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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 108 di Giovedì 30 luglio 2015

INDICE

Comunicazioni della Presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Seguito dell'esame della proposta di relazione sullo stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie (relatore: onorevole Fava):
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Mirabelli Franco  ... 7 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Mirabelli Franco  ... 7 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Mirabelli Franco  ... 7 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Mirabelli Franco  ... 7 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 8 
Mirabelli Franco  ... 8 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 8 
Mirabelli Franco  ... 8 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 8 
Torrisi Salvatore  ... 8 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 8 
Torrisi Salvatore  ... 8 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 8 
Torrisi Salvatore  ... 8 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Torrisi Salvatore  ... 9 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Torrisi Salvatore  ... 9 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Torrisi Salvatore  ... 9 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Torrisi Salvatore  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Torrisi Salvatore  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Mirabelli Franco  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Fava Claudio (Misto-PSI-PLI)  ... 10 
Mirabelli Franco  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Di Lello Marco (Misto-PSI-PLI)  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Mirabelli Franco  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 

ALLEGATO: Proposta di relazione sullo stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle Mafie ... 11

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta inizia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Comunicazioni della Presidente.

  PRESIDENTE. Il primo punto all'ordine del giorno reca le comunicazioni della presidente che hanno ad oggetto il regime di classifica di alcuni documenti in ossequio a quanto convenuto nella scorsa riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Propongo di passare in seduta segreta.
  (Così rimane stabilito. La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Vorrei informare i colleghi di aver contestualmente inviato una lettera alla dottoressa Lanzetta, a nome dell'ufficio di presidenza, in cui la esorto fermamente ad astenersi dal riferire contenuti o effettuare valutazioni in merito alla citata audizione del 26 febbraio 2015, nel rispetto del vincolo del segreto, sanzionato penalmente dalla legge istitutiva, che grava anche e soprattutto sugli auditi.
  Dovendo noi rispettare la segretazione, non possiamo rispondere alle sue valutazioni su quell'audizione, che lei continua puntualmente a fare in tutte le interviste. Nella lettera, la preghiamo di attenersi anche lei al rispetto della segretazione, che peraltro ha chiesto lei stessa.
  Informo, altresì, i colleghi che è pervenuta una lettera del Presidente del Parlamento europeo, l'onorevole Martin Schulz, che ci avverte dell'avvio dei lavori in seno alla Commissione libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE), per una relazione d'iniziativa riguardante il follow-up dei risultati della precedente Commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio del denaro, e della risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2013.
  Il Presidente Schulz scrive, peraltro, di essere fiducioso che durante la preparazione di questa relazione avrà la possibilità di informare i membri della Commissione LIBE dei nostri risultati e di fornire loro utili raccomandazioni. Il Presidente scrive: «Desidero ringraziarla ancora per la sua collaborazione e auguro alla Commissione il meglio per la continuazione dell'importante lavoro che sta svolgendo».
  Credo, pertanto, che sia importante che la nostra Commissione accolga l'invito del Presidente Schulz. Intendo, pertanto, sottoporre quanto prima all'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi, in sede di programmazione del lavoro, la proposta di una nuova missione al Parlamento europeo alla ripresa dei lavori.
  È evidente che noi avevamo chiesto qualcosa di più, ma intanto ci è stato dato un segnale di attenzione. Io credo che noi dobbiamo rinnovare al Presidente l'invito a partecipare, invece, a una nostra riunione, come del resto ci aveva promesso.

Seguito dell'esame della proposta di relazione sullo stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie (relatore: onorevole Fava).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di Pag. 4relazione sullo stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie (relatore: onorevole Fava).
  La proposta di relazione già illustrata nella seduta del 1o luglio è stata ulteriormente integrata dal relatore, alla luce delle risultanze dell'audizione dell'onorevole Michela Giuffrida del 28 luglio scorso ed è stata inviata a tutti lo scorso mercoledì 29 luglio.
  Ricordo che il termine per la presentazione di proposte di modifica è scaduto ieri sera alle 20.00. Avverto che sono pervenute dodici proposte di modifica da parte del senatore Torrisi.
  Invito il relatore Fava a illustrare le modifiche apportate alla propria proposta, già esaminata nella seduta del 1o luglio, dove erano state formulate delle richieste non formalizzate come proposte emendative, ma che hanno costituito oggetto di approfondimento e di scambio tra il relatore e i proponenti e hanno portato a una nuova stesura, e a esprimere altresì il proprio parere sulle proposte emendative del senatore Torrisi.

  CLAUDIO FAVA. La relazione che i colleghi hanno ricevuto ha raccolto e sostanzialmente accolto i suggerimenti che sono arrivati nelle scorse settimane, che rapidamente riepilogo.
  Il senatore Lumia proponeva l'inserimento di alcune puntualizzazioni sul ruolo de Il Giornale di Sicilia e la possibilità di recuperare l'audizione che è stata svolta con il giornalista Rino Giacalone di Trapani.
  Da Lumia e dai colleghi del Movimento 5 Stelle era arrivata la richiesta di inserire un riferimento all'audizione del giornalista Borrometi. Questo è stato fatto, anche per la lettera che ho ricevuto stamattina dal senatore Molinari.
  L'onorevole Bruno Bossio ci aveva chiesto di rettificare, come abbiamo fatto, la sentenza Citrigno, che nel frattempo aveva visto una decisione diversa in appello sul sequestro dei beni, e anche di rivedere, alla luce della discussione che c’è stata qui in aula, il capitolo su Pollichieni.
  Il senatore Falanga chiedeva che le indicazioni sulla Gabanelli e sulle sue citazioni in giudizio si limitassero a quelle attinenti a questa relazione. Infatti, l'unica che viene esplicitamente citata, a parte quella da 257 milioni di euro, è quella che riguarda Mario Ciancio da 10 milioni di euro. Le altre sono state cassate.
  Il senatore Torrisi ci aveva chiesto due audizioni, con Nino Milazzo e con l'onorevole Giuffrida, che sono state fatte. Ci aveva chiesto anche altri inserimenti, che nel corso di queste settimane sono stati fatti, e ci ha presentato dodici emendamenti, sui quali rapidamente vorrei darvi la mia valutazione.
  Secondo me, sono quasi tutti da accogliere. Alcune proposte di modifica riguardano precisazioni linguistiche. In alcune occasioni, la parola «contigua» è da sostituire con l'espressione «deontologicamente non corretta».
  C’è una seconda proposta di modifica che sottolinea che naturalmente i fatti che noi evochiamo e raccontiamo non possono essere un giudizio liquidatorio complessivo sulla funzione che la stampa in Sicilia ha avuto. Gli emendamenti riguardano tutti l'informazione in Sicilia.
  Altre proposte di modifica – lo ripeto – sul piano puramente linguistico sono state accolte e sono di rilevo marginale.
  C’è la richiesta di sopprimere il riferimento che la relazione fa alla sentenza Lombardo, nella parte in cui questa sentenza richiama il ruolo che, secondo il magistrato che è stato estensore della sentenza, avrebbe avuto il sistema Ciancio.
  Non posso accogliere tale richiesta, perché si tratta non solo di una sentenza, ma anche di un atto giudiziario che precede l'inchiesta della procura, in cui, nelle poche righe che vengono riportate, viene espressa in modo molto puntuale e molto lucido la sostanziale preoccupazione secondo cui «il modus operandi e la presenza di elementi vicini alla mafia facciano ritenere che lo stesso Ciancio fosse soggetto assai vicino a detto sodalizio».
  Siccome questo è anche uno dei punti di partenza investigativi e giudiziari sui quali si è mossa la procura e che hanno Pag. 5portato alla richiesta di rinvio a giudizio, cassare una sentenza, nella parte limitata in cui si fa riferimento a questa preoccupazione investigativa su Ciancio, è un suggerimento che non credo di poter accogliere.
  Il collega Torrisi chiede di contrarre la parte degli atti giudiziari che ci sono stati trasmessi legata al dettaglio dei depositi bancari in Svizzera, cosa che io ritengo di poter fare, con l'unica eccezione, rispetto a tutti i paragrafi che chiede di cassare negli emendamenti n. 5 e n. 6, di conservare le quattro righe che aprono questa elencazione di conti correnti.
  In tali righe da conservare si afferma che «Ciancio è chiamato a spiegare l'origine dei 52,6 milioni di euro depositati su conti correnti in Svizzera e in altri Paesi e mai dichiarati, neppure in parte, negli scudi fiscali di cui l'editore catanese si è invece invalso in passato».
  Infatti, questo è in estrema sintesi il core business dell'inchiesta che ha mosso la procura della Repubblica, di cui diamo ampia notizia. Pur tagliando tutto il resto, abbiamo la necessità di conservare queste quattro righe.
  Mi rimetto ai colleghi. Nella mia relazione sono a pagina 32. Non so se sia la stessa. Forse è la pagina trentatré.
  Nella relazione si scrive: «La rogatoria punta a ricostruire l'esatta entità del patrimonio trasferito all'estero da Mario Ciancio nel corso degli anni». Il senatore Torrisi chiede di tagliare da questo punto sino a cinque capoversi dopo: «via Serafino Balestra, n. 10». Io intendo conservare questo primo capoverso e, invece, tagliare tutto quello che riguarda il documento della rogatoria. Come chiede il senatore, taglierei la seconda parte indicata nell'altro capoverso, che recita: «il conto in Svizzera gestito da una società fiduciaria» eccetera.
  Sulla proposta di modifica n. 8, come dicevo, mi rimetto alla... (interventi fuori microfono)
  Sì, sono inviti alla riformulazione.
  Un invito riguarda l'opportunità di inserire un riferimento, che faceva Nino Milazzo, a una mia intervista. È una vicenda di molti anni fa. Su questo mi rimetto alla Commissione e alla presidente, trattandosi di una citazione che mi riguarda. Non ho nessuna difficoltà, ma – lo ripeto – vorrei che fosse la Commissione a dirmi come comportarmi in questo caso.
  Sulla proposta di modifica n. 9, che riguarda un lungo inserimento relativo a Il Giornale di Sicilia, torno fra un attimo.
  La proposta di modifica n. 10 va bene, con una correzione: l'aggiunta della parola «entrambe». Si scrive: «anche Il Giornale di Sicilia si è caratterizzato, oltre che per opacità, anche per iniziative positive che sono state oggetto» – qui inserirei «entrambe», perché la relazione si occupa di entrambe – «di approfondimento di questo Comitato, nella ricostruzione dei fatti critici».
  Nulla quaestio sulla proposta di modifica n. 11.
  C’è poi la proposta di modifica n. 12 su Il Giornale di Sicilia. Faccio un'osservazione sulle proposte di modifica n. 9 e n. 12.
  Per quanto riguarda la proposta di modifica n. 9, io ritengo di poterla accogliere soltanto nella prima parte. È una proposta di modifica molto ampia, che è particolarmente elogiativa del ruolo che ha avuto La Sicilia nelle cronache di mafia in questi anni.
  C’è una seconda parte che ricorda anche il ruolo importante che hanno avuto editorialisti, intellettuali e professori universitari in Sicilia, come Giarrizzo e Barcellona.
  C’è una terza parte in cui si supporta questo giudizio positivo nei confronti de La Sicilia, evocando l'intervento che il Presidente della Repubblica Mattarella ha fatto in occasione del settantesimo anniversario del giornale.
  Premetto che questa relazione si è caratterizzata per non voler esprimere giudizi di merito, né positivi né negativi, nei confronti di nessun giornale, ma ha proposto una lettura del fenomeno e dei fatti, attraverso le audizioni e attraverso atti giudiziari o altri atti pubblici che sono stati raccolti.Pag. 6
  Questo inserimento, che naturalmente parla a nome della Commissione e del relatore, e che esprime un giudizio fortemente elogiativo de La Sicilia, ci sembra fuori contesto, sia per lo stile complessivo della relazione, sia perché è abbastanza lacunoso nella ricostruzione del ruolo che ha avuto realmente questo giornale. Non penso alla vicenda di Mario Ciancio, ma penso alla qualità e al tipo d'informazione che è stata fatta nei confronti della mafia.
  Si può accogliere la prima parte, che afferma: «È bene comunque mettere in evidenza» – io aggiungerei «anche» – «gli aspetti positivi nella lotta alla mafia che hanno caratterizzato l'impegno de Il Giornale di Sicilia. Non sono mancate inchieste e reportage da parte dei giornalisti de La Sicilia sui temi della mafia e le collusioni politiche ed economiche, dando ampia voce e documentazione all'attività della procura antimafia e spazio alle vicende processuali».
  Se si conserva la parte in cui si fa riferimento ad alcuni intellettuali, professori ed editorialisti che hanno espresso le loro valutazioni e idee, si deve dare conto anche dell'enorme mole di editoriali di senso opposto che sono stati pubblicati da La Sicilia negli ultimi trent'anni, a firma di Tony Zermo, come principale editorialista, e giù per li rami, attraverso un perimetro abbastanza largo di editorialisti, politici e non politici, la cui unica cifra in questi anni è stata, invece, quella di rivalutare e proteggere un sistema di potere.
  Nell'ultimo editoriale che io ricordo di Tony Zermo di qualche anno fa, in occasione dell'anniversario dell'omicidio di Giuseppe Fava, si affermava che «questa città è orfana dei cavalieri del lavoro», nonostante ci fossero sentenze passate in giudicato che per due di quei quattro cavalieri del lavoro diceva che erano consociati, formalmente e sostanzialmente, alla mafia.
  In quell'editoriale, che è uno dei cento che possiamo portare ad esempio, si spiegava le ragioni per cui quel modello economico, quel patto sociale e quell'idea d'impunità erano fondamentali per la crescita economica della città.
  Noi non abbiamo voluto ritracciare la storia del giornalismo, perché è fatta di chiari e di scuri. Ciò ci avrebbe portato a dover dare una lettura complessiva, dove si dà conto degli editoriali di Giarrizzo, però non si può non dare conto degli altri trenta editoriali che, invece, danno una lettura completamente diversa.
  Io credo che almeno questa parte centrale vada cassata, assumendo la prima. Per ciò che concerne la terza, il riferimento al Presidente della Repubblica mi sembra...
  Io arriverei fino a: «Non sono mancate anche iniziative che hanno messo in risalto la presenza della mafia nei quartieri e nel sistema degli appalti, non solo a Catania, ma in tutta la Sicilia».
  Toglierei dalla parola «intellettuali» in poi, questa parte centrale, per le ragioni che vi dicevo, e l'ultima parte, perché mi sembra improprio il riferimento alle valutazioni del Presidente della Repubblica in questo contesto.
  A proposito dell'ultima proposta di modifica, che riguarda Il Giornale di Sicilia, premetto che noi abbiamo accolto e inserito proposte di modifica, sollecitazioni e suggerimenti che sono arrivati dal senatore Lumia, che servivano appunto a dare una lettura un po’ più complessiva, più articolata e più in profondità del ruolo de Il Giornale di Sicilia.
  A ciò si aggiunge quest'altra proposta di modifica, di cui io posso accogliere la prima parte, che afferma: «Come pure va segnalata la scelta de Il Giornale di Sicilia di sostenere l'azione del generale Dalla Chiesa e di aver dato quasi esclusivamente voce alle denunzie di Libero Grassi, in un momento in cui l'isolamento era palpabile anche all'interno della sua stessa associazione».
  Tale proposta di modifica andrebbe a insistere in un nuovo capoverso, che dà ampio spazio ai meriti che si attribuiscono su alcuni punti specifici a Il Giornale di Sicilia.
  Non posso assolutamente inserire in questa relazione, invece, l'inciso che recita: «Il Giornale di Sicilia si schierò affianco e Pag. 7a sostegno di Falcone, nel momento in cui gli giungevano attacchi anche da parte del fronte antimafia».
  Ricordo, per cultura dei colleghi, tre episodi. Il primo riguarda la lettera che riceve Il Giornale di Sicilia il 14 aprile 1985, alla vigilia del primo maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino. È una lettera che è entrata nella letteratura del peggior giornalismo, perché venne pubblicata senza una riga di dissociazione o di commento.
  Quella lettera, a firma di una condomina di Falcone, recitava: «Mi rivolgo al giornale per chiedere perché non si costruiscano per questi egregi signori (Falcone) delle villette alla periferia della città, in modo tale che, da una parte, sia tutelata la tranquillità di noi cittadini e, dall'altra, soprattutto l'incolumità di noi tutti».
  Debbo dire che fece scandalo. L'eco di questo scandalo arriva anche adesso. Una lettera, che aveva un cinismo e una violenza notevoli sul piano linguistico, venne acquisita senza una parola di commento.
  Gli editoriali pubblicati da Il Giornale di Sicilia negli anni del maxiprocesso stavano tutti dentro a una campagna stampa, che invece aggrediva il maxiprocesso.
  Ricordo un editoriale del 30 giugno 1986 – il maxiprocesso è iniziato il 10 febbraio del 1986 – a firma di Vincenzo Vitale, che era un editorialista di punta de Il Giornale di Sicilia, e che parlava dei giudici del pool antimafia di Palermo come «comiche figure di strani giudici che popolano il proscenio giudiziario dei nostri tempi», proseguendo con una lode sperticata per il lavoro indefesso svolto dal collega Carnevale.
  Penso a un altro articolo immediatamente successivo, intitolato «Se la lotta alla mafia diventa un grande spettacolo», dove l'editorialista scriveva: «Sui grandi processi alla mafia» – è in corso il primo maxiprocesso, istruito da Falcone e Borsellino – «si è dovuto riscontrare, non la grandezza di istruttorie mirate e ricche di prove, ma l'ampollosità di messe in scena dimostrative».
  Potremmo andare avanti. Di conseguenza, non mi sembra opportuno ricordare questo e, quindi, taglierei dalla parola «associazione» sino alla fine.
  Mi sembra di non aver dimenticato nessuna proposta di modifica, presidente.

  PRESIDENTE. Castano ?

  CLAUDIO FAVA. Mi è stato comunicato – e ne sono naturalmente felice, assieme agli altri colleghi – che Ester Castano, la collega che si è intestata una battaglia importante a Sedriano, è stata finalmente assunta da LaPresse, dopo aver dovuto lavorare per molto tempo in un fast food, collaborando a poco prezzo per molti giornali. Di questo siamo lieti, e naturalmente è un inciso che metteremo nella relazione.

  FRANCO MIRABELLI. Condivido tutto. Eviterei il riferimento al Presidente della Repubblica. Vorrei, però, capire bene come diventa il capoverso 4.2.1.
  Vorrei capire, dall'inizio, cosa viene tolto e cosa resta, perché i riferimenti alle pagine sono diversi.

  CLAUDIO FAVA. Io non toglierei il riferimento, che qui è indicato, alla sentenza del 19 febbraio 2014 del giudice dell'udienza preliminare di Catania...

  FRANCO MIRABELLI. Dunque, quel capoverso resta ?

  CLAUDIO FAVA. Sì.

  FRANCO MIRABELLI. Deve restare tutto intero ?

  CLAUDIO FAVA. Sì, perché è un virgolettato. Due pagine dopo, scriviamo: «La rogatoria punta a ricostruire l'esatta entità del patrimonio trasferito all'estero da Mario Ciancio nel corso degli anni».
  La proposta del collega Torrisi...

  FRANCO MIRABELLI. Dunque, resta tutto il pezzo sulla rogatoria ?

Pag. 8

  CLAUDIO FAVA. No, lo sto spiegando. A questo punto...

  FRANCO MIRABELLI. Da qui andiamo a pagina 32.

  CLAUDIO FAVA. Esatto.

  FRANCO MIRABELLI. Da «cosa nostra» andiamo a pagina 32. È giusto ?

  CLAUDIO FAVA. Sì. Il senatore Torrisi propone di togliere i riferimenti specifici che stanno nella rogatoria.
  Io li tolgo tutti, tranne il cappello iniziale, che non è contenuto nella rogatoria, ed è il capoverso in cui si scrive: «Ciancio oggi è chiamato a spiegare, peraltro, l'origine dei 52,6 milioni di euro depositati su conti correnti in Svizzera e in altri Paesi e mai dichiarati, neppure in parte, negli scudi fiscali di cui l'editore catanese si era invece avvalso in passato. Di questi 52 milioni non vi sono tracce nelle precedenti dichiarazioni né, a giudizio della procura, spiegazioni attendibili sulla loro provenienza».
  In seguito, toglierei la parte che dà il dettaglio sulla rogatoria e anche la parte successiva, che dà il dettaglio del conto in Svizzera gestito da una società finanziaria, perché è ininfluente, visto che il senso dell'accusa formulata dalla procura è perfettamente chiaro.
  Per il resto, non ci sono state altre indicazioni.
  C’è un punto a pagina 37, per il quale mi rimetto a voi e alla presidente. Il collega Torrisi suggerisce di inserire una citazione che evochi Milazzo, cioè il fatto che io sia stato intervistato in occasione dell'anniversario della morte di Giuseppe Fava. Io preferirei evitare, però valutate voi.

  SALVATORE TORRISI. In linea di massima, non ho nessun tipo di problema ad accogliere le proposte del relatore.
  Per ciò che concerne la proposta di modifica che fa riferimento alle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, non ho difficoltà acché sia ridimensionato.
  Mi pare che la parte più delicata sia questa proposta di modifica che chiama in causa il direttore. L'obiettivo non era tanto la risposta che dava il direttore Milazzo, secondo cui non aveva mai subìto indicazioni da parte dell'editore a evitare di parlare di temi che riguardano la mafia e la legalità. Può darsi che ci sia qualche altra risposta...

  CLAUDIO FAVA. Siccome questa è una cosa che lui dice e la dice bene...

  SALVATORE TORRISI. Quella risposta di Milazzo diventava emblematica rispetto all'interrogativo che avevo posto. Milazzo risponde: «Ma come ? Ho invitato anche l'onorevole Fava». Lo afferma a dimostrazione che aveva una piena autonomia nell'indicazione...

  CLAUDIO FAVA. Leggo: «Tuttavia, in quel periodo non ho avuto mai pressioni. Ho scritto un articolo in cui dicevo che i bilanci della regione si facevano in certe ville, anche catanesi. Nessuno obiettò nulla. Di questo debbo dare atto a Ciancio, che per altre cose se la vedeva lui. Con me, però, non tentò mai, anche perché ho un brutto carattere sul lavoro». Mi sembra che il concetto sia espresso bene.
  A questo punto, tu vorresti aggiungere: «Anzi, se mi è consentito, vorrei ricordare che una volta, all'anniversario della morte di Giuseppe Fava, ho chiamato l'onorevole Claudio Fava, il quale poté liberamente parlare e attaccò Il Giornale della Sicilia, anche se il mio editore era lo stesso».
  Siccome il concetto «non ho mai subìto pressioni» è stato espresso, anche con l'esempio calzante «ho detto che i bilanci li facevano in certe ville e nessuno ha avuto nulla da ridire», possiamo anche aggiungere che non ha avuto nulla da ridire sulla mia intervista, però, essendo già stato formulato quel concetto, è una ridondanza che...

  SALVATORE TORRISI. Se costituisce un elemento di difficoltà per il vicepresidente Fava, mi sottraggo. Può darsi che Milazzo abbia risposto a questa questione, Pag. 9che io pongo sul piano generale, in modo più chiaro. Forse c'era una domanda dell'onorevole Attaguile su questo tema. Non so se è riportata.

  CLAUDIO FAVA. L'onorevole Attaguile domandava se avesse avuto scorte o problemi legati...

  SALVATORE TORRISI. No, chiedeva se c'era stata qualche influenza di Ciancio...

  CLAUDIO FAVA. La risposta era: «Quando sono arrivato da condirettore, non sono stato mai richiamato o sollecitato da nessuno».
  Spiega la sua autonomia...

  SALVATORE TORRISI. Chiedo se possiamo esprimere meglio questo concetto.

  CLAUDIO FAVA. Sto leggendo la relazione. È scritto: «Quando sono arrivato, non sono stato mai richiamato o sollecitato da nessuno». È scritto anche: «Non ho mai avuto pressioni». Lo afferma in quattro o cinque punti diversi.
  Se vogliamo aggiungere per forza che non sono state fatte pressioni nemmeno sull'intervista a Claudio Fava sulla morte del padre, mettiamolo. Se potessimo evitare, ve ne sarei grato.

  SALVATORE TORRISI. Onorevole Fava, non ho nessun interesse a metterla in difficoltà, se questo per lei costituisce un elemento critico.

  CLAUDIO FAVA. Se non ci fosse questo concetto, sarei d'accordo, ma c’è.

  SALVATORE TORRISI. Era emblematico il fatto che addirittura in quel caso l'onorevole Fava era andato lì e aveva parlato contro l'editore. Ciò significa che non c'era un'azione di censura da parte dell'editore.

  PRESIDENTE. È più elegante anche per l'audito che ci sia un'affermazione forte del fatto che non ha mai ricevuto pressioni. Tuttavia, portare come esempio l'intervista al relatore francamente non mi pare molto...

  SALVATORE TORRISI. Voglio chiarire ulteriormente che da parte mia non c'era nessun tentativo di mettere in difficoltà il vicepresidente Fava e, se questo costituisce una criticità, sono pronto a modificare quella proposta di modifica.
  Il mio obiettivo era soltanto quello di dare forza a questo concetto che Milazzo, anche in alcuni passaggi critici, ha espresso più volte, sostenendo che non c'era nessun tipo di condizionamento da parte dell'editore nella sua attività di direzione.

  PRESIDENTE. Mi pare espresso chiaramente. Si riporta: «Quando sono arrivato da condirettore, non sono mai stato richiamato o sollecitato da nessuno». Si scrive anche: «Tuttavia, in quel periodo non ho avuto mai pressioni. Ho scritto un articolo in cui dicevo che i bilanci della regione si facevano in certe ville, anche catanesi. Nessuno obiettò nulla. Di questo debbo dare atto a Ciancio, che per altre cose se la vedeva lui. Con me però non tentò mai, anche perché ho un brutto carattere sul lavoro».

  FRANCO MIRABELLI. Presidente, io trovo utile l'accoglimento delle proposte di modifica che asciugano il punto 4.2.1, per una questione: noi possiamo fare un approfondimento complessivo sulla vicenda di Mario Ciancio, però, vista la finalità del documento, mi pare giusto aver tolto tutta la parte che non ha a che fare con la questione dell'editoria e del rapporto con quest'ultima, e che entra direttamente nel vivo delle audizioni.
  È giusto introdurre la questione dando la notizia del rinvio a giudizio, che non c'entra con la vicenda dell'editoria, però è opportuno sottolinearla.
  È giusto anche tenere la parte che informa che c’è la rogatoria internazionale, per costruire il contesto dentro cui si colloca la vicenda dell'editoria.
  Vorrei capire perché il vicepresidente ritiene importante tenere il capoverso in Pag. 10cui si scrive: «Un primo preoccupato giudizio sulla natura delle relazioni...». Questa parte si può lasciare, anche in questo caso, come informativa alle tre-quattro righe. Dopodiché, siccome non c’è un tema che riguarda direttamente l'editoria, l'informazione e l'inchiesta, può essere la terza notizia. Emerge per la prima volta con Lombardo, c’è il rinvio a giudizio e c’è la rogatoria.
  Siccome si è fatta la scelta, secondo me giusta, di snellire e non appesantire troppo con tutte le informazioni che riguardano Ciancio, che però non concernono l'inchiesta, mi sembra sufficiente questo.
  Comunque, non è una questione di sostanza. Chiedo solo se si riesce ad asciugare il testo e a lasciare di contorno queste informazioni, per lasciare la centralità alla questione del rapporto tra informazione e criminalità organizzata.

  PRESIDENTE. Può scivolare in nota.

  CLAUDIO FAVA. Possiamo mettere il capoverso che inizia con «Un primo preoccupato giudizio» come nota.

  FRANCO MIRABELLI. Si può lasciare la parte che recita «Un primo preoccupato giudizio...» e poi fare un riferimento al virgolettato.

  PRESIDENTE. Puoi riportare i pezzi della sentenza in nota. La prossima settimana, se Ardituro è disponibile, martedì 4 all'ora di pranzo, non lascerei freddare la questione della pen drive famosa.

  MARCO DI LELLO. Ci sono le lettere d'amore.

  PRESIDENTE. Siamo interessati a conoscere anche quelle. Se ci fosse ancora Carofiglio in questa Commissione, si potrebbe lavorare...
  Se siete d'accordo e Ardituro fosse disponibile, martedì terminerei questa discussione, perché, secondo me, su questa vicenda dobbiamo fare un piccolo lavoro.
  Ardituro attualmente è membro del Consiglio superiore della magistratura. Era il pubblico ministero che indagava su quella vicenda. L'audizione, se Ardituro può, avrà luogo alle 14. In merito alla relazione, siccome a questo punto è solo da votare, io non la rinvierei a dopo le vacanze, così come l'audizione del prefetto Gabrielli, che è prevista per mercoledì nella pausa pranzo, quindi per dieci minuti votiamo sulla relazione e poi sentiamo Gabrielli.
  Volete anticipare a martedì sera ? Gabrielli verrebbe martedì ?
  Io non sposterei Gabrielli, per non offrirgli il pretesto. Comunque, ci proviamo.

  FRANCO MIRABELLI. Per quanto riguarda la relazione, siccome abbiamo bisogno del numero e credo che sia giusto, al di là della lunghezza della discussione che c’è stata, che si concluda non in modo formale e raffazzonato, credo che sarebbe meglio se ci prendessimo un'ora per fare le dichiarazioni di voto. Forse è utile farlo martedì.

  PRESIDENTE. Va bene. Ci vediamo martedì alle 20. Comunque, io lascerei Gabrielli a mercoledì. Facciamo questo sforzo.
  Martedì 4 alle ore 20 avrà luogo la votazione sulla proposta di relazione oggi illustrata, che sarà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, dopo che il relatore l'avrà opportunamente riformulata, alla luce delle proposte emendative presentate.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.45.

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