continuerà a esserci. Da questo punto di vista, è molto positivo che ci sia un'interlocuzione, per certi aspetti anche quotidiana. Tuttavia, tempi così lunghi Pag. 14non consentono a nessuno di fare un lavoro puntuale e corretto.
  Avevo preparato diverse domande, signora Ministro; alcune sono state già poste dai colleghi che sono intervenuti prima di me. Procedo, comunque, per ordine.
  Innanzitutto, le chiedo una risposta chiara in merito alla questione dell'accesso al credito e dell'incentivazione finanziaria. Abbiamo detto in tutte le salse che senza il credito le nostre imprese agricole collassano.
  Inoltre, sollecito una parola chiara sugli OGM per evitare più confusione di quanto ce ne sia stata finora.
  Anche sul riordino degli enti vigilati è stata chiesta chiarezza per sapere se il lavoro già prodotto in Commissione agricoltura al Senato debba andare avanti oppure debba trovare un momento di arresto, sempre, però, nella dialettica di un confronto serrato, ma soprattutto leale e in aiuto al sistema complessivo del riordino degli enti.
  In merito alla PAC, sono fortemente soddisfatto del risultato, e di questo sinceramente la ringrazio, considerando come eravamo partiti e dove siamo arrivati. Tuttavia, dire che è una vittoria non mi sembra condivisibile perché fino a quando le risorse non saranno spalmate equamente – questo è il principale tema politico – tra gli agricoltori veri e le grandi aziende non aiuteremo mai l'agricoltura italiana. Infatti, l'80 per cento delle risorse vengono utilizzate per le grandi estensioni e il 20 per cento per le altre, con una media, per un'azienda piccola, di circa 1.250 euro a ettaro contro i 300.000 euro complessivi che regolarmente vengono concessi alle grandi aziende. Questo è il punto di confronto serio, non per convinzione o lotta ideologica, ma per dare equità a un intero sistema.
  L'agricoltura non ce la fa; gli agricoltori e le piccole imprese non ce la fanno. Oggi, quindi, ci devono essere appuntamenti molto chiari. Sono molto fiducioso e dico con estrema convinzione che lei si intesterà questa battaglia in sede europea per dare una risposta concreta al mondo dell'agricoltura.
  Un'altra questione – e chiudo – è che portiamo a casa 52 miliardi in questo lasso di tempo, che rappresentano una risorsa importante e imponente. Le rivolgo, però, una raccomandazione affinché gli enti pagatori corrispondano in tempo reale alle esigenze del mondo agricolo.

  FRANCO PANIZZA. Nel ringraziare il Ministro, vorrei rivolgerle alcune domande. La prima è sul contenuto della delega. Sono relatore al Senato di un disegno di legge sull'imprenditoria giovanile e mi piacerebbe capire se possiamo andare avanti nell'esame di questo disegno di legge ed eventualmente, visto che questo disegno comprende molte misure articolate, fin dove il Governo è disponibile a venirci incontro dal punto di vista finanziario.
  La seconda domanda è riferita alla PAC. A livello comunitario vi è stata una trattativa e un'intesa positiva fra le regioni di montagna e la Commissione europea e si è raggiunto l'accordo che gli aiuti al primo pilastro fossero finalmente estesi anche ai territori di montagna. Quindi, le chiedo, anche a nome dei territori delle province autonome e di tutto il territorio delle Alpi, che siano conteggiate integralmente le superfici a pascolo per fare modo che anche le nostre aziende possano beneficiare delle misure come quelle di pianura. Dico questo perché mi sono giunte voci che si intendano conteggiare solo parzialmente, cosa che ci escluderebbe dagli aiuti del primo pilastro.
  Un'altra richiesta molto precisa è relativa al carburante agricolo agevolato. La legge di stabilità del 2013 lo ha ridotto del 10 per cento. Quest'anno, però, le avverse condizioni atmosferiche hanno aumentato i consumi. In verità, gli agricoltori trentini hanno già finito il carburante concesso. Pertanto, vorrei capire se fosse possibile perlomeno reintegrare il quantitativo dello scorso anno e quindi del 10 per cento la quantità concessa.
  Sulla definizione di «agricoltore attivo» è vero che dobbiamo favorire i cosiddetti «veri agricoltori», come ha detto poc'anzi il collega; è anche vero, però, che il 64 per cento degli agricoltori Pag. 15nella nostra montagna è a part-time e non sarebbe possibile per loro svolgere l'attività a tempo pieno per mancanza della risorsa terra. Ciò nonostante, svolgono un ruolo importante per l'integrazione del reddito, per il mantenimento delle giovani generazioni e del territorio e per il turismo. Quindi, sarebbe giusto che, seppur in misura ridotta, non fosse precluso loro l'accesso ai finanziamenti.
  Un'altra richiesta riguarda il PSR (Programma di sviluppo rurale), per il quale gli aiuti sono stati tutti demandati a livello nazionale. La nostra provincia, come altre regioni italiane, ha sviluppato importanti politiche nel campo assicurativo che ora passano sotto la riserva nazionale. Chiediamo, quindi, che le risorse concesse alle regioni siano storicizzate per non vanificare questo importante elemento di prevenzione del rischio che i nostri territori hanno saputo portare avanti e che oggi rischia di essere diluito nelle quote nazionali, quindi di essere messo a dura prova.
  Da ultimo, vengo alla PEC (posta elettronica certificata). È vero che la volontà era di semplificare e ridurre gli adempimenti burocratici, ma è altrettanto vero che soprattutto per le generazioni più anziane questa ha comportato un incredibile appesantimento burocratico. Io stesso ho visto la mole di moduli e di procedure anche costose. Quindi le chiederei, se fosse possibile, di rendere l'uso della PEC facoltativo e non obbligatorio come attualmente previsto.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Vorrei dire che in Commissione agricoltura della Camera, come credo anche al Senato, abbiamo svolto un ottimo lavoro sul decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (cosiddetto «decreto del Fare»). Abbiamo proposto un parere condiviso da tutti i Gruppi parlamentari e portato degli emendamenti. L'aiuto reciproco tra la struttura del Ministero, che ringraziamo, e i singoli parlamentari dei Gruppi della Commissione agricoltura è stato così proficuo che abbiamo avuto il piacere di vedere approvati alcuni emendamenti.
  Credo che questo sia un metodo di lavoro che dobbiamo portare avanti perché l'agricoltura non ha un colore politico. Sappiamo bene che se lavoriamo assieme possiamo portare dei risultati a tutto il settore agroalimentare e agli agricoltori, in modo particolare per favorire il reddito di questi operatori. Abbiamo fiducia in questa fase; dobbiamo soltanto crederci e darci fiducia reciprocamente perché questo è un metodo di lavoro che – ripeto – possiamo adottare tutti assieme per uscire dalle difficoltà in cui siamo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Ministro De Girolamo per la replica.

  NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Purtroppo, il tempo a nostra disposizione è limitato per rispondere a tutte le domande, quindi mi limito a dire qualche parola, dopodiché, consegnerei ai due presidenti le risposte dettagliate sui singoli argomenti che sono stati affrontati nella precedente seduta e in questa attuale.
  D'altra parte, quando si fanno interventi in Commissione si portano anche istanze che vengono dai mondi che rappresentiamo, quindi ognuno deve poterle esplicitare anche all'esterno, oltre che per soddisfazione personale. Purtroppo, però, devo andare al Senato sulla mozione di solidarietà al ministro Kyenge – conoscete benissimo la calda situazione politica che stiamo vivendo – quindi sono costretta a essere veloce.
  Prima di tutto, mi vorrei associare ai ringraziamenti fatti dall'onorevole Oliverio perché abbiamo lavorato benissimo sul decreto del Fare, attirando anche l'attenzione di molti per i grandi risultati che abbiamo portato, anche rispetto ad altri ministeri e Commissioni, perché tutte le istanze e gli emendamenti che venivano dal nostro mondo hanno trovato grande soddisfazione. Siamo riusciti a lavorare bene, con una sinergia incredibile, facendo anche una certa pressione sul Ministero dell'economia in ordine alla legge n. 499 del 1999. Abbiamo così ottenuto tanti emendamenti importanti, che rappresentano delle risposte fondamentali al mondo agricolo.Pag. 16
  Va, quindi, benissimo questa modalità di lavoro, che condivido, essendo innanzitutto un parlamentare che ha grande rispetto del luogo nel quale è stato eletto e dal quale ha ricevuto fiducia come membro del Governo. Questo mi obbliga a fare un'ulteriore precisazione sulla legge delega perché forse non sono stata sufficientemente chiara nella relazione introduttiva.
  La legge delega è per me una sorta di indice per lavorare bene insieme. Il senatore Panizza, che dice che in Senato stanno già andando avanti sul provvedimento riguardante l'imprenditoria giovanile, pone un caso emblematico di eliminazione dalla legge delega di quel titolo. Mi sembra assurdo dire che nella legge delega non ci siano indicazioni per l'agricoltura perché forse sono anche troppe. Il titolo, però, può essere tolto dalla delega perché, con un lavoro che concorderemo anche con i presidenti, tutto ciò che nelle Commissioni va avanti e può trovare soddisfazione sarà eliminato dalla legge delega.
  Preciso, altresì, che siamo parlando di un esame preliminare. Oggi, infatti, è in Conferenza Stato-regioni. Immagino che tutti, soprattutto chi ha avuto un percorso importante di rappresentanza nelle regioni, abbia grande rispetto per il lavoro prima delle regioni e poi del Parlamento. Quindi, dopo l'esame presso la Conferenza Stato-regioni, questo testo arriverà in Parlamento, dove ci sarà tutto il protagonismo condiviso fra il Ministero e le due Camere, considerando che dall'esterno tutti ci chiedono la modernizzazione dell'agricoltura e che sono dieci anni che non si mette mano a tanti argomenti che sono indicati nella delega e che, d'accordo con le due Commissioni, possiamo portare avanti per raggiungere risultati importanti.
  Non è, quindi, una legge delega per togliere protagonismo, ma per fare squadra, esattamente come abbiamo fatto sugli emendamenti. Peraltro, l'agricoltura, come qualcuno ha ricordato, non deve avere un colore politico perché già siamo considerati troppo spesso figli di un dio minore, quindi proviamo a fare squadra insieme per portare tutti i risultati possibili a un comparto che tutti rappresentiamo liberamente e con onestà intellettuale.
  Detto questo, vorrei soffermarmi sulla PAC. Infatti, su questo credo sia necessario – raccolgo gli stimoli dei colleghi Catania e Pignedoli – fare un'informativa a settembre, innanzitutto per entrare nel dettaglio della PAC. Certo, quel negoziato poteva essere l'ottimo, che è sempre migliore del buono. Tuttavia, rispetto a 3-4 anni fa – qui c’è chi ha avuto esperienza prima di me nel rapporto con l'Europa e con la PAC – abbiamo ottenuto grandissimi risultati. Credo, quindi, che, più che piangerci addosso, dovremmo essere in grado di avere la capacità di attuare questa politica sui nostri territori. La parte più importante è quella che viviamo oggi, con il protagonismo delle regioni, del Parlamento e del ministero che, in sinergia anche con tutte le associazioni di categoria, potranno fare un grandissimo lavoro.
  Infatti, sempre nel rispetto alle regioni, che tutti amiamo e spero continueremo a farlo, ho convocato un tavolo a fine luglio proprio per sentire le regioni sulla PAC. Anche su questo a settembre vi riferirò nell'informativa in modo che possiamo decidere insieme qual è la strategia, essendo questa – ripeto – la fase più importante della PAC perché richiede il protagonismo degli Stati membri. Su questo ho intenzione di coinvolgere il Parlamento per avere anche una responsabilità condivisa. C’è, quindi, una volontà di coinvolgervi anche per condividere oneri e onori.
  Inoltre, senza voler fare lezioni di giurisprudenza né al collega del Movimento Cinque Stelle né al collega di SEL, a parte la grande avversione che tutti possiamo avere per gli OGM – anche senza motivi etici o per pregiudizio, ma semplicemente per ascoltare gli agricoltori e il mercato che ci chiede la tipicità, la genuinità e la biodiversità – quel provvedimento nasce ascoltando i due mondi che più di tutti dobbiamo rappresentare, quello degli agricoltori, insieme ai cittadini, e quello del mercato.
  La temporaneità del provvedimento, cioè di 18 mesi (che tra l'altro non sono pochi), è necessaria per il carattere di Pag. 17urgenza, altrimenti sarebbe stato giudicato al 99 per cento illegittimo. Ovviamente, il provvedimento è ancora suscettibile – non vorrei continuare a fare lezioni in materia giuridica – di essere impugnato davanti al TAR e di non trovare, purtroppo, accoglimento. Se fossimo andati oltre i 18 mesi, la temporaneità e l'urgenza – ripeto – non ci sarebbero state e questi elementi avrebbero reso illegittimo il provvedimento.
  Ho detto in tutte le assemblee, su tutti i giornali e in tutti i contesti una parola chiara. Con la mozione ho espresso ulteriormente la mia posizione chiarissima, che è un no agli OGM. Non – ripeto – per pregiudizio o per etica, ma semplicemente perché penso che in questo momento non ne abbiamo bisogno. Peraltro, abbiamo anche condiviso in Senato la necessità che in questo Paese, in tutti i settori, si faccia ricerca. Sempre in Senato abbiamo deciso che in questo momento, non avendo bisogno l'agricoltura di OGM, facciamo la ricerca in laboratorio. Tuttavia, riteniamo che si debba fare per capire se gli OGM fanno bene o male. In ogni caso – ripeto ancora – attualmente non servono alla nostra agricoltura.
  Riguardo agli enti, si tratta di un riordino necessario, considerata anche la necessità di accorpare, fondere e migliorare la risposta alle domande che ci vengono dal nostro mondo. Contestualmente, occorre anche semplificare. Del resto, le istanze di accesso al credito e di semplificazione mi vengono rivolte tutti i giorni da chiunque interloquisca con me, anche dagli altri mondi imprenditoriali perché penso sia un problema dell'Italia e delle aziende in generale, oltre che delle aziende agricole e agroalimentari. Su questo vi fornirò una relazione perché c’è molta determinazione da parte mia sul tema della semplificazione.
  Infatti, penso sia un diritto e un dovere della politica rispondere a questa istanza. Anche la semplificazione, quindi il dimagrimento, si fa insieme; anche su questo in tutte le assemblee con le associazioni di categoria, a cui erano presenti anche molti di voi, ho lanciato la sfida di intraprendere insieme questo processo. Noi, come ministero, dobbiamo incidere dando delle linee chiare, ma c’è bisogno della collaborazione di chi con la semplificazione e con la sburocratizzazione potrebbe ottenere risultati per i propri iscritti.
  Si tratta, quindi, di un riordino importante anche per ridurre le auto blu e i consigli di amministrazione e per migliorare le attività degli enti stessi. A questo proposito, in queste ore sto provvedendo al commissariamento dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), che è l'ente più importante. Abbiamo avuto, infatti, le dimissioni del bravissimo direttore Tampieri; non conosco le motivazioni, ma posso dire che, essendo l'ente più importante, ha necessità di un commissariamento, atto che è attualmente alla firma del Presidente del Consiglio. Non possiamo consentirci, infatti, con tutti i soldi che dovranno arrivare e con tutte le richieste che ci sono dal mondo agricolo, di non essere tempestivi nelle risposte. Vi posso dire, comunque, che sarà una scelta di trasparenza e di legalità che garantirà anche chi di noi interloquisce con quella realtà.
  L'internazionalizzazione è un altro tema sul quale mi vorrei soffermare nella relazione che vi invierò. Da questo punto di vista, molto si sta facendo. È un argomento molto complesso. Abbiamo avviato, come Governo, una cabina di regia sull'internazionalizzazione che speriamo sia molto più pragmatica rispetto al passato e abbiamo, anche in questo caso, ottenuto, come mondo agricolo, l'inserimento delle associazioni di categoria all'interno della cabina di regia, con grande soddisfazione delle stesse, visto che questo consente loro un protagonismo collaborativo per portare risultati e abbattere il grande dramma della contraffazione e dell'imitazione dei nostri prodotti che ci danneggia per circa 60 miliardi di euro.
  Le domande sono tantissime. Avrei voluto dire qualcosa anche sulla vicenda «quote latte». Vi invierò un appunto sulla mia posizione rispetto a questo argomento, di cui ci viene molto spesso chiesto all'esterno. Rispetto a questo «accanimento», la decisione della Commissione non è stata ancora notificata alle autorità Pag. 18italiane. Abbiamo, però, appreso (non so se avete visto anche sugli interessi e quant'altro) che sono state criticate alcune azioni poste in essere in passato. Tuttavia, riteniamo che la legalità sia fondamentale, quindi in questo settore il lavoro onesto di tanti non deve essere leso dalla furbizia di pochi. In ogni caso, guarderò bene le carte per ragionare, dopo aver visto le motivazioni, in merito alla non accettazione passiva di una decisione che andrebbe a penalizzare i produttori italiani. Peraltro, anche se l'importo è molto limitato – parliamo di 50.000 euro – i produttori coinvolti sono 1.291 e vanno tutelati.
  Nella mia relazione darò anche la risposta al collega sul tavolo che eventualmente sarebbe il caso di convocare al ministero con la parte industriale e l'assessorato, non per dare protagonismo al livello centrale, visto che esso spetta a quello regionale, ma per cercare di risolvere la questione. Infatti, se si blocca quel tavolo il problema è delle aziende italiane, non solo di quelle lombarde.
  Sull'ippica, avendo i tempi molto limitati, mi limito a darvi una breve risposta, riservandomi di approfondirla nella relazione. Su questo tema avete già condiviso la mia preoccupazione. Vi ringrazio, anzi, per avermi dato un grande appoggio. Apprendevo dalle parole del presidente Formigoni la necessità di essere uniti rispetto a un mondo che se non avrà le opportune risposte diventerà un ricordo, esattamente come è accaduto in Germania.
  Non dico che possiamo fare del settore il quinto elemento che incide sul PIL, come in Irlanda, dove effettivamente l'ippica è una risorsa, ma quantomeno dovremmo dare delle risposte forti per tentare di salvare un comparto e tutta la filiera a esso legata.
  Vi chiedo, quindi, come ho già fatto in più occasioni, di incidere a livello parlamentare su un riordino. Questo segnale sarebbe importante. Peraltro, so che ci sono diverse iniziative e diversi vostri disegni di legge, quindi, concordando insieme la linea, sarebbe importante procedere su questa strada e dare una risposta forte, visto che anche in audizione penso vi abbiano chiesto di riordinare il settore.
  Per quanto riguarda le somme, quelle attualmente rese disponibili dal Ministro dell'economia e delle finanze ammontano a 16,7 milioni di euro. Riguardo all'ulteriore incremento di risorse il ministero è in attesa di ricevere dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, a titolo di rimborsi, 7 milioni di euro che nelle prossime settimane dovrebbero essere versati sul conto corrente dell'ex-ASSI.
  In ogni caso, il Governo si sta adoperando per garantire la normalizzazione dei pagamenti dei premi entro 60 giorni per i restanti mesi del 2013. Vorrei anche far presente che con la procedura attuale abbiamo provveduto al pagamento dei premi a favore di 2.357 beneficiari senza partita IVA per lo scorso mese di gennaio e di 2.304 beneficiari per lo scorso mese di febbraio, ovvero oltre il 90 per cento gli aventi diritto.
  Personalmente, sto seguendo le emergenze – parliamo, infatti, di emergenza anche per il ritardo nei pagamenti dei premi – ma è necessario ragionare sul riordino definitivo, se vogliamo salvare questo comparto. Quindi, come Commissioni di Camera e Senato, con il supporto totale del ministero, vi chiederei di avviare una riflessione per un'iniziativa legislativa serena, seria e concordata per dare soddisfazione a un mondo in sofferenza e agli allevatori. Grazie.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro del contributo, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.20.
Pag. 19{allegato}

ALLEGATO 1

Documento consegnato dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo

(INTRODUZIONE – LEGGE DELEGA – PAC – FERMO PESCA)

  Signori Presidenti, Onorevoli Colleghi e Senatori, sono qui per dare seguito a quanto abbiamo concordato in sede di audizione del 12 giugno scorso e per rispondere, quindi, alle richieste di approfondimento che mi avete rivolto in relazione alle linee programmatiche che ho illustrato.
  Molte delle vostre domande riguardano, infatti, aspetti specifici in ordine alle priorità e alle principali strategie che intendo realizzare e che abbiamo congiuntamente riconosciuto come azioni necessarie ed urgenti per assicurare quanto prima, in relazione anche alla crisi economica generale, le migliori condizioni di sviluppo e competitività, sia sul mercato nazionale che internazionale, per il comparto agro-alimentare italiano.
  Altre domande, invece, hanno avuto riguardo ad un'anticipazione delle possibilità operative che, in quanto Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, potrò mettere in atto in funzione degli obiettivi condivisi.
  Ciò premesso, posso dirvi che la prima risposta alle vostre richieste e indicazioni è stata da parte mia ampia e sollecita.
  Proprio raccogliendo le vostre preoccupazioni sull'urgenza di un intervento radicale ed organico, idoneo a superare la logica di azioni ed interventi episodici e parziali, ho dato mandato all'Ufficio Legislativo del Ministero di tradurre la volontà di ri-orientamento, modernizzazione e rilancio del settore agro-alimentare e della pesca, in un disegno di legge delega che è stato approvato, in via preliminare, dal Consiglio dei Ministri del 26 giugno scorso.
  A solo due settimane dagli impegni dichiarati presso queste Commissioni congiunte, raccogliendo le sollecitazioni espresse in proposito, ho quindi presentato il detto progetto di legge delega, peraltro approvato all'unanimità in Consiglio dei Ministri, per l'innovazione dell'intero quadro di riferimento per tutti i comparti di competenza.
  L'obiettivo è quello di dotarci, tutti noi, Parlamento e Governo di uno strumento che consenta di compiere quel salto di qualità e di efficacia istituzionale che il mondo produttivo reclama da anni per poter esprimere tutto il potenziale produttivo e socio-economico del Made in Italy agro-alimentare che, finora, è rimasto frenato da ostacoli e gravami di un sistema giuridico-gestionale frammentato e poco lineare.
  Segnalo che la strada prescelta, cioè quella di un autonomo disegno di legge delega totalmente incentrato sui settori di nostra competenza, implica un dato di assoluto rilievo sia sostanziale che procedurale, perché il testo governativo che approderà in Parlamento sarà esaminato e valutato, con trattazione esclusiva da voi, Deputati e Senatori, membri delle Commissioni Agricoltura. A voi, dunque, il compito di migliorare, modificare ed integrare l'intero testo proposto ovvero parti di esso.
  Del resto, se la delega fosse stata inserita, come pure alcuni avevano ipotizzato, in un veicolo governativo multidisciplinare, non avremmo avuto il vantaggio della certezza e celerità di un iter concentrato Pag. 20proprio presso le Commissioni Agricoltura.
  Va da sé che la riforma è nelle nostre mani e che dobbiamo avere la consapevolezza di quanto possiamo costruire insieme visto che, attraverso la trattazione in esclusiva della legge di delega e la successiva condivisione dei decreti legislativi applicativi, possiamo unire le forze nel rendere possibile la modernizzazione dei settori dell'agricoltura, dell'agroalimentare, della pesca, dell'acquacoltura e delle foreste.
  Il disegno di legge delega è attualmente all'esame della Conferenza Unificata che ne precede il varo definitivo in Consiglio dei Ministri e il conseguente approdo qui in Parlamento.
  La proposta approvata in Consiglio dei Ministri è delineata nel pieno rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, delle competenze regionali ordinarie e speciali nonché in coerenza con la normativa comunitaria.
  Più in dettaglio, e fermo restando il continuo confronto con il Parlamento, l'esercizio della delega, attraverso i conseguenti decreti legislativi, mira ad assicurare, entro due anni, gli strumenti per:
   la razionalizzazione delle disposizioni relative alla tracciabilità, etichettatura e pubblicità dei prodotti alimentari e dei mangimi nonché la revisione del sistema dei controlli;
   la definizione di misure efficaci per incentivare il ricorso alla forma societaria e la previsione di facilitazioni per l'accesso al credito, ai mercati finanziari ed assicurativi;
   lo sviluppo dell'occupazione regolare nel settore agricolo per contrastare i fenomeni di economia irregolare e sommersa;
   le misure di incentivazione dell'inserimento dei giovani nel mondo produttivo;
   la revisione delle disposizioni, ivi compreso il decreto legislativo n. 102 del 2005, in materia di funzionamento dei mercati, dei prezzi e dei contratti nonché la riforma e la modernizzazione delle filiere agroalimentari;
   la previsione di strumenti validi per la gestione dei rischi e delle situazioni di crisi;
   l'innovazione delle misure promozionali dei prodotti italiani con particolare riferimento quelli di qualità e alle produzioni biologiche, per favorire l'internazionalizzazione delle imprese ed assicurando, in tale prospettiva, il raccordo con le Regioni e la partecipazione diretta degli operatori interessati;
   la ridefinizione del sistema di programmazione negoziata al fine di garantire il trasferimento di un adeguato vantaggio economico ai produttori agricoli;
   la revisione e l'armonizzazione della normativa statale tributaria e previdenziale con le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 228 del 2001;
   la semplificazione degli adempimenti contabili ed amministrativi a carico delle imprese agricole;
   lo sviluppo della produzione di biocarburanti di origine agricola e delle agro-energie;
   la previsione, a livello nazionale, di un supporto alla politica di sviluppo rurale in attuazione dei regolamenti e delle nuove politiche comunitarie;
   la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e altri organismi operanti nel settore nonché dei sistemi di governance, comprendendo anche le problematiche del comparto dell'ippica e della ricerca scientifica.

  Aggiungo che il progetto di legge in questione prevede anche la delega per la codificazione, ossia per la raccolta sistematica in un unico Codice Agricolo sia delle norme nuove che di quelle da salvare perché ancora idonee.
  Ho inoltre previsto, sempre accogliendo le vostre istanze che danno legittimamente voce alle istanze del mondo produttivo, Pag. 21che l'esercizio della delega sia frutto della concertazione con tutte le organizzazioni rappresentative del comparto e con i sindacati tenendo conto dell'importanza e dell'impatto diretto che la riforma avrà sulla realtà socio-economica del settore di nostra competenza.
  Da ultimo, debbo anche ricordare che con il ricorso allo strumento della legge delega sarà possibile far convergere direttamente sui singoli decreti legislativi attuativi le indicazioni dei Ministri titolari di competenze contigue e complementari.
  Ma soprattutto voglio ricordare come, oltre che ovviamente per la stessa approvazione della legge delega, anche con riguardo ai detti decreti attuativi, rimane decisiva la fase parlamentare del relativo iter, in quanto si tratta di norme di rango primario e non di fonti a minor rilievo di tipo regolamentare-amministrativo.

AGGIORNAMENTO SULLA PAC

  Proseguendo ora nell'approfondimento richiesto, rispondo alle domande specificamente volte a conoscere gli aggiornamenti sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) sulla base degli esiti dell'ultimo Consiglio dei Ministri agricoli del 24 e 25 giugno, che hanno confermato i risultati negoziali, chiudendo positivamente gli ultimi due anni di lavoro incessante della delegazione italiana.
  Ciò premesso, vi voglio rassicurare sulla portata dei finanziamenti che saranno disponibili per il periodo 2014-2020 e, perciò, ribadisco, anche in questa sede, che attraverso la PAC saranno destinati al nostro Paese circa 52 miliardi di euro, corrispondenti a 7,4 miliardi di euro all'anno, di cui 3,8 miliardi provenienti dai pagamenti diretti, 0,6 miliardi dalle Organizzazioni comuni di mercato di vino e ortofrutta e 3,0 miliardi dallo sviluppo rurale, in quest'ultimo caso comprensivi di cofinanziamento nazionale.
  Questi sono i dati finanziari e anche se è necessario aspettarne la formalizzazione, al momento non sussiste nessuna notizia diversa né informazione contrastante.
  Anche l'adesione della Croazia non potrà essere ragione di rivisitazione degli Accordi perché il suo ingresso nella Comunità non è una novità, ma un fatto atteso e già preso in considerazione.
  Vorrei evidenziare che rispetto alla proposta iniziale della Commissione – che forniva un quadro rigido sul valore dei titoli tramite il raggiungimento di una flat rate a livello nazionale o regionale – l'intero impianto attuale è molto più flessibile e meglio adattabile alle condizioni della nostra agricoltura.
  Ciò è stato possibile grazie ad una incisiva azione svolta anche dall'Italia che ha consentito di ottenere la possibilità di attuare dei meccanismi di convergenza interna degli aiuti diretti che consentiranno di mantenere una differenziazione nel valore dei titoli, evitando in tal modo l'appiattimento dei medesimi titoli che avrebbe penalizzato i sistemi agricoli specializzati e più produttivi.
  Inoltre, per quanto concerne la domanda se l'Italia ha ottenuto un greening accettabile, vi posso dire che così è stato, grazie all'accoglimento di numerose modifiche sostenute dal nostro Governo. Il greening è stato migliorato, sia in termini di facilità di applicazione, sia in termini di effettivo riconoscimento dei benefici ambientali apportati dalle diverse colture.
  In particolare, voglio sottolineare l'accoglimento della richiesta di esentare dagli obblighi del greening il riso e le colture permanenti, che ha rappresentato uno dei principali obiettivi del Governo, al fine di evitare una disparità di trattamento rispetto alle colture estensive di alcuni Paesi del nord Europa.
  Venendo poi incontro alle caratteristiche dell'agricoltura mediterranea, in particolare italiana, caratterizzata da dimensioni aziendali medie e piccole, per quanto concerne il requisito «diversificazione produttiva», solo le aziende con dimensione superiore a 30 ettari dovranno avere almeno 3 colture, mentre per le aziende tra i 10 e 30 ettari saranno necessarie due colture, con l'esclusione dall'obbligo per le aziende fino a 10 ettari di seminativo.Pag. 22
  Per quanto riguarda la definizione di agricoltore attivo, è vero che la riforma attribuisce un ruolo significativo agli Stati membri. La flessibilità su questa materia è stata, d'altro canto, fortemente voluta dal nostro Governo e ritengo, quindi, che sia un successo averla ottenuta.
  Devo ricordare che la definizione di agricoltore attivo, così come fornita dalla Commissione nella sua originaria proposta, condizionava gli aiuti al fatto che i pagamenti diretti non fossero inferiori al 5 per cento dei proventi derivanti da attività non agricola. Tale definizione, fin da subito, è stata osteggiata poiché ritenuta del tutto inidonea a conseguire l'obiettivo di limitare ai soli «veri agricoltori» i pagamenti diretti, oltre ad essere gravosa dal punto di vista burocratico.
  L'accordo politico raggiunto è, senza dubbio, più adatto a conseguire l'obiettivo di orientare gli aiuti ai veri agricoltori, tocca ora a noi stabilire i relativi criteri e le priorità.

  Infine, mi preme evidenziare che è stato ottenuto un cospicuo incremento sulle risorse da assegnare agli aiuti accoppiati in quanto sarà possibile attribuire sino al 15 per cento del budget aiuti diretti, compreso un 2 per cento per le colture proteiche.
  Preciso che ancora non sono disponibili i testi legislativi redatti sulla base dell'accordo; quando ciò accadrà, sarà avviata la fase di attuazione della riforma a livello nazionale che sarà condotta nel pieno rispetto dell'ordinamento costituzionale e delle norme che regolano i rapporti con il Parlamento e con le Regioni, con un'informazione completa e tempestiva, e con l'aiuto e l'ascolto delle organizzazioni rappresentative della realtà agricola italiana.

AGGIORNAMENTO SUL FERMO TEMPORANEO DELLA PESCA

  Per quanto riguarda il settore della pesca e, in particolare, il fermo temporaneo dell'attività, come già sapete, ho firmato il decreto che ne regolamenta l'attuazione anche per quest'anno e a breve, con successivi provvedimenti, stabilirò i criteri e le modalità di erogazione degli aiuti alle imprese di pesca coinvolte.
  Come previsto dai Piani di gestione nazionali, anche quest'anno la misura sarà articolata per aree geografiche, con periodi della durata dai 30 ai 42 giorni continuativi e differenziati in relazione alle zone e allo stato delle risorse ittiche.
  L'articolazione per areali consente, infatti, di coprire un periodo complessivo che va da agosto a settembre, tutelando le specie ittiche senza creare un vuoto totale dell'attività di pesca che sarebbe dannosissimo anche sulle altre attività costiere che nel periodo estivo hanno il momento di maggiore vitalità grazie al turismo.
  Il fermo riguarderà oltre 2.500 imprese che operano con imbarcazioni autorizzate ai sistemi strascico e volante che sospenderanno l'attività, in rispetto degli obiettivi di tutela delle risorse marine, secondo le zone ed i periodi seguenti:
   da Trieste a Rimini: dal 22 luglio al 1 settembre (42 giorni);
   da Pesaro a Bari: dal 5 agosto al 15 settembre (42 giorni);
   da Brindisi a Imperia: dal 30 settembre al 29 ottobre (30 giorni);

  Nel rispetto dei Piani di gestione, anche le unità da pesca iscritte nei compartimenti marittimi delle regioni Sardegna e Sicilia si fermeranno per almeno trenta giorni consecutivi e con decorrenza che verrà disposta con provvedimento regionale.
  Per quanto riguarda le imbarcazioni con base logistico-operativa nel Porto di Pescara che, in seguito all'insabbiamento del porto, sono state impossibilitate ad esercitare la pesca a partire dal luglio 2012, la Regione Abruzzo ha chiesto la possibilità di deroga al fermo previsto dal 5 agosto al 3 settembre (30 giorni). Ad ogni Pag. 23modo, nelle decisioni dovrò tenere conto che l'intera misura è sottoposta alla valutazione della Commissione europea per il riconoscimento dell'aiuto.

  Colgo l'occasione per comunicare, infine, che in questi giorni ripartiranno i pagamenti del Fondo europeo per la pesca (FEP) con una disponibilità di circa 70 milioni di euro di parte comunitaria riguardanti, tra l'altro, anche le compensazioni al reddito per il fermo biologico degli anni scorsi e gli aiuti per le demolizioni delle imbarcazioni.
  Tali fondi, erano stati sospesi dalla Commissione europea e pertanto ho seguito direttamente la questione fino ad ottenere lo scioglimento delle riserve sollevate dagli Organi comunitari.
  Lo sblocco di questi fondi è, in questo periodo di crisi, una boccata di ossigeno per l'intero settore.

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ALLEGATO 2

Documento integrativo dal senatore Stefano

  L'intervento di oggi rappresenterebbe per me una ghiotta occasione per mettere in luce alcune incongruenze esplicitate nell'attività di questi primi mesi di governo: dalla vicenda OGM – nella quale, in controtendenza alle dichiarazioni alla stampa, si è perso del tempo prezioso arrivando, anche qui, ad una mezza misura dopo che in qualche parte d'Italia si è già seminato – a quella del disegno di legge delega, inopportuno e vecchio nei contenuti proposti, che forse sarebbe stato giusto, e maggiormente rispondente ai principi di leale collaborazione tra organi dello Stato, anticipare in occasione dell'audizione congiunta alle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, oltreché al sistema delle Regioni, titolari di deleghe costituzionali in materia agricola.
  Ritengo però utile concentrare, almeno in questa sede, alcune osservazioni su tre aspetti critici della relazione proposta dal Ministro nella seduta del 12 giugno 2013, vale a dire sulla competitività, sulla tutela degli interessi nazionali in ambito comunitario e internazionale e sulla Governance del territorio rurale e montano.
  Per quanto riguarda la competitività, non posso non sottolineare i poco approfondimento con cui è affrontato il tema – da tutti ritenuto cruciale – della competitività con un troppo superficiale e ormai rituale riferimento all'accesso al credito (da considerare più effetto che causa dei problemi) o a politiche ormai standardizzate, quali il «generico impegno» di sostegno ai giovani agricoltori.
  In particolare, riguardo all'accesso al credito, credo valga la pena sottolineare che si tratta di un tema storico, oggetto di superficiale attenzione, a più riprese, della politiche pubbliche: il problema è la modifica del meccanismo di sostegno che si deve basare, come in qualsiasi start up di impresa, anche non del settore agricolo, sulla validità del business plan.
  In questa direzione, non si può più restare alla fase dell'analisi ma vanno fatte proposte: una, ad esempio, potrebbe essere di mutuare il modello della banca etica, come pure si potrebbe immaginare una forma mista di conto capitale e conto interessi, con l'obiettivo di superare la garanzia patrimoniale quale «chiave» esclusiva per ottenere credito.
  Per le imprese «mature», invece, è ragionevolmente più importante provare a guardare al credito di conduzione, fondamentale per far fronte alle difficoltà di cassa che nel corso delle annate agrarie si determinano.
  Credo che occorra proporre, occorra esplicitare. Qual è l'idea del Governo in ogni ambito. Cosa che nella relazione non emerge.
  Per le stesse ragioni, credo che per quanto riguarda il tema dei giovani agricoltori, molta attenzione debba essere posta sia alla mobilità fondiaria che al subentro verticale. In particolare, rispetto alla prima – come ricordato a principale azione statale – credo non siano da privilegiare le compravendite, poiché spesso particolarmente onerose, compravendite che costituiscono un costo che si scontra proprio con l'accesso al credito (torniamo al punto iniziale, proprio come nel gioco dell'oca...) o, nel migliore dei casi, si trasformano in un costo di lungo periodo, entrambi insostenibili per le imprese giovani, tanto più per quelle di prima generazione. Di contro, sono di gran lunga preferibili gli affitti di lungo periodo – per esempio ventennali, anche attraverso sgravi fiscali per i proprietari – o altre forme che abilitano alla gestione del Pag. 25fondo, quale il comodato d'uso gratuito delle terre demaniali. A proposito di terreni demaniali, vale la pena far notare che è necessario stilare, nel più breve tempo possibile, l'elenco dei terreni cedibili, come previsto dalle disposizioni contenute nell'articolo 66 del decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1.
  Proposte, anche qui. Non solo analisi.
  Va aggiunto, che il subentro verticale, tema dei Programmi di Sviluppo Rurale e, quindi, di competenza delle Regioni, richiede cautela, essendo «di fatto» potenziale causa di smembramento delle aziende, tanto più nelle realtà meno concorrenziali. Ed allora, bisognerebbe invece guardare, con grande attenzione, al trasferimento obliquo, con l'ingresso di forze anche di provenienza extra-agricola e con particolare attenzione ai soggetti, non più giovani, che hanno perso il lavoro. Un elemento di innovazione, in tal senso, potrebbe essere l'accompagnamento alla formazione dell'impresa, sul modello del prestito d'onore. Ma è solo un esempio.
  Relativamente invece al tema della qualità, evidenziato opportunamente il pericolo che sistemi di qualità nazionale possano confliggere con sistemi di qualità storici, cannibalizzare i localismi identitari (in piena contraddizione con i prodotti di montagna), si è dimostrato insufficiente l'ormai «consueto tentativo» (oserei dire) di strumenti di tutela e/o tentativi di difesa del «made in Italy» solo attraverso testi normativi nazionali, peraltro spesso sganciati e inconcludenti ai fini della modifica della regolamentazione comunitaria. Consuetudine che nella relazione del ministro sembra invece volersi profilare.
  Credo che, a tal proposito, bisognerebbe fare la scelta (questa sì innovativa) di individuare come leva principale l'educazione alimentare cercando di perseguire la fidelizzazione dei consumatori, partendo dal mercato interno, con una tracciabilità anche innovativa, per esempio, sulla eticità delle produzioni e sulla formazione del prezzo. Con l'obiettivo ambizioso di consentire un acquisto consapevole e informato.
  In questo senso sono da realizzare massicce campagne di informazione, non episodiche e neanche frammentate, che raccontino e insegnino alla collettività – con modelli comunicativi immediati – percorsi, valore e qualità delle produzioni, ed evidenziano, con chiarezza, i vantaggi – economici, ambientali – di consumi alimentari sostenibili.
  Il tutto sia in contesto nazionale che sovranazionale, non limitandosi in quest'ultimo ad una poco efficace difesa dalla contraffazione ma evidenziando le migliori caratteristiche delle produzioni italiane e facendo sì che nella regolamentazione comunitaria alberghi finalmente il principio delle identità territoriali, delle diversità.
  Assolutamente da evitare, in questo senso – a mio avviso – il modello del progetto «Frutta nelle scuole» teso ad aumentarne il consumo da parte dei giovanissimi ma che ha determinato importanti storture in termini ambientali, con prodotti che viaggiano per tutta l'Italia, confezionati in plastica (?), affettati e con l'ausilio di tecniche (quali?) per la conservazione, quasi e paradossalmente finendo per alterare alle fondamenta il concetto del consumo della frutta «fresca».
  Accanto a questa attività di educazione/sensibilizzazione occorre poi aprire una nuova fase di protagonismo italiano in Europa, attraverso il quale introdurre modifiche sostanziali nei regolamenti comunitari, troppo vocati ad annullare le identità produttive, le diversità culturali, la difesa delle origini (pensiamo a come si disciplina una IGP...)
  L'aspetto, però, della relazione che più mi lascia perplesso è l'assoluto silenzio sui temi dell'aggregazione, dei consumi di prossimità, del c.d. patto città-campagna.
  Il documento infatti ha completamente ignorato l'aspetto critico per eccellenza: il diffuso nanismo delle imprese agricole italiane che, spesso, non potendo realizzare l'opportuna massa critica, finisce con l'interpretare la parte debolissima (non debole) nei confronti della trasformazione e della GDO. Le aggregazioni sono processi che non possono essere lasciati al volontarismo ma che, anche per la capacità di Pag. 26generare effetti stabili e di lungo periodo, debbono essere accompagnati da idonee politiche pubbliche che semplifichino e agevolino il più possibile, con vere e proprie corsie preferenziali, tutte le forme associative tra imprese.
  Il ministro è stato poi silente anche sul tema dei mercati locali, non considerando i vantaggi della filiera corta sia in termini ambientali che di reddito e, ancor meno, la necessità di avvicinamento tra produttori e consumatori da praticarsi, per esempio, attraverso i gruppi di acquisto solidale – negati, se non addirittura osteggiati – dalla politica nazionale. Allo stesso modo può diventare importante, a mio avviso, intervenire significativamente nella ristorazione collettiva pubblica per privilegiare – non in visione autarchica ma semmai di sostenibilità – le produzioni di qualità, da filiera corta, biologiche o a km zero (attraverso bandi di gara con premialità, magari solo per fare l'esempio).
  In sintesi, l'approccio per la restituzione di competitività al sistema agricolo e agroalimentare italiano non deve essere «in difesa» ma «all'attacco», definendo le condizioni di sistema utili a dare auto-sostenibilità al sistema delle imprese e non definendo interventi puntiformi che agiscono sui sintomi e non sulle cause.
  In tal senso, il più importante tra gli interventi di sistema di competenza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali – considerato che le politiche agricole sono di competenza delle Regioni e delle Province Autonome (è bene ricordarlo) – è sicuramente la semplificazione. Una semplificazione che non deve essere «il falò in pubblica piazza» delle norme, ma una rivisitazione complessiva delle competenze. Una rivisitazione dell'approccio di fondo: occorre non ragionare più sulle differenze di competenza («le strade sono competenza dell'Anas») ma piuttosto sulla centralità del destinatario del servizio. Quindi l'agricoltore. Ma anche l'artigiano per fare un esempio, che si rapporta con un solo soggetto pubblico che, a sua volta, si relazionerà con le altre competenze pubbliche. E per questo, in una visione veramente moderna e non più borbonica dello Stato, non dovrà pagare le tasse quasi fruisse di particolari servizi aggiuntivi, ma semmai vedersi riconosciuti i servizi necessari allo svolgimento delle proprie attività in virtù delle imposte che, ordinariamente, è tenuto a pagare in funzione del reddito prodotto. Si tratta di un «approccio di civiltà», di una impostazione differente che non si limiti più a dare un nuovo ordine alle cose ma a dare loro un nuovo scopo in funzione del bisogno che devono soddisfare. Perché, però, questo approccio abbia piena efficacia, bisognerebbe avere il pensiero lungo di immaginare anche una sorta di franchigia per le microimprese, troppo assorbite dagli obblighi della burocrazia per dedicare il tempo dovuto al proprio lavoro.
  Ancora, sul tema della semplificazione bisogna rivisitare con forza ruolo, assetto ed efficienza di AGEA, agenzia di servizio troppo spesso elemento problematico per il sistema produttivo nazionale Agenzia, apro e chiudo una parentesi, che forse è sbagliato omologare e mettere insieme ad una riforma (pure necessaria) degli enti e società vigilate dal Mipaaf, e che magari si occupano di ricerca.
  Per quanto riguarda poi, la tutela degli interessi nazionali in ambito comunitario e internazionale va detto che, se è vero che le iniziali proposte della Commissione Europea sulla riforma della PAC, avevano una portata di forte impatto negativo sulla agricoltura italiana e mediterranea (si pensi alla originale impostazione del greening ed alla colture arbore, o al metodo per il riparto delle risorse), è altrettanto vero che gli importanti correttivi introdotti – anche grazie ad una intensa e meritevole attività svolta dal Parlamento Europeo, con un ruolo determinante dell'onorevole Paolo De Castro in qualità di Presidente della Commissione Agricoltura, che si è opportunamente interfacciato con il sistema delle Regioni e con le organizzazioni della rappresentanza – non consentono, in alcun modo, di esultare per i risultati che ci attendono.
  E questo anche per una debolezza – evidente sin dall'avvio delle fasi negoziali Pag. 27– della delegazione italiana, entrata nel processo decisionale senza uno straccio di politica agricola nazionale, con poche idee chiare e per niente condivise, e propensa quasi ad «accontentarsi» di alcuni parziali risultati, in un consolidato gioco di rimessa rispetto all'approccio propositivo (e molto più aggressivo) degli altri Stati Membri.
  Le esigenze più importanti del nostro sistema produttivo agricolo quali, appunto come già detto, la semplificazione e l'accesso al credito, ma anche la gestione del rischio e gli strumenti attraverso i quali affrontare le ormai cicliche crisi di mercato, non trovano adeguate risposte nella riforma della PAC.
  Si tratta infatti di una riforma che dai più è vista come «di minima» e poco coraggiosa, attenta più che altro ad una asettica eguaglianza tra imprenditori, che in realtà determina forti iniquità, poiché non tiene conto delle differenze territoriali e delle differenti capacità di produrre valore. Le stesse che dovrebbero essere alla base della «identità italiana», evidentemente poco difesa in contesto comunitario e ancor meno in ambito sovranazionale. Una riforma che, sia per contenuti che per risorse, non rappresenta una così grande opportunità, operando su strumenti consolidati di sostegno ad un settore tanto strategico per l'intera Comunità Europea, e consentendo di mettere in campo poche strategie, a causa degli automatismi, per esempio, che caratterizzano il pagamento unico.
  Una vera azione da intraprendere in contesto comunitario e internazionale è il contrasto alla tecnocrazia dominante in Unione Europea, attenta quasi esclusivamente ai formalismi ed al perseguimento di obiettivi, troppe volte lontani da bisogni e reali potenzialità dei territori della Comunità.
  Per quanto riguarda, da ultimo, la Governance del territorio rurale e montano, una governance che passa attraverso la sviluppo di condizioni di vivibilità, di infrastrutture, di servizi e di opportunità di produrre ricchezza e occupazione, si tratta di intervento tipico da accordo di partenariato, la cui efficacia si potrà misurare soprattutto in funzione della certezza dei ruoli e dell'allineamento delle procedure e di tutti i processi, per esempio autorizzativi.
  Ma la governance del territorio, e la sinergia e la complementarietà degli investimenti e delle azioni, non deve essere circoscritta ai territori rurali (tra l'altro con notevoli problemi di definizione e di individuazione) ma allargata a tutto il territorio nazionale, anche per evitare la storica e perdente dicotomia tra le politiche settoriali (agricole) e quelle territoriali (rurali).
  Per concludere, mi sembra che la relazione del Ministro ci indichi la strada della continuità rispetto alle «politiche» del passato. Io credo invece che sia necessario agire in discontinuità per ispirare finalmente, una politica agricola nazionale che agisca da bussola in ambito nazionale e tracci una rotta autorevole in Europa, dove, come ho cercato di mettere in evidenza, continuiamo ad essere debolissimi.

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