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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 46 di Giovedì 3 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Umberto Postiglione:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 6 
Bossa Luisa (PD)  ... 6 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 6 
Fava Claudio (Misto)  ... 8 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 8 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Mirabelli Franco  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Mirabelli Franco  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Fava Claudio (Misto)  ... 13 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 14 
Fava Claudio (Misto)  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Lumia Giuseppe  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 15 
Fava Claudio (Misto)  ... 15 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 15 
Fava Claudio (Misto)  ... 15 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 15 
Fava Claudio (Misto)  ... 15 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Fava Claudio (Misto)  ... 16 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 16 
Fava Claudio (Misto)  ... 16 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 16 
Lumia Giuseppe  ... 16 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 16 
Lumia Giuseppe  ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Laganà Rosaria , responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 18 
Fava Claudio (Misto)  ... 18 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.45.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Umberto Postiglione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del nuovo direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, prefetto Umberto Postiglione, che è accompagnato dal prefetto Rosaria Laganà.
  L'audizione si colloca nella scia di quelle del direttore dell'Agenzia, prefetto Giuseppe Caruso, svolte a inizio anno, e ha per oggetto sia i temi generali del funzionamento dell'Agenzia e del programma di lavoro del prefetto Postiglione, peraltro in carica da poche settimane, sia in particolare i casi della Riela di Catania e della confisca dei supermercati Grigoli.
  Al prefetto Postiglione ho già anticipato che siamo interessati all'esposizione delle linee del programma, ben sapendo che siamo all'inizio del suo mandato, quindi non gli chiediamo esaustività anche se sappiamo che potrà sorprenderci.
  Non è questa però la domanda fondamentale che gli abbiamo rivolto, anche perché la Commissione, avendo già approvato una relazione sulla quale sia Camera che Senato hanno approvato all'unanimità una risoluzione, intende interloquire a partire dalle proposte ormai approvate dal Parlamento.
  Vi chiediamo quindi un'esposizione sintetica sul programma, mentre vorremmo avere risposte precise su alcuni aspetti, in particolare sul caso Riela, i supermercati Grigoli e altri due aspetti che sono rimasti incompleti e per i quali, come lei sa, signor prefetto, la Commissione aveva addirittura chiesto il commissariamento dell'Agenzia, ovvero il sistema informativo dell'Agenzia e le linee guida che non sono mai state offerte ai magistrati delle misure di prevenzione e quindi agli amministratori giudiziari.
  Questi sono i quattro aspetti sui quali vorremmo concentrare l'odierna audizione, sapendo che poi ci sarà occasione di approfondire il programma di carattere generale.
  La nostra audizione si svolge in forma libera e, se ci sarà la necessità, ci potrà chiedere la seduta segreta. Nel darle la parola le formulo a nome di tutta la Commissione, sicura di interpretare i sentimenti di tutti, gli auguri di buon lavoro e l'auspicio di una proficua collaborazione tra noi, sapendo quanto sia importante per questa Commissione il capitolo dei beni confiscati e in particolare il funzionamento dell'Agenzia. Grazie, prefetto, e grazie anche al prefetto Laganà.

Pag. 4

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Signor presidente, la ringrazio di cuore per questa convocazione sollecita, perché, vista l'urgenza richiesta dal caso, avevo intrapreso subito gli approfondimenti sul tema dell'Agenzia dei beni confiscati, utilizzando anche le risorse di conoscenza che mi vengono dall'aver svolto il ruolo di prefetto ad Agrigento e a Palermo.
  Ho naturalmente molta esperienza da mettere a disposizione e dico subito che sono felicissimo del fatto che ci sia stata questa opera di analisi, di studio, questa proposta, e che ci siano le due risoluzioni che le Camere hanno approvato all'unanimità la relazione della Commissione.
  Chiedo di poter collaborare fin dove è possibile con la Commissione, con il Parlamento, con il Governo, con tutti, perché il tema con cui ci siamo confrontando è estremamente delicato e nessuno meglio di voi e di noi riesce a percepire l'importanza di soluzioni date a problemi a volte veramente complessi, che, se le questioni non sono ben chiare, sembrano delineare anche quadri un po’ tristi dell'azione della pubblica amministrazione.
  Ho ovviamente alcune idee, che cercherò di sviluppare svolgendo questo ruolo. La prima è quella di creare una rete di rapporti con tutti i soggetti in grado di dare un contributo per avere proposte e soluzioni da trasfondere in una normativa che possa finalmente consentire a tutti di dire che, se è stato deciso di fare così, si può fare così.
  Oggi le cose non appaiono e non sono sistemate in questa maniera, perché il risultato dell'evoluzione della gestione dei beni confiscati è ancora immerso in una nebulosa atmosfera, nella quale le competenze non sono nemmeno tanto chiarite.
  Faccio un esempio per tutti: il compito di gestire i beni è stato tolto all'Agenzia del demanio ed è stato trasferito all'Agenzia per i beni confiscati, ma molti fascicoli, molte pratiche e i documenti relativi a tante confische non sono mai stati trasferiti, perché nessuno si è preoccupato di stabilire che questo trasferimento delle competenze dovesse essere accompagnato da un trasferimento della documentazione che fosse certificato, per cui se si riceve un fascicolo da proprio predecessore, si verifica cosa contiene e insieme si firma il verbale di consegna delle carte, così come si fa a ogni passaggio di competenze.
  Dirò di più: noi non abbiamo coscienza delle pratiche che sono rimaste presso l'Agenzia del demanio e abbiamo difficoltà a interloquire con essa per avere le conoscenze necessarie su alcune procedure.
  Questo è soltanto un esempio di quanto è accaduto. Oggi, forse, non mi potrete rimproverare molto, e la prossima volta magari potrete farlo con maggiore ragione, però vi posso garantire che il mio primo impegno sarà quello di fare chiarezza su tutte le situazioni che rendono più difficile un cammino già di per sé complesso.
  Noi abbiamo tre macro-aree di intervento: gli immobili, i terreni confiscati e le aziende confiscate. Sono tre ambiti che hanno regole diverse e si sono evoluti in maniera differenziata, ma che per essere affrontati hanno bisogno di professionalità specifiche, come anche le procedure che devono essere seguite.
  La legge prevede che il ruolo dell'Agenzia abbia un peso fin dal momento del sequestro, ma in gran parte delle nostre sedi non ci sono né avvocati, né esperti di queste procedure, né tecnici, cioè mancano le professionalità necessarie per affrontare i fatti.
  La normativa ci consente di usufruire di personale comandato, che si è anche rinnovato, in quanto molte amministrazioni hanno richiamato i primi comandati, impoverendo l'Agenzia dei contenuti professionali minimi che aveva all'inizio. Forse all'inizio c'era più entusiasmo, poi si è capito che il contratto era quello degli statali, che è il più modesto nell'elargizione dei compensi, che non c'erano incentivi, i problemi erano difficili da affrontare, per cui molti hanno deciso di fare marcia indietro e se ne sono andati.
  Ci sono quindi situazioni che hanno bisogno di essere affrontate con le adeguate competenze, ma le competenze non Pag. 5ci sono. Lo dico con estrema chiarezza e semplicità, e questa è una delle questioni che dovremo affrontare con una norma che garantisca che, se questa Agenzia deve esistere, abbia la possibilità di munirsi delle professionalità necessarie.
  Lascerò agli atti una relazione in cui evidenzio i fabbisogni minimi di queste professionalità, ovvero avvocati, esperti in materia economico-finanziaria, ma non esperti di finanza pubblica. Ci vogliono soggetti capaci di leggere i bilanci, di capire la situazione delle aziende e un dirigente informatico.
  Uno degli argomenti che il presidente ha sottolineato e che credo sia stato oggetto di attenzione da parte della Commissione è quello del sistema informatico REGIO, che è un acronimo di una lunga frase costruita per ricavarlo, e questo è già sintomo di un impegno notevole per dare dignità al percorso.
  Vi posso dire però che io non ho avuto parte in tutta questa operazione, perché le operazioni di impostazione sono terminate. Sono in contatto con il Ministero della giustizia per ottenere il trasferimento dei dati relativi a tutte le procedure che fanno parte dei procedimenti di prevenzione, che sono la maggior parte delle confische.
  Per quanto concerne le confische connesse a procedimenti penali, abbiamo la triste condizione che nemmeno il Ministero di giustizia possiede una banca dati, per cui questi fascicoli arrivano dai singoli tribunali, con i tempi che una giustizia già sovraccarica richiede. Queste carte a volte ci arrivano complete, altre con carenze di documentazione che ci impediscono di inquadrare adeguatamente la situazione del bene che entra nella gestione dell'Agenzia.
  Tutto questo significa che, mentre la parte delle confische derivanti da procedure di prevenzione entra attraverso il canale informatico, è necessario il trasferimento dei dati dal SIPPI al REGIO, quando il Ministero della giustizia avrà risolto misteriosi problemi informatici che riguardano il formato, questione per la quale probabilmente ha bisogno di fondi. Ho sollecitato, e sono in contatto con il direttore generale competente delle decisioni informatiche, la dottoressa Intravaia, e i suoi collaboratori, che mi assicurano che dopo la prima prova effettuata con successo tutto il resto dovrebbe funzionare.
  Il loro sistema SIPPI ha cessato di funzionare perché hanno impostato un nuovo sistema che entrerà in funzione nel 2015, tutto ciò che contiene passerà a noi, che avremo il nostro sistema carico delle notizie concernenti circa l'80 per cento delle procedure che rientrano nella nostra competenza. Dovremo inserire le altre partendo dai fascicoli inviati a tutte le sedi dell'Agenzia.
  Il personale ha seguito dei corsi per effettuare questa operazione, ma c’è bisogno di soggetti in grado di leggere correttamente i fascicoli. Il cancelliere è in grado di farlo, e anche qualcuno della Guardia di finanza, ma altri collaboratori non hanno competenze in materia specifica di identificazione dei cespiti, per cui avremo una faticosa elaborazione, ma mi auguro che alla fine anche questo 20 per cento proveniente dai procedimenti penali possa essere inserito.
  Il lavoro nel frattempo non ci manca e in questi tre mesi e mezzo di assenza del direttore sono state predisposte delle consegne di beni mobili e immobili, si sta predisponendo il provvedimento di nomina del nuovo consiglio direttivo dell'Agenzia che nel frattempo è scaduto, sono stati nominati anche due validi esperti e il totale dei beni da assegnare ammonta a 913, dei quali sessanta sono compendi aziendali, 122 beni mobili, quattro beni destinati alla vendita (e speriamo di riuscire a vendere almeno questi !), 311 immobili sono mantenuti al patrimonio dello Stato, e saranno destinati ad uso di caserme, presìdi delle forze dell'ordine e altre attività connesse, mentre 416 immobili saranno trasferiti agli enti territoriali.
  Questa mi sembra una buona notizia soprattutto dopo aver letto le dolenti statistiche, che anche la Commissione ha Pag. 6avuto modo di mettere in evidenza come particolari carenze nell'attività dell'Agenzia.
  Devo dire al riguardo che, valutando l'operato di un'Agenzia del demanio sicuramente meglio strutturata di quanto non lo sia al momento l'Agenzia per i beni confiscati, con sedi sparse su tutto il territorio, con la possibilità di usufruire dell'ausilio di uffici tecnici (non si è mai capito quanto personale abbiano effettivamente utilizzato per la loro attività) si constata come l'Agenzia del demanio non sia riuscita anno dopo anno a fare meglio di quanto abbiamo fatto noi in questi tre anni (dico «noi» in quanto raccolgo l'eredità).
  Se aggiungiamo questi beni, come Agenzia dei beni confiscati potremmo essere avanti rispetto a ciò che è riuscita a fare in tanti anni l'Agenzia del demanio. Dirò di più: l'Agenzia del demanio, gestendo queste attività quando la gamma dei beni a disposizione era più ampia, ha avuto anche la possibilità di destinare quelli più facilmente destinabili, come in effetti ha fatto.
  Noi abbiamo trovato un argomento più complesso da elaborare, però, quando sarà approvato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina del consiglio direttivo, che dovrebbe essere pronto a giorni, garantisco che abbiamo già contattato i componenti e ho preso personalmente contatti. Il procuratore nazionale antimafia la settimana prossima riceverà l'elenco di tutti questi beni e si farà un'idea (me l'ha chiesto), per cui stiamo per passare a una dimensione operativa molto più concreta e – spero – veloce.
  Ho espresso una serie di considerazioni nelle conclusioni in coda alla relazione. Le conclusioni sono un po’ tristi per certi aspetti, e quindi in linea con alcune valutazioni della Commissione, cara presidente, ma la pregherei di non mettermi nella Commissione, ma di lasciarmi sempre come interlocutore.

  PRESIDENTE. Avrei comunque il potere di farlo...

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Secondo me lei può fare tutto. Sicuramente c’è la necessità di chiarirsi le idee su alcuni aspetti, però i commissari che mi conoscono sanno (ho conosciuto l'onorevole Di Lello come assessore alla regione Campania) che sono stato sindaco per nove anni e ho superato brillantemente questo esame, nel senso che non mi hanno condannato, e già questa è una cosa significativa.

  LUISA BOSSA. Non è l'unico !

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Non le facevo concorrenza, onorevole. Fa bene a dirlo, perché è una cosa importante: siamo colleghi sotto questo profilo, e io la ringrazio tanto di questo.
  Siamo passati attraverso le forche caudine, però abbiamo maturato un'esperienza a contatto con i problemi reali del territorio. Mi pongo quindi una domanda che ho fatto riservatamente all'onorevole Di Lello che era assessore all'urbanistica della regione Campania.
  Gli ho chiesto: «Caro onorevole, se lei avesse la possibilità di cancellare con una bacchetta magica Scampia, Pianura, tutti questi quartieroni popolari che sono stati realizzati nella periferia di Napoli (al senatore Lumia faccio la stessa domanda, se avesse la possibilità di cancellare quei bei quartieroni che conosciamo bene a Palermo e a Catania), lo farebbe ?».
  Mi ha risposto di sì, lo farebbe subito. Bisognerebbe avere la possibilità di sostituire quei quartieri con un'assegnazione di alloggi di edilizia economica e popolare diffusi sul territorio, separati fra loro, in maniera tale da consentire l'integrazione dei meno abbienti nel tessuto urbano, senza la creazione di tremende isole di sottocultura della violenza, perché di questo si tratta.
  La politica dei piani di edilizia economica e popolare sarà andata benissimo per Pag. 7Milano, per Bologna o per altre città, ma a Napoli, cara presidente, quella politica ha creato Scampia, a Napoli negli anni ’70 è cominciata la realizzazione di quel lago di strutture di edilizia economica e popolare in cui, se per avventura si sbaglia strada e si entra di sera, ci si accorge della presenza di «sentinelle» non in divisa, per cui viene voglia di scappare perché non si sa cosa possa capitare se non si è conosciuti.
  Si tratta di aree nelle quali sono stati messi ad abitare insieme, secondo i criteri delle graduatorie dell'edilizia economica e popolare, poveri con famiglie numerose e qualche delinquente sfrattato con famiglia numerosa e qualche delinquente sfrattato perché i delinquenti non pagano mai, che non dichiarano nulla e hanno sempre redditi bassissimi, per cui duecento famiglie oneste ma povere e dieci famiglie di delinquenti sono state messe ad abitare nello stesso complesso.
  Lascio alla vostra immaginazione intuire cosa possa succedere quando giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno il delinquente è ricco e lo manifesta sotto gli occhi dei poveri, il delinquente ha macchine, la moglie cammina magari troppo ingioiellata, vestita in maniera costosa ma non molto elegante, mangiano con figli grassottelli, con telefonini di tutti i tipi, e gli altri stanno a guardare.
  Secondo noi cosa accade ? Accade che la capacità attrattiva della professione del delinquente viene centuplicata dal bisogno, per cui pian piano si sono create isole ormai impenetrabili non solo dalle forze dell'ordine, ma dalla cultura della legalità. Per loro la legge è un'altra, ed è molto difficile scardinare questa mentalità.
  Se potessimo dare un esempio utilizzando gli immobili confiscati di edilizia economica popolare diffusa, non dovremmo costruire altri quartieri e occupare altro territorio. Dobbiamo semplicemente inquadrare i tanti beni immobili presenti in ognuna di queste grosse città, a Palermo, a Catania, a Reggio Calabria, a Napoli. Non facciamo quindi nuovi insediamenti, distinguiamo fra gli alloggi di lusso, che possono essere destinati ai soggetti che devono fare edilizia economica e popolare, perché siano fonte di reddito per la manutenzione e la ristrutturazione e la tenuta delle migliaia di immobili che invece possiamo destinare a edilizia economica e popolare. Se questa idea passerà, faremo un grande passo avanti nella capacità di consegnare questi beni immobili.
  Al momento, i beni immobili a chi vanno ? Vanno alle associazioni, alle forze dell'ordine, ma non possiamo dare tutti questi beni (a Palermo ce ne sono 3.958) in questa maniera. Perché quindi non cogliere l'occasione per sfruttarli in maniera socialmente utile ed evitare la creazione di nuovi bacini di sottocultura della violenza ? Anche questa è un'attività di prevenzione nei confronti della diffusione della criminalità nei territori dove è difficile evitarla quando si creano misture esplosive.
  Questo è un esempio di ciò che ho scritto nelle conclusioni della relazione. Un'altra riflessione va fatta purtroppo sulle aziende confiscate. Chiedo non la testimonianza, ma l'appoggio morale del senatore Lumia, in quanto non esistono forse in Sicilia aziende gestite dalla mafia che non svolgano contemporaneamente la funzione di «lavatrice» di soldi sporchi e quella assistenziale propria della mafia nei confronti dei parenti dei carcerati ?
  Allora abbiamo perso tempo stando in Sicilia, non ho capito niente, è così ? È così. Signori, è difficile pensare che un'Agenzia dei beni confiscati non abbia manager, non abbia strumenti se non il coadiutore, l'amministratore giudiziario convertito in coadiutore; dobbiamo preoccuparci anche di evitare di nominare persone scelte dall'Agenzia, e a volte è meglio lasciare chi è stato individuato dal magistrato a gestire questa attività.
  Cosa fa il coadiutore, come gestisce l'azienda, come un imprenditore ? L'amministratore giudiziario ha il compito di conservare ciò che è possibile conservare, si deve muovere prudentemente chiedendo ogni volta l'avallo del magistrato competente. Ogni scelta viene fatta da loro e non credo che con questo meccanismo si possano Pag. 8porre in essere aggressive politiche di mercato, né realizzare iniziative in grado di trasformare l'azienda.
  Sappiamo bene come stanno le cose: si parla di migliaia di aziende confiscate come se fossero ancora attive, mentre sono tutte in liquidazione, tranne poche, e ringrazio la presidente per avere sottolineato la necessità di avere informazioni su queste prima che scompaiano, perché la situazione è difficile. Tante sono già in liquidazione da tempo e non hanno dipendenti, quindi dobbiamo comprendere che ci troviamo di fronte a una situazione determinata dalla natura di queste aziende.
  Faccio quindi una domanda: c’è qualcuno in grado di gestire nella piena legalità, in un mercato come quello calabrese, siciliano, campano, dove il «buono» magari si arrangia come può e dove l'economia drogata dalle cosche criminali opera al di fuori del mercato ma prendendosi le sue parti migliori con l'intimidazione: «Devi comprare da me» ?
  Faccio l'esempio di una cava siciliana gestita dalla mafia. Come trova i clienti ? Il clan mafioso che la possiede impone di comprare il materiale nella cava e impone anche il pizzo, che è compreso nel prezzo. Quando la prendiamo noi, quella cava che fine fa ?

  CLAUDIO FAVA. Prefetto, con questo ragionamento la Calcestruzzi Ericina sarebbe stata chiusa...

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Caro onorevole, noi speriamo di non chiudere, però sto parlando sulla base di un'esperienza fatta in Sicilia con le forze dell'ordine. Ma perché, la Calcestruzzi Ericina quando operava sul mercato non aveva forse l'ausilio della mafia ? Forse non ci capiamo.

  PRESIDENTE. Il vicepresidente Fava voleva dire che, nonostante questa situazione, siamo riusciti a recuperarla. Lei ci sta rivolgendo molte domande alle quali le risponderemo, però intanto non sarebbe male se ci desse qualche risposta lei, visto che ci sono due casi concreti davvero urgenti, centinaia di persone che stanno rischiando il posto di lavoro, e qualche centinaio di posti di lavoro è moltiplicato dall'effetto Sicilia.
  Se, oltre che su casi teorici, ci soffermassimo su questi due casi della Riela e dei supermercati Grigoli, forse insieme all'esempio concreto riusciremmo a darci reciprocamente risposte, anche per l'economia del tempo.
  Siamo ben consapevoli di quanto sia complicato togliere un'impresa dal circuito mafioso e inserirla nel circuito della legalità, ma la sfida che dobbiamo vincere è esattamente questa, quindi siamo qui per questo, mi dispiace darle questo peso ma lei è lì esattamente per quello, e noi siamo qui a darle una mano con le nostre richieste.
  Se non fosse in grado di darci una risposta oggi, ce lo dirà, ma mi auguro che lei possa interloquire su questi due casi concreti, sui quali sarebbe opportuno soffermarsi.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Chiedo scusa per il tono e per le domande, ma sto facendo delle affermazioni, si tratta di domande retoriche.
  Non sto parlando della Calcestruzzi Ericina, ma potrei citare tanti esempi di cave che dopo il sequestro o la confisca non hanno potuto andare avanti. Sicuramente se qualcosa sopravvive è un bene e noi dobbiamo fare di tutto per farla sopravvivere, anche perché diventa un esempio positivo, e mi sono dato molto da fare per questo in Sicilia.
  Parliamo di Grigoli e di Riela perché sono sopravvissuti fino a questo momento, Grigoli certamente con più possibilità, mentre ho trovato Riela in condizioni veramente disperate. Parlo di questo perché il contesto al quale si applica la nostra attività deve essere condiviso, è opportuno Pag. 9fare uno studio, un approfondimento, un'analisi, la Commissione ha esperti a disposizione e io sono pronto a confrontarmi in tutte le sedi sulle condizioni di queste realtà, mi metto a disposizione e farò tutto il possibile come ho sempre fatto, soprattutto quando vengono coinvolte delle famiglie.
  Mi vanto di essere andato via da Palermo salutato da uno striscione in cui era scritto «Postiglione, resta con noi !», che era stato messo davanti alla prefettura dai lavoratori della Gesip che non hanno mai voluto bene a nessuno, 1.860 ex detenuti, perché mi ero battuto per loro, perché dietro ognuno di loro c'era una famiglia, figli, persone che non avevano colpe.
  Vorrei mettere in evidenza un altro aspetto, l'assegnazione degli immobili per quelle funzioni di sollecitazione sociale a convergere verso la cultura della legalità. Finché si tratta di dieci immobili, dieci associazioni, le troviamo, ma quando gli immobili sono tanti come nel caso di Palermo ciò è impossibile.
  Perché i comuni manifestano ritrosia a prendere in consegna questi beni ? Perché le associazioni che svolgono queste attività di solito non hanno grandi risorse, il loro forte impegno sociale è ammirevole ma, se devono svolgere programmi, hanno bisogno di essere sostenute e appoggiate, e il loro interlocutore diventa il comune che ha concesso loro la sede, a volte anche per il pagamento dell'energia elettrica e del canone idrico. Come ben sa l'onorevole che è stato sindaco di una città più grande di quella che ho amministrato, le strutture, tre anni dopo la loro realizzazione o ristrutturazione, cominciano ad avere un costo di manutenzione pari al 5 per cento del loro valore di costruzione.
  Chi fa il sindaco lo sa bene, e la ritrosia a prenderle in carico deriva da queste considerazioni, perché i comuni non hanno più soldi, per cui trovare una destinazione alternativa come quella che mi sono permesso di proporre potrebbe essere un'ottima soluzione, anche per ovviare a questa drammatica contraddizione.
  Ritengo che i terreni siano la parte più felice dell'attività dell'Agenzia che è stata prima del demanio. Una grande mano nel recupero dei terreni a una gestione legale è stata data dall'associazione Libera e sento il dovere di manifestare un forte ringraziamento a don Ciotti e ai suoi collaboratori, che conosco. Ho avuto modo di vederli lavorare, di partecipare a cerimonie di riconsegna e di vedere anche i risultati di tanto impegno.
  Questi giovani di Libera si muovono per attivare cooperative che gestiscono questi terreni, quindi è come se fossero un'isola di legalità sparsa nei territori siciliani e calabresi, dove maggiore è la presenza di questi terreni confiscati.
  Mi sono permesso di immaginare un'ulteriore evoluzione del ruolo di Libera, che non può essere lasciata sola, ma deve essere accompagnata. Se me lo consentite, vorrei leggere quello che ho scritto solo in merito a questo, per poi passare ai due casi indicati: «Discorso diverso e più costruttivo potrebbe essere praticato per i terreni e per parte delle aziende, soprattutto per quelle aventi strutture prossime a grandi superfici coltivabili confiscate.
  Come è noto, nella messa a valore dei terreni confiscati fondamentale è stato il ruolo di Libera. Impegno costante, sollecitazione ed attivazione concreta di iniziative da parte di cooperative di giovani dei territori ove sono ubicati i terreni confiscati, positivi risultati ottenuti nelle produzioni fanno del percorso di Libera una delle vere realtà positive sul fronte del reimpiego dei terreni tolti alle cosche criminali e nel processo di ricostruzione delle speranze nelle aree dominate dalle cosche.
  Proprio su quell'esperienza mi sento di scommettere per l'avvio di una innovazione indispensabile nel settore agricolo, che potrebbe dare una vera spinta in avanti all'esperienza del reimpiego dei terreni confiscati, facendone la punta avanzata di una rivoluzione fatta di innovazioni utili e sostenibili, che non è più procrastinabile in tutto il settore delle produzioni agricole.
  I terreni di cui discutiamo sono in gran parte collocati nelle regioni meridionali, quelle immerse nel bacino del Mediterraneo. Pag. 10Consideriamo i terreni confiscati alla mafia un pezzo del territorio e Libera è riuscita a organizzare molte attività con le sue cooperative su questi territori.
  Senza volere affrontare i complessi temi ambientalistici concernenti il dibattito sulla desertificazione quel che è certo è che nel bacino del Mediterraneo è sempre più forte ed evidente la pressione sugli ecosistemi naturali derivante dall'esplosione demografica. Nei Paesi che ne fanno parte, infatti, si è passati dai 90 milioni di abitanti di inizio del secolo scorso agli attuali 300.
  Entro il 2050 gli abitanti dello stesso bacino potrebbero superare i 600 milioni. Tanta pressione demografica si scarica su territori dove è in atto un processo di continuo impoverimento dei suoli, e si calcola che in Italia tale processo investa ormai il 50 per cento della Superficie Agraria Utilizzata (SAU).
  Uno studio ha evidenziato che i suoli agricoli italiani all'inizio del ’900 contenevano 130 tonnellate di carbonio per ettaro, mentre oggi ne contengono circa la metà, dimostrazione evidente della mancata chiusura dei cicli a livello locale. Come quando si parla del taglio degli alberi nella foresta amazzonica, per cui il carbonio a disposizione delle nuove piante non c’è più.
  L'intreccio tra cambiamenti climatici sempre più accentuati, l'incremento demografico e la necessità di aumentare la produzione di cibo presenta aspetti complessi e di diversa natura, di cui bisogna cominciare a tenere conto se si vuole concretamente fronteggiare il fenomeno. L'interrogativo al quale dobbiamo rispondere è: saremo in grado di fornire alimenti in quantità sufficiente a soddisfare in maniera sostenibile una domanda di cibo e acqua che tende a raggiungere livelli inediti nella storia dell'umanità ?
  Questo interrogativo e il dibattito che intorno ad esso si è sviluppato hanno arricchito di contributi tecnici e di soluzioni il nostro bagaglio di conoscenze. Sono elaborazioni che forniscono nuovi approfondimenti, nuove soluzioni progettuali e idee su aspetti fondamentali del tema della sostenibilità, dello sviluppo e in particolare del nesso cibo-energia-crescita demografica.
  Il CNC ISAFoM, un ramo del CNR che sta anche a Portici, Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo, è in prima linea nella ricerca e nella selezione delle innovazioni auspicabili, e sono sempre innovazioni sostenibili, non si tratta di fantastici investimenti.
  L'esperienza del CNR, coniugata ai radicati rapporti sviluppati con i territori da Libera, che ha le sue cooperative che possono essere utilizzate per dare esempi di questi nuovi metodi di coltivazione, e al sostegno del Governo e del Parlamento, insieme all'utilizzo intelligente delle risorse europee nei settori agricoltura, clima e ambiente, potrebbe avviare il processo di cambiamento creando esempi virtuosi di applicazione all'agricoltura delle richiamate innovazioni utili e sostenibili.
  Tutto ciò costituirebbe una grande occasione di crescita per il Paese e potrebbe avviare un positivo processo imitativo in tutte le realtà nazionali che si affacciano sul Mediterraneo, comprese quelle attraverso le quali passano i flussi migratori, che tanti problemi stanno creando al nostro Paese». Ovviamente dobbiamo pensare a quanto succede quando cresce il numero degli abitanti in tutta l'Africa settentrionale ed essi hanno troppa fame.
  «Vale la pena di sottolineare che attivando il descritto percorso le risorse tolte alla criminalità organizzata potrebbero essere restituite con un grande incremento di utilità alla società, ai giovani e al loro difficile futuro».
  Ho aggiunto una serie di indicazioni perché mi sono accorto che l'Agenzia non ha mai utilizzato, se non per il famoso progetto del sistema informatico REGIO, né spinto gli utilizzatori dei beni confiscati a utilizzarli, i fondi europei. Ho analizzato le misure che nel prossimo settennio potrebbero diventare uno strumento per potenziare gli interventi che l'Agenzia può promuovere d'intesa con gli enti locali e le associazioni sul territorio. Credo che questa sia un'altra azione da mettere in campo per sfruttare meglio la risorsa Pag. 11patrimonio, che è nella disponibilità dello Stato attraverso l'Agenzia e gli altri soggetti che lo curano.
  Passiamo alle domande che mi ha posto la presidente. Devo necessariamente sintetizzare. Per quando riguarda la questione Grigoli, ci sono due società, la 6 Gdo, che è la società in maggiore difficoltà. Ha 200 dipendenti, è stata dichiarata fallita, però l'Agenzia ha ritirato le licenze e ha la possibilità di appoggiare queste licenze alle strutture che non sono di proprietà della 6 Gdo, ma di proprietà dell'altra società facente capo a Grigoli, che non è fallita ed è ancora in piedi.
  La Grigoli era un gruppo che gestiva supermercati e faceva capo a Matteo Messina Denaro attraverso il signor Grigoli. La Grigoli era organizzata con due gruppi di società, uno dei quali faceva capo a 6 Gdo e l'altro a Grigoli Gruppo.
  La 6 Gdo è stata dichiarata fallita e ad essa facevano capo i 200 dipendenti dei quali oggi ci dobbiamo preoccupare. Poiché non c’è modo di insistere, visto che l'azienda è stata dichiarata fallita, l'Agenzia prima che io arrivassi ha recuperato le licenze relative ai supermercati gestiti dalla 6 Gdo.
  Queste licenze sono adesso al servizio dell'eventuale acquirente che voglia fittare le licenze e i locali nei quali ci sono quei supermercati con quelle licenze, locali che sono invece di proprietà dell'altro ramo Grigoli, quello che non è stato dichiarato fallito.
  Abbiamo avuto una manifestazione di interesse da parte della società SM, sulla quale sono in corso le necessarie verifiche, perché non è il caso di operare in modo da far recuperare qualcosa, come è successo nell'altro caso di cui poi parlerò. Se tutte le verifiche daranno esito positivo, si potrà operare riaprendo i supermercati, riportando queste persone a lavorare nei supermercati per i quali l'Agenzia darà in fitto i locali e in uso le licenze.
  Per quando riguarda la Riela, ci troviamo di fronte a una storia molto più lunga, perché questa società, che si occupava di trasporti, piattaforme logistiche e altre cose, operava negli anni ’90 e fu confiscata nel 1997-1998. La confisca doveva coincidere con il momento in cui i signori Riela venivano estromessi dalla gestione di questa società, ma questo stranamente non è successo, e i figli del Riela hanno continuato a esercitare la loro attività, con funzioni ovviamente di direzione delle attività all'interno della Riela.
  Tutto questo è stato il presupposto di un passaggio successivo, la creazione di una struttura imprenditoriale alternativa, sulla quale all'improvviso qualche anno dopo sono stati fatti convergere i clienti della Riela confiscata e nella quale sono stati assorbiti i dipendenti della Riela, che si sono licenziati e trasferiti nell'altra azienda.
  A quel punto la Riela confiscata è diventata una società che non aveva il personale, su 21 milioni di euro di fatturato aveva perso circa 11 milioni e le erano rimasti circa 9 milioni di movimento. Poiché questa situazione è il chiaro indice dello spostamento della pressione mafiosa (non possiamo chiamarla diversamente) esercitata dai gruppi mafiosi che esprimevano i Riela, le attività sono gradualmente passate al nuovo soggetto imprenditoriale, che è diventato oggetto di accertamento da parte dell'autorità giudiziaria e delle forze dell'ordine.
  Alla fine, nel 2007, sono stati messi sotto processo i Riela e la loro nuova società, e sono stati oggetto di una nuova confisca, ma, avendo avuto tutto il percorso precedente, questi signori si sono comportati in maniera tale da portare chissà dove i frutti veri della loro attività. È rimasto un patrimonio confiscato che sostanzialmente è pieno di debiti, per cui siamo in una situazione in cui l'Agenzia si è costituita in giudizio per chiedere i danni causati dai fratelli Riela con questa operazione di scorporo di fatto delle attività dalla vecchia Riela alla loro nuova società.
  L'Agenzia ha chiesto costituendosi in giudizio 21 milioni di euro di danni. Nel frattempo, la Riela confiscata era stata mantenuta in vita facendo un'operazione di selezione di personale, e sono stati assunti ventiquattro dipendenti attraverso un intervento di Italia Lavoro nel 2008. Pag. 12Questi dipendenti di Italia Lavoro hanno avuto la possibilità di lavorare fino a un certo momento, ma per il percorso che aveva fatto, per l'influenza assolutamente negativa dei Riela attraverso i gruppi mafiosi a cui facevano capo, i legami con i clienti e le imposizioni sul mercato, la società confiscata è andata in assoluto dissesto.

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. La prima Riela, per questa azione di svuotamento, di truffa e di cattiva gestione che è stata oggetto peraltro di contenziosi penali, che hanno portato alla condanna delle persone imputate, ovviamente già nel 2007 si trovava nell'assoluta impossibilità di proseguire nell'attività, tanto che all'epoca l'amministratore suggerì la messa in liquidazione.
  L'Agenzia del demanio, nell'ottica di evitare questa sconfitta, ha fatto questa selezione del personale e quindi assunto queste ventiquattro persone, che hanno cercato di proseguire questa attività negli anni successivi. Nonostante gli sforzi profusi da tutte le figure istituzionali, che hanno coinvolto a livello sia di prefettura che di associazioni, non è riuscita a mantenersi sul mercato appunto perché i Riela avevano creato l'altra attività parallela che poi ha portato alla seconda confisca, che adesso è in primo grado.
  Nonostante gli sforzi profusi in primis dall'Agenzia del demanio, nel 2011 si è avuta la consapevolezza che questa azienda salvata in questo modo nel 2008 avrebbe dovuto essere messa in liquidazione (in realtà erano quattro aziende del gruppo Riela).
  L'Agenzia non ha fatto altro che portare a termine questo processo di liquidazione inevitabile con il licenziamento dei dipendenti e la presentazione della richiesta di autofallimento, perché i liquidatori si sono accorti che non c'erano neanche le condizioni per poter chiudere la liquidazione proprio per l'ingente quantità di debiti figurativi.
  Se verrà accertata la colpevolezza, come già fatto in primo grado, del Consorzio Setra che a quell'azione truffaldina ha fatto iscrivere quei debiti, ammesso e non concesso che le sentenze di condanna riescano a fare avere sia all'Agenzia per danno all'immagine, sia alle aziende danneggiate un ristoro economico, in quanto anche le seconde aziende sembrano delle scatole vuote (ce lo dicono gli amministratori che stanno gestendo la confisca di primo grado), è chiaro che questa tempistica mal si concilia con il fatto che le aziende potessero stare sul mercato.
  L'esperienza ci dice che purtroppo il settore dell'autotrasporto in Sicilia è fortemente inquinato. Nonostante gli sforzi fatti e il coinvolgimento di tutti i soggetti che potevano dare un contributo in questo settore all'Agenzia e al demanio, purtroppo non ci sono stati risultati, e questo ha portato alla scelta maturata nel luglio 2011 dal consiglio direttivo dell'Agenzia di porla in liquidazione.

  PRESIDENTE. Ho iscritti a parlare gli onorevoli Mirabelli, Fava, Scopelliti, Lumia, Bossa.

  FRANCO MIRABELLI. Visto l'orario, però, suggerirei di aggiornarci alla prossima settimana, in quanto la corposa relazione del prefetto si presta a molte considerazioni e a una discussione a cui credo voglia partecipare gran parte dei commissari. Chiederei quindi di aggiornarci per evitare di fare le cose frettolosamente e di perdere questa occasione.

  PRESIDENTE. Considerando che i lavori dell'Aula della Camera riprendono alle 16.30, abbiamo un po’ di tempo. Sono preoccupata per le due questioni più concrete, perché sul programma generale anch'io avrei da porre delle domande che rinvio, ma per il caso Grigoli, che mi pare ormai tutto di responsabilità dell'Agenzia, c’è questa offerta a cui siamo interessati.
  Siccome si rischia che tutto salti da un giorno all'altro e la stessa cosa vale per la Riela, potremmo fare un quarto d'ora di interlocuzione solo su questi due casi e Pag. 13rimandare la discussione sul programma generale e il sistema informatico alla prossima volta, se siamo d'accordo.

  FRANCO MIRABELLI. Sono d'accordo se ci impegniamo tutti a fare così, a stare su questo tema.

  PRESIDENTE. Domande specifiche su Riela e Grigoli anche per un orientamento generale visto che siamo molto pressati su questi due casi. Do la parola all'onorevole Fava.

  CLAUDIO FAVA. Grazie, presidente, io riservo alla prossima seduta alcune considerazioni e alcune domande di carattere generale.
  Come ha ricordato il prefetto, la vicenda della Riela fotografa la scarsa capacità dello Stato attraverso le sue strutture e l'Agenzia di gestire in modo risolutivo. Lei ricordava come tre figli del Riela siano stati lasciati con funzioni apicali ovviamente non da lei e nemmeno dall'Agenzia, ma da una decisione di un organismo giudiziario, ovviamente con le conseguenze ambientali che possiamo immaginare perché, se a una famiglia mafiosa viene confiscato un bene e i mafiosi vengono lasciati nella gestione egemonica di quel bene, è come se lo Stato dicesse: «Scusate, faccio un passo indietro, fate voi !».
  È stata messa nelle mani di un consorzio, ma poi si è scoperto che questo consorzio in fase successiva di sequestro era stato messo in piedi da chi voleva gestire per altra via un bene che era stato confiscato. Tutto questo accade, come voi ricordavate, in un territorio in cui la gestione dei trasporti è un settore di mercato gestito quasi esclusivamente da aziende mafiose o paramafiose, con conseguenze pesantissime nella tenuta complessiva dell'economia, perché il trasporto significa movimento terra, per cui non c’è un solo cantiere in Sicilia che non paghi direttamente o indirettamente la propria quota alla mafia.
  Detto questo, siamo in presenza di una soluzione che era stata ipotizzata nel corso di questi mesi e che è stata accompagnata anche dalla procura della Repubblica, e dal procuratore Salvi che ha preso molto a cuore questa vicenda, perché alcuni di questi lavoratori si sono fatti carico di responsabilità che dovevano competere allo Stato in questi quindici anni, cioè di rappresentare l'unico punto di legalità sul territorio.
  Nel momento in cui lo Stato consentiva che i Riela continuassero a gestire l'azienda che era stata confiscata, metteva nelle mani di un'altra azienda mafiosa la gestione di questa azienda, nel momento in cui non riusciva mai ad affittare il capannone in cui la Riela aveva collocato la propria attività a Belpasso perché anche quell'affitto andava sottoposto al filtro della mafia, questi lavoratori tutti indicati da Italia Lavoro si sono costituiti in cooperativa e hanno chiesto di vedersi affidare ai sensi della legge con un canone da concordare o in forma temporanea le strutture della Riela per svolgere lavori nel settore delle manutenzioni e affiancare anche l'attività dell'Agenzia nella gestione della manutenzione dei beni confiscati allo Stato e mantenere il loro posto di lavoro.
  Questa è una soluzione di buonsenso, che riguarda un tema che non si misura solo con il numero di posti di lavoro che rischiamo di perdere, ma anche con il fallimento complessivo di un'idea di legalità incarnata dallo Stato, perché, se questi lavoratori domani verranno costretti, come è stato detto con solerzia all'ultima riunione davanti al prefetto, a restituire le chiavi del capannone e a farsi da parte perché il destino della Riela segua il suo corso fino in fondo, la sconfitta non sarà soltanto la perdita di questi posti di lavoro.
  Devo anche dirle, prefetto, che ci saremmo tutti aspettati che lei fosse presente a questa riunione in prefettura, per quanto lei sia fresco di nomina, ma assumendo su di sé la gravità di questo passaggio. Una settimana fa, signor prefetto, c’è stata una riunione in prefettura in cui sono stati convocati...

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  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Era il giorno in cui il prefetto si è insediato quindi forse neanche sapeva. Era a Roma...

  CLAUDIO FAVA. Forse sarebbe stato opportuno chiedere al prefetto di Catania di posporre questa riunione di quarantotto ore, in modo che il direttore dell'Agenzia potesse essere presente nel momento in cui si decideva una cosa che non riguarda soltanto il destino di queste persone.
  Cosa osta al fatto che questa cooperativa, così come è stato suggerito dalla procura della Repubblica, come è stato previsto secondo il rispetto puntuale di quanto la legge prevede, possa avere in gestione questo bene e lavorare attraverso la gestione di questo bene in una commessa di manutenzione di opere o di altre attività che sono state confiscate e sono nella gestione della sua Agenzia ? Cosa impedisce a questi lavoratori di poter continuare, assumendosi il rischio di impresa sulle loro spalle, a gestire questa attività ?

  PRESIDENTE. Farei svolgere l'intervento al senatore Lumia e poi rispondete a entrambi. Poiché l'onorevole Bossa vorrebbe formulare domande di carattere generale, proporrei di aggiornarci a mercoledì sera.

  GIUSEPPE LUMIA. Sulla Riela voglio dire solo che il disastro è massimo, si poteva salvare il salvabile solo affidandola mesi o anni fa a un leader del settore dei trasporti. Se pensiamo che ci possa essere un amministratore «Nembo Kid» che intervenga sulla Riela e la rimetta a posto, è storia di una morte annunciata.
  Se la Riela, che lavora nel settore dei trasporti, fosse stata messa nelle mani di un'azienda leader pulita mondiale, europea, italiana del settore, l'avremmo potuta salvare. Adesso c’è questa proposta per cui se, come ha detto l'onorevole Fava, chiudiamo la porta in faccia ai lavoratori che vogliono organizzarsi, al disastro si aggiunge la beffa. Credo che noi non potremo tollerarlo e che la presidente concorderà che arriveremmo a un'ipotesi di censura di un operato che giungesse a questa conclusione. Poiché conosciamo i fatti e l'evoluzione, avvisiamo il nuovo direttore perché blocchi questo tipo di deriva che sarebbe disastrosa.
  Per quanto riguarda la Grigoli, stesso meccanismo. Rispetto alla Riela (ha fatto bene a dirlo il prefetto Laganà) all'inizio c'erano anche amministratori disonesti, però si fa lo stesso errore: in un settore dove la competizione è su un centesimo perché i prodotti nelle catene di distribuzione giocano sui centesimi, o la prendono in mano leader bravi del settore o possiamo litigare per secoli tra magistrati della prevenzione e l'Agenzia ma il risultato sarà sempre lo stesso, il fallimento.
  Per la Grigoli, quindi, bisogna rompere gli indugi, valutare la serietà di questa proposta, se si tratti di persone capaci e subito assegnarla. Sottolineo questo aspetto, prefetto: bisogna affittare in fase di sequestro e dare un diritto di prelazione in fase di confisca, ma devono essere assegnate ad aziende leader del settore. Nella distribuzione esistono leader mondiali e nazionali a cui consegnarla subito, perché non dobbiamo guadagnarci, ma dobbiamo solo tutelare i posti di lavoro.
  Sulla Grigoli questa vicenda della negoziazione dura già da troppi mesi e rischiamo che un altro magistrato dichiari fallimento anche per l'altra parte, cosa che sarebbe un disastro totale, mentre con questo accordo recuperiamo gli altri 200 dipendenti che nel frattempo abbiamo perso. Non dobbiamo recuperare la parte dei punti vendita e perdere la logistica, non dobbiamo guadagnare: devono solo farsi carico dei posti di lavoro, riaprire e, se saranno bravi, avranno il diritto di prelazione e potranno prendersi tutto, perché così si premiano le imprese sane e legali del settore.

  PRESIDENTE. Darei la parola al responsabile Direzione beni confiscati, Rosaria Laganà. Al di là delle soluzioni, Pag. 15sottolineo e intendo rafforzare le preoccupazioni sia del vicepresidente Fava che del senatore Lumia. Questa eventualità per la Riela sarebbe davvero la beffa dopo il danno e non ci possiamo far scappare l'offerta per la Grigoli qualora si rientri nel caso evidenziato dal senatore Lumia, altrimenti, siccome in entrambi i settori ma soprattutto in quello della distribuzione eventuali interlocutori non mancano in questo Paese perché siamo pieni di supermercati, forse l'Agenzia può anche andare a cercare.

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Per quanto riguarda Riela, mi spiace non essere riuscita a far emergere la realtà dei fatti, nel senso che non solo la cooperativa ci trova perfettamente d'accordo, ma l'abbiamo auspicato nel corso di un incontro che ci fu alla prefettura di Catania esattamente un anno fa, in un momento in cui la situazione era già abbastanza compromessa e fra l'altro il capannone non apparteneva neanche alle aziende e quindi avrebbe dovuto avere un'altra destinazione.
  Eravamo quindi perfettamente favorevoli alla realizzazione della cooperativa, si era avviato questo percorso e si era suggerito di vedere se presso la regione Sicilia ci fossero incentivi economici per poter partire con questa attività. Sono stati i lavoratori in quell'occasione in prefettura a ritenere di non potersi far carico di questo rischio di impresa.
  La proposta fatta recentemente dal direttore Di Marco quando c’è stata l'istanza di fallimento è giunta in ritardo (l'abbiamo detto quel giorno in prefettura) e il fatto che non ci fossero ulteriori cose da sperimentare è il motivo per cui non abbiamo coinvolto il direttore.
  In questo momento anche per una gestione del capannone, che prima poteva essere fatta in maniera gratuita, con il fallimento scattano altri meccanismi che non ci consentono di fare questa operazione. Un anno fa (ho parlato direttamente con Di Marco perché aveva cercato in extremis di trovare questa soluzione) c'erano le condizioni per fare la cooperativa, ma i lavoratori hanno ritenuto di non poter accedere a questa soluzione che ci trovava perfettamente d'accordo.

  CLAUDIO FAVA. Mi permetta di interloquire, dottoressa. Ho una lettera con una richiesta formale di una cooperativa che si era costituita in tal senso, che è di diversi mesi fa.

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Eravamo in prefettura, onorevole, con tutti gli interlocutori istituzionali compresi i magistrati, c'erano i liquidatori e tutto lo staff dell'Agenzia, i rappresentanti sindacali (era il mese di giugno ed è facile ricavare la data attraverso i verbali della riunione) e in quell'occasione si è suggerito di fare la cooperativa, rivolgersi alla Regione per avere finanziamenti e poter partire con una certa sostanza (per noi era un consiglio, perché la concessione era gratuita o eventualmente con un canone simbolico) ma i lavoratori non se la sentirono.
  Ero presente quindi non vorrei mettesse in dubbio quanto sto dicendo, ma non si sentirono di intraprendere questo percorso.

  CLAUDIO FAVA. In che senso non se la sentirono ? Hanno costituito una cooperativa, forse non se la saranno sentita nei tempi che avevate chiesto voi...

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Noi l'abbiamo chiesto un anno fa, avevamo fatto questa proposta...

  CLAUDIO FAVA. Ci hanno trasmesso anche lo statuto di questa cooperativa, l'atto costitutivo, e tutto questo molti mesi fa. Lei mi sta dicendo che, siccome questo Pag. 16bene ormai è entrato nell'asse fallimentare, a questa cooperativa di lavoratori che si è costituita non può essere più dato ?

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Certo, perché nascono delle problematiche, perché ovviamente c’è il discorso della tutela dei creditori del fallimento.

  PRESIDENTE. Ci riserviamo di fare una nota sulla materia, se ci consentite, perché francamente questa cosa non ci convince, non può essere che la tutela dei creditori venga prima, non è la vostra funzione.

  CLAUDIO FAVA. I creditori in questo caso chi sono ?

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. La legge fallimentare impone che fino a quando verranno accertati i fornitori dei quali adesso non ho l'elenco...

  CLAUDIO FAVA. Ma stiamo parlando della Setra ? Noi rischiamo quindi di bloccare questa vicenda perché un creditore, che è considerato anche un soggetto mafioso, rivendica la tutela di un bene che è stato confiscato ?

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Le chiedo scusa, ma i lavoratori fra l'altro sono già stati licenziati oltre un anno fa e sono rimasti due lavoratori che stavano coadiuvando il liquidatore nelle procedure liquidatorie.

  GIUSEPPE LUMIA. No, mi scusi, sono stati licenziati dall'Agenzia.

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Sì, licenziati dalla società una volta avviata la liquidazione.

  GIUSEPPE LUMIA. Siamo al disastro, si chiama il curatore fallimentare, si fa un discorso molto serio (è possibile: la legge lo prevede) e si decide di fare due cose: assegnare immediatamente i beni aziendali alla cooperativa (si può fare con il curatore e con l'autorizzazione del tribunale anche in fase fallimentare) e valutare bene, anche dal punto di vista delle vostre risorse interne per la parte beni mobili, la possibilità di dare una mano per l'avviamento, che loro tra l'altro neanche chiedono.
  Si faceva riferimento però alla necessità di sostenere la fase dell'avviamento per garantire loro i fondi necessari per la start-up, al fine di partire in condizioni non disastrose ma dignitose.

  PRESIDENTE. Noi abbiamo già acquisito le carte sulla Riela, ce le avete già mandate ?

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Sì, ma avete acquisito anche la relazione dei liquidatori nel corso dell'audizione che c’è stata a Catania. Credo che il liquidatore, che è di recente nomina, in quell'occasione abbia ulteriormente esplicitato per quali motivi non si sia potuto procedere dopo quella fase, però in ogni caso, se necessitano chiarimenti, noi ovviamente li daremo.

  PRESIDENTE. Di chiarimenti sicuramente ci sarà bisogno, e ci riserviamo di fare una nota tecnica su questo aspetto e di interloquire con voi la prossima volta anche con il comitato coordinato dall'onorevole Scopelliti e con i nostri consulenti, ma ciò che meraviglia in tutta questa Pag. 17vicenda è che di fronte al bene confiscato i creditori da tutelare arrivano ben dopo.
  L'obiettivo della gestione dei beni in quella fase è un altro, e la legge, per quanto abbiano applicato norme della legge fallimentare al Codice antimafia, tuttora privilegia l'obiettivo principale, che è quello della continuazione dell'azienda, non della tutela dei creditori.
  Questo è il punto: l'Agenzia deve difendere l'altra parte. Questo è il punto sul quale noi continuiamo ad avere dei dubbi e anche nel fallimento dell'altro ramo Grigoli c’è stato qualche errore da parte dell'Agenzia nella proposta del concordato preventivo e in quanto è costato. Anche quello vogliamo acquisire, dottoressa, perché, ammesso che la Grigoli si salvi, anche lì c’è stato un errore da parte dell'Agenzia.

  ROSARIA LAGANÀ, responsabile Direzione beni confiscati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Per quanto riguarda la Grigoli, è andata in confisca definitiva alla fine del 2013 ed è arrivata quindi in condizioni di grave criticità. Il percorso che si è cercato di fare è stato quello di evitare il fallimento con la presentazione di questo concordato.
  Adesso io non so a cosa si riferisce come errore, ma certamente è stato predisposto nell'ottica di garantire le condizioni che il giudice fallimentare poteva pretendere per salvaguardare ovviamente il territorio, perché quello è il suo compito.
  Questa proposta non è stata accettata per il fallimento e quindi noi abbiamo avviato un percorso alternativo, che partiva dalle premesse fatte nell'ambito del concordato, perché per fare il concordato abbiamo dovuto individuare un soggetto attraverso una ricerca che non è stata facile.
  È vero infatti quanto dice il presidente in merito alla presenza di una serie di interlocutori che si occupano di grande redistribuzione, però la disponibilità di tutti quelli con i quali ci siamo interfacciati alla fine per un motivo o per un altro, non si è concretizzata, e in un caso in cui si era concretizzata l'ipotesi c’è stato un blocco da parte della prefettura per le note problematiche (non c'erano informazioni positive e quindi abbiamo dovuto dismettere il percorso).
  Abbiamo infine trovato questo interlocutore e quindi stiamo cercando di riproporre le stesse condizioni. Mi spiace che non ci sia l'onorevole Lumia che conosce la situazione che abbiamo imbastito e che prevede la salvaguardia dei posti di lavoro.
  Il percorso è ancora in atto e stiamo cercando di recuperare queste licenze che andavano perse con la 6 Gdo dichiarata fallita, si cerca di intestarle all'altra società che invece è in bonis e quindi di autorizzare l'affitto a questo soggetto, che riaprirà i punti vendita assorbendo il personale.
  Abbiamo sempre ragionato per l'intero pacchetto dei dipendenti, in quanto dopo la dichiarazione di fallimento sono stati chiusi i punti vendita e ovviamente licenziati i dipendenti, che sono nelle liste di mobilità. Si tratta di percorsi obbligati per legge. Nel contratto che andremo a stipulare l'interlocutore si impegna a riassumere i dipendenti dei vari punti vendita.
  Rimaneva fuori il centro distribuzione, che per una serie di problematicità non era molto appetibile sul mercato, ma questa ipotesi di contratto prevede un assorbimento graduale anche di parte del suo personale.
  Mi dicevano in questi giorni da Palermo che sembra che ci sia un'offerta, che dovrà essere approfondita e valutata, di un operatore che vorrebbe prendere anche il centro distribuzione nel suo complesso. Abbiamo già acquisito i nominativi, sono partite le informative con la prefettura di Trapani e quindi cerchiamo di portare a termine tutto questo percorso.
  Speriamo che sia una luce accesa. Rimane il fatto (fa piacere che questo venga ricordato e me ne daranno atto anche i magistrati che si occupano di questo) che il rapporto con la disciplina fallimentare non ci lascia sempre le mani libere, e normativamente andrebbe anche regolato.

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  PRESIDENTE. Noi faremo la nostra parte (l'abbiamo già scritto nella relazione) per liberare le misure di prevenzione dalle norme del diritto fallimentare che sono state loro frettolosamente applicate al Codice antimafia, però riteniamo che anche a legislazione vigente qualche spazio in più ci sarebbe, forzando anche un po’ la norma a volte. Prego, prefetto.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Direttore è meglio. Devo dire che noto una sorta di attenzione che non mi preoccupa, ma mi mette un poco in allarme.

  PRESIDENTE. Dovrebbe essere contento invece, direttore...

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Sono felicissimo però mi mette in allarme sotto un altro profilo: io non sono a capo di quella che dovrebbe essere l'Agenzia, ma sono a capo di un gruppo di dipendenti pubblici male assortito, senza risorse, senza possibilità di correre dietro...
  Mi dispiace, caro vicepresidente, se lei non la pensa così, io la penso così.

  CLAUDIO FAVA. Ha accettato di fare il direttore di questa Agenzia, quindi non può dirci solo quali sono i limiti e le lacune...

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Come ho accennato posso dimettermi anche domani mattina, non è certamente mia ambizione sfidare il mondo, compreso chi è persona o istituzione a cui mi rivolgo per avere aiuto.
  Forse non sono stato chiaro: io faccio delle proposte per essere aiutato, perché la situazione che ho trovato è una situazione drammatica.

  PRESIDENTE. Avrà trovato quello che ha lasciato il prefetto Caruso, lo sapevamo, però dobbiamo andare avanti.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Se avere ereditato da Caruso significa avere ereditato delle disgrazie, io rifiuto l'eredità e me ne vado a casa. Non c’è alcun problema.
  Noi abbiamo una cultura per la quale quando il problema si presenta cerchiamo di risolverlo. Il fatto è che tra competenze dei magistrati, pressioni delle organizzazioni sindacali, competenze dei colleghi prefetti sul territorio, situazioni oggettivamente intricate fino all'inverosimile, nelle quali non sai mai con chi hai a che fare, è un po’ difficile andare a fare delle scelte, per cui chiedo preventivamente scusa se commetteremo degli errori, ma vorrei che si capisse che cercheremo di fare tutto il possibile soprattutto quando si tratta di posti di lavoro.
  Possiamo però tutelare i posti di lavoro se le attività nelle quali sono collocati sono attività sane e capaci di competere, non possiamo cercare soluzioni. Ho sentito dire poco fa che la cooperativa Riela si può rivolgere all'Agenzia per avere in affidamento, ma come, con i metodi previsti dalla legge o perché è la cooperativa Riela ? I metodi previsti dalla legge sono infatti le gare, caro onorevole, e non posso farci niente.
  L'Agenzia non sono io, l'Agenzia era un'altra cosa e adesso sono io, rispondo per quello che faccio e cercherò di essere corretto, trasparente e sempre vicino ai problemi della gente onesta. Di questo può stare tranquillo, però avere un'interlocuzione di questo tipo nella mia condizione mi creda non è né facile, né piacevole.

  PRESIDENTE. Direttore, nel ringraziarla mi dispiace perché ci sono tante cose che piacciono o non piacciono, ma non è questa la misura.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione Pag. 19e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Io dico la verità.

  PRESIDENTE. Lei dice la verità, ma guardi che loro non si impressionano perché lei ci dice che non le piace. Noi siamo consapevoli del ruolo non facile che le è stato assegnato e tutti i colleghi che sono qui conoscono meglio di me la complessità di questa situazione, però è anche vero che questa forse è la sfida più immediatamente percepibile dal Paese che noi possiamo vincere insieme.
  Noi siamo consapevoli della difficoltà e nessuno vuol processare nessuno. Sappia però che questa è una Commissione parlamentare d'inchiesta, che come Commissione parlamentare è tenuta ad acquisire elementi di conoscenza, a dare indirizzi alle funzioni di governo del Paese e anche ad esercitare una funzione di controllo, quindi lei qui troverà una sana, trasparente, onesta e forte collaborazione, ma tesa ad ottenere risultati anche quando questo comporti tra noi lo scambio di qualche sottolineatura forse un po’ scomoda.
  Non possiamo farci sconti non per un fatto personale, ma per l'obiettivo che ci accomuna. Questo è il punto e rientra nella nostra funzione.
  Lei comincia adesso, le ribadisco i nostri auguri, ci vedremo la prossima settimana, se per lei è possibile mercoledì sera, nel frattempo potremmo aver bisogno di acquisire qualche carta e ci permetteremo di dare delle indicazioni.
  Le facciamo tanti auguri di buon lavoro, però sappia che questa Commissione non perché si accanisce, ma perché sente una forte responsabilità, ritiene che l'aiuto che possiamo dare a chi ha una funzione di governo sia quello di esercitare una funzione di indirizzo e di controllo. Siamo anche pronti a chiedere al Governo che l'ha nominata di fornirle tutti gli strumenti di cui l'Agenzia necessita, come abbiamo scritto nella nostra risoluzione, perché siamo stati i primi a individuare le carenze di professionalità e di modello organizzativo.
  Avrà quindi in questa Commissione un'alleata, così come avrà un'alleata nell'iniziativa legislativa per cambiare quelle norme che riguardano sia l'organizzazione dell'Agenzia che il sistema complessivo della confisca e gestione dei beni, che noi abbiamo già individuato e segnalato e sulle quali non faremo sconti al Governo anche nell'interesse della responsabilità assegnata a lei.
  Tranquilli tutti, quindi, perché non possiamo dirle «stia sereno», ma «stia tranquillo» sì, conti su di noi perché siamo un gruppo serio. Grazie.
  Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.20.