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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Lunedì 20 gennaio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani, Marcello Viola; del sostituto procuratore presso la medesima procura, Andrea Tarondo; del presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani, Piero Grillo; del procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Palermo, Roberto Scarpinato.
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Scarpinato Roberto , procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Palermo ... 3 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Viola Marcello , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 7

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 15.20.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani, Marcello Viola; del sostituto procuratore presso la medesima procura, Andrea Tarondo; del presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani, Piero Grillo; del procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Palermo, Roberto Scarpinato.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani, Marcello Viola; del sostituto procuratore presso la medesima procura, Andrea Tarondo; del presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani, Piero Grillo; del procuratore generale della Repubblica presso la corte di appello di Palermo, Roberto Scarpinato.
  L'ordine del giorno, così come è stato stabilito, prevede un'audizione che ha a oggetto la situazione degli uffici giudiziari trapanesi, con particolare riferimento al tema della sicurezza dei magistrati.
  La seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e pubblica. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, potranno chiedere che i lavori della Commissione proseguano in seduta segreta.
  Do la parola per primo al procuratore Scarpinato per un'illustrazione introduttiva del tema dell'audizione, ringraziando lui e gli altri magistrati che hanno accolto il nostro invito.

  ROBERTO SCARPINATO, procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Palermo. Grazie, presidente, dell'invito e dell'attenzione che la Commissione parlamentare antimafia presta alla situazione della sicurezza nel circondario di Trapani. Io mi limiterò a una ricostruzione di contesto, lasciando poi ai colleghi di entrare nell'analisi di dettaglio.
  In quanto procuratore generale di Palermo, io mi occupo anche delle misure di sicurezza dei magistrati delle tre province di Palermo, Agrigento e Trapani. Sono, quindi, terminale di una serie di informazioni. Dall'analisi di queste informazioni mi sono formato l'idea che i fattori che in quest'ultimo periodo hanno accresciuto il coefficiente di rischio sotto il profilo della sicurezza dei magistrati di Trapani siano di una duplice natura.
  Il primo fattore di rischio deriva dall'incisiva azione svolta dalla magistratura di Trapani nel settore dei sequestri e delle confische dei patrimoni illegali di esponenti della mafia. La competenza per le Pag. 4misure di prevenzione è attribuita dalla legge alla direzione distrettuale antimafia di Palermo e alla direzione investigativa antimafia. Tuttavia, nonostante le proposte non siano formulate dalla procura di Trapani, essa svolge un ruolo incisivo e importantissimo che consiste nella gestione della fase successiva all'inoltro della proposta e nella presenza a tutte le udienze che si svolgono dinanzi alla Sezione misure di prevenzione.
  Nel corso di tali udienze si svolge un'attività di integrazione probatoria a volte molto importante, che viene a determinarsi perché, per esempio, gli amministratori giudiziari, nell'inventariare i beni, si rendono conto che esistono ulteriori indizi della presenza di beni occultati, perché vi sono le controdeduzioni della difesa, perché occorre fare alcune perizie, perché a volte occorre integrare il materiale probatorio affinché la proposta di sequestro si converta in confisca.
  Per questo motivo, come procuratore generale, ho predisposto un provvedimento col quale designo alcuni sostituti della procura di Trapani a essere rappresentanti della pubblica accusa in tutte le udienze sulle misure di prevenzione. Sostanzialmente, si può dire che la gestione della fase dibattimentale delle misure di prevenzione sia delegata alla procura di Trapani, che svolge questo lavoro egregiamente e con grande attenzione.
  Il ruolo incisivo svolto dalla procura di Trapani nella gestione delle misure di prevenzione antimafia è stato percepito perfettamente dagli esponenti di cosa nostra, come dimostra una serie di circostanze alle quali farò di seguito riferimento.
  Per comprendere la rilevanza degli interessi economici in gioco e il coefficiente di rischio, che si estende anche al presidente della Sezione misure di prevenzione, dottor Grillo, qui presente, dobbiamo considerare che in questi ultimi anni la Sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani ha effettuato sequestri e confische per un valore complessivo di quasi 3 miliardi di euro.
  Porto alcune indicazioni: mi riferisco, per esempio, al sequestro e alla confisca nei confronti di Nicastri, denominato «il re dell'eolico». Si tratta di un colletto bianco, ritenuto uomo cerniera tra la mafia ed esponenti del mondo finanziario, che aveva conquistato una posizione di oligopolio nel settore delle energie alternative e al quale è stato sequestrato un patrimonio di 1,5 miliardi di euro.
  Mi riferisco, per esempio, al sequestro e alla confisca che hanno riguardato Grigoli, considerato il braccio economico di Matteo Messina Denaro nel settore della grande distribuzione, con tutta la catena dei supermercati Despar e un patrimonio stimato in 750 milioni di euro.
  Mi riferisco a Rosario Cascio, a cui è stato sequestrato un patrimonio stimato in 250 milioni di euro e che operava nel settore dell'edilizia.
  Da ultimo, mi riferisco alla proposta di sequestro della Valtur dell'imprenditore Patti, ritenuto anche lui collegato a Matteo Messina Denaro.
  Tutti quelli che ho menzionato sono soggetti riconducibili a Matteo Messina Denaro e che operano nei più vari settori – grande distribuzione, edilizia, settore turistico, energia alternativa – a dimostrazione della diversificazione degli investimenti. Matteo Messina Denaro ha ben motivo, quindi, di dolersi dell'attività della magistratura di Trapani di conserva alla direzione distrettuale antimafia di Palermo.
  Questo stato di irritazione si è accresciuto vieppiù a seguito dell'instancabile attività di indagine svolta dalla magistratura che, a poco a poco, ha consentito di individuare e arrestare nel tempo decine e decine di soggetti che svolgevano il ruolo di favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro e di intestatari dei suoi beni. Da ultima, cito l'operazione che nel dicembre ha colpito il cerchio più ristretto di Matteo Messina Denaro, cioè la sorella e altri parenti.
  Da tutto ciò deriva un accrescimento dello stato di insofferenza personale di Pag. 5Matteo Messina Denaro, attestato da alcune risultanze. A questo punto chiedo la segretazione della seduta.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio.

  La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica

  MARCELLO VIOLA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani. Ringrazio dell'attenzione manifestata dalla Signoria Vostra e dalla Commissione tutta, come avevo già avuto modo di dire all'onorevole Fava in occasione di una manifestazione pubblica, svoltasi a Trapani qualche giorno fa, di sostegno e solidarietà ai magistrati. Tale manifestazione ha costituito un momento importante di rottura proprio perché, in una città come Trapani, dal clima e ambiente estremamente chiuso, qualunque tipo di segnale – è raro che segnali del genere arrivino dalla gente – è stato avvertito in maniera forte. Ciò comprende anche la presenza di esponenti della Commissione, che hanno anticipato la loro presenza per quanto riguarda la vicenda degli uffici di Trapani.
  Eviterò inutili ripetizioni e cercherò di andare nello specifico di questi episodi. Mi permetto intanto di riferire circa una proposta di risoluzione – leggo dal dispositivo che ne è stata disposta anche la trasmissione alla Commissione parlamentare antimafia, ma non so se sia già arrivata perché è di pochissimi giorni fa – sulla situazione degli uffici giudiziari di Trapani avanzata dalla settima commissione del CSM, all'ordine del giorno del plenum del 22 gennaio. Vi si illustra, dopo la mia audizione, qual è la situazione e si enuclea una serie di indicatori di rischio, che coincidono in massima parte con quanto ha poco fa illustrato il procuratore generale, e che affermano chiaramente la gravissima situazione che si è venuta a determinare a Trapani in questo periodo.
  Mi riferisco all'acquisizione di utili elementi di conoscenza in ordine all'efficienza della risposta dell'istituzione giudiziaria, in un circondario come quello di Trapani, dove è maggiormente avvertita la necessità di una forte presenza dello Stato e di un'efficace ed efficiente azione di contrasto alla criminalità organizzata, la cui capacità di penetrazione, si dice tra l'altro, «è resa agevole da una situazione economica precaria e dalla presenza di fasce di forte disagio sociale e di diffusa illegalità».
  Questo è il quadro generale, nel quale adesso passo a esporre gli episodi specifici, partendo proprio dai problemi che abbiamo avuto. Nel parlarne con i colleghi e nel cercare di decifrare il segnale e di individuarne le cause, io ho ritenuto che tali episodi possano essere distinti in tre diversi profili. I profili hanno riguardato la sicurezza delle persone, la sicurezza delle strutture giudiziarie e una forte esigenza di sicurezza dei dati e della segretezza delle investigazioni.
  Poco dopo il mio arrivo a Trapani, che risale al dicembre del 2011, ossia a poco più di due anni fa, è cominciata una prima serie di segnali che hanno riguardato all'inizio soltanto me. Avevo provato, quindi, a leggerli come una protrazione di effetti che affondavano la loro origine nella precedente attività da me svolta, quella di sostituto procuratore della DDA di Palermo e di GIP presso il tribunale di Palermo.
  Tali effetti erano iniziati nel marzo del 2012 con un'attività di monitoraggio dei miei movimenti a Palermo, la città nella quale abito e dalla quale mi sposto. Tale monitoraggio riguardava i luoghi da me frequentati. In questa fase, trattandosi peraltro di fatti che emergevano da attività intercettive e legati a personaggi di cui mi ero occupato io, ho ritenuto che affondassero la loro origine nella mia passata attività.
  A un certo punto, però, spostandosi tali episodi avanti nel tempo, essendoci una loro reiterazione e molteplicità e considerando il fatto che pian piano essi cominciavano a estendersi e a riguardare anche gli altri colleghi, e non solo quelli – come Pag. 6vi dirò, ci sarà un profilo che riguarda gli amministratori giudiziari e segnali che riguardano la struttura giudiziaria in senso fisico – ho ritenuto che tali episodi lasciassero intendere una volontà di interferire pesantemente con tutte le attività giudiziarie a Trapani.
  Ha cominciato, dunque, a intensificarsi questa serie di segnali, che è passata attraverso gli strani episodi, che ricordava il procuratore generale prima, in autostrada, in occasione di movimenti prima miei, poi del collega Tarondo. In due diverse occasioni siamo stati accostati ad alta velocità da autovetture che, per lunga parte del percorso, ci hanno tallonato, per poi sganciarsi, con modalità che sono apparse strane.
  È vero che in entrambi i casi si è riusciti a identificare gli autori del fatto, ma è anche vero che essi poco rischiavano, ci siamo detti. In fondo, che cosa si poteva contestare loro ? Un eccesso di velocità o una condotta di guida pericolosa. Certamente non era possibile fare a meno di rilevare che si trattava di episodi particolarmente strani, accompagnati poi nel tempo da una cadenza cronologica che, nel riepilogarli, mi ha anche colpito. Non ricordavo, infatti, quando li ho messi tutti insieme, che fossero tanti e con una cadenza così serrata.
  Tali episodi sono passati attraverso una serie di intrusioni anche nella sfera privata. Per esempio, c’è stata un'intrusione, all'interno della mia abitazione a Palermo, nelle aree comuni: sono stati realizzati alcuni graffiti all'interno degli ascensori con minacce di morte. A queste si aggiungono intrusioni in due tempi diversi nell'abitazione di campagna del procuratore aggiunto, il collega Cartosio.
  Vi sono state poi scritte di minaccia che hanno riguardato il collega Tarondo e che sono state vergate sulla porta di un bagno di un centro commerciale di Castelvetrano. Anche la scelta di Castelvetrano potrebbe non essere un fatto casuale.
  È seguito poi un episodio che riguarda, invece, il rinvenimento di un congegno auricolare, una componente di un apparato per attività di intercettazione. Anche questo è un episodio che può avere una lettura particolare. In sé e per sé, così com'era, tale componente non poteva servire a nulla. Si trattava della parte interna dell'auricolare, ossia di un cavo lungo circa un metro, che da solo non serve, se non è accompagnato da una componente per l'alimentazione e da un'altra per la materiale registrazione della conversazione.
  Esso è stato rinvenuto, però, all'interno di un'area perimetrata, sorvegliata – perché all'esterno ci sono i carabinieri – e videosorvegliata del Palazzo di giustizia di Trapani. Si trova in una parte posteriore di transito piuttosto limitato. C’è una porta chiusa, inibita all'accesso al pubblico. Vi è soltanto un portello antipanico per eventuali ragioni di sicurezza.
  La componente dell'auricolare è stata lasciata lì in bella evidenza e rinvenuta per caso da un sottufficiale della Guardia di finanza che si è trovato a passare e l'ha segnalata. L'impianto di videosorveglianza, a ciclo continuo, evidentemente aveva sovrapposto le immagini e non è stato possibile risalire ad altro.
  Noi abbiamo ritenuto di leggere questo episodio proprio come una precisa volontà di lasciar capire come, laddove si fosse reso necessario, fosse possibile anche entrare all'interno della struttura giudiziaria, lasciare un segnale e far vedere di essere presenti.
  Un episodio simile si è verificato nemmeno due mesi fa, quando ci è stato consegnato un pacco di grosse dimensioni, grande come un armadio, tanto da non poterlo fare passare dai controlli di sicurezza del metal detector. Per incuria di un addetto alla sicurezza il pacco è stato introdotto all'interno della struttura prima che fosse stato fatto qualunque controllo. Ci siamo, dunque, ritrovati il pacco nei sotterranei del palazzo. Vi lascio immaginare quale sia il livello di rischio in questi casi.
  Una volta iniziata da parte degli addetti l'apertura del pacco, che proveniva da Milano ma era passato per una notte in Pag. 7sosta a Palermo, all'interno della parte confezionata è stato trovato un cartello su cui vi erano l'indirizzo del destinatario, la procura della Repubblica di Trapani, e alcune scritte di contenuto soprattutto offensivo, più che minaccioso. Anche in questo caso ciò che conta non è tanto questo aspetto, quanto il fatto che, ancora una volta, si è lasciato capire di potersi introdurre all'interno della struttura.
  Mentre era in corso l'attività di verifica diretta a capire quale fosse il senso del pacco e che cosa fosse successo esattamente, se ne è sovrapposta un'altra: è arrivata una pesante telefonata di minacce al numero diretto della nostra sezione di polizia giudiziaria.
  Da ultimo, vi è stato l'episodio che ha riguardato la collega Penna, di cui parlava il procuratore generale.
  Vi sono anche notizie che riguardano fatti avvenuti tra l'uno e l'altro di questa lunga serie. Io ve l'ho sintetizzata, ma ciascuno di questi episodi ha, a sua volta, una serie di sotto-situazioni analoghe. Tra l'uno e l'altro di questi episodi sono arrivati scritti anonimi di contenuto piuttosto pesante.
  Peraltro, posso aggiungere – anche in questo caso non so quanto questo sia collegabile alla mia precedente attività o a quella attuale – che nel corso di una perquisizione all'interno del carcere di Frosinone sono state rinvenute in possesso di un detenuto alcune fotografie di magistrati e investigatori di Palermo, tra le quali vi era anche la mia.
  Questi scritti anonimi, per ciò che posso riferire in questa sede...
  Forse converrebbe, signor presidente, segretare la seduta.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio.

  La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per la loro presenza. Credo sia stato un pomeriggio fruttuoso per tutti. Vogliamo sottolineare che quest'audizione intendeva essere un ulteriore segnale di solidarietà e di vicinanza nei confronti della magistratura trapanese, palermitana e siciliana, che è particolarmente esposta in questo momento. Anche mentre stavamo parlando ci raggiungevano agenzie che ci danno conto del deposito delle intercettazioni complete fatte nei confronti di Riina nel carcere di Opera, in cui si ribadiscono con maggiore forza le intenzioni di procedere ad attentati.
  Sappiamo che la nostra Commissione non ha strumenti, se non quello di intervenire presso il Governo e le istituzioni competenti perché questa solidarietà si trasformi in misure di sicurezza reali, che vi consentano di continuare a fare il vostro prezioso lavoro.
  Io voglio anche rassicurare tutti loro che quanto ci è stato riferito questo pomeriggio, in maniera particolare ciò che riguarda la necessità di intervenire sul piano legislativo, troverà questa Commissione impegnata da subito per quanto riguarda il decreto cosiddetto svuota-carceri. Noi crediamo, infatti, che lo sconto di pena riservato ai mafiosi debba essere assolutamente modificato nel decreto che è in approvazione in questo momento alla Camera. In merito ci faremo carico di presentare emendamenti a firma di tutti i componenti della Commissione, come è successo per altri provvedimenti.
  Per quanto riguarda, invece, il reato di corruzione e anche altri reati spia, ma soprattutto quello di corruzione, sul quale l'Europa ci chiede interventi che ancora non facciamo e non abbiamo fatto, questa Commissione intende attribuire una particolare importanza al semestre europeo affinché l'Italia ponga l'attenzione del semestre che la vedrà come presidente al tema della lotta alla corruzione e ai poteri mafiosi.
  La prima richiesta che faremo in proposito al Governo, che sentiremo mercoledì sera, sarà proprio quella di metterci in ordine noi intanto, ossia di essere noi i primi a recepire nel nostro ordinamento le Pag. 8misure che da tempo l'Europa ci chiede. Questo per essere più forti poi, nel nostro semestre, nel chiedere alla comunità e a tutti gli altri Paesi di prendere esempio anche dalla nostra legislazione, la quale su altri piani, soprattutto quello della lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso, è particolarmente efficace, come ben sappiamo.
  Noi eravamo già convinti di alcuni aspetti, per esempio per quanto riguarda l'autoriciclaggio, il reato di corruzione e altri reati, ma dopo questo pomeriggio credo che ci metteremo al lavoro in proposito con maggiore convinzione. Magari vi disturberemo per chiedere eventuali suggerimenti, anche tecnici.
  Grazie. Tra non molto saremo presenti in Sicilia e troveremo il modo per continuare questo nostro incontro. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.35.