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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Giovedì 4 dicembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza, Stefano Screpanti:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Puppato Laura  ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Puppato Laura  ... 11 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza ... 13 
Puppato Laura  ... 13 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza ... 13 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 14 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza ... 14 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 14 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 

Audizione del Sindaco di Bologna, dottor Virginio Merola:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Merola Virginio , Sindaco di Bologna ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 8.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza, Generale B. Stefano Screpanti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del generale di brigata Stefano Screpanti, accompagnato dal generale di brigata Vincenzo Tedeschi e dal colonnello Giancarlo Franzese, che ringrazio per la presenza.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Prima di cedere la parola al generale Screpanti, devo dire che la nostra Commissione avrà veramente bisogno di lavorare con voi e con i vostri reparti specializzati, perché, come stiamo verificando, le questioni tributarie, quelle legate alla formazione delle società e le attività che creano danni all'ambiente sono molto collegate. Tra l'altro, siamo reduci da alcune missioni e abbiamo constatato che diverse indagini di polizia giudiziaria vengono svolte proprio da voi. Mi sembra quindi che si rileva un incremento del vostro coinvolgimento anche in queste situazioni.
  Noi ci stiamo occupando di diversi temi sia di carattere territoriale, prendendo come riferimento la base regionale (abbiamo iniziato con il Veneto, siamo stati in Puglia, andremo in Liguria e in seguito in Campania), sia di carattere tematico, come il traffico transfrontaliero di rifiuti, in cui ovviamente voi siete un punto di riferimento insieme all'Agenzia delle dogane.
  Proporrò all'Ufficio di Presidenza di stilare un accordo di programma, come quelli che in passato le Commissioni bicamerali hanno realizzato con i vari Corpi specializzati, mettendo sotto i riflettori le situazioni che ci interessano di più.
  Lei ha gentilmente lasciato agli atti una relazione, quindi le chiederemmo un focus sulle questioni principali, a cui eventualmente seguiranno le domande dei colleghi.
  Cedo dunque la parola al generale Stefano Screpanti.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza. Grazie, signor presidente, onorevoli parlamentari, desidero innanzitutto porgere il saluto del comandante generale della Guardia di finanza, generale di corpo d'armata Saverio Capolupo, e ringraziare per l'opportunità offerta al Corpo di fornire il proprio contributo ai lavori della Commissione.
  Il documento che ho predisposto si articola in tre punti: una breve esposizione della missione istituzionale della Guardia Pag. 4di finanza e del suo assetto organizzativo, le principali esperienze investigative e operative maturate da reparti del Corpo nel contrasto degli illeciti ambientali e di altre gravi forme di criminalità economico-finanziaria che interessano il ciclo dei rifiuti, e alcune sintetiche riflessioni conclusive.
  Procedendo in questo ordine e seguendo in linea di massima il documento, va premesso che la Guardia di finanza è una forza di polizia a ordinamento militare, che dipende direttamente dal Ministro dell'economia e delle finanze, i cui compiti di istituto, storicamente incentrati sulle funzioni di controllo fiscale e delle frontiere, si sono progressivamente estesi al contrasto di tutte le violazioni che danneggiano gli interessi economici e finanziari dello Stato, di regioni, enti locali e Unione europea.
  Il riconoscimento normativo di questa ampia funzione operativa si è avuto con il decreto legislativo n. 68 del 2001, che ha demandato espressamente alla Guardia di finanza funzioni di polizia economico-finanziaria. Queste ultime si completano con le funzioni generali di polizia giudiziaria previste dal codice di procedura penale, nonché con quelle di concorso al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica e la difesa militare.
  I compiti di polizia finanziaria si traducono in sostanza nelle attività di contrasto dell'evasione fiscale e del sommerso, degli illeciti doganali, delle truffe sui finanziamenti pubblici nazionali e comunitari, e in tale ambito la norma affida al Corpo anche il compito di prevenire, ricercare e reprimere le violazioni in danno del demanio e del patrimonio dello Stato, fra cui rientrano anche quelle di natura ambientale.
  Le funzioni di polizia economica mirano invece a garantire il corretto funzionamento dei mercati, dei capitali, dei beni e dei servizi, le regole di leale concorrenza tra imprese, contrastando le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto produttivo, riciclaggio di denaro sporco, contraffazioni, reati societari, bancari e finanziari, corruzione, truffe in danno dei risparmiatori.
  L'obiettivo di fondo di questo complesso di azioni è unitario: tutelare l'economia legale e le imprese rispettose delle regole, garantendo al contempo a Stato, Unione europea, regioni ed enti locali il regolare afflusso e il corretto impiego delle risorse destinate al benessere della collettività e al sostegno delle politiche di rilancio e sviluppo economico e sociale.
  È proprio nell'esercizio delle prioritarie funzioni di polizia economico-finanziaria che le parti del Corpo si imbattono frequentemente sul territorio in violazioni ambientali di vario genere, ma soprattutto sono numerose le indagini svolte dalla Guardia di finanza nel campo delle grandi frodi fiscali, economiche e finanziarie ovvero nei riguardi della criminalità organizzata che impattano sul ciclo dei rifiuti e che, anche a prescindere dalla scoperta di specifiche violazioni alla normativa ambientale, permettono di fare luce su fenomeni di illegalità di più ampia portata, che interessano il settore.
  Un breve cenno all'organizzazione della Guardia di finanza mi permette di accennare velocemente a un dispositivo territoriale di oltre 700 reparti sul territorio, articolati su una componente investigativa, il Nucleo di polizia tributaria, territoriale speciale, vale a dire reparti che a livello centrale svolgono analisi di rischio su fenomeni diffusi su tutto il territorio e coordinano progetti operativi a livello nazionale.
  Per il contrasto alla criminalità organizzata e le proiezioni economiche di questa, a livello centrale opera lo SCICO, il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata, mentre sul territorio esistono i gruppi di investigazione sulla criminalità organizzata, che sono i referenti delle direzioni distrettuali antimafia.
  Un ruolo particolare nel settore ambientale lo gioca il comparto aeronavale, composto da 15 stazioni navali e 13 stazioni aeree, che ha avuto un riconoscimento innanzitutto nel testo unico in materia ambientale, approvato con il decreto Pag. 5legislativo n. 152 del 2006, dove viene richiamato il concorso dalla Guardia di finanza per la tutela delle acque dall'inquinamento, e nel decreto del Ministro dell'interno del 28 aprile 2006.
  Nel confermare la competenza generale dei Carabinieri e del Corpo forestale dello Stato nel settore della sicurezza ambientale, questo ha infatti incaricato la componente aeronavale della Guardia di finanza di proseguire nell'azione di vigilanza, prevenzione e contrasto delle violazioni in materia in ragione del livello tecnologico delle proprie dotazioni in linea con le funzioni concorsuali previste dalla legge.
  In tale ambito si inserisce l'attività di telerilevamento del gruppo di esplorazione aeromarittima della Guardia di finanza di Pratica di Mare, per individuare siti occulti utilizzati per lo smaltimento illecito di rifiuti speciali e radioattivi nel territorio campano, soprattutto nella Terra dei fuochi, e in quello pugliese, in forza di un protocollo sottoscritto nel 2001 e rinnovato quest'anno con la Seconda Università degli Studi di Napoli.
  Si tratta di un'attività di scansione in ultravioletto a infrarosso termico di porzioni di territorio potenzialmente interessate da fenomeni di inquinamento ambientale, e il monitoraggio di quest'area viene eseguito attraverso apposite missioni di volo, finalizzate all'acquisizione di immagini terrestri e marittime, successivamente elaborate e analizzate dai tecnici dell'università per localizzare discariche abusive, controllare i livelli di inquinamento e acque reflue.
  Importante è la collaborazione tra Guardia di finanza e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prevista dalla legge n. 349 del 1986, oltre che dall'articolo 312 del testo unico per le istruttorie di accertamento del danno ambientale, che è stato rafforzato da un protocollo di intesa sottoscritto lo scorso 14 ottobre.
  In base a questo accordo, il Ministero dell'ambiente può chiedere l'impiego di unità navali e aeree della Guardia di finanza e dei militari subacquei per il monitoraggio di corpi idrici superficiali, al fine di individuare illecite emissioni inquinanti, oppure per campagne programmate o singoli interventi di monitoraggio ambientale terrestre e marittimo, attraverso il telerilevamento effettuato con la sensoristica installata sui mezzi aerei.
  L'intesa prevede anche la presenza di un ufficiale di collegamento del Corpo presso il Ministero, unitamente a un'aliquota di militari con funzioni di analisi dell'attività di servizio dei reparti e di supporto nelle istruttorie di competenza del Ministero. Un altro protocollo d'intesa in materia è stato stipulato a settembre di quest'anno con il Consiglio nazionale delle ricerche.
  Venendo in dettaglio alle attività investigative e operative, nel 2014 fino a tutto il mese di novembre si rileva un trend in crescita rispetto all'intero 2013 delle violazioni in materia ambientale scoperte dai reparti del Corpo (più 44 per cento) a seguito di 2.896 interventi (più 56 per cento rispetto alla scorsa annualità). In aumento anche i soggetti verbalizzati del 13 per cento, i denunciati e le discariche sequestrate (1.297, più del doppio rispetto al 2013) con oltre 173.000 tonnellate di rifiuti industriali (40 per cento).
  Se ampliamo la visuale agli ultimi quattro anni, troviamo 10.500 interventi per più di 10.700 violazioni, con 13.882 soggetti denunciati, di cui 112 arrestati, con il sequestro di quasi 5 milioni di metri quadri, oltre 3.000 discariche, 6.700 mezzi di trasporto, circa 221 tonnellate di olio Sassi e oltre 810.000 tonnellate di rifiuti industriali.
  Si tratta di risultati che attengono per la massima parte all'ordinaria attività che i reparti della Guardia di finanza anche aeronavale svolgono ogni giorno nelle diverse aree del Paese nel quadro del controllo economico del territorio e della sorveglianza del mare e delle coste, e che spesso conducono le pattuglie a rilevare violazioni ambientali di vario genere.
  In questo ambito ricordo, fra le più recenti operazioni, quella svolta a Catania fra nucleo di polizia tributaria e gruppo aeronavale di Messina riguardante gli impianti Pag. 6di discarica situati in un comune della provincia. Grazie ai mezzi aerei sono stati documentati, mediante ricognizione video riprese, gravi negligenze nella gestione della discarica, quali lo sversamento di percolato e lo scarico di acque reflue nel suolo e nel sottosuolo, con il sequestro di quasi 300 tonnellate di percolato.
  Risale allo scorso agosto l'operazione del nucleo di polizia tributaria di Caserta, che ha portato al sequestro di una cava dismessa nel Comune di Capua, adibita a discarica abusiva di circa 33.000 metri quadrati, nonché di 17.000 metri cubi di rifiuti.
  Ancor più recente l'operazione Valli pulite, conclusa ad ottobre dai reparti di Varese con il sequestro di 5 discariche abusive in una zona di oltre 12.000 metri quadrati, dove erano depositate circa 270 tonnellate di rifiuti contenenti sostanze pericolose fra fusti contaminati da acidi e materiali di amianto.
  In Sardegna è di qualche giorno fa l'operazione condotta dai reparti aeronavali e terrestri denominata Idra 2014, nel cui contesto sono stati individuati e sottoposti a sequestro terreni per 33.000 metri quadrati, diverse tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, e denunciati all'autorità giudiziaria 5 soggetti.
  In una più ampia visuale sul piano della conoscenza e dell'analisi dei diversi e più ampi fenomeni di illegalità, che possono riguardare il mondo della gestione, movimentazione e smaltimento dei rifiuti sia leciti sia illeciti, rivestono particolare interesse le investigazioni di polizia giudiziaria e tributaria che la Guardia di finanza svolge per finalità di contrasto ad altre attività criminali.
  Tali indagini, spesso riguardanti articolate organizzazioni criminali o gruppi di affaristi che assumono di fatto questa connotazione, danno inoltre evidente contezza dei rilevantissimi interessi economici che sono alla base dei traffici di rifiuti e delle altre condotte illecite che a vario titolo interessano il settore.
  Si consideri in proposito che, nel quadro delle indagini condotte negli ultimi quattro anni dalla Guardia di finanza nei riguardi di operatori o attività direttamente o indirettamente riconducibili al settore ambientale per diverse ipotesi di reato, ad esempio corruzione, frode fiscale nelle pubbliche forniture, indebite percezioni di contributi pubblici, truffe, sono state sequestrate a vario titolo disponibilità patrimoniali e finanziarie per un complesso di 5 miliardi di euro.
  Ritengo pertanto utile illustrare nei termini essenziali alcune inchieste condotte dai reparti del Corpo contro le grandi frodi finanziarie e fiscali, che hanno inciso da visuali diverse sul ciclo dei rifiuti. Particolare attenzione meritano i risvolti di carattere fiscale dei profili di riciclaggio e reimpiego dei proventi dei traffici illeciti di rifiuti.
  I consistenti profitti generati da questi traffici alimentano infatti sistemi evasivi basati su artifici contabili finalizzati all'abbattimento del reddito imponibile, che si sostanziano principalmente nell'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
  Nei casi più complessi vengono realizzate le cosiddette «frodi carosello», basate sull'interposizione di missing traders, ossia imprese cartiere che acquistano merci da altri Paesi comunitari in sospensione di IVA, le rivendono con fatture per operazioni inesistenti ai reali destinatari applicando l'imposta, ma poi omettono di versarla all'erario scomparendo dopo poco tempo.
  Significativa su questo fronte l'operazione Brave di Salerno, che ha permesso di individuare un consistente traffico di rifiuti e complesse operazioni finanziarie finalizzate al riciclaggio dei connessi proventi illeciti, con la denuncia di 11 responsabili per associazione per delinquere, traffico e gestione non autorizzata di rifiuti, frode fiscale e riciclaggio.
  Le investigazioni hanno rappresentato lo sviluppo dell'evidenza emersa a seguito di una verifica fiscale svolta nei confronti di una società operante nel settore dei rifiuti metallici, nel cui contesto erano stati accertati reati fiscali, ambientali e finanziari, con l'arresto di 2 responsabili e Pag. 7il sequestro di immobili, disponibilità finanziarie e un sito di stoccaggio per un valore di circa 6,5 milioni di euro.
  Seguendo le tracce fisiche e contabili di oltre 21.000 tonnellate di rifiuti, è stata accertata un'evasione di IVA per oltre 10 milioni di euro, con movimentazioni bancarie ricostruite per 28 milioni di euro in tre anni, di cui poco meno di 3 milioni riciclati in una filiale napoletana di un istituto bancario di livello nazionale.
  Il collegamento che intercorre fra crimini ambientali e più ampi illeciti di natura economico-finanziaria emerge bene anche dall'operazione Anne Marie del Nucleo di polizia tributaria di Cagliari, riguardante una società di capitali dedita al recupero di rifiuti solidi e biomasse.
  Anche in questo caso le indagini sono state avviate a seguito di una verifica avviata per motivi fiscali, nell'ambito della quale erano emerse gravi irregolarità nelle modalità di gestione e smaltimento dei materiali ferrosi. Dall'esame della contabilità aziendale e dei costi sostenuti per l'approvvigionamento delle materie prime è stato rilevato che la società aveva effettuato l'acquisto in nero di rottami e cascami metallici per oltre 1 milione di euro.
  L'estensione delle indagini ad altra società di diritto britannico di autodemolizione e commercio di materiali ferrosi con sede operativa in Sardegna ha consentito di rilevare la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti, in gran parte acquistati da rivenditori privi delle necessarie autorizzazioni.
  Sono stati così ricostruiti oltre 22.000 conferimenti di rifiuti metallici e rottami ferrosi effettuati senza le necessarie autorizzazioni, iscrizioni o comunicazioni previste dal testo unico in materia ambientale, per un complesso di oltre 13.000 tonnellate.
  A conclusione dell'attività sono stati denunciati 4 soggetti responsabili del reato di organizzazione del traffico illecito di rifiuti, e ben 2.015 soggetti, in gran parte fornitori delle materie prime, per attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Si è anche provveduto a un sequestro per equivalente per oltre 2 milioni di euro in applicazione della normativa sulla responsabilità amministrativa delle società.
  Uno specifico ancorché breve approfondimento ritengo importante riservare alla tematica del carbon trading o emission trading, ovvero della cessione delle quote di emissione dei cosiddetti gas serra prevista dal protocollo di Kyoto, che si pone l'obiettivo di ridurre le emissioni globali di anidride carbonica nell'atmosfera attraverso la limitazione dei quantitativi riferiti a ciascuno Stato sulla base del carbon credit concesso.
  Gli Stati firmatari che hanno raggiunto un'efficienza tecnologica ed energetica maggiore possono cedere le quote non utilizzate agli Stati meno virtuosi. Lo scambio di queste quote, alle quali si applica il regime dell'IVA intracomunitaria, è stato oggetto di alcuni casi di frode fiscale, rientranti nello schema già accennato del cosiddetto «carosello».
  Importante in questo settore è stata l'operazione Green fees del nucleo di polizia tributaria di Milano, conclusasi con l'individuazione di un'associazione per delinquere transnazionale dedita alla commissione di una rilevante frode in materia di cessione delle predette quote, posta in essere mediante interposizione di società cartiere.
  L'indagine ha consentito di denunciare 82 persone per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e alla realizzazione di reati fiscali, eseguire 11 misure di custodia cautelare in carcere, constatare IVA evasa per oltre 650 milioni di euro e fatture per operazioni false per oltre 1 miliardo di euro.
  Nel corso della stessa operazione sono stati sequestrati oltre 135.000 certificati carbon credit, corrispondenti a un valore di quasi 2 milioni di euro, ed eseguiti provvedimenti di sequestro nella forma per equivalente per circa 80 milioni di euro.
  Il carattere internazionale di questa indagine mi dà lo spunto per accennare ad alcune esperienze operative in tema di traffico transfrontaliero di rifiuti, al cui contrasto la Guardia di finanza contribuisce Pag. 8sia con mirate attività investigative, sia con i servizi di vigilanza svolti congiuntamente all'Agenzia delle dogane e dei monopoli nelle aree portuali ed aeroportuali.
  Con l'operazione denominata Gold Plastic condotta dal gruppo di Taranto è stata colpita un'organizzazione criminale responsabile di un ingente traffico di rifiuti speciali di materie plastiche, gomme e pneumatici fuori uso, perpetrato attraverso il locale porto e altri scali marittimi nazionali verso l'area asiatica.
  Per poter aggirare vincoli dettati dalla normativa comunitaria e nazionale, i membri dell'organizzazione hanno fatto ricorso a triangolazioni con altri soggetti esteri compiacenti e alla falsificazione dei documenti doganali di accompagnamento, indicando come destinazione finale impianti di recupero fittizi, situati in vari Paesi esteri fra cui Cina, Vietnam e Corea.
  Le dimensioni del traffico erano veramente consistenti, nel corso dell'indagine sono stati sequestrati 114 container con oltre 2.600 tonnellate di rifiuti speciali in procinto di essere spediti verso Paesi asiatici, ed accertata illecita esportazione di rifiuti per circa 34.000 tonnellate, utilizzando oltre 1.500 container, per un giro d'affari di oltre 6 milioni di euro.
  Nello stesso settore significativa è stata l'operazione denominata Clean up del nucleo polizia tributaria di Modena nei riguardi di un'organizzazione dedita a un vasto traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi dall'Italia verso il continente africano, resa possibile dal ricorso all'uso strumentale di onlus con apparenti finalità di solidarietà.
  I rifiuti speciali venivano spediti in Ghana e Nigeria, facendo figurare nella documentazione doganale che il trasporto riguardasse generi di consumo oggetto di donazione alle popolazioni dell'Africa. Nell'ambito dell'organizzazione un ruolo di rilievo era rivestito dai titolari di alcune aziende di trasporto, che nel corso degli anni avevano progressivamente concentrato le attività sul più remunerativo business del traffico di rifiuti, investendo su strutture e mezzi per incrementare la capacità operativa e garantire servizi su misura per i clienti, ivi compreso il posizionamento di container nelle località indicate dai committenti.
  Grazie ad intercettazioni telefoniche e all'uso di video riprese, è stato possibile ricostruire e quantificare il volume delle esportazioni: circa 50 container al mese. Una volta predisposto il carico, alcune agenzie di spedizione si occupavano di preparare la documentazione doganale per l'esportazione.
  Le indagini hanno permesso di segnalare all'autorità giudiziaria 41 soggetti per reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, gestione di discarica abusiva e di rifiuti speciali pericolosi, falso in atto pubblico, ed eseguire 4 ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei principali promotori del sodalizio, con il sequestro di 4 siti di stoccaggio.
  Cambiando prospettiva d'analisi, sul versante delle collusioni fra pubblici funzionari ed imprese nel settore in vista di reciproci vantaggi, l'operazione denominata Pecunia non olet della Guardia di finanza di Ragusa svolta di recente ha consentito di denunciare alla locale autorità giudiziaria 16 soggetti, tra cui 4 funzionari di un comune della provincia, nonché il titolare, i responsabili e le maestranze di una ditta dedita allo smaltimento di rifiuti per frode nelle pubbliche forniture e abuso d'ufficio.
  In tale contesto è stato accertato che l'impresa aggiudicataria del servizio operava con personale numericamente inferiore a quello previsto e con qualifiche di minore livello rispetto al capitolato tecnico d'appalto, utilizzando in alcuni casi dipendenti di un'altra ditta aggiudicataria di un altro appalto ma in un altro comune, con la compiacenza di funzionari pubblici che hanno avallato il sistema fraudolento omettendo i previsti controlli. Il danno erariale al momento accertato e segnalata alla Corte dei conti ammonta a 1,5 milioni.
  Il richiamo a questa operazione mi consente di ricordare che la Guardia di finanza è stata ed è molto impegnata nelle aree territoriali più colpite dalle cosiddette «emergenze rifiuti», su richiesta dell'autorità Pag. 9giudiziaria ordinaria e contabile, in numerose inchieste volte ad approfondire diverse condotte illecite direttamente o indirettamente connesse con l'inefficiente gestione del ciclo dei rifiuti da parte di amministrazioni locali e società partecipate.
  Al riguardo mi limito a citare le prolungate indagini svolte dal nucleo di Polizia tributaria di Palermo nei confronti dell'AMIA S.p.A., già affidataria dei servizi di raccolta e smaltimento di rifiuti solidi e di tutte le attività connesse per il comune di Palermo e altri soggetti pubblici o privati.
  Tali accertamenti hanno permesso di portare alla luce numerose operazioni contabili irregolari, poste in essere con il solo fine di dissimulare lo stato di grave difficoltà finanziaria in cui versava la società, cui hanno fatto seguito condanne per falso in bilancio e, dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza e l'affidamento della società ad amministrazione straordinaria, procedimenti penali per bancarotta fraudolenta.
  Alle diverse fasi del ciclo dei rifiuti possono poi essere connesse forme di finanziamento a carico dei bilanci pubblici sia nazionali che comunitari. Il contrasto alle frodi in questo settore rappresenta per la Guardia di finanza un'assoluta priorità, al pari della lotta all'evasione fiscale.
  In tale scenario operativo va ricondotta l'operazione Clean fluff del nucleo di polizia tributaria di Milano, che ha riguardato una società operante nel settore dello smaltimento e del riciclo del rifiuto speciale e pericoloso derivante dal car fluff, la frantumazione delle auto, consentendo di individuare i responsabili di una truffa aggravata in danno del bilancio pubblico, recuperando quasi 3 milioni di euro.
  Il denaro era stato destinato alla costruzione di un impianto di recupero, che avrebbe dovuto modificare il rifiuto speciale pericoloso rendendone utile il reimpiego, ma che in realtà non effettuava di fatto alcuna trasformazione. Al termine sono state eseguite 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, con il sequestro preventivo dell'impianto di smaltimento del valore di circa 10 milioni di euro.
  Per quanto riguarda gli interessi della criminalità nel settore, l'operazione Cava aurea, svolta dal nucleo di polizia tributaria di Napoli, ha fatto luce sulla capacità della camorra di sfruttare le opportunità connesse all'emergenza rifiuti in Campania.
  Le indagini hanno interessato le procedure di acquisto di terreni da utilizzare nel ciclo di deposito e smaltimento di rifiuti, in particolare sono stati rilevati acquisti e locazioni di terreni a un prezzo superiore a quello di mercato e con procedure anomale.
  Sono emerse condotte estorsive e intimidatorie praticate da esponenti del clan dei Casalesi nei confronti di un soggetto collegato al proprietario di uno di questi terreni, il quale è stato minacciato, rapito e costretto a corrispondere all'organizzazione camorrista 1,5 milioni di euro, pari alla differenza fra il prezzo pagato dalla società concessionaria al proprietario dell'area e quello versato da quest'ultimo ai precedenti titolari.
  Al termine delle indagini sono stati arrestati l'esponente camorrista responsabile dell'estorsione e un imprenditore in affari con il clan, quest'ultimo per riciclaggio e il tutto con l'aggravante del metodo mafioso.
  In Calabria, invece, l'interesse della ’ndrangheta nel settore è emerso in un'indagine condotta dal nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria in collaborazione con la questura alla sede denominata Athena.
  Ai componenti di un importante cosca locale sono stati contestati a vario titolo i reati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d'ufficio aggravati delle modalità mafiose, per aver esercitato un pervasivo potere di condizionamento e controllo sulle imprese del reggino impegnate nella raccolta dei rifiuti, fra le quali una società mista pubblico/privata, partecipata al 51 per cento dal comune di Reggio Calabria.Pag. 10
  A conclusione dell'indagine, il locale tribunale ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 soggetti considerati ai vertici della cosca e disposto il sequestro preventivo delle attività commerciali riconducibile alla ’ndrina e del 49 per cento del capitale sociale della municipalizzata detenuta dal socio privato, per un ammontare di oltre 32 milioni di euro.
  Quale naturale prosecuzione delle attività condotte nell'operazione Athena, la Guardia di finanza di Reggio Calabria ha avviato investigazioni di natura economico-patrimoniale nei confronti del capo della cosca, che hanno consentito alla sezione di misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria di accertarne la pericolosità sociale e di sequestrare tutto il patrimonio illecitamente accumulato negli anni per un valore complessivo di 21 milioni di euro.
  Sono queste alcune delle numerose operazioni svolte nel recente periodo dalla Guardia di finanza, che hanno riguardato i traffici illeciti di rifiuti e gli interessi della criminalità economico-finanziaria e organizzata nel settore.
  Lo spaccato che emerge è quello di una materia potenzialmente esposta a diversificate manifestazioni di illegalità, alcune riguardanti l'inosservanza delle disposizioni che reggono lo specifico comparto, molte altre concernenti la violazione di norme poste a principale presidio di diversi interessi.
  In base all'esperienza operativa del Corpo, le più gravi condotte illecite che riguardano il ciclo di rifiuti sono espressione di attività fortemente organizzate, che coinvolgono più livelli di responsabilità, fanno leva su diffusi sistemi di relazioni illecite e sono capaci di sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione dei mercati. Specularmente le attività investigative sono connotate da un significativo livello di complessità, che richiede un ampio ricorso a tutti gli strumenti investigativi previsti dal codice di procedura penale.
  L'introduzione nel testo unico del 2006 del reato di attività organizzata per traffico illecito di rifiuti, con l'attribuzione, per effetto della legge n. 136 del 2010, della relativa competenza alle direzioni distrettuali antimafia ha permesso a magistratura e polizia giudiziaria di compiere notevoli passi avanti nel contrasto alle ecomafie.
  Un più organico e completo assetto del sistema sanzionatorio, che superi alcune frammentarietà oggi rinvenibili e completi il presidio penale con fattispecie adeguate agli attuali scenari criminali che connotano il settore, potrebbe essere di supporto per un ulteriore avanzamento dell'azione di contrasto.
  In questo senso è orientato il disegno di legge A.S. 1072, che prevede l'introduzione nel Libro II del codice penale del titolo VI-bis dei delitti contro l'ambiente l'introduzione di nuove figure criminose. Fra queste segnalo, come potenzialmente molto utili per applicazioni investigative e normative particolarmente incisive, la previsione di un'aggravante del delitto di associazione per delinquere semplice di cui all'articolo 416 del codice penale, qualora questa sia diretta, anche in via non esclusiva o prevalente, a commettere un delitto ambientale.
  L'introduzione del delitto di frode ambientale è configurabile quando, per commettere un reato in materia o conseguirne l'impunibilità, si falsifichino materialmente o ideologicamente documenti o si faccia uso di documenti falsi, l'aggravamento delle pene qualora taluni reati ambientali siano commessi da pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio oppure violando i relativi doveri o abusando di qualifiche e poteri.
  Tenuto conto che l'obiettivo finale anche degli illeciti ambientali e delle altre forme di illegalità che incidono sul settore è l'arricchimento del responsabile, appare necessario puntare con maggiore decisione sull'aggressione dei proventi di questi reati, soprattutto attraverso il sequestro e la confisca patrimoniale.
  Da questa prospettiva sarebbe molto utile recepire la proposta contenuta nel disegno di legge, ove approvato, di inserire nuovi reati ambientali tra quelli elencati dall'articolo 12-sexies del decreto-legge Pag. 11n. 306 del 1992 in tema di confisca per sproporzione, per aumentare le possibilità di colpire le ricchezze accumulate da chi ha fatto degli illeciti in danno dell'ambiente la sua principale fonte di ricchezza.
  Alcune delle nuove fattispecie previste dal progetto di revisione rientrerebbero poi fra quelle che permettono di configurare la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, rendendo possibile aggredire in maniera più estesa anche il patrimonio delle società nell'interesse o a vantaggio delle quali vengano commessi i reati della specie.
  Signor Presidente, signori membri della Commissione, mi auguro di avere contribuito in maniera concreta con questo intervento alla realizzazione degli obiettivi della vostra indagine conoscitiva, delineando un quadro generale che si caratterizza per un impegno costante e continuo della Guardia di finanza a tutela della legalità anche nel settore ambientale, in un quadro di efficace collaborazione con le altre autorità competenti nel settore.
  Del resto, come credo sia emerso dall'illustrazione dei casi investigativi, i traffici e le altre condotte illecite che coinvolgono il ciclo dei rifiuti presuppongono molto spesso la predisposizione di un complesso di artifizi contabili, alterazioni di bilancio, documenti falsi, tra cui principalmente fatture per operazioni inesistenti, di fatto coincidenti con le consolidate tecniche cui ricorrono i responsabili di evasione fiscale.
  Questo permette alla Guardia di finanza di contribuire con concretezza al contrasto dei fenomeni di illegalità ambientale attraverso procedure operative da tempo sperimentate nel quadro delle indagini contro le grandi frodi fiscali e le grandi evasioni, fondate sulla stretta interazione tra investigazione di polizia giudiziaria, ricostruzione degli assetti societari, analisi delle componenti di bilancio, delle operazioni economiche e dei reali flussi finanziari a queste sottostanti.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo lei, perché la relazione è stata veramente esaustiva e ricca di spunti interessanti. Anche la parte finale ci è di molto aiuto, perché specialmente i senatori hanno in discussione in questi giorni la proposta di legge sull'introduzione dei reati ambientali nel codice, quindi ci fa piacere che abbiate rilevato alcuni punti che possono essere utili alla vostra attività.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Purtroppo poi dovrò andare, come è noto, perché alle 9.30 abbiamo i lavori d'Aula, quindi non so, presidente, se sarà opportuno organizzare un altro incontro o se invece avremo delle risposte scritte.
  Vi ringrazio molto sia come Comando generale che come Corpo, conoscendovi anche per l'attività svolta nel territorio, però gli spunti sono davvero molti ed è un peccato dover chiudere così questo incontro, quando probabilmente sarebbe stato necessario un tempo molto più lungo che non abbiamo.

  PRESIDENTE. Possiamo eventualmente riconvocare o chiedere al Generale Screpanti delle risposte per iscritto.

  LAURA PUPPATO. La ringrazio molto. Lei ha già posto in evidenza nella parte finale del suo intervento gli aspetti relativi al nuovo disegno di legge sui reati ambientali che abbiamo discusso anche ieri sera fino a tardi e che speriamo di chiudere in tempi molto rapidi.
  Poiché non è stato evidenziato, vorrei chiederle se oltre agli indiscutibili aspetti positivi che questo disegno di legge finalmente presenta nell'ambito penale e civile, vi siano difficoltà, limiti al lavoro o evidenti lacune derivanti comunque dalle leggi vigenti, considerando tra queste il disegno di legge che voi conoscete, quindi se ci siano ulteriori margini di miglioramento che possano risultare utili al vostro lavoro.Pag. 12
  Una domanda che proprio mi brucia perché il tema dei rifiuti che noi stiamo trattando ci porta a credere che ci sia stata una maggiore sensibilità ambientale e un maggior controllo da parte della stessa cittadinanza e quindi questo aumentato livello di sensibilità abbia portato a ridurre, in particolare nel corso dell'ultimo anno, la quantità di reati ascrivibili a questo settore, mentre quello che ci state dicendo è a dir poco spaventoso, perché i dati evidenziati moltiplicano in alcuni casi i reati rilevati negli anni scorsi (più 44 per cento, discariche più del doppio del 2013, più 55 interventi).
  Questi dati così alti derivano da una crescita delle denunce e quindi una minore omertà su questo settore, una minore capacità di considerarlo un problema grave che riguarda la salute umana oppure ci sono altri fattori, nel senso che questo tipo di reato è veramente in crescita ?
  Un'altra domanda e chiudo. Relativamente ai traffici con l'Africa, in particolare Ghana e Nigeria, avete citato la questione che ha coinvolto due onlus. Vorrei chiedervi se si tratti di onlus fittizie o di onlus che invece operavano anche nel settore degli aiuti umanitari, perché questo sarebbe un ulteriore elemento di grave preoccupazione. Vi ringrazio ancora.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio il generale a cui rivolgo alcune domande, di cui attenderò poi la risposta differita. In quali attività vengono più frequentemente riciclate le ingenti quantità di denaro proventi delle attività illecite ?
  Risulta che circa il 50 per cento dei RAEE dismessi vengano esportati e che anche quelli trattati in Italia, che sono circa un quarto di quelli dismessi, vengano poi fusi all'estero. Vorrei sapere se abbiate individuato illeciti nell'esportazione e conoscere la vostra valutazione anche in merito a quello che è lecito ma che può comunque creare gravi danni economici al nostro Paese.
  Per quanto riguarda gli impianti a biomassa, anche perché stiamo andando verso un proliferare incontrollato di impianti di gestione di rifiuti a biogas, vorrei sapere cosa pensa degli incentivi che sono ancora molto forti e che possono davvero distorcere il mercato incentivando la costruzione degli impianti.
  Avete trovato illeciti nel senso di prestiti per la costruzione degli impianti esagerati rispetto ai costi reali e con basso tasso di interesse ? Questo spingerebbe infatti a costruire impianti anche solo a vantaggio di alcune finanziarie che sono dietro la concessione dei prestiti.
  Quanto ritiene infine che possa costare non chiudere il ciclo dei rifiuti in Italia in termini di IVA o altre entrate, partendo dai RAEE dei quali ci lasciamo sottrarre più della metà pur essendo materie prime davvero preziose ? Secondo voi può esistere un circuito criminale, cioè una contiguità fra settori che consenta tutto questo ?
  Ha già espresso il giudizio sulla normativa e concordo pienamente. Grazie.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, vorrei dire che nella relazione è indicata una serie di indagini, alcune delle quali le abbiamo già incrociate nel corso di altri approfondimenti, per cui chiederemo alle Procure di acquisire gli atti per avere nomi e cognomi utili per il nostro lavoro.
  Vorrei sapere se, come presumo, nella vostra attività procediate anche a verifiche sulla natura delle aziende che gestiscono il ciclo dei rifiuti. Sulle utilities pubbliche ci sono state due indagini, però alcuni player privati che abbiamo verificato (4-5 molto grossi) operano ormai in Italia attraverso società più o meno partecipate, quindi vorrei sapere se abbiate fatto verifiche in tal senso e se siano in corso attività come l'operazione Gold Plastic che considero emblematica, in quanto ha permesso di evidenziare un'attività di traffico transfrontaliero fortemente organizzata, con una testa in un Paese e le braccia nell'altro.
  Mi interessava capire anche perché questa inchiesta sulle onlus nasca da Modena, se nella vostra attività di collaborazione con l'Agenzia per le dogane abbiate evidenziato rapporti più o meno regolari Pag. 13tra aziende italiane e strutture nei Paesi dell'est Europa, quali Romania, Albania, Slovenia, dove probabilmente le maglie dei controlli sono più larghe.
  Do la parola al generale Screpanti per una breve replica, rinviando eventuali integrazioni alla risposta scritta.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza. Grazie, provo a rispondere nell'ordine in cui sono state formulate le domande.
  Limiti al nostro lavoro e possibilità di miglioramento: per impostazione professionale noi ricerchiamo le tracce finanziarie di tutti gli illeciti che attenzioniamo e cerchiamo di colpire gli arricchimenti illeciti. Un problema che riguarda tutti i fenomeni di illegalità che attenzioniamo è la collaborazione internazionale. Quando si parla di traffici internazionali, e i traffici di rifiuti hanno molto di internazionale, il limite purtroppo riguarda la cooperazione internazionale di vario genere.
  Siamo anche consapevoli della difficoltà di trovare una soluzione, sul fronte della cooperazione amministrativa si stanno facendo molti passi avanti anche grazie allo stimolo del Governo (penso agli incontri in ambito OCSE e in ambito europeo per aumentare lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale, per eliminare il segreto bancario e risalire alle grandi disponibilità), però ci sono obiettivamente dei limiti, soprattutto quando si tratta di risalire agli intestatari, ai beneficiari effettivi di strutture societarie allocate in Paesi tradizionalmente non collaborativi.
  Se devo segnalare qualcosa che fa fermare le nostre indagini a livello internazionale, è questo. Sul fronte dell'aggressione patrimoniale alle ricchezze accumulate dai responsabili, il nostro sistema è ben attrezzato, la stessa legislazione di misure di prevenzione antimafia oggi si applica anche a soggetti abitualmente dediti a reati economico-finanziari e questo ci permette di aggredire.
  La legislazione interna con questi margini di miglioramento rinvenibili anche nei reati contro l'ambiente ci consente di lavorare abbastanza bene, ma oggi i grossi illeciti economico-finanziari hanno un respiro transnazionale che impatta purtroppo con queste limitazioni.
  Premesso che non sempre dai risultati dell'azione di contrasto si riesce a trarre indicazioni certe sull'andamento dei fenomeni illegali, credo che sia da attribuire a due fattori, da un lato a una maggiore sensibilità della cittadinanza anche stanca di certe situazioni (vengo da una recente esperienza operativa sul territorio condotta fino a giugno come comandante provinciale di Palermo, dove la situazione della città e della provincia spinge i cittadini a fare le denunce e quindi ad aumentare il controllo sul territorio), dall'altro alle forme di collaborazione istituzionale cui ho accennato, che negli ultimi anni ci hanno reso più presenti sul territorio, sulle coste, lungo il mare quindi a individuare anche fenomeni di violazione ambientale proprio sul territorio.
  Per quanto riguarda le truffe sulle onlus, nel caso specifico si trattava di onlus utilizzate in questo modo. Purtroppo il problema degli enti non commerciali, delle onlus e dell'uso strumentale o fraudolento è di vario tipo: ce ne sono alcune fittizie, altre vere che vengono utilizzate per finalità strumentali. Anche questo settore è all'attenzione perché nella sua complessiva positività emergono purtroppo casi di illegalità.

  LAURA PUPPATO. È molto importante questo aspetto, che non a caso aveva citato anche il presidente, perché, come lei sa, le onlus sono affidatarie anche di contributi nazionali, quindi è nota alla competente autorità ministeriale la vostra segnalazione rispetto alle onlus fittizie, che svolgono attività non conseguenti alla loro mansione ?

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza. Assolutamente sì, sono segnalazioni automatiche, non può essere altrimenti, ove ci siano finanziamenti sono revocati o comunque non concessi.Pag. 14
  In quale attività vengano riciclati i proventi: se dobbiamo guardare alle statistiche generali che riguardano i nostri sequestri di patrimoni e disponibilità finanziarie derivanti da attività lecite in genere, quindi non solo di rifiuti, molto affluisce in patrimoni personali, quindi in disponibilità immobiliari, disponibilità finanziarie, altre per sostenere attività economiche di vario genere. Non credo di poter segnalare un settore privilegiato rispetto ad altri nell'investimento di questi denari.
  Se abbiamo indagini sui contributi (se non ho capito male la domanda) nel settore degli impianti di biomasse e biogas, credo che qualcosa esista, ma non sono al corrente dei dettagli, anche perché sulle indagini in corso noi stessi a livello centrale non abbiamo una conoscenza completa. Mi è sfuggita una domanda ...

  ALBERTO ZOLEZZI. Se vi risultino indagini sul ciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, che è un filone complesso, in cui anche in maniera lecita viene esportata oltre la metà di questi rifiuti, che in realtà poi sono una grossa ricchezza perché contengono addirittura metalli preziosi oltre al rame, se vi sia qualche percezione oltre alla parte lecita (anche se poi è una distorsione del sistema), se vi siano indagini anche su illeciti in questo settore.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza. Sicuramente ci sono stati dei sequestri nelle strutture doganali, però al momento non sono in condizioni di dirvi se ci siano mirate attività investigative su questo fronte. Registro la sua sollecitazione e verifico con ulteriori approfondimenti.
  A questo proposito, signor presidente, ho allegato un fascicolo che contiene qualche dettaglio delle operazioni che ho citato, qualche dato più specifico e, a proposito della domanda posta poc'anzi, c’è anche un'elencazione più dettagliata delle tipologie dei generi sequestrati, che può dare maggior contezza.

  ALBERTO ZOLEZZI. Se riuscite a conteggiare a grandi linee il costo in termini di IVA di questa mancata chiusura del ciclo dei rifiuti in Italia, a mandarci una documentazione su questo, perché sarebbe di stimolo anche a migliorare la normativa, perché l'esportazione di rifiuti in maniera lecita o illecita è comunque un danno per il nostro Stato dal punto di vista erariale e finanziario.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza. È un approfondimento interessante ma abbastanza complesso, quindi vorrei avere la possibilità di ragionarci, ne abbiamo preso nota e sarà mia cura provvedere a rispondervi.
  Vengo alle sue domande, presidente. Verifica della natura delle aziende del ciclo dei rifiuti...

  PRESIDENTE. Forse nella domanda non sono stato preciso, ma le chiedevo questo perché abbiamo colto che tante di queste aziende hanno anche altre imprese partecipate che si occupano di altre attività, quindi l'illecito ambientale diventa una specie di reato spia, perché in realtà l'attività criminogena è molto più estesa.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza. Effettivamente, come ho accennato in conclusione, tutte le grosse indagini che abbiamo svolto toccando il mondo dei rifiuti hanno fatto emergere realtà criminali o illegali molto organizzate, cioè le organizzazioni responsabili di questi illeciti spesso si sono rese responsabili anche di altre tipologie di illeciti, in quanto è un'attività illegale che si presta ad essere sviluppata contestualmente ad altre forme di illegalità nel campo fiscale e finanziario.
  Sul traffico transfrontaliero di rifiuti credo di poter dire che ci sono altre attività, anche perché è inevitabile per noi svolgere indagini in questo settore essendo presenti negli spazi doganali. Svolgendo sequestri unitamente all'Agenzia delle dogane spesso ci troviamo a dover approfondire Pag. 15certe situazioni e capita spesso che dal semplice sequestro estemporaneo si passi ad azionare un'attività investigativa molto più ampia.

  PRESIDENTE. Le avevo chiesto anche se abbiate notizie di traffici con i Paesi dell'est Europa.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto-Operazioni del Comando Generale della Guardia di finanza. Anche su questo, che può essere uno spaccato interessante, potrei fornirle maggiori indicazioni in seguito, signor presidente, nella stessa occasione in cui risponderò alla sollecitazione sulla mancata chiusura del ciclo dei rifiuti. Su questi due argomenti rinviamo a un focus specifico in seguito.

  PRESIDENTE. Benissimo. Noi la ringraziamo per lo spaccato che ci ha dato. La ringrazio e sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 9.35, riprende alle 14.25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE STEFANO VIGNAROLI

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Sindaco di Bologna, dottor Virginio Merola.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sindaco di Bologna, dottor Virginio Merola, che ringrazio per la presenza. L'audizione odierna è volta ad approfondire la vicenda relativa alla presunta presenza di scorie tossiche nel terreno sottostante la sede di Hera a Bologna.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Prima di cedere la parola al dottor Merola, avverto che purtroppo i voti alla Camera sono appena conclusi e che alle 14.25 è necessario sospendere la seduta perché inizieranno le votazioni al Senato. Ci scusiamo ma bisognerà rinviare l'audizione.
  Cedo dunque la parola al dottor Virginio Merola.

  VIRGINIO MEROLA, Sindaco di Bologna. Comprendo la situazione per cui mi permetto di consegnarvi una nota sulla bonifica del sito Hera che abbiamo preparato e che avrei letto a grandi passi. È una nota molto dettagliata, in particolare richiamo la vostra attenzione sulle considerazioni di sintesi a pag. 8 e le conclusioni. Mi auguro che ci sia un'occasione migliore.

  PRESIDENTE. La ringrazio e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.30.