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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 77 di Giovedì 15 gennaio 2015

INDICE

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Giovanni Salvi:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Salvi Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 3 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Salvi Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Giarrusso Mario Michele  ... 7 
Salvi Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 8 
Torrisi Salvatore  ... 8 
Salvi Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Lumia Giuseppe  ... 9 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 9 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Salvi Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 9 
Lumia Giuseppe  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Mattiello Davide (PD)  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Salvi Giovanni , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta inizia alle 14.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Giovanni Salvi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno prevede l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Giovanni Salvi, accompagnato dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Raffaella Agata Vinciguerra.
  L'audizione ha per oggetto un aggiornamento sulla situazione della criminalità organizzata nel distretto di Catania, dove peraltro la Commissione si è recata in missione lo scorso 24 marzo 2014.
  Quello di Catania è un distretto giudiziario con particolare rilevanza per l'attività della Commissione e comprende anche le province di Siracusa e Ragusa.
  Segnalo, tra l'altro, che è pervenuta una lettera da parte del sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, sull'omicidio di un esponente della ’ndrangheta avvenuto lo scorso 14 dicembre in pieno centro cittadino. Nella lettera il sindaco chiede che la nostra Commissione si rechi in quella città. Segnalo, inoltre, che nel distretto giudiziario di Catania rientra anche il CARA di Mineo, di cui si è parlato nell'ambito dell'inchiesta «mafia capitale».
  Ricordo, inoltre, che il procuratore potrà darci un contributo per il lavoro che viene condotto in particolare dal vicepresidente nel Comitato «mafia, giornalisti e informazione» per quanto riguarda il caso Ciancio.
  C’è, infine, anche la vicenda che ha riguardato Aldo Ercolano, a cui è stato revocato il 41-bis.
  Ringrazio il procuratore Salvi e la dottoressa Vinciguerra della presenza. Purtroppo abbiamo tempi un po’ ristretti, per la concomitanza dei lavori d'Aula. Chiederei, dunque, al procuratore di svolgere l'introduzione. Qualcuno suggeriva di rinviare le domande a un'altra fase, sempre contando sulla disponibilità del procuratore Salvi e della dottoressa Vinciguerra.
  L'audizione si svolge in forma libera, però, data la delicatezza di alcuni argomenti, quando il procuratore ce lo chiederà, passeremo in seduta segreta.
  Do la parola al procuratore Salvi.

  GIOVANNI SALVI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Grazie, presidente. Innanzitutto mi devo scusare per il ritardo. Non è mia abitudine, ma purtroppo abbiamo un momento particolarmente impegnativo a Catania, quindi non mi era possibile partire prima di questa mattina, e l'aereo ha avuto i soliti ritardi. Sono molto contento di questa occasione perché la situazione del distretto catanese a volte appare meno grave di quella che è effettivamente. Questo dipende anche dalla capacità delle forze dell'ordine di essere molto presenti sul territorio. Il caso di Vittoria è un esempio di questo. In realtà, posso dire che vi è un'ottima collaborazione con la DDA di Reggio Calabria, ma noi monitoravamo già quella situazione, quindi siamo in grado di avere un quadro molto preciso della stessa, sulla quale stiamo ancora lavorando.Pag. 4
  Vi sono stati in questi mesi e vi sono ancora delle situazioni di forte tensione, che vanno dall'area di Biancavilla e Paternò, dove i nostri interventi hanno evitato degli omicidi che erano, in un caso, addirittura nella fase esecutiva. Abbiamo potuto ascoltare la fase immediatamente preparatoria, il fatto che le armi venivano prese dai nascondigli, provate, e poi gli accordi per andare ad uccidere il capo di un'organizzazione rivale. Quindi, abbiamo potuto eseguire degli arresti in flagranza e contemporaneamente dei fermi, ma questo è un fatto che stiamo ormai considerando quasi abituale.
  Non sempre siamo riusciti come nel caso di Vittoria, e non sempre riusciremo in futuro. In un caso, per esempio, abbiamo potuto ascoltare in diretta, tramite le ambientali che avevamo sull'autovettura, l'esecuzione di un attentato, quindi immediatamente dopo abbiamo potuto arrestare le persone che lo avevano condotto, ma non abbiamo potuto impedirlo.
  La situazione, da questo punto di vista, anche semplicemente militare, è una situazione che noi teniamo sotto controllo, ma che non deve essere sottovalutata per il fatto che noi fino a questo momento siamo riusciti a tenerla sotto controllo.
  Basti considerare che a Librino è stato recentemente sequestrato uno dei più potenti arsenali nella storia recente delle organizzazioni criminali: vi erano vari kalashnikov, varie mitragliette di immediata portabilità, una ventina di pistole nuove di zecca e alcuni fucili a pompa. Questo per il quadro militare.
  Altrettanto significativo è il quadro della difficoltà del nostro approccio agli aspetti non militari delle organizzazioni criminali catanesi. Io credo che Catania in qualche maniera possa dirsi un luogo dove si è sperimentato in passato quello che poi oggi vediamo diffondersi anche altrove, cioè un legame tra alcuni settori dell'imprenditoria e alcuni settori della politica e organizzazioni criminali, nelle quali il rapporto è diverso rispetto a quello che conosciamo, per esempio, a Palermo.
  Ciò pone al primo posto la possibilità di intervenire non solo con gli strumenti del contrasto alla criminalità comune organizzata, ma anche per i reati in materia di corruzione, reati contro l'economia. Abbiamo, quindi, molto rafforzato il gruppo dei reati contro l'economia, ottenendo degli ottimi risultati che io spero si potranno consolidare.
  Non voglio impiegare molto tempo con questa introduzione perché immagino che voi vogliate sapere alcune cose precise. Quindi, passo subito a illustrare i tre punti (anzi quattro, considerando anche Vittoria) che mi avete sottoposto.
  Io sono disponibile a tornare in qualunque momento con la collega per approfondire o per rispondere alle vostre domande. Partiamo da Vittoria, che è la situazione più semplice. Come voi sapete, due persone che vengono indicate come gli esecutori materiali si sono consegnate in Calabria immediatamente dopo il fatto. Noi avevamo una serie di indagini che riguardavano il traffico di stupefacenti con collegamento con la Calabria e quindi abbiamo potuto seguire alcune fasi precedenti di contatti tra questo gruppo criminale calabrese e soggetti di Vittoria.
  Quindi, la situazione è ora abbastanza ben conosciuta nell'ambito di questo procedimento. Stiamo valutando se le ragioni di questo attentato, che effettivamente sembra doversi ricondurre a questi soggetti, siano quelle riferite e in che termini esatti ciò avverrà.
  Vittoria è comunque da tempo molto esposta agli aspetti di criminalità organizzata. Vi è, però, anche da questo punto di vista, soprattutto sul traffico di stupefacenti, un buon lavoro che è eseguito dalla squadra mobile, in collegamento con la nostra DDA. Credo che anche da quel punto di vista potremo avere dei buoni risultati.
  Comunque, la situazione di Vittoria è – nei limiti che ho detto, che riguardano tutto il distretto – ben conosciuta. Sapete anche che su Vittoria vi è stato un impegno particolarmente forte del mio ufficio, negli anni passati, e abbiamo portato a soluzione una serie di reati degli anni passati, lontani nel tempo, ma molto significativi, che ci hanno consentito Pag. 5anche di individuare responsabilità molto elevate per una serie di delitti consumati non solo a Vittoria, ma collegati a questi nelle aree dell'ennese, Niscemi. Quindi, un quadro che ha consentito di dare dei colpi molto duri a quell'area della criminalità, individuando anche un soggetto, Giugno, che era stato sindaco, di particolare rilievo.
  Su Vittoria spero che potremo in breve dare delle risposte complete, anche per quanto riguarda quest'ultimo omicidio. Il nostro impegno è molto elevato.
  La situazione di Ercolano Aldo risente un po’ di quella sottovalutazione dell'ambiente criminale catanese di cui ho parlato. Non che noi siamo attenti ai profili di stampa, però non possiamo non notare che molte volte vi è una sottovalutazione che si riflette anche nel clima generale della significatività di alcune organizzazioni che operano a Catania.
  Ecco, Ercolano forse risente un po’ di questo: mentre, quando si parla di alcuni nomi famosi di cosa nostra palermitana, scattano immediatamente degli anticorpi, questo non avviene per soggetti catanesi.
  Vi faccio un esempio. Quando sono arrivato a Catania ho potuto rilevare che Maurizio Zuccaro, esponente di altissimo rilievo di cosa nostra e legato alla famiglia di sangue dei Santapaola, da dieci anni, benché condannato all'ergastolo, era agli arresti domiciliari nella sua villa con piscina a Catania, e questo perché veniva ritenuto incompatibile con le condizioni di detenzione.
  Abbiamo fatto un lavoro molto intenso e difficile. Siamo stati anche costretti a monitorare con delle videocamere la vita di questo signore. Ebbene, abbiamo potuto verificare che, contrariamente a quello che tutti i periti ci avevano detto, si toglieva il sangue subito prima delle visite. Anche quand'era in carcere – anche quando noi, a seguito dell'individuazione dello Zuccaro come mandante di un grave omicidio (omicidio Ilardo), abbiamo ripristinato la custodia cautelare in carcere – è riuscito a ottenere aghi e tubi per presentarsi alle visite dei periti in condizioni di gravissima anemia, e quindi ottenere la scarcerazione.
  Nel momento in cui abbiamo filmato ciò che ci veniva detto da tutti essere impossibile, abbiamo potuto ottenere il ripristino della custodia in carcere di un capo di cosa nostra.
  Purtroppo, non riusciamo a ottenere che questi elementi vengano valutati anche come attualità dei legami del detenuto con cosa nostra, perché stia al 41-bis, visto che qualcuno gli ha dato anche in carcere aghi e lacci emostatici e tubi per presentarsi ai periti in condizioni difficili. Ve lo dico perché mi pare un caso emblematico.
  Quello di Ercolano è un problema che va al di là delle singole cose. Su Ercolano vi è un grande impegno della procura e credo che abbiamo ottenuto dei buoni risultati in questi anni. Ercolano Aldo è all'ergastolo per l'omicidio di Fava e per altri reati. Abbiamo chiesto e ottenuto il 41-bis in qualità di capo, insieme a Santapaola, dell'organizzazione della famiglia Ercolano-Santapaola di cosa nostra.
  Questa decisione, accolta dal tribunale di sorveglianza di Roma, è stata cassata dalla Cassazione, quindi noi abbiamo riproposto con nuovi elementi, e questa volta però non abbiamo ottenuto il risultato positivo da parte del tribunale del riesame. Credo che in questo vi sia stata anche – voglio dirlo con franchezza, perché è giusto che si rappresenti l'iter effettivo delle situazioni – la ragione che noi forse nella nostra richiesta siamo stati troppo attenti a rappresentare in senso garantistico gli elementi che noi avevamo. Noi, ritenendo che vi fosse una differenza tra gli elementi di prova per la condanna e gli elementi necessari per il 41-bis, abbiamo segnalato una serie di nuovi elementi che vengono da attività di indagine e dichiarazioni di collaboranti, segnalando però anche che ritenevamo che quegli elementi portati all'attenzione del tribunale di sorveglianza non fossero ancora idonei a sostenere l'accusa nel giudizio per quegli omicidi.
  Il tribunale di sorveglianza ha quindi osservato che noi avevamo ritenuto che Pag. 6quegli elementi non fossero certi. Noi non avevamo sostenuto questo; avevamo sostenuto che quegli elementi erano certi, perché noi ritenevamo il collaboratore attendibile, ma non sufficienti per la condanna per quegli specifici reati.
  Noi abbiamo altri collaboranti, come è noto, perché abbiamo fatto, appena pochi giorni fa, alcuni fermi. Speriamo di poter ripresentare la richiesta, se questo sarà il caso. Abbiamo due grossi collaboratori, Seminara e Fabrizio Nizza, dell'area cosa nostra. Quindi, io mi auguro che si possa rappresentare una situazione più completa, non solo per il 41-bis, ma anche più in generale.
  Noi stiamo lavorando con molto impegno in questa direzione. Tra l'altro, stiamo parlando anche dell'omicidio di Angelo Santapaola, uno degli omicidi più significativi nella storia di cosa nostra catanese.
  Vengo al discorso del CARA di Mineo, l'altro punto che mi avete chiesto di valutare. Premetto che noi abbiamo avuto, negli ultimi due anni, una situazione veramente drammatica nel distretto di Catania. Citerò a memoria alcuni dati, quindi posso sbagliare, ma in sostanza sono quelli.
  Nel 2012 in tutta Italia vi è stato un ingresso via mare di immigrati di circa 30 mila persone. Nel 2013 sono diventate oltre 50 mila. Nel 2014 sono diventate oltre 150 mila. Di queste, oltre 90 mila sono entrate nel solo distretto di Catania. Quindi, quasi due terzi dell'intera immigrazione via mare in Italia è entrata nel distretto di Catania.
  Noi, quindi, ci siamo concentrati, come ufficio, con le nostre risorse non infinite, sul contrasto del crimine organizzato che vi è dietro questo traffico e abbiamo ottenuto dei risultati che ci sono stati riconosciuti come brillanti. Il mio ufficio è stato invitato a rappresentare questi risultati della riunione dei procuratori generali europei che si è tenuta all'Aja a dicembre, come esempio di eccellenza in questo lavoro.
  Abbiamo ottenuto tre misure cautelari, eseguite in Egitto, per quelli che riteniamo essere i capi delle due principali organizzazioni criminali. Quindi, non stiamo parlando degli scafisti, non stiamo parlando dei comandanti delle navi, ma stiamo parlando degli organizzatori del traffico, come tali individuati anche dall'Egitto.
  Ci siamo concentrati molto su questo e abbiamo compreso che vi era una grave emergenza nella gestione non solo del CARA ma anche di altri esempi.
  Abbiamo un'indagine, di cui adesso parleremo in segreta, che è da tempo in piedi, che ha vari profili anche di collegamento con l'indagine romana. Voglio dire in seduta pubblica che abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione con la procura di Roma, con uno scambio molto proficuo di informazioni e di atti.
  La collega Vinciguerra è il magistrato, insieme ad altri – c’è un pool di lavoro misto, tra distrettuale e ordinaria, perché appunto vi sono reati di vario genere – in stretto contatto con i colleghi Giuseppe Cascini e Paolo Ielo, oltre che naturalmente con il procuratore della Repubblica Pignatone, e io confido che anche da questo punto di vista avremo dei risultati.
  Chiedo di passare in seduta segreta.

  PRESIDENTE. Propongo di procedere in seduta segreta.
  (Così rimane stabilito. La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  GIOVANNI SALVI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Ho notizie in parte già pubbliche e in parte lo saranno presto.
  Voi sapete che l'editore Mario Ciancio Sanfilippo è sottoposto a indagini da molto tempo per il reato di concorso esterno nell'associazione cosa nostra.
  Qualche tempo fa, nel 2012, fu fatta richiesta di archiviazione, da me sottoscritta, per questo reato, essendo anche scaduti i termini per le indagini preliminari. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la camera di consiglio e ha ordinato nuove indagini.
  Noi abbiamo fatto queste indagini e molte altre, chiedendo una serie di proroghe Pag. 7per il compimento di questi atti. Contemporaneamente, però, abbiamo avviato alcune indagini che sono scaturite da questi accertamenti e dal complesso delle attività che abbiamo svolto, che ci hanno consentito di individuare in Svizzera conti correnti con importi molto rilevanti, che non erano stati dichiarati al fisco e che non erano stati nemmeno dichiarati nello scudo fiscale di cui si era avvalso l'imprenditore in passato.
  Abbiamo quindi contestato, con invito a comparire, al dottor Ciancio queste violazioni, sia sotto il profilo dell'ipotesi di lavoro del riciclaggio, per cercare di comprendere da dove provengono queste somme di denaro, sia dal punto di vista della disponibilità all'estero di alcune decine di milioni di euro non dichiarati al fisco, né come origine né per gli accrescimenti che anno per anno ci sono stati.
  Su questo, purtroppo, abbiamo avuto una seria e netta diversità di vedute con l'agenzia delle entrate. Nonostante la nostra precisa comunicazione che queste somme di denaro non sono state dichiarate dal dottor Ciancio, ma sono state da noi scoperte e contestate all'indagato con invito a comparire e con una specifica contestazione, con un'iniziale negazione anche del fatto che queste somme fossero effettivamente all'estero, ciò nonostante l'agenzia delle entrate ha ammesso Ciancio allo scudo fiscale nuovo.
  Noi ora valuteremo il complesso di questa situazione. Dico con molta chiarezza che questa vicenda, anche se la nuova formulazione prevede come reato, al contrario del passato, il fatto che non vi sia una completa dichiarazione delle somme possedute all'estero, però questa mancanza per il passato ci indica che noi ci troviamo di fronte a una sorta di supermercato dell'impunità. In altre parole, chi vuole denunzia la parte di somme detenute all'estero per le quali ha interesse a sanare i conti con lo Stato, ma non lo fa per il resto. Quindi, noi valuteremo quanto incida sulla nostra possibilità di andare avanti sui reati che abbiamo contestato nonostante vi sia lo scudo fiscale.
  La seconda questione sulla quale abbiamo aperto un altro procedimento penale, che non è strettamente correlato a quello per i reati associativi, ma che è comunque significativo, riguarda un'operazione molto importante di cessione di diritti televisivi che, a nostro parere, è simulata e finalizzata a evadere, con lo strumento dell'elusione, la normativa fiscale.
  Per questa ragione, noi abbiamo ritenuto di disattendere la decisione, cosa che possiamo fare, del tribunale tributario, che aveva invece ritenuto non sussistente questa ipotesi, e abbiamo chiesto il rinvio a giudizio. Ora si svolge l'udienza preliminare per quest'altra vicenda che riteniamo significativa.
  Possiamo tornare così al discorso certamente più rilevante. In questi giorni, stiamo completando l'esame del complesso di questa situazione. Non vi posso anticipare nulla perché non è corretto che questo venga fatto, però nello spazio di breve tempo anche il procedimento relativo al concorso esterno per l'associazione cosa nostra verrà definito. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, procuratore. Se vogliamo approfittarne per fare qualche domanda e il procuratore risponderà la prossima volta, valutate voi.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Intendo ricollegarmi al discorso ampio e articolato che è stato fatto sulla gestione dell'immigrazione. Cito la questione del CPT di Pozzallo, dove ci risulta essere presente un'impresa dei fratelli Scozzari di Castelvetrano, già sotto indagine nel nord Italia. Voci parlano addirittura di interessamento di soggetti pericolosissimi della mafia, che per la prima volta addirittura sarebbero stati avvistati nelle province a cavallo fra Ragusa e Siracusa: parliamo di Matteo Messina Denaro.
  L'altra questione molto seria riguarda la discarica di Motta. Anche lì ci sono stati movimenti che hanno riguardato la proprietà e altre cose. Possiamo avere qualche notizia ?

Pag. 8

  GIOVANNI SALVI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Mi riservo di rispondere in maniera più puntuale in un prossimo incontro.

  SALVATORE TORRISI. Esprimo apprezzamento per l'intervento del procuratore Salvi.
  La mia domanda riguarda specificamente uno dei settori che, a mio giudizio, in Sicilia è diventato di forte interesse per la criminalità organizzata. Tra l'altro, proprio in provincia di Catania, soprattutto nella zona che lei citava tra Paternò e Adrano, vi sono state delle iniziative di intimidazioni vere e proprie nei confronti dei sindaci di quei territori in relazione al servizio di smaltimento dei rifiuti.
  Questo, secondo me, anche per le notizie che abbiamo raccolto in sede di audizioni e di missioni svolte dalla Commissione in altri territori della Sicilia, è uno dei settori oggetto di particolare attenzione da parte della criminalità organizzata, dove probabilmente si realizza anche il contatto tra amministratori, politica, imprenditori e criminalità organizzata.
  A me sembra che su questo tipo di attività si debbano accendere fortemente i riflettori. A seguito delle intimidazioni che hanno subìto alcuni sindaci di quel territorio – penso al sindaco di Adrano, di Biancavilla – anche su mia iniziativa sono stati promossi in prefettura degli incontri tra i sindaci. In quella sede, essi hanno detto chiaramente che ritengono che questo tipo di intimidazione si verifichi perché hanno tentato di porre una serie di regolamentazioni nel servizio di smaltimento rifiuti, sia rispetto al sistema delle gare (probabilmente nel passato non si facevano gare) sia rispetto al personale, laddove c’è un tentativo della criminalità organizzata di inserirsi soprattutto attraverso l'imposizione del personale. Forse anche i costi di questo servizio risultano particolarmente ingigantiti dal fatto che si è gonfiato il personale di queste ditte, poiché una parte dello stesso viene retribuita ma non svolge una vera e propria attività lavorativa. Grazie.

  GIOVANNI SALVI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Grazie a lei, onorevole Torrisi, anche per le parole di apprezzamento.
  Proprio in questi giorni abbiamo dato conto molto dettagliato alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti delle moltissime indagini che abbiamo fatto, con esiti molto positivi.
  Per quello che riguarda il territorio che lei indica, sono a conoscenza di questa situazione e ci sono anche altri aspetti. Per esempio, alcuni sindaci hanno segnalato la possibilità che queste intimidazioni siano legate anche alle demolizioni di immobili abusivi che abbiamo finalmente iniziato a fare sistematicamente, che hanno richiesto in un caso l'intervento del battaglione mobile e in altro caso l'intervento molto significativo dei carabinieri. Quindi, è un settore sul quale c’è una totale attenzione.
  Per esempio, nella zona che lei cita, anche se è più verso Giarre e Fiumefreddo, c’è stata un'indagine a mio parere importantissima, molto significativa, sui collegamenti dell'Aimeri Ambiente, una grossa impresa del nord, che aveva assunto come suo dirigente, in particolare al settore del personale, il capo di un'organizzazione criminale.
  Noi abbiamo avuto anche su questo una visione in parte diversa rispetto a quella del giudice per le indagini preliminari, circa la sussistenza dell'aggravante dell'articolo 7, cioè reati aggravati dalla finalità o dal metodo mafioso. Spero che nel grado di giudizio successivo riusciremo a dimostrare le nostre ragioni. Abbiamo anche chiesto non il sequestro della Aimeri Ambiente, ma l'amministrazione controllata del ramo d'azienda, come è possibile e come a mio parere sarebbe doveroso, visto che vi è questa situazione molto grave, che si collega poi a una serie di minacce che sono state fatte a dipendenti che non avevano evidentemente mantenuto il profilo omertoso di altri e alla distruzione dei mezzi del Consorzio ATO che faceva riferimento ad Aimeri Ambiente.
  Quindi, siamo perfettamente consapevoli che il settore del traffico dei rifiuti, Pag. 9anche nel nostro distretto, è uno dei punti centrali sia dell'infiltrazione sia dei possibili legami illegali tra l'imprenditoria e l'amministrazione.
  Ho dimenticato di dire che abbiamo anche un importante procedimento che riguarda i centri di accoglienza per minori stranieri non accompagnati, che è un'altra emergenza sia dal punto di vista dei minori, sia dal punto di vista delle illegalità che si commettono approfittando di questa situazione di emergenza.

  PRESIDENTE. Propongo di procedere in seduta segreta.
  (Così rimane stabilito. La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Io suggerirei, se posso permettermi, di aggiungere domande alle quali il procuratore darà risposta successivamente, piuttosto che pretendere una risposta oggi. Grazie.

  GIUSEPPE LUMIA. Chiedo, per la prossima volta, se il procuratore può approfondire meglio la situazione di Vittoria, con riferimento a tre questioni.
  La prima riguarda il mercato ortofrutticolo di Vittoria. Mi risulta che ci siano molti esponenti della criminalità, anche a fine pena o indagati per 416-bis (ho un elenco sterminato), che lavorano dentro il mercato ortofrutticolo di Vittoria, comprese attività di imballaggio, di trasporti e via dicendo.
  La seconda questione è la presenza sul territorio di un ex boss di primo piano, Carbonaro. Non so se definirlo «ex» oppure se, nonostante la qualifica di collaboratore, è di nuovo in piena attività. Vorrei che su questo il procuratore fornisse qualche ulteriore precisazione.
  La terza questione – le chiedo di fornirci spiegazioni la prossima volta – che riguarda Vittoria è la stranezza di due persone che uccidono e immediatamente si consegnano. È un episodio che suscita curiosità, ma in ordine a questa presenza di calabresi.
  Vorrei, inoltre, che ci spiegasse la presenza di cosa nostra a Scicli, il rapporto con la pubblica amministrazione, le denunce e i rischi che sta correndo il giornalista Borrometi.
  Sulla vicenda Ercolano, le chiedo di parlarci meglio, la prossima volta, di Angelo Ercolano, di Sud Trasporti, su cui lei già in passato ha riferito, e della stranezza che ha potuto notare non solo del 41-bis (su cui ha riferito) ma anche dell'Ercolano inserito nella white list della prefettura, come più volte fatto notare, insieme con il Basilotta. Anche questo è un caso che mi ha molto impressionato.
  Infine, mi preme chiederle se può darci notizie sull'operazione «fiori bianchi», dove sono venuti fuori boss di lignaggio storico, come Cannizzaro Giorgio della famiglia Santapaola, e i settori delle logge massoniche deviate. Anche questo tema penso possa essere oggetto di attenzione della Commissione antimafia.

  ANGELO ATTAGUILE. Ringrazio il procuratore per la chiara e puntuale relazione. Avendo ascoltato che esiste una gestione di appalti numerosi e interessanti, specialmente con il consorzio che si era formato nel Calatino, vorrei chiedere se oltre a questi enormi guadagni c'era anche uno scambio di voti.
  Risultano, almeno da quello che si legge anche sui giornali nazionali, appalti per centinaia di milioni ed esponenti di partiti alle europee hanno preso addirittura il 39 per cento. Quindi, chiedo se c’è associazione o semplice scambio di voti.

  CLAUDIO FAVA. Signor presidente, solo una precisazione. Chiedo se corrisponde a verità che il presidente della sezione tributaria che si è pronunciata in favore di Mario Ciancio sia l'ex procuratore generale Tinebra.

  PRESIDENTE. Colleghi, non so al Senato, ma la seduta alla Camera è stata sospesa, quindi, c’è ancora un po’ di tempo.

  GIOVANNI SALVI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. Pag. 10Posso rispondere che presidente della sezione tributaria era – forse lo è ancora – il procuratore generale Tinebra, ma non il presidente del collegio, che è invece il dottor Impallomeni.

  GIUSEPPE LUMIA. Ho dimenticato di chiedere se, avendo parlato di Zuccaro, poi ci potrà aggiornare sulla vicenda – storica, ma importante per la trattativa – Ilardo.

  PRESIDENTE. Dopo approfitto anch'io, naturalmente.

  DAVIDE MATTIELLO. Ringrazio la procura qui rappresentata.
  Dottor Salvi, vorrei che la prossima volta ci aiutasse a capire, per quello che è stato fin qui il vostro lavoro, le vostre indagini, il profilo di Amedeo Matacena, nella misura in cui la vicenda legata ad Amedeo Matacena e alla sua famiglia, in particolare a suo padre, siano entrate nel raggio di azione e di comprensione del vostro lavoro, soprattutto per quanto riguarda gli affari di quest'ultimo con il vostro territorio. Grazie.

  PRESIDENTE. Vorrei aggiungere alcune considerazioni.
  Se ci rivediamo, gradiremmo un aggiornamento su tutto il tema delle misure di prevenzione, di alcune aziende confiscate e particolari problemi di alcune di cui ci sfuggono i nomi (come la Riela e altre). Noi continuiamo a essere sollecitati e non troviamo una grande interlocuzione nell'agenzia, quindi vi chiediamo di aiutarci, anche per il lavoro che possiamo fare noi per sbloccare le situazioni.
  Riguardo all'omicidio di Vittoria, da una storia che mi è stata ricostruita, difficile da ricordare se non la si rilegge tutta, proprio partendo dalla stranezza che veniva sottolineata anche dal senatore Lumia, potremmo trovarci di fronte a un altro drammatico episodio che riapre la faida tra Priolo, Molè, per questo intreccio tra cosa nostra e ’ndrangheta. È tutto abbastanza singolare: la vittima, il modo con il quale tutto si è svolto e il fatto che ci sia stata una sorta di confessione immediata da parte di chi sembra essere un esecutore materiale fuori dai soliti contesti.
  Tra le altre questioni che intendo sollevare anche io ci sono l'operazione Caronte e il caso Matacena.
  Inoltre, vorrei porre una domanda. In tutti i nuovi aspetti che riguardano le indagini a carico di Ciancio, l'aggravante dell'articolo 7 lo prevedete in questa ultima...

  GIOVANNI SALVI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania. A questo posso rispondere subito. La risposta è no, perché c’è il reato per il 110 e 416-bis, cioè concorso esterno, che riguarda il procedimento che è in corso di valutazione e di definizione; poi ci sono questi due reati per i quali non sono emersi elementi tali da far ritenere che vi sia una possibilità di contestare l'aggravante dell'articolo 7. Mi riferisco ai due reati in materia tributaria.
  Vi è poi il procedimento per il 648-bis, ed è ancora in corso perché si tratta di capire l'origine di quei – non vorrei dire una cifra inesatta – 48 milioni di euro circa che sono stati individuati in Svizzera. A questo riguardo continuano le indagini per capire come si è formato questo capitale.
  È una questione estremamente complessa, perché riguarda anche altri paesi, trasferimenti da un conto all'altro. Quindi, stiamo ancora lavorando.

  PRESIDENTE. Ci sono altre due questioni. Tra le sollecitazioni che ci vengono in merito ai vari settori, insieme a quello dei rifiuti c’è anche quello degli aeroporti.
  Abbiamo assistito insieme al ricordo di Pippo Fava, laddove il vicepresidente ha fatto una sottolineatura sulla quale a me piacerebbe interloquire con lei, e credo che interessi anche alla Commissione. In effetti, rispetto alle altre organizzazioni mafiose, ciò che colpisce di Catania è che da molti anni i nomi sono gli stessi, le famiglie sono le stesse. Mentre, soprattutto a Palermo, c’è stata una rottura tra le varie cosche, le varie famiglie, i nomi a Catania sono sempre due. Come mai ?Pag. 11
  Nonostante l'ottimo lavoro che state facendo e che è stato fatto – o che probabilmente non è stato fatto, laddove per un periodo si è negata questa cosa – è però abbastanza singolare che su Catania insistano questi due cognomi, ormai da molti anni. È una situazione più vicina a quella calabrese, da questo punto di vista, per una continuità che esiste in alcune zone e in alcune famiglie. Su questo ci piacerebbe interloquire. L'ho considerata un'osservazione che corrisponde alla realtà, quindi vorrei capire le ragioni per cui si è verificato questo.
  Ringrazio il procuratore e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.