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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VI Camera e 6a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 7 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Capezzone Daniele , Presidente ... 3 

Audizione del Viceministro dell'economia e delle finanze Luigi Casero sullo schema di decreto legislativo recante misure per la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese (Atto n.161), sullo schema di decreto legislativo in materia di trasmissione telematica delle operazioni IVA e di controllo delle cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici (Atto n.162) e sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente (Atto n.163), predisposti in attuazione della delega per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita, di cui alla legge n.23 del 2014 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, nonché dell'articolo 46, comma 1, del Regolamento del Senato della Repubblica):
Capezzone Daniele , Presidente ... 3 
Marino Mauro Maria , presidente della 6a Commissione del Senato ... 4 
Capezzone Daniele , Presidente ... 4 
Casero Luigi (AP) , Viceministro dell'economia e delle finanze ... 4 
Capezzone Daniele , Presidente ... 12 
Causi Marco (PD)  ... 12 
Bellot Raffaela  ... 13 
Pesco Daniele (M5S)  ... 14 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 15 
Marino Mauro Maria , presidente della 6a Commissione del Senato ... 15 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 15 
Pisano Girolamo (M5S)  ... 16 
Capezzone Daniele , Presidente ... 17 
Paglia Giovanni (SEL)  ... 17 
Pelillo Michele (PD)  ... 18 
Marino Mauro Maria , presidente della 6a Commissione del Senato ... 18 
Causi Marco (PD)  ... 18 
Pelillo Michele (PD)  ... 18 
Marino Mauro Maria , presidente della 6a Commissione del Senato ... 19 
Pelillo Michele (PD)  ... 19 
Molinari Francesco  ... 19 
Capezzone Daniele , Presidente ... 19 
Causi Marco (PD)  ... 20 
Capezzone Daniele , Presidente ... 20 
Pesco Daniele (M5S)  ... 20 
Capezzone Daniele , Presidente ... 20 
Causi Marco (PD)  ... 20 
Capezzone Daniele , Presidente ... 20 
Casero Luigi (AP) , Viceministro dell'economia e delle finanze ... 21 
Molinari Francesco  ... 22 
Casero Luigi (AP) , Viceministro dell'economia e delle finanze ... 22 
Capezzone Daniele , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA VI COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI DANIELE CAPEZZONE

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Viceministro dell'economia e delle finanze Luigi Casero sullo schema di decreto legislativo recante misure per la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese (Atto n. 161), sullo schema di decreto legislativo in materia di trasmissione telematica delle operazioni IVA e di controllo delle cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici (Atto n. 162) e sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente (Atto n. 163), predisposti in attuazione della delega per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita, di cui alla legge n. 23 del 2014.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera, nonché ai sensi dell'articolo 46, comma 1, del Regolamento del Senato della Repubblica, l'audizione del Viceministro dell'economia e delle finanze Luigi Casero sullo schema di decreto legislativo recante misure per la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese (Atto n. 161), sullo schema di decreto legislativo in materia di trasmissione telematica delle operazioni IVA e di controllo delle cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici (Atto n. 162) e sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente (Atto n. 163), predisposti in attuazione della delega per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita, di cui alla legge n. 23 del 2014.
  Saluto il presidente Marino, le colleghe e i colleghi del Senato e della Camera, nonché il Viceministro Casero, che ha avuto la gentilezza di essere con noi per un'audizione congiunta. In quest'audizione il Viceministro farà, oltre alle considerazioni che riterrà opportuno svolgere dal suo punto di vista, un punto complessivo sui tre schemi di decreti legislativi che sono stati di recente assegnati alle due Commissioni.
  Per ciò che riguarda la Camera dei deputati, siamo dinanzi a una decisione già assunta dalla Conferenza dei Capigruppo: ci sarà una sospensione dei lavori della Camera (Aula e Commissioni), nella settimana che precede la consultazione elettorale regionale; sostanzialmente, quindi, per tutta la settimana dal 25 al 31 maggio.
  Alla luce di ciò, pregherei i relatori dei provvedimenti per la Camera, e cioè l'onorevole Pelillo per lo schema di decreto sull'abuso del diritto, l'onorevole Petrini per lo schema di decreto relativo alla fatturazione elettronica e l'onorevole Sanga per lo schema di decreto sul fisco internazionale, di formulare una proposta di parere prima che inizi la pausa dei Pag. 4lavori, dunque entro il 21-22 maggio. Ciò consentirà ai Gruppi di disporre di una decina di giorni di tempo per esaminare sia il testo degli schemi di decreto, sia le proposte di parere della maggioranza e per formulare eventuali proposte di modifica e di integrazione, o pareri alternativi da sottoporre alla Commissioni alla ripresa dei lavori, il 3 giugno, dopo la Festa della Repubblica. Passeremo poi all'adozione dei pareri per ciò che riguarda la Camera.
  Sempre per ragioni di tempo non potremo organizzare un calendario, nemmeno compatto, di audizioni separate. Da questo punto di vista raccolgo la proposta avanzata dal collega Causi, la quale mi sembra di grande buonsenso oltre che, in questo caso, obbligata, di ripetere l'esperienza fatta con riferimento allo schema di decreto sulle accise, e che avevamo ipotizzato di attuare anche sulla materia dei giochi, nel momento in cui il Governo presenterà alle Camere il relativo schema di decreto. Mi riferisco a una giornata di seminario molto intensa – che potemmo tenere nel pomeriggio di lunedì 18 maggio – divisa in tre ambiti, in modo che, sia il Governo, sia i parlamentari, sia i soggetti a vario titolo interessati possano esprimere la propria opinione prima che i relatori formulino le loro proposte di parere e prima che ciascuno di noi formuli le proprie proposte di modifica.
  Questa è la roadmap della Camera. Non so se il presidente Marino intenda riflettere in merito o valutarla ora.

  MAURO MARIA MARINO, presidente della 6a Commissione del Senato. Buongiorno a tutti. Mi sembra utile questo momento di confronto e di scambio di idee. Nell'ambito della nostra Commissione nella giornata di ieri si è svolto un Ufficio di presidenza nel corso del quale si è convenuto di indicare i relatori nella giornata di domani. Il percorso, però, naturalmente, si inserisce nell'alveo dell'indagine conoscitiva che noi abbiamo svolto in relazione alla delega fiscale.
  Si è convenuto di terminare il ciclo di audizioni, che noi riteniamo potrebbero essere, questa volta, in numero estremamente ristretto. A tale proposito, abbiamo individuato sette soggetti, tre istituzionali più altri quattro. Non sono arrivate ulteriori richieste e, quindi, a queste ci limitiamo. Anche noi ci prefiggiamo l'obiettivo di rendere i pareri sugli schemi di decreto nella settimana tra il 3 e il 5 giugno.
  Da noi è stata evidenziata come prioritaria l'attenzione sulla questione dell'abuso del diritto, anche perché si collega con il lavoro che stiamo facendo sull'evasione internazionale. Vi comunico inoltre che dovrebbe finalmente essere inserito all'ordine del giorno dell'Aula del Senato, nella settimana tra il 19 e il 22, il disegno di legge di ratifica dell'Accordo FATCA, che non è stato modificato rispetto al testo del disegno di legge approvato dalla Camera.
  Pertanto, ribadisco come il programma delineato mi sembri assolutamente compatibile con l'ipotesi, da parte nostra, di provare ad «accelerare» i nostri lavori sullo schema di decreto relativo all'abuso del diritto, anche perché forse dovrebbe essere utile per gli aspetti a cui facevo riferimento prima, ossia per le questioni connesse con l'approvazione delle norme sulla procedura di voluntary disclosure.
  Troveremo poi il modo di interagire e soprattutto di far interagire i relatori delle due commissioni fra di loro. Penso che questa sia la questione fondamentale e utile rispetto ai nostri obiettivi.

  PRESIDENTE. Grazie presidente Marino. Concordo con lei. Senza frapporre indugi, do ora la parola al Viceministro Casero.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio i presidenti per aver convocato l'audizione odierna per aprire i lavori delle Commissioni su questi schemi di decreto in modo unitario, così da poter fare una sintesi e poi lavorare in modo intenso, nel prossimo mese, per esprimere i pareri sugli stessi.
  È giusto, a mio avviso, sottolineare come questa delega sia nata da un'iniziativa parlamentare ed evidenziare quanto il Pag. 5Parlamento e, in particolare, le due Commissioni Finanze abbiano lavorato per la definizione della delega stessa. Ritengo sia fondamentale e utile che il lavoro svolto in quell'occasione possa proseguire, come è avvenuto per gli altri decreti attuativi, anche con riferimento a questi tre schemi di decreto.
  Essi riguardano, rispettivamente, la fatturazione elettronica, la certezza del diritto e l'internazionalizzazione delle imprese, ossia i rapporti fiscali relativi al fisco internazionale e costituiscono parte del «cuore» della delega, poiché declinano indirizzi che erano stati forniti dal Parlamento in sede di delega in ordine a semplificazione, certezza, equità e crescita.
  Con la redazione di questi schemi di decreto, a nostro parere, il Governo ha mantenuto l'impegno preso di attuare in modo stringente lo spirito, i princìpi e gli indirizzi contenuti nella legge delega. Gli schemi di decreto, infatti, attuano esattamente quanto era stato stabilito ed esprimono la volontà, che ricordo di aver indicato in un'audizione svolta in questa sede nel febbraio scorso, di osservare in modo molto preciso la volontà del Parlamento e quanto da esso stabilito.
  Ciò sia per rispetto nei confronti delle Commissioni, che hanno lavorato in modo molto intenso, sia perché riteniamo che la metodologia introdotta con l'approvazione della delega fiscale e portata avanti con i decreti attuativi abbia già sortito risultati concreti e debba proseguire.
  Il mio personale auspicio, inoltre, è che sull'approvazione dei pareri si possa formare anche una maggioranza più ampia – come avvenuto in occasione dell'approvazione della legge delega – di quella che rappresenta la normale maggioranza parlamentare. Come dicevo, si tratta di un mio auspicio personale. A mio avviso, possiamo lavorare insieme per ottenere decreti di attuazione che siano utili al Paese.
  Come sapete, l'impostazione che ci dovremmo porre è cercare di far sì che i tre punti che stanno alla base di questi schemi di decreto – il primo è la semplificazione e la riduzione dei costi degli adempimenti amministrativi e fiscali attraverso gli strumenti indicati; il secondo è la certezza delle norme fiscali; il terzo è un diverso rapporto fra fisco e impresa contribuente, che potrà essere ulteriormente integrato e sviluppato – siano affrontati in modo proficuo.
  Parto dal primo decreto: la fatturazione elettronica. Lo schema di decreto nasce sia per favorire e semplificare il lavoro dell'impresa, sia per permettere al fisco di avere strumenti più efficaci di verifica. Ciò nella logica sia della delega fiscale, sia dell'OCSE.
  Va detto che abbiamo fatto grandi passi in avanti sulle politiche fiscali, sposando, utilizzando, e anche integrando, una serie di indirizzi internazionali che ci sono giunti dall'OCSE. La Voluntary Disclosure è legata a questi indirizzi e avrete potuto constatare come essa sia stata apprezzata sia in sedi interne, sia in sedi internazionali.
  L'impostazione OCSE su queste tematiche si basa sull'idea che il fisco debba trasformarsi da verificatore ex post a soggetto che facilita gli adempimenti fiscali in ogni loro fase, sfruttando la leva della tecnologia. La fatturazione elettronica ha tendenzialmente questo spirito: si basa sull'uso della tecnologia per favorire i controlli e facilitare il contribuente che paga le tasse in modo corretto e non si pone in modo fraudolento nei confronti del fisco.
  Devo dire che l'attuazione di questo progetto, che non si limita a questo schema di decreto – spero, infatti, che in sede di discussione ci possano giungere stimoli e contributi sia per lo sviluppo materiale di questo sistema, sia per lo sviluppo degli indirizzi complessivi recati dallo schema di decreto – richiede un lungo periodo di gestazione. Ciò proprio perché bisogna adeguare tutti gli strumenti tecnologici del Paese – sia gli strumenti di controllo dell'Agenzia delle entrate, sia quelli utilizzati dalle imprese – per riuscire a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti.
  Chiaramente si tratta di una rivoluzione dal punto di vista dei rapporti fiscali Pag. 6fra impresa, contribuente e fisco, la quale permette, innanzitutto, dal nostro punto di vista, al Paese di compiere un salto di qualità in termini di modernizzazione e di tecnologia.
  La realizzazione del progetto nel suo complesso renderà il nostro Paese tecnologicamente avanzato. Nel momento in cui saremo riusciti a ottenere che tutte le fatture vadano su canali tecnologici, il Paese avrà sicuramente fatto un salto di qualità dal punto di vista della tecnologia, anche perché, per poter far questo, avrà dovuto adeguare le proprie infrastrutture. Si tratta quindi, sicuramente, di un'iniziativa utile per l'Italia.
  Il progetto farà sì che le imprese abbiano costi minori, oltre a minori adempimenti e, a mio avviso – anche se questo aspetto è solo in fase di bozza in questo decreto – anche a disporre di un archivio centrale digitalizzato. L'obiettivo finale è che ci sia un archivio in cui tutti possano inserire i propri dati e da cui si possa attingere per reperire i dati stessi, eliminando una serie di oneri che in questo momento le imprese hanno a loro carico.
  Anche su questo aspetto ci dovrà essere una discussione approfondita e ampia. Sapete, infatti, che il percorso che conduce al raggiungimento di tale obiettivo prevede numerosi passaggi. Cercheremo di semplificarli così da raggiungerlo il più velocemente possibile. Ciò porterà a modificare, nel suo complesso, l'attuale impostazione del fisco in Italia. Penso che, prima o poi, dovremo svolgere dunque dei ragionamenti su questo aspetto.
  L'Italia è un Paese che, dal punto di vista fiscale, si basa ancora, ad esempio, sul bollo. L'imposta di bollo verrà superata con l'archivio centrale digitalizzato e la fattura cartacea. Qualcuno affermerà che c’è il bollo telematico. Secondo me, bisogna veramente cambiare, da questo punto di vista, il modo di pensare e andare verso un sistema che favorisca il contribuente, il cittadino e l'impresa.
  Per altro verso, cambierà la metodologia dei controlli, i quali dovranno avvenire, in una prima fase, più «in remoto» e attraverso l'incrocio di tutte le molteplici banche dati esistenti, piuttosto che sul campo. Ci sarà anche il controllo sul campo, ma il primo controllo dovrà essere svolto «in remoto», così da risultare meno invasivo per le imprese, posto che spesso esso è un fattore di freno per l'attività imprenditoriale.
  L'incrocio di banche dati e il controllo «in remoto» di una grande banca dati che potrà e dovrà nascere permetteranno sicuramente di recuperare una grande quantità di evasione fiscale, specialmente quella relativa all'IVA, la quale, come saprete, rappresenta la metà dell'evasione fiscale del nostro Paese.
  Tutto il gettito recuperato, chiaramente, dovrà essere destinato all'abbattimento della pressione fiscale. Questo è un altro degli input che hanno fornito le Commissioni e il Parlamento. Io penso sia importante sottolineare altresì, ancora una volta, che tale intervento dovrà riequilibrare la pressione fiscale, così da garantire maggiore equità e crescita.
  Il meccanismo di fatturazione elettronica è facoltativo nei confronti delle imprese e le stimola ad aderire al sistema attraverso l'eliminazione di adempimenti che sono costosi e che diverranno inutili per chi partecipa, nonché attraverso la velocizzazione dei rimborsi IVA e la semplificazione delle procedure, cercando quindi di stimolare le imprese a partecipare al sistema stesso.
  Come sapete, in questo momento in sede comunitaria non è consentito introdurre la fatturazione elettronica obbligatoria. Riteniamo, però, che un sistema facoltativo, fortemente incentivato, arrecherà vantaggi sia alle imprese, sia al sistema introdotto.
  A tale proposito, considerate che, nel momento in cui il sistema andrà completamente a regime, diversi servizi potranno essere erogati dallo Stato alle imprese. Ho affermato, con una battuta, che si potrebbe arrivare alla dichiarazione IVA precompilata. In un sistema di fatturazione elettronica effettivamente funzionante questo potrà essere realizzato. Ci sarà, quindi, tutta una serie di vantaggi per le imprese.Pag. 7
  Lo schema di decreto è, dunque, impostato su questi punti. Se siamo d'accordo, dobbiamo porre molta attenzione su quali siano gli adempimenti che possono essere eliminati e sulle modalità attraverso le quali creare un incentivo e stabilire quale sia il migliore strumento tecnologico-informatico per avviare il sistema.
  Lo schema di decreto prevede, a favore di coloro che aderiscono al sistema di fatturazione elettronica, l'eliminazione di comunicazioni come lo spesometro, la blacklist e la dichiarazione di intenti, che già si fondano sulla trasmissione telematica annuale. Chiaramente, la comunicazione dei dati giorno per giorno, porterà all'eliminazione di tutti questi adempimenti, che attualmente arrecano maggiori oneri e costi a carico del contribuente, il quale deve estrarre, ad esempio, per lo spesometro, dalla propria contabilità una serie di elementi da inviare telematicamente e annualmente all'Agenzia. Il passaggio alla fatturazione elettronica attraverso un'archiviazione centrale farà sì che il fisco riceva direttamente, e una volta per tutte, questi dati.
  Lo schema di decreto prevede inoltre due ulteriori interventi: un decreto dell'Agenzia delle entrate che stabilisca le migliori modalità innovative e semplificative per attuare questa misura. Già in questa fase potremmo cominciare a fornire indirizzi in merito. È previsto inoltre un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze che modifichi le modalità di svolgimento dei controlli per indirizzarle, innanzitutto, verso una maggiore semplificazione. I controlli dovranno avvenire innanzitutto in remoto, utilizzando gli elementi che vengono acquisiti attraverso la fatturazione elettronica e il controllo delle banche dati esistenti. Il controllo dovrà essere effettuato, dunque, prima in remoto e poi sul campo. Questo è un punto fondamentale.
  Ne deriverà inoltre una diminuzione degli adempimenti per il contribuente. Avrete constatato come taluni adempimenti diventeranno doppi e inutili e, quindi, potranno essere eliminati.
  Il provvedimento deve inoltre fare in modo che i controlli fiscali non ostacolino in modo forte, come spesso avviene, il normale svolgimento dell'attività economica – a ciò condurranno le forme di controllo in remoto – e deve evitare che vi sia una duplicazione dell'attività conoscitiva, cosa che avviene ancora troppo spesso. I dati richiesti più volte costituiscono una duplicazione dell'attività conoscitiva operata dal fisco. Il lavoro sarà concretamente molto complesso, perché si dovrà fare in modo che in questo nuovo archivio centrale ci siano tutti i dati, in modo che in questo archivio possano essere compiuti i controlli e che i medesimi dati non debbano essere inviati più volte.
  Lo schema di decreto prevede altresì, all'articolo 2, la possibilità, in via opzionale, per tutti i soggetti i quali effettuano cessioni di beni e prestazioni di servizi, di memorizzare elettronicamente e di trasmettere telematicamente i dati relativi ai corrispettivi, in sostituzione dei normali strumenti che vengono attualmente utilizzati. Si prevedono quindi sia la fatturazione elettronica sia l'invio dei corrispettivi per via telematica.
  I vantaggi di quest'ultimo meccanismo sono gli stessi della fatturazione elettronica. Tale modalità permette infatti un controllo costante, giorno per giorno e, quindi, sicuramente migliore, dei dati inviati relativi ai corrispettivi. Esso condurrà a una diminuzione degli oneri a carico del contribuente (nello specifico, la questione riguarda singoli registri e singoli adempimenti) così da ottenere anche un abbattimento dei costi.
  L'avvio dei due meccanismi è fissato al 1o gennaio 2017, permettendo in questo periodo all'Agenzia delle entrate e ai contribuenti di adeguare i propri sistemi e di essere pronti a partecipare al sistema stesso, traendo i vantaggi e le opportunità che vi ho spiegato.
  Per altro verso, lo schema di decreto prevede anche che, dal 1o luglio 2016, l'Agenzia crei un servizio per la predisposizione dei file legati alla fatturazione elettronica. C’è una fase sperimentale, dal Pag. 81o luglio 2016 al 31 dicembre 2016, definita in relazione alla partenza del sistema dal 1o gennaio 2017.
  Sono tempi che possono sembrare lunghi, ma che permettono di avviare il sistema in modo valido e concreto, così da non avere poi problemi. Sicuramente un sistema tanto complesso richiederà poi adeguamenti nel corso del tempo, ma c’è anche la necessità che vengano determinati strumenti informatici e tecnologici per il suo avvio.
  Questo sistema si dovrà integrare anche con quello della dichiarazione precompilata, che nei prossimi due anni verrà integrato, e con altri vantaggi che verranno forniti ai contribuenti che aderiranno al nuovo sistema. Pertanto, c’è la necessità di adeguare strumenti e persone al suo utilizzo.
  Spero ci possa essere un ampio confronto su tali temi, come avviene di norma, all'interno delle Commissioni, nonché con soggetti terzi e con il Governo. Lo faremo giorno per giorno, al fine di migliorare questi provvedimenti.
  Il secondo schema di decreto riguarda la certezza del diritto, la quale rappresenta uno dei pilastri della legge delega, che impegna appunto il Governo a emanare decreti legislativi al fine di rafforzare la certezza del diritto nei rapporti fra fisco e contribuente. I punti che vengono toccati in quest'ambito dallo schema di decreto riguardano le materie dell'abuso del diritto, l'elusione fiscale, il raddoppio dei termini per l'accertamento e la tax compliance. Ritengo che anche con questo provvedimento siano stati seguiti in modo stringente gli indirizzi contenuti nella legge delega.
  Questo decreto riguarda sostanzialmente tre questioni. La prima è costituita dall'abuso del diritto: il testo contiene in merito alcuni indirizzi tali da uniformare il concetto di elusione e di abuso e da conferire all'istituto una valenza generale riguardo a tutti i tributi, per delineare una nuova condotta dell'abuso del diritto che sia contestabile al contribuente secondo quanto indicato dalla Commissione europea nella raccomandazione del 6 dicembre 2012.
  Nello schema di decreto viene specificato, pertanto, che si configurano come abuso del diritto le operazioni prive di sostanza economica, quali fatti, atti e contratti inidonei a produrre effetti diversi da vantaggi fiscali, che, pur nel rispetto formale delle norme fiscali, realizzano essenzialmente vantaggi fiscali indebiti.
  Si cerca quindi di stabilire effettivamente che cosa sia l'abuso del diritto. I presupposti per l'esistenza di questa fattispecie – sulla quale, credo, dovremo riflettere – sono l'assenza di sostanza economica delle operazioni effettuate (cioè quando le operazioni poste in essere non hanno alcuna sostanza economica), la realizzazione di un vantaggio fiscale indebito e la circostanza che il vantaggio fiscale costituisca l'effetto essenziale dell'operazione.
  Tendenzialmente, quindi, la norma cerca di definire che cosa sia l'abuso del diritto e stabilisce che, quando c’è abuso del diritto, vanno applicate determinate sanzioni. Quando non si rinviene abuso del diritto, invece, non vi sono sanzioni.
  L'accertamento della condotta abusiva da parte dell'Agenzia delle entrate rende le operazioni effettuate dal contribuente inefficaci ai fini tributari e, quindi, non ottenibili i relativi vantaggi fiscali. Ritengo che abbiamo delineato in modo più certo tale fattispecie e che ciò ci dia maggiore certezza. Sapete che in materia di abuso del diritto è in piedi, ormai da anni, un contenzioso giudiziario e che, quindi, era necessario stabilire una cornice normativa certa. Anche su questo tema penso vi sia l'esigenza di aprire un ampio confronto con le Commissioni, per delineare puntualmente tale concetto, cercando di mantenere gli orientamenti che ci siamo dati in precedenza.
  Il secondo grande tema in materia di certezza del diritto riguarda il raddoppio dei termini di accertamento. Anche su di esso è stato ripreso esattamente quanto previsto nella legge delega. Sapete che l'istituto del raddoppio dei termini opera Pag. 9in presenza di una violazione che comporta l'obbligo di denuncia, ai sensi dell'articolo 331 del Codice di procedura penale, per uno dei reati previsti dal decreto legislativo n. 74 del 2000.
  La legge delega, nell'ottica di garantire maggior certezza delle situazioni giuridiche e una maggior tutela al contribuente, dà mandato al Governo di prevedere che il raddoppio si verifichi soltanto in presenza di un effettivo invio di denuncia, mentre attualmente il raddoppio scatta, per una serie di fattispecie, anche senza che vi sia stato l'effettivo invio di denunzia. Il suddetto invio di denuncia deve essere stato effettuato entro un termine correlato allo scadere del termine ordinario di decadenza, cioè il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, o del quinto anno, nel caso di dichiarazione omessa, fermi restando comunque gli effetti degli atti di controllo precedentemente notificati. Questo è un altro dei punti inseriti nello schema di decreto, nel rispetto dello spirito della legge delega.
  Come sapete, c’è stato un grande dibattito su questo aspetto, ossia sul regime da applicare agli atti notificati e a quelli non notificati. Naturalmente, questa modifica proposta salvaguarda tutto il pregresso e prevede che, da oggi in poi, operi il nuovo sistema, il quale è esattamente conforme a quanto previsto nella legge delega.
  Coerentemente con essa, il raddoppio non opera, quindi, qualora la denuncia sia presentata o trasmessa dall'amministrazione finanziaria oltre la scadenza ordinaria dei termini, fatti salvi, anche in questo caso, gli atti impositivi notificati alla data di entrata in vigore del presente decreto.
  L'amministrazione finanziaria deve, quindi, presentare la denuncia entro la scadenza dei termini. In quel caso scatta il raddoppio. Diversamente, il raddoppio non scatta. Ricordo peraltro come ciò sia stato inserito nella legge delega a seguito di un dibattito.
  Il terzo punto affrontato dallo schema di decreto riguarda il regime di adempimento collaborativo. Secondo quanto stabilito dalla delega – e anche in risposta agli stimoli ricevuti in sede internazionale – il fisco italiano introduce una serie di elementi e di rapporti preventivi con l'impresa contribuente, prima delle operazioni di verifica e di accertamento.
  Si tratta di un regime particolare e sperimentale, che riguarda solo le grandissime imprese. L'obiettivo del Governo è introdurre negli schemi di decreto che verranno presentati a giugno anche alcune modifiche del sistema degli interpelli, per fare in modo che il sistema di accordo preventivo operi per tutte le imprese.
  Il primo intervento è, quindi, quello di introdurre questo regime e ridurre poi i valori dimensionali che consentono di parteciparvi.
  Il secondo riguarda la possibilità per le imprese di utilizzare tale fase preventiva per regolare i propri rapporti con il fisco, attraverso un sistema di interpelli molto più forte, elastico e facilmente praticabile.
  Questo disegno era inserito nel famoso concetto di «fisco amico» della delega. Dobbiamo cercare di declinarlo facendo sì che ci siano sempre minori oneri e più certezze per le imprese che vogliono pagare le tasse e che non vogliono trovarsi in balia di una normativa incerta, garantendo, al contempo, il proseguimento delle operazioni di lotta all'evasione fiscale, con riguardo alle frodi e alle altre operazioni dolose.
  Tale regime di adempimento collaborativo (tax compliance) riguarda, come vi ho già detto, solo imprese di maggiori dimensioni, per due ordini di motivi.
  Il primo è che questo regime è subordinato al possesso, da parte del contribuente, di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale che consenta un'autovalutazione preventiva e un monitoraggio dei rischi. Solo le aziende che hanno strutture interne che valutano i rischi fiscali possono interfacciarsi, mediante tali strutture, con il settore dell'Agenzia delle entrate – che chiaramente adesso è piccolo e sperimentale, ma che poi verrà ampliato – e partecipare, quindi, a questo regime.Pag. 10
  Esso prevede uno scambio continuo di informazioni improntato alla trasparenza e alla speditezza, con imposizione di doveri a carico dell'Agenzia delle entrate e del contribuente, e realizza un'anticipazione del controllo in via preventiva prevedendo una verifica continua delle operazioni effettuate.
  Il sistema prevede che siano strutturate in modo particolare sia l'Agenzia sia le imprese interessate, ragion per cui il regime in via sperimentale si applica solo alle imprese molto grandi. L'obiettivo è quello di strutturare l'Agenzia in modo tale da estendere questo sistema a un numero sempre più ampio di imprese. Sono necessari, anche da questo punto di vista, tempo e investimenti in termini di personale, ma è un obiettivo che vogliamo raggiungere.
  L'ultimo tema riguarda l'internazionalizzazione delle imprese. La legge delega contiene il criterio in base al quale la disciplina informativa delle operazioni transfrontaliere deve consentire al nostro Paese di essere maggiormente attrattivo e competitivo per le imprese straniere che vogliano investire in Italia e di fare in modo che le imprese italiane che vanno all'estero godano di pari condizioni nei confronti delle altre imprese.
  La disciplina informativa deve cioè permettere alle imprese che investono in Italia di sapere in via preventiva, e metodologicamente, come devono pagare le tasse, attraverso l'utilizzo di strumenti attuati anche negli altri Paesi nostri concorrenti. Con riferimento a talune tipologie di investimento, la logica per cui l'impresa fa l'investimento e poi il fisco va a controllare deve cambiare. La logica deve essere di tipo preventivo, e cioè: «Io imprenditore ti dico quello che farò. Ti va bene o no ? Se accetti, mi dai la certezza che il mio metodo è corretto». Non si tratta un sistema attrattivo che dà luogo ad aiuti di Stato ma è un sistema metodologicamente corretto, che porta a un confronto corretto fra impresa che investe e fisco. Questa è la prima tematica.
  La seconda, invece, riguarda le pari opportunità delle imprese italiane – nel testo dello schema sono contenuti alcuni interventi – che investono all'estero. Spesso la normativa italiana attualmente in vigore porta ad avere posizioni di minor concorrenzialità delle imprese italiane che investono in Paesi terzi. Ciò avviene, ad esempio, nei confronti delle imprese tedesche, le quali godono di maggiori vantaggi. Attraverso una serie di modifiche normative, si vogliono porre le nostre imprese a un livello pari alle imprese tedesche e francesi, nostre concorrenti, in relazione ad alcuni investimenti su mercati terzi, così che possano agire in una situazione di parità.
  Gli aspetti della questione sono molteplici; li valuteremo e analizzeremo, punto per punto, nel dettaglio, quando verrà affrontato l'esame del relativo schema di decreto.
  Tendenzialmente, ci poniamo i seguenti obiettivi legati alla fiscalità internazionale: creare un contesto di maggiore certezza eliminando le lacune dell'ordinamento domestico, per dare maggiore certezza agli investitori; ridurre, anche in questo ambito, gli adempimenti a carico delle imprese e i relativi oneri amministrativi (l'attuale sistema, infatti, spesso ha costi doppi per l'impresa che vuole investire in Italia rispetto a un sistema, ben strutturato, che operi in via preventiva); adeguare la normativa interna alle recenti pronunce della Corte di giustizia europea, che è intervenuta su questo campo chiedendo all'Italia di adeguarsi; eliminare le evidenti distorsioni presenti nel sistema vigente.
  Nell'ambito di tali aspetti, che analizzeremo poi nel dettaglio, vorrei ora approfondirne alcuni. Il primo è il ruling internazionale. Mi riferisco all'accordo preventivo con il fisco per le imprese che hanno attività internazionali o che vogliono investire in Italia. Ciò comporterà una certezza preventiva superando gli elementi i quali, in questo momento, determinano incertezza. Ve li cito e poi dovremo andare molto nel dettaglio, perché si tratta di questioni molto tecniche.
  Ad esempio, la disciplina del transfer pricing è uno dei temi su cui occorre fare chiarezza, partendo dalla filosofia di partenza: Pag. 11dobbiamo colpire in maniera durissima coloro che utilizzano questi strumenti per evadere il fisco e per portare capitali all'estero. Dobbiamo, però, fare certezza in modo da far sì che un soggetto che intenda investire e abbia rapporti con Paesi terzi, con una fiscalità transnazionale, possa avere la possibilità di competere con altre imprese.
  Questa serie di elementi, peraltro, deve essere esaminata in raccordo con gli schemi di accordo internazionale che il nostro Paese ha concluso e sta concludendo con i principali Paesi che facevano parte della blacklist e con i quali esistono rapporti finanziari transnazionali; a tale proposito, prima il presidente Marino menzionava l'approvazione del disegno di legge di ratifica dell'Accordo FACTA anche da parte del Senato.
  Chiaramente, nel momento in cui il fisco italiano può avere conoscenza dei movimenti bancari che avvengono in un Paese estero, come la Svizzera o Montecarlo, alcune misure che servivano a combattere l'evasione internazionale, ma che, nello stesso tempo, appesantivano il nostro sistema, possono essere alleggerite. L'incrocio dei movimenti finanziari, dei dati e dei movimenti economici internazionali può condurre a verificare se effettivamente ci sia evasione e, quindi, consentire l'alleggerimento delle azioni nei confronti di imprese le quali svolgono una normale attività commerciale.
  Torno ai punti di cui vi ho parlato. Il primo è la definizione più certa e precisa del transfer pricing.
  Vi è poi la questione della valutazione preventiva della sussistenza dei requisiti che configurano la presenza di una stabile organizzazione sul territorio italiano. Sapete che questo è un altro dei temi su cui si discute da anni e che c’è la necessità di definirlo in modo un po’ più certo. Per effetto della globalizzazione e dell'evoluzione dei rapporti economici e finanziari, si tratta di un concetto in continuo divenire. Nello stesso tempo, la modernizzazione di questo concetto deve essere affrontata e può essere realizzata.
  Esiste il problema dell'attribuzione degli utili e delle perdite relativi alle stabili organizzazioni. Ciò apre la questione molto ampia di come si debbano regolare fiscalmente i rapporti economici-finanziari fra imprese dello stesso gruppo all'interno di Paesi diversi e di come intervenire sulla disciplina di dividendi, interessi, royalty e di tutte le componenti reddituali delle aziende multinazionali che hanno rapporti con le altre imprese. Tutto questo nella chiave degli accordi che sono stati recentemente definiti.
  Il tema dell'internazionalizzazione delle imprese, per vari aspetti ha analogie con quello degli interpelli per i nuovi investimenti. L'investitore straniero che viene in Italia per investire vuole avere, in via preventiva, certezza sulla normativa applicabile e sulla correttezza di determinati suoi comportamenti.
  Chiaramente, però, i controlli continuano, perciò se lui non si adegua a quello per cui si è impegnato, ci saranno controlli, operazioni di verifica e sanzioni. Se, invece, segue quello per cui si è impegnato e per cui ha certificato il proprio comportamento, potrà fare questo genere di investimenti.
  Questo proprio per evitare una modifica non, come qualcuno ha detto, della percentuale impositiva – quella è infatti una potestà propria dei Parlamenti e degli Stati – ma delle procedure e delle modalità di verifica, le quali vengono regolamentate e devono essere rese certe.
  Il tema è quindi molto complesso. Anche su questo dovremo discutere nel corso dell'esame parlamentare dello schema di decreto, analizzando tali questioni punto per punto. Oggi mi limito a questi aspetti connessi alla presentazione dei tre schemi di decreto. Ritengo che essi vadano nella direzione che ci siamo dati, di rendere il fisco sempre più semplice e più certo. Le integrazioni e gli spunti che potranno emergere dal lavoro delle Commissioni penso possano essere utili e verranno quindi recepiti.
  Ritengo che questa strada debba proseguire cercando di dare al Paese obiettivi importanti in termini di semplificazione e di riduzione dei costi delle imprese.Pag. 12
  Dobbiamo stabilire interventi per ridurre gli adempimenti a carico delle imprese, passando attraverso misure, utilissime e importanti, di semplificazione, le quali dovranno portare a risultati concreti anche in termini di riduzioni dei costi.
  Mi riferisco agli studi svolti negli ultimi mesi e ad articoli di stampa sui costi degli adempimenti fiscali, in termini quantitativi e di tempo, a carico delle imprese, secondo i quali in Italia tali costi sono superiori a quelli degli altri Paesi. Dovendo competere in ambito internazionale, riteniamo che le imprese debbano veder diminuiti tali oneri; dobbiamo quindi agire in modo concreto, ponendoci degli obiettivi e portando delle risposte.
  Si tratta di un lavoro che il Governo cercherà di fare, come ho già detto, in stretto accordo con le due Commissioni finanze, che su questo tema hanno sempre lavorato tantissimo. Concludo ringraziando i presidenti e tutti voi per l'ottimo lavoro svolto in sede parlamentare. Spero che si potranno cogliere i risultati nei prossimi mesi.

  PRESIDENTE. Grazie a lei signor Viceministro.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO CAUSI. Ringrazio molto il Viceministro per questa illustrazione e mi limito a dire qualcosa sul metodo e pochissimo sul merito.
  Sul metodo, penso che le due Commissioni finanze debbano pienamente e fino in fondo farsi carico dell'efficienza nell'uso del tempo per l'esame di questi schemi di decreto e anche dei successivi. È chiaro che di tempo ce n’è poco e che anche il Governo dispone di poco tempo per predisporre i successivi schemi di decreto. Pertanto, dobbiamo organizzare un metodo di lavoro che ci permetta di essere massimamente efficienti prima nell'esame di questi tre schemi e successivamente per l'esame degli altri. Diversamente, credo di poter dire che sarebbe a rischio tutta l'attuazione della delega, visti i ritardi che si sono oggettivamente creati.
  Da questo punto di vista mi sono fatto promotore dell'ipotesi di svolgere le audizioni in un unico momento, nella forma di un seminario istituzionale. È il metodo che abbiamo seguito per l'esame dello schema di decreto relativo alle accise sui tabacchi e ha funzionato molto bene. È infatti anche un modo per ridurre i tempi. Naturalmente, la Commissione del Senato deciderà se convenire su questa impostazione.
  Credo che, per rendere massimamente efficienti i nostri lavori, sia molto importante – lo è sempre, ma mi pare che lo sia soprattutto in questa fase – l'impegno e, in qualche maniera, anche la delega che conferiamo ai relatori sui tre schemi di decreto. Ritengo che l'impegno di ciascun relatore debba essere massimo, così come la collaborazione fra le coppie di relatori di Camera e Senato su ciascun provvedimento. Tenendo conto che nelle prossime settimane inevitabilmente tutti noi saremo coinvolti anche nella campagna elettorale e, quindi, nell'attività politica sul territorio, i nostri relatori sono delegati a svolgere un lavoro intenso e poi a illustrarci al meglio le diverse questioni, le quali sono molto importanti e anche di natura molto tecnica. Lancio, quindi, questo appello a tutti noi a lavorare in modo intenso, veloce ed efficiente e invito i relatori a un impegno molto forte.
  Condivido ciò che ha detto il presidente Marino sulla questione dell'abuso del diritto. A me sembra che lo schema di decreto sull'abuso del diritto sia, fra tutti e tre, quello più consolidato, anche perché – non nascondiamocelo – lo conosciamo da tempo. Mentre gli altri testi li conosciamo da pochi giorni, infatti, il provvedimento sull'abuso del diritto è quello del 24 dicembre e, quindi, è un testo che (esclusa, naturalmente, la materia del penale tributario) è stato già esaminato anche dalla dottrina, in qualche modo.
  Ritengo pertanto che, fermo restando che ci affidiamo ai relatori per il giudizio di merito, potremmo forse porci l'obiettivo di approvarlo il più velocemente possibile, anche prima degli altri due. Magari gli altri due schemi di decreto, soprattutto Pag. 13quello relativo alla fatturazione elettronica, potrebbero richiedere qualche approfondimento in più.
  Vorrei proporre quindi di calendarizzare il voto finale sul provvedimento sull'abuso del diritto il più presto possibile, anche diversificando i tempi di approvazione e anticipandolo rispetto agli altri due. Credo che la settimana di sospensione dei lavori parlamentari prima delle elezioni ci costringerà comunque a chiedere la proroga di venti giorni del termine per l'espressione del parere. Tuttavia, se riuscissimo a esprimere il parere su questo schema di decreto nella settimana dopo le elezioni, senza utilizzare tutti i venti giorni, forse questo sarebbe anche un segnale di efficienza.
  Sulla questione della fatturazione elettronica invito i relatori e noi tutti, anche nel corso delle audizioni, ad approfondire un tema che mi sembra molto rilevante, cioè il fatto che lo schema di decreto non contempli la possibilità, di cui pure si era discusso, che la trasmissione telematica, non di tutte le fatture, ma soltanto dei dati fiscali rilevanti, possa avvenire – obbligatoriamente, in questo caso, non opzionalmente – con dei format diversi da quelli della trasmissione telematica di ciascuna fattura, diversi, più agili e snelli. D'altra parte, anche una piccola, o piccolissima, impresa inserisce questi dati, anche tramite il suo commercialista o il suo consulente fiscale.
  Capisco l'approccio prudenziale sulla trasmissione telematica delle intere fatture. Comprendo meno l'impossibilità di trovare un modello per la trasmissione di alcuni dati rilevanti la quale, a quel punto, potrebbe diventare obbligatoria. Sicuramente, come sappiamo – l'ha detto anche, giustamente, il Viceministro Casero – questo è fondamentale per affrontare la questione delle relazioni B2B, ossia business to business e, quindi, quella dell'evasione dell'IVA.
  Il Governo in questo schema di decreto non ha affrontato il tema del contante, ossia il tema di cui alla lettera c) dell'articolo 9 della legge delega; magari ci spiegherà perché. So che il Regolamento comunitario sulla tracciabilità, le compensazioni e le Interchange Fee arriveranno all'esame del Parlamento europeo il 15 giugno. Può darsi che il Governo stia aspettando il Regolamento comunitario, che verrà adottato fra poco più di un mese. Vorrei capire, però, come ci apprestiamo a recepire tale Regolamento comunitario.
  Infine, con riferimento allo schema di decreto in materia di fisco internazionale, che è quello a più elevato tasso di tecnicità, ci sono molte questioni. Di queste, un buon numero viene affrontato dallo schema stesso ma mi pare che alcuni profili non siano stati affrontati, forse anche perché il Governo voleva prendersi un po’ più tempo per verificare una serie di aspetti. Se i prossimi 30 giorni, più gli eventuali altri 20, possono essere sufficienti a completare l'istruttoria su alcune tematiche attualmente non affrontate nell'ambito del decreto, lavoriamoci in Commissione e, eventualmente, istruiamole.
  Naturalmente, però, facciamolo con grandissima attenzione al fatto che non si tratti di casi particolari. In questa discussione sulla fiscalità internazionale, da quanto posso capire anche leggendo i giornali, molto spesso emergono casistiche molto specifiche. Se, invece, le casistiche sono quantomeno di media dimensione e c’è qualcosa che può essere ulteriormente istruito, ben venga una fase ulteriore di lavoro in questo senso.

  RAFFAELA BELLOT. Sarò molto concisa, anche perché lei ha toccato una tematica che probabilmente esula dal contenuto degli schemi di decreto legislativo che sono stati illustrati.
  C’è un passaggio della sua relazione che mi preoccupa molto e che riguarda l'armonizzazione in campo tecnologico. In particolare, lo schema sulla fatturazione elettronica, ma anche gli altri schemi di decreto, incidono sul problema dell'adeguamento strutturale del nostro Paese. Ci sono zone che hanno ancora grosse difficoltà e che hanno un accesso limitato alle reti telematiche di trasmissione o, addirittura, sono quasi «oscurate». C’è, quindi, Pag. 14una difficoltà oggettiva presente nel territorio. Non vorrei che tutto questo lavoro che stiamo facendo, con l'accelerazione che sicuramente è dovuta, per le motivazioni che nella premessa sono state esposte, dovesse essere poi limitato da una carenza di questo tipo.
  C’è anche l'intenzione di dare i necessari supporti strutturali, oppure ci troveremo alla fine, al momento dell'entrata in vigore di questi provvedimenti, con una situazione di completa disomogeneità rispetto alla fruibilità da parte dei cittadini ?

  DANIELE PESCO. La prima considerazione riguarda le possibili audizioni: forse un pomeriggio solo potrebbe essere non esaustivo. Peraltro, il 18 maggio abbiamo un incontro sulla bad bank. Siete tutti invitati. Parleremo di questo tema con diversi economisti, alla Sala della Regina, alle 18. Questo avverrebbe, quindi, subito dopo; se riuscissimo a prevedere almeno due pomeriggi per lo svolgimento delle audizioni, sarebbe l'ideale.
  Intervengo sulla fatturazione elettronica. Tra le norme che vengono abrogate vi è quella riferita alla grande distribuzione. Penso siate al corrente del fatto che non solo la grande distribuzione, ma anche esercizi più piccoli, possono non emettere scontrini fiscali.
  Questa norma del 2004 presenta una lacuna dal punto di vista normativo, nel senso che queste aziende possono, sono anzi obbligate, a realizzare la trasmissione telematica dei corrispettivi una volta al mese ma non sono obbligate alla registrazione telematica, o archiviazione digitale, dei dati. Quindi, c’è veramente uno scarso regime di controllo.
  Noi abbiamo presentato un'interrogazione sul numero di controlli eseguiti sugli esercenti della grande distribuzione e i numeri ci sembrano veramente bassi. Secondo noi, su tale questione dovremmo intervenire molto prima. Questa norma verrà abrogata nel 2017 e, secondo noi, verrà comunque postdatata. Probabilmente non si arriverà in tempo. La grande distribuzione, quindi, avrà ancora ulteriore tempo per operare in questo modo, senza scontrini fiscali e senza controlli da parte della Guardia di Finanza, come invece hanno tutti i piccoli esercenti. Secondo me dovremmo intervenire prima.
  Per il resto, invece, questa misura ci piace. Nel senso che effettivamente c’è trasparenza, vi è un immediato invio di tutti i dati e vi è compliance allo stato puro. Potrebbe funzionare e ci trova d'accordo. L'importante è che non si aggravino gli esercenti con ulteriori costi a loro carico, perché già adesso, per le fatturazioni elettroniche, è necessario pagare. Troviamo che ciò non sia assolutamente giusto. A questo va sommato poi anche l'onere dell'imposta di bollo. Vediamo che a volte per fatturare piccoli importi si paga più per gli adempimenti che non per l'importo della fattura stessa.
  Siamo propositivi, ma dobbiamo risolvere questo vulnus normativo presente all'interno della disciplina prevista dalla legge del 2004, la quale pone il settore della grande distribuzione in una situazione di forte rischio fiscale.
  Per quanto riguarda l'abuso del diritto, siamo stati contrari fin dall'inizio, fin dall'approvazione della legge delega, sui contenuti dell'articolo 5, ma non siamo stati affatto ascoltati. Siamo contrari a questa depenalizzazione perché, se una persona riesce a eludere e, quindi, ha la volontà di aggirare il fisco attraverso strumenti che glielo consentono, si tratta comunque di evasione fiscale. Il fatto che non ci siano più sanzioni penali, a mio avviso, è sbagliato. Su questo ci eravamo peraltro già espressi durante la discussione sulla legge delega.
  Per quanto riguarda l'internazionalizzazione e il ruling internazionale, sappiamo bene che si tratta di aspetti molto delicati. Penso a quando un'impresa estera viene in Italia e si accorda con il fisco sul quantum di tasse che dovrà pagare. Ciò viene deciso stabilendo qual è il fatturato minimo che quest'azienda internazionale farà in Italia. È un'operazione molto delicata.
  Vi ricordo che in uno degli ultimi provvedimenti abbiamo modificato la responsabilità del funzionario. Non ricordo Pag. 15bene se abbiamo depenalizzato il caso di colpa grave o di colpa lieve. Comunque, ritengo che questo sia un tema molto delicato e che dovremmo essere molto cauti a stipulare patti di ruling internazionali con società estere.
  Per il resto, ritengo sia un bene se riusciremo a fare più audizioni possibili e ad ascoltare su questo argomento anche esponenti della magistratura.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ho ascoltato il collega Causi. Io presterei un po’ più di attenzione anche alla materia dell'abuso del diritto e dell'internazionalizzazione delle imprese, e non solo della fatturazione elettronica, per due semplici motivi.
  In merito all'abuso del diritto ho notato che, al comma 13 dell'articolo 1 dello schema di decreto, ne è prevista la depenalizzazione. Non si prevede, quindi, alcuna sanzione penale. Quando parliamo di abuso del diritto e di elusione, dovremmo concentrarci non solo su aspetti fiscali ed extrafiscali e su quanto se ne può ottenere da questo punto di vista, ma anche su quello che si può ottenere dalla lotta alla concorrenza sleale.
  Non abbiamo mai affrontato questo argomento in modo approfondito e credo che oggi sia arrivato il momento di farlo. Chi sposta la propria azienda viene poi a operare nello stesso mercato nel quale lavorava prima, ma con prezzi molto più bassi. Ricordiamoci che oggi l'utile delle aziende di grandi dimensioni si limita al 3-5 per cento. Quando una grande azienda riesce a ottenere un utile del 5 per cento è già tanto.
  In questo caso, invece, parliamo di una possibile differenza di 14-15 punti percentuali sulla tassazione finale. Ciò significa che queste aziende ottengono un vantaggio economico di circa 14 punti, che permette loro di concorrere nel mercato nazionale in maniera completamente sleale nei confronti degli altri concorrenti nazionali, addirittura abbassando il prezzo di 14 punti, posto che sanno di avere un vantaggio fiscale di 14 punti.
  Tale meccanismo viene attuato tramite triangolazioni societarie e operazioni assolutamente legali, consentite soprattutto da tutte le norme sulle doppie imposizioni che stiamo approvando e che prevedono l'eliminazione quasi totale dei Paesi nella blacklist. Nella blacklist ormai ne rimangono pochissimi e nella grey list ancora meno; quasi tutti sono ormai nella white list. Ricordiamoci che San Marino, con la Karnak – nel 2009 c’è stata un'inchiesta su Banca Delta – operava, tramite una stabile organizzazione in Italia, sull'80 per cento del fatturato di quest'azienda sanmarinese e ha distrutto aziende nazionali.
  Dobbiamo ricordare che, in questi casi, non si può più tornare indietro: una volta che viene distrutta un'azienda nazionale, quell'azienda è distrutta così come lo sono le famiglie che la dirigevano e i dipendenti che vi lavoravano.
  Pertanto, chiedo un periodo di riflessione molto più ampio sull'abuso del diritto e soprattutto chiederei un'analisi delle singole fattispecie di elusione fiscale. Vediamo quali sono le singole fattispecie e valutiamo anche la stesura di nuove norme. Si sta passando da una descrizione sintetica delle fattispecie a una generalizzata. Secondo me, questo non è positivo.
  Discutiamo, quindi, non solo sulla fatturazione elettronica. Abbiamo tempo fino al 26 settembre. Concentriamoci molto e facciamo un ciclo di audizioni più lungo anche sull'abuso del diritto e sull'internazionalizzazione.

  MAURO MARIA MARINO, presidente della 6a Commissione del Senato. Noi abbiamo tempo fino al 26 settembre per dare attuazione alla delega, in base al meccanismo dei 3 mesi più 3 ma, rispetto ai singoli decreti legislativi, il meccanismo è quello dei 30 giorni più eventuali altri 20 di proroga del termine per l'espressione del parere, oltre agli ulteriori 10 giorni, come previsto dalla delega.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Io parlavo della totalità: ci sono tre mesi più 3. La scadenza della delega è ormai fissata al 26 settembre.

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  GIROLAMO PISANO. Colgo l'occasione della presenza del relatore sullo schema di decreto sulla fatturazione elettronica per affrontare quelli che, secondo me, saranno i veri problemi, cioè l'attuazione e, soprattutto, l'adesione a questa ipotesi di funzionamento.
  Dallo schema di decreto emerge con evidenza il fatto che si intende riutilizzare il sistema già esistente per la fatturazione elettronica della pubblica amministrazione. Questo sistema, così come configurato oggi, però, non è assolutamente utilizzabile da parte di molte delle imprese italiane.
  Ciò perché sostanzialmente le imprese italiane strutturate, anche quelle piccole, sono già dotate di programmi gestionali che hanno consentito ai processi aziendali di raggiungere un determinato grado di integrazione e di automazione.
  Quando noi, durante la discussione sulla fatturazione elettronica, parlavamo, sia durante la discussione della legge delega, sia nei mesi successivi, di quale potesse essere lo strumento informatico che il MEF avrebbe dovuto mettere a disposizione, certamente non potevamo immaginare che si mettesse a disposizione un banale portale di compilazione manuale delle fatture, così come previsto nello schema di decreto.
  Stiamo quindi affermando che aziende che fanno centinaia o migliaia di fatture tra privati dovrebbero ricaricare manualmente sul software del Ministero dell'economia e delle finanze le proprie fatture una per una. Chiaramente, questa è un'ipotesi impercorribile. Il software di Unioncamere citato al comma 2 dell'articolo 1 dello schema di decreto sulla fatturazione elettronica è ampiamente insufficiente per assicurare un recepimento, fortunatamente solo facoltativo, da parte delle imprese.
  A corredo di questo c’è anche un altro aspetto: gli attuali sistemi disponibili sulla fatturazione della pubblica amministrazione, oltre all'enorme e, secondo me inutile, complessità di accesso che hanno, sono onerosi. Sono onerosi in quanto la trasmissione e la conservazione elettronica di una singola fattura possono costare da 1,5 a 12 euro. Si tratta, quindi, di un meccanismo chiaramente impercorribile già nella situazione attuale – e su questo tema intendiamo presentare un'interrogazione – ma nei rapporti tra privati, che implicano ovviamente un numero di documenti trasferiti esponenzialmente maggiore, è assolutamente inaccettabile, perché diventerebbe uno svantaggio competitivo per le aziende italiane. Questa soluzione, quindi, non può funzionare.
  Tuttavia, poiché credo che sia obiettivo comune far funzionare un sistema di fatturazione elettronica, segnalo che esistono software alternativi già presenti sul mercato, che secondo me potrebbero essere adottati e, quindi, forniti in via gratuita dal MEF.
  Non si tratta di semplici portali di compilazione manuale, ma di veri e propri sistemi di integrazione gestionale i quali, attraverso l'uso di stampanti virtuali o di sistemi di interrogazione dei dati, si collegano, al momento dell’output del documento – ossia al momento della stampa – e, senza richiedere alcuna modifica al software delle aziende, traducono i suddetti documenti in un formato compatibile con la fattura della pubblica amministrazione, per trasferire quindi tali dati al MEF, adottando altresì la firma digitale e la conservazione elettronica.
  Si tratta di sistemi già esistenti e all'avanguardia. Vi sono anche altri sistemi i quali, nel flusso inverso, cioè per la ricezione, da parte dell'impresa, delle fatture elettroniche che le vengono trasmesse attraverso il sistema di interscambio dai propri fornitori, fungono da connettori dati e recepiscono le informazioni dal sistema di interscambio rendendole disponibili con standard quali l'ODBC o l'SQL. Essi consentirebbero alle imprese di importare, non manualmente ma automaticamente, i flussi informativi all'interno dei propri sistemi gestionali.
  Se non andiamo in questa direzione, questo sistema, in qualsiasi momento e modo lo dovessimo introdurre, e con qualsiasi vantaggio, a meno che non si tratti, ovviamente, di un vantaggio economico, Pag. 17non sarà mai adottato da alcuna impresa. Su questo, se volete, potremo discutere.
  Un altro punto delicato è che l'intero sistema salterebbe nel momento in cui uno solo dei fornitori dell'impresa non aderisse a questo sistema. Chiaramente, infatti, quel fornitore invierebbe le informazioni in via cartacea, ragion per cui l'Agenzia delle entrate non avrebbe le informazioni necessarie e l'impresa sarebbe costretta a integrare quelle informazioni.
  Restando nell'ambito dei software che l'Agenzia delle entrate deve mettere a disposizione, ritengo debba essere anche prevista la possibilità di ricanalizzare i flussi dei fornitori delle imprese che aderiscono all'interno del sistema di interscambio, trasmettendoli come dei sostituti: io mi impegno a trasmettere digitalmente le fatture che emetto, a ricevere le fatture che mi vengono trasmesse attraverso il sistema di interscambio, ma anche a inoltrare nel sistema di interscambio le fatture che i miei fornitori non hanno trasmesso attraverso il sistema di interscambio.
  Su tale questione credo che, più che fare delle audizioni di soggetti generici, dovremmo confrontarci nel dettaglio con i tecnici della SOGEI e dell'Agenzia delle entrate e magari anche con aziende che hanno già sviluppato questi sistemi e li forniscono oggi sul mercato.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Paglia e all'onorevole Pelillo. Poi, se non ci sono altri colleghi, darò la parola al Viceministro, anche se quelle emerse in questa fase sono raccomandazioni e valutazioni, piuttosto che domande. Il Viceministro avrà comunque modo di replicare.

  GIOVANNI PAGLIA. In questa fase anch'io mi limiterò ad alcune annotazioni, anche per far capire quali saranno il nostro atteggiamento e le nostre priorità rispetto all'analisi di questi schemi di decreto.
  Faccio una domanda che mi ha suggerito il precedente intervento del deputato Pisano. Non credo che, con una norma primaria, noi arriveremo a una disciplina con questo livello di dettaglio. Lo dico per comprendere che tipo di dibattito svolgeremo. È tutto molto interessante, ma in una norma primaria non credo che potremo arrivare a definire lo strumento tecnico. Rimarremo a un certo livello di genericità, come è corretto che sia. Se poi vogliamo scrivere anche il tipo di protocollo da utilizzare, non credo sia questo lo strumento normativo idoneo.
  Sul piano politico, come credo sia abbastanza noto, il mio gruppo ha sempre ritenuto che il provvedimento sulla fatturazione elettronica fosse uno dei più rilevanti e che fosse auspicabile adottarlo il prima possibile.
  Abbiamo anche sempre pensato inoltre che si dovesse procedere non prevedendo un sistema obbligatorio, bensì procedendo nella direzione del vantaggio per le imprese, e si è andati in questa direzione. Sarà quindi lo schema di decreto su cui, sia personalmente, sia come partito, avremo meno problemi e più interesse, al massimo, a discutere su come possa essere migliorato, anche rispetto ai suggerimenti dell'onorevole Causi.
  Il problema molto forte nasce, invece, dallo schema di decreto sull'abuso del diritto. Per la parte che riguarda la depenalizzazione dell'abuso del diritto, mentre concordiamo sul fatto che si arrivi a una definizione univoca, non siamo assolutamente d'accordo sul fatto che esso debba essere depenalizzato. Tantomeno ci convince, già dalla fase di discussione sulla legge delega, la questione, prettamente politica, dei termini di accertamento. A differenza di quanto affermato da altri, tale depenalizzazione ci convince ancora meno proprio perché c’è la Voluntary Disclosure, che di fatto viene trasformata in un condono vero e proprio.
  Gran parte dei ragionamenti che facemmo in occasione della discussione sulle norme che hanno introdotto la Voluntary Disclosure, circa il fatto che non si trattava di un condono, con la modifica del regime sul raddoppio dei termini di accertamento vengono vanificati. Di fatto questioni che dovevano ricevere un determinato tipo di Pag. 18trattamento passano automaticamente ad un altro tipo di regime. Questo deve essere assolutamente chiaro.
  Più in generale, riteniamo che i termini di accertamento più restano aperti, meglio è, soprattutto perché si raddoppiano laddove sussistano aspetti di rilevanza penale. Non stiamo parlando di aspetti che vanno a vantaggio del contribuente, bensì a vantaggio degli evasori, o almeno di coloro che la magistratura ritiene possano aver compiuto condotte di evasione fiscale. Dico questo per chiarezza. Su questi aspetti, da parte nostra, non c’è disponibilità a un'apertura perché si crei una corsia preferenziale di rapida approvazione. Anzi, riteniamo sia questo il tema su cui c’è più da ragionare e discutere.
  Passo all'ultimo punto. Mi riservo, ovviamente, di ragionarci, perché forse è il più complesso sotto alcuni aspetti, o almeno il più ampio per dimensioni. Cito un pericolo che intravedo, sebbene con la disponibilità a discuterne. Sulla questione del ruling e, per alcuni aspetti, anche su quella della funzione dell'interpello c’è sempre il rischio che si arrivi a un fisco contrattato, almeno con alcuni soggetti. Tutto ciò, in termini teorici, prima ancora che sostanziali, non mi trova d'accordo, perché di fatto significa che per i soggetti più grandi si rischia di andare nella direzione in cui si contratta preventivamente il livello di pressione fiscale, anziché considerarli uguali a tutti gli altri soggetti.
  Capisco che, anche a livello internazionale, si stia di fatto andando in questa direzione, perché con taluni soggetti si ritiene di non poter trattare e, quindi, ci si accontenta di ciò che essi sono disposti a elargire in base a un accordo preventivo, ma questa non sarà mai un'impostazione sulla quale noi saremo d'accordo.

  MICHELE PELILLO. Molto velocemente, vorrei soffermarmi sul metodo. Penso che oggi abbiamo necessità soprattutto di organizzare al meglio i nostri lavori tra Camera e Senato.
  Il tempo a disposizione è abbastanza poco. Chiedo ai presidenti di organizzare il lavoro in modo che le iniziative di Camera e Senato non si sovrappongano. Poiché abbiamo poco tempo, si potrebbe dare la possibilità ai componenti di ciascuna Camera di partecipare anche alle audizioni dell'altra, quantomeno per quanto riguarda i relatori. Suggerisco, quindi, di non sovrapporre le audizioni. Con un tempo così limitato potrebbe essere utile magari anche riflettere su qualche argomento specifico e integrare l'audizione che è stata fatta nella singola Camera.

  MAURO MARIA MARINO, presidente della 6a Commissione del Senato. Se mi posso permettere, purtroppo, dal punto di vista tecnico, questo non si può fare. Cercheremo di non operare sovrapposizioni perché, utilizzando i canali di trasmissione satellitare, c’è la possibilità di assistere alle audizioni. Diversamente, si tratta di un problema regolamentare. Per quanto riguarda il Senato è così, tuttavia potrebbe essere possibile utilizzare il canale satellitare. Volevo solo specificarlo, altrimenti creiamo aspettative che non possiamo realizzare.

  MARCO CAUSI. Rispetto a questo vincolo, un second best potrebbe consistere nel riuscire a non sovrapporre le audizioni. Se, ad esempio, il soggetto «x» viene audito al Senato, non lo convochiamo in audizione anche alla Camera. Noi pensavamo che organizzando una giornata di audizioni o, come suggeriva, forse a ragione, il collega, due mezze giornate, se una non è sufficiente...

  MICHELE PELILLO. Valutiamo tutti gli aspetti, ovviamente. Questa è la sostanza dell'esigenza.
  Quanto alla tempistica, presidente Capezzone, io non so se, anche riunendole in una sola giornata, riusciamo effettivamente a esaurire le audizioni, perché gli argomenti sono piuttosto numerosi. Nella nostra esperienza, relativa all'esame dello schema di decreto sulle accise, l'argomento era unico, mentre qui sono molteplici. Non so quindi se, effettivamente, potremo esaurire le audizioni in una giornata.Pag. 19
  Immagino, quindi, che nelle due prossime settimane potremmo procedere a una fase di approfondimento, di istruttoria e di audizioni su tutti e tre gli schemi di decreto. Il presidente Marino ipotizzava che il Senato possa formulare la prima bozza di parere dopo le elezioni regionali, quindi nei primi giorni di giugno, se ho ben capito.

  MAURO MARIA MARINO, presidente della 6a Commissione del Senato. Noi vorremmo arrivare ai primi di giugno con la discussione sul parere definitivo.
  Per questi aspetti abbiamo programmato i nostri lavori tenendo conto anche di ciò che è emerso dall'indagine conoscitiva. Alcuni di questi temi, infatti, li abbiamo già affrontati. Ciò ci ha permesso di individuare, in maniera unanime, solamente sette soggetti ulteriori da audire. Riprendiamo una parte degli atti a nostra disposizione e, laddove riteniamo che ci sia necessità di un'integrazione, perché ci sono elementi oggettivamente nuovi, proponiamo di concentrarci solo su questi. Cerchiamo quindi di utilizzare il lavoro già svolto.

  MICHELE PELILLO. Trovo difficile immaginare che la settimana che dedicheremo alle audizioni potrà essere utilizzata anche per entrare nel merito dei provvedimenti e definire, per i primi di giugno, qualcosa di concreto. La terza settimana che abbiamo davanti prevede una pausa dei lavori parlamentari. Ho quindi l'impressione che dobbiamo ripensare il nostro calendario.
  Dopo le audizioni, avremo comunque bisogno di una fase di riflessione e, soprattutto, di dibattito e condivisione. Potremmo ipotizzare che essa si svolga, come proponeva l'onorevole Causi, non su tutti e tre i decreti contemporaneamente. Forse sarebbe meglio cominciare dall'esame dello schema di decreto che riteniamo in fase più avanzata e che, probabilmente, è quello sull'abuso del diritto, senza trattarli tutti e tre insieme. Diversamente, ritengo risulterà davvero difficile anche il dibattito all'interno della Commissione.
  Vorrei fare inoltre al Viceministro una domanda, che è anche una curiosità: siete riusciti a censire le aziende che fatturano più di 10 miliardi di euro in Italia ? Mi riferisco, ovviamente, all'adempimento collaborativo.

  FRANCESCO MOLINARI. Pongo una domanda, approfittando della presenza del Viceministro e in virtù dei rapporti, da sempre ottimi, fra Parlamento e Governo, dal punto di vista informativo.
  Poiché sappiamo che la delega fiscale è a «costo zero», nel senso che deve trovare al suo interno le risorse di cui necessita – mi pare che in merito avessimo affrontato la questione durante la discussione al Senato – vorremmo chiedere al Governo di mettere a disposizione gli andamenti sui costi pubblici relativi ai decreti che sono già in fase di applicazione, per comprendere se ciò che abbiamo immaginato sia nella realtà concretamente applicabile.

  PRESIDENTE. Nel dare la parola al Viceministro, volevo soffermarmi sull'organizzazione dei lavori, per ciò che riguarda la Camera, così che riusciamo a trovare una soluzione condivisa.
  Abbiamo un limite di tempo oggettivo, dato che l'ultima settimana di maggio i lavori parlamentari saranno sospesi. Posto che oggi è giovedì, risulta difficile convocare i soggetti da audire già per la prossima settimana.
  Per quanto riguarda chi convocare per le audizioni, io avrei pensato a esponenti dell'Agenzia delle entrate, del Dipartimento delle finanze, della Guardia di Finanza, di Confindustria e di R.ETE. Imprese, nonché a rappresentanti dei commercialisti e dei tributaristi, come base di partenza, che consenta anche un equilibrio tra soggetti istituzionali, soggetti privati e professionisti.
  Realisticamente, se riuscissimo a concentrare buona parte di queste audizioni in una sola giornata il 18 maggio, poi avremmo il resto della settimana per lo svolgimento del dibattito giustamente sollecitato dal collega Pelillo. Alla fine di quella settimana, a ridosso quindi della Pag. 20pausa dei lavori, potremmo chiedere ai relatori di proporci delle bozze di parere, così da poter fissare, alla ripresa dei lavori, nell'ordine che stabiliremo, i termini di presentazione delle eventuali proposte di modifica. Potremmo ipotizzare questa organizzazione dei lavori per poi, naturalmente, valutarla e modificarla in corso di svolgimento, ove ve ne fosse l'esigenza.

  MARCO CAUSI. Ho due considerazioni da fare. Innanzitutto, a questo punto, chiederei agli uffici se possiamo mettere a disposizione anche dei componenti della Commissione Finanze della Camera tutti i materiali relativi alle audizioni svolte precedentemente al Senato. Ciò potrà anche esserci utile per non duplicare il nostro lavoro.
  In secondo luogo, va benissimo l'elenco che ha fatto il presidente, ma forse sarebbe utile ascoltare in audizione anche qualche esperto indipendente. Soprattutto nel caso della fatturazione elettronica vorrei fare una proposta. Naturalmente sono molto esperti di questa materia gli uffici delle organizzazioni e delle associazioni di imprese. Sarà quindi certamente utile invitare sia Confindustria sia R.ETE. Imprese Italia, anche con riferimento alle questioni tecnologiche che esponeva il collega Pisano.
  Sono d'accordo col fatto che non si debba arrivare a scrivere nel decreto qual è la ditta produttrice del software, ma, dal punto di vista dell'approccio all'ambiente tecnologico, mi interessano molto le considerazioni svolte da Pisano nel suo intervento. Mi è sembrato di capire che, sul possibile scenario tecnologico, sia in atto una discussione, e trovo che ciò sia importante.
  Stiamo adottando un sistema che presumibilmente dovrà valere per cinque, sei o sette anni. Dobbiamo quindi fare attenzione a non far cadere le nostre scelte su un ambiente tecnologico che ad oggi risulti già arretrato. Sono sicuro, tuttavia, che all'interno dell'Agenzia delle entrate ci siano persone molto competenti su questo e che potremmo sentire anche loro per avere un orientamento in merito. Penso a SOGEI, ovviamente.
  A me risulta, presidente, che, al di fuori delle associazioni imprenditoriali, l'unico centro studi indipendente che abbia elaborato un report e che sia parte attiva del dibattito su questi temi sia il centro studi NENS (Nuova economia nuova società). Chiederei pertanto l'audizione di questo centro studi. Hanno elaborato un rapporto molto corposo sulla fatturazione elettronica e mi sembra corretto convocarli. Non mi risulta che altri centri studi si siano molto occupati di questo argomento.
  Inoltre, se siete d'accordo, fra tutti i vari esperti che abbiamo sentito in questi anni, uno dei più collaborativi e proattivi è da sempre il professor Giovanardi. Potremmo richiamare anche lui, se siete d'accordo.
  Pertanto, io chiedo di ascoltare il NENS e il professor Giovanardi.

  PRESIDENTE. Nello spirito della giornata seminariale, «cento fiori fioriscano», come si diceva un tempo. La mia era una griglia di partenza, ma più voci ci sono, meglio è.

  DANIELE PESCO. Ribadisco la richiesta di ascoltare l'Associazione nazionale magistrati sull'abuso del diritto.

  PRESIDENTE. Colleghi, non entriamo nella fase in cui ciascuno avanza le sue proposte. Da qui alla prossima settimana i Gruppi, in modo ordinato e per iscritto, trasmettano le proprie proposte, che le presidenze, come sempre, valuteranno con grande attenzione.

  MARCO CAUSI. Francamente, l'ANM è un organismo di natura politico-sindacale. Dato che il dottor Greco è stato qui e ci ha fornito un aiuto molto importante sulla Voluntary Disclosure, se fosse disponibile, mi sembrerebbe opportuno convocarlo. Tuttavia, non lo si può convocare in modo octroyée. Lo si convoca come esperto, in questo caso, e non nella sua veste ufficiale.

  PRESIDENTE. In vincoli qui non possiamo portare nessuno. Questo è pacifico.Pag. 21
  Do la parola al Viceministro per la replica. Lei parteciperà al seminario, naturalmente.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, cercherò di seguire personalmente i lavori di tutte e due le Commissioni. Chiedo, quindi, se si riesce a organizzare i lavori in modo tale che io possa partecipare ai lavori di entrambe. È un'esigenza che vorrei fosse tenuta in considerazione proprio per garantire la mia partecipazione.
  Svolgo solo brevissimamente due considerazioni. In primo luogo, mi sembra che siamo già entrati un po’ nel merito di alcuni temi. Penso che, al di là delle audizioni, ci debbano essere proprio delle riunioni delle Commissioni in cui si potranno affrontare le questioni nel merito e in modo approfondito. Dovrà esserci tutto il tempo per poter dialogare e intervenire.
  Ho visto che sono emersi tre temi. Sul primo, relativo alla fatturazione elettronica, mi sembra ci sia un orientamento condiviso da parte di tutti sul percorso da seguire. Si tratta di un percorso che è considerato utile per il Paese e per tutti i cittadini.
  Mi sembra che ci siano alcune osservazioni – come quella della senatrice Bellot – sul fatto che alcune situazioni e zone territoriali sono ancora inadeguate dal punto di vista tecnologico. Dicevo in partenza che dobbiamo sfruttare questa occasione per far compiere al Paese un passo in avanti nella direzione dello sviluppo tecnologico. Non dobbiamo, invece, usare come schermo debolezze geografiche e tecnologiche per non attuare questa iniziativa. Come sapete, molti dicono che, poiché in tre paesi non c’è il collegamento a Internet, allora non si fa. Noi dobbiamo cercare di portare la tecnologia in tutto il Paese e attuare questo progetto.
  Questa è la nostra intenzione e spero che possa risultare condivisa. Ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Pisano ma ritengo che dobbiamo realizzare questo passaggio tecnologico riuscendo a superare tutte le considerazioni che sono state fatte. Nel momento in cui, come è nell'intenzione del Governo, si decide di seguire questa strada, sapendo che essa è utile per il Paese, per le imprese e per il fisco, occorre trovare i migliori strumenti tecnologici per realizzare questo obiettivo.
  Quindi, ben vengano tutti gli incontri. Cerchiamo di scegliere il miglior percorso. Non c’è una scelta preconcetta di un percorso o di un altro. Definiamo quindi una strada che, con i minori oneri possibili per le aziende – posto che il fisco è disposto anche a fornire programmi e software – ci consenta di raggiungere il nostro obiettivo.
  Passando agli altri due temi, con riferimento alle misure relative al fisco internazionale ho ascoltato talune perplessità. In merito occorre stabilire, secondo me, innanzitutto un elemento. Poi ne discuteremo. Anche questo sarà oggetto di una discussione di tipo politico e di indirizzo, da svolgere all'interno delle Commissioni. Vivendo in un mondo globalizzato e non autarchico, abbiamo la necessità di competere con Paesi come, ad esempio, la Germania e la Francia, che non sono paradisi fiscali e che applicano queste regole. Il ruling internazionale e la certezza di diritto vengono attuati in Paesi nostri concorrenti europei.
  Come sapete, esistono differenziazioni fiscali all'interno dell'Europa, ma si va verso un progetto di unificazione. Su questo fronte, quindi, dobbiamo definire le migliori norme per far sì che non ci siano soggetti che li usino in modo strumentalmente evasivo, ma, nel momento in cui un soggetto terzo vuole realizzare un grosso investimento in Germania o in Italia, dobbiamo avere parità di condizioni. Non possiamo essere in una situazione in cui c’è disparità da questo punto di vista. In tal caso, per tornare al mio esempio, questo soggetto, per ora, andrebbe a investire in Germania.
  Questo è l'orientamento che ci siamo dati e che vogliamo perseguire. Nell'ambito della discussione parlamentare nelle Commissioni, se possibile, dovremo definire un indirizzo politico comune su tale questione. Dovremo inoltre cercare di definire Pag. 22nel modo migliore queste norme, in modo che esse non vengano usate a fini di evasione internazionale.
  Anche per questi motivi penso che su questo tema ci si debba prendere tutto il tempo possibile per riuscire a definire una norma importante per il Paese che non deve far sì che ci accusino di aver adottato regole a favore degli evasori. Non è questa infatti la volontà del Governo. Su questo tema penso che potremo aprire un confronto utile.
  Per quanto riguarda l'abuso del diritto, l'indirizzo contenuto nella legge delega era quello di specificare nel modo migliore in che cosa consista. Rispetto alla questione se esso debba rappresentare un reato penale, ricordo che negli altri Paesi europei non lo è.
  Secondo me, dobbiamo definire bene che cosa sia l'abuso del diritto. Ho sentito un intervento, non mi ricordo se dell'onorevole Pesco o dell'onorevole Villarosa, nel quale si affermava che forse potrebbe essere utile definire meglio le fattispecie, proprio per riuscire a capire. Può essere interessante. Potremmo definire questa cornice in modo migliore e non più generico.
  Quando dicevo di voler partecipare al confronto con le Commissioni, mi riferivo a questo. Anche su questo tema dovremmo avere tutto il tempo necessario a disposizione, perché si deve cercare di scrivere una norma che sia sicuramente utile per tutti.
  Torno al discorso di partenza. Se me ne darete la possibilità, intendo partecipare a tutte le sedute delle Commissioni e a tutte le audizioni. Vediamo di organizzarle nel modo migliore possibile.

  FRANCESCO MOLINARI. Resta la domanda che le facevo sulle risorse. Ci sono i soldi per attuare questa parte della legge delega ?

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì. Questa parte di delega, in realtà, si finanzia all'interno dei singoli provvedimenti e, quindi, non ha oneri che non possano essere coperti. Vi porterò i dati su quanto sono costate le misure già adottate e vi fornirò i relativi elementi tecnici.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Viceministro Casero, il presidente Marino, le colleghe e i colleghi delle Commissioni e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.