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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

XIV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 10 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bordo Michele , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, Sandro Gozi, nell'ambito dell'esame del «Programma di lavoro della Commissione per il 2015 – Un nuovo inizio (COM(2014)910 final)», del «Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o luglio 2014 – 31 dicembre 2015) (10948/1/14)» e della «Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2015 (Doc. LXXXVII-bis, n.3)» (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento):
Bordo Michele , Presidente ... 3 
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei ... 3 
Bordo Michele , Presidente ... 9 
Scuvera Chiara (PD)  ... 9 
Berlinghieri Marina (PD)  ... 9 
Iacono Maria (PD)  ... 10 
Galgano Adriana (SCpI)  ... 12 
Bordo Michele , Presidente ... 13 
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei ... 13 
Bordo Michele , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE BORDO

    La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, Sandro Gozi, nell'ambito dell'esame del «Programma di lavoro della Commissione per il 2015 – Un nuovo inizio (COM(2014)910 final)», del «Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o luglio 2014 – 31 dicembre 2015) (10948/1/14)» e della «Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2015 (Doc. LXXXVII-bis, n. 3)».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, Sandro Gozi, nell'ambito dell'esame congiunto del «Programma di lavoro della Commissione per il 2015 – Un nuovo inizio (COM(2014)910 final)», del «Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o luglio 2014 – 31 dicembre 2015) (10948/1/14)» e della «Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2015 (Doc. LXXXVII-bis, n. 3)».
  Invito subito il Sottosegretario Gozi a prendere la parola, così da lasciare poi spazio al dibattito e agli interventi dei colleghi, se ci dovessero essere. Prego, sottosegretario.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei. Grazie, presidente, per l'invito e per l'audizione. Credo che questo sia anche un ottimo momento per parlare del tema, visti i recenti sviluppi di politica europea e le recenti iniziative che il Governo italiano ha preso alla luce della Relazione programmatica che è stata trasmessa. Rispetto al momento della trasmissione, ovviamente, noi siamo andati avanti, attuando parte di quello che avevamo indicato.
  Credo anche che questo sia un momento opportuno per aggiungere uno dei punti che, tra l'altro, non erano solo indicati nella Relazione programmatica, ma su cui io mi ero anche impegnato, come Governo, assumendomene la responsabilità collegiale, ovviamente, di procedere per fornire un orientamento del Governo su un tema che questa Commissione in particolare ha seguito da vicino. Mi riferisco alla questione del brevetto unitario europeo e della cooperazione rafforzata. Credo sia utile che anche su questa questione, che fa parte del programma di attività del Governo nell'anno 2015, io riferisca a questa Commissione.
  Il nostro programma per il 2015 mira a riprendere e sviluppare, d'intesa con l'attuale presidenza lettone e con la successiva presidenza lussemburghese, dal luglio di quest'anno, le priorità indicate nel Pag. 4semestre. Come i colleghi ricorderanno, non si trattava di priorità legate unicamente ai sei mesi di presidenza, ma di priorità con le quali noi volevamo dare una forma politica diversa all'attività dell'Unione europea.
  Intendevamo, quindi, indicare delle priorità ampie sulle quali impegnare innanzitutto la Commissione europea, ma anche, in generale, l'Unione europea a lavorare nei quattro anni e mezzo di legislatura, ossia in questo che noi vogliamo sia un vero e proprio nuovo ciclo politico istituzionale.
  Proprio sulla base di queste priorità e di queste considerazioni, che abbiamo tra l'altro condiviso anche con le altre due presidenze del Trio, noi ci siamo concentrati in questi primi mesi dell'anno e in questa parte di attuazione della Relazione programmatica attorno a quattro grandi questioni, a quattro grandi temi. Mi vorrei soffermare in particolare sui primi due, magari rimandando a un altro incontro l'approfondimento degli altri.
  Mi sembra utile discutere con voi sia delle iniziative che questo Governo ha preso in materia di politiche macroeconomiche e di governance economica, sia della nostra posizione e delle iniziative che noi abbiamo preso per quanto riguarda il tema dei diritti e delle politiche migratorie.
  Le altre due priorità sulle quali ci sono stati dei passi in avanti, d'intesa con il nostro Governo, sono il pacchetto del mercato unico digitale, ossia la proposta dell'Agenda digitale presentata dalla Commissione europea il 7 maggio, che riprende molte delle priorità indicate nel paper del Governo italiano che abbiamo trasmesso durante la primavera, e l'Unione per l'energia. Anche su questo tema, come voi sapete, il Governo italiano ha presentato una posizione nazionale. Molte delle nostre priorità si ritrovano nella proposta per l'Unione per l'energia, un'altra proposta strategica attorno alla quale la Commissione è impegnata a lavorare nei mesi e negli anni che verranno.
  Noi abbiamo posto sin dall'inizio l'accento sulla necessità di cambiare in maniera sostanziale l'approccio economico e di politica economica e sociale dell'Unione europea. Riteniamo che la tempesta finanziaria sia finita e che oggi occorra cambiare ed equilibrare un approccio che evidentemente – è sotto gli occhi di tutti – è troppo sbilanciato dal lato dell'austerità, del rigore e dei vincoli finanziari.
  Se c’è un Paese che può dimostrare che questo approccio è assolutamente squilibrato, è proprio l'Italia. L'Italia ha seguito e applicato alla lettera le ricette che sono state indicate e concordate negli anni precedenti, ma i risultati – lo sappiamo bene – non sono esattamente quelli sperati. Infatti, con l'applicazione unicamente di quelle ricette il debito pubblico ha continuato ad aumentare, sia perché la crescita non è stata negli anni precedenti quella che noi italiani – il Governo Renzi non c'era – avremmo voluto, sia perché il livello di disoccupazione è ancora molto elevato.
  Questo vale partendo dall'Italia, perché noi facciamo politica europea dell'Italia e, quindi, difendiamo gli interessi e le visioni italiane in Europa, ma vale anche, in generale, per l'Unione europea in quanto tale. L'approccio a taglia unica, l'approccio di un'Europa nel senso di regole che vengono applicate in maniera identica a situazioni economiche e sociali diverse ci mostra un'Europa che non ha funzionato.
  Per questo motivo noi diciamo che dobbiamo passare, soprattutto in tema di governance economica, da un'Europa delle regole tecnocratiche a un'Europa delle politiche. Un'Europa delle politiche è un'Europa che si assume la responsabilità di prendere delle misure diverse di fronte a situazioni economiche e sociali diverse.
  Le regole applicate durante la crisi hanno funzionato meglio in alcuni Paesi e peggio in altri, ma è evidente che questo è stato dovuto alla rinuncia di un approccio e di una valutazione politica delle diversità economiche e sociali. Si è proceduto da un assunto per cui era già realizzato quel processo di convergenza economica che è ancora da realizzare.
  Per questa ragione noi riteniamo che occorra avere un approccio più politico. Pag. 5Che cosa vuol dire questo ? È facile parlare di unione politica e di approccio più politico. Che cosa intendiamo noi per quanto riguarda la governance e che cosa abbiamo proposto nel documento, che trovate sul sito di Palazzo Chigi e che il Presidente Renzi ha inviato ai quattro presidenti che stanno lavorando su un rapporto sulla governance europea, ossia Juncker, Draghi, Dijsselbloem e Tusk ?
  Innanzitutto intendiamo rafforzare il modo in cui si governa la moneta unica, il che vuol dire anzitutto fornirsi degli strumenti per fare una politica economica attiva, quantomeno nella zona euro. È il tema del bilancio della zona euro, il tema di un bilancio ad hoc specifico della zona euro, che deve anche fare delle politiche attive, delle politiche di investimenti, delle politiche a favore della crescita a livello europeo.
  Ovviamente, se andiamo, come noi auspichiamo, nella direzione di avere un bilancio unico della zona euro, ci sono vari modi per arrivarci. Ci si può arrivare per tappe. Si può passare attraverso una prima revisione del bilancio esistente nell'Unione europea, che è prevista nel 2016, e in un secondo momento si può stabilire un vero e proprio bilancio. Questi, però, sono dei dettagli rispetto all'orientamento politico di fondo.
  L'orientamento politico di fondo – il nostro, almeno – mira a dare alla zona euro la capacità di fare finalmente una politica economica europea, non unicamente una sorveglianza multilaterale a livello europeo di rispetto delle regole. Voi capite che tra le due cose c’è una bella differenza. Ovviamente, però, questo deve essere governato in maniera meno frammentata.
  Dal punto di vista istituzionale noi riteniamo che occorra una presidenza permanente della zona euro e che questa presidenza debba agire sotto un controllo più diretto e democratico a livello di Parlamento europeo innanzitutto, ma anche attraverso un aumento della cooperazione in materia di Unione economica e monetaria e di politiche sociali tra il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali, sviluppando l'articolo 13 del Fiscal Compact e il Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali allegato al Trattato di Lisbona.
  Sta a voi, Parlamenti nazionali, e al Parlamento europeo lavorare e prendere iniziativa su questo. Noi riteniamo che ci sia necessità di aumentare il controllo democratico in una zona euro che ha un bilancio proprio, che ha strumenti di governo esecutivi e che ha un'azione molto meno frammentata rispetto a quella che abbiamo ora.
  Poi c’è il tema di fare politiche veramente attive e di solidarietà. «Dimensione sociale» è un'espressione bellissima, come «unione politica», ma bisogna vedere che cosa mettiamo dentro a questo titolo di «dimensione sociale».
  Per noi dimensione sociale vuol dire innanzitutto avere degli strumenti di solidarietà attiva per quanto riguarda la disoccupazione, nei casi in cui ci siano delle crisi che colpiscono la zona euro in maniera diversa a seconda dei diversi Stati e delle diverse regioni della zona euro. Si tratta di quelli che gli economisti definiscono «shock asimmetrici».
  Se, in caso di crisi in un Paese della zona euro, il livello di disoccupazione si discosta in maniera molto rilevante rispetto alla media di quel Paese, occorre che, oltre agli ammortizzatori sociali di quel Paese, si aggiungano anche un aiuto, uno strumento e un'assicurazione europea contro la disoccupazione in maniera complementare a livello europeo.
  Questa è una proposta che noi abbiamo esplicitamente fatto – rimando di nuovo al paper del Governo – ed è un modo per dimostrare che attivamente il tema della solidarietà viene declinato anche nel campo delle politiche sociali, per dare un senso concreto alla dimensione sociale, la quale, ovviamente, deve essere sviluppata anche nel cosiddetto semestre europeo.
  Non debbo ricordare a questa Commissione che cosa sia il semestre europeo. Ricordo, però, qual è la nostra valutazione. Si tratta di un processo di valutazione previa delle leggi di stabilità di bilancio e dei Piani nazionali di riforma Pag. 6che è molto concentrato anch'esso sugli aspetti di stabilità economica e finanziaria.
  Noi riteniamo che occorra fissare in maniera più stringente, più operativa e più efficace anche gli obiettivi di politica sociale, nonché gli standard sociali minimi comuni. È da discutere quale tipo di standard e quali scelte specifiche introdurre, ma è evidente che la politica sociale debba rientrare in maniera molto più forte all'interno del semestre europeo.
  Questa è, tra l'altro, una delle proposte che durante il semestre italiano di presidenza dell'Unione europea noi abbiamo fatto nel momento in cui abbiamo presentato – lo ricorderete – un rapporto sulla revisione della Strategia Europa 2020, in cui indicavamo proprio, tra gli altri aspetti, il tema dell'occupazione e quello delle politiche sociali come temi rilevanti, che devono avere molta più rilevanza formale e politica all'interno del semestre europeo rivisto.
  Il tema della governance presenta anche aspetti di dimensione internazionale. Noi riteniamo che sia arrivato il momento di avere una rappresentanza unica dell'euro a livello internazionale. Sembrerà bizzarro, ma abbiamo una moneta unica e, tuttavia, non abbiamo una rappresentanza unificata dell'euro sulla scena internazionale. Questo è uno di quegli aspetti istituzionali da cui derivano anche delle conseguenze politiche negative, perché a causa di ciò non riusciamo politicamente a sfruttare pienamente l'influenza che può derivare dall'avere una moneta unica, che è la seconda divisa internazionale.
  Questi sono solo alcuni degli aspetti più rilevanti di un documento che è molto più sviluppato e che meriterebbe, io credo – questo, però, sta a voi deciderlo – un'audizione specifica perché il Governo possa illustrarne in dettaglio i vari aspetti e anche magari la nostra valutazione sulle prese di posizione di altri Governi.
  Per esempio, ci sono un paper franco-tedesco e uno portoghese. Sono vari i Governi che hanno anch'essi, dopo di noi, pensato di prendere un'iniziativa formale su questo dibattito, che dovrebbe avere un primo momento di discussione importante al vertice europeo di fine giugno.
  L'altro aspetto è il tema dell'immigrazione. Noi abbiamo insistito e lavorato moltissimo in questi mesi perché gli impegni politici che gli altri 27 Governi e, quindi, le Istituzioni europee hanno assunto durante il nostro semestre diventassero proposte politiche e operative.
  Vi invito a leggere le conclusioni del Consiglio di Lussemburgo di ottobre del 2014, durante la nostra presidenza. Prendete quel documento e l'Agenda europea per la migrazione presentata dalla Commissione europea e poi ditemi se i princìpi e gli obiettivi dell'Italia, che adesso sono dell'Unione europea, non sono assolutamente coincidenti. Il problema, però, era che non erano seguìti. Erano seguite solo alcune prime misure operative, che noi ritenevamo insufficienti dopo quel Consiglio di Lussemburgo e alla luce del documento che è stato adottato a Lussemburgo sull'Agenda per la migrazione.
  Il primo esempio, a novembre, fu l'operazione Frontex. Già nel rapporto noi dicevamo che certamente era un primo passo, ma insufficiente dal punto di vista finanziario e dal punto di vista operativo. È evidente – è cronaca – che oggi Frontex è già stata rafforzata moltissimo. Ha degli strumenti europei equivalenti a Mare Nostrum, con risorse europee, con l'impegno di praticamente tutti i Governi di pattugliamento del Mediterraneo. C’è, però, anche la proposta della Commissione di rafforzarla ulteriormente a livello di mandato operativo. Aprirà una base regionale a Catania e dovrebbe, secondo la proposta della Commissione, che noi sosteniamo, organizzare anche direttamente alcuni rimpatri nel contesto dell'attuazione dell'Agenda europea per la migrazione.
  È evidente che, se si ha un approccio europeo alla gestione delle frontiere, all'identificazione e all'accoglienza, è giusto anche che ci sia un approccio europeo al tema dei rimpatri, che obiettivamente – non sono cifre mie, ma della Commissione – oggi in Europa è insufficiente. Meno del 40 per cento dei rimpatri effettivi, alla luce Pag. 7della direttiva rimpatri, viene eseguito. È evidente che anche da questo punto di vista, se vogliamo avere un approccio veramente equilibrato e se vogliamo veramente sviluppare delle politiche di immigrazione, dobbiamo parlare di azione esterna, di gestione delle frontiere, di identificazione, di accoglienza e di rimpatri. Gli immigrati irregolari che non hanno diritto di rimanere nell'Unione europea devono essere rimpatriati. I rifugiati politici, invece, devono essere identificati e redistribuiti in maniera equa tra tutti i Paesi dell'Unione europea.
  Queste sono le proposte che noi avevamo già individuato in quel documento. Sono state fatte proprie dalla Commissione europea dopo il vertice straordinario su cui ho già riferito, voluto e richiesto dal Presidente Renzi, che si è tenuto in aprile.
  Adesso abbiamo un dibattito molto complesso a livello europeo sulla proposta della Commissione. Ci sono delle forti timidezze di alcuni Governi e delle resistenze di altri. Noi riteniamo che, dal punto di vista degli obiettivi, l'Agenda europea per la migrazione e le proposte della Commissione europea vadano assolutamente nella direzione giusta. Si tratta di un pacchetto che deve stare tutto insieme, di una risposta complessiva al fenomeno. Noi non siamo disposti a un approccio à la carte, per cui alcuni Governi approvano i rimpatri ma non un altro aspetto, oppure approvano le azioni contro i trafficanti, ma non prendono a casa propria rifugiati politici.
  Questo approccio noi lo stiamo contrastando. Riteniamo che il pacchetto debba andare avanti nel suo insieme, perché solo nel suo insieme è un pacchetto equilibrato. Le resistenze, però, sono moltissime.
  Io credo che il Consiglio dei ministri degli affari interni della prossima settimana sarà una tappa rilevante. Avremo poi una discussione molto importante e, credo, anche molto complessa al vertice europeo di giugno. Tuttavia, noi siamo determinati a lavorare perché l'Agenda europea della migrazione venga accolta e attuata nel suo insieme. Siamo disposti – lo stiamo facendo – anche a rielaborare i criteri e le modalità per la redistribuzione dei rifugiati, se ciò può aiutare a convincere alcuni Governi a sostenere le proposte della Commissione.
  Penso, per esempio, a due criteri che sono di grande rilevanza per alcuni Stati, come il livello di disoccupazione e i numeri dei rifugiati già accolti negli anni precedenti. Noi siamo disposti a lavorare su questi criteri. Dall'altra parte, riteniamo anche che occorra rafforzare le misure che vengono messe a disposizione di Paesi come il nostro e come la Grecia per quanto riguarda il lavoro di identificazione.
  Si tratta di un lavoro complesso ed è molto importante che oggi venga proposto e realizzato con la partecipazione e il concorso delle Istituzioni europee e delle Agenzie come Frontex e come l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo. È chiaro, però, che anche a livello di risorse bisognerebbe aumentare quelle per ora previste per questo lavoro di identificazione.
  Questo per noi, però, è solo una parte del problema. Noi abbiamo sempre detto che le nostre priorità erano diritti e immigrazione, diritto alla sicurezza e sicurezza dei diritti. È in questo modo che noi abbiamo impostato il semestre ed è in questo modo che abbiamo lavorato anche per quanto riguarda il pacchetto sicurezza antiterrorismo. Non abbiamo avuto l'occasione in questa Commissione, purtroppo, di discutere di tutto il lavoro che è stato fatto in questi mesi, dopo la tragedia di Charlie Hebdo, per quanto riguarda le misure di sicurezza e antiterrorismo. Penso a una direttiva come la direttiva sul Passenger Name Record, che credo dovrebbe essere di grande interesse per questa Commissione.
  Anche in altre sedi ho avuto modo di spiegare che per noi tutte le misure che mirano a rafforzare la sicurezza nell'Unione europea devono andare di pari passo con la sicurezza dei diritti. C’è sempre un equilibrio tra il tema dei controlli e il tema della privacy, tra il tema delle misure contro i trafficanti e contro l'immigrazione irregolare e le misure di Pag. 8rispetto dei diritti universali e dei diritti fondamentali, tra cui il diritto d'asilo.
  È anche in questo contesto più ampio che abbiamo lavorato durante il nostro semestre e stiamo continuando a lavorare. Questo dipenderà molto dalla presidenza lussemburghese, ma ho già avuto modo di indicare in una discussione al Consiglio affari generali a Lussemburgo dedicata al tema delle misure contro il terrorismo e dei diritti che, come Italia, noi teniamo molto alla discussione che verrà fatta sotto la presidenza lussemburghese sul rispetto del principio dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, sul principio democratico all'interno dell'Unione europea. Si tratta di quel processo che noi abbiamo ottenuto che l'Unione europea avviasse durante il nostro semestre, ossia del cosiddetto monitoraggio sulla rule of law, ossia sul principio dello Stato di diritto. Credo che questo non debba essere considerato, né dalla presidenza lussemburghese, né dai Governi, né dai Parlamenti soprattutto, come un inutile esercizio istituzionale.
  Si tratta di una grande questione politica, perché per la prima volta noi abbiamo fatto passare il principio e l'impegno a guardare al rispetto dello Stato di diritto della democrazia e dei diritti fondamentali all'interno degli Stati membri dell'Unione europea. Non mi sembra assolutamente una questione secondaria. Mi sembra, anzi, una questione di grande rilevanza politica. Io credo che i Parlamenti dovrebbero fare molta attenzione a questo processo, per evitare che il potenziale di questo processo rimanga inespresso.
  Del resto, è inutile che ogni tanto ci sia qualcuno di noi – questa volta lo dico da parlamentare – che si alza in Aula contestando quello che avviene in questo o in quell'altro Stato membro e poi, invece, si faccia passare in sordina il processo che noi abbiamo avviato e che, per la prima volta, dovrà essere presentato dalla presidenza lussemburghese.
  Questo è un tema che forse anche a livello di COSAC varrebbe la pena di mettere in agenda – questo è un suggerimento che vi faccio – perché è solo con la pressione politica dei rappresentanti dei cittadini, ossia solo con la pressione politica dei Parlamenti nazionali sui Governi, che potremo avere un buon avvio di quel processo sulla rule of law. In ogni caso, questo è il nostro obiettivo.
  Credo che sia opportuno che mi fermi qui. Ripeto, ci sono altri due aspetti molto rilevanti – magari possiamo rivederci – ossia il tema del digitale e il tema dell'energia. Non mi sembrerebbe serio, però, approfondirli in pochissimo tempo, perché c’è un ultimo tema, presidente, sul quale credo sia importante riferire, che fa parte del nostro programma ed è una questione specifica. Mi riferisco alla questione del brevetto unitario europeo.
  Diversi di voi, sin dall'inizio del Governo Renzi, giustamente, hanno sollecitato il Governo, attraverso la mia persona ad un approfondimento sulla questione del brevetto unitario. Era evidente, infatti, che l'Italia dovesse prendere una posizione.
  Abbiamo fatto il lavoro necessario. Abbiamo voluto aspettare, però, un'ultima sentenza della Corte di giustizia del 5 maggio che riguardava un ricorso della Spagna sulla cooperazione rafforzata, che era di grande rilevanza per noi per prendere una posizione definitiva. La sentenza della Corte non lascia più spazio ai dubbi sui profili di incompatibilità del brevetto unitario come diritto dell'Unione. La Corte, cioè, l'ha giudicato pienamente compatibile.
  Noi abbiamo ritenuto, a questo punto, anche sulla base della valutazione specifica e sistemica, che fosse arrivato il momento di aderire alla cooperazione rafforzata e ne abbiamo discusso nel Comitato interministeriale per gli affari europei. Noi riteniamo opportuno aderire alla cooperazione rafforzata in materia di brevetto unitario e riteniamo anche che sia necessario avviare l’iter di ratifica per l'accordo sul Tribunale unitario per il brevetto. Non abbiamo proceduto formalmente all'adesione alla cooperazione rafforzata. Abbiamo semplicemente discusso di questo al Comitato interministeriale per gli affari europei.Pag. 9
  Io ho informato i miei colleghi degli altri Stati membri nel Consiglio competitività dell'intenzione dell'Italia, ma non abbiamo preso una decisione formale, perché ritenevamo necessario un passaggio in Parlamento. Riteniamo necessario riferirvi di questo tema e informarvi dell'orientamento che il Governo vorrebbe prendere, nonché dell'intenzione, una volta che avremo aderito alla cooperazione rafforzata e avremo completato l’iter di ratifica dell'accordo, di lavorare anche alla possibile costruzione – è passato molto tempo e i tempi sono strettissimi, ma noi vogliamo comunque valutare e vedere se riusciamo a farlo – a Milano di una divisione locale del Tribunale del brevetto unitario. Oggi questo è più difficile rispetto a un anno fa, ma è un obiettivo su cui vorremmo lavorare.
  Questa è la nostra intenzione. Sarebbe importante che voi la poteste valutare e, almeno a livello di Commissione, fornirci un orientamento al riguardo, posto che l'intenzione del Governo, come vi ho detto, è quella di procedere su questa via.
  Abbiamo, ovviamente, informato di questo sviluppo la Spagna, perché con la Spagna abbiamo fatto tutta la battaglia che ha portato, purtroppo, alla sconfitta, sia nostra, sia spagnola da ultimo anche alla Corte di giustizia. Certamente questo – l'ho spiegato e l'ho detto in maniera esplicita in Consiglio competitività – non crea alcun precedente sulla questione linguistica. Noi riteniamo che la questione linguistica rimanga un grave vulnus e continuiamo a batterci per l'applicazione piena in tutte le sedi del Regolamento del 1958 sulla parità linguistica.
  Io ho sollevato il tema due volte con la nuova Commissione europea, con il primo vicepresidente Timmermans a Roma e con la commissaria Georgieva la scorsa settimana a Bruxelles. È una questione che va oltre il tema del brevetto, ma io ho fatto mettere agli atti al Consiglio competitività che comunque anche sul tema del brevetto noi riteniamo che la scelta del trilinguismo non corrisponda né allo spirito comunitario, né alle norme europee. Voi sapete, però, che anche sulla questione linguistica è stata valutata come compatibile la scelta che è stata fatta dal legislatore europeo.
  Queste sono le questioni su cui mi sembrava utile riferire, rimandando per tutto il resto alla Relazione programmatica che avete a vostra disposizione. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario Gozi.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CHIARA SCUVERA. Grazie, presidente. Grazie, sottosegretario. Lei ha anticipato delle risposte a delle domande che avrei fatto proprio sulla questione del brevetto unitario europeo.
  Aggiungo solo che ieri noi abbiamo incardinato la risoluzione con cui si chiede di aderire alla cooperazione rafforzata. Chiaramente, ci fa molto piacere, quindi, l'orientamento del Governo. Finalmente c’è una risposta importante soprattutto per il tessuto delle PMI innovative, che chiede a gran voce il brevetto unitario.
  Volevo chiedere anche se il Governo, come era stato anticipato dal Sottosegretario al MISE Vicari, ha predisposto un'analisi di impatto sugli effetti dell'adesione alla cooperazione rafforzata e al brevetto unitario rispetto al vigente regime di doppia protezione nazionale e poi al brevetto europeo classico.
  Grazie.

  MARINA BERLINGHIERI. Grazie, sottosegretario, per la consueta disponibilità a confrontarsi con noi. I temi sono tanti. La collega Scuvera ha già posto alcune questioni sul brevetto europeo che ci hanno visto lavorare anche insieme alla Commissione X. Io volevo riprendere alcune delle questioni che lei ha posto nella sua riflessione.
  Sul tema della governance economica le chiediamo già e accogliamo la sua disponibilità a venire in un'apposita audizione per parlare approfonditamente, magari anche in congiunta con le Commissioni di merito, rispetto a un tema che è sicuramente di grande importanza.Pag. 10
  Lei faceva un accenno ai documenti di altri Paesi. In particolare, mi piacerebbe capire qual è la sua posizione rispetto al documento franco-tedesco. Ci ha un po’ sorpreso vedere, ma vorremo capire da lei che ha una visione più complessiva della situazione, il fatto che Germania e Francia si pongano a capo, in qualche modo, di un direttorio. Prova ne sarebbe il fatto che i presidenti di BCE e Commissione hanno preso parte a una riunione con Angela Merkel e François Hollande proprio su questi temi.
  Ci preoccupa un po’ questa circostanza. Vorremmo capire qual è il suo punto di vista su questo aspetto perché non vorremmo vedere rientrare dalla finestra le politiche del rigore che stiamo tentando di mettere fuori dalla porta. Le chiedo, quindi, un chiarimento rispetto a questa situazione.
  L'altra questione che lei ha toccato è l'immigrazione, che collego in parte anche con il tema dell'energia, per riferire anche quanto abbiamo visto, in quanto rappresentanti della Camera, alla riunione della COSAC che si è tenuta a Riga gli scorsi 31 maggio, 1o e 2 giugno 2015 e per condividere anche quello che noi abbiamo percepito.
  Dal punto di vista di alcuni documenti l'Unione europea ha fatto dei passi avanti nei termini dell'assunzione di responsabilità rispetto a temi come l'immigrazione. Tuttavia, le resistenze sono ancora molte. Per esempio, alla riunione della COSAC noi abbiamo visto relegare la discussione sul tema dell'immigrazione in una sessione informale in una pausa pranzo durata poco meno di un'ora. Il tema è stato legato, peraltro, non tanto a un ragionamento sulla gestione dei flussi migratori nell'ambito di un processo geopolitico complesso, quanto ai temi della sicurezza.
  Allo stesso modo, abbiamo visto, per esempio, molti Paesi legare la questione dell'energia dell'area mediterranea, non tanto a una gestione complessiva del tema rispetto alle politiche di tutela dell'ambiente e alle politiche di innovazione, ma semplicemente al profilo dell'approvvigionamento e della sicurezza dell'approvvigionamento energetico.
  Tutte queste questioni ci lasciano perplessi. Vorremmo capire da lei se anche negli incontri tra i Governi queste differenze emergono e quali sono le azioni che il Governo italiano sta intraprendendo per contrastare e per far maturare una visione diversa anche a livello europeo.
  Inoltre, facciamo una segnalazione per cui, da quello che noi possiamo vedere, è sempre più importante un'azione congiunta e stretta tra Governo e Parlamento proprio perché si possa, nelle diverse sedi europee in cui ci troviamo a partecipare, avere uno stesso linguaggio e una stessa linea, in modo che le politiche a cui lei faceva riferimento, che noi vogliamo perseguire, possano essere davvero concretizzate in modo più facile.
  Sempre in questa direzione, da ultimo, le rivolgo un apprezzamento rispetto al fatto che lei abbia rivitalizzato il Comitato interministeriale per gli affari europei. Noi crediamo che questa sia davvero la strada per riuscire a essere veramente soggetti più attivi soprattutto nella costruzione in fase ascendente della normativa europea, senza intervenire sempre a posteriori, cercando di rimediare a cose che qualcun altro ha fatto.
  La questione che volevamo capire è se viene prevista, proprio per le ragioni che dicevo prima, una sorta di collegamento e che tipo di collegamento potrebbe essere previsto tra il lavoro delle Commissioni parlamentari e il Comitato interministeriale.
  Grazie.

  MARIA IACONO. Io vorrei sottoporre al sottosegretario una vicenda che so che gli sta particolarmente a cuore e che riguarda il tema, che abbiamo ampiamente dibattuto, delle guide turistiche. Anche come Gruppo noi abbiamo sottoscritto diversi ordini del giorno, in particolare nel 2013, durante la legge di delegazione. Poi è stata approvata all'unanimità da parte della Commissione attività produttive una risoluzione per una revisione Pag. 11organica della normativa relativa all'esercizio della professione di guida turistica.
  Nella Relazione programmatica il nostro Governo pare si impegnerà a promuovere la centralità del patrimonio culturale nella rinnovata Strategia Europa 2020 e, quindi, a potenziare e a valorizzare il ruolo del nostro Paese. Emerge un ruolo leader dell'Italia nel creare nuove sinergie tra turismo e patrimonio culturale.
  Io vorrei sottolineare che in questo impegno italiano di sviluppo di una nuova governance culturale europea dovrebbe rientrare anche il potenziamento della guida turistica italiana. Proprio nell'ambito dell'apporto del turismo culturale, io credo che assuma anche una peculiarità particolarmente rilevante, non solo per quanto riguarda lo specifico comparto del turismo, ma anche dal punto di vista della valorizzazione dei saperi e delle competenze professionali acquisite, che servono – io credo – anche per innovare in maniera forte e legare le diversità dei territori italiani che fanno del nostro Paese un unicum in Europa.
  Ritengo, quindi, che per questa ragione la guida turistica sia stata in passato e sia oggi normalmente specializzata nell'illustrazione e nell'interpretazione di un patrimonio culturale limitato, da non sovrapporre all'accompagnatore turistico, che assiste il gruppo nel corso di un viaggio ed effettua di solito prestazioni occasionali per i tour operator.
  Noi dovremmo cercare di tutelare le guide specializzate, non solo per non disperdere posti di lavoro, ma anche per una questione che riguarda la qualità specialistica delle competenze professionali, come dicevo prima. Non ha ancora trovato una compiuta e soddisfacente conclusione la normativa che riguarda il superamento della procedura di pre-infrazione circa la contestata violazione della direttiva servizi in riferimento all'esercizio della professione di guida turistica a livello nazionale.
  Alcune soluzioni di regolamentazione attuativa, come per esempio il cosiddetto Art Bonus, hanno incontrato molte contestazioni da parte della categoria interessata, la quale lamenta l'assenza di una normativa transitoria per le guide in possesso di abilitazione provinciale.
  Del resto, questo sarebbe auspicabile anche per la fase transitoria della riforma Delrio sulle province e, quindi, per il nuovo riparto delle competenze a livello costituzionale, ma soprattutto, io credo, per il promesso e mancato intervento legislativo di riordino complessivo dell'esercizio della professione, per non lasciare a ogni regione una regolamentazione troppo differenziata su formazione, attribuzioni, competenze e abilitazione, proprio mentre si chiede un superamento delle guide locali a favore di una figura di guida nazionale.
  Io chiedo se sia possibile, nel rispetto ovviamente del diritto comunitario, che il nostro Governo possa spingere anche in sede europea e anche in considerazione di un cambiamento della composizione della Commissione europea e del diverso ruolo del nostro Paese in sede di unione europea, affinché ai fini sia dell'accesso, sia dell'esercizio della professione di guida possa essere corretta l'applicazione normativa europea in favore della direttiva professioni, invece che della direttiva servizi.
  Oppure chiedo se, nell'ambito di spazi che si possono riaprire in vista di un monitoraggio sull'applicazione della cosiddetta direttiva servizi, si possa prevedere un'estensione per la professione di guida turistica della deroga prevista all'articolo 10 della direttiva servizi, relativa ai regimi autorizzatori e all'esercizio dell'attività su tutto il territorio per motivi imperativi di interesse generale, inserendo in tale deroga la rilevanza della conservazione e valorizzazione del patrimonio nazionale storico-artistico italiano.
  Oppure, ancora chiedo se diversamente si possa pensare a un meccanismo di tracciabilità della guida turistica specializzata territoriale che ne valorizzi le competenze DOC, sulla scia di quello che è successo per il made in.

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  ADRIANA GALGANO. Grazie, sottosegretario, per la consueta disponibilità. Io inizio il mio intervento citando la lettera che tutti noi – credo – stanotte abbiamo ricevuto da un imprenditore greco sulla situazione della Grecia. Credo che abbia scritto a tutto il Parlamento.
  Questo imprenditore ci dice, tra le tante cose, che la questione drammatica in Grecia è il fatto che dopo cinque anni dall'inizio della crisi devastante che l'ha colpita si continui a parlare dell'urgenza delle riforme. Evidentemente i greci sono stati strangolati perché l'austerità è stata il cappio che i Paesi più forti hanno messo ai Paesi più deboli per ottenere le riforme, ma questa strategia è fallita.
  Quando parliamo di austerità fallita, quindi, dobbiamo essere precisi. Uno degli obiettivi dell'austerità era sicuramente quello di convincere i Paesi della necessità di fare le riforme. Anche quando parliamo di crisi, dobbiamo essere precisi, perché è in crisi una parte dell'Europa. Un'altra parte veleggia con tassi di disoccupazione che sono la metà dei nostri e con tassi di crescita che sono tre volte i nostri. È chiaro, quindi, che questi Paesi hanno considerato i loro modelli vincenti.
  Pertanto, è molto importante discutere, in realtà, di quali siano le riforme necessarie per aumentare la competitività. Il problema vero dell'Europa e dell'Italia è che le riforme che ci vengono chieste sono riforme che probabilmente, perché fossero efficaci, avremmo dovuto fare quindici anni fa. Oggi abbiamo problemi ancora più grandi.
  Volevo fornirvi un dato rispetto alla competitività sistemica. Posti gli Stati Uniti con indice 100, la Germania ha l'86,2 per cento, ben al di sotto. Noi siamo al 56,3. È chiaro, quindi, che sono fallite le politiche di austerità, non abbiamo fatto le riforme e siamo indietro sul punto principale per la competitività, che è l'innovazione. Questo riguarda l'Europa. Quali sono, le chiedo, le risposte relativamente a questo ?
  Glielo chiedo perché con un po’ di preoccupazione ho letto il comunicato che è arrivato ieri sui fondi europei. Una battaglia che qui dentro alcuni di noi hanno condotto è stata sicuramente quella condotta per rivedere le regole per i fondi europei. Come vediamo, non solo l'Italia non riesce a spenderli, ma la maggioranza dei Paesi non riesce a spendere il 100 per cento dei fondi loro attribuiti. Chiaramente c’è un problema di regole.
  Dopo due anni che noi mettiamo all'ordine del giorno questo tema ieri finalmente è arrivata la risposta. Un comunicato avvertiva in pompa magna che finalmente la Commissione europea aveva deciso di affrontare questo tema. Come ? Istituendo una Commissione di studio. L'impressione è che l'Europa studi, studi e studi senza fare grandi valutazioni ex ante e poi valutazioni ex post.
  Quello che noi chiediamo al Governo e all'Europa è molta più efficienza nell'affrontare problemi che sono sotto gli occhi di tutti. Uno dei temi è sicuramente la velocità.
  Continuando con i punti importanti, è vero, l'austerità è fallita, le politiche non sono necessarie per farci correre quanto corre il resto dei Paesi e, inoltre, noi non siamo conseguenti. Siamo in presenza di uno squilibrio delle esportazioni tedesche, che sicuramente è un altro dei problemi che l'Europa ha. La mia domanda è che cosa facciamo noi, che siamo interessati da questo squilibrio, per porre all'attenzione dell'Europa non solo il rispetto dei parametri del Fiscal Compact che riguardano noi, ma anche quelli del Six e del Two-Pack che riguardano gli altri ?
  Infine, c’è la questione del brevetto. Io conosco la sensibilità del Sottosegretario Gozi sul tema e anche tutto il lavoro che ha fatto quando era membro della Commissione. Desidero ricordare che questa Commissione aveva chiesto al Ministro Moavero, che si era impegnato a fornirla, la valutazione di impatto sulla decisione di aderire o meno. Da quel momento in poi si sono succedute diverse sollecitazioni, fino all'audizione del Sottosegretario Vicari, la quale è venuta, molto cortesemente ma sostanzialmente, a ribadirci tutte cose che già avevamo appreso durante le varie audizioni.Pag. 13
  Personalmente non ho la possibilità di farmi un'idea sull'opportunità di aderire o meno. Voglio segnalare, però, alla mia collega onorevole Scuvera che c’è una parte del mondo imprenditoriale che è molto favorevole e un'altra parte – penso che tutti noi abbiamo ricevuto lettere in proposito – che è altrettanto contraria. Come faccio io a farmi un'opinione e a prendere una decisione nel momento in cui non ho elementi di valutazione ? Questo è il punto. Il punto è come noi in Italia prendiamo decisioni che riguardano interessi rilevanti del nostro Paese.
  Faccio solo un esempio. Quando gli inglesi hanno deciso di aderire e hanno negoziato la loro posizione, si sono fatti precedere da uno studio che dimostrava che le loro piccole e medie aziende erano danneggiate dal sistema e sulla base di questo hanno avviato la negoziazione. Noi sulla base di cosa avviamo la negoziazione per l'adesione ? Questo è il punto.
  Io penso che l'Europa debba compiere un passo in avanti, secondo l'audizione che abbiamo avuto dall'ottimo vicepresidente del Gruppo competitività Enrico Giovannini, ma soprattutto che noi dobbiamo lavorare maggiormente per studiare l'impatto ex ante ed ex post di determinate decisioni. Quello che ci diceva Giovannini è che negli Stati Uniti esiste un'organizzazione di 10.000 persone che fa questo. Anche questo è un elemento importantissimo nel determinare la competitività del sistema.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Galgano.
  Do la parola al Sottosegretario Gozi per la replica.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei. Grazie, presidente.
  La prima domanda era relativa all'ultimo tema, ragion per cui partirei di qui per rispondere sia alla collega Scuvera, sia alla collega Galgano.
  Per quanto riguarda il brevetto, ovviamente, il Governo ha proceduto a una serie molto approfondita di consultazioni con tutti i cosiddetti stakeholder portatori di interesse. In particolare, l'ha fatto il Ministero dello sviluppo economico da ultimo nel febbraio 2015. È per questo che giustamente abbiamo voluto che fosse la collega Vicari a venire a riferirvi dei risultati di questo lavoro.
  La lista di tutti coloro che sono stati auditi e sentiti dal Governo e dal Ministero per lo sviluppo economico è molto lunga. Certamente c’è un'ampia maggioranza di favorevoli e c’è una minoranza che era contraria, come la collega Galgano sa. Era contraria l'altro ieri e ieri, lo è oggi e lo sarà domani.
  È evidente, però, che la responsabilità politica del Governo è di scegliere anche quando non c’è il 100 per cento di unanimità. Sono stati auditi Confindustria, il Consiglio nazionale anticontraffazione, il Collegio italiano dei consulenti in proprietà industriale, Farmindustria, l'Italian American Pharmaceutical Group, i consulenti per la proprietà industriale, Confagricoltura, l'Ordine nazionale dei consulenti e degli esperti in proprietà industriale, la Conferenza dei rettori delle università italiane, il CNR, la Confcommercio, l'Ordine istituzionale dei consulenti legali e degli avvocati in materia di proprietà industriale, che anche noi avevamo incontrato all'inizio di questo processo – parlo in altra veste – e l'Associazione per il disegno industriale. Questi sono i principali stakeholder che sono stati consultati dal Ministero dello sviluppo economico, con cui si è discusso nell'ultima fase di consultazione e di valutazione di febbraio 2015. Ovviamente – lo ripeto, ma credo che la collega Vicari ve l'abbia detto – c’è un'amplissima maggioranza di attori economici in Italia favorevoli e c’è una minoranza che rimane contraria.
  Noi riteniamo che l'adesione al pacchetto del brevetto unitario sia in linea con gli interessi di un Paese e di un Governo che, per le ragioni che lei ha invocato giustamente in termini di competitività, devono puntare molto di più sull'innovazione, sulla competitività e sulle internazionalizzazioni delle imprese e che Pag. 14vogliono, quindi, assicurare conseguentemente una tutela più tempestiva e uniforme su scala europea a tutti coloro che noi vogliamo sempre di più sostenere. Non è compito mio, come delega, ma ricordo solo tutti gli incentivi che questo Governo ha erogato alla ricerca, all'innovazione e agli start-up.
  Noi vogliamo che tutti coloro che investono in ricerca, sviluppo e innovazione e che, quindi, brevettano, possano pienamente partecipare al nuovo sistema, che ormai si è affermato in maniera definitiva e sul quale – ripeto – non c’è più alcun dubbio giuridico, perché la Corte di giustizia dell'Unione europea si è espressa in maniera definitiva il 5 maggio. Ormai siamo entrati in un'altra fase rispetto a quella in cui eravamo quando avevamo iniziato, nella precedente legislatura, in questa Commissione a ragionare su questo.
  Noi riteniamo anche che il nuovo sistema – questo è il risultato di una valutazione che questo Governo ha fatto – possa favorire anche la lotta alla contraffazione su scala transnazionale e, conseguentemente, contribuire anche a migliorare la capacità attrattiva degli investimenti diretti esteri nel nostro Paese.
  Noi riteniamo che la questione linguistica rimanga una questione aperta, ma lo è a livello orizzontale. Rimando a quanto vi dicevo prima. Riteniamo anche che possa essere compensata se – è molto difficile, ma vogliamo provarci – una sede del Tribunale unificato dei brevetti potrà essere costituita in Italia. Ripeto, molto tempo è passato, ma noi vogliamo tentare di raggiungere comunque questo obiettivo.
  Noi riteniamo, infine, che solo aderendo subito al pacchetto l'Italia possa sperare di avere una voce in capitolo su un altro tema di grande rilevanza, che è quello dei sistemi relativi alle tasse di rinnovo del brevetto unitario e alla loro distribuzione. Da questo punto di vista riteniamo di chiedere un maggiore sostegno e una maggiore attenzione per le piccole e medie imprese. Queste sono le ragioni principali dei risultati della nostra valutazione di impatto.
  Rimando per il resto, per le questioni più specifiche, alla collega Vicari, per ovvie ragioni, perché afferisce al Ministero dello sviluppo economico. Io sono sottosegretario alle politiche europee, come la collega sa.
  Vengo alla collega Berlinghieri. Sì, noi abbiamo scelto di non partecipare a queste riunioni con Tsipras. Abbiamo fatto la scelta di non partecipare perché riteniamo che le questioni politiche rilevanti vadano discusse all'interno delle Istituzioni a 28, non in gruppi di lavoro informali a tre, quattro, cinque o sei.
  Riteniamo anche che ci sia una contraddizione nel voler approfondire la governance dell'euro, rilanciare l'Unione europea e rilanciare le Istituzioni e poi non usare pienamente nel modo adeguato le Istituzioni per affrontare dei negoziati di grandissima rilevanza, come quello greco.
  Pertanto, noi abbiamo scelto di non partecipare a queste riunioni. Stiamo portando il nostro contributo laddove, invece, si discute nel rispetto delle Istituzioni e del buon funzionamento dell'Unione europea. Penso al Consiglio Ecofin e all'Eurogruppo.
  È stata una scelta. Del resto, vediamo che, certamente per una tradizione della loro politica, Francia e Germania tendono sempre – in questa fase c’è una forte tendenza in questo senso – ad avanzare delle proposte comuni. L'abbiamo visto nel negoziato con la Grecia, con la partecipazione a queste riunioni di Merkel e di Hollande assieme ai rappresentanti delle Istituzioni, Juncker, Draghi e anche Tusk. Lo vediamo in materia di governance economica e lo vediamo anche in termini di immigrazione o di politiche sociali. Penso al documento congiunto dei ministri degli interni sull'immigrazione e sulle politiche sociali.
  Come valutiamo ciò ? Noi auspicheremmo che tutto questo porti a dei documenti al rialzo e a delle iniziative ambiziose. In passato la coppia franco-tedesca ha sempre spinto verso posizioni ambiziose. Le iniziative recenti sono iniziative che, soprattutto nel tema che lei ha sollevato di governance economica, fanno fare Pag. 15dei passi avanti. Noi nel nostro documento, che, se vorrete, vi presenterò in una sessione apposita, siamo molto più ambiziosi. Vogliamo fare dei passi molto più ambiziosi, sia a Trattati costanti, sia sfruttando pienamente il Trattato di Lisbona, senza escludere, però, in una seconda fase, magari dopo il 2017, magari nel 2018, alcune modifiche dei Trattati, se queste si rivelano necessarie per raggiungere gli obiettivi.
  Intanto sfruttiamo pienamente il Trattato di Lisbona. Da questo punto di vista certamente il documento del Presidente Renzi è molto più ambizioso. A me sembra anche che ci sia una determinazione a riformare la governance economica molto più forte rispetto che in altri documenti, anche se altri documenti cercano di razionalizzare e di migliorare. Vanno nella direzione giusta, ma magari con meno spinta rispetto al nostro.
  Credo che siano fondamentali, proprio perché questa è una battaglia da fare – mi sembra che tutti gli interventi siano concordi sul fatto che si debba fare una battaglia per riformare profondamente alcuni aspetti dell'Unione europea – i contatti Governo-Parlamento e Governo-Commissione. Io rinnovo la mia disponibilità a rimanere in contatto con voi e a informarvi regolarmente dell'attività che svolgiamo, perché certamente nelle vostre iniziative, che siano autonome o in contatto con gli altri Parlamenti nazionali, poter ribadire alcuni punti e alcune priorità, se sono condivisi, che sono oggetto della politica europea del Governo sarebbe certamente per noi e per l'Italia di grande aiuto.
  Per quanto riguarda il Comitato interministeriale per gli affari europei, io posso benissimo venire a riferirvi, ogni volta che si riunisce il Comitato interministeriale, i punti discussi all'ordine del giorno e le valutazioni che abbiamo fatto. Vi do, quindi, la disponibilità. Io convoco il Comitato interministeriale, faccio l'ordine del giorno e lo presiedo, ma non posso imporvi di ascoltarmi su questo. Se lo vorrete e se mi chiederete di venire, io verrò.
  Passando all'altro aspetto, collega Iacono, questa non era un'audizione sulle guide turistiche, ma capisco perfettamente l'importanza del tema, che l'ha portata a fare un intervento così dettagliato. È un tema che condividiamo, tanto che ci stiamo lavorando. Soprattutto di concerto con noi sta lavorando il Ministro Franceschini.
  Il ministro sta preparando una revisione della normativa italiana per venire incontro a molte delle preoccupazioni che lei ha sollevato. Penso in particolare ai criteri di accesso non discriminatori alla professione di guida, al tema degli esami e al tema dell'elenco dei siti riservati alle guide, un altro aspetto che era tra i punti che lei ha sollevato, e anche – ultimo punto – al tema della normativa transitoria, che è certamente rilevante. Stiamo lavorando proprio per venire incontro anche a questi aspetti.
  Sono assolutamente d'accordo, collega Galgano, con quanto lei ha detto sulla questione della semplificazione delle procedure in materia di fondi. Abbiamo posto il tema alla Commissione europea. Io credo che nel contesto della better regulation, che è una grande priorità di questa Commissione, sulla quale già il Vicepresidente Timmermans ha presentato una comunicazione, noi come Governo e voi come Parlamento dovremmo insistere perché anche le procedure in materia di fondi (strutturali, di coesione o di altro tipo) costituiscano l'oggetto di una revisione alla luce della better regulation.
  Certamente ci sono procedure che vanno semplificate. La complessità delle procedure è non l'unica ragione, ma una delle ragioni per cui non si riesce a impegnare e spendere poi il 100 per cento dei fondi, come lei diceva. Sono assolutamente d'accordo.
  Sono d'accordo anche, ma non è una novità per questo Governo, con la necessità di fare le riforme e di andare con un ritmo accelerato. È la ragione sociale del nostro Governo il fatto che abbiamo perso molto tempo in Italia senza fare le riforme. È evidente che le riforme che stiamo facendo, se fossero state fatte ai Pag. 16tempi in cui le faceva la Germania di Schroeder, prima della crisi, violando la norma del 3 per cento, avrebbero avuto un diverso impatto.
  La Germania di Schroeder ha fatto riforme coraggiose in un momento in cui c'era crescita economica mondiale, ma anche sotto la presidenza di Tremonti, violando le norme del Patto di stabilità. Questo è agli atti. C’è stata anche una sentenza della Corte di giustizia successiva nel 2003.
  Se l'Italia all'epoca, anziché semplicemente consentire che la Germania violasse le regole per fare le riforme le avesse fatte a sua volta, certamente oggi saremmo in una situazione migliore. Penso alla riforma del mercato del lavoro, alla riforma della pubblica amministrazione, al tema delle riforme in materia di competitività. Non devo ricordare qual è il lavoro che ci occupa, come Governo e come Parlamento, tutti i giorni. Certamente l'importanza delle riforme strutturali è tale anche perché ci conferisce più forza e più influenza per pretendere quelle riforme dell'Europa che noi riteniamo assolutamente necessarie.
  Per quanto riguarda la Grecia, questa certamente ha, in buona parte, delle responsabilità. Quando noi diciamo che un dato approccio rispetto alla Grecia non ha funzionato, non vogliamo certamente assolvere dalle responsabilità gravi e importanti la classe politica greca. La Grecia ha avuto forti responsabilità. Noi stiamo negoziando e, come oggetto del negoziato, per raggiungere un primo accordo, stiamo insistendo con il Governo greco proprio sulla necessità di riforme importanti, in relazione al sistema fiscale e alla lotta contro l'evasione fiscale, che è un problema enorme.
  Si aggiungono la riforma della pubblica amministrazione e del sistema pensionistico. È chiaro che le baby pensioni, che noi non abbiamo più, in Grecia sono spesso la norma per diverse categorie di lavoratori e non sono sostenibili. Molti aspetti del sistema pensionistico greco sono oggetto del negoziato.
  Infine, mi fa piacere – e concludo – che lei abbia ricordato la vicepresidenza del Ministro Giovannini all'Alto gruppo di competitività perché sia l'Alto gruppo per la competitività, sia l'incarico di Giovannini sono un risultato che abbiamo ottenuto come Governo durante il semestre.

  PRESIDENTE. Bene. Dopo la replica del sottosegretario l'audizione è conclusa. Ringrazio il sottosegretario per la presenza e i colleghi per gli interventi.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.