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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Giovedì 5 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

Audizione, nell'ambito nell'ambito dell'esame della proposta di legge C. 2607  Braga recante «Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale e coordinamento della protezione civile», del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Delrio Graziano , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 3 
Realacci Ermete , Presidente ... 6 
Borghi Enrico (PD)  ... 7 
Realacci Ermete , Presidente ... 7 
Dallai Luigi (PD)  ... 7 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Mariani Raffaella (PD)  ... 8 
Realacci Ermete , Presidente ... 9 
De Menech Roger (PD)  ... 9 
Segoni Samuele (Misto-AL)  ... 10 
Realacci Ermete , Presidente ... 10 
Delrio Graziano , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 10 
Bratti Alessandro (PD)  ... 11 
Delrio Graziano , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 11 
Realacci Ermete , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 10.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv.

Audizione nell'ambito dell'esame della proposta di legge C. 2607 Braga recante «Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale e coordinamento della protezione civile», del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio, nell'ambito dell'esame della proposta di legge C. 2607 Braga recante «Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale e coordinamento della protezione civile».
  Do quindi la parola al sottosegretario Delrio, ringraziandolo per la sua presenza.

  GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Nel premettere che sono facilitato nel mio compito dal fatto che il prefetto Gabrielli ha espresso punti di vista ovviamente condivisi, essendo, come sapete, il Dipartimento della Protezione civile incardinato nella Presidenza del Consiglio, esprimo pieno apprezzamento per la proposta di legge in argomento, che muove appunto dall'intento di riordinare nel suo complesso la materia della Protezione civile. Credo che la legislazione originaria del 1992 abbia contributo in maniera importante al sistema della Protezione civile, ma che tuttavia manchi una prospettiva unitaria programmatica. Apprezzo quindi molto, quindi, che il Parlamento, con la proposta di legge A.C. 2607, abbia assunto un'iniziativa di coordinamento, nel tentativo di fornire una prospettiva unitaria.
  Purtroppo, nel corso degli anni sono stati fatti aggiustamenti parziali della normativa. Vi è stata una direzione marcatamente espansiva tra il 2001 e il 2009 delle prerogative del servizio nazionale di Protezione civile; poi ci siamo dirottati, anche per motivi ovvi di tipo economico, verso una visione più minimalistica degli ambiti di intervento, a volte caratterizzata dall'apposizione di vincoli amministrativi e gestionali. Spesso questi vincoli erano più onerosi dei procedimenti ordinari. Tutto questo ha in qualche modo affievolito l'intuizione della legislazione del 1992, e quindi, la visione sistemica.
  Esprimo apprezzamento, in primo luogo, con riferimento allo strumento normativo prescelto, perché il meccanismo della delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative appare il più idoneo per affrontare le criticità che ho cominciato a elencare. Penso che questo possa consentire una discussione parlamentare approfondita e un'interlocuzione che giudichiamo necessaria con tutti i soggetti appartenenti al servizio nazionale, molti dei quali peraltro interessati da Pag. 4recenti modifiche normative o anche dalle riforme in corso, come ovviamente quella costituzionale a voi ben nota.
  La difformità degli orientamenti impressi alle varie tornate di modifica della legge ha, dunque, reso il corpus normativo di difficile interpretazione, sebbene la legge n. 225 sia sempre il punto di riferimento. Confermo quanto detto anche per esperienza diretta; abbiamo dovuto, infatti, anche in questo anno di Governo, affrontare numerose dichiarazioni di stato di emergenza, nonché sollecitazioni per venire incontro ai danni post emergenza e pre-emergenza. La difformità del corpus normativo rende quindi anche più difficile il lavoro dell'Esecutivo.
  Credo che si debba apprezzare anche il fatto che la proposta di legge in discussione assuma come valide le intuizioni alla base dei princìpi stabiliti nel 1992, poi corroborate dalle indicazioni concrete del decreto n. 112 del 1998 sul federalismo amministrativo. Come Esecutivo, crediamo che questo sia il punto chiave e caratterizzante del modello di Protezione civile del nostro Paese, che si caratterizza per la qualità e la quantità di esposizione ai rischi naturali con una sua diversità territoriale molto alta.
  A nostro avviso, quindi, proprio per l'intensità e la diffusione dei rischi naturali, da quello vulcanico a quello sismico, a quello idraulico e idrogeologico, e di quelli legati all'attività dell'uomo, riteniamo che, proprio in considerazione di questa molteplicità di sfide, vi sia un concorso di tutti i soggetti e di tutte le strutture che possono contribuire a un'azione efficace. Il modello della Protezione civile di prevenzione, previsione, gestione delle emergenze e ritorno alle normali condizioni di vita deve andare nella direzione di un sistema di Protezione civile multiforme e capace di attivare tanti soggetti.
  L'esperienza centralistica di alcune emergenze verificatesi negli anni Ottanta è stata fallimentare. La visione statalista e centralista non è adatta al nostro Paese. La geometria variabile non va vista in questo caso come un elemento di debolezza, ma come un elemento che si adatta bene ed è capace di fornire le risposte più efficaci.
  Proprio per il fatto che il sistema di Protezione civile andava diversificato e tenuto incardinato su diversi soggetti, non solo sullo Stato, era tanto più necessario – secondo elemento che sottolineo politicamente – l'incardinamento della struttura nazionale all'interno della Presidenza del Consiglio dei ministri in applicazione dell'articolo 95 della Costituzione. Come sapete, il Presidente del Consiglio ha funzione di indirizzo e di coordinamento dell'attività di Governo e, quindi, giudichiamo molto importante la scelta di tenere incardinato il sistema di Protezione civile all'interno della Presidenza del Consiglio.
  Il riferimento alla configurazione modulare, al pieno coinvolgimento, alla forte responsabilizzazione dei livelli territoriali e all'azione sinergica e sussidiaria dei livelli centrali è, a nostro giudizio, molto ben richiamato e offre un percorso chiaro, che non qualifica nessuna ricentralizzazione o ristatalizzazione, ma piuttosto ripropone in modo coerente e concreto un sistema nazionale policentrico, il più adatto a offrire, secondo noi, il livello di sicurezza territoriale cui i cittadini italiani hanno il diritto di accedere. In questo la linea ideale che lega la legge n. 225 e il decreto n. 112 è particolarmente percepibile e ha il sostegno convinto del Governo.
  Sapete che queste funzioni sono affidate direttamente al Presidente del Consiglio e non sono delegabili a nessun sottosegretario; non entro nelle valutazioni al riguardo, ma credo che questo dia il senso di una forte necessità di coordinamento e di valorizzazione della struttura dipartimentale.
  Mi preme anche sottolineare che questo livello di molteplicità di soggetti preordinati dà anche origine, secondo noi, a un principio di responsabilità molto forte. Ancora una volta, dà coerenza ai princìpi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, ai quali tutti dobbiamo richiamarci, ragion per cui appare importante il tema del coordinamento.Pag. 5
  Le attività affidate alle componenti ed espletate dalle strutture operative rispondono a una logica di efficienza e partecipazione diffusa che credo possa essere anche considerata coerente con la proposta di modifica costituzionale al vaglio del Parlamento, che qualcuno interpreta come una centralizzazione, anche se non si tratta di questo. Non stiamo parlando di una ricentralizzazione, perché la materia dalla Protezione civile non è ricollocata tout court nelle competenze statali, ma della configurazione di un servizio nazionale, policentrico, adatto ad offrire ai cittadini un adeguato livello di sicurezza territoriale.
  Questo è molto importante da sottolineare, altrimenti possono verificarsi confusioni, come avviene in Lombardia, dove sembra che la regione affermi che non può proseguire negli affidamenti al sistema di Protezione civile, perché la legge n. 56 ha confuso il quadro delle competenze. La legge n. 56, non perché vi sia legato particolarmente, non confonde nessun quadro di competenze. Le competenze di gestione della Protezione civile sono affidate al sistema di protezione civile regionale, mentre la legge n. 56 precisa le competenze statali e delle province. Quindi, non vi è nessuna interferenza. Lo Stato non può attribuire competenze che non ha. Ribadisco quindi che riguardo alla gestione non c’è nessuna interferenza, nessun rallentamento, nessuna confusione. Se poi c’è un problema economico, si tratta di un altro discorso, ma non ci si nasconda dietro il tema delle competenze per non proseguire in esperienze così positive, come quella del sistema di protezione civile regionale lombardo, un'esperienza straordinariamente positiva, su cui esprimiamo grande apprezzamento. Ancora una volta, quindi, la delega appare coerente coi princìpi che ho richiamato.
  Un'altra importante questione, che credo sia stata già sottolineata dal prefetto Gabrielli, attiene al fatto che i princìpi di delegazione rispondono all'esigenza di un complessivo riordino degli strumenti straordinari preposti alla gestione emergenziale, ovvero la dichiarazione di stato di emergenza e le ordinanze di Protezione civile in deroga. Questo ambito è cruciale per la funzionalità del servizio nazionale ed è stato oggetto, più di altri, come già sapete, di interventi e modifiche, spesso ispirati a esigenze emergenziali o a preoccupazioni di natura economico-finanziaria, quindi non perfettamente coerenti con un'efficace rivisitazione degli strumenti stessi.
  La stessa lettura dell'articolo 5 della legge n. 225 è resa non agevole dal fatto che sono state fatte modifiche e parziali rettifiche, per esempio, nel quadriennio il 2010-2013 e la sua interpretazione è molto complicata per via di queste stratificazioni.
  Condividiamo pertanto l'esigenza di porre ordine e chiarezza in questa filiera ed è bene sottolineare quelli che secondo noi sono i punti chiave su cui va fatta una riflessione approfondita in questa materia.
  Il primo è il seguente: vanno abbreviati i tempi per la valutazione delle condizioni legittimanti il ricorso ai poteri straordinari o alla deliberazione dello stato d'emergenza. Come sapete, purtroppo, in questo momento, i tempi sono abbastanza lunghi; i parlamentari ricevono quindi una continua pressione da parte dei territori e poi la esercitano sul Governo, perché si acceleri la procedura. Bisogna rendere più efficace l'azione di verifica tecnica degli eventi calamitosi e della stima dei fabbisogni.
  Il secondo tema riguarda la riconfigurazione del potere di ordinanza, affiancando la facoltà di deroga, che va preservata per gestire le fattispecie più complesse, in un diritto positivo da applicare per gestire interventi di ripristino e messa in sicurezza efficaci e trasparenti.
  Il terzo tema è quello di ricondurre in modo organico al vertice del Governo le decisioni chiave del processo di gestione dell'emergenza, riconsiderando l'attribuzione del potere di ordinanza a livello istituzionale originariamente previsto e rendendo compatibili i tempi di confronto e di raccordo con gli organismi tecnici con le esigenze di tempestività ed efficacia Pag. 6degli interventi. Questi sono argomenti aperti che, a nostro avviso, vanno affrontati con attenzione.
  Ovviamente, inoltre, vi è il tema delle fasi successive alla prima emergenza. Questo è un elemento molto importante, ad oggi ancora di difficile soluzione.
  Il disposto della lettera e), comma 2, dell'articolo 5, che inerisce al ritorno alla normalità entro i limiti e le risorse finanziarie disponibili e secondo le direttive dettate con delibera del Consiglio dei ministri, necessita di un'introduzione di disciplina che assicuri la funzionalità dei poteri ordinari. Andranno emanate disposizioni uniformi su tutto il territorio per avere una risposta efficace.
  È chiaro che aver escluso qualsiasi azione immediata di ristoro del danno subìto dopo gli interventi di prima emergenza comporta che sul Governo e sul Parlamento si riversi una serie di pressioni, ancora una volta molto forti, che danno poi origine a una serie di provvedimenti, sospensioni di tasse, richieste di deroga e via elencando, che purtroppo possono avere come conseguenza rilevantissime disparità di trattamento. In relazione a tale aspetto, dobbiamo quindi porci l'obiettivo di delineare percorsi post-emergenza omogenei per tutto il territorio nazionale, sottraendoli a una variabilità di pressioni. Ovviamente, questo va fatto sulla base delle attività di ricognizione del danno disciplinate in modo omogeneo.
  Solo in questo modo crediamo che il sistema sarà davvero completo e sarà scongiurata l'attrazione, nell'ambito delle misure di prima emergenza, di aspetti che, invece, sono naturalmente collocati nella fase di riparazione del danno, richiedendo valutazioni di natura più strutturale e considerazioni economiche di ben altra portata rispetto a quelle della prima valutazione.
  Come sapete, nella legge di stabilità del 2015 il Governo ha accolto l'ordine del giorno che impegnava a dare concreto seguito al fabbisogno di danni censiti e validati entro il 31 dicembre 2014; vi è quindi un tema di conciliazione con le risorse economiche e con la compatibilità finanziaria. Credo che questo sia uno degli argomenti più delicati e difficili, ma ritengo che la discussione che accompagnerà questo progetto di legge e poi la sua approvazione senz'altro ci metterà nelle condizioni di prospettare soluzioni intelligenti e di graduale attuazione di un diritto purtroppo a oggi non pienamente esperito.
  Alla fine, credo sia importante che nei princìpi di delegazione sia dedicata una parte al ruolo attivo dei cittadini e alla necessità di potenziare la diffusione del sistema di Protezione civile e della sua cultura, sia per la conoscenza e la filiera delle responsabilità, come abbiamo detto, sia per far crescere una coscienza civica con momenti di informazione. La partecipazione della collettività, quindi, è sicuramente un elemento molto importante, ispirata al principio solidaristico dell'articolo 2 della Costituzione. Crediamo che l'efficienza della Protezione civile non sia un elemento esterno e lo appoggiamo in maniera molto forte.
  Concludendo, condividiamo anche la strumentazione giuridica contenuta nella proposta di legge. Il percorso tratteggiato per realizzare l'armonizzazione, la ricognizione, il riordino e il coordinamento consente la redazione di veri e propri codici innovativi. Credo che questo sarà un servizio molto importante che il Parlamento potrà rendere al Paese, avendo sicuramente al suo fianco la Presidenza del Consiglio in tutti i passaggi che riterrà opportuni.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il sottosegretario, al quale, se fosse possibile, chiediamo di avere anche il testo scritto dell'intervento in modo da distribuirlo a tutti i colleghi. Dalla relazione svolta, emerge peraltro piena coerenza con quanto affermato ieri dal prefetto Gabrielli su molti punti chiave, a partire dalla considerazione che è la Presidenza del Consiglio ad avere la responsabilità piena del sistema di Protezione civile e non altri soggetti istituzionali.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 7

  ENRICO BORGHI. Innanzitutto, vorrei esprimere un ringraziamento a nome del gruppo del Partito Democratico al Sottosegretario Delrio per la sua presenza qui e per i contenuti della sua relazione, un segno di attenzione nei confronti del Parlamento che certamente apprezziamo e che sarà importante per coadiuvare il processo di definizione degli obiettivi che ci siamo posti. Interverranno poi altri colleghi nel merito delle questioni, ma vorrei soltanto sottolineare due aspetti di carattere prettamente politico.
  L'osservazione qui fatta rispetto all'esigenza di profilare meglio dal punto di vista istituzionale e giurisdizionale il sistema della Protezione civile nel nostro Paese ci pare coerente con l'impianto che il Parlamento ha già varato nel percorso di riordino costituzionale. Da un lato, il sistema della Protezione civile italiano deve uscire dal meccanismo del passato che abbiamo conosciuto e che ha scontato dei livelli, al netto delle degenerazioni, eccessivamente concentrati su alcuni aspetti di carattere fin quasi personalistico, per arrivare a una logica di sistema; dall'altro esso, si inserisce in un quadro in cui lo Stato correttamente si assume delle responsabilità anche in chiave sussidiaria in una logica di coordinamento, in cui le regioni esplicano la loro funzione dentro una cornice unitaria.
  Dal nostro punto di vista in termini politici, questo è un obiettivo molto importante, che risponde alla peculiarità e alla complessità di un Paese come il nostro, ma che consente di poter attribuire un grado di efficienza ad un comparto particolarmente rilevante. Ieri, il prefetto Gabrielli ci ha ricordato come i fondi europei destinati al sistema delle emergenze siano stati per lo più attribuiti all'Italia per le sue caratteristiche dal punto di vista orografico e climatologico; avere quindi un sistema di Protezione civile efficiente e coordinato è sicuramente una delle questioni importanti che il Paese si pone. In questo senso, pensiamo che la profilazione della delega possa conoscere anche dei tempi piuttosto celeri, facendo in modo che nel calendario dei nostri lavori questo tema sia rubricato in maniera appropriata.
  A noi pare anche opportuna l'attenzione che è stata posta rispetto al modello di organizzazione, che è la premessa per risolvere problematiche di carattere economico, non viceversa. Forse in passato si è pensato, invece, di invertire l'ordine dei fattori e questo ha portato ad alcuni problemi. Quando c’è un modello corretto dal punto di vista funzionale, si trovano le risorse e si spendono meglio.
  Rispetto a questo tema, sul quale chiederemo un approfondimento, è di particolare importanza il fatto che il Governo abbia ottenuto che, nel quadro comunitario di sostegno 2014-2020, importanti risorse potranno essere destinate al tema del riassetto idrogeologico nel nostro Paese. Pensiamo che in quella cornice ci sia anche la possibilità di risolvere i temi che stanno alla base degli aspetti economici. Quello tra il pronto intervento e l'intervento strutturale è, infatti, spesso un confine piuttosto labile e bisogna anche cominciare a entrare nella logica che lo stesso pronto intervento si ispiri a una logica di programmazione e non di intervento occasionale. Fatte queste osservazioni, ripeto che altri colleghi entreranno più puntualmente nel merito, ma la richiesta al presidente della Commissione è di calendarizzare il più possibile i nostri lavori in relazione a tali temi.
  Rinnovo infine il mio ringraziamento al sottosegretario per le osservazioni che ha voluto esprimere qui a nome del Governo.

  PRESIDENTE. Come concordato in Ufficio di Presidenza, ritengo che, al termine del ciclo di audizioni svolte sulla base delle richieste dei gruppi, si possa proseguire con celerità nel seguito dell'esame del provvedimento.

  LUIGI DALLAI. Nel ringraziare il sottosegretario per l'audizione e per le indicazioni che ha voluto fornirci, voglio fare una breve riflessione su un punto che ha sollevato indicando il ruolo della Protezione civile, giustamente rivolto a emergenze Pag. 8di tre tipi: idrogeologico, sismico e vulcanico.
  Ovviamente, siamo tutti legati a immagini che possono essere collegate all'immediato, e quindi alle questioni che più frequentemente ci troviamo a fronteggiare. Nello specifico, come richiamava il collega Borghi, le questioni di tipo idrogeologico incrociano questioni che sono alla valutazione degli organismi e degli enti regionali e locali. Diversamente, le questioni relative alle emergenze di tipo sismico o vulcanologico incrociano valutazioni inevitabilmente di carattere nazionale e che talora potremmo anche considerare di carattere internazionale.
  La mia domanda, allora, è rivolta a capire come, nel riassetto delle funzioni e della filiera relativa all'organizzazione della Protezione civile, si intenda rapportarsi alle problematiche di tipo sismico e vulcanico e, soprattutto, quali enti funzionali o quali strumenti si possa pensare di mettere in campo.
  Come richiamato, infatti, poc'anzi, molto spesso si è visto, come la questione del terremoto dell'Abruzzo ha dato prova che molto spesso l'attribuzione di tipo quasi individualistico di alcune competenze o di alcuni ruoli abbia portato a valutazioni estremamente soggettive di questi fenomeni e di questi pericoli.

  PRESIDENTE. Do la parola alla collega Mariani, che è anche la relatrice del provvedimento.

  RAFFAELLA MARIANI. Intervengo per ringraziare il sottosegretario degli spunti molto interessanti che ha sottolineato, a partire dalle ultime questioni che ha sollevato, cioè attualmente quella di una differenziazione troppo forte tra calamità differenti nel nostro Paese che hanno provocato una disomogeneità scarsamente giustificabile anche a seguito di danni ingenti. Oggi, ci troviamo davvero a dover rispondere con misure e risorse differenti alla copertura di danni che hanno creato molti problemi ai cittadini e alle imprese, rispetto alle quali lo Stato deve poter dare garantire certezze.
  Abbiamo scelto di affrontare questo argomento in un periodo di «pace» – auguriamoci che rimanga tale – rispetto alle emergenze. Io sono toscana e in queste ore, purtroppo, nella nostra regione si verificano disastri provocati dal vento (addirittura vicino alla mia abitazione c’è stata una vittima per una caduta massi sulla strada). Gravissime quindi sono le conseguenze provocate dagli effetti dei mutamenti climatici.
  Tra le questioni che noi riteniamo importante sottolineare c’è, soprattutto, una questione di metodo. Grande è l'aspettativa rispetto al lavoro di manutenzione complessiva che dovremo effettuare sulle norme riguardanti la Protezione civile, in questo senso anche rispetto al ruolo del Governo. Ovviamente, auspichiamo tutti di poter compiere un buon lavoro con riferimento al Fondo emergenze nazionali (FEN) che possa dare certezze indipendentemente dalle quantità. Il coinvolgimento del Ministero dell'economia sarà fondamentale fin dall'inizio, perché la richiesta di tutti riguarda più la certezza delle modalità, che la quantità delle risorse da garantire fin dall'inizio. L'aspetto più fastidioso, però, per i parlamentari, per i presidenti di regione, ma anche per i membri più interessati ai temi della Protezione civile, ogni volta, è relativo alla contrattazione singola sulle risorse e sulle modalità di erogazione dei fondi.
  Naturalmente, riteniamo che sistematizzare il tema relativo all'aiuto per la tassazione e riuscire a garantire una modalità più semplice, anche in un'attuazione quasi immediata dei diritti delle imprese danneggiate (penso ai casi dell'Emilia-Romagna, ma che si sono ripetuti in Liguria e non hanno avuto in alcuni casi una risposta ancora definitiva) potrebbe già rappresentare un importante risultato e fornire indicazioni riguardo agli aiuti che è possibile garantire.
  L'altra questione che il sottosegretario ha sollevato e su cui puntiamo molto è di non trasformare in un alibi l'importante riorganizzazione istituzionale che sta avvenendo nel nostro Paese, grazie alla legge «Delrio» e alla riforma costituzionale. I Pag. 9sindaci, il Governo e le regioni sono infatti da sempre i terminali di questo processo E chi, in questi anni, si è occupato di Protezione civile sa che c’è stato un dualismo fastidioso tra le province, le prefetture e i vari organismi intermedi. Ritengo al riguardo che aver ridotto un segmento, che in alcuni casi creava conflittualità, possa essere di aiuto e di certo non deve essere considerato un alibi per non procedere, così come la questione relativa alle risorse non può rappresentare un freno alla riorganizzazione efficace.
  Come già sottolineato dal prefetto Gabrielli, dobbiamo trovare un meccanismo, non ancora precisato nella stesura della legge delega, che, attraverso opportuni incentivi, possa ridurre la frammentazione del nostro Paese riguardo alla necessità di predisporre piani e fare prevenzione. Il nostro Paese presenta una situazione a macchia di leopardo e, soprattutto, ha una configurazione ben netta e funzionante nel centro-nord rispetto al sud. In regioni anche con elevatissimo rischio di ogni tipo ancora manca una cultura sia istituzionale sia nei cittadini. In questo senso, il nostro obiettivo sarebbe anche di trovare forme per costituire un incentivo che acceleri la diffusione di tale cultura. Diversamente, già le leggi vigenti non avevano prodotto l'effetto che auspicavamo. Emerge quindi una questione di modernizzazione, l'esigenza di ricercare strumenti più semplici, ma anche di pervenire ad un'applicazione complessiva della legge n. 225, che rappresenta comunque la nostra stella polare.
  Come ha detto il sottosegretario, siamo convinti che la Protezione civile debba rimanere in capo alla Presidenza del Consiglio. Ne abbiamo discusso molte volte anche nell'ambito di esame delle precedenti normative in materia, quando si sono verificati ondeggiamenti per i quali il Ministero dell'interno provava in alcuni casi ad avere un ruolo differente. Ribadisco la nostra convinzione sul ruolo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Anche riguardo al tema dell'utilizzo delle ordinanze, riterremmo forse, dopo questa esperienza, che anche il potere di ordinanza debba essere in capo alla Presidenza del Consiglio, perché in tal modo si eliminerebbero conflitti e contenziosi.
  Il lavoro da fare è moltissimo e penso che, con le audizioni, abbastanza celermente, possiamo dare un contributo perché il Governo, nei tempi dovuti, ovvero i sei mesi previsti nella legge delega, possa restituirci uno strumento molto efficace ed efficiente.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare la collega Mariani, ricordo che il sottosegretario ha tempo fino alle ore 11.00, quindi invito i colleghi a porre le questioni in maniera che possa rispondere entro i tempi stabiliti.

  ROGER DE MENECH. Nel ringraziare anzitutto il sottosegretario per la disponibilità, sottolineo un aspetto relativo all'organizzazione della rete della Protezione civile. Concordo con la concentrazione delle responsabilità in capo alla Presidenza del Consiglio, ma dobbiamo ricordarci che, da un punto di vista operativo, la rete di Protezione civile deve essere di per sé elastica, perché le emergenze sono assolutamente differenti tra loro, non solo nelle tipologie, ma anche nella intensità rispetto al territorio.
  Credo che dobbiamo costruire un sistema di norme che consenta di gestire le emergenze ordinarie, affiancando però una gestione straordinaria delle grandi calamità. Sono molto contento che, nella parte finale della relazione del sottosegretario, si citi la partecipazione attiva della collettività. Come ho detto ieri al prefetto Gabrielli, la partecipazione attiva della collettività, ossia l'uso intelligente dello strumento del mondo del volontariato, è un elemento fondamentale rispetto all'approccio verso un sistema elastico di Protezione civile, perché consente di affrontare in maniera diversa le grandi calamità, in particolare garantendo la disponibilità di tanti uomini nello stesso momento e nello stesso luogo, nonché la gestione ordinaria di una qualsiasi crisi idraulica di un torrente di competenza della squadra di Protezione civile comunale.
  Dobbiamo costruire attorno a questa rete elastica modalità normative che facilitino Pag. 10i meccanismi per due motivi fondamentali: solo, infatti, con il coinvolgimento della cosiddetta società civile possiamo costruire un humus, un sentimento rispetto ai princìpi di Protezione civile e di prevenzione del rischio; in secondo luogo, importanti componenti del servizio pubblico erogato possono essere sostituite in maniera intelligente con componenti del mondo del volontariato. Al riguardo, vorrei chiedere che, in maniera anche molto concreta, lo Stato quantifichi i risparmi di spesa che ne deriverebbero. È necessario quindi costruire un sistema di norme che non penalizzino Stato, regioni, comuni, unioni dei comuni e aree vaste rispetto all'erogazione e all'organizzazione di tali servizi, in modo da superare ogni possibile criticità.
  Una parte del Paese ha costruito su questo un modello anche molto efficiente, ma ritengo che tale modello non possa essere lasciato in mano alla buona volontà del singolo comune, della singola provincia o della singola regione, ma debba essere costruito attorno un sistema di regole che facilitino sotto il profilo sia finanziario sia normativo, garantendo pertanto qualità della prestazione e professionalità. Credo che su tale questione si possa lavorare, aumentando la diffusione della cultura e riducendo i costi dello Stato, cosa che in questo momento non credo sia banale.

  SAMUELE SEGONI. Nel ringraziare il sottosegretario per la relazione svolta, vorrei sapere cosa pensa della possibilità di istituire una sorta di pacchetto standard per le emergenze, definendo subito attraverso la delega al Governo i livelli minimi di assistenza ai cittadini anziché, a seguito di ogni stato di calamità, andare a contrattare tramite i decreti gli interventi per la popolazione. Faccio degli esempi concreti: in caso di sospensione dei mutui per gli edifici o delle attività produttive colpite da calamità, viene garantito, ogni volta che si dichiara lo stato di emergenza nazionale, un livello standard minimo di assistenza, come il servizio sanitario o i LEPTA (Livelli essenziali di prestazioni tecniche ambientali), inseriti nella riforma delle agenzie ambientali.
  Inoltre, vorrei sapere cosa pensa della possibilità di istituire un numero unico nazionale per le emergenze, questione per la quale siamo esposti ad una infrazione europea, in modo da inserire eventualmente in questo provvedimento tramite una proposta emendativa, il mandato al Governo per risolvere tale questione.

  PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario per la replica.

  GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Come avrete capito dalla mia relazione, apprezziamo molto lo scambio di lavoro tra Parlamento e Governo su questa materia. Riteniamo che questo sia un modello di lavoro molto interessante anche per il futuro ed esprimiamo apprezzamento per l'iniziativa parlamentare di proporre la legge delega, della quale condividiamo tutti i princìpi di delegazione in essa inseriti.
  Francamente credo che, se riusciremo nel nostro obiettivo, esso rappresenterà un risultato che potremmo definire storico. È necessario anche dare qualche buona notizia ai cittadini italiani: nella legge di stabilità abbiamo destinato 70 milioni di euro per la Protezione civile, all'inizio dell'operato del Governo e, nel 2015, grazie al lavoro del Parlamento e dell'Esecutivo, partiremo con oltre 220 milioni per il fondo. Dico questo perché l'onorevole Mariani, come altri commissari, hanno fatto riferimento al FEN; quindi, si intraprende questo lavoro con meno ansia, cosa non da poco, almeno per me, considerato che abbiamo lavorato nel 2014 sotto costante pressione da un punto di vista finanziario. Tenete presente che la dotazione di 70 milioni ha richiesto ulteriori integrazioni, fino ad arrivare ad un importo di 354 milioni di euro di richieste. Le emergenze hanno portato a questo risultato e sottolineo che abbiamo già erogato 231 milioni di euro. Questa è già una prima buona notizia, che vorrei divulgassimo insieme, in Pag. 11quanto deriva dal lavoro del Parlamento, in particolare peraltro dai componenti di questa Commissione, e del Governo. Abbiamo condotto una battaglia anche all'interno del Governo per ottenere questa dotazione iniziale, che ci rende un po’ più sereni, perlomeno per quanto attiene alle emergenze.
  Il secondo elemento positivo, visto che l'onorevole Dallai ha fatto riferimento alla diversità delle varie tipologie di emergenza, dall'idrico al sismico e al vulcanico, che ha una sua peculiarità essendo tipicamente italiano, riguarda il fatto che, nell'ottica della scelta di tenere i fondi strutturali (i fondi FSC) all'interno di una logica di programmazione strategica e integrata, stiamo mandando avanti con forza il piano nazionale contro il dissesto idrogeologico, mettendo in atto una serie di azioni preventive integrate che valgono diversi miliardi di euro a regime (ricordo che ne sono stati richiesti teoricamente oltre 20, ma ci accontentiamo per il momento di dire che, dai fondi strutturali e da vari altri fondi, abbiamo programmato l'erogazione di risorse per 5-6 miliardi), che consentiranno una certa stabilità degli interventi strutturali di prevenzione. È stato già approvato dal CIPE, proprio su mia proposta, l'altro giorno, il piano stralcio per le città metropolitane. Conoscete bene le questioni relative a Bisagno, alle casse di espansione del Seveso e così via. Partiranno presto i lavori di quei progetti che sono pronti. Ci sono, quindi, 600 milioni già immediatamente attivabili su progetti cantierabili.
  Voglio sottolineare che, mentre attendiamo che la delega vada a pieno regime, stiamo ragionando sul tema della messa in sicurezza sia delle scuole, sia del nostro territorio, sia per attribuire al FEN una sua dotazione. Ritengo quindi che stiamo lavorando in termini positivi, invertendo quindi la tendenza sinora seguita.
  Riguardo a quanto sollevato dall'onorevole Dallai, è evidente che gli strumenti sono quelli che conosciamo (vari istituti, centri di ricerca) e che il coordinamento della Protezione civile ci consente di mettere insieme tutte le istituzioni, dall'Istituto nazionale di geofisica, al Corpo nazionale del Soccorso alpino, ai Vigili del fuoco. Strumenti più puntuali verranno poi individuati insieme.
  Un'altra buona notizia riguarda una vicenda che ho seguito personalmente: nel 2000 l'allora capo del dipartimento della protezione civile Barberi invitava il Ministro per la funzione pubblica Bassanini, a mettere in atto gli opportuni interventi al fine di implementare immediatamente il servizio meteorologico nazionale distribuito; il prefetto Gabrielli mi ha sottolineato questa importante necessità e credo che tra poco vedrà una definitiva risoluzione.
  Pur non essendo esperto come il presidente Realacci, ritengo che un servizio meteorologico nazionale distribuito rappresenterà un passo in avanti non indifferente, al fine di affermare, oltre alla valenza del livello legislativo, la presa d'atto della realizzazione concreta dei programmi, ovvero di attuare quanto disposto dalla normativa con piani e progetti esecutivi, corredati dalle opportune risorse finanziarie. Questo è un tema che mi sembra di rilevantissima importanza, visto che siamo l'unico Paese, credo oltre alla Grecia, nel quale il servizio metereologico è gestito dai militari.
  Penso che queste tre buone notizie – il servizio meteorologico, il FEN, il piano per il dissesto idrogeologico – unitamente all'attuazione della delega daranno l'idea, se saremo celeri, di un quadro rinnovato.

  ALESSANDRO BRATTI. Vorrei avere chiarimenti sul servizio meteorologico, in particolare se l'orientamento sia di andare verso un'idea di servizio meteo distribuito o verso la centralizzazione di un sistema civile.

  GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Non abbiamo preso una posizione verso il servizio meteo distribuito come scelta, ma trovo opportuno attendere la realizzazione di atti concreti che poi commenteremo. Dal 2000 al 2014 sono trascorsi ben quattordici anni e quindi, se nel Pag. 122015 ci riusciremo, questo rappresenterà un altro passo in avanti, sempre nell'ottica di qualità del nostro sistema di Protezione civile.
  Sono assolutamente convinto, come ho detto più volte nel mio intervento e come ha detto l'onorevole De Menech, della necessità dell'elasticità della rete di Protezione civile, del protagonismo e del coinvolgimento, contenuto peraltro nei princìpi di delegazione, che ritengo molto importante.
  Ovviamente, non sono in grado di fare oggi una valutazione economica dell'entità del risparmio, ma, al di là di questo, non usando solo parametri economici, dal punto di vista del patrimonio civile, sicuramente si ottiene un guadagno. Ribadisco che si tratta di un tema che è patrimonio di comunità e ritengo che sia assolutamente eccezionale il contributo che la rete di volontari sta dando a tutti i livelli.
  Occorre valutare le misure relative al numero unico e al conseguente tema dell'infrazione e metterle in campo con più velocità. Il pacchetto standard può dare vantaggi e svantaggi. È molto difficile operare la sospensione del pagamento delle tasse sulla rata di giugno, tanto più a cavallo tra due esercizi finanziari. Vi sono quindi dei problemi concreti. Sono sempre stato abbastanza orientato in tale direzione, ma occorre tener conto della complessità della questione. Ci stiamo ragionando per evitare che di volta in volta si chieda la sospensione di una tassa anziché di un'altra o da una categoria o da un'altra. Ritengo che l'esigenza sia giusta, ma ci sono dei problemi legati al bilancio dello Stato cui non è semplicissimo ovviare, anche perché l'evento ovviamente non si può prevedere.
  Faccio presente che, al di là delle difficoltà anche finanziarie che si sono incontrate in passato, le grandi emergenze sismiche del Paese negli ultimi anni, cioè L'Aquila e l'Emilia-Romagna, hanno dotazioni finanziarie molto importanti. La riduzione delle tasse e tutte le facilitazioni fiscali valgono, ad esempio, solo su L'Aquila quasi 2 miliardi di euro in termini di bilancio dello Stato. Dalla relazione semestrale dei commissari emergono le risorse finanziarie che cerchiamo di utilizzare per attuare gli interventi necessari. Il pacchetto standard è utile, ma a volte bisogna anche differenziare, in quanto occorre verificare attraverso la certificazione puntuale chi in un determinato comune abbia subito un vero danno. Se il pacchetto standard prevede che un determinato comune non pagherà le tasse, al suo interno può crearsi una disparità, perché vi sarà un commerciante danneggiato ed uno, invece, che non ha subìto nulla. Questo è per richiamare le difficoltà concrete che abbiamo di fronte, anche se anche se, in una certa misura, sono sostenitore del un pacchetto standard.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il sottosegretario Delrio, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.