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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 23 di Giovedì 3 aprile 2014

INDICE

Esame della proposta di relazione sulla gestione dei beni confiscati:
Bindi Rosy , Presidente ... 2 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Scopelliti Rosanna (NCD)  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Scopelliti Rosanna (NCD)  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Scopelliti Rosanna (NCD)  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Scopelliti Rosanna (NCD)  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Scopelliti Rosanna (NCD)  ... 8 
Mirabelli Franco  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 13.45.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Esame della proposta di relazione sulla gestione dei beni confiscati.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione sulla gestione dei beni confiscati.
  Io ho predisposto la relazione, come preannunciato nella seduta dello scorso giovedì 27 marzo, e il testo è in distribuzione. Naturalmente, si tratta di una bozza di lavoro che mi riservo di modificare e di integrare anche alla luce del dibattito della Commissione e, aggiungerei, di eventuali refusi che a una lettura più attenta potranno emergere, considerato che, come l'esperienza insegna, si finisce sempre di lavorare utilizzando gli ultimi minuti utili.
  In merito al procedimento di approvazione comunico che, ove non conclusa oggi, la discussione potrà proseguire, anzi sicuramente proseguirà, nella prossima seduta, che mi riservo di convocare verosimilmente martedì mattina.
  Il voto finale della proposta di relazione potrebbe, infine, tenersi mercoledì 9 aprile, subito dopo l'audizione del presidente della giunta regionale della Lombardia, onorevole Roberto Maroni, in calendario per le 14 o, se sarà necessario, naturalmente, nella serata di mercoledì o nella giornata di giovedì.
  Richiederei la riservatezza sul testo che vi è stato consegnato, proprio perché si tratta di una proposta che intende arricchirsi dei vostri contributi. Pertanto, penso sia giusto che venga resa pubblica una volta che verrà definitivamente approvata dalla Commissione. Questo nel rispetto proprio della Commissione stessa.
  Se avete tutti sottomano il testo, lo scorrerei, partendo dalla premessa, che ovviamente è dedicata al motivo per il quale dedichiamo al tema dei beni confiscati la prima relazione della Commissione.
  Tale relazione, nel suo programma più ampio, si propone, come ci siamo sempre detti, di verificare l'efficacia della legislazione e delle politiche della lotta alla mafia per fare un bilancio e anche per proporre alcune modifiche legislative, ma anche di approccio culturale da parte della pubblica amministrazione e dei pubblici poteri, per combattere la lotta alla mafia.
  Dedichiamo a questo tema la prima relazione in quanto ci è sembrato che fosse tra i temi più urgenti, sul quale era più matura, non soltanto dentro la Commissione ma anche in tutti nostri interlocutori, la necessità di procedere a una modifica.
  Ricordo che avevano già lavorato su questo tema due Commissioni, istituite dallo stesso Governo, e che in tutte le audizioni che abbiamo svolto, anche quelle non esplicitamente dedicate a questo tema, un capitolo sui beni confiscati è sempre stato trattato da parte di tutti gli auditi. Tra i tanti temi che la Commissione ha messo in programma questo è stato considerato prioritario.
  La relazione disegna, innanzitutto, il quadro normativo europeo internazionale, dal quale emerge un rapporto di reciprocità nelle responsabilità, da una parte dell'Europa e dall'altra dell'Italia, nella mancanza di recepimento da parte nostra di alcune direttive particolarmente importanti sulla materia. Del resto, vi è il ritardo, eccezion fatta per la relazione approvata dal Parlamento europeo, anche Pag. 3da parte di altri Paesi e della stessa Comunità europea.
  Noi non manchiamo di segnalare come l'ultima direttiva in materia, anche se registra da parte della Commissione europea un passo avanti, sia da noi considerata troppo timida, proprio perché inserisce il tema delle confische non nelle misure di prevenzione.
  Il secondo punto è dedicato al quadro normativo a livello nazionale. In questa parte si ripercorre la formazione della legislazione in materia, a partire dalla legge Rognoni-La Torre, per arrivare alle modifiche che la legislazione ha avuto, ricordando la legge di iniziativa popolare sull'uso sociale dei beni confiscati, per poi evidenziare come nel codice antimafia sia venuto meno il coordinamento che sarebbe stato necessario per conferire alla legislazione una sua organicità. Nell'applicazione che soprattutto se ne è fatta in questi anni emergono, infatti, molti elementi di contrapposizione e molte che è necessario colmare.
  Proprio per questo motivo, facendo tesoro anche del lavoro che è stato svolto dalle Commissioni governative, noi ci apprestiamo a proporre alcune modifiche alla legislazione, non senza prima aver fotografato la realtà, a partire dal punto 3, a pagina 14, relativo alla difficoltà della rilevazione dei dati sulle procedure di sequestro e confisca, nonché sulla destinazione dei beni confiscati.
  Cominciamo con il denunciare che è venuto meno uno dei compiti principali che l'Agenzia aveva, quello di fornirci di dati esaustivi in materia, non portando a termine anche un investimento sostanzioso che è stato fatto in materia con i fondi europei.
  Peraltro, i dati di cui disponiamo, anche quelli che ci sono stati offerti nelle varie audizioni, sono tra di loro contrastanti. È sufficiente rileggere le audizioni dei vari ministri e dei comandanti delle forze di polizia per verificarlo.
  In questa relazione noi riteniamo che l'unico dato davvero attendibile, ancorché non completo, di cui disponiamo sia quello presso il Ministero della giustizia, a cui arrivano i dati dalle sedi giudiziarie. Questo di fatto è l'unico dato certo di cui disponiamo.
  Si tratta di dati che comunque, per quanto parziali, per quanto incompleti, per quanto non esaustivi, lasciano capire immediatamente quale sia il problema principale: la differenza profonda esistente tra il numero dei beni sequestrati e confiscati in via definitiva e la loro destinazione.
  In altre parole, sono pochissimi i beni che vengono assegnati e destinati, anche dopo la confisca definitiva, a fronte di un numero non crescente negli ultimi anni di beni sequestrati e confiscati. Da questo punto di vista c’è stata una prudenza maggiore anche in relazione all'esito di alcuni sequestri. Tuttavia, è sicuramente un numero molto significativo quello dei sequestri e delle confische che arrivano in via definitiva rispetto all'assegnazione dei beni.
  Al punto 4, a pagina 23, sotto il titolo «Luci e ombre della destinazione dei beni confiscati», noi abbiamo portato alcuni esempi sia di buone, sia di cattive pratiche. Considerate che, soprattutto per quanto riguarda le cattive pratiche, le fonti alle quali facciamo riferimento sono fonti in larga parte riservate che ci sono state offerte dalle autorità competenti. Tuttavia, io non credo fosse necessario segnalare e individuare le vischiosità del sistema per poi procedere alle proposte di modifica. Ci sono comunque anche buone pratiche, alcune delle quali sono state esplicitamente segnalate.
  Lo ripeto, così come non ci sono dati quantitativi completi, tanto meno questa relazione vuole essere esaustiva nel fotografare la situazione reale sia della buona, sia della cattiva gestione dei beni. Penso che siano stati illustrati esempi significativi, dai quali emergono luci e ombre, nonché elementi sufficienti e indirizzi per procedere alle proposte di riforma.
  Alle proposte di riforma è dedicato il Capitolo 5 della relazione, a pagina 30. Premetto che questa parte, che si conclude a pagina 40, ossia prima della sezione «Per una nuova Agenzia nazionale», che riguarda correttivi per migliorare efficienza, tempestività e garanzia del procedimento, è Pag. 4volutamente molto tecnica. Noi riteniamo, infatti, che, poiché si deve procedere a modifiche della legislazione, le modifiche qui illustrate dimostrino un'evidente conoscenza del procedimento e delle misure di prevenzione, nonché dei loro limiti, da cui scaturiscono le proposte di modifica.
  Correttivi per migliorare efficienza, tempestività e garanzia del procedimento: sono questi gli obiettivi principali. Si propone, innanzitutto, l'istituzione di sezioni specializzate presso i tribunali distrettuali e le corti di appello, dal momento che questa materia negli anni ha dimostrato una sua specificità. Si richiede anche che vi siano magistrati e sedi giudiziarie esplicitamente dedicati allo svolgimento delle misure di prevenzione. Questo riguarda, naturalmente, sia l'efficienza, sia la tempestività del procedimento, perché il fatto che il tema venga dedicato a sezioni speciali garantisce anche la rapidità del procedimento.
  Lo stesso si può dire per la coincidenza della competenza territoriale di queste sezioni specializzate rispetto alla direzione distrettuale antimafia, il collegamento di queste e la previsione di sezioni specializzate anche dentro le corti d'appello. Ricorderete, in particolare, l'audizione del magistrato di Napoli che ha messo in evidenza alcune criticità nel rapporto con la corte d'appello.
  Inoltre, la proposta delle misure di prevenzione ha bisogno di una razionalizzazione, in quanto attualmente vede varie imputazioni di responsabilità, ragion per cui la Commissione propone che questa venga ricondotta in testa al procuratore distrettuale e che possa essere estesa al procuratore nazionale antimafia, il quale, come sapete, è legittimato a formulare solo proposte di misure di prevenzione personale, mentre noi riteniamo che possa proporre anche quelle di natura patrimoniale.
  Noi siamo preoccupati non solo dell'efficienza e della tempestività, ma anche delle garanzie del procedimento. Riteniamo, infatti, che troppo spesso la Corte europea dei diritti dell'uomo e altre sedi internazionali abbiano richiamato il nostro Paese proprio per la mancanza di alcune garanzie. La parte 5.2. tratta dell'estensione al procuratore nazionale antimafia, ma in realtà questo farebbe parte della sezione precedente, altrimenti rischia di essere semplicemente una prosecuzione, mentre la partecipazione all'udienza del detenuto rientra nella parte più esplicita delle garanzie. Questo, però, è un dettaglio.
  La partecipazione all'udienza, qualora il proposto sia detenuto, deve essere assicurata attraverso la videoconferenza e il fatto che questo non sia previsto qualche volta finisce per creare successivamente delle lungaggini. È un fatto non solo di garanzia, ma anche di lentezza del procedimento.
  Quanto alla disciplina di eccezione di incompetenza territoriale nei procedimenti di prevenzione, notiamo che l'esito di un procedimento rischia di durare molti anni perché esso può essere impugnato e può essere fatto valere d'innanzi alla Corte di cassazione. È auspicabile – si legge – per ragioni di esigenza e di celerità, che l'incompetenza territoriale sia eccepita, a pena di decadenza, subito dopo l'accertamento, per la prima volta.
  Si auspica che l'esecuzione del sequestro debba avvenire a cura della polizia giudiziaria e non dell'ufficiale giudiziario, che è particolarmente adatto ai pignoramenti, ma non altrettanto ai sequestri, per di più a sorpresa. Si deve procedere, quindi, a questo cambiamento. Lo stesso vale per la sospensione degli effetti della revoca della confisca. Si prevede, infine, che il proposto sia condannato al pagamento delle spese processuali.
  L'altro capitolo è quello che riguarda la tutela dei terzi. Anche su questo ricordo sempre il titolo: «Efficienza, tempestività e garanzie nel procedimento». Riguarda la tutela dei terzi, che sono qui elencati come i titolari di diritti reali su cosa propria (i proprietari), i titolari di diritti reali di godimento su cose altrui (superfici, enfiteusi, usufrutto, uso abitazione, servitù), titolari di diritti reali di garanzia (pegno e ipoteca).
  Noi sappiamo benissimo quanto, nel momento in cui i beni vengono sequestrati, se c’è su di essi il godimento di diritti da parte di terzi, questo possa impedire la conclusione del procedimento verso la Pag. 5confisca. In materia si avanzano proposte, tra cui cito in maniera particolare, al punto 5.3.1., la partecipazione e tutela dei terzi nel procedimento di prevenzione, non dimenticando anche le recenti modifiche che sono avvenute – non vorrei sbagliarmi – con la legge di stabilità. Esse riguardano in maniera particolare gli istituti bancari, dei quali noi abbiamo avuto già modo di parlare, ma sui quali ci sarà un'audizione dell'ABI stessa, per poi magari dare seguito ad altri contenuti previsti nella relazione.
  La stessa cosa vale per la verifica dei crediti anticipati e funzionali alla gestione. Poiché su questo tema le misure di prevenzione, soprattutto alla luce delle ultime modifiche del Codice antimafia, avevano previsto una sorta di assimilazione alle misure fallimentari, noi riteniamo che queste debbano essere superate, in quanto anch'esse costituiscono un elemento di inefficienza del sistema e del procedimento.
  La disciplina che proponiamo per le modifiche dovrebbe, quindi, porsi alcuni obiettivi, qui elencati, primi fra tutti quelli di regolare con priorità assoluta i rapporti di lavoro con i dipendenti, distinguere immediatamente i crediti aziendali da quelli personali, individuare e soddisfare tempi ragionevoli per i creditori con i quali l'azienda deve mantenere rapporti commerciali per la prosecuzione – questo riguarda in maniera particolare le aziende – consentire la ragionevole programmazione dell'attività d'impresa, consentire già nel corso del procedimento al creditore ritenuto sospetto di articolare tempestivamente ogni mezzo per dimostrare la sua buona fede e rendere più completo il quadro probatorio dei rapporti dell'azienda prima del sequestro.
  L'altra modifica che proponiamo, essa stessa mutuata dal diritto fallimentare, riguarda «la proposta di una disciplina che consenta di verificare le pretese dei creditori con la formulazione del programma di prosecuzione dell'azienda che assume valenza copernicana se viene inserita in un sistema nel quale la gestione del bene in sequestro viene mantenuta in capo allo stesso organo e agli stessi ausiliari per tutto l'intero procedimento fino alla confisca. In tal modo l'amministrazione giudiziaria e il tribunale possono formulare un programma di persecuzione che si proietta nei tempi prevedibili di tre gradi di giudizio e può consentire, al momento della confisca e prima della consegna all'Agenzia, di verificare l'esito del piano medesimo; in caso di positiva gestione, il compendio aziendale verrà offerto per la destinazione, se del caso, avendo già proceduto alle operazioni di ristrutturazione del debito, all'adempimento del dovuto». In altre parole, attraverso queste misure soprattutto le aziende hanno la possibilità di rimanere in attività durante la fase del sequestro e di arrivare alla fase della confisca in una situazione sana che permetta la prosecuzione della stessa attività.
  Un altro punto che proponiamo, e che consideriamo particolarmente importante, è l'irrilevanza dei redditi non dichiarati al fisco al fine della prova della provenienza lecita dei beni sequestrati. Voi sapete che questo è uno degli escamotage principali da parte dei beni sottoposti a misura di prevenzione, ossia eccepire da parte del proposto che quei beni siano stati acquistati con denaro frutto dell'evasione fiscale. Noi proponiamo che questa ragione non possa più essere eccepita. In questo modo, uno non potrà più dire: «Posso dimostrarvi che ho comprato questo bene evadendo fiscalmente». Questa spiegazione non può essere presa in considerazione.
  C’è poi il capitolo che riguarda gli amministratori giudiziari. Noi proponiamo nuovi criteri di individuazione degli stessi. Denunciamo il ritardo del Ministero della giustizia, che ancora non ha pubblicato l'albo, ma diciamo anche che, visto che ancora non è stato pubblicato, sarebbe meglio cambiare i criteri per l'individuazione degli amministratori giudiziari. Soprattutto per la gestione delle aziende non sono sufficienti le competenze degli avvocati e dei commercialisti, almeno non sempre.
  È arrivato, inoltre, il momento di determinare gli onorari degli amministratori giudiziari stessi. Come sapete, una delle criticità che sono state denunciate, soprattutto Pag. 6dal direttore dell'Agenzia, era o la loro onerosità, o comunque la mancanza di regole certe per le quali ciascuna sede delle misure di prevenzione potesse individuare gli onorari. Il coordinamento esistente è stato frutto della buona volontà dei magistrati delle misure di prevenzione che si sono collegati tra di loro e magari hanno preso un tariffario di un tribunale come esempio rispetto a un altro, ma non c’è un'indicazione precisa, che invece noi riteniamo ci debba essere.
  Si apre qui il capitolo 5.6 sulla nuova Agenzia nazionale. Noi proponiamo un cambiamento radicale dell'Agenzia, non solo nella sua organizzazione – non a caso abbiamo posto il tema al termine di questo paragrafo – ma anche e soprattutto nelle sue funzioni, nella sua cultura, nella sua capacità di affiancare e accompagnare il lavoro dei magistrati di prevenzione e degli amministratori giudiziari fino alla confisca e nei loro poteri di destinazione dei beni e nella competenza esclusiva dal momento della confisca in poi.
  Si tratta, quindi, di un'Agenzia che deve dotarsi di capacità di fare rete e di professionalità diverse e che deve sapere – come vedete soprattutto a pagina 43 – sviluppare linee guida. Occorre demandare all'Agenzia una stabile funzione di consulenza e anche di capacità di predisporre protocolli nazionali con i diversi attori del sistema.
  L'Agenzia, anche in questo caso, deve essere guidata – e qui si arriva alla struttura e agli organi – da un direttore, da un consiglio direttivo, da un comitato di indirizzo e da un collegio dei revisori, e deve essere istituita presso la Presidenza del Consiglio, con una sede a Roma e una valutazione sull'apertura di eventuali sedi periferiche. Quello che noi suggeriamo è che ci sia la capacità di rapportarsi alle sedi delle prefetture e di creare lì dei punti di riferimento territoriali.
  Occorrono un direttore che abbia delle competenze prevalentemente manageriali, un consiglio direttivo ristretto e imparziale e un comitato di indirizzo formato, invece, da tutti gli attori del sistema, dai ministeri competenti, a Confindustria, alle associazioni, alle banche, alle università, che devono dare indirizzi e linee guida per la gestione dei beni e, infine, un consiglio direttivo che, insieme al direttore, abbia la competenza di assegnazione degli stessi e di applicazione delle stesse linee guida.
  Nella fase di transizione noi proponiamo che l'Agenzia venga commissariata, in attesa di una nuova legislazione, e che il nuovo direttore e i nuovi organi siano nominati quando l'Agenzia sarà stata riformata nelle sue nuove funzioni. Al commissario, però, occorrerà fornire immediatamente almeno due indicazioni: dare avvio al sistema informatico e al censimento dei beni, perché di questo c’è immediatamente bisogno, ed elaborare le prime linee guida.
  È saltato un pezzo. Se mi sono accorta che è saltato, vuol dire che c’è. Si tratta anche di elaborare le linee guida immediate per i beni da gestire adesso.
  La relazione si conclude con la proposta di quella che noi abbiamo definito una nuova misura di prevenzione, ma che in realtà è contenuta nella relazione della commissione istituita presso il Ministero della giustizia. È una misura che ci fu qui illustrata e che, ricorderete, trovò un certo interesse. Io ritengo debba essere approfondita e presa in considerazione proprio per uscire, anche dal punto di vista giudiziario e amministrativo, da una mentalità repressiva e accentuare la funzione preventiva dell'azione dello Stato nei confronti di quelle aziende che sono ritenute capaci di rientrare, dopo una bonifica, nell'economia legale.
  Istituire la figura del controllo giudiziario significa prevedere una fase nella quale un'azienda dotata di buona volontà, che, con il suo imprenditore e i suoi soci, sia disponibile a tagliare le parti malate e ad accettare le richieste esplicite di cambiamento che la fase dell'accompagnamento può mettere in evidenza possa farlo. Questa potrebbe anche essere una fase sostitutiva delle stesse interdittive emesse dai prefetti in alcune situazioni; interdittive che finiscono magari per togliere dal mercato aziende che, invece, Pag. 7potrebbero anche essere risanate, una volta che siano disponibili a risanarsi.
  È la stessa cosa che abbiamo pensato per i comuni per i quali, prima di pensare a Commissioni d'accesso e di arrivare allo scioglimento, in alcune situazioni si potrebbero prevedere delle Commissioni di accompagnamento che aiutino il sindaco a liberarsi di quelle parti compromesse che ci possono essere dentro un'amministrazione, ammesso che questo sia possibile. Io penso che, prima di sciogliere un Consiglio comunale intero, forse si debbano allontanare i cattivi consiglieri comunali o che, prima di sciogliere una Giunta, magari ci sia da bonificare una parte dell'amministrazione comunale.
  È pensabile che il magistrato, lo Stato, le Istituzioni possano intervenire prima che un'impresa – in questo caso parliamo di un'impresa, ma potremmo poi prevedere questa misura anche per gli enti locali – sia tolta dal mercato o sia completamente commissariata nella sua parte politica ? Io penso che questo potrebbe essere un modo con il quale si aiuterebbe a rientrare un'impresa dentro il circuito legale dell'economia o della politica, cosa che, invece, spesso non si è capaci di fare, in maniera particolare, attraverso la misura dell'interdittiva, la quale toglie un'azienda dal mercato e magari poi la rivede ripresentata senza neanche la sua effettiva bonifica. Questa è una misura nuova da valutare, se riteniamo che possa essere inserita.
  Dati i tempi, mi fermerei qui. Se c’è bisogno di approfondire qualche passaggio, lo possiamo già fare. Avete il testo scritto, ancorché provvisorio. Ci terrei a dire che è riservato, con un po’ di embargo, fino alla discussione conclusiva. Se ci sono domande, sono disposta a rispondere, ma terminerei qui la mia introduzione.
  Do la parola ai colleghi.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. La sua mi sembra, alla luce dell'attività della Commissione, una ricostruzione molto fedele del lavoro svolto. Credo, tuttavia, che sia necessario leggere e studiare la relazione per poter fare delle valutazioni dettagliate, perché gli argomenti interessati sono tanti. Sulla base di questo esame credo che potremmo eventualmente formulare qualche verifica ulteriore da fare all'interno della Commissione.
  Ciò detto, ringrazio la presidente per la puntuale ricostruzione di questi mesi di lavoro.

  PRESIDENTE. Possiamo prevedere di vederci durante la serata dello stesso giorno. Quando le leggete, siete in grado di elaborarle. Poi ci saranno modifiche che apporteremo anche dopo la discussione, naturalmente, anche se non sono formulate.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che lunedì siamo in missione a Vibo. Penso che gli orari vi siano stati comunicati. Si tratta di una missione molto breve, ma, come ci siamo detti, in Calabria è opportuno essere presenti in tutte le province. Si parte da Vibo perché quando abbiamo deciso la missione ancora non c'era stata la scoperta delle armi da parte del procuratore Cafiero De Raho, ma saremo a Reggio Calabria, secondo un'eventuale previsione, il 28-29 aprile, subito dopo il ponte pasquale. A Vibo comunque è stato arrestato il capo della squadra mobile. Inoltre, è la provincia con il maggior numero dei comuni sciolti per mafia.
  Ci recheremo, come prima cosa dopo essere arrivati all'aeroporto di Lamezia Terme, a Limbadi, dove c’è un complesso di beni confiscati e non ancora assegnati. Limbadi è un comune particolarmente esposto e, quindi, riteniamo che vi si debba marcare la nostra presenza.
  In prefettura a Vibo vedremo poi il prefetto con i comandanti delle forze di polizia, la DDA di Catanzaro e la procura di Vibo. Mi pare che non ci sia tempo per altro. Abbiamo avuto varie richieste di associazioni e stiamo valutando come fare a soddisfarle. Pag. 8
  Inoltre, l'ufficio di presidenza ha individuato nel dottor Nicola Russo, nel dottor Aldo Giubilaro e nel dottor Giovanni Spinosa tre collaboratori a tempo parziale, sempre con la solita clausola del solo rimborso spese. Sentiremo il presidente Maroni mercoledì alle 14. Dopo le vicende lombarde ci sembrava che fosse necessario anche questo incontro.

  ROSANNA SCOPELLITI. Trovandoci in Calabria, se si pensa di audire alcune associazioni, le ricordo che, come per Reggio Calabria, questo andrebbe fatto con tutte quelle si spendono sul territorio.
  Le faccio presente che proprio su Limbadi c’è una situazione un po’ particolare di persone che fanno parte di associazioni che sono state minacciate direttamente da figure vicine ai clan. Le fornirò in via privata la documentazione e gli articoli di giornali che supportano questa situazione.

  PRESIDENTE. Si tratta della Gerbera Gialla ?

  ROSANNA SCOPELLITI. Sì, si tratta della Gerbera e anche di Ammazzateci tutti. Le farò avere al più presto la documentazione, perché, come le ho ripetuto anche altre volte, se in Calabria si decide di audire le associazioni, devono essere audite tutte altrimenti si creano delle difficoltà.

  PRESIDENTE. Non c’è dubbio. È il motivo per il quale stiamo valutando, proprio perché sappiamo che non possiamo permetterci di fare una selezione, se c’è la possibilità di sentirle tutte. Se non c’è la possibilità di sentirle tutte, non ne sentiamo nessuna.
  Addirittura, i beni confiscati dovrebbero essere consegnati all'associazione Gerbera la quale ha espresso la disponibilità e verrà solo ed esclusivamente se l'audiamo in Commissione poi a Vibo. Anche loro sono in sospeso, perché o riusciamo a sentire tutte le associazioni, o non sentiamo neanche loro.

  ROSANNA SCOPELLITI. In quel territorio ci sono anche dei testimoni di giustizia che avrebbero bisogno di sostegno e vigilanza.

  PRESIDENTE. Verranno sentiti. Il collega Mattiello insedia il Comitato venerdì, successivamente inizierà a sentire i testimoni di giustizia. Abbiamo ritenuto di doverli sentire tutti.

  ROSANNA SCOPELLITI. Questo mi fa piacere. Siamo d'accordo.

  PRESIDENTE. Dobbiamo sentirli qui, però, perché esigono una certa sicurezza.

  ROSANNA SCOPELLITI. Ovunque sia, purché abbiano la possibilità di poter esprimere la loro voce.

  FRANCO MIRABELLI. Vorrei sapere come saranno organizzati i lavori e se è confermata l'audizione del procuratore di Mantova.

  PRESIDENTE. Se approviamo la relazione, sì. Mercoledì mattina possiamo fare un ufficio di presidenza, per trovare una sintesi.

  La seduta termina alle 14.30.