Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V e XIV)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 9 aprile 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bordo Michele , Presidente ... 2 

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, nell'ambito dell'esame dello Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n.86) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Bordo Michele , Presidente ... 2 
Delrio Graziano , Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 2 
Bordo Michele , Presidente ... 6 
Palese Rocco (FI-PdL)  ... 6 
Schirò Gea (PI)  ... 7 
Bordo Michele , Presidente ... 8 
Galgano Adriana (SCpI)  ... 8 
Nesci Dalila (M5S)  ... 8 
Prataviera Emanuele (LNA)  ... 9 
De Mita Giuseppe (PI)  ... 9 
Bordo Michele , Presidente ... 10 
Bonavitacola Fulvio (PD)  ... 10 
Marcon Giulio (SEL)  ... 11 
Buttiglione Rocco (PI)  ... 13 
Vaccaro Guglielmo (PD)  ... 14 
Moscatt Antonino (PD)  ... 15 
Gitti Gregorio (PI)  ... 16 
Bordo Michele , Presidente ... 17 
Delrio Graziano , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 17 
Bordo Michele , Presidente ... 20 
Delrio Graziano , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 20 
Bordo Michele , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIV COMMISSIONE MICHELE BORDO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, nell'ambito dell'esame dello Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno delle Commissioni riunite V e XIV reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, nell'ambito dell'esame dello Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020 (Atto n. 86).
  Noi attribuiamo massima importanza politica alla predisposizione di questo accordo, quindi intendiamo portare un contributo non rituale alla sua stesura definitiva, anche perché abbiamo tutti la consapevolezza che le risorse a disposizione nei prossimi anni saranno forse le sole di cui disporremo, considerate le attuali difficoltà.
  Do la parola al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio.

  GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, presidente, buongiorno a tutti. Grazie dell'opportunità di dialogare su questo argomento.
  Come sapete, noi abbiamo una scadenza molto stringente che è l'invio dell'accordo di partenariato entro il 22 aprile alla Commissione europea. La prima bozza che ho provveduto a trasmettervi appena insediato è corredata dalle osservazioni che abbiamo a nostra volta ricevuto il 10 marzo, quindi con tempi che sono stati molto ristretti.
  Immediatamente dopo il recepimento delle osservazioni della Commissione europea, abbiamo avviato una serie di consultazioni con le regioni, con le forze sociali, con le forze previste dal Forum del partenariato, per poter raccogliere suggerimenti, annotazioni e – anche oggi da parte vostra – qualche utile elemento per predisporre la bozza definitiva, che andrà inviata tra pochi giorni.
  L'appuntamento di oggi è quindi molto importante e purtroppo non ve ne potrà essere uno successivo per l'esiguità dei tempi. Se il presidente ritiene, potrei fare una premessa riassuntiva dei contenuti dell'accordo di partenariato, perché immagino che sia stato complicato anche esaminarlo in dettaglio.
  Come sapete, le politiche di coesione riguardano l'intero territorio nazionale, in particolare le regioni del centro-nord, le tre regioni cosidette in transizione – Sardegna Abruzzo e Molise –, e le regioni per Pag. 3così dire «meno sviluppate», che sono Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia.
  Le risorse complessive di cui stiamo discutendo comprendono i 31 miliardi di euro di fondi europei e i 24 miliardi di euro di cofinanziamento nazionale, che sono erogati attraverso il Fondo di rotazione, a cui vanno aggiunti 1,1 miliardi di euro per la cooperazione territoriale, 670 milioni di euro per il fondo europeo per l'aiuto agli indigenti e 560 milioni di euro per l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile.
  Abbiamo deciso di confermare l'impianto complessivo che era stato proposto dal Ministro Trigilia, quindi, pur recependo le osservazioni della Commissione europea, intendiamo confermare il ragionamento complessivo delle politiche di coesione, privilegiando l'utilizzo delle fonti nazionali del Fondo sviluppo e coesione per la maggior parte dei fabbisogni che implicano un investimento di tipo infrastrutturale o investimenti di tipo ambientale di importanza rilevante.
  Il tema del Fondo sviluppo e coesione (FSC) travalica anche il ciclo, mentre i fondi strutturali possono – e secondo noi devono – essere focalizzati sul rafforzamento dello sviluppo del sistema delle imprese, sull'attenzione alle persone in termini di lavoro, capitale umano e inclusione sociale.
  Per concentrarci su questa seconda parte, gli interventi che saranno finanziati con i fondi strutturali agiranno su due leve. La prima leva è quella del rafforzamento del sistema produttivo, che nel centro-nord avverrà tramite l'avvio di una strategia di riorganizzazione e di innovazione con una grande attenzione al tema delle esportazioni delle nostre aziende, della nostra media impresa, mentre nel Mezzogiorno la strategia implica non solo il rafforzamento di innovazione e internazionalizzazione, ma anche un intervento per consentire la crescita di nuove attività produttive, di imprese capaci di consolidare la loro struttura e di sostenere il mercato.
  Il rafforzamento e lo sviluppo del capitale umano è l'altra leva. Non devo riassumervi i dati sull'occupazione e soprattutto sulla disoccupazione, quindi deve essere posta grande attenzione a mantenere e incrementare le capacità delle persone, la vita sociale e lavorativa. È importante dedicare una parte di fondi – anche più di quella minima prevista – a questo tema dell'introduzione al mondo del lavoro, della creazione di nuovi posti di lavoro, dei sistemi di protezione per nuovi posti, e delle politiche attive del lavoro.
  Queste erano le due linee di fondo principali che noi confermiamo. La Commissione europea ci ha rivolto alcune osservazioni che avete visto, operando un richiamo all'importanza di considerare in maniera più forte la questione ambientale e le sfide del post-cambiamento climatico. I costi ambientali nel nostro Paese sono molto elevati, si parla di circa 3 miliardi di euro annui negli ultimi dieci anni, considerando i costi connessi a terremoti e disastri idrogeologici, quindi si sottolinea l'esigenza di un'attenzione seria e specifica a questo argomento.
  Si sottolinea molto l'importanza di non confondere le politiche di contrasto alla povertà, che dovrebbero avere carattere strutturale in un paese civile, con le politiche dei fondi strutturali, o, in altri termini, di evitare che politiche sociali vengano vicariate attraverso i fondi strutturali, chiarendo la scelta strategica relativa all'inclusione sociale e agli strumenti per il contrasto alla povertà.
  La Commissione europea chiede di rivalutare l'impegno in materia di uso delle risorse naturali, in particolare rispetto alla gestione dei rifiuti e alle risorse idriche nel Mezzogiorno, di focalizzare l'attenzione su questo argomento, e, nel momento in cui annunciamo la politica di sostegno alle imprese, di circoscrivere i provvedimenti anticongiunturali, di delimitarli temporalmente e di concentrarli sul consolidamento strutturale del sistema produttivo, anche attraverso la stabilizzazione dei ricercatori, del processo di innovazione e di strategie di rete tra le imprese.Pag. 4
  Per quanto riguarda le osservazioni di tipo strategico, dal momento che quelle di tipo più puntuale sono numerosissime e peraltro usuali, la Commissione europea chiede di rafforzare gli strumenti di partenariato, cioè di confronto e di collaborazione con le forze sociali, con i corpi intermedi, e di definire più chiaramente gli strumenti e l'approccio che intendiamo adottare per il rafforzamento della capacità amministrativa e istituzionale, che è una delle grandi carenze che rileviamo nell'utilizzo dei fondi comunitari.
  Come sapete, nel ciclo di programmazione 2007-2013 appena trascorso, abbiamo scontato ancora un grave ritardo, nonostante gli sforzi degli ultimi anni, e la media dell'utilizzo è del 49 per cento, contro una media europea del 66 come risulterebbe dai dati diffusi pochi giorni fa. Al di là dei complimenti per l'incremento della capacità di utilizzo dei fondi negli ultimi anni, dobbiamo ancora colmare un grave ritardo.
  Queste sono le osservazioni rivolte formalmente all'impianto che noi avevamo proposto. Ovviamente ve ne sono tantissime, che però sono leggibili dentro il riassunto che vi ho appena esplicitato.
  Noi abbiamo scelto di allocare su 11 obiettivi tematici la nostra azione e i nostri fondi strutturali FESR e FSE, ripartendoli in tre diverse categorie di regioni (quelle più sviluppate, quelle in transizione e quelle meno sviluppate), e articolandoli in due ambiti territoriali, relativi alle aree interne e alle città. Dobbiamo fare in modo di contribuire al rafforzamento della capacità dei territori di esprimere attività economica di mercato, di creare occupazione, di essere all'altezza delle sfide.
  La bozza inviata, che dovremo aggiornare dopo le vostre osservazioni, contiene questi elementi. Il primo obiettivo tematico, relativo Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione, è da impiegarsi alla luce delle strategie cosiddette «di specializzazione intelligente», incrementando il contenuto innovativo delle attività economiche, ossia l'innovazione applicata alla produzione di beni e servizi. Dobbiamo garantire non solo un'attività di ricerca in ambiti di alto valore prospettico, ma in generale un'innovazione applicata trasversalmente anche a beni e servizi.
  Il secondo obiettivo tematico riguarda la promozione dell'accesso, dell'uso, della qualità delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ed è il tema delle cosiddette Smart Cities and Communities. Ciò riguarda sia l'ambito urbano che l'ambito rurale; la dotazione è diretta anche a sostenere il traguardo sulle infrastrutture per la connettività, al fine di accelerare questo processo in aree che presentano difficoltà intrinseche, quindi soprattutto nelle aree interne.
  In relazione al terzo obiettivo tematico, la competitività dei sistemi produttivi, la Commissione europea ha suggerito di circoscrivere e di delimitare temporalmente il sostegno con funzione anticiclica alle imprese. Questa è un'osservazione rilevante ed è possibile specificare meglio che non avevamo intenzione di utilizzare i fondi europei per finanziare i tagli alle tasse per le imprese, affermazione questa assolutamente priva di fondamento. Stiamo, dunque, cercando di spiegare come alcune azioni che abbiamo intrapreso abbiano una funzione di adeguamento strutturale delle imprese, e, come, per quanto in apparenza poco strutturali, abbiano però il vantaggio di rendere più competitive le nostre imprese.
  Il dialogo sta proseguendo, perché alcune delle osservazioni scaturiscono da una non piena comprensione della proposta di accordo di partenariato e della specificità delle nostre imprese.
  Il quarto obiettivo dopo quello della competitività, che è il terzo e comporta una quantità di risorse notevoli, concerne la promozione dell'economia a bassa emissione di carbonio in tutti i settori, dall'energia ai trasporti urbani. Il quinto obiettivo concerne l'adattamento al cambiamento climatico e la gestione dei rischi. Su questo punto ho già detto come questa scelta vada ulteriormente chiarita, e come intendiamo riequilibrare e rendere più evidente alla Commissione europea il nostro impegno.Pag. 5
  Il sesto obiettivo tematico riguarda la tutela e la valorizzazione degli asset naturali e culturali. Si parla di interventi di tutela e valorizzazione che comportano una crescita di visitatori in ambito culturale e dell'attività imprenditoriale di mercato nel settore turistico. Questi interventi possono contare su tutta la parte del Fondo sviluppo e coesione che riguarda l'investimento pubblico.
  Il settimo obiettivo tematico riguarda le infrastrutture di trasporto sostenibili ed è previsto solo per le regioni meno sviluppate. Come vi ho detto, questa azione verrà svolta in maniera molto più rilevante a valere sulle risorse del FSC. Questo obiettivo tematico è commisurato al completamento di alcuni grandi progetti, in particolare quelli ferroviari, che sono stati avviati nell'ambito della programmazione 2007-2013, e al rafforzamento di alcune grandi direttrici ferroviarie.
  Chiarire alla Commissione europea la programmazione parallela del FSC renderà più evidente il programma complessivo, che oggi viene criticato come incompleto e non particolarmente leggibile nelle sue direttive strategiche. Tra le osservazioni si rileva la mancanza di un chiaro impianto strategico complessivo, un'analisi un po’ superficiale di contesto.
  Non per difendere il lavoro del Ministro Trigilia, ma esso era impostato in questo modo perché nella prima bozza queste scelte miravano a rendere più evidenti gli interventi focalizzati sui fondi strutturali, ma il quadro d'insieme ovviamente c’è, non manca l'analisi di contesto sul trasporto ferroviario, sulla povertà in Italia o sugli strumenti di inclusione sociale. Si sarebbe potuta svolgere un'altra serie di analisi che sono state volutamente omesse nella prima bozza non per reticenza, ma per presentare una prima analisi più snella.
  Gli obiettivi nn. 8, 9 e 10 sono legati alla seconda grande linea direttrice, quella del lavoro, dell'occupazione, del sostegno alle politiche attive del lavoro. L'obiettivo tematico 8 concerne la promozione di occupazione sostenibile e di qualità, incentivando l'impiego dei giovani.
  L'obiettivo tematico n. 9 riguarda la promozione dell'inclusione sociale e del contrasto alla povertà e alle discriminazioni, che assume particolare importanza soprattutto nelle regioni meno sviluppate. L'approccio all'inclusione deve essere rivalutato, in linea con quanto osservato dalla Commissione europea, in collegamento con le politiche per l'accesso al mercato del lavoro.
  Abbiamo già cominciato a spiegare in maniera abbastanza completa alla Commissione europea che molte delle osservazioni dipendono da un misunderstanding, e comunque giustificheremo in maniera molto più analitica e approfondita in termini di negoziato formale questo punto.
  I dati dell'obiettivo tematico n. 10 incorporano una quota preponderante di FSE e FES per il tema edilizia scolastica e attrezzature complementari delle scuole, e anche qui cerchiamo di sviluppare in maniera sinergica i tre punti insieme, perché ci è stato suggerito di evidenziare in maniera più forte i collegamenti tra questi tre punti.
  L'obiettivo tematico n. 11, relativo al rafforzamento della capacità dei soggetti istituzionali, della capacità amministrativa per la promozione di una pubblica amministrazione efficiente, richiede e richiederà un aumento di risorse dopo le osservazioni della Commissione europea, un'esplicitazione più attenta, un'assunzione di responsabilità da parte di tutti per il miglioramento delle capacità di utilizzo dei fondi e quindi un'azione di coinvolgimento di tutti gli attori a vario titolo coinvolti.
  Oggi alla riunione del tavolo ho dichiarato che ritengo molto importante, da questo punto di vista, la collaborazione della società civile, in quanto l'utilizzo dei fondi comunitari è più efficiente laddove c’è un controllo sociale più elevato, quindi la trasparenza sugli obiettivi, annunciare le tempistiche e il responsabile dei progetti di gestione e a che punto siano i progetti dovrebbe contribuire ad aumentare il controllo sociale.
  È già stato fatto un grande lavoro con OpenCoesione ma dobbiamo coinvolgere Pag. 6maggiormente le comunità locali che si aspettano queste risorse, in maniera da accrescere lo stimolo del controllo sociale, oltre che continuare a lavorare sulla formazione e sulla chiarezza della responsabilità e degli obiettivi.
  Ritengo che uno dei problemi di cattiva performance della pubblica amministrazione dipenda anche dal fatto che dalla politica non vengono indicati con chiarezza gli obiettivi. Non c’è solo una responsabilità dei dirigenti: dobbiamo dare pochi obiettivi misurabili con pochi indicatori. Oggi nell'attuale versione c’è ancora una ridondanza di azioni e di obiettivi, mentre dovremo concentrarci di più e lo faremo dopo il confronto con voi.
  Per ora ho solo riassunto a grandi linee, da un lato, come sono allocate le risorse, dall'altro le osservazioni che ritengo più pertinenti, ma dopo questo incontro con voi avremo un momento di sintesi per la versione definitiva, che dovrà «asciugare» il più possibile azioni e obiettivi. Stiamo infatti facendo un focus su ognuno dei programmi operativi regionali che sono in stato di avanzamento, mentre in questo momento sono meno avanzati i programmi operativi nazionali e quindi è necessario un buon coordinamento tra i due tipi di programmi.
  Stiamo anche analizzando i vecchi programmi del ciclo 2007-2013 per capire dove si incaglino le questioni. Abbiamo ancora 22 miliardi di euro da spendere e, se non si imprime un'accelerazione e si pone una grande attenzione a questi programmi, molte risorse saranno ancora a rischio nonostante tutto il lavoro fatto.
  Abbiamo bisogno di fare immediatamente un lavoro di revisione molto profondo e puntuale, e di capire se e dove le risorse si siano bloccate, per quale motivo, se per incapacità gestionale, per troppe risorse concentrate su alcuni settori o per troppe responsabilità affidate a un'unica autorità di gestione.
  Dobbiamo fare un'analisi, a cui stiamo procedendo e di cui vi riferirò l'esito, per evitare un disimpegno di fondi che ritengo di molto superiore ai 2-3 miliardi che qualcuno cita. Se non si metteranno in campo azioni molto decise, infatti, credo che la perdita di fondi potrebbe superare i 5 miliardi di euro.
  Ritengo che di quei 22 miliardi non possiamo permetterci di perdere una quantità simile alla manovra economica, di cui discuteremo per i prossimi sei mesi, concernente il beneficio degli 80 euro di cui si sta discutendo in questi giorni. Dobbiamo fare un'analisi seria, rigorosa e approfondita dei motivi di questi ritardi, di come si possano colmare e di quali eventuali misure alternative si possano mettere in campo in questi 16-18 mesi che abbiamo davanti prima della rendicontazione definitiva. Questo aspetto deve essere tenuto presente.
  Intendiamo rispettare la scadenza prevista, il 22 aprile, dal momento che il 24-25 aprile c’è la riunione ad Atene a cui parteciperemo per il confronto con gli altri responsabili delle politiche comunitarie e dei fondi comunitari.
  Credo che sia utile che l'Italia si presenti a quell'appuntamento avendo inviato il suo accordo di partenariato nella stesura definitiva. Chiedo dunque che i contributi di oggi o dei prossimi giorni arrivino nel più breve tempo possibile, per consentirci di fare le opportune correzioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  ROCCO PALESE. Grazie, presidente. Ringrazio i presidenti e il sottosegretario Delrio per aver assunto questa iniziativa e, in via preliminare, esprimo grande apprezzamento perché la titolarità della politica di coesione è affidata alla competenza della Presidenza del Consiglio.
  Questo garantisce senza dubbio autorevolezza e maggiore possibilità di evitare i grandi errori compiuti in passato, su cui non mi dilungo perché sono veramente tanti e di ogni genere, laddove in passato è stata tentata ogni strada per spendere i fondi comunitari senza mai riuscirci.
  Siamo a un passaggio molto delicato dal punto di vista della trattativa; e non mi Pag. 7dilungo sulle 45 pagine e sulle 351 osservazioni in gran parte di dettaglio, ma mi soffermo sul profilo della strategicità. Nei primi sette anni le risorse disponibili come competenza e cassa per gli investimenti, al di là di manovre e di riduzioni di spesa, tra le tre quote UE, nazionale e delle regioni ammontano a 117 miliardi di euro, e in più ci sono i fondi della pesca e dell'agricoltura.
  Sulla programmazione 2007-2013 esprimo ancora preoccupazione, e già nella precedente audizione con il Ministro Trigilia esplicitammo in ogni modo le strade percorribili per evitare quella che all'epoca si stimava al 31 dicembre 2015 come una perdita di 7-8 miliardi di euro. In seguito, i provvedimenti del precedente Governo con alcune contrattazioni con l'Unione europea hanno diminuito la potenziale perdita di risorse, ma siamo sempre a 5 miliardi di euro.
  Mi chiedo però se siamo certi che le regioni non possano essere coinvolte in un'accelerazione rispetto all'utilizzo di graduatorie dei fondi comunitari su piani strategici che riguardino le strutture dichiarate inagibili con ordinanza sindacale e mi riferisco agli edifici scolastici.
  Mi soffermo solo su alcune situazioni, chiedendomi come far sì che i fondi 2014-2020 vengano spesi come debbono essere spesi, sia in termini di qualità che di quantità di spesa. È sufficiente la decisione di istituire l'Agenzia, di cui non abbiamo notizia, per evitare che le regioni dell'Obiettivo 1, in cui si concentra la maggior parte delle risorse, accumulino enormi ritardi soprattutto in riferimento alle scelte di spesa ?
  Condivido l'esigenza di sintetizzare gli 11 obiettivi e di andare sull'infrastrutturazione strategica, che sia relativa a innovazione e ricerca o ad ambiente e risorse idriche poco cambia: l’ importante è che ci sia un controllo totalizzante da parte del livello centrale. Capisco che le regioni mal digeriscano una simile impostazione, ma finora hanno dato prova dissennata da questo punto di vista. La migliore nella spesa è la Puglia, che si attesta al 56 per cento, mentre alcune regioni non arrivano neanche al 30.
  L'Unione europea ci chiede una maggiore efficacia nei controlli. L'unico punto su cui ritengo di dover richiamare l'attenzione è l'enorme quantità di risorse che finora è stata spesa dal Fondo sociale europeo. Queste risorse vengono «divorate» in tutte le regioni, con il risultato catastrofico che, se prendiamo tutte le regioni dell'Obiettivo 1 e tutti i corsi di formazione professionale svolti, risulta difficile individuare un solo soggetto che abbia trovato lavoro ! Qualcosa quindi non va.
  Fare una formazione per i formatori, in quanto le risorse dei centri per l'impiego hanno bisogno di ricevere formazione mi sembra che induca il Governo a porsi un obiettivo anche per queste risorse. Parliamo di 200 milioni di euro per regione all'anno.
  Concludo ricordando che noi possiamo fare tutto, sottosegretario, a condizione che queste risorse vengano svincolate dal rispetto del patto di stabilità interno, perché altrimenti anche le regioni che riescono a rispettare i parametri vengono bloccate.
  Come è noto al Commissario Hahn e al Governo italiano, questo è un problema reale, laddove che l'Europa conceda risorse imponendo di rispettare le scadenze ma poi raccomandi di non spenderle per il Patto di stabilità sembra un'assurdità.

  GEA SCHIRÒ. Signor sottosegretario, tenuto conto che gli accordi di partenariato sono un sistema contrattualistico di mutuo scambio e di mutua rendicontazione tra noi e la Commissione europea, vorrei porle due domande.
  Vorrei sapere se sia possibile che tra i rilievi mossi dalla Commissione europea sulla scarsa chiarezza dell'assetto strategico tra i fondi SIE e il SEF ci sia stato nel pensiero precedente l'intento di non vincolare troppo per poter vigilare, avendo avuto le esperienze pregresse e volendo andare avanti e non rimanere a lamentarsi.Pag. 8
  Dall'altro lato, un potente strumento contrattualistico di regolamentazione come i fondi salva Stati e tutte le regolamentazioni sovranazionali forse permetterebbe al Governo di avere un più forte potere contrattuale con le regioni e la Commissione europea. Questo ci permetterebbe di essere più competitivi in questa amministrazione.
  Vorrei sapere infine che tipo di governance il Governo abbia in mente, perché sicuramente vigilerà il CIPE ma, siccome il problema della redistribuzione è anche un problema di scelte politiche e lei stesso ha dato delle indicazioni nella sua relazione introduttiva, vorrei capire se il Governo intenda istituire una cabina di regia politica di indirizzo e di supporto.

  PRESIDENTE. Direi che possiamo organizzare i nostri lavori nel seguente modo: svolgiamo prima tutti gli interventi e poi alla fine avrà luogo la replica del sottosegretario. Do la parola all'onorevole Galgano.

  ADRIANA GALGANO. Ringrazio il sottosegretario per la sua relazione. Vorrei evidenziare che l'Italia è riuscita a spendere nei tempi il 49 per cento delle risorse previste: l'Europa ne ha spese di più, ma certo non ha raggiunto il cento per cento, in quanto la media è del 66 per cento. C’è quindi un problema di riuscire a spendere le risorse, ma anche probabilmente di regole europee da rivedere e di obiettivi che l'Europa assegna agli Stati membri.
  Bisogna inoltre riuscire a spendere le risorse per progetti utili, perché ieri il comunicato della Corte dei conti europea ha dichiarato che i progetti sulla mobilità all'interno delle città realizzati con i fondi europei sono risultati sottoutilizzati, perché non muovono il numero di persone che era previsto muovessero e gli investimenti non hanno reso quello che dovevano rendere. Questo vale per 26 progetti analizzati su 5 Paesi, quindi c’è un tema rilevante da porre all'Europa, e questo noi le chiediamo.
  La seconda questione riguarda i 22 miliardi di euro che ancora dobbiamo spendere, il che è indispensabile perché, se fossimo riusciti a spendere quei soldi entro i termini, la crisi non sarebbe stata così drammatica. Dobbiamo riconoscere che parte della crisi è dovuta alla nostra incapacità di vivere l'opportunità che l'Europa ci concede.
  Abbiamo approvato l'istituzione dell'Agenzia per la coesione territoriale, che aveva l'obiettivo di far spendere questi 22 miliardi di euro, per cui le chiedo a che punto sia l'attuazione dell'Agenzia e se, alla luce della necessità di spendere le risorse nei tempi previsti, non sia il caso di rafforzarne le competenze in materia di rogatorie.
  La terza questione è la mancanza di capacità dimostrata dalle amministrazioni pubbliche. Le chiediamo che nell'accordo di partenariato ci sia un cronoprogramma serio degli obiettivi chiaramente identificati, ma anche delle sanzioni nel caso in cui questi obiettivi non venissero raggiunti. Deve essere forte il messaggio che queste risorse sono indispensabili per la ripresa del Paese.
  L'ultimo punto riguarda il cofinanziamento, perché nella gestione dei fondi in parte vi è stata incapacità, in parte vi è stata la difficoltà di cofinanziare i progetti e di rispettare nel contempo i parametri del Fiscal compact. Vorrei conoscere le valutazioni del Governo su questo punto. Grazie.

  DALILA NESCI. Abbiamo sentito delle parole che vorrei definire – sempre con rispetto istituzionale – ridicole, perché dire «abbiamo volutamente omesso alcune analisi più approfondite nella bozza dell'accordo di partenariato» sono parole che non possono essere pronunciate da un rappresentante del Governo di questo paese.
  Ci rendiamo conto della difficoltà che avete riscontrato nel mettere mano a questo documento assolutamente cruciale per il nostro paese, perché manca una rendicontazione approfondita e soprattutto organica del precedente settennato, che noi abbiamo richiesto più volte: c’è qualche documento sparso, ma non esiste nulla di Pag. 9organico, quindi c’è forse da riflettere sulla precedente gestione.
  Lei ci chiede di dare dei contributi a questo documento in dieci giorni, quando voi per mesi avete riscontrato così tante difficoltà da ricevere 351 rilievi dalla Commissione europea, quindi, se vogliamo essere seri, non si può pensare di sistemare un documento in così poco tempo.
  A questo punto una domanda che si porrebbe qualsiasi cittadino fuori da qui è se si possa sapere chi abbia redatto questa bozza, perché vorremmo capire se le persone che compongono questa équipe verranno promosse o riscriveranno ancora il documento, laddove a questo punto ci preoccupiamo di come nuovamente vi si metterà mano.
  Non ci sembra chiara e soddisfacente l'analisi sul sistema dei trasporti, che è uno degli argomenti cruciali per lo sviluppo, perché si vuole superare il divario esistente tra nord e sud, ma ci chiediamo se intendiate investire in TAV, in alta velocità, o nelle linee di collegamento tra Sicilia e Calabria, Basilicata, Campania, tutte regioni assolutamente isolate dal mondo.
  Vorremmo sapere se abbiate pensato di inserire il reddito di solidarietà come ammortizzatore per tamponare il disallineamento esistente tra la perdita del lavoro e la nuova attività lavorativa, perché parlate di occupazione e quindi vorremmo sapere se il Governo si muoverà in questa direzione. Vorremmo inoltre conoscere nello specifico gli obiettivi di crescita delle piccole e medie imprese nel breve e lungo periodo.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, sottosegretario. Io sono un po’ perplesso perché non capisco l’iter che farà seguito a questa audizione, quale documento produrranno le nostre osservazioni, se vedremo il documento prima del 22 aprile, quindi entro i 12 giorni in cui avrete il tempo di redigerlo, se potremo ancora influenzarne la redazione finale, anche per capire quali nostre osservazioni possano essere recepite.
  Ricollegandomi alle considerazioni dell'onorevole Nesci, infatti, 351 osservazioni non sono poche e non credo che possano essere considerate semplici fraintendimenti. Qui viene rivisto quasi tutto l'impianto e viene da chiedersi quale sia la percezione, l'attesa da parte del Governo circa la funzionalità dell'Agenzia per la coesione territoriale.
  Se infatti viene realizzato questo nuovo soggetto che va a gestire i fondi, ci chiediamo quale grado di impiego ci si aspetti dallo stesso, perché, se si presume che tale livello sarà inferiore al 100 per cento, probabilmente non è la direzione giusta da seguire.
  Al di là del documento che verrà inviato e della stima che si prospetta di avere per l'impiego di fondi nel prossimo programma, ci chiediamo come, senza cambiare le regole del patto di stabilità, si possa verificare che questi fondi vengano spesi in maniera corretta. Non ho capito come risponderete ai rilievi che vengono posti ad esempio nell'esortazione della Commissione europea a non confondere le politiche sociali del contrasto alla povertà con le politiche di sviluppo. Se si torna a fare politiche per colmare la difficoltà del momento senza affrontare le questioni strutturali, non si va da nessuna parte.
  C’è poi la grande questione del dissesto idrogeologico e di tutto ciò che riguarda l'ambiente, su cui ci chiediamo come, con quali azioni, con quali programmi interverrete, perché gestire da un punto di vista centrale vuol dire già da oggi delineare gli interventi – dal momento che si tratta di somme rilevanti nell'ordine di miliardi di euro – e non definire solo successivamente.
  Vorrei capire come lo farete e se noi lo sapremo solamente il 23 aprile, cioè dopo la scadenza, perché di fatto anche oggi abbiamo ascoltato un riassunto di quanto già in passato ci avevate detto.

  GIUSEPPE DE MITA. La discussione sull'accordo di partenariato e sui rilievi formulati dalla Commissione europea apre una quantità di questioni non secondarie, che impegnano non poco questo Governo in termini sia di adeguata e consapevole Pag. 10lettura storica di quanto è avvenuto nelle precedenti programmazioni, sia del tipo di risposte che il Governo intende adottare.
  C’è una quantità di punti di rilievo più generale su cui si potrebbe aprire la discussione. Ne scelgo uno, che può apparire ancillare, ma che secondo me è una sorta di cartina di tornasole, seppur ridotta, sul modo con cui si intende aggredire questa questione non secondaria, ed è la posizione dal punto di vista della programmazione che il Governo intenderà adottare sulla questione delle aree interne.
  Questa non implica solo un rilievo dal punto di vista della programmazione europea, ma il Governo è impegnato sul piano di sperimentazione nelle aree interne con i fondi nazionali per l'anno 2014.
  Ci sono dei rilievi sistemici da parte della Commissione europea sul tema delle aree interne molto rilevanti, che non credo facciano riferimento a un'idea inadeguata da parte del precedente ministro, ma credo fossero il segno di un lavoro in progressione, per cui la risposta che si dà su questo tema ha un certo rilievo.
  L'approccio adottato dal precedente ministro non era intendere le aree interne secondo una logica campanilistica e tribale dei territori per una ridistribuzione delle risorse, ma era una chiave di lettura molto attuale, che riteneva che i problemi della persona e i diritti che la persona chiede che vengano tutelati avessero un'universalità di fondo ma una diversità nella loro manifestazione materiale, il che implica l'adozione di politiche adeguate a seconda della specificità del problema.
  Questo è un tema di fondo, che credo non possa essere sottovalutato anche per onestà di coscienza, perché temo che il disegno di legge approvato che porta il suo nome, sottosegretario, introduca il rischio di un'asimmetria istituzionale con le città metropolitane, che hanno funzioni tipiche nell'organizzazione dei servizi alla persona e sono centro di spesa, mentre fuori del perimetro delle città metropolitane abbiamo un'organizzazione atipica e volontaristica dell'unione dei comuni, che sarà il soggetto di riferimento una volta cancellate le province.
  Siccome il modello di governance inciderà sulle modalità di organizzazione di questi servizi, per me il problema non è risolverlo con una norma in una legge, ma è affrontarlo e risolverlo. Questo può essere un modo attraverso cui il Governo può dimostrare attenzione alla circostanza che, se i fondi ci chiedono di dimostrare attenzione alle persone, le persone vanno tutelate su tutto il territorio, a seconda della specificità dei problemi.
  Per questo credo che la questione delle aree interne, ancorché posta all'ultimo capitolo dell'accordo di partenariato, abbia un rilievo significativo anche alla luce degli atti che il Governo dovrà adottare sul piano nazionale, quanto ai fondi per il periodo 2014-2020, con riferimento alle aree interne.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Bonavitacola, che è anche relatore per la V Commissione.

  FULVIO BONAVITACOLA. È esattamente la ragione per cui mi accingo a chiedere la vostra paziente attenzione.
  Naturalmente parlare dei fondi europei in termini geometrici è come andare da meno infinito a più infinito, in termini poetici verso l'infinito, mentre il calendario ci richiama a una triste e dura realtà, che è quella di inviare un testo entro il 22 aprile, testo che nei prossimi giorni dovrà essere sottoposto al vaglio della Conferenza unificata e del CIPE.
  Se scriviamo questi passaggi in un'agenda, ci rendiamo conto che dovremmo riunirci in conclave permanente per fare un lavoro condiviso e utile.
  Cercherò di fare poche osservazioni, riservandoci come V Commissione, d'intesa ovviamente con la XIV, alla luce della relazione sui contenuti della proposta di accordo del 9 aprile che ci è stata appena consegnata, di dare un apporto collaborativo di merito, di cui sarà il Governo nella sua sovranità a tenere conto in più o in meno.Pag. 11
  Parto dall'ultima considerazione espressa dal sottosegretario, che ringrazio per l'esposizione molto puntuale: è paradossale che, dopo venticinque anni di interventi strutturali e dopo che nell'ultimo ciclo siamo al 49 per cento, un dibattito serio sulle criticità non sia stato ancora avviato.
  Qui c’è un malato che può avere diverse patologie: in sintesi possono essere finanziarie per il problema del patto di stabilità che non è nettizzato per la quota di cofinanziamento nazionale, possono essere urbanistiche perché spesso non si perfezionano le procedure di variante, possono essere paesaggistiche perché le Soprintendenze non danno i pareri, possono essere procedurali perché riguardano i tempi degli appalti. Tutte queste possono essere giurisdizionali, perché sono fonte di contenzioso.
  Dobbiamo capire quali di queste patologie – e probabilmente tutte insieme – e in che misura incidano sulla malattia, perché, se non partiremo da questo, non capiremo come possiamo salvare il malato da un ciclo che rischia di peggiorarne le condizioni.
  Mi rendo conto che questo tema riguarda sia il testo in esame che una gestione politica e programmatoria più generale, ma quando l'Unione europea ci richiama a riflettere sulle condizioni di gestione amministrativa credo che parli di questo.
  Sono d'accordo con il sottosegretario, d'altronde gli 11 obiettivi tematici non sono una scelta nostra, ma discendono dal Regolamento e dobbiamo essere noi a estrapolare nell'ambito di questi 11 obiettivi alcune scelte strategiche qualificanti. Il problema è non definire gli obiettivi, ma integrare obiettivi e strumenti perché l'azione sia efficace e raggiunga il risultato.
  Sulle infrastrutture di connettività siamo tutti d'accordo in merito al PIL, al digital divide, al superamento delle differenze tra zone interne e aree urbane. I gestori non fanno investimenti al di sotto di una certa soglia di redditività, per cui ci chiediamo chi debba fare gli altri investimenti. Negli anni Sessanta si sapeva che lo Stato doveva realizzare le autostrade attraverso la Società autostrade, ma ora non sappiamo quale autorità debba realizzare l'autostrada digitale, se sia affidata alle singole regioni che poi devono connettersi tra loro o occorra un'unità di comando.
  Altro esempio è il rinnovo urbano, il risparmio energetico degli edifici, che è un grande tema di investimento per far riprendere l'economia in questo Paese, tanto che ne farei un asse strategico.
  Noi abbiamo delle procedure di infrazione comunitaria, per cui non ci danno i soldi in quei campi perché siamo cattivi. Vorrei sapere quante siano le infrazioni che attualmente pendono e su quali misure di possibile finanziamento inciderà negativamente il fatto che siamo in infrazione.
  Non so se vi sia stato un ripensamento sulla scelta dell'Agenzia, personalmente non ho una posizione ideologica pro o contro le agenzie, che in Italia vanno di moda – una volta erano in voga le società miste, adesso le agenzie –, però c’è uno statuto in gestazione da otto mesi e al nono mese dovrebbe nascere, ma vorrei sapere se si intenda farlo nascere o ci siano ripensamenti e quale sia l'efficacia di questo strumento per superare le citate patologie.
  Mi riservo di organizzare il nostro apporto al documento con i colleghi della V Commissione.

  GIULIO MARCON. Mi limiterò ad alcune rapide considerazioni. Io apprezzo sempre i toni civili e dialoganti del sottosegretario Delrio ma ritengo che, di fronte alla consistenza delle critiche che ci sono state fatte, forse sarebbe servita una risposta più approfondita e convincente rispetto alla loro mole e alla loro dimensione.
  La Commissione europea ha infatti usato parole come vaghezza, indeterminatezza nonché espressioni – sia pure esposte in modo più diplomatico – come assenza di trasparenza, di verifica degli obiettivi, di rapporto tra efficacia degli obiettivi selezionati e loro realizzabilità, consistenza della capacità amministrativa.
  Va riconosciuto che c’è stata una stroncatura: 351 osservazioni e in proposito Pag. 12avremmo bisogno di tempo per analizzarle e per avere la risposta del Governo, cosa che ovviamente in un'audizione non è possibile fare. Esprimiamo quindi insoddisfazione su come il Governo ha dato spiegazione delle critiche pesanti e molto rilevanti della Commissione europea, che meritavano un chiarimento maggiore e un'esposizione più approfondita delle cause che ne sono all'origine.
  Questo è il primo punto che vorrei segnalare, e per le prossime occasioni sarebbe utile avere un quadro più esauriente e approfondito delle spiegazioni che noi diamo rispetto alle critiche che ci vengono dalla Commissione europea.
  C’è poi una serie di punti molto dettagliati nelle critiche della Commissione europea: è impossibile citarli tutti, ma si va dalla questione della giustizia civile alla questione della mobilità sostenibile, a una serie di punti che riguardano alcuni obiettivi tematici quali la lotta alla povertà. Le risposte che abbiamo ascoltato oggi sono insufficienti ed inadeguate rispetto all'entità e alla tipologia delle critiche esposte.
  Altri punti ancora meriterebbero una risposta da parte del sottosegretario. Il primo concerne la questione dell'Agenzia, che è già stata posta da molti. Anche rispetto all'emergenza 2011, quando avevamo speso solo il 30 per cento dei fondi stanziati per il settennio precedente, il Ministro Barca ha fatto un lavoro positivo, risolvendo alcuni problemi e instradando il Governo sulla strada di soluzioni percorribili rispetto al ritardo che avevamo accumulato.
  Mi chiedo se l'assenza di una direzione politica – che ovviamente riconosciamo in lei come istituzionalmente valida – non sia uno dei punti sui quali fare una riflessione, perché noi parliamo di una partita molto grossa: abbiamo un'Agenzia, abbiamo un sottosegretario che, oltre ad avere questa responsabilità, ne ha molte altre, per cui mi chiedo se non sia necessaria una riflessione del Governo su come adeguare la guida politica di una partita così importante e rilevante per l'Italia, perché parliamo di molti soldi e di molte cose che si possono fare. A tale ultimo riguardo, probabilmente il Governo dovrà compiere una riflessione maggiore e capire come affrontare i problemi che abbiamo di fronte.
  Il secondo problema è stato posto dal collega Palese, ossia la questione della nettizzazione degli interventi. Vorrei sapere cosa intenda fare il Governo su questo fronte, che spazia dal patto di stabilità interno alla golden rule per gli investimenti, con particolare riferimento a quello che gli enti locali e le regioni possono mettere sul tappeto per quanto riguarda il cofinanziamento degli interventi medesimi.
  La terza domanda è perché non si sia provveduto per tempo. Ho presentato interpellanze con alcuni colleghi di Sinistra Ecologia e Libertà, tra cui l'onorevole Pannarale, rispetto a una serie di fatti di cui siamo venuti a conoscenza relativamente a provvedimenti che il Governo aveva proposto rispettivamente il 23 settembre e il 6 novembre – uno schema di decreto-legge, quindi un collegato alla legge di stabilità –, che avrebbero dato un quadro per definire le condizioni ex ante che la Commissione europea ci accusa di non rispettare.
  Ricordo che il primo provvedimento, presentato il 23 settembre e ripresentato con la legge di stabilità, dava al Paese le linee direttrici sulla politica industriale, sui provvedimenti per il credito, l'energia, l'innovazione, la ricerca, la giustizia civile, cioè su tutti quegli aspetti sui quali la Commissione europea ci ha preso a bastonate.
  Da questo punto di vista, il fatto che quei provvedimenti non siano andati avanti e che il nuovo Governo non abbia dato seguito a quanto il precedente Governo su questa materia aveva predisposto ci lascia francamente interdetti e su questo crediamo che il Governo debba chiarire perché quello strumento che il Governo precedente aveva messo in cantiere non sia stato portato avanti dal nuovo Governo e non sia stato fatto quello che tutti si aspettavano si facesse per rispondere, attraverso le condizioni ex ante che la Commissione Pag. 13ci dice che non rispettiamo, con provvedimenti che forse avrebbero aiutato a realizzare questo tipo di risposta.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Trecentocinquantuno osservazioni sono tante e mi viene in mente un motto antico, ars longa vita brevis, perché le cose da dire sono tante ma il tempo è limitato, quindi mi permetterò di fare qualche riflessione impressionistica.
  Trecentocinquantuno osservazioni sono tante, quindi ci chiediamo se sia proprio così cattivo il documento di base. Secondo me sì, è cattivo, ma sbaglieremmo se non leggessimo anche un segnale politico che la Commissione europea ci manda e che posso tradurre in modo brutale: non state sempre a parlare del fatto che volete sfondare il 3 per cento, perché stiamo riconsiderando seriamente l'ipotesi di consentirvi di sforarlo su territori nei quali c’è una supervisione europea, come sui fondi strutturali, ma se voi ci presentate un documento simile noi facciamo fatica a continuare questo discorso.
  Credo che sia un segnale politico da non sottovalutare. C’è chi parla di esentare dal patto di stabilità interno, ma non ci si chiede poi chi sarà a pagare; forse paghiamo aumentando l'emissione di buoni del Tesoro, ma allora dobbiamo metterci in condizioni di rendere ragione di quello che facciamo in modo molto più rigoroso di quello che abbiamo fatto in questo documento.
  Dobbiamo anche parlarne di meno, perché ogni volta che ne parliamo generiamo un effetto di reazione negativo che porta anche a esagerare nelle critiche per dare un altolà a chi forse si sta facendo qualche illusione di troppo.
  È stato sollevato il tema dell'Agenzia, che corrispondeva all'idea di avere una visione globale, capace di definire delle priorità ma anche di inserire più chiaramente questa politica dentro la politica complessiva del Paese. I rilievi che ci vengono fatti sono rilievi fatti al documento, in quanto prima c’è un colpo sparato alla prora per dirci di stare attenti e poi c’è un'altra questione.
  Non sono riferiti tutti a questo documento ma toccano una serie di debolezze di sistema, e, finché non le affronteremo, avremo sempre risultati non favorevoli. Vi faccio un esempio: potete leggere il tema della riforma della giustizia amministrativa in filigrana dietro 180 su 351 osservazioni che vengono fatte. Ci si dice che non siamo in grado di garantire gli stati di avanzamento dei lavori perché, in modo abbastanza arbitrario, qualunque TAR blocca i lavori e non si sa quando riprenderanno, per cui dobbiamo affrontare questo problema.
  Se non affrontiamo questo problema, sarà difficile che riusciamo a entrare in sintonia con il sistema Europa, in cui queste cose non sono pensabili, perché non c’è il principio fiat justitia et pereat mundus, ma c’è il principio salus rei publicae suprema lex esto, in quanto le cose si devono fare nei tempi definiti e tutti devono adeguare i loro tempi a quelli dell'opera che deve essere fatta.
  Una serie di debolezze strutturali del sistema Italia sta dietro e inevitabilmente, per quanto siano bravi o meno gli estensori, è difficile riuscire a fare un documento soddisfacente se non si affrontano queste questioni. Ci sono poi delle questioni che sono sempre strutturali, ma che sono più specificamente attinenti al settore. Vogliamo dirci che noi abbiamo delle amministrazioni regionali che non hanno la capacità di gestire i programmi europei ?
  Vogliamo dirci che c’è una carenza drammatica di professionalità in generale, soprattutto nelle regioni meridionali ma non solo, in modo particolare sui temi europei ? Cosa pensiamo di fare per affrontare questo problema ?
  Speravo che in occasione del semestre europeo ci fosse un'iniziativa, ad esempio, per favorire la creazione di alcuni centri in Italia di formazione per giuristi europei, di cui la nostra pubblica amministrazione ha tanto bisogno, ma non si è fatto anche perché, signor sottosegretario, il Governo non può non avere un ministro per le politiche europee, come non può non avere un ministro che si occupa della coesione territoriale, con tutto il rispetto Pag. 14per lei, che sarebbe un eccellente ministro ma non può fare una cosa e un'altra ancora.
  Credo che questi temi che sono sullo sfondo vadano affrontati, perché altrimenti rischiamo di ripetere sempre gli stessi errori. L'Agenzia doveva supplire a questo, dimostrare la capacità del Governo di definire priorità, mentre invece ripetiamo le priorità che la Commissione europea ci indica. Quest'ultima ci dice che è importante una cosa e noi la faremo, mentre magari dovremmo dire che di undici cose che la Commissione europea ci indica sette non ci interessano affatto, mentre giudichiamo strategiche le altre quattro e su queste vorremmo investire tutto.
  C’è un problema di visione e la critica che ci viene mossa riguarda anche una mancanza di visione, che non è settoriale, ma nasce dal fatto che il documento viene composto sommando i desiderata delle regioni, che non hanno mostrato questa capacità di visione, ed è uno dei problemi del Titolo V della Costituzione e dell'ordinamento regionale. L'Agenzia ha questa funzione: o sostituisce, costringendo le regioni a convergere su una visione, oppure sarà difficile sottrarci a critiche come queste.
  Vorrei riprendere un'osservazione già svolta per chiedere se abbiamo compiuto un esame dell'impatto dei programmi precedenti, perché io non ho tanto la preoccupazione che noi non spenderemo, in quanto mi sono trovato anni fa in una situazione analoga alla sua e abbiamo speso tutto, anche la premialità. Abbiamo speso bene, facendo cose che veramente riducevano la differenza di sviluppo, abbiamo speso – chiedo scusa ai colleghi della Lega – facendo a spese dell'Europa cose che avrebbe dovuto fare lo Stato italiano, perché facevano parte delle prestazioni minime che devono essere garantite a tutti i cittadini italiani, e abbiamo venduto questo all'Europa come programmi di diminuzione del divario di sviluppo. Allora lo abbiamo fatto, oggi non lo so.

  GUGLIELMO VACCARO. Ringrazio il sottosegretario. Riprendo quanto accennava il collega Bonavitacola: chiedere al Parlamento, alle Conferenze, a tutti gli altri organismi titolati a esprimere un parere, di pronunciarsi a un ritmo che nemmeno il Presidente del Consiglio dei ministri, che ci sta facendo fare un salto di standard, probabilmente riuscirebbe a reggere, è a dir poco impegnativo, eppure dobbiamo farcela e sono certo che ce la faremo.
  Non si può però non rilevare che questo accordo di partenariato poteva essere, con una lettera di accompagnamento, segnalato alle Commissioni parlamentari competenti non dico prima delle festività, visto che è stato inviato il 9 dicembre, ma magari subito dopo. Sarebbe stata sufficiente una lettera di trasmissione, che avrebbe sostanziato un atto di rispetto per il Parlamento di questo Paese. Va detto anche questo, perché solo in questa sede può essere detto e non fuori.
  Oggi ci troviamo al 9 di aprile a leggere una relazione della Commissione europea che non esprime solo 351 osservazioni, perché ci sono anche i 40 punti sostanziali che precedono i 351 di dettaglio, quindi siamo intorno ai 400. Non è comunque il numero, ma è la qualità di alcune delle osservazioni.
  Queste sono giunte in Italia un mese fa. Inviare e quindi confrontare le nostre opinioni su un atto che è di fatto ampiamente superato da una serie di osservazioni che saranno valutate in queste ore in via definitiva è rocambolesco, perché si deve fare in fretta ma si deve anche immaginare che cosa diremo per esprimerci su quello che stiamo per dire rispetto alle 391 osservazioni.
  È arrivato questo documento che incrocia molti dei punti che lei ha elencato, però non credo che possa bastare al Parlamento. Mi sarei aspettato che l'amministrazione di questo Paese, dal 10 al 31 marzo, avesse già stilato una bozza di reazione puntuale alle osservazioni formulate e ci avesse messo in condizioni di ragionare sul documento che sta per essere inviato di nuovo a Bruxelles entro il 22 aprile.
  Così non è, ed è grave. Non posso che chiedere un ulteriore momento di confronto, Pag. 15magari qualche giorno prima, e comunque di avere questo documento tra poche ore, perché è difficile esprimere una valutazione priva delle risposte alle tante osservazioni che abbiamo letto, constatando purtroppo talvolta – lo dico a difesa del nostro Paese – anche un eccesso di zelo da parte della Commissione europea e anche una leggerezza nell'esprimere giudizi che forse tra amministrazioni non si devono codificare in questo modo, soprattutto se si va a esibire questi documenti.
  Segnalo solo tre cose delle prime quaranta, sulle quali richiamo un'ulteriore attenzione del Governo. Vorrei capire – lo dico al sottosegretario che è particolarmente competente sulla questione perché da Ministro ha seguito questa materia – come reagiremo rispetto all'osservazione n. 22, secondo cui mettiamo molti soldi per le aree metropolitane mentre queste non hanno ancora una strutturazione organizzativa tale da garantire, a chi vede nascere questo processo da Bruxelles, una capacità di spesa.
  C’è, in secondo luogo, un giudizio sferzante sui cinque programmi multiregionali della programmazione passata, che vengono definiti fallimentari, per cui mi aspetto nella versione finale del documento una decisione del Governo e mi chiedo se ci saranno ancora, se siamo in grado di metterli in pista.
  Se vogliamo che questi programmi ci portino verso un traguardo istituzionale di riforma dei confini regionali, ha un senso insistere, corredando però di una governance nuova e diversa questa opzione, oppure rinunciamo perché non ci interessa dal punto di vista strategico.
  La terza è una sottovalutazione costante che noi facciamo della programmazione della cooperazione transnazionale (appunto n. 39): l'Europa ci invita a investire 1,1 dei 64 miliardi per andare oltre i nostri confini. Su questo c’è una perdurante miopia da parte della nostra amministrazione, per cui dico al responsabile politico, che ha scelto, tra le tante croci, di tenersene una di particolare peso, di fare attenzione a questa frontiera, che è quella che costruisce l'Europa in maniera più diretta.
  Concludo dicendo che, se questa Commissione vorrà considerare quanto evidenziava anche l'onorevole Bonavitacola in maniera seria, dovrà forse valutare l'opportunità di istituire una Commissione d'inchiesta sul rischio che vadano sperperati 5 miliardi di euro, perché alle famiglie che stiamo aiutando con 80 euro in più qualcuno potrebbe spiegare che ne avrebbero potuti avere 160 se solo questo Paese avesse fatto fino in fondo quello che era chiamato a fare, cioè spendere bene tutte le risorse avuto nel periodo 2007-2013, perché ovviamente, se non li diamo a loro, vuol dire che li spendiamo per fare quello che non siamo riusciti a fare.
  Se non capiamo perché da venti o trenta anni questo sistema non gira e non lo facciamo andando a incidere con un bisturi, non ne verremo fuori e probabilmente con il sottosegretario Delrio nel 2022 potremo dire che ancora una volta abbiamo messo in campo tante buone intenzioni, ma non siamo riusciti ad andare al di là dei risultati che avevamo già tristemente criticato in passato.

  ANTONINO MOSCATT. Grazie presidente, grazie sottosegretario, per natura o cultura ho una visione più ottimistica di quanto sta succedendo. Perdonatemi, colleghi, ma è così. Abbiamo spedito alla Commissione europea una bozza informale di un accordo di partenariato, esponendo le nostre analisi, gli obiettivi strategici che ci davamo e come li avremmo perseguiti a breve, medio e lungo termine.
  Abbiamo posto quindi alla Commissione europea quella che era la nostra visione rispetto a questo accordo di partenariato, su quella visione la Commissione europea ha espresso delle osservazioni e concordo con il collega Vaccaro sul fatto che alcune sono dirompenti, ma molte sono semplici richieste di approfondimento e di analisi rispetto allo stato dell'arte.
  Non ci contestano quindi gli obiettivi da raggiungere, le strategie o le scelte, ma le analisi e quindi ci chiedono di approfondire Pag. 16lo stato dell'arte, determinati passaggi legati alla valutazione nella situazione attuale.
  Ci vengono poste queste osservazioni probabilmente perché coloro che hanno redatto questo documento hanno provato a portare più acqua al mulino dell'Italia. Nelle osservazioni sulla questione degli investimenti per il FESR, ad esempio, ci chiedono di spostare delle somme da una parte all'altra, quando noi l'avevamo invece concentrate sui monumenti, o di non utilizzare tutte le somme del FESR per l'agricoltura.
  Si tratta di un gioco di equilibri che va a colpire la visione che chi ha redatto il documento dava e che probabilmente era più utile al nostro Paese. Dico questo non perché non mi renda conto che le 351 osservazioni vanno immediatamente corrette e fatte proprie, ma perché ritengo che in una fase di bozza informale siamo nelle condizioni di approfondire l'analisi, di valutare come superare gli ostacoli provando anche a difendere la nostra posizione rispetto ad alcune di queste osservazioni, come evidenziava l'onorevole Vaccaro.
  Non tutte le osservazioni che ho letto sono infatti condivisibili e non tutte sono utili. Quando si parla di lotta alla povertà e si dice che non bisogna investire nel recepimento di derrate alimentari, di carte acquisti, vero è che si possono creare degli strumenti alternativi ma in questo momento in questo Paese c’è la necessità che queste somme vengono spese in questo modo.
  Quando si parla di dissesto idrogeologico o investimenti, vero è che vi è una visione probabilmente diversa ma in questo momento in questo Paese vi è la necessità di spendere le somme per il Programma di sviluppo rurale (PSR) e per il FESR anche per il risanamento dei territori a rischio di desertificazione.
  Una cosa flash rispetto alla spesa: vista l'opportunità di un unico quadro strategico comune, della riduzione degli obiettivi, probabilmente oggi più che mai abbiamo la necessità di realizzare un sistema di programmazione territoriale, perché è vero che c’è la questione del Patto di stabilità, ma è anche vero che gli enti locali – lei, sottosegretario, conosce bene la materia – hanno difficoltà a dialogare e a creare i piani di obiettivi strategici, quindi succede che alla pubblicazione di un bando diretto o indiretto i comuni e le imprese partecipino senza avere individuato gli obiettivi iniziali rispetto alle esigenze dei propri territori.
  Se invogliamo o obblighiamo a fare questo nei territori, probabilmente avremo dei risultati migliori, soprattutto se a questo assoceremo, da un lato, la formazione di coloro che devono materialmente lavorare sui programmi e sui bandi, sia negli enti locali che nelle imprese, di coloro cioè che si occupano di redigere e gestire progetti, dall'altro, l'informazione, tenuto conto che spesso non si accede ai fondi perché non si conoscono le opportunità o si conoscono solo alla scadenza del bando, nei quindici giorni prima, in cui si creano le peggiori sventure.
  Se riuscissimo a creare un sistema di informazione sui programmi, quindi a monte, e da quello partire con un'azione di programmazione e di strategia nel territorio, probabilmente miglioreremmo la nostra capacità di accesso ai fondi.

  GREGORIO GITTI. Intervengo solo per sottolineare un aspetto, quello della ricerca. La formula utilizzata dall'Unione europea è Ricerca e innovazione, che però comprende i due segmenti classici, la ricerca di base e la ricerca applicata.
  Ricerca e sviluppo è il tema che ha più diretto riferimento al tessuto imprenditoriale, quindi alla possibilità di una ricerca applicata. È noto che nel nostro Paese, per tanto tempo e tradizionalmente, anche perché è esistita una scuola scientifica di valore assoluto a livello mondiale, l'Agenzia spaziale italiana (ASI) ha assorbito la maggior parte delle risorse per finanziare progetti che hanno assorbito molti fondi negli ultimi anni. Il finanziamento dell'ASI è stato però quasi dimezzato, passando da 800 a 500 milioni di euro all'anno.
  Da questo punto di vista, rispetto ad alcune osservazioni dell'Unione europea con riferimento a progetti un po’ frastagliati e confusi – l'onorevole Vaccaro citava Pag. 17prima la storia fallimentare dei progetti interregionali – credo che il tema della governance, e quindi della cabina di regia, e l'uso stringente di strumenti contrattuali impegnativi per quanto concerne l'allocazione, il monitoraggio e la destinazione di queste risorse siano strumenti fondamentali.
  Dal punto di vista dell'aerospazio, la nostra tradizione è di primo livello. In questo momento mi risulta che ci sono progetti legati alle comunicazioni satellitari. Alcuni progetti di straordinaria innovazione di Finmeccanica nel sistema dei trasporti civili – faccio l'esempio dell'eliconvertitore – non hanno più l'aiuto di una finanza pubblica che ormai si sta erodendo, però le imprese nel settore energetico e nel settore della difesa dell'aerospazio – è un'osservazione banale e comune – sono quelle che non solo consentono il maggiore valore aggiunto sul reddito prodotto dalle imprese, ma generano per singolo addetto un indotto maggiore. Questo risulta da tutte le ricerche in campo economico a livello mondiale.
  Mi rivolgo al sottosegretario, che so essere sensibile e attento anche a questi profili, perché effettivamente un coordinamento e una cabina di regia del Governo su quelle che saranno le scelte strategiche anche sulla politica industriale connessa alla ricerca applicata non sono più eludibili. Non abbiamo più risorse per giocare su vari tavoli, dobbiamo sapere dove sederci al tavolo, dove investire, dove far convergere le risorse soprattutto nel tentativo di non disperdere il patrimonio di conoscenze e di ricerca applicata, ma anche di ricavi e di fatturato, che il nostro Paese ha sempre saputo realizzare.

  PRESIDENTE. Grazie. Prima di dare la parola al sottosegretario, vorrei chiedergli di darci la possibilità di esprimere il parere su questo atto martedì o mercoledì della prossima settimana. Andremo leggermente oltre il termine che ci eravamo dati, ma ci serve anche alla luce della discussione che abbiamo svolto oggi.
  Aggiungerei che è la prima volta che lo schema dell'accordo di partenariato passa attraverso il coinvolgimento del Parlamento, con il parere che esprimono le Commissioni bilancio e politiche dell'Unione europea. Utilizzerei questa possibilità per aggiungere una ulteriore funzione, in quanto potremmo svolgere un'attività di monitoraggio costante e confrontarci ogni tre o quattro mesi con il Governo per comprendere lo stato d'avanzamento delle procedure, quale sia la spesa impiegata e a che punto siano gli interventi, in modo da provare, a differenza di quanto è accaduto nel ciclo precedente, a tenere sotto controllo quanto si muove rispetto ai fondi di coesione.
  Dovremmo anche riuscire ad essere più puntuali negli interventi, perché uno dei limiti che abbiamo avuto in passato è stato quello di utilizzare queste risorse per realizzare sui territori migliaia di piccoli, micro interventi di cui poi nessuno ricorda nulla, piuttosto che concentrarci su interventi strategici utili al nostro Paese.
  Do la parola al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio.

  GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi scuso perché purtroppo alle ore 16 devo essere a un appuntamento non rimandabile e quindi cercherò di essere sintetico, però do la mia disponibilità a tornare all'inizio della prossima settimana.
  Cerco di riassumere le criticità che sono state sottolineate, facendo una premessa di metodo. Come è stato detto, ho ricevuto il 10 marzo le osservazioni dalla Commissione europea, ho assemblato il tutto e l'ho inviato alla Camera per il giudizio, perché mi pareva utile che prima di avere una bozza definitiva ci fosse un confronto con il Parlamento.
  Siccome, trattandosi di una bozza preliminare, questo adempimento non era stato ancora eseguito, pareva utile unire le due cose, cioè il testo originale con le critiche della Commissione europea, in maniera da poter adattare il testo definitivo anche sulla base delle vostre osservazioni di oggi, di cui abbiamo preso buona nota.Pag. 18
  Mi rendo conto che siamo tutti in condizioni piuttosto complicate quanto ai tempi, io per primo, nel senso che questi sono i tempi in cui la questione è arrivata alla mia attenzione, quindi cerchiamo di aiutarci a vicenda. Dietro questo io non vedo alcuna volontà di nascondere alcunché, questi atti sono molto complessi e complicati ed immagino che questo passaggio, che è molto stretto per tutti, per il nuovo Governo in primis, possa ottenere una propria dignità, anche perché vorrei sottolineare – qui c’è un problema di interpretazione di quello che ho detto da parte dell'onorevole Nesci, ma forse mi sono spiegato male – che non ho voluto minimizzare le osservazioni della Commissione europea.
  Queste non sono osservazioni politiche, ma sono fatte da quattro dirigenti, non dalla Commissione europea, quindi vorrei sottolineare che sono osservazioni «tecniche». Il commissario Hahn mi ha scritto poche ore dopo il recepimento delle osservazioni, dicendomi che lui difendeva la struttura dell'attuale accordo di partenariato, quindi la valutazione politica, se c’è stata, è una valutazione politica che dice: ok rispondete alle osservazioni, ma per noi la bozza ha una sua validità e una sua solidità, visto che è stato discussa con noi in questi mesi.
  Non l'avevo detto nella premessa e forse questo ha generato qualche equivoco interpretativo, però mi sembra poco realistico pensare che questa sia stata una stroncatura, come è stato detto da alcuni, soprattutto l'onorevole Marcon, totalmente politica.
  Voi avete sollevato anche un tema di governance sia politica che tecnica. La governance politica non dipende da me e potrete chiedere al Presidente del Consiglio perché abbia scelto di non nominare un ministro per la coesione, di non nominare un ministro per le politiche europee, ma le scelte del Governo sono fatte e «cosa fatta capo ha», vi dovrete accontentare di me.
  Nello stesso tempo, c’è una valutazione politica che il Governo fa, e cioè che questo tipo di politiche per le loro caratteristiche – e i vostri interventi di oggi lo sottolineano in maniera rilevante – sono politiche di coordinamento di altre politiche, di coordinamento di politiche regionali, di politiche specifiche, di piani operativi nazionali, e per natura il coordinamento delle politiche si fa o in Presidenza del Consiglio o al Ministero dell'economia e delle finanze. In moltissimi Paesi, se andate ad analizzare le responsabilità, vedrete che questi sono i riferimenti.
  Vi dovrete accontentare di me, ma siete in buona compagnia in tutta Europa, anzi la Presidenza del Consiglio assume questo coordinamento perché pensa e ritiene di dare grande rilevanza a queste politiche, pensa e ritiene che queste politiche possano e debbano essere coordinate in maniera efficiente. Oggi ci sono sette, otto o dieci linee per i crediti alle imprese, sette, otto o dieci linee per l'efficientamento energetico, cioè la gestione attuale è troppo frazionata, richiede una visione complessiva per essere ricondotta a efficienza.
  Questa è la mia modesta valutazione dopo un po’ di settimane che mi dedico a tale questione, quindi sul problema della governance politica questa è l'unica risposta che riesco a darvi. Il problema della governance tecnica invece mi interessa molto. Noi abbiamo trovato un lavoro istruito, adesso occorre scrivere i decreti sull'Agenzia, e la mia opinione è che questa sia lo strumento tecnico e di supporto, che deve essere fisicamente al fianco dell'autorità di gestione e svolgere attività di monitoraggio, di supporto, di predisposizione.
  Mancano ancora i progetti preliminari di alcune questioni che scadono nel 2015, quindi di come si farà a spendere questi soldi, però il progetto preliminare doveva essere pronto all'inizio, non dopo. Abbiamo bisogno quindi di avere a fianco persone che, come in origine nella vecchia Cassa del Mezzogiorno, svolgano funzioni tecniche.
  La vecchia Cassa del Mezzogiorno, che aveva reso l'Italia uno dei più importanti Paesi che spendevano i fondi comunitari, aveva caratteristiche essenzialmente tecniche, Pag. 19c'erano le migliori intelligenze tecniche, e ritornare a quelle origini forse non sarebbe del tutto sbagliato.
  Contiamo di esaurire in poco tempo gli adempimenti rispetto all'Agenzia, quindi mi fa piacere che siano già passati i sette-otto mesi canonici, e speriamo di avere il parto dopo i nove mesi. Finora abbiamo rispettato i tempi e speriamo di continuare a rispettarli.
  I motivi per cui sono arrivate queste osservazioni sono quelli che sono stati scritti. Credo che le osservazioni più importanti riguardino alcune questioni, in primo luogo il tema del Patto di stabilità. Noi abbiamo preso un impegno molto chiaro con l'economia, e cioè che non deve esserci alcuna autorità di gestione che abbia problemi a spendere il denaro e possa dire che non sta spendendo per colpa del Patto di stabilità.
  Come voi sapete, è già allocato un miliardo di spazio di Patto sui fondi strutturali, secondo me è poco e bisogna arrivare, per poter avere la spesa complessiva 2007-2013, a una allocazione almeno doppia di Patto. L'impegno del Governo a risolvere questo problema e a trovare gli spazi di Patto è un impegno su cui stiamo ragionando con il Ministro dell'economia e delle finanze, che abbiamo presente.
  Ovviamente non è oggetto dell'accordo di partenariato – oggi stiamo discutendo di questo, quindi non riesco a darvi una risposta definitiva –, però l'abbiamo ben presente specialmente in alcune regioni, considerando che l'anno scorso lo spazio di patto a disposizione è stato utilizzato completamente, cioè non è rimasto inutilizzato, come avviene altre volte.
  Questo significa che la domanda esiste e che la potenzialità, da un punto di vista generale, c’è. Non devono esistere e non esistono temi di cofinanziamento, non devono esistere in questo momento e credo che non esisteranno temi di spazio di Patto.
  I problemi che abbiamo riguardano le altre cose denunciate da diversi di voi, ovvero l'incapacità di utilizzare le tempistiche e la necessità di usare il bisturi in alcune situazioni molto importanti. Credo che la scelta più importante che potremmo fare per fare un buon servizio al settennato 2014-2020 consista nel valutare come non perdere i soldi, ma anche come avere quella valutazione di impatto che alcuni di voi, come il senatore Buttiglione, hanno suggerito.
  È evidente che alcune politiche hanno effetti molto importanti, altre hanno effetti minori, ma non siamo attrezzati in questo momento alla valutazione di impatto delle politiche. Questo è un punto di nostra carenza amministrativa e quindi è evidente che il nostro giudizio sulle proposte che arrivano dalle regioni e da altre autorità ha bisogno di essere affinato, perché questo è quello che riteniamo più importante fare per capire se questi fondi svolgano la loro funzione di colmare le lacune strutturali e quindi di innescare processi positivi o invece ci siano e quindi vadano spesi, perché sono due cose completamente diverse, sono d'accordo.
  Ammetto che su questo punto siamo realmente indietro e dobbiamo perfezionare questa cosa in maniera più forte. Molte delle osservazioni dipendono dalla mancanza di un quadro strategico sui settori: manca il quadro strategico dei trasporti, manca il piano strategico della ricerca. Il Paese deve attrezzarsi a pensare in termini di pianificazione strategica laddove, se pensa in termini di pianificazione strategica, gli obiettivi sono più chiari, le priorità emergono di più e anche le azioni conseguenziali sono più facilmente misurabili.
  Per quanto riguarda le città metropolitane, è vero che non c'era quando hanno scritto, però poi la legge è diventata legge e quindi di fatto l'autorità potenziale di gestione c’è, poi speriamo che prima di sette anni si riesca a fare qualcosa anche se non c’è una quantità di risorse esagerata.
  Noi siamo anche disponibili a trasmettere, almeno sulle osservazioni principali, alle Commissioni le nostre risposte più strutturate entro un paio di giorni. Non vorrei infatti che pensaste che il mio discorso è generico perché non voglio scendere nei particolari, mentre noi intendiamo Pag. 20colloquiare rispetto alle osservazioni fatte, quindi possiamo ulteriormente specificare come intendiamo impostare la redazione definitiva, se desiderate avere una risposta puntuale osservazione per osservazione.
  Diversamente, presidente, potremmo essere in condizioni di darvi la bozza che intendiamo inviare, con molte delle questioni che sono state sollevate e di alcune che voi avete sollevato, all'inizio della settimana prossima, in maniera da potervi consentire una rapida scorsa dell'intero documento, però decidete voi come ritenete meglio procedere. Purtroppo per oggi io non riesco a dirvi di più.

  PRESIDENTE. Possiamo anche fare in questo modo. Intanto la ringraziamo, prendiamo atto della discussione che c’è stata oggi, del suo intervento iniziale, della replica, anche di quanto è scritto. Sono certo che il Governo terrà conto del dibattito sviluppatosi oggi, tra l'altro concentrato su questioni molto specifiche.
  Noi proseguiremo il nostro lavoro nei prossimi giorni e per mercoledì contiamo di esprimere un parere. Stiamo sollecitando – fino a questo momento non ci è pervenuta risposta positiva dagli interessati – ancora una volta alcune regioni a venire in audizione, ma fino a questo momento nessun presidente di quelli coinvolti ha accettato.

  GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Dal dibattito è emerso molto il tema delle responsabilità regionali, ma vorrei sottolineare che i ritardi sono anche delle autorità centrali. Permettetemi un vezzo autonomistico nell'evidenziare che ci sono anche autorità centrali che spendono molto male.

  PRESIDENTE. Assolutamente, questo è evidente. La prossima settimana proveremo ancora a sentire le regioni. Quella di oggi è stata una discussione più di carattere generale ma, se il Governo è già nelle condizioni di entrare nel merito in modo più dettagliato relativamente agli interventi, al di là della bozza che invierà di nuovo alla Commissione europea, ci sono tutte le condizioni per svolgere gli approfondimenti necessari.
  Allo stesso tempo, mi permetterei di lanciare un'idea anche alla luce di quanto è emerso. Ad oggi non sappiamo ancora perché ci siano stati errori, dove abbiamo sbagliato, di chi siano le responsabilità fino in fondo. Da questo punto di vista, nell'autonomia del Parlamento, non credo che ci siano le condizioni per fare una Commissione d'inchiesta, come pure si sollecitava, però credo che si possa deliberare l'avvio di un'indagine conoscitiva da parte della Commissione politiche dell'Unione europea e della Commissione bilancio per capire cosa sia successo negli anni precedenti, specie se consideriamo quanto oggi affermato dal sottosegretario relativamente al rischio, sia pure solo potenziale, di perdere una somma consistente.
  Nel ringraziare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.