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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Martedì 21 gennaio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del presidente della commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento europeo, Sonia Alfano:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Alfano Sonia , presidente della commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento europeo ... 3 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Garavini Laura (PD)  ... 12 
Sarti Giulia (M5S)  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Alfano Sonia , presidente della commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento europeo ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento europeo, Sonia Alfano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della Commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento europeo, Sonia Alfano.
  L'audizione ha a oggetto le risultanze dell'attività della Commissione CRIM e le misure di contrasto alle mafie a livello europeo, con particolare riferimento alla situazione e al ruolo dell'Italia in vista dell'assunzione della presidenza di turno dell'Unione nel secondo semestre del 2014.
  Ricordo, inoltre, che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera. Avverto la nostra ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, potrà chiedere che i lavori della Commissione proseguano in seduta segreta.
  Cedo ora la parola alla Presidente Sonia Alfano, che ringrazio per la sua presenza.

  SONIA ALFANO, presidente della commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento europeo. Grazie a lei, presidente.
  Grazie per aver ritenuto di fondamentale importanza audire la sottoscritta in rappresentanza della Commissione CRIM, che, lo ricordo, è la prima Commissione che si è occupata di criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di danaro nella storia del Parlamento europeo. Faccio una brevissima carrellata dei fatti e degli eventi con cui siamo arrivati all'istituzione al Parlamento europeo della Commissione CRIM.
  Nell'ottobre del 2010 mi fu assegnata dal Presidente Aguilar della Commissione LIBE una relazione di iniziativa che avrebbe dovuto fare uno screening, un monitoraggio, della presenza di tutte le mafie all'interno dell'Unione europea negli Stati membri, che in quell'epoca erano 27.
  Esattamente un anno dopo ho proposto l'esito di quel monitoraggio. Il rapporto è andato in voto in plenaria il 25 ottobre del 2011 e ha avuto un consenso larghissimo: su 634 votanti 587 erano i «sì».
  I contenuti erano molto importanti. Tra i tanti c'era quello di istituire entro tre mesi, qualora la relazione avesse avuto esito di maggioranza, la Commissione sul crimine organizzato. In realtà, il mandato conferito dalla Conferenza dei presidenti al Parlamento europeo ha reputato opportuno inserire anche, oltre al crimine organizzato, corruzione e riciclaggio di danaro. Nel mese di aprile del 2012 siamo, Pag. 4quindi, arrivati alla composizione della CRIM, che conta 45 deputati. Io sono stata eletta dai colleghi.
  Siamo partiti immediatamente con le audizioni. Ci sono state più di 100 audizioni in 18 mesi. Voi sapete perfettamente che quello della CRIM è un mandato speciale, un mandato a termine, che si è concluso proprio con l'approvazione del testo unico, avvenuta in plenaria lo scorso 23 ottobre 2013.
  Il mandato, come vi dicevo, è ampio. Noi non abbiamo poteri di indagine, che ha, invece, questa Commissione. Il nostro compito era quello di audire e consultare tutti gli addetti ai lavori, tutti gli esperti, tutti i tecnici, per poter poi consegnare alla Commissione europea un testo unico di contrasto. Ci siamo, quindi, consultati e abbiamo deciso, come dicevo prima, di audire più di 100 esperti fra magistrati, forze dell'ordine, membri dell'autorità giudiziaria e dell'autorità investigativa. Abbiamo audito tecnici, giornalisti di inchiesta, rappresentanti di associazioni operanti nel mondo della società civile, tutti coloro i quali avrebbero potuto comunque darci un quadro della situazione abbastanza chiaro.
  Abbiamo anche chiesto alle strutture e agli organismi più importanti preposti al contrasto al crimine organizzato, ossia Europol, Interpol ed Eurojust, di assistere ai nostri lavori e di poterci confrontare tutte le volte che loro avessero dovuto reputare necessarie.
  La commissione ha anche fatto diverse missioni, due extra UE, in Serbia e Stati Uniti, e due UE, di cui una in Italia, esattamente nel periodo dal 29 al 31 ottobre 2012. In quell'occasione, oltre ad aver fatto tappa a Milano, aver audito tutti i magistrati delle varie direzioni distrettuali antimafia del Nord e aver ascoltato gli amministratori di Expo 2015 ed esponenti della società civile, abbiamo audito poi a Roma e a Palermo autorità giudiziaria e autorità investigativa.
  Di particolare importanza, lo sottolineo per la vostra attenzione, è l'esito della visita negli Stati Uniti, che si è tenuta lo scorso anno tra la fine di aprile e i primi di maggio. In quell'occasione noi abbiamo avuto la possibilità di interloquire con i responsabili delle varie unità competenti dell'FBI, dell'ICE e della DEA. Soprattutto abbiamo parlato e abbiamo avuto uno scambio molto proficuo di opinioni con l'OFAC del Dipartimento del tesoro e con il viceministro della giustizia.
  Sottolineo quest'ultimo passaggio perché lo ritengo di fondamentale importanza anche per i vostri lavori, in considerazione del fatto che proprio dalle autorità statunitensi è giunto un suggerimento, una segnalazione, che riguarda l'istituto del sequestro, confisca dei beni e riutilizzo. Loro hanno, ovviamente, una normativa spalmata a livello territoriale e federale molto diversa da quella che ha l'Italia, ma abbiamo notato una serie di situazioni che potrebbero essere di fondamentale importanza.
  A questo proposito, signor presidente, qualora lei lo dovesse ritenere opportuno, io sono in grado di consegnarle qui in cartaceo e di inviarle via e-mail il law enforcement del Dipartimento del tesoro, che prevede proprio questo loro assetto particolare e che riguarda l'istituto del sequestro, della confisca e del riutilizzo dei beni. Noi l'abbiamo trovato, lo ripeto, di grande importanza anche in un'ottica di collaborazione con gli Stati Uniti.
  In Serbia, essendo la Serbia uno di quei Paesi che hanno fatto richiesta di ingresso all'interno degli Stati membri, ci siamo recati proprio perché abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione su alcuni elementi di fondamentale importanza. La Serbia viene considerata come porta d'ingresso futura di quelli che saranno i confini dell'Unione.
  Noi sapevamo perfettamente che saremmo andati a visitare un Paese nell'ambito del quale c’è un livello di corruzione altissimo, ma mai ci saremmo aspettati di trovarci di fronte alla situazione che realmente abbiamo poi potuto verificare: c’è un livello di corruzione diffuso tra le forze dell'ordine e anche in determinati settori che riguardano, per esempio, la magistratura.Pag. 5
  Abbiamo fatto presente che sicuramente questa è una situazione che va attenzionata, anche in prossimità dell'eventuale adesione della Serbia. Quello che ci ha fatto piacere e che la commissione CRIM ha potuto verificare è che il Governo, che in quel periodo si apprestava a insediarsi, aveva dato fino ad allora, e avrebbe dato anche nei mesi successivi, grande prova di voler cambiare tutta una serie di meccanismi, situazioni ed equilibri che avevano fatto della Serbia un Paese poco sicuro.
  Tornando ai lavori della CRIM, noi abbiamo fatto delle relazioni, con relatore il collega italiano Iacolino. Abbiamo svolto una serie di audizioni proprio perché volevamo capire il livello di difficoltà, posto che saremmo dovuti passare, e dovremo passare, attraverso l'armonizzazione di 27 – oggi 28 – sistemi giudiziari.
  Ci siamo trovati davanti a una situazione nella quale la percezione del crimine organizzato, della corruzione e del riciclaggio di denaro è completamente diversa da Stato a Stato. Statistiche richieste dal Parlamento europeo ci hanno consegnato un quadro abbastanza folkloristico rispetto all'idea della criminalità organizzata o delle mafie.
  Per esempio, la percezione massima che i cittadini inglesi hanno delle mafie e della criminalità organizzata è legata al furto delle biciclette. La percezione massima che i cittadini olandesi hanno rispetto allo stesso fenomeno è data dal furto delle auto. Loro sembravano essere assolutamente fuori da quello che, invece, è il raggio di azione delle mafie, della loro capacità di integrazione su tutti i territori europei e soprattutto della loro capacità di amalgamarsi con il tessuto sociale e di aggredire il tessuto economico.
  Per questo motivo abbiamo prima proceduto a sensibilizzare i colleghi degli altri Paesi e, quindi, abbiamo fatto una serie di audizioni di autorità giudiziaria e autorità investigativa di quegli stessi Paesi, che hanno, invece, una percezione diversa.
  Per farvi un esempio, la strage di Duisburg sembra non aver lasciato alcuna ripercussione dal punto di vista politico. La classe politica tedesca sembra averla già archiviato come un errore di percorso.
  L'autorità investigativa tedesca, invece, è stata audita da noi prima nella persona di Bernd Finger, capo della polizia di Berlino, e successivamente in quella del numero due del BKA. La loro percezione è completamente diversa. Bernd Finger, in audizione, ha chiesto alla Commissione CRIM di valutare tutte le strade percorribili per poter inserire all'interno di questo testo, per esempio, l'introduzione del reato di associazione mafiosa, il 416-bis, sollecitando l'introduzione di questo percorso. L'ha giustificato come impossibilità fino ad allora di poter lavorare e di potersi scambiare informazioni con i colleghi italiani.
  Occorre sottolineare un dato emerso all'unanimità rispetto a tutte le persone che noi abbiamo audito. Tutti i tecnici che noi abbiamo audito sono andati tutti in un'unica direzione: la realtà criminale, la forma di organizzazione criminale più diffusa, più ricca e più affidabile, e non solo, è la ’ndrangheta. Questo è un aspetto che è stato esaminato e ratificato in tal senso da tutti.
  Gli atti in nostro possesso, le segnalazioni che ci sono state consegnate da Europol, da Interpol e dalle varie autorità vanno anch'essi in quest'unica direzione: la ’ndrangheta è sicuramente la forma di mafia che ha più consenso a livello internazionale. Viene considerata la più ricca al mondo e la più affidabile. Addirittura i cartelli del narcotraffico colombiano e Los Zetas, i cartelli del narcotraffico messicano, danno la ’ndrangheta come l'unica realtà criminale in grado di potersi permettere lo scambio del carico di merce senza dover dare l'uomo in cambio nell'attesa del pagamento e del testare l'affidabilità e la purezza del carico. Questo accade soltanto con la ’ndrangheta.
  La ’ndrangheta in questi anni ha addirittura costretto a cambiare le rotte del traffico internazionale di cocaina, rotte che sono cambiate e sono state rese note negli ultimi mesi. Proprio a maggio, qui a Roma, c’è stato un convegno internazionale, al quale io ho partecipato in qualità Pag. 6di Parlamento, Commissione e Consiglio per l'Unione europea. Ci siamo trovati davanti all'apparente disarmo da parte di quei Paesi, i quali non sapevano assolutamente che i loro porti e aeroporti venivano utilizzati proprio perché era cambiato da poco questo nuovo orientamento.
  Anversa, Rotterdam, penisola iberica: non è soltanto più l'Italia a fare da appoggio alla realtà ’ndranghetista. I loro esponenti si sono spostati in altri contesti, che possono assicurare loro controlli molto più leggeri, molto più soft e soprattutto la capacità di potersi muovere in maniera assolutamente dinamica in quei territori, nei quali non esiste una forma di controllo molto capillare come quella italiana.
  Il mandato della nostra Commissione, come vi dicevo, si è concluso il 23 ottobre. In merito vorrei fornirvi una serie di riferimenti. Nel suo SOCTA, Serious and Organised Crime Threat Assessment, del 2013 Europol ci segnala la presenza di ben 3.600 organizzazioni criminali internazionali che operano all'interno dell'Unione europea su tutti i 27 Stati membri. Parlo di 27 perché al momento della consegna del SOCTA di Europol eravamo ancora 27. Non c'era la Croazia. Il 70 per cento di queste realtà criminali ha una composizione eterogenea, il 30 per cento ha, invece, una vocazione policriminale. Esse si avvantaggiano di zone grigie di collusione che fanno da collettore – scusate il termine – con i colletti bianchi.
  L'UNODC, United Nations Office on Drugs and Crime, ci ha segnalato come flussi finanziari generati dal traffico internazionale di droga hanno coinvolto diversi istituti bancari in diversi Paesi europei, essendo 25 miliardi di euro il profitto relativo alla tratta degli esseri umani. Sono dati al ribasso. Vi chiedo di considerare questo: tutte le cifre che io vi sto dando e che vi darò sono cifre che dobbiamo considerare al ribasso.
  I lavoratori forzati all'interno dell'Unione europea su 27 Stati membri sono 880.000, di cui 270.000 sono le vittime destinate allo sfruttamento sessuale. Di queste la stragrande maggioranza è di sesso femminile. Sono stime che noi dobbiamo considerare al ribasso proprio per il motivo che dicevo prima: non c’è un'omogenea percezione del crimine organizzato. Di conseguenza, le statistiche nei vari Paesi possono essere considerate in maniera assolutamente diversa.
  All'interno dei nostri Stati membri circolano 10 milioni di armi illegali. Considerate che il relatore speciale, il relatore delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti all'interno dell'Unione europea, ha definito non conformi al rispetto dei diritti fondamentali numerosi centri di detenzione gestiti da Frontex. Il cambio delle rotte del traffico internazionale della cocaina tocca, quindi, Mar Nero, penisola iberica e diversi porti e aeroporti del Nord Europa.
  Secondo la Banca mondiale, la corruzione rappresenta circa il 5 per cento del prodotto interno lordo mondiale. All'interno dell'Unione europea noi abbiamo 20 milioni di piccoli casi di corruzione nei settori pubblici dell'Unione. Considerate che il pacchetto anticorruzione che la commissaria Cecilia Malmström ha presentato circa due anni fa puntava l'attenzione sul ricavo, sull'utile della corruzione, a scapito dei cittadini. Il costo dell'Unione sui cittadini annui è di circa 120 miliardi di euro. La commissaria ha specificato che di questi 120 miliardi di euro all'anno ben 60, esattamente la metà, rappresentano il contributo che un solo singolo Stato membro porta. Quello Stato membro è l'Italia. Il costo in Italia della corruzione, secondo i dati della commissaria Malmström contenuti nel pacchetto anticorruzione, sono di 60 miliardi di euro.
  L'UNODC ci dice che i proventi dell'attività illecita mondiale ammontano al 3,6 per cento del prodotto interno lordo. I flussi di denaro riciclato ammontano, invece, al 2,7 per cento del prodotto interno lordo globale. La stessa Commissione ci dice che, in considerazione del fatto che quei 120 miliardi sono il costo della corruzione, ciò corrisponde all'1 per cento del prodotto interno lordo.Pag. 7
  È stato segnalato una legame sempre più forte fra organizzazioni criminali e gruppi terroristici. A proposito dell'utilizzo di Internet, l'8 per cento – stima straordinariamente al ribasso – degli utenti Internet all'interno dell'Unione europea sono stati vittime di furto di identità e il 12 per cento ha subìto una frode online.
  Quando, nel giugno scorso, è stata presentata dal commissario competente la situazione del bilancio dell'Unione europea, il commissario si è presentato in Aula dicendoci che provava un notevole imbarazzo nel rappresentare l'inizio di quei lavori. Ci ha rappresentato, infatti, che era stato riscontrato all'interno del bilancio dell'Unione europea un buco di mille miliardi di euro. Mille miliardi di euro in quel contesto significano 2.000 euro per ogni cittadino europeo.
  Questi mille miliardi di euro sono il frutto non soltanto dell'evasione fiscale, ma soprattutto dell'elusione fiscale, portata avanti in particolare dalle banche perché non esiste un regolamento unico all'interno dell'Unione europea. La direttiva sull'unione bancaria è ancora in corso d'opera. Per tale motivo il gettito IVA mancato nelle casse dell'Unione europea rispetto al 2011 e la violazione delle norme sono pari a 193 miliardi di euro.
  Giocano un ruolo molto forte i paradisi fiscali, perché porgono il fianco al riciclaggio di proventi illeciti. Il nostro obiettivo era quello di far capire che intanto era necessario assicurare un quadro legislativo e giuridico armonico in materia di crimine organizzato, corruzione e money laundering, ossia riciclaggio di denaro.
  Questi obiettivi – è una delle premesse che noi abbiamo messo nel nostro testo unico – non possono essere assolutamente perseguiti singolarmente dagli Stati membri. Gli Stati membri hanno bisogno di parlare tutti lo stesso linguaggio in materia di crimine organizzato, corruzione e riciclaggio di denaro, motivo per cui abbiamo cercato di mettere insieme tutti i suggerimenti che ci sono stati forniti dagli addetti ai lavori, dai tecnici, dall'autorità giudiziaria e dall'autorità investigativa e abbiamo deciso di inserire all'interno del testo unico, che, presidente, abbiamo inoltrato ieri alla vostra Commissione – ne ho una copia che simbolicamente consegnerò al termine dei lavori – e abbiamo voluto puntare l'attenzione sulla legislazione antimafia italiana.
  La legislazione antimafia italiana, per ovvi motivi, è la migliore al mondo e quella più all'avanguardia. Noi abbiamo cercato di apportarvi qualche piccola miglioria, qualche piccola modifica. Abbiamo anche dovuto mediare qualcosa con alcuni colleghi.
  Una delle questioni più importanti è che il nostro lavoro si è svolto tenendo in considerazione la protezione degli interessi finanziari dell'Unione europea, che rappresenta uno dei vincoli più importanti. Il vincolo successivo è l'assicurare uno spazio reale di sicurezza, giustizia, libertà e democrazia ai nostri cittadini europei.
  In questo testo voi troverete – io vado semplificando; non voglio elencarvi tutte le misure – per esempio, l'abolizione del segreto bancario. Si tratta di un aspetto che, più di ogni altro, in questi lunghi anni ha consentito un danno nei confronti dei cittadini europei. Noi abbiamo fatto in modo che tutte le aziende, tutti gli imprenditori condannati con sentenza definitiva per almeno cinque anni per reati di mafia, o per reati comunque gravi, come il terrorismo, venissero esclusi dalle gare d'appalto per almeno cinque anni.
  Abbiamo anche chiesto alla Commissione di presentare entro il 2014 una proposta di direttiva sulle tecniche investigative comuni: in 27 Paesi, ora 28. Ci sono 28 sensibilità giudiziarie diverse e 28 modi diversi di espletare le indagini, con Paesi che utilizzano le intercettazioni e altri che assolutamente non ne prevedono l'utilizzo perché lo considerano una violazione della privacy dei cittadini. Noi siamo, invece, riusciti a far capire che non si tratta assolutamente di nulla di tutto questo. Anzi, vogliamo solo ed esclusivamente garantire la sicurezza dei nostri cittadini.
  Passando all'introduzione del reato di 416-bis, il reato di associazione mafiosa, Pag. 8vorrei fare un piccolo passaggio e soffermarmi un attimo sull'introduzione del regime di carcere duro, il cosiddetto 41-bis. Non è stato semplice giungere all'inserimento di questo aspetto, perché diversi colleghi, Verdi e non solo, si sono immediatamente appellati alla violazione dei diritti dell'uomo. È stata interpellata anche l'Agenzia per i diritti umani, la quale, in un primo momento, si era espressa dicendo che non è possibile sottoporre a un regime carcerario pari a una tortura i detenuti.
  Abbiamo allora spiegato che, per assurdo, chi è in regime di carcere duro in Italia non vede i propri diritti violati. Forse vede più violati i suoi diritti fondamentali chi è detenuto in regime ordinario, per le condizioni che tutti noi sappiamo, per il sovraffollamento delle carceri e via elencando.
  Abbiamo anche cercato di far capire che l'esigenza primaria, l'esigenza fondamentale dell'istituzione di questo regime è data dal fatto di evitare che chi è detenuto a regime di 41-bis possa continuare a gestire il clan o comunque ad avere contatti con l'esterno e con altri affiliati. Su questo siamo stati supportati in maniera egregia, straordinaria, dai colleghi italiani presenti nella Commissione e anche dagli altri Gruppi politici.
  Abbiamo, inoltre, posto l'attenzione sulla necessità di implementare la cooperazione a livello degli Stati membri per quanto riguarda le squadre investigative comuni. Sottolineo che l'Italia in merito ancora non si è adeguata. Considero questo tema di particolare importanza per le forze dell'ordine italiane, perché solo la buona riuscita a livello investigativo e soprattutto uno scambio importantissimo di informazioni possono offrire la possibilità di arrivare nel più breve tempo possibile, con un abbattimento anche delle risorse economiche, e non solo, al conseguimento di un risultato eccezionale.
  Ci siamo soffermati anche sulla necessità di sostenere il giornalismo investigativo. Spesso e volentieri notizie di reato sono state fornite proprio dalle inchieste fatte da diversi giornalisti. A questo proposito, noi abbiamo cercato di porre anche una serie di tutele per i giornalisti d'inchiesta.
  Sottolineo con l'occasione, visto che questa è la sede più competente rispetto alla CRIM, che a noi sono state segnalate due vicende che abbiamo cercato di cristallizzare, ossia due perquisizioni che sono state eseguite nei confronti di due giornalisti italiani, Peppino Lo Bianco e Sandra Rizza, proprio qualche mese fa. Riteniamo questa una grande violazione. Peraltro, si tratta di giornalisti che si occupano di indagini di mafia.
  Abbiamo deciso di dedicare un capitolo a parte per i testimoni di giustizia, cercando anche di cristallizzare la differenza notevole tra informatori, collaboratori di giustizia e testimoni di giustizia. Anche fra gli addetti ai lavori c’è parecchia confusione.
  Abbiamo cercato di far capire, cioè, che i testimoni di giustizia sono figure totalmente estranee alla realtà criminale organizzata. Possono essere testimoni di un delitto o comunque di un'attività illecita e non avervi mai preso parte. Possono essere testimoni di un'attività e segnalarla immediatamente all'autorità giudiziaria e all'autorità investigativa, oppure imprenditori che ricevono tentativi di estorsione davanti ai quali non si piegano e, motu proprio, decidono di denunciare.
  Abbiamo deciso di porre alcune tutele nei confronti di questa categoria proprio perché spesso l'istituto normativo lascia un po’ a desiderare. È necessario porre una forma di tutela nei confronti non solo di questi soggetti, ma anche delle loro famiglie. Spesso queste persone sono costrette a cambiare identità, vengono portate in località protette e, quindi, la necessità è quella non soltanto di attuare la protezione fino a quel livello, ma anche e soprattutto di favorire una loro reintroduzione nel tessuto sociale ed economico.
  Gli altri aspetti che abbiamo voluto attenzionare riguardano, per esempio, la capacità investigativa su più livelli. In merito vorrei soffermarmi un attimo sulla capacità di Europol. Mi lego a Europol perché noi abbiamo destinato una grande Pag. 9attenzione all'istituto del sequestro, confisca e riutilizzo dei beni a fini sociali. Considerate che in Commissione LIBE, sicurezza, affari interni, libertà civile e immigrazione del Parlamento europeo, proprio a metà dicembre è stato licenziato il testo che riguarda la direttiva congelamento e confisca dei beni frutto di proventi illeciti.
  Noi abbiamo cercato di supportare anche dall'interno della CRIM e con i suoi lavori questa direttiva. La collega che se n’è occupata – io sono shadow in quel rapporto – la collega Macovei ha potuto godere dell'appoggio incondizionato dei lavori della CRIM.
  Oltre all'Italia altri due Stati membri hanno un buon impianto normativo che riguarda il sequestro e la confisca dei beni: uno è il Regno Unito, l'altro è l'Irlanda. Vi segnalo che l'Irlanda ha, stranamente, quest'ottimo impianto normativo perché qualche anno addietro, proprio in Irlanda, è stata uccisa, con un attentato terribile – l'obiettivo era veramente dimostrativo – una giornalista di origini italiane che scriveva sul crimine organizzato. A seguito di quell'attentato così eclatante e della morte di questa ragazza l'indignazione del popolo irlandese è stata talmente alta che la classe politica ha capito di poter avere dalla sua il consenso della cittadinanza. Ha varato, quindi, un testo veramente molto ambizioso, nei confronti del quale noi abbiamo lavorato benissimo.
  Non tutti, però, la pensano in questa maniera. Abbiamo incontrato una forma di resistenza da parte di alcuni Paesi che hanno la necessità di garantire innanzitutto il diritto degli imputati, il diritto della difesa e non il diritto delle vittime. C’è stato un braccio di ferro con alcuni Paesi in testa, la Germania e l'Austria. Sono Paesi che hanno la consapevolezza della provenienza dei loro soldi e della loro liquidità di denaro. Lo sanno perfettamente, ma preferiscono non mettere paletti legislativi in tal senso.
  Abbiamo inviato alla segreteria il testo della direttiva emendata a dicembre e che andrà in votazione alla fine di febbraio in plenaria a Strasburgo.
  Se io guardo la questione con gli occhi di un'italiana, ritengo che si sarebbe dovuto fare di più, in considerazione e in virtù della nostra legge. Se, invece, la guardo con gli occhi di chi non si è mai approcciato a queste realtà, dico che è un primo passo avanti.
  Noi avevamo chiesto di inserire, per esempio, la confisca in caso di morte e di malattia: confisca per equivalente, confisca in assenza di condanna penale e via elencando. Alcune proposte sono state accettate, altre no.
  Su altre questioni, proprio in fase di trilogo con Commissione, Consiglio e Parlamento, siamo arrivati a un punto che definire «ai ferri corti» è veramente poco e riduttivo. Il Consiglio, dopo aver fatto una ricognizione con tutti gli ambasciatori degli Stati membri, ha detto che su alcuni passaggi, su alcuni emendamenti, avremmo trovato la porta sbarrata. Non sarebbe cambiato assolutamente nulla.
  Io mi permetto di dare un piccolo suggerimento, presidente. Siamo adesso sotto semestre greco. Proprio la scorsa settimana il leader Samaras è venuto in Aula a Strasburgo e ha pronunciato parole importanti: ha detto che, se non ci fosse stata l'Unione europea, la Grecia sarebbe andata in default. Il prossimo semestre sarà il semestre italiano. Noi crediamo che non sia necessario dover aspettare due anni per l'applicazione di questa direttiva, che andrà al voto a febbraio. Siamo convinti che sotto il semestre italiano l'Italia, forte anche della sua esperienza, possa spingere tantissimo per l'applicazione immediata di questa direttiva.
  È una direttiva, lo ribadisco, di straordinaria importanza, perché significa non soltanto togliere i beni frutto di proventi illeciti, ma soprattutto disporne – in merito, secondo me, l'Italia deve e può giocare un'azione straordinaria, perché questa è una lacuna sul testo definitivo – il riutilizzo a fini sociali. Si tratta di dimostrare come l'Italia abbia saputo fare e abbia fatto bene in tal senso, grazie soprattutto all'attività delle varie associazioni sparse sui territori.Pag. 10
  Lego questo tema al mandato di Europol e apro un piccolo inciso. Mi viene segnalata da più parti e dallo stesso Europol la necessità, se fosse possibile, di avere un rapporto molto più forte con le autorità italiane, con le forze di polizia italiane. Questo perché le forze di polizia italiane sono perfettamente compenetrate, nel loro scambio di informazioni, con Interpol. Si è ancora un po’ claudicanti, invece, con Europol. Europol ha grandi potenzialità e, tra le altre cose, è un organismo che risponde al Parlamento europeo. Risponde, quindi, agli Stati membri.
  Europol ha creato una struttura che si chiama ECAB, Europol Criminal Assets Bureau. Questo ufficio ha un obiettivo primario, quello di fare da supporto alle indagini e a tutte le attività connesse agli Stati membri utili al tracciamento, al sequestro e alla confisca dei patrimoni illeciti accumulati dalle realtà criminali.
  Come si arriva a questo ? Tramite gli ARO, Asset Recovery Office, e la Rete CARIN. Gli Asset Recovery Office operano all'interno degli Stati membri. CARIN è la rete alla quale ci si appoggia al di fuori degli Stati membri.
  Devo anche sottolineare che Europol ha, a tal proposito, deciso di dedicare un progetto specifico a questa realtà. Si tratta di un progetto che si chiama SUSTRANS, Suspicious Transactions, e rappresenta un team che fornisce supporto alle indagini antiriciclaggio di tutti gli Stati membri tramite una squadra di analisti. Questi analisti sono in grado di analizzare tutti i flussi finanziari tracciando il movimento dei capitali illeciti tra le varie giurisdizioni, anche in diversi Stati, e ricostruendo in maniera capillare gli schemi societari che possono, o alla fine devono, essere ricollegati alle varie realtà criminali.
  Le risorse che io vi ho descritto e soprattutto il prodotto che Europol è in grado di fornire in questo momento agli Stati membri potrebbero essere messi a disposizione delle autorità e delle forze di polizia italiane, anche alla luce del fatto che proprio su richiesta della CRIM e del rapporto che reca la mia firma del 2011 il direttore di Europol Wainwright nel 2013 ha creato il progetto ITOC, Italian Organized Crime, un progetto di sostegno alle indagini contro le mafie italiane a livello transnazionale.
  Sarebbe di fondamentale importanza se anche l'Italia potesse far riferimento ai servizi e ai prodotti che Europol offre, anche alla luce di una serie di elementi che non rappresentano una novità. Per l'Italia rischiano di esserlo, per altri Stati membri e per le altre forze di polizia non lo sono. Mi riferisco al sistema SIENA.
  Il sistema SIENA è un sistema di scambio di informazioni utilizzato ormai da diversi anni, da diversi Stati membri e da diverse forze di polizia degli Stati membri. Consente, per esempio, a un gendarme francese di potersi collegare direttamente, per chiedere eventuali informazioni, al suo corrispondente del BKA.
  In Italia, invece, se un maresciallo dell'Arma dei carabinieri deve trasmettere all'esterno, deve prima scrivere al suo Comando provinciale. Il comando provinciale lo ribalta al comando generale e il comando generale, all'interno dei vari reparti, individua quello utile. Capite bene lo spreco di tempo e, nel frattempo – scusate il gioco di parole – la realtà criminale contro la quale il gendarme, o il maresciallo, ribaltando l'esempio nel nostro Paese, si battono non fa altro che proliferare approfittando di queste lacune.
  Con pochissimi accorgimenti tecnici questa estensione potrebbe essere realizzata anche in Italia, fino alle unità territoriali più piccole. I comandi generali dei carabinieri, la Guardia di finanza e le direzioni centrali sono i centri più impegnati sul fronte anticrimine. Mi riferisco a DIA, SCO e DCSA. Questa è un'iniziativa che potrebbe agevolare non poco lo scambio di informazioni e le indagini.
  Ci sono due ultimi aspetti sui quali mi soffermo, presidente, e che considero di grande importanza. Il primo è l'autoriciclaggio. Noi l'abbiamo inserito nel nostro testo unico. L'Italia, invece, non ha ancora riconosciuto questo reato. Sebbene la punibilità dell'autoriciclaggio non sia espressamente richiesta dalle convenzioni internazionali, Pag. 11noi abbiamo una serie di valutazioni che abbiamo fatto nostre e che abbiamo totalmente condiviso.
  L'OCSE, nel rapporto del 2011, ha evidenziato che una lacuna dal punto di vista normativo in Italia indebolisce la legislazione anticorruzione e non trova giustificazione alcuna nei princìpi generali del diritto. Il Fondo monetario internazionale, sempre nel suo rapporto sull'Italia del 2006, ne raccomandava l'introduzione anche alla luce delle esigenze investigative italiane, pur non essendo questa tra le 40 raccomandazioni del GAFI. Il GRECO ha, però, definito il fenomeno del riciclaggio, inclusivo dell'autoriciclaggio, una minaccia per le attività economiche e finanziarie.
  Noi abbiamo non solo abbiamo la necessità di una programmazione un po’ più ampia rispetto all'introduzione di quelle lacune, ma soprattutto sposiamo perfettamente quanto è stato riportato dall'OCSE, dall'FMI e dal GRECO. Siamo, inoltre, a conoscenza di un'audizione che è stata fatta presso questa Commissione dal generale Capolupo. Condividiamo le preoccupazioni e gli indirizzi espressi dal generale Capolupo.
  Detto questo, presidente, vengo al nostro obiettivo e alla direzione in cui andiamo ora. La Commissione europea ha il nostro testo, che è stato licenziato a stragrande maggioranza a ottobre. La Commissione tra poco verrà rinnovata e, quindi, anche sotto il semestre italiano si darà un primo input a quello che noi abbiamo consegnato. Potrebbe essere una battaglia per la presidenza italiana e per il semestre italiano quella di fare in modo che si dia immediatamente seguito a quanto approvato dal Parlamento europeo.
  Colleghi, questa è la prima volta che il Parlamento europeo si esprime in maniera ferrea e determinata su determinati presupposti. Sottolineo anche, per esempio, alcuni princìpi su cui c’è stata massima condivisione: incandidabilità e decadenza al Parlamento europeo per tutti coloro i quali abbiano riportato condanne con sentenza definitiva per gli stessi reati che valgono per le gare di appalto, cioè reati di mafia e reati gravi.
  Come vedete, abbiamo cercato di dare un'impronta decisa e di recuperare il tempo che avevamo perso in diversi decenni. Il tutto è ora nelle mani della nuova Commissione europea, quella che si insedierà da luglio in poi. Dopo qualche mese ci sarà l'elezione dei commissari. Noi confidiamo tantissimo nell'azione della presidenza italiana e del semestre italiano affinché importanti e strategiche iniziative possano essere attuate, quali il seguito al Testo unico antimafia e l'applicazione immediata della direttiva confisca.
  C’è un altro aspetto importante: a giugno il Consiglio europeo darà un'impronta definitiva alla rivisitazione della giustizia. Anche su questo aspetto, secondo me, l'Italia può giocare un ruolo molto importante. Può chiedere di non lasciare assetti generici, ma di entrare nel merito, di cristallizzare gli obiettivi e di calendarizzarli, proprio per cercare di dare una risposta immediata in tal senso.
  Ho cercato di essere il più breve possibile. Sono a disposizione per eventuali domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Oltre che per la sua presenza oggi credo che dobbiamo ringraziarla per il lavoro svolto in questi anni come presidente della CRIM e per i risultati raggiunti. Crediamo che la risoluzione approvata dal Parlamento europeo sia un passo significativo molto importante. C’è, soprattutto, la consapevolezza da parte del Parlamento europeo della questione della corruzione e della lotta alle mafie, che abbiamo visto resistere negli anni precedenti.
  Noi vorremmo che questo lavoro non fosse sprecato. Vorremmo che portasse dei risultati prima di tutto nel nostro Paese, perché alcune acquisizioni di quel rapporto non fanno parte del nostro ordinamento. C’è l'esempio dell'autoriciclaggio, ma ci parlavano ieri i magistrati di Trapani delle norme sulla corruzione e della prescrizione del reato di corruzione, così come dell'adeguamento del nostro Paese ad alcune direttive.
  Noi vorremmo che questo semestre fosse una straordinaria occasione, nella quale l'Italia innanzitutto si adegui alle Pag. 12normative europee, ma pretenda anche, nel semestre di presidenza, che il passo avanti che ha fatto il Parlamento europeo consenta alla Commissione, all'Unione e ai Paesi dell'Unione di adeguare i propri ordinamenti e di dotarsi degli strumenti necessari per combattere i poteri mafiosi. Pertanto, la ringraziamo.
  Prima di dare la parola ai commissari che vorranno fare le domande io volevo comunicare che ieri noi ci eravamo impegnati a presentare un emendamento per la soppressione dell'aumento dello sconto di pena per i mafiosi. La presidente della Commissione giustizia ha già presentato questo emendamento. Credo, quindi, che noi possiamo, come commissari dell'antimafia, almeno alla Camera, firmare l'emendamento, nella speranza che l'emendamento presentato dalla presidente della Commissione giustizia, dalla presidente della Commissione antimafia e dai commissari delle stesse Commissioni possa portare al risultato che ci sta a cuore.
  Non l'ho fatto all'inizio dei lavori, ma lo faccio adesso, perché ci hanno raggiunto i senatori e anche altri deputati. Io credo che, dopo la pubblicazione pressoché integrale delle intercettazioni di Riina e delle sue minacce, sia dovere di questa Commissione esprimere, ancora una volta, solidarietà a Di Matteo, a tutti i magistrati di Palermo e a tutti i magistrati che sono in prima fila a combattere la mafia. La lettura integrale di quelle intercettazioni è davvero inquietante e preoccupante.
  Noi abbiamo già fatto un lavoro importante su questo fronte, ma penso che dobbiamo, ancora una volta, nell'esprimere solidarietà, rinnovare al Governo, che peraltro sappiamo sensibile e sollecito, l'invito a mettere a disposizione tutti gli strumenti di sicurezza necessari per garantire l'incolumità dei magistrati e consentire loro di continuare a svolgere il proprio lavoro. Sono rimasta impressionata dalla lettura delle intercettazioni nella loro completezza, molto di più di quanto lo fossimo, credo, tutti, una volta venuti a conoscenza di alcuni dettagli. La lettura completa aumenta decisamente la preoccupazione.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VECCHIO. Anch'io voglio ringraziare la presidente Alfano, che è mia conterranea, per la chiarezza e la completezza dell'esposizione. La sua è la dimostrazione chiara di un lavoro continuo e proficuo fatto negli anni e, quindi, mi voglio complimentare.
  Ho due o tre curiosità da soddisfare. Per esempio, negli altri Paesi – Inghilterra e Olanda – la percezione della mafia, ma anche della criminalità nel suo genere, è molto bassa e si limita ai ladri di biciclette e di automobili. Negli altri Paesi non c’è una grande criminalità come c’è in Italia, o è molto ben camuffata, molto ben sotterrata e agisce per grandi cifre, per grandi numeri, senza apparenti manifestazioni nel territorio ?
  In Europa il giro d'affari della corruzione ammonta a 120 miliardi di euro. Il 50 per cento è in Italia, ossia 60 miliardi. Ho sentito un attimo prima dire, però, che, per esempio, nella Serbia, l'ultimo Paese visitato, o in altri Paesi che sono nel perimetro dell'Europa – ne abbiamo sentito parlare anche dalla stampa – la corruzione è endemica, molto diffusa e capillare. Forse ciò è dovuto al differenziale di PIL tra i Paesi ?
  Inoltre, dall'esposizione risulta chiaro che, se non c’è un'unione politica dell'Europa, se l'Europa non diventa un Paese, tutte queste contraddizioni si moltiplicheranno e continueranno a perpetrarsi. Pertanto, potremmo fare tutti i lavori che vogliamo, ma rimaniamo ognuno nel nostro guscio, senza possibilità di incidere più di tanto nel complesso delle azioni politiche dell'Europa.
  Grazie.

  LAURA GARAVINI. Non posso che fare mie le parole della Presidente Bindi nell'esprimere grande apprezzamento per il lavoro svolto e anche proprio per la capacità di portare nelle Istituzioni europee e, dunque, nel cuore del Parlamento europeo le tematiche relative alla necessità Pag. 13del contrasto alla criminalità organizzata, un contrasto che sia sempre più a livello internazionale.
  Davvero complimenti, innanzitutto, per essersi battuta anche in prima persona affinché questo si potesse realizzare, grazie all'appoggio di diversi gruppi, anche quello del Partito Democratico, e del lavoro poi svolto.
  Spesso e volentieri c’è anche un grande bisogno di informazione. In questo senso io mi sento di prendere un po’ le difese di esponenti istituzionali, per esempio, di altre realtà europee. Lei citava quella tedesca. È vero che c’è un po’ questa tendenza ad archiviare o a dare per assodate determinate questioni, ma è anche vero che spesso e volentieri, al di là di fenomeni occasionali, come può essere stato quello di Duisburg, questo è un fenomeno non conosciuto e, di conseguenza, non sufficientemente contrastato.
  A maggior ragione il lavoro portato avanti dalla CRIM risulta di particolare valore, proprio perché è riuscito a creare le condizioni affinché si possa agire anche in termini di sensibilizzazione, sia istituzionale, sia politica, per la massima armonizzazione possibile del contrasto alle criminalità organizzate, dal punto di vista sia legislativo, sia operativo. Proprio in questo senso anche alcuni elementi da lei individuati, o da lei portatici a sintesi del lavoro svolto, credo possano rappresentare un ottimo supporto per il lavoro che stiamo portando avanti noi.
  L'unico quesito è: lei crede che ci siano le condizioni, anche politiche, per riproporre una CRIM ? Non intendo una CRIM in quanto tale, dal momento che l'istituto legislativo dello stesso Parlamento europeo non ne prevede la possibilità. Crede, però, che ci sarebbe l'utilità ? Io credo proprio di sì. Se sì, in che modo realizzarla ? In che modo anche il semestre italiano di presidenza potrebbe, con un'azione di sensibilizzazione, portare avanti la richiesta che si continuasse nel tempo a tematizzare il problema a livello istituzionale ?
  Grazie.

  GIULIA SARTI. Mi associo anch'io ai ringraziamenti per la presenza e per quanto fatto finora in Europa dalla Presidente Sonia Alfano. Mi scuso anche per il ritardo, dato che, purtroppo, spesso gli impegni di Commissione sono concomitanti con alcune audizioni che facciamo qui in antimafia.
  Detto questo, io ho sempre seguito con piacere tutto il lavoro che è stato svolto in Europa. In realtà, ho qualche richiesta spassionata, forse più di opinione personale, approfittando del contributo che lei può dare a questa Commissione.
  Come Commissione antimafia, in vista proprio di questo semestre, noi ci stiamo già organizzando per lavorare con un Comitato che possa anche eventualmente fare proposte da portare in vista della presidenza del semestre europeo. Io vorrei chiedere proprio a lei, secondo la sua opinione, quali sono i temi più importanti su cui bisognerebbe concentrarsi.
  Spesso quello che si nota dai lavori che sono stati fatti in tutti questi anni dalle varie Commissioni che si sono succedute è che rimangono le relazioni agli atti – è importante, quindi, che ci siano queste relazioni – ma poi tutto si vanifica, in quanto non vengono presi provvedimenti concreti.
  Sono felice che in sede europea si sia votata e adottata per la prima volta questa risoluzione, ma, per fare in modo che le parole non rimangano solo parole, ma che si passi anche ai fatti, come potrebbero essere più incisivi i lavori delle Commissioni che si occupano di temi così importanti, come la lotta alla criminalità organizzata ? Vorrei cercare di capire su quali aspetti bisognerebbe concentrarsi maggiormente.
  Detto questo, rivolgo una richiesta alla presidente Bindi. Esiste un emendamento della presidente Ferranti al decreto n. 146 del 2013 a firma del Ministro Cancellieri, detto impropriamente «svuota-carceri», riguardante l'esclusione dei reati al 4-bis dell'ordinamento penitenziario dall'articolo 4 di quel decreto.
  Chiedo di valutare anche alcuni emendamenti, sempre all'articolo 4, presentati Pag. 14dal mio collega, onorevole Colletti, del MoVimento 5 Stelle. Noi sappiamo che molto spesso con questa liberazione anticipata, cosiddetta speciale, il pericolo non è soltanto che escano detenuti mafiosi. Già ne sono usciti cinque. Il problema è che ci sono anche molti detenuti condannati per reati connessi all'associazione mafiosa.
  Chiedo, quindi, un occhio particolare anche per questi emendamenti. Sarebbe stato molto più piacevole e positivo se a proporli non fosse stata soltanto la presidente della Commissione giustizia, ma anche la maggioranza. Questa, però, è una valutazione personale.
  Un'altra domanda per la presidente Sonia Alfano riguarda le intercettazioni e le minacce di Riina ai magistrati. Noi abbiamo avuto la possibilità di formarci un'opinione grazie all'audizione che abbiamo fatto in questa Commissione. Abbiamo sentito il capo del DAP, dottor Tamburino, il direttore del DIS, Massolo, e il direttore dell'AISI, Esposito. Presto faremo anche una missione in Sicilia.
  Le chiedo che idea si è fatta lei di tutto ciò che sta avvenendo. La solidarietà è importantissima, siamo tutti d'accordo. Quello che manca, però, come al solito, sono i segnali concreti. Le risposte che la politica sta dando in questo momento non dovrebbero fermarsi e limitarsi alla semplice solidarietà o ad alzare il livello di protezione, come già fatto e già detto dal Ministro dell'interno Alfano. Si dovrebbe spingere a fornire risposte concrete, secondo me. Chiedo, quindi, al Presidente Sonia Alfano se ritiene che questo Paese possa fare di più anche per dare un segnale chiaro ai magistrati che stanno combattendo in prima linea una battaglia tanto importante.
  Chiedo, infine, alla presidente – approfitto di questo momento – se possiamo già fare una richiesta per acquisire le intercettazioni depositate al processo sulla trattativa Stato-mafia. Chiedo, cioè, se si può richiedere di acquisire quelle intercettazioni in modo tale che siano di dominio anche di questa Commissione.
  Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, do la parola alla presidente Alfano per la replica. Per la mia parte, rispondo io in seguito. Prego.

  SONIA ALFANO, presidente della commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento europeo. Grazie, presidente.
  Onorevole Vecchio, per quanto riguarda la percezione della criminalità negli altri Paesi, il punto è che loro focalizzano l'attenzione sulla microcriminalità. Per esempio, le bande di motociclisti sono una realtà che noi in Italia, per fortuna, sconosciamo, nel senso che non registriamo questo apporto. Invece, negli altri Paesi, soprattutto del Nord Europa, è abbastanza diffusa.
  Ciò non significa che tali Paesi non abbiano le realtà criminali riconducibili alla ’ndrangheta, a cosa nostra, alla camorra e, marginalmente, anche alla sacra corona unita. Le posso garantire che gli affari economici e finanziari di questi assetti criminali hanno potuto proliferare grazie alla superficialità con la quale sono stati e vengono trattati dal punto di vista sia dell'informazione, sia dell'impatto materiale.
  Faccio un esempio. Giusto qualche anno fa la ’ndrangheta ha potuto pulire in pochissime ore – parliamo di circa tre ore – alla periferia di Bruxelles ben 30 milioni di euro, acquistando diverse attività commerciali in un intero quartiere. Questo è avvenuto sotto gli occhi della polizia criminale belga. Si tratta di transazioni fatte per 30 milioni di euro nell'arco di pochissime ore, non più di tre.
  I Nirta-Strangio sono stati arrestati in Olanda non perché il clima fosse preferibile. Sono stati arrestati in Olanda perché la loro rete di copertura rispetto a quelle latitanze e a quei contesti era favorevole. Gli Strangio sono gli ideatori e gli esecutori della strage di Duisburg.
  C’è, quindi, una sottovalutazione, purtroppo, che nel corso degli anni ha favorito l'espansione di queste realtà. Per esempio, quando noi abbiamo fatto il monitoraggio delle varie forme criminali Pag. 15presenti all'interno degli Stati europei, conoscevamo perfettamente la condizione di cosa nostra, della ’ndrangheta e della camorra, ma non avevamo alcuna contezza rispetto alle mafie cinesi e alle mafie africane, che sono tra le più sanguinarie, soprattutto la mafia nigeriana, che è dedita non soltanto allo sfruttamento della prostituzione, ma anche e soprattutto al traffico di organi.
  Sconoscevamo, inoltre, gli effetti della mafia russa all'interno dell'Unione europea. Oggi, invece, abbiamo contezza addirittura della direzione da cui sono entrati e di dove ordinariamente cercano di gestire i loro affari.
  La mafia russa, che gode di una straordinaria liquidità economica, è entrata nel tessuto economico europeo tramite l'Ungheria. Gli Stati Uniti se ne sono accorti immediatamente, motivo per cui da circa sei anni hanno una task force dell'FBI proprio a Budapest. È una task force che cerca quotidianamente non soltanto di svolgere un monitoraggio, ma soprattutto di contrastare e di sventare il proliferare e il radicamento degli interessi della mafia russa all'interno dell'Unione europea.
  C'era stata, dunque, una grande sottovalutazione. Non si trovava traccia di una forma forte di radicamento della mafia dell'area balcanica. Era stata sottovalutata da tutti. L'area balcanica, invece, non soltanto continua ad avere il dominio del traffico degli esseri umani, non soltanto continua a essere un punto di snodo di fondamentale importanza per questo tipo di traffici, ma addirittura – ed è una notizia molto recente fornitaci dagli analisti – a recentemente modificato il suo modo di smerciare la droga per evitare che i grandi corrieri possano essere intercettati.
  Il fatto che la percezione dei cittadini inglesi e tedeschi sia diversa è un problema. Le faccio un altro esempio. Noi, purtroppo, ci siamo scontrati spesso con una giustificazione che ci fa rendere conto di quanto il pensiero folkloristico rispetto al radicamento delle mafie in tutta Europa in realtà abbia fatto un danno enorme, forse ancora maggiore di quello fatto dalle stesse realtà criminali.
  Quando c’è una segnalazione, a fronte di una quasi totale emigrazione di un intero clan che si trasferisce in determinati contesti, che possono essere tedeschi o spagnoli – parliamo della Germania, poi subito dopo passerò alla Spagna – quando vengono segnalati questi movimenti, che sono movimenti sospetti e che subito dopo registrano una conferma, sentirsi dire dalle autorità tedesche «L'importante è che paghino le tasse» è disarmante. Significa che c’è una sottovalutazione intanto dello scambio di informazioni a livello investigativo e soprattutto dell'allarme giudiziario che viene lanciato anche dalle loro stesse strutture.
  Abbiamo rilevato questo anche, per esempio, in Spagna, quando abbiamo audito il direttore dell'amministrazione penitenziaria spagnola. In quel periodo noi stavamo focalizzando la nostra attenzione proprio sulla necessità di istituire un regime di carcere duro molto simile a quello italiano. La risposta che ci è stata data dal direttore dell'amministrazione penitenziaria spagnola è stata: «I nostri regimi carcerari sono normali, di standard europeo. Non abbiamo alcun bisogno di introdurre un regime diverso, come quello che vige in Italia, perché tanto le nostre carceri sono sicure».
  A quel punto, io ho esibito una serie di intercettazioni, nonché il risultato di un'attività coordinata dalle forze di polizia tra la Guardia Civil e la polizia italiana, con intercettazioni della Direzione investigativa antimafia. Essa aveva intercettato presso il penitenziario di Valdemoro, a Madrid, Santo Maesano, boss della ’ndrangheta, il quale continuava a impartire ordini dal carcere e a spiegare, beandosene, come fosse riuscito a corrompere gli agenti della polizia penitenziaria facendo introdurre in carcere cellulari di ultima generazione, moglie e figli che erano andati a fargli visita e suoi sodali.
  Maesano è stato intercettato addirittura in tre momenti strategici. Nel primo stava ordinando un omicidio nei confronti di Pag. 16una persona che non si era piegata alla sua volontà. Nel secondo era in flagranza di reato, cioè stava dando indicazioni su come eseguire un determinato traffico di sostanze stupefacenti. Nel terzo, che suona un po’ come una beffa, è stato intercettato mentre comunicava a un suo sottoposto: «Guarda che abbiamo saputo che la polizia ti sta addosso, quindi stai attento. Siccome vi arresteranno, perché l'operazione è grossa, avvicinati a Madrid. Se ti arrestano, ti portano qui e questo è un albergo a cinque stelle».
  Questo è il resoconto dell'intercettazione. Abbiamo fatto presente al direttore dell'amministrazione penitenziaria spagnola che forse qualche lacuna, qualche falla c'era.
  In Serbia c’è una corruzione endemica, ma non perché ci sia una differenza di prodotti interni lordi. In Serbia, per esempio, la situazione è molto diffusa perché è uno di quei Paesi che escono da un certo passato. Ricordiamoci cosa è successo in Serbia e in altri Paesi, come il Kosovo, dichiaratamente uno Stato criminale.
  La Serbia sta cercando adesso di spostare il suo asse, ma c’è stata una tendenza diffusa a più livelli. Per esempio, un poliziotto in Serbia guadagna circa 300 euro. Se sta su strada, guadagna 350 euro. Se il poliziotto deve elevare una multa a un concittadino, il concittadino conosce perfettamente la condizione nella quale versa il poliziotto. Vi sto citando dei numeri. Le cifre dello stipendio sono quelle. Se il poliziotto deve elevare una multa di 25 euro, il cittadino offre 15 euro al poliziotto, che preferisce intascare i soldi, non elevare la multa e chiudere la situazione lì.
  C’è una corruzione assolutamente diffusa a più livelli. Noi ci siamo trovati ad aver audito una ragazza che era stata aiutata da un'ONG e che era scappata da uno di quei centri di tortura nei quali vengono portate le ragazze dopo che vengono rapite. Era stata sfruttata all'inverosimile. Pensare alla prostituzione è veramente poco. Stiamo parlando di torture. Lei era riuscita a scappare e a rifugiarsi in una sorta di casa famiglia, che le ha dato assistenza.
  Questa ragazza si è convinta a denunciare i suoi aguzzini. Quando in Aula si è presentata per ribadire le accuse, nel collegio giudicante ha ritrovato uno dei suoi clienti e, quindi, si è spaventata. Le avevano, peraltro, fatto sapere che, se lei avesse confermato le minacce, la sorella, che avevano rapito, avrebbe fatto la stessa fine. È stato girato anche un film su questa vicenda. La ragazza ha, invece, deciso di andare avanti e di continuare a denunciare.
  Questo è il livello. È veramente una correzione diffusa a più livelli. Quello che più ci preoccupa è il fatto che la Serbia rischia di entrare a far parte dell'Unione europea e che non ha gli standard minimi per poter far parte dell'Unione. Ci ritroveremmo poi con una serie di problemi che sono gli stessi che stanno vivendo la Bulgaria, l'Ungheria e la Romania.
  Ricordiamoci che l'Ungheria ha cambiato circa due anni fa la sua Costituzione e che si tratta di una Costituzione assolutamente non conforme agli standard dell'Unione europea. Per tale motivo diverse volte anche in plenaria è stata minacciata l'applicazione dell'articolo 7 all'Ungheria.
  Passo alla collega Garavini. Della sottovalutazione degli altri Paesi ho appena parlato. Quanto alla riproposizione della CRIM, mi fa piacere che sia stata posta questa domanda. Tutti gli organismi con i quali la CRIM si è confrontata continuano a manifestarci il loro disappunto per la scadenza temporanea del ruolo della CRIM. Europol, Interpol, UNODC, Eurojust e stamattina anche il direttore Manservisi della Commissione europea ci dicono tutti che abbiamo bisogno nel prossimo Parlamento di un'altra CRIM, che sia una Commissione non temporanea, ma definitiva.
  Abbiamo bisogno di confrontarci. La LIBE, che è la Commissione madre della CRIM e che ha licenziato il testo sulla direttiva confisca, sapete quanti minuti – non sedute – ha dedicato alla trattazione degli argomenti dei beni confiscati e dei beni da confiscare, di come e in che modo farlo ? Vi ha dedicato, sì e no, un'ora e Pag. 17venticinque minuti, comprese le votazioni. La CRIM vi ha dedicato almeno otto sedute, proprio per poter scandagliare sotto ogni aspetto l'argomento beni confiscati e beni da confiscare.
  L'Italia può giocare un ruolo molto forte durante la sua presidenza, visto che, peraltro, l'Italia storicamente ha questa Commissione, nella quale oggi mi ospitate. L'Italia può, quindi, fare presente che è giusto che il Parlamento europeo abbia la Commissione sulle petizioni e la Commissione dei diritti delle donne, ma anche che non può non avere una Commissione che si occupa di corruzione, riciclaggio di denaro e crimine organizzato. Non può assolutamente non averla.
  Onorevole Sarti, l’input che l'Italia può dare, oltre alla CRIM, è quello di spingere affinché la direttiva confisca venga attuata immediatamente e affinché il Consiglio di giugno non dia soltanto indicazioni generiche, ma chieda che si passi ai fatti. Troppo spesso noi in Europa ci sentiamo dire che un dato articolo del Trattato di funzionamento dell'Unione non parla chiaramente e lascia un libero arbitrio in tal senso. Ci sono, quindi, alcune cose che possono essere fatte e altre nelle quali, invece, non ci si addentra nemmeno, perché manca proprio la base giuridica. Questa potrebbe essere una buona occasione per fissare la base giuridica.
  Mi permetto di segnalare che la Commissione CRIM, tra la fine di ottobre e i primi di novembre 2012, ha ratificato l'acquisizione del fascicolo processo trattativa. L'ha fatto proprio a seguito della visita della CRIM in Italia, dopo aver audito i magistrati di Palermo, e di una serie di domande piuttosto incalzanti dei colleghi, italiani ma soprattutto stranieri, che hanno ritenuto necessario e doveroso capire se ci sia stata una trattativa, a che livelli, e soprattutto come si sia svolta, chi l'abbia gestita e che cosa essa abbia comportato.
  Quanto alla mia valutazione personale, onorevole Sarti, proprio ieri, alla luce del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, io ho osservato – e lo ribadisco anche in questa sede; non è assolutamente una domanda provocatoria – che è impensabile porre il PM Di Matteo e gli altri PM che si stanno occupando della trattativa a circolare con un Lince. Sarebbe una sconfitta per lo Stato. Un magistrato che circola con un carro armato in pieno centro è un'enorme sconfitta per lo Stato.
  Noi dovremmo far veicolare, invece, un'idea diversa: chi ha sbagliato non solo paga, ma non deve esistere un indulto, uno svuota-carceri. Non può esistere perché rischia di passare un messaggio diverso, ossia che tutto alla fine si può aggiustare, che tutto alla fine può essere gestito. Io credo che questo Paese non se lo possa permettere proprio per la storia che c’è alla base di questa straordinaria legislazione antimafia, alla quale noi ci siamo ispirati.
  Io ho chiesto, quindi, e spero di avere qualche risposta dalle autorità competenti e dal Ministro Alfano, se il bomb jammer, che è stato testato – e che dovrà essere destinato alla sicurezza del PM Di Matteo – sia un bomb jammer di ultima generazione, se ce ne sono, invece, altri di ultima generazione e se, per caso, in Italia esistano alte personalità che godono – è un termine brutto, inappropriato – e che sono destinatarie dell'utilizzo di un bomb jammer di ultima generazione.
  Questo anche in virtù delle dichiarazioni che lo stesso Riina ha fatto. Sono sicura che voi avrete concentrato la vostra attenzione su ciò che Riina ha detto rispetto a Matteo Messina Denaro, che è molto particolare.
  Su questo aspetto vorrei fare un piccolo inciso. Io credo che in Sicilia troppo spesso rispetto alla lotta alla mafia e ai latitanti si ceda il passo alla convenienza. Personalmente, avrei preferito vedere l'ex capo della squadra mobile Linares a capo della squadra mobile di Palermo, o allo SCO di Palermo, e non alla DIA di Napoli, per quanto vi stia svolgendo un lavoro eccellente. Lui era, e credo che sia, una persona di straordinaria competenza, che ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca di quel latitante. Conosceva perfettamente tutte le persone che avrebbero potuto portarlo a quella cattura.Pag. 18
  Sapete molto meglio di me che su queste questioni è in corso una serie di diatribe. Sicuramente si tratta di elementi negativi che non hanno aiutato, ancora una volta, lo Stato nel compiere il suo dovere e nel portare avanti i suoi obiettivi.
  Proprio la scorsa settimana io ho parlato con il Procuratore Viola, ho visto il Presidente Grillo e stamattina ho parlato con la Presidente Saguto. Questi sono segnali precisi, che vanno tutti in un'unica direzione: cercare di destabilizzare lo Stato agli occhi dell'opinione pubblica innanzitutto, cercare di far capire che probabilmente quella trattativa, onorevole, non è mai finita. Forse la trattativa è in corso oggi più che mai.
  Quando Riina utilizza determinati toni – peraltro, io conosco perfettamente Riina, visto che quelle dichiarazioni le ha lanciate anche alla mia persona due anni fa, dicendo a me e a tutti voi colleghi: «A lei e a tutti i deputati vi farei fucilare», motivo per cui c’è stato un processo in tal senso – ci rendiamo conto dello spessore del personaggio. Lui ha la necessità di lanciare davanti al suo interlocutore quei messaggi e di affermare quello che lui era e che sente di continuare a essere.
  Sicuramente questo è un momento particolare. Io ho chiesto anche oggi che lo Stato non si limiti alla solidarietà, ma che dica e dimostri che non tollererà altre stragi, che i magistrati in questo Paese non si toccano e che in questo Paese si deve conoscere la verità, a qualsiasi livello.
  Noi abbiamo una Costituzione di straordinaria importanza. L'articolo 3 ci dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Noi dobbiamo fissare quell'aspetto e conoscere la verità a più livelli. Non possiamo portare a casa la solita verità che riguarda l'ala militare. Abbiamo bisogno di capire se questa trattativa c’è stata, così come sembra esserci stata, e a quali livelli lo Stato sia stato coinvolto, se si sia lasciato coinvolgere, o addirittura, se abbia agito.
  Questa è la mia personale opinione alla sua domanda. Auspico anch'io che la sicurezza nei confronti non soltanto del dottor Di Matteo, ma anche di tutti i magistrati impegnati in questa lotta sia garantita.
  Mi permetto, presidente, di segnalare anche la situazione nella quale versano i magistrati della procura e del tribunale di Trapani, ma anche quelli di Catania. Proprio questa mattina sono state eseguite 48 ordinanze di custodia per il clan dei Carateddi.
  Ci sono alcune procure che magari sono un po’ in ombra, il che non significa che non svolgano un'attività costante. Anzi, io credo che questo Stato debba innanzitutto capire se l'organico dei magistrati sia quello che necessita o se, invece, sia necessario fornire strumenti, e non la solidarietà che si limita ai comunicati o alle parole. Noi dobbiamo in tal senso, come legislatori, ed è quello che abbiamo cercato di fare in Europa col Testo unico, cercare di ascoltarli e soprattutto di fornire loro gli strumenti migliori per poter lottare.
  Questo testo è stato voluto, ma soprattutto al lavoro su di esso abbiamo visto persone come lo stesso Di Matteo, come il procuratore Scarpinato, come l'attuale procuratore nazionale antimafia Roberti, che ha dato un grande contributo ai lavori di questa Commissione. È il frutto di un lavoro condiviso a più livelli con l'autorità giudiziaria e con l'autorità investigativa, proprio nell'ottica di cui le dicevo prima, cioè quella di fornire un contributo tecnico all'autorità giudiziaria e all'autorità investigativa, che quotidianamente è esposta nei confronti della lotta al crimine organizzato.

  PRESIDENTE. Vorrei di nuovo ringraziare la presidente Alfano e rassicurare la commissaria Sarti che noi guarderemo anche gli altri emendamenti, naturalmente. Soprattutto dopo l'audizione di ieri, ma non solo, anche dopo aver ascoltato il procuratore nazionale antimafia, conosciamo benissimo l'importanza dei cosiddetti «reati spia». Ci è stato giustamente dimostrato ieri che in Italia questi sono più difficili da perseguire di quanto non lo siano tutti i reati strettamente Pag. 19ricollegati alla partecipazione e all'associazione mafiosa.
  Guarderemo, quindi, anche gli altri emendamenti. Se i commissari, anche degli altri Gruppi politici, li vorranno firmare, ci sarà tutto l'interesse a farlo. Io penso che un emendamento firmato dalla presidente della Commissione giustizia, alla quale si aggiungono i commissari della Commissione antimafia, possa avere qualche successo. Penso che sia assolutamente necessario che noi lo facciamo.
  Sicuramente chiederemo di acquisire le intercettazioni complete di Riina. Vorrei, però, rassicurare su un punto. Noi siamo una Commissione d'inchiesta, che non ha iniziativa legislativa. Le nostre relazioni, però, nella storia di questa Commissione, hanno dato impulso alla legislazione. L'impianto della nostra legislazione antimafia, in larga parte è nato dal lavoro di questa Commissione.
  È vero che, purtroppo, gli aspetti risolutivi sono sempre stati legati a momenti tragici, ma tutta la legislazione antimafia, dal reato di partecipazione all'associazione mafiosa, al 41-bis, sono nati in questa Commissione. Se noi ripercorriamo i nostri cinquant'anni, ci accorgiamo di aver avuto una funzione e credo che dovremmo in questo senso continuare.
  Tra l'altro, ci sono alcuni aspetti che noi dobbiamo ancora recepire. La risoluzione del Parlamento europeo è, però, un successo italiano, non solo perché la presidente è stata capace di mettere insieme 28 Paesi, ma anche perché ha potuto metterli insieme intorno alla legislazione italiana. Credo che questo sia il nostro successo. Non partiamo da zero, e vorrei che di questo noi fossimo consapevoli. Abbiamo ancora da fare molte cose, ma non partiamo da zero.
  Per quanto riguarda la sicurezza dei magistrati, abbiamo posto la questione esplicitamente al ministro dell'interno, quando l'abbiamo audito a Milano. Torneremo ad audirlo, perché ci sono molte cose da chiedergli, compreso lo spostamento di Linares.
  Alfano torna in Commissione il 3 febbraio. Lui ci ha assicurato che tutto ciò di cui dispone in questo momento lo Stato italiano è a disposizione di Di Matteo e di tutti i magistrati che, come lui, sono in prima linea. Io non so se lo Stato italiano sia dotato dei mezzi dell'ultima generazione tecnologica – mi auguro di sì – ma il massimo di cui disponiamo, in termini di misure per la sicurezza di personalità pubbliche o private che siano esposte a rischio, è a disposizione del procuratore Di Matteo – è stato lui stesso, giustamente, a rifiutarsi di andare in giro con un Lince -. Non abbiamo motivo per dubitare del contrario, anche perché ieri qui c'erano i magistrati di Trapani, che erano stati al Ministero dell'interno, prima di venire da noi. Ci hanno rassicurato sulla sensibilità e sull'attenzione che hanno incontrato ancora una volta.
  Da questo punto di vista, quindi, torneremo a chiederglielo. Tutte le volte che questa Commissione usa la parola «solidarietà», l'accompagna sempre a una richiesta esplicita al Governo di non far mancare la propria presenza. In questo senso mi auguro che nessuno sia venuto in questa Commissione a dire ciò che non è la verità.
  Sul resto abbiamo già svolto alcuni lavori. Come sanno i commissari, faremo una relazione sull'acquisizione degli elementi di conoscenza che questa Commissione ha già acquisito sul processo trattativa, per poi decidere come noi intendiamo rapportarci a una sede giudiziaria il lavoro della quale intendiamo rispettare.
  Ci vediamo domani sera con il segretario generale della Presidenza del Consiglio per prendere in esame il lavoro ivi predisposto. Grazie a tutti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.