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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Lunedì 3 febbraio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, Angelino Alfano:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 3 
Lumia Giuseppe  ... 13 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Sarti Giulia (M5S)  ... 16 
Lumia Giuseppe  ... 17 
Fava Claudio (SEL)  ... 18 
Garavini Laura (PD)  ... 18 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 19 
Ricchiuti Lucrezia  ... 20 
Capacchione Rosaria  ... 20 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 21 
Buemi Enrico  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 22 
Sarti Giulia (M5S)  ... 23 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 23 
Sarti Giulia (M5S)  ... 23 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
Lumia Giuseppe  ... 24 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 24 
Lumia Giuseppe  ... 24 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 24 
Ricchiuti Lucrezia  ... 25 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 26 
Ricchiuti Lucrezia  ... 26 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 26 
Bindi Rosy , Presidente ... 26

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 15.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, Angelino Alfano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, onorevole Angelino Alfano, svolta il 16 dicembre 2013 a Milano.
  La seduta odierna ha, altresì, a oggetto gli orientamenti e le priorità riguardo alle politiche e agli atti dell'Unione europea per la parte di competenza del Ministero dell'interno in vista del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, nonché la questione dell'eventuale proroga dello scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria.
  Ricordo, inoltre, che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera. Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto il resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, potrà chiedere che i lavori della Commissione proseguano in seduta segreta.
  Do la parola al Ministro Alfano, che ringrazio per la sua presenza.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signori commissari, svilupperò il mio intervento in due parti. La prima riguarda i quesiti posti nel corso dell'audizione tenuta a Milano il 16 dicembre. La seconda è relativa agli orientamenti e alle priorità nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata in vista del prossimo semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.
  Dopo poco più di un mese ritorno davanti a questa Commissione per completare la risposta ai quesiti posti nella seduta del 16 dicembre scorso per i quali mi ero impegnato ad acquisire più approfonditi elementi di riscontro. Risponderò, quindi, dapprima alle domande, raggruppandole per omogeneità di materia. Nella seconda parte, come vi dicevo, fornirò un abbozzo, sebbene piuttosto ragionato, delle priorità italiane per il semestre europeo.
  Il primo quesito riguarda la situazione relativa alla chiusura degli uffici della DIA di Malpensa ed era stato posto dal senatore Giarrusso. Giarrusso si è soffermato sull'attività preventiva della DIA chiedendo di conoscere le ragioni della chiusura dell'apposito ufficio della stessa direzione costituito presso Malpensa.
  La soppressione dell'ufficio DIA di Malpensa 2000 non è stata determinata da esigenze di contenimento delle spese, ma è il frutto di una ponderata valutazione delle migliori opportunità di impiego del personale a esso assegnato. Il presidio era stato, infatti, istituito nel 2000 allo specifico scopo di svolgere una mirata attività di intelligence in quello che sembrava avviato a diventare il principale hub italiano per traffico merci e passeggeri.Pag. 4
  In realtà, a causa sia del ridimensionamento del ruolo di Malpensa, sia della sopravvenuta disponibilità di più avanzati strumenti investigativi informatici che hanno consentito una forma più razionale e centralizzata delle attività svolte, l'apporto operativo si è sensibilmente ridotto, venendo di fatto a coincidere con quello ordinariamente garantito dalla polizia di frontiera.
  La chiusura di quella sede della DIA si inquadra, dunque, in un disegno che mira a valorizzare l'utilizzo investigativo delle risorse, consentendo di rafforzare ulteriormente il centro operativo DIA di Milano, chiamato oggi a dispiegare un importante sforzo nei controlli preventivi antimafia connessi all'Expo 2015. Difatti, la direttiva che ho adottato il 28 ottobre scorso, e alla quale annetto particolarissima importanza, assegna alla DIA e alle sue articolazioni periferiche, in primis quella di Milano, la funzione di baricentro informativo delle verifiche coordinate dal prefetto per prevenire le ingerenze criminali negli appalti relativi all'esposizione universale.
  Credo che proprio questa scelta sia la migliore e la più concreta dimostrazione della volontà del Governo di mantenere intatto il ruolo strategico della DIA nelle indagini preventive e giudiziarie per il contrasto della delinquenza mafiosa e dei fenomeni di riciclaggio.
  Il secondo quesito riguarda lo smaltimento illecito dei rifiuti e l'utilizzo delle cave al Nord da parte della criminalità organizzata. Mi era stato rivolto dai senatori Mirabelli e Ricchiuti, i quali hanno chiesto notizie in merito all'utilizzo da parte della criminalità organizzata anche al Nord di cave per discariche e rifiuti abusivi.
  Come è noto, il settore del cosiddetto ciclo dei rifiuti, con le connesse attività di bonifica e risanamento ambientale, risulta particolarmente sensibile alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali di tipo mafioso per il costante flusso di risorse economiche che assicura e per costituire un collaudato circuito di reinvestimento di capitali illeciti. L'azione svolta dalle forze di polizia ha evidenziato che il fenomeno del traffico dei rifiuti vede interessate, sebbene con diversità di ruoli, pressoché tutte le regioni italiane, anche quelle, come l'Umbria e il Molise, che prima si ritenevano immuni.
  Infatti, nella complessa ricostruzione delle rotte le regioni settentrionali appaiono come quelle di origine del traffico, ossia di produzione del rifiuto; quelle centrali sembrano interessate all'attività di appoggio logistico, di intermediazione e di falsificazione della documentazione di trasporto; quelle meridionali sono coinvolte dall'esito finale del processo, ossia dallo sversamento illegale del rifiuto.
  Va anche evidenziato che le indagini condotte in Lombardia e in Piemonte hanno focalizzato l'attenzione sullo specifico settore del movimento terra, ambito di tradizionale interesse della ’ndrangheta imprenditrice, che si avvale di un vero e proprio esercito di padroncini.
  Un discorso a parte meritano le cave e, più in generale, le attività estrattive rientranti nella filiera del cosiddetto ciclo del cemento, da sempre particolarmente redditizio per la criminalità organizzata, anche perché, una volta esaurita l'attività estrattiva di inerti per la preparazione di materiale edile, esse vengono talvolta impiegate per l'interramento illegale di rifiuti.
  L'illiceità delle condotte in questo particolare settore si lega spesso a episodi di corruzione connessi al rilascio di autorizzazioni o nullaosta per l'apertura e l'ampliamento di cave o miniere. Ai fini di prevenzione e contrasto in questo specifico settore la Direzione investigativa antimafia svolge nell'ambito delle attività coordinate dalle prefetture con il supporto dei gruppi interforze il monitoraggio di tali siti.
  In particolare, nel periodo che va da luglio 2012 a dicembre 2013 sono stati eseguiti 26 accessi a cave situate sull'intero territorio nazionale. Ulteriori controlli nello specifico settore vengono svolti dal Gruppo interforze centrale per l'Expo Milano 2015, il cosiddetto GICEX, che provvede alle verifiche antimafia presso i cantieri interessati all'evento.Pag. 5
  Il fenomeno dell'interramento illegale di rifiuti in cave abusive e in discariche non autorizzate è stato oggetto di un'intensa attività di contrasto investigativo svolta a largo raggio su tutto il territorio nazionale, a iniziare dalle aree del Nord, dove nel triennio 2011-2013 sono state condotte 28 operazioni di polizia giudiziaria.
  Riguardo alle iniziative di indagine che hanno interessato il Sud, voglio segnalare quella condotta dai carabinieri di Nola, che, sulla base degli accertamenti patrimoniali e societari esperiti dalla DIA di Napoli, ha consentito di evidenziare la saldatura tra gruppi camorristici e tessuto produttivo locale, colpendo il clan Fabbrocino, considerato egemone in quell'area.
  Nel corso delle investigazioni, che hanno portato all'arresto di 25 persone e al sequestro preventivo di 5 società del valore complessivo di 8 milioni di euro, è stato accertato che l'organizzazione indagata aveva utilizzato rifiuti speciali tossici per il riempimento e la realizzazione della superstrada di Vallo di Lauro.
  Riguardo all'emergenza della Terra dei fuochi vorrei sottolineare due aspetti degni di nota, che si correlano ai lavori parlamentari di conversione del decreto legge 10 dicembre 2013, n. 136, prossimo a essere licenziato dalle Camere.
  Il testo del Governo è stato arricchito da ulteriori disposizioni che intervengono sui controlli antimafia degli appalti di bonifica dei siti contaminati, prevedendo la costituzione presso la prefettura di Napoli di una sezione specializzata del Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere, nonché sul finanziamento degli interventi di risanamento ambientale, stabilendo che siano alimentati con risorse provenienti dalle confische di beni mafiosi eseguite nella regione Campania. È stato applicato, dunque, un tocco di federalismo nell'utilizzo delle risorse rivenienti dai sequestri.
  Il quesito n. 3 riguarda gli aggiornamenti delle white list in ragione dei cambiamenti societari e l'obbligatorietà dell'iscrizione, nonché l'estensione della disciplina alle opere di urbanizzazione. Me l'avevano posto l'onorevole Dorina Bianchi e la senatrice Ricchiuti. Specificamente, l'onorevole Bianchi ha sollevato il problema degli aggiornamenti delle white list e dell'obbligatorietà delle relative iscrizioni, mentre la senatrice Ricchiuti si è soffermata anche sulla necessità di utilizzare le white list per le opere di urbanizzazione.
  In relazione alle questioni sollevate voglio innanzitutto premettere che, proprio nella direzione di rendere il sistema delle certificazioni più celere ed efficiente, in modo da poter corrispondere alle più diverse esigenze senza gravosi oneri per le parti pubbliche e private interessate, lo scorso 22 gennaio ho siglato l'atto aggiuntivo al protocollo di legalità tra il Ministero dell'interno e Confindustria.
  Questo documento, insieme alle altre iniziative del Ministero dell'interno nel settore della prevenzione antimafia, come l'istituzione delle white list stesse e il rating di legalità, conferma il forte impegno dello Stato per la realizzazione di un sistema sociale ed economico sempre più caratterizzato dal rispetto dei princìpi di legalità e di leale concorrenza. Esso è, per di più, rafforzato da un dispiegarsi concreto del principio di sussidiarietà, che ha portato questo nostro ministero ad aprirsi alla collaborazione delle organizzazioni rappresentanti delle categorie, in una logica di sicurezza integrata il più possibile partecipata dalla società civile.
  Venendo ora incontro alle puntuali richieste di chiarimenti, preciso che, in base al quadro normativo vigente, le imprese iscritte nelle white list sono soggette a un regime che potremmo definire di trasparenza rafforzata. Infatti, a differenza di ogni altro operatore economico, quello iscritto nelle white list è tenuto a comunicare alla prefettura qualsiasi variazione societaria, e non solo quelle indicate espressamente nel Codice antimafia. Tale specifico obbligo, la cui violazione è sanzionata con la cancellazione dalle liste, consente alla prefettura di sviluppare un'immediata attività di controllo volta a prevenire l'eventualità che la criminalità organizzata, attraverso l'inserimento in Pag. 6imprese già ammesse negli elenchi, possa conseguire una specie di patente di accesso al sistema degli appalti pubblici.
  In effetti, è la complessiva governance delle white list a essere imperniata su verifiche dinamiche, in quanto caratterizzate da un rinnovamento ciclico dei controlli, in modo da intercettare tempestivamente i sintomi dell'ingerenza mafiosa. Tutto ciò in coerenza con la nuova disciplina della documentazione antimafia.
  In prospettiva non escludo che, come consentito dalla legge anticorruzione, l'iscrizione nelle liste possa essere aperta anche ad altri settori sensibili e che si possa arrivare, ove vengano superati i dubbi di compatibilità con l'ordinamento comunitario, a un regime di obbligatorietà dell'iscrizione.
  Nella linea evolutiva che ho appena tratteggiato potrebbe certamente essere considerata anche l'attività connessa alle opere di urbanizzazione alle quali fa cenno la senatrice Ricchiuti. In effetti, ci troviamo di fronte a una serie di interventi che vengono eseguiti dai privati in sostanziale supplenza della pubblica amministrazione per la realizzazione di infrastrutture di rilevante interesse pubblico. Non sarebbe ultronea, dunque, una verifica delle imprese anche sotto il profilo dell'antimafia, allo scopo di evitare zone franche nel contrasto alla penetrazione mafiosa.
  Sulla questione, che presenta alcuni complessi aspetti giuridici, non ultimo quello rappresentato dal fatto che le opere di urbanizzazione sotto soglia siano realizzate senza osservanza delle norme di evidenza pubblica, verrà presto fornito un indirizzo univoco dal mio dicastero, che non escludo affatto possa andare nella direzione auspicata dalla senatrice Ricchiuti.
  Il successivo quesito riguarda l'acquisizione di informazioni da parte dei detenuti sottoposti al regime del 41-bis anche in riferimento ai protocolli attualmente in vigore. Alcuni quesiti sono stati posti dai senatori Di Maggio e Mirabelli e dall'onorevole Sarti in relazione ai detenuti sottoposti al regime detentivo speciale del 41-bis, con particolare riferimento alle modalità di acquisizione di informazioni da parte degli organi investigativi.
  Al riguardo desidero preliminarmente ricordare che la gestione dei detenuti in regime speciale è materia integralmente rimessa al Ministero della giustizia, che vi provvede per il tramite del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Sono certo che questi argomenti avranno trovato esaustiva trattazione nel corso dell'audizione della collega Cancellieri anche per la parte concernente l'asserita esistenza di protocolli di intesa che riguarderebbero l'accesso di appartenenti alle agenzie di intelligence nei reparti carcerari destinati ai detenuti in regime di 41-bis.
  In realtà, agli organi di polizia, in funzione collaborativa con il DAP, spetta di individuare e monitorare il profilo criminale del soggetto nei cui confronti viene avviato o rinnovato l’iter del regime detentivo speciale. Il profilo criminale spetta alle forze di polizia. Al riguardo nel corso del 2013 sono stati elaborati dal solo Servizio centrale operativo della Polizia di Stato i profili di 322 detenuti appartenenti alla criminalità mafiosa siciliana (126), alla ’ndrangheta (42), alla camorra (126) e alla criminalità organizzata pugliese (28).
  Vorrei, infine, chiarire che è da distinguere l'ascolto inframurario, realizzato con attività tecniche di intercettazione ambientale, dall'effettuazione dei cosiddetti colloqui investigativi finalizzati ad acquisire informazioni da soggetti detenuti anche in regime carcerario speciale. Si tratta di un istituto previsto e disciplinato puntualmente dalla legge anche in relazione agli organi di polizia che ne sono abilitati in funzione del contrasto alle mafie e al terrorismo.
  Il quinto quesito concerne movimenti di protesta ed eventuali infiltrazioni mafiose ed esplosione di una bomba carta nei pressi delle sezioni PD-PSI e Camera del lavoro di Settimo Torinese. Le domande mi sono state poste dal senatore Buemi e dall'onorevole Di Lello.
  Ho già avuto modo di accennare, sia pure brevemente, ai possibili rapporti tra Pag. 7la criminalità organizzata e i movimenti di protesta che negli ultimi anni hanno acquisito maggiore visibilità. Alla luce di una specifica richiesta del collega Buemi ribadisco che non emergono allo stato infiltrazioni di tipo mafioso nell'ambito delle proteste indette dai movimenti che si oppongono all'alta velocità ferroviaria – mi riferisco, in particolare, ai No TAV – nonché ad altre opere pubbliche alle quali vengono attribuite conseguenze sotto il profilo ambientale, come, per esempio, il sistema di comunicazione satellitare della Marina militare statunitense MUOS di Niscemi. Voglio ribadire «allo stato».
  Quanto all'episodio intimidatorio di Settimo Torinese avvenuto a danno delle sedi del PD-PSI e CGIL cui faceva riferimento il senatore Buemi, sono ancora in corso indagini da parte della DIGOS di Torino ed è, dunque, prematura qualsiasi valutazione di merito.
  Anche le vertenze avviate dai lavoratori delle società miste o partecipate di Napoli e Palermo – con questo rispondo all'onorevole Di Lello – non hanno evidenziato condizionamenti da parte delle organizzazioni criminali. Non nascondo, tuttavia, e tengo a ribadirlo, le preoccupazioni che a volte si addensano sugli episodi di protesta violenta che hanno visto protagonisti, sia Napoli che a Palermo, appartenenti alle cooperative di ex detenuti ed ex disoccupati. È stata, infatti, registrata la presenza tra le file dei protestatari di soggetti legati da vincoli di parentela a esponenti di famiglie affiliate a organizzazioni criminali di stampo mafioso. Si tratta naturalmente di fenomeni che sono sotto stretto controllo e sui quali vi è una constante attenzione.
  Il sesto quesito riguarda le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività di gestione del gioco d'azzardo legale e nello sport. Il senatore Buemi e l'onorevole D'Uva hanno richiamato l'attenzione sulle infiltrazioni mafiose nel gioco d'azzardo legale e nello sport.
  La crescita esponenziale del fatturato economico riconducibile al settore dei giochi e delle scommesse registrata negli ultimi anni ha contribuito ad amplificare gli interessi della criminalità organizzata per la gestione in forma imprenditoriale del circuito legale dei giochi e delle scommesse.
  Desidero premettere che l'attenzione verso questo comparto è da tempo particolarmente elevata ed è rivolta a tutelare, attraverso una capillare opera di prevenzione, i soggetti più deboli o influenzabili contro il rischio del gioco compulsivo e ogni forma di dipendenza. In questo quadro colgo l'occasione per ricordare l'attività del Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori operante presso l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, come anche nei nuclei specializzati costituiti presso le squadre mobili delle questure.
  In considerazione della rilevata appetibilità economica del settore anche le organizzazioni mafiose vi hanno indirizzato i loro interessi, specificamente per le opportunità di riciclaggio, operando con modalità che variano a seconda del contesto sociale ed economico di riferimento.
  Più nel dettaglio, cosa nostra sta portando avanti da tempo il progetto di assumere il controllo di sale bingo, punti SNAI e altri esercizi del settore allo scopo di costituire un efficiente canale di reimpiego di capitali illeciti, oltre a uno strategico strumento di influenza del territorio, attraverso la possibilità di gestire numerosi posti di lavoro da assegnare a persone vicine al sodalizio. Il controllo di tale attività avviene attraverso la gestione diretta delle sale, talvolta fornite di apparecchi da gioco manomessi, ovvero attraverso l'imposizione delle stesse macchine da gioco agli esercenti di attività commerciali.
  La ’ndrangheta è riuscita nel tempo a creare strutture operative anche al di fuori della propria area di origine. In Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna è stata accertata la gestione del gioco d'azzardo da parte di elementi riconducibili a varie famiglie ’ndranghetiste.
  Anche la camorra è storicamente interessata a questo settore. Le numerose attività investigative hanno accertato la Pag. 8sua capacità di trarre profitto dalla gestione illecita delle bische e delle scommesse clandestine. Ad averne tratto particolare vantaggio è il clan dei casalesi, che, tramite una radicata rete di fiancheggiatori e il ricorso alla violenza o alla corruzione, è riuscito a gestire il gioco d'azzardo e le scommesse in varie località del Paese in Lazio, Emilia-Romagna e Lombardia, nonché al di fuori dei confini nazionali, per esempio in Romania.
  Non manca in questo quadro la presenza della criminalità organizzata pugliese, che, servendosi del controllo delle sale giochi, ha finito per acquisire posizioni di rilievo anche nelle connesse attività usurarie. Esiti investigativi anche recenti hanno portato alla luce manifestazioni di interesse della criminalità organizzata alla manipolazione dei risultati di manifestazioni sportive.
  Voglio ricordare a questo proposito che appena lo scorso 22 gennaio, nell'ambito di un'attività di indagine più ampia, sono state indagate alcune persone, tra cui un ex calciatore professionista, per il reato di frode sportiva con l'aggravante della finalità mafiosa. Ricorderete che l'indagine di cui parlo ha portato al sequestro di immobili per 250 milioni di euro e all'arresto di 90 persone legate al clan Contini. Si tratta di un fenomeno che, per la notorietà di alcuni atleti coinvolti nelle inchieste giudiziarie più importanti, ha avuto un fortissimo impatto sull'opinione pubblica, giustamente preoccupata per la regolarità e la trasparenza dei campionati professionistici italiani. Gli aspetti criminali che colpiscono sono rappresentati dal simultaneo coinvolgimento di professionisti e di sodalizi stranieri e dalle stesse modalità transnazionali che hanno connotato il giro delle scommesse. In questi casi è stato contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode in occasione di competizioni sportive, aggravata dalla circostanza della transnazionalità.
  Il nostro Paese non è impreparato di fronte a questo nuovo modus operandi in cui trova oggi espressione un tradizionale interesse della criminalità organizzata. Il Dipartimento della pubblica sicurezza dispone fin dal 2011 di due specifiche articolazioni, l'Unità informativa scommesse sportive (UISS) e il Gruppo investigativo per le scommesse sportive (GISS). La prima, composta anche da esperti esterni, dialoga con gli organismi del mondo sportivo e predispone, elaborando le notizie ricevute, idonee strategie di prevenzione e di contrasto anche interfacciandosi con le polizie straniere. La seconda unità, esclusivamente composta da investigatori, ha una connotazione spiccatamente operativa, provvedendo al raccordo delle attività di contrasto dei tentativi di infiltrazione e di ingerenza criminale nel settore.
  È necessario, tuttavia, che lo sforzo organizzativo si accompagni a un intervento sul quadro normativo – lo dico per quanto di vostro specifico e, credo, anche precipuo interesse – che attualmente prevede pene, a mio avviso, troppo modeste nei confronti di chi manipola o altera i risultati delle competizioni sportive.
  In questa direzione vorrei confrontarmi con questa Commissione e con il Ministero della giustizia per l'avvio di un mirato inasprimento sanzionatorio che, oltre ad affinare le potenzialità dell'azione di contrasto, svolga una più efficace azione di deterrenza contro un fenomeno che anche le procure più impegnate su questo fronte segnalano in espansione.
  Desidero, infine, segnalare che, in un quadro di positiva collaborazione con gli organismi di governo del mondo dello sport, ho svolto una serie di incontri con i vertici delle leghe e dei principali club sportivi al fine di sviluppare, anche qui insieme, modelli di compartecipazione dell'apparato statuale con esponenti della società e del mondo delle associazioni di categoria per contribuire insieme al contrasto dei fenomeni criminali.
  Il settimo quesito concerne il trasferimento del dottor Linares e la cooperazione delle forze di polizia a livello internazionale. Me l'avevano posto l'onorevole Claudio Fava, l'onorevole Sarti e il senatore Mirabelli.
  L'onorevole Fava mi chiedeva di conoscere le ragioni per le quali sia stato Pag. 9disposto il trasferimento del dottor Giuseppe Linares dalla questura di Trapani alla Direzione investigativa antimafia di Napoli, ritenendo che non vengano salvaguardate le competenze acquisite dai dirigenti di polizia nella lotta alla mafia.
  Al riguardo ricordo innanzitutto che il dottor Linares è primo dirigente della Polizia di Stato dal 1o gennaio 2010 e che dal gennaio del 2011 ha ricoperto l'incarico di dirigente della divisione anticrimine della questura di Trapani. Precedentemente aveva anche diretto la squadra mobile di quella stessa sede, nella quale, peraltro, ha prestato servizio dal termine del corso di formazione professionale, ossia dal novembre del 1992.
  Il suo trasferimento è rientrato in un più generale e più ampio piano di avvicendamenti negli incarichi dirigenziali che hanno interessato 45 funzionari della Polizia di Stato. Ciò per garantire un'adeguata copertura delle articolazioni centrali e territoriali dell'amministrazione della pubblica sicurezza.
  Il delicato incarico di capo del centro della DIA di Napoli affidato al dottor Linares, oltre a essere di indiscusso ed elevato prestigio, è stato il risultato di un'attenta e ponderata valutazione da parte dell'amministrazione, tesa a valorizzare le doti professionali e le specifiche competenze maturate dal funzionario. L'articolazione investigativa cui è stato preposto, del resto, risulta di assoluta importanza strategica nel contrasto al fenomeno della criminalità organizzata, come diffusamente ha riferito nel corso della sua audizione proprio qui il capo della polizia.
  Per quanto riguarda la specificità della realtà siciliana, si è evitato di disperdere il patrimonio di esperienze e competenze investigative acquisite negli anni destinando alla squadra mobile della questura di Trapani già dal febbraio del 2011 un funzionario che per quasi quattordici anni è stato il principale collaboratore del dottor Linares e che, avendo condiviso con lui esperienze, risultati operativi e metodologie investigative, continuerà a garantire la professionalità ed efficacia dell'azione di polizia di cui quel territorio ha certamente bisogno.
  Il senatore Mirabelli ha richiamato l'attenzione sulle misure che consentono di intervenire a livello sovranazionale per contrastare le mafie, mentre l'onorevole Sarti ha chiesto notizie in merito al coordinamento tra i nostri reparti investigativi e quelli, in particolare, di Germania, Svizzera e Canada.
  Uno degli strumenti maggiormente rilevanti in materia di cooperazione internazionale di polizia è rappresentato dagli accordi bilaterali che si propongono di agevolare lo scambio di informazioni, rendere esecutivi i provvedimenti giudiziari e incentivare la formazione professionale, nonché di sviluppare una rete efficace di ufficiali di collegamento.
  Ho evocato l'onorevole Sarti, che immediatamente è comparsa. Stavo rispondendo alla domanda relativa ai reparti investigativi e a quelli di coordinamento con Germania, Svizzera e Canada.
  I più recenti accordi per il contrasto al crimine organizzato transnazionale prevedono, tra le varie forme di collaborazione, anche attività volte ad avviare iniziative per l'individuazione all'estero dei patrimoni di illecita provenienza e per la definizione di meccanismi per la successiva applicazione delle misure previste dai rispettivi ordinamenti nazionali.
  Un impulso decisivo, come preciserò al termine di questo mio intervento, ritengo debba essere dato all'attuazione delle risoluzioni del Parlamento europeo che pongono in particolare evidenza la necessità di migliorare l'efficacia dell'azione di neutralizzazione dei patrimoni, vero punto di forza delle organizzazioni mafiose, in tutto il territorio dell'Unione.
  In questa direzione è stato istituito in Italia il 18 maggio del 2012 l'ufficio Asset Recovery Office (ARO), deputato al recupero dei beni e all'individuazione e localizzazione dei proventi di attività illecite ai fini del sequestro e della confisca. Tale iniziativa consente al nostro Paese una piena e paritaria partecipazione agli istituti di cooperazione di polizia giudiziaria Pag. 10in ambito Unione europea, tanto più necessaria in presenza della dimensione, ormai transnazionale, assunta dalla criminalità organizzata.
  Per quanto riguarda la collaborazione bilaterale con altri Paesi, ricordo che i rapporti tra le forze di polizia italiana e tedesca sono assicurati da un costante scambio di informazioni, da congiunte attività di analisi ai fini investigativi e da reciproca assistenza nell'esecuzione di rogatorie internazionali. Periodicamente si riunisce la task force italo-tedesca istituita presso il Dipartimento di pubblica sicurezza all'indomani della strage di Duisburg, allo scopo di analizzare i dati e le informazioni, anche di carattere patrimoniale, relativi alla presenza in Germania di soggetti riconducibili alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
  Ulteriori sviluppi nella cooperazione bilaterale, incrementata anche dall'apposita dichiarazione congiunta sottoscritta il 12 luglio del 2012, hanno portato all'intensificazione dello scambio informativo relativo alle possibili ramificazioni internazionali e all'individuazione dei supporti logistici dei latitanti di massima pericolosità.
  Come per la Germania, anche i rapporti di cooperazione di polizia con la Svizzera risultano recentemente rafforzati. Oltre all'attivazione di canali di collegamento con la rappresentanza diplomatica elvetica a Roma è operativo un gruppo di lavoro a cui partecipano incaricati delle forze di polizia dei due Stati finalizzato a rafforzare la collaborazione nella lotta alle organizzazioni criminali e nell'aggressione ai patrimoni illeciti.
  Specifici progetti prevedono lo scambio e l'analisi delle informazioni per la mappatura delle presenze nella Confederazione elvetica di nostri connazionali appartenenti a sodalizi di tipo mafioso, nonché per la localizzazione e l'aggressione in quel territorio dei patrimoni illecitamente acquisiti dalle cosche italiane.
  La collaborazione con le autorità canadesi, infine, è assicurata da un costante scambio di informazioni nello svolgimento di attività ai fini investigativi. I rapporti di collaborazione sono rafforzati anche dalla presenza di ufficiali di collegamento canadesi in Italia. A Ottawa è prossimo all'apertura l'ufficio dell'esperto della Direzione centrale per i servizi antidroga, mentre è già operativo l'ufficio dell'esperto finanziario della Guardia di finanza.
  Va evidenziato che tali meccanismi di cooperazione bilaterale sono stati anche utilizzati in maniera mirata alla localizzazione e cattura di soggetti ricercati con Romania e Albania. Ulteriori protocolli sono in corso di perfezionamento con Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito. Sono stati, inoltre, costituiti gruppi di lavoro congiunti per specifiche indagini concernenti manifestazioni delittuose di carattere transnazionale in vari ambiti sensibili, compreso quello degli illeciti sportivi.
  Voglio esprimere, infine, l'auspicio che il Parlamento proceda rapidamente – e in questo senso credo che questa Commissione possa svolgere un ruolo di impulso – all'approvazione delle leggi di ratifica di trattati di cooperazione bilaterale con alcuni Paesi frontalieri, finalizzati all'istituzione di pattuglie miste.
  Passiamo alle attuali criticità dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e alla tempistica per eventuali interventi correttivi. Riprendo l'argomento già affrontato nel corso della precedente audizione per rispondere a una specifica richiesta dell'onorevole Di Lello sulla tempistica relativa agli interventi necessari a eliminare le criticità dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie.
  Ho già sottolineato i rilevanti vantaggi che l'istituzione dell'Agenzia ha portato nell'aggressione alla ricchezza mafiosa e come le difficoltà che essa incontra non siano solo riconducibili al tema del suo potenziamento, ma siano legate anche alla necessità di ripensare alcuni meccanismi della gestione dei beni sequestrati e confiscati. L'audizione di oggi mi offre l'occasione per anticipare che il Governo non ha esitato ad affrontare questi nodi.
  Un capitolo centrale – anche qui faccio riferimento a un imminente protagonismo Pag. 11di questa Commissione; lo dico nella logica della leale collaborazione e interlocuzione – di un provvedimento che avrà a oggetto un rafforzamento delle misure antimafia e che sarà varato a breve è proprio dedicato a una profonda rivisitazione del tema dell'amministrazione dei beni appresi dalla criminalità organizzata. Le misure che stiamo prevedendo, che sono ancora in fase di elaborazione, rimodulano innanzitutto la governance dell'Agenzia, con il coinvolgimento di esponenti del mondo del volontariato e degli enti locali, con una maggiore attenzione verso le professionalità manageriali specializzate nella gestione dei finanziamenti comunitari e con una grande apertura nei confronti dei leader dei singoli specifici settori nei quali soprattutto le aziende hanno operato.
  Le novità maggiori riguardano la gestione sia delle imprese, per le quali si prevede una pluralità di forme di sostegno dirette a preservarne la capacità produttiva e i livelli occupazionali, sia dei beni immobili. Questi ultimi potranno, tra l'altro, essere assegnati dall'Agenzia direttamente a enti e associazioni, quando risulti evidente la loro utilizzazione per fini sociali.
  Desidero precisare che anche in questa riforma la vendita degli immobili ai privati continuerà a rimanere l’extrema ratio cui ricorrere quando si è rivelato impossibile ogni impiego per fini sociali e istituzionali. L'ampliamento prefigurato della platea dei possibili acquirenti in caso di vendita, che resta un'ipotesi residuale, risponde alla preoccupazione di evitare forme di proprietà pubblica improduttive. Restano comunque ferme le rigorose precauzioni già previste dal codice antimafia per evitare un ritorno del bene nelle mani della criminalità.
  Colgo l'occasione, onorevole presidente, per anticipare che il Governo, con questo progetto di riforma e di rafforzamento della normativa antimafia, intende fare proprio il suo auspicio che fosse agevolata la partecipazione dei familiari delle vittime a incontri e iniziative pubbliche sui temi della memoria storica e dell'impegno contro le mafie e il terrorismo.
  Il quesito numero nove concerne le attività di prevenzione e contrasto al riciclaggio di denaro e al racket, nonché alle attività illegali che possono interferire con il sistema bancario e l'intermediazione finanziaria. Il presidente Bindi e i senatori Di Maggio, Ricchiuti e Lumia hanno ripreso con vari argomenti, anche concernenti lo stato dell'informatizzazione, il tema connesso alle attività di prevenzione e contrasto al riciclaggio di denaro e al racket, nonché alle attività illegali che possono interferire con il sistema bancario e l'intermediazione finanziaria.
  Per la parte che riguarda l'interconnessione delle banche dati, tema sollevato dalla senatrice Ricchiuti, ritengo che occorra una seria e approfondita mappatura dei collegamenti tra pubbliche amministrazioni già realizzate e di quelle ancora da realizzare, in un'ottica implementativa di efficienza ed efficacia. Per parte mia posso affermare che avverto moltissimo la questione della digitalizzazione della pubblica amministrazione e che ritengo che tutti gli accertamenti vadano fatti senza addossare alcun onere documentale al privato, ma facendo sì che le pubbliche amministrazioni interloquiscano fra di loro e con le imprese in maniera esclusivamente telematica.
  Un passo in avanti sarà rappresentato dalla Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia, che lo scorso 30 gennaio ha superato anche il vaglio del Garante della privacy. Inoltre, sono in corso avanzati contatti tra il mio ministero e quello della giustizia per ampliare le possibilità di consultazione da parte di prefetture e questure dei servizi certificativi del casellario giudiziale, in maniera da accelerare la conclusione di procedimenti amministrativi di nostra competenza che richiedono il riscontro di requisiti soggettivi.
  Il presidente Bindi ha sollevato il tema dell'autoriciclaggio, in quanto da molte parti viene auspicata l'introduzione del nostro sistema penale di tale specifico delitto.
  Premesso che il Governo agirà in questa materia, voglio sottolineare come i Pag. 12sostenitori di questa soluzione ritengano che la nuova fattispecie, eliminando la clausola di non punibilità per l'autore del reato presupposto oggi prevista dall'articolo 648-bis del codice penale, possa risultare uno strumento utile per eliminare zone franche nel reimpiego dei capitali illeciti.
  Il fatto che l'Italia ritardi a incriminare l'autoriciclaggio viene considerato un fattore di debolezza del nostro sistema penale, in distonia rispetto agli altri Paesi che lo hanno, invece, già introdotto nei loro ordinamenti. Tuttavia, alla luce di una pacata riflessione, non può sfuggire come la punibilità dell'autoriciclaggio richieda di risolvere una serie di prospettazioni problematiche di ordine giuridico assai delicate.
  Vengono, infatti, paventati da altri studiosi dubbi di costituzionalità derivanti dalla possibile violazione del divieto di doppia incriminazione con riferimento alla condotta, quella successiva al reato base, oggi costituente, non a caso, post factum non punibile. Oltre al problema del ne bis in idem sostanziale vi è poi la considerazione che il delitto di autoriciclaggio potrebbe portare a ingiustificati aggravi sanzionatori, per i quali peraltro non sempre sussisterebbero cogenti esigenze di politica criminale.
  Sono al corrente del fatto che la questione dell'autoriciclaggio sia stata oggetto di un serio approfondimento nell'ambito sia della commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, alla quale ovviamente il Ministero dell'interno ha dato ampia e fattiva cooperazione e collaborazione, sia della commissione di studio istituita dal ministro guardasigilli e presieduta dal professor Giovanni Fiandaca.
  È evidente che l'introduzione di questa nuova fattispecie potrebbe avvenire quando i dubbi già affiorati, che addirittura affacciano l'ipotesi di incostituzionalità della norma, potranno essere sciolti, superando ogni perplessità. Mi attendo, vista l'autorevolezza degli studiosi che se ne sono occupati, che le proposte avanzate siano tali da superare le incertezze e che rappresentino una valida base per la riflessione parlamentare, considerato – voglio ribadirlo – che il Governo assumerà una specifica iniziativa al riguardo. Le cautele che ho posto di fronte a questa Commissione appartengono al confine della fattispecie, alla modulazione della fattispecie. Ribadisco comunque che il Governo ha già annunciato in Aula di intendere intraprendere un'iniziativa sull'autoriciclaggio.
  Il senatore Lumia auspica l'introduzione dell'obbligo di denuncia di richieste estorsive o, per meglio dire, la criminalizzazione della mancata denuncia, ritenendo che tale previsione possa significativamente incidere sulla lotta al fenomeno del racket.
  Sinceramente, ritengo che dare il proprio contributo all'affermazione della giustizia rappresenti un dovere civile e che proprio per questo lo Stato e le istituzioni siano tenuti a fare di più per sconfiggere il senso di solitudine e di abbandono in cui talora vengono a trovarsi le vittime di questi reati.
  La questione dell'obbligatorietà della denuncia, peraltro, è stata oggetto già di un parziale intervento del legislatore allorché, qualche anno fa, alla mancata denuncia di richieste estorsive da parte dell'imprenditore che ne fosse rimasto vittima venne collegato l'effetto dell'esclusione dalle procedure di gara dei pubblici appalti. Voglio ricordare che in quell'occasione fu sancita una sanzione interdittiva di carattere amministrativo e non penale e che la stessa sanzione, inoltre, viene a cadere se sia stato accertato lo stato di necessità.
  So bene come la punibilità del concusso, nella nuova fattispecie di concussione per induzione prevista dall'articolo 319-quater del codice, si muova su un analogo schema logico, che colpevolizza anche la vittima in ragione del suo comportamento collaborativo. Tuttavia, trovo che il delitto di estorsione, specie se commesso con modalità mafiose, mantenga, per la particolare carica di violenza che esprime e per il metus che incute nelle Pag. 13vittime, una sua specifica connotazione, non facilmente riconducibile a un ragionamento omologativo.
  Lo stesso senatore Lumia chiede che cosa io intenda fare per dare applicazione alla legge n. 310 del 1993, con la quale venne introdotto l'obbligo per i notai e per i segretari comunali di comunicare ai questori rispettivamente i trasferimenti di suoli e di pacchetti azionari o di quote di società di capitali, ovvero i trasferimenti delle licenze di esercizi commerciali.
  La legge n. 310 del 1993, in effetti, ebbe una vasta risonanza per le finalità antiriciclaggio che perseguiva, anche se ho dovuto constatare come abbia conosciuto un'applicazione inferiore rispetto alle attese. Credo che, prima di avviare ogni iniziativa rivitalizzante, occorra chiedersi se quella legge corrisponda tuttora all'impianto del sistema antiriciclaggio che il nostro Paese frattanto è venuto a darsi, anche sulla scorta delle raccomandazioni GAFI e delle direttive europee.
  Da questo punto di vista si scorgono elementi di obsolescenza nella nostra normativa, specie nella previsione che stabilisce che la comunicazione dei trasferimenti venga indirizzata ai questori e non, invece, agli organismi deputati a ricevere le segnalazioni di operazioni sospette, individuati oggi, secondo una logica di centralizzazione dei flussi informativi, nell'UIF e, per i successivi approfondimenti investigativi, nella DIA e nel Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza.
  Il quesito numero dieci riguarda le infiltrazioni della criminalità organizzata negli enti locali e i provvedimenti nei confronti dei dipendenti del comune di Reggio Calabria. L'onorevole D'Uva, in relazione alla situazione del comune di Reggio Calabria, commissariato per infiltrazioni della criminalità organizzata, ha chiesto notizie in merito ai provvedimenti adottati nei confronti dei dirigenti e dei dipendenti dell'ente.
  Al riguardo voglio subito sottolineare che, sulla base dei poteri previsti dal Testo unico sull'ordinamento degli enti locali, ho disposto, su proposta del prefetto, la destinazione ad altro ufficio di un dipendente dell'ente nei cui confronti la relazione prefettizia propedeutica al provvedimento di scioglimento aveva evidenziato concreti, univoci e rilevanti collegamenti con la criminalità organizzata.
  Per quanto riguarda gli altri dipendenti menzionati nella relazione d'accesso nei cui confronti sono comunque emersi legami di parentela o frequentazioni con esponenti di clan locali, la Commissione straordinaria ha adottato un procedimento di mobilità interna, destinandoli ad altro ufficio. Cinque di loro sono stati sospesi dal servizio dalla commissione di disciplina. È stato, inoltre, riavviato il procedimento disciplinare nei confronti di un impiegato condannato con sentenza definitiva.
  Ricordo, inoltre, che la commissione straordinaria ha revocato una delibera della giunta comunale con cui era stata disposta l'immissione in ruolo, in violazione della normativa vigente, di un dirigente proveniente da un altro ente.
  Si è provveduto anche alla rotazione degli incarichi dirigenziali, grazie alla quale sette dirigenti sul nuovo in organico sono stati preposti a settori diversi da quelli ricoperti prima dello scioglimento dell'ente.
  Quanto alla possibilità di proroga della gestione commissariale, informo che è ancora in corso un'attenta e approfondita valutazione da parte degli organi dell'amministrazione centrale in merito alla documentazione trasmessa dalla Commissione straordinaria e dal prefetto di Reggio Calabria per verificare entro il termine prescritto, ossia il 19 febbraio prossimo, la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge.
  Quanto alla documentazione, io ho provveduto nello scorso weekend a farla arrivare qui alla Commissione. Voi sapete che giunge richiesta di proroga da parte della Commissione stessa. Comunque, l'ho già inviata alla presidente.

  GIUSEPPE LUMIA. Questa è la richiesta della Commissione, ma ancora non l'avete valutata.

Pag. 14

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Perché c’è la scadenza dei termini il 19. Noi ovviamente teniamo conto di quanto è stato richiesto dalla Commissione straordinaria e da quanto viene richiesto, mi pare di capire, anche da questa Commissione.
  Ho esaurito le risposte ai quesiti che mi erano stati formulati in sede di audizione il 16 dicembre. Spero di essere piuttosto sintetico nel riferirvi degli orientamenti e delle priorità nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata in vista del prossimo semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.
  Come già anticipato, sono state individuate alcune aree di particolare rilevanza e di priorità in vista del semestre europeo. Abbiamo individuato, più concretamente, due macroaree, cioè due ambiti tematici che si pongono entrambi in stretto rapporto con la piena realizzazione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
  Il primo ambito, che attiene alla mobilità e alla crescita economica, concepisce i temi della sicurezza in una prospettiva ampia, nella quale l'azione delle organizzazioni criminali tesa allo sfruttamento illegale dei processi di migrazione verso l'Europa viene vista come una delle più serie minacce alla sicurezza dei Paesi dell'Unione. Proprio in questo ambito si porrà, dunque, l'esigenza di affinare gli strumenti di contrasto dell'immigrazione irregolare alimentata dalle reti criminali transnazionali.
  L'altra macroarea individuata guarda alla necessità di intensificare gli sforzi contro i crescenti rischi di inquinamento delle economie legali approntando strategie integrate di azione specie nel campo delle nuove tecnologie informatiche, verso le quali si va rivelando un forte interesse criminale e che sappiano declinare insieme sicurezza e sviluppo.
  Quanto al primo asse tematico, la presidenza italiana, nell'intento di porre al centro del dibattito la questione migratoria, di capitale importanza per il futuro dell'Unione, intenderà promuovere azioni efficaci nella lotta alla tratta di esseri umani, nel rafforzamento dei controlli delle frontiere esterne, nell'armonizzazione delle misure di tutela dei minori non accompagnati e nello sviluppo, con i Paesi del Nord Africa, di politiche di partenariato volte a dare supporto a percorsi di mobilità sostenibile.
  In questo quadro andrà ribadita la centralità di Frontex, stimolando gli Stati membri a offrire la massima collaborazione alle attività dell'Agenzia nella cooperazione con i Paesi terzi, con l'obiettivo di contrastare sempre più efficacemente il traffico di migranti e le connesse forme di sfruttamento dell'immigrazione irregolare.
  Il quadro al quale faccio riferimento è stato recentemente irrobustito dall'approvazione del regolamento istitutivo del sistema EUROSUR con la sorveglianza delle frontiere, tema sul quale l'Italia ha posto particolare attenzione.
  Verrà dato, altresì, rilievo alla sicurezza delle vie di comunicazione, proteggendo le infrastrutture e intensificando i controlli sulle principali reti di collegamento, nell'intento, come si diceva, di dare piena ed effettiva attuazione ai princìpi di libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali.
  In merito all'altra macroarea appare ineludibile ancorare le iniziative della presidenza al quadro programmatico che emerge dalla risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 23 ottobre scorso sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro. Apprezzo il fatto che gli obiettivi di fondo individuati dal Parlamento europeo si ispirino all'esperienza italiana, per molti aspetti all'avanguardia nell'azione di contrasto alle mafie, soprattutto per ciò che riguarda l'esigenza di poter aggredire i patrimoni illeciti anche in assenza di condanna penale.
  La piena consapevolezza della dimensione transnazionale dei principali gruppi criminali organizzati rende necessario un approccio vasto e articolato in cui siano individuati settori strategici di intervento anche alla luce dei nuovi ambiti di interesse della criminalità. Mi riferisco, per esempio, alla necessità di promuovere azioni concrete di contrasto alla criminalità Pag. 15informatica, sempre più causa di danni economici e sociali per milioni di consumatori, rafforzando gli scambi di informazione tra forze di polizia, istituti di credito e altri organismi interessati.
  Al riguardo verrà sostenuta l'azione dell'Unione finalizzata a garantire la sicurezza e l'affidabilità delle reti informatiche, che, oltre a rappresentare ormai un indispensabile fattore di crescita economica, costituiscono anche un irrinunciabile strumento di sviluppo democratico. Un altro strategico ambito di intervento per il contrasto alla criminalità organizzata è rappresentato dalle misure di aggressione ai patrimoni illeciti.
  Ritengo, pertanto, indispensabile dare un forte impulso al dibattito sulla proposta di direttiva in materia di congelamento e confisca dei proventi della criminalità in Europa, con l'obiettivo di creare un quadro normativo omogeneo ed efficace e, con un pizzico di vanità nazionale, molto somigliante a quello che ha funzionato in Italia.
  Il carattere di imprenditorialità assunto dalle organizzazioni criminali, contraddistinto dalla propensione a inquinare l'economia legale, rende indispensabile proseguire l'impegno anche sul fronte del riciclaggio di denaro, per il quale è in itinere una nuova proposta di direttiva destinata a sostituire quella vigente.
  Appare sempre più urgente, inoltre, affrontare il tema della tracciabilità e del monitoraggio dei flussi finanziari, specie di quelli che si attivano in seguito alla concessione di finanziamenti pubblici o che riguardano appalti.
  È stata osservata a livello sia internazionale, sia europeo una marcata diversità di disciplina che richiede un particolare sforzo di armonizzazione del quadro regolatorio. In tale prospettiva la presidenza si propone di intervenire coerentemente sulla formazione delle direttive e degli atti di normazione dell'Unione in materia di contrasto alle frodi, di concessione di finanziamenti e di appalti pubblici.
  Parallelamente, andrà perseguito l'obiettivo di rafforzare sugli stessi profili tematici l'azione dei comitati, in special modo di quelli che operano nell'ambito del Consiglio, e degli altri fori di cooperazione operativa, al fine di favorire le più efficaci forme di sinergia anche con altri organismi internazionali. Cito, per esempio, il miglioramento dello scambio dei dati tra Europol e Interpol.
  Ulteriore impegno programmatico sarà costituito dalle attività di contrasto ai traffici di sostanze stupefacenti e al terrorismo. Sul piano della lotta alla diffusione delle droghe ribadisco la necessità di dare piena attuazione alla strategia dell'Unione europea in materia di droga e al conseguente Piano d'azione europeo sulle droghe per assicurare che le risorse investite in questo settore siano efficacemente utilizzate da parte sia degli Stati membri, sia delle istituzioni europee.
  Infine, una strategia globale di contrasto alle varie forme di criminalità organizzata in grado di incidere con la loro minaccia sulla sicurezza delle istituzioni europee e dei singoli Paesi membri non può certo tralasciare il tema della lotta al terrorismo. Essa deve concentrarsi sulle attività idonee ad anticipare e neutralizzare le minacce rafforzando l'approccio europeo nell'azione preventiva come formulata nella strategia antiterrorismo dell'Unione adottata nel novembre del 2005 e, al tempo stesso, incrementando gli aspetti connessi alla protezione delle infrastrutture critiche, essenziali per il funzionamento della società e dell'economia.
  Nell'auspicio di avere risposto ai quesiti posti, vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Molti dei commissari che hanno rivolto le domande a Milano sono presenti e, quindi, hanno potuto sentire direttamente le sue precisazioni e le sue risposte. Alcuni hanno chiesto di intervenire. Prima di dare la parola agli iscritti io volevo porre due questioni fondamentali.
  Una riguarda, in particolare, il semestre europeo. È di oggi una presa di posizione molto forte e molto decisa da parte della Commissione sulla necessità di introdurre anche nel nostro Paese una normativa più stringente sul tema della Pag. 16corruzione e del riciclaggio. Credo che questa sarà, a giudicare anche dalle parole che lei ha usato soprattutto sul tema del riciclaggio, una carta di presentazione importante che dovremo giocare nel nostro semestre di presidenza.
  Io credo che l'Italia possa essere molto esigente nei confronti del resto dell'Europa e penso che il nostro programma dovrebbe essere rappresentato dalla risoluzione che è stata approvata dal Parlamento europeo in materia, nella quale vi è il recepimento di molta della nostra normativa, ma anche un tentativo di spingere l'Europa e i singoli Paesi ad andare oltre.
  L'idea di questa Commissione è che l'Italia qualifichi e caratterizzi il semestre di presidenza italiana anche su questo tema. Ci sentiremmo di dire che esso dovrebbe rappresentare una delle priorità. Se ci vogliamo caratterizzare per il tema della crescita, io credo che il tema della legalità e della lotta alla corruzione e ai poteri criminali dovrebbe essere al primo posto, onde evitare che la stessa crescita sia drogata, come ben sappiamo, del resto, nel nostro Paese, da una circolazione impropria di denaro di cui dispongono le organizzazioni criminali.
  La seconda sottolineatura riguarda, invece, il tema dell'eventuale proroga della gestione commissariale del comune di Reggio Calabria. Lei ha giustamente fatto riferimento alla necessità di utilizzare i giorni che separano dalla presa di una decisione da parte della sua amministrazione per un approfondimento che parta dalla relazione che i commissari hanno fornito e dal parere espresso dall'allora prefetto di Reggio Calabria Piscitelli.
  Dagli atti di cui abbiamo preso visione – la ringraziamo per la tempestività con la quale ci sono stati offerti – e che sicuramente i commissari avranno occasione di approfondire, da questa prima lettura a noi sembra, o almeno a me personalmente sembra che ci siano elementi oggettivi che spingono verso la concessione della proroga che la stessa Commissione propone. Questo per la situazione grave di squilibrio finanziario che la stessa Corte dei conti ha voluto evidenziare, per la grave situazione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e anche per la collusione con le organizzazioni criminali che è stata rivelata anche nell'apparato del personale e nelle cosiddette partecipate di quel comune.
  Sappiamo bene che sarà lei a dover assumere la decisione, ma, se il parere di questa Commissione può avere una sua importanza, la lettura degli atti che noi abbiamo fatto ci porta a incoraggiare e a sostenere da parte sua un'accoglienza della richiesta che viene dalla commissione prefettizia, che gestisce questa fase così delicata.
  Questi sono due aspetti che mi sentivo di sottolineare.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIULIA SARTI. Ministro, la ringrazio per le risposte. Non ho particolari rilievi da fare. In realtà, mi premeva approfittare di questa occasione per avere alcune risposte da lei su un fatto piuttosto grave, che è proprio recente di questi giorni e a cui, secondo me, si dovranno fornire risposte, spero in questa sede, ma anche eventualmente in Parlamento.
  Il 22 gennaio c’è stato un maxi blitz in cui sono state arrestate 90 persone per cercare di attaccare e di sgominare il clan facente capo a Edoardo Contini. Sono stati arrestati anche i fratelli Righi e sono stati sequestrati bar e ristoranti, in totale 23 locali nel centro di Roma, che volevano ottenere la certificazione internazionale del marchio Pizza Ciro per produrre pizze surgelate a Shanghai. C'era un grosso giro di riciclaggio di denaro di dimensioni anche sovranazionali.
  Perché faccio riferimento a questi arresti ? Perché dall'ordinanza del GIP si evince chiaramente che i rapporti dei fratelli Righi erano molto importanti con un personaggio che risulta lavorare all'interno del Ministero dell'interno, Francesco Sperti.
  Le chiedo conto di Sperti perché, da quando questa denuncia è uscita sui giornali e si è capito quali sono i rapporti tra Pag. 17Sperti e i fratelli Righi – anche se siamo ancora in fase di indagini, ci sono comunque un'intercettazione e alcune notizie chiare – è scomparsa una pagina dal sito del ministero.
  Sperti è il capo ufficio staff. Dalla pagina dei servizi informatici automatizzati del sito del Ministero dell'interno risulta che uno dei suoi ruoli più importanti sia quello di attuare le direttive del Centro nazionale per l'informatica nelle pubbliche amministrazioni. Pertanto, noi abbiamo dentro il ministero una persona che ha rapporti con fratelli collegati al clan camorrista Contini. Nel momento in cui questa notizia è venuta fuori, dal sito del Ministero è sparita la pagina riguardante Sperti. È stata cancellata la notte successiva.
  Al di là di questo, noi facciamo della lotta alla criminalità organizzata un impegno preciso con questo Governo, emaniamo proprio in questi giorni un decreto sulla Terra dei fuochi e sull'Ilva, gridiamo allo scandalo e poi ci ritroviamo con un funzionario del ministero che chissà che cosa ha fatto in tutti questi anni. Non so da quanto lavori per il ministero.
  Vorrei capire se siete al corrente di questa situazione, quali provvedimenti intendete prendere e se ci può relazionare, dato che il problema non è solo il futuro, anche sul passato. Quest'uomo, se ha rapporti decennali con i fratelli Righi, cos'ha potuto fare a capo di servizi come questo all'interno del ministero ? Chi ha avvantaggiato, quali informazioni ha potuto tirare fuori ? Sono cose gravissime. Per tale ragione, come ho detto, approfitto della situazione perché vorrei delle risposte da parte sua il prima possibile.

  GIUSEPPE LUMIA. Grazie, presidente. Penso che potremmo continuare questa proficua collaborazione, come anche il Ministro sottolineava, intanto sulla sfida che abbiamo come Paese sul semestre europeo. Ho apprezzato le linee programmatiche. Penso che la sollecitazione che faceva il presidente sia quanto mai opportuna.
  Le chiedevo, Ministro, se fosse possibile avere l'ambizione di proporre una sorta di spazio antimafia europeo, cioè di fare in modo che ci sia da parte nostra una sollecitazione in sintonia con il lavoro del Parlamento europeo guidato, per quanto riguarda la Commissione antimafia europea, proprio da una parlamentare italiana, la quale ha fatto riferimento, come lei diceva con orgoglio, alla nostra migliore legislazione. Chiedo se sia possibile puntare a questo ambizioso traguardo.
  Vigna, quando era in vita, ci sollecitava sempre al pm europeo antimafia. Penso che questo tempo sia maturo. Naturalmente, noi, ministro, dobbiamo approcciare questo appuntamento chiarendo e risolvendo le due questioni principali, in particolare la costituzione delle squadre investigative comuni. Se non facciamo questo atto, saremo poco credibili nel chiedere tale ambizioso traguardo.
  Un'altra questione è quella a cui lei accennava prima, ossia l'autoriciclaggio. Io penso che le questioni di sistema possano essere risolte velocemente e che anche il nostro Paese possa avere questa fattispecie autonoma di reato in grado di colpire questa dimensione, la quale rispetto al reato base è spesso cento volte più devastante e pericolosa. È necessario, quindi, anche nella nostra normativa, con tutti gli adattamenti e gli interventi chirurgici del caso, utilizzarla.
  Inoltre, ministro, ritornando sulle nostre questioni nazionali, chiedo se ci può fornire un aggiornamento sulla vicenda Riina, quali sono le iniziative che ha preso nel frattempo, quali sono le valutazioni più aggiornate anche in sede di Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica e quali sono le strategie.
  Spesso, ministro, ci viene sottolineato ormai nel territorio il grave ritorno di boss di primo piano che hanno finito la pena. Io presenterò proprio un disegno di legge per aumentare le pene per reati di mafia. Fino a quando avremo pene che vanno da 8 a 12 o a 14 anni, rischiamo di non fare il salto di qualità. Per adesso abbiamo boss mafiosi che per fine pena sono fuori e che possono diventare la base con cui Pag. 18riorganizzare una strategia in grado di colpire i rappresentanti dello Stato. Chiedo, quindi, se ci fornisce una lettura aggiornata della minaccia di Riina nei confronti del magistrato Di Matteo e degli altri magistrati.
  Un'altra questione riguarda, a sua volta, una lettura strategica e aggiornata sulla cattura dei più pericolosi latitanti, con in testa Matteo Messina Denaro.
  Un'altra cosa che le chiedo, ministro, è una questione che grida vendetta agli occhi di Dio e riguarda il trattamento che ricevono i nostri testimoni di giustizia, diversi dai collaboratori di giustizia. Stanno venendo fuori dei casi incresciosi. Naturalmente, ministro, so bene che oggi le forze dell'ordine, con in testa il responsabile del servizio dei testimoni, fanno bene il loro dovere. Questo è da apprezzare, ma il sistema fa acqua da tutte le parti. Queste persone rischiano e non sono protette.
  Ministro, la prego di inviare una direttiva a tutte le prefetture perché testimoni che cambiano generalità non cessino di avere questa protezione, che rimane per legge anche quando essi fuoriescono dal programma di protezione.
  Volevo poi qualche aggiornamento, ministro, su una legge importante che abbiamo condiviso, di cui lei va orgoglioso e che abbiamo voluto in questi anni, che è quella del ricollocamento nella pubblica amministrazione dei testimoni e dei loro familiari, in modo tale che quel decreto legge viva. Volevo un aggiornamento su questa importante applicazione.
  Sui beni confiscati vorrei poi che lei facesse una verifica, accanto a quella riforma di sistema, che apprezzo e che sarebbe importante discutere qui in Commissione, che lei ci ha annunciato. Ministro, le chiedo di mettere mano velocemente a due questioni che ci sono state sollevate spesso in Commissione. Una riguarda il caso Despar, Grigoli e Matteo Messina Denaro. Chiedo se possiamo intervenire velocemente per evitare una catastrofe: si aggredisce Matteo Messina Denaro, ma poi, quando si sottopongono ad attività giudiziaria i beni, come il Despar, si vanno a fare licenziamenti.
  L'altro caso urgente, ministro, anche questo un vuoto che dura da anni, è il caso dei trasporti a Catania, il famoso caso Riela. A Catania sono ancora in giro egemoni gli Ercolano, mentre i Riela hanno beni confiscati e automezzi e personale distrutti. Sarebbe il caso, anche qui, di intervenire e di non trincerarsi sotto profili burocratici che ci fanno veramente perdere la credibilità necessaria che dobbiamo avere in questo campo.
  Grazie.

  CLAUDIO FAVA. A proposito della richiesta di una proroga per la permanenza dei commissari straordinari, faccio mia la sua sollecitazione su una decisione che possa essere il più possibile in sintonia con le preoccupazioni che questa Commissione ha espresso e che sono contenute anche nella richiesta di proroga avanzata dal prefetto.
  Grazie.

  LAURA GARAVINI. Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per la relazione che ci ha portato e per le risposte che ha fornito ai colleghi presenti alla missione di Milano.
  Vorrei fare mie le parole della Presidente Bindi su entrambe le questioni da lei segnalate, sia quella di un'opportuna proroga del commissariamento a Reggio Calabria, sia quella inerente il ruolo che può giocare l'Italia in prossimità del semestre di presidenza italiana proprio per l'atto di impulso che il nostro Paese potrebbe imprimere a livello internazionale, a livello europeo, nella predisposizione o nel recepimento di direttive in materia di contrasto alla criminalità organizzata.
  Proprio perché faccio mie le parole della presidente, devo dirle, Ministro, che mi preoccupa un po’ un accento riscontrato nel suo intervento, laddove mi è parso di intuire che in una delle macroaree da lei indicate si tenda a dare un'interpretazione del tipo: «criminalità organizzata uguale immigrazione clandestina». Forse ho intuito male od ho interpretato Pag. 19male le sue parole, ma credo che, se si dovesse andare in una direzione di questo tipo, rischieremmo di non cogliere in tutto una chiave di lettura, un'interpretazione estremamente proficua che il nostro Paese può offrire nella misura in cui metta tra le proprie priorità di indirizzo il contrasto alla criminalità organizzata.
  Mi auguro di avere frainteso il suo intento. Se, da un lato, è senz'altro importante che il nostro Paese prosegua nell'azione di impulso impressa dal nostro Presidente del Consiglio laddove ha posto l'attenzione dell'Europa alle questioni di una maggiore collaborazione e di una politica europea nella gestione dell'immigrazione anche in Europa, dall'altro lato, credo che sarebbe deleterio fornirne una chiave di lettura per cui immigrazione clandestina equivale a crimine organizzato e diffusione delle mafie.
  Per quanto sia chiaro che tutti noi sposiamo in pieno quel desiderio di pizzico di vanità nazionale – cito le sue parole, ministro – e che tutti noi siamo ben lieti di esprimere anche nella presidenza la nostra italianità e nonostante sia vero che il nostro Paese può fare scuola per quanto riguarda la legislazione antimafia, è anche vero che spesso il problema siamo noi.
  Non sono tanto gli immigrati che arrivano, che possono, invece, fungere da grande risorsa anche per l'Europa, laddove noi riusciamo a mettere in atto politiche per l'integrazione. Il problema siamo noi, nella misura in cui spesso e volentieri abbiamo esportato le mafie. Sono le nostre mafie di casa, camorra, cosa nostra o ’ndrangheta, che, purtroppo, fanno da maestro nel cuore dell'Europa, da Duisburg in poi, non soltanto trasportando modalità operative, ma addirittura andandosi a inserire in modo molto di successo, purtroppo, anche in realtà più ricche di quanto non siano quelle di provenienza, come la Calabria o la Sicilia.
  In conclusione, le pongo anche un quesito. In una delle audizioni che l'hanno anticipata ci è stato riferito che stiamo assistendo al mancato rinnovo dell'invio di ufficiali di collegamento nei vari Paesi europei. Tali ufficiali di collegamento spesso e volentieri hanno giocato un ruolo determinante laddove si trattava di andare proprio a catturare potenziali nostri latitanti che avessero trovato rifugio in altri Paesi europei.
  Da un lato, dunque, il quesito è: non ritiene che sia forse opportuno ripensare misure di questo tipo, finalizzate a non rinnovare la presenza di ufficiali di collegamento presso le varie ambasciate europee perlomeno in Paesi come la Spagna e la Germania, dove si vanno a riscontrare fenomeni o presenze particolarmente preoccupanti anche di nostri connazionali che si nascondono fuori proprio perché vi trovano coperture ?
  Dall'altro lato, non ritiene che, come anticipavo nell'intervento, il nostro semestre possa essere di maggiore impulso proprio nell'armonizzazione della legislazione in termini di contrasto, anche europeo, al crimine organizzato ?
  Grazie.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Grazie innanzitutto per la presenza. Io mi unisco alla sollecitazione della presidente relativamente alla questione di Reggio Calabria.
  Ovviamente non ho ancora letto la relazione, credo che avremo la possibilità di leggerla nei prossimi giorni, ma, se questa richiesta di proroga è stata sostenuta dal prefetto Piscitelli e da tutto il COSP di Reggio Calabria, penso che ci siano degli elementi.
  Anche alla luce di quello che lei ha detto prima, è piuttosto discutibile che il processo di bonifica delle infiltrazioni, che avevamo sollevato anche nell'audizione a Reggio Calabria, passi semplicemente attraverso un trasferimento di mansioni, ossia attraverso il passaggio da un ufficio all'altro. Se c’è effettivamente un'infiltrazione, è discutibile che un semplice cambio di mansione possa tutelare la pubblica amministrazione.
  Allo stesso modo, evidentemente c’è molto da fare sul discorso sia delle società miste, sia del piano di rientro. Mi associo alla richiesta. Penso che sia una questione importante.Pag. 20
  A questo proposito, io le vorrei ricordare che lei, a suo tempo, espresse nella prefazione del libro La democrazia sospesa una sua contrarietà allo scioglimento del comune di Reggio Calabria. Immagino che oggi questo tema, in quanto ministro dell'interno, abbia avuto modo di affrontarlo più direttamente. Non trova che ci sia un qualche conflitto d'interesse non tanto con il suo ruolo di segretario, quanto con il suo ruolo di ministro dell'interno, sia nel fare iniziative pubbliche con l'ex sindaco, dichiarato incandidabile in due gradi di giudizio, che con lo stesso presidente Scopelliti ?
  Io sono una garantista e sono per la presunzione di innocenza. Ovviamente, però, c’è un elemento specifico. Poiché so che lei avrà una manifestazione anche nei prossimi giorni, le chiedo se non pensa che ci sia un qualche conflitto d'interesse fra il suo ruolo di ministro dell'interno e il rapporto con chi è stato il protagonista diretto della vicenda dello scioglimento del comune di Reggio Calabria.

  LUCREZIA RICCHIUTI. La ringrazio, ministro, per le risposte.
  La prima è una domanda di carattere generale, che riguarda lo scioglimento di comuni come Reggio Calabria, Sedriano e tanti altri. È noto che, quando il Ministero dell'interno trasmette documentazione alla Commissione d'inchiesta, nel caso delle relazioni prefettizie che propongono lo scioglimento, vi è contenuta un'espressa richiesta di mantenere la segretezza sui documenti trasmessi.
  Personalmente dissento da questa scelta, giacché credo preminente l'interesse dei cittadini a conoscere le ragioni dello scioglimento, che generalmente attengono alla gestione amministrativa e patrimoniale del comune, l'ente più prossimo alla vita quotidiana delle persone. Lei saprebbe spiegare il motivo di questa riservatezza, che sembrerebbe tutelare più la reputazione dei malfattori che non la trasparenza per i cittadini ?
  La seconda domanda riguarda sempre Reggio Calabria. Le chiedo quali sono le motivazioni che hanno portato al trasferimento del prefetto Piscitelli.
  La terza domanda, l'ultima, è se abbia ricevuto aggiornamenti dal prefetto di Milano, il quale ci aveva riferito di un'attività di monitoraggio e di censimento di intimidazioni ad amministratori locali, incendi dolosi e passaggi amministrativi particolarmente delicati meritevoli di attenzione, come le modifiche agli strumenti urbanistici che riguardano, nello specifico, determinati comuni della provincia di Milano, quali Buccinasco, Corsico, Pioltello e molti altri.
  Le domando, altresì, se, poiché si tratta di un'iniziativa lodevole e proficua, non crede di poterla estendere anche alle prefetture di altre province, come Varese, Como, Lecco o Monza e Brianza.
  Grazie.

  ROSARIA CAPACCHIONE. Grazie, presidente. Grazie, signor ministro, per la relazione.
  A proposito dello scioglimento dei Consigli comunali, sono in scadenza anche gli scioglimenti dei comuni dell'agro aversano, quelli sciolti per il controllo del clan dei casalesi. Fra poco si dovrebbe ritornare al voto in quattro comuni chiave di quella zona, ma non sappiamo ancora se questo accadrà e in che modo.
  Dal territorio arrivano segnalazioni piuttosto preoccupate di un ritorno in campo di persone sia sotto il profilo politico, come possibili candidature, sia come entourage che si sta attivando per le elezioni di persone che sono state già al centro di precedenti scioglimenti. Tenga conto che Casal di Principe è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, per dissesto, per incapacità di gestire il ciclo dei rifiuti almeno sette od otto volte. Ci sono, quindi, persone che si ripropongono in continuazione. Lo stesso vale per Castelvolturno e per Casapesenna, il paese di Zagaria.
  Si tratta di un allarme che riguarda la mancata rimozione dei motivi che avevano determinato gli scioglimenti. Vorrei sapere se è possibile avere un report su tutti Pag. 21questi comuni e cosa è stato fatto per rimuovere le cause che hanno determinato lo scioglimento.
  Una seconda questione riguarda, invece, l'ex collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, o almeno quello che noi riteniamo essere un ex collaboratore di giustizia, per quello che ci dicono le cronache. Vorremmo sapere, se possibile, qual è il suo status attualmente, visto che continua a essere accompagnato dalla Polizia di Stato in tutte le sue varie peregrinazioni per l'Italia, nonostante continui, in questo periodo soprattutto, ad accusare magistrati che hanno avuto un ruolo molto importante nella lotta al clan dei casalesi di omissioni e cose simili. Vorrei sapere esattamente qual è il suo ruolo, se è ancora un collaboratore, se è un ex collaboratore, se c’è qualche procedimento a suo carico e perché ha ancora la tutela da parte delle forze di polizia.
  Grazie.

  ANGELO ATTAGUILE. Ringrazio il Ministro per la relazione e per quanto riferitoci. Volevo prendere la parola per evidenziare un caso che mi sta molto all'attenzione.
  L'ultima volta che abbiamo avuto l'incontro con il prefetto capo della polizia Pansa onestamente sono rimasto perplesso. Io ho fatto una domanda, rifacendomi a quanto detto – e lo ringrazio – anche dal senatore Lumia: perché non si arresta Matteo Messina Denaro ? L'ho detto anche sollecitato dall'ultimo incontro avuto con la magistratura di Palermo, con Scarpinato e gli altri magistrati in prima linea, i quali hanno detto che Riina fu arrestato dopo che fu arrestato Contrada.
  La cosa mi ha lasciato un po’ perplesso. Pertanto, ho chiesto al prefetto: dobbiamo aspettare che si arresti qualcun altro ? Si è detto che un grosso intervento è stato fatto quando si è arrestato Santapaola a Catania. Lui disse in provincia di Caltagirone, ma io dico che è provincia di Catania, perché Caltagirone non è ancora provincia, anche se la volevano fare.
  Ministro, sappia che c’è qualcuno che ci prova. Non è vero, perché non stava sempre lì Santapaola. Ha girato mezza Sicilia, da Barcellona a Messina. Poi si dice che fosse stanco e ammalato e che così sia stato arrestato.
  Io ho chiesto al prefetto di spostare più frequentemente i corpi di polizia, anche perché, mi permetto di rilevarlo, ho una grossa esperienza. Essendo stato presidente delle Case popolari anche a livello regionale, so quali sono le posizioni e quali sono i contatti che esistono.
  È stato detto che i questori vengono spostati a distanza di tre anni. Io non intendevo parlare dei questori. Io intendevo i poliziotti, l'organo di polizia. È stato detto che ci sono i sindacati, che non si possono spostare e che, quindi, restano fermi.
  Io ho la mia convinzione: fino a quando non si trova un sistema per fare girare i poliziotti, le guardie e i tanti contatti che ci sono, il signor Denaro può fare le vacanze, non il latitante.
  Grazie.

  ENRICO BUEMI. Grazie, signor Ministro, per le risposte alle mie domande e ovviamente anche a quelle dei colleghi. Pongo una domanda impertinente.
  Su un giornale di questi giorni è comparsa la notizia di un disinteresse del ministro della giustizia nei confronti delle richieste che dovevano essere avanzate al Ministero dell'interno per la protezione rafforzata del magistrato Di Matteo. Poiché io so che il Governo si muove all'unisono su questa materia, con obiettivi abbastanza chiari di tutela dell'azione dei magistrati, vorrei che lei facesse una precisazione in merito. Anche un certo giornalismo dovrebbe avere qualche risposta chiara rispetto a insinuazioni che, a mio avviso, non hanno fondamento. Vorrei che la fornisse, se è questa la realtà dei fatti, il ministro dell'interno.
  Per quanto riguarda lo scioglimento dei comuni, la mia sensazione è che, prescindendo dalla sua onestà intellettuale e dalla sua azione, ci sia una sorta di stop-and-go per quanto riguarda gli scioglimenti dei comuni. Io ravviserei la necessità di una procedura più rapida e riservata, facendo Pag. 22in modo che, nel momento in cui sono assunte le decisioni, esse siano assunte in maniera molto chiara e determinata. L'opinione pubblica e, in particolare, le cittadinanze che vengono coinvolte nel provvedimento di commissariamento devono avere chiarezza di obiettivi. Non ci possono essere equivoci su eventuali mani leggere e mani pesanti.
  Sempre sulla questione degli enti locali vorrei conoscere il suo punto di vista e se non ritiene che debba essere modificata un po’ la normativa riguardante le attività amministrative degli enti locali sulla questione dei controlli. È una questione di carattere generale, che non riguarda soltanto l'azione di contrasto alla criminalità mafiosa. Sicuramente nelle realtà fortemente inquinate dalla presenza mafiosa l'uso illegittimo di atti amministrativi è la norma. L'abbiamo visto con le vicende riguardanti i piani regolatori, le delibere di affidamento, le gare di appalto e via elencando.
  Molto spesso quest'azione illegittima dal punto di vista della rispondenza alle norme vigenti avviene con la complicità, diretta o indiretta, dei revisori dei conti. Essi molto spesso esprimono pareri abbastanza edulcorati dal punto di vista della corrispondenza agli stanziamenti di bilancio, trovandosi poi, a un certo punto – mi pare che anche la situazione di Reggio Calabria da questo punto di vista lo evidenzi – di fronte all'abnormità del deficit accumulato, o dei disavanzi, chiamiamoli come vogliamo.
  Domando, quindi, se non debba essere rivista la normativa riguardante le nomine dei revisori. Io credo che la nomina e, conseguentemente, anche l'onere economico derivante dal finanziamento di questa attività di controllo non possano far capo agli enti che devono essere controllati.
  Non voglio richiamare, seppure faccia parte della mia esperienza amministrativa – io sono vecchio – la presenza dei Comitati regionali di controllo e, ancor prima, delle Giunte provinciali amministrative. Tale presenza aveva una sua efficacia, pur nelle sue discutibilità. Anche in quel caso c'erano interpretazioni un po’ fantasiose, ma non al punto in cui siamo arrivati oggi, laddove qualsiasi atto viene assunto senza alcun tipo di verifica sulla rispondenza reale alle norme vigenti.
  L'ultima questione è quella dei segretari comunali. È lo stesso tipo di meccanismo. Noi abbiamo tolto dalle amministrazioni locali una presenza utile. Essendo cresciuto sotto l'ombra della spada di Damocle del segretario comunale, dal punto di vista amministrativo, ricordo che queste figure avevano una funzione educativa, di controllo e di informazione. Chiedo se non sia il caso, proprio alla luce di quanto sta accadendo un po’ in tutte le amministrazioni locali, quelle efficienti e quelle un po’ meno, quelle capaci di rispondere pienamente alla norma e quelle più distratte, di introdurre qualche elemento di controllo esterno, in maggior modo sulla questione riguardante la mafia, ovviamente.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Buemi. Come vede, ministro, questa è una Commissione che rilancia tutte le volte. Io penso comunque che noi possiamo considerare conclusa l'audizione del ministro, chiedendogli in questa sede di offrirci immediatamente le risposte alle domande alle quali è in grado di risponderci subito, sia quelle di carattere generale, sia quelle di carattere più particolare. Lo pregheremo poi di farci pervenire una nota scritta su tutti gli altri aspetti, in maniera particolare su quelli più puntuali, che si riferiscono a casi concreti, sui quali, dallo scioglimento di un singolo comune a un altro, non possiamo chiedere che il ministro abbia le informazioni in questo momento.
  Darei adesso la parola al ministro e, nel ringraziarlo, lo pregherei di farci arrivare le risposte per iscritto. Al tempo stesso considererei conclusa questa audizione.
  Do la parola al Ministro Alfano per la replica.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. La ringrazio, presidente. Io ho preso circa nove pagine di appunti riguardo le Pag. 23numerosissime domande. Mi attengo alla sua disponibilità nel ricevere risposte scritte, ma vado un po’ oltre e procederei in questo modo, se lei è d'accordo: scorrerò le domande e poi, per ciò che sarà rimasto inevaso, i nostri uffici si raccorderanno in modo tale da farlo venire fuori e io risponderò, mandando in forma scritta la risposta. Comincio da lei, essendo stata la prima a intervenire, e seguirò l'ordine cronologico degli interventi.
  Quanto a corruzione e riciclaggio la presidente sostiene che il nostro programma dovrebbe consistere nell'applicazione della direttiva e che questa sia una priorità. Siamo già d'accordo con il Presidente del Consiglio che il tema legalità, che è una componente fondamentale dello sviluppo, debba essere una priorità del semestre europeo per quanto riguarda il contrasto alla criminalità internazionale, ma sotto l'ombrello di una premessa. La premessa è che al crimine che si fa globale occorre rispondere con un contrasto che sia globale e transnazionale e che non esiste una risposta locale a un crimine globale. Questa è senz'altro una priorità.
  Per quanto riguarda il tema di Reggio Calabria, di cui lei mi ha parlato – la ringrazio per avere dato atto della tempestività con cui ho consegnato gli atti – mi giovo della sua domanda per rispondere a tutti quelli che hanno posto questioni che riguardano Reggio Calabria.
  Il termine scade il 19. Io vi prego di valutare il mio comportamento in base agli atti, perché credo che parlino più delle parole dette in Commissione. Credo che questo sia un punto molto importante. Ciascuno di noi nel dibattito politico esprime opinioni, ma credo che sia di comune consensus la preferenza per la democrazia piuttosto che per i commissariamenti. Occorrono la democrazia ove possibile e i commissariamenti ove necessario. Credo che questo sia un patrimonio comune. Non credo che ci sia qualcuno che possa dire di preferire in generale i commissariamenti alla democrazia.
  Io appartengo alla categoria di coloro che ritengono che, se è possibile la democrazia, è meglio la democrazia, se è necessario il commissariamento, si procede per il commissariamento. Questa è la regola di natura generale. Credo anche di dovermi sottoporre alla regola per cui il ministro dell'interno debba avere la possibilità di parlare anche attraverso gli atti. Devo essere ossequioso anche a quella regola.
  Per quanto riguarda l'onorevole Sarti e il caso Sperti, Sperti è un funzionario che credo abbia vinto più di vent'anni fa il concorso, quando io ero all'università e lei era alle scuole elementari. Pertanto, non è facile risalire a tutti i benefici o ai danni che può aver prodotto al Ministero dell'interno. Innanzitutto, non ha incarichi specifici, né ricopre funzioni commissariali. Abbiamo chiesto notizie alla procura e ci regoleremo di conseguenza anche sul piano disciplinare. Comunque, è chiaro che gli occhi sono molto aperti e vigili sul caso e sulla situazione.

  GIULIA SARTI. La mia domanda riguarda il fatto che la pagina del ministero è stata rimossa e che lui ha alcuni incarichi...

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Non avendo io incarichi di gestione del sito...

  GIULIA SARTI. La informavo anche di questo.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Farà parte delle risposte scritte che si forniranno nel momento in cui saranno fatte le verifiche concrete.
  L'onorevole Lumia mi ha posto alcune domande relative allo spazio antimafia europeo, al pm europeo antimafia e alle squadre investigative comuni. Con riguardo alle squadre investigative comuni ho già detto parecchio durante la mia relazione.
  Sugli altri due temi, se mi posso permettere, Presidente Bindi, io sono disponibile, se la Commissione lo riterrà, a tenere un'apposita seduta, o più sedute, se necessario anche in congiunta con il ministro Pag. 24della giustizia – voi sapete bene che in ambito europeo esiste la struttura del GAI, il Consiglio di giustizia e affari interni – per un lavoro preparatorio.
  Come tutti loro sapranno, il Governo si deve presentare di fronte al Parlamento europeo – credo che ciò accadrà il 1o luglio – per illustrare il programma della presidenza italiana. Se fosse possibile per voi, io do già adesso la mia disponibilità a lavorare per via istruttoria, in modo tale che il Governo possa portare al Parlamento europeo un programma della presidenza italiana del semestre che in una qualche misura sia coordinato con la Commissione bicamerale, la quale ha una funzione di coordinamento tra i due rami del Parlamento.

  PRESIDENTE. Se posso rispondere subito al ministro su questo punto, io approfitterei immediatamente di questa disponibilità. Penso che il Ministro Cancellieri non avrà niente in contrario. Poiché la prima relazione che vorrà presentare questa Commissione è incentrata proprio sul semestre europeo, io credo che, non appena questa nostra relazione sarà pronta, potremo avere un momento di confronto con i due ministri per dare insieme un contributo alla rielaborazione del documento, che è già stato licenziato dal Consiglio dei ministri e che in Consiglio dei ministri dovrà tornare dopo la consultazione parlamentare.
  Grazie.

  GIUSEPPE LUMIA. Sulle squadre investigative non mi riferivo a quelle di cui ha dato atto, che ho apprezzato e che sono sotto forma di cooperazione bilaterale. È prevista nella direttiva europea una squadra investigativa comune a livello europeo per alcune indagini particolari. Nel caso antimafia abbiamo motivo per costituirla. Pertanto, le chiedo, Ministro, se può approfondire il tema, perché siamo ritenuti inadempienti su questo aspetto.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. C’è la direttiva da attuare.

  GIUSEPPE LUMIA. Appunto, ma l'Italia non l'ha ancora attuata.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Mi riferivo proprio al passaggio nella mia relazione nel quale io ho fatto presente che anche questa Commissione può sollecitare il Parlamento a recepire la direttiva sulle squadre investigative comuni, perché è un lavoro che va svolto in sinergia con il Parlamento. Era questa la citazione, la parte della mia relazione alla quale mi riferivo.
  Per quanto riguarda, invece, la cattura del latitante Matteo Messina Denaro – il riferimento era anche dell'onorevole Attaguile – il nostro sforzo è massimo. Sono forniti ai magistrati i nostri migliori uomini e tutti i mezzi che possiamo offrire. Credo che in parte segretata il capo della polizia abbia riferito elementi di dettaglio che, proprio in ragione della pubblicità della nostra seduta, della fluidità di essa e della vostra informazione, non ripeto. Ritengo comunque che stiamo dando il massimo.
  Quanto al suggerimento dell'onorevole Attaguile, come sempre accade in questi dibattiti, nella stessa Commissione, per un verso, si propone di valorizzare le professionalità esistenti e di non disperderle e, per un altro, si propone un turnover accentuato. Credo che queste siano valutazioni che bisogna tenere in conto, perché ciascuna opinione può essere utile a una riflessione approfondita.
  In merito al decreto a firma del sottoscritto e del collega D'Alia relativo ai testimoni di giustizia io solleciterò ulteriormente. Dopo che abbiamo varato il decreto, che, per definizione, è una procedura di urgenza, del procedimento di formazione delle leggi è opportuno procedere rapidamente a fare tutto quello che ne consegue.
  Per quanto riguarda i testimoni di giustizia, io ritengo che siano una risorsa della giustizia. Sono cittadini che mettono a disposizione le proprie conoscenze derivanti dalla propria esperienza di vita e Pag. 25che rischiano in proprio. Lo Stato si deve, quindi, mettere completamente dalla loro parte e li deve comunque tutelare.
  È stato fatto riferimento a due casi concreti di utilizzo della materia dei beni confiscati in due aziende, una di Castelvetrano e una riguardante proprio Catania. Su quei casi risponderò in forma scritta, ma il messaggio che noi vogliamo far passare è che è folle immaginare che la mafia dia lavoro e lo Stato lo tolga. Noi dobbiamo capovolgere il messaggio pedagogico, ma anche sostanziale, dei posti di lavoro, dicendo che si può passare da un lavoro a base illegale – con riferimento non al contratto con causale illegale, ma al fatto che la base sia illegale per la provenienza illecita del denaro – a un lavoro che cambia di metà campo e che finisce nella metà campo della legalità e dello Stato.
  Per quanto riguarda l'onorevole Garavini, voglio specificare che il tema è uno: i migranti ci sono. Ciascuno può avere la propria opinione sui migranti, quella la lasciamo al dibattito politico e alla sede legislativa. Una certezza, però, l'abbiamo, ossia che i migranti spesso, anzi nella gran parte dei casi, sono vittime dei mercanti di morte.
  Il traffico di esseri umani deve essere, nella dimensione internazionale, una priorità degli Stati, perché c’è qualcuno che guadagna sui morti in mare e sui transiti. Ciascuno sull'immigrazione può avere le proprie opinioni. Di certo c’è che il traffico di esseri umani è un reato ignobile, che deve essere perseguito con tutti i mezzi di cui gli Stati dispongono, anche a livello transnazionale. Proprio per la sua gravità esso è di competenza, peraltro, delle procure distrettuali antimafia.
  A questo proposito colgo l'occasione per complimentarmi con le procure distrettuali antimafia che hanno realizzato il sequestro delle navi madre, soprattutto con la procura di Catania, che ha realizzato i primi due sequestri di navi madre. Non sto qui a spiegarvi in che cosa consistono, ma si tratta di navi che contengono imbarcazioni. Le navi madre portano fin quasi al confine italiano e poi scaricano dentro imbarcazioni molto precarie i migranti.
  I titolari delle navi madre devono sapere che ci sono una magistratura e delle forze di polizia attente che gliele sequestrano e che in tal modo fanno un danno irreparabile a se stessi. Mi riferisco ai mercanti di morte, cioè ai proprietari di queste navi madre.
  Per quanto attiene a una serie di elementi che riguardano specificamente la questione de iure condendo del rafforzamento delle norme di controllo amministrativo per quanto riguarda sia i revisori, sia le modalità efficaci nel contrasto alle infiltrazioni, sui revisori ricordo che sono sorteggiati da un elenco tenuto dal Ministero dell'interno, tranne in una specifica regione a Statuto speciale a me, al senatore Lumia e all'onorevole Attaguile particolarmente nota, dove non vengono sorteggiati, ma c’è altra procedura.
  Per quanto riguarda, invece, la strumentazione generale, io sono particolarmente affezionato al tema, essendo firmatario, da ministro della giustizia, insieme all'allora Ministro Maroni, dei decreti che poi il Parlamento convertì, irrobustendoli, in materia di antimafia. Tali decreti contenevano un capitolo molto significativo riguardante i controlli amministrativi e le modalità di scioglimento. Questa normativa nacque dai pacchetti 2008-2009, cui sono particolarmente affezionato. Se ci sono cose da irrobustire, sono pronto a farlo.
  Relativamente a informazioni ulteriori del prefetto di Milano, le farò avere in forma scritta. Il trasferimento del prefetto Piscitelli è avvenuto in un quadro ovviamente ordinario di movimenti di prefetti, che è stato, peraltro, molto ampio.
  Riguardo al discorso che investiva il tema della segretezza...

  LUCREZIA RICCHIUTI. Capisco che ci sia un turnover, ma spostare un prefetto dove c’è un comune, come Reggio Calabria, commissariato, mi sembra una decisione discutibile.

Pag. 26

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Non ci abbiamo mandato un calciatore. Abbiamo mandato un prefetto altrettanto bravo.

  LUCREZIA RICCHIUTI. Non discuto che sia bravo, ma forse era il caso di mantenere lo stesso prefetto.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Per quanto riguarda il tema della segretezza da lei posto, quello delle carte, c’è sempre il tema del bilanciamento tra cronaca, privacy e segretezza. Spesso le carte contengono informazioni che possono avere un connotato istruttorio. Comunque, relativamente alla questione che riguarda questo tipo di comunicazioni, nell'ambito del progetto di riforma che è allo studio ci saranno interventi che investiranno esattamente anche questo tema.
  Mi permetterà la collega Capacchione di rispondere in forma scritta per quanto riguarda i comuni dell'agro aversano, su cui evidentemente dovrò fare un approfondimento.
Idem dicasi per quanto riguarda lo status sul piano tecnico e se ci sono dettagli da fornire per quanto riguarda Schiavone.
  All'onorevole Attaguile credo di avere già risposto.
  Al collega Buemi dico che il Governo si muove all'unisono. Nonostante sia io a presiedere il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che, lo voglio ribadire, si è riunito a Palermo e poi si è riunito nuovamente a Roma e ha fatto tutto quanto è nelle possibilità del Governo per la protezione dei magistrati di Palermo, e così continuerà a fare; nonostante questo, nonostante, cioè, sia il ministro dell'interno il titolare della funzione, il Governo si muove all'unisono. Il ministro e collega Cancellieri è assolutamente al nostro fianco in prima linea nella tutela dei magistrati di Palermo e nella disponibilità a offrire loro tutta la collaborazione di cui il Ministero della giustizia è capace.
  Una serie di questioni appartengono poi al dibattito che investe i controlli negli enti locali. A quello ci riferiremo poi quando parleremo del rafforzamento della legislazione anche su quel capitolo.
  Credo di avere risposto ad alcune domande. Ad altre fornirò risposte in forma scritta. Vi ringrazio dell'attenzione e della disponibilità.

  PRESIDENTE. Ministro, grazie delle risposte e anche di quanto ci farà pervenire. Abbiamo apprezzato soprattutto la disponibilità a un ulteriore confronto in vista del semestre europeo, incontro che questa Commissione ha chiesto anche al Presidente del Consiglio, perché si è fatto carico, come presidenza, di coordinare anche questo settore. Consideriamo conclusa l'audizione.
  Concludiamo, altresì, i nostri lavori perché il professor Fiandaca, che doveva essere audito a seguire, ha avuto problemi di salute. Penso che l'influenza attraversi anche le mura delle università e che così sia accaduto. Comunque, il professore è disponibile a tornare tra noi non appena noi avremo la disponibilità e lui si sarà rimesso in salute. Per questo gli facciamo tanti auguri. Grazie a tutti e buon pomeriggio.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.10.