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XVII Legislatura

XIV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 5 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bordo Michele , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, on.Sandro Gozi, nell'ambito dell'esame delle relazioni della Commissione europea «Relazione annuale 2013 in materia di sussidiarietà e proporzionalità (COM(2014)506 final)» e «Relazione annuale 2013 sui rapporti tra la Commissione europea e i Parlamenti nazionali (COM(2014)507 final (ai sensi dell'articolo 126-bis comma 2, del Regolamento):
Bordo Michele , Presidente ... 3 
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei ... 4 
Bordo Michele , Presidente ... 8 
Schirò Gea (PD)  ... 8 
Carinelli Paola (M5S)  ... 8 
Iacono Maria (PD)  ... 9 
Galgano Adriana (SCpI)  ... 10 
Berlinghieri Marina (PD)  ... 11 
Galgano Adriana (SCpI)  ... 11 
Bordo Michele , Presidente ... 11 
Bergonzi Marco (PD)  ... 11 
Berlinghieri Marina (PD)  ... 12 
Bordo Michele , Presidente ... 12 
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei ... 12 
Bordo Michele , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE BORDO

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, on. Sandro Gozi, nell'ambito dell'esame delle relazioni della Commissione europea «Relazione annuale 2013 in materia di sussidiarietà e proporzionalità (COM(2014)506 final)» e «Relazione annuale 2013 sui rapporti tra la Commissione europea e i Parlamenti nazionali (COM(2014)507 final)».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 126-bis del Regolamento, l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, on. Sandro Gozi, nell'ambito dell'esame delle relazioni della Commissione europea «Relazione annuale 2013 in materia di sussidiarietà e proporzionalità (COM(2014)506 final)» e «Relazione annuale 2013 sui rapporti tra la Commissione europea e i Parlamenti nazionali (COM(2014)507 final)».
  Prima di passare la parola al Sottosegretario Gozi, lo ringrazio per l'audizione odierna. Come sapete, la nostra Commissione esamina sistematicamente ogni anno, sin dal 2009, i due documenti, al fine di riflettere e approfondire gli aspetti relativi all'adeguatezza delle procedure di raccordo della Camera con le Istituzioni dell'Unione europea e, più in generale, all'efficacia del dialogo politico e dei controlli di sussidiarietà da parte di tutti i Parlamenti nazionali.
  Quest'anno la riflessione assume anche una rilevanza diversa, atteso che siamo nella fase del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Unione europea, e soprattutto perché questa nostra riflessione si innesta proprio nella discussione che è in atto sul miglioramento dell'assetto istituzionale e del funzionamento dell'Unione europea, con riferimento specifico al ruolo che svolgono i Parlamenti nazionali.
  Il Consiglio per gli affari generali, presieduto dal Sottosegretario Gozi, che ha istituito allo scopo un apposito gruppo di lavoro, presenterà su questi temi una relazione al Consiglio europeo previsto per dicembre.
  Ricordo, inoltre, che sui medesimi temi è prevista un'apposita sessione nell'ambito della prossima riunione plenaria della Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC) che, come voi sapete, si terrà nei giorni 30 novembre e 1-2 dicembre.
  Consideriamo l'audizione di oggi una prima occasione per assicurare anche il coinvolgimento della nostra Commissione nel processo in corso a livello europeo, sul modello di quanto avvenuto per gli altri Parlamenti nazionali che già sono stati consultati dai rispettivi Governi sin dall'avvio dei lavori del gruppo «Amici della presidenza».Pag. 4
  Passo subito la parola al Sottosegretario Gozi per il suo intervento. Se ci saranno domande seguirà il dibattito, con gli interventi dei colleghi.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei. La ringrazio, presidente, del vostro invito. Rispetto al tema dell'audizione, che lei ha già introdotto, credo che possa essere utile organizzare il mio intervento in tre parti.
  La prima riguarderà le valutazioni che noi facciamo, come Governo, in relazione ai due rapporti di cui stiamo discutendo oggi, ossia i rapporti tra Commissione europea e Parlamenti nazionali e i rapporti in materia di sussidiarietà e di proporzionalità.
  La seconda parte verterà sul modo in cui noi stiamo tenendo informato il Parlamento, come Governo italiano, per vedere quali siano gli elementi e i punti che possono essere oggetto di una nuova riflessione nei rapporti tra Governo e Parlamento.
  La terza parte proporrà un'informativa su aspetti relativi al ruolo dei Parlamenti nazionali, al principio di sussidiarietà e al principio di proporzionalità, e riguarderà i lavori che stiamo svolgendo durante la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea attraverso, in particolare, i lavori del Consiglio per gli affari generali e i lavori del gruppo di esperti denominato «Amici della presidenza», anch'essi oggetto di questa audizione.
  Parto dal primo punto: le due relazioni annuali della Commissione. La prima considerazione da fare, e che è stata fatta anche durante i nostri lavori in seno alla XIV Commissione Politiche dell'Unione europea nel corso di questa legislatura, riguarda la valutazione, necessariamente combinata, delle attività relative alla sussidiarietà, delle attività relative alla proporzionalità e delle attività relative al dialogo politico.
  È evidente che – questa è la prima riflessione che voglio condividere con voi – un ruolo più attivo, più partecipato e più sentito dei Parlamenti nazionali in questo campo sarà possibile solo se di fatto nell'attività parlamentare concreta queste tre attività, che sono formalmente distinte, verranno esaminate in maniera integrata.
  Al di là di quanto previsto dai Trattati, infatti, il dialogo politico rappresenta una possibilità, offerta dalla Commissione europea, per dibattere con la Commissione stessa di questioni di merito. Da questo punto di vista, sono certamente necessari sia un dialogo intenso tra Governo e Parlamento, sia una tempestività di intervento da parte del Parlamento.
  È chiaro, infatti, che questo dialogo sul merito, nel momento in cui le proposte vengono presentate, può avere un impatto solo se vengono fatte arrivare tempestivamente alla Commissione europea le primissime valutazioni politiche sulle scelte che la Commissione fa su una determinata proposta, sia essa di tipo legislativo o di iniziativa puramente politica.
  Il secondo motivo è che mi sembra che anche questo rapporto, così come i lavori che stiamo svolgendo durante il nostro semestre, dimostri che è obiettivamente difficile, dal punto di vista operativo, e relativamente poco interessante, dal punto di vista politico, distinguere in maniera netta il tema della sussidiarietà e quello della proporzionalità.
  D'altronde, il controllo sulla sussidiarietà è un controllo di tipo costituzionale – giuridico e difficilmente, anche se ovviamente non lo si può escludere a priori, la Commissione europea violerà in maniera flagrante il principio di sussidiarietà.
  È molto più interessante, invece, perché molto più discutibile, il fatto che la Commissione europea rispetti pienamente il principio di proporzionalità. La questione è se tutto quello che viene proposto sia veramente proporzionale rispetto agli obiettivi da raggiungere o se a volte, invece, non ci sia un eccesso di intervento da parte della Commissione europea, magari adottando un regolamento anziché una direttiva.
  Oppure, al contrario, può essere che il principio di proporzionalità non venga rispettato perché è insufficiente l'iniziativa Pag. 5europea, alla luce di quanto sarebbe possibile in base ai Trattati. In alcuni casi, magari ci vorrebbe, anziché una semplice comunicazione, una proposta di regolamento; anziché una direttiva molto ampia nei suoi obiettivi, un regolamento che definisca in maniera molto più specifica la materia, lasciando meno margini di intervento agli Stati su temi che necessitano di una particolare uniformità giuridica e politica.
  Questo è un tema che è emerso anche nell'ultima audizione cui io ho partecipato. Mi sembra che fosse la collega Galgano ad aver posto proprio la questione della proporzionalità al ribasso attualmente posta in essere dalla Commissione europea.
  Questo è un tema che, a mio modo di vedere, se viene affrontato da questo punto di vista, può incentivare i Parlamenti nazionali a svolgere un ruolo molto più attivo in questa materia. Credo che sarebbe interessante. Certamente affronteremo tale questione nell'ambito delle nostre competenze, come Consiglio per gli affari generali, ma mi permetto di ribadire che sarebbe interessante valutare se affrontare questo tema anche nell'ambito della COSAC.
  La prima reazione in sede di Consiglio Affari generali dei Ministeri degli affari esteri o degli affari europei, a seconda delle rispettive competenze, sul tema di un accresciuto rilievo da attribuire al tema della proporzionalità nell'ambito dei lavori tra Commissione europea e Parlamenti nazionali, sarà certamente positiva. Certamente ci sono dei margini e in merito c’è, a mio modo di vedere, un ruolo potenzialmente maggiore che i Parlamenti nazionali possono svolgere.
  Questa è la considerazione che io faccio sia in merito al tema del dialogo politico, sia con riferimento al tema del meccanismo di allerta precoce, perché, secondo me, vanno esaminati insieme, essendo due facce della stessa medaglia, l'una più giuridica, l'altra più prettamente politica.
  Ci sono inoltre dei dati statistici, che avete visto. Il Parlamento italiano nel 2013 si è collocato al quinto posto per i pareri espressi, per le posizioni assunte e per i contributi resi. Sono 42 i pareri trasmessi alla Commissione su atti legislativi dal Parlamento italiano, di cui 2 motivati.
  C’è una differenza tra i lavori dei due rami del Parlamento: 36 pareri sono stati espressi dal Senato e 6 dalla Camera. Segnalo, a tale proposito, che i due pareri motivati sono stati espressi dal Senato. Spetta quindi a voi valutare se la differenza tra i Regolamenti parlamentari di Camera e Senato possa essere una delle cause che hanno prodotto questa differente attività della Camera e del Senato.
  Certamente, dal punto di vista del Governo, può essere utile ripensare un po’ la fase di programmazione dei nostri lavori, ma tornerò su questo punto nella terza parte del mio intervento, in cui mi riferirò all'attuale accordo interistituzionale esistente tra Camera, Senato e Governo, e magari alla possibilità e all'opportunità di rivederlo.
  Tornando al primo punto, l'altro aspetto riguarda i pareri motivati. I pareri motivati sono aumentati. Sono stati 88 i pareri motivati, ossia i pareri in cui una singola Camera europea ha ritenuto non conforme al principio di sussidiarietà la proposta della Commissione. Sono stati 88, il che vuol dire che il totale è aumentato, rispetto all'anno precedente, del 25 per cento.
  Solo in un caso, però, quello del procuratore europeo, è stata raggiunta la soglia minima che ha fatto scattare il cosiddetto «cartellino giallo», obbligando la Commissione europea a motivare ulteriormente le sue ragioni. La proposta legislativa volta a creare una procura unica europea, finalizzata, innanzitutto, alla lotta contro le frodi al bilancio comunitario, sarebbe, secondo la Commissione, conforme al principio di sussidiarietà mentre, secondo alcuni Parlamenti, non sarebbe conforme a tale principio.
  Da questo punto di vista, credo che sia confortante l'aumento del numero dei pareri. Credo che, se andassimo verso una maggiore estensione del principio di proporzionalità, Pag. 6i pareri aumenterebbero ulteriormente e ci sarebbe un ulteriore aumento della partecipazione dei Parlamenti nazionali ai processi decisionali.
  Ritengo che alla Commissione andrebbero chieste due cose. La prima è di tenere in maggior conto i tempi e il calendario dei lavori dei Parlamenti nazionali. Questo è forse un po’ meno vero per il nostro Parlamento, ma voi sapete che ci sono colleghi in altri Parlamenti i quali hanno le loro sessioni di lavoro solo in alcuni periodi dell'anno. È evidente, per fare un esempio, che, se la Commissione fa scattare in maniera rigida le otto settimane tra una sessione e l'altra dell'Assemblea nazionale francese, sarà molto difficile che ci sia una particolare attività da parte dei parlamentari dell'Assemblea rispetto ai pareri da esprimere sulle proposte della Commissione.
  Questo riguarda anche noi parlamentari italiani, perché, per raggiungere la soglia minima per far scattare la procedura di «cartellino giallo» e di «cartellino arancione», occorre avere più pareri motivati da parte di più Parlamenti. Pertanto, se il modo e la possibilità di partecipare che la Commissione offre di fatto ai diversi Parlamenti non sono pienamente adeguati ai calendari dei loro lavori, è evidente che anche l'impatto potenziale dell'intervento del Parlamento italiano potrebbe risultare sminuito dal fatto che altri Parlamenti in quel momento non si trovano in una sessione di lavoro.
  Come secondo punto, e faccio presente che ciò è oggetto anche di una nostra richiesta come presidenti, credo che occorra chiedere ai commissari europei una maggiore presenza e una maggiore partecipazione ai lavori dei Parlamenti nazionali. È utile per quanto riguarda il dialogo politico ed è utile per quanto riguarda la valutazione della proporzionalità.
  Ritengo, infatti, che uno dei punti su cui sarebbe importante che i Parlamenti nazionali insistessero con la nuova Commissione Juncker è la richiesta che sia assicurata una maggiore presenza nei Parlamenti nazionali dei vari commissari europei, soprattutto quando si tratta di spiegare e illustrare provvedimenti o iniziative legislative di particolare importanza.
  Questo, presidente, è il quadro delle principali considerazioni che volevo condividere con voi sul primo punto.
  Il secondo punto riguarda l'informazione al Parlamento da parte del Governo. Voi sapete che noi siamo molto impegnati ad attuare pienamente la nuova legge n. 234 del 2012. Abbiamo messo a regime i ruoli dei Nuclei di valutazione degli atti dell'Unione europea, che finalmente sono stati creati in tutti i ministeri e che devono assicurare al Parlamento un'informazione qualificata nella fase ascendente delle iniziative legislative e politiche della Commissione.
  È stato già posto in essere nel 2013, dal precedente Governo, un sistema di informazione tramite posta certificata che assicura che le amministrazioni capofila, attraverso il Dipartimento per le politiche europee, trasmettano in tempo utile i documenti da sottoporre al vostro esame. I Nuclei di valutazione oggi sono i nostri punti di riferimento anche per questa attività di coordinamento e di preparazione dell'informazione che noi forniamo, come Presidenza del Consiglio, alle varie amministrazioni.
  Dobbiamo comprendere, e su questo sarebbe molto importante per noi conoscere le vostre valutazioni, se, essendo trascorsi sei anni dalla conclusione dell'accordo interistituzionale sulle modalità di trasmissione degli atti, con il quale abbiamo stabilito il metodo di lavoro da seguire per la fase ascendente dei provvedimenti, sia opportuno o necessario un aggiornamento di tale accordo per capire che cosa sta funzionando e che cosa potrebbe essere migliorato.
  Si tratta di un accordo che il Ministro Bonino, allora responsabile per le politiche europee, aveva siglato con il Presidente della Camera e con il Presidente del Senato. A nostro modo di vedere, ci sarebbero margini di miglioramento per quanto riguarda proprio la fase programmatica, ovvero quella riguardante la preparazione del metodo con cui il sistema Italia (Governo, Pag. 7amministrazioni e Parlamento) si pone rispetto alla fase ascendente, soprattutto rispetto alle iniziative legislative e politiche più rilevanti.
  È chiaro che, attraverso una migliore programmazione preventiva – questa, almeno, è una necessità che io ho sempre sentito, come membro di questa Commissione – noi dovremmo riuscire a stabilire un ordine di priorità politica delle proposte legislative e politiche della Commissione per l'Italia e per l'Europa.
  Ritengo, infatti, che la trasmissione indiscriminata di tutta una serie di proposte, che sono molto numerose, senza una buona programmazione e senza la previa identificazione dei punti particolarmente rilevanti dal punto di vista politico, rischia di rendere i vostri lavori più difficili e meno continui, con la conseguenza che a noi manca un elemento di forza nei negoziati. È importante infatti per un Governo poter negoziare sapendo quali sono gli orientamenti del Parlamento, pur nel rispetto dei ruoli, dell'autonomia e della responsabilità politica che un Governo si deve sempre assumere, anche rispetto al proprio Parlamento.
  Conoscere l'orientamento politico o l'attività di indirizzo del proprio Parlamento in negoziati importanti noi lo consideriamo un vantaggio, non uno svantaggio. Pertanto, da questo punto di vista, potremmo vedere insieme come migliorare l'analisi programmatica preventiva per individuare in anticipo i dossier di rilevante interesse nazionale.
  Vi faccio questa proposta, sulla quale siamo pienamente disponibili a riflettere insieme a voi. La stessa cosa esaminerò, appena ne avrò l'occasione, con le regioni e con le province autonome, per quanto riguarda gli ambiti di loro competenza.
  Per quanto riguarda la terza parte del mio intervento, essa riguarda, invece, sempre con riferimento al ruolo dei Parlamenti nazionali, l'informativa, richiestami dal presidente, sull'attività svolta dal Governo durante il semestre di presidenza.
  Sapete che abbiamo intrapreso l'iniziativa della stesura di un rapporto sul funzionamento dell'Unione europea, cioè su come, vigente il Trattato di Lisbona, l'Unione europea stia funzionando e su come sia possibile migliorare il funzionamento delle istituzioni nonché il ruolo dei Parlamenti nazionali. In tale ambito, il ruolo dei Parlamenti nazionali rispetto a sussidiarietà e proporzionalità è uno dei temi che rivestono particolare rilevanza.
  Vi ho anticipato alcuni dei principali elementi che sono emersi nel corso di questi lavori: l'esigenza di attribuire più importanza alla proporzionalità e, quindi, all'esame di proporzionalità; la richiesta di una maggiore flessibilità, da parte della Commissione europea, nell'interpretazione delle scadenze previste dai protocolli relativi al ruolo dei Parlamenti nazionali, anche tenendo conto dei periodi di inattività dei Parlamenti stessi; la richiesta alla Commissione perché sia molto più esplicita e tempestiva nel reagire alle prese di posizione dei Parlamenti nazionali e nel motivare le ragioni per cui ritiene di mantenere o di modificare la propria proposta.
  Questa attività dovrebbe essere molto più specifica rispetto alle singole proposte, mentre il rischio a volte è di avere delle motivazioni, per esempio, sul rispetto del principio di sussidiarietà, piuttosto standard, vale a dire delle clausole che vengono, per così dire, copiate su più provvedimenti, e che risultano inutili ai fini della valutazione da compiere.
  Riteniamo, inoltre, che una migliore programmazione legislativa annuale e pluriennale, a livello europeo, possa arrecare due vantaggi.
  Il primo è quello di assicurare un processo decisionale europeo molto rapido ed efficace. Siamo convinti infatti che se, prima dell'avvio dell'attività legislativa annuale, alla luce delle nuove priorità strategiche individuate per l'Unione europea nell'agenda di fine giugno, viene posta in essere una programmazione con il Consiglio dei ministri, il Parlamento europeo e la Commissione, nonché con la partecipazione Pag. 8dei Parlamenti nazionali, si possa arrivare a un aumento delle decisioni adottate in prima lettura.
  Ciò significa che la media dei tempi per la conclusione dell’iter delle decisioni legislative europee, attualmente pari a 12-18 mesi, si potrebbe abbassare a 6-9 mesi, cosa che sarebbe ovviamente molto vantaggiosa, posto che l'attività legislativa europea è la più rilevante per il raggiungimento degli obiettivi comuni.
  Dal punto di vista dei Parlamenti nazionali, noi riteniamo che la valutazione di impatto, anche con riguardo agli aspetti relativi alla sussidiarietà e alla proporzionalità, dovrebbe essere possibile, non dico automatica, non solo al momento della presentazione della proposta legislativa da parte della Commissione europea, ma anche dopo la prima lettura, nel passaggio tra il Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo.
  È evidente, infatti, come le modifiche che possono essere apportate nella proposta siano rilevanti dal punto di vista del Consiglio dei ministri e, ancora di più, dal punto di vista del Parlamento europeo. Pertanto, un'ulteriore valutazione d'impatto sulla sussidiarietà e sulla proporzionalità dovrebbe essere possibile anche in questa fase centrale del processo legislativo.
  Questo è un altro aspetto su cui io credo che ci potrebbero essere delle proposte molto importanti da parte dei Parlamenti nazionali, in ambito COSAC, ovvero in altri ambiti che starà a voi identificare.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Gozi e dichiaro aperto il dibattito.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GEA SCHIRÒ. Ringrazio il sottosegretario e, nella doppia veste di membro di questa Commissione e dell'Intergruppo per lo spazio, mi ricollego al secondo punto della sua comunicazione, ossia all'invito da lui rivolto a noi parlamentari e a questo Parlamento. Desidererei avere qualche notizia sull'accordo tra l'Agenzia spaziale e la Commissione.
  A pagina 60 del programma della presidenza italiana si legge che «proseguiranno le discussioni politiche tra la Commissione e l'Agenzia Spaziale Italiana (ESA)». Ebbene, a che punto sono queste discussioni ? Che tipo di supervisione ha svolto il nostro Governo durante il semestre ?
  Si tenga conto che l'Italia eroga al progetto 500 milioni di euro, come lei sa, ogni due anni, e che l'80 per cento rientra in Italia sotto forma di investimenti nelle imprese. Sarebbe importante, però, conoscere lo stato di questi negoziati. Infatti, i due programmi di osservazione e di navigazione, i quali sono proposti e finanziati dalla Commissione Galileo e Copernico, sono prettamente connessi alla risoluzione che questo Parlamento ha votato prima dell'ultimo Consiglio europeo, il quale era dedicato essenzialmente ai cambiamenti climatici e al monitoraggio ambientale.
  Oltretutto, i due Paesi che ci hanno preceduto e che ci seguiranno, ossia la Grecia e la Lettonia, non hanno alcun interesse a investire nel settore aerospaziale. Questo ci metterebbe nelle condizioni di svolgere una funzione di leadership politica. Questo è il punto politico della questione.
  A questo punto noi abbiamo cercato di avere delle informazioni: esiste un solo documento, che è stato elaborato dall'Ufficio di consulenza. Sarebbe molto importante per l'industria italiana, per tener fede alla risoluzione votata da questo Parlamento, nonché sicuramente per la ricerca italiana, se il semestre di presidenza fosse coronato anche dalla riapertura di questo importantissimo «file».

  PAOLA CARINELLI. Premetto che, per quanto riguarda i pareri espressi dalle Camere sugli atti normativi europei, io non credo che il quantitativo di pareri possa essere un criterio di valutazione valido. Più che la quantità di pareri, sarebbe importante vedere che fine fanno Pag. 9questi pareri, cioè in che misura la Commissione europea li tiene in considerazione.
  Detto questo, intendo fare riferimento ad una questione a cui anche lei ha accennato, e a cui si accenna nella relazione. Se ne è parlato anche nell'ambito della COSAC, come anche nell'ambito di altre conferenze interparlamentari. Mi riferisco al ruolo dei Parlamenti nazionali e alla legittimità democratica dell'Unione europea. Questo era uno dei punti all'ordine del giorno della COSAC tenutasi a Vilnius.
  Io mi sono molto stupita del fatto che, a Vilnius, quando si è svolto il dibattito sulla legittimità democratica dell'Europa, la maggior parte dei parlamentari presenti, provenienti da tutte le parti dell'Unione europea, abbia fatto presente che esiste un deficit democratico all'interno dell'Unione europea e che il ruolo dei Parlamenti nazionali all'interno dell'Unione europea è marginale. Anche nella relazione mi sembra che questo punto di vista sia stato confermato, affermando che la lamentela circa questo deficit è stata sottolineata anche in altre conferenze interparlamentari.
  Per questo motivo chiedo al Governo italiano cosa stia facendo per colmare questo deficit e perché il Parlamento italiano continui a essere esautorato, visto che l'unica azione che possiamo porre in essere è emettere dei pareri che non vengono presi in considerazione, o approvare in Aula delle risoluzioni, che non conducono ad alcun risultato concreto.

  MARIA IACONO. Ringrazio il Sottosegretario Gozi per l'audizione odierna, che considero un passaggio fondamentale e imprescindibile affinché la nostra Commissione possa contribuire in maniera significativa al dibattito in corso in seno al gruppo «Amici della presidenza» e al Consiglio per gli affari generali, dei quali il sottosegretario ci ha appena riferito.
  Sarebbe singolare se il Parlamento italiano, durante il semestre di presidenza dell'Italia, non fosse regolarmente consultato dal Governo, tenuto conto che altri Parlamenti sono già stati coinvolti dai rispettivi Governi sin dall'avvio dei lavori del gruppo «Amici della presidenza».
  La riflessione avviata dalla presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea sul miglioramento sia dell'assetto istituzionale, sia del funzionamento dell'Unione europea, anche con riferimento al ruolo dei Parlamenti nazionali, credo costituisca un'importante occasione per formulare delle proposte pragmatiche, concrete e anche ragionevoli. Siamo consapevoli del fatto che il lavoro del sottosegretario, come anche il nostro, non è un lavoro agevole.
  Da quello che abbiamo visto in questi mesi, dalle audizioni e dagli incontri multilaterali e bilaterali che abbiamo avuto con delegazioni di vari Parlamenti nazionali, abbiamo ricavato l'impressione che il dibattito sul ruolo dei Parlamenti nazionali sia impostato da alcune Assemblee, e persino dalle istituzioni europee, su basi che non sono perfettamente corrette risultando, anzi, spesso sbagliate.
  Il rafforzamento dei poteri dei Parlamenti nazionali e la maggiore legittimità democratica dell'Unione sono spesso invocati in funzione di un obiettivo che non è quello che noi dovremmo perseguire, cioè in funzione dell'obiettivo di aumentare gli strumenti per bloccare l'azione delle Istituzioni europee o, addirittura, di «rinazionalizzare» delle politiche comuni.
  Io credo che troppa enfasi venga posta spesso, in questo contesto, sul controllo di sussidiarietà, anziché sul merito delle politiche europee, invocando un approccio antagonistico, anziché di tipo cooperativo, dei Parlamenti nazionali nei confronti del Parlamento europeo. Nel dibattito istituzionale e accademico si tende addirittura a misurare l'efficacia dell'intervento dei Parlamenti nazionali in ambito europeo in ragione della loro capacità di esprimere pareri motivati per raggiungere le soglie del «cartellino giallo» o «cartellino arancione».
  La nostra Commissione, come il collega Gozi ricorderà, considera questo approccio radicalmente sbagliato. Ove esso prevalesse, io credo che il ruolo dei Pag. 10Parlamenti nazionali e regionali si ridurrebbe a quello di meri guardalinee delle competenze. Le nostre Assemblee non sono organi giurisdizionali, come lei ricordava poco fa, bensì istituzioni politiche per eccellenza, alle quali spetta dialogare sul merito delle scelte delle istituzioni europee.
  Lo scarso numero di cartellini gialli raggiunto, lungi dal certificare una debolezza strutturale dei Parlamenti a livello europeo, io credo che, al contrario, sia un dato positivo e gran parte delle Assemblee convalida questa impostazione. Secondo la Relazione annuale della Commissione europea sulla sussidiarietà del 2013, come lei ricordava prima, la stessa Commissione ha ricevuto in tale anno 621 contributi dai Parlamenti nazionali, di cui solo 88 erano pareri motivati. Io credo che, alla luce di queste considerazioni, si possano porre alcune domande che sono fondamentali e sulle quali lei in parte ha già avviato un ragionamento.
  Innanzitutto, vorrei chiedere quale posizione intenda assumere il Governo in merito alla proposta di allungare, evidentemente mediante una modifica dei Trattati, il periodo di otto settimane per il controllo di sussidiarietà o di estendere il meccanismo di allerta precoce anche alla proporzionalità.
  Ritiene, sottosegretario, che esistano altri meccanismi utili per rafforzare il ruolo dei Parlamenti nazionali ? Ricordo che alcuni Parlamenti, come quello olandese, prospettano l'introduzione di un diritto di iniziativa legislativa, analogo a quello del Parlamento europeo, in capo a minoranze qualificate di Parlamenti nazionali.
  Infine, ritiene che il Consiglio europeo possa invitare i Governi, ferma restando l'autonomia istituzionale di ciascuno Stato membro, a raccordarsi con maggiore sistematicità con i rispettivi Parlamenti nella formazione della posizione nazionale ?

  ADRIANA GALGANO. Grazie al Sottosegretario Gozi per questa sua relazione articolata e molto precisa, nonché per l'impegno che mette in tutte le questioni in esame, che sono veramente centrali.
  Parto dall'importanza del coinvolgimento del Parlamento. Ritengo infatti che noi siamo scarsamente presenti anche perché di Europa, all'interno del nostro Parlamento, si parla pochissimo. In particolare, noi abbiamo espresso 6 pareri, ma il punto è che le nostre valutazioni su una comunicazione o un atto dell'Unione europea assumono rilievo solo nel momento in cui le Commissioni di merito avviano l'esame degli atti in questioni. Il punto è far partire la discussione nelle Commissioni di merito.
  Faccio un esempio. C’è in questo momento una proposta di direttiva sulla modifica della tassazione energetica, la quale per il nostro Paese è vitale perché può modificare la tassazione molto favorevole che noi abbiamo sul metano per autotrasporto, e che rappresenta un perno fondamentale della logistica. In questo momento la Commissione Finanze non la sta esaminando.
  Alla luce di questo, io continuo a intervenire ogni volta che posso in Aula per ricordare la necessità di una riforma del nostro Regolamento. A tale proposito, ricordo la norma del Regolamento del Senato che consente alla 14a Commissione Politiche dell'Unione europea di esprimersi autonomamente anche nel caso in cui una comunicazione o un atto dell'Unione europea non vengano esaminati dalla Commissione di merito.
  Credo che, per gli interessi del Paese, questa sia una questione centrale. Io sono certamente d'accordo sulla necessità che i commissari vengano in Parlamento. Lo ritengo indispensabile. Oltre a ciò, però, dobbiamo interrogarci su che cosa facciamo noi tutti i giorni rispetto a tale questione. Le chiedo come ci può supportare in questo obiettivo.
  Forse sarà necessario che io mi incateni all'ingresso di Montecitorio affinché vengano affrontate alcune questioni fondamentali sulle quali è in gioco l'economia del Paese senza che il Parlamento se ne renda conto.Pag. 11
  È necessario quindi essere presenti nella fase ascendente di elaborazione delle norme. In parte vi facciamo fronte con il potere surrogatorio, in parte attraverso la presenza dei nostri tecnici nelle Commissioni. Quando sono stata a Bruxelles e ho incontrato diversi membri di Gabinetto, ho capito che gli altri Paesi hanno i loro tecnici che lavorano presso la Commissione europea, i quali partecipano all'elaborazione delle norme e rappresentano una cinghia di trasmissione con i rispettivi Parlamenti. Non c’è solo l'atto formale, il parere del Parlamento. È importante anche seguire giorno per giorno quello che succede in Commissione e partecipare a proposte di mediazione che tengano conto anche dei nostri interessi.
  Leggendo alcune direttive, io ho l'impressione, sottosegretario, che gli interessi di alcuni Parlamenti siano sovrarappresentati e quelli di altri, come il nostro, siano sottorappresentati. Faccio un esempio relativo alla politica energetica. Sul tema della comunicazione e dell'energia la posizione del Nord Europa, è molto più rappresentata rispetto a quella del nostro Paese. Ciò si è reso evidente nel momento in cui noi abbiamo fatto l'audizione dell'Istituto di studi economici austriaci. Noi dobbiamo confrontarci su questi aspetti politici molto concreti e precisi.
  L'ultima considerazione che voglio svolgere riguarda il ruolo dei funzionari.
  Ci è arrivata casualmente la notizia che un nostro funzionario molto competente non seguirà più le attività produttive e che, a Bruxelles, al suo posto, ci saranno funzionari polacchi e finlandesi.

  MARINA BERLINGHIERI. Vorrei precisare quanto detto dalla collega: nel Gabinetto del precedente Commissario europeo per l'industria e l'imprenditoria lavorava un bravissimo funzionario italiano, Lauro Panella, che non ha trovato collocazione nei cabinets dei nuovi Commissari europei, con evidente svantaggio per il nostro Paese.

  ADRIANA GALGANO. La presenza di un Parlamento e, quindi, di un Paese, in Europa si misura a vari livelli: il raccordo con la Commissione, la presenza all'interno della Commissione, il lavoro che vi si svolge e anche la presenza dei nostri funzionari. Questo è molto importante.
  Concludo con due osservazioni. In primo luogo, sarebbe molto importante che, quando arrivano le comunicazioni e gli atti dall'Unione europea, noi facessimo anche qui una valutazione della sussidiarietà e della proporzionalità; tali aspetti dovrebbero essere oggetto della nostra analisi. Prima lo facciamo e prima possiamo fare eventuali segnalazioni al Governo.
  La seconda considerazione riguarda la valutazione di impatto, la quale è di fondamentale importanza. E costituisce un altro motivo per il quale io mi incatenerò, questa volta davanti al MISE.
  La nostra Commissione, infatti, ha chiesto da un anno e mezzo la valutazione di impatto sull'adesione al brevetto europeo. Non ci hanno risposto e già questo, secondo me, è di per sé gravissimo, ma soprattutto noi, non affrontando la questione, non decideremo su una questione di grande rilevanza nazionale. Non c’è solo il problema della presenza dell'Italia e dei Parlamenti nazionali in Europa, ma anche quello di un diverso raccordo e rispetto tra i ministeri e il Parlamento.
  Concludo, quindi, chiedendole, su questo specifico punto, un'indicazione concreta: cosa possiamo ancora fare ? Io ho intenzione, poiché domani si riunisce l'Ufficio di presidenza della Commissione, di mettere questo tema all'ordine del giorno, perché non dobbiamo accettare che, dopo un anno e mezzo, un ministero ancora non ci abbia risposto.

  PRESIDENTE. Abbiamo ancora due interventi brevi di Bergonzi e Berlinghieri. Poi diamo la parola al sottosegretario per rispettare i tempi che ci siamo dati. Prego.

  MARCO BERGONZI. Sarò brevissimo. Colgo l'occasione per ringraziare il sottosegretario.
  Ho soltanto una domanda, anche se l'intervento della collega che mi ha preceduto Pag. 12mi ha stimolato e condivido molte delle cose che ha detto, per quanto limitata sia la mia conoscenza, dato che sono arrivato ieri in sostituzione dell'onorevole Mogherini. Anzi, chiedo al sottosegretario di salutarla, avendo sicuramente lui più occasione di me per farlo, dal momento che io sono qui grazie al fatto che l'onorevole Mogherini ha assunto un altro incarico.
  Condivido innanzitutto la questione posta con riferimento al coinvolgimento diretto e non solo indiretto della XIV Commissione, con riferimento al lavoro svolto presso le Commissioni di merito.
  La domanda che volevo fare è la seguente: lei ha citato gli 88 progetti di atti normativi in cui sarebbero state rilevate, dai Parlamenti nazionali, delle non conformità, con un incremento del 25 per cento rispetto all'anno precedente. La mia domanda è la seguente: gli 88 provvedimenti su cui sono state rilevate delle non conformità, che percentuale rappresentano del totale dei provvedimenti ?

  MARINA BERLINGHIERI. Vorrei riprendere alcune delle questioni che lei ha già richiamato e che sono affrontate anche nella sua relazione.
  La questione che a tutti noi, dopo un anno e mezzo di lavoro, è apparsa assolutamente chiara è che noi dobbiamo potenziare la nostra presenza e la qualità del nostro lavoro soprattutto nella fase ascendente dell'elaborazione dei provvedimenti, perché questo costituisce l'aspetto di maggior debolezza del nostro ruolo.
  Affronto tre questioni che sono già state toccate, ma che credo anch'io sia il caso di provare in qualche modo a rivedere e sulle quali ritengo sia necessario riflettere. Una attiene alla questione del Regolamento. Mi rendo conto che non è un tema al quale il Governo può interessarsi, essendo di competenza del Parlamento, ma credo che valga la pena di affrontarlo.
  Bisogna necessariamente prevedere che, così come funziona al Senato, nel momento in cui le Commissioni di merito non si fanno carico di avviare il lavoro rispetto alle fasi ascendenti di alcuni atti dell'Unione europea, perché sono impegnate nell'esame di provvedimenti altrettanto importanti e urgenti, ci sia la possibilità, per la XIV Commissione, di esprimersi autonomamente sui provvedimenti.
  L'altra questione che io credo sia fondamentale, e in merito alla quale ritengo che sia importante il raccordo con il Governo, è il potenziamento del rapporto e della collaborazione che ci devono essere tra Parlamento e Governo rispetto ad alcuni provvedimenti, così come tra il Parlamento, il Governo e i parlamentari europei.
  Trovo, infatti, piuttosto curioso che tali parlamentari non vengano se non per la buona volontà dei Gruppi politici o di qualche singolo parlamentare e che non vi sia una formalizzazione, a livello istituzionale, di quale debba essere il rapporto tra coloro che sono stati eletti nel Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali.
  A proposito della questione posta dalla collega Carinelli, la quale faceva riferimento al deficit di legittimità e di democrazia di cui le Istituzioni europee soffrono, io penso che questo problema non si risolva potenziando l'azione dei singoli Governi e, quindi, degli accordi intergovernativi, rispetto agli Stati membri, ma rafforzando il rapporto che esiste tra i Parlamenti nazionali e il Parlamento europeo. Questo è il canale sul quale bisogna puntare.

  PRESIDENTE. Do la parola, per la replica, al Sottosegretario Gozi.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei. Grazie, presidente. Rispondo innanzitutto alla domanda fuori sacco della collega Schirò. Lei sa che abbiamo come testimonial il nostro astronauta Luca Parmitano, di cui siamo tutti molto orgogliosi e, quindi le rispondo, pur sottolineando come il tema non sia oggetto dell'audizione odierna.
  Il 2 dicembre ci sarà una riunione dei ministri della ricerca e degli altri ministri Pag. 13europei competenti per la politica spaziale. Noi vogliamo non solo confermare, ma anche rafforzare l'impegno dell'Italia, sia rispetto all'Agenzia spaziale europea, sia rispetto, in generale, alla politica dello spazio. Ricordo che ci sono tre attori chiave in questa politica: l'Italia, la Germania e la Francia.
  Non c’è l'80 per cento, collega Schirò, bensì il 90 per cento di ritorno per le imprese italiane. Rispetto a quanto noi diamo abbiamo il 90 per cento di ritorno in termini di commesse e di progetti affidati alle imprese italiane, che sono all'avanguardia a livello mondiale.
  Grazie alla nostra politica nel settore, sono state realizzate misure di cooperazione, tra l'Agenzia spaziale italiana, le imprese italiane e la NASA, che sono uniche al mondo. Le assicuro che il Governo italiano ha intenzione di rafforzare la politica dello spazio europea e la presenza italiana nell'ambito della stessa, perché ci sono grandi vantaggi sia in termini di ricerca, sia di sviluppo, sia di rafforzamento delle nostre imprese e anche di creazione di posti di lavoro.
  Noi vogliamo arrivare al 100 per cento di ritorno. Se confermiamo il nostro ruolo leader, possiamo arrivare a questo risultato, che ci sembra molto importante. Su questo, se vuole, poi potremmo anche ritornare a parlare con elementi e dati più specifici. Oggi il tema non era oggetto del nostro incontro.
  Con riferimento all'intervento della collega Carinelli, vorrei dire che sono d'accordissimo con le considerazioni da lei svolte. Io non ho espresso una valutazione di merito. Ho ricordato semplicemente i dati e le statistiche segnalati dalla Commissione europea rispetto al Parlamento italiano. Il criterio, ovviamente, è un criterio qualitativo, che dipende innanzitutto dal lavoro svolto dai Parlamenti.
  Parte delle domande vanno rivolte alla Camera dei deputati, nel senso che spetta al Parlamento decidere quali siano l'intensità, la qualità e la quantità del vostro contributo alla fase ascendente. Questo non dipende dal Governo, ma dal Parlamento. Ci sono già un Trattato e una legge che permettono ai Parlamenti nazionali di svolgere questo ruolo.
  Il Trattato è quello di Lisbona e il protocollo è il Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali. Avete inoltre una legge, a cui abbiamo contribuito tutti in questa Commissione, la legge n. 234 del 2012. Avete tutte le prerogative per muovere i vostri rilievi alla Commissione europea e impartire orientamenti e indirizzi politici al Governo. Avete la possibilità di convocare il Governo a venire a informarvi sull'attività di politica europea. Collega, questo non dipende dal Governo italiano, ma da voi.
  Con riferimento al tema della legittimità democratica, noi abbiamo posto per primi, e non senza difficoltà, durante i lavori della nostra presidenza, il tema della necessità di una riflessione sull'assetto delle Istituzioni europee e sul loro funzionamento nonché, in tale ambito, sul ruolo dei Parlamenti nazionali.
  Quelle che ho esposto, in relazione agli aspetti che possiamo migliorare, sono proposte della presidenza italiana che abbiamo sottoposto al dibattito, sinora con reazioni abbastanza positive da parte delle altre delegazioni.
  Certamente le ricordo, però, che la stragrande maggioranza delle delegazioni del Consiglio affari generali pur sollevando, per alcuni aspetti, il tema della legittimità, non ritiene che esso sia risolvibile, per quanto riguarda i Parlamenti nazionali, con la revisione dei Trattati, bensì con un'interpretazione molto più politica che i Parlamenti nazionali devono dare del proprio ruolo. Questa è la situazione dei 28 Paesi.
  Apro una parentesi su questo tema. L'unica delegazione che ha mostrato un'apertura rispetto al tema della revisione dei Trattati, almeno nell'arco della legislatura, oltre alla presidenza italiana, è quella belga.
  Il tema della legittimità democratica va posto soprattutto migliorando il modo in cui i Parlamenti nazionali utilizzano le prerogative a loro disposizione. Questo è il risultato del dibattito sinora svolto sia a Pag. 14livello di Consiglio affari generali, sia a livello di gruppo «Amici della presidenza».
  Collega Iacono, quella di cui lei parla è una battaglia che io ho fatto anche qui, in questa Commissione: certamente il controllo dei Parlamenti nazionali va esteso pienamente al principio di proporzionalità.
  Io non sono convinto, però, che sia necessaria una revisione del Trattato per questo. Credo che in realtà voi potreste già estendere di fatto il controllo anche alla proporzionalità – e ciò sarebbe la scelta più utile, al di là della forma, anche in termini di sostanziale partecipazione al processo decisionale – organizzando i rapporti in parti separate, nelle quali si esprima una valutazione di merito, una valutazione di sussidiarietà e una valutazione di proporzionalità. Questo sarebbe già, a mio modo di vedere, possibile e da questo punto di vista non credo che richieda una modifica formale dei Trattati.
  Quanto al termine delle otto settimane, sono d'accordo, anche se ritengo che la Commissione europea potrebbe applicarlo in maniera più flessibile. Dal mio punto di vista, nulla osterebbe ad un allungamento dei tempi di valutazione concessi ai Parlamenti nazionali per quanto riguarda i processi legislativi. A maggior ragione, però, in questo caso, diventa importante quel lavoro di programmazione legislativa a livello europeo, la quale deve assicurare una procedura legislativa molto più rapida. È evidente, infatti, come sia importante assicurare un ruolo maggiore ai Parlamenti nazionali, in un quadro, però, di riduzione complessiva dei tempi. Ci sono le possibilità per farlo, ma dobbiamo lavorare insieme su questo tema.
  Sul diritto di iniziativa di gruppi di Parlamenti nazionali, nessuna delegazione ha sollevato formalmente il tema nei lavori del Consiglio affari generali. Personalmente, sarei aperto a prerogative simili a quelle del Parlamento europeo, ossia un potere di chiedere che la Commissione presenti delle proposte legislative. Reputo infatti che un maggiore ruolo dei Parlamenti nazionali potrebbe essere un vantaggio, un plus, e non un minus, ossia uno svantaggio: abbiamo tutti da guadagnare da un ruolo politicamente più attivo dei Parlamenti nazionali.
  La questione non è legata all'adozione di strumenti formali, che ormai ci sono tutti. La questione della legittimità democratica è legata a come politicamente questi strumenti vengono utilizzati dai Parlamenti nazionali. Il Governo italiano, ma anche altre delegazioni, da questo punto di vista ritengono ci sia ancora da fare, e molto da migliorare, soprattutto con riferimento ad alcuni Parlamenti.
  Sono d'accordo sul fatto che non si debba essere solo dei guardalinee delle competenze e credo che, organizzando i lavori con valutazioni sul merito, oltre che sulla proporzionalità e sulla sussidiarietà, certamente si vada molto oltre, nel senso di soddisfare le sue preoccupazioni, che io personalmente condivido.
  Sul gruppo della presidenza, lei diceva che si trattava di un intervento singolo ma non è così. Ne abbiamo già parlato due volte e io vi ho confermato che sono disposto a venire qui a informarvi di ogni riunione del gruppo «Amici della presidenza». C’è, quindi, una pluralità degli interventi e non più una loro singolarità.
  Collega Galgano, le rispondo sulla questione della tassazione dell'energia, che è un'altra questione molto importante dal punto di vista del merito. Io ho attirato l'attenzione dei Ministri Padoan e Guidi sul tema. Avremo una riunione il 13 di questo mese proprio su tale questione, perché essa richiede un'attenta valutazione e anche un particolare coordinamento. Non spetta a me dire se anche le varie Commissioni parlamentari di merito debbano fare lo stesso. Noi la stiamo affrontando, come Governo; spetta a voi decidere se intendete farlo come Parlamento.
  Quanto al Regolamento, non spetta a me, nel mio ruolo attuale, fornire indicazioni sui Regolamenti parlamentari. Devo constatare, però, che mi sembra che il Regolamento del Senato abbia margini di Pag. 15flessibilità maggiori, che permettono al Senato di svolgere il suo ruolo in modo più incisivo.
  L'altro tema, che è stato posto dai deputati Iacono e Berlinghieri, concerne i rapporti col Parlamento europeo. Anche questo dipende, secondo me, in buona parte, dai Regolamenti parlamentari. Come Governo, noi incontriamo i parlamentari europei ogni mese. Io incontro i nostri colleghi europei a Bruxelles o a Strasburgo regolarmente, con riferimento a tutte le delegazioni.
  Abbiamo instaurato la pratica di incontrare ancora più di frequente tutti i capi delegazione delle delegazioni nazionali di tutti i partiti politici rappresentati in Parlamento, perché riteniamo che questa forma di raccordo sia molto utile. Anche da questo punto di vista, sono i Regolamenti che devono permettervi di far partecipare i parlamentari europei ai lavori di questa Commissione o nelle Commissioni di merito, sul modello di quanto accade, per esempio, nel Bundestag o in altri Parlamenti. Dal mio punto di vista sarebbe molto utile.
  Voglio segnalarvi, però, quanto accaduto quando il Governo ha attuato delle iniziative come la riunione organizzata con tutto il cosiddetto «sistema Paese» sulla revisione della Strategia Europa 2020. Era stato rivolto l'invito a partecipare a tale riunione a senatori, deputati e parlamentari europei ed erano state previste 300 presenze: hanno partecipato meno di 100 parlamentari.
  Da questo punto di vista, sarebbe importante uno sforzo da parte vostra, anche perché conoscete il lavoro di sensibilizzazione e convincimento che noi svolgiamo nei confronti delle amministrazioni di settore sull'importante ruolo del Parlamento. Questo lavoro avrebbe bisogno, nei momenti opportuni e nelle occasioni importanti, di una risposta altrettanto convinta.
  Non cito il caso singolo del mio ex collega Lauro Panella, che stimiamo moltissimo e che era uno dei candidati che noi abbiamo portato avanti con determinazione. Le valutazioni dei commissari hanno portato alla designazione di altre persone, ma la presenza italiana nei Gabinetti della Commissione Juncker rispetto alla Commissione Barroso è aumentata del 30 per cento. Noi avevamo 14 membri italiani e, dopo un'azione importante che abbiamo iniziato ad aprile, oggi abbiamo 20 membri italiani. Avevamo solo due vice capi Gabinetto e non avevamo nessun capo Gabinetto.
  Adesso abbiamo, su 20 membri, un capo Gabinetto e quattro vice capi Gabinetto in settori di grande rilevanza. Mi riferisco all'economia e agli affari monetari, al lavoro, alla crescita e occupazione e alla ricerca e innovazione. Abbiamo un senior advisor, che nella gerarchia è il numero tre dei Gabinetti oltre ad avere altri membri ordinari, non di grado. Passiamo, quindi, da 14 a 20 membri, ma soprattutto da soli due vice capi Gabinetto a un capo Gabinetto, quattro vice capi Gabinetto e un senior advisor.
  A questo si aggiunge il bel risultato che l'Italia ha ottenuto, grazie certamente alle sue competenze, ma anche al lavoro che il sistema Paese ha svolto, della nomina di un italiano a direttore dell'Autorità europea garante per la protezione dei dati personali, ossia l’Authority per la privacy europea, essendo stato appena nominato Giovanni Buttarelli.
  È un altro risultato molto importante, perché si tratta di un ruolo apicale, con una rilevanza politica maggiore di quella di un direttore generale della Commissione. È una procedura che ha coinvolto il Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo e in cui Buttarelli aveva la concorrenza anche di ex ministri, in particolare di un'ex ministra francese. Ciononostante, è riuscito a prevalere. L'Italia è riuscita a ottenere questa nomina. Il panorama mi sembra che si presenti, quindi, decisamente migliorato nella Commissione Juncker rispetto a quello della Commissione Barroso.
  Sulle questioni relative alla valutazione di impatto, collega Galgano, sono d'accordo, e ho sollevato il tema, così come sulla questione della tempestività. Risolleverò il tema della valutazione di impatto Pag. 16sul brevetto europeo. L'ho fatto più volte e oggi mi impegno nuovamente a farlo.
  A proposito degli 88 pareri di non conformità, almeno un terzo delle Camere parlamentari su 56 ritenevano che ci fosse, non una violazione, ma una non piena conformità al principio di sussidiarietà delle proposte della Commissione. Quanto alla domanda circa la misura percentuale rappresentata da tale numero sul totale degli atti, non posso fornire un dato preciso, ma sicuramente si trattava, nel complesso, di svariate centinaia, se non migliaia, di atti, dato che la produzione annuale legislativa e regolamentare europea è elevatissima. A livello di percentuale, si tratta quindi di una percentuale minima di atti i quali sono stati ritenuti, ad una prima valutazione, non conformi al principio di sussidiarietà, obbligando la Commissione a motivare meglio le ragioni per cui quella determinata proposta fosse stata presentata.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Gozi e i colleghi che sono intervenuti e che hanno partecipato a questa seduta.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.05.