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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Giovedì 26 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 3 

Audizioni in materia di contrasto della contraffazione relativa agli olii di oliva:
Catania Mario , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri):
Catania Mario , Presidente ... 3 
Piccinno Cosimo , Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri) ... 3 
Catania Mario , Presidente ... 7 
Cenni Susanna (PD)  ... 7 
Piccinno Cosimo , Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri) ... 8 
Cariello Francesco (M5S)  ... 8 
Piccinno Cosimo , Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri) ... 8 
Mongiello Colomba (PD)  ... 9 
Piccinno Cosimo , Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri) ... 9 
Mongiello Colomba (PD)  ... 9 
Piccinno Cosimo , Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri) ... 10 
Catania Mario , Presidente ... 10 
Piccinno Cosimo , Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri) ... 10 
Catania Mario , Presidente ... 10 

Audizione del presidente del Comitato Scientifico dell'osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, Giancarlo Caselli:
Catania Mario , Presidente ... 11 
Caselli Giancarlo , presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare ... 11 
Catania Mario , Presidente ... 14 
Caselli Giancarlo , presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare ... 14 
Catania Mario , Presidente ... 14 
Caselli Giancarlo , presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare ... 15 
Catania Mario , Presidente ... 16 
Cenni Susanna (PD)  ... 16 
Mongiello Colomba (PD)  ... 16 
Catania Mario , Presidente ... 17 
Caselli Giancarlo , presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare ... 17 
Catania Mario , Presidente ... 18 

Audizione del Capo del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Vaccari:
Catania Mario , Presidente ... 18 
Vaccari Stefano , capo del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ... 18 
Catania Mario , Presidente ... 19 

ALLEGATO: Documentazione presentata dagli auditi ... 21

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO CATANIA

La seduta comincia alle 14.30.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizioni in materia di contrasto della contraffazione relativa agli olii di oliva.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca un'importante serie di audizioni che ruotano intorno al tema della contraffazione relativa agli oli d'oliva.
  Avremo il piacere di ascoltare rappresentanti di alcune delle strutture maggiormente impegnate nella lotta a tale importante fenomeno che concerne il settore agro-alimentare, con l'audizione del Comandante Generale NAS dell'Arma dei Carabinieri, Cosimo Piccino, del Presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, Giancarlo Caselli, e a seguire del Capo del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari e forestali, Stefano Vaccari.

Audizione del Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri), Cosimo Piccinno.

  PRESIDENTE. Cominciamo ora con il generale Piccinno, un'autorità in materia. Come sapete, è comandante generale dei NAS dell'Arma dei carabinieri, con un'esperienza solidissima nel settore agroalimentare. Da lui avremo molto da apprendere e non perdo tempo ulteriormente, lo ringrazio, gli cedo la parola e lo prego di dare corso alla sua relazione.

  COSIMO PICCINNO, Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri). Signor presidente, prima di tutto, vorrei ringraziarla per le belle parole, ma non è merito mio, bensì del lungo tempo che ho trascorso al comando dei NAS, che tra l'altro ringrazio perché probabilmente è l'ultima volta che metto piede in un'aula parlamentare, perché il 24 giugno vado in pensione.
  Avevo preparato una serie di cose, ma visto il tempo, salto un po’ tutto dell'inizio e, comunque, i signori commissari potranno leggerlo da quello che abbiamo lasciato. Tengo solo a sottolineare che i NAS sono l'unica Forza di polizia abilitata a eseguire campionamenti e sequestri sanitari cautelativi, molto importanti in questo caso, soprattutto nel caso dell'olio. Prima di entrare proprio nell'argomento con alcuni case study, che comunque offriranno delle indicazioni, vorrei fare alcune considerazioni generali. Peraltro, già sono state affrontate da questa Commissione, ma a mio avviso occorre rimarcarle.
  Alcune foto di un'operazione portata a termine qualche tempo fa dal NAS di Napoli riguardano il sequestro di migliaia di bottiglie di champagne. Che cosa c'entra lo champagne con l'olio ? I noti marchi Pag. 4francesi totalmente contraffatti nelle bottiglie, nelle etichette, nei nastri, nelle scatole, nei tappi, nelle gabbiette. Questo è un caso previsto e punito dagli articoli 473 e 474. Quando entriamo, invece, nel mondo dell'olio, ci accorgiamo che quasi tutte le condotte illecite vengono trattate con gli articoli 515, 516, 517 e 517-quater, che vantano, tra l'altro, pene edittali irrisorie e, pertanto, prescrizioni in tempi ridottissimi.
  L'entrata in vigore della legge n. 9 del 2013, ha certamente costituito un primo deterrente che, in combinazione con altre norme, ha sortito e può sortire ancor più l'effetto voluto dal legislatore. Le operazioni messe a segno dai NAS, di cui parlerò più avanti, postulano un'inversione di tendenza non solo nelle metodologie di analisi, ma nell'approccio investigativo e in una nuova qualificazione sulla reiterazione dei reati. Mi spiego brevemente.
  Spesso, troviamo gli stessi personaggi che continuano a contraffare o a sofisticare, cioè ormai è diventata una specie di professione. Una maggiore messe di controlli anche minuti, che non tendano alle grandi inchieste con grandi risultati che a livello giudiziario portano quasi sempre a prescrizioni o a pene lievi, ma un continuo monitoraggio, soprattutto in alcuni periodi dell'anno, consentirebbe di acquisire risultati soddisfacenti in questo settore. In una sola parola, i frodatori devono sentire la presenza continua degli organi di controllo.
  Se il settore dell'olio è strategico per l'Italia, occorre una strategia vincente. L'olio è strategico, ma le frodi e le sofisticazioni – non dico niente che non sia noto alla Commissione – mettono a rischio 250 milioni di piante, 50 milioni di giornate lavorative, un fatturato di oltre 2 miliardi di euro, 43 oli italiani a denominazione di origine riconosciuti dall'Unione europea. È proprio quest'alta qualità dell'olio italiano che richiama l'interesse della criminalità organizzata e anche non organizzata, che comunque investe i propri proventi illeciti nella filiera, mettendo a rischio l'economia stessa del nostro Paese. Plasticamente, le imprese criminali investono un euro e ne tirano fuori molti di più. Il gioco vale la candela.
  Il numero dei controlli e le norme igienico-sanitarie varate nel tempo offrono buone probabilità che nella rete possano incappare i frodatori, cioè coloro che per convenienza economica con artificio e con inganno portano sulle tavole i prodotti sofisticati. Basti pensare che nel settore dell'alimentazione nell'ultimo biennio solo i NAS hanno denunciato all'autorità giudiziaria oltre 3.500 persone responsabili di violazioni varie, che vanno dall'adulterazione alla sofisticazione, all'alterazione e alla contraffazione. Le fattispecie che ho appena citato postulano spesso una complementarietà di condotte che rende molto sottile e di difficile individuazione il discrimine tra contraffazione e altri reati.
  Con l'avvento del sistema produttivo di massa, la quasi totalità degli alimenti è il risultato dell'interagire di diverse attività lungo la cosiddetta filiera alimentare, cioè quel percorso che tutti quanti sanno va dal campo alla tavola, dalle materie prime a quello che mangiamo. È un processo che vede coinvolti diversi attori del sistema. Nella filiera, purtroppo, esistono varchi in cui possono incunearsi i frodatori con due diverse forme d'inganno: quella sanitaria, che va a incidere sulla salute del consumatore, e quella commerciale, che danneggia economicamente non solo il consumatore, ma anche il produttore onesto. Teniamo presente che anche la frode sanitaria va a incidere economicamente sul sistema Paese. Basti pensare a una patologia, soprattutto grave e indotta dall'utilizzo di determinati alimenti, che nel tempo può portare a spese anche molto rilevanti.
  Quali sono, secondo me, le motivazioni che adducono alla contraffazione alimentare ? Sicuramente, il facile e immediato guadagno, l'avvento di tecnologie avanzate che conferiscono ai prodotti caratteristiche organolettiche false, la diffusione di alimenti cosiddetti a chilometro zero, non facilmente reperibili e sostituiti con altri di minore qualità e pregio o di origine diversa, una normativa nel settore alimentare Pag. 5complessa, poco conosciuta e, lo ripeto, con sanzioni irrisorie che portano alla prescrizione. Ripeto ancora, quindi, che il gioco vale la candela.
  Quali sono i rimedi che gli organi di controllo possono adottare per migliorare i risultati ? Modifiche alla normativa di settore ? Approccio investigativo, cioè affrontarlo come un problema criminale ? Serve sicuramente un approccio multidisciplinare e bisogna implementare la comunicazione tra attori della filiera. Tra questi ultimi, infatti, i cosiddetti broker del settore alimentare, né produttori né utilizzatori finali del prodotto alimentare, custodiscono i dati fondamentali per la tracciabilità e la rintracciabilità di filiera.
  Presenterò ora molto velocemente alcune tabelle operative e alcuni case study e modus operandi più rilevanti degli ultimi anni, alcuni datati, altri recenti, perché la Commissione possa trarre eventuali spunti legislativi. Andrò velocemente perché si leggerà nel contesto quello che serve sapere.
  Vengo alle tabelle operative. Noi eseguiamo circa 99.000 controlli in un biennio, che significa circa 50.000 controlli in un anno, e il 29 per cento di non conformità è importante, perché se andiamo sulle non conformità di tutto l'apparato, siamo intorno al 5-7 per cento. Perché saliamo al 29 per cento ? Perché eseguiamo controlli mirati, non random. C’, quindi, dietro l’intelligence. Parliamo di 42 persone arrestate, 31.500 segnalate all'autorità giudiziaria o amministrativa, 40 milioni di euro di violazioni penali e amministrative, 20.0000 tonnellate. Sono numeri che danno anche il senso di quello che troviamo sul territorio.
  Immaginate che, come attività giornaliera, abbiamo 137 controlli al giorno, 12 campionamenti, 43 persone segnalate, 76 violazioni, 28 tonnellate sequestrate. È un lavoro piuttosto grosso e non ho potuto dire, per chi non lo sa, che siamo pochissimi, perché non arriviamo a mille e ci occupiamo anche di sicurezza sanitaria, come ben sa il presidente.
  Questa, invece, è una tabella operativa, che studierete, nella filiera dell'olio. Nel biennio 2013-2014, i controlli sono certamente pochi: con non conformi e campioni, abbiamo fatto una suddivisione per regioni. Poi sarà la Commissione a leggere questa tabella e a trarne, eventualmente, delle conclusioni.
  Vengo ai case study: l'operazione «Soia d'oro», dei NAS di Bologna, per cui sono state denunciate 17 persone per aver sofisticato e posto in commercio olio di soia come extra vergine di olio d'oliva, etichettato con marchi di aziende pugliesi inesistenti. In sostanza, avevamo la lattina o la bottiglia con all'interno dell'olio che non era né vergine né extra vergine, ma olio di soia, e fuori avevamo l'inesistente, cioè la ditta riportata in etichetta era completamente inesistente. Questo accadeva a Foggia, che l'onorevole Mongiello ben conosce. Foggia è la patria dei frodatori d'olio. La ritroviamo sempre che continua, un po’ con una specie di tradizione familiare, al punto che nell'ultima operazione che vedremo abbiamo ritrovato un individuo che già l'aveva fatto una decina d'anni fa.
  L'esito delle indagini è di Bologna, con 14.000 litri, all'esito della quale tutto è stato spacchettato per competenza territoriale dei vari tribunali e tracciato in più procedimenti. A Bologna è rimasto un piccolo pezzo, con un'ammenda di 15.000 euro e confisca e distruzione di circa 91 quintali di olio sequestrato. Adesso porrò io una domanda: il nostro gioco, degli organi di controllo, vale la candela ? Se calcoliamo quello che ha fatto il NAS di Bologna in quest'operazione, quanto è stato speso in termini di utilizzo delle risorse umane e quanto dà il risultato di eventuali procedimenti ?
  Un'altra operazione è «Spremuta d'oro», dei NAS di Bari e di Milano. Qui abbiamo avuto un momento particolare, perché abbiamo arrestato 39 persone, sequestrato 7 aziende, sequestrato 25.000 chilogrammi di olio. Anche qui avevamo delle etichette false con olio di semi poi trattato con la clorofilla. Quest'indagine, risalente al 2008-2009, ha visto tra l'altro riapparire di recente in un mercato rionale di Foggia e nella città di Milano un marchio inesistente riportante lo stesso Pag. 6indirizzo di produzione e confezionamento, anch'esso inesistente, già sottoposto a indagine di Bari. Il procedimento penale, quindi, è di nuovo in fase dibattimentale perché un magistrato è stato cambiato, quindi la Cassazione ha ordinato di fare il processo.
  Quella dell’«Olio tarocco» è una grossa operazione del NAS di Firenze, in cui sono state denunciate 65 persone e sono stati sequestrati persino sofisticanti provenienti dall'Inghilterra tramite San Marino, con adulterazione e contraffazione di olio extra vergine d'oliva. Sono stati sequestrati 4 chili di betacarotene, 88 di clorofilla, 140.000 litri d'olio, di cui 5.000 già contraffatto. Tra l'altro, abbiamo sequestrato un macchinario con 400 litri di olio di semi di soia collegato a una macchina riempitrice che dall'olio di semi, insieme al betacarotene e alla clorofilla, faceva uscire olio simil-extra vergine. Tengo a dire che il laboratorio dell'ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari) di Perugia, con il quale lavoriamo spessissimo, che è stato interessato per le analisi, ha confermato che erano miscele di olio di semi nelle quali erano disciolti clorofilla e betacarotene. Abbiamo, quindi, anche la collaborazione diretta.
  Altro aspetto particolare da segnalare in quest'operazione è che, al termine del vaglio di tutta la documentazione sequestrata, fu consegnata in procura un'informativa finale a carico di 65 indagati, di cui 38 ristoratori. L'olio veniva dato nei ristoranti. Adesso forse con l'antirabbocco... in ogni caso, erano cinque le associazioni a delinquere diverse operanti tra la Toscana e il Lazio, tutte finalizzate a una cosa.
  Credo di essere nei tempi e vorrei citare un'operazione particolare non tanto nei risultati, quanto nel contenuto e nell'attualità. Da circa due anni, come sapete, il Salento è interessato dalla nota emergenza della Xylella fastidiosa. Quest'infestazione e danneggiamento di alberi ha portato a una produzione bassissima di olio extra vergine d'oliva locale. Oltretutto, l'annata, al netto della Xylella, è caratterizzata da una produzione di bassa qualità e quantità, che ha originato per la maggior parte olio lampante. A questo punto, il vecchio produttore d'olio si è trovato a 30-40 per cento di guadagno in meno e doveva pur fare qualcosa. Anche noi abbiamo fatto qualcosa. Abbiamo intensificato i controlli.
  In particolare, è stato oggetto d'ispezione un commerciante all'ingrosso della provincia di Lecce, che aveva acquistato e venduto ingenti quantitativi d'olio extra vergine d'oliva di origine comunitaria (Spagna e Grecia). Dopo aver acquisito i dati di commercializzazione, sono state eseguite 14 ispezioni, nel corso delle quali presso quattro ditte è stato riscontrato che parte di tale olio comunitario era stoccato, in parte confezionato e pronto per la vendita, in piccola parte venduto come olio extra vergine di oliva al 100 per cento italiano.
  Nel corso dell'operazione, sono stati sottoposti a sequestro circa 2.000 chili d'olio, confezionato ed etichettato come olio italiano. Inoltre, sono stati sottoposti a sequestro amministrativo 6.000 chilogrammi di olio, detenuti in recinti diversi da quelli dichiarati al SIAN (Servizio informativo agricolo nazionale) e sprovvisti delle indicazioni. Cinque persone sono state segnalate alla procura della Repubblica di Lecce per frodi in commercio e tentativo di frodi in commercio. In un caso, si è addirittura accertato che olio di origine comunitaria già confezionato e immesso in commercio da una nota ditta era stato scondizionato, miscelato con altro olio comunitario greco e riconfezionato come olio made in Italy. Siamo, quindi, non agli artigiani, ma agli artisti del problema.
  Tengo ad affermare che, in considerazione certamente dell'indagine, il mio maresciallo lì a Lecce dice che fino al livello di commercializzazione all'ingrosso il controllo è più o meno semplice; quando, però, l'olio arriva in un frantoio e/o confezionatore e/o commerciante che effettua la vendita al dettaglio con scontrino fiscale, si perde l'ultima parte della tracciabilità. Qualche frodatore, cioè, si fa stampare e tiene sul posto etichette sia con Pag. 7indicazione dell'origine di olio italiana sia comunitaria. In caso di controllo immediato, riesce a vendere olio comunitario etichettandolo come italiano e poi scaricandolo sul registro del SIAN dalla voce comunitario, riparando in questo modo alla giacenza contabile.
  Si suggerisce qualche forma di imposizione per obbligare i venditori al dettaglio a emettere un documento e uno scontrino che riporti l'origine dell'olio. In questo modo, il consumatore finale non verrebbe truffato e l'organo preposto potrebbe controllare più nel dettaglio il venduto, verificandone i quantitativi e le relative origini.
  Altra operazione, ancora più piccola, è quella del NAS di Foggia. Qui ci ricolleghiamo al discorso precedente. Un privato cittadino – bisognerebbe invitare i privati cittadini a farlo – ha portato al NAS di Foggia 15 bottiglie da un litro d'olio extra vergine d'oliva che aveva acquistato al prezzo di 3 euro, che già sono indicativi. Dopo un'attenta osservazione, ha capito che si trattava di olio non proprio extra vergine d'oliva, perché appariva molto fluido con una colorazione innaturale.
  Il NAS, subito dopo la segnalazione, si recava presso la rivendita, sequestrava e trovava altre 20 bottiglie, l'alimento veniva sottoposto a campione. A nove giorni dal campionamento, l'ARPA Puglia di Bari, che eseguiva le analisi, comunicava l'esito. Siamo fortunati ad averle ricevute a nove giorni dal campionamento. Si diceva che era un olio di semi colorato. In particolare, le bottiglie riportano la dicitura «prodotto e confezionato da oleificio Calvio Matteo viale Ofanto 211 a Troia, Foggia», indirizzo inesistente nel comune di Troia, così come lo è l'oleificio Calvio Matteo. Questo è l'olio che troviamo a Milano di recente.
  Mi avvio alla conclusione. A questo punto, quando ho avuto il piacere e l'onore di essere convocato in questa Commissione, mi sono detto che dovevamo provare a fare qualcosa, ad esempio aumentando i controlli minuti, ossia controlli giornalieri, effettuati sul campo, senza grosse indagini, senza grosse procedure.
  Tra il 16 e il 23 marzo, abbiamo fatto un controllo straordinario lungo tutta la filiera olivicola e in un periodo dell'anno in cui normalmente tali controlli non sono usuali. Cosa significa ? Spesso, gli organi di controllo, compresi i NAS, vanno quando c’è la campagna olearia, ma i signori che definisco frodatori lo sanno, quindi praticano l'inganno successivamente. Abbiamo impiegato circa 1.500 militari, con una media di 210 Carabinieri al giorno, ma abbiamo sequestrato 90.000 litri d'olio. Abbiamo fatto 468 campionamenti e li stiamo ancora attendendo, perché ci vorranno dei giorni per avere le analisi. Questo è l'altro problema. Spesso, infatti, una volta che abbiamo campionato, dobbiamo attendere del tempo. Quando rientriamo sul sito, se non abbiamo elementi per il sequestro cautelativo, non troviamo più nulla perché è già stato esitato, come dicono i signori.
  Alla data odierna, abbiamo impiegato 1.476 uomini, controllato 962 obiettivi, 57 segnalati all'autorità giudiziaria – poi vedremo dai campioni cosa avviene – sequestrato 80.000 litri, 468 campioni, privi di tracciabilità 73.000 litri. La non tracciabilità è indicativa di determinati fatti. Ancora, abbiamo 7.000 etichettature non conformi, 2.650 litri detenuti in locali non autorizzati, 5.600 sotto vincolo sanitario in attesa di esito analitico. A questo si aggiunge che abbiamo prelevato i campioni random, secondo le esigenze dei vari nuclei: 213 al nord, 140 al centro, 115 al sud. Ho terminato, signor presidente.

  PRESIDENTE. La ringrazio moltissimo. Non dubitavo dell'eccezionale apporto di lucidità della sua relazione, perché la conosco da tanti anni.
  Prego i colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni di essere concisi, perché abbiamo un tempo d'Aula che sapete ci impone rapidità.

  SUSANNA CENNI. Sarò telegrafica, perché la sua relazione è stata chiara ed esaustiva. La ringrazio veramente moltissimo.Pag. 8
  Ho una domanda, che è anche una curiosità, rispetto alla tabella che ci ha presentato sui sequestri nel biennio 2013-2014. Leggo che nella Toscana, su 137 controlli, 119 sono le sanzioni penali comminate. Siccome in totale sono 191 le sanzioni penali comminate, mi chiedo come mai quest'assoluta concentrazione tutta nella mia regione. Siccome so che è la regione con la dimensione più consistente dell'attività di imbottigliamento dell'olio e con una percentuale enorme di olio certificato, vorrei capire se ci sia un'attinenza rispetto a questa peculiarità o per quale ragione ci sia questa concentrazione così grande.

  COSIMO PICCINNO, Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri). Bisogna cercare il numero delle sanzioni penali, perché spesso a un individuo possono essere applicate più sanzioni penali, quindi potrebbe essere, ma le farò sapere, un problema relativo a un numero di sanzioni penali a Cosimo Piccinno, al quale do dieci sanzioni penali, che diventano 191. È un problema statistico, ma mi prenderò la briga di fare uno studio particolareggiato e di farglielo conoscere.

  FRANCESCO CARIELLO. La ringrazio soprattutto per l'esposizione e per i dati forniti.
  Voglio rivolgerle una domanda netta. Tutta questa mole di dati a vostra disposizione è condivisa o, comunque, fornita al Ministero ? Esiste una storicità ? Viene tutto immagazzinato ?
  I metodi di analisi che eseguite sono ogni volta affidati al laboratorio a cui vi riferite o esiste un protocollo unico riconosciuto a livello ministeriale a cui attenersi ?
  Tornando al principio di autenticità, lo distinguerei in due aspetti, di cui credo anche nell'esposizione facciate uso. C’è un aspetto di tipo qualitativo dell'olio, e quindi dei suoi contenuti, e un aspetto legato alla tracciabilità dell'origine geografica: quanto questa seconda parte è fondamentale nelle vostre analisi ? Quanto il Ministero vi supporta in questo ? Dico questo perché sono promotore di un'iniziativa a livello governativo e attraverso un ordine del giorno il Ministero delle politiche agricole e forestali si è impegnato a raccogliere i dati che dovrebbero servire alla tracciabilità geografica dei vari oli. Mi è piaciuto il riferimento al suo maresciallo locale in Puglia e il fatto che chiedesse l'indicazione di queste origini geografiche addirittura nello scontrino del commerciante che vende. Lo condivido appieno.

  COSIMO PICCINNO, Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri). Leggendo successivamente, si accorgerà che dipendiamo dal Ministro della salute, quindi non abbiamo una dipendenza dal Ministero delle politiche agricole e forestali. Ci occupiamo soprattutto di sicurezza alimentare, e quindi di salubrità degli alimenti. Per cercare di spiegarmi, ci occupiamo del famoso olio da 2,99 euro, non extra vergine d'oliva, comunitario, di miscela, che però non fa male alla salute. Quello che facciamo, rispetto alla qualità dell'olio, è marginale rispetto alla sicurezza.
  Nessuno ha mai dato informazioni specifiche nemmeno a livello scientifico se il betacarotene o la clorofilla inseriti nell'olio di semi utilizzati per un lungo lasso di tempo possa portare o meno a delle patologie. Con il famoso principio di precauzione, quando vediamo una cosa del genere, sequestriamo e facciamo un'indagine. Questo è il quadro di situazione.
  Al Ministero della salute abbiamo una banca dati nostra interna, che condividiamo anche con altri quando ce lo chiedono, che ci dà determinate informazioni, che sfruttiamo non soltanto nel problema dell'olio, ma nella carne, nei fitofarmaci e così via.
  Quanto alle analisi, non abbiamo laboratori e normalmente ci avvaliamo di quelli dell'ARPA, dell'ICQRF. Il problema che cercavo di portare all'attenzione della Commissione è che i tempi sono quelli che sono. Basti pensare che agli sfigmateri – non vorrei aver sbagliato termine – mi sembra che ci siano dei tempi molto lunghi per arrivare a una conclusione.Pag. 9
  Il discorso è quello della tracciabilità. Il maresciallo ha fatto un certo tipo di lavoro, che poi abbiamo fatto anche con altri nuclei. Lei si è accorto che, su 88.000 litri, ne abbiamo sequestrati 73.000 per la tracciabilità, il che significa che questa è un indice importantissimo per chi lavora all'interno di questo settore. Non so se ho risposto.
  Quanto allo scontrino che parli, sarà un problema del legislatore.

  COLOMBA MONGIELLO. Penso che queste audizioni su questo tema specifico, ovviamente a mano a mano che entrano nel vivo, nel cuore del problema, non solo suscitino interesse, ma forniscano anche elementi utili al legislatore per approfondire meglio una filiera produttiva che abbiamo visto che è vero che ha offerto al Parlamento, al Governo e a questo Paese un quadro normativo adeguato. È altrettanto vero, però, che abbiamo sempre degli agro-pirati agguerriti nell'aggirare le norme. Abbiamo fatto bene a mettere insieme tutti coloro che intervengono sia per quel che riguarda la parte normativa sia nell'applicazione delle norme e bene abbiamo fatto a fare quest'audizione. Sono sempre una donna curiosa.
  Lei ha offerto una relazione puntuale. Conosco abbastanza bene tutte le indagini effettuate negli ultimi anni, so come alcune, grazie a Dio, siano andate a sentenza, quindi evidentemente avete visto giusto anche nel momento in cui avete effettuato controlli. C’è quella di Monteriggioni, quella di Bari, quella del Salento. Ci sono, quindi, alcune indagini aperte che stanno facendo scuola nell'ambito del panorama della filiera.
  Vedo che, giustamente, rispondete al Ministro della salute, e quindi parliamo di salubrità, sicurezza alimentare e così via. Il tappo doveva risolvere gran parte dei problemi, ahimè se fosse applicato – spero che lo sia in maniera un po’ più corretta e puntuale...

  COSIMO PICCINNO, Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri). Faremo una campagna sul tappo.

  COLOMBA MONGIELLO. Ne sono molto contenta. Vedo che gran parte delle frodi riguardano olio falso e etichette false. Anche voi intervenite in questo senso. Molto spesso le frodi riguardano tutti e due i reati. Clorofilla, betacarotene, olio di semi, olio di soia trattato e così via servono a dare origine all'olio extra vergine d'oliva.
  Ho visto il vostro report e il primo olio che viene contraffatto è proprio quello extra vergine d'oliva di qualità. Evidentemente, quindi, è lì il cuore del problema, non certamente quello lampante, del quale non importa niente a nessuno. Di conseguenza, viene attaccata la qualità. Ho visto che i controlli hanno riguardato soprattutto quest'aspetto.
  Noi abbiamo chiesto, però, spesso la tracciabilità sanitaria delle merci in entrata, addirittura in rete, perché molti Paesi esteri lo stanno già facendo da tempo. Forse lì ci renderemmo conto di quello che entra e quello che esce. Ieri, abbiamo fatto una bellissima audizione con il dottor Peleggi delle Dogane, che ci ha chiarito anche un quadro della situazione, ma resta qualche punto oscuro. Giustamente, lei fa cenno spesso alla tracciabilità. Sarebbe opportuno sapere cosa entra veramente e rendere pubblico quest'aspetto.
  Inoltre, un altro tema che devo dire sta affiorando nelle diverse audizioni è la trasmissione delle notizie. Lo richiamo perché anche ieri è emerso: come vi parlate tra i diversi Corpi ? Come utilizzate la vostra banca dati ? Come trasmettete questi dati che avete peritato in maniera che possiate intervenire con più velocità su diverse aziende ?
  Lei ha fatto riferimento all'inizio a Foggia e, ovviamente, mi crea un dispiacere personale che la mia città sia la capitale, ma sono felice, da foggiana, di aver fatto la legge Salva-olio, perché evidentemente avevo visto giusto. Il tema è, però, la trasmissione dei saperi e la questione se interveniate in questo modo, trasmettendo una serie di dati, in maniera che sappiate.Pag. 10
  Nella sua relazione, infatti, all'inizio dice che ci sono soggetti che cambiano casacca, ma che sono sempre gli stessi. Una volta entrati nella stessa banca dati, è possibile che non riusciamo a capire chi sia – il nome è famoso dalle mie parti – il noto chimico prestigiatore, che è sempre lo stesso, coinvolto a Bari, a Siena, a Milano e a Lecce ? È possibile che non riusciamo a trasmetterci queste notizie ?

  COSIMO PICCINNO, Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri). Quello della tracciabilità e di quello che entra è un problema sul quale non posso nemmeno rispondere. È una domanda che interessa alti dirigenti del Ministero della salute e, probabilmente, lo stesso gabinetto del ministro. Non posso assolutamente dire nulla.
  Se mi chiede se sia più o meno favorevole a questa tracciabilità, posso dirle di sì come organo di Polizia, ma credo che anche i colleghi degli altri organi di Polizia e di controllo sarebbero d'accordo con me.
  Quanto alla cooperazione, non voglio entrare nei particolari, ma posso dirle che di là c’è il dottor Vaccari, con il quale stiamo collaborando apertamente su un problema diverso in questo momento, ma nella mia relazione troverà che lavoriamo spesso con l'ICQRF. Allo stesso modo, per esempio, in un altro settore, l'altro giorno insieme alla Capitaneria di porto abbiamo sequestrato del pesce.
  La cooperazione, quindi, c’è. Spesso, è una cooperazione fatta, purtroppo – dobbiamo dirlo – da uomini. Il dottor Vaccari mi chiama o io lo chiamo e decidiamo determinate cose e le facciamo. Quello normativo sulla cooperazione è un problema affrontato dalle varie norme. Credo che un po’ di buonsenso in questa situazione possa aiutare.

  PRESIDENTE. Generale, le pongo anch'io una domanda. Nell'introduzione, ha fatto un cenno, che a me è parso significativo, sul quadro legislativo penale vigente. Ha fatto riferimento al 473 e al 474 del codice penale, quindi alle fattispecie relative alla contraffazione, ma ricordando che questa problematica qui finisce per scivolare abitualmente sul 514 e seguenti, e quindi in un'altra ottica.
  Lavorando su questa materia, ho raggiunto la convinzione che avremmo necessità, come almeno è mia opinione personale, che non so se sarà poi condivisa dalla Commissione, di rivedere il quadro normativo penale. Questo, però, non è semplice in un contesto storico in cui abbiamo la tendenza, per motivi ovvi, a scivolare verso una progressiva depenalizzazione delle fattispecie o, addirittura, a percorrere strade nuove, come il recente decreto legislativo sulla tenuità del fatto, che non è una depenalizzazione, ma sostanzialmente uno strumento che si muove nella stessa direzione.
  Può offrirmi qualche riflessione, qualche indicazione utile a riguardo ? Avete riflettuto come istituzione sul tema ?

  COSIMO PICCINNO, Comandante Generale NAS (Arma dei Carabinieri). Presidente, posso dirle che, così come per l'onorevole Cenni, manderò uno studio che stiamo tentando e credo poi bisognerà mettere a sistema con quello degli altri colleghi.
  Forse si è notato che ho posto, a mio avviso, una questione importante: il settore dell'olio è strategico per l'Italia ? Se lo è, dobbiamo fare qualcosa, rivedere determinate norme. Ripeto che non posso combattere con un 516, che mi dà una pena edittale a 2 anni, con una prescrizione – mi corregga il presidente se sbaglio – tra i 6 e i 7 anni.
  L'esempio banalissimo è che abbiamo sequestrato dei prosciutti DOP falsi nel 2011 a Napoli: siamo nel 2015 e ancora siamo sul tavolo del pubblico ministero. Diventa una palmarès. O il legislatore fa cambiare l'idea, anche allo stesso magistrato, che non è un palmarès, perché va a incidere sull'economia, e quindi su qualcosa di molto importante, soprattutto in questo momento, o sarà una battaglia che si perderà.

  PRESIDENTE. Su queste gravi parole, perché devo dire che c’è tutta l'intensità di Pag. 11una problematica in effetti difficile da risolvere, ma con la quale dobbiamo misurarci anche come Commissione, ringrazio moltissimo il generale Piccinno. Mi dispiace, perché siamo obbligati dalla ristrettezza dei tempi. Eventualmente, ci sarà modo di sentirci ancora. Se ritenesse di voler formulare qualche considerazione scritta in materia di quadro penale, gliene sarei comunque grato.
  Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

Audizione del Presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, Giancarlo Caselli.

  PRESIDENTE. Proseguiamo i lavori della Commissione di oggi ascoltando una persona che non richiede grandi presentazioni, il presidente Giancarlo Caselli, attualmente nella veste di presidente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e nel sistema agroalimentare, ma che poi ha una grande esperienza a tutto tondo in materia penale a noi ben nota.
  Senza ulteriore indugio, sempre per guadagnare tempo, pregherei il presidente Caselli di volerci illustrare la sua relazione con tutte le considerazioni che ritiene attinenti al tema specifico dell'audizione di oggi, che ruota intorno all'olio d'oliva, ma poi più in generale con quello che riterrà in tema di contraffazione agroalimentare e problematiche penali connesse.

  GIANCARLO CASELLI, presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Sono io che ringrazio lei, presidente, per quest'invito, assieme a tutti i commissari presenti per l'opportunità che mi offrono di esporre alcune considerazioni. Mi permetto di esordire lasciandole tre copie del terzo Rapporto sulle agromafie che Eurispes e l'Osservatorio di Coldiretti hanno elaborato insieme e il testo pulito di una relazione che sintetizzerò nel corso del mio intervento, ma per comodità sua e dei commissari ho il testo integrale.
  Vorrei cominciare sintetizzando le pagine del III Rapporto sulle agromafie più specificamente dedicate al problema dell'olio d'oliva. Il titolo è significativo: Truffe e furti e le conseguenze della penuria dell'oro nero. Avete sentito il generale Piccinno stigmatizzare la scarsa produzione di olio italiano nell'annata 2014-2015 e, conseguentemente, l'aumento dei prezzi, l'abbandono del raccolto da parte di molti olivicoltori e il loro impoverimento anche per l'abbattimento di piante secolari aggredite da diversi patogeni.
  Di conseguenza, è un dato di fatto che i consumatori vedranno sulle loro tavole oli non del tutto italiani, quando non completamente provenienti da Paesi esteri. Vero è che la quota di importazioni di olio da Paesi come Spagna, Turchia e Grecia era già altissima, ma inevitabilmente, per le ragioni che abbiamo visto sopra, subirà ancora un aumento per effetto della crisi dei raccolti.
  Il mercato europeo dell'olio d'oliva rischia di essere invaso dalle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente, che non hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza che sarebbero necessari, opportuni e convenienti. È un allarme che riguarda soprattutto l'Italia, principale importatore mondiale di olio, per un quantitativo di 460.000 tonnellate. Betacarotene, clorofilla, oli di semi e olio di sansa sono i veri nemici dell'extra vergine d'oliva. Il rischio è che entrino nel circuito della distribuzione alimentare prodotti fortemente adulterati e manipolati attraverso l'aggiunta di additivi o imbottigliati in maniera fraudolenta.
  Norme recenti sul tema dell'etichettatura, come abbiamo sentito anche dal generale Piccinno, non sono, allo stato degli atti, ancora sufficienti. Il calo della produzione – veniamo al merito dell'audizione di oggi – espone obiettivamente a un incremento delle frodi lungo tutta la filiera dell'olio. Lo dimostrano alcune operazioni, Pag. 12quelle che il generale Piccinno ha ricordato, altre che qui nel III Rapporto agromafie sono menzionate.
  Un'operazione della Guardia di finanza coordinata dalla procura di Trani riguarda un giro di false fatture coinvolgente Toscana, Liguria, Puglia e Calabria, un lavoro transregionale. Questo sistema prevedeva il coinvolgimento di imprese compiacenti, attraverso le quali veniva prodotta la documentazione necessaria ad attribuire a oli di origine e provenienza ignota la falsa attestazione di origine italiana certificata. L'olio taroccato arrivava così direttamente all'imbottigliamento come made in Italy ed etichettato come tale e immesso sul mercato nel business di quest'unica operazione con giro di fatture false per oltre 10 milioni di euro per un commercio di oltre 500.000 litri di extra vergine, o perlomeno di olio presentato come tale, per un valore commerciale complessivo di 3 milioni di euro. Vi sono poi problemi legati ai trasporti, su cui torneremo nella relazione di cui le ho consegnato la copia originale.
  Qui citiamo un esempio del Corpo forestale dello Stato, che ha compiuto numerosissime operazioni. Se si può aprire una parentesi, Coldiretti, in generale, e l'Osservatorio sulle agromafie, in particolare, sono sostenitori della specificità del Corpo forestale dello Stato. Spezziamo, col suo permesso, una lancia anche in questa sede.
  Anche il Corpo forestale ha compiuto numerose operazioni su etichettatura e qualità del prodotto. Nel rapporto se ne cita una a mo’ di esempio per tutte: nel novembre del 2014, in provincia di Siena sono stati sequestrati oltre 12.000 litri di olio dichiarato extra vergine d'oliva al 100 per cento italiano, campagna 2014-2015. Peccato che il carico proveniente dalla Puglia non era accompagnato da documenti di tracciabilità sulla provenienza e produzione del prodotto. Nel rapporto si sottolinea che l'episodio citato e tanti altri simili andrebbero contestualizzati su scala nazionale per comprendere la portata di un fenomeno, quello della contraffazione dell'olio extra vergine d'oliva, che da sempre minaccia le nostre produzioni, ma oggi si trova all'apice proprio a causa della crisi del settore. Non finisce tutto qui. Il male è sempre prodromico al peggio.
  Esiste, infatti, anche il fenomeno delle ruberie e dei saccheggi. Le operazioni di polizia giudiziaria effettuate fino a ora individuano la responsabilità soprattutto in capo a cittadini stranieri di gruppi organizzati che agiscono nella campagna e fanno razzia di olive e fusti di extra vergine molto organizzati, tanto da riuscire a ripulire un uliveto in poche ore. Molti agricoltori hanno deciso di attivare una sorveglianza speciale, con ronde o istituti privati di vigilanza e, per non lasciare soli gli agricoltori, Coldiretti ha chiesto alle prefetture un vero e proprio servizio di scorta per le cisterne che trasportano l'olio e ha proposto anche l'installazione di videocamere negli oliveti.
  La domanda, quindi, è la seguente: ai consumatori basterà affidarsi alle indicazioni di origine del prodotto sull'etichetta e al prezzo alto, come viene spesso consigliato, per un acquisto sicuro ? Certamente no. Fidarsi dell'etichetta e del prezzo alto, ritenendosi sufficientemente garantiti, non è garanzia sufficiente. Solo una maggiore trasparenza, la tracciabilità delle materie prime utilizzate e una normativa più stringente per la tutela del made in Italy renderanno più consapevole la scelta rispetto al tipo d'olio che siamo disposti che il cittadino e consumatore è disposto ad avere in tavola.
  Andrò adesso molto più rapidamente. C’è un capitolo intitolato all’annus horribilis dell'olio italiano, un disastro – questo è il termine più utilizzato tra gli ovicoltori italiani per l'ultima stagione – con problemi di mosca olearia e di cambiamento climatico. Vado subito ai risultati, purtroppo obiettivamente constatabili: le conseguenze sono un aumento di oliveti abbandonati per mancanza di redditività, difficoltà nel reperimento di forza lavoro, carenza di risorse per finanziare la difesa fitosanitaria in larga scala, una minore produzione di olive e quindi di olio, maggiori costi agroculturali, due fattori che inevitabilmente ricadono sul prezzo finale dell'olio extra vergine. In numerose regioni, Pag. 13troppi olivicoltori hanno deciso di non effettuare neppure il raccolto, mentre altri hanno messo in vendita l'oliveto e altri ancora l'hanno abbandonato da tempo. Poi ci sono le ricadute negative non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità.
  In sintesi, si è registrato un taglio del 35 per cento per la produzione d'olio d'oliva nella campagna 2014-2015, che colpisce tutte le regioni italiane. Ci sono vari capitoli che nel dettaglio riguardano le regioni una per una. Il taglio per la Puglia è del 35 per cento, per la Calabria del 35, per la Sicilia del 22, un po’ meno, per il Molise del 30, per la Basilicata del 45, per la Campania del 40, per la Sardegna, in controtendenza, c’è invece un incremento di produzione del 30 per cento. Per la Toscana, torniamo a meno 40 per cento, l'Umbria a meno 45, il Lazio a meno 37, le Marche a meno 45, l'Abruzzo a meno 45, la Liguria a meno 45. Al nord, la flessione è a due cifre in tutte le regioni che concorrono alla DOP Garda: Veneto e Trentino meno 25 per cento, meno 30 per la Lombardia, in decisa flessione anche l'Emilia-Romagna, meno 40, male anche il Friuli-Venezia Giulia. Una voce fuori dal coro è quella del Piemonte, più 30 per cento. Qui la stagione è stata regolare e, soprattutto, la lotta alle fitopatie ha potuto essere tempestiva ed efficace.
  Non sta meglio la Spagna, ma purtroppo mal comune mai come in questo caso non è per niente mezzo gaudio. Tralascio i dati spagnoli per dire che i dati di diminuzione secca, pesante della produzione riguardano anche la Spagna, non sono un'esclusiva del nostro Paese.
  Passerei ora, se ho ancora qualche minuto, presidente, a un'illustrazione sommaria, sintetica della relazione che mi sono permesso di rassegnare a lei e alla Commissione nella forma integrale originale. Abbiamo sentito dire del generale Piccinno e sapete voi meglio di tutti noi che state audendo che l'ovicoltura italiana è di elevata qualità e rappresenta un settore produttivo strategico per il made in Italy agroalimentare e per l'economia in generale.
  Siamo il secondo produttore ed esportatore in Europa dopo la Spagna, ma oltre ai fattori di carattere strutturale legati alla produzione che abbiamo visto esaminando i capitoli relativi del Rapporto agromafie, i fattori di crisi si hanno anche in un ambito esterno, sul piano più propriamente commerciale. Vige, infatti – nessuno vuole discutere questa o quell'altra logica, ma di fatto se ne constata la vigenza – una logica economico-efficientistica che ha prodotto alcuni effetti: libertà di scambio nel settore degli oli vergini di oliva, con conseguente abolizione degli ostacoli all'integrazione del mercato, e rimozione dei pretesi svantaggi competitivi per i produttori.
  La conclusione di questi processi è una notevole erosione delle tutele riconosciute ai consumatori, se non in termini di potenzialità lesive della salute, quantomeno per quanto concerne l'affidabilità dei prodotti in ragione della mancata corrispondenza, tra quanto atteso e percepito da un lato e quanto occultato con frodi e contraffazioni al consumatore dall'altro.
  Questi dati complessivamente considerati, oltre a quelli emergenti dal rapporto, portano ancora una volta alla conclusione che sono sempre più frequenti non soltanto le ipotesi, ma i casi concreti di frodi e di contraffazione. Per ingannare i consumatori sulla vera natura e origine dell'olio, sempre più spesso vengono immesse al consumo partite di oli d'oliva deodorati di bassa qualità, aventi un valore di mercato molto inferiore a quelli di reale provenienza nazionale. Conoscete meglio di noi gli effetti della deodorazione, e quindi risparmio l'illustrazione di questa parte.
  Qui si torna di nuovo al problema dei documenti di trasporto falsificati per ingannare sulla vera natura del prodotto, che contiene molto spesso olio d'oliva non in regola perché deodorato. Questi documenti di trasporto non solo non consentono di stabilire il reale contenuto di quanto trasportato, ma addirittura portano totalmente e completamente fuori strada in senso assolutamente fuorviante.Pag. 14
  La messa in commercio come oli italiani di oli d'oliva vergini di scarsa qualità e l'usurpazione del made in Italy provocano gravissimi danni all'economia del Paese, alle imprese agricole virtuose e, inoltre, se non soprattutto, violano il diritto del consumatore ad alimenti sicuri, di qualità e di origine certa: cibo sano e giusto non è uno slogan, ma è sempre più una formula che concentra in poche parole quello che deve essere l'obiettivo di tutti gli enti e i soggetti per una competenza o per l'altra interessati a questi problemi.
  Occorrono controlli. Abbiamo visto che ci sono ascoltando sia i Carabinieri, sia la Guardia di finanza, sia la Polizia di Stato, sia le Dogane, sia il Corpo forestale, l'autorità di controllo alla quale forse siamo maggiormente, per le ragioni che dicevo, sensibili. I controlli ci sono, ma non sono mai sufficienti. Ci vuole anche qualcos'altro, un coordinamento dei controlli, ma non è di questo che vogliamo parlare.
  In questo momento di grave crisi, in cui il nostro Paese sta cercando azioni e risorse per rilanciare la sua economia e la crescita occupazionale, è indispensabile e non si può fare assolutamente a meno di tutelare con ogni strumento utile i controlli, ma anche un adeguamento legislativo. Lei stesso, presidente, ne ha fatto oggetto di domanda al generale Piccinno. Serve ogni strumento utile per tutelare il made in Italy, in particolare quello agroalimentare, universalmente riconosciuto come una straordinaria leva competitiva e di sviluppo del nostro Paese.
  Tutelare l'identità dei prodotti nazionali contro le frodi, nello specifico tutelare l'identità degli oli d'oliva vergini prodotti da olive nazionali, è un vero e proprio dovere dello Stato, indispensabile nell'ottica di garantire solidità competitività, distintività delle imprese italiane.
  La legge n. 9 del 2013 presenta indubbiamente degli aspetti positivi, ma non possiamo non nascondere, perché verremmo meno agli scopi di quest'audizione, una certa delusione e, conseguentemente, la richiesta per quanto ci compete, per quanto rispettosamente possiamo prospettare, di coerenza per quanto riguarda la considerazione amministrativa delle norme e la loro applicazione senza esitazioni e senza incertezze.
  Del tappo antirabbocco oggi si è già abbondantemente parlato. Qui c’è un elenco piuttosto consistente, direi estremamente significativo, di norme della legge n. 9 del 2013 che sono rimaste, per quanto ci risulta, inapplicate. Credo che sia una risultanza assolutamente a prova di contestazione e il merito è soprattutto del collega Masini, del quale, a scanso di equivoci, sono il ventriloquo in questo momento, perché è un mestiere che ho cominciato da non molto. Cerco disperatamente d'imparare tutto e di più, ma è chiaro che ci sono specificità per le quali devo rimettermi a chi è sul campo da ben più tempo di quanto non sia toccato a me.
  L'articolo 3, integrazioni al piano straordinario di sorveglianza, è una norma che, al fine di assicurare la corretta informazione del consumatore e tutelare la qualità degli oli nazionali, dopo aver fissato per gli oli etichettati come italiani limiti per il contenuto di metilesteri ed etil esteri degli acidi grassi, un livello più restrittivo, stabilisce che le autorità preposte rendono note le risultanze delle analisi pubblicate e aggiornate mensilmente in un'apposita sezione del portale Internet del Ministero delle politiche agricole e forestali. Non risulta, parole che purtroppo sentirete ripetere molte volte, tutte le volte che ci sarà il tempo di pronunziarle, perché l'elenco è lungo, che quest'attività sia stata preordinata da parte della competente amministrazione.

  PRESIDENTE. Presidente, se crede, siccome abbiamo capito il senso, possiamo dare per letta questa sequenza.

  GIANCARLO CASELLI, presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Avete il testo integrale.

  PRESIDENTE. Abbiamo tutti il testo integrale davanti agli occhi, quindi è assunto il concetto, ben chiaro.

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  GIANCARLO CASELLI, presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Mi lasci soltanto, la prego, di questi tanti «non risulta», evidenziare gli ultimi due. L'articolo 10, norme contro il segreto delle importazioni agroalimentari, discorso che avete già affrontato, chiede che sia garantito il diritto d'accesso alle informazioni concernenti l'origine degli oli d'oliva detenuti dall'autorità pubblica a tutti gli organi di controllo e alle amministrazioni interessate, stabilendo i termini e le condizioni fondamentali delle modalità per il suo esercizio. Non risulta che questa disposizione, che sarebbe fondamentale e importante, sia stata attivata.
  Finalmente, l'articolo 11, disciplina sulla vendita sottocosto degli oli d'oliva extra vergini, ha quest'obiettivo: controllare offerte speculative di olio extra vergine d'oliva attraverso operazioni di vendita sottocosto. Attraverso comunicazioni che dovrebbero essere fatte alle amministrazioni comunali, non risulta che i sindaci abbiano sottoposto a verifica il mercato degli oli su questo versante. Allora, davvero la norma c’è, ma esiste appunto un «ma».
  Torniamo alle criticità registrate nelle operazioni di trasporto. Non è previsto un sistema capillare di certificazione della merce trasportata e il rischio è evidente: la tracciabilità del prodotto consegnato al vettore può essere alterata durante il percorso verso il destinatario. Per quanto riguarda i trasporti, la tracciabilità, che consente di controllare la regolarità del trasporto e la legalità della merce trasportata, il sistema dei controlli è del tutto insufficiente.
  È prevista l'obbligatorietà di un registro con annotazione di carichi, scarichi e simili, ma in attesa dell'attivazione dei servizi telematici del Sistema informativo agricolo nazionale, i controlli sono eseguiti a campione dall'Ispettorato centrale qualità e repressione frodi. Così si va non dico a tentoni, perché sono controlli sia pure a campione seri, ma non sono quelli capillari e sistematici che servono in questa materia. Risulta, così, di scarsa utilità il controllo sulle attività di trasporto, mentre basterebbe – ci permettiamo di suggerire, ma naturalmente è un suggerimento che deve essere verificato e controllato – adottare una normativa simile a quella riguardante i prodotti vitivinicoli.
  Concludo con una considerazione di carattere generale. Occorre spianare la strada delle imprese verso il mercato, assicurando condizioni di effettiva legalità, in favore delle imprese virtuose, anche a rendendo operative le parti sopra elencate, che operative non sono e che fanno parte di una legge che, ribadiamo, è pur sempre di fondamentale, attuale utilità.
  La contraffazione mascherata da pseudo legalità uccide la concorrenza e impoverisce il Paese in termini occupazionali e di risorse umane. Anche noi pensiamo che debba essere rivista la normativa in materia agroalimentare. Tra l'altro, devo ringraziare perché mi è stato mandato un vostro elaborato, che mi riprometto di studiare ed esaminare se lo riterrete utile.
  Non ho ancora potuto studiarlo, ma se riterrete di sentirci anche su questo punto, verremo molto volentieri. Allo stesso modo, se andrà in porto questa Commissione governativa che dovrò io presiedere, come sembra che sarà, la mia prima preoccupazione, sarà di trovare una forma di coordinamento e di collaborazione con voi, in modo da sfruttare il vostro sapere, la vostra specifica conoscenza e integrarla con la nostra.
  Anche noi abbiamo alcune riserve, che troverete esposte in questo documento e che abbiamo esposto a suo tempo al Ministro Orlando e al Ministro Martina, che cortesissimamente ci hanno ascoltati, allora non ancora, ma oggi legge dello Stato, sul decreto sulla contraffazione. Sotto il profilo interpretativo, ci sono problemi che debbono essere seguìti con attenzione e monitorati, perché paventiamo anche noi, come lei, il rischio di una sostanziale depenalizzazione.
  In quest'ottica, però, segnalo come ottima, a nostro giudizio e non soltanto, l'iniziativa da proseguire, proprio perché c’è anche un problema di cultura della Pag. 16legalità sullo specifico dell'agroalimentare anche all'interno della magistratura, iniziativa che è stata conclusa la settimana scorsa, un corso di formazione professionale in collaborazione con il CSM e la Scuola superiore della magistratura per 80 magistrati. Le domande sono state moltissime e 80 sono stati poi i partecipanti effettivi. Tutti questi problemi di contraffazione non soltanto agroalimentare, ma in generale di contraffazione, sono stati trattati. Avevo anche un'infinità di dubbi su sentenze e norme, ma ne parleremo, eventualmente, un'altra volta. Ringrazio per aver già rubato troppo tempo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire.

  SUSANNA CENNI. Sarò telegrafica, perché i tempi sono davvero stretti.
  È stato interessantissimo ascoltare il dottor Caselli e la sua relazione. Sono toscana, della provincia di Siena, quindi conosco benissimo la storia di alcuni sequestri anche molto recenti. Ho avuto racconti dettagliati su quello che accadeva in alcune imprese, soprattutto di imbottigliamento, da parte di dipendenti, che poi si sono licenziati da queste aziende, quindi con dovizia di dettagli anche sui meccanismi di falsa fatturazione, di risultati delle analisi falsate e così via.
  Credo che abbiamo un'idea, almeno in quest'aula, abbastanza precisa del fenomeno, di come si costituisca e via dicendo, ma devo dire, anche sentendo le varie relazioni dei Corpi di polizia, lei stesso che oggi ha affrontato alcuni aspetti del fenomeno, che non ci lasciano ben sperare negli anni a venire. I controlli aumentano, aumentano i sequestri, ma aumenta pesantissimamente anche il fenomeno. Non appena tutti noi abbiamo capito cosa sarebbe accaduto in quest'annata olearia, sapevamo tutti che ci sarebbe stata una dimensione di circolazione del prodotto contraffatto, come si è puntualmente verificato, almeno in quello che è stato già sequestrato e così via.
  Alla fine, la domanda, a due facce, è questa. Anche alla luce della sua lunghissima esperienza di magistrato, se dovesse individuare un punto su cui lavorare con forza, così come è stato per la mafia e per alcuni fenomeni di quel tipo, come sequestrare i beni, quindi toccare nella carne viva il fenomeno, quale sarebbe ? Credo che siamo tutti più che convinti che dobbiamo rivedere le norme penali, aumentare i controlli e lavoreremo in quella direzione.
  Infine, continuo ad avere una conferma, giorno dopo giorno, audizione dopo audizione, che comunque qualcosa ancora non gira nel sistema dei vari soggetti impegnati nell'attività di contrasto e nella circolazione piena delle informazioni delle banche dati.

  COLOMBA MONGIELLO. Brevemente, giudice Caselli, soprattutto la parte riguardante nel dettaglio l'applicazione della legge mi ha incuriosita molto. La ringrazio per lo screening molto dettagliato, che ha offerto anche a noi la possibilità di studiare nel dettaglio cosa viene osservato della legge e cosa no. A parte quello di cui già sappiamo, etichetta, tappo, ha ragione la collega Cenni, abbiamo un'invasione di olio straniero vestito da olio italiano. Se solo applicassimo la norma in maniera precisa e puntuale, forse potremmo riuscire a tutelare il nostro made in Italy, altrimenti non ne usciamo.
  Penso all'articolo 4, alla liceità dei marchi, ai 18 mesi dell'imbottigliamento, una delle norme più semplici, che addirittura le aziende agricole vogliono che si rispetti, in maniera da tutelare il proprio prodotto. Non parliamo poi del traffico di perfezionamento attivo. Sia la collega Cenni sia io abbiamo firmato un'interrogazione parlamentare per chiedere lumi al ministro sull'applicazione dell'articolo 9. Mi pare che neanche in questo caso la norma sia stata applicata da quest'amministrazione in maniera precisa.
  La ringrazio anche per un'altra ragione. Lei ha offerto, accanto a quella sul quadro normativo preesistente, anche una riflessione sul tema del trasporto. Già da diverso tempo, ascolto le diverse imprese, anche quelle coinvolte in alcune indagini, che ci dicono che il prodotto è uscito dalle Pag. 17loro imprese in un certo modo, ma ha raggiunto l'impresa x in un altro modo, che non è colpa loro né di chi l'ha ricevuto: di chi è la colpa ? Evidentemente c’è qualche vacatio nella legge che potrebbe essere riformulata in maniera da poter dare risposta concreta a questo dettaglio che tuttora non c’è.
  Un altro punto riprende la riflessione della collega sull'aggredire i patrimoni degli agropirati. Abbiamo sempre detto che dobbiamo aggredire i patrimoni come si fa con i mafiosi. C’è la perdita dei contributi comunitari all'interno della legge: non ho traccia dell'applicazione. C’è anche la tracciabilità, sulla quale ho posto una domanda al collega Piccinno.
  La mia riflessione amara, che faccio con lei e con l'intera Commissione, è che, al di là delle intercettazioni e dell'associazione a delinquere, che mi sembrano i due articoli osservati come utilità da parte delle procure, mi sa che tutto il resto, vale a dire 15 articoli, non vengono dettagliatamente rispettati. Ormai conosce bene la legge: ritiene che forse potremmo avere risultati molto più precisi e puntuali nel rispetto pieno di tutti gli articoli ?
  Relativamente ai controlli, emerge sempre un tema: vanno bene tutti i controlli, ma se non ci parliamo tra di noi, servono ?

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Caselli per la replica.

  GIANCARLO CASELLI, presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. La ristrettezza del tempo a nostra disposizione facilita le domande che si avvicinano al cuore dei problemi.
  Personalmente, scommetterei sulle pene interdittive. Tra le tantissime cose che si potrebbero e si dovrebbero fare, quelle su cui maggiormente punterei, dovendo fare delle scelte, sono le pene interdittive, immediatamente esecutive, se il nostro sistema lo consentisse. Diversamente, sullo sfondo ci sono sempre tempi, modi e peculiarità, se non vogliamo definirli anomalie del nostro sistema processuale, che rendono anche le pene più incisive ed efficaci, se non irrogate, applicate, esecutive in tempi reale, che non siano biblici, grida manzoniane.
  Servirebbero, quindi, misure interdittive con esecutività immediata, possibilità di appello, di tornare a fare quel lavoro e così via, ma il cartellino rosso che mette fuori mercato è deterrente assai più di una sanzione penale aumentata chissà a quali livelli, soprattutto se il nostro sistema penale è quello che è, per cui posso minacciare anche sanzioni particolarmente rigorose, ma se non sono in grado di applicarle, non fanno paura a nessuno.
  Ho già accennato e ripeto adesso che un'altra scommessa dovrebbe riguardare l'organizzazione della magistratura su questo versante. Prima ci si è occupati di terrorismo, poi di mafia, ora di queste cose, che sono diventate le più importanti del mondo ? No, c’è un'infinità di cose importanti, ma l'agroalimentare è importantissimo, come tanto altro, perché abbiamo detto che ne va della nostra economia e della salute dei cittadini, due valori costituzionali assolutamente primari. Pretendere o chiedere che si lavori tutti insieme facendo squadra, facendo blocco, perché si formi anche una maggior cultura all'interno della magistratura, una migliore organizzazione della giustizia su questo versante, è pretendere una cosa giusta.
  C’è qualcosa che non va anche in questo versante perché è un dato di fatto che lo stesso stabilimento, magari con molte fabbriche o più fabbriche in regioni diverse, in una zona geografica non viene neanche sfiorato da una qualsivoglia indagine, mentre per lo stesso prodotto dello stesso stabilimento in un'altra area geografica si apre un procedimento o magari in più aree: in alcune zone, si chiude con l'archiviazione, in altre con rinvio a giudizio. C’è una disparità di interventi con questo o quell'altro esito per lo stesso prodotto.
  Il mio ex collega, ancora amico, Guariniello, che ci onora di far parte del nostro comitato scientifico, ha per esempio il «pallino», professionalmente del tutto apprezzabile, della creazione anche in Italia di una sorta di pool de la santé, sul modello francese, che coordini le attività su questo Pag. 18versante a livello nazionale e diffonda anche cultura a livello nazionale maggiore.
  Allo stesso modo, in riferimento alla seconda domanda, è vero che i controlli ci sono, ma molte volte devono essere meglio coordinati e i controllori devono parlare tra loro. Una delle proposte che mi sembrano sensate che ho sentito formulare è un registro, magari presso ciascuna ditta, presso lo stabilimento, che segni chi è venuto, che non ha riscontrato nulla, in modo che, se il giorno dopo viene un altro controllore, sappia quanto meno che qualcuno è già venuto la settimana prima. Nessuno gli vieterà, se insiste, di effettuare un secondo controllo, ma mi dicono che possono esserci situazioni mai controllate e altre, invece, che registrano anche fino a cinque controlli nell'arco di un bimestre, davvero una sproporzione tra un caso e l'altro.
  Sempre nell'ottica della scommessa, un'altra sulla quale personalmente punterei è l'attacco, l'aggressione, l'attenzione ai patrimoni. I patrimoni, infatti, hanno la stessa forza deterrente delle misure interdittive, se non di più. In sostanza, la strada giusta, ovviamente molto più facile a dirsi che non a praticarsi – me ne rendo e ce ne rendiamo assolutamente conto – è rendere non conveniente la contraffazione, l'adulterazione, i reati sul versante agroalimentare dell'olio, come per quanto riguarda gli altri tipi di produzione. Per rendere non conveniente, due strade non dico sicure, ma ben precise, ben delineate, sono appunto le misure interdittive e l'attacco al patrimonio. Sostanzialmente, diminuisce fortemente la convenienza a barare. Potrebbe essere utile un invito a giocare con carte non truccate attraverso misure interdittive e l'attacco al patrimonio, che rendono non conveniente l'attività illegale.
  Naturalmente col permesso del presidente, passerei la parola al collega Stefano Masini per il caso avesse altro da aggiungere.

  PRESIDENTE. Eventualmente, troveremo il modo di farlo in altro momento. Purtroppo, abbiamo un problema con l'Aula. Ringrazio moltissimo il presidente Caselli, col quale adesso scambierò fuori due parole di tipo operativo.
  Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

Audizione del Capo del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Vaccari.

  PRESIDENTE. Prego subito il dottor Vaccari di accomodarsi e gli do la parola.

  STEFANO VACCARI, capo del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Noi siamo di gran lunga i più grossi controllori di Italia. Eseguiamo sei volte i controlli dei NAS e venti volte quelli della Forestale. Abbiamo di gran lunga i migliori risultati operativi penali, amministrativi e di sequestri. È sempre molto interessante perché, comunque, nessuno ci chiede come facciamo. Confesso che è molto divertente. Abbiamo condotto noi le operazioni citate, a cominciare da «Olio di carta», non la Guardia di finanza. Le abbiamo condotte insieme alla Guardia di finanza, ma siamo noi che organizziamo tutto. Sommessamente, quindi, l'Ispettorato repressione frodi è, senza presunzioni, il maggior conoscitore dei problemi del traffico dell'olio. Fornisco alcuni dati: siamo gli unici in Italia che lo difendiamo anche fuori dei confini nazionali.
  Faccio questa premessa perché quello che riporterò è, senza presunzioni, la summa della sapienza investigativa italiana in questa materia. Eseguiamo 6.500 controlli all'anno sull'olio d'oliva, come trovate qui. Col generale Piccinno lavoriamo veramente bene. Dico con passione che la sua andata in pensione è una perdita per il Paese, perché si perde un pezzo di sapienza grandissima. Ebbene, noi facciamo sei volte quello che fanno loro con i controlli sull'olio, ma dove ?Pag. 19
  Eseguiamo due tipi di controllo: quello sul territorio e sulla grande distribuzione, ma soprattutto le grandi indagini. In questo Paese, nascono dall'ICQRF: i 10 milioni di euro tracciati da «Olio di carta», l'operazione «Fuente», che non hanno i chilogrammi come unità di misura, ma le tonnellate, non le migliaia, ma i milioni di lire, qualche volta le centinaia di milioni di lire.
  Sono operazioni utili perché hanno testato la debolezza del sistema. In altri tre minuti suggerirò solamente due approfondimenti. Anzitutto, le normative sono sufficienti ? La risposta è che ce ne sono tante e a noi bastano. Cosa non abbiamo ? Non abbiamo la sanzione amministrativa adeguata. Il problema, infatti, è amministrativo, non penale. Notate bene che sull'olio la sanzione amministrativa è ben più importante di quella penale, com’è notorio.
  In secondo luogo, già attacchiamo i patrimoni ed esiste già una norma, il decreto legislativo n. 231, che lo consente già. Abbiamo bloccato i patrimoni delle società coinvolte. Come ? Sapete che una delle norme particolarmente penetranti è il decreto legislativo 231, che sapete essere una norma amministrativa e non penale, ma che la Cassazione ha detto riguardare attività di natura penale. Ebbene, quella norma consente di bloccare società, di sequestrare patrimoni di società. Lo abbiamo fatto insieme ai colleghi della Guardia di finanza. Le esperienze ci sono.
  Parlarsi ? Il RUCI (Registro unico dei controlli e della vigilanza sulle produzioni agroalimentari vigilate) esiste. È stato votato dal Parlamento nel giugno del 2014. Bisogna solo convincere le Forze di polizia a farlo. Il decreto del Ministro delle politiche agricole lo ha trasferito al Ministro dell'interno e noi contiamo che si chiuda la partita anche con l'ultimo dei soggetti che tira in ballo, le regioni.
  Il decreto è finalmente approdato in discussione in Conferenza Stato-Regioni sul Registro unico dei controlli: ebbene, senza una riforma profondissima del Titolo V, la normazione in materia di etichettatura è nulla. Sapete benissimo che, per la normazione in materia di etichettatura del decreto legislativo n. 109 del 1992, le autorità sanzionatoria sono le regioni, alcune delle quali hanno delegato ai sindaci. L'erronea etichettatura di una bottiglia d'olio d'oliva è sanzionata dal sindaco. Parliamone. Lo abbiamo ripetuto almeno altre tre volte in tutte le audizioni.
  Esistono, quindi, alcuni punti importanti. Troverete nella relazione anche quello che facciamo sul Web, unici al mondo. Nessun altro Paese al mondo ha un intervento sul Web sulla contraffazione dei prodotti. Troverete anche chi siamo: siamo 750 su 29 uffici e 9 laboratori, la rete di laboratori più organica d'Europa nell'agroalimentare, un vanto dell'Italia che ci invidiano tutti i paesi. Nel Forum di Lodi sulla contraffazione della scorsa settimana, l'Italia si è dimostrata capofila mondiale nella lotta alla contraffazione e nella sua organizzazione.

  PRESIDENTE. Possiamo assumere oggi l'audizione del dottor Vaccari, così come avvenuta, con la sua documentazione nell'ambito della serie di audizioni previste sull'olio d'oliva e valutarne in Ufficio di Presidenza la riconvocazione più in là, nel medio periodo, per un'audizione più complessiva sulla problematica.
  Oggi avevamo come tema all'ordine del giorno l'olio d'oliva, credo che le cose dette e la relazione lasciata dal dottor Vaccari possano essere, a questo punto, considerate esaustive per l'audizione di oggi. Valuteremo poi insieme in Ufficio di Presidenza quando, come e su quale tematica, presumo più complessiva, eventualmente riconvocare il dottor Vaccari.
  Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  La seduta termina alle 16.

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ALLEGATO: Documentazione presentata dagli auditi

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