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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

I Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 30 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro per l'integrazione Cécile Kyenge, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 2 
Kyenge Cécile , Ministro per l'integrazione ... 2 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 6 
Fiano Emanuele (PD)  ... 6 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 8 
Bragantini Matteo (LNA)  ... 8 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 8 
Bragantini Matteo (LNA)  ... 8 
Chaouki Khalid (PD)  ... 10 
Dadone Fabiana (M5S)  ... 11 
Pilozzi Nazzareno (SEL)  ... 11 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 13 
Fiano Emanuele (PD)  ... 13 
Bragantini Matteo (LNA)  ... 13 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 14 
Kyenge Cécile  ... 14 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO PAOLO SISTO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, sulle linee programmatiche.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, del Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, sulle linee programmatiche.
  A nome della Commissione ringrazio il ministro per la sua presenza e le do la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Signor presidente, onorevoli colleghi, è con molto piacere che ho accolto l'invito a questa audizione, che interpreto non solo come dovere ministeriale di esporre le linee programmatiche, ma anche come importante occasione di confronto di idee e di analisi di problematiche in una sede così qualificata.
  Non vi nascondo, infatti, che considero la Delega sull'integrazione una sorta di caleidoscopio da ricomporre in modo costante, e ciò non mi sembra scontato.
  Per tale ragione nella prima parte del mio mandato ho svolto numerosi incontri, ho ritenuto di dover stimolare il dibattito sui tanti aspetti dell'integrazione e di ascoltare le reazioni, conoscere le idee e i pensieri, avendo cura di censire, di promuovere e di mettere a sistema la diffusione delle buone pratiche e delle buone idee. Questo metodo costituisce lo strumento per creare interazione tra i differenti livelli di governo, tra le varie articolazioni della società civile e le istituzioni.
  Le crisi di questi ultimi anni comportano evidenti e gravi rischi di disgregazione del nostro vivere civile e l'integrazione è diventata una specifica responsabilità politica e governativa.
  Inizialmente l'idea dell'integrazione nasce sui temi della disabilità, progressivamente si è allargata ad altri temi, a cominciare dai vari aspetti dell'immigrazione, delle politiche sociali in favore delle persone più svantaggiate e della ricerca di soluzioni per la creazione dei nuovi valori e del nuovo comune patto di convivenza della società civile, rimuovendo anche le cause dei conflitti e dei disagi.
  Tra i compiti principali del Ministro per l'integrazione rientra quello di concorrere a realizzare le condizioni per garantire una migliore convivenza nazionale, promuovere una maggior collaborazione e capacità di collegamento tra i tanti soggetti pubblici e privati coinvolti e rimuovere le difficoltà di coordinamento nello svolgimento delle attività dei pubblici poteri.
  La realtà italiana è attraversata da forti contrasti e da opposte tensioni, ma l'azione di Governo mira a favorire la nascita di un patto sociale che leghi il Pag. 3vivere civile in quest'epoca di transizione. È comunque un'epoca di transizione comune a tutte le nazioni europee.
  In base ai dati Istat, la realtà italiana è caratterizzata da due dati particolari che non si possono tralasciare: uno è quello della residenza di 4 milioni di cittadini stranieri, che rappresentano il 7,4 per cento della popolazione, percentuale in crescita anche se inferiore a quella di molti Paesi europei, mentre l'altro è l'aumento complessivo della povertà in Italia, in cui il 12,7 per cento delle famiglie è relativamente povero, per un totale di 3.232.000.
  Le persone in povertà relativa sono il 15,8 per cento della popolazione, quindi circa 9.563.000, mentre quelle in povertà assoluta rappresentano il 9 per cento, circa 4.814.000.
  Lo scorso 23 settembre è stata sottoscritta la Dichiarazione di Roma sulla lotta all'intolleranza, al razzismo e ad ogni forma di discriminazione. La novità principale è stata la presa di coscienza che, a dispetto dei numerosi strumenti internazionali a livello di Nazioni Unite e di Europa, il razzismo con i suoi corollari di intolleranza e di discriminazione continua ad essere molto diffuso.
  Tutti i colleghi europei – non solo quelli che hanno partecipato alla riunione di Roma – mi hanno confermato la loro adesione a questa dichiarazione e molti hanno espresso preoccupazione per l'aggravarsi del fenomeno nei rispettivi Paesi, condividendo la necessità di prevedere iniziative concrete a livello nazionale ed europeo. Unanime è stato anche il consenso intorno all'adozione del Patto 2014-2020 per un'Europa della diversità e per la lotta al razzismo, citato a conclusione della Dichiarazione di Roma.
  Questo patto deve individuare misure concrete non solo di contrasto al razzismo, ma anche di sostegno alle diversità. L'obiettivo è cercare di riuscire ad adottare il patto prima delle prossime elezioni del Parlamento europeo, affinché divenga argomento da trattare nelle campagne elettorali dei Paesi membri. I due co-proponenti di questa iniziativa, Italia e Belgio, stanno lavorando insieme, e a breve organizzeremo un'ulteriore riunione informale di tutti i Ministri per l'integrazione, per prendere atto dello stato di avanzamento dei lavori e dare nuovo impulso alle attività.
  Il patto si configurerà come una sorta di appello al Consiglio, alla Commissione, al Parlamento e ai vertici dell'Unione europea, affinché adottino le linee guida e le misure da noi immaginate con il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali, della società civile, dell'associazionismo e del volontariato. La parola d'ordine è «concretezza», come abbiamo convenuto anche con il Segretario generale del Consiglio d'Europa, Thorbjorn Jagland.
  Non mancano in Europa in materia di diritti umani enunciazioni più o meno solenni di principio. Occorre ora concentrarsi invece su misure e strumenti concreti, capaci di contrastare efficacemente una mentalità che alimenta il discorso razzista e discriminatorio in tutti gli ambiti, dal lavoro allo sport, alla scuola e alla vita politica.
  Nel corso della mia recente visita al Consiglio d'Europa, i responsabili di diversi organi e Commissioni, dell'Assemblea parlamentare, dello stesso Comitato dei Ministri al quale sono stata invitata a intervenire mi hanno sostenuto in questa campagna contro il razzismo e a favore delle diversità, mettendomi a disposizione documenti e rapporti, nonché iniziative concrete come la Campagna dei giovani contro l'odio online, che saranno di grande utilità nella redazione del patto.
  Forte del sostegno europeo e consapevole che non si tratta di un'anomalia italiana, ma di un problema che oltrepassa i nostri confini, mi sento quindi ancor più motivata a portare avanti questa battaglia in nome di un'Italia e di un'Europa più rispettose dei diritti umani e dei princìpi di uguaglianza e democrazia. Su questo faccio leva quando penso a soluzioni per dare la cittadinanza a chi è nato nel nostro Paese da genitori stranieri ed è vissuto in Italia, secondo i requisiti che il Parlamento vorrà decidere.Pag. 4
  E anche sulla solidarietà penso vadano incentrate le politiche dell'accoglienza dei migranti e dell'asilo. Ciò non può derivare solo dai diritti riconosciuti dalle direttive dell'Unione europea, secondo cui l'integrazione deve tener conto degli aspetti lavorativi e sociali, delle diversità culturali e religiose, della cittadinanza, della partecipazione e dei diritti politici.
  In Italia dobbiamo trovare la forza e il coraggio di uscire dall'emergenza ventennale sull'emigrazione, per adottare regole di vivibilità nelle strutture alloggiative, migliorando altresì il modo di utilizzare le risorse finanziarie disponibili. Sul punto mi sembra opportuno essere chiari e razionali, abbandonando ogni facile pulsione emotiva e generalizzazione.
  Vi è immigrazione quando alcuni individui si trasferiscono da un Paese all'altro, e ciò in genere è statisticamente irrilevante rispetto al ceppo di origine. L'immigrazione può essere controllata politicamente, limitata, incoraggiata oppure programmata. Si ha invece migrazione – come ha spiegato anche Umberto Eco – quando un intero popolo a poco a poco si sposta da un territorio all'altro, ed è rilevante non quanti rimangano nei territori di origine, ma la misura in cui i migranti cambieranno la cultura del nuovo territorio. La storia dell'uomo ci insegna che le migrazioni violente o pacifiche sono come i fenomeni naturali: avvengono e nessuno le può controllare. Oggi l'Organizzazione internazionale per le migrazioni stima 214 milioni di migranti internazionali, cioè il 3 per cento della popolazione del pianeta. Sei anni fa erano 191 milioni.
  Per questo diventa un tema complesso quello dell'incontro tra le religioni, a cui dedico la dovuta attenzione, svolgendo per ora una molteplicità di incontri. L'obiettivo è quello di coinvolgere le diverse realtà religiose attraverso il dialogo e farle diventare strumento di integrazione e dell'interazione.
  Comunico che proprio oggi pomeriggio insieme al Presidente dell'INPS presenteremo la campagna di sensibilizzazione su Il lavoro è cittadinanza. Saranno presenti i Presidenti delle Commissioni lavoro della Camera dei Deputati e del Senato. Lo scopo è quello di far riflettere, grazie alla più approfondita conoscenza di questi dati, sull'importanza dei lavoratori stranieri in Italia, uomini e donne che costituiscono una risorsa e che invece alcuni sono abituati a considerare soltanto come un problema. Il lavoro non ha colore, etnia, lingua o religione, il lavoro è lo strumento per contribuire alla crescita della comunità internazionale.
  Voglio poi affrontare le condizioni di disagio di talune aree soprattutto urbane. Per tale ragione, ad esempio, sul tema della casa con il collega Lupi abbiamo in corso alcuni incontri e abbiamo già adottato iniziative come quella per un maggior finanziamento del Fondo per l'acquisto della prima casa da parte dei giovani. Domani, in sede di Conferenza Unificata, affronteremo la questione insieme con il Ministro Delrio e le autonomie locali.
  Stiamo nel frattempo facendo una riflessione per adottare alcune iniziative contro la grave piaga dello sfruttamento del lavoro in agricoltura, che a volte giunge a forme di tratta delle persone o addirittura di schiavitù. Il coinvolgimento delle istituzioni e dei diversi soggetti sociali è essenziale per definire un intervento coordinato, che contrasti efficacemente un fenomeno cronicizzato, generato da una pluralità di cause.
  Interpreto, quindi, il mio ruolo di ministro nell'impegno a recuperare varie marginalità sociali, soprattutto quelle senza voce, che si consumano nell'ambito ristretto delle famiglie in solitudine e disperazione. Per dare un'idea, tra le varie iniziative vi è quella di assicurare che almeno il cinque per cento delle prossime realizzazioni di edilizia residenziale pubblica sia già attrezzato per i disabili in modo adeguato, anziché provvedere a ristrutturare abitazioni preesistenti. È una misura di razionalizzazione delle attività dei pubblici poteri, su cui convergono tutti i ministri competenti, che spero possa diventare disposizione di legge al primo veicolo normativo utile.
  Consentitemi, poi, di fare alcune considerazioni in merito al tema delle adozioni Pag. 5internazionali, che coinvolge argomenti particolarmente delicati. Abbiamo un sistema che va semplificato, aggiornato e razionalizzato. Ho quindi dato subito impegnative direttive, affinché si proceda al riordino della Commissione adozione internazionale, alla semplificazione del procedimento di adozione – allineando i nostri tempi, ad esempio, a quelli della Francia e degli Stati Uniti –, alla riconsiderazione dei costi, al miglioramento dei rapporti con le Nazioni di origine degli adottandi e con gli enti italiani autorizzati a curare le adozioni.
  In materia di giovani e di Servizio civile nazionale, desidero far presente che nelle scorse settimane sono riuscita a far pubblicare i bandi per l'aggiornamento degli enti accreditati e per avviare complessivamente 15.466 giovani ad attività di utilità sociale in Italia e all'estero. È un significativo duplice risultato atteso da tempo in un momento di difficoltà per la finanza pubblica, che impedisce la stabile programmazione delle attività.
  Sono peraltro consapevole della richiesta a più voci di una riforma del Servizio civile nazionale e sono pronta, quindi, al confronto parlamentare, quando verrà avviato l'esame delle relative proposte di legge.
  Alcune considerazioni a parte vanno fatte su due ultime questioni.
  La prima è quella della Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti in Italia 2012-2020. La strategia è focalizzata su quattro assi portanti, lavoro, casa, salute e alloggio, da svilupparsi secondo un forte coordinamento interministeriale e mediante i tavoli regionali e i Piani comunali di inclusione.
  La Strategia nazionale promuove il superamento di un intervento meramente assistenziale, per assumere connotati e indirizzi volti in particolare a favorire processi di responsabilizzazione e protagonismo comunitario nella vita sociale ed economica, secondo un approccio esplicito, ma non esclusivo nei confronti di rom, sinti e caminanti, perché aperto a tutte le fasce a rischio di marginalità sociale.
  Per la gestione e la direzione dei processi di inclusione sociale, occorre avviare strumenti di sostegno a Regioni e Comuni da un punto di vista informativo, formativo, normativo, amministrativo e manageriale, così da favorire il superamento degli ostacoli all'integrazione delle comunità interessate nel tessuto locale.
  In concreto, in sinergia con le diverse programmazioni sociale, regionale e comunale, la Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti 2012-2020 promuove un'azione di prevenzione di ogni rischio di discriminazione e stigmatizzazione delle comunità rom, sinti e Caminanti, ogni forma di segregazione di tali comunità nella vita sociale e nell'accesso ai diritti fondamentali, ai beni e ai servizi, una forte azione di contrasto e rimozione dell'eventuale disparità di trattamento, diretta e indiretta, che impediscano il godimento di tali diritti. Promuove inoltre lo sviluppo dei servizi di informazione e formazione delle istituzioni pubbliche e del privato sociale, servizi di mediazione culturale, campagne di sensibilizzazione per il mondo della scuola e dei media, supporto per la raccolta dei dati statistici, supporto legale in caso di discriminazione, sostegno alla promozione di piani di inclusione sociale a livello locale e regionale e, più in generale, monitoraggio e sostegno alle iniziative nazionale, regionale e locale di inclusione abitativa e socio-economica.
  La seconda questione attiene all'odio razziale tramite web, un'area rimasta scoperta dalla piena applicazione della legge Mancino. È un tema estremamente delicato, sul quale in questi giorni discute il Senato, tema che richiede un'approfondita riflessione nella convinzione di dover difendere la convivenza democratica e plurale dall'incitamento all'odio razziale.
  Sono poi convinta della necessità di accrescere il dialogo e l'educazione interculturale. Con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ho un contatto costante, perché principalmente nella scuola e negli altri luoghi di istruzione si insegni il rispetto delle culture, si aiuti a superare la diffidenza e l'indifferenza Pag. 6verso le diversità, si intensifichi l'educazione all'accoglienza, all'uguaglianza, alla libertà, alla tolleranza, al pluralismo, all'ascolto e si superino le generalizzazioni, i pregiudizi e gli stereotipi.
  La collaborazione con i colleghi di Governo è ampia e riguarda una molteplicità di settori. Tra i tanti ricordo il progetto Scuola, sport, integrazione, salute aperto a tutti i bambini in condizioni di disagio e di difficoltà, il tavolo istituito presso il Ministero del lavoro su Le linee guida per le procedure di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, nonché il riparto del relativo fondo di 25 milioni di euro per l'anno in corso per finanziare i progetti degli Enti locali.
  Signor presidente, onorevoli colleghi, penso che stiamo vivendo un momento straordinario della nostra storia nazionale e di questo sarebbe opportuno essere pienamente consapevoli. Va verificato e rimodulato il complesso di memorie, regole, idee attorno alle quali si organizza la convivenza in una nazione democratica moderna e civile.
  L'integrazione è un processo plurale. Tutti dobbiamo sentirci stimolati a percorrere cammini di arricchimento reciproco, che permettano di valutare e di accogliere gli aspetti positivi di ciascun individuo, compreso il più umile e diseredato.
  Far bene il proprio lavoro mi sembra la più proficua e doverosa forma di impegno. L'essere impegnato equivale per tutti noi a dover mettere il proprio prestigio, la competenza e la propria visibilità al servizio della ricerca di nuovi strumenti e regole di convivenza civile in una società multiculturale nel nostro Paese.
  Mi scuso per le lacune di questo testo, che spero potrò colmare in occasione della replica.
  Grazie per la pazienza e per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Siamo noi che la ringraziamo, ministro, per questa semplice relazione, che rappresenta anche il suo modo di gestire questo importante incarico. Apprezzo che senza troppe chiacchiere o infingimenti lessicali sia andata dritta al sodo, rappresentando le linee programmatiche di un Ministero il cui compito è diventato più difficile con il passare del tempo, perché le situazioni talvolta si evolvono, ma spesso, indipendentemente dall'operato, si involvono e creano problemi di gestione non di poco conto. Comunico che il testo scritto della relazione che il Ministro ha consegnato alla Presidenza è in distribuzione.
  Prima di lasciare la parola ai colleghi, anticipo che non ho previsto un contingentamento dei tempi del dibattito, ma mi affido al buon senso di coloro che interverranno nel gestire i tempi dei propri interventi. Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  EMANUELE FIANO. Grazie, presidente. La ringrazio molto, signor Ministro, per la sua presenza e per l'ampiezza della sua relazione, che ci restituisce una visione complessa, integrata e articolata della delega che lei ha ricevuto dal Presidente del Consiglio, e le sono in particolare grato perché nella sua relazione, come ha già detto anche il Presidente, ha voluto attraversare un ampio spettro di questioni che a diverso titolo riguardano il patto sociale della nostra comunità, con riferimento alle tematiche della diseguaglianza, della discriminazione, della complessità delle culture che in questo Paese convivono.
  Lei ha ricevuto un incarico molto complesso per la fortissima presa sociale che hanno i temi di cui lei tratta e anche per il risvolto politico che questa presa sociale ha prodotto in questi anni non solo nel nostro Paese, ma in generale in Occidente. L'occasione mi è preziosa per rinnovarle a nome mio e di tutto il Gruppo del Partito Democratico la nostra solidarietà e vicinanza per i numerosi attacchi razzisti che lei ha subìto, volgari, inaccettabili e incompatibili con il patto sociale cui lei ha fatto riferimento.
  Credo innanzitutto che una parola che lei ha citato, Europa, debba essere legata alle questioni che lei ha trattato, perché è evidente che questioni come quelle della Pag. 7cittadinanza, dell'immigrazione, delle pratiche discriminatorie, del razzismo e delle frontiere della discriminazione a mezzo web sono temi che riguardano una comunità molto più vasta di quella nazionale.
  Desidero ricordarle che in questa Commissione sul tema delle adozioni internazionali è stata presentata un'interrogazione che riguarda un caso noto alle cronache, quello del Kirghizistan, dove sono state scoperte truffe di organizzazioni che si occupano delle adozioni internazionali a scapito di malcapitati bambini che avrebbero dovuto essere oggetto di adozione da parte di coppie di genitori non solo italiane (se non vado errato, la vicenda riguarda anche famiglie francesi). Con quell'interrogazione abbiamo chiesto di fare completa luce sulla vicenda, la magistratura è al lavoro, sono stati coinvolti i ministri di quel Paese, che sono oggetto di indagine penale. Ovviamente la richiesta è che su questo tema delle adozioni internazionali il controllo sia massimo, per garantire i diritti sia dei minori, sia delle famiglie che richiedono l'adozione.
  Vengo poi alle questioni più segnatamente legate all'integrazione, ai temi della cittadinanza. Lei forse sa che questa Commissione ha già incardinato l'inizio della discussione sui progetti di legge sul diritto di cittadinanza, di cui sono relatori gli onorevoli Calabria e Bressa, quindi siamo molto interessati a portare avanti questo tema così complesso e contemporaneamente necessario per il patto sociale da lei citato e per avere regole che siano largamente condivise e che vadano incontro alle nuove dimensioni che viviamo.
  Ovviamente il tema dell'integrazione non si esaurisce con una pur complicatissima discussione che riguarderà le leggi sulla cittadinanza, ma riguarda più complessivamente anche il fenomeno delle migrazioni di un continente che sta di fronte alle nostre coste, quello africano, e più in generale del Medio Oriente e dei nuovi o non nuovi scenari di guerra che provocano esodi di difficile gestione verso il continente europeo.
  Solo pochi giorni fa sono stati resi noti i numeri dei profughi situati al confine della Siria, Paese sconvolto da una terribile guerra interna, che assommerebbero a un milione di persone in procinto di spostarsi verso la nostra area del mondo. Sono numeri che si commentano da soli, così come la situazione dei Paesi che sono stati oggetto della cosiddetta «Primavera araba», che oggi vivono situazioni molto complesse e delicate.
  Desidero infine ringraziarla per aver citato i dati terrificanti che riguardano le situazioni di povertà assoluta e relativa nel nostro Paese. Parliamo ormai di una fetta della popolazione italiana inimmaginabile fino a pochi anni fa, perché sostanzialmente la povertà relativa raggiunge quasi un sesto dalla popolazione reale di questo Paese, perché siamo sopra i 9 milioni.
  A questo tragico dato della povertà relativa si sommano le questioni dell'immigrazione legate anche alla questione della cittadinanza, oltre a questioni più radicate nel Paese, che riguardano purtroppo la crisi economica e l'aumento del tasso di disoccupazione. Se dovessimo analizzare queste cifre rapportandole ad alcune aree del Paese, questi numeri salirebbero ulteriormente, descrivendo un quadro terrificante.
  Siccome però per mestiere dobbiamo individuare soluzioni, sarei lieto, presidente, se la nostra Commissione decidesse di dedicare alla crescita del fenomeno della povertà in questo Paese una sessione dei propri lavori con i Ministri che a vario titolo se ne stanno occupando.
  Il Ministro Kyenge ha citato anche il lavoro comune con il Ministro Lupi per quanto riguarda i temi della marginalità sociale legati al tema della casa. Si tratta di problematiche che spaventano, e ringrazio il ministro per aver riportato queste cifre in questa sede, dove spesso svolgiamo un lavoro prezioso con grande collaborazione di tutti i Gruppi politici su questioni che talvolta possono sembrare lontane dalla vita reale. I numeri che lei ha citato sono forse la cifra più nitida della profondità Pag. 8del lavoro che lei svolge e del senso istituzionale con cui lo compie in favore della crescita di questo Paese.
  La ringrazio per aver dato una dimensione così complessa e articolata del suo lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie. Non posso che condividere gli inviti agli approfondimenti. L'iniziativa proposta dal collega Fiano mi trova quindi assolutamente d'accordo, ma dobbiamo verificare se rientri nelle nostre competenze e se questa sia la sede giusta per affrontare una tematica di questa complessità e di questo interesse.

  MATTEO BRAGANTINI. Ringrazio il ministro di essere venuto e di averci portato i dati e illustrato il suo operato e le sue intenzioni. Premetto di aver provato un imbarazzo iniziale vedendo che ad ascoltarla eravamo in 6 su 46 componenti della Commissione. Mi dispiace perché, trattandosi della sua prima audizione, auspicavo che ci fosse una maggiore partecipazione soprattutto delle forze di maggioranza che erano presenti solo in minima parte.

  PRESIDENTE. Se posso spendere una parola di supporto, è in atto una riunione sul tema delle Province, quindi io mi scuso, ma quando si tratta di contemporanei impegni di carattere istituzionale scegliere non è mai facile. Se qualcuno è assente perché sta lavorando, mi sembra che sia giusto rilevarlo.

  MATTEO BRAGANTINI. Tutti stiamo lavorando, comunque provo lo stesso imbarazzo nel vedere che una parte dei colleghi non era inizialmente presente all'audizione del ministro, cosa che mi sembra abbastanza grave.
  I dati presi dall'ISTAT e riportati nella relazione scritta forse sono stati scritti male, perché si parla di più di 4 milioni di cittadini stranieri, il 7,4 per cento della popolazione, quando si parla di povertà relativa del 15,8 per cento (9.563.000 unità), quando si parla di povertà assoluta si fa riferimento a 4.814.000 unità, il 9 per cento.
  Siccome la matematica non è un'opinione, 4.814.000 è circa la metà di 9.563.000, dunque, se la percentuale era il 15,8, la percentuale è 7,9, circa l'8 per cento, e in ogni caso il 15,8 per cento non è quasi un sesto, ma è più vicino a un settimo. Dico questo per chiarezza, perché, se ogni volta stiracchiamo i numeri, non ci capiamo, per cui consiglio di verificarli.
  Parlo subito delle cose positive. Per quanto riguarda l'adozione internazionale, anche noi siamo convinti che sia da riformare e personalmente sono venuto a conoscenza di abusi o situazioni non chiare che hanno creato problemi sia a minori che soprattutto a delle coppie, che già devono seguire una lunga trafila per ovvi motivi di tutela del bambino, poi devono recarsi nel Paese di origine dei bambini dove subiscono forzature e pressioni psicologiche micidiali sulla possibilità di non ottenere il bambino. Se però qualcuno lascia intendere che una mancia renderebbe risolvibile il problema, qualcosa non quadra. Siccome si tratta di persone che hanno scelto l'adozione dopo un difficile percorso personale, perché è una scelta che umanamente comporta valutazioni e magari anche situazioni familiari particolari, il tentativo di approfittarsi di queste persone e anche dei minori è un obbrobrio a cui dobbiamo porre fine, anche se non è semplice perché riguarda anche i rapporti con altri Stati. Bisogna sanare la situazione magari anche facendo un'operazione di pulizia delle organizzazioni non serie. Si tratta di una tematica delicata, su cui però vorrei che si lavorasse molto.
  Per quanto riguarda invece l'integrazione, consiglio di andare a vedere cosa è successo in altri Paesi del mondo e in particolare europei, come la Francia e la Gran Bretagna, dove hanno avuto un fenomeno della migrazione di un certo tipo e alla seconda o terza generazione hanno ancora problematiche importanti. Proporrei di vedere cosa abbiano fatto negli anni scorsi, cosa non abbia funzionato e cosa imitare.
  Ricordo che ad esempio in Gran Bretagna nei giorni scorsi Cameron ha dichiarato Pag. 9che i troppi cittadini stranieri tolgono lavoro ai cittadini inglesi, dunque bisogna potenziare la formazione dei cittadini autoctoni. Ricordo ancora la campagna fatta all'inizio dell'estate in Gran Bretagna, con grandi manifesti affissi soprattutto nelle zone in cui risiedono tanti clandestini, per informarli che, se individuati, sarebbero stati arrestati.
  Se fanno questo, ci sarà un motivo e c’è una problematica. Se non si trova una soluzione per normare e far presente a tutti che in Italia si arriva in modo regolare, cominceranno a emergere problematiche, perché troppe persone non rispettano le regole ed è probabile che parte della popolazione autoctona la senta come una situazione di pericolo. Lì nasce quindi il razzismo, non certo nei riguardi di stranieri che vengono nel nostro Paese a lavorare o a studiare o nati qui, che di sicuro non hanno problemi, ma anzi sono i primi a essere arrabbiati con chi non si comporta bene.
  Vi sembrerà assurdo, ma nel mio movimento abbiamo cittadini stranieri che sono diventati italiani; il primo Sindaco di colore (so che il ministro usa un altro termine), il primo sindaco nero (questo è il termine giusto utilizzare, mi corregga se sbaglio) d'Italia è della Lega Nord, moltissimi cittadini stranieri che lavorano votano Lega Nord, ci sono rom giostrai che sono nostri sostenitori.
  Vi sembrerà strano, ma è semplice: queste persone si riconoscono in noi, anche se a volte alcuni nostri esponenti hanno sbagliato e utilizzato parole non giuste e non consone. Noi ce l'abbiamo non con la persona, ma con chi non rispetta le regole. Una persona di qualunque altra etnia o cultura può venire in Italia, rispettare le regole, integrarsi, e sono da ammirare alcuni stranieri che hanno trasferito qui la loro famiglia ma, non riuscendo a mantenerla, con grande sofferenza hanno dovuto rimandarla nei Paesi di origine per poter lavorare e mantenere la famiglia, sopportando quattro, cinque o sei anni di separazione.
  Il problema è rappresentato da chi non rispetta le regole. Quando sosteniamo che la Bossi-Fini è una buona legge anche se forse ci sarà qualche piccola modifica da introdurre, lo diciamo perché, se si considera cosa dovrebbe applicare, si constata che il datore di lavoro deve garantire anche l'alloggio al lavoratore straniero, perché non è giusto che il datore di lavoro prenda la forza lavoro straniera e scarichi il problema dell'alloggio sulle casse comunali.
  Per quanto riguarda la cittadinanza per i minori, noi siamo convinti che la normativa attuale sia la migliore, perché un bambino nasce in Italia, fa il percorso scolastico in Italia e al diciottesimo anno di età o quando compie diciotto anni (questo dobbiamo verificarlo, perché è lì la problematica per chi chiede la cittadinanza e la ottiene dopo 4-5 anni) ha la cittadinanza.
  Questo perché dare a un minore la cittadinanza significa implicitamente dare il permesso di soggiorno anche ai suoi genitori, ma, se i suoi genitori perdono il diritto al permesso di soggiorno per mille motivi, da quello meno grave della perdita del posto di lavoro e dunque della scadenza del permesso a quello più grave di non aver rispettato le leggi (abbiamo recentemente discusso in questa Commissione di femminicidio o di violenza di genere), dovremo espellerli, separando quindi le famiglie, cosa che non possiamo fare.
  Dobbiamo quindi garantire al minore che, una volta maggiorenne, sarà cittadino italiano, mentre il genitore ad esempio colpevole di violenze domestiche o di altri reati non potrà restare in Italia perché non rispetta le regole. Concedendo direttamente la cittadinanza al bambino, creeremmo una problematica molto difficile da superare, motivo per cui siamo contrari. Se invece la problematica (e sappiamo che esiste) riguarda il minore straniero e l'iscrizione ad associazioni sportive o le gite all'estero per motivi di studio, lì andiamo a normare e a risolvere il problema.
  La nostra unica preoccupazione è che qualcuno utilizzi quel sistema per avere la cittadinanza per i propri figli e poter Pag. 10rimanere qui, anche qualora non ne abbia diritto. Questa è la problematica: non facciamo leggi che potrebbero avere buone intenzioni, ma esiti negativi.
  Si accennava alle nuove case, di cui almeno il 5 per cento attrezzato per i non autosufficienti; cosa giustissima, ma se non ricordo male già adesso tutte le case nuove devono essere attrezzate per essere utilizzate da non autosufficienti. Ho appena fatto una ristrutturazione di una vecchia casa e il bagno del piano terra doveva essere a norma per portatori di handicap, dunque è opportuno verificare e applicare le leggi già esistenti.
  Almeno le case di residenza popolare dovrebbero essere tutte così, altrimenti facciamo leggi manifesto come quella della non autosufficienza che lo prevedeva per tutte le case nuove, che poi non vengono rispettate.
  Per quanto riguarda rom, sinti e caminanti, è importante risolvere il problema dell'integrazione. Il mio dubbio è che spesso queste comunità non vogliano integrarsi o ci siano delle difficoltà. Non sarei inoltre così convinto che come Stato dovremmo obbligare queste comunità a diventare stanziali, perché, se la loro cultura è quella nomade, non dobbiamo forzarla, dimostrandoci intolleranti.
  Dovremmo trovare una soluzione per coloro che vogliono integrarsi (e ce ne sono tanti), laddove i giostrai sono qui da tanti anni e molti sono integrati, alcuni sono ancora nomadi anche se hanno degli immobili. La tematica è comunque complessa perché loro si ritengono nomadi e obbligarli ad avere abitazioni che magari poi non utilizzano mi sembra un controsenso.
  Dobbiamo però garantire che i minori siano tutelati da situazioni di sfruttamento per accattonaggio, furto o pedofilia, e soprattutto abbiano un'istruzione adeguata e possano seguire un percorso scolastico. I servizi sociali dovrebbero svolgere un ruolo incisivo, come succede per molte famiglie italiane alle quali in casi gravi viene tolta la patria potestà.
  Ho apprezzato il ragionamento del ministro, che ha dichiarato che ogni persona deve essere valutata per quello che è, non per l'etnia, la cultura o l'idea politica a cui appartiene, perché ogni persona ha una propria unicità, anche se talvolta trattando di politica si generalizza da parte di tutti.

  KHALID CHAOUKI. Anche se non faccio parte di questa Commissione, tenevo ad essere presente per testimoniare il sostegno all'operato del ministro. Credo che il suo Ministero testimoni un cambiamento, anche al di là delle cose di buon senso affermate dal collega della Lega Nord, che è già in atto ma purtroppo ancora non si comprende, in quanto dobbiamo ragionare su un'idea di società ormai cambiata, che va sicuramente governata e gestita, ma di cui oggi i nuovi italiani di origine straniera sono già parte integrante.
  L'impostazione che c’è stata fino ad oggi purtroppo verte sul rapporto netto tra il lavoro e la persona, senza considerare che oggi vi sono persone che dopo venti o venticinque anni hanno sviluppato un radicamento con il territorio, come dimostrano i figli e il rapporto con le loro città. La legge attuale manca di lungimiranza e soprattutto considera solo il rapporto di sfruttamento diretto del lavoratore, senza tenere conto di una prospettiva di coesione sociale, di legame con il Paese in cui si vive.
  Oggi questo non è più sufficiente, perché avere famiglie che, dopo venti anni in cui hanno investito nel legame con l'Italia in tante forme, si trovano costrette a perdere il permesso di soggiorno in Italia e quindi ad andarsene significa buttare anni di investimenti sia dello Stato che di persone che dopo tanto tempo sono ancora sotto ricatto di una legge, che da una parte riconosce legittimamente il lavoro come principale via di accesso in Italia, dall'altra non considera che la società nel frattempo è cambiata. Rischiamo quindi di disperdere un patrimonio che abbiamo costruito con fatica nel bene e purtroppo più nel male in questo Paese. Guarderei quindi con maggior criticità alla legislazione attuale, avviando una riflessione sull'eventualità di prorogare almeno il tempo Pag. 11di attesa per chi perde il lavoro, perché abbiamo situazioni davvero drammatiche rispetto a questo. Oggi è previsto un anno di permesso di soggiorno in attesa di occupazione, ma credo che nella situazione attuale non sia più sufficiente.
  Rispetto al tema del Servizio civile, c’è oggi un nodo complicato che è il mancato accesso per i figli di immigrati cresciuti qui che abbiano ovviamente i requisiti di studio. Vorrei chiedere al ministro quale possa essere la soluzione di questo problema rispetto al bando da poco aperto.
  Sappiamo quante difficoltà si incontrino oggi nel costruire questa nuova società a partire dalla scuola. Vorrei sapere se vi stiate concentrando su iniziative e progetti particolari. Si è parlato di povertà e oggi abbiamo il serio problema di una concentrazione che in alcuni casi mette in difficoltà tutta la scuola, in particolare nelle zone più periferiche delle nostre città. C’è un'idea di investimento maggiore nelle scuole più disagiate, dove spesso è maggiore la presenza di figli di immigrati, cosa che rischia di mettere in discussione le pari opportunità per tutti e la possibilità di ambire a una scuola migliore e a una prospettiva di maggiore integrazione.

  FABIANA DADONE. Ringrazio molto il ministro per essere qui e per la relazione molto dettagliata che ci ha esposto. Il tema dell'integrazione è un fattore a nostri avviso culturale e l'immigrazione dovrebbe essere considerata nel suo complesso, perché le criticità rilevate da lei e dai colleghi andrebbero vagliate nel loro insieme, per certi versi anche con l'Europa.
  Al problema del razzismo dedico solo una precisazione. Non condivido l'opinione del collega Bragantini, secondo cui il razzismo sarebbe legato solo agli stranieri che non rispettano le regole, perché ho molti amici stranieri che sono qui da quando hanno 5-6 anni e, nonostante ne abbiano 30, vengono comunque trattati come stranieri.
  Su questo mi collego anche al tema della cittadinanza, in quanto la legislazione vigente è molto lacunosa, perché persone che conosco sono arrivate qui molto giovani e si ritrovano dopo vent'anni in Italia a non avere ancora la cittadinanza, per cui spero che tutto quello che si è detto in questa Commissione porti a un lavoro che produca effetti positivi in tema di immigrazione.
  Sono state presentate molte proposte di legge in tema di cittadinanza, abbiamo iniziato un'ottima discussione, ma poi si è si è bloccato tutto agli inizi di luglio perché sono arrivati decreti e ulteriori proposte di legge, per cui spero che il tema venga ripreso, perché altrimenti il rischio è che sia soltanto uno slogan.
  La mia valutazione è che il tema immigrazione andrebbe rivisto nel complesso di tutte le problematiche coinvolte.

  NAZZARENO PILOZZI. Anch'io ringrazio il ministro per la sua presenza e per la sua relazione. Come evidenziava il collega Chaouki, è importante e significativo quanto il ministro sta facendo anche nel cambiare la percezione in questo Paese di una questione così importante come quella dell'immigrazione.
  Invito però il ministro a essere più coraggiosa, proprio perché le sue azioni, le sue idee, i suoi comportamenti danno tanta forza a chi fa una battaglia e vive questa questione dell'immigrazione. La invito ad essere sempre più coraggiosa, perché è giusto rimettersi al Parlamento e rispettare tutte le decisioni che in questa sede vengono prese, però venire con proposte più coraggiose aiuterebbe.
  Apprezzo anche i toni dell'onorevole Bragantini e spero che vengano adottati sempre anche in Aula, fuori da qui, e, conoscendo l'onorevole Bragantini, so quanto sia attento alle parole e mi auguro che tutto il suo movimento prenda esempio da lui. Voglio però dire a Bragantini che, quando si dice che noi tuteliamo gli immigrati che rispettano le leggi e il problema riguarda chi non le rispetta, bisogna ricordare che qui ci sono delle leggi sbagliate.
  Noi abbiamo imparato che un reato penale si ha per un'azione, non per uno stato, e, siccome spesso è sufficiente lo stato di clandestino senza aver compiuto Pag. 12alcuna azione, come nel caso di una donna incinta che arrivi in Italia e che, secondo le regole citate dall'onorevole Bragantini, entrando nel nostro Paese non abbia rispettato le leggi.
  Credo invece che vadano rispettate le persone, che in questo Paese vada riscoperto un nuovo umanesimo e si debba tornare a valutare le persone che sbagliano in base ai comportamenti, non in base allo stato del momento, perché anche quelle persone che per l'onorevole Bragantini adesso sono brave perché aiutano gli imprenditori del nord a fare soldi magari dieci anni fa avevano lo stesso stato. Potremmo non saperlo, ma, se Bragantini le avesse conosciute dieci anni fa, per lui non sarebbero state persone degne. Io invece credo che le persone vadano rispettate per come sono e per i comportamenti che mettono in essere.
  Riteniamo assolutamente che il reato di immigrazione clandestina vada abrogato, perché è una vergogna nel nostro ordinamento giudiziario, una vergogna insieme ai CIE, a tutte le interrogazioni, a tutto quello che abbiamo fatto e a quanto è avvenuto la scorsa estate nei CIE, che ci tengono fuori dal mondo civile.
  Sulla cittadinanza credo che, come diceva la collega Dadone, sia opportuno riprendere il prima possibile la discussione sulle proposte di legge che avevamo e sulle quali eravamo andati avanti anche rispetto al lavoro dei relatori, ma poi, non per responsabilità di alcuno ma perché è arrivata una miriade di decreti e abbiamo dovuto accantonare. Spero che ora possiamo avere qualche settimana per occuparci di questo tema.
  La questione della cittadinanza non è infatti solo una questione di regole, per valutare se concederla dalla nascita o anche se il bambino è venuto in Italia da piccolo e quindi vi ha frequentato le scuole, come noi riteniamo che possa essere, ma è anche una questione di semplificazione, in quanto con la legge attuale c’è un razzismo latente anche negli uffici dello Stato e quello che per alcune persone, nonostante una legge complicata, è un diritto diventa spesso un privilegio che qualcuno pensa di concedere.
  Noi abbiamo sollevato diversi problemi riguardo alla Prefettura di Pordenone e presentato un'interrogazione sulla Prefettura di Roma, in quanto la legge prevede che, se non c’è una risposta entro due anni da parte delle Prefetture, ci dovrebbe essere un silenzio assenso, mentre invece a Roma si interpreta esattamente al contrario, ovvero per i primi due anni non si risponde, e quindi gli uffici del nostro Paese spesso non riescono a riconoscere il diritto di avere la cittadinanza italiana. Credo però che, siccome un diritto è universale, sia importante per noi fare questa battaglia.
  Sulla questione della povertà, che il Ministro giustamente ha sollevato nella sua relazione perché è il tema dei temi, in quanto la povertà nel nostro Paese sta diventando un problema di un'entità senza pari negli ultimi sessanta anni e ritengo che dovremmo individuare il modo per alleviare il disagio economico che poi diventa disagio sociale.
  Condivido la proposta del collega Fiano di trattare come Commissione affari costituzionali il tema dei diritti fondamentali, perché ritengo che la nostra Commissione sia la più indicata a trattare questo tema. Infatti la crisi ha tolto alle persone il diritto alla casa, come evidenziato dalla relazione del ministro, ma sta togliendo anche il diritto alla salute, il diritto alla scuola, il diritto alla mobilità, il diritto a vivere a troppi concittadini o a uomini e donne che vivono nel nostro Paese.
  Vorrei sollevare un'ultima questione per dire al ministro, che ha sicuramente una voce più forte della mia ed è più autorevole, che dobbiamo avere più coraggio, perché credo che quello che sta avvenendo a Lampedusa verrà ricordato nei libri di scuola come vengono ricordati i lager tedeschi, e io non voglio essere complice di una situazione che tentavo di non vedere. I tedeschi riuscivano a nascondere i propri lager, mentre noi attraverso la televisione abbiamo in ogni momento quel dramma davanti agli occhi.Pag. 13
  Si parla di 100.000 morti che non hanno neanche un nome, ci sono centinaia di migliaia di immigrati in tutta Europa che non sanno se un loro congiunto li raggiungerà o se invece sia morto nel Mediterraneo. La storia chiederà come sia stato possibile che nella civile Europa sia successa una tragedia del genere.
  Credo, ministro, che sia il caso di non fermarci a quel funerale, credo che noi dobbiamo ricordare quelle vittime e come Stato impegnarci a costruire un sacrario per dare un nome, un cognome e una dignità a quelle persone, e per dare a tutti i loro parenti e amici un luogo in cui andare a ricordare.
  Credo che questo sia un gesto di sensibilità che noi dobbiamo a tante donne e a tanti uomini che hanno visto nella civile Europa (il ministro descrive benissimo l'immigrazione citando anche Umberto Eco) un'opportunità, un luogo accogliente, e ora quella civile Europa ha tolto loro anche il ricordo dell'esistenza stessa. Dobbiamo avere il coraggio – lo chiedo al ministro – di fare una proposta che dia quantomeno una dignità alla tragedia che sta avvenendo in quei mari.

  PRESIDENTE. Grazie. Vorrei soltanto informare il ministro che in Commissione abbiamo lo schema di decreto legislativo per l'estensione del permesso di soggiorno dell'Unione europea ai beneficiari di protezione internazionale, che ha una sua complessità e una sua rilevanza e il cui esame inizierà domani in Commissione con la relazione.
  Immagino che il ministro dia una notevole importanza a questo passaggio, che mi sembra anche eco di una procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea, a cui, come spesso succede, poniamo rimedio con non sufficiente tempestività. L'infrazione è un modo per velocizzare le procedure parlamentari, se volessimo utilizzare un'espressione di questo genere. Hanno chiesto di intervenire per una precisazione l'onorevole Fiano e l'onorevole Bragantini.

  EMANUELE FIANO. La ringrazio, presidente. Mi sono dimenticato nel mio intervento di aggiungere una questione che ritengo importante. Prendo spunto da un fatto che sta accadendo a Milano in maniera eclatante e che sarà oggetto di un'interrogazione a risposta immediata del Governo in questa Commissione, che è il caso dei profughi siriani transitati dalla città di Milano in arrivo dalle coste del sud del Paese in fuga dalla guerra.
  Costoro, che oggi sono ospitati in una struttura del Comune in coordinamento con il Governo che con il tramite del Prefetto ha provveduto alla loro sussistenza, chiedono di potersi recare all'estero, perché molti di loro hanno parenti in Scandinavia, in Svezia in particolare. Solleveremo quindi con un'interrogazione il caso – valutato in sede europea e posto dal Governo italiano – dei permessi di soggiorno temporanei per persone che non abbiano ancora uno status, ma abbiano espresso in modo evidente la volontà di trasferirsi in altro Paese attraverso ricongiungimenti familiari.
  Allo stato dell'arte delle direttive europee e del nostro sistema legislativo non possono farlo. Le sottopongo quindi l'ulteriore questione dei permessi di soggiorno temporanei. Grazie.

  MATTEO BRAGANTINI. Mi collego a questo discorso dell'onorevole Fiano che condivido, perché si tratta di una problematica sollevata qualche anno fa, quando erano stati dati permessi di soggiorno temporanei per permettere ad alcuni profughi di andare in Francia, ma il Governo francese si era opposto.
  Bisogna quindi confrontarsi in Europa e far capire che gli altri Paesi della Comunità non devono darci una mano solo a parole, bensì accogliere questi profughi che vogliono realizzare ricongiungimenti familiari nel loro territorio.
  Per quanto riguarda le considerazioni del collega Pilozzi, vorrei solo aggiungere che noi consideriamo reato non lo stato, ma l'entrata illegale nel nostro Paese, per cui viene contestato il reato di immigrazione clandestina, perché lo stato di clandestino deriva da un'azione, quella di entrare illegalmente.Pag. 14
  Si tratta quindi di un reato a tutti gli effetti, che, è stato istituito non con la Bossi-Fini ma con il Pacchetto sicurezza del 2009, era previsto perché l'espulsione era sancita solo in seguito a un reato. Prima, con la legge Turco-Napolitano, si intimava per iscritto allo straniero di non restare in Italia e di tornare nel suo Paese. Se non rispettava tale obbligo, diventava colpevole di un reato e dunque veniva espulso in modo coatto. Eravamo quindi intervenuti solo per accelerare i tempi e risolvere il problema.
  A differenza di quanto sostenuto da qualcuno, nella Bossi-Fini non è previsto che chi, come i marinai o gli equipaggi dei pescherecci a Lampedusa, presti soccorso in mare a una persona in difficoltà venga indagato. Questa è una cosa totalmente falsa, perché in tutti i trattati internazionali sul soccorso in mare come per qualsiasi attività anche sulla terraferma è previsto che chi non presta soccorso a una persona in difficoltà sia perseguibile per legge.
  Riguarda solo l'articolo 2, comma 2 della legge Turco-Napolitano, che stabilisce che venga indagato chi fa la tratta dei clandestini, per cui a volte i magistrati indagano per verificare se si tratti di questo caso. È la nostra normativa. La nostra normativa giudiziaria prevede infatti che, anche se un poliziotto durante il suo operato ha rispettato la legge e ha dovuto sparare per difendere se stesso o altre persone, venga indagato, dunque non c’è niente di particolare.
  A volte, quindi, qualcuno stiracchia le leggi e attribuisce colpe alla legge Bossi-Fini quando magari si tratta invece di articoli del Pacchetto sicurezza del 2009 o della legge Turco-Napolitano.

  PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi che hanno posto questioni di rilevante qualità e do la parola al Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, per la replica.

  CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Grazie, presidente. Ho scritto alcuni punti che riguardano il lavoro e il programma che ho esposto, ma anche alcune idee su alcune questioni poste.
  Vorrei innanzitutto ribadire anche in questa sede oggi che le politiche dell'immigrazione non devono essere solo nazionali, ma devono essere transnazionali, quindi coinvolgere anche l'Europa, e su questo il Governo si sta impegnando moltissimo.
  Ciò non toglie la responsabilità di ogni persona, e utilizzo il termine «responsabilità» perché quando parlo di politica nazionale e politica transnazionale ogni persona deve essere responsabile e dare un contributo al cambiamento delle norme per regolare l'immigrazione e creare una società in cui ogni persona possa vedere i propri diritti rispettati, laddove diritti e doveri vanno insieme.
  Agganciandomi a questo, quando parlo di diritti e doveri parlo di persone, ma ho sentito proporre di proteggere tra gli immigrati solo quelli che si comportano bene. Io non parlo di questo nella mia politica, anche perché le politiche dell'immigrazione erano inizialmente centrate sulla disabilità e poi si sono allargate a tutti i settori, quindi quando si parla di diritti bisogna guardare a ogni persona indipendentemente dalla sua origine, perché ci sono persone che commettono crimini in ogni comunità: bisogna guardare chi commette il crimine e condannare la persona che si comporta male, ma questo non deve riguardare la sua origine.
  Non bisogna parlare solo di comunità, ma di leggi, di persone, di cittadini in generale. Credo che questo sia un punto importante, perché abbiamo discusso anche con il Consiglio d'Europa la possibilità di utilizzare una buona terminologia nel trattare politiche sull'immigrazione e bisogna cercare anche di capire bene la categoria di tutte le persone coinvolte nel fenomeno.
  Parlare di clandestini generalizzando significa dimenticare che chi arriva sul nostro territorio, come per esempio il richiedente asilo, il profugo, non arriva con un documento in mano o perché ha un permesso per entrare in Italia. Bisogna capire bene il fenomeno migratorio, perché ci sono diverse categorie: persone che Pag. 15fuggono da territori di guerra e persone che hanno un progetto migratorio e che sono i migranti economici.
  Se riusciremo a dare un nome a ogni categoria di persone incluse in questo fenomeno, riusciremo a proporre soluzioni concrete, ma la generalizzazione spesso banalizza un fenomeno, con il risultato di danneggiare persone innocenti.
  Molti temi devono essere affrontati in modo trasversale con altri Ministeri e non semplicemente dal mio. Spero che questa Commissione possa riprendere al più presto i lavori per dare concretezza al lavoro già avviato sulla cittadinanza. La mia attenzione è sempre alta su questo tema e il mio Ministero ha portato avanti un punto interessante sulla cittadinanza, quello della semplificazione e quindi di poter affermare un diritto e di riuscire a dare delle risposte sui percorsi. Questo riguarda non solo la cittadinanza, ma anche quanto ho sottolineato nella mia relazione, evidenziando come tra i compiti principali del Ministero per l'integrazione rientri ”quello di concorrere a realizzare le condizioni per garantire una migliore convivenza nazionale, promuovere una maggior collaborazione e capacità di collegamento tra i tanti soggetti pubblici e privati coinvolti, e rimuovere le difficoltà di coordinamento nello svolgimento soprattutto delle attività dei pubblici poteri.
  Credo che questo passaggio risponda anche all'onorevole Pilozzi per quanto riguarda la semplificazione e il lavoro che sto portando avanti e che ho puntualizzato nella mia relazione.
  Per quanto riguarda l'immigrazione, il mio Ministero lavora in collaborazione con gli altri Ministeri e con gli altri Paesi. Questa mattina, presso l'Ambasciata del Regno Unito abbiamo fatto un incontro per confrontare le politiche di Italia, Inghilterra, Stati Uniti e Svezia in termini di immigrazione e integrazione, tema che mi porta all'estero per confronti con gli altri Paesi. Il tema di questa mattina era proprio confrontare le nostre politiche e trovare percorsi che possano essere condivisi in un'ottica di emigrazione transnazionale. A breve troverete ampia documentazione anche su questo confronto.
  Per quanto riguarda le adozioni internazionali, la mia attenzione è molto alta. Ho riportato all'interno del documento le priorità e i punti su cui sto lavorando, tra i quali la semplificazione e i controlli, ma anche il rispetto della Convenzione dell'Aja, punto importante per il mio Ministero. A breve potrò comunque dare risposta a tanti punti che in questo momento rimangono senza soluzione e rientrano anche nella sfera delle relazioni internazionali, perché adozione internazionale significa Ministero degli Esteri, la responsabilità del mio Ministero per individuare con altri Paesi una soluzione a beneficio del minore, rispettando la Convenzione dell'Aja.
  Un altro punto importante riguarda il Servizio civile. Ho riportato nella mia relazione che il 4 ottobre abbiamo pubblicato il Bando per il Servizio civile per 15.466 giovani. Per me è stato molto importante dare un'opportunità a molte persone, ma sono a disposizione per un lavoro di riforma del Servizio civile nazionale, per valutare in che modo si possa fare questo lavoro insieme al Parlamento.
  Dobbiamo sempre partire dal presupposto che il Servizio civile nazionale è nato come per chi avrebbe dovuto fare il servizio militare e che invece ha scelto di fare obiezione di coscienza, ma oggi credo che questa riforma debba coinvolgere diversi attori. Molti giovani avevano bisogno di avere uno strumento per riuscire a impegnarsi nel mondo del sociale e della cooperazione internazionale.
  Su Lampedusa abbiamo realizzato un coordinamento tra diversi Ministeri (Ministeri dell'integrazione, degli interni, degli esteri, delle infrastrutture, della difesa) e stiamo lavorando attivamente per dare soluzioni concrete non solo sul nostro territorio.
  Abbiamo già avviato un lavoro di recepimento di alcune direttive dell'Unione europea per quanto riguarda l'asilo, che Pag. 16oggi è diventata una priorità del nostro programma di Governo, ma anche per portarlo direttamente sul tavolo dell'Europa, come sta avvenendo, anche con due punti molto importanti che sottolineo qui e che saranno i punti principali da cui partire, la solidarietà ma anche l'equa ripartizione delle responsabilità.
  Credo che questo concetto rimarcato all'interno dell'Unione europea debba far riflettere tutti e soprattutto far investire ognuno di noi e ogni Paese delle proprie responsabilità. Il coordinamento sta portando avanti questo lavoro, a cominciare dal Programma Mare Nostrum per arrivare all'accoglienza e ai finanziamenti per garantirne la qualità.
  Credo che molto sarà ancora da fare, ma su questo impegno stiamo lavorando in modo coordinato. Grazie.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.