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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Giovedì 6 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 3 

Audizione del sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari:
Catania Mario , Presidente ... 3 
Vicari Simona , Sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico ... 3 
Catania Mario , Presidente ... 12 
Cenni Susanna (PD)  ... 13 
Garofalo Vincenzo (NCD)  ... 14 
Cariello Francesco (M5S)  ... 15 
Catania Mario , Presidente ... 17 
Vicari Simona , Sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico ... 17 
Catania Mario , Presidente ... 19 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal sottosegretario ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 14,40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Simona Vicari, sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico e delegata dal ministro per la presidenza del CNAC e, più in generale, per la materia della contraffazione.
  L'audizione odierna è, quindi, un passaggio molto importante per i lavori che stiamo facendo.
  Do la parola al sottosegretario Vicari per lo svolgimento della sua relazione.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico. Grazie, presidente e onorevoli colleghi.
  Io ho tante cose da dirvi. Ho una relazione abbastanza lunga – me ne scuso – ma compiuta di una serie di attività che sono state poste in essere. Abbiamo ritenuto di informare questa Commissione su tutti gli aspetti della lotta alla contraffazione e su tutto ciò che abbiamo fatto, al fine di addivenire a soluzioni o a integrazioni migliori.
  Onorevoli membri, la mia audizione presso questa Commissione cade proprio a due mesi dalla delega attribuitami dal Ministro Guidi, per la prima volta, a presiedere il Consiglio nazionale anticontraffazione e anche a poco meno di un mese dalla deliberazione da parte del Consiglio delle proposte per l'attuazione delle priorità strategiche del 2014 e del 2015.
  Credo sia importante per un organismo quale il CNAC, che – lo ricordo – ha un fondamentale ruolo di indirizzo, impulso e coordinamento strategico di tutte le amministrazioni a livello nazionale, poter contare su una presidenza di nomina politica e con compiti di Governo.
  Questo sintomo di una rinnovata sensibilità e consapevolezza dell'importanza strategica del settore per il Paese dà una forte legittimità all'operato del Consiglio stesso e consente di tradurre le proposte operative in azioni concrete con immediatezza e incisività, dando sostanza all'obiettivo di efficienza ed efficacia nella lotta alla contraffazione che il legislatore si è posto proprio nel creare il Consiglio nazionale anticontraffazione.
  Cos’è il CNAC, qual è la sua missione e qual è stato il suo operato finora è a voi tutti noto. Non ritorno, quindi, su questi aspetti e mi concentro sul programma di lavoro per i prossimi mesi, che riguarda l'attuazione delle priorità strategiche in materia di anticontraffazione del 2014 e 2015.
  Procedo adesso con una descrizione di queste priorità, fondamentalmente per illustrarvi come si sia passati dagli obiettivi enunciati alle proposte avanzate e perché Pag. 4queste proposte e non altre. Passerò poi a illustrarvi il piano di lavoro del CNAC dei prossimi mesi.
  Le priorità e gli obiettivi strategici in materia di anticontraffazione affondano le loro radici nel Piano nazionale del 2012, già acquisito da questa Commissione. Rispetto a esso la nuova strategia rappresenta un'attualizzazione, sotto l'impulso di due momenti istituzionali importanti: il semestre di presidenza dell'Unione europea e l'organizzazione di Expo 2015. Nel caso del CNAC, questa si è concretizzata in un'occasione per consolidare la capacità di coordinamento e dimostrare la forza realizzativa del Consiglio rispetto ai tre ambiti di intervento identificati come prioritari: tutela del made in Italy, enforcement e lotta alla contraffazione on line.
  Il Consiglio ha delineato con chiarezza gli obiettivi da raggiungere e li ha verificati, consolidando l'approccio bottom-up già sperimentato negli anni scorsi, in un confronto con le forze produttive e i consumatori. Da qui nasce il coinvolgimento diretto per la formulazione delle proposte dei rappresentanti del mondo imprenditoriale e delle associazioni dei consumatori nelle commissioni tematiche dedicate alle tre priorità strategiche.
  Sintetizzo gli obiettivi enucleati per ciascuna delle priorità. Per quanto concerne la tutela del made in Italy da fenomeni di usurpazione all'estero, intendiamo valorizzare e rendere riconoscibile l'eccellenza dei nostri prodotti sui mercati esteri e, in vista di Expo 2015, tutelare l'esposizione universale sotto il profilo dei diritti derivanti dai marchi collegati a essa e rendere concreto l'impegno per un Expo libero da contraffazione.
  Per quanto riguarda l’enforcement, inteso come controllo e repressione delle violazioni e come rafforzamento del presidio territoriale, gli obiettivi sono: riportare la contraffazione al centro del dibattito europeo e internazionale, in una logica di maggiore tutela dei diritti e di contrasto alle violazioni; rafforzare la lotta alla contraffazione sul territorio italiano, rendendo effettiva e continuativa la sinergia operativa a livello locale tra forze dell'ordine, associazioni imprenditoriali e rappresentanti dei consumatori, sulla scorta delle best practice già evidenziate nel Piano nazionale anticontraffazione; e mettere in grado gli amministratori locali di applicare le sanzioni nei confronti degli acquirenti consapevoli di prodotti contraffatti.
  Sul fronte della contraffazione via internet, vogliamo prevenire il fenomeno a monte, attraverso lo sviluppo di strumenti e regole volontari di gestione condivisa e di attività di commercio elettronico da parte degli internet service provider e delle aziende titolari del marchio a maggior rischio di contraffazione e promuovere la sistematizzazione delle attività di controllo e la repressione delle violazioni sui siti internet che vendono prodotti contraffatti.
  A proposito delle azioni previste per l'attuazione delle priorità strategiche 2014-2015, la fase attuativa delle azioni per il perseguimento degli obiettivi strategici previsti da ciascuna dalle suddette priorità è stata avviata lo scorso aprile. A questo scopo, come accennato poc'anzi, sono state insediate tre commissioni tematiche nel CNAC, una per ciascuna priorità, che hanno presentato le loro relazioni conclusive lo scorso mese di luglio.
  In sintesi, le proposte scaturite da tale lavoro riguardano interventi legislativi, nonché azioni volte a rafforzare, tra i soggetti impegnati nel contrasto al fenomeno, la cooperazione in ambito enforcement e in materia di comunicazione e formazione.
  Abbiamo sviluppato una serie di punti, sui quali successivamente vi dirò cosa abbiamo fatto e dove. Per quanto riguarda la tutela del made in Italy, il primo punto è la legge speciale per la tutela dei segni distintivi di Expo 2015, il secondo è l'insediamento di presidi anticontraffazione durante l'Expo 2015 e il terzo è un'iniziativa legislativa per incentivare l'adozione di marchi collettivi di settore.
  In relazione all’enforcement, i punti individuati sono: modifica alla norma che Pag. 5prevede la sanzione amministrativa per l'acquirente di merce contraffatta, con l'introduzione di un meccanismo di richiamo in caso di prima contestazione (il Consiglio l'ha respinta); revisione delle modalità di ripartizione dei proventi delle sanzioni applicate; sviluppo e applicazione di un modello di cooperazione istituzionale a livello locale sulla scorta di best practice esistenti; e riunione del CNAC, prevista per il prossimo 25 novembre qui a Roma, con tutti i Paesi euromediterranei.
  Riguardo alla contraffazione on line, sono previsti lo sviluppo e l'implementazione di strumenti e regole volontarie per la prevenzione e il contrasto, sul modello delle charte francesi o del MOEU.
  L'ottavo punto, trasversale alle tre priorità di cui sopra, è la proposta di coordinamento delle iniziative d'informazione e formazione in materia di anticontraffazione, che vengono realizzate da vari attori preposte al contrasto.
  Le relazioni conclusive delle commissioni tematiche sulle proposte sono state inviate ai membri del CNAC a fine luglio, per una loro condivisione ai fini di eventuali integrazioni, in vista della loro adozione da parte del Consiglio, che è avvenuta il 14 ottobre scorso.
  Nel frattempo, le proposte legislative deliberate dal Consiglio, ossia la legge speciale per la tutela dei segni distintivi di Expo, la proposta per l'incentivazione e l'adozione dei marchi collettivi e la proposta di modifica del meccanismo di ripartizione delle sanzioni applicate ai consumatori, hanno passato il vaglio dell'ufficio legislativo del mio Ministero e sono state inserite nel pacchetto concorrenza.
  Forse avete letto in qualche articolo che da un po’ di giorni si parla di questo provvedimento, un disegno di legge sulla concorrenza in cui si affrontano le solite tematiche che tutti noi conosciamo e che sono state già abbastanza dibattute. Ricordo certamente l'RC auto, che è stata bocciata dalla precedente commissione del Governo.
  In quell'occasione abbiamo convenuto con il ministro che quel disegno di legge è pertinente per ospitare questi provvedimenti legislativi con pochi articoli. Sarà poi il Consiglio dei ministri a valutare, vista l'urgenza di alcune questioni, come l'Expo 2015, se stralciare alcune di quelle parti e tradurle in un decreto o meno. Non compete a me decidere, ma al Consiglio dei ministri e al Premier.
  Per quanto riguarda le altre proposte, esse saranno oggetto di specifiche riunioni del CNAC, la prima delle quali riguarda il rafforzamento territoriale.
  Debbo anche rappresentarvi che, a latere delle proposte normative specificatamente attinenti gli ambiti del made in Italy e del rafforzamento delle attività di contrasto a livello territoriale, il CNAC sta anche valutando e discutendo proposte normative di più ampio respiro in materia penalistica.
  L'intento è quello di far tesoro dell'esperienza sin qui maturata nell'applicazione delle norme penali, per lo più introdotto da ultimo con la cosiddetta «Legge sviluppo» del 2009, e di realizzare quegli aggiustamenti necessari a rendere l'azione di contrasto e repressione più efficiente ed efficace possibile.
  Per l'impatto che tali norme avrebbero sul sistema sanzionatorio complessivo, abbiamo ritenuto che tali idee fossero meritevoli di una più approfondita e ampia riflessione, con una più attiva partecipazione delle amministrazioni rappresentate in sede di Consiglio e più direttamente competenti. In primo luogo, pensiamo certamente al Ministero della giustizia.
  Gli ambiti di intervento vanno dalle norme in materia di contraffazione e di indicazioni geografiche e denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari al reato di frode contro le industrie nazionali, non escludendo una valutazione più ampia della collocazione sistematica dei reati di contraffazione all'interno del Codice penale.
  Ovviamente, allorché la riflessione in corso su tali proposte giunga a un livello Pag. 6di maturazione più significativa, avrò certamente cura di confrontarmi nuovamente con questa Commissione, a cui questo tema è molto caro e alla cui presidenza ho già trasmesso informalmente le prime elaborazioni prodotte da alcuni consiglieri del CNAC.
  Passo ora all'illustrazione delle proposte scaturite dalle commissioni tematiche, approfondendo quanto già detto dal Ministro Guidi nella sua audizione, spiegandovi attraverso quali ragionamenti si è giunti alla loro formulazione. Credo che questo sia utile anche ai fini dei lavori della Commissione parlamentare.
  Iniziamo dalla tutela del made in Italy da fenomeni di usurpazione all'estero. La tutela del made in Italy riveste un carattere prioritario per l'intero sistema Paese, in quanto rappresenta – è inutile ribadirlo – un elemento portante per la competitività dell'economia nazionale. La crescita economica del nostro Paese e l'aumento dell'occupazione nazionale passano anche attraverso la valorizzazione e la promozione dei prodotti del made in Italy sui mercati internazionali.
  Le proposte normative elaborate dalle commissioni tematiche nel CNAC, approvate dal Consiglio nella riunione del 14 ottobre scorso, sono le seguenti. Queste, come vi dicevo, verranno trasmesse a breve, all'interno del disegno di legge sulla concorrenza, al Consiglio dei ministri.
  La prima proposta è una legge speciale per la tutela dei segni distintivi di Expo 2015, per rispondere all'esigenza di contrastare fenomeni di usurpazione di un marchio connesso a un evento di rilevanza mondiale.
  Nella proposta di legge elaborata dalla commissione tecnica made in Italy, la tutela riguarda, non solo in generale tutti i segni distintivi registrati o usati da Expo 2015 S.p.A. (mascotte, eventuali personaggi e relativi nomi), ma anche il cosiddetto ambush marketing, ovvero il marketing parassita, consistente nella connessione gratuita di una campagna promozionale a un grande evento o all'associazione di altri marchi allo stesso grande evento.
  La seconda proposta prevede un'iniziativa legislativa in materia di marchi collettivi, per la valutazione della produzione italiana di qualità. Comunque, troverete tutto ciò allegato a questa relazione, che vi è stata già distribuita.
  In relazione a quest'ultima proposta, la commissione tematica del CNAC, sulla scia di recenti proposte di leggi volte a istituire un marchio unico di qualità di proprietà dello Stato per promuovere i prodotti nazionali, aveva preso in considerazione l'ipotesi dell'istituzione di marchi collettivi, che dovrebbero qualificare il valore e la qualità dei prodotti italiani.
  La commissione, tuttavia, non ha lavorato sull'ipotesi di istituzione di un marchio universale, cioè di un marchio da applicarsi a tutte le produzioni di tutti i settori, per tre ordini di motivi.
  In primo luogo, ha ritenuto che un marchio di questo tipo possa ingenerare confusione nel consumatore, in quanto si aggiungerebbe al marchio di origine made in Italy, che già costituisce, di per sé, un formidabile vettore per l’export nazionale. Ovunque nel mondo, il consumatore sceglie le produzioni italiane attraverso quel marchio, perché in esso riconosce e apprezza un connubio di tradizione e innovazione unico, che evoca concetti quali stile, design, sicurezza o estetica, che lo rendono sinonimo di qualità assoluta.
  In secondo luogo, dal punto di vista della gestione operativa, il marchio unico collettivo presenterebbe alcune problematiche. La disciplina del marchio collettivo, infatti, prevede che ogni marchio sia accompagnato da uno specifico disciplinare, per garantire qualità diverse e non omogenee. Essendo, però, inverosimile che un unico disciplinare possa qualificare tutti i settori, ogni settore merceologico dovrebbe dotarsi di un suo disciplinare, ma ciò determinerebbe costi di gestione e controllo che si prefigurerebbero assai elevati.Pag. 7
  In terzo luogo, in relazione all'adozione dei marchi collettivi di proprietà di enti pubblici finalizzati a promuovere i prodotti nazionali, si porrebbe un problema di compatibilità con l'ordinamento comunitario. In materia esiste una nutrita giurisprudenza della Corte di giustizia europea, che ritiene incompatibile con l'ordinamento comunitario vigente la presunzione di qualità legata alla localizzazione nel territorio nazionale del processo produttivo.
  La proposta che è passata, quindi, consiste nell'incentivare l'adozione di marchi collettivi volontari di fonte privata, anche gestiti in forma consortile ed elaborati dai singoli settori. L'esempio di riferimento è il marchio Ceramics of Italy, che rappresenta e promuove le aziende dell'industria ceramica italiana nel mondo.
  A questo scopo, la bozza di articolato per la promozione delle produzioni di qualità sul settore globale, mediante l'istituzione di marchi collettivi di settore, propone che il Ministero dello sviluppo economico adotti con proprio decreto un piano di agevolazioni, sul modello di quello previsto per le misure di finanziamento di marchi, brevetti e design (Marchi+, Brevetti+ e Disegni+).
  Inoltre, sempre al fine di tutelare il made in Italy in connessione a Expo, il CNAC propone un'iniziativa volta a rendere l'esposizione universale libera da contraffazione. Ciò è possibile istituendo dei presidi anticontraffazione presso l'Expo.
  Attualmente sono in corso contatti con l'organizzazione dell'Expo, per verificare se in tali strumenti di autoregolamentazione dell'esposizione universale siano già presenti meccanismi e procedure, atti a tutelare espositori e visitatori contro tutte le possibili fattispecie di violazioni relative alla contraffazione e al fenomeno collegato dell’italian sounding.
  Il tema della costituzione dell'insediamento dei presidi anticontraffazione sarà comunque oggetto di una riunione specifica del CNAC, che è prevista per gennaio del 2015, alla quale saranno invitati anche rappresentanti dell'organizzazione di Expo.
  In quell'occasione, sarà fatta anche una presentazione della struttura della manifestazione e dei suoi contenuti, in modo che tutti i membri e gli stakeholder del CNAC siano consapevoli delle opportunità offerte dall'esposizione universale, anche in relazione al tema della lotta alla contraffazione in campo agroalimentare.
  Passiamo ora all’enforcement e al rafforzamento del presidio territoriale. La riflessione che ha portato alle proposte del CNAC in questo ambito è partita dalla convinzione che la contraffazione va combattuta anche depotenziando e colpendo la domanda di beni contraffatti. Ciò si realizza, tra gli altri strumenti, applicando le sanzioni all'acquisto.
  Permettetemi, a questo proposito, di illustrare sinteticamente una questione tecnica, che fa riferimento a una empasse di tipo procedurale che impedisce l'efficace applicazione della sanzione.
  Come è noto, l'acquirente di beni contraffatti è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria, che va dai 100 ai 7.000 euro. Le somme derivanti dall'applicazione delle sanzioni sono versate all'entrata di bilancio dello Stato, per essere riassegnate ad appositi capitoli dello stato di previsione del Ministero sviluppo economico e del Ministero degli affari esteri.
  Nel caso di sanzioni applicate da organi di polizia locale, le sanzioni sono destinate per il 50 per cento all'ente locale competente e per il restante 50 per cento allo Stato. I proventi delle sanzioni sono riscossi dall'Agenzia delle entrate, mediante il modello F24.
  Allo stato attuale, tuttavia (e, secondo me, anche successivamente), l'Agenzia delle entrate non è in grado di ripartire tra gli enti locali i proventi delle sanzioni erogate, a causa di un impedimento di tipo procedurale e amministrativo.
  Dai dati del modello F24, è possibile ricavare l'importo pagato, le generalità del pagatore e il luogo ove è compiuto il Pag. 8pagamento, ma non è possibile, in quel modello, individuare il procedimento amministrativo che l'origina né l'ente accertatore, rendendo di fatto impossibile predisporre un piano di riparto delle somme tra le amministrazioni, soprattutto in favore degli enti locali.
  Questo rende la norma sostanzialmente inapplicata, rischiando di non stimolare le attività di contrasto della contraffazione a livello locale.
  Il CNAC, quindi, propone di emendare il testo della norma che contempla la sanzione, prevedendo che, nel caso di sanzioni applicate da organi di polizia locale, le somme siano versate dal trasgressore direttamente al competente ente locale, che provvede a trattenerne il 50 per cento e a versare il restante 50 per cento allo Stato.
  Il Consiglio ha anche discusso sulla possibilità di introdurre una fase preliminare alla sanzione pecuniaria riconducibile a una sorta di richiamo, nel caso in cui la condotta prevista dalla sanzione venga contestata per la prima volta.
  Pur trattandosi di una proposta coerente con gli scopi del regime sanzionatorio, cioè indurre il consumatore al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, essa graduerebbe l'intervento sanzionatorio, sulla scorta di esperienze analoghe in altri Paesi, con una fase preliminare che dovrebbe attenuare l'impatto punitivo e contribuire ulteriormente a sensibilizzare il consumatore al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.
  I membri del Consiglio, tuttavia, hanno ritenuto che il meccanismo del richiamo non è di semplice implementazione e appesantirebbe l'attuale regime sanzionatorio, con l'individuazione di un meccanismo per la verifica della reiterazione della violazione.
  Nella riunione del 14 ottobre, quindi, la proposta di modifica della sanzione è stata approvata nella parte che riguarda la ripartizione dei proventi della sanzione, mentre è stata bocciata la parte che riguarda il meccanismo del richiamo.
  Ha trovato, invece, consenso unanime la proposta di sensibilizzazione delle amministrazioni locali circa il problema della contraffazione, in modo da rendere coerenti le iniziative sul territorio rispetto agli sforzi compiuti a livello di amministrazioni centrali.
  A tal fine, il modello di raccordo e sinergia tra soggetti impegnati nella lotta alla contraffazione a livello locale, elaborato dalla specifica commissione tematica, è stato approvato dal Consiglio, anche in virtù del fatto che consente un'applicazione flessibile per tener conto delle diverse esigenze del territorio, ma mantiene un elemento unificatore, ossia il ruolo delle prefetture come autorità per il coordinamento degli interventi.
  La proposta elaborata naturalmente necessita di un atto attraverso il quale applicare in maniera capillare e possibilmente uniforme i modelli in questione. Ritengo che lo strumento della direttiva alle prefetture, a firma congiunta del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'interno, sia lo strumento migliore a questo scopo.
  Ho organizzato una riunione del CNAC, alla quale ho invitato il sottosegretario Bocci. Aspettiamo la conferma di una data da parte sua entro novembre per la convocazione della riunione.
  Sottolineo che già lo scorso anno avevo condiviso la finalità dell'intervento in questione per dar corso all'iniziativa.
  Rilevo, comunque, che quanto proposto dal CNAC rappresenta una linea d'intervento che risponde alla stessa esigenza evidenziata nella direttiva di agosto del Ministero dell'interno, avente a oggetto la prevenzione e il contrasto dell'abusivismo commerciale alla contraffazione, rispetto alla quale rappresenta una proposta attuativa coerente. Si tratta ora di assimilare questa esperienza, in modo da farla rientrare nell'alveo del coordinamento del Consiglio nazionale.
  Sul piano dell’enforcement, il CNAC è impegnato anche con due eventi durante il semestre di presidenza italiana. È un impegno Pag. 9diretto a riportare la contraffazione al centro del dibattito europeo e internazionale e a favorire una concreta cooperazione internazionale.
  I due eventi in questione sono la riunione euro-mediterranea del CNAC, prevista il prossimo 25 novembre, finalizzata a costituire un partenariato vero e fattivo per lo scambio di informazioni e l'assistenza alle imprese italiane nei Paesi che partecipano all'iniziativa, e la riunione dell'Osservatorio europeo, prevista il 26 novembre, sulle violazioni della proprietà intellettuale, per porre al centro della discussione l'efficacia del modello di coordinamento, indirizzo e impulso del CNAC, da estendere a tutti gli Stati europei che non hanno strutture analoghe di concertazione strategica a livello nazionale.
  In relazione al partenariato euro-mediterraneo, l'esperienza acquisita in questi anni dal nostro CNAC ha permesso all'Italia di dare un contributo più incisivo allo sviluppo di questo partenariato e di proporre una bozza di dichiarazione finale molto più densa di contenuti e operativa rispetto alle due sinora prodotte, ossia quelle a esito delle riunioni di Cannes del 2008 e di Tangeri del 2009.
  Il Consiglio ritiene, infatti, che sia opportuno dotare quest'iniziativa di un minimo di sostanza e operatività, anche prevedendo un segretariato ospitato a rotazione, che dovrà essere una struttura leggera e non onerosa, ma in grado di garantire un minimo di continuità ai lavori.
  La bozza della Dichiarazione di Roma è stata inviata agli altri Paesi coinvolti nel processo per condivisione e approvazione.
  Le attività previste impegneranno i Paesi partecipanti a stabilire e migliorare la cooperazione internazionale tra i comitati nazionali anticontraffazione, sia a livello bilaterale che multilaterale, nei seguenti ambiti: rispetto dei diritti di proprietà intellettuale; lotta alla contraffazione on line; comunicazione, informazione e formazione; formazione specializzata; assetto legislativo e istituzionale.
  Se non vorrete parteciparvi direttamente, il segretariato del CNAC potrà aggiornare questa Commissione sugli esiti delle due riunioni del 25 e 26 novembre, che, come dicevo, sono eventi organizzati nell'ambito del semestre di presidenza italiana.
  Passiamo ora alla lotta alla contraffazione via internet. Come è noto, il problema della contraffazione on line chiama in causa gli internet service provider e la responsabilità che essi hanno rispetto ai contenuti che veicolano.
  Le imprese titolari dei diritti di proprietà intellettuale nel tempo hanno sempre spinto a favore di una modifica della normativa che disciplina l'attività dei provider, nello specifico le norme di attuazione della Direttiva sul commercio elettronico, in modo da ampliare la sfera di responsabilità dei provider rispetto ai dati e ai contenuti che essi ospitano o forniscono, anche in considerazione del fatto che non poche difficoltà sono sorte nell'applicazione ai casi di contraffazione di quella normativa.
  Naturalmente i provider si sono sempre opposti a tali modifiche, determinando scontri, anche molto aspri, con i titolari dei diritti di proprietà intellettuale.
  Nei lavori della commissione tematica che ha approfondito il tema della lotta alla contraffazione on line, si è riproposta questa forte contrapposizione. I rappresentanti dei provider si sono opposti alle proposte legislative che renderebbero la normativa più stringente rispetto a quella già esistente, perché la loro attività rischierebbe di diventare antieconomica. I detentori dei diritti, invece, per ridurre la contraffazione al minimo, hanno invocato regole ulteriormente impositive.
  Ognuna delle due parti è rimasta ferma nelle proprie posizioni e, dunque, la strada della revisione sostanziale delle norme di derivazione comunitaria sul commercio Pag. 10elettronico si è rilevata, anche in ambito CNAC, come in altri contesti nazionali o internazionali, impraticabile.
  La commissione tematica ha trovato, tuttavia, una posizione di compromesso, che consiste nella disponibilità delle parti ad adottare degli accordi volontari, che stabiliscono strumenti e regole di gestione condivise delle attività di commercio elettronico, per prevenire e contrastare, quando si manifesta, la contraffazione on line.
  Esistono sotto questo profilo dei modelli già funzionanti, come le charte francesi e il Protocollo d'intesa per la lotta contro la vendita on line di merci contraffatte, sviluppato nell'ambito degli stakeholder nel dialogo della Commissione europea, che hanno dimostrato come gli accordi spontanei possano fornire la flessibilità per adattarsi rapidamente agli sviluppi tecnologici e offrire soluzioni efficienti al problema della contraffazione on line.
  È evidente che a questo si aggiunge la regola del mercato della qualità, che poi selezionerà i provider stessi.
  I rappresentanti dei provider e le imprese riunite nel CNAC hanno, dunque, concordato di sviluppare e di implementare anche nel nostro Paese un modello di accordo volontario del tipo di quelli che ho già citato. Questo è un risultato che possiamo ritenere significativo, in quanto vedrà impegnati insieme nella sperimentazione sia i gestori dei servizi internet che le aziende titolari dei marchi, peraltro allargando la tipologia dei provider da coinvolgere più propriamente ai gestori delle piattaforme di contenuti e-commerce più che ai fornitori di connettività.
  Hanno inoltre concordato di stabilire un periodo di sperimentazione, con una durata da definire, durante il quale non escludono la possibilità di riconsiderare una revisione delle norme ora in vigore, tenendo conto, comunque, che la disciplina comunitaria verrà presumibilmente riordinata in un prossimo futuro.
  In questo momento, il CNAC sta lavorando all'elaborazione di linee-guida utili ad avviare il confronto sui contenuti dell'accordo volontario. Una riunione con tutti gli stakeholder per discutere dei contenuti dell'accordo si svolgerà a febbraio del 2015. Su questa base, finalizzeremo l'accordo da adottare e stabiliremo il periodo di sperimentazione.
  Sul coordinamento delle iniziative in tema di formazione e informazione, in continuità rispetto al Piano nazionale, il Consiglio è tornato, anche nell'attuale fase, sull'importanza di fare una grande opera di prevenzione e di informazione presso i consumatori, soprattutto presso le giovani generazioni e in modo continuativo, se non si vuole rischiare di vanificare gli sforzi compiuti da tutti i soggetti impegnati nella lotta al fenomeno.
  Tuttavia, le iniziative finora intraprese sono molteplici e non sempre coerenti, con il rischio che i risultati siano limitati e le azioni inefficienti e inefficaci.
  Ritengo necessario, quindi, avviare un vero coordinamento tra tutti gli attori dell'anticontraffazione, con riferimento alle iniziative d'informazione e formazione destinate ai consumatori, in particolare quelle dirette alle scuole, spesso sollecitate oltremodo da diversi soggetti sullo stesso tema. Questo coordinamento dovrà tener conto, non solo di quanto indicato nel Piano nazionale, ma anche degli orientamenti forniti in materia nell'ambito dell'Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, anche allo scopo di concertare azioni congiunte tra attori, in un'ottica di razionalizzazione delle risorse.
  Il Consiglio ha deliberato, quindi, di censire le iniziative in atto e quelle programmate, nonché di condividere le linee-guida e gli orientamenti forniti dall'Osservatorio europeo, per indirizzare le attività di comunicazione, informazione e formazione future.
  Tale tematica sarà oggetto di una riunione del CNAC prevista per marzo 2015.Pag. 11
  Nel frattempo, l'Osservatorio europeo per la violazione dei diritti di proprietà intellettuale ha lanciato una pagina Facebook e una pagina Twitter particolarmente dedicate ai giovani. Nella relazione trovate gli indirizzi.
  Lo scopo di queste due iniziative e di tutte quelle che l'Osservatorio metterà in cantiere nel prossimo futuro è quello di impegnare i giovani a migliorare la comprensione dei diritti di proprietà intellettuale, attraverso un approccio innovativo, positivo e interattivo, cercando di smontare stereotipi e miti sulla proprietà intellettuale e collegando i diritti di proprietà intellettuale alla vita quotidiana delle persone, attraverso un approccio più emozionale e meno razionale alla materia.
  Ritengo che questa sia un'indicazione che dovrebbero seguire tutte le amministrazioni e gli stakeholder impegnati nel contrasto al fenomeno, in modo da creare azioni coerenti a livello europeo e, quindi, massimizzare l'efficacia degli interventi.
  Per quanto riguarda il futuro del CNAC, come ho già esposto, il Consiglio è un organismo interministeriale molto partecipato, anche da un punto di vista professionale e qualitativo – a questo proposito, li ringrazio del lavoro che costantemente ci assicurano – che deve esprimere le strategie del Governo in tema di anticontraffazione, portando a sintesi le esigenze e le istanze di una molteplicità di attori.
  Da qui emerge il compito di coordinamento che gli attribuisce il legislatore. Le strategie che esprime, inoltre, devono essere formulate in maniera tale da imprimere alle azioni lo slancio necessario a mantenere la sfida della lotta alla contraffazione al passo con l'evoluzione del fenomeno e a consentire a chi combatte le contraffazioni di orientare gli interventi verso le priorità man mano individuate.
  Sia ben inteso che il Consiglio nazionale non può sostituirsi alle singole amministrazioni e autorità competenti nella realizzazione delle varie attività di prevenzione del fenomeno contraffattivo.
  Non può e non deve, poiché vi sarebbe un'indebita sovrapposizione di competenze con le amministrazioni centrali e periferiche a ciò istituzionalmente deputate (Ministero dell'interno e prefetture), provvedere al coordinamento operativo delle forze impiegate sul territorio nelle attività di contrasto alla contraffazione.
  Tuttavia, tale assetto di competenze non deve scoraggiare né indurre a sottovalutare il ruolo e la missione del Consiglio nazionale, che è di fondamentale importanza affinché in Italia si persegua un'unica strategia nell'azione di prevenzione e contrasto alla contraffazione, affinché ogni amministrazione, ente o autorità si muova operativamente nel solco di essa, come preventivamente definito dai medesimi attori a un più alto livello nell'ambito del Consiglio stesso.
  Un esempio su tutti, tratto dalle linee di azione che vi ho precedentemente descritto, può rendere l'idea del ruolo che intendiamo debba esercitare il Consiglio nazionale. Quando parliamo di enforcement e di rafforzamento del presidio territoriale, partendo dalla constatazione di un complesso coordinamento delle forze impiegate sul territorio, come CNAC ci siamo preoccupati di assicurare un contesto operativo il più possibile sinergico, armonizzato ed efficiente per le forze dell'ordine. Di qui nasce l'idea di una direttiva congiunta del Ministero dell'interno e del Ministero dello sviluppo economico alle prefetture, cui facevo cenno prima.
  In tal senso, abbiamo condiviso a livello strategico un modello di operatività sul territorio che assicuri uniformità di intervento, rinviando ovviamente alle forze dell'ordine, per il tramite delle prefetture, l'effettiva attuazione dei propri competi d'istituto nell'ambito del quadro delineato.
  Questa è la vera mission del CNAC, che ritengo possa essere rafforzata con una nomina politica, quale è stata in questo caso la mia.
  Anche durante il Governo Letta avevo sollecitato il ministro precedente ad andare Pag. 12verso questa direzione. Il braccio destro non poteva non sapere cosa faceva il braccio sinistro e questi due bracci non potevano essere completamente scollegati. Devo dire che poi i tempi sono precipitati. Per fortuna, questo Governo, avendo chiara l'importanza della lotta alla contraffazione, ha immediatamente accolto la mia proposta. Devo dire che siamo anche molto più veloci e operativi nel perseguire gli obiettivi a cui tutti quanti teniamo.
  La presenza di un esponente di Governo consente, infatti, di dare più forza e legittimità all'operato del Consiglio e di facilitare la traduzione in atti concreti, anche di natura legislativa, delle decisioni attuali e future del Consiglio stesso.
  È un compito che intendo portare avanti con molta determinazione, anche imprimendo un passo deciso ai lavori del Consiglio con un'agenda dei lavori, che adesso vi riassumerò, che fissa degli incontri a cadenza quasi mensile, di cui si sanno sin da ora i temi in discussione.
  Questo faciliterà il lavoro di raccordo dei vari membri con le strutture e le amministrazioni di provenienza, consentendo di portare con largo anticipo all'interno del Consiglio le istanze dei soggetti che fanno parte del CNAC.
  Ovviamente ho rinnovato l'invito a tutte le amministrazioni a tener presenti le priorità strategiche delineate dal Consiglio per il biennio 2014-2015 nella progettazione delle nuove iniziative. La visione strategica del CNAC per il prossimo biennio era stata comunicata e condivisa nei mesi scorsi e va ora alimentata con azioni coerenti che la rendano viva e incisiva.
  Ho invitato, inoltre, le Amministrazioni a condividere un'iniziativa normativa od operativa in materia di anticontraffazione, preliminarmente alla loro adozione, in modo da evitare di duplicare attività e di replicare errori già commessi e, quindi, indirizzare meglio le risorse.
  Se questo invito sarà rispettato, ciò darà all'azione del consiglio e delle amministrazioni che ne sono parte un impulso unitario, che consentirà di offrire al Paese un lavoro efficiente ed efficace.
  In chiusura di questa parte del mio intervento, riepilogo il calendario delle riunioni e i temi che saranno in discussione nei prossimi mesi in sede di CNAC.
  Il segretariato, rappresentato dalla Direzione generale per la lotta alla contraffazione del Ministero dello sviluppo economico, con la dottoressa Gulino e il dottor Scarponi, è a vostra disposizione per fornirvi gli approfondimenti che riterrete opportuni sui lavori del Consiglio e gli esiti delle riunioni.
  Nella pagina successiva trovate gli oggetti delle riunioni. La riunione di novembre avrà ad oggetto lo sviluppo e l'applicazione di un modello di cooperazione istituzionale a livello locale, sulla scorta delle best practice esistenti. Quella di gennaio 2015 verterà sulle analisi e i meccanismi già attivi o da attivare nell'ambito dell'Expo, per aver un Expo libero da contraffazione, e l'eventuale partecipazione del CNAC a un evento nel periodo dell'esposizione. A febbraio si discuterà sulla scelta dello strumento più idoneo attraverso il quale realizzare la lotta alla contraffazione on line e sull'avvio di una fase di sperimentazione. Da marzo l'oggetto sarà censire le iniziative in atto e quelle programmate e condividere le linee-guida e gli orientamenti forniti dall'Osservatorio europeo per indirizzare le attività di comunicazione, informazione e formazione future.
  Gli allegati, invece, riassumono gli articoli delle modifiche legislative a cui ho fatto cenno.

  PRESIDENTE. Ringrazio a nome di tutta la Commissione, per questa relazione molto esaustiva e puntuale, il sottosegretario Vicari. Indirettamente ringrazio anche la struttura del Ministero dello sviluppo economico, che avrà sicuramente collaborato con il sottosegretario nella redazione.Pag. 13
  Ci sono moltissime questioni da approfondire. Anch'io ho un paio di questioni da porre, ma lo farò alla fine, come al solito.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  SUSANNA CENNI. Innanzitutto ringrazio il sottosegretario, anche a nome del mio Gruppo, quello del Partito democratico, per la relazione e per la disponibilità che ci ha manifestato, sua e degli uffici, che senz'altro prossimamente disturberemo.
  La ringrazio, perché ha anche anticipato alcuni temi che mi sarebbe piaciuto sollecitare e, quindi, mi rende più facile intervenire.
  Mi sembra di capire, anche dall'entusiasmo con cui ci ha illustrato questo suo recente ruolo, che c’è intenzione di rilanciare l'attività del CNAC. Credo che di questo possiamo ritenerci soddisfatti. Una delle domande che le avrei posto sarebbe stata proprio se si ritiene che oggi questo sia lo strumento adatto per coordinare al meglio l'attività e anche per rilanciarla adeguatamente.
  Credo che lei abbia ripreso alcuni passaggi importanti, come quello del semestre, anche se oramai siamo agli sgoccioli. Tuttavia, c’è ancora tempo per esercitare un ruolo importante nei confronti delle istituzioni europee, relativamente ad alcune criticità che noi continuiamo a rilevare proprio nel rapporto con le istituzioni europee.
  Penso ad alcuni regolamenti, che ci auguriamo giungano in fondo, come quello sul made in, che potrebbero aiutare la nostra battaglia contro la contraffazione, e ovviamente all'appuntamento Expo. A me pare che il contesto di un Expo libero da contraffazioni rappresenti di per sé un'occasione preziosa per comunicare, per mettere a punto e forse anche per riuscire a fare un po’ più sinergia.
  Mi sembra interessante il lavoro che, se ho ben capito, s'intende fare dal punto di vista dell'innovazione normativa, dentro un disegno di legge sulla competitività. Vorrei capire un po’ meglio su cosa s'intende intervenire e se c’è già un lavoro avanzato o meno.
  A tale proposito, vorrei sapere se in questa occasione s'intende intervenire anche sull'aggiornamento di alcune norme del Codice penale. C'era già un dibattito aperto sulle frodi contro le industrie, credo anche con punti di vista non corrispondenti fra i vari Ministeri. Credo che se lei fosse in grado di darci un aggiornamento su questa partita sarebbe interessante anche per il nostro lavoro parlamentare e non solo per quello di componenti della Commissione d'indagine.
  Vorrei chiederle se all'interno del CNAC, oppure a livello di coordinamento fra i Ministeri coinvolti, voi intendete fare un lavoro di sollecitazione e di analisi su alcuni possibili rischi contenuti nel TTIP, rispetto ai rapporti fra Unione europea e Stati Uniti e la possibilità dei varchi in cui si possono introdurre alcuni prodotti che in realtà non sono prodotti italiani.
  Per l'agroalimentare questo allarme c’è. Ad esempio, c’è il tema del non riconoscimento delle DOP. Conosco meno il versante del manifatturiero e di altre produzioni del nostro Paese, però le chiedo se c’è un lavoro di approfondimento in questa direzione.
  Ho ascoltato con attenzione sia alcuni riferimenti di carattere generale sia il riferimento all’enforcement e, quindi, anche alle forme di contrasto che localmente si possono sollecitare. Mi chiedo se da parte del Governo o all'interno del CNAC ci sia intenzione di affrontare il tema del miglior coordinamento fra tutte le forze che a vario titolo intervengono su questa materia.
  Lo dico anche alla luce di una fase che il Governo ha inaugurato, di revisione e di riorganizzazione. C’è l'idea di accorpare.
  Già in altre occasioni e in altre audizioni, questa Commissione ha toccato, per esempio, il tema delle banche-dati dei vari corpi di polizia, che continuano a essere in grandissima parte separate, quindi non Pag. 14comunicano e non contribuiscono pienamente a un coordinamento effettivo degli interventi sui territori. Vorrei capire se c’è intenzione di intervenire in questa materia.
  Infine, mi pare che uno dei punti su cui il CNAC ha cercato di lavorare anche in passato e che lei ha ripreso in qualche passaggio sia il tema della comunicazione, per riuscire ad avere anche fra i cittadini un alleato nell'azione di contrasto alla contraffazione. Vorrei capire quante risorse vengono destinate a questa attività e se queste sono gestite separatamente dai vari Ministeri oppure c’è un lavoro di insieme anche per ottimizzare l'efficacia di questa azione.

  VINCENZO GAROFALO. Desidero ringraziare il sottosegretario Vicari per averci oggi fatto questa relazione. Avevamo ritenuto importante ascoltarla all'inizio di questa attività della Commissione, proprio per capire ancor meglio, dopo l'audizione che avevamo fatto col ministro, in che modo il Ministero dello sviluppo economico si muovesse nella direzione dell'impegno e dell'attività del CNAC, di cui lei è presidente.
  È con soddisfazione che prendo atto dell'affidamento a lei di questa presidenza. Come ha detto bene lei nella relazione, il CNAC ha bisogno di una guida che dia un indirizzo politico.
  Le vicende che noi seguiamo, anche tramite l'informazione, riguardanti il made in Italy in senso molto ampio – peraltro, in queste ultime settimane alcune trasmissioni hanno messo in evidenza tanti aspetti – ci fanno sempre più comprendere che è un patrimonio al quale noi non possiamo e non dobbiamo rinunciare, perché è frutto di storia, di manifattura, di creatività, di ricerca e di tutto quello che è stato realizzato da quando si è sviluppato il sistema della manifattura nel nostro Paese.
  Noi non possiamo permetterci di perdere né questo patrimonio né le prospettive che il made in Italy può invece costituire per il benessere nostro e dei nostri figli.
  Apprendo dalla sua relazione che questa attività è stata rimessa sulla giusta direzione. Sebbene credo che questo organismo sia sempre stato orientato a fare un lavoro attento e scrupoloso, da quello che lei ha detto intuisco che adesso c’è un impulso ancora maggiore e soprattutto c’è un interesse a rendere più coordinata l'attività e a fare del CNAC il luogo prevalente in cui occuparsi di questo tema, come è giusto che sia.
  Se questo comitato è nato, deve svolgere delle funzioni. Questa è una delle prime domande che ci siamo posti e alle quali abbiamo pensato che il Ministero e il Governo ci dovessero dare una risposta. Posso dire che oggi lei ha fugato qualunque dubbio, qualora ne avessimo ancora avuti.
  Le proposte che lei ha elencato mi sembrano le stesse sulle quali in queste settimane avevamo ragionato, come il rafforzamento delle sanzioni dal punto di vista penale.
  Secondo me, nel campo dell’e-commerce c’è una strada. Innanzitutto è meritevole che si sia raggiunto un tavolo di confronto tra i protagonisti. I provider, secondo me, non si possono esentare dal fare quello che si fa nei magazzini veri, dove la merce si espone: chi la espone ha una responsabilità. Anche il provider o chi per lui gestisce la vetrina si deve assumere una quota di responsabilità.
  È giusto immaginare come questo debba avvenire. Non c’è dubbio che questo non può che nascere da un confronto, però, secondo le nostre considerazioni dopo questi primi periodi di lavoro, noi dobbiamo alzare il tiro contro questo tumore del nostro Paese, che colpisce tutti, anche il consumatore.
  Giustamente lei ha sottolineato che il consumatore deve essere consapevole, non solo delle sanzioni che rischia – innanzitutto c’è il sequestro del prodotto acquistato, quindi non c’è motivo di comprare Pag. 15un prodotto contraffatto, se il sistema di controllo e di vigilanza e la sinergia col Ministero dell'interno funzionano – ma soprattutto del danno enorme che questo scatena.
  Se non si fa ben comprendere il danno procurato dalla filiera della contraffazione, a fronte del modestissimo e ridicolo vantaggio che magari l'acquirente ottiene, noi rischiamo di fare una lotta complessa.
  A parte la sinergia tra le varie forze dell'ordine, tra i vari organismi e tra tutto quello che può ruotare attorno, io credo che sia molto importante la sinergia tra le varie azioni. Non c’è un'azione che si può omettere di fare per contrastare la contraffazione.
  Se noi fossimo capaci di dare un colpo forte a chi produce, non è detto che non facendo una buona formazione e informazione risolveremmo il problema, perché nascerebbero altre aziende.
  Concludo con un po’ di preoccupazione, invece, riguardo al coordinamento con gli altri Paesi. Gli ultimi servizi giornalistici ci dimostrano che nel nostro sistema europeo c’è ancora una disparità di regole nel sistema fiscale e del lavoro. Finché ci sarà questa disomogeneità, sarà facile trovare sempre chi produce a poco meno di un altro e, quindi, ci sarà sempre questa transumanza delle aziende, delle produzioni e delle manifatture che sta generando una crisi fortissima nel nostro Paese, che è il più colpito, ma è anche quello dal quale è nato il prodotto.
  Francamente, su questo non riesco a trovare un elemento sul quale poter esercitare realmente un'azione repressiva. Vorrei affidare, tramite lei, al CNAC questa considerazione: nessuno si può permettere di continuare a vendere il made in Italy, se non c’è una realizzazione vera e completa del made in Italy. Capisco che questo è complicato.
  Riporto un esempio che abbiamo già fatto con i colleghi in altre occasioni (forse quando c'era il ministro Guidi). Quali sono oggi i mercati più appetibili ? Sono quelli dell'Estremo Oriente, dove i consumi sono in crescita. Se lì fossero consapevoli che acquistano un prodotto che ha una genesi made in Italy, ma ha una produzione ormai quasi interamente fatta in un altro Paese, magari nel proprio, forse ciò non consentirebbe di vendere a determinate condizioni.
  Qualche imprenditore difende ancora il made in Italy ed è capace di rendere ancora competitivo il suo prodotto col made in Italy, perché di fatto c’è un grande differenziale tra i costi di produzione rispetto al prezzo finale.
  Rispetto a questo tema, invito chi lavora in questa direzione a esercitare una forte azione. Se noi perdessimo ancora quote nella manifattura (già ne abbiamo perse tante), non solo avremmo una difficoltà che poi ricadrebbe su tutte le altre attività collegate, ma di fatto perderemmo quella tradizione di cui parlavo all'inizio e che ha ancora valore: il cosiddetto made in Italy.
  Io la ringrazio per quello che ha già programmato e credo che sia giusto rafforzare l'attività del comitato in questo campo.

  FRANCESCO CARIELLO. Faccio i miei auguri alla neopresidente, che affronta un tema che sentiamo tutti come molto importante. Sarò telegrafico. Voglio fornire degli spunti.
  È un mio cruccio, in questa Commissione, cercare di sottolineare che il fenomeno della contraffazione va affrontato non solo con il contrasto e con la lotta, ma anche con la promozione del prodotto italiano, per cercare di far emergere quanto di positivo c’è, contemporaneamente contrastando quello che viene sostituito a esso in maniera fraudolenta.
  Voglio essere più concreto. Nella documentazione che lei ci ha fornito, c’è una proposta di revisione della sanzione a carico dell'acquirente. È inutile che ci nascondiamo che anche la lotta alla contraffazione ha un costo e la promozione ha altri costi. Perché non provare a proporre questa modifica al nuovo comma 8 dell'articolo 1 della legge a cui si fa Pag. 16riferimento, il decreto-legge n. 35 del 2005, dove si si destinano le somme derivanti dalle sanzioni alla lotta alla contraffazione e ci si ferma lì ?
  Vista anche la sessione di bilancio appena aperta in Parlamento, è mia intenzione fare una proposta per introdurre, all'interno della destinazione delle somme recuperate dalla lotta alla contraffazione, la valorizzazione di misure indirizzate alla promozione del prodotto.
  Dobbiamo pensare che quando arrivano prodotti da altri Paesi, che sono merci e sono valori, ciò economicamente equivale a togliere una risorsa al tessuto economico del nostro Paese. Dalla lotta alla contraffazione noi dobbiamo recuperare risorse e fornirle a quelle piccole imprese che producono merci che altrimenti non sarebbero valorizzate all'estero, perché non sono conosciute.
  Infatti, una piccola e media impresa ha difficoltà a farsi conoscere sul mercato internazionale, per la sua dimensione e per una serie di barriere alla globalizzazione. Per promuoverla, ci vogliono fondi, un'organizzazione e un approccio sistemico, che comunque richiedono un dispendio di risorse. Quando si propone a una piccola o media impresa di partecipare a delle sessioni internazionali, questa deve sorbirsi dei costi.
  A mio avviso, la direzione del Ministero e del Consiglio dovrebbe essere quella di promuovere il made in Italy in questo senso.
  Vengo ora a un argomento che mi appartiene per origine geografica, che è quello dell'olio d'oliva. Vorrei dare dei suggerimenti.
  Seguendo questo approccio, come possiamo valorizzare questi prodotti ? Venendo all'esempio pratico dell'olio d'oliva, il contrasto su questo aspetto, a mio avviso, non ha mai sortito i suoi effetti perché ci si è focalizzati sulla lotta e non sulla valorizzazione dell'origine geografica. Come la collega Mongiello sa, io ho proposto al Governo un ordine del giorno, che tra l'altro mi è stato approvato, in cui ho valorizzato alcuni approcci scientifici alla determinazione dell'origine geografica a valle. Questi metodi mi sono stati segnalati e forniti da autorevoli università italiane, tra cui una leccese.
  Un primo metodo è la risonanza magnetica per il riconoscimento delle peculiarità dovute all'origine territoriale del prodotto. Semplicemente istituendo una banca-dati presso il Ministero, chiunque, sia il produttore finale che il consumatore, a valle, con un'analisi sul campione di olio, potrebbe definire se ci sono state eventuali miscele di oli provenienti da diversi territori.
  Aggiungo un altro metodo suggeritomi dall'università di Pisa: con l'analisi dei pigmenti, si può addirittura definire a priori se c’è stata una miscela.
  A mio avviso, questi metodi vanno valorizzati. Quando propongo di far convergere un po’ di risorse verso la valorizzazione dei piccoli produttori e l'origine geografica, lo dico calzando il principio al caso dell'olio d'oliva.
  Riguardo, più in generale, al metodo di lavoro della nostra Commissione d'inchiesta e del Consiglio, suggerisco di non fermarci a dei confronti istituzionali qui a Roma, ma di scendere nei territori e di andare insieme presso associazioni di categoria o comunque associazioni che mettono insieme una serie di piccole e medie imprese in un determinato settore, per conoscere da loro le problematiche e le casistiche a cui un approccio legislativo deve dare delle risposte. Partiamo a ritroso dal caso emblematico, che soltanto andando nei territori possiamo conoscere e affrontare insieme, e poi veniamo nelle istituzioni, cercando di dare una risposta. Se continuiamo a confrontarci qui, magari ognuno con una consapevolezza diversa del problema, rischiamo di non comprendere esattamente a cosa dobbiamo dare delle risposte.
  Inoltre, mi unisco alla collega Cenni sulla necessità di partecipare maggiormente al percorso di definizione del TTIP tra noi e il Nord America, perché lo Pag. 17riteniamo politicamente un trattato molto importante, che avrà i suoi effetti sull'agroalimentare, soprattutto per il nostro Paese. Pertanto, è importante non perdere la presa su quel tipo di approccio e cercare di condividere con tutti quello che al momento è ignoto.

  PRESIDENTE. Aggiungo alcune rapidissime considerazioni, che contengono anche un quesito.
  Innanzitutto, mi associo alla collega Cenni e al collega Garofalo, che hanno voluto sottolineare che oggi la sua presenza qui e le cose che ha detto ci danno già risposta a un nodo importante: l'atteggiamento che il Governo ha nei confronti del CNAC e l'investimento che si vuole fare su questo strumento, in termini di snodo fondamentale nella geografia di contrasto al fenomeno della contraffazione. Questo è un dato importante che la Commissione acquisisce.
  Vengo ora a due questioni un po’ più specifiche. La prima riguarda il passaggio relativo ai marchi collettivi. Io ho ascoltato con molta attenzione, anche rileggendo il testo della relazione, il passaggio che riguarda l'ipotesi di un'iniziativa legislativa in materia di marchi collettivi a tutela del prodotto italiano, che la Commissione e il Ministero dello sviluppo economico, di riflesso, ritengono di non dover perseguire – io lo condivido in pieno – in quanto questo potrebbe ingenerare confusione nel consumatore e si sovrapporrebbe al marchio del made in Italy, già noto, sul quale bisogna investire.
  Peraltro, si sottolinea che ci sarebbero anche problemi di carattere tecnico, perché un marchio si accompagna a un disciplinare. Come si può concepire un disciplinare su una pluralità di prodotti ?
  Lei ci ha detto – io concordo pienamente – che è meglio incentivare l'adozione di marchi collettivi volontari in forma privata. Ha richiamato anche l'esempio già esistente relativo a Ceramiche d'Italia.
  Tuttavia, io mi chiedo in termini problematici, ovviamente senza alcuna ombra di critica, se tutto questo non abbia un elemento di contraddizione in quell'articolo 17 del decreto-legge Sblocca Italia, in cui si è proposto e abbiamo deliberato come Parlamento un segno distintivo di carattere generale per l'agroalimentare, che ha proprio quelle caratteristiche che, come giustamente si dice qui, sconsiglierebbero l'adozione di un marchio.
  Peraltro, durante i lavori recentissimi qui alla Camera abbiamo appreso che questo segno distintivo non si collocherebbe sul prodotto.
  Da parte mia resta comunque la perplessità di come vadano conciliati la sua condivisibilissima relazione e l'approccio del Ministero dello sviluppo economico e del CNAC con questo fattore.
  Concludo con una gradita considerazione: nella sua relazione si fa riferimento al fatto che in materia di modifiche all'ordinamento penale il CNAC e il Ministero dello sviluppo economico avranno cura di confrontarsi con questa Commissione nel corso dei prossimi mesi.
  Questa è una cosa che io raccolgo con molto piacere, perché la Commissione che ho l'onore di presiedere è molto attenta a questa tematica, ci sta lavorando, ci sta riflettendo e si farà anch'essa carico, pian piano, di maturare le proprie idee e le proprie posizioni.
  È importante che le due istituzioni si confrontino e che su questo ci sia una percezione reciproca di quello che si sta facendo. Grazie ancora.
  Do la parola al sottosegretario Vicari per la replica.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico. Se voi mi consentite, soprattutto ad alcune domande un po’ più tecniche mi permetterò di farvi pervenire delle risposte scritte puntuali, anche con riferimenti a eventuali cifre e capitoli di bilancio.
  Onorevole Cenni, negli allegati ci sono le proposte normative. Questo è il primo canale dove abbiamo pensato di inserirle, proprio per avere efficienza, visto che perdere molto tempo non fa piacere mai a Pag. 18nessuno. Una volta acquisite dal CNAC e avendole condivise e approvate, queste sono state subito trasmesse all'ufficio legislativo, che ha dato il nostro okay. Il primo binario dove si potevano inserire è esattamente questo.
  Il mio auspicio è che in sede di Consiglio dei ministri si faccia una distinzione, se c’è questa volontà, lasciando nel disegno di legge alcune proposte un po’ più complesse e meno urgenti e trasferendone altre, come queste, in un decreto, magari insieme a qualche altre priorità contenuta nel disegno di legge sulla concorrenza.
  Peraltro, se vogliamo fare ciò che abbiamo detto, i tempi sono ristretti. Per esempio sull'Expo, abbiamo lavorato e abbiamo deliberato che non possiamo attendere 18 mesi per un disegno di legge, perché l'Expo sarebbe già finito e ci saremmo già dimenticati.
  Il mio auspicio è lavorare insieme a voi, il più congiuntamente possibile, per fare moral suasion affinché alcune di queste norme, proprio per essere incisive sull'Expo da una parte e sulla lotta alla contraffazione dall'altra, siano inserite in un decreto, accettandone il carattere di urgenza. Infatti, la lotta alla contraffazione non è un problema da qua a due anni, ma è un problema di ieri e di domani mattina. Evidentemente si farà la verifica del carattere di urgenza, per vedere se tecnicamente è possibile. Questo sarebbe abbastanza opportuno e utile, anche come conclusione di un lavoro che è stato abbastanza condiviso ma complesso.
  Sul TTIP le farò avere degli approfondimenti, così come sulla vicenda del made in e sul livello di attuazione di questa problematica a livello europeo.
  Abbiamo fatto un'audizione in Commissione europea sulla questione. Conoscete perfettamente le grandi resistenze di alcuni Paesi del Nord Europa ad accettare questo benedetto articolo 7. Sapete qual è la motivazione e qual è il livello degli interessi che ci sono in alcuni Paesi, relativamente ai porti e agli scali commerciali. Secondo me, non c’è una sensibilità come la nostra, dettata da queste presenze economiche, a fare una lotta particolarmente incisiva.
  Nei primi giorni di dicembre ci sarà l'ultimo Consiglio, a cui parteciperà il ministro. Ci auguriamo che lì si possa portare un accordo condiviso dai vari Paesi nell'individuare l'attuazione di questo articolo almeno per alcune tipologie. Se non lo vogliamo applicare su tutti, almeno diamo priorità ad alcuni settori, come quello agroalimentare, dove, secondo me, non può non esistere. È un percorso abbastanza in lavorazione. Le faremo avere tutte le informazioni.
  Rispondo all'onorevole Garofalo. Certamente tanti di noi, se non tutti gli italiani, si indignano se qualcuno vende un made in Italy in Brasile, ad esempio un parmigiano reggiano fatto lì e venduto come parmigiano reggiano italiano, solo perché c’è la bandiera italiana.
  La tutela della proprietà intellettuale e della proprietà industriale è oggetto di un confronto che stiamo avendo anche con Confindustria, sperando di avere un testo legislativo sulla tutela di alcuni marchi storici italiani.
  Anche all'onorevole Cariello risponderò in maniera più precisa successivamente. Adesso le posso dire che una parte di queste sanzioni, così come avviene per tante sanzioni delle autorità, una per tutte l'autorità antitrust, viene versata per legge al Ministero dello sviluppo economico per promuovere attività legate ai consumatori.
  In questo periodo di grande crisi, non tutte queste risorse vengono date al Ministero dell'economia. Di quelle che ci vengono date, non tutte ci vengono lasciate. Per esempio, in occasione di una catastrofe che abbiamo avuto recentemente in Italia (non ricordo esattamente quale), sono stati presi soldi da lì e sono stati utilizzati per quel territorio che ha avuto delle problematiche idrogeologiche importanti.
  Non c’è dubbio che condivido la sua proposta di finalizzare queste risorse a questo scopo. Possiamo farlo in sede preventiva Pag. 19o in sede parlamentare, con gli emendamenti che riterrete opportuno proporre, con la preghiera, però, che non finiscano nel calderone della promozione e dell'internazionalizzazione del made in Italy, che ha già abbastanza risorse.
  Condivido che noi dovremmo fare azioni mirate alle piccole e medie imprese, che sono quelle che ne hanno più bisogno, anche per realizzare quell'obiettivo di cui lei parlava sulla determinazione di origine territoriale, per esempio lavorando in convenzione con alcune università per offrire questi servizi.
  Per far questo, occorre una norma ben specifica. Adesso verificheremo se abbiamo dei capitoli dove c’è la compatibilità per prevedere ciò. Altrimenti, occorre fare una norma nella Legge di stabilità per prevedere di destinare una parte d'importo.
  Non so se entro venerdì ce la fate a verificare se esiste già un canale sul quale possiamo dare questo tipo di finalità, per poi indirizzare le somme una volta approvata la riforma delle sanzioni. Occorre, quindi, lavorare su due momenti legislativi.
  Rispondo ora al presidente. Ho avuto compiutamente la consapevolezza di quanto sia importante questo tema per questa Commissione tramite la rappresentanza dell'onorevole Catania all'ultimo incontro di presentazione che abbiamo fatto al Censis, durante il quale mi ha illustrato una serie di attività di questa Commissione e la grande sensibilità della stessa sulla problematica degli aspetti penali.
  Sul primo punto sorvolo. Troveremo modi e forme per poter sistemare la questione.

  PRESIDENTE. Rinnovo il ringraziamento vivissimo alla senatrice Vicari, sottosegretario nonché presidente del CNAC. È stato un passaggio importante. Chiedo ai colleghi di fermarsi per rapidissime comunicazioni dell'ufficio di presidenza.
  Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.

  La seduta termina alle 15,50.

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