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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 47 di Mercoledì 9 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Umberto Postiglione:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 3 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Mirabelli Franco  ... 7 
Fava Claudio (Misto-LED)  ... 8 
Lumia Giuseppe  ... 9 
Scopelliti Rosanna (NCD)  ... 11 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 11 
Scopelliti Rosanna (NCD)  ... 11 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Molinari Francesco  ... 13 
Buemi Enrico  ... 13 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 14 
Buemi Enrico  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 14 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 14 
Buemi Enrico  ... 15 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 15 
Buemi Enrico  ... 15 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 15 
Buemi Enrico  ... 17 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 18 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 19 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Postiglione Umberto  ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Postiglione Umberto  ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Postiglione Umberto  ... 19 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Postiglione Umberto  ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Postiglione Umberto  ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Postiglione Umberto , direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 20.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Umberto Postiglione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Umberto Postiglione. Come si ricorderà, l'audizione è dedicata al tema del funzionamento dell'Agenzia e in particolare ai casi della Riela di Catania e dei supermercati della confisca Grigoli.
  Se il prefetto Postiglione desidera aggiungere qualcosa al suo intervento, ne ha facoltà.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Desidero illustrare alla Commissione tre aspetti in aggiunta a ciò che ho detto l'altra volta.
  Il primo riguarda il sistema informatico, sul quale pure sono stato invitato a fornire chiarimenti. Posso comunicare che ho avuto interlocuzioni abbastanza fitte con il Ministero della giustizia. Nel corso della prossima settimana, se non ci saranno incidenti di carattere tecnico, dovrebbe avvenire finalmente il travaso dei dati dal loro sistema SIPPI (Sistema informativo prefetture e procure dell'Italia meridionale) al nostro sistema REGIO (Realizzazione di un sistema per la gestione informatizzata e operativa delle procedure di amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), che è stato sperimentato e funziona.
  Abbiamo contezza anche della possibilità di far passare i dati da SIPPI a REGIO perché anche questo aspetto è stato collaudato. Quindi, nel corso della prossima settimana, probabilmente, avremo l'80 per cento dei dati riguardanti le confische nel nostro sistema, che è un po’ più complesso di SIPPI perché ha anche altre funzioni. A ogni modo, abbiamo cominciato a immettervi anche i dati delle confische derivanti da processo e non da misure di prevenzione.
  Saranno necessari dei tempi per completare l'opera, ma se nel frattempo ci sarà la possibilità di sostenere l'Agenzia con personale adeguato, anche in via temporanea, dovremmo riuscire ad avere un primo sistema capace di dare risposte su tutti i dati provenienti sia dalle confische, sia da procedimenti di prevenzione, che sono già in possesso del Ministero della giustizia, sia da processi, che non sono in possesso di nessun sistema informatico Pag. 4presso il Ministero della giustizia, ma saranno nostri man mano che potremmo inserirli all'interno di REGIO.
  Per quando riguarda gli altri due aspetti che sono stati richiamati dal signor presidente, cioè Riela e Grigoli, in questi giorni ho lavorato cercando di arrivare a una definizione nei sensi auspicati da tutti.
  Riguardo alla Riela, Mario Di Marco, presidente della cooperativa costituita dai dipendenti della Riela, «Manutenzione e logistica Scrl», ha presentato un'istanza di assegnazione del capannone in località Piano Tavola nel comune di Belpasso in data 7 maggio 2014. Il 21 maggio l'Agenzia ha chiesto al signor Di Marco l'integrazione documentale per le informazioni antimafia e il 13 giugno, avendo ricevuto dal presidente questa documentazione integrativa riguardante gli altri soci della cooperativa, è stata inoltrata istanza alla prefettura di Catania per ottenere la certificazione. Gli accertamenti sono in corso, quindi stiamo aspettando il rilascio del documento.
  Se il certificato sarà liberatorio, come pensiamo, ai sensi della normativa vigente, purtroppo, bisognerà attendere – ma non ci vorrà molto tempo – la pronuncia del tribunale di Catania sulla richiesta di fallimento avanzata dal liquidatore, il dottor Scimeca. Una volta intervenuta la dichiarazione di fallimento, il patrimonio della Riela tornerà all'erario, quindi a noi, che potremo valutare attraverso quale sistema destinare il capannone alla cooperativa. In questo modo, riusciamo a dare un segnale, sperando di poter continuare a sostenere questi lavoratori che sono stati selezionati a suo tempo da Italia Lavoro per sostituire i dipendenti della Riela originaria, passati con l'altra società creata dai Riela per recuperare la loro attività. Insomma, abbiamo la possibilità di raggiungere l'obiettivo del quale abbiamo parlato la volta scorsa.
  Per quanto concerne, invece, la Grigoli, stiamo operando in questo senso. Nel settore dei supermercati, Grigoli era organizzato con due società, la Grigoli distribuzione, alla quale erano intestate le strutture, i capannoni e i locali in cui vi erano i supermercati, e la 6 Gdo, ovvero la società dichiarata fallita, che era intestataria delle licenze e delle attrezzature.
  Oggi, per un verso, le attrezzature sono tornate all'erario e a noi, nel senso che siamo noi che dobbiamo custodirle e utilizzarle per conto dell'erario, proprio perché c’è stato il fallimento. Invece, le licenze che consentivano a questi supermercati di operare sono decadute, quindi abbiamo provveduto, ricevendo una pronta collaborazione da parte delle amministrazioni locali interessate, a farle rilasciare nuovamente intestate alla Grigoli distribuzione, società ancora operativa in carico all'Agenzia e amministrata da nostri coadiutori.
  Attraverso questo meccanismo, mettendo insieme attrezzature che sono venute dal fallimento e edifici che sono venuti dalla confisca della Grigoli distribuzione e prendendo atto del fatto che erano supermercati, stamattina abbiamo definito, nelle linee generali, un documento che sarà sottoposto all'esame del consiglio direttivo dell'Agenzia.
  Apro una parentesi per dire che, riguardo al consiglio direttivo, che, come sapete, era in fase di costituzione, oggi pomeriggio il Ministro dell'interno ha firmato il suo provvedimento di proposta. Ora, il Presidente del Consiglio deve emanare il DPCM che sancisce definitivamente la composizione del consiglio direttivo, che è, appunto, l'organismo che dovrà valutare queste soluzioni. Una volta che il consiglio avrà approvato (cosa che credo di poter far fare in via rapidissima) dovrò emettere il provvedimento di assegnazione a Grigoli distribuzione, che – ripeto – è una società dell'Agenzia, per utilizzare quelle licenze che nel frattempo abbiamo fatto rilasciare a Grigoli distribuzione (esistono, le ho viste) e locare questi supermercati, attrezzati di capannone, di contenitore e di attrezzature, a una società della quale stiamo aspettando il certificato antimafia perché, ovviamente, siamo tenuti a seguire queste procedure.
  Mi riferisco alla società SM, che già opera in Sicilia. Sia gli amministratori della Grigoli distribuzione, sia il coadiutore Pag. 5che segue il problema Grigoli mi hanno detto che hanno tentato in tutte le maniere di coinvolgere altri gruppi, anche importanti, che operano nel settore dei supermercati e degli ipermercati, ma hanno incontrato enormi difficoltà soprattutto perché fra le cose da risolvere c'era il problema del CEDI, il centro di distribuzione, magazzini e logistica che Grigoli aveva creato e che era considerato sovradimensionato per grandezza della struttura e per dotazione di personale, dal momento che vi erano molti dipendenti che vi gravavano sopra.
  Abbiamo, tuttavia, individuato una soluzione anche per questo. Infatti, è interessata al CEDI la società che distribuisce l'acqua Rocchetta. Ora, se riusciamo con l'accordo con la SM a trasferire una parte del personale che grava sul CEDI nei supermercati, il problema si può risolvere. Probabilmente, quindi, riusciamo sia a riaprire i supermercati sia ad affidare il CEDI.
  Resta, però, un ultimo problema, sempre nell'ambito della questione Grigoli, che è quello del centro commerciale Belicittà (con riferimento al Belice), che si trova a Castelvetrano, composto da un supermercato, che era il grande attrattore, e da quarantotto negozi, che sono ancora aperti, ma aspettano che riprenda l'attività dell'attrattore. Il supermercato, però, verrà riattivato se riusciamo a chiudere l'operazione con SM. Infatti, è uno dei supermercati che all'interno della catena dei quarantacinque supermercati della Grigoli dovrebbe ripartire con il sistema del quale ho parlato. Attraverso questo meccanismo speriamo di riuscire a risolvere tutti e tre i nodi, anche quelli più problematici, collegati sia al centro commerciale che al CEDI, che sono rimasti sul tappeto dopo la confisca Grigoli.
  Cercherò di trarre da queste esperienze, che al momento sono fatte in estrema velocità, tutti gli spunti per verificare come possiamo intervenire – anche attraverso nuove norme, come ha detto la presidente la volta scorsa – prima che queste situazioni arrivino a punti di rottura che rendono le attività irrecuperabili a un'economia già difficile, quale può essere quella siciliana, campana o calabrese.
  Queste sono le notizie che intendevo darvi. Resto a disposizione per gli ulteriori, purtroppo, scarsi chiarimenti che credo di poter dare, visto che l'acculturamento in materia è stato troppo veloce.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore. Prima di dare la parola ai colleghi che intendono intervenire, vorrei fare alcune precisazioni. La prima riguarda il sistema REGIO, sul quale era nato un problema di non poco conto per quanto riguarda l'utilizzazione dei fondi PON Sicurezza, destinati all'utilizzazione per quattro regioni (Sicilia, Calabria, Campania e Puglia). Ora, siccome il sistema dovrà essere nazionale, le chiedo come abbiamo risposto all'Europa che ci ha posto la questione. Infatti, se utilizziamo quei fondi per far funzionare tutto il sistema nazionale, andiamo incontro a una sanzione; se, invece, stiamo dentro le regole del PON Sicurezza, non abbiamo un sistema nazionale.
  Speriamo di collegarci il prima possibile con il sistema dell'Agenzia. Non pretendiamo che entri in regime immediatamente, ma auspichiamo che vi sia la tracciabilità di tutti i beni. Questo, però, è un nodo di non poco conto. So che lei, direttore, è subentrato adesso, quindi – come ho detto la scorsa volta – non pretendiamo che sia in grado di farci un programma esaustivo per il futuro o di darci tutte le risposte. Tuttavia, questa è una questione sulla quale immagino abbia già posto l'attenzione. Pertanto, saremmo lieti se fosse in grado di dirci già qualcosa, altrimenti richiamiamo la sua attenzione su questo aspetto.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. La Corte dei conti europea, in un primo momento, ha contestato al 100 per cento la legittimità del progetto REGIO proprio per il motivo esposto dal presidente, ovvero in relazione all'ammissibilità dell'ambito Pag. 6geografico di riferimento. Infatti, se è vero che le organizzazioni criminali sono più presenti e hanno la loro origine e la loro crescita storica nelle quattro regioni a rischio, è anche vero che la loro operatività si è estesa e ha investito tutta l'Italia e non solo.
  A seguito delle controdeduzioni prodotte dall'Agenzia e dalla struttura di gestione, la Corte ha rimodulato il tasso di errore al 9 per cento, per cui ha ridotto il finanziamento del 9 per cento, disimpegnandolo. Questo importo resterà, quindi, a carico dell'Agenzia.
  Purtroppo, le cose dovevano andare così perché era sbagliata la scelta iniziale di realizzare un sistema che doveva, in proporzione, servire tutta l'Italia con fondi destinati solo alle quattro regioni. Tuttavia, mi sembra che la misura del 9 per cento sia abbastanza contenuta, per cui credo sia giusto che lo realizziamo noi per la parte che ci compete e che non riguarda le quattro regioni.

  PRESIDENTE. Sappiamo che i beni che sono fuori dalle quattro regioni sono ben più del 9 per cento.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Presidente, abbiamo approfittato di notizie che non sono ancora complete.

  PRESIDENTE. Noi, comunque, lo segnaliamo. Un altro aspetto è che, come Commissione, inoltreremo all'Agenzia una nota sul caso Riela perché, direttore, quello che lei ci ha detto sui supermercati Grigoli contiene la chiave anche per la soluzione del caso Riela. Infatti, se si tratta di un bene aziendale, come lo è il supermercato Grigoli, lo è anche il capannone Riela. È, peraltro, un bene aziendale nella piena disponibilità dell'Agenzia, per cui non c’è niente da aspettare.
  La proposta che le faremo è formulata nel pieno rispetto della normativa. È abbastanza singolare che venga richiesto il certificato antimafia. Comunque, si tratta di pura formalità e va bene. Per il resto, però, non c’è proprio nulla da attendere. Il bene è aziendale e può essere assegnato anche a titolo gratuito perché si tratta di una cooperativa. Lei, invece, ci ha detto che bisogna aspettare il certificato antimafia, le banche e così via. Invece, per quanto ci riguarda – ripeto – non c’è niente da aspettare, pertanto inoltreremo ufficialmente la nostra proposta di soluzione.
  Riguardo al caso Grigoli, ci permetteremo di far pervenire all'Agenzia una lettura critica del comportamento da essa tenuto in questa vicenda. Infatti, l'Agenzia si è comportata come un privato di fronte a un bene che rischia il fallimento. L'Agenzia diventa proprietaria di quei beni e ne dispone, quindi non ha nessuna necessità di applicare le norme del diritto fallimentare.
  In merito alla proposta che ci ha illustrato questa sera, l'interrogativo è se il personale viene riassunto tutto. L'ipotesi è quella ?

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Così dovrebbe.

  PRESIDENTE. Questa è la cosa che più ci sta a cuore. Non a caso, si parte dal presupposto che quello è un bene aziendale di cui l'Agenzia dispone. Questo era fin dall'inizio. Lo stesso è per il caso Riela.
  Ho sintetizzato in maniera molto semplice, ma ci permetteremo di farvi arrivare due note su questa questione, come aiuto, a dimostrazione – se posso permettermi – che lei ha ragione quando dice che avete bisogno di dotarvi di alcune professionalità, come avete bisogno di poter contare su una collaborazione del Ministero della giustizia per fare il «benedetto» albo degli amministratori giudiziari e per dare loro delle regole precise. Infatti, se osserviamo quello che è avvenuto in alcune situazioni più critiche ci accorgiamo che ci sono stati degli errori.
  Per dire quanta attenzione c’è da parte nostra – ovviamente, per l'interesse che Pag. 7insieme dobbiamo perseguire – ricordo che il giorno dopo che abbiamo avuto la prima audizione con lei e ci siamo raccomandati sul caso Riela, il coadiutore dell'Agenzia ha chiesto la restituzione delle chiavi alla cooperativa, dopo che avevamo chiesto esplicitamente una riflessione ulteriore. Il giorno dopo – ripeto – il coadiutore dell'Agenzia ha scritto alla cooperativa chiedendo la restituzione delle chiavi.
  Dico questo anche per la collaborazione tra di noi. Direttore, noi siamo qui per aiutarla, per la nostra parte, affinché lei svolga al meglio il suo lavoro. Tuttavia, se ci diciamo una cosa al pomeriggio, la mattina dopo il coadiutore dell'Agenzia non può mandare la lettera per chiedere la consegna delle chiavi.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Io non lo conoscevo nemmeno, né ci ho parlato.

  PRESIDENTE. Non lo stiamo addebitando a lei, direttore. È solo per dire che bisogna stabilire una collaborazione tra di noi.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCO MIRABELLI. Cerco di essere brevissimo e schematico, anche se mi piacerebbe – l'ho detto prima al direttore – approfondire le questioni che poneva l'altra volta sul fattore criminogeno, spesso costituito dai quartieri popolari delle periferie non solo siciliane o del Mezzogiorno. Infatti, le assicuro che anche al nord ci sono significativi problemi derivati dai fenomeni di cui parlava (l'assenza di mix sociale, il degrado e così via). Non credo che si possa risolvere questo drammatico problema soltanto con i beni confiscati, ma tutto ciò che si può fare utilizzando i beni confiscati, si faccia.
  A ogni modo, in questa audizione mi concentrerei sui temi che sono stati posti. A noi, oggi, interessa soprattutto che i beni confiscati siano utilizzati, non solo per costruire una misura di prevenzione che si è rivelata efficace, ma per dare un messaggio forte di legalità legato anche al riutilizzo sociale dei beni confiscati, cosa su cui abbiamo costatato maggiori problemi. In particolare, come è stato detto più volte anche dal presidente, il tema è quello del lavoro e delle aziende. Uno Stato che fa questa scelta non può dare il messaggio che per mantenere l'occupazione queste aziende devono restare in mano alla criminalità organizzata perché appena confiscate non riescono più a garantirla.
  Ora, come sa, ci siamo occupati della questione. Lei ha letto il documento. Stando anche alle cose che ha detto e scritto, sappiamo che condivide la nostra considerazione: l'Agenzia va cambiata. Così com’è non funziona, anche se non vorrei attribuirle responsabilità. Diciamo che potrebbe funzionare molto meglio perché, come abbiamo constatato, fallisce ancora molto. Allo stesso tempo va cambiata la normativa, come pure abbiamo detto nel nostro documento. Nell'attesa credo, tuttavia, che alcune cose si possano fare. Vorrei, pertanto, sapere cosa intende fare su questo punto.
  Sull'informatizzazione ha già risposto. Ci ha dato una buona notizia. Vengo, quindi, alla seconda questione.
  In questi mesi di audizioni su questa vicenda abbiamo rilevato una difficoltà di rapporto tra l'Agenzia e i magistrati di prevenzione, che oggettivamente ha comportato un problema. Insomma, abbiamo constatato che potrebbe funzionare molto meglio, se ci fosse un rapporto più stretto tra l'Agenzia e magistrati che emettono le misure di prevenzione. Abbiamo già parlato del suo predecessore, criticandolo, ma molti dei magistrati che abbiamo audito ci hanno raccontato di non aver mai avuto un rapporto diretto con l'Agenzia. Ecco, credo che questo sia un tema.
  Inoltre, come ha visto, nel nostro documento proponiamo un coinvolgimento diretto e istituzionale dei rappresentanti delle associazioni dei territori, che si faranno Pag. 8carico dei beni confiscati. Vorrei sapere se, su questo, in attesa della riforma dell'Agenzia e della normativa, non si possa costruire un rapporto costante con i rappresentanti degli enti locali e delle associazioni.
  Lei ha già posto la terza questione. Mi riferisco al tema dei profili professionali di cui si deve dotare l'Agenzia, che non credo si possa porre aspettando la modifica della normativa e la riforma dell'Agenzia.
  Ancora, le pongo due domande secche. In primo luogo, ci ha parlato di 913 beni immobili già destinati, ma non ancora assegnati. Una volta nominato il direttivo, in quali tempi pensa potremmo assegnarli ai comuni o ad altri ?
  Da ultimo, prendo atto delle cose positive che ci ha detto sulla Grigoli, constato, però, che ieri o l'altro ieri sono arrivate le lettere di licenziamento ai lavoratori del centro commerciale di Castelvetrano di cui parlava. Siccome la responsabilità è tutta nostra e vostra, visto che questa scelta attiene al custode giudiziario, occorrerebbe una moratoria su questo, in attesa di concretizzare le ipotesi che lei ci ha illustrato. Ecco, una sospensione sarebbe meglio, se non altro per dare un segnale ai lavoratori e non dare, invece, quel messaggio negativo di cui si parlava, tanto più nel momento in cui si sta cercando di risolvere la vicenda.

  CLAUDIO FAVA. Anch'io vorrei sorvolare sugli aspetti da approfondire, visto che avremo altre occasioni. Mi interessa, invece, concentrarmi in particolare sulla vicenda della Riela, non perché sia stato compito di questa Commissione assumere una funzione di tutela sindacale, ma per ciò che questo caso rappresenta per l'Agenzia e per il sistema complessivo di tutela e di repressione nella lotta contro la mafia.
  Il procuratore della Repubblica ci ha posto per primo il problema della Riela con un'iniziativa che esorbitava completamente dalle sue funzioni istituzionali. Non si occupa, infatti, di garantire che le aziende confiscate continuino ad assicurare posti di lavoro e siano restituite a un circuito economico sano. Tuttavia, il procuratore della Repubblica di Catania, appena insediato, ha capito perfettamente cosa rappresentasse la vicenda della Riela.
  A Catania, la chiusura, il fallimento e lo smantellamento della Riela e di ogni traccia di questa vicenda rappresenterebbe una vittoria sostanziale per le famiglie Ercolano e Santapaola, le quali vogliono dimostrare allo Stato direttamente e all'opinione pubblica in modo indiretto che in quella città nel settore dei trasporti e della mobilità comandano loro e che non esiste altra via per poter lavorare se non accettare le regole vessatorie della criminalità mafiosa.
  Questa è la ragione per cui si è tentato inutilmente di affittare per anni il capannone di cui parliamo perché producesse un reddito, ma nessuno è stato disponibile a disubbidire a un ordine implicito e indiretto che è stato dato dalle famiglie Ercolano e Santapaola.
  Il procuratore della Repubblica, occupandosi di qualcosa che non rientra strettamente nelle sue competenze, ci ha chiesto molto tempo fa di prenderci cura di questa vicenda per ciò che rappresenta negli assetti complessivi dal rapporto fra Stato e mafia. Dico questo perché faccio mie le parole della presidente sul contenuto della nota, i rilievi che sono stati fatti, le preoccupazioni e così via. Su questo, non aggiungo altro.
  L'elemento di disappunto e di reciproco disagio con il suo predecessore è stato un atteggiamento eccessivamente formale, assai burocratico, che non coglieva lo spessore civile di alcune vicende. Il suo predecessore è venuto a dirci che lo Stato non fa l'imprenditore, per cui lui non doveva fare il manager e il suo compito era rappresentare la custodia giudiziaria. Di conseguenza, ciò che avviene nel destino materiale e non solo dei beni confiscati riguarda variabili che non dipendono dal direttore dell'Agenzia.
  Apprezziamo il fatto che lei sia venuto a portarci notizie in parte positive, ma vorremmo sentire che il suo ufficio colga perfettamente il senso di questa vertenza. Non siamo – ripeto – un sindacato che si Pag. 9occupa di tre posti di lavoro, ma ci rendiamo conto di cosa voglia dire la sopravvivenza o la morte della Riela.
  Peraltro, parliamo di un gruppo di lavoratori insediato nella Riela dopo la confisca, che ha dimostrato di proporre un'offerta che sta perfettamente sul mercato perché i beni mobili confiscati – non soltanto automobili, ma anche attrezzi agricoli e camion – hanno bisogno di essere continuamente manutenuti per poter essere messi sul mercato, cosa nella quale si sono dimostrati perfettamente in grado, avendo già avuto commesse da parte della procura della Repubblica, anche per sequestri che non sono passati attraverso il procedimento di confisca di cui alla legge La Torre.
  Insomma, propongono una cosa assolutamente in linea con ciò che è nelle loro possibilità. Crediamo, quindi, che il consiglio direttivo possa e debba destinare, con proprio decreto, questo bene a questa cooperativa e che questa possa facilmente recuperare al proprio interno anche molti lavoratori che non ne fanno parte oggi, ma che facevano parte della Riela, per le ragioni che sono spiegate in questa nota.
  La mia sollecitazione è che su questo ci sia un impegno non formale da parte dell'Agenzia. Mi riferisco a un suo impegno, diretto, personale e non formale nel rendersi conto che, accanto al puntiglio burocratico di un certificato antimafia che si attende, dall'altra parte c’è chi è pronto ad applaudire al fatto che perderemo questa battaglia.
  Richiamando ciò che ha ricordato la presidente, è un segnale preoccupante che il giorno dopo la discussione in questa Commissione, che si occupa di questo tema da un anno, quindi non lo sta improvvisando, arrivi ai tre soci una lettera che li sollecita alla restituzione immediata delle chiavi, e che altrimenti si procederà per via giudiziaria.
  Tra una settimana c’è una convocazione davanti al prefetto di Catania, che riguarda tutti i soggetti, con un titolo all'ordine del giorno essenziale e paradigmatico – lo dico in sintesi – per risolvere, una volta per tutte, i problemi che riguardano questa cooperativa. Abbiamo pochi giorni, prefetto, e vorremmo che questi pochi giorni venissero messi a frutto perché fra una settimana, quando i soci della cooperativa si presenteranno davanti al prefetto, al responsabile dell'Agenzia, al curatore giudiziario e agli altri soggetti che sono stati invitati, compreso il procuratore della Repubblica, ci sia un segno. Dopodiché, riusciremo insieme a gestire i tempi.
  Magari si chiederà a questi lavoratori di avere la pazienza opportuna per arrivare a una risoluzione definitiva. È importante, però, che il segno, il senso e lo spirito siano questi. Insomma, non è una questione di puntiglio fra l'Agenzia e la Commissione antimafia, né la tutela di tre posti di lavoro. C’è in ballo una questione molto più grande che riguarda anche gli assetti consolidati di cosa nostra su quel territorio, che guarda con grande attenzione ciò che accadrà di questa azienda.
  Il modo in cui è stata mantenuta in vita la governance della mafia dentro questa azienda è una cosa indecente per questo Stato, ma è stata tollerata da questo stesso Stato attraverso i suoi uffici per molti anni. Abbiamo un debito nei confronti di questo Paese. Avere mantenuto ai vertici di questa azienda i signori Riela, che continuavano a governare l'azienda che era stata confiscata, con uno Stato che si è fatto complice di tutto per nove anni, è un'eredità di cui ci dobbiamo fare carico tutti.
  La Commissione antimafia se ne sta facendo carico; ha cercato di elaborare una nota, utilizzando tutte le proprie risorse e competenze, che non sono soltanto quelle dei commissari. Signor prefetto, le chiediamo, quindi, di fare in fretta perché, tra una settimana, nella riunione dal prefetto di Catania dovrete dire qualcosa che spero sia utile al destino di questa azienda.

  GIUSEPPE LUMIA. Anch'io, signor prefetto, vorrei che condividessimo un dato di fatto, ovvero che sulla vicenda Riela e su quella Grigoli lo Stato ha fallito e ha Pag. 10sbagliato. Se non partiamo da questo dato di fatto difficilmente possiamo voltare pagina.
  Le è stato detto che il gruppo Riela è stato gestito da cosa nostra e che le famiglie Ercolano e Santapaola hanno dominato le varie fasi che hanno portato alla consunzione dell'azienda. La cosa più grave è che, nonostante l'azienda fosse stata ripulita e fossero stati inseriti lavoratori onesti, che niente avevano a che spartire con la precedente gestione, l'accanimento anche da parte dello Stato è stato incredibile.
  Invece di considerarli una risorsa, sono stati individuati come un problema e sono stati colpiti ripetutamente, non solo con procedure che hanno dell'incredibile. La cosa più grave – ripeto – è che si è cercato di minare la loro fiducia nella legalità. Si è detto a queste persone che avevano un affidamento da parte dello Stato senza nessun fondamento, perché lo Stato li ha colpiti. È una cosa che ha dell'incredibile.
  Lo stesso ragionamento vale per la Grigoli. È una complessa realtà aziendale, con centinaia di lavoratori e milioni di fatturato, che sono stati lasciati in un regime di gestione precaria, finché è arrivato il fallimento finale. Quello è il fallimento dello Stato, non del gruppo perché è fallita una gestione dello Stato.
  Allora, vogliamo voltare pagina, prefetto ? Se vogliamo voltare pagina su questi due casi – ce ne sarebbero decine, ma non possiamo ingolfarla – la prima scelta che deve fare è non farsi mediare dai suoi uffici, ma prenderli in carico direttamente.
  Facciamo l'esempio della Riela. È necessario che lei senta direttamente i protagonisti della cooperativa; li guardi in viso, si faccia raccontare da loro la storia e con loro elabori la soluzione, evitando il coadiutore che ha mandato la lettera, il quale meriterebbe un licenziamento in tronco. Uno che fa questa scelta, infatti, meriterebbe di essere cacciato via dopo pochi minuti, se non dà delle motivazioni ultrafondate.
  Allora, in questo momento, il primo gesto con cui può segnare una discontinuità e un nuovo corso è mettere da parte gli uffici su queste vicende. Quando dico «mettere da parte» intendo nell'interlocuzione diretta con i lavoratori della Riela.
  Dovrebbe prendere per le orecchie chi ha scritto quella lettera dopo che la Commissione antimafia ha preso in carico questa vicenda, vedere se è possibile, come credo, cacciarlo via e chiedere immediatamente a questi lavoratori un'interlocuzione diretta, in modo che si arrivi all'incontro con la prefettura pronti, preparati e scattanti in un nuovo clima e con un nuovo rapporto per evitare che le pastoie burocratiche di un iter che, attraverso diversi percorsi, rischia di diventare ulteriormente defaticante, possano essere il colpo finale.
  Lo stesso vale – ripeto – per la Grigoli. Sono sicuro che non sia a conoscenza del fatto che nel frattempo sono partite le lettere di licenziamento. Tuttavia, siamo qui in Commissione antimafia; la Commissione si prende carico direttamente e segue, come ha visto, quotidianamente questa vicenda; lei viene a interloquire con noi e parallelamente partono, in quel caso, la lettera di consegna dei capannoni dell'azienda e, in questo, si licenziano i lavoratori. Capisce bene che perdiamo tutti credibilità. In questo modo, possiamo anche ammainare la bandiera della lotta alla mafia.
  Chi si è assunto questa responsabilità ? Chi l'ha autorizzato ? Chi ha permesso che si potessero licenziare i lavoratori ? Anche chi ha fatto questo lavoro va preso per le orecchie e cacciato via a pedate perché dobbiamo dare il segnale che si volta pagina e si crea una svolta: i beni confiscati devono essere una risorsa, non un problema. Soprattutto, non devono continuare a essere una risorsa per la mafia, ma diventare una risorsa di legalità e sviluppo.
  Per questo, prefetto, le chiedo di assumere direttamente la gestione della vicenda, senza la mediazione degli uffici. Su questo ci dobbiamo dire la verità: questa Commissione – sta ascoltando un coro pressoché unanime, a partire dalla presidente – ha un giudizio negativo sulla Pag. 11gestione dell'Agenzia riguardo a questi due casi che la Commissione ha fatto propri, quindi ne conosce i dettagli, sa fino in fondo quello che è avvenuto e come bisogna procedere.
  Avrei un'altra richiesta. Le chiedo di fare un'opera di bene che può essere utile all'inchiesta della Commissione. Infatti, dobbiamo venire a capo della vicenda degli amministratori e dei coadiutori. Dobbiamo avere l'elenco di tutti gli amministratori e di tutti i coadiutori; dobbiamo sapere ognuno di loro quanti incarichi, cioè quante aziende, ha avuto e – come giustamente diciamo tutti in coro – quali sono i compensi di ogni amministratore.
  Dobbiamo trovare il modo per venirne a capo perché non è possibile che la Commissione parlamentare di inchiesta non abbia questi dati. Lei è la persona giusta per poter collaborare con la Commissione. Altrimenti, se dovesse trovare delle difficoltà, lo comunichi e insieme organizzeremo uno staff. La Commissione ha dei bravi consulenti, che possono affiancare i suoi uffici. Insomma, dobbiamo venirne a capo. Dobbiamo sapere la verità in modo documentato (quanti sono i beni, nome e cognome, indirizzo, numero di via, compenso e tutto quello che è necessario conoscere). Se i suoi uffici non ce la fanno, chieda alla presidente e sono sicuro che le manderà uno staff di nostri consulenti in grado, se necessario, di fare in modo che questi dati vengano fuori. Insomma, questi dati debbono venir fuori.
  Gli altri dati che debbono venir fuori – questo è un punto importante per il lavoro della nuova cooperativa della Riela Group – riguardano i beni mobili. Dove sono ? Parlo delle macchine, dei trattori, dei camion. Sono lasciati marcire ? Sono inutilizzati ? In quali posti sono custoditi ?
  Lei ci raccontava di una vicenda che riguardava una cava, che forse è bene raccontare alla Commissione perché è paradigmatica di come spesso questi beni sono gestiti. Anche questo è un punto nevralgico. Se i trattori, invece di lasciarli marcire o pagare l'affitto per custodirli, li assegnassimo alle aziende, alle cooperative, che sono nate in questi anni, come Placido Rizzotto, insieme alle associazioni come Libera, potrebbe essere un segnale di grande novità e di grande rottura. Dobbiamo, però, innanzitutto sapere come stanno realmente le cose.
  L'ultima cosa che è importante sapere è se siamo in condizioni di dare una svolta all'assegnazione per fini sociali e produttivi dei beni già pronti per la destinazione, cioè assegnabili, ma non ancora assegnati. Sotto questo aspetto, vorrei che ci soffermassimo di più su quanto diceva, cioè che appena il consiglio sarà operativo sarà immediatamente in condizione di dare un colpo in avanti per affrontare il tema di 600 o 900 casi. Vorrei che su questo ci desse qualche notizia in più, in modo tale che si possa dare un segnale di svolta e di rottura rispetto alle lentezze e alle incertezze del passato.

  ROSANNA SCOPELLITI. A questo punto, se lei è d'accordo, presidente, visto che le domande fatte da nostri colleghi mi sembrano abbastanza corpose, mi permetterei di suggerire di lasciare prima spazio alle risposte, dopodiché facciamo un altro giro. Altrimenti, penso che il prefetto possa andare in confusione.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Non ce n’è bisogno.

  ROSANNA SCOPELLITI. In ogni caso, il mio intervento sarà molto rapido. In realtà, ho svariate domande, ma mi riservo di lasciargliele in modo che possa rispondere quando avrà più contezza. È inutile, infatti, che la tempesti di domande, visto che si è insediato da pochissimo.
  Se mi permettete, vorrei, comunque, cercare di mettere a fuoco alcune criticità che sono emerse fino a oggi nell'azione dell'Agenzia. Vi sono due tipi di criticità, interne ed esterne, all'azione dell'Agenzia.
  Per quanto riguarda quelle interne, penso che una delle principali sia la mancanza di consapevolezza dei beni pervenuti da confisca, nonché di trasparenza Pag. 12(mi rifaccio a quanto accennava poc'anzi anche il senatore Lumia), di disponibilità di risorse per la ristrutturazione dei beni in questione, spesso vittime di vandalismo o di incuria, e di progettualità per la gestione ottimale produttiva dei beni aziendali che sono oggetto di confisca.
  Abbiamo, poi, delle criticità esterne, che possono essere relative alla gestione dei beni gravati da ipoteca bancaria e di quelli facenti parte di proprietà indivise, nonché la questione delle nuove metodologie che si intende mettere in atto per la gestione delle aziende confiscate.
  Mi rendo conto che su queste cose ci sarebbe da parlare molto e che, magari, nella seduta di oggi non potrà rispondere. A ogni modo, alla luce di questo, e riservandomi di consegnarle parte delle domande, che sono una decina, mi permetto di chiederle se per la gestione delle aziende confiscate pensa di instaurare dei protocolli gestionali nuovi che prevedano l'utilizzo di manager di comprovata esperienza nei diversi settori. Le chiedo, in particolare, se lo può fare e se pensa di farlo.
  Inoltre, vorrei sapere se ritiene sufficientemente trasparente la gestione dei beni confiscati e assegnati a enti e associazioni private. Glielo chiedo da calabrese, anche perché vedo che per ora ci siamo soffermati solamente sulla Sicilia.
  Per esempio, alla luce dei recenti fatti di Isola Capo Rizzuto, in Calabria, dove sembra che i latifondi confiscati alla locale cosca Amato siano stati dati in gestione alla stessa cosca, con un guadagno derivato dal raccolto di oltre 1,5 milioni di euro, mi chiedo se sia necessario attivare un servizio ispettivo che verifichi periodicamente la corretta gestione amministrativa e contabile del bene assegnato.
  Potrei andare ancora avanti, ma, visti i tempi, mi riservo di consegnarle le domande, in modo che possa rispondere con la dovuta contezza.

  ANDREA VECCHIO. Io vorrei spendere una parola a favore del prefetto, se mi consentite. Fino a questo momento, da tutti gli interventi, mi è sembrato che fosse messo sul banco degli imputati, con tutti gli accusatori da questa parte. Qui non c’è nessun accusatore perché il prefetto occupa questa carica da pochissimo tempo. Anzi, con grande consapevolezza, è venuto qui documentato.
  La prima domanda che vorrei fare è sul costo del programma REGIO. Qual è il suo valore economico ?
  La seconda domanda si riferisce alla Riela. Condivido pienamente le angosce e le preoccupazioni dell'onorevole Fava. Infatti, è un problema di immagine sul territorio. Si tratta di un'azienda che prima era florida e fiorente, che scompare e non può più lavorare. Comunque, c’è la cooperativa alla quale si dovrebbe affidare la gestione di questo capannone, che ha come scopo sociale la manutenzione; insomma, è una sorta di officina meccanica. Abbiamo, però, idea del carico di lavoro che questa cooperativa avrà ? C’è un protocollo o l'idea di un protocollo di gestione dei beni mobili confiscati che la cooperativa deve mantenere ? Chiedo questo perché non vorrei che diventasse un altro «bubbone», ovvero un altro elemento di negatività, per cui le macchine entrano lì dentro, ma non sappiamo quali sono i costi.
  Le devono manutenere a rendiconto oppure con dei preventivi ? C’è un sistema per gestire queste cose ? Lo chiedo perché è facile che nell'opinione pubblica della città questa cosa venga interpretata non come un elemento positivo per venire incontro ai lavoratori della cooperativa, bensì come un elemento di degrado economico.
  Credo, quindi, che occorra porre molta attenzione, con la giusta rapidità, sul protocollo che questa cooperativa dovrebbe sottoscrivere con l'Agenzia, se deve ricevere da questa le commesse di lavoro. In caso contrario, si rivolge al mercato esterno e fa la manutenzione, per cui si ha un problema sul quale non abbiamo competenze a entrare. Se, invece, deve gestire e manutenere i beni mobili confiscati, credo che occorra preparare un protocollo estremamente rigido e puntuale, con controlli molto precisi.Pag. 13
  Riguardo al coadiutore che ha mandato la richiesta di restituzione delle chiavi, credo dipenda dal magistrato, non dall'Agenzia. Se, invece, come dite, è un coadiutore dell'Agenzia, bisogna prenderlo per le orecchie e cacciarlo via, come dicevano i colleghi. È una cosa sulla quale non occorre neanche riflettere, a meno che non ci sia stato qualcuno dell'Agenzia che gli abbia ordinato di fare una cosa di questo genere.
  I licenziamenti alla Grigoli sono stati firmati dall'amministratore giudiziario o dall'amministratore dell'Agenzia ? Se sono stati mandati dall'amministratore dell'Agenzia, questi ha la facoltà di agire in questi termini ?
  Capisco che le mie sono domande che si sommano a tutte quelle dei colleghi, per cui ha bisogno di tempo per rispondere, tuttavia vorremmo che su queste cose replicasse con una certa attenzione.
  Sull'ultima cosa che vorrei dire mi ha dato l'abbrivio la collega Scopelliti. Mi riferisco ai beni confiscati gravati da ipoteca. Credo che sia importante convocare le banche, analiticamente una per una, ed esaminare – come avevamo suggerito al suo predecessore – la motivazione del carico di ipoteca sul bene e verificare se il bene è stato gravato da ipoteca di valore superiore a quello del bene stesso. Infatti, ci possono essere tante frammistioni e intrecci in questa vicenda. Il fatto che molti beni non possano essere venduti, liberalizzati o affittati perché sono gravati da ipoteche è una cosa della quale dobbiamo venire a capo perché, come vengono confiscati beni alla mafia, possono essere congelate anche le ipoteche, visto che ci può essere una leggerezza dell'istituto bancario nell'averle concesse.

  PRESIDENTE. Questo è già nella nostra relazione.

  FRANCESCO MOLINARI. In attesa che prenda corpo quella riforma che abbiamo immaginato anche nella relazione di questa Commissione (la quale, peraltro, contiene molte delle indicazioni che venivano dai colleghi precedentemente), e che lei abbia piena contezza delle funzioni che ha assunto, quindi di tutta la macchina che deve gestire, credo che già in questo momento potrebbe cominciare a dare un impulso meno passivo di quello che ha dato l'impressione avere il suo collega precedente. Per esempio, penso a una gestione meno attendista e all'impressione di essere meno custode dei beni.
  Le riporto un caso. Sabato scorso sono stato a Siderno per parlare con gli operatori della polizia, dove, peraltro, ci sono un nucleo fondamentale, che è stato all'origine di tutte le grandi inchieste contro la ’ndrangheta, e un ottimo centro per le misure di prevenzione. Comunque, lì c’è un grande stabile che è stato già confiscato alla famiglia Commiso, con vicino la villa del padrino. Quando era ancora nella fase del sequestro, vi era localizzata tutta la polizia di Siderno. Invece, adesso è abbandonato mentre la polizia sta in uno stabile in affitto.
  Queste sono le contraddizioni. I poliziotti dicevano, appunto, che sono in affitto, mentre quello stabile aveva la capacità di ospitarli, senza contare che lo Stato, quando lo occupava, durante il periodo del sequestro, ha speso oltre 35.000 euro per metterlo in condizione di essere fruibile dalle forze di polizia. Adesso – ripeto – è uno stabile abbandonato, pur essendo confiscato, quindi pienamente nella disponibilità dello Stato, ovvero dell'Agenzia. Ecco, su queste cose, dovrebbe cominciare a intervenire, avendo un ruolo attivo, in previsione della realizzazione della riforma che abbiamo immaginato.

  ENRICO BUEMI. Vorrei fare solo due considerazioni di carattere generale. Mi pare che si debba affermare – in questo senso non credo ci sia bisogno di modifiche normative – un'impostazione diversa del ruolo dell'amministratore giudiziario perché non ha il compito di fare la sentinella, ma di preservare il bene nella sua integrità ed eventualmente promuovere quelle iniziative che possono garantire l'obiettivo principale, che è quello, appunto, del mantenimento del valore del Pag. 14bene. Un amministratore giudiziario che non si pone come problema prioritario questo, non assolve alla sua funzione fondamentale, cioè diventa, anche se inconsapevolmente, un depauperatore del bene. Questa deve essere la questione da chiarire subito con tutti gli amministratori giudiziari.
  È essenziale che ci vengano messe a disposizione le informazioni di cui parlava il collega Lumia, cioè i dati e così via, perché, signor prefetto, è lei che deve svolgere la funzione di controllo in quanto responsabile principale dall'Agenzia. Di supporto, poi, dobbiamo poterla svolgere noi.
  In questo senso, invito il presidente della Commissione antimafia a usare anche i metodi estremi che ci sono consentiti. Infatti, se questi dati non arrivano in tempi rapidi, convochiamo qui anche i subalterni del prefetto per farci dare manu militari le notizie di cui abbiamo bisogno. Noi, rappresentanti dello Stato in questo particolare settore, non possiamo rispondere all'opinione pubblica prendendoci la responsabilità di non aver esercitato fino in fondo le nostre facoltà.
  Finisco sulla questione che poneva adesso il collega. È evidente che molto spesso c’è un mancato utilizzo, da parte dello Stato, di beni che sono nelle sue disponibilità per favorire altri. Questo ce lo dobbiamo dire. Quando siamo andati a Limbadi la caserma dei Carabinieri era nel sito di proprietà diretta o indiretta del capo mafia, mentre avevamo a disposizione il bene del capomafia, cioè la villa che nell'arco del tempo è stata distrutta dall'incuria dello Stato più che dalla mafia.
  Credo che il compito dell'amministratore giudiziario sia quello di agire a tutti i livelli, anche chiedendo l'intervento della pubblica sicurezza o dei Carabinieri per presidiare il bene che è dello Stato. Se c’è un bene dello Stato che è a rischio di vandalismi o altro, si chieda la presenza delle forze dell'ordine. Se queste non sono in grado, si utilizzino altre risorse. Insomma, è inaccettabile che un bene che viene affidato allo Stato sia ridotto nelle condizioni di quelli abbiamo visto in giro per l'Italia. Questo è inaccettabile, come lo è che si agisca in quella in maniera irresponsabile per cui la mafia continua a gestire il bene che le abbiamo sottratto.
  Lei è arrivato oggi, quindi è – perdoni l'espressione – «vergine» da ogni responsabilità (di questi tempi la verginità l'abbiamo persa tutti).

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Sono della Vergine. Sono nato il 16 settembre.

  ENRICO BUEMI. A parte le battute, voglio dire che abbiamo questo dovere. Non possiamo tirarci fuori da questa storia, altrimenti falliamo completamente nell'obiettivo primario, che è quello di sottrarre il bene alla mafia e restituirlo alla comunità nella sua integrità.

  PRESIDENTE. Ci può dire i nomi dei membri del consiglio di amministrazione ?

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Non li conosco ancora.

  ANDREA VECCHIO. Chi li nomina ?

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. A parte gli scherzi, quelli che conosco sono i nomi del procuratore nazionale antimafia, del dottor Birritteri, che è magistrato...

  PRESIDENTE. C’è ancora ? È stato confermato ?

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione Pag. 15e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. A quanto pare, sì.

  ENRICO BUEMI. È nel consiglio ? Uno più uno fa due.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Ci dovrebbe essere il presidente di Confindustria Sicilia, Montante, che ci potrebbe dare una mano sui percorsi che anche la Commissione sta indicando, sperando che non resti infettato dall'iscrizione nell'elenco dei componenti nel consiglio direttivo.
  Mi permetto di scherzare perché con grande sincerità vi dico che vorrei risolvere tutti i problemi. Ho fatto il mestiere di prefetto in Sicilia; sono stato prefetto in Campania; ho visto per 36 anni accadere le cose più incredibili nel nostro Paese...

  ENRICO BUEMI. Noi senatori stiamo deliberando la chiusura del Senato per rispondere a un'esigenza di cambiamento. La sua non può essere una giustificazione.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Non mi voglio giustificare. Sono qui da quindici giorni. L'Agenzia esiste da circa quattro anni. Su questo specifico problema abbiamo accumulato delle esperienze complesse, dei comportamenti corretti, ma anche sbagliati. Forse, abbiamo accumulato anche qualche momento di confusione, dovuta alla strana sovrapposizione di ruoli che si generano fra coloro che hanno gestito l'ultima parte della vicenda, cioè il bene che arriva confiscato, e coloro che l'hanno governata prima.
  A ogni modo, se mi consentite, vorrei ripercorrere la scaletta, così come l'ho scritta, chiedendo pietà all'onorevole Scopelliti.
  I 913 casi da assegnare sono beni per i quali abbiamo individuato il comune, l'associazione e lo scopo. Adesso dobbiamo aspettare che questa cosa sia consacrata nel consiglio direttivo. Ho già provveduto a mandare l'elenco di queste operazioni ai componenti più esigenti, che conoscevo, cioè il procuratore nazionale antimafia e qualcun altro affinché anticipino l'analisi di queste operazioni.
  Sono attribuzioni di strutture in buona parte alle forze dell'ordine e, in parte ancora maggiore, ad associazioni che svolgono attività nella direzione della costruzione di una cultura contraria a quella delle mafie. Inoltre, ci sono cinque compendi aziendali abbandonati. Non sono più operativi, ma non da adesso, da decenni. In questo caso, secondo quello che dice la legge, l'Agenzia si libera. Infine, vengono assegnati beni mobili, come automobili.
  Sono perfettamente d'accordo sulla necessità di procedere velocemente. Vorrei trovare il sistema, quindi vi chiedo un aiuto. Certo, non posso impegnare la Commissione a darmi una mano – voi mi dovete stimolare e vi garantisco che mi sento stimolato – ma i consulenti della Commissione potrebbero inquadrare in forma più tecnica...

  PRESIDENTE. I consulenti della Commissione aiuteranno la Commissione spronarla e a offrirle delle idee. Non possono trasferirsi in Agenzia, perché sarebbe una commistione..

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. No, per carità.

  PRESIDENTE. Le note che le arriveranno domani saranno già molto utili. Troveremo una forma di collaborazione.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Chiariamo un aspetto fondamentale per me. Qualcuno disse: «Uccidete un uomo Pag. 16morto». Ebbene, io sono un uomo quasi morto di fatica, che si è trovato questa responsabilità. Non posso dire che non la voglio. Fra l'altro, mi hanno tolto pure l'incarico che avevo prima; non posso scegliere. Hanno detto: «Tu da qua vai là» e io ci devo andare. Altrimenti, non so che fine faccio.
  Detto questo, farò il possibile. Cercherò di fare tutto quello che uomo possa fare per raccogliere tutti i segnali che sono venuti da voi, ma – credo che ci siamo ascoltati tutti – sono tanti. Mi manca ancora l'elenco dei segnali dell'onorevole, che me li consegnerà. Tuttavia, la modifica dei comportamenti dell'Agenzia non è certamente un compito facile, senza che il tutto sia preceduto da un'analisi di quello che è l'Agenzia oggi. Non so perché sia stata organizzata così. Non lo voglio nemmeno sapere. So, però, che così come è organizzata non va. Abbiamo bisogno di competenze e di aderenza ai problemi che dobbiamo affrontare, attraverso le competenze, appunto.
  La sede a Reggio Calabria va bene per chi è calabrese. Se devo far trasferire dei dirigenti o degli avvocati dello Stato, devo dare a queste persone la possibilità di avvertire un qualche incentivo perché di missionari ce ne sono pochi. Quale incentivo posso dare, però, se il contratto che regge l'Agenzia è quello degli statali, che è il meno incentivato che ci sia ?
  È gioco chiaro il fatto che a Reggio Calabria ci va chi risolve un suo problema, cioè quello di tornare a Reggio Calabria. È chiaro, poi, che a Reggio Calabria ci torna chi trova conveniente la scelta. Oggi l'Agenzia è organizzata come una struttura con un solo dipendente, il dottor Nicolò, che ha avuto un contratto da dirigente, che è di Reggio Calabria e sta a Reggio Calabria. Tutti gli altri sono comandati da altre amministrazioni. Perché stiano all'Agenzia c’è bisogno che siano d'accordo sia loro sia l'amministrazione alla quale appartengono. Tantissimi, dopo avere fatto l'esperimento, se ne sono andati, portandosi dietro anche l'esperienza che avevano accumulato.
  Dopodiché, nell'Agenzia è arrivato qualcun altro che per un periodo che ha ritenuto utile, per chissà quale fine (non posso immaginarlo nemmeno), ha dovuto ricostruire la sua esperienza circa procedure che – vi posso garantire – sono veramente complesse, molto articolate e hanno bisogno di competenze importanti e strutturate, non certo di quelle dell'impiegato o del funzionario pubblico. Non voglio parlare, poi, dei dirigenti; ne ho due o tre, poi è finita la storia.
  Questo aspetto non è marginale. Se voglio costruire una macchina, ma non ci metto un buon motore e non la corredo di una buona trasmissione, resto dove sono; non parto proprio. Che io sia il direttore dell'Agenzia diventa soltanto una grossa disgrazia perché ci ritroveremo, con voi, che, giustamente, mi chiederete cosa sto facendo, e io che cercherò di rispondere che sto facendo qualcosa. Tuttavia, non sarà mai un qualcosa di soddisfacente per la vostra giusta aspettativa, collegata alla funzione che ha la Commissione antimafia.
  Stiamo parlando di beni tolti alla criminalità organizzata, quindi dovremmo essere nel fuoco dell'attenzione di tutti. Si tratta di dare contenuti al discorso impostato, non molti anni fa, da Falcone e Borsellino: bisogna colpire i patrimoni. Ma come lo dobbiamo fare, con una Cinquecento sgangherata ? Oppure lo vogliamo fare con una Ferrari ? Personalmente, vorrei farlo con una Ferrari, ma non ce l'ho. Sgombriamo, dunque, subito il campo dall'idea che io abbia a disposizione una macchina eccezionale e che qualcuno non la faccia funzionare. Facciamoci, piuttosto, prestare un motore buono con molti pistoni.
  Il problema principale è che dobbiamo creare una macchina che funzioni, altrimenti posso arrabattarmi, ma non potrò dare risposte vere e belle come quelle che prospettate con le vostre domande. Ho bisogno di un sostegno sotto questo profilo e nel panorama non vedo soggetto migliore dell'intera Commissione antimafia per sostenere questa aspirazione, il che mi sembra normale, visto che il compito importante Pag. 17riguarda contenuti che vanno oltre il dato semplicemente economico concreto. Stiamo, infatti, parlando di lanciare messaggi in un'Italia difficile, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo.
  Riguardo ai rapporti con i magistrati della prevenzione, sono perfettamente d'accordo. Tuttavia, vi posso dire che ho un carattere molto aperto; cerco di colloquiare con tutti; ho sempre colloquiato con tutti.
  Per parlare di Palermo, la dottoressa Saguto mi ha fatto già pervenire il suo desiderio di avere un colloquio con me. Andrò a trovarla la prossima settimana, se riesco a superare questa fase del primo impatto. Ho già avuto contatti con uno dei magistrati di Palermo che curano la prevenzione in procura e con il procuratore capo a Reggio Calabria. Insomma, ho una naturale propensione a parlare con i magistrati, quindi non mi priverò di questo privilegio, anche perché ritengo che mettere insieme le forze, le esperienze e le possibilità di elaborare percorsi per risolvere questi problemi sia la cosa fondamentale. Quindi, lo farò.
  Per quanto riguarda la questione della Riela, cioè quella «benedetta lettera» che ha fatto partire il coadiutore dell'Agenzia, che, ovviamente, non era a conoscenza di quello che avevamo detto in questa sede, chiedo scusa anche a nome suo. Tuttavia, questo coadiutore si è trovato, nel corso dell'incontro in prefettura, di fronte ad alcune considerazioni, fatte in uno scambio di opinioni, dal presidente della cooperativa – che è una cooperativa che si è costituita di recente e si è manifestata il 7 maggio (questa è la data del protocollo della prima lettera che ci hanno scritto) – il quale ha detto che voleva chiedere un compenso per la custodia del capannone. Dato che non è previsto che ci sia un rapporto di questo tipo, il coadiutore, che si preoccupa anche delle sue responsabilità, ha pensato bene di fare questa lettera. Il coadiutore, del resto, non è un soggetto «telecomandato» dall'Agenzia, né nell'Agenzia ci sono le capacità per correre dietro a tutti i coadiutori.
  In questi giorni abbiamo concentrato l'attenzione sulla vicenda Grigoli, su quella della Riela e su qualche altro problema importante, ma ne abbiamo tantissimi da curare. Onestamente, vi posso dire tranquillamente che non so cosa fanno i coadiutori. In ogni caso, hanno una loro responsabilità perché sono professionisti incaricati di gestire i beni; sono loro che devono venire da noi, come l'amministratore giudiziario deve andare al magistrato.
  Veniamo, quindi, al punto dell'amministratore giudiziario. Non lo nominiamo noi; non lo paghiamo noi. Non so se possiamo ricavare l'elenco degli amministratori giudiziari.

  ENRICO BUEMI. Come no...

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. L'amministratore giudiziario non è pagato dall'Agenzia. Non abbiamo una banca dati degli amministratori giudiziari. Abbiamo notizia della presenza e dell'identità dell'amministratore giudiziario quando ci arriva il fascicolo relativo a quel procedimento. Il fascicolo, però, non ci arriva al momento della nomina, né siamo depositari dei dati concernenti i compensi degli amministratori giudiziari.
  Posso dire che nel momento in cui abbiamo fatto le scelte – non io, ma i miei predecessori – per individuare le tariffe per pagare i coadiutori, che sarebbero gli amministratori giudiziari trasformati in collaboratori dell'Agenzia o altri soggetti individuati dall'Agenzia stessa (pure su questo c’è bisogno di approfondire per capire qual è il sistema migliore per selezionarli), abbiamo applicato delle tariffe che sono state ritenute molto più basse di quelle concesse nella fase precedente, per cui qualcuno ha rinunciato; qualcun altro ha protestato; qualcuno, soprattutto al nord, ha detto che non conviene perché, per quattro soldi, non si sarebbe preso tutte quelle responsabilità.
  Cercherò, quindi, di capire se, avendo a disposizione la banca dati che ci deve Pag. 18arrivare, posso recuperare il numero degli amministratori giudiziari. Invece, ho i dati sui coadiutori, che sono nominati dall'Agenzia. Vi posso, quindi, dare l'elenco e l'indicazione dei compensi.
  L'altra domanda riguardava l'entità dei patrimoni affidati agli amministratori giudiziari. Questa parte delle procedure compete – ripeto – alla magistratura, non a noi, per cui se abbiamo casi di grandi quantità di beni affidati a determinati soggetti, che si sono corredati di ampi studi per sostenere tutte queste attività, non lo abbiamo determinato noi. Non è stata l'Agenzia. La cosa nasce a monte, quando si avvia il procedimento e c’è la necessità di indicare l'amministratore giudiziario che viene nominato – ripeto – dal magistrato competente.
  Per quanto riguarda i mezzi confiscati, una delle tragedie italiane è la storia dei veicoli che hanno un'alta deperibilità. Anche la macchina in uso a ognuno di noi, anno dopo anno, perde valore; figuriamoci una macchina confiscata o sequestrata, che resta ferma per sei, sette, otto e nove anni prima di poter essere venduta. Abbiamo un risultato prossimo allo zero per quando riguarda il valore; è rottame.
  Le tariffe per i depositi, se tutta la trafila delle procedure si protrae per cinque-sei anni, alla fine costano più della macchina stessa perché sono intorno ai due euro al giorno. Facciamo il conto e ci renderemo conto che, dopo dieci anni, sono 7.000 euro, mentre una macchina che è stata ferma dieci anni non vale tanto, anzi nessuno se la compra perché non è più un bene utilizzabile.
  Mi premurerò, quindi, di capire quanti mezzi effettivamente ci sono in queste confische o sono arrivati a noi; insomma, verificherò di quanti beni abbiamo cognizione anche perché, grazie alla confusione che si è creata in virtù del fatto che la norma che ha tolto la competenza all'Agenzia del demanio per passarla alla appena istituita Agenzia per i beni confiscati non ha previsto un passaggio delle consegne, noi non abbiamo contezza di tante cose che sono ancora nei faldoni del demanio.
  Non mi chiedete perché sia successo questo. Ne succedono tante di cose strane; è successa anche questa. Stiamo verificando il contenuto dei fascicoli e chiediamo soldi in contanti, fondi bancari e così via. Ogni volta che troviamo una mancanza di operazioni nella gestione di aspetti particolari come questi (veicoli e altre cose) chiediamo conto; andiamo a cercare; qualche volta troviamo il bene. A volte troviamo anche dei veicoli che hanno un valore importante, anche se sono ormai da considerarsi d'epoca. Comunque, qualche macchina di grande valore c’è.
  Per quanto riguarda la mancanza di notizie sul contenuto dei patrimoni, sono perfettamente d'accordo con voi sulla necessità che questi vengano censiti nel migliore dei modi. Proprio oggi ho detto al coadiutore che segue il problema di Grigoli che sto aspettando l'elenco delle verifiche sugli oltre 250 immobili che sono stati confiscati insieme alle strutture dei supermercati che non fanno parte, però, della rete dei supermercati. È tutto connesso al famoso fallimento della 6 Gdo. Comunque, verificherò perché io non ho dato disposizioni, né credo lo abbiano fatto i miei collaboratori.
  Onorevole, mi posso permettere di fornirle delle risposte sulla base dell'elenco ? Purtroppo, parlava in modo molto veloce, quindi la ringrazio per la considerazione che ha avuto per me, ma non sono riuscito a ricambiare.
  REGIO è costato oltre 5 milioni di euro, almeno da quello che ho potuto percepire.

  PRESIDENTE. Visto che sta dando questa risposta, prefetto, quanto dobbiamo restituire ?

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Ho cercato di recuperare velocemente i dati, ma non riesco a fare le somme. In ogni caso, questo progetto che fu formulato quando è partita l'Agenzia aveva una spesa prevista di 7 milioni e 305 mila euro.

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  ANDREA VECCHIO. Chi è il fornitore ?

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. «Con il decreto, il direttore pro tempore dell'Agenzia ha ritenuto di procedere alla stipula di un contratto esecutivo per euro 5 milioni, comprensivi di IVA, nelle forme e nelle modalità previste dal contratto quadro tra il CNIPA (oggi AdID, Agenzia per l'Italia digitale) – la struttura che segue per conto dello Stato tutte le forniture e i progetti informatici – e il raggruppamento temporaneo di imprese costituito da EDS Electronic Data System Italia SpA, oggi HP Enterprise Services Italia Srl, e Almaviva SpA».
  Questi sono i soggetti. Alla fine, fra il primo stanziamento e un ulteriore pagamento, si è arrivati più o meno al costo di 7 milioni di euro. Poi, vi farò avere le cifre precise.

  PRESIDENTE. Le possiamo chiedere una nota che riguarda tutto il sistema informatico, in cui indica quanto è costato, chi l'ha fatto, quanto restituiamo all'Europa e quanto ci dobbiamo mettere ancora ? È una cosa abbastanza delicata. Lei lo sa perfettamente.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Io non so niente perché non ci ho messo mano. Posso soltanto raccogliere le notizie. Con i poteri quasi soprannaturali che ha la Commissione, non mi dica questo.

  PRESIDENTE. Non le diciamo che cosa avremmo intenzione di fare in questo momento se avessimo poteri soprannaturali.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Lo posso immaginare.

  PRESIDENTE. Non sfugge a nessuno che stiamo parlando di soldi già spesi, con un sistema che non funziona...

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. No, adesso funziona. Hanno completato. Aspettiamo, comunque, una nota precisa su tutta la vicenda.

  ANDREA VECCHIO. Quanto costa il software e quanto l’hardware...

  PRESIDENTE. Certo, ci deve dare tutto.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. La prossima volta verrò corredato di un super computer per rispondere a tutte le domande, perlomeno REGIO servirà a qualcosa.

  PRESIDENTE. Se funziona il sistema informativo, avrà tutte le risposte.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. La cosa più bella che vi posso dire, per smussare un po’ il clima, è perché si chiama REGIO. Le parole che compongono il nome vengono da ”realizzazione (da cui hanno preso RE) di un sistema per la gestione informatizzata (da cui G e I) e operativa delle procedure di amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (da cui O). In ogni caso, non è fantasia mia.
  Passando alla Riela e alla rete di sostegno, possiamo costruire solo fino a un certo punto un mercato o un'offerta di lavoro per questa cooperativa. Come sappiamo tutti, quando una pubblica amministrazione deve affidare un servizio ci sono delle regole. Studieremo, quindi, il modo, ma forse si potrà anche parlare con Pag. 20le società che gestiscono i trasporti pubblici a Catania o nella zona per cercare di sostenerla con uno sforzo corale. Non credo, infatti, che l'Agenzia abbia tanti mezzi che possano assicurare continua operatività dell'azienda.
  L'altro problema riguardava i beni ipotecati. Come sapete, per gestire questi beni, assegnarli e così via, spesso e volentieri ci si imbatte nell'istituto bancario che alza la mano e dice di avere un'ipoteca. A questo punto parte il procedimento che viene svolto dal magistrato per verificare se quell'ipoteca è stata concessa in buona fede o meno dalla banca. Vi posso dire che su molte procedure la buona fede non viene riconosciuta, per cui il titolo che la banca presenta non viene preso in considerazione.

  PRESIDENTE. Faremo una proposta di legge su questa materia.

  UMBERTO POSTIGLIONE, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Mi permetto di voler proporre un piccolo contributo, che poi le spiego.
  Su Siderno mi informerò perché non ho proprio coscienza di questo fatto, anche perché il numero dei beni confiscati è immenso. Non abbiamo ancora capito quanti sono. Speriamo di avere la possibilità di estrarli da REGIO quando tutte le procedure vi saranno inserite.
  In merito a quanto guadagnano gli amministratori giudiziari, questo è un problema. Pare, però, che ci siano dei tariffari diversi da zona a zona del Paese. Il tariffario che è stato adottato dall'Agenzia è quello della sede principale di Reggio Calabria, che è il più basso di tutti. Solo questo vi posso dire al momento.
  Per il resto, mi scuso se non ho risposto a tutto, ma non era facile recuperare tutte le informazioni. Vi prego, comunque, di darmi i vostri elenchi di domande e i documenti.

  PRESIDENTE. Prefetto, la ringrazio. Le faremo pervenire varie carte, con contributi e domande. Naturalmente, aspettiamo altrettante risposte. Del resto, la proposta su come risolvere la questione della Riela è pronta.
  Nel ringraziare nuovamente il nostro audito, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.10.